Il Divo al Quirinale

di Demofilo


Durante le meritate vacanze 2008 ho concepito un'ucronia da me pensata dopo aver visto il film di Paolo Sorrentino "Il Divo", premiato dalla giuria al Festival di Cannes. Ecco quanto.

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19 maggio 1989, negli ex-locali dell'Ansaldo di Milano si svolge la relazione finale del segretario del garofano Bettino Craxi durante l'ultima giornata del XLV Congresso del Partito Socialista. Craxi critica con particolare forza la linea del governo, guidato dal democratico cristiano Ciriaco De Mita, e la direzione della Democrizia Cristiana, ritornando a polemizzare sulla famosa "staffetta" e le sue dimissioni nel marzo del 1987. Craxi viene rieletto alla segreteria con il 92% dei voti.

20 maggio 1989, in seguito alle critiche dei socialisti il Presidente del Consiglio De Mita rassegna le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il giorno seguente iniziano al Palazzo del Quirinale le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo. Durante la conferenza stampa Cossiga assicura che il governo dimissionario sarebbe stato il responsabile nella gestione delle elezioni europee in programma per il successivo 18 giugno.

25 maggio 1989, il Presidente Cossiga conferisce al Presidente del Senato, il repubblicano Giovanni Spadolini, un incarico esplorativo per cercare di edificare una maggioranza tale da permettere la costituzione di un nuovo governo sostenuto dal Pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) in grado di portare a termine il pacchetto di riforme istituzionali che erano state elaborate dal senatore democratico cristiano Roberto Ruffilli, ucciso dalle Brigate Rosse il 16 aprile 1988.

2 giugno 1989, celebrazioni della Festa della Repubblica con la deposizione della corona d'alloro al Vittoriano e la parata ai Fori Imperiali. Cossiga, accompagnato da Spadolini e dal Presidente della Camera, il democratico cristiano Oscar Luigi Scalfaro, dichiara che è necessario trovare "una volta per tutte, in un paese democratico come l'Italia, la ricetta giusta contro la troppa fragilità del sistema politico, in mano ai partiti e non alle persone". Spadolini sottolinea la necessità di un'intesa tra quelle forze politiche "che per statuto sono in grado di permettere al paese la stabilità".

4 giugno 1989, a Pechino, i carri armati dell'esercito della Repubblica Popolare Cinese soffocano la rivolta degli studenti in piazza Tien An Men, iniziata in maggio con proteste ed occupazioni con l'obbiettivo di una maggiore democrazia in Cina. Dopo sette settimane di protesta, la repressione rossa contava circa 3000 giovani; emblematica la foto dello studente davanti ad un carro armato che sventola la bandiera del Tibet, occupato dai cinesi nel 1955. In Italia il Partito Radicale organizza una grande manifestazione a Piazza Navona a favore degli studenti cinesi, per la democrazia in Cina e l'autonomia del Tibet. Dopo il consueto "sermone" del leader radicale Marco Pannella, interviene anche Craxi che attacca direttamente Occhetto e il Pci "che non hanno detto una parola sulle vicende di piazza Tien An Men". La segreteria comunista, in modo provocatorio, "chiederà al signor Bettino Craxi se, durante il faraonico viaggio in Cina con tutta la sua famiglia, avesse avuto il coraggio di chiedere ai cinesi informazioni sulla loro politica repressiva".

8 giugno 1989, dopo l'ennesima riunione della segreteria della Democrazia Cristiana a Piazza del Gesù, a Roma, il segretario Arnaldo Forlani conferma che il partito dello scudo crociato punta a ricompattare l'alleanza a cinque del Pentapartito, escludendo "soluzioni di emergenza" e intese con il Partito Comunista di Achille Occhetto. A stretto giro è lo stesso Occhetto a dichiarare che "la questione morale ci impedisce ogni intesa con le forze del centro-sinistra".

8 giugno 1989, elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo e referendum per la trasformazione della Comunità Economica Europea in Unione Europea. Il quesito referendario passa con un larghissimo margine (90,2%), mentre per quanto riguarda le percentuali dei partiti la Dc conquista il 38,3%, seguita dal Pci con il 20,6%, dal Psi con il 16,7%, Psdi 8,9%, Pri 3,7%, Pli 2,1%, Msi 5,9% e Pr 4,7%. Forte affermazione del Pentapartito che sfiora il 70% delle preferenze, crollo delle opposizioni, in particolare i comunisti, e la fine delle esperienze nel Nord Italia delle liste autonomiste (Lega Lombarda, Liga Veneta, ecc...).

20 giugno 1989, il giudice Giovanni Falcone, da tempo impegnato nella lotta alla mafia, viene ucciso in un attentato sulla spiaggia dell'Addaura, presso Palermo. Durante i funerali di stato, che si svolgono il 25 dello stesso mese, la moglie Francesca Morvillo lancia un appello al Santo Padre, papa Giovanni Paolo II, perchè "la lotta contro la mafia diventi la prima grande vittoria di uno stato veramente democratico". Cossiga dichiara che la formazione di un nuovo governo è "il primo obbiettivo da raggiungere per vendicare la morte di Giovanni Falcone".

27 giugno 1989, dopo che lo stesso Presidente Spadolini rimette il "mandato esplorativo" nelle mani di Cossiga, il capo dello stato convoca nuovamente il dimissionario De Mita e gli affida per la seconda volta l'incarico di formare il nuovo governo.

30 giugno 1989, infuocata conferenza stampa nella sede del Partito Socialista in via Nazionale, a Roma, con il segretario Bettino Craxi che ribadisce le forti critiche fatte all'assise di Milano nel maggio precedente e chiede "un cambio di marcia per il governo e per il paese". In particolare Craxi rivendica una "posizione di rilievo" per il partito del garofano, secondo partito della coalizione, e annuncia una "futura convergenza con i fratelli socialdemocratici". Il segretario del Psdi Carlo Vizzini conferma la possibile nuova intesa tra i due partiti socialisti italiani.

9 luglio 1989, dopo la definitiva rinuncia di De Mita causata dall'opposizione del Psi, Cossiga convoca al Quirinale il ministro degli affari esteri, il democratico cristiano Giulio Andreotti, per conferirgli l'incarico di formare il nuovo governo. Andreotti accetta con riserva.

10 luglio 1989, incontro segreto nella residenza romana di Forlani tra il segretario della Dc, Andreotti e Craxi. I tre stringono un patto di ferro, il cosidetto CAF, l'intesa Craxi-Andreotti-Forlani, per la spartizione del potere in Italia. Dopo tre ore di intensa discussione viene elaborato un vero e proprio progetto che parte dalle recenti consultazioni europee, che vendeva il Pentapartito, e in particolare l'intesa Dc-Psi, maggioranza assoluta nel paese: formazione del VI governo Andreotti con una massiccia componente democratica cristiana e socialista, scioglimento del Psdi nel Psi di Craxi e isolamento del Pci in modo da comportarne un lento declino e la fuoriuscita dei voti verso il partito craxiano. I tre obbiettivi focalizzati erano l'elezione di Andreotti al Quirinale, il ritorno di Craxi a Palazzo Chigi e il mantenimento decennale della segreteria nella mani di Forlani e della "grande alleanza" nata durante XVIII Congresso (19-22 febbraio 1989).

