Fondazione e Impero Romano!

di Perchè No?

Tutti sanno che Asimov si é ispirato dall’impero romano e alla sua caduta per l’impero galattico, come si é ispirato a Napoleone per il Mulo. Dunque... (avete gia capito?)

Isaac Asimov in bassorilievo!

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I - Prima Fondazione

1) Gli psicostorici

Gallo Dornico arriva a Roma sotto il regno di Costantino I, invitato a fare parte della famosa e nuovissima scuola filosofica degli psicostorici diretta dal sapiente Ario Seldo. Scopre che la psicostoria di Seldo é, in realtà, non una filosofia ma una scienza: Seldo riesce con la matematica e la nuovissima scienza della statistica a prevedere con una certa percentuale di probabilità il futuro umano. E questo futuro é terribile, entro 200 anni Roma sarà in rovina e l’impero sarà morto! A questo seguiranno 3000 anni di barbarie prima della nascita di un nuovo impero!

Dornico arriva quando Seldo é stato appena arrestato e viene giudicato davanti al Senato di Roma. Benché si difenda con intelligenza, Seldo é condannato per magia, ateismo e congiura contro l’imperatore. Poiché é apprezzato dall’imperatore stesso, lui e i suoi discepoli saranno esiliati in una nuovissima colonia fuori dall’impero: Colonia Flavia Pia Fidelis Terminus, costruita sulla costa orientale dell’Ivernia (Dublino, Irlanda nella nostra TL). Sono anche obbligati a proseguire l'incarico affidato loro da Costantino: scrivere la summa di tutto il sapere del mondo nella cosiddetta Enciclopedia Orbis. Cosi nasce la Fondazione per l’Enciclopedia Orbis.

Però Ario Seldo muore poco prima di partire per Terminus, sarà Gallo Dornico a guidare tutti gli psicostorici nella loro nuova e povera patria. Prima di morire Seldo lascia dieci libri sibillini dove ha scritto le probabili crisi del futuro, e vieta di leggerli prima delle crisi; inoltre avverte Dornico: c’é un’altra Fondazione, fondata da lui in un luogo segreto nominato “Omphalos”.

Tutto prosegue secondo i piani di Ario Seldo.

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2) Gli enciclopedisti

Dopo il 407 le isole britanniche sono evacuate dalle truppe imperiali per difendere le Gallie, la Britannia fa sempre parte dell’impero ma nei fatti non c’é più nessuno nelle isole per assumere l’amministrazione locale. Le isole sono indipendenti de facto.

A Terminus le cose hanno sono cambiate poco, i libri dell’enciclopedia sono pubblicati con grande lentezza, scienziati da tutto l’impero arrivano regolarmente nella piccola città senza risorse, che é diventato ben presto il centro economico dell’Irlanda. Ma la popolazione della città cresce e le istituzioni municipali diventano indipendenti dalla fondazione scientifica. Nel 420 è eletto curatore un certo Salvo Arduino. Quest’ultimo é convinto della prossima prima crisi prevista da Ario Seldo. Si rende conto che l’impero ha perso il controllo della zona, preda degli invasori sassoni e degli piccoli re barbari come Vortigern, si rende conto che Terminus con la sua prosperità e i suoi famosi segreti scientifici può appare come una preda facile. Di conseguenza prova difendere l’indipendenza della città.

Riesce a fare aprire il primo libro sibillino e la verità si fa palese: la Fondazione non c’entra niente con l’enciclopedia e Terminus con il suo sapere deve diventare la futura fondazione del secondo impero romano tra 500 anni. Salvo Arduino salva la città usando diverse tecniche avanzate di guerra come il fuoco “greco” o altri. In breve tempo Terminus diventa padrone dell’intera Irlanda e di buona parte della Britannia, respingendo i Sassoni; SalvoArduino é chiamato dai Britoni Arcturus, spesso ridotto in Artus.

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3) Il curatore

Nel 450 Salvo Arduino salva una nuova volta la fondazione dal pericolo dei Sassoni e del re bretone Vortigern. Quest’ultimo minaccia Terminus, però non riesce più a farsi obbedire. In pochi anni i fondatori hanno imposto il loro potere, la loro scienza sotto copertura della religione druidica, con i fisici che si sono mascherati da druidi. A Terminus viene inventata la macchina a vapore usata per le navi dell’oceano. Le isole britanniche cadono totalmente sotto il protettorato della Fondazione, anche i popoli Picti e i Sassoni sono definitivamente respinti.

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4) I mercanti

I mercanti della Fondazione e le loro navi a vapore prendono a poco a poco il controllo di tutto il commercio della costa oceanica e anche della Scandinavia. Si dice anche che si sono spinti a commerciare con popoli sconosciuti al di là dell’oceano in nuove terre dove fondano porti. La loro scienza e i loro prodotti fanno sì che molti popoli le credano maghi. Per esempio, oltre alla macchina a vapore possiedono un acciaio più duro, orologi, libri stampati, eolipile di Erone, i loro prodotti sono più abbondanti che in ogni altra parte d'Europa, possiedono pelli di bestie sconosciute, etc. Si dice anche che possono produrre dell’oro! Riescono cosi a prendere il controllo del regno franco a Nord delle Gallie.

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5) I principi mercanti

Nel 476 la fondazione é minacciata dal “re degli Romani”, Siagrio, che domina il Nord delle Gallie e vuole riconquistare le isole britanniche, sostenuto dal lontano impero di Bisanzio. In questa occasione la fondazione, nella persona del mercante Roberto Malo, si rende conto che nel Mediterraneo rimane sempre un impero romano potente, cosa che, dopo decine di anni di solitudine, avevano dimenticato. Avviene un famoso viaggio di Malo verso il Mediterraneo, quando penetra per la prima volta nel mare una nave a vapore. Malo riesce a costruire un immenso impero commerciale, la sua ricchezza gli permette di controllare la politica di Terminus e di prendere il potere, cacciando i fedeli della religione tecno-druidica e riformando la città per farne una potenza commerciale. Nel 483 Siagrio sbarca nelle isole britanniche, ma le Gallie sono talmente penetrate dalla potenza e ricchezza di Malo che egli viene presto deposto. Nel 486 il dominio di Siagrio accetta liberamente il protettorato della fondazione e Roberto Malo diventa un eroe.

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II - Fondazione e Impero

1) Il generale

Nel 540 il mondo conosce grandi cambiamenti: l’imperatore Giustiniano intraprende una grande guerra di riconquista della parte occidentale dell’impero, già l’Africa e l’Italia sono cadute nelle mani del suo grande generale Belisario. Quest’ultimo lavora solo alla gloria dell’impero e cerca un modo per rifondare su basi sane la sua potenza. A Ravenna sente voci su uno strano regno nel lontano Nord e nelle Isole Britanniche, dove più nessuno è giunto de tanti anni: uno regno dominato da una città di maghi potenti, che si fanno chiamare la Fondazione. Inviando delle spie, Belisario scopre che questi maghi vivono sempre come gli antichi romani ma con una tecnologia mai vista, e pretendono essere i futuri padroni del mondo!

È troppo per Belisario, che vuole regalare questa potenza a Giustiniano e organizza con Narsete una grande spedizione verso Nord. Attraversa le Gallie riportando questi popoli sotto lo scettro imperiale fino a giungere nel Nord delle Gallie, possesso della Fondazione, che attacca.

A questo punto fa prigioniero un mercante, Latonio Derversio, e il discendente di una famiglia senatoriale, Decemio Barrio. Questi due fuggono e decidono di andare fino a Costantinopoli per  far credere all’imperatore che Belisario sta per tradirlo; purtroppo falliscono, però Belisario é davvero arrestato per tradimento e decapitato, le sue conquiste sono abbandonate e di conseguenza quasi tutte le Gallie cadono in mano alla Fondazione che appare ormai come invincibile, grazie alle profezie di Ario Seldo, la cui notizia si diffonde in tutto il mondo.

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2) Il Mulo

Un secolo dopo la guerra di Belisario, le cose hanno cambiate. La democratica Terminus é caduta nelle mani di una dinastia di curatori della famiglia degli Indburidi e ha sviluppato un potere oppressivo sulle isole britanniche, sulle Gallie e sulla penisola Iberica. Però esiste una resistenza democratica da parte dei mercanti indipendenti dei porti d’oltre oceano (Québec e New England), alcuni dei quali sono diretti dalla famiglia Darrelli. Però in quest'epoca si diffonde la notizia di un nuovo potere a Est, più forte ancora di ciò che rimane dell’antico impero, con sede in Iran. La Fondazione decide di inviare una missione a Ctesifonte nella persona di Giano Pretorio. I mercanti indipendenti inviano anche loro una missione nella persona di Beta (era la seconda figlia della sua famiglia) e Tommaso Darelli, giovani sposi.

Quando la nave a vapore dei Darelli arriva a Gaza non possono andare oltre, e devono fuggire con Magnificus Giganticus, il buffone del potente capo della potente nazione orientale, Cosroe Parwiz (il Conquistatore), venerato dai suoi sudditi ma detto per disprezzo il Mulo dai suoi nemici occidentali. La fuga del buffone dà al Re dei Re l’occasione per dichiarare la guerra santa ai maledetti maghi del Nord.

In pochi anni Cosroe conquista l’Egitto e l’Africa del Nord e con il suo esercito riesce a sbarcare in Spagna e giunge anche nelle Gallie. I paesi cadono tanto facilmente che si dice che egli prenda il controllo delle anime dei suoi nemici: anche Giano Pretorio é passato dalla sua parte, si converte e diventa il genrale Yahya. Muhammad riesce a scoprire il segreto delle navi a vapore e costruisce una gigante flotta per sbarcare in Irlanda. Non si sa come, ma sa dove sono tutti gli eserciti della Fondazione. Così lo sbarco persiano a Terminus riesce e la città stessa é occupata, il curatore Indbur é giustiziato, la Fondazione crolla, il mondo sembra ai piedi del conquistatore.

Però Beta e Tommaso fuggono da Terminus con il buffone e il sapiente Merlino Missi per scoprire dove si trova la mitica Seconda Fondazione, secondo loro la sola capace di vincere il Parwiz. Arrivano dunque a Roma dove sperano di trovare degli indizi. Scoprono cosi che é la Seconda Fondazione a sorvegliare che il piano di Seldo funzioni, e senza dubbio è molto potente.

Nel momento però in cui Merlino Missi scopre dov’é la seconda fondazione, sopraffatto da un'immensa sorpresa, egli é assassinato da Beta Darelli. Subito quest’ultima rivela che il buffone é ed é sempre stato l’agente segreto di Cosroe: é lui ad avere consegnato il segreto della macchina a vapore al Conquistatore, é lui ad avere rivelato i piani di guerra della Fondazione, é lui infine a voler trovare la Seconda Fondazione, ultimo baluardo contro la dominazione mondiale persiana. Beta e Tommaso fuggono di nuovo ma la Seconda Fondazione prepara il contrattaco.

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III - Seconda Fondazione

1) Bayle Ciani

Cosroe Parwiz, Shahanshah di Persia, detto il Mulo, ha conquistato la maggior parte del mondo conosciuto, ed il suo dominio si estende dall'Irlanda all'India. Però rimane in lui la paura che la Seconda Fondazione, tuttora sconosciuta, rappresenti un pericolo per lui. Invia così missioni su missioni per scoprire la mitica Omphalos dove Ario Seldo dice di aver nascosto l’altra fondazione.

Le missioni sono dirette dal generale Yahya (ex Giano Pretorio di Terminus) coadiuvato da un giovane cortigiano, Bayle Ciani. I due sembrano aver trovato la fondazione nella piccolissima città di Delfi, antico luogo dello storico Omphalos. Cosroe arriva con il suo esercito a Delfi e nella notte vede entrare nella sua tenda una persona che gli dice di essere il capo della Seconda Fondazione, accompagnato da Ciani (che era un traditore); il fondatore rivela che Delfi non é Omphalos, e dopo uno scontro terribile riesce a prendere il controllo della mente del Re dei Re. I secondi fondatori hanno poteri mentali! Cosroe ritorna in Persia, convinto di aver distrutto la Seconda Fondazione e, influenzato dal Primo Oratore, trasforma l’impero in una confederazione di popoli in pace.

Il primo oratore riporta con lui Bayle Ciani che, ferito nella lotta, si sveglia e guarda dalla finestra Omphalos, sede della Seconda Fondazione.

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2) Arcadia Darelli

Anni dopo la morte pacifica di Cosroe, pianta da tutti, l'Islam di Muhammad ha conquistato la Persia, l'Impero mondiale dei Sasanidi si è dissolto, Terminus ha ritrovato la sua potenza, si é resa indipendente dal potere del califfo Yahya, convertitosi all'Islam, e senza problemi ha ripreso il controllo sulle Gallie e sulla Spagna, che con la Scandinavia, le terre di Oltre Oceano e anche il Nord dell’Italia formano una federazione libera e democratica. La Fondazione é la prima potenza del Mondo, con la sua flotta a vapore e le sue nuovi armi da fuoco, dopo aver costruito una rete ferroviaria fittissima che collega tutto il mondo conosciuto. Però a Terminus tutti sono convinti che questo Rinascimento é dovuto solo alla volontà della Seconda Fondazione. Tutti cercano Omphalos, tra cui una giovane ragazza discendente dei Darelli, Arcadia.

Quest’ultima riesce a prendere parte ad una spedizione diretta dal sapiente Omir Munus verso Damasco, capitale del Califfato, per trovare indizi sulla Seconda Fondazione negli archivi di Cosroe, del quale i musulmani si sono impadroniti. Sono fatti tutti prigionieri dal califfo Abd al-Rahman che vuole diventare il nuovo Conquistatore e distruggere la Fondazione.

Arcadia Darelli riesce a fuggire prima di finire nell’harem del califfo, ma scopre che la favorita di quest’ultimo é affiliata alla Seconda Fondazione. Si mette sotto la protezione di un buon mercante di Roma, Primo Palverio. É a Roma, tra le rovine imperiali, che la ragazza finisce per comprendere il segreto di Omphalos, luogo di nascita di Apollo, del sole, del futuro, un luogo all’alba di una nuova era: questo può corrispondere solo a ... Terminus stesso!

Così Arcadia riprende la prima nave che collega Roma a Terminus, rientra e con il suo intervento riesce a far scoprire la Seconda Fondazione: la formavano cinquanta persone, comandate dal traditore Pallas Anthor. Tutti sono deportati in Groenlandia. La Prima Fondazione ormai libera si porta di nuovo all'avanguardia della tecnica e del futuro, negli anni seguenti vince una nuova guerra contro il califfato e assume la leadership del Mediterraneo: la nascita del secondo impero non ha ormai più oppositori.

Però... c'è un però.

A Roma, il contadino Primo Palverio esce dalla sua casa ed entra nella basilica di San Pietro: dopo aver cambiato vestiti si rivela essere il Papa di Roma San Leone III. Più tardi si riunisce al resto della Curia in privato e prende la parola per primo, come lo autorizza a fare la sua carica segreta di Primo Oratore della Seconda Fondazione. Quest’ultima é sana e salva con il sacrificio di cinquanta martiri, ormai la Seconda Fondazione potrà estendersi su tutta la Terra: la struttura della Fondazione si nasconde sotto quella della Chiesa Cattolica organizzata segretamente sotto Costantino da Ario Seldo stesso. Il sole cala su Roma, il centro e l’ombelico del mondo, Omphalos.

FINE

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Se qualcuno ha un’idea per il resto del ciclo della Fondazione scrivetemi a questo indirizzo, io davvero non riesco a immaginarlo!

Perchè No?

Se volete leggere un'altra variazione sul tema della Fondazione scritta dallo stesso autore, cliccate qui!

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Sempre Perchè No? ha avuto poi un'altra curiosa idea:

Mi è venuto in mente un altro divertissement: adattare nella maniera più semplice e stupida possibile lo scenario di "Star Wars" all'impero romano. Chi ci vuole provare?

 

Ed ecco cosa ha partorito la fervida fantasia di Lord Wilmore:

Tanto tempo fa, in una provincia romana lontana, lontana...

Siamo nell'8 a.C. Sono trascorsi diciannove anni da quando il poco aitante ma astuto Cesare Ottaviano, pronipote di Giulio Cesare, si è fatto assegnare dal Senato il titolo di Augusto ("l'Aumentatore") ed ha fondato l'Impero Romano. Dal suo splendido palazzo sul Colle Palatino di Roma, l'Imperatore ha rafforzato il suo potere assoluto su tutto il bacino Mediterraneo, fingendo di mantenere intatte le istituzioni repubblicane come il Consolato e il Senato. A capo delle trenta legioni che costituiscono l'esercito imperiale romano c'è un misterioso generale sfregiato che nasconde le sue fattezze dietro un'armatura completamente nera e un elmo dello stesso colore attraverso cui si intravedono solo gli occhi. Tutti lo conoscono come Daunius Feles, "il Gatto della Daunia" (l'odierna Puglia), seguace di una divinità oscura di cui nessuno conosce il nome. Spietato e devoto al suo signore fino alla morte, egli è impegnato a spezzare le ultime resistenze dei seguaci dell'antica Repubblica Romana.

L'Impero ha però trovato un tenace nemico nell'Alleanza Ribelle, composta da senatori e militari rimasti fedeli all'antica Repubblica Romana, che si sta rafforzando sempre più grazie all'appoggio della Principessa Cleopatra Selene, ultima discendente della gloriosa dinastia Lagide, che ha sposato il Re di Numidia Giuba II. L'imperatore Augusto ha fatto uccidere suo marito per ridurre la Numidia a provincia romana, e così ella ha giurato odio eterno all'Imperatore e ha deciso di battersi per restaurare la secolare Repubblica. Ai successi diplomatici della giovane Principessa, detta familiarmente Clea dai suoi seguaci, che è riuscita ad ottenere l'appoggio dei Parti, eterni nemici di Roma, si aggiungono le scorrerie delle navi dell'Alleanza Ribelle, che con azioni di pirateria e di guerriglia ostacolano i commerci romani nel Mare Nostrum.

Augusto incarica allora Daunius Feles di catturare ed eliminare la Principessa Clea. Scoperta la nave su cui ella viaggia dall'Egitto a Cipro, i soldati imperiali la abbordano con il "corvo" ed ingaggiano una furibonda battaglia con i ribelli, che alla fine vengono trucidati. La Principessa Clea viene catturata dalle forze imperiali, ma prima ella riesce ad affidare un papiro scritto in codice al suo consigliere, il raffinato poeta latino Publio Ovidio Nasone, un tempo cortigiano di Augusto, che poi egli ha fatto esiliare sul Mar Nero per aver avuto una relazione proibita con sua figlia Giulia. Fuggito dal confino, egli si è messo al servizio di Clea, ed ora, a bordo di una piccola scialuppa che riesce a sgusciare non vista tra le navi da battaglia romane, approda incolume sulle coste della vicina Giudea portando con sé il giovane Giulio Germanico, di soli sette anni, figlio di Druso e di Antonia (nipote di Augusto), che è stato rapito dai ribelli insieme alla nave su cui viaggiava ma che ha finito per affezionarsi a loro, dato che la famiglia di Augusto lo maltrattava in continuazione. Ovidio ha il compito di consegnare il messaggio di Clea a un suo vecchio amico ebreo di nome Giosuè.

Ovidio e Giulio Germanico vengono subito catturati dai soldati di Erode, che governa la Giudea in qualità di fantoccio di Augusto, e acquistati come schiavi da Quinto Emilio Lepido, un ricco agricoltore romano che vive in Giudea insieme alla moglie Giunia e al giovane nipote Lucio detto Viatorincaelis perchè ama passare il tempo libero a studiare le stelle. Ovidio si azzarda a rivelare la propria identità e quella di Giulio Germanico a Lepido, avendo intuito la sua antipatia nei confronti dell'imperatore, e gli spiega la sua provenienza e la sua necessità di incontrare il vecchio Giosuè, che vive da eremita tra le montagne della Giudea prospicienti sul Mar Morto, dove tutti lo considerano niente più che un vecchio stregone pazzo e misantropo. Siccome Lepido non vuole lasciarli partire, per il timore che essi siano catturati dagli sgherri di Erode, fedelissimo di Augusto, la notte Ovidio fugge per cercare Giosuè. Allora il giovane Lucio e Giulio Germanico, che vuole lui pure ritrovare l'amato poeta (da lui considerato un padre), lo inseguono a cavallo, ma vengono attaccati da predoni Arabi Madianiti. A salvarli è proprio l'anziano Giosuè, che nonostante l'età si rivela un formidabile combattente.

Questi porta Ovidio, Giulio Germanico e Lucio nella sua dimora tra le montagne, e qui spiega di essere in realtà Gesù Ben Sirach, sapiente ebreo che in gioventù ha combattuto prima per gli Asmonei, a quel tempo sovrani d'Israele, e poi nelle armate di Gneo Pompeo, uno degli ultimi difensori della Repubblica Romana. Egli è anche l'autore di uno degli ultimi libri dell'Antico Testamento, il Siracide, nonché uno degli ultimi Esseni, monaci combattenti che difendono la giustizia guidati dallo Spirito del Bene. Gesù legge e decifra il messaggio speditogli dalla Principessa Clea, quindi spiega ai suoi ospiti che quel messaggio contiene i piani rubati dai ribelli per costruire la Mors Nigra, una gigantesca nave da combattimento potente da sola come una intera flotta e armata con il fuoco greco, un'arma impressionante in grado di incenerire da sola un'intera città con un fuoco impossibile da domare. La nave era stata progettata da Archimede da Siracusa, e i suoi progetti erano poi stati ritrovati da Cicerone quando era governatore della Sicilia, ma di essi si è impossessato Augusto e la ha fatta realizzare in segreto nell'arsenale navale di Miseno.

