L'Impero di Alba Longa

di Camillo Cantarano

Bandiera di Alba Longa

Bandiera di Alba Longa (da questo sito)

Ho voluto scrivere una storia dell'Italia antica decisamente differente... Questo è quanto ho pensato.

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POD 1: Alessandro Magno non conclude il suo progetto di conquista dell' impero, preferendo consolidare le prime conquiste.

POD 2: Gli Orazi vengono sconfitti dai Curiazi.

VII Secolo a.C.: Duello storico fra Orazi e Curiazi, in cui i Curiazi riportano una vittoria schiacciante sugli Orazi. Roma è annessa agli albani. Da questo momento gli albani iniziano le guerre di conquista condotte nella nostra timeline dai romani.

410 a.C.: I cartaginesi iniziano un'espansione incredibile, che dà loro la supremazia in Sicilia, in Sardegna, in Corsica e nelle Baleari.

352 a.C.: Inizio di campagna di Magone Barca (omonimo del fratello di Annibale), che regala al regno punico i regni del Nord Africa dalla Tunisia al Marocco.

336 a.C.: Diventa re dei macedoni Alessandro. Appena salito al trono parte alla conquista dei Balcani, conquistando i territori corrispondenti alle moderne Bosnia, Serbia, Bulgaria e Romania. Si dedica successivamente alla conquista dell'Anatolia.

333 a.C.: Temendo per la sua sicurezza, Dario firma per una pace che permette ad Alessandro di tenere i suoi possedimenti anatolici, che abbracciano quasi tutte le coste del Mar Nero. Ma da entrambe le parti questa decisione è contestata: in questo anno vengono uccisi in congiure sia Alessandro che Dario. Alessandro ha eredi riconosciuti, che governano come suoi successori. Invece in Persia governa la nuova dinastia dei Parti, che mira alla conquista della Grecia. Alcune popolazioni sottomesse in Grecia ed in Anatolia dichiarano la loro indipendenza, federandosi come lega difensiva greco-anatolica. A queste si aggiungono anche popolazioni che vivono sulla costa occidentale del Mar Nero e nella Taurica (odierna Crimea). Si forma un governo federale, in cui una città governa a turno per un anno.

330 a.C.: La guerra contro la Persia è durissima, ma alla fine i persiani sono sconfitti a Bisanzio. Il Ponto, rimasto per tre anni sotto il controllo macedone, decide di proclamare la sua indipendenza. Cominciano rivolte in Egitto e in Israele.

320 a.C.: Israele si proclama indipendente, ed elegge re Salomone II, che comincia un espansione, fermandosi alle porte dell' Egitto. Salomone fa una proposta agli egizi: Israele li aiuterà a riacquistare l'indipendenza e in cambio l' Egitto fornirà aiuti militari ad Israele. Gli egizi, spinti dall'entusiasmo, compiono la famosa "defenestrazione di Menfi", in cui il satrapo locale viene cacciato. Il Gran Re abbandona i suoi progetti di espansione verso l'Anatolia per andare ad affrontare i ribelli. Inizia una lunga guerra che contrappone ai persiani gli israeliani e agli egiziani (convertitisi in massa all' ebraismo) che si concluderà solo nel 300, con il riconoscimento dell' indipendenza di Egitto e Cirenaica.

Cliccare per ingrandire310 a.C.: Rivolta dei popoli conquistati da Magone, che priva Cartagine dei territori precedentemente conquistati. Con loro Cartagine usa il pugno di ferro: la sua azione si dirige verso le isole che l'hanno tradita. Repressione durissima in Sardegna, distruzione di ogni segno di una civiltà precedente a quella cartaginese. un azione più lunga ci sarà invece in Nordafrica, con alti e bassi.

255 a.C.: Gli albani sottomettono la Gallia Cisalpina, guidati dal console Marco Emilio. La guerra, iniziata subito dopo la presa di Taranto, non pone fine ai disordini in Gallia Cisalpina, che anzi riaccende il sentimento patriottico sannita e greco. Le popolazioni italiche si rivoltano, e Alba Longa è circondata.

240 a.C.: Grazie alla fedeltà di alcune città, fra cui Ceuta, Cartagine riprende con il grande stratega Amilcare Barca, il controllo di tutto il Nord Africa. Per rendere più facile l'unificazione del Nord Africa mette da una parte il punico come lingua ufficiale del Nord Africa, dall'altra dà ad ogni provincia conquistata un indipendenza amministrativa- Nel frattempo Alba seda la rivolta della Gallia e punisce le tribù illiriche che si erano unite a quelle galliche, che vengono sottomesse.

239 a.C.: Amilcare, già famoso, un anno dopo la campagna in Nord Africa parte verso l'Hispania, per una lunga campagna. Con sè porta la sua famiglia, fra cui il figlio Annibale.

238 a.C.: la famiglia Barca colleziona una serie di vittorie strabilianti, che portano tutta la costa orientale della Spagna sotto il controllo di Cartagine. Vengono fondate nuove città. Per un attimo Annibale pensa ad un attacco alla Gallia e ad Alba, ma il padre lo dissuade, facendogli promettere che avrà sempre rapporti fraterni con gli albani.

Cliccare per ingrandire237 a.C.: Campagna dei persiani contro i greco-anatolici, che si conclude con un nulla di fatto.

236 a.C.: I Pirenei sono il nuovo campo di battaglia dei cartaginesi, e lì si dimostra molto abile Annibale, che riesce a far attraversare agli elefanti i Pirenei. I cartaginesi collezionano nuove vittorie, ma così le popolazioni che abitano i Pirenei cominciano a capire come contrattaccare contro gli elefanti. Il risulatato è la sconfitta di Jaca, dove i cartaginesi sono messi in fuga. Per fortuna, un esercito di soccorso arriva dalle Baleari.

223 a.C.: Siccome la Macedonia è molto potente e con Cartagine ha un trattato di alleanza perpetua, Alba si dirige verso la Germania, divisa fra diverse tribù ostili fra loro. Le truppe sono comandate da Publio Cornelio Scipione vecchio. Per prima cosa si dirige verso Svizzera ed Austria, che vuole conquistare. Uno ad uno cadono tutti le principali "metropoli" della Germania. In breve tempo viene conquistata la zona a nord della Gallia Cisalpina, ribattezzata Elvezia.

220 a.C.: Dopo anni di guerra, Amilcare Barca si spegne a Lisbona. Muore poco prima della conclusione della guerra:
infatti, dopo circa tre anni vengono concluse le operazioni militari, e , spenti gli ultimi focolai di ribellione in Castiglia-Leon, Galizia, Asturie e Paesi Baschi, la Spagna è cartaginese.

219 a.C.: Si conclude la guerra di conquista di Scipione. Alba si trasforma in una grande potenza. Inizia una fusione con la civiltà germanica che (al contrario di quella greca) porta alla nascita di generazioni di romani sempre più agguerriti, lontani dalla mollezza dei costumi che viene denunciata dagli storici albani quando si Cliccare per ingrandire parla della Grecia. Naturalmente Alba deve reprimere alcune usanze, come l'ordalia e la faida, che non sono all' altezza di un paese civile. Un importante opera di civilizzazione viene compiuta da Romani inviati sulle Alpi.

218 a.C.: Sempre più preoccupate per il peso che Alba sta acquistando in Germania, le tribù dalle Alpi al Baltico si riuniscono in un vero e proprio Impero Germanico. Alba accetta questa nuova realtà a patto che l'impero appena costituito non inizi campagne di espansione né al confine con i loro territori né di quelli di misteriosi popoli chiamati dai germani slavi.

210 a.C.: Inizia la seconda guerra germanica: i germani iniziano ad invadere le coste del Baltico, assoggettando estoni, lituani e slavi. Viene dichiarata guerra ai germani.

209 a.C.: i germani si rivelano molto più pericolosi rispetto alla prima volta: ora i romani non possono più sfruttare divisioni tribali, con un re dei Marcomanni che mette sotto il suo controllo l'Elvezia, provincia che aveva visto diverse rivolte da parte di germani che non accettavano la sottomissione politica di Alba Longa, e la proibizione di riti come la faida. La rivolta che provoca l'annessione dell' Elvezia è causata dall'introduzione di una nuova tassa da pagare per celebrare riti pagani. La rivolta parte da Innsbruck, e si diffonde a macchia d'olio per tutta l' Elvezia. Cadono importanti piazzeforti albane.

208 a.C.: Dopo aver conquistato tutte le città dei possedimenti settentrionali di Albano ( l' unica a resistere è Vienna, città fondata appena saputo della rivolta e piena di profughi provenienti dall' Elvezia) i germani partono alla volta della Gallia Cisalpina.

207 a.C.: A Mediolanum viene combattuta una battaglia campale decisiva fra Alba Longa e germani. A comandare l' esercito è l' ultimo discendente diretto dei fratelli Curiazi, Marco Curiazio. La battaglia dura 6 ore. Gli albani vincono, ma subiscono perdite enormi, simili a quelle della guerra contro Pirro.

206 a.C.: Il re di Macedonia Filippo V, sicuro di una vittoria veloce, decide di scendere in campo insieme alla Germania contro Alba Longa. I discorsi che fa non sono compresi neppure dai suoi sudditi:
parla di decisioni irrevocabili, di mezzogiorno, di quadrante della storia... Per fortuna la provincia attaccata dai macedoni è l'Illirico, che non interessava ai germani, e che inizia una resistenza eroica.

205 a.C.: Alba Longa si vede portar via la Gallia Cisalpina, poi l' Etruria.Sembra destinata al collasso nel giro di poco. Per sua fortuna i germani si occupano del saccheggio delle zone conquistate, cosa che gli porta via la simpatia delle popolazioni locali. In Illiria, per fortuna, gli albani collezionano moltissime vittorie, che portano all' annessione di alcune zone dell' Illirico al confine, ma sono territori di poco conto.

204 a.C.: Primo assedio di Alba Longa, che mette a dura prova gli albani, ma che viene respinto. Lo stesso anno viene compiuto il secondo.

203 a.C.: Inizia la guerra di riconquista in Italia, ed in poco tempo Gallia Cisalpina dell'ovest ed Etruria vengono riconquistate. Avendo paura dell' accerchiamento in territorio nemico, i germani iniziano l'ultimo assedio di Alba Longa, che è un fiasco totale. Devono tornare dopo poco in Elvezia, perchè anche quella provincia ormai rischia di essere perduta. Per accellerare la riconquista, gli albani decidono di concludere una pace con il re Filippo V, che si trova alle strette:
ad Alba Longa saranno concessi i territori conquistati nei primi due anni di guerra, e in cambio saranno conclusi gli assedi nel nord della Grecia.

200 a.C.: Viene riconquistata anche l' Elvezia. Gli albani sono accolti come liberatori, con feste e trionfi in ogni città. Ora l' unica città ancora sotto il controllo dei germani è Innsbruck, lì dove tutto è cominciato. L' assedio dura nove mesi, ma non ha un gran successo.

199 a.C.: Viene mandato Scipione, che poi sarà detto il Germanico, per concludere l' assedio di Innsbruck. Riesce presto ad espugnarla, e grazie a vari atti di clemenza, viene preso come un eroe e trasportato su uno scudo. Alcuni albani sono preoccupati per il carisma personale sempre più forte di Scipione, ma cercano di non farci caso.

Cliccare per ingrandire197 a.C.: Evento storico:
i galli fondano un loro impero con confini ben definiti, una lingua nazionale ed un esercito nazionale. Gli albano purtroppo non sono in grado di impedire questo, impegnati come sono in Germania. Le popolazioni galliche fonano questa entità politica per essere sicuri di potersi difendere da eventuali incursioni di germani, cartaginesi o albani.

196 a.C.: Scipione ed i suoi luogotenenti conquistano varie zone della Germania, e nel 196 si giunge ad una pace:
il centro ed il meridione dello stato germanico con annessi agli albani, i germani devono pagare un tributo annuale ed abbandonare le regioni slave che hanno occupato (gli slavi ringraziano!)

194 a.C.: Negli anni successivi i germani ed i macedoni si occupano della riorganizzazione dei loro stati. La Germania sceglie una capitale centrale, Amburgo, allestisce una flotta che non dipende dai singoli capitribù, e cerca (con scarso successo) di imparare le tecniche militari degli albani. In Macedonia c'è invece una ripresa economica.

193 a.C.: Gli albani guardano sempre con più diffidenza alla ripresa dei suoi ex-nemici, ed hanno paura che si possa riscatenare una guerra germanica. Dopo indugi, Alba Longa inzia operazioni militari in Macedonia.Catone il censore convince i suoi compatrioti con lo slogan "Amburgo delenda est!" (prima non lo poteva inventare perchè non c'era una capitale della Germania) Lì la conquista è facile, i macedoni non sono pronti per una guerra su vasta scala. Devono accettare un trattato di pace umiliante, che li relega in Grecia come stato vassallo di Alba Longa.

192 a.C.: Inizia la guerra contro i germani. Lì la conquista è un po' più lenta, ma in circa un' anno e mezzo Alba Longa, insieme alle popolazioni dell' impero gallico, riduce la Germania ad un piccolo stato che si affaccia sul mar Baltico.

191 a.C.: La zona corrispondente al Benelux inizia rivolte sempre più aspre: infatti vuole riunirsi con i suoi fratelli germanici. Il governo gallico, dopo attentati sempre più frequenti, opta per una soluzione estrema: la fusione con quello che resta della Germania.

190 a.C.: Questa decisione non è presa bene dai romani, che sono pronti anche a dichiarare guerra ai galli se questi non si fermano immediatamente. Ma questo nuovo impero non perde tempo: attacca subito la Germania centrale, regione dove si verificano ogni tanto rivolte, e la annette. Con una velocità incredibile annette anche la Germania Orientale. I germani sono spinti da una sete di vendetta incredibile.

189 a.C.: Alba Longa, preoccupata, decide di chiedere aiuto a chi può attaccare i galli su un altro fronte: viene stipulato l'ennesimo trattato di alleanza perpetua con Cartagine. Per invogliarla a partecipare, poi, si fa una promessa ai cartaginesi: ogni territorio da loro conquistato diventerà una provincia cartaginese.