12 luglio 1989, Andreotti sale al Quirinale e scioglie la riserva. Iniziano le consultazioni del nuovo Presidente del Consiglio per la formazione del governo. Queste ultime sarebbero terminate la sera del 20 giugno, con il successivo nuovo incontro con Cossiga e l'ufficializzazione del nuovo esecutivo: il socialista Gianni De Michelis agli esteri con delega alla vice-presidenza del consiglio, il socialista Giuliano Amato all'interno, il socialista Claudio Martelli alla giustizia, il socialdemocratico Carlo Vizzini alla difesa, il democratico cristiano Paolo Cirino Pomicino al superministero dell'economia, delle finanze, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, il repubblicano Giorgio La Malfa allo sviluppo economico e commercio, il socialista Franco Nobili al ministero dell'industria e delle risorse energetiche, il democratico cristiano Antonio Gava al lavoro e politiche sociali, il socialista Mario Chiesa alla sanità, il socialista Ugo Intini ai lavori pubblici, il liberale Francesco De Lorenzo ai trasporti, il democratico cristiano Enzo Carra all'ambiente, il democratico cristiano Giovanni Goria all'agricoltura e risorse marittime e montane, il socialista Sergio Moroni alla pubblica amministrazione, il liberale Giuliano Urbani all'innovazione tecnologica, il democratico cristiano Enzo Scotti alla pubblica istruzione, il socialista Paolo Pillitteri (ex-sindaco di Milano e cognato di Craxi) alla ricerca scientifica e all'università, il socialista Carlo Tognoli al turismo e spettacolo, il liberale Valerio Zanone alla cultura, il democratico cristiano Enrico La Loggia alle politiche regionali, il repubblicano Oscar Mammì alle poste e comunicazioni, la socialdemocratica Amalia Sartori alle pari opportunità, il democratico cristiano Pierferdinando Casini alle politiche giovanili e sport e il democratico cristiano Gianfranco Rotondi all'attuazione del programma.

22 luglio 1989, ore 9.00, nella residenza romana del Presidente del Consiglio, si svolge la riunione della corrente degli andreottiani: presenti i tre proconsoli per il Lazio, il fido Franco Evangelisti, Vittorio Sbardella detto "lo squalo" l'imprenditore Giuseppe Ciarrapico, i due responsabili della Dc in Campania ministri Paolo Cirino Pomicino ed Enzo Scotti, il veneto Giovanni Prandini, il capo del partito in Sicilia eurodeputato Salvo Lima e il cardinale Fiorenzo Angelini, "sua santità". Durante l'incontro Andreotti comunica ai suo fedelissimi la nascita del patto con Forlani e Craxi e i tre obbiettivi da raggiungere.
Ore 12.15, nella sala degli arazzi al Palazzo del Quirinale abbiamo il giuramento del VI governo Andreotti nella mani del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Alle insistenti domande dei giornalisti sui numerosi problemi che affliggono il paese Andreotti risponde "guerre puniche a parte, nella mia vita mi hanno accusato di tutto".

1 agosto 1989, per ordine del ministro alla sanità Chiesa, i Nuclei Antisofisticazione dei Carabinieri (Nas) avviano un controllo della situazione igienico sanitaria negli ospedali italiani: sono rilevate circa 800 infrazioni su 360 strutture con 190 denunce per i responsabili.

16 agosto 1989, per ordine del ministro Amato viene sgomberato con forza il centro sociale milanese Leoncavallo, che dal 1975 occupava un edificio di proprietà di un'immobiliare. La polizia troverà resistenza da parte degli occupanti, asserragliati sul tetto del centro. Sono presenti anche alcuni deputati del Pci tra cui Oliviero Diliberto, Katia Belillo e Marco Rizzo, che vengono arrestati insieme ad altre ventisei persone. Occhetto accusa il governo e le forze dell'ordine di "macelleria cilena".

10 settembre 1989, la Repubblica Democratica Ungherese apre le frontiere, provocando l'esodo di migliaia di cittadini della Germania Est che attraverso questo passaggio raggiungono l'Austria.

13 ottobre 1989, grandi perdite nelle borse di tutto il mondo causate da una consistente flessione (- 7%) dei titoli azionari a Wall Street.

24 ottobre 1989, il guardasigilli Martelli, con una conferenza stampa a Palazzo Chigi, presenta il nuovo codice di procedura penale, che "si propone di snellire i tempi dei processi". Esso prevede il passaggio dal rito inquisitorio al rito accusatorio, che equipara in parte il ruolo del pm a quello dell'avvocato difensore, e la possibilità del rito abbreviato: la difesa può ora patteggiare uno sconto di pena in cambio della dichiarazione di colpevolezza dell'imputato.

9 novembre 1989, crolla il Muro di Berlino, che dal 1961 divideva in due la città ed era il simbolo materiale della cortina di ferro che separava l'occidente dagli stati sotto l'influenza sovietica. E' l'evento che sancisce definitivamente il disgregarsi dei regimi dell'Europa Orientale. Dopo l'abbattimento del Muro sono milioni i tedeschi che passano dalla DDR alla Repubblica Federale, in attesa della riapertura delle frontiere.

12 novembre 1989, davanti ad ex-partigiani delle Brigate Garibaldi e a militanti comunisti della sezione della Bolognina, Achille Occhetto annuncia che il Partito Comunista cambierà nome e simbolo, aprendo una discussione sia nei vertici che nella base stessa del partito per la formazione di un nuovo soggetto che possa unire "le forze del progresso e del lavoro in Italia". Di fronte alle parole di Occhetto, Craxi dichiara che il processo di formazione di un grande partito del socialismo europeo è fondamentale e che "tutti sono chiamati a farne parte".

20 novembre 1989, dopo le prime elezioni libere in Polonia, in Cecoslovacchia Alexander Dubcek, simbolo della "Primavera di Praga", si pone a capo di una protesta per costringere la giunta comunista al potere a dimettersi. Il ministro degli esteri De Michelis dichiara che il governo italiano riconosce Dubcek come legittimo rappresentate del popolo cecoslovacco. Lo stesso giorno, a Palermo, muore lo scrittore Leonardo Sciascia.

24 novembre 1989, infuocato comitato centrale del Pci a Botteghe Oscure. La destra del partito, guidata da Giorgio Napolitano, da anni sostenitrice di una svolta socialdemocratica, chiede la nascita di un grande soggetto della sinistra democratica riformista con Psi e Psdi, mentre Pietro Ingrao, Armando Cossutta e l'ex-segretario Alessandro Natta si dicono contrari ad ogni svolta moderata. La corrente legata allo scomparso Enrico Berlinguer, maggioritaria nel partito, si trova tra due grandi fuochi e Occhetto riesce a strappare un voto favorevole da tutte le componenti rinviando la discussione centrale per il successivo congresso.

25 dicembre 1989, in Romania, dopo un colpo di stato, sono fucilati il dittatore comunista Nicolae Ceausescu e la moglie Elena, con l'esecuzione trasmessa in diretta dalla televisione nazionale. E' questo l'ultimo rovesciamento violento dei regimi dell'ex-blocco sovietico.

6 gennaio 1990, il ministro Cirino Pomicino ufficializza l'entrata della lira nella fascia ristretta del Sistema Monetario Europeo (lo Sme), che subisce una svalutazione di circa il 4%, poiché la banda di oscillazione è ridotta dal 6,6% al 2,25%.

18 gennaio 1990, l'Italia è attraversata dal movimento studentesco della "Pantera". Gli studenti universitari scendono in piazza contro la riforma del ministro Pillitteri che consentirebbe investimenti privati negli atenei e politiche per la creazione di centri universitari privati, con finanziamenti dello stato.

24 gennaio 1990, a Roma si spegne il VII Presidente della Repubblica Sandro Pertini, ex-partigiano e leader del Partito Socialista, uomo di grande umanità e di rigore morale, il capo dello stato più popolare nella storia della Repubblica. Rappresenterà un paese che dopo la violenza degli "Anni di Piombo" cerca di riavviare il proprio sviluppo in un clima più pacifico.

28 febbraio 1990, la Camera dei Deputati approva il decreto Amato sull'immigrazione dai paesi extracomunistari. La legge stabilisce che sarà il governo a regolare il flusso migratorio a seconda delle esigenze dell'economia, all'effettiva capacità di accoglienza e al numero delle richieste. Votano contro il Pci e l'Msi.

7 marzo 1990, al Palasport di Bologna si apre il XIX Congresso del Partito Comunista, non vengono superate le posizioni che erano già state espresse durante il comitato centrale nel novembre del 1989. Occhetto, che inizialmente si diceva fiducioso ed aveva presentato una mozione che riconfermava la sua permanenza alla segreteria, abbandona il secondo giorno l'assise visto le forti divaricazioni all'interno dell'assemblea dei delegati. Mentre la mozione Natta-Cossutta-Ingrao dichiara il "congresso non valido visto l'abbandono del segretario nazionale e numerose irregolarità in fase di assegnazione dei delegati", denunciando il "mercato delle tessere" nel Mezzogiorno, la mozione di Napolitano rimane l'unica regolarmente presentata. L'ultimo giorno di congresso interviene l'ex-Presidente della Camera Nilde Iotti, compagna di Palmiro Togliatti, la quale difende le scelte di Occhetto, elogia la posizione di Napolitano e termina dichiarando di abbandonare la politica attiva. Da molte parti arrivano messaggi di solidarietà nei confronti della Iotti, che però non ritorna sulle sue posizioni. Il giorno delle votazioni, in modo inaspettato, la sinistra interna abbandona i lavori, mentre viene messa ai voti la mozione Napolitano "Per un Partito Socialista Democratico in Italia". La componete di destra e la corrente berlingueriana votano e alla segreteria viene eletto Giorgio Napolitano, alla vicesegreteria Massimo D'Alema e Walter Veltroni. Eletti nella segreteria nazionale Piero Fassino, Antonio Bassolino, Enrico Morando, Sergio Cofferati, Livia Turco, Filippo Penati, Luigi Nicolais, Barbara Pollastrini. Il neosegretario Napolitano dichiara che "inizia ufficialmente il momento di transizione verso una grande forza di sinistra democratica con la vocazione riformista, di progresso e di governo". Craxi e Vizzini si congratulano calorosamente con Napolitano.

11 marzo 1990, dopo la proclamazione dell'indipendenza della Lituania da Mosca, i carri armati sovietici entrano a Vilnius per tentare senza successo di reprimere la rivolta. Anche Lettonia ed Estonia conquisteranno l'indipendenza da Mosca nel 1991. Due giorni dopo, a Mosca, viene introdotto il pluripartitismo e ammessa la proprietà privata.

26 marzo 1990, l'Oscar per la miglior film straniero va a "Nuovo Cinema Paradiso" di Giuseppe Tornatore. Con la colonna sonora del grande maestro Ennio Morricone, questo "amarcord" sul cinema visto da una piccola sala di paese in Sicilia nel secondo dopoguerra conquisterà anche il Gran Premio della Giuria a Cannes.

27 aprile 1990, il Senato della Repubblica approva le liberalizzazioni di movimenti di capitale, le "lenzuolate" del ministro Cirino Pomicino: sarà possibile apre conti in banca all'estero con valute estere e con investimenti in titoli stranieri.

2 maggio 1990, la Corte di Assise a Milano condanna a ventidue anni di carcere Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi, ucciso sotto la sua abitazione il 17 maggio 1972; Lotta Continua lo aveva accusato della morte di Giuseppe Pinelli. Per il pentito Leonardo Marino la condanna è di undici anni, ma non verranno scontati.

6 maggio 1990, alle elezioni comunali e provinciali il "Pci in transizione" perde circa il 6,8% dei voti rispetto alle precedenti amministrative, il Psi tocca quota 19,3% mentre la Dc mantiene voti e roccaforti bianche al Nord. Viene confermata la fine del movimenti di protesta rappresentato dai movimento autonomisti: 2,3% Lega Lombarda, 2,8% Liga Veneta.

3 giugno 1990, i referendum sulla caccia e sull'uso dei pesticidi falliscono perchè si reca alle urne solo il 43% degli elettori: è la prima volta che due quesiti referendari non raggiungono il quorum e pertanto vengono invalidati. Grandi sconfitti sono il Partito Radicale di Pannella e la Federazione delle liste Verdi.

8 giugno 1990, si inaugurano i Campionati del Mondo di Calcio, che per la seconda volta dopo il 1934 si svolgono in Italia. La cerimonia d'inizio si svolse in un affollatissimo Stadio Olimpico di Roma, alla presenza del Santo Padre, papa Giovanni Paolo II, e del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Dopo l'Inno di Mameli, Gianna Nannini e Edoardo Bennato cantano "Notti Magiche", colonna sonora dei giochi e delle prodezze della nazionale italiana allenata da Azeglio Vicini.

13 giugno 1990, con una lettera il Presidente Cossiga apre una polemica con il Consiglio Superiore della Magistratura, l'organo di autogoverno dei giudici, e annuncia che parteciperà ad ogni seduta del Csm, in quanto il Presidente della Repubblica è presidente del consiglio stesso. Cossiga si trasferisce al Palazzo dei Marescialli con l'ufficio e con l'arredamento del suo appartamento del Quirinale.

9 luglio 1990, allo Stadio Olimpico di Roma si gioca la finale dei Campionati del Mondo di Calcio Italia-Argentina. La partita finisce 3-0 con le reti di Totò Schillaci, Roberto Baggio e Gianluca Vialli che umiliano la nazionale argentina guidata dal "pibe de oro" Diego Armando Maradona. Da ricordare i tre salti nella tribuna d'onore del Presidente Cossiga, che emula il predecessore Pertini al Bernabeu nel 1982, e la mitica telecronaca di Bruno Pizul con i "Il cielo è azzurro sopra Roma. Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, e per quattro volte Campioni del Mondo!"

26 luglio 1990, entra in vigore la legge Mammì sull'emittenza televisiva. In nome del pluralismo, essa vieta ad uno stesso soggetto di possedere oltre il 25% delle reti nazionali o comunque più di tre reti televisive. La legge in particolare permette all'imprenditore Silvio Berlusconi di conservare le tre maggiori emittenti private e la casa editrice Mondadori, non intaccando la situazione di duopolio Rai-Fininvest creatasi nel sistema radiotelevisivo italiano. Il capogruppo dalla Camera della Dc Sergio Mattarella chiede una rivisitazione della legge per ridurre a due le emittenti, ma sia Mammì sia Andreotti negano ogni tipo di cambiamento o correzione.

2 agosto 1990, l'Iraq invade il Kuwait. Il 6 agosto l'Onu decreta l'embargo nei confronti del paese invasore, che l'Italia supporterà con la decisione di inviare una squadra navale nel Golfo il 14 agosto. Proteste da parte della sinistra comunista di Natta, Cossutta e Ingrao e da centri sociali e gruppi extraparlamentari.

7 agosto 1990, la giovane Simonetta Cesaroni sfugge ad un tentativo di omicidio a Roma, chiudendosi nel suo ufficio. Quello che poteva essere "il giallo di via Poma" viene fortunatamente evitato con l'arresto dell'aggressore.

18 agosto 1990, cessa la produzione dei 33 e dei 45 giri, che per un secolo avevano rappresentato il supporto più diffuso per la riproduzione della musica, affiancati negli ultimi decenni dalle musicassette. Inizia l'era della tecnologia musicale digitale e dei compact disc.

20 settembre 1990, a Roma, il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi e il terrorismo, il repubblicano Libero Gualtieri, presenta la relazione sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980. Nel documento ci sono pesanti accuse nei confronti di politici e militari che hanno "ostacolato il lavoro della commissione".

26 settembre 1990, a Roma muore lo scrittore Alberto Moravia.

3 ottobre 1990, è ufficializzata la riunificazione tedesca: ad un anno circa dalla caduta del Muro, Germania Ovest e Germania Est raggiungono l'unità politica.

10 ottobre 1990, riunione congiunta delle segreterie del Partito Comunista, del Partito Socialista e del Partito Socialista Democratico al Palalottomatica di Roma. I rispettivi segretari Giorgio Napolitano, Bettino Craxi e Carlo Vizzini battezzano la nascita del partito dei Socialisti Democratici Italiani, in seguito alla caduta del Muro e al XIX Congresso del Pci. Il pittore Renato Guttuso presenta per l'occasione il nuovo simbolo, una rosa rossa stilizzata con alle spalle il "Sole dell'Avvenire", che riprende il logo del Partito del Socialismo Europeo.

23 ottobre 1990, scoppia il caso Gladio - Stay behind, un'organizzazione clandestina della Nato, rispondente ai servizi segreti statunitensi, creata nel 1951 e operante in molti paesi occidentali, Italia compresa, per contrastare un'eventuale invasione da parte dell'Urss durante la Guerra Fredda. Il caso, venuto alla luce in seguito alla decisione del Presidente Andreotti di inviare alla commissione stragi e a Gualtieri il dossier, provoca forti polemiche. In particolare da parte della ex-componete della sinistra comunista di Cossutta che chiede spiegazioni più dettagliate a riguardo e attacca il governo e gli ex-compagni, in particolare Napolitano, reo di non essere interevuto nel dibattito contro l'esecutivo. Nella discussione da sottolineare l'intervento del Presidente Cossiga, per anni al ministero dell'interno e della difesa, "uomo dei servizi segreti", che ritiene che il dossier sia stato fatto emergere per colpirlo, per fargli pressione e chiederne le dimissioni.

22 novembre 1990, il consiglio di amministrazione della Montedison cede la sua quota di Enimont all'Eni per un prezzo particolarmente alto, 2.805 miliardi.

27 novembre 1990, Andreotti, De Michelis e Amato firmano a Schengen gli accordi in seno all'Unione Europea in base ai quali vengono aperte le frontiere con gli stati firmatari dell'Ue e avviata una forte collaborazione fra le polizie nazionali nella lotta contro la criminalità internazionale.

16 gennaio 1991, dopo una lunga serie di ultimatum, che intimavano al dittatore iracheno Saddam Hussein di ritirarsi dal Kuwait, bombardamenti angloamericani sull'Iraq danno inizio alla Guerra del Golfo, condotta sotto l'egida dell'Onu. Prende il via l'operazione "Tempesta nel Deserto", che prevede una prima fase di attacchi aerei e successivamente un'offensiva di terra. Il giorno dopo, il parlamento italiano vota a favore della partecipazione al conflitto: vanno registrati i voti contrari della ex-sinistra del Pci e dell'Msi. Nei supermercati di tutta Italia scatta l'operazione "accaparramenti" di generi alimentari.

18 gennaio 1991, la contraerea irachena abbatte un cacciabombardiere Tornado dell'aviazione italiana, il maggiore Gianmarco Bellini e il capitano Maurizio Cocciolone vengono feriti ma fortunatamente non sono in pericolo di vita. Il ministro della difesa Vizzini invia un telegramma con i suoi più vivi auguri di pronta riabilitazione ai due militari italiani.

24 gennaio 1991, il sindaco di Palermo, democratico cristiano Leoluca Orlando, viene sfiduciato dalla sua stessa maggioranza dopo che il primo cittadino aveva in più occasioni cercato il coinvolgimento di cittadini nelle diverse decisioni politiche e per la lotta contro la mafia. Al suo posto viene eletto in consiglio comunale il suo vice-sindaco Renato Schifani mentre Orlando fonda il movimento La Rete.

26 gennaio 1991, in tutta Italia manifestazioni pacifiste contro la guerra, che vedono in piazza uniti sinistra ex-Pci, movimenti di sinistra giovanile, il Partito Radicale e associazioni cattoliche. Lo stesso giorno il dittatore della Somalia Siad Barre abbandona Mogadisco, dove da settimane si scontrano civili e l'esercito nazionale, e fugge all'estero: il paese precipita nella più completa anarchia.

31 gennaio 1991, si apre al Palacongressi di Rimini il I Congresso del partito dei Socialisti Democratici Italiani. Inaspettatamente Craxi non presenta una sua candidatura alla segreteria del partito perchè si può "lavorare per il nuovo soggetto politico anche se non si è segretario". Dopo una giornata di incontri e di riunioni Napolitano presenta la mozione e la candidatura del direttore dell'Unità Massimo D'Alema per la segreteria, la quale riceve la maggioranza grazie al patto con Craxi che assicura al presidente dell'Emilia Romagna Enrico Boselli e all'ex-sindacalista Giorgio Benvenuto la vice-segreteria. D'Alema, prendendo la parola durante la relazione finale ringrazia tutti per la fiducia ricorda che "lo Sdi sarà partito di lotta e di governo, sarà il partito che porterà avanti le idee di Enrico Berlinguer, di Sandro Pertini e di Giuseppe Saragat".

8 febbraio 1991, a Pieve Emanuele, alle porte di Milano, durante un'assemblea del coordinamento dei movimenti autonomisti del Nord Italia, viene ufficializzata lo scioglimento della Lega Lombarda visti i forti contrasti tra i leader del movimento. Il segretario uscente, Umberto Bossi, che non è riuscito ad imporre la sua linea, fonda la Lega Nord mentre lo storico Gianfranco Miglio decide di abbandonare la politica attiva per motivi di salute, il consigliere comunale di Varese Roberto Maroni aderisce allo Sdi, la giovanissima Irene Pivetti entra nella Dc e Roberto Calderoli ritorna a fare il dentista a Bergamo. Termina ufficialmente l'esperienza delle leghe autonome.

10 febbraio 1991, la sinistra ex-Pci si ritrova al teatro Brancaccio di Roma dove fonda il Movimento per la Rifondazione Comunista, di cui Armando Cossutta diventa il presidente, Sergio Garavini il segreteraio e Lucio Libertini il coordinatore nazionale.

24 febbrario 1991, nel Golfo inizia l'offensiva di terra guidata dal generale Norman Schwarzkopf che permette alle truppe americane di entrare in Kuwait. Il 28 febbrario Iraq capitola e viene arrestato il dittatore Saddam Hussein, che successivamente verrà processato e condannato dal Tribunale Internazionale per numerose violazioni e per crimini contro l'umanità. Le truppe irachene intanto lasciano il Kuwait. A Bagdad si insedia una giunta militare che organizzerà libere elezioni per il giugno successivo e il 1 agosto 1991 sarebbe nata ufficialmente la Repubblica Democratica Irachena.

3 marzo 1991, le amministrazioni locali della Regione Puglia dichiarano lo stato di emergenza poichè dall'Albania giungono migliaia di profughi. Nel Paese delle Aquile, che sta abbandonando l'economia pianificata di stampo socialista, è infatti in corso una disordinata fase di transizione.

22 marzo 1991, in una lunga intervista al Corriere della Sera, il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga definisce "patrioti" gli appartenenti all'organizzazione paramilitare Gladio e inizia con quelle che lui stesso dichiarerà essere delle "esternazioni" visto che si "vuole togliere dei cacigni dalla scarpa". Furiose le reazioni politiche nella maggioranza e nelle opposizioni.

29 marzo 1991, il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti evita la crisi di governo vista la forte insistenza del Partito Repubblicano che desidera "una collegialità nelle decisione governative". Lo stesso giorno la repubblicana Luciana Sbarbati viene nominata Ministro per le Politiche Comunitarie.

10 aprile 1991, scongiurato possibile scontro all'imbocco del porto di Livorno tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo.

30 aprile 1991, si conclude la contesa sulla Mondadori, con la casa editrice di Segrate che diviene proprietà dell'imprenditore Silvio Berlusconi, che acquista lo stesso giorno il pacchetto di azioni dell'ingegner Carlo De Benedetti del gruppo editoriale l'Espresso - La Repubblica. Eugenio Scalfari, fondatore e direttore del quotidiano, presenta le dimissioni, ma Berlusconi le respinge.

1 maggio 1991, nel centenario dell'enciclica "Rerum Novarum" di papa Leone XIII, Giovanni Paolo II promulga la "Centesimus Annus" nella quale si condannano comunismo e capitalismo.

10 maggio 1991, Festa Nazionale della Polizia, il Presidente Cossiga, gridando dal palco durante i discorsi ufficiali, auspica la separazione delle carriere dei magistrati, affermando che non si può dare a giudici "ragazzini che hanno passato il concorso di diritto romano" responsabilità in indagini sulla mafia e sulla droga.

26 maggio 1991, ennesima esternazione del capo dello stato che auspica la necessità di fondare una "Seconda Repubblica" basata su un nuovo sistema elettorale in senso maggioritario per "dare maggiore stabilità agli esecutivi e dar vita, anche in Italia, ad un sano bipolarismo, presente nelle maggiori democrazie liberali europee occidentali". Numerose le reazioni e le polemiche scatenate dalla parole di Cossiga.

9 giugno 1991, fallisce il referendum popolare, organizzato dal democratico cristiano Mario Segni, che chiede l'abolizione della preferenza multipla. Si recano alle urne solo il 45,6% e il quorum non è raggiunto. Grande sconfitta dei sostenitori del sistema elettorale maggioritario e dello stesso Presidente Cossiga. Vittoria invece per i "proporzionalisti" e soprattutto per Bettino Craxi che aveva invitato gli elettori ad astenersi e ad "andare al mare". In seguito al fallimento dell'iniziativa e dal pronunciamento contrario della stessa Dc Segni, che tra l'altro è figlio del quarto Presidente della Repubblica Antonio Segni, lascia il partito ed entra nel movimento La Rete dell'ex-sindaco di Palermo Orlando.

12 giugno 1991, con il 57% dei voti, Boris Eltsin è eletto presidente della Repubblica Russa a suffragio universale. Si verrà a creare un conflitto di poteri, che vedrà Eltsin contrapporsi al presidente dell'Urss Michail Gorbaciov.

25 giugno 1991, Slovenia e Crozia dichiarano l'indipendenza dalla Federazione della Jugoslavia e due giorni dopo inizia la guerra civile fra esercito federale e milizie indipendentiste.

6 luglio 1991, durante il consiglio nazionale del Movimento Sociale Italiano viene riconfermato alla segreteria il dimissionario Pino Rauti, mentre è bocciata la candidatura di Gianfranco Fini.

10 luglio 1991, la contessa Alberica Filo della Torre sfugge all'aggressione di un maniaco durante le vacanze nel comprensorio romano dell'Olgiata. La polizia ferma il colpevole che viene condannato per tentato omicidio.

7 agosto 1991, giungono a Bari circa 11.000 profughi albanesi a bordo del mercantile Vlora. Nonostante il caldo torrido, i clandestini vengono stipati nello stadio della città e nutriti con pane e acqua. Tre giorni dopo vengono rimpatriati con un ponte aereo.

9 agosto 1991, a Reggio Calabria viene ucciso il giudice Antonio Scopelliti, uno dei magistrati che ha condotto il maxiprocesso contro Cosa Nostra nel 1986.

19 agosto 1991, tentativo di Golpe a Mosca da parte di alcune esponenti del Pcus, del Kgb e dell'Armata Rossa che depongono Gorbaciov, tenuto in ostaggio nella sua dacia in Crimea. Migliaia di cittadini, capeggiati dal neopresidente russo Eltsin, si schierano a favore del parlamento e di Gorbaciov. Privi dell'appoggio popolare, i golpisti si arrendono e vengono arrestati; tra di essi la spia del Kgb Vladimir Putin.

25 agosto 1991, l'italiano Gianni Bugno vince i mondiali di ciclismo su strada a Stoccolma.

29 agosto 1991, a Palermo è assassinato Libero Grassi, imprenditore che si era pubblicamente opposto al pagamento di tangenti alla mafia, il cosidetto "pizzo".

14 settembre 1991, a Firenze la polizia municipale blocca un folle che stava per prendere a martellate il David di Michelangelo.

19 settembre 1991, sulle montagne al confine fra Italia e Austria, due turisti tedeschi di Norimberga, Helmut ed Erika Simon, scopro la mummia del cosiddetto Uomo del Similaun, perfettamente conservata dal ghiaccio. Ribattezzato "Ötzi", l'uomo sarebbe stato un cacciatore vissuto nel 3300 a.C.

26 novembre 1991, Cossiga dichiara che "molti vorrebbero le mie dimissioni per prendere il Colle e spartirsi il potere". Il capo dello stato afferma che non si dimetterà e continuerà fino alla fine del mandato.

20 dicembre 1991, viene ufficialmente sciolta l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e nasce la Comunità degli Stati Indipendenti (la Csi), federazione che unisce la Russia alle ex-repubbliche sotto il controllo di Mosca, con l'esclusione nelle repubbliche baltiche e della Georgia. Viene ammainata la bandiera rossa con falce e martello dalla torre più alta del Cremlino, a Mosca.

4 gennaio 1992, a Lamezia Terme è assassinato il sovrintendente di polizia Salvatore Aversa e la moglie. L'omicidio è rivendicato dalla mafia.

13 gennaio 1992, sulla rete Canale 5 della Finivest, va in onda per la prima volta il Tg5 diretto da Emilio Fede.

15 gennaio 1992, l'Unione Europea riconosce Croazia e Slovenia stati indipendenti.

2 febbraio 1992, il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga scioglie anticipatamente le camere. Si andrà al voto il 5 gennaio.

7 febbraio 1992, il Presidente Andreotti e i ministri De Michelis e Cirino Pomicino firmano a Maastricht il trattato che istituisce ufficialmente l'Unione Europea e che entrerà in vigore il 1° gennaio 1993.

17 febbraio 1992, una bomba esplode sotto l'automobile del magistrato Antonio Di Pietro, davanti al Tribunale di Milano. Perdono la vita oltre che al pm molisano anche i magistrati Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo. Il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli dichiara che "qualcuno vuole uccidere la giustizia in Italia" e lancia pesanti accuse al governo che "non si oppone alla strage di servitori dello stato uccisi dalla mafia e dalla malavita organizzata". Il 27 febbrario vengono celebrati nel Duomo di Milano i funerali di stato, ai quali prende parte Cossiga e il ministro alla giustizia Martelli. Il guardasigilli assicura "che l'esecutivo è in prima linea contro l'illegalità e per la giustizia e la sicurezza".

12 marzo 1992, l'eurodeputato e capo della Democrazia Cristiana in Sicilia Salvo Lima è eletto dall'Assemblea Regionale Presidente della Regione Sicilia, subentrato al compagno di partito Vito Ciancimino, dimesso per problemi di salute.

17 marzo 1992, un referendum sancisce la fine dell'apartheid in Sud Africa.

30 marzo 1992, il regista Gabriele Salvatores vince l'Oscar per il miglior film straniero con "Mediterraneo", vicenda corale e leggera ambientata durante l'occupazione italiana del Dodecaneso nella Seconda Guerra Mondiale.

1 aprile 1992, la Bosnia-Erzegovina dichiara la sua indipendenza dalla Federazione della Jugoslavia, scatenando la reazione di Belgrado. Inizia un ennesimo conflitto nei Balcani che durerà quattro anni.

5 aprile 1992, elezioni politiche in Italia che vedono una buona affluenza. La Democrazia Cristiana si attesta sul 38,3% seguita dai Socialisti Democratici Italiani al 25,7% mentre Partito Repubblicano e Partito Liberale insieme raggiungono il 7,8%: la coalizione di governo si attesta al 71,8%, con una maggioranza che sfiora quella qualificata dei 2/3 in entrambi i rami del parlamento. Il Partito della Rifondazione Comunista raggiunge il 9,3%, seguito dal Movimento Sociale Italiano al 7,4% e dal Partito Radicale al 2,1%.

8 aprile 1992, nella sentenza definitiva sul crac del Banco Ambrosiano, emessa dal Tribunale di Milano, l'ex-massone Licio Gelli è assolto, insieme a Umberto Ortolani e Giuseppe Ciarrapico.

12 apirle 1992, a Piazza del Gesù si riunisce la segreteria della Democrazia Cristiana, che accoglie all'inizio dei lavori con un lungo applauso il segretario Arnaldo Forlani e il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, vincitori delle elezioni politiche del 5 aprile. Viene riconfermato naturalmente Forlani che "ribadisce il pieno appoggio all'esecutivo guidato dall'amico Giulio". Vengono registrate alcune critiche da parte della componete cattolico democratica popolare della Dc, guidata dall'ex-sindacalista Franco Marini e da Rosy Bindi, ma il segretario conferma che "lo scudo crociato è unito più che mai". Di fronte a queste polemiche Andreotti dichiara "il potere logora chi non ce l'ha".

14 aprile 1992, comitato centrale dei Socialisti Democratici Italiani a via Nazionale e giudizi positivi da parte di tutti per il risultato elettorale che secondo il segretario Massimo D'Alema "battezzano la nascita di una vera e propria forza politica socialista e democratica, riformista ed europea in Italia". Intervenendo nella riunione Bettino Craxi rivendica ai socialisti democratici "una visione nuova della società e un programma di sviluppo per edificare l'Italia del XXI secolo". Di fronte alla domanda di un giornalista su un suo possibile nuovo ritorno a Palazzo Chigi, Craxi ricorda che lo Sdi non vuole far cadere il governo "che lavora e soprattutto dura".

15 aprile 1992, incontro segreto nella residenza romana di Forlani tra il segretario della Dc, Andreotti e Craxi. I tre ritengono che i temi siano ormai maturi per attuare i piani che avevano progettato nel loro primo incontro segreto, che aveva edificato il CAF, nell'estate 1989.

25 aprile 1992, dopo un lungo discorso alla televisione a reti unificate, il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga rassegna le dimissioni a due mesi dalla scadenza e accusa il mondo politico di "non voler cambiare".

30 aprile 1992, elezione del Presidente della Repubblica. Al quarto scrutinio viene eletto con una maggioranza che sfiora i 2/3 Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio in carica. Il Presidente del Senato, il democratico cristiano Nicola Mancino, e il Presidente della Camera, il socialista Giorgio Napolitano, si recano nello studio della presidenza del consiglio a Palazzo Chigi per riferire della votazione. Il nome di Andreotti era stato ufficializzato dopo due votazioni dal segretario della Dc Forlani e subito appoggiato da Craxi e dagli alleati.

2 maggio 1992, cerimonia di giuramento di Giulio Andreotti come capo dello stato a Montecitorio, durante una seduta comune del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Il nuovo Presidente della Repubblica dichiara che il "suo maggiore impegno sarà quello di salvaguardare le istituzioni repubblicane da inutili polemiche giornaliere". Lo stesso giorno Francesco Cossiga, uscendo dal Quirinale, dichiara che ha rinunciato allo scranno di Palazzo Madama assegnato di diritto, come senatore a vita. Il nuovo inquilino del Colle nomina il fido Franco Evangelisti come segretario generale del Quirinale e decide di trasferirsi nel palazzo che fu residenza dei papi fino al 1870 con la moglie.

4 maggio 1992, dopo le consuete consultazioni al Quirinale, il Presidente della Repubblica Giulio Andreotti affida l'incarico di formare il nuovo governo al socialista Bettino Craxi. Quest'ultimo, per la prima volta accetta senza riserva e presenta la lista del ministri: il democratico cristiano Oscar Luigi Scalfaro all'interno con la delega alla vice-presidenza del consiglio, il socialista Gianni De Michelis agli esteri, il socialista Claudio Martelli alla giustizia, il liberale Antonio Martino alla difesa, il democratico cristiano Paolo Cirino Pomicino le deleghe all'economia, finanze, tesoro, bilancio e programmazione economica, il repubblicano Antonio Del Pennino allo sviluppo economico e attività produttive, il socialista Giuliano Amato alle riforme costituzionali, il democratico cristiano Ignazio Salvo all'industria e risorse energetiche, il democristiano Antonio Gava al lavoro e politiche sociali, il socialista Mario Chiesa alla sanità, il democratico cristiano Carlo Giovanardi alla famiglia e alla solidarietà sociale, il socialista Luigi Preti ai lavori pubblici, il socialista Giorgio Carta ai trasporti, il repubblicano Oscar Mammì a poste e comunicazioni, il liberale Raffaele Costa all'ambiente, il democratico cristiano Roberto Formigoni all'agricoltura e risorse marittime, forestali e montane, il socialista Ottaviano Del Turco alla pubblica amministrazione, il socialista Franco Frattini all'innovazione tecnologica, il democratico cristiano Francesco D'Onofrio alla pubblica amministrazione, il democratico cristiano Ortensio Zecchino all'università e ricerca, il socialista Franco Nobili al turismo e spettacolo, il socialista Sandro Bondi alla cultura, il liberale Stefano De Luca agli affari regionali, la repubblicana Luciana Sbarbati alle pari opportunità, il socialista Valdo Spini alle politiche giovanili e sport, il democratico cristiano Pierferdinando Casini alle politiche comunitarie, il democratico cristiano Clemente Mastella per l'attuazione del programma e il democratico cristiano Gianfranco Rotondi per i rapporti con il parlamento.

5 maggio 1992, nel salone degli arazzi giurano, nelle mani del nuovo capo dello stato, i ministri del II governo Craxi. Il nuovo capo del governo assicura che l'esecutivo sarà "agile e attivo". L'esecutivo avrà il sostegno della nuova maggioranza del Quadripartito (Dc, Sdi, Pri e Pli) mentre votano contro Prc e Msi, mentre i radicali si astengono.

6 giugno 1992, nei Laboratori Nazionali sotto il Gran Sasso vengono per la prima volta catturati i neutrini, particelle puntiformi prodotte dalla combustione delle stelle. A capo della ricerca abbiamo il futuro premio Nobel Carlo Rubbia.

12 giugno 1992, il ministro Cirino Pomicino presenta la riforma fiscale, in base alla quale viene abolita la tassa comunale sulla casa (l'ICI), ne vengono semplificate altre, accorpate con altri tributi, ma assicura che "per rispettare i parametri europei bisognerà utilizzare la ghigliottina". Proteste dalle organizzazioni sindacali: Bruno Trentin, segretario della Cgil, dichiara che non si possono fare "spot elettorali sulla bassa pressione fiscale e poi avviare una radicale politica delle lacrime e del sangue". D'accordo Sergio D'Antoni della Cisl e Luigi Angeletti della Uil.

1 luglio 1992, in Sardegna viene liberato Farouk Kassam, bambino di sette anni, figlio di un imprenditore turistico franco-egiziano: era stato rapito a Porto Cervo il 25 gennaio. Il ministro Scalfaro assicura che le operazioni hanno portato alla completa incolumità del piccolo.

11 luglio 1992, il Presidente Craxi annuncia che verranno venduti pacchetti azionari di alcune aziende statali per garantire il risanamento di tali enti. Il 7 agosto un bando mette in vendita il 49% delle azioni dell'Istituto della Ricostruzione Industriale, dell'Ente Nazionale Idrocarburi, dell'Ente Nazionale Energia Elettrica e dell'INA.

19 luglio 1992, in via D'Amelio, a Palermo, esplosione di un'autobomba uccide il giudice Paolo Borsellino, amico e sostituto dello scomparso di Giovanni Falcone alla giuda dalle indagini antimafia. Con il magistrato, che si stava recando a trovare la madre e la sorella, perdono la vita cinque agenti della scorta. Da ogni parte del paese arrivano messaggi di cordoglio, ma la pesante cappa di indifferenza che avvolge l'opinione pubblica siciliana non fa cambiare il clima di avvolge l'isola. Durante i funerali il 26 luglio, a quali partecipano i presidente di camera e senati, gli appelli fatti contro la mafia sembrano cadere nella più completa indifferenza.

31 luglio 1992, viene siglato un accordo fra il governo, i sindacati e la Confindustria, che prevede il blocco dei salari e l'abolizione della scala mobile fino al dicembre 1993, in cambio di un aumento di circa 20.000 lire mensili in busta paga; soddisfatto Craxi, i ministri Pomicino e Gava e il leader sindacali e Giovanni Agnelli, presidente di Confindustria e capo della Fiat.

1 agosto 1992, decolla lo space shuttle "Atlantis" con a bordo Franco Malerba, primo astronauta italiano a volare su questo tipo di navicella.

2 settembre 1992, il ministro Raffaele Costa nomina l'ex-ministro socialista Sergio Moroni presidente della commissione per il controllo dello smaltimento dei rifiuti in Campania e nel Mezzogiorno con poteri speciali per la chiusura di discariche abusive.

3 settembre 1992, tragedia evitata miracolosamente in Bosnia, dove un missile Stinger colpisce un G222 con quattro militari italiani che stavano portando aiuti umanitari da Spalato a Sarajevo, dopo l'inizio dei combattimenti. I quattro escono feriti, ma senza pericolo di vita: dell'accaduto vengono accusati croati e musulmani. Il ministro Martino manda un telegramma per ringraziarli del lavoro svolto.

6 settembre 1992, a Vicenza viene arrestato il boss Giuseppe Madonia, uno dei massimi esponenti di Cosa Nostra, considerato il mandante degli omicidi di Falcone e Borsellino.

16 settembre 1992, la lira esce dallo Sme, dopo che quattro giorni prima la Banca d'Italia aveva avviato una svalutazione della moneta al 7%.

30 settembre 1992, in Consiglio dei Ministri, il ministro Amato presenta il pacchetto di riforme istituzionali, elaborate con il professor Domenico Fisichella, docente di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma. Istituzione di un'unica camera legislativa, la Camera dei Deputati, mentre il Senato della Repubblica diventa un ramo parlamentare viene eletto con un sistema regionale e interviene solo per le decisioni di ambito regionale: fine quindi del bicameralismo perfetto. Elezione della Camera e del Senato con un sistema elettorale proporzionale con sbarramento al 8%, chi non lo supera non ha nessun seggio. Elezione diretta del Presidente del Consiglio, che nomina e fa dimettere i suoi ministri e istituzione della "sfiducia costruttiva". Resta la figura del Presidente della Repubblica come massimo rappresentate della nazione, al di fuori e al di sopra delle parti, e le altre istituzioni per la salvaguardia delle libertà come la Corte Costituzionale e il Consiglio Superiore della Magistratura. Disco verde per il Quadripartito, in particolare sono entusiasti i liberali e i repubblicani, che da anni portavano avanti queste istanze, fin dai tempi della famosa proposta di riforma firmata da Edgardo Sogno e Radolfo Pacciardi.

12 ottobre 1992, l'avvocato Fermo Martinazzoli, esponente di spicco della corrente cattolica democratica della Democrazia Cristiana, viene candidato dal segretario Forlani per le elezioni comunali di Brescia. Martinazzoli era stato da molti indicato come un possibile avversario di Forlani per la stessa segreteria del partito.

15 ottobre 1992, il vice-direttore dell'Unità Ferdinando Adornato entra nel movimento La Rete di Orlando e Segni per "incoraggiare il processo di rinnovamento delle istituzioni". Il giorno dopo il segretario dello Sdi D'Alema gli invierà la lettera di licenziamento.

18 ottobre 1992, alle Olimpiadi invernali di Albertville, gli atleti italiani Alberto Tomba e Deborah Compagnoni conquistano la medaglia d'oro, rispettivamente nello slalom gigante e nel supergigante.

31 ottobre 1992, 359 anni dopo la sentenza del tribunale dell'Inquisizione, il Santo Padre Giovanni Paolo II, riabilita Galileo Galilei: il pontefice ammette che la Chiesa di allora, combattendo la teoria eliocentrica, ha commesso un grave errore.

3 novembre 1992, il governatore democratico dell'Arkansas Bill Clinton viene eletto Presidente degli Stati Uniti d'America, sconfiggendo il repubblicano George Bush senior, in scadenza di mandato.

4 dicembre 1992, per voce dei ministri De Michelis e Martino, il governo annuncia che l'Italia parteciperà all'operazione "Restore Hope" in Somalia, avallata il giorno precedente dall'Onu. L'impegno militare italiano prenderà il nome di "Operazione Ibis".

13 dicembre 1992, si svolgono in cinquanta comuni italiani, prevalentemente settentrionali, le elezioni amministrative: la Dc, lo Sdi e alleati si confermano forza maggioritaria. Spazzate via sia le esperienze locali delle leghe, sia il movimento La Rete, che in alcune realtà aveva presentato liste proprie.

24 dicembre 1992, il Presidente della Repubblica Giulio Andreotti, durante la visita ufficiale nella città di Palermo, nomina cavaliere della repubblica Bruno Contrada, ex-capo della squadra mobile della città e lo noma direttore del Sisde. Presente il ministro della giustizia Martelli, che annuncia una riforma dell'ordinamento giudiziario per gennaio.

1 gennaio 1993, in attuazione dell'Atto Unico Europeo, firmato nel febbraio 1986, cadono le barriere doganali fra i paesi aderenti all'Unione Europea e vengono soppressi i controlli alle frontiere all'interno del territorio comunitario. Si crea così un vasto mercato interno per la circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone. Il ministro Casini, con una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustra le principali novità dell'Atto.

12 gennaio 1993, il Consiglio dei Ministri vara il decreto Martelli, che prevede il "blocca processi" visto il protrarsi delle sentenze dei tribunali, avvia la separazione delle carriere dei magistrati, impedito l'utilizzo delle intercettazioni per alcuni particolari provvedimenti e creazione di uno "scudo protettivo" per le massime cariche dello stato, le quali non possono essere processate durante la durata del mandato. Proteste da parte dell'Anm e dalla Procura di Milano, per bocca del giudice Francesco Saverio Borrelli che invita tutti a "resistere, resistere, resistere, resistere come sul Piave".

26 febbrario 1993, a New York, il Worl Trade Center è colpito da un'autobomba lasciata nei garage sotterranei. Per l'attentato, che provoca cinque morti e centinania di feriti, viene arrestato Mohammed Salameh, fondamentalista islamico.

8 marzo 1993, Il Consiglio dei Ministri approva un decreto che depenalizza il reato di violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, trasformato in illecito amministrativo. Ennesima reazione di Anm e Procura di Milano, dove il giorno dopo arrivano gli ispettori del ministero, mandati da Martelli.

15 marzo 1993, il Consiglio Nazionale del Partito Liberale elegge Giancarlo Galan alla segreteria, dopo le dimissioni di Renato Altissimo per motivi di salute.

18 aprile 1993, dopo che gli otto quesiti referendari presentati da Mario Segni sono stati respinti dalla Corte di Cassazione per "incostituzionalità", il movimento La Rete si scioglie ufficialmente.

28 aprile 1993, dimissioni del governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi dopo numerose incomprensioni con il ministro Pomicino e con lo stesso Craxi. Il direttivo di via XX Settembre, con il parere favorevole del ministero del tesoro, elegge successore Lamberto Dini, direttore generale dell'istituzione.

15 maggio 1993, il professor Romano Prodi non accetta la proposta, fatta da Craxi, da Pomicino, da Del Pennino e da Salvo di ritornare alla presidenza dell'Iri. Al suo posto viene scelto il liberale Antonio Marzano.

6 giugno 1993, elezioni amministrative: forte affermazione dei partiti di governo, male Prc e Msi.

2 luglio 1993, in Somalia, a Mogadiscio, feriti tre soldati italiani durante un attacco al convoglio da parte delle milizie del generale Aidid.

3 agosto 1993, il Senato approva in via definitiva il pacchetto Amato sulle riforme costituzionali, che entreranno in vigore a partire dalla successiva legislatura.

31 agosto 1993, negli stabilimenti Fiat viene presentata la nuova utilitaria prodotta dalla casa automobilista di Torino, la Punto.

15 settembre 1993, nel quartiere Brancaccio di Palermo, un killer uccide il parroco don Giuseppe Puglisi, impegnato nella lotta alla mafia; altra goccia di sangue nel deserto dell'indifferenza.

21 settembre 1993, a Castelgandolfo il Santo Padre Giovanni Paolo II riceve il rabbino capo d'Israele Meir Lau.

22 novembre 1993, altro turno di elezioni amministrative. A Roma viene eletto il socialista Franco Carraro mentre a Palermo viene riconfermato il democratico cristiano Renato Schifani, forte affermazione dei partiti di governo, in particolare Dc e Sdi.

23 novembre 1993, a Casalecchio di Reno, presso Bologna, durante l'inaugurazione di uno shopping center l'imprenditore Silvio Berlusconi nega ogni volontà di entrare in politica.

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Nota: come potere notare il periodo storico preso in considerazione va dalle dimissioni di De Mita all'elezione del successore di Cossiga al Colle. Nella nostra timeline dopo la formazione del VI governo Andreotti abbiamo una forte crisi del sistema politico, soprattutto del rapporto con l'opinione pubblica. I fattori sono diversi: il fatto che il Pentapartito non sia più maggioranza nel paese, il nuovo corso della sinistra con la nascita del Partito Democratico della Sinistra e lo sdoganamento del Movimento Sociale Italiano, il fenomeno della Lega, le "picconate" di Cossiga contro il sistema dei partiti, la stagione dei referendum di Segni, le inchieste contro la mafia e Tangentopoli. Da questi vincoli sono stati creati dei POD che invece hanno garantito al Pentapartito una solidissima maggioranza, in particolare per Dc e socialisti, stretti nel CAF, l'isolamento delle opposizioni, il poco interesse per le invettive di Cossiga e la poca sensibilità verso la crisi del sistema politico e verso i tanti omicidi della mafia e della criminalità organizzata senza dimenticare la mancata inchiesta di Tangentopoli, per evidenti motivi come si può leggere nell'ucronia. Per questo, da una parte questa ucronia può essere giudicata molto pessimista visto che il CAF conquista definitivamente il potere in Italia con Andreotti al Quirinale e Craxi a Palazzo Chigi. In altri avvenimenti i POD sono positivi, come la vittoria ad Italia '90 o alcuni mancati omicidi, che nella nostra timeline sono origine di veri e propri gialli. Dopo i fatti dell'aprile 1992, la cronologia è totalmente ucronizzata, alternata a fatti di cronaca..

Demofilo

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E ora, la parola a Rivoluzionario Liberale, che il 6 maggio 2013, giorno della morte del Divo Giulio, ci ha scritto quanto segue:

Il Divo Giulio era cagionevole di salute gia in gioventù, ma campò a lungo come altri personaggi malaticci, fra i quali Ottaviano Augusto e Papa Leone XIII. Non solo non fece il militare, essendo stato scartato, ma gli pronosticarono una vita non molto lunga. Orbene, ipotizziamo che Andreotti muoia negli anni '60 a poco più di 40, anni o che la sua salute si aggravi ed esca dal giro importante della politica. Come cambiano la storia d'Italia e il suo ruolo nella guerra fredda? I comunisti prenderebbero il sopravvento? Nascerebbe una destra più dura capeggiata da Cossiga, filoamericana e con l'appoggio dei missini? O verrebbe fuori un Pinochet italiano? Molti segreti verrebbero finalmente a galla? Tangentopoli anticipata?

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Gli risponde il grande Bhrghowidhon:

Ci sono diversi livelli di analisi: nella Corrente "Primavera", nella Democrazia Cristiana, nel Governo, nell'Alleanza Atlantica. All'interno della Corrente si sarebbe avuto presumibilmente un ruolo maggiore per il politico più legato ad Andreotti, Franco Evangelisti (essendo Salvo Lima impegnato a Palermo, Vittorio Sbardella troppo discusso e Paolo Cirino Pomicino ancora molto giovane); nella DC sarebbero risultate prevalenti le Correnti maggiori, soprattutto i Dorotei allora con Moro e Rumor, "Nuove Cronache" con Fanfani ed eventualmente "Rinnovamento Democratico" con Vittorino Colombo e Carlo Donat Cattin. I Governi di Centro-Sinistra (specialmente con Moro) sarebbero stati ancora più frequenti, fino all'ingresso del PCI nella Maggioranza; naturalmente il tema eternamente discusso è se ci fosse la possibilità di un Colpo di Stato nel caso che non potesse aver luogo il Sequestro Moro (entrambe le eventualità erano già state esplicitamente sondate negli anni precedenti in alcuni film, rispettivamente "Vogliamo i Colonnelli" del 1973 e "All'Onorevole piacciono le donne" del 1972): tutto ciò perché il quarto livello, la permanenza nell'Alleanza Atlantica, non poteva essere messo nemmeno lontanamente in discussione.

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Passiamo la palla a Dario Carcano:

Il rapimento Andreotti, parte II

L'ucronia che segue vuole essere il seguito di quella intitolata Il rapimento Andreotti, scritta da Demofilo, in cui immagino il Divo che, dopo anni di assenza dalle scene politiche in seguito al suo rapimento da parte delle BR torna in campo in occasione di Tangentopoli. Nell'ucronia originale Andreotti si ritirava definitivamente, io credo che il divo Giulio appartenesse a quella categoria di persone incapace di vivere senza la politica. Spero sia all'altezza dell'originale.

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L'esilio a Rocca di Papa

Dopo il rapimento, Andreotti si ritirò a Rocca di Papa assieme alla sua famiglia con l'intenzione di riposarsi e riprendere le forze. Aveva detto che si sarebbe ritirato dalla politica, ma si pentì di quella scelta, pur rendendosi conto che non poteva rimangiarsi quanto aveva detto. Da Rocca di Papa osservò l'elezione di Moro a presidente della Repubblica nel 1978, l'affermazione del compromesso storico, con la nascita del primo governo tripartito formato da DC-PCI-PSI, il governo Rumor VI che giurò il 4 aprile 1980, e formatosi proprio grazie alla mediazione di Moro. Andreotti era sempre stato contrario al compromesso storico, e attaccò la scelta di Moro di far entrare i comunisti nel governo scrivendo un articolo che poi fu pubblicato sull'Osservatore Romano; l'articolo era stato pubblicato anonimo, ma nella DC tutti capirono che era stato scritto da Giulio.
Nel 1981 Andreotti iniziò a riprendere contatto con a sua corrente, che nel frattempo era stata guidata da Franco Evangelisti; a Rocca di Papa furono convocati lo stesso Evangelisti, Pomicino, Sbardella, Vitalone, e con loro discusse un piano d'azione: la corrente avrebbe agito seguendo le direttive di Andreotti, che sarebbe rimasto regista occulto, dietro le quinte. La corrente nei successivi anni tenne il divo Giulio informato sugli umori all'interno della DC e ne eseguì la volontà. Dalla corrente seppe che i dorotei di Forlani mal sopportavano il governo con il PCI, e proprio Forlani nel 1987 andò a Rocca di Papa a incontrare il divo Giulio, stringendo con lui un patto segreto: non appena la posizione di De Mita - che dopo la morte di Moro nel 1986 era diventato il leader della sinistra della DC - si fosse indebolita, Andreotti con la sua corrente avrebbe permesso a Forlani di diventare segretario del partito.
Nel frattempo, Cossiga era stato eletto presidente della Repubblica nel 1985 e i socialisti erano riusciti ad esprimere il loro primo presidente del Consiglio nella persona di Bettino Craxi, il cui primo governo aveva giurato il 1° febbraio 1986. Tuttavia il potere del tripartito era forte e apparentemente inscalfibile, infatti nel congresso della DC del 22 febbraio 1989 De Mita fu riconfermato segretario del Partito con un ampia maggioranza.

Stretta di mano tra il Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi e il segretario della DC Ciriaco De Mita

Stretta di mano tra il Presidente del Consiglio italiano
Bettino Craxi e il segretario della DC Ciriaco De Mita

Poi, finalmente, arrivò l'occasione che Andreotti e Forlani aspettavano per rovesciare il potere di De Mita. Il 17 febbraio 1992 Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio ed esponente di primo piano del PSI milanese, fu arrestato con l'accusa di corruzione; era stato colto in flagrante mentre intascava una tangente dall'imprenditore monzese Luca Magni che, stanco di pagare, lo aveva denunciato chiedendo aiuto alle forze dell'ordine. Magni, d'accordo coