L'ucronia di Arlosoroff

di Falecius

Haim Arlosoroff

Ancora oggi, l'omicidio del leader del Mapai Haim Arlosoroff, avvenuto il 16 giugno 1933 a Tel Aviv, è un mistero insoluto della storia sionista. Per anni la sinistra sionista ne ha accusato i revisionisti, mentre questi ultimi hanno sempre sostenuto la tesi dell'omicidio per ragioni personali e non politiche. Arlosoroff è un personaggio di estremo interesse, perchè fu praticamente l'unico importante esponente sionista a sostenere il dialogo con i palestinesi negli anni '20 e '30. Se fosse sopravissuto, l'ascesa di ben Gurion, fautore del "Muro di ferro", e di un Israele esclusivamente ebraico, avrebbe incontrato un ostacolo.

Due sconosciuti fermano ed uccidono Arlosoroff mentre cammina con la moglie sul lungomare di Tel Aviv. Il politico viene subito portato all'ospedale Hadassah. Nella nostra linea, non c'era un chirurgo in quel momento. Arlosoroff spira verso mezzanotte, con accanto Teddy Kollek, futuro sindaco di Gerusalemme.

Ma... invece il chirurgo c'è. Le condizioni di Arlosoroff sono gravi, ma sopravvive alla notte.
Il giorno dopo, la comunità ebraica di Palestina è sconvolta a leggere i giornali, si apre un'inchiesta. Sima Arlosoroff riconosce in un certo Shavsky l'uomo che ha puntato la torcia in faccia al marito. Stavsky è un militante del Betar, il movimento giovanile revisionista. Ben Gurion accusa pubblicamente il leader revisionista Zeev Jabotinsky di essere il "mandante morale" del tentato omicidio. C'è tanta gente che vuole Arlosoroff morto. Egli è il principale responsabile di un accordo con la Germania nazista che assicura a questa un mercato in Palestina, in cambio della possibilità per gli ebrei tedeschi di lasciare il paese con tutti i propri averi (se lo vogliono). Questo mentre le organizzazioni ebraiche fuori dalla Palestina stanno boicottando economicamente Hitler.
Jabotinsky grida allo scandalo, ma in realtà anche il suo partito tratta con i nazisti.
Il 17 giugno, di sera, Arlosoroff riprende conoscenza. Gli viene mostrata una foto di Stavsky. Nega che fosse il suo assalitore. Il giorno dopo, il sindacalista può camminare. Annuncia che necessario un lavoro di riconciliazione all'interno della società ebraica in Palestina. Che la violenza politica non è accettabile. Appena è dimesso dall'ospedale, il 20 giugno si reca da Jabotinsky. I due hanno un lungo colloquio, non amichevole, ma che calma notevolmente l'acrimonia tra i rispettivi partiti. "Jabo" ammette responsabilità nella campagna d'odio, contro Arlosoroff, che a sua volta dichiara pubblicamente di aver sbagliato nel suo atteggiamento (non nel merito) nella gestione dell'accordo di trasferimento con la Germania.
Nel corso dell'estate Arlosoroff ha un'intensa attività politica, intento in negoziati con gli inglesi e gli arabi. Il suo obiettivo è ottenere l'immigrazione ebraica illimitata, vista la crescita dell'antisemitismo in Europa, specialmente in Germania, Austria, Polonia e Romania. Tenta inoltre di moderare la violenza dei gruppi sionisti nei confronti dei villaggi arabi. La sua popolarità è enormemente accresciuta dall'attentato, e così i consensi che riscuote il Mapai. Al congresso sionista di Praga, in Agosto, l'accordo con la Germania, pur subendo dei ritocchi, è approvato.

Ma il colpaccio Arlosoroff lo ottiene in autunno: l'accordo con Raghib Nashashibi, sindaco arabo di Gerusalemme, e alcuni leader arabi minori (ma non l'influentissimo muftì Haj Amin al-Husayni) per creare uno Stato binazionale in Palestina. L'accordo trova l'opposizione di Husayni da parte araba, ma anche di ben Gurion e di Jabotinsky da parte ebraica. Arlosoroff esce allora dal Mapai assieme agli membri suo vecchio partito, Hapo'el ha-Tzair, e diversi esponenti della sinistra (incluso l'influente leader sindacale Berl Katznelson) e fonda assieme ai leader arabi Nashashibi e Khalidi un nuovo partito, Ahadut/Wahda (unità), che si presenta in coalizione con il movimento di estrema sinistra Mapam. Il programma è l'indipendenza della Palestina unita, di cui viene affermata l'identità araba ed ebraica, nella quale tutti gli Ebrei perseguitati potranno immigrare senza restrizioni. L'ebraico e l'arabo saranno entrambi lingue ufficiali. Alle elezioni del 1934 nell'Agenzia ebraica, Arlosoroff ottiene un successo di misura. Le elezioni amministrative nelle città arabe vedono i candidati di Wahda ottenere buoni risultati, preoccupando gli Inglesi. La richiesta di immediata indipendenza, col sostegno popolare che mostra di ricevere, li preoccupa, specialmente dopo che anche alcuni esponenti del clan al-Husayni hanno appoggiato la piattaforma di Wahda in funzione anti-inglese. Ben Gurion resta a capo di un piccolo partito, schiacciato tra i "colossi" di Ahadut e dei revisionisti (l'elettorato di sinistra ha appoggiato Arlosoroff).

L'immigrazione ebraica in Palestina conosce un picco nel 1934-35, arrivando a quasi 200.000 unità, soprattutto ebrei tedeschi, polacchi e romeni. Ora che l'immigrazione non è più contingentata, infatti, il vecchio sistema di quote territoriali e partitiche viene eliminato. Nel frattempo, si costituisce il Tanzim al-Istiqbal al-Filastin, l'organizzazione araba d'accoglienza, che collabora con l'Agenzia ebraica per accogliere i nuovi venuti, mentre il Jewish National Fund viene completamente riorganizzato e l'acquisto di nuova terra temporaneamente bloccato (il JNF sarà in seguito abolito).
Arlosoroff promuove una campagna di sfruttamento agricolo nello spopolato Negev settentrionale, dove non ci sono contadini arabi. Intanto, Ahdut/Wahda inizia a negoziare con gli inglesi la costituzione di un governo resposnasbile unico nel mandato, come primo passo per l'Indipendenza.
Nel dicembre del 1935, i contadini di tre villaggi della Bassa Galilea costituiscono il primo tajmi' (fattoria collettiva) assieme ad un piccolo nucleo di immigrati sionisti del movimento Ha-shomer Ha-tzair, un movimento confluito nella Ahdut anche in origine vicino al Mapam.
Il fenomeno è salutato con gioia dai leader di Ahdut, ma ha l'effetto di intimorire i latifondisti palestinesi, in particolare gli Husayni, già tiepidi nei confronti dell'alleanza Arlosoroff-Nashashibi. Quest'ultimo, nel 1934 è sostituito dal un altro esponente di Wahda, il borghese liberale al-Khalidi.
Gli elementi più radicali delle due etnie, espressi rispettivamente dai revisionisti e dal Supremo consiglio dell'Islam di Amin al-Husayni, iniziano a fomentare scontri armati, con qualche velato incoroggiamento degli inglesi, che temono Arlosoroff e la sua popolarità. Tuttavia, il ministero responsabile e l'autogoverno sono concessi nella primavera del 1936.
In agosto, subito dopo la rimilitarizzazione nazista della Renania, si tengono le elezioni generali dell'assemblea costituente di 120 membri, così ripartiti:

Wahda - 44 seggi
Ahdut - 18 seggi
Mapam - 4 seggi
Mapai - 5 seggi
Partito Liberale - 3 seggi
Revisionisti - 10 seggi
Supremo Consiglio Islamico - 26 seggi
Partito della Difesa Nazionale (palestinese) - 8 seggi
Unione Cristiana di Palestina - 3 seggi

Dato che Ahdut/Wahda dispone della maggioranza assoluta, resa assai più confortante dagli alleati del Mapam e (dopo un accordo) del Mapai, Arlosoroff non ha problemi ad ottenere l'incarico di Primo ministro, affidando a ben Gurion la direzione dell'Agenzia Ebraica e l'importante dicastero dell'Immigrazione. Col sostegno della Histadrut di Katznelson e delle maggiori organizzazioni palestinesi (che stanno creando un framework di strutture sociali in parte modello sionista) Arlosoroff si dedica a gestire una situazione promettente ma anche difficile. Gli obiettivi sono quelli di stendere una Costituzione accettabile anche per l'opposizione, in particolare Husayni e Jabotinsky, e ottenere l'indipendenza dagli inglesi in modo pacifico. In tutto questo si moltiplicano gli attacchi di estremisti revisionisti dell'Irgun Zvai Leumi contro del sedi di Wahda e perfino della Histadrut, e dall'altro lato, dei gruppi armati legati al Consiglio islamico contro strutture sioniste e
contro gli stessi tajmi', che hanno formato un movimento sociale e sindacale (Ittihad al-Fillahin al-mujtami'in) vicino a Wahda.
Nella Haganah si ha una scissione tra seguaci di Arlosoroff e di Ben Gurion, questi ultimi sono più numerosi e iniziano a compiere azioni contro i militanti del Consiglio Islamico e gli inglesi. L'ordine pubblico si deteriora col surriscaldarsi delle passioni politiche, ponendo ad Arlosoroff una serie di problemi, che vengono però ben gestiti dal moderato e responsabile ministro delgli Interni, al-Khalidi. Ben presto in Wahda il dibattito si fa rovente sulla questione della riforma agraria, richiesta a gran voce dalla Ittihad ed osteggiata da Nashashibi e dalla sua corrente nel partito.

La bozza di Costituzione, da sottoporsi a referendum confermativo, è emessa nell'ottobre 1937, dopo estenuanti discussioni. Al suo interno è prevista una radicale riforma agraria, approvata con un solo voto di margine. Non si fa cenno al mandato né alla dipendenza dall'Inghilterra. Il primo articolo dichiara che "lo Stato di Palestina è in perpetuo lo Stato del popolo ebraico e del popolo arabo palestinese, e la sua terra interamente ed indivisibilmente è la terra d'Israele (Eretz Yisrael), la terra del popolo arabo di Palestina e la terra Santa dei cristiani e dei musulmani. La sua capitale eterna è la santa città di Gerusalemme. Esso assume la forma repubblicana e stabilisce l'inviolabile libertà e l'uguaglianza dei suoi cittadini".