188 a.C.: Il generale Annibale Barca, che da anni viveva come governatore della Spagna per conto dei cartaginesi, si muove in marcia verso la Gallia per intraprendere una guerra di conquista. L'originalità delle sue tattiche gli fanno collezionare moltissime vittorie. Per i galli in Germania, nel frattempo, non va benissimo: le regioni che hanno conquistate adesso sono molto albanizzate, e non vogliono più essere sottomesse a popoli primitivi come i galli ed i sassoni germanici (così sono chiamati gli abitanti dell' ultimo baluardo tedesco), e aiutano in ogni modo la resistenza, e aiutano gli sbandati dell' esercito albano.

187 a.C.: Continua la guerra. I cartaginesi hanno ormai sotto il loro controllo tutto il sud della Gallia e si preparano a conquistare il centro.

182 a.C.: La guerra è andata avanti, Alba Longa ha riconquistato i suoi territori e la Sassonia, Cartagine si appresta a conquistare la regione che ha causato la fusione fra Gallia e Germania, quando il comandante comincia ad impallidire. Scrive messaggi alla madrepatria per giorni, parlandogli de successi della guerra, ma è sempre più pallido, sempre più scavato. Dopo qualche tempo, Annibale Barca muore, esattamente come suo padre, non vedendo i frutti della sua conquista.

181 a.C.: "Guai ai vinti!" Questa la frase pronunciata dai cartaginesi e dai romani. Ai cartaginesi va tutta la Gallia e la parte che aveva causato la fusione. Ma, ancora una volta, la provincia chiede di essere unita alla Germania. Ci sono dibattiti, in certi momenti sembra che si stia per guastarsi l'amicizia secolare fra Cartagine ed Alba Longa, poi si trova un accordo: Annibale il giovane (figlio del comandante cartaginese) cede la provincia ad Alba Longa in cambio di una grande donazione d'oro, tre navi, e la promessa di amministrarla bene.

175 a.C.: La situazione in Germania e Gallia è sempre più pericolosa: la Sassonia, dove agiscono briganti e ribelli, è sottomessa ad Alba Longa solo nominalmente. In realtà sta lentamente riformando un governo centrale, ricostruendo Amburgo(distrutta pochi anni prima), chiedendo aiuto a popolazioni danesi, che gli forniscono un nuova flotta migliore di quella precedente. In Gallia la situazione non è migliore:
è difficile per i galli accettare la lingua cartaginese, celebrare sacrifici a Baal, accettare la proibizione dei sacrifici dei druidi, e si rimpiange l' impero fondato pochi anni prima. In quest'anno tutte le frustrazioni si trasformano in una nuova rivolta, in cui si rifondono la Gallia del centro e del nord con la Sassonia. Viene stabilita come capitale provvisoria Lutetia (che poi sarà chiamata Parigi).

174 a.C.: La reazione di Alba Longa e Cartagine non si fa attendere: Cartagine delibera il progetto del senatore Giugurta, uomo di buona famiglia, di origine numida, che propone di corrompere i galli, perchè, al contrario dei sassoni, hanno un sistema commerciale che non si fonda più sul baratto, una moneta. Il sistema funziona: dopo un anno viene conquistata Lione, città molto importante. Nel frattempo gli albani cercano di sottomettere i sassoni. Le vittorie nelle campagne sono veloci, ma Amburgo (che è stata definitivamente ricostruita e dotata di una cinta muraria che fa invidia a tante città dell' impero) non cade. I sassoni vogliono fare vittime sulle mura di Amburgo, sfinire l'esercito, e alla fine attaccare con truppe nascoste fra i boschi e le paludi.

173 a.C.: Giugurta usa sempre lo stesso sistema, e conta di arrivare presto a Lutetia. Ma ha una brutta sorpresa: infatti il popolo espelle i governatori cartaginesi dalle città che hanno conquistato, e si riploclama indipendente. Così ritornano indipendenti Lione, la futura Bordeaux, Poitiers, Nantes, l'ex porto greco di Marsiglia, Tolone, ed altre città cominciano a ribellarsi. Questo è il campanello d' allarme per Giugurta, che decide di punire una ad una le città che si sono ribellate. Vengono distrutte Lione, Bordeaux e Marsiglia. Gli albani sono ancora in alto mare, ed in più iniziano a conoscere i vicini dei loro amici germani, gli slavi, popolo ancora più rozzo che viveva in zone inospitali, lande desolate, e che gentilmente attaccano le province orientali della Germania. Le colonie fondate vengono messe a ferro e fuoco da questi nuovi popoli, e Alba Longa si deve occupare di loro.

172 a.C.: Le incursioni degli slavi continuano, i sassoni riprendono coraggio e continuano ad ampliare le mura di Amburgo, Cartagine si è fermata alla Borgogna. Si comincia a pensare che questa guerra sarà lunghissima, che forse non avrà mai termine. Gli albani decidono che è ora di riorganizzarsi, e decidono di fortificare le terre a nord dell' Elvezia, le cui città sono per la maggior parte sprovviste di mura. La ripresa è lenta, gli operai sono pochi, e quindi si deportano centinaia di prigionieri macedoni, slavi, galli e germanici per aiutare la popolazione. Cartagine nel frattempo riesce a superare lo stallo, inviando una carica di elefanti (arrivati da poco dall' Africa) contro i galli. La Borgogna viene saccheggiata, Lutetia è il prossimo obiettivo

171 a.C.: Dopo un periodo di "pausa" durato qualche mese, gli slavi ritornano in Germania, ma trovano le città ed i villaggi che hanno saccheggiato difesi e provvisti di mura. Centinaia di guerrieri si lanciano contro le mura, ma è inutile. Gli slavi sono costretti a ritirarsi, e la guerra contro i sassoni può riprendere. La guerra contro i Galli infine si conclude: Lutetia è conquistata, i capi della rivolta uccisi, ma viene concessa la grazia ai cittadini. Giugurta è il nuovo eroe di Cartagine, restauratore dell' occidente, governatore di Gallia.

170 a.C.: Adesso che non c'è più l'appoggio dei galli e le incursioni degli slavi sono finite, la Sassonia ha poche speranze: l'ultimo assalto slavo è bloccato il 20 febbraio, la Sassonia cade il 26 novembre , ma Amburgo è risparmiata: nella Sassonia non ci sono città fortificate, e si sono verificate incursioni degli slavi in quella zona dopo che gli albani li hanno respinti. Ora devono solo conquistare la Gallia Superior, che si arrende dopo un mese dalla capitolazione di Amburgo, stretta com'è fra Alba Longa e Cartagine.

169 a.C.: La Sassonia e la Gallia Superior si sono arrese, ma sono in una situazione orribile: i campi sono spopolati, chi vuole mantenere le tradizioni germaniche si trasferisce verso le terre degli slavi o la Britannia, non ci sono città o strade come nel resto dell' impero. Ma almeno il controllo sulle due province ribelli è saldo, anche i sassoni cominciano ad "affezionarsi" ad Alba Longa, i governatori sono uomini di un alta levatura morale, che in poco tempo riescono a rimettere in piedi le regioni. Vengono create scuole di gladiatori, si inizia a far frequentare ai germani importanti scuole una volta chiuse ai non italici, ad integrarli nell' esercito.

168 a.C.: Alba Longa per la prima volta è chiamata a risolvere questioni dei barbari: i prussi ed i lituani. Si scopre che gli slavi, come i germani prima dell'arrivo di Alba Longa, sono divisi in piccole tribù, e Quinto Fabio Pittore ne cataloga alcune.

167 a.C. La federazione greco-anatolica è in crisi: infatti i suoi commerci stanno rapidamente declinando, alcune città cominciano a cercare di rendersi indipendenti, i governi sono poco stabili. Si decide allora di combattere contro il Ponto, che non si è mai voluto unire con la federazione, e che è in un periodo di fioritura commerciale. L'evento che dà inizio alla prima guerra di conquista dei greco-anatolici è il massacro dei mercanti pontici che si trovano a Bisanzio e a Mileto, la presa di molti ostaggi e l'invio di un messaggio al re in cui gli si chiede di abdicare e di regalare almeno metà del suo regno alla federazione. Mitridate V non si perde d'animo: organizza subito un esercito, con cui si prepara allo scontro con i greci.

166 a.C.: Il nuovo anno si apre con il confronto fra Mitridate e i vari strateghi greci messi a capo dell' impresa. Non c'è un autorità forte, ma un gruppo di generali che hanno lo stesso potere. Il primo scontro è a Corum. Gli avversari si studiano per un giorno, poi i greci partono alla carica: Mitridate è sconfitto in poco tempo, ed è costretto a fuggire con circa la metà del suo esercito. Lo stratega Isidoro di Sparta reclama la parte maggiore del bottino, che gli viene accordata a patto che lui poi prenda la parte minore al saccheggio successivo. Si combattono altre due battaglie, in cui Isidoro prende sempre la maggior parte del bottino, finché i greci si trovano alle porte di Sinope, prima grande città sul Mar Nero. E lì cambia qualcosa.

165 a.C.: Il saccheggio di Sinope è veloce e violento. La città cade senza quasi opporre resistenza. Lì però nasce una discussione fra gli strateghi: infatti Isidoro vuole per la sua città, per l'ennesima volta, la parte maggiore dei ricavi del saccheggio. Questa volta l' opposizione degli strateghi è molto forte: Isidoro ha diritto alla parte minore. Isidoro, che è il miglior stratega greco, decide con il suo esercito idi rimanere accampato fuori dalle mura ad assediare la città. Si scatena così una guerra intestina, di cui Mitridate approfitta: con il suo esercito si lancia sulla città ed inizia l' assedio. In quattro ore, l'esercito greco-anatolico è distrutto, e rimangono solo due superstiti: Isidoro, che riesce a scappare con una nave abbandonando il suo esercito, ed un soldato che riesce a tornare in patria.

164 a.C.: Isidoro arriva a Mileto, dove viene ricevuto con tutti gli onori: infatti è l'unico soldato che è sopravvissuto alla guerra. Viene preso come esempio di virtù, gli vengono tributati grandi onori. A fine giugno però arriva il soldato sopravvissuto, che racconta tutta la storia. Isidoro viene condannato a morte, ma riesce a scappare in Persia, dove si guadagna, dopo pochi anni, il ruolo di satrapo.

162 a.C.: Isidoro, con una posizione ormai solida alla corte persiana, decide di cercare di vendicarsi. Il re gli accorda un esercito di 25.000 soldati per iniziare una spedizione in Ponto. I greci, capendo che il Ponto potrebbe fare da trampolino di lancio per una conquista della Grecia e dell'Anatolia, decidono di unirsi al re Mitridate e promettono di fornire rinforzi ai pontici. Isidoro punta dritto su Trebisonda. Infatti crede che se ucciderà il re e conquisterà la capitale, il Ponto si sottometterà all'autorità persiana. La sua avanzata fino a Trebisonda è velocissima: in poco più di una settimana si trova alle porte della città. Inizia un assedio molto lungo, in cui ad un esercito di 25.000 persiani si contrappone una popolazione di 20.000 soldati pontici e greci. I vecchi, le donne ed i bambini hanno già abbandonato la città, per avere meno bocche da sfamare in caso di taglio dei rifornimenti.

161 a.C.: La guerra si trasforma subito in una guerra di posizione: da una parte c'è il nuovo satrapo che continua ad assediare la città, dall'altra i pontico-greci che si difendono. L'esercito persiano va avanti nel frattempo: arriva in Panfilia e lì cerca di sottomettere tutte le città della regione, per isolare Cipro e conquistarla. La guerra finora non ha né vinti né vincitori. I ciprioti, però, decidono di mandare un ambasceria ad Israele, per chiedere un aiuto efficace per la guerra.

160 a.C.: L'ambasceria arriva in febbraio, mentre la città di Trebisonda è stremata da un anno di guerra. Storici parlano di "Persone che mangiavano i cadaveri dei propri congiunti, dei propri animali; altri, ormai completamente presi dalla follia, inseguivano con un coltello i loro stessi commilitoni, e, una volta immobilizzati, piangevano, urlavano, cercavano di liberarsi o di prendere a morsi chi era rimasto in città. Altri uscivano dalle mura, brandendo la spada. Il destino della maggior parte di loro era segnato: erano condannati a morire sotto i colpi dei persiani, che con una freccia li trafiggevano in poco tempo". Mitridate capisce che ogni giorno la situazione peggiora. E' solo questione di tempo prima che l'esercito si ribelli ed uccida lui ed i suoi alleati, buttandosi fra le braccia dei persiani, e quindi decide di evacuare la città insieme al grosso dell'esercito. Secondo il piano dovrebbero rimanere solo 1000 soldati, ma per dare l'impressione che lì ci sia ancora un grande esercito, si decide di fabbricare statue e "marionette" da mettere sulle mura. Si distruggono tutte le tende, le vele, gli abiti non indossati, per preparare un contingente fasullo, che in dieci giorni è completo e viene issato sulle mura. All'inizio vengono issati poco più di 300 fantocci, da aumentare di numero ogni giorno. Nel frattempo Mitridate fugge con il grosso del suo esercito ed arriva in Bitinia. La delegazione che è venuta per accoglierli a stento riconosce il re, tanto sono laceri i suoi vestiti. Nel frattempo la delegazione di Cipro è accolta con grandi onori da Abramo II, che è un ammiratore della sapienza greca. Illustrata la situazione, Abramo decide di fornire aiuti ai greci aprendo un terzo fronte nel nord di Israele e chiedendo all' Egitto aiuti in virtù della secolare amicizia che li unisce dalla defenestrazione di Menfi. Gli egiziani offrono un contingente grande quasi quanto quello che Isidoro ha portato in Ponto, per la riconquista di Panfilia, Licia e Pisidia (che sono cadute, nel frattempo). Come compenso chiedono tutte le zone non greche che l'esercito riuscirà a prendere. Alla fine dell' anno cade anche la Ionia. Isidoro nomina un satrapo per quella zona con il consenso del Gran Re.

159 a.C.: Sbarca a Cipro il contingente egizio-cipriota. Da Pafo parte in marzo per compiere uno sbarco che all'inizio era da compiere in Licia, ma poi si decide di far partire la riconquista dalla Licia. Le forze vengono portate con una flotta che fa invidia a quella di Cartagine, e che adesso è determinata a riconquistare l'Anatolia, nello stesso momento in cui Isidoro pensa che l'assedio di Trebisonda sta durando troppo e che forse ormai non è più il caso di perdere tempo con quella città che non vuole cadere e con un numero di soldati che aumenta giorno dopo giorno. Finalmente è tolto l'assedio dalla capitale pontica. Il Gran Re comincia a pensare che forse non ha fatto bene ad affidare un esercito così grande ad una persona del genere, e decide di togliergli il comando dell' operazione. La lettera ed il messo arrivano ad Isidoro, e lui distrugge la "posta" ed uccide il messaggero. Continua ad avere il comando della guerra con soldati che non sanno di andare contro le disposizioni dell'autorità della Persia. A questo punto la situazione comincia a declinare: infatti ci sono contrasti fra Isidoro ed i suoi luogotenenti, con chi vorrebbe seguire le disposizioni dell'autorità centrale e chi del satrapo, che è popolarissimo fra le truppe. Impegnato a litigare, Isidoro mette per un attimo la guerra in secondo piano, e, distratto, si lascia sfuggire le regioni faticosamente conquistate: gli alleati (nome dato ai soldati di Egitto, Ponto, Israele, Grecia e Ponto), battono a più riprese l'Impero. Ormai Isidoro non ha scampo. E' nemico di greci, pontici, persiani, israeliti ed egiziani. Torna in territorio imperiale, ma, visto che il Gran Re vuole la sua testa decide di imbarcarsi verso la Macedonia. Le nazioni del mediterraneo orientale si litigano la testa di Isidoro, tale è la rabbia. Isidoro capisce che neanche in Macedonia il clima è buono, e decide di affidarsi ad Albano. La decisione del console è una sola: Isidoro va consegnato al miglior offerente. Viene comprato da un mercante persiano, che supera persino l'offerta del Gran Re, e lo usa come schiavo in un suo cantiere. La vita di Isidoro, per anni splendida ed avvolta nel lusso, si conclude (secondo la tradizione) in un cantiere di un villaggio dell'Elam.

158 a.C.: La guerra si è conclusa, ma adesso l'economia pontica e quella della federazione avrebbero bisogno di essere tirate su. Nel Ponto, Mitridate IV si dedica a riforme per ridare una spinta all' economia in quelli che saranno i suoi ultimi otto anni di regno. E' aiutato dal figlio, suo omonimo. Ma, mentre Mitridate padre si occupa del risanamento dell'economia, il figlio sogna di trasformare l'esercito in una macchina bellica senza precedenti, che faccia conquistare a lui o a dei suoi eredi la Persia e le regioni confinanti. Mitridate IV prende questo solo come entusiasmo giovanile, che con l'età scomparirà.

157 a.C.: Sale al potere il nuovo capo degli slavi Zivoslav, che significa "glorioso per la vita". Fino a quel momento, il suo popolo aveva basi sul mar Baltico, da cui si dedicava al commercio con gli scandinavi, alla pirateria, alla guerra tribale. Ma non si combattevano mai guerre fuori da una zona che corrispondeva a Polonia e Repubbliche Baltiche. I suoi sudditi erano stati sottomessi anni prima dai germani, quegli stessi germani che erano poi scappati nei suoi territori perché non volevano essere comandati dagli albani. Al suo popolo, i germani avevano insegnato la lavorazione dei metalli, tecniche avanzate di cavalleria, nuove tecniche militari, e Zivoslav aveva deciso che gli slavi erano pronti per colonizzare l' est e il sud. La prima incursione era stata contro gli Sciti, che per secoli erano stati il popolo di riferimento di molte tribù dell'Europa Orientale, che si consideravano vassalle di quello che era uno dei pochi popoli uniti di quella zona, e che si trovavano in una zona dove commerciavano molto i greci. In questo modo, Zivoslav vuole controllare i traffici commerciali che provengono dal Ponto e dalla zona della federazione.

156 a.C.: L'impresa di Zivoslav ha successo: in poco più di un anno gli slavi prendono il controllo del territorio scita che si estende per tutta l'Ucraina. I mercanti greci sono risparmiati, mentre per gli sciti non c'è scampo: sono fatti schiavi, privati di ogni bene. I bambini però sono risparmiati: gli sarà data un educazione da bravi slavi (senza mai accennare alla loro cultura originaria) e si cercherà di renderli, nel giro di due o tre generazioni, identici a quelli che adesso stanno saccheggiando i loro mercati. Zivoslav vuole governare personalmente i suoi territori, senza vassalli di alcun genere. Il nuovo re decide di aumentare i prezzi delle merci provenienti dal mar Nero. L'economia del Ponto, che si stava un pochino riprendendo, ricade a terra. Mitridate figlio avrebbe già un idea: una spedizione militare ed il saccheggio di Persepoli. Il padre gli spiega che è una pazzia, ed il figlio si contiene. Nel frattempo, Zivoslav continua la sua marcia trionfale: annesso il nord mar Nero, è il momento di conquistare il resto, e di rendere questo il "Mare Nostrum" slavo . Vengono compiute incursioni in zone abitate da barbari caucasici, che vengono presto sottomessi, e gli slavi arrivano fino al confine con la Persia. Zivoslav è ormai certo che tutto il mondo crollerà davanti alle sue armate, e fantastica della sua conquista dell' India, l'arrivo ai confini del mondo, la distruzione di tutti gli imperi che esistono. E per andare avanti deve attaccare la satrapia della Media.

155 a.C.: L'anno si apre con l'invasione degli slavi, che costringono il satrapo ad andarsene. Il Gran Re, che è stato già sconfitto dai pontici, decide che questa invasione va troncata sin dall' inizio. I persiani contano su alcuni dei migliori arcieri del mondo, ben disciplinati, ma inferiori in numero. Zivoslav può contare su una superiorità numerica, che è forte dell'ausilio di sciti e caucasici, e che ha buone truppe pesanti, poco veloci. La prima battaglia è nella zona di Tabriz, dove ci si gioca l'accesso alla Persia. Zivoslav dispone i suoi uomini in 100 schiere da 1300 uomini. Gli altri sono mandati a saccheggiare villaggi e a cercare una città dove arroccarsi in caso di ritirata. La scelta ricade sulla città di Ojan, a 55 Km da Tabriz. La battaglia nel frattempo viene combattuta. I persiani, con i loro carri, i loro arcieri ed una velocità incredibile, si battono fino alla fine, ma vengono sconfitti. I bilanci sono di 5500 morti per i persiani, di 7000 per gli slavi. Questa battaglia sarà ricordata come le Termopili dei persiani, il sacrificio di molti uomini per la loro patria. Gli slavi sono però stupiti che, nei villaggi persiani, c'è una resistenza all'invasore: Zivoslav ha scoperto il patriottismo, l'identità nazionale. I suoi uomini invece sono un' accozzaglia di persone diverse: avventurieri, predoni, persone che non hanno niente da perdere, persone che sono attratte dal carisma di Zivoslav. La nascita di un identità slava è proprio quello che Zivoslav desidererà per il resto della sua vita. Il capo slavo continua però la guerra, e si dirige verso il sud, con l'obiettivo di saccheggiare Persepoli, l'unica grande capitale mondiale che non è ancora stata saccheggiata. Stavolta però i persiani decidono di ammassare un esercito di 500.000 soldati. Nel Ponto il futuro Mitridate V pensa alla conquista della Persia. Ma il suo è uno stato ancora in una forte crisi economica. Il padre, sempre abile in politica, propone un alleanza temporanea con il re di Persia, e questi accetta. L'accordo di Trebisonda diventa un alleanza temporanea contro gli slavi, divenuti un popolo pericoloso sia per gli iraniani che per i greci. I pontici forniranno truppe al Gran Re ed in cambio avranno una somma in denaro molto alta e la possibilità di partecipare ad eventuali trattative per una pace. Nell'ottobre inizia l'assedio di Persepoli, che ha una cinta di mura costruita mentre arrivavano gli slavi (si dice che l'ultima pietra sia stata poggiata dopo l'avvistamento del primo cavaliere slavo). La guerra però in quella zona non è facile: gli slavi e gli sciti, abituati al clima dell'Europa Orientale, si trovano in mezzo ad una zona desertica. I guerrieri, che hanno compiuto una marcia forzata, cominciano ad essere stanchi. A dicembre arrivano i guerrieri pontici, sotto il comando di Mitridate V. Il re pensa che questo potrà aiutare a calmare il figlio, che sta diventando un po' un esaltato, e che in ogni momento pensa alla conquista della Persia.

Altre idee? Si crea una forte collaborazione fra cartaginesi ed albani, che si trasforma in un' alleanza secolare. La dinastia di Marco Antonio prende il posto dei Giulio-Claudi, anche perché il condottiero non ha regine d'Egitto con cui sprecare il suo tempo, ed il cristianesimo si diffonde in Persia.

Camillo Cantarano

 Se avete dei suggerimenti da darmi, scrivetemi a questo indirizzo.

Alba Longa verso la fine dell'Evo Antico (creata con openart.ai)

Alba Longa verso la fine dell'Evo Antico (creata con openart.ai)

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E ora, un'altra idea di MattoMatteo:

La Creuseide

Mentre fugge da Troia, Enea muore; è sua moglie Creusa a mettersi in salvo, assieme al figlio Ascanio, al suocero Anchise, e ad alcuni troiani; spinta dagli dei e dallo spirito del marito, parte per l’Italia.

La prima tappa del suo viaggio è Cartagine, presso la regina Didone; anch’essa vedova e costretta all’esilio, la regina cartaginese prende subito in simpatia Creusa; poiché, per volere degli dei, non possono fermarsi lì, i troiani vengono aiutati dai cartaginesi a riparare le navi e a rifornirle; le due donne, prima di separarsi, si giurano eterna amicizia, e di venire l’una in soccorso dell’altra in caso di bisogno.

Finalmente la piccola flotta troiana arriva in Italia, e più precisamente nel Lazio, presso il popolo degli aborigeni guidati da re Latino; il re prima non sembra disposto ad accettare la presenza di Creusa e i suoi troiani, ma una volta saputo della sua amicizia con Didone, li accoglie a braccia aperte; il problema di Latino sono i bellicosi Rutuli, il cui re Turno pretende di sposare Lavinia, l’unica figlia di Latino, in modo da poter annettere i territori aborigeni alla morte del suocero; l’unico vicino disposto ad aiutare Latino è re Evandro degli arcadi, il cui figlio Pallante si innamora a prima vista di Creusa, mentre nasce una tenera amicizia tra Ascanio e Lavinia.

Ascanio quindi parte per Cartagine, dove Didone lo accoglie con tutti gli onori, e accetta di aiutarlo inviando un sostanzioso contingente militare al suo seguito; la mossa della regina, però, non è del tutto disinteressata; i Rutuli sono di stirpe etrusca, alleati con i Greci che da sempre contendono ai Cartaginesi il dominio del Mediterraneo; i suoi indovini le hanno predetto che da Creusa ed Ascanio sorgerà un forte impero, che Didone saggiamente vuole come alleato.

Grazie all’aiuto degli arcadi e dei cartaginesi, Latino riesce a sconfiggere i Rutuli e i loro alleati, e ad uccidere Turno; quando Ascanio riporta in patria i cartaginesi, Latino va con lui, per ringraziare personalmente Didone e stringere un’alleanza anche commerciale; entrambi i regnanti, nonostante l’età matura sono ancora piacenti, e il colpo di fulmine tra i due non tarda a scoccare; dopo aver riaccompagnato Ascanio in Italia, e avergli affidato Lavinia e la corona degli aborigeni, Latino torna al fianco di Didone; in questo modo le quattro stirpi (troiani, cartaginesi, aborigeni e arcadi) sono legate l’una all’altra non solo da patti commerciali e d’amicizia, ma anche da legami di sangue.

Troiani e aborigeni decidono, di comune accordo, di chiamarsi d’ora in poi latini, in onore del vecchio re; Ascanio e Lavinia creano una nuova città a nord-est del lago Albano (il lago vengono chiamato così perché dall’insediamento si vede la luce dell’alba riflessa dall’acqua), e la chiamano Latina (nella nostra HL sarebbe Marino); nei secoli successivi il torrente Aniene verrà deviato (prima di Tivoli) verso sud, in modo da portare la sua acqua a Latina; la città di Pallante, sul colle Palatino, viene rinominata Arcadia.

Ben presto i latini riusciranno a conquistare gli etruschi, e in seguito a cacciare i greci (discendenti di coloro che avevano distrutto Troia) dall’Italia meridionale; distratti dagli avvenimenti sulla penisola, i greci non si accorgono delle manovre cartaginesi, che espandono sempre di più il loro dominio; verso la fine del VII secolo a.C. Latina domina praticamente tutta l’Italia a sud delle Alpi, la Corsica e la Sardegna; nello stesso periodo Cartagine domina quasi tutta la costa africana del Mediterraneo, dal golfo della Sirte alle colonne d’Ercole; la Sicilia è controllata congiuntamente, visto che entrambi i regni necessitano del suo grano.

Pressati a est da latini e cartaginesi, da ovest dai medi, e a sud dagli egiziani (a loro volta spinti dai cartaginesi), i greci poterono espandersi solo verso nord, tra l’Adriatico e il Mar Nero; alcuni di loro, invece, intrapresero addirittura una emigrazione di massa, durata anni, che li portò fino in India; questa civiltà indo-ellenica svilupperà una cultura raffinatissima e molto avanzata.

Nei secoli successivi Cartagine espanderà i suoi confini dal Mar Rosso alle Canarie, più la penisola iberica; Latina, invece, conquisterà i territori dai Pirenei al fiume Elba; i greci dominano i balcani dal Mar Adriatico al Mar Nero.