Lucio apprende dal vecchio Gesù Ben Sirach di suo padre, un allievo esemplare, un grande amico, un ottimo guerriero Esseno che è stato ucciso da Daunius Feles. Questi era stato allievo di Gesù prima di volgersi al male, ed egli gli ha insegnato come lasciarsi guidare dallo Spirito del Bene e non dalla sola forza bruta per vincere ogni battaglia: lo stesso Spirito che all'inizio del tempo creò il mondo, che parlò ad Abramo in Mesopotamia, che guidò Mosè e il suo popolo nel deserto sino alla Terra Promessa, che condusse Buddha all'Illuminazione e che parlò a Zarathustra tra le montagne della Persia. In seguito però Daunius Feles si lasciò sedurre dallo Spirito del Male, il Serpente Antico, ed aiutò l'Impero a dare la caccia ai seguaci dello Spirito del Bene e a sterminarli uno per uno. Giosuè dona a Lucius la spada appartenuta a suo padre, assicurandogli che è la stessa con cui Re David decapitò il tracotante gigante Golia, e spiegandogli che lui stesso avrebbe voluto che la possedesse non appena raggiunta l'età giusta, per diventare egli stesso un Esseno. Tornato a casa, il giovane Lucio scopre che le truppe di Erode hanno inseguito i fuggiaschi e, non trovandoli, hanno brutalmente ucciso Quinto Emilio Lepido e sua moglie nella loro fattoria, ormai ridotta in cenere. Lucio, ormai privo di ogni motivo per restare in Giudea, accetta di seguire Gesù Ben Sirach alla volta di Thera, isola sacra allo Spirito del Bene fin dalla remota antichità, quando era chiamata Atlantide, prima di scomparire nel mare per i peccati dei suoi abitanti; là potrà apprendere le tecniche di combattimento dei guerrieri Esseni superstiti.

I fuggitivi giungono al porto di Cesarea Augusta alla ricerca di una nave su cui imbarcarsi per raggiungere Thera, e riescono a superare i posti di blocco grazie ai poteri essenici di Gesù Ben Sirach, che sa controllare le menti altrui e convince i legionari romani a lasciarli passare. Poco dopo raggiungono una taverna piena di mercanti provenienti dalle più diverse parti del mondo, fin dall'Arabia e dall'India; lì due balordi provocano e aggrediscono Lucio, che viene salvato da Gesù: questi mozza un braccio ad uno degli assalitori con la propria spada, dimostrando la sua maestria nell'uso di tale arma. I quattro trovano l'aiuto necessario in Elio Gallo, un tempo Prefetto Romano dell'Egitto che, dopo aver fallito la conquista dell'Arabia, è caduto in disgrazia e per sopravvivere ha dovuto riciclarsi come mercante, o meglio come contrabbandiere. Egli ora è il comandante della nave Falcon Saeculorum insieme al suo amico e copilota Obelix, un gallo fortissimo ed alto più di due metri, sempre con l'elmo alato in testa e un mantello di pelo sulle spalle. Elio Gallo in particolare sta contrabbandando merci pregiate al soldo del potente Re di Giudea Erode il Grande, con il quale è pesantemente indebitato e che ha messo una taglia su di lui. Infatti un cacciatore di taglie cerca di uccidere Gallo, ma questi è più rapido e lo elimina, per poi pagare il locandiere scusandosi « per aver sporcato il locale ». Elio Gallo capisce che è ora di cambiare aria e accetta di portare con sé Gesù Ben Sirach e i suoi amici, dietro promessa di un bel gruzzolo per appianare i suoi debiti. Il gruppo riesce a raggiungere la Falcon Saeculorum, seminando sia i legionari imperiali inviati a catturarli sia due navi che tentano di intercettarli appena fuori dal porto.

Sulla Mors Nigra, frattanto, il suo spietato capitano Tiberio Claudio Nerone, figlio adottivo di Augusto, minaccia la Principessa Clea, condotta prigioniera sulla gigantesca nave, che ora incrocia nel Mar Egeo: se lei non rivelerà la posizione della base ribelle da cui è partito l'attacco alla flotta imperiale, egli impartirà l'ordine di bombardare e distruggere l'isola di Thera, che ormai è davanti a loro, sulla quale Clea è vissuta da bambina. La principessa gli confessa che la base si trova a Panticapeo, nel Chersoneso Taurico (la Crimea), ma Tiberio impartisce ugualmente l'ordine di distruggere Thera, dato che Panticapeo è troppo lontano perché la notizia della sua distruzione possa seminare il terrore tra i ribelli Esseni. E così, Clea è costretta a guardare l'isola trasformarsi in una palla di fuoco insieme a tutti i suoi abitanti. Tiberio però va su tutte le furie appena apprende dai suoi informatori che a Panticapeo c'è sì una base ribelle, ma è abbandonata da tempo, e capisce di essere stato giocato da Clea, della quale ordina l'esecuzione.

Il Falcon Saeculorum giunge nelle acque di Thera in tempo per assistere alla sua distruzione, e viene parzialmente danneggiato dal conseguente tsunami. Siccome non può più governare, la nave viene facilmente abbordata dai marinai imperiali della Mors Nigra, che la portano in un arsenale interno all'immenso scafo dell'ammiragli imperiale; tuttavia, al suo interno non trovano nessuno, e pensano a un vascello alla deriva. In realtà Elio Gallo, Obelix, Lucio, Giulio Germanico e Ovidio si sono nascosti nel compartimento segreto del gabone di prua, usato per contrabbandare la merce (« Questa è la prima volta che contrabbando me stesso », commenta Gallo tra il serio e il faceto)  Mentre il Maestro Gesù Ben Sirach è impegnato a manomettere gli argani dell'arsenale della Mors Nigra al fine di consentire la fuga al Falcon Saeculorum, Lucio e Gallo scoprono che la Principessa Clea è prigioniera in una cella a bordo della nave. Travestitisi da legionari romani e fingendo di dover trasferire un prigioniero (impersonato da Obelix), si dirigono nelle prigioni della nave: « Uh, che grosso che è questo prigioniero gallico! », commenta un centurione, ma Obelix lo fa volare con uno sganassone: « Non sono grosso, per Toutatis! Ho solo le ossa grosse! ». I carcerieri sono sopraffatti, Lucio trova Clea e la libera, ma il gruppo è costretto a combattere contro i soldati inviati da Tiberio a giustiziarla, che non credono alle bugie di Gallo. Questi decapita il tribuno pronunciando la celebre frase: « conversazione noiosa, comunque », ed anche Clea si dimostra un'indomita combattente brandendo ben due micidiali spade e facendole roteare intorno a sé. Costretti alla fuga dall'arrivo di altri legionari, i nostri eroi finiscono intrappolati dentro il deposito rifiuti e sembrano spacciati perchè si attiva la pressa per lo schiacciamento dei rifiuti, ma Giulio Germanico, che è il più piccolo di tutti, riesce ad intrufolarsi dentro la pressa e a bloccarne i meccanismi . Lucio, Clea e Gallo ne escono indenni, ma sono raggiunti da altri legionari imperiali e sono costretti a dividersi. Lucio e Clea superano la voragine dell'arsenale interno alla Mors Nigra appendendosi ad un rampino, mentre Gallo e Obelix sono inseguiti da una truppa romana cui fungono da esca per far scappare Lucio e Clea.

Intanto, per la prima volta dopo molti anni, Gesù Ben Sirach e Daunius Feles si incontrano nuovamente, e il primo accetta di affrontare l'altro in un duello impari, vista l'età, per consentire a Lucio e gli altri di fuggire. Il vecchio maestro soccombe davanti agli occhi di Lucio che, disperato per la perdita del Maestro, vorrebbe gettarsi nella mischia e farsi uccidere da eroe, ma sente dentro di sé la voce di Gesù Ben Sirach che lo incita a correre verso il Falcon Saeculorum per salvarsi.

Gallo, Lucio, Clea, Obelix, Giulio Germanico e Ovidio fuggono a bordo del Falcon Saeculorum, dopo che l'arsenale è stato manomesso da Gesù Ben Sirach, ma sono stati lasciati andare perché l'Impero possa inseguirli ed identificare la base ribelle da attaccare; infatti imbarcazioni spia dissimulate li seguono passo passo. Giunti dopo un lungo viaggio nelle Isole Fortunate, quelle che noi chiamiamo le Isole Canarie, ai confini del mondo conosciuto, sulla quarta isola gettano l'ancora nella base dei ribelli e si mettono a studiare i piani della Mors Nigra. L'erudito ebreo Filone di Alessandria, che si è unito ai ribelli, scopre che la santabarbara della nave ammiraglia, dove sono contenuti gli ingredienti per preparare il fuoco greco, ha un punto debole e potrebbe essere incendiato con una freccia infuocata scagliata con la dovuta destrezza. Naturalmente l'azione audace di un guerriero disposto ad avvicinarsi abbastanza alla nave per scagliare la freccia, facendo saltare per aria l'intera Mors Nigra. Elio Gallo e Obelix, ricompensati a peso d'oro da Clea, decidono invece di allontanarsi, ritenendo che quella non è la loro guerra. Appena l'immensa Mors Nigra giunge in vista delle Isole Fortunate, viene attaccata dai ribelli a bordo di navi piccole e agili, abbastanza veloci per sfuggire ai colpi di catapulta della Mors Nigra. Per neutralizzarli viene messa in acqua una flottiglia di triremi comandate personalmente da Daunius Feles. Un tribuno avverte Tiberio che l'attacco dei ribelli potrebbe essere pericoloso e gli chiede se deve predisporgli un vascello per lasciare la Mors Nigra, ma egli rifiuta sdegnato: « Fuggire nell'ora del mio trionfo? » Alla fine Lucio è tra i pochi ribelli superstiti, ed è l'unico ancora nella condizione di attaccare la santabarbara, ma è tallonato da Daunius Fener che in qualità di ex Esseno percepisce: « Lo Spirito è potente in lui! »

All'ultimo momento Lucio ode dentro di sé la voce del defunto Gesù Ben Sirach che lo convince ad attaccare usando come guida solo lo Spirito del Bene e non il mirino goniometrico portato con sé. Feles punta la propria catapulta sul ragazzo, ma un istante prima che possa scagliare la pietra contro Lucio, il suo vascello viene speronato dal Falcon Saeculorum pilotato da Elio Gallo e da Obelix, che hanno deciso di tornare ad aiutare l'amico. Feles è sbalzato in mare, si aggrappa a un barile per non essere trascinato a fondo dalla sua armatura nera, e le correnti fortissime lo portano lontano. A quel punto Lucio scaglia la sua freccia incendiaria che penetra nella santabarbara, per poi essere preso a bordo del Falcon Saeculorum ed allontanarsi a tutta velocità. Tiberio ordina: « Fuoco! » contro la base ribelle, ma proprio in quell'istante la Mors Nigra esplode con un boato terrificante. Delle forze Imperiali che ospitava si salva solo Daunius Feles, alla deriva nell'Oceano Atlantico. Tornati sulla quarta delle Isole Fortunate, i ribelli celebrano la vittoria con Clea che premia Lucio ed Elio Gallo con una corona d'alloro per il loro coraggio, mentre Giulio Germanico applaude e Ovidio intona un inno composto per l'occasione.

Anche se hanno ottenuto una vittoria prestigiosa, la battaglia dei ribelli contro il potente e temuto Impero Romano è appena cominciata.

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L'Impero Romano colpisce ancora

Siamo nel 5 a.C. Sono trascorsi tre anni dalla Battaglia delle Isole Fortunate, e le forze dell'Alleanza Ribelle, capitanate da Lucio Viatorincaelis, Cleopatra Selene, Obelix ed Elio Gallo - che ha preso il nuovo nome di Elio Solo, essendo abituato a combattere in solitaria - sono incalzate delle armate imperiali, guidate dal malvagio Daunius Feles, che si è salvato dalle acque dell'oceano ed è ben deciso a stroncare una volta per tutte i focolai di ribellione, dopo l'umiliazione della distruzione della possente Mors Nigra. Pur di catturare i suoi nemici, Daunius Feles ha inviato nei più remoti avamposti del mondo conosciuto delle spie disposte a tutto, e ha preso al proprio servizio molti cacciatori di taglie, il più pericoloso dei quali è Irmin, Re dei Cherusci vassallo di Roma, universalmente noto come Arminio. Egli e gli altri suoi compari sono desiderosi soprattutto di catturare Elio Solo, sulla testa del quale il malvagio re di Giudea Erode il Grande ha posto una sostanziosa taglia.

Inseguite dalla flotta romana di Daunius Feles, le navi dei ribelli sono costrette a puntare verso l'estremo Nord in pieno inverno e a sbarcare sull'isola di Helgoland, nel Mare del Nord, sotto una fitta tempesta di neve. Durante una ricognizione Lucio viene attaccato da un orso bianco, ma riesce a sfuggirgli attirando a sé la spada di suo padre con la forza del pensiero e quindi tagliandolo in due. Subito dopo il suo defunto maestro Gesù Ben Sirach, che gli ha consegnato quella spada, gli compare in visione per ordinargli di raggiungere Rhapta, l'estremo avamposto meridionale del mondo conosciuto, sulla costa dell'Azania (Africa sudorientale), per farsi addestrare dal misterioso maestro Yehuda, uno degli ultimi Esseni sopravvissuti alla furia di Augusto e di Daunius Feles.

Intanto, sulla nave ammiraglia dei ribelli, Clea ed Elio Solo non fanno che battibeccare tra di loro e, quando Lucio viene riportato alla base, Clea lo bacia per infastidire Elio, che cela a stento la propria gelosia. Nel frattempo però le navi dei ribelli vengono individuate da un'imbarcazione di spie norrene sbarcate sull'isola e al soldo di Daunius Feles. Questi, ricevute le informazioni dalle spie, invia una possente flotta per sferrare l'attacco decisivo. Scoppia così la Battaglia di Helgoland, che da questo momento in poi sarà conosciuta come l'Isola dei Morti: assaliti in forze da enormi macchine da guerra, i ribelli tentano di opporre resistenza e riescono a distruggere alcuni dei mezzi corazzati imperiali ma, di fronte alla potenza del loro attacco, sono costretti a lasciare l'isola a bordo delle loro navi leggere, con l'obiettivo di riunirsi in una base più sicura, sulle coste dell'Ivernia (quella che noi chiamiamo Irlanda). Clea, Elio, Obelix e il poeta Ovidio, che sta componendo un poema sulle imprese dei ribelli, fuggono a bordo del Falcon Saeculorum, mentre Lucio e il giovane Giulio Germanico, ormai diventato da lui inseparabile, anziché recarsi al rendez-vous in terra irlandese, risalgono il Reno, giungono nel cuore della Germania, ridiscendono il Danubio su un'altra nave, entrano nel Mar Nero, doppiano i Dardanelli, entrano nel Delta del Nilo e sfruttando il canale tra il Nilo e il Mar Rosso fatto riaprire da Augusto dopo secoli di abbandono, riescono a penetrare nell'Oceano Indiano, eludendo la guardia delle navi imperiali, e dopo una vera e propria odissea fanno rotta verso Rhapta, ai confini meridionali del mondo conosciuto. Penetrata nell'estuario di un fiume, nel bel mezzo della giungla tropicale, sotto un sole implacabile che culmina a nord perchè siamo nell'emisfero australe, la nave di Lucio e di Giulio Agricola si impantana nei pressi di una capanna dove vive un vecchietto curvo, romano come loro.

Di fronte alle domande petulanti di colui che considera solo un vecchio matto, Lucio risponde: « Sto cercando Yehuda, un grande guerriero! »

L'altro tuttavia gli risponde: « La guerra non fa nessuno grande! » Per poi rivolgere gli occhi al cielo: « Mi dispiace, amico mio, ma non credo di potercela fare a trasformare questo ragazzino impulsivo in un guerriero! »

Quando vede comparire lo spirito di Gesù Ben Sirach che gli risponde: « Tu sei l'unico che può farlo, Maestro mio! », lo sbalordito Lucio capisce tutto: « Yehuda! Sei tu! »

« Proprio così », gli risponde l'anziano, rivelandogli di essere in realtà il quasi novantenne Marco Porcio Catone, detto l'Uticense, che aveva cercato di suicidarsi dopo la sconfitta e la morte di Gneo Pompeo, ma era stato soccorso e salvato dalla moglie Marzia e dai suoi amici, che lo avevano convinto a fuggire nelle terre della Giudea, là dove era stato da giovane, diventando uno dei maestri Esseni, prima di darsi anima e corpo alla difesa della Repubblica Romana. Tornato sulle Rive del Mar Morto, presso il convento di Qumran, aveva ripreso il giovanile nome di battaglia di Yehuda, "il Lodato" in lingua ebraica, ma da lì aveva deciso di fuggire dopo la proclamazione dell'Impero e la nomina di Erode a Re di Giudea, rifugiandosi in quell'estrema propaggine meridionale del mondo. Alla fine, convinto dallo spirito di Gesù Ben Sirach, Yehuda accetta di istruire il giovane Lucio nelle Vie dello Spirito del Bene. Essere parte della vita universale data dallo Spirito del Bene permette infatti di disciplinare la propria mente, controllare le menti altrui, spostare oggetti con la forza del pensiero, vedere a distanza o nell'oscurità, perchè lo Spirito è Tutto in Tutti e, come afferma Yehuda, con la Fede è possibile persino smuovere le montagne. L'addestramento si rivela però difficoltoso e, quando la nave di Lucio sprofonda nella palude, egli non riesce a riportarla a galla con la potenza della sua Fede, mentre il vecchissimo Catone / Yehuda ci riesce facilmente, sollevandola addirittura a mezz'aria.

« Non posso crederci! » mormora Lucio, strabiliato.

« Per questo hai fallito », commenta Yehuda, sconsolato, per poi spiegare allo spirito di Gesù Ben Sirach che il ragazzo non è ancora pronto a diventare un Esseno, essendo troppo impaziente e non abbastanza convinto dei propri mezzi.

Nel frattempo, lasciata l'Irlanda per l'arrivo anche là delle navi di Daunius Feles, Clea ed Elio Solo con il fido Obelix sbarcano a Burdigala (Bordeaux) e attraversano la Gallia, decisi a nascondersi tra le più alte cime delle Alpi, dato che i mari non sono più sicuri. Durante il viaggio, i due eroi continuano a litigare ma, in un momento di intimità, si scambiano invece un bacio fugace e appassionato, commentato da Obelix picchiettandosi una tempia: « S.P.Q.R.: Sono Pazzi Questi Romani! » Il gruppo di ribelli arriva infine ad Augusta Taurinorum, posta tra le vette innevate delle Alpi, un grosso centro minerario (dalle miniere circostanti sono estratti ferro, rame ed oro) amministrato da Publio Quintilio Varo, già Proconsole in Africa ed amico di vecchia data di Elio. Essi però ignorano di essere seguiti e spiati da Arminio. Subito dopo il loro arrivo, infatti, Varo li consegna a Daunius Feles, già presente in città grazie alle soffiate di Arminio: il perfido generale ha deciso infatti di utilizzarli come esca per tendere una trappola a Lucio. L'impulsivo Obelix tenta di resistere e uno dei centurioni gli intima: « Fermo tu, ciccione! » « Ciccione a chi? » ribatte lui, facendolo volare con un ceffone, ma l'intrepido gallo non può nulla contro i poteri di Daunius Feles. Varo cerca di spiegare a un furibondo Elio e a Clea di essere stato costretto a tradirli per evitare che l'esercito imperiale distruggesse la sua città, ma Elio Solo gli sputa in faccia: « Mi fai schifo! »

Una volta catturato Lucio, Daunius Feles ha intenzione di rinchiuderlo in animazione sospesa dentro una lastra di quarzo usando i poteri dello Spirito del Male ma, non avendo mai tentato prima questo sortilegio di magia nera, decide prima di testarlo su Elio Solo, perchè l'imperatore Augusto vuole a tutti i costi Lucio vivo. Prima che il sortilegio inizi ed Elio venga ibernato, Clea gli confessa: « Ti amo! » e lui replica: « Lo so! » La magia riesce, e l'avventuriero viene imprigionato in una lastra di quarzo. Daunius Feles lo cede ad Arminio, che vuole portarlo a Re Erode per riscuoterne la taglia. Tuttavia Varo, pentito del proprio tradimento, stende le guardie imperiali ed aiuta Clea e gli altri a scappare.

A Rhapta, intanto, Lucio, che comincia a sentire dentro di sé la voce dello Spirito del Bene, ha avvertito che i suoi amici sono in pericolo e ha deciso di partire per andare a salvarli nonostante gli ammonimenti di Yehuda, che gli consigliava di terminare prima l'addestramento,. Lucio non gli ha dato retta ed è ripartito con Giulio Germanico, arrivando dopo un lungo viaggio via mare e poi via terra ad Augusta Taurinorum proprio mentre Clea, Ovidio ed Obelix si accingono a scappare guidati da Varo, ormai egli pure un fuorilegge. Lucio penetra nella fortezza romana che domina la città, si ritrova davanti Daunius Feles e i due ingaggiano subito un duello le rispettive spade magiche. Il misterioso capo delle legioni imperiali riesce a far cadere Lucio nella trappola che dovrebbe imprigionarlo dentro una lastra di quarzo, ma il giovane salta immediatamente fuori per mezzo dei suoi poteri telecinetici. Grazie alla sua maggior esperienza, Feles riesce a ferire gravemente Lucio a un braccio, ma anziché finirlo gli offre di unirsi a lui, votandosi allo Spirito del Male:

« Vieni con me: il tuo addestramento è appena all'inizio, lo completerò io! Unendo le forze potremo porre fine a questo conflitto distruttivo e riportare l'ordine nell'Impero Romano! »

Lucio rifiuta: « Non verrò mai con te! »

È a questo punto che Feles gli rivela: « Se solo conoscessi il potere dello Spirito del Male! Gesù Ben Sirach non ti ha mai detto la verità su tuo padre... »

« Mi ha detto abbastanza: che sei stato tu ad ucciderlo! »

« No, Lucio! Io sono tuo padre! »

Incredulo, Lucio urla di dolore e rabbia: « Non è vero! Non è possibile! »

Ma il generale risponde: « Cerca dentro di te! Tu sai che è vero! Augusto sa che tu sei l'unico che può distruggerlo: unisciti a me e governeremo il mondo, come padre e figlio! »

Disperato, Lucio grida: « Noooo! » e si getta giù dal parapetto della torre, preferendo la morte alla certezza di essere figlio del suo arcinemico, ma resta appeso a un cespuglio che spunta tra le rocce su cui è stata edificata la fortezza. Ormai privo di forze, pieno di lividi, tagli e ferite, scorge nella valle Varo, Clea, Ovidio e Obelix che fuggono, e riesce a lanciare un appello telepatico che viene avvertito da Clea. Questa vede l'eroe appeso al cespuglio e implora Obelix di fare qualcosa. Il poderoso gallo parte di gran carriera urlando: « Per Belenos! Caricaaaa! », e quando Lucio sfinito perde la presa e precipita nel vuoto, il forzuto eroe riesce ad afferrarlo al volo grazie alla propria straordinaria stazza. A Clea, entusiasta, egli risponde arrossendo ed alzando le spalle:

"Bof! Sciocchezze, Principessa! Dovevi vedere quando io e il mio amico Asterix le suonavamo ai legionari romani che assediavano il nostro villaggio gallico! »

Subito i quattro si dileguano su un carro messo loro a disposizione da Quintilio Varo e raggiungono attraverso i passi alpini un villaggio dell'Elvezia dove sono al sicuro. Ormai fuori pericolo, Lucio viene curato da alcuni druidi guaritori, seguaci dello Spirito del Bene, e si rimette completamente. Mentre Lucio, Clea, Ovidio e Giulio Germanico guardano il sole tramontare in un lago di sangue tra i crinali montuosi, Varo e Obelix partono alla volta della Giudea per raggiungere il palazzo di Re Erode dove Elio Solo viene tenuto prigioniero.

Non è il tramonto, ma l'alba di una nuova avventura.

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Il ritorno dell'Esseno

Sei mesi dopo il drammatico confronto tra padre e figlio sugli spalti della torre di Augusta Taurinorum, Lucio Viatorincaelis (che ha ormai quasi concluso il suo apprendistato come guerriero Esseno) e i suoi amici raggiungono il regno di Erode il Grande per salvare il loro amico Elio Gallo detto Elio Solo, tenuto prigioniero in una magica lastra di quarzo dal potente e malvagio sovrano idumeo nel suo palazzo fortificato di Macheronte, lungo la riva orientale del Mar Morto.

I primi a salire nella fortezza, 1100 metri più in alto del livello del Mar Morto, sono il poeta Ovidio e il giovane Giulio Germanico, i quali si fanno ricevere dal sovrano e lo informano che Lucio ha intenzione di venire lì per contrattare il rilascio di Elio, e resteranno suoi ostaggi come segno di buona volontà. Il crudele re però li deride e dichiara che non intende affatto lasciare libero il suo più prezioso prigioniero e che, se l'Esseno verrà, lo tratterà come ha trattato i bambini di Betlemme per eliminare un pericoloso concorrente al suo trono, la cui nascita era stata annunciata un anno prima da una stella. Poco dopo Clea, travestita da cacciatore di taglie maschio e presentandosi con il nome di Cunobelino, re dei Britanni vassallo di Augusto (il Cymbeline di Shakespeare), entra nel palazzo con la scusa di consegnare a Erode il gallo Obelix, lui pure ricercato. Viene pagata e ospitata ma, durante la notte, penetra nella sala del trono di Erode, su una parete della quale è fissato il blocco di quarzo che imprigiona il suo amato Elio, e grazie a un sortilegio appreso dai druidi in Elvezia lo libera. Sul più bello purtroppo Erode con i suoi sgherri sorprende i due amanti, fa imprigionare Elio insieme a Obelix e costringe Clea ad entrare nel suo harem.

Il giorno seguente Lucio in persona si presenta a parlamentare con Erode, che però tira una leva accanto al suo trono e lo fa precipitare in una grotta sotto la sala del trono dove è in agguato una ferocissima tigre del Bengala. Tuttavia con i suoi poteri telecinetici l'eroe fa muovere un'altra leva ed abbassare un cancello d'acciaio che trafigge la fiera e la uccide. Erode il Grande, infuriato per aver perso il pezzo più pregiato della sua collezione di animali esotici, fa portare nel deserto della Transgiordania i suoi prigionieri, con l'intenzione di gettarli in un pozzo pullulante di terribili formiche rosse carnivore. Tuttavia Lucio ha pronto un piano: quando sta per essere gettato nel pozzo delle formiche rosse, si libera con i suoi poteri essenici e afferra al volo la spada che il piccolo Giulio Germanico teneva nascosta nel vestito, perchè nessuno aveva pensato di perquisire un ragazzino dall'aspetto innocente, e che invece attendeva solo quel momento dentro di sé. Non è più la spada di Golia, di cui si è impossessato Daunius Feles, ma la spada dell'eroe gallico Vercingetorige, donatagli dai druidi che lo hanno curato. Intanto Publio Quintilio Varo, che si è infiltrato tra gli scagnozzi di Erode, libera Elio Solo e Obelix, e insieme a loro fa strage delle guardie erodiane. Mentre Lucio si apre la strada per salvare Clea, il cacciatore di taglie Arminio tenta di fermarlo, ma egli lo fa precipitare nel pozzo delle formiche rosse. Approfittando della confusione, Clea usa la catena con cui Erode la teneva al guinzaglio per strangolarlo, quindi fugge insieme ai suoi amici prima che la notizia della morte del sovrano si diffonda.

Mentre i suoi compagni partono alla volta della base navale delle truppe ribelli, Lucio ritorna a Rhapta, sulle lontane coste dell'Africa Nera, per concludere i suoi studi sotto la guida del Maestro Esseno Yehuda alias Catone l'Uticense. Questi però ha quasi novant'anni ed è giunto quasi alla fine della sua esistenza: poco dopo aver informato Lucio di avergli trasmesso tutte le fondamentali conoscenze degli Esseni, muore serenamente. Davanti alla sua pira funebre, ad un Lucio addolorato e scoraggiato appare lo spirito del suo primo maestro Gesù Ben Sirach, il quale gli rivela il segreto sulla sua famiglia cui Yehuda e Feles hanno accennato: il suo vero nome è Alessandro Helios, ed egli è figlio di Marco Antonio, grande generale romano di origine plebea, e dell'ultima regina d'Egitto della dinastia dei Lagidi, Cleopatra VII Tea. Marco Antonio, inizialmente difensore della Repubblica e iniziato al culto dello Spirito del Bene, è stato poi traviato da Caio Giulio Cesare e indotto a servire il Lato Oscuro dello Spirito Divino, cioè lo Spirito del Male, noto con molti nomi (Satana, Belzebù, Moloch, Ahriman, Seth, Ade, Loki, Mextli, Amatsu-Mikaboshi...), diventando un rinnegato al servizio dell'Impero, il Signore Oscuro. Sfregiato orribilmente durante la Battaglia di Azio dallo stesso Gesù Ben Sirach, egli si è nascosto dentro un'armatura nerissima ed ha assunto il nome di Daunius Feles, « il Gatto della Daunia », perchè in questa regione dell'Italia meridionale, di fronte alle acque di Azio, si è nascosto per farsi forgiare l'armatura dagli eccezionali fabbri del posto, e perchè il gatto è un animale che ama l'oscurità. Lucio però non è il solo figlio di Marco Antonio e di Cleopatra VII Tea: ha infatti una sorella gemella, che altri non è che Cleopatra Selene, cioè Clea. Prima di scomparire, Gesù Ben Sirach lo avvisa anche che non potrà sfuggire a un nuovo duello col padre, e che deve fare attenzione ai suoi sentimenti verso Clea, nobili ma a rischio di essere sfruttati dall'Imperatore Augusto a suo vantaggio.

Lasciata Rhapta, con il cuore in tumulto Lucio si riunisce ai suoi compagni e partecipa insieme a loro ad una riunione dell'Alleanza Ribelle a Tharros, in Sardegna (già sede della rivolta antiromana di Ampsicora), riunione durante la quale il senatore ed ammiraglio Gaio Cassio Longino, figlio dell'omonimo assassino di Giulio Cesare, rivela di avere scoperto che l'Impero Romano ha iniziato la costruzione di una seconda Mors Nigra, ancora più potente della prima che, se completata, assicurerebbe all'esercito imperiale la vittoria sulla Ribellione. L'immensa nave è già quasi pronta nell'arsenale segreto di Volterra (l'antica Veláthri, città della Dodecapoli etrusca) e raggiungerà il mare discendendo il fiume Cecina. Perché l'Alleanza Ribelle possa raggiungere e distruggere la nave occorre però mettere fuori combattimento le nutrite legioni poste da Augusto a protezione del cantiere, in una zona boscosa e a tratti impervia.

L'attacco alla foce del fiume Cecina, che dovrà essere risalito dai ribelli su navi leggere, viene condotto da una centuria guidata da Elio Solo e comprendente anche Lucio e Clea. Appena giunti sulla riva boscosa, abitata dai pacifici discendenti degli Etruschi, i soldati ribelli si scontrano con le truppe imperiali, che Lucio e Clea inseguono a bordo di alcuni cavalli rubati loro. Durante lo scontro Clea cade da cavallo e viene catturata da un guerriero etrusco, che insieme ad alcuni suoi compagni intercetta l'intera centuria dei ribelli. Gli Etruschi (o Rasna, come loro chiamano se stessi) tuttavia scambiano Ovidio per Laran, la divinità etrusca della guerra, e siccome il poeta è uno degli ultimi Romani in grado di parlare correttamente l'antichissimo idioma etrusco, ben presto accettano di collaborare con l'Alleanza Ribelle. Quella sera stessa Lucio rivela a Clea di essere suo fratello e che entrambi sono figli di Daunius Feles.

Durante la notte Lucio decide di attraversare le linee nemiche e si consegna a Daunius Feles, che lo conduce a bordo della Mors Nigra, per consentire all'Imperatore Augusto, giunto apposta da Roma per supervisionare la costruzione della sua nave ammiraglio, di convertire il giovane al culto dello Spirito del Male. Mentre la flotta ribelle guidata dall'ammiraglio Gaio Cassio Longino e da Varo (che è al timone del Falcon Saeculorum, un tempo di sua proprietà) si appresta a risalire il fiume Cecina per attacca la Mors Nigra e gli uomini di Elio Solo attaccano i soldati a guardia delle catene di ferro tese lungo il fiume per impedire che venga risalito, facendo scoppiare la battaglia finale della saga, l'Imperatore Cesare Ottaviano Augusto tenta di evocare in Lucio una rabbia sufficiente per far sì che lo Spirito Maligno invada il suo cuore, rivelandogli che in realtà il fuoco greco della Mors Niga è già operativo e pronto ad incenerire i suoi amici, e che la foce del fiume è protetta da una squadra di truppe scelte ben più numerose di quanto essi sospettino. È stato infatti lo stesso Augusto a permettere che la Ribellione scoprisse le informazioni sulla nuova Mors Nigra, in modo che l'attacco dei ribelli si trasformasse in una trappola letale per tutti loro. La battaglia difatti inizia molto presto a volgere al peggio per l'Alleanza, duramente attaccata per terra e per mare e in inferiorità numerica nei boschi che circondano Volterra. L'Imperatore riesce a indurre Lucio ad assalirlo con la spada di Vercingetorige, ma Daunius Feles si interpone tra Augusto e Lucio, e così padre e figlio sono istigati ad ingaggiare un secondo duello mortale.

Lucio / Alessandro Helios questa volta tiene testa al padre, riuscendo a buttarlo giù dalla scalinata del trono dell'Imperatore. Lucio dichiara di non voler combattere, ma Feles / Marco Antonio lo attacca comunque. Il giovane cerca di fermarlo, asserendo di avvertire il bene che è ancora in suo padre, nonostante tutto, ma Feles lo avverte di non sottovalutare il potere dello Spirito del Male e si getta su di lui, costringendolo a nascondersi nelle stive per non colpire suo padre. Daunius Feles lo cerca, guidato dai poteri essenici, legge nella mente del figlio e, dopo avere scoperto che Clea è sua figlia, medita di convertire lei al culto del Maligno, qualora Lucio non ne volesse sapere di unirsi a lui. Furioso, Lucio aggredisce il padre, costringendolo a indietreggiare fino alla steccionata che chiude il cantiere ancora aperto. I furibondi colpi di spada di Lucio e la magia dell'arma di Vercingetorige mettono in difficoltà il Signore Oscuro, ed infine Lucio ha la meglio e riesce a mozzargli la mano destra. Allora l'imperatore Augusto incita Lucio a uccidere Feles e a prendere il suo posto, come vent'anni prima aveva fatto uccidere da Marco Antonio tutti i suoi maestri Esseni, tranne Gesù Ben Sirach e Catone l'Uticense. Prima di dargli il colpo di grazia, tuttavia, Lucio sente lo Spirito del Bene scorrere nelle sue vene, riprende il controllo di sé e smette di combattere, proprio mentre i ribelli, aiutati dagli Etruschi e dall'immane forza di Obelix, riescono con l'inganno a distruggere le torrette fortificate che bloccano il corso del fiume alle navi ribelli, lasciando la Mors Nigra esposta ai loro attacchi.

A questo punto Lucio dichiara che non cederà mai alle lusinghe del Lato Oscuro, frustrando i piani dell'Imperatore Augusto, che decide di ucciderlo evocando le fiamme dell'Inferno sotto i suoi piedi. Le urla disperate di Lucio però non lasciano indifferente Daunius Feles che, con un ultimo sforzo, riesce a salvare il figlio, sollevando l'Imperatore sulle braccia e gettandolo nel fuoco ardente del cantiere, cui già i ribelli hanno cominciato ad appiccare le fiamme tramite frecce incendiarie. Marco Antonio, ormai ritornato dalla parte del Bene, è stato mortalmente ferito, avendo fatto scudo al figlio con il proprio corpo contro le fiamme dell'Inferno. Lucio vorrebbe fuggire con il padre, ma Marco Antonio, che è allo stremo e impossibilitato a muoversi, chiede al figlio:

« Toglimi la maschera. »

« Ma morirai », lo avverte lui.

« Questo ormai è inevitabile, figlio mio. Toglimi la maschera, voglio poterti vedere almeno una volta con i miei veri occhi. »

Alessandro Helios obbedisce, e Marco Antonio si spegne poco dopo tra le sue braccia, mentre la Mors Nigra è in preda alle fiamme grazie all'attacco portato da Quintilio Varo e dagli altri generali ribelli. Lucio riesce a fuggire con una scialuppa dalla nave, insieme al corpo del padre, un attimo prima che gli ingredienti del fuoco greco entrino in contatto con le fiamme, e la seconda Mors Nigra esploda nel cielo notturno, illuminandolo a giorno come se il Vesuvio si fosse improvvisamente risvegliato. Lucio si ricongiunge con i suoi compagni e Clea lo abbraccia raggiante, perchè dopo l'esplosione disperava di rivederlo vivo. Elio Solo abbassa gli occhi:

« Ho capito, lo ami e hai scelto lui. Saprò farmi da parte. »

E lei, al settimo cielo: « Imbecille, quello è mio fratello! »

I due si baciano appassionatamente, mentre Obelix si gratta la testa, ripensando con nostalgia alla bella Falbalà e ai tempi di « Asterix Legionario ». Ovidio invece recita con enfasi: « Militat omnis amans, et habet sua castra Cupido! » (« Ogni amante è un guerriero, e Cupido ha il suo accampamento! » Amores I, 9) e il giovane Giulio Germanico commenta: "Credo che capirò questo verso tra qualche anno, o almeno spero."

Mentre le truppe ribelli festeggiano la loro definitiva vittoria sull'Impero e la restaurazione dell'antica e nobile Repubblica Romana, Lucio brucia su una pira il corpo di Marco Antonio, e il suo spirito si riunisce con quelli di Gesù Ben Sirach e di Catone l'Uticense, che nella scena finale, tra i canti e i balli di festa dei nostri eroi, appaiono a Lucio per l'ultima volta, salutando con somma gioia il ritorno dell'Esseno.

Lord Wilmore

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