Il governo Arlosoroff, per mezzo del responsabile agli esteri Moshe Shertok (che poi cambierà il nome in Sharett) avvia con la Gran Bretagna trattative per l'indipendenza, obiettivo condiviso da Ahdut/Wahda e dall'opposizione tanto araba che ebraica. Sir Peel, il plenipotenziario inglese, si mostra disponibile, ma il governo di Sua maestà ha delle precise richieste: la più scottente è il mantenimento della basa navale inglese di Haifa, che viene infine accordato con un trattato decennale. Il trattato di Akka, sancisce il ritiro britannico dalla Palestina entro il 1938, il mantenimento di relazioni amichevoli tra i due paesi e uno stretto coordinamento in campo militare; viene anche stabilito un sistema di consultazione permanente sulla politica estera ed un regime commerciale di favore. Il 24 febbraio 1938 lo Stato Libero di Palestina proclama la propria indipendenza. il 4 marzo si tengono le elezioni generali, a suffragio universale sopra i 18 anni, del presidente della
Repubblica, della Camera dei Deputati (eletta con sistema proporzionale) e del Senato (eletto con sistema maggioritario, con voto separato per Arabi musulmani, Arabi cristiani ed Ebrei; musulmani ed ebrei hanno entrambi il 45% per cento dei seggi, i cristiani il 10%). Risulta eletto presidente Raghib an-Nashashibi, Ahdut/Wahda emerge come primo partito con 66 deputati su 120 e 37 senatori su 70. Arlosoroff è confermato Primo Ministro. Martin Buber riceve il dicastero dell'Istruzione, Shertok rimane agli Esteri e Ben Gurion all'Immigrazione, al-Khalidi agli Interni, Arthur Ruppin del Mapai ai Lavori Pubblici, Katznelson al Lavoro e Sicurezza Sociale, Abd-ul-Qadir al-Husayni alla Guerra; Tra i primi atti del nuovo Stato, immediatamente riconosciuto dall'Unione Sovietica e dalla Francia, e subito dopo da Egitto, Iraq, Giappone e dal governo etiope in esilio, vi è l'invio di una divisione ebraica e di tre reggimenti arabi a sostegno della repubblica spagnola. Un gruppo di soldati perlopiù ebrei agli ordini del generale Orde Wingate (un inglese passato al servizio della Palestina) si trasferisce con avallo ufficioso del governo a combattere i fascisti in Etiopia, assistendo i partigiani del cagnasmac Abebe Aregai. La Germania nazista riconosce il nuovo Stato ad agosto. Nel paese vivono circa 650000 ebrei e 900000 arabi. Le leggi razziali in Italia e l'Anschluss portano una nuova ondata di immigrati: tra questi, Enrico Fermi, Emilio Segrè ed Elise Meitner, che si sono occupati delle reazioni nucleari a catena dell'uranio.
Nel 1939 la Palestina sottoscrive un alleanza militare difensiva con la Francia , malgrado sostenga l'indipendenza dei mandati francesi di Siria e Libano.
Il Paese conosce un notevole sviluppo economico, che attira un numero crescente di ebrei dall'Europa occidentale, spesso con grandi disponibilità di capitale.
Viene attuata con successo la riforma agraria, che spezza il potere dei latifondisti arabi, facendo tramontare la forza degli Husayni. Il clan rivale dei Nashashibi invece si insedia comodamente ai vertici dello Stato, pur perdendo la terra mantiene un notevole potere.
Alla fine del 1939 iniziano le ricerche sull'uranio al Dipartimento di Fisica della nuova università di Arad, nel Negev, sotto la guida di Meitner e Fermi. Nel frattempo malgrado la notevole abilità mostrata dalle truppe palestinesi, Madrid cade ai franchisti nel luglio del 1939. Nella primavera dello stesso anno l'Italia occupa l'Albania. Arlosoroff, convinto antifascista, convince il parlamento a votare un notevole aumento degli stanziamenti militari, ed assicura a Francia ed Inghilterra il sostegno incondizionato della palestina in caso di attacco tedesco o italiano.
La crisi di Danzica esplode e il 1 settembre 1939 la Wehrmacht invade la Polonia. Il tre settembre, Francia, Inghilterra, e Palestina dichiarano guerra alla Germania. L'obiettivo di salvare gli ebrei tedeschi viene subordinato alla speranza di battere Hitler. Tuttavia, esponenti delle autorità ebraiche sioniste restano nell'Europa nazista con lo scopo di negoziare un miglior destino per le centinaia di ebrei locali, sotto la guida di Levi Eshkol.
Nel 1939 le potenze dell'Asse prendono accordi con Amin al-Husayni per destabilizzare la Palestina. L'Italia progetta un offensiva contro l'Egitto e la Palestina, Hitler vuole distruggere lo stato "ebraico" e aprire un fronte contro gli inglesi, ed è interessato al petrolio iracheno. Il crollo della Polonia, che ospita la maggiore comunità ebraica d'Europa dopo quella sovietica, porta all'istituzione dei ghetti e degli Judenrat. Adolf Eichmann diventa segretario nazista degli Affari Ebraici.
In inverno gli unici eventi militari riguardano la guerra russo-finnica e gli ultimi spasmi della resistenza etiopica; in Germania si elabora il piano Manstein per la conquista della Francia. In Palestina entra in produzione il carro armato "Rakib" (cavaliere), basato un progetto Shkoda, di cui 80 unità sono pronte per essere schierate in Francia nella primavera del 1940, sotto il comando del giovane maggiore dell'esercito Moshe Dayan (da poco padre della piccola Yael).
Quando in aprile le divisioni di Guderian invado l'Olanda ed il Belgio, che crollando rapidamente, ed irrompono poi in Francia, trovano la scomoda sorpresa del VI reggimento corazzato palestinese. I Panzer tedeschi sono obbligati a ritirarsi con serie perdite, anche perché Dayan avuto l'audace idea di formire ai suoi uomini armi anticarro da 86 mm, recentemente sviluppate dagli inglesi, E dispone di Rakib per sfruttare le brecce aperte tra i tank nemici.
La linea tedesca ovviamente si riorganizza in fretta, e Dayan è costretto a ritirarsi dalla pura forza dei numeri; ma questo dà al colonnello de Gaulle il tempo e la prova provata per mettere in atto i suoi piani con le truppe corazzata francesi, ben più numerose anche se meno addestrate, e permette al BEF di abbandonare Dunquerque e stabilire una linea difensiva più a sud.
I tedeschi ottengono un notevole successo sulla Somme, e da Gaulle, pur ottenendo notevoli successi e facendo sanguinare i tedeschi, semplicemente non ha le forze e il sostegno politico sufficienti per fermarli. Mussolini sta alla finestra e continua a cospirare con al-Husayni. Infine, il 12 luglio, con i tedeschi alle porte di Parigi, decide di intervenire.
La sua offensiva sulla Alpi è quasi un disastro, ma distoglie abbastanza truppe francesi. Nel frattempo si inizia ad organizzare l'invasione dell'Egitto dalla Libia.
L'intervento italiano porta il muftì allo scoperto: inizia la cosiddetta "rivolta degli effendi" contro lo Stato binazionale, il socialismo del governo, l'alleanza con le democrazie, la riforma agraria e il clan Nashashibi; contro troppe cose, in definitiva per avere successo. Arlosoroff, che è a corto di uomini per via della campagna di Francia, decide quindi di arruolare i membri dell'Irgun per sconfiggere i latifondisti arabi. Questi, però devono giurare fedeltà alla Palestina binazionale.La maggior parte accetta, ma un gruppo, di cui fa parte Menahem Begin, rifiuta e si unisce al Lehi, la fazione di estrema destra guidata da Avraham Stern, che ha essa stessa contatti con l'Asse. La maggior parte dei sionisti revisionisti, incluso lo stesso Jabotinsky, a questo punto appoggiano in qualche modo l'odiato Arlosoroff pur di tenere a bada gli arabi. Ma Arlosoroff fa anche qualcosa che Jabotinsky disapprova completamente: in settembre, ordina di armare i Fallahin contro i
proprietari terrieri. Alla rivolta degli effendi contrappone la rivolta contadina.
Quello che NON fa invece, è permettere alle truppe britanniche di intervenire; sa bene che questo gli alienerebbe l'appoggio di vasti strati popolazione. Lo scontro è interno alla società palestinese, con gli ebrei che invece, appoggiano compatti una delle due parti, quella alleanza tra borghesia urbana produttiva (al-Khalidi) e contadini, rappresentati dal movimento dei tajmi' e dal sindacato Ittihad. Alleanza che paradossoalmente è rappresentata dal presidente della Repubblica Nashashibi, un latifondista egli stesso. Alla rivolta degli effendi segue dunque la rivoluzione dei fellahin.
Il 27 luglio Parigi cade. Il 18 Agosto non c'è praticamente più un esercito francese di cui valga la pena di parlare, il governo francese a Bordeaux è nel caos, e le sole forze operative della guerra sono il BEF, che difende Normandia e Bretagna ma ha subito serie perdite, e le tre divisioni palestinesi, ritiratesi in Borgogna.
La fine della rivolta degli Effendi, nel febbraio 1941, con la fuga di haj Amin in Iraq via Giordania, lascia una Palestina molto diversa: l grande proprietà terriera non esiste praticamente più, sostituita da fattorie collettive di piccole dimensioni. La borghesia, sia araba che ebraica, risulta arricchita; le industrie dispongono di capitale, manodopera e sostegno politico. L'aver combattuto assieme cementa il sentimento nazionale dei palestinesi arabi ed ebrei; agli ex ribelli, come anche agli ex Irgun, viene proposto di unirsi all'esercito inglese in Egitto, che sta respingendo gli italiani di Graziani indietro, in Cirenaica; i capi della rivolta invece vengono imprigionati (la pena di morte è proibita dalla Costituzione).
In Cirenaica viene sperimentato per la prima volta una versione modificata del Rakib, il Buraq (dal nome dell'animale mitologico che condusse Maometto nel suo viaggio celeste, partendo dalla roccia di Gerusalemme) adattato al deserto e testato già nelle operazioni contro effendi attorno Betlemme.
Nel 1942, a Dimona nel Negev, Fermi, Meitner, e Bethe mettono in funzione il primo reattore nucleare della storia. nel 1943, il team di robert Oppenheimer ed Edvard Teller negli stati uniti farà la stessa cosa a Chicago. Entrambi i gruppi, ed anche un team tedesco guidato da Werner Heisenberg, sospettano che l'energia nucleare possa essere creata nuove, potentissime armi.

 

Bet Eretz, Rehavia, Gerusalemme Ovest. 18 Dicembre 1944

Sulla scrivania di Chaim Arlosoroff c'è una pipa spenta. E ci sono delle lettere ancora sigillate. Una è di Abdallah, emiro di Transgiordania, un'altra di re Faruq d'Egitto, la terza del presidente libanese Khoury. Sa cosa contengono: le bozze dei trattati amicizia e vicinato dell'accordo istitutivo della lega Araba. Deve vederli, leggerli ed inviare il suo parere. Un foglio scritto per metà a penna contiene la proposta: un vertice arabo, da tenersi magari a Beirut. Gerusalemme sarebbe perfetta, ma meglio che gli ebrei non facciano i padroni di casa, come faceva notare Nuri Sa'id. Bisogna invitare il Senusso? E Muhammad V del Marocco? O il bey di Tunisi? Beirut o Damasco allora. I siriani non si sono fatti sentire granché. Ma no, non oggi. Occorre aspettare. Le dita del Primo Ministro di Palestina tamburellano nervosamente sul tavolo. Yoel Palgi. Tutto dipende da lui.
Arlosoroff si alza. Non ha voglia di leggere le proposte dei capi arabi. Potrebbe passarle a Shertok... ehm, Sharett. Le pila di fogli sul tavolo, solitamente, sono ordinate, per cartelline, con meticolosità. Ma non oggi. i telegrammi di Dayan (fronte francese) Abd-alQadir al-Husayni (fronte jugoslavo) e Qawuqji (fronte italiano) sono sparsi alla rinfusa. Ne legge qualcuno, a casaccio. Fissa con intensità la grande carta geografica appesa alla parete bucherellata dai forellini di centinaia di puntine colorate per segnare le posizioni. Vorrebbe forarla con lo sguardo, bruciarla. Il suo sguardo corre dall'angolo inferiore destro, dov'è lui, adesso, la stellina che indica Gerusalemme, verso nord, verso est, lungo le immaginarie onde del mediterraneo fino a quell'aeroporto militare di Tsahal, sull'Adriatico, dove la costa italiana si impunta e fa angolo. Da lì, dritto verso nord, Venezia, poi le Alpi, e oltre quelle, nella parte alata a sinistra della carta... l'odiata
Germania. Nella cartina sono la parte inferiore emerge dall'indefinito, pauroso nord. come un mostro che dall'altro cali sulla preda. Però la Baviera si vede bene. Chissà dov'è ora... Andata? Ritorno? Nessuno può saperlo. Il silenzio radio è indispensabile.
Si siede ancora. Carica la pipa, svogliatamente, ma non l'accende.
Bussano. Sobbalza. Chi è?
Il maggiore Menachem Begin entra sorridendo, attenti, saluto. Gli occhi gli brillano di gioia.
-Hitler è morto, signor Primo ministro. - dice.
- Signori, propongo un brindisi.- dichiara il Ministro della Difesa, Musa al-Husayni. Spumante per gli ebrei e i cristiani, tè per i musulmani. I bicchieri tintinnano l'uno contro l'altro. Gli occhi di molti sono lucidi di gioia... Lise Meitner abbraccia il ministro dell'Educazione Buber, mentre Henrik Omed, raggiante, stringe le mani e parla di nuove applicazioni pacifiche. Il capo di stato maggiore Yigal Allon si avvicina al rettore dell'Università del Monte Scopus, il professor Ahadsela, che fissa il suo spumante con aria triste. Lui, l'ideatore della formula terribile che ha permesso ad Omed di costruire l'arma. Premio Nobel per la Fisica. Forse il fisco più celebre del mondo, si sente un criminale dei guerra, un assassino di massa. Sa che l'esplosione su Berchtesgaden no ha ucciso più di tremila persone, in gran parte militari, alti gerarchi del Reich. ma sa anche che lui, Omed, Meitner e gli altri hanno messo nelle mani irresponsabili dei politici un'arma spaventosa.
Avrebbero potuto sganciare la bomba su Berlino, Vienna, Amburgo... rabbrividì. In fondo, nonostante il cognome ebraicizzato, in fondo è ancora un tedesco. In fondo al cuore è ancora Albert Einstein.
Al suo ritorno, Yoel Palgi è un eroe. L'uomo che ha sganciato la bomba atomica di Omed sul nido di Hitler, Berchtesgaden, e ha decapitato il nazismo, con solo, netto colpo di ghigliottina atomica, lasciando tutti gli altri alleati attoniti lungo le linee del fronte. La piccola Palestina, all'improvviso, è la massima potenza mondiale. Impossibile combattere con un nemico che ha quelle armi. Un nemico ebreo...
Radio Londra trasmette incessantemente:
"Oggi, alle 9 e trentadue minuti, ora dell'Europa centrale, un squadriglia dell'Aviazione Palestinese ha sganciato tre tonnellate di bombe esplosive ed un solo ordigno di nuovo tipo, che impiega la forza del nucleo atomico per sviluppare una energia tremenda e mai vista, sopra al quartier generale di Adolf Hitler a Berhchtesgaden, in Baviera. Il quartier generale è stato completamente distrutto. Hitler, assieme ai suoi più stretti collaboratori, era all'interno al momento dell'attacco. Tutte le strutture militari naziste nell'area soono state ugualmente spazzate via. L'ammiraglio Doenitz, il supersite di più alto livello della gerarchia nazista, ha dichiarato la resa incondizionata mezz'ora fa, appena ha avuto conferma della notizia... La guerra in Europa è finita".

Il Corriere della Sera del 14 Ottobre 1982

Dal Corriere della Sera del 14 Ottobre 1982:

ARLOSOROFF, TRE MILIONI AI FUNERALI
Folla incredibile a Gerusalemme per il leader palestinese


La Salma dell'ottantatreenne ex primo ministro e presidente palestinese, Haim Arlosoroff, che ha guidato la Palestina per ben 48 anni, e per almeno venti è stato l'eminenza grigia dell'Unione Semitica, è stata interrata oggi nel cimitero ebraico di Gerusalemme.
Ai funerali erano presenti i principali Capi di Stati del pianeta. Per l'Italia, la presidente della Repubblica Rita Levi Montalcini ed il ministro degli Esteri Enrico Berlinguer. L'Unione Sovietica era reppresentata ai massimi livelli da Michail Gorbacev, segretario del PCUS, e dall'accademco Andrej Sacharov, Capo dello Stato, gli Stati Uniti dal Presidente Theodore Kennedy, la Germania dal Cancelliere Brandt, la Gran Bretagna dal Principe Carlo di Galles, la Federazione Africana dal Segretario, il voltese Thomas Sankara. L'ayatollah Ruohollah Khomeyni, Rahbar della Repubblica Iraniana, ed Ubayd Barzani, vicepresidente del Kurdistan Meridionale, attualmente segretario di turno dell'Unione Semitica, hanno tenuto le orazioni funebri come rappresentati internazionali. Dopo di loro, ha parlato il deputato ebreo palestinese Uri Avnery, rivolgendosi agli abitanti della Palestina, ed il giudice della Corte Suprema Haim Cohen, ricordando la Shoah ed il ruolo importantissimo di Arlosoroff nel salvare le comunità ebraiche d'Europa assalite dal nazismo. Dall'avversario politico Yitzhaq Shamir, un toccante omaggio; Yasir 'Arafat, suo successore alla presidenza della Repubblica (carica che Arlosoroff ha ricoperto per tre mandati) ha interrotto il proprio discorso per la commozione.

Il ruolo di Arlosoroff nella poltica del medio Oriente è senza dubbio essenziale. Anche se alcuni storici, di recente, hanno posto l'ipotesi che oggi la situazione sarebbe migliore se nel corso degli anni Trenta il suo rivale nel Mapai e nella sinistra ebraica di palestina, David ben Gurion, avesse ottenuto la maggioranza.

Il culmine della lunga cerimonia funebre, degna di un vero Padre della patria, è sttao il discorso del supersite dell'Olocausto e senatore palestinese Primo Levi, ebreo d'origine italiana, membro della Ahdut, il partito fondato nel 1933 da Arlosoroff stesso, scrittore e premio Nobel.

"L'insegnamento che Haim ci ha lasciato, e che resterà a lungo nella storia, è riassunto nel nome stesso del nostro partito: Ahdut, Wahda, Unità. Armato di questa sola parola, Arlosoroff ha unito in Palestina ebrei ed arabi, e poi, con una politica visionaria e pragmatica, ha dato vita all'Unione Semitica, che oggi, dal Golfo all'Oceano e dal Mediterraneo al Juba, riunisce una grande e prospera comunità di popoli democratici, liberi; un segno di pace di fronte all'Europa divisa, un monito che l'uguaglianza del blocco sovietico e la libertà dell'occidente non sono inevitabilemente nemiche, che possono essere conciliate. Ed egli è un precursore, in qualche modo, della riconciliazione a cui stiamo assistendo oggi grazie ai presidenti kennedy e sacharov."

Dopo di lui, hanno preso la parola il primo ministro indiano Indira Gandhi ed il presidente sudafricano Mandela, citando il grande contributo di Arlosoroff alla lotta di decolonizzazione eal suo svolgimento prevalentemente pacifico. Perfino il presidente francese Mitterrand, malgrado la nota, viruenta ruggine creata dall'intervento palestinese in algeria, ha elogiato davanti alla stampa il compianto leader ebraico. Assieme al maresciallo Tito e al leader indocinese o Chi Minh, Arlosoroff è stato uno dei più importanti capi che hanno portato al usccesso del movimento dei non allineati ed ha ostacolato il diffondersi della rivalità est-ovest nei paesi decolonizzati, aiuntando il mantenimento della stabilità in una regione strageica come il medio oriente. l'augurio di chi scrive è che il successore alla presidenza Arafat, ed il nuovo segretario del blocco regionale dell'Unione Semitica, il generale Muhammar al Qaddhafi, possano seguire sulla sua strada. Tuttavia, l'assenza di qualsiasi rappresentate del nuovo regime iracheno di Saddam Husayn Takriti, pur membro dell'Unione, fa presagire che i tempi facili per il medio oriente siano finiti, e che ai successori di Arlosoroff si prospettino tempi duri... Lo stesso Rahbar Khomeyni, nel suo discorso, ha adombrato scenari di rapporti difficili con l'Iraq.
Non è una mistero che, con la scomparsa di Arlosoroff, il regime iracheno potrebbe perdere i freni al suo esplicito irredentismo, minacciando la precaria indipendenza del Kurdistan, della quale Arlosoroff è stato uno degli artefici e garanti.

Falecius

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Citiamo la proposta di MattoMatteo:

In Argentina gli immigrati italiani (e i loro discendenti) sono la maggioranza della popolazione; l'unico motivo per cui l'italiano non è mai diventato la prima lingua del paese, è che al tempo delle emigrazioni quasi tutti gli italiani (compresi quelli rimasti in italia) parlavano solo in dialetto; comunque l'italiano ha fortemente influenzato lo spagnolo parlato nel paese. Tra gli argentini con antenati italiani c'era anche Juan Peron, presidente tra il 1946 e il 1955 e tra il 1973 e il 1974, anno della sua morte.
Ebbene, che succede se Peron, vista la notevole presenza di immigrati europei in argentina, apre un canale privilegiato (politico ed economico) con l'europa, evitando quindi la crisi economica argentina che portò alla sua cacciata e alla presa di potere dei militari?
E' possibile che, quando verrà fondata nel 1957, la CEE comprenda anche l'Argentina?.

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Cui replica il grande Bhrghowidhon:

Due domande che non vogliono influenzare la discussione sull'ucronia:

1) oltre ai discendenti degli "Italiani", anche i discendenti degli Spagnoli si possono considerare europei (altrimenti, se vigesse il principio che dopo due o tre generazioni non si è più "oriundi", allora anche l'italianità degli "Italiani" sarebbe ormai svanita) e dunque l'europeità dell'Argentina vale per tutta l'America (non solo Latina) e in generale per tutte le Neoeurope (significativamente chiamate appunto così: Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda ecc.), di conseguenza potremmo impostare ucronie del genere per qualsiasi Stato, dall'Alaska alla Tasmania, no?

2) Dal momento che i cosiddetti "dialetti" (tecnicamente si chiamerebbero "basiletti", per evitare confusione coi "dialetti", che sono un'altra nozione, qui non pertinente) dell'Italia (questo interpreto con "italiani", altrimenti sarebbero solo le lingue dal corso/sardocorso al siciliano passando per la Penisola Appenninica) includono - sia in generale sia per quanto riguarda specificamente gli Immigrati in Argentina - molte lingue (dal sardo al "gallo-italico" o "padano" al friulano) che non solo differiscono dal fiorentino più di quanto ne differisca il castigliano, ma addirittura più distanti dal castigliano che quest'ultimo dal fiorentino, allora l'immigrazione non iberoromanza in Argentina e altri Paesi dell'America Latina può essere considerata, anziché una specifica italianizzazione (che per quanto riguarda il fiorentino, appunto, non è avvenuta dal momento che la massima parte degli Immigrati non lo parlava né leggeva e per quanto riguarda il cosiddetto "dialetto" non sussiste quando quest'ultimo non è italoromanzo, cioè compreso fra corso, toscano, laziale-umbro-marchigiano, meridionale medio e salentino-calabrese-siciliano), piuttosto un'estensione all'intera Neolatinità, per cui i Paesi Iberoamericani (Ispanoamericani / Brasile) diventa veramente "Latinoamericani" senza ulteriore specificazione, giusto?
Se sì, l'appartenenza dell'Iberoamerica all'Europa - già effettiva al 100% e che vale altrettanto per tutte le Neoeurope (anche anglosassoni ecc.) - si trasformerebbe, in questa ucronia, in 'dissolvimento' dell'ibericità (di fatto ispanità per l'Ispanoamerica e lusitanità per il Brasile) verso una più generale neolatinità e potrebbe contribuire a orientare verso un'unificazione veramente 'nazionale' i Paesi di lingua romanza in Europa.

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Passiamo alla proposta di Lord Wilmore:

Su questa pagina del sito ImaginaryMaps ho trovato la cartina sottostante, che mostra un ipotetico stato federale nel Caucaso del Nord. Quali modifiche ucroniche bisogna apportare alla nostra Timeline, onde permettere la sua esistenza? Ed esso farà la fine della Jugoslavia, o avrà sorte migliore?

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La parola passa a feder:

Lo spirito del Buon Dottore

Quanti mali si sarebbero ottenuti evitando la salita al potere di Chang Kai-Shek! Innanzitutto, senza il suo militarismo accentratore, la Repubblica fondata da Sun Yat-sen sarebbe rimasta tale, evitando di discendere in quella sottospecie di parodia stracciona del quasi contemporaneo Reich di Hitler. Il governo di Nanchino, quando unitario, avrebbe limitato al massimo gli spargimenti di sangue tra cinesi, reindirizzando le animosità in ottica anti-giapponese, del resto, unico, vero nemico della nazione. Era indubbiamente possibile cooptare alcuni, se non tutti i signori della guerra dell'entroterra in un nuovo fronte nazionale, senza piegarsi alla loro corruzione. E, dulcis in fundo: se i nazionalisti non avessero preso il controllo del Kuomintang, e per converso, della Repubblica, i comunisti non sarebbero stati purgati, evitando l'insorgere della guerra civile. Difficile infatti pensare a un Mao che scala le gerarchie senza la scomparsa di tutta quella generazione di politici e ideologi che il partito lo avevano fondato e plasmato per anni: prima della Lunga Marcia, quel pericoloso elemento non contava nulla ed era uno zero assoluto.

Senza la dittatura del Generalissimo, dunque... la Repubblica si sarebbe evoluta rapidamente, spazzando via i germi del colonialismo e delle istituzioni feudali, grazie alla cooperazione di nazionalisti e comunisti. Vediamo, quale potrebbe essere un buon nome per il leader di questa Cina democratica? Forse proprio Wang Jingwei, dalle nostre parti infame collaboratore dei giapponesi nello stupro e macello di milioni e milioni di suoi connazionali, ma inizialmente membro di sinistra del Kuomintang. Basterebbe che quest'ultimo riuscisse a imporsi come successore del Buon Dottore, nel marasma apertosi alla sua morte: difatti, finché fu in vita Sun Yat-sen, comunisti e nazionalisti lavorarono assieme per portare a termine il rinnovamento della rivoluzione.

I cinesi uniti avrebbero integrato il Tibet e le aree più sperdute del Paese con delle spedizioni simili a quella del '25, potendo inoltre porre una pesante ipoteca sul controllo della Mongolia a Mosca, forse arrivando per giunta a ipotizzare un condominio del Paese. Bisogna comunque ricordare che Sun Yat-sen fu un grande amico dell'URSS; in caso di un prolungamento della sua linea politica, molto probabilmente il Giappone non si sarebbe arrischiato ad attaccare la Manciuria, sapendo che si sarebbe trovato davanti le maggiori potenze d'Asia alleate. Idealmente, la situazione sarebbe proseguita mantenendo alta la tensione, ma senza che una delle due parti si sentisse abbastanza forte da invadere i possedimenti dell'altra nel tentativo di soggiogarla. Questo sarebbe favorito dal fatto che senza il trionfo in Manciuria, che illuse grandemente i giapponesi circa la portata e la qualità del proprio esercito, l'esercito non otterrebbe mai abbastanza prestigio da sfidare il primato dell'imperatore sulla cosa pubblica, il quale, verosimilmente, avrebbe proseguito una sua politica di neutralità. La marina avrebbe sostituito l'esercito al governo, ma dubito che avrebbe scatenato una guerra, né contro la Cina, né contro gli Alleati.

Forse il Giappone avrebbe soddisfatto la sua fame espansionistica prendendo in custodia le colonie francesi successivamente al tracollo di Parigi di fronte all'avanzata tedesca. Chissà cosa sarebbe potuto succedere allora? Verosimilmente, gli Alleati avrebbero accettato il fatto compiuto, pur chiudendosi in una sorta di muta ostilità (e.g. cessazione del commercio di generi di prima necessità, quali cibo e petrolio, onde spingere l'arcipelago allo strangolamento), sempre più accentuata, nei confronti di Tokyo. Ma la vera domanda è la seguente: con i sintomi dell'accerchiamento da tre lati (Corea, Mar Cinese, Indocina) ormai palesi, Nanchino avrebbe accettato il fatto compiuto?

Io tendo a pensare di no, che le ostilità reciprocamente accumulate, per quanto ritardate, sarebbero comunque scoppiate in una guerra. Ma che differenza, come guerra! Innanzitutto, la Cina sarebbe compatta e modernizzata, tutto il contrario del nostro scenario. Si combatterebbe una lunga guerra di frontiera nelle giungle del Vietnam e sul fiume Yalu, più simile alle trincee del conflitto europeo da poco concluso che alla enorme mattanza di vite umane sperimentata nella nostra timeline dalla povera Cina. Probabilmente la situazione si sarebbe bloccata così, in maniera poco entusiasmante, per qualche anno, dal momento che non immagino Tokyo desiderosa di effettuare molti sbarchi sul continente (verrebbero subito rintuzzati dall'esercito cinese) e non immagino la Cina avere sviluppato in soli quindici anni una capacità industriale tale da mettere in crisi il Giappone sul mare (tanto più che le tecnologie aeree e navali a disposizione della Repubblica sarebbero quanto mai antiquate). La guerra verrebbe sbloccata dall'intervento sovietico sullo scadere del '45, ma a quel punto c'è da chiedersi se sarebbero intervenuti gli Alleati o meno: in caso affermativo, la guerra finisce con Taiwan che ritorna all'ovile e il protettorato su Corea e Indocina (rispettivamente riunificate, come da progetto di Ho Chi Minh) alla Cina, che crea una sua Sinosfera di Prosperità parallela, e il Giappone spartito in quattro, come abbiamo già ipotizzato; in caso negativo, si addiviene a una pace bianca sul principio dell'uti possidetis (il Continente ai cinesi, il Mare ai giapponesi). In ogni caso si tratterebbe di un conflitto molto meno sanguinoso del nostro.

Cosa accadrebbe dopo dipende tutto dagli equilibri interni alla politica cinese e da come si evolverebbe il sistema democratico impiantato da Sun Yat-sen e coltivato da Wang Jingwei (sviluppo che, a dire il vero, ho già trascurato nell'ipotizzare la tenuta della grande guerra). In linea di massima, è comunque pacifico sostenere che: nel caso 1) avremmo un terzo polo indipendente, in ottica di guerra fredda; nel caso 2) assisteremmo a una continuazione della contrapposizione eterna fra Giappone e Cina, con il primo a fare le veci del capitalismo e dell'imperialismo e la seconda a promulgarsi patria dell'anticolonialismo e della libertà democratica (il seggio della Francia al Consiglio di Sicurezza dell'ONU va a Tokyo). Chiaro inoltre che in un mondo siffatto, il comunismo (inteso come modello staliniano) resta un fenomeno solo europeo: esiste un'internazionalismo, ma non si tinge di rosso, bensì acquista il tenore di una generica lotta per l'indipendenza e il diritto al progresso di ogni popolo, il cui sapore ha un retrogusto di nazionalismo. A vederla così, sembra pazzesco affermare che Cina e India sarebbero amiche (Nehru prenderebbe certamente spunto dal modello cinese per attuare il suo piano di riforme), il Pakistan sarebbe molto meno importante e il mondo si risparmierebbe anche le sanguinose dittature di Pol Pot, del re di Thailandia e della giunta militare birmana, tutte giustificate, in qualche modo, dalla presenza del comunismo cinese a due passi dalla porta di casa. E oggi... non staremmo a sentire dei crimini dell'esercito birmano, che spara sulla popolazione indifesa proprio sotto Natale.

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Gli risponde Alessio Mammarella:

Secondo me il Giappone aveva un sistema troppo militarista per non condurre una grande guerra. Nel caso in cui la Cina fosse rimasta unita e alleata dell'URSS, i nipponici si sarebbero trovati di fronte in pratica la stessa situazione che c'era sul finire del XIX secolo (la Russia zarista aveva un forte ascendente sulla Cina in quegli anni) quindi forse avrebbero cercato di riproporre lo stesso schema: una guerra contro la Cina e poi contro l'URSS. Magari sembra stupido, ma giapponesi nelle loro scelte strategiche sono stati caratterizzati spesso da una certa ritualità. Se pensiamo (non so se avete letto qualcosa di quella tesi che vi ho girato qualche tempo fa) che contro gli americani sognavano di ripetere lo schema di Tsushima...
In questo caso, avrebbero trovato un pretesto per attaccare la Cina per condurre una veloce campagna come quella del 1895: ovviamente non ci sarebbero riusciti, come hai già detto tu Feder. Se a livello navale avrebbero probabilmente distrutto la flotta cinese, anche se questa fosse stata moderna, a livello terrestre non sarebbero riusciti a sfondare in Manciuria. L'esercito terrestre giapponese era, dal punto di vista dell'organizzazione e dell'armamento, piuttosto simile a quello italiano del tempo. Mancava di artiglierie e mezzi corazzati adeguati a condurre una guerra "alla tedesca". I cinesi, da parte loro avrebbero giocato ad allungare il conflitto, contando sull'esaurimento delle risorse giapponesi, che avrebbe magari anche permesso la vittoria con travolgente inseguimento dei giapponesi in ritirata attraverso la politica coreana. Per accelerare la vittoria o perlomeno conseguirla, immagino che i giapponesi avrebbero dato fondo alle loro scorte di armi infami (chimiche o addirittura biologiche). Temo quindi che sarebbe stata una guerra molto sanguinosa e crudele.
In ogni caso, penso che il Giappone sarebbe arrivato già debilitato all'inizio della II Guerra Mondiale, quindi neppure in questo scenario avrebbe aderito, pur volendolo idealmente fare, all'offensiva di Hitler contro l'URSS. Credo quindi che in questo scenario la guerra tra Cina e Giappone potrebbe restare parallela rispetto al conflitto generale, e il Giappone potrebbe ad un certo momento abbandonare l'alleanza con Italia e Germania nel momento in cui si sarebbe reso conto che l'alleanza era solo platonica, non comportava alcun vantaggio, e che anzi sarebbe stato più utile coltivare rapporti con gli alleati. Il Giappone potrebbe allora essere membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, nel dopoguerra, proprio grazie la scelta di dichiarare guerra alla Germania e di inviare una quota simbolica di navi e soldati sul fronte europeo.
Al di là di queste considerazioni generali, come sarebbe potuta finire la Seconda Guerra Sino-Giapponese? Forse con una vittoria di cinese "di misura" e con la nascita di una Repubblica Popolare di Corea (la nostra Corea del Nord) in una come stato cuscinetto tra la Cina e il Giappone (quindi niente Corea del Sud, che avrebbe continuato a essere parte del Giappone). Per quanto riguarda Taiwan, i cinesi non avrebbero potuto riconquistarla, vista la superiorità giapponese a livello navale, e difficilmente avrebbero potuta ottenerla solo con il trattato di pace, grazie alla vicinanza diplomatica del Giappone alle potenze occidentali (già la soluzione trovata sulla Corea appare come benevola verso il Giappone).
Nel dopoguerra la Cina avrebbe avuto una politica internazionale simile a quella della HL, solo che, a causa della diversa impostazione interna, non avrebbe conosciuto tragedie come quella del Grande Balzo in Avanti o della Rivoluzione Culturale. Il Giappone senza trauma della sconfitta militare (quella contro la Cina non sarebbe stata affatto narrata come sconfitta) e soprattutto dei bombardamenti atomici, il Giappone sarebbe stato fautore di una politica ancora militarista, non saprei dire se risolutamente schierata a favore degli Stati Uniti oppure se tendenzialmente "terza" rispetto a USA e URSS. Temo comunque che il tuo sollievo sull'Asia meridionale e sull'Indocina sia forse eccessivo: credo infatti che proprio il Giappone, con le sue velleità di espansione e di controllo, avrebbe potuto turbare quelle zone. Il Pakistan, per esempio, potrebbe essere in questo scenario alleato del Giappone. In generale un Giappone nazionalista potrebbe essere un sostenitore dell'islam conservatore. I paesi dell'Indocina li vedo politicamente contesi tra l'influenza cinese (movimenti progressisti) e quella giapponese (tradizionalisti, militari), con USA e URSS a fare da terzi incomodi. A combattere la guerra del Vietnam potrebbero essere proprio i giapponesi, e la sconfitta potrebbe ridimensionare il militarismo favorendo l'evoluzione della società nipponica verso la democrazia e la pace. Forse oggi il Giappone non sarebbe pacifista com'è, ma sarebbe piuttosto paragonabile a un paese europeo per quanto riguarda la politica interna ed estera.
Quanto alla Cina, ci sarebbe da domandarsi se avrebbe conosciuto la stessa crescita economica della HL. Sicuramente negli anni '50-'60-'70 se la sarebbe passata meglio di quella storica, solo che il livello di sviluppo attuale è figlio anche della scelta americana di aprire alla Cina in funzione antisovietica. Miliardi e miliardi di investimenti occidentali sono andati a innescare la crescita economica cinese, e non sappiamo se in questo scenario alternativo i paesi occidentali avrebbero fatto la medesima scelta strategica. La presenza del Giappone come potenza attiva avrebbe potuto scompaginare tutti i calcoli...

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E Inuyasha Han'yō suggerisce:

Nel 1907 Chiang, che frequentava l'accademia militare di Paoting, si trasferì all'accademia militare di Stato giapponese; servì nell'esercito imperiale giapponese dal 1909 al 1911. E se avesse deciso di rimanere tra le fila nipponiche? Visto il suo passato nell'esercito nipponico, qualcuno potrebbe accusarlo di essere una spia giapponese. Magari un'accusa del genere potrebbe costargli la vita o comunque l'allontanamento irreversibile da ruoli politici e militari.

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Perchè No? tuttavia obietta:

Avere ricevuto una formazione militare in Giappone non era raro all'inizio del XX secolo, i nipponici avevano le uniche istituzioni del genere in Asia e avevano una buona fama. Molti personaggi cinesi hanno avuto legami con il Giappone: Sun Yat-sen stesso è rimasto in esilio a Yokohama e aveva dei legami con politici giapponesi di primo rango. Non credo che ciò avrebbe permesso un'accusa valida.

Per me un POD possibile sarebbe il mancato matrimonio con Song Mei-lin (madam Chiang). Era la sorella della vedova di Sun Yat-sen, Song Ching-lin. Questo creava un legame di famiglia tra il defunto Sun e Chiang Kai-Shek. Ma quest'ultimo era ancora sposato e non era cristiano, ha dovuto rima divorziare e poi convertirsi, senza parlare dei 15 anni di differenza tra gli sposi. Senza il sostegno dei Song e il legame con Sun Yat-sen, non avrebbe potuto diventare cosi potente.

Un'altra possibilità sarebbe questa: Chen Qimei, un'altro membro importante del KMT dell'epoca di Sun Yat-sen (e primo mentore di Chiang) scampa agli assassini inviati da Yuan Shikai. Sarebbe stato un successore ben più naturale di Chiang, con un'esperienza militare preziosa.

Se Chiang Kai-Shek non diventa il padrone della Cina Nazionalista, io me lo vedo diventare il padrino della mafia cinese. I suoi legami con le Triadi sono ben noti, e forse sarebbe diventato potente in un'altra maniera.

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E ora, l'idea di Daniele Fabbro:

Siamo tra il 1928 e il 1933, periodo della prima colonizzazione ebraica della cosiddetta "Oblast' autonoma ebraica" (Еврейская автономная область).
22.000 ebrei russi arrivano in questa regione aspra ed impervia al confine con la Cina, certo la regione non era pronta ad accoglierli, tuttavia i pensieri degli ebrei furono fin dall'inizio focalizzati ad un unico obiettivo: rendere realtà il mito della patria nazionale ebraica per gli ebrei sovietici.
Durante la Seconda Guerra Mondiale quei pochi ebrei che sopravvivono prima di essere condannati dai tedeschi e che riescono ad arrivare in Unione Sovietica, finiscono per ordine di Stalin nell'Oblast' estremo orientale.
Grazie alla estrema temerarietà dei coloni ebrei, però, non c'è bisogno che della colonizzazione si occupi l'NKVD. L'intera zona sembra non solo pacifica e stabile, ma anche rispettosa delle leggi sovietiche e per lo più, se non aizzati, collaborativi.
Dopo la guerra, con la scoperta degli orrori nazisti, la comunità ebraica mondiale vide nell'Oblast autonoma ebraica la speranza di fondare una propria patria permanente, anche se lontana dalla Terra Santa.
Il 29 novembre 1947 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la Risoluzione 182 che definisce lo Stato Ebraico del Khanka e lo riconosce come Stato di diritto.
Nel 1959 saliamo a quasi un centinaio di migliaio di coloni ebrei sovietici nella regione. Ovviamente, le varie nazioni del blocco opposto, durante la Guerra Fredda, non incoraggeranno mai le iniziative di collaborazione e/o colonizzazione della zona sovietica. Al contrario dei sovietici che propaganderanno l'impresa in lungo ed in largo fino a farne il simbolo de "URSS protettrice delle minoranze etniche".
 Complice del successo di tale impresa è anche la negazione da parte degli Alleati Occidentali di fondare uno Stato ebraico in Terra Santa secondo la Risoluzione 181. Al contrario, la dove nella HL c'è Israele, qui c'è la Palestina; al suo fianco invece, sorge la Giordania.
Dopo il 1991 e la caduta dell'Unione Sovietica, all'Oblast' ebraico viene concesso di più (o se lo conquista): si parla di collegamenti diretti a Vladivostok, un porto vicino (sempre nel Golfo di Pietro il Grande)(Nachodka) tutto loro e l'espansione alla regione del Lago Khanka oltre ad una autonomia amministrativa che rende l'intero Oblast' una repubblica autonoma russo/ebraica. La capitale rimane a Birobidžan.
Certo non è come avere Israele, ma i rapporti diplomatici di questo nuovo Stato lo rendono influente sia in Russia che tra le democrazie occidentali. La vicinanza con la Corea del Nord invece, fa in modo che questo nuovo Stato tenda sempre più ad alleanze con la Corea del Sud ed il Giappone.
Nessun alleato statunitense dunque. I Merkava IV (carri israeliani) presidiano il confine settentrionale della Corea del Nord e nel contempo, navi dello Stato Ebraico di Khanka approdano nei porti di Shanghai, Fukuoka, Hiroshima, Kobe, Nanchino, Hong Kong e perfino Singapore espandendo una certa influenza commerciale.

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Anche Andrea Mascitti ha voluto proporre la sua Manciuria ucronica:

La Manciuria (in cinese Mǎnzhōuguó ), ufficialmente Repubblica di Manciuria, è uno stato situato nell'estremo oriente, delimitato ad est per maggior parte dal corso del fiume Amur e racchiuso tra Russia, Mongolia, Cina e Corea del Nord.

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Bandiera della Repubblica di Manciuria

La bandiera riprende un concetto della tradizione cinese: cinque popoli sotto un'unica unione di etnie che sono rappresentate dai colori. Il significato simbolico dei cinque colori è:
Giallo: rappresenta l'etnia Manciù
Rosso: rappresenta l'etnia Han
Bianco: rappresenta l'etnia Coreana
Nero: rappresenta l'etnia Russa
Blu: rappresenta l'etnia dei Mongoli

Nome ufficiale: Repubblica di Manciuria
Capitale: Changchun
Forma di Governo: Repubblica presidenziale
Presidente della Repubblica: Han Changfu
Indipendenza: 2 settembre 1945 dal Giappone. Dalla Cina, come fantoccio giapponese, nel 1932
Superficie: 1.205.000 km²
Abitanti: 106.000.000 al 31 dicembre 2020
Densità: 88 abitanti/km²
Moneta: Yuan della Manciuria
Demografia: La maggior parte degli abitanti sono di etnia Han, i Manciù sono il secondo gruppo etnico, seppur secoli di assimilazione rendano difficile una vera distinzione tra i due gruppi. Sono presenti diverse minoranze linguistiche (coreani, mongoli russi), concentrate al confine con i paesi vicini. La minoranza giapponese è stata interamente espulsa alla fine del Secondo Conflitto Mondiale.
Lingue: Le lingua nazionali sono il cinese e il mancese. Mongolo, coreano, russo e giapponese sono riconosciute come minoranze linguistiche.
Il mancese, che stava cadendo in disuso, ha trovato vigore grazie alle spinte giapponesi prima e poi quelle sovietiche che incentivano l'utilizzo della lingua per diminuire l'influenza cinese.
Sport: Gli sport più praticati sono l'atletica, il baseball e il calcio. La nazionale mancese vanta diverse Coppe d'Asia e un paio di partecipazione ai mondiali di calcio.
Storia: La nazione nacque ufficiosamente nel 1932 sotto il nome di Impero del Manciukuò, un fantoccio giapponese che nominalmente era governato da Pu Yi, l'ultimo imperatore della dinastia Qing. Invaso dai sovietici poco prima della fine della seconda guerra mondiale, il paese avrebbe dovuto essere consegnato dall'URSS direttamente alle forze maoiste, ma la disfatta dei comunisti cinesi spinse i sovietici a costituire nei territori occupati la Repubblica Popolare Mancese.

Bandiera della Repubblica Popolare Mancese

Inizialmente la Cina nazionalista si oppose reclamando la Manciuria, ma uscita stremata dalla guerra civile si ritrovò davanti al fatto compiuto.
Nel frattempo, nella neonata Repubblica Popolare Mancese trovarono rifugio superstiti della Cina comunista, tra questi però non c'era Mao che fu catturato e giustiziato dai Nazionalisti.
La Manciuria seguirà una strada simile a quella della Mongolia, per tutta la guerra fredda sarà una fedele alleata di Mosca. Solo dopo il crollo dell'URSS la Manciuria è tornata ad essere una democrazia. Un referendum nel 1995 ha rigettato la proposta di riunificazione con la Cina, con una vittoria del NO, del 55%.
Ad inizio anni 2000 la Manciuria è una delle maggiori economie emergenti dell’Asia. Lüshunkou /Port Arthur è uno dei porti più importanti del Mar Giallo.

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Gli risponde Perchè No?:

Complimenti, l'idea è interessante, una Manciuria Comunista accanto a una Cina Nazionalista!

Ma per una Manciuria post-comunista credo che il paese sarebbe difficilmente una democrazia. La Cina Nazionalista dovrebbe costruirsi attorno all'idea della riunificazione cinese come trionfo della rinascita cinese (nella nostra TL é centrata su Taiwan, in questa TL sarebbe centrata sulla Manciuria). Il governo cinese non potrebbe mai rinunciare ufficialmente a reintegrare la Manciuria, e siccome questa Cina nazionalista é probabilmente un alleato importantissimo degli USA, possiamo concludere che Washington non ha buone relazioni con Changchun. Al contrario la Manciuria dovrebbe conservare buone relazioni con la Russia putiniana e con la Mongolia, con cui potrebbe stipulare dei trattati permettendo loro di usare il suo sbocco sul mare caldo; il mantenimento di una larga base navale russa a Port Arthur sarebbe più che probabile. La Manciuria é probabilmente uno Stato autoritario con relazioni tese con la Cina, il Giappone e gli USA. Da notare che la Manciuria dispone delle proprie (ridotte) riserve di idrocarburi ed é ricca di metalli e carbone, facendone un paese che si tratta con cortesia (e tutte queste riserve mancano alla Cina Nazionalista).

Mi chiedo cosa provocherebbe tutto questo nella storia coreana. Se facciamo il parallelo, la Manciuria potrebbe intervenire per aiutare la Corea del Nord in ritirata nel 1950-1951, ma non aveva lo stesso potenziale bellico dell'intera Cina maoista, dunque nel migliore dei casi non ci riescono a la Corea viene riunificata negli anni '50, spostando la cortina di ferro sul fiume Yalu. Ma se Manciuria e Corea del Nord riescono a resistere, il risultato sarebbe più o meno lo stesso della nostra TL. Alla caduta del comunismo però Pyongyang si troverebbe isolata senza il grande fratello cinese per fornire le risorse e mezzi capaci di mantenere in vita artificiale la sua economia moribonda. Ancora una volta, nel caso migliore ciò porterebbe a una primavera di Pyongyang e ad una riunificazione della Corea. Nell'altro caso la situazione nordcoreana sarebbe ancora più difficile con una seconda frontiera chiusa al Nord e un gran numero di esiliati Nordcoreani alla frontiera mancese (come nella nostra TL con la Cina popolare, che però ha lasciato insediarsi i Nord-coreani).

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Queste proposte hanno fatto venire in mente a MorteBianca altre cinque ucronie dedicate alla Manciuria:

1) Corea del Sud, Manciuria del Nord
Il Giappone capitola più velocemente (prima che la Cina possa iniziare la propria influenza sulla Corea del Nord), oppure la Cina è messa molto male e non riesce ad estendersi oltre la Manciuria. Come risultato dopo la Guerra non solo la Corea è unita e capitalista, ma anche la Manciuria diventa uno stato separato, sebbene comunista. La nazione infatti era stata liberata dalle milizie di Mao dal dominio giapponese, tuttavia la Russia aveva avanzato interessi verso la Manciuria stessa (regione contesa con il Giappone), preferendo così creare uno stato separato dalla Cina su cui gettare la propria influenza. Non avremo mai una Corea del Nord, bensì una Manciuria. Non avremo la guerra delle Due Coree, ma forse una guerra fra Manciuria e Corea (nel tentativo di creare una nazione mista, come potrebbe chiamarsi?). La Corea sarà ovviamente motivo di disputa fra Cina e Russia dopo la rottura sino-sovietica, e probabilmente rimarrà allineata con la Russia (dato che la Cina non è riuscita a tenersi Vietnam e Cambogia, e non c'era il problema dell'Unione Sovietica confinante, chissà cosa accadrebbe con la Manciuria).
Cosa succede alla Manciuria negli anni 90? Crolla e diventa una Repubblica autonoma, quinta tigre d'oriente? Viene annessa alla Russia definitivamente? Viene annessa alla Cina? Diventa una piccola nazione chiusa in sé stessa come la Corea, ma su larga scala? Inoltre quanto sarà potente una Corea grande il doppio ed unita, oggi?

2) Manciuria del Sud, Manciuria del Nord
Ancora più profonda della precedente: la Cina viene salvata da un'invasione che proprio non riusciva a respingere. La Manciuria viene divisa in due: Manciuria del Sud-Ovest (Costiera) capitalista, Manciuria Nord-Est (più entroterra) alla Cina. Avremo una spaccatura fra le Manciurie, invece che fra le Coree. La Manciuria del Sud diventerà una potenza economica, quella del Nord una nazione chiusa e in mano all'influenza Cinese, che potrebbe seguirne il destino socio-economico, oppure fare da rifugio estremo per i Maoisti.

3) Manciuria libera
Pu Yi fa i suoi calcoli e alla fine si lascia convincere dalle spie Alleate a tradire i Giapponesi. Riunisce il suo esercito, fornisce informazioni per lo Sbarco agli Alleati, si rifugia in un luogo sicuro con la sua famiglia e dirige una resistenza accanita, con il supporto sovietico e cinese. Dopo la Guerra però sono già ripresi i conflitti interni alla Cina stessa. Sia i Nazionalisti sia i Comunisti vogliono riannettere la Manciuria, e vogliono una repubblica. Tuttavia Pu Yi continua pazientemente a finanziare i Nazionalisti, anche quando questi volgono rapidamente alla sconfitta, ed infine offre loro rifugio nel momento della disfatta. I nazionalisti, i capitalisti e numerosi reparti dell'esercito cinese si rifugiano in Manciuria e si stabiliscono in loco, dove danno vita al Partito della Restaurazione, che proclama l'esistenza di una sola Repubblica Cinese, capitalista ed estesa alla Manciuria, Taiwan e Mongolia. Nonostante ciò la Manciuria resta una nazione sovrana, supportata dagli Stati Uniti come base contro Cina e Unione Sovietica, e diventa anche una potenza economica non indifferente, e dopo qualche decennio vengono riallacciate delle relazioni di amicizia con il Giappone, ed entrambe le monarchie prosperano come potenze nel Mar Cinese.

4) Manciuria Imperiale
Deriva dalla precedente: non solo la Manciuria persiste, ma trova anche il modo di espandersi a cavallo fra Guerra Mondiale e Guerra Civile: Durante la Guerra Mondiale la Manciuria "libera" numerosi territori di confine con la Cina, soprattutto la costa, dal dominio Giapponese, e già che c'è finanzia le milizie indipendentiste in Corea.
Durante la Guerra Civile supporta i Nazionalisti, che tentano di ripristinare la Repubblica di Nanchino, che viene inglobata nella Manciuria stessa (che inizia a proclamare la continuità Imperiale con l'ultima dinastia). La Guerra Civile diventa uno stallo e si conclude con un sostanziale pareggio, alla Manciuria vengono riconosciuti i propri domini, che includono Corea del Nord, Cina del Nord e Mongolia dell'Est.
La Manciuria diventa ben presto una potenza economica che rivaleggia con il Giappone, e forse riuscirà ad estendere i suoi tentacoli anche sulla Corea del Sud, Taiwan e Hong Kong.

5) Manciuria balcanizzata
La Manciuria viene spartita: una parte alla Cina (Territorio Autonomo della Manciuria), una parte alla Mongolia (come Regione Mancese), una parte all'Unione Sovietica (è una Repubblica Socialista), una parte alla Corea unita.

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Anche Federico Samgalli ha voluto proporre una sua ucronia in merito:

Il 9 gennaio 1932 il nazionalista ed attivista per l'indipendenza Lee-Bong Chang, di soli trentadue anni, tentò di assassinare l'Imperatore giapponese Hirohito. Travestito da poliziotto della Kempai egli si avvicinò al Corteo Imperiale mentre questi usciva dalla Porta di Sakuradamon per assistere ad una parata militare e scagliò due granate, mancando tuttavia il bersaglio, uccidendo due cavalli e ferendo una guardia. Arrestato sarà impiccato il 10 ottobre. Nonostante il Kuomintang si fosse rammaricato pubblicamente per l'accaduto, il Giappone usò l'incidente come scusa per attaccare Shanghai pochi mesi dopo(non è ben chiaro cosa centrassero i cinesi con i terroristi coreani della Legione Patriottica). Ma se Hirohito muore nell'attacco? Akichito sarebbe nato solo un anno dopo dunque dovrebbe succedergli il fratello minore Yasuhito, il quale oltre ad essere un alto ufficiale dell'esercito e un gran patrono degli sport era anche un gran conoscitore della lingua inglese e era molto impegnato nel migliorare le relazioni diplomatiche tra Giappone e Regno Unito. La reazione naturalmente non si limiterebbe al bombardamento di una città portuale. Alla fine quindi Yasuhito riallaccerà le relazioni con UK e USA per concentrarsi invece interamente contro la Cina e la Corea, creando un grosso impero asiatico. Forse gli USA non intervengono ed è l'URSS ha liberare l'Europa e forse la Gran Bretagna, indebolita, dovrebbe legare sempre più il Commowealth agli Stati Uniti, dando così vita ad uno scenario da 1984...

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E Perchè No?, che abita proprio in Giappone, gli ha risposto:

Per le regole della successione imperiale giapponese (secondo la costituzione di Meiji):

- Le donne non possono salire sul trono (anche se sono esistite otto imperatrici, erano sempre figlie di imperatori che regnavano in assenza di un erede in grado di salire sul trono, i loro figli non potevano salire sul trono) = regola della successione esclusivamente patrilineare. 
- Per i rami cadetti, possono salire sul trono solo i figli di imperatori e i loro figli. Alla terza generazione, sono esclusi dalla successione.
- Le donne della famiglia imperiale, anche le figlie degli imperatori, non fanno più parte della famiglia imperiale dal momento del loro matrimonio, il marito e i figli non hanno nessun diritto al trono o alla nobiltà (anche se si discute attualmente di permettere a questi figli di fondare rami cadetti ammessi alla successione per una sola generazione).

E poi i Giapponesi sono sorpresi che la loro famiglia imperiale si sta estinguendo lentamente ma inesorabilmente. Dunque in questa Timeline la successione è la seguente:

- Imperatore Hirohito 1926-1932, senza figli.
- Imperatore Yasuhito, 1936-1953, senza figli.
- Imperatore Nobuhito, 1953-1987, senza figli.
- Imperatore Takahito, ultimo dei figli dell'imperatore Taishô, 1987-...

Problema: l'imperatore Takahito ha avuto tre figli, tutti morti prima di lui (2002, 2012 e 2014). La linea imperiale giapponese si trova senza eredi. Crisi politica che porta alla sconfitta dei conservatori di Shinzô Abe che si erano opposti all'evoluzione. La popolazione dell'arcipelago, davanti al rischio di estinzione del simbolo stesso della nazione, si mobilita in sostegno ai riformatori. Per soddisfare tutti, le donne rimangono escluse del trono ma i loro figli possono salire sul trono (abolizione della regola di successione patrilineare, cosa mai avvenuta in 1500 anni). Il figlio della principessa Yasuko, Tadahiro, nato nel 1970 e padre di due figli, diventa erede del trono. La sconfitta di Shinzô Abe porta alla fine della sua politica antipacifista e nazionalista e all'inizio di buone relazioni con la Corea e la Cina, viene trovato un accordo di spartizione della zona marittima delle isole Senkaku.

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MattoMatteo ha aggiunto di suo:

Se diventa imperatore Yasuhito, il Giappone si aprirà ancora maggiormente all'occidente, soprattutto con Inghilterra e Stati Uniti. Questo significa niente alleanza con Germania e Italia (che, quindi, con chi potrebbero allearsi? con la Cina?); quindi niente Pearl Harbour e l'Italia probabilmente resterà neutrale. Con la Germania "isolata", Stati Uniti e USA che non devono preoccuparsi del fronte Pacifico, la guerra finisce assai prima. Nel dopoguerra Europa e USA potrebbero appoggiare il Giappone nelle sue mire espansionistiche in Cina e URSS.

L'imperatore Yasuhito

L'imperatore Yasuhito

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Inuyasha Han'yō ha aggiunto di suo:

L'imperatore giapponese Yoshihito non muore a soli 47 anni nel dicembre 1926, ma vive 30 anni in più, fino al 1956. A causa delle sue condizioni di salute il potere politico era passato dai vecchi oligarchi di stato (o genrō) alla Dieta Nazionale del Giappone e alle parti democratiche. Per tale motivo questa era è considerata epoca di movimento liberale, conosciuto come la democrazia Taishō in Giappone. Ora, quanto questa era Taisho prolungata influirà sulle vicende del Sol Levante?

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E Perchè No? gli ha risposto:

Dunque Yoshihito dovrebbe sopravvivere ma rimanere malato? Brutta cosa per lui, negli anni '20 non era neanche più capace di esprimersi.

Non credo che cambierebbe granché, suo figlio Hirohito era già stato nominato reggente e assumeva tutte le obbligazioni del sovrano. Se Taishô è malato ma ancora vivo, allora sarebbe una reggenza prolungata per Hirohito con le stesse decisioni. Poi non é l'inizio del regno di Shôwa (Hirohito) che ha messo fine alla cosiddetta Democrazia di Taishô (nei fatti un'idea assai esagerata) ma gli effetti combinati della crisi economica, della repressione dei movimenti di sinistra e lo sviluppo di un militarismo autonomo dal potere civile. La dieta era più attiva perché una buona parte del suo lavoro consisteva nel tradurre in leggi e decisioni la volontà imperiale, ma con un Taishô quasi muto questa interpretazione era assai... pitica, e tutto questo é finito con la reggenza di Hirohito.

Mi chiedo anche se il governo o l'esercito non avrebbero finito per far abdicare il sovrano a vantaggio di suo figlio (o se Hirohito è scomodo, di suo fratello il principe Chichibu).

Sì, una differenza si può trovare. Come reggente Hirohito era più libero di parola e di azione che come imperatore. Potrebbe allora opporsi agli eccessi del militarismo in Giappone. Non dico impedire le atrocità in Asia o l'imperialismo, ma solo impedire il governo militare e l'alleanza con la Germania, sembra che temeva che gli eccessi dei militari potessero toccarlo direttamente, c'é solo da vedere la sua reazione autoritaria, quasi l'unica del regno, nel 1936 quando ha ordinato di reprimere il golpe degli ufficiali, minacciando di mettersi egli stesso alla testa della guardia imperiale per farlo. Il Giappone sarebbe forse una potenza neutrale nel conflitto mondiale (anche se conducendo le sue guerre private in Asia) e la guerra del Pacifico, forse ritardata, sarebbe uno conflitto separato della guerra in Europa. Alla fine della guerra, se il Giappone é occupato, sarebbe più facile toglierlo di mezzo e imporre una reggenza americana e poi una reggenza eletta senza toccare la persona sacra dell'imperatore malato. Il trono passerebbe immediatamente al giovane Akihito negli anni '50, iniziando l'era Heisei con trent'anni di anticipo.

Un'altra ucronia sarebbe se Taishô non fosse stato malato. Era un uomo intelligente, molto in gamba, portato per le lingue e più aperto al mondo del vecchio Meiji. Sembra che era stato capace di esprimersi in coreano durante la sua visita nella penisola per mostrare la sua volontà di conoscere i suoi sudditi coreani. Si potrebbero immaginare altri sviluppi su questo genere di dettagli.

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MattoMatteo aggiunge:

Prima opzione (Hirohito reggente fino alla morte del padre nel 1956):
Tu dici "Alla fine della guerra, se il Giappone è occupato, sarebbe piu facile di toglierlo di mezzo e imporre una reggenza americana e poi una reggenza eletta senza toccare alla persona sacra dell'imperatore malatto. Il trono passerebbe immediatamente al giovane Akihito negli anni 50, iniziando l'era Heisei con 30 anni di anticipo"; se però il Giappone non si allea con la Germania, e rimane effettivamente neutrale, in caso l'attacco a Pearl Harbour avvenga come in Hl, la guerra del Pacifico sarebbe una guerra esclusivamente Giappone-Usa; gli Stati Uniti non avrebbero motivo di intervenire in Europa contro la Germania e l'Italia, quindi cambierebbe tutta la storia della WWII.
Senza USA in Europa, la Germania sarebbe sconfitta probabilmente dall'Urss, che dilagherà in Europa molto di più; a quel punto si avrebbe una alleanza di paesi europei (in primis Francia e Inghilterra, ma anche Spagna e Portogallo; in un secondo tempo non mi stupirebbe di vedere anche l'Italia e quel che resta della Germania) contro "l'invasione comunista"; allora interverrebbero gli Usa dall'altro lato (sfruttando forse proprio il Giappone come "base d'appoggio"), e stringendo l'Urss in una morsa da due lati; a quel punto inizierebbe la "guerra fredda".

Seconda opzione (Yoshihito sano, e regnante, fino a 56 anni):
Ammetto di non saperne molto in merito alla sua personalità e a quello che voleva fare... ma se davvero ha parlato coreano in Corea, per dimostrare rispetto per i suoi sudditi di quella zona, allora non credo fosse una cattiva persona.
Sarei curioso di sapere quali possibili sviluppi pensi possano avvenire, in una situazione del genere.

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Al che Perchè No? ribatte:

Trattavo solo della storia giapponese, ma comunque sappiamo tutti che Roosevelt aspettava solo una buona occasione di entrare nel conflitto. Senza Pearl Harbor avrebbe trovato in uno modo o nell'altro un casus belli.

Perù mi viene un'idea: malgrado l'alleanza con Hitler, il Giappone non ha dichiarato guerra alla Gran Bretagna all'inizio della guerra nel settembre 1939 (per diverse ragioni), come non ha toccato le colonie olandesi malgrado l'occupazione della loro madrepatria, si sono mossi solo in Indocina francese perché forniva loro una base contro la Cina nazionalista ma anche permetteva di avanzare verso il Sud-Est e obiettivo supremo, Singapore. Le colonie europee sono state conquistate solo dopo Pearl Harbor, con grande rapidità.

Dunque cosa avviene se Tokyo attacca le potenze colonizzatrici sin dall'inizio (forse non c'é il breve conflitto di frontiera contro l'URSS). Hong Kong, le concessioni di Shanghai, l'Indocina, l'Indonesia, la Malesia e fino a Singapore cadono già in 1940 nelle mani nipponiche. Cosa fanno gli Americani, reagiscono subito e dichiarano guerra nel Pacifico (e automaticamente Hitler dichiara la guerra a loro anche prima di Barbarossa) o aspettano? In questo ultimo caso credo che stavolta i Giapponesi potrebbero riuscire a penetrare fino in India e a bombardare l'Australia.

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In seguito Perchè No? è tornato alla carica:

Nel 1936, l'incidente del 25 febbraio vede l'esercito ammutinarsi a Tokyo e lanciarsi in una caccia ai "politici", cioè tutti i capi di partiti di potere o no che erano opposti al potere militare. Il loro scopo era eliminarli fisicamente e "restaurare" l'imperatore, creando una monarchia assoluta militarista. Hirohito ha lasciato fare per due giorni prima di ordinare ai ribelli di deporre le armi par paura di perderne il controllo. Ma i golpisti avevano un membro della famiglia imperiale dalla loro parte che spingeva in direzione del golpe, era il principe di Chichibu: niente é stato mai provato e Hirohito stesso non era cosi malcontento.

Ma se Chichibu é imperatore nel 1936 con il nome di Yasuhito e può giustificare tutto con la vendetta di suo fratello, allora il golpe sarebbe riuscito e avremmo visto una vera San Bartolomeo in salsa giapponese di tutti i movimenti democratici e più specificatamente di sinistra.

Nel 1936 Yasuhito viene "restaurato", la costituzione Meiji é riformata per creare un regime imperial-militarista in parte copiato sul regime nazista (il modello tedesco era la regola sin dal 1870 nell'esercito): l'imperatore ha tutti i poteri del Führer. Il paese é trasformato in caserma sotto l'ideologia Kokutai, un solo partito (il partito imperiale), obbligo di arruolarsi nel partito per tutti gli uomini, creazione di milizie locali (tonarigumi) e pesante controllo sociale e oppressione degli oppositori. Il tutto rafforzato da un'alleanza con Berlino già nel 1936. Hitler spedisce una missione militare per firmare contratti con gli zaibatsu giapponesi, trasferimento di tecnologie belliche al Giappone (immaginate un aereo prodotto da Messerschmidt-Mitsubishi, il MM00 con un motore tedesco ma tutta la manovrabilità dello zero giapponese, incubi per i Britannici!) Squadre speciali per la sicurezza aiutate da Tedeschi sono spedite in Cina e Corea occupata per "pacificare" e ricercare i mitici complici del regicido. Il potenziale bellico giapponese si rafforza per quattro anni.

Da qui in poi si può immaginare di tutto: occupazione dell'intera Cina costiera, entrata in guerra al momento dell'operazione Barbarossa o/e attacco anticipato su Pearl Harbor. Ma comunque, diciamo che non cambia niente. Yasuhito come sovrano assoluto non può fingere di non aver saputo niente sui crimini di guerra e deve abdicare dopo Hiroshima, Nagasaki e Kokura (una terza bomba non sarebbe troppo in questa Timeline), suo fratello Nobuhito sale al trono sotto protezione americana, sovrano senza potere mentre Yasuhito é custodito a Okinawa dall'US army. Conseguenza: l'istituzione imperiale é toccata dalle polemiche e rivendicazioni (mentre tutto questo é stato largamente neutralizzato nella nostra Timeline), la sinistra preme per l'abolizione della monarchia mentre la destra vuole proteggere il "buon" imperatore Nobuhito. Ciò contribuisce a creare un vero dibattito e spazio politico nel Giappone (che non esiste nella nostra Timeline). Il Giappone si ricostruisce ma diventa perfino una vera democrazia dopo la fine dell'egemonia del partito liberale alla fine degli anni '80, i suoi avversari lanciano una vera operazione "verità" nel paese con scuse pubbliche alla Cina e alla Corea, permettendo di creare un'area Asia-Pacifico meno tesa e relazioni più distese tra i diversi paesi della zona.

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Tommaso Mazzoni gli ha fatto notare:

Codesto percorso di rafforzamento della monarchia, però, Yasuhito lo mette in pratica gia nel 1932, non c'é bisogno d'arrivare al trentasei. Era per la sospensione della costituzione gia dopo l'assassini di Inukai Tsuyoshi, nella nostra timeline avvenuto il 15 Maggio del 1932.

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E Perchè No? ha annuito:

Vero, probabilmente non serve rifare il golpe del 25 febbraio, un'alleanza con la Germania nazista nasce in anticipo ma non nel 1932. Il 1936 sarebbe una buona data per la formalizzazione dell'asse Berlino-Tokyo. È anche vero che il Giappone doveva scegliere tra la via Nord contro l'URSS o la via Sud contro Americani e Britannici. Personalmente scelgo ancora la via Sud e il non intervento nell'operazione Barbarossa, il Giappone dall'epoca Meiji era convinto di essere assediato dalle potenze coloniali, sono sempre state il nemico finale.

Prima parlavo di trasferire delle tecnologie tra membri dell'Asse, mi viene a pensare che possiamo ricadere su un vecchio argomento di Utopiaucronia, l'uso di portaerei da parte della Germania. Se il regime nazista si vede offrire una delle portaerei giapponesi, o più semplicemente viene a copiare la dottrina giapponese sul loro uso? Ancora peggio se gli aerei portati sono un'ibridazione Messerschmidt-Mitsubishi...

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Non poteva mancare il contributo del grande Enrico Pellerito:

Gradirei puntualizzare uno degli aspetti che spesso e volentieri viene considerato come chiave di volta in un secondo conflitto mondiale alternativo e cioè un attacco nipponico contro l'Urss subito dopo l'inizio di Barbarossa.
A prescindere dal rispetto o meno di patti e trattati, i Giapponesi pensarono seriamente di agire in questo senso.
Diciamo che le "difficoltà" incontrate contro l'Armata rossa rendevano i responsabili militari dell'Armata del Kwangtung piuttosto cauti, nonostante ai Sovietici non sempre fosse andata bene nei combattimenti che avevano visto i due eserciti fronteggiarsi, in maniera sempre più frequente, sin dal 1932 fino ad arrivare agli scontri del 1938-39.
Certamente l'Armata rossa in quella occasione aveva dato una lezione al quella del Kwangtung, ma la stima di 60.000 fra morti e feriti inflitti ai Giapponesi è ormai assodato sia al di fuori della realtà.
Quando lo Stavka richiamò truppe dagli altri distretti militari per difendere Mosca, fece ricorso ai reparti stanziati in Asia centrale, in Siberia e nell'Estremo Oriente sovietico.
Ma la storia che al confine con la Manciuria giapponese fossero rimaste le sole guardie confinarie non è vera, dato che, grazie al generale Apanasenko, il dispositivo militare in Oriente rimase pressoché integro ed anzi, venne progressivamente rinforzato.
Vero è che nei primi due anni di guerra l'Oriente fornì 17 divisioni di fanteria, 3 di carri, 2 di cavalleria, 2 brigate di fanteria navale, 4 brigate aerotrasportate (o almeno addestrate in tal senso), decine di aerei fra caccia e bombardieri e «numerose unità e sottounità speciali» (Stalin sconosciuto. Alla luce degli archivi segreti sovietici di Roj A. Medvedev, Zores A. Medvedev, Feltrinelli editore, pag. 283) ma la consistenza dell'equivalente di circa 30 divisioni restò, di fatto, inalterata.
E i Giapponesi aspettavano che le suddette divisioni diminuissero di almeno la metà, con equivalente calo delle forze corazzate, dell'artiglieria e dell'aviazione (possibilmente di due terzi, raccomandavano gli addetti ai piani operativi) prima di iniziare qualsiasi azione che veniva, nonostante il trattato di non aggressione, diligentemente studiata a tavolino e che vedeva come obbiettivo finale Omsk, dove ci si sarebbe dovuti incontrare con i Tedeschi.
Invece i numeri del personale non solo diminuivano, ma si rafforzavano.
A dire la verità, Apanasenko era riuscito a fare una sorta di "miracolo socialista", richiamando in servizio tutti coloro che nel territorio sotto la sua responsabilità erano in grado di tenere un arma (compresi coloro che avevano fra i 50 e i 55 anni), ma che sapevano anche usare una vanga o facendo in modo che imparassero, così che i soldati stessi lavorassero le distese coltivabili consentendo di alimentare se stessi e la popolazione civile (praticamente bambini, anziani e donne che non erano stati militarizzati o impiegati nell'industria).
Arrivò perfino a reintegrare in servizio soldati ed ufficiali che erano stati inviati nei campi di prigionia della Kolyma a seguito delle purghe del 1937-38.
Stalin aveva grande fiducia in lui e glielo permise.
In pratica, la maggior parte dei cittadini sovietici in Oriente erano stati militarizzati e lavoravano per rafforzare le difese del confine e dei centri come Chabarovsk, Vladivostok e Blagovenscesk.
Inoltre Apanasenko, sfruttando il proprio potere (in qualità di comandante del Fronte orientale era la figura di massimo potere durante lo stato di guerra, superiore perfino ai responsabili territoriali di partito) ordinò di requisire e riparare tutti i mezzi motorizzati, di recuperare tutte le armi disponibili, riadattando quelle da addestramento all'uso di battaglia e provvide a fare stornare dalle fabbriche site più a Oriente quanto serviva alle sue truppe riguardo armi, munizioni e pezzi di ricambio.
Tutto questo divenne noto all'intelligence del Sol Levante e nessuna azione contro l'Urss venne, quindi, intrapresa.
Certo si è trattato, almeno in parte, di un bluff, dato che la quantità disponibile di carri moderni, in quegli anni sul Fronte orientale, fosse piuttosto limitata (sarebbe aumentata nel momento di invadere il Manciukuò) e dato che i ventenni e i trentenni non fossero poi molti tra le file delle unità che si sarebbero opposte al nemico, ma è certo che la quantità numerica del personale militare sovietico in Oriente era notevole e questo impensieriva i Giapponesi.
Forse, ripeto forse, un attacco giapponese avrebbe potuto finire per scardinare l'intero dispositivo sovietico (qualsiasi ventenne addestrato si muove sempre meglio di qualsiasi quarantenne addestrato) e la situazione avrebbe potuto precipitare, ma per l'Armata del Kwangtung sarebbe stata una campagna molto, ma molto più che faticosa.

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Allora Perchè No? è tornato alla carica:

Anche la guerra in Cina, se viene invasa già nel 1932 (e non solo bombardata a Shanghai), sarebbe ben diversa. Con la scusa di ricercare i complici del regicida il paese é occupato. Beijing é presa come Shanghai e i due conoscono lo stesso destino di Nanjing nella HL. Chang Kai Shek é impegnato nella quarta campagna anticomunista (che non é un successo), non può reagire e il KMT perde così la maggior parte del territorio che controlla, Chang Kai Shek stesso sarà deposto dai capi del KMT e al suo posto verrà nominato il collaboratore Wang Jingwei. La Repubblica di Cina vassalla comprende allora solo la parte costiera Nord della Cina, il resto é ancora in mano ai signori della guerra e al Partito Comnista che proclama sin dal 1933 la Repubblica Popolare Cinese e riesce a resistere ai Giapponesi fino al 1934 con la risultante Lunga Marcia e la creazione di una Cina comunista stabile nel Nord hinterland della Cina.

Il Giappone continua la "pacificazione" della Cina vassalla fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, assumendo il controllo di tutta la Cina costiera e creando repubbliche vassalle affidate a dei signori della guerra comprati a peso d'oro. Questa pacificazione si fa con l'aiuto importante di "specialisti" tedeschi inviati apposta. Ma il Giappone non si ritrova così isolato sulla scena internazionale perché può avanzare una giustificazione che può almeno garantire la neutralità delle potenze europee. Gli USA e il Regno Unito sono le sole potenze ad opporsi direttamente a Tokyo sul capitolo cinese.

La spartizione della Cina però non sarebbe durevole. Dopo la fine della guerra e il ritiro forzato giapponese si formerebbero due Stati aggregando i diversi staterelli nati nel periodo dell'occupazione. Ovviamente si tratterebbe della Cina Communista diretta da Mao (Hinterland) e della Cina KMT (costiera) diretta da Chang Kai Shek, che farebbe un ritorno trionfale accanto agli Americani come ultimo capo di Stato forte prima della guerra. Forse la Manciuria potrebbe sopravvivere come Repubblica popolare. Lo scenario della guerra di Corea non potrebbe essere riprodotto in Cina, paese troppo vasto e troppo importante per le due superpotenze.

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Chiudiamo per ora con l'osservazione di Pavel Tonkov:

Su YouTube ho trovato la telecronaca della 30 km maschile dei campionati di sci nordico svoltisi ad Oberstdorf nel 1987. Come si vede chiaramente qui sopra, a causa di un errore di programmazione sullo schermo al concorrente islandese è stata abbinata la bandiera israeliana (gli Israeliani incominciarono a cimentarsi negli sport invernali solo all'inizio degli anni '90, grazie all'arrivo di atleti provenienti dall'ex Unione Sovietica). Questo errore ha involontariamente creato un'ucronia: e se Theodor Herzl proponesse di fondare Israele in Islanda? Vista la scarsa popolosità dell'isola la cosa potrebbe essere fattibile anche se il clima non favorirebbe grandi insediamenti; però, visto che gli Israeliani sono stati capaci di rendere fertili zone desertiche, magari in Islanda ci riuscirebbero sfruttando l'energia geotermica.

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Se volete farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.


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