Mi è venuta anche un'altra idea: Roma etrusca. Numitore, il nonno di Romolo e Remo, non viene usurpato del trono da suo fratello minore Amulio; i figli maschi di Numitore quindi non vengono uccisi dallo zio, e Silvia Rea non viene costretta a diventare vestale; la giovane si sposa per motivi politici, e i suoi figli, sia maschi che femmine, sono normali (Romolo e Remo erano figli di Marte); Roma non viene mai creata, e la zona rimane in mano ai latini.

Gli etruschi, nel frattempo, per sopravvivere alle pressioni dei popoli vicini, passano da una civiltà basata sulle città-stato indipendenti (sul modello greco) ad una basata su un regno unito, con capitale Rasenna (pochi km a est di Grosseto, sul fiume Ombrone); in questo modo riescono a conquistare prima i latini, e poi la Magna Grecia; entro la fine del 3° secolo a.C., gli etruschi controllano tutta la penisola italiana al di sotto delle alpi, comprese Sicilia, Sardegna e Corsica...

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Sempre MattoMatteo ha fatto un'altra pensata:

Stanotte ho fatto un sogno, che mi ha ispirato la seguente ucronia.

Il lago Trasimeno, il più grande dell'Italia centrale e il quarto di tutta l'Italia, è un lago "laminare" o "endoreico", vale a dire originatosi quando il sollevamento del terreno ha formato una specie di "coppa" poco profonda in cui confluiscono le acque: in effetti, con 6 m di profondità massima e 4 m di profondità media, il Trasimeno è uno dei laghi meno profondi d'italia. Ma che succede se, a seguito del sollevamento del terreno ai lati, la zona centrale si spacca collassando, dando origine ad un lago ben più ampio e profondo?

Analizzando le carte topografiche e geologiche dell'Italia ho disegnato la cartina sottostante, che mostra la nuova estensione del Trasimeno rispetto a quella della nostra HL:

Con una superficie di circa 1.700 km2, il Trasimeno è il lago più vasto d'Italia, con un'estensione che supera di circa il 40 % quella di tutti gli altri laghi italiani messi assieme, coprendo quasi un quinto dell'Umbria; la sua profondità media è di circa 40 m, quella massima è di circa 80 m; con i suoi quasi 70 km3 di acqua, rappresenta quasi un terzo dell'intera riserva d'acqua dolce dell'Italia. I suoi immissari principali sono l'Arno e il Tevere; quest'ultimo è anche l'emissario. Molte città si affacciano sulle sue rive, ma anche l'antica Roma ha avuto un legame importante con questo lago.

Nella HL Passignano, città dove vivo, fu sede dal 1922 al 1992 della Sai, una fabbrica di aerei e scuola per idrovolanti; con un lago molto più grande, la società potrebbe occuparsi anche di navi (nel 1982 della nostra TL produsse "Azzurra", la nave italiana per la America's Cup! Io l'ho vista passare per le vie del paese con i miei occhi), facendo molti più affari ed evitando di chiudere nel 1992.

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Entusiasta, Enrico Pizzo commenta:

Si tratta di un'idea affascinante! Il lago avrebbe una notevole lunghezza e con una profondità ben maggiore consentirebbe la navigazione di navi anche di grosse dimensioni. Sicuramente diventerebbe una via commerciale trafficatissima. Spoleto, la bella Spoleto!! Una città portuale!!

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Iacopo Maffi si domanda:

Creerebbe un microclima caldo e umidissimo?

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E Federico Sangalli ipotizza:

L'espansione lungo la penisola sarà molto ostacolata, a partire dai romani fino alle truppe alleate nel '44. La Via Salaria dovrà fare un bel giro per arrivare fino all'Adriatico, e forse avremmo San Francesco che parla coi pesci o coi delfini invece che con gli uccelli. Il clima dell'Italia centrale sarà più umido e temperato. In tempi moderni, se l'ENI riesce a costruire una bella diga, potremmo diventare autosufficienti energicamente, ma sarebbe uno dei luoghi più importanti, protetti e sensibili d'Italia.

Mi chiedo se il cedimento di una parte così ampia di crosta e la pressione e l'infiltrazione di una tale massa d'acqua non possa influire sull'attività geologica dell'area, in particolare per quanto riguarda i Campi Flegrei, Larderello e il Vesuvio.

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Vi è poi l'idea di Basileus TFT:

L'intervento di Roma nella prima guerra punica non fu affatto scontato. Ricordiamo che il Senato dichiarò guerra a Cartagine per soccorrere i Mamertini, dei pirati ex mercenari che avevano base a Messina, città strappata al dominio siracusano. Molti non trovavano etico soccorrere dei pirati usurpatori, inoltre gli stessi Mamertini avevano supportato Pirro contro i romani solamente pochi anni prima. Infine, ricordiamo che al tempo i rapporti con Cartagine erano tutto sommato buoni e le sfere di influenza delle due potenze non erano ancora entrate in contrasto. Cosa succede quindi se i romani lasciano i Mamertini al loro destino? Anticiperanno le campagne in Cisalpina? Forse nell'Epiro? Una volta caduti i Mamertini si creerà un'alleanza Siracusa-Roma contro Cartagine? Come cambia la prima guerra punica se viene rimandata di 10 o 20 anni?

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Bhrihskwobhloukstroy ribatte:

Con le guerre di Roma, specialmente repubblicana, le ucronie diventano spesso paradossali, perché l'assenza di guerra significa... l'anticipo di quella che al nostro sguardo appare come un'annessione! Poiché infatti la Repubblica Romana come la conosciamo dalla cartine era solo in minima parte territorio della Città di Roma, mentre in maggioranza era costituito da Città, Re e Popoli Alleati, allora perfino se Cartagine rimanesse sempre alleata di Roma (e così pure le sue Colonie) la vedremmo inserita nella carta della "Repubblica Romana", nello stesso colore di tutti gli altri Alleati (dalle Colonie Latine ad Atene e Sparta passando per gli Etruschi, Sagunto, Genova, Milano, Cadice ecc.); semplicemente non avrebbe Colonie Romane (né Latine) al proprio interno, almeno per qualche secolo (?)

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Ma Basileus TFT obietta:

Roma non poteva annettere Cartagine allo stesso modo in cui ha annesso due comunità insignificanti come Sparta, Atene o Rodi. Senza una guerra non ci sarebbe stata annessione. Cartagine poteva continuare a espandersi sulla riva sud e atlantica e Roma su quella nord, ma ad un certo punto si sarebbe arrivati all'Egitto...

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Anche Paolo Maltagliati dice la sua:

Per quanto un diverso andamento delle guerre puniche sia un classico delle ucronie (specie degli americani, chissà perché), è difficile convincersi del fatto che a medio o lungo termine il conflitto tra le due fosse inevitabile. Se poi questo conflitto fosse stato decisivo come in hl o no, poco cambia: erano due sfere geopolitiche in rotta di collisione. Gli americani amano paragonarle a Usa e Urss, anche se potrebbe essere altrettanto calzante Asburgo contro Francia. Senza però, credo, rendersi conto che l'esito è stato molto superiore. L'annessione della res publica cartaginese a Roma ha permesso a quest'ultima di prendere pienamente coscienza di sé come imper(i)o, potenzialmente sul globo. Senza le guerre puniche non ci sarebbe stata Roma. Magari il sogno di Guido di un impero eurasiatico si sarebbe realizzato e ora in Europa parleremmo tutti un qualche dialetto iranico.

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Torna alla carica Bhrihskwobhloukstroy:

Come al solito sono stato troppo brachilogico: nemmeno Atene e Sparta erano annesse, la Repubblica Romana annetteva solo alcune delle Comunità sconfitte, per il resto erano Alleati: perfino Milano era semplicemente una Cīuĭtās Fŏedĕrātă e vi era proibito l'uso ufficiale della lingua latina! Quindi, sia in caso di guerra sia che no, Cartagine avrebbe fatto parte della Repubblica Romana, SENZA annessione (così come è stato storicamente, con l'unica eccezione che senza Guerre Puniche la Città non sarebbe stata distrutta e non vi sarebbero state dedotte Colonie). Invece, per tornare all'Impero Eurasiatico, il modello dell'Impero Romano (anche nel caso che questo specifico Impero non si formasse) fa pensare che non ci sarebbe stata un'unica lingua (come invece nell'Impero Sāsānide, che però rappresentava un solo Šahr e quindi non è diagnostico al riguardo), ma come minimo una diversa per ogni Patriarcato o suo equivalente (ammessa una qualsiasi Religione Ufficiale, anche se diversa dal Cristianesimo), anzi a maggior ragione senza Roma egemone il Patriarcato (o suo omologo) di Roma (o altra Cīuĭtās equivalente) sarebbe stato di dimensioni minori, metà o un terzo (più o meno come una Prăefĕctūră dioclezianea). Inoltre, enza Roma la maggior parte della Romània storica (intesa come territorio delle lingue romanze) sarebbe rimasta celtica, anche se Cesare stesso introduce una sua ucronia, affermando che senza di lui la Gallia sarebbe diventata sveva.

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E ora. la domanda di feder:

Tutti gli studenti di diritto conoscono come uno degli spartiacque della storia il biennio 451-450, quando la suprema magistratura romana venne temporaneamente sospesa e sostituita con due successivi collegi di decemviri legibus scribundis, cioè che avrebbero dovuto scrivere le leggi (quelle famose, che noi chiamiamo delle XII Tavole). Pochi però si ricordano del tentativo del capoccia dei decemviri, Appio Claudio, di conquistare per sé il potere, instaurando una tirannide. La sua mossa si rivelò infine pragmaticamente sbagliata, dal momento che all'attimo propizio la plebe si sollevò, risparmiando alla ancor piccola Roma il terrore di una nuova monarchia degenerata, così come era stato, secondo la tradizione, sotto gli ultimi anni degli etruschi. Ma se invece Appio Claudio ci riuscisse? Con la propria classe politica verosimilmente evirata o purgata, Roma emergerebbe ugualmente come dominatrice incontrastata del mare che sta in mezzo alle terre?

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Gli risponde Federico Sangalli:

Appio Claudio aspirava al dispotismo senza dubbio ma non ci sono prove che aspirasse a una restaurazione monarchica: semmai il suo tentativo golpista si concretizzò quando lui e gli altri decemviri, i dieci magistrati straordinari scelto dal Senato per governare per un anno Roma al posto di tutti gli altri magistrati per scrivere le leggi cittadine, si rifiutarono di lasciare l’incarico, inaugurando una politica autoritaria e apertamente ostile ai plebei, tanto che pur protestando contro l’abuso il Senato non agì contro di loro, anzi gli diede il mandato militare di condurre la guerra contro Equi e Volsci.
Una vittoria di Claudio vedrebbe la sostituzione permanente delle varie magistrature romane (pretori, tribuni, questori ecc ecc) con il collegio dei Decemviri, una sorta di giunta aristocratica. Il Senato sarebbe sopravvissuto e avrebbe dovuto confermare il nuovo sistema in cambio della possibilità di scegliere i nuovi membri del collegio di governo. Roma resterebbe una repubblica aristocratica, anzi accentuerebbe questo suo ultimo aspetto, ma vivrebbe nella costante instabilità davanti alle costanti e violente pressioni della plebe e questi scontri fratricidi probabilmente ne complicherebbero l’espansione esterna. Tra le principali conseguenze possiamo però ricordare che l’aristocrazia non voleva per niente la Prima Guerra Punica (e, a cascata, le altre due) e che fu la plebe (cioè il nascente ceto dei mercanti) a imporsi, quindi potrebbe non esserci alcun scontro con Cartagine.

Ma sarebbe interessante anche guardare alla prospettiva opposta. Come abbiamo detto i decemviri intrapreso una politica apertamente antagonista delle istanze della plebe e questo alla fine gli fu fatale. Prima i decemviri fecero assassinare Lucio Siccio Dentato: un ex tribuno della plebe, Dentato era stato arruolato per combattere contro i Sabini e si era distinto non solo per i meriti militari ma anche per le arringhe contro i decemviri e in difesa della plebe. Fu ucciso e fatto passare per caduto in combattimento ma le ragioni del suo omicidio emersero ugualmente e scatenarono l’indignazione.
A questo punto Appio Claudio si invaghì di Virginia, una bella ragazza plebea figlia di Lucio Verginio, al momento impegnato al fronte, e promessa sposa al tribuno della plebe Lucio Icilio. Fallita la seduzione, Claudio la fece dichiarare schiava con un falso processo e ne ordinò l’arresto. Suo padre, ritornato di corsa in città per difendere la figlia in aula, preferì ucciderla con le sue mani piuttosto che lasciarla a stupro sicuro. Riuscito a fuggire, Lucio Verginio si rifugiò tra i suoi commilitoni e con le mani ancora sporche di sangue e virili lacrime raccontò tutto ai suoi compagni d’arme. A quel punto l’esercito che combatteva contro i Sabini si ammutinò, abbandonò il fronte e marciò sulla città. Anche l’esercito spedito contro Equi e Volsci fece lo stesso e la plebe si unì a loro: i ribelli elessero dieci tribuni militari e si arrivarono sul Monte Sacro, aspettando le offerte di mediazione del Senato. Che puntualmente arrivarono: i senatori erano abbastanza nel panico alla visione di una città deserta proprio mentre era in guerra con tre popoli vicini e inoltre colsero la palla al balzo per reclamare la propria centralità ai danni dei decemviri, i quali erano così impopolari che, temendo per la propria vita, delegarono proprio al Senato il compito di trattare coi rivoltosi.
Racconta infatti Tito Livio:

« A Roma lo spopolamento aveva reso la città una desolazione e nel foro si vedeva solo qualche vecchio. Quando, nel corso di una seduta del senato, il foro apparve ancora più deserto ai senatori, furono in molti - oltre a Orazio e Valerio - a esprimere il proprio malcontento. «Che cosa state aspettando, padri coscritti? Se i decemviri persistono nella loro ostinazione, intendete tollerare che tutto si deteriori e vada in rovina? E che cos'è mai, decemviri, questo potere a cui vi aggrappate tanto? Volete dettar legge a tetti e muri? Non vi vergognate vedendo che nel foro i vostri littori sono più numerosi degli altri cittadini? Cosa fareste se il nemico attaccasse la città? Oppure se tra breve la plebe ci assalisse armi alla mano, rendendosi conto che anche con la secessione non riesce a ottenere gran che? Volete che il vostro potere finisca col crollo della città? Eppure bisogna, o non avere la plebe, o accettare i tribuni della plebe. »

Ecco, se gli eventi che portarono alla caduta dei decemviri fossero evitati o rinviati appare comunque probabile che la plebe alla fine si stufi e alzi la testa contro la tirannia latifondista dei dieci. In questo scenario, che immagino avvenga già pochi anni dopo la presa del potere dei dieci tiranni, gli ammutinati occupano la città e giustiziano i decemviri e i loro sostenitori. Il Senato, ormai debole e troppo colluso, viene abolito o lasciato ai margini. I decemviri vengono rimpiazzati dal sistema dei dieci tribuni militari eletti direttamente dalla plebe, Roma si evolve in una repubblica popolare incentrata sull’esercito (“i cittadini in armi che hanno salvato la Repubblica”), una sorta di incrocio tra Atene e Sparta. Come potrebbe proseguire questa nuova Roma? L’aristocrazia verrà recuperata oppure andrà in declino del tutto? E senza l’opposizione dei latifondisti la plebe non di dividerà anticipatamente in una “Plebe Grassa” (il Ceto Equestre) e in una “Plebe Minuta” in lotta per il potere?

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A questo punto, Generalissimus ha tradotto per noi alcuni video di youtube:

E se Cartagine avesse vinto le Guerre Puniche?

I Romani ridefinirono il continente europeo, l'espansione dell'Impero portò la civiltà, il governo e le strutture romane in terre che un giorno avrebbero avuto un proprio impero.
Non è facile immaginare che sarebbe potuta andare in maniera completamente diversa, ma prima che Roma dominasse il mondo mediterraneo ebbe un rivale, un popolo ugualmente potente stanziato in Nordafrica: i Cartaginesi.
Cartagine dominò i mari con la sua ricchezza e i suoi commerci, espandendosi in tutta la Sicilia, il Nordafrica e la Spagna, ma quando la Repubblica Romana acquisì potere si svilupparono tensioni tra le due.
Alla fine Romani e Cartaginesi combatterono tra di loro tre guerre note come Guerra Puniche.
Roma vinse tutti e tre i conflitti e nell'ultima guerra invase Cartagine stessa, che fu messa al sacco e distrutta.
La sconfitta di Cartagine portò a secoli di dominio romano in tutta Europa, nel Nordafrica e in Medio Oriente.
Ma se invece di venire distrutta Cartagine sconfiggesse Roma durante le Guerre Puniche? Diciamo che in qualche modo i Cartaginesi sconfiggono i Romani e cambiano la storia occidentale, come sarà questa TL alternativa? Prima di discutere dello scenario dobbiamo concentrarci su un po' di storia: cos'era Cartagine? I Cartaginesi discendevano dai Fenici che vivevano nell'attuale Libano.
La città fu fondata sulla fertile costa del Nordafrica e senza altri luoghi dove espandersi la sua gente si rivolse verso il mare per fare fortuna.
Presto la città-stato creò una vasta rete commerciale in tutto il Mediterraneo e la sua fiorente economia divenne un faro per i popoli dell'epoca.
Semplificando al massimo a causa della mancanza di tempo, la Prima Guerra Punica fu soprattutto navale.
Roma riuscì ad adattare la tecnologia di Cartagine e creò una propria formidabile marina, Cartagine perse questa guerra e cadde nel disordine perché non riuscì più a pagare i suoi mercenari.
Cartagine ne uscì indebolita, ma era ancora un avversario forte: dopo anni di pace Roma e Cartagine combatterono ancora nella Seconda Guerra Punica.
Questa fu quella in cui Annibale attraversò le Alpi con gli elefanti da guerra.
Anche questa guerra durò 20 anni.
Annibale merita certamente molta più attenzione, ma a causa del tempo devo generalizzare molte cose su di lui.
Il genio militare di Annibale lo portò a successi dopo successi contro i Romani.
L'esercito di Annibale marciò dall'Iberia verso la penisola italiana e, sul punto di soccombere, riuscì ad arrivare in Italia settentrionale, prendendo i Romani assolutamente di sorpresa.
Annibale infuriò per l'Italia romana per oltre 15 anni, sperando che i Romani si arrendessero, ma senza rinforzi Annibale non assaltò mai Roma.
La decisione di saccheggiare Roma avrebbe potuto cambiare l'intera storia della civiltà occidentale, ma nella nostra TL Annibale venne richiamato in patria per aiutare a difendere Cartagine dai Romani in Africa (tenete in mente che sto generalizzando).
Alla fine della guerra l'impero di Cartagine si ridusse alla sola Tunisia, la potenza romana adesso non aveva rivali in tutto il Mediterraneo.
La Terza Guerra Punica vide praticamente Roma finire una Cartagine che era già l'ombra di sé stessa.
In soli tre anni i Romani riuscirono a saccheggiare la stessa Cartagine, massacrare la popolazione, bruciare la città e vendere come schiavi i sopravvissuti.
La storia di Cartagine finì lì, e molti dei documenti custoditi dalla città vennero distrutti dai Romani.
E se in questa TL alternativa Roma viene in qualche modo sconfitta da Cartagine? Roma svanisce e Cartagine la rimpiazza, e se al suo posto Cartagine diventasse la potenza dominante? Beh, ecco uno scenario dove si scambia semplicemente di posto con i Romani: Cartagine e Roma non erano civiltà simili, erano entrambe rivali potenti, ma raggiungevano i loro obiettivi con mezzi diversi.
Roma era una società militarista costruita dal combattimento e i suoi dominatori venivano plasmati dalla guerra, per espandere i suoi confini utilizzava fanteria d'élite, fanteria che permise alla città-stato di conquistare l'intera penisola italiana.
La sua potenza derivava dalla sua forza.
Cartagine era una società basata sull'economia che preferiva il commercio e il denaro al combattere e conquistare i suoi nemici.
Mentre le legioni di Roma erano composte dai suoi stessi cittadini, Cartagine pagava dei mercenari perché combattessero per lei.
Cosa significa? Che se Cartagine riuscisse in qualche modo ad abbattere i Romani è improbabile che avrebbe conquistato i vasti territori di cui Roma si impossessò.
Il modo in cui Cartagine potrebbe sostituire l'influenza romana è tramite le rotte commerciali e le attività monetarie con gli alleati.
In questa TL alternativa, anche se sarebbe comunque un impero mediterraneo potente, sarebbe più piccolo, meno unito e dominerebbe i mari più che la terraferma.
Ora, rimpiazzare semplicemente Roma in questa TL alternativa sarebbe drastico, senza l'Impero romano questa regione sarebbe praticamente irriconoscibile, l'intera identità europea verrebbe cambiata.
Cartagine non sarebbe una forza unificatrice come lo fu Roma, e anche se Roma deteneva idee politiche e di democrazia che oggi vediamo in tutto l'Occidente, le sue conquiste condussero indirettamente al diffondersi del credo religioso che cambiò di più l'Europa: la Cristianità.
Se Roma perde contro Cartagine gli Europei non si convertiranno mai alla Cristianità, perché 1) non ci sarebbe una rete unificatrice sicura dall'Italia alla Grecia alla Palestina che diffonda gli ideali che quella fede propagò così rapidamente e 2) senza l'adozione di quella fede da parte dei Romani, essa non otterrebbe mai legittimità.
L'Impero Romano fu essenziale per la sopravvivenza della Cristianità e in questa TL alternativa Cartagine non crea un passaggio sicuro perché queste idee si diffondano, almeno non sulla terraferma, e non c'è un impero che legittimi la Cristianità, e così l'Europa non si converte mai.
In questa TL alternativa l'Europa è pagana e la sua parte settentrionale è divisa fra tribù.
Cartagine sarebbe il centro economico del Mediterraneo, ma non è abbastanza potente da conquistare Greci, Egizi e altri popoli come fece Roma.
Dovrebbe pagare di mercenari perché combattano al suo posto, e senza i Romani e i Bizantini le tribù dell'Europa centrale e settentrionali fanno praticamente quello che vogliono.
La civiltà rimane concentrata intorno al Mediterraneo, e questo creerebbe una frattura tra i popoli greci e italiani e i popoli barbari di Germania e Britannia.
Con Cartagine come potenza economica la percezione dell'Occidente cambia: il Mediterraneo meridionale, il Nordafrica e il Medio Oriente avrebbero un'identità molto più comune che nella nostra TL, con i Barbari che verrebbero visti come "gli altri".

E se Cartagine vincesse le Guerre Puniche? Le Guerre Puniche furono uno di quei momenti della storia in cui se qualsiasi cosa fosse andato diversamente la storia avrebbe seguito un percorso radicalmente diverso.
In realtà sono un terreno piuttosto fertile per gli ucronisti che non viene praticato spesso, perché le Guerre Puniche furono così importanti che è difficilissimo immaginare in che direzione sarebbe andata la storia se avessero avuto un esito diverso.
E quindi, cosa sarebbe successo se Cartagine avesse vinto le Guerre Puniche? Come sarebbero i confini? Come sarebbe il resto della storia? Come sarebbe la cultura? In questa TL Roma non cattura il messaggero cartaginese che faceva la spola tra l'esercito di Asdrubale e quello di Annibale, perciò le due armate riescono a incontrarsi nell'Italia centrale e a distruggere l'esercito di Gaio Claudio Nerone alla Battaglia del Metauro.
Con le loro forze combinate i Cartaginesi riescono a conquistare Roma stessa, e nella confusione riescono a stabilire di nuovo una rotta marittima dal Nordafrica all'Italia e a far arrivare di nuovo rifornimenti e rinforzi.
In questo modo gli alleati italiani di Roma capiscono di poter avere un destino diverso, si alleano con Cartagine e alla fine Roma viene distrutta.
O l'Italia collassa in piccoli stati fantoccio che i Cartaginesi possono tenere in pugno tramite la dipendenza economica e militare o i Cartaginesi conquistano l'Italia e la includono direttamente nell'Impero cartaginese.
Questa vittoria renderebbe i Barcidi il gruppo politico più potente all'interno di Cartagine, e dato che la roccaforte dei Barcidi era in Spagna questi vorranno espandere il loro potere, quindi in questa TL i Cartaginesi conquisterebbero tutta l'Iberia.
La differenza principale tra la politica estera cartaginese e romana è che i Cartaginesi non conquistavano territori per espandere l'impero.
In realtà ai Cartaginesi la guerra non piaceva, perché questa causava un aumento delle tasse, erano più dei pragmatici uomini d'affari e conquistavano solo i territori che avrebbero migliorato le loro rotte commerciali o ingrandito le loro ricchezze, ecco perché i Cartaginesi si espansero nella Spagna meridionale.
Perciò in questa TL i Cartaginesi non avrebbero mai il grande impero dei Romani.
Nella nostra TL la conquista della Gallia e della Britannia da parte dei Romani furono intraprese da politici che volevano dimostrare quanto fossero forti, ma i Cartaginesi, che avrebbero priorità diverse, probabilmente non conquisterebbero mai la Gallia e la Britannia come fecero i Romani, e queste aree rimarrebbero indipendenti e celtiche.
Gli invasori germanici attaccherebbero comunque l'Inghilterra come nella nostra TL, ma senza il collasso del governo romano o britannico non ci sarebbe il conseguente vuoto di potere e gli Anglosassoni rimarrebbero in quell'area più a lungo e finirebbero assimilati dai Celti, un po' come i Vichinghi vennero assimilati in Scozia e Irlanda e come gli Anglosassoni vennero assimilati nelle Lowland scozzesi.
L'Inghilterra rimarrebbe celtica fino ai giorni nostri.
I Galli si mescolerebbero con gli invasori germanici, prima della conquista romana della Gallia i Germani stavano facendo sempre più pressione ad ovest, e quando Cesare diede il via all'invasione una delle sue scuse fu la protezione dei Galli dai Germani, perché i Germani avevano appena compiuto una grande offensiva in Gallia ed erano penetrati in profondità in essa, perciò in questa TL alternativa questo movimento continuerebbe ad esserci.
In questa TL alternativa è probabile che la Gallia occidentale sarebbe rimasta celtica, mentre la Gallia orientale diventerebbe germanica.
Prima delle Guerre Puniche i Cartaginesi avevano combattuto centinaia di anni di sanguinose guerre con i Greci che non portarono a nulla, perciò si può presumere che in questa TL i Cartaginesi non conquisteranno mai la Grecia.
In questa TL, senza i Romani a controbilanciarli nel Mediterraneo orientale, i Parti conquisteranno l'intero Impero Seleucide, arrivando sul Mediterraneo, ed è probabile che conquistino la maggior parte dell'Anatolia e forse perfino l'Egitto.
I Persiani probabilmente non conquisteranno tutta l'Anatolia, perché i regni ellenistici dell'Anatolia occidentale e i Greci avrebbero paura di un altro attacco persiano alla Grecia, e dovranno allearsi per impedire ai Persiani di conquistare tutta l'Anatolia.
La gente spesso dimentica quanto l'Impero Romano stesse per essere gravemente sconfitto intorno al 100 a.C.: a quell'epoca due tribù germaniche chiamate Cimbri e Teutoni, provenienti dalla Germania e prima ancora dalla Scandinavia, migrarono a sud e si scontrarono con l'Impero Romano, e fu solo grazie alla leadership coraggiosa di Mario e all'abilità delle legioni romane che non saccheggiarono Roma.
Con i Cartaginesi che probabilmente non avranno un comandante abile come Mario e non saranno così coinvolti dall'Italia come i Romani è possibile che i Teutoni conquistino la maggior parte dell'Italia settentrionale e centrale, ma, come i Longobardi nella nostra TL, Cimbri e Teutoni col tempo verranno assimilati dalla cultura italiana.
In questa TL, con i Parti che controllano Gerusalemme, Gesù Cristo nascerebbe e vivrebbe nell'Impero Partico, perciò quando S. Paolo vorrà diffondere la Cristianità e convertire quante più persone possibile non andrà a Roma in questa TL, ma a Ctesifonte, e quindi in questa TL la Cristianità si diffonderà in tutto il Medio Oriente invece che nell'Impero romano.
Alla fine la Cristianità diventerà una delle religioni mediorientali che esistevano prima dell'ascesa dell'Islam che alla fine ebbero poca rilevanza storica.
Ma se la Cristianità non è mai esistita allora anche l'Islam non esisterà mai, perché l'Islam è in qualche modo basato sulla Cristianità, ma in questa TL l'Islam esisterebbe comunque, perché la Cristianità ci sarebbe lo stesso in Medio Oriente, e dato che Maometto era un commerciante entrerebbe comunque in contatto con tutte queste religioni, rimanendo colpito dalla Cristianità.
In questa TL ci sarebbero comunque le invasioni Musulmane, soprattutto perché ci sarebbe comunque la Peste di Giustiniano, che farebbe diminuire la popolazione di tutte le aree attaccate dagli Arabi, rendendole più facili da conquistare, e il mondo Musulmano sarebbe comunque guidato da alcuni dei leader più grandi della storia mondiale.
I territori cartaginesi in Nordafrica, Marocco escluso, verrebbero probabilmente conquistati dai Musulmani.
Nella nostra TL la conquista Musulmana della Spagna fu un colpo di fortuna, l'esercito che prese possesso del paese doveva solo condurre delle razzie, e solo perché la monarchia visigota era disastrata i Musulmani riuscirono a conquistare la nazione.
Perciò in questa TL, senza che si sviluppi lo stesso scenario, i Musulmani non conquisterebbero mai la Spagna, e dato che il Marocco è isolato dal resto del Nordafrica da montagne possiamo presumere che rimarrebbe cartaginese, così come possiamo presumere che il resto dell'Europa si converta all'Islam, ma ho scoperto che foreste temperate e Islam non vanno tanto d'accordo.
Non riesco a pensare ad un singolo luogo nel mondo che abbia foreste temperate nel quale si veneri l'Islam e credo che la ragione sia che l'Islam non permette il consumo di carne di maiale, e i maiali prosperano meglio nelle foreste temperate, dove sono una parte importante della dieta.
Anche l'alcool è necessario per affrontare i freddi inverni e l'Islam bandisce l'alcool, perciò quale religione prenderà il posto dell'Islam? Sorprendentemente, il Mitraismo.
Per quelli di voi che non conoscono il Mitraismo era un culto persiano molto popolare nell'Impero Romano, specialmente tra i soldati e nel governo.
Se io fossi nel 180 d.C. e dovessi indovinare chi salirà religiosamente alla ribalta nel mondo romano punterei sul Mitraismo, a causa della sua popolarità, del fatto che propugnava l'uguaglianza tra tutti gli uomini e a causa della sua diffusione tra i potenti, pertanto non è difficile immaginarlo ai vertici in una TL differente.
Inoltre, una religione che predicava la mascolinità e la forza sarebbe probabilmente più popolare tra le tribù celtiche e germaniche di una religione che predica la fratellanza e l'amore come la Cristianità.
Dato che i Cartaginesi cercherebbero alleati contro i Musulmani penso che intesserebbero molte alleanze con i Celti e i Germani in ottica anti-Musulmana, e ad un certo punto queste alleanze sarebbero così cementate che anche i Cartaginesi si convertirebbero al Mitraismo.
Dato che il Mitraismo era una religione piuttosto sessista e dato che l'occidente fu il punto focale del femminismo, possiamo presumere che se il Mitraismo diventerà la principale religione d'Europa, in questa TL non ci sarà niente di simile al femminismo o all'uguaglianza tra i sessi.
Poiché l'abolizionismo si diffuse solo nelle nazioni Cristiane possiamo presumere che ci sia una qualche correlazione in questo, e col Mitraismo questa correlazione potrebbe non esistere, e quindi in questa TL lo schiavismo potrebbe ancora esistere.
Prima di procedere dobbiamo tornare un po' indietro nel tempo e parlare di come l'Impero Romano cambiò la civiltà occidentale.
Un cambiamento piuttosto evidente in questa TL è che senza Ezio e le sue legioni che fanno squadra con le tribù germaniche per respingere Attila, gli Unni conquisteranno l'Europa occidentale e centrale, ma dopo la morte di Attila l'Impero Unnico collasserà, perché esso era stato costruito sull'abilità e sul carisma di Attila, e col collasso dell'Impero Unnico la terra tornerà alle tribù precedenti e gli Unni non lasceranno quasi traccia.
Un'eccezione alla regola sarà una puntata degli Unni che devasterà gli stati greci durante un attacco ai Balcani e alla Grecia: nella nostra TL l'Impero bizantino si affidò ai popolosi terreni di reclutamento dell'Asia Minore per riconquistare i territori persi nei Balcani contro gli Slavi e i Bulgari, ma in questa TL, con i Persiani che controllano gran parte dell'Anatolia i reclutamenti sarebbero impossibili, e così gli Slavi e i Bulgari conquisterebbero permanentemente i Balcani e la Grecia.
Nella nostra TL l'Impero Romano e la Chiesa Cattolica aiutarono a creare un sistema che aiutò a distruggere le distinzioni tribali in Europa, e questo portò alla formazione di nazioni e in seguito al nazionalismo.
Dato che queste istituzioni non esistono le tribù durerebbero di più in Europa, e sentirete di più le storie dei Frisoni, degli Alemanni e dei Sassoni, invece che delle loro nazioni.
Essere tribalista non vuol dire automaticamente che una nazione è selvaggia e arretrata. Guardate il Medio Oriente e l'India: sono riusciti a creare civiltà avanzatissime anche se ancora oggi ci sono divisioni tribali.
Un'altra importante differenza tra questa TL e la nostra è che la caduta dell'Impero Romano diede all'Europa uno scopo: le tribù barbare che riuscivano a conquistare una provincia romana guardavano al vecchio territorio dei Romani che si estendeva dalla Britannia alla Siria e dicevano "posso farcela", "posso conquistare quel territorio", e si può praticamente vedere tutta la storia europea, sotto una certa luce, come un tentativo di riunificare l'Impero Romano.
Inoltre i Barbari, vedendo le rovine romane, vennero ispirate da esse a costruire opere più grandi per avanzare tecnologicamente e ottenere risultati migliori, e nel complesso la caduta dell'Impero Romano diede all'Europa un nuovo scopo.
I Padri Fondatori furono ispirati dall'Impero Romano, così come lo furono il governo spagnolo nel 16° secolo, Napoleone, l'Impero britannico e ovviamente il Sacro Romano Impero.
Furono tutti ispirati dall'Impero Romano e da quello che raggiunse in precedenza.
Questi eventi furono causati solo dall'ispirazione all'Impero Romano? No.
Probabilmente influì solo in piccola percentuale rispetto ad altri eventi, ma ci mostra l'influenza che ebbe l'Impero Romano e come abbia cambiato la storia europea in migliaia di modi.
Onestamente non ho idea di come sarebbe diversa questa Europa, sarebbe diversa in così tante migliaia di piccoli modi che adesso per me sarebbe impreciso fare un qualsiasi tipo di predizione.
Dato che i Fenici stavano sondando le coste dell'Africa più dei Romani, questo significa che probabilmente i Fenici scopriranno il segreto del Capo di Buona Speranza molto prima degli Europei della nostra TL.
L'apertura di questa rotta vuol dire che le tecnologie dell'Oriente (come la polvere da sparo e altre) raggiungeranno prima l'Occidente rispetto alla nostra TL.
Dato che probabilmente i Khoisan verranno distrutti dalle malattie Europee e che la punta del Sudafrica è un buon punto intermedio tra l'Europa e le Indie, possiamo presumere che in questa TL i Fenici creeranno una colonia in Sudafrica.
Dato che Cartagine aveva una tecnologia marittima migliore dell'Impero Romano e che i Cartaginesi erano marinai migliori dei Romani possiamo presumere che le Americhe verranno scoperte con centinaia di anni d'anticipo rispetto alla nostra TL.
Visto che i Cartaginesi iberici partirebbero dalla stessa posizione di Colombo, probabilmente sbarcheranno dove è sbarcato lui, perciò i Cartaginesi, come i Conquistador, sconfiggerebbero le civiltà azteca, maya e inca.
Nel frattempo i popoli celtici e germanici probabilmente colonizzeranno il Nordamerica.
Col tribalismo e senza il fantasma dell'Impero Romano a spingerla in avanti possiamo presumere che l'Europa non sarà così potente come nella nostra TL.
Ovviamente questo non la relegherà nell'arretratezza, avrà alcune altre cose a suo favore, come il capitalismo (ricordate che questo è un mondo gestito dai Cartaginesi, e il capitalismo incoraggia i commerci, che incoraggiano la tecnologia), la propensione naturale dell'Europa per le navi, a causa della sua geografia, e il fatto che sarebbe composta da piccoli stati in guerra tra loro, cosa che condurrebbe alla competizione militare e tecnologica, sempre a causa della frastagliata geografia europea.
In questa TL l'Europa non sarebbe l'unica regione potente come a fine 19° e primo 20° secolo, dovrebbe comunque competere contro il Medio Oriente e la Cina.

Buongiorno a tutti, cari abbonati e spettatori, oggi, a seguito di qualche vostra richiesta, lo scenario odierno parlerà della Seconda Guerra Punica.
Il conflitto è rimasto nella memoria soprattutto per aver opposto due delle principali entità dell’antichità: da una parte la potente Roma, che all’epoca non era ancora il grande impero che noi conosciamo, e dall’altra la sua rivale di lunga data, la città fenicia di Cartagine.
La Seconda Guerra Punica venne scatenata dai Cartaginesi, che volevano vendicarsi per la loro sconfitta durante la…? La…? La Prima Guerra Punica! Bravi, bravi! Andiamo avanti.
Questa guerra avrebbe potuto avere un impatto decisivo sulla storia, perché il generale cartaginese Annibale, che in seguito massacrerà l’esercito romano a Canne con l’aiuto della sua armata di mercenari ed elefanti da guerra, preferì approfittare della campagna italiana piuttosto che spingere verso Roma, che non era praticamente difesa.
Ancora oggi non sappiamo con certezza perché non ha preso la decisione di avanzare su Roma, visto che era alla sua mercé, ed è per questo che oggi ci domanderemo cosa sarebbe successo se Annibale, invece di indugiare tranquillamente nella campagna italiana fosse avanzato su Roma per metterla al sacco, e quando dico metterla al sacco dico veramente metterla al sacco, perché all’epoca non avevano mezze misure.
Annibale, dopo aver vinto il breve combattimento che lo ha visto opposto ai difensori della città, decide, per farla finita una buona volta con Roma, di massacrare tutti gli uomini in età militare e di ridurre in schiavitù tutti gli altri.
Ordina anche di radere al suolo Roma fino all’ultima pietra, cosa che i mercenari si apprestano a fare con non dissimulato piacere, e già che ci sono approfittarne per saccheggiare un po’ la città.
Annibale torna a Cartagine coronato di gloria grazie a questa eclatante vittoria su Roma.
Avrebbe potuto prendere il potere? La risposta è probabilmente no.
Infatti, durante l’antichità, coloro che erano più amati dal popolo erano spesso temuti dalle alte sfere del potere, ed è perciò più probabile che Annibale, il glorioso vincitore della gloriosa Roma, finisca piuttosto per essere escluso dalla vita politica dal senato o, nel peggiore dei casi, assassinato in una qualche congiura.
Una volta neutralizzato questo fastidioso generale, il senato cartaginese avrebbe continuato ad estendere l’influenza della città tutto intorno al Mediterraneo, ma è molto poco probabile che Cartagine divenga un grande impero come ha fatto Roma nella nostra realtà.
In effetti, contrariamente alla civiltà romana, la civiltà cartaginese era in gran parte rivolta al commercio, ovvero aveva degli empori qui e là ma una popolazione molto dispersa.
A causa di questa popolazione dispersa e della sua politica commerciale, Cartagine non avrebbe mai potuto, e nemmeno voluto, conquistare tanti territori quanto Roma.
La città sarebbe diventata la prima potenza coloniale nel Mediterraneo, con a disposizione diversi empori commerciali e piccole città, e, tranne che in Spagna e in Tunisia, una popolazione molto dispersa.
Ma che dire riguardo alla caduta di Roma? Beh, prima di tutto le città italiane assoggettate da Roma verranno liberate dalla sua influenza, e ricominceranno, come ai bei vecchi tempi, a pestarsi fra di loro allegramente.
Senza Roma a mettere ordine in tutto questo, l’Italia sarà sicuramente divisa per numerosi secoli, ma adesso saliamo su verso la Gallia e parliamo della civiltà celtica, che sicuramente uscirà grande vincitrice dalla scomparsa di Roma.
In effetti, prima che Giulio Cesare arrivasse a mettere le sue sporche mani sulla Gallia, essa era in pieno boom culturale.
Alcune tribù come gli Arverni, gli Edui o meglio ancora i Veneti, avevano iniziato a spiccare rispetto alle altre per via della loro cultura, o meglio ancora della loro tecnologia, senza Roma a immischiarsi tutto questo movimento avrebbe potuto amplificarsi e allora sarebbero apparse diverse potenze regionali, alcune con a disposizione numerose tribù vassalle, e si sarebbero confrontate le une con le altre in guerre per l’influenza sia commerciali che militari.
Intorno al Mediterraneo, l’Egitto avrebbe sicuramente continuato il suo lento declino, che durava già da decine di anni.
Per quanto riguarda la Grecia, che non verrà affatto sostituita dai Romani, essa continuerà a splendere culturalmente nel mondo, l’influenza greca sarà sicuramente molto più forte in Gallia e nelle città italiane.
Se Roma è stata distrutta, la cultura europea sarà sicuramente trasformata.
Anche la religione Cristiana sarà poco diffusa e lascerà il posto a numerosi culti politeisti.
A partire dalle prima invasioni barbariche il seguito dello scenario diventa molto sfocato.
I regni celtici avrebbero potuto impedire ai barbari di passare, assimilandoli? Oppure verranno completamente distrutti dalle invasioni? L’impero commerciale cartaginese avrebbe potuto perdurare? Oppure sarebbe diventato troppo geloso e sarebbe entrato in guerra con i suoi concorrenti? Che aspetto avrebbe avuto l’Europa senza l’eredità culturale romana, che ha creato un gran numero delle nostre società?

Pochi metterebbero in discussione il significato storico e la grandezza della civiltà romana, una società che da umilissime origini diventò una grande repubblica prima di assumere l’identità di un impero e definire uno standard per quasi ogni grande stato occidentale che seguì.
Spesso dimenticati e relegati nella sua ombra ci sono i grandi imperi greci proprio ad est e l’impero di Cartagine a sud.
Prima che Roma ascendesse alle altezze che tutti sappiamo raggiunse, negli umilissimi giorni del suo destino imperiale in gemmazione essa era circondata da contemporanei di capacità quasi uguali o maggiori, tutti che lottavano per la grandezza che Roma un giorno avrebbe posseduto e tutti che avrebbero potuto sottrargliela attraverso un semplice cambio di fortuna.
Ad est esistevano tre grandi potenze, tutti resti delle conquiste di Alessandro Magno che si trovavano in una delicata lotta per il potere sia per il dominio che per la sovranità dell’una sull’altra.
Immediatamente confinante con le acque romane c’era la patria di Alessandro, il Regno di Macedonia, il più piccolo dei tre dal punto di vista geografico.
La Macedonia era ancora una potenza formidabile, con una reputazione militare migliore di quella della Repubblica Romana quando le due iniziarono a scontrarsi.
I Macedoni negli anni recenti avevano dimostrato maggiori ambizioni e aggressività nei confronti dei loro vicini, abbastanza da far preoccupare Roma, specialmente quando la Macedonia iniziò a pensare di avere voce in capitolo negli affari romani, tentando di inserirsi nella Seconda Guerra Punica.
Prima di essa, però, Roma aveva istigato un conflitto più ampio con la Grecia quando tentò di controllare le popolazioni greche costiere dell’Italia meridionale, nota all’epoca come Magna Grecia.
La guerra seguente rese ben cosciente entrambe le parti delle capacità dell’altro, e anche se le attenzioni romane rimasero fisse sull’occidente, i Greci non dimenticarono questa dimostrazione della forza romana, una cosa che fece guadagnare ai Romani alcuni alleati e nemici nel mondo greco.
Molto ad est della Macedonia, a occupare la Persia, la Mesopotamia e l’Anatolia c’era il titanico Impero Seleucide, un dominio ambizioso e popoloso che considerava suo destino la riunificazione con le altre potenze greche per creare un più grande impero greco.
Il fatto che il suo dominio ospitasse una grande popolazione non greca, si estendesse parecchio per essere un impero della sua epoca e che affrontasse potenziali minacce da tutti i lati lo lasciò in una posizione precaria per molta della sua esistenza.
Delle regioni si separarono, la popolazione si ribellò, i nemici li invasero, ma i Seleucidi riuscirono a recuperare tutto quello che avevano perduto e restaurarono quasi un ordine sostenibile, almeno fino al loro incontro con Roma.
La sconfitta della Macedonia da parte di Roma nella Seconda Guerra Macedonica del 200 a. C. servì come faro per i Seleucidi, che adesso videro i territori europei della Grecia divisi e pronti per la conquista.
Roma capì che la potenza di un impero così grande non avrebbe badato a spese per preparare le sue forze non solo per una potenziale invasione della Grecia, ma anche della penisola italiana.
Gli stati greci più piccoli, che in passato erano rimasti semplicemente amichevoli con Roma, adesso le offrirono tutto il loro sostegno, persino la Macedonia si schierò dalla parte di Roma, temendo il dominio totale dei Seleucidi.
Il risultato fu una vittoria per la fazione di Roma e la devastazione sia economica che morale per l’impero orientale.
I Seleucidi persero i loro territori più occidentali, furono costretti a pagare un enorme risarcimento di guerra a Roma e come risultato soccombettero alle rivolte, alle guerre civili e alle invasioni dei decenni seguenti prima di crollare.
I territori che non finirono nell’Impero Partico appena creato furono annessi da Roma, che rese queste terre un regno cliente, ma essa vedeva quella Seleucide come una cultura troppo problematica perché potesse rimanere.
Infine, sulla costa orientale del Nord Africa troviamo l’Egitto Tolemaico, una terra ambita per il suo valore strategico e commerciale e, durante i suoi primi anni, certamente una forza alla pari con i suoi due principali rivali greci, ma questa prosperità e stabilità finirono presto per i Greci d’Egitto.
Il regno lungo circa 20 anni del Faraone Tolomeo IV fu contrassegnato da un continuo declino.
Si pensa che il faraone fosse poco più di un fantoccio del fratello della sua amante, che si mise immediatamente a purgare i familiari più stretti del faraone per assicurarsi che nessuno fosse più capace di sfidare la posizione del faraone.
Alla fine questo burattinaio fu costretto ad affrontare la rabbia della gente di Alessandria, mentre il faraone venne succeduto da suo figlio, un bambino di all’epoca cinque anni che non poteva regnare da solo, cosa che portò ad un’enorme lotta di potere fra le regioni.
Per tutto questo periodo le rivolte degli Egizi nativi infestarono il regno, e alla fine portarono alla frammentazione dell’Egitto da parte di vari autoproclamati faraoni.
La perdita del potere dell’Egitto fu inavvertitamente destabilizzante.
L’equilibrio del potere fra i Seleucidi, la Macedonia e i Tolomei crollò, terrorizzando gli stati greci più piccoli, che adesso si sentirono facile preda delle rimanenti potenze greche di livello imperiale.
Rifiutandosi di accettare il dominio della Macedonia o Seleucide, gli stati greci più piccoli rivolsero il loro sguardo all’apparentemente unica alternativa di Roma, facendo guadagnare alla repubblica alcuni alleati preziosi che si sarebbero dimostrati indispensabili una volta che si sarebbe ritrovata invischiata nel conflitto col mondo greco.
La Macedonia cadde, i Seleucidi vennero menomati e cacciati dalle ricche terre orientali e caddero anch’essi.
Alla fine anche l’Egitto cadde vittima della conquista totale dai Romani di Ottaviano, il futuro Imperatore Augusto.
Ad ovest dell’Egitto rimaneva un altro rivale della potenza romana, nonché ultimo importante pezzo della storia, uno stato non di discendenza greca, ma piuttosto fenicia: l’impero di Cartagine.
Forse uno degli avversari più famosi della Repubblica Romana, i Cartaginesi erano all’avanguardia sia nella potenza navale che nel commercio nel Mediterraneo occidentale, proprio mentre la repubblica stava ottenendo importanza.
Cartagine divenne così la prima causa della tensione di Roma intorno al III secolo a. C., al contrario dei Greci, che a confronto erano di poco interesse per Roma, al punto che dopo la Seconda Guerra Macedonica, Roma essenzialmente ritirò tutte le sue forze dalla regione, praticamente abbandonandola.
Di fatto Roma apparentemente si impegnò contro i Greci dopo aver scoperto che il generale cartaginese Annibale stava sostenendo direttamente i Seleucidi, e anche prima di questo fu motivata a dare il via ai conflitti con la Macedonia durante la Seconda Guerra Punica dopo aver intercettato un trattato di alleanza tra Cartagine e i Macedoni.
Questa rete di alleanze e strategie è forse il catalizzatore dietro lo spostamento delle attenzioni di Roma dall’occidente all’oriente, che avrebbe scoperto essere molto più redditizio, anche se più difficile da mantenere.
Nonostante i continui sforzi di Cartagine e della Macedonia e il suo breve scontro con i Seleucidi, Roma emerse su tutti, dominando i territori dei suoi ex avversari.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa, invece dei Romani che sconfiggono e conquistano i Greci e i Cartaginesi fosse Roma stessa ad essere conquistata? Quando si guarda ad una mappa di cosa Roma avesse contro è piuttosto impressionante vedere quali difficoltà riuscirono a superare, ma dobbiamo anche considerare che Cartagine, anche se apparentemente possedeva una grande estensione di terra, non aveva una presa salda su molti dei suoi territori interni, con forse l’eccezione dell’Iberia.
Le implicazioni di ciò servirono come importante motivazione per Roma a combattere la sua espansione in quella zona e ritardare la creazione di una base d’appoggio cartaginese nell’Europa continentale.
L’esercito cartaginese soffriva anche della dipendenza da diversi mercenari provenienti dalle terre che aveva conquistato e dall’estero, così come dell’inefficiente sistema di leadership militare, che tendeva a risultare in ammutinamenti, slealtà e disorganizzazione.
Machiavelli scrisse notoriamente che ciò che distingueva Annibale come generale cartaginese di successo è che riuscì a impedire turbolente slealtà essendo sia rispettabile che terrificante per i suoi uomini, al punto che non osavano disobbedirgli.
Anche i Macedoni soffrivano di divisioni sia interne che esterne.
I Romani riuscirono a sfruttare ciò ottenendo il sostegno dei rivali più piccoli della Macedonia e utilizzandoli per far preoccupare qualsiasi esercito che altrimenti sarebbe stato diretto a tutta forza contro Roma.
Questa tattica venne sviluppata guerra dopo guerra, erodendo continuamente i Macedoni e fornendo al contempo a Roma più alleati, usando il peso del mondo greco contro sé stesso.
I Seleucidi, soli contro Roma e i suoi nuovi alleati greci, non avrebbero potuto vincere.
Macedonia e Cartagine avrebbero potuto avere una possibilità se la Macedonia fosse riuscita a sottomettere velocemente i suoi rivali greci più piccoli e far seguire a questo un riuscito attacco a Roma.
Possiamo supporre che, come fatto con la Macedonia, Annibale riesca a raggiungere i Seleucidi prima che nel nostro mondo e proponga un’alleanza fra le tre potenze che possa vedere la Macedonia e Cartagine concentrarsi su Roma mentre i Seleucidi combattono gli alleati romani in Grecia, reclamandoli potenzialmente come bottino di guerra.
Questo potrebbe infiammare le tensioni tra la Macedonia e i Seleucidi negli anni seguenti, ma la Macedonia potrebbe essere convinta se le venissero concesse terre storicamente greche nell’Italia meridionale.
In realtà nella nostra TL siamo andati molto vicino ad ottenere questo: nella Seconda Guerra Punica Roma era in guerra con Cartagine, e il miglior generale cartaginese, Annibale, stava devastando la patria romana.
Annibale non aveva quasi ostacoli contro Roma, ma non riuscì ad ottenere rinforzi da Cartagine.
Alla fine Roma durò più di lui e fu costretto a ritirarsi, ma Annibale aveva un piano di riserva: se Cartagine non poteva mandargli rinforzi allora lo avrebbe fatto qualcun altro: la Macedonia.
La Macedonia era la grande potenza greca, lo stato successore dell’impero di Alessandro Magno.
Nella nostra TL la Macedonia accettò la proposta di Annibale nella nostra TL, ma non riuscì a sostenerlo completamente perché rimase bloccata da delle battaglie in patria.
In una TL alternativa, però, cosa sarebbe successo se la Macedonia fosse riuscita a mandare truppe ad Annibale? Beh, Annibale aveva altri alleati oltre alla Macedonia, dopo la sua sconfitta nella nostra TL lasciò Cartagine e divenne un consigliere dell’Impero Seleucide.
In realtà fu la nomina di Annibale a questa posizione che portò Roma ad invadere i Seleucidi in una guerra successiva.
E così Annibale si erge ad unificatore di Cartagine, Macedonia e Seleucidi, se riuscisse a mandare tutti e tre gli imperi contro Roma sarebbe inarrestabile.
La Macedonia raggiungerebbe l’Italia piuttosto velocemente, attaccando ad est e a sud e allontanando forze da Annibale a nord.
I Seleucidi eliminerebbero gli alleati di Roma da altre zone del Mediterraneo e libererebbero forze cartaginesi e macedoni perché avanzino ulteriormente in Italia, Annibale otterrebbe rinforzi e la sua conquista continuerebbe.
Anche se Roma aveva un’eccellente strategia, il semplice peso degli imperi mediterranei sarebbe troppo, e la città cadrebbe.
Cartagine riceverebbe gran parte della penisola e le isole del Mediterraneo occidentale, mentre la Macedonia otterrà la parte più meridionale dell’Italia e i territori balcanici di Roma.
I Seleucidi conquisterebbero le varie città-stato greche che si sono alleate con Roma.
Queste acquisizioni territoriali creerebbero dei conflitti, dato che la Macedonia voleva essere l’unica potenza greca, entrando così in conflitto con i Seleucidi, e Cartagine voleva essere l’unica potenza italiana, entrando così in conflitto con la Macedonia.
Annibale, l’arbitro di questa alleanza, molto probabilmente impedirà i conflitti, ma inizieranno a svilupparsi rivalità fra le potenze.
Nella nostra TL, dopo la fine delle Guerre Puniche, la Macedonia e i Seleucidi stipularono un accordo per conquistare l’Egitto.
Riuscirono a instaurare un regnante fantoccio e ad espandersi nel territorio dell’Egitto, ma questa improvvisa presa di potere spinse Roma a organizzare rappresaglie contro la Macedonia per impedirle di diventare troppo potente.
Senza Roma la Macedonia e i Seleucidi si espanderanno senza ostacoli, e molto probabilmente vedremo anche Cartagine espandere i suoi confini.
Anche se un’altra guerra unirà brevemente l’alleanza ancora una volta, le rivendicazioni contrastanti sull’Egitto aumenteranno le tensioni generali.
Annibale alla fine morirà, e con lui l’alleanza.
Senza Annibale in Italia a proteggere la Macedonia, i Seleucidi si getteranno sulla possibilità di espandersi.
Nella nostra TL, dopo che Roma attaccò la Macedonia per aver invaso l’Egitto, i Macedoni rimasero indeboliti e in seguito vennero invasi dai Seleucidi, Roma si arrabbiò di nuovo e si mosse contro i Seleucidi, sconfiggendo anche loro.
Ora, i Seleucidi faranno una mossa simile attaccando la Macedonia dalle sue posizioni in Grecia.
La Macedonia in generale perderà, ma sarà lungi dall’essere sconfitta, Cartagine vedrà i Seleucidi come una minaccia importante, e manderà le sue risorse per aiutare la Macedonia.
Allo stesso tempo Cartagine finanzierà una rivolta in Egitto che si erga contro il controllo Seleucide, e alla fine l’Impero Seleucide subirà un collasso interno a causa di diverse ragioni.
Questo accadde nella nostra TL, con i Seleucidi che furono per molto tempo in declino solo per vedere una breve ripresa intorno all’epoca delle guerre con Roma, questa ripresa terminò e i Seleucidi caddero.
La Macedonia si riprende quello che ha perso e si espande ulteriormente nel territorio Seleucide, Cartagine invade la costa Seleucide e l’Egitto avanza nel Levante, i Seleucidi rimangono in vita, ma solo come stato superstite nel Levante settentrionale.
Questo accadde anche nella nostra TL, perché essi erano un buono stato cuscinetto con gli imperi del Vicino Oriente.
I Parti, una forza proveniente dall’Asia centrale, conquisteranno i territori orientali dei Seleucidi.
Senza più i Seleucidi, Macedonia e Cartagine raggiungeranno una scomoda alleanza.
Avranno entrambe grandi imperi da mantenere e non tante ragioni per combattersi l’un l’altra.
Cartagine passerà il suo tempo a sviluppare l’Egitto per creare un alleato efficace nel Vicino Oriente, poi espanderà la sua influenza in Europa occidentale, rinforzando l’Italia e l’Iberia e commerciando con i Celti.
Anche la Grecia si espanderà verso nord, esplorando il Mar Nero e forse sviluppando il commercio con l’Asia orientale.
Per il momento i due imperi vivranno in una relativa stabilità, ma, proprio come Roma cadde nonostante quanto fosse grande, cadranno anche Cartagine e la Macedonia.
Invasori germanici travolgeranno l’Europa e conquisteranno i territori cartaginesi, mentre gli Slavi colpiranno la Grecia da nord.
I due imperi alla fine avranno termine, e allora cosa accade dopo? Beh, Roma è nota per la sua centralizzazione, sviluppava le regioni, creava infrastrutture e governi stabili, e diede all’Europa una cultura unificata, Cartagine no.
Cartagine voleva influenza e commerci, l’espansione militare era secondaria, e la centralizzazione era irrilevante.
Fin quando un territorio era sottomesso venivano fatti pochi sforzi per rendere il territorio cartaginese.
Le tribù native trarranno certamente beneficio da Cartagine, espandendo le rotte commerciali e diffondendo le informazioni, ma diversamente dalla Spagna e dalla Francia, che nella nostra TL si latinizzarono, manterranno le loro cultura e società native.
È possibile che la lingua Cartaginese le unifichi fino ad un certo punto, ma non si avvicinerà mai al livello del Latino.
Anche la religione cambierà completamente.
Per semplificare, fu Roma che rese popolare il Cristianesimo, non semplicemente perché l’imperatore adottò quella religione, ma anche perché il Latino, le strade e la libertà negli spostamenti permisero alla religione di diffondersi come fece.
Non solo non esisterebbe una Roma che crocifiggerebbe Gesù, ma anche se Gesù morisse lo stesso e ispirasse i suoi seguaci le loro capacità di conversione sarebbero limitate.
All’epoca la religione era una cosa più culturale che teologica, gli dei greci coesistevano con quelli egizi, non era una questione di cosa credevi, ma di chi adoravi.
Il Dio di Abramo verrebbe visto semplicemente come questo, il Dio di Abramo, il Dio del popolo di Israele, non della Grecia, né di Cartagine, né dell’Egitto.
Detto questo, il monoteismo si svilupperebbe comunque, solo che non lo farebbe attraverso il Giudaismo o il Cristianesimo, il risultato probabile sarà una religione monoteista indipendente.
In Egitto la società era divisa tra una classe superiore greca insediata da Alessandro Magno e la popolazione egizia nativa.
Come risultato, i regnanti greci fecero molti sforzi per unire i Greci e gli Egizi.
Per fare questo idearono Serapide, un dio che doveva essere sia egizio che greco e che era un amalgama di importanti dei di entrambe le culture.
È molto probabile che l’Egitto trasformi il culto di Serapide in monoteistico, così da unire il paese.
Presumendo che il Cristianesimo venga fondato anche senza Roma, poco dopo si svilupperà l’Islam.
L’Arabia era separata dall’occidente, e si sviluppò separatamente.
Il califfato ascende e diventa la nuova potenza del Vicino Oriente.
Nella nostra TL il califfato si espanse nelle regioni più deboli della Roma caduta.
In questa TL il Vicino Oriente svilupperà proprie grandi potenze, in particolare l’Egitto.
Indurito dalle battaglie contro i suoi vicini e pesantemente sviluppato da Cartagine, l’Egitto riuscirà a resistere al califfato.
Questo non porterà il califfato alla sconfitta, piuttosto si rivolgerà semplicemente contro i Parti e invaderà l’India e l’Asia orientale.
Alla fine vedremo un’Europa occidentale vagamente cartaginese che commercia e coopera, ma divisa culturalmente e politicamente.
L’Europa orientale e il Vicino Oriente saranno un collettivo di imperi semi-greci che adoreranno lo stesso dio e collaboreranno contro l’Islam.
Più ad est ci sarà l’Islam, che dominerà il commercio internazionale e sarà un centro intellettuale.
Come competeranno queste regioni, come si svilupperanno e come interagiranno con l’Asia orientale, l’Africa e l’America sono un’incognita.

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Never75 tuttavia obietta:

Io non sono affatto d'accordo con l'autore di queste ucronie. Che Roma fosse indifesa sono supposizioni sue.
Intanto era difesa da mura mastodontiche, per l'epoca, e Annibale aveva bisogno di materiale per costruire arieti, torri semoventi, catapulte, ecc. nonché di personale esperto, come ingegneri ed esperti di poliorcetica.
Tutte caratteristiche che mancavano ai Galli come ai mercenari punici.
Inoltre anche Annibale aveva subito perdite enormi e attendeva rinforzi da Cartagine. Nel mentre iniziò a saccheggiare le città vicine a Roma per attirarle dalla sua parte e va detto che in larga parte ci riuscì pure.
L'esercito romano poi era tutt'altro che finito, dato che il Senato in breve metterà assieme 10.000 uomini e altre legioni erano dislocate altrove.
Se il Senato rifiutò le condizioni non così "cartaginesi" di Annibale 5 giorni dopo Canne era perché sapeva di potergli resistere.
Quindi le idee di Annibale non erano sbagliate. Qua invece lo si dipinge come un idiota che non ha saputo sfruttare l'occasione.

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Degna di nota è anche l'idea di MattoMatteo:

Quali effetti potremmo prevedere, se Roma fosse stata fondata, anziché sulla costa tirrenica, su quella adriatica? Avrebbe potuto difendersi meglio dagli attacchi via mare, in quel mare così stretto? E avrebbe potuto mantenere il controllo dei Balcani (quindi niente divisione tra Impero Romano d'Oriente e d'Occidente) durante le invasioni barbariche? Quale posizione sarebbe la migliore?.

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Cui replica Basileus TFT:

Le zone migliori sono la costa della Puglia e la parte dell'Adriatico da sotto il Po' più o meno a metà delle Marche (Ancona? Senigallia?), niente comunque di paragonabile alla posizione ad Occidente sia dal punto di vista commerciale che strategico.
Probabilmente sarebbe stata assorbita dai Sanniti.
Mettiamo però caso che abbia la fortuna della nostra Roma, i suoi obiettivi sarebbero, in ordine cronologico.

1) Conquista delle città costiere limitrofe.
2) Avere un fronte stabile a nord per impedire le incursioni dei celti (grossomodo fino al Po', sempre parlando di costa).
3) Assicurarsi un retroterra sicuro entrando in contrasto coi Sanniti.
3) Guerre a sud per il dominio della Magna Grecia.
4) Sbarco in alto Epiro e sul lungo termine trasformazione dell'Adriatico in un lago romano partendo spingendo dall'Italia e dall'Illiria fino a ricongiungersi in Veneto.
5) Guerre puniche, che sarebbero sicuramente diverse dalle nostre e vedrebbero un sicuro intervento delle fazioni ellenistiche orientali, mischiandosi con la guerre per la Grecia.
6) Probabile annessione della Grecia e dell'Italia, successiva conquista di Cartagine. Improbabile un'avventura spagnola se non su alcune enclavi costiere.
7) Guerra per l'Asia Minore e la Macedonia
8) Guerra siriaca e armena (Con Cesare)
9) Conquista dell'Egitto, espansione sul litorale spagnolo e conquista della Provenza (con Ottaviano)

A questo punto continua l'espansione prevalentemente verso Oriente che porterà i romani ad egemonizzare Iraq, Caucaso, Crimea e probabilmente la costa araba. Con Traiano conquista della Spagna, Rezia, Norico e Pannonia.
Quasi sicuramente l'Impero resta unito e il cristianesimo si sviluppa molto prima, insieme al mitraismo.
Le invasioni barbariche non sono solo mondo latino vs mondo germanico ma anche celtico vs germanico. Probabilmente in Britannia i Celti resistono più a lungo.

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Questo invece è il pensiero di Federico Pozzi:

Credo che il fatto che Roma si trovi quasi al Centro del Mediterraneo contribuì non poco a farne la dominatrice del mare interno, così come la posizione di Costantinopoli la fece "naturalmente" padrona dell'Egeo e del Mar Nero. Secondo me per dominare completamente il Mediterraneo una città dovrebbe trovarsi più o meno sulla parallasse di Roma; in questo senso la favorita sarebbe Cartagine, ma potrebbe anche essere Napoli, Genova, Catania. L'Adriatico invece, come dimostra la storia di Venezia, attrae inesorabilmente verso oriente: una Roma "Adriatica" guarderebbe inevitabilmente vero i Balcani e l'Oriente. Il tutto sta nel trovare una città che sia più o meno nella posizione di Roma, abbastanza vicina al mare: la penisola italiana, posizione chiave per il controllo del Mediterraneo, sembra favorire la costa tirrenica. l'altra posizione chiave è naturalmente la Tunisia.

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MattoMatteo annuisce:

Ottima analisi, sulla quale concordo; la mia idea, infatti, era proprio una "Roma" più proiettata verso l'oriente, col risultato di non spaccarsi nei due imperi romani (oriente ed occidente).
Stavo pensando ad una specie di "impero romano d'oriente", i cui confini sono, pressappoco: Italia, Germania, Polonia, Romania, Grecia, e tutto quello che si trova all'interno; successivamente ingloberebbe Tunisia, Algeria, Egitto, Turchia, Medio Oriente (Siria, Iraq, Palestina, Arabia settentrionale).
Essendo più compatto, al tempo delle invasioni barbariche reggerebbe meglio, perdendo principalmente Polonia e Germania; i barbari attraverserebbero quelle zone e si riverserebbero in una Francia che, non essendo mai stata annessa all'impero, è abitata solo da tribù disunite (quindi un bersaglio più appetibile, essendo più facili da conquistare di un impero unito).
Anche l'islam avrebbe molte più difficoltà ad espandersi in africa del nord, se il l'impero romano è più proiettato in quella direzione e ha conservato maggiore potere.

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Michal I invece cambia prospettiva:

Lancio una proposta. E se venisse fondata nel Peloponneso, incorporando le tattiche di Sparta e la popolazione rurale e di città on fuga dagli Spartani, potrebbe crescere. Avremmo una nuova Atene, ma militarmente simili e Sparta. Una volta presa Sparta fusione con Argo e conquista della Grecia. Filippo si troverebbe davanti un nemico per niente debole, e chissà se riuscirà a vincere. E poi?

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Ma Basileus TFT non si mostra d'accordo:

Macedonia a nord, Sparta a sud, pochissimo spazio, praticamente nessuna terra fertile tranne la Laconia e popolazione scarsissima. Lasciamo stare il Peloponneso. Se vogliamo un impero ellenico al posto di quello romano, gli unici candidati sono Cirene e Siracusa, magari Marsiglia.

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Strataghemma invece ci domanda:

Che ne pensate di questo colossale Impero Cartaginese? (cliccare sulla mappa per ingrandirla)

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Aggiungiamo la postilla dell'amico Brunello Ercoli:

Cari amici di Utopiaucronia, vorrei segnalarvi, e vi ringrazio per la cortese attenzione, un'opera intitolata « La storia romana in versi... e in musica », i cui versi sono del grande Alberto Cavaliere, da me messi in musica in modo da comporre 63 canzoni. L'opera inizia con l'arrivo di Enea sulle coste laziali e si conclude con la caduta nel 476 dell'impero romano. Se è vero che lo stile dell'opera risente un po' del tempo, bisogna pure dire che ciò non guasta, in quanto l'arricchisce di quella vena un po' retorica spesso tipica del cantastorie. Inoltre è pervasa da una leggera ironia che la rende piacevole e divertente, e ciò senza togliere niente all'affidabilità storica. Potete trovare l'opera a questo indirizzo. Buon ascolto a tutti!

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Chiudiamo con un divertissement raccontatoci dal Marziano:

21 Aprile 753 a.C.: Remo ha appena ucciso Romolo. Gli amici gli chiedono:

-Adesso fonderai un città! -

- NO! Fonderò un paesello. -

- Lo chiamerai Roma?!? -

- Macchè: Lo chiamerò PIZZOLUNGO!!! -

- E perchè? -

- Perchè voglio farmi due risate alle spalle dei Posteri. Immagino quando gli studenti dovranno studiare le vicende dell'Impero PIZZOLUNGano; le gesta delle invitte Legioni PIZZOLUNGane; le istituzioni del Diritto PIZZOLUNGano e, in special modo, le risate più sonore voglio farmele pensando ad Albano Carrisi che ha sposato PIZZOLUNGhina Power!!! -

(barzelletta narrata da Marcello Marchesi)

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Per partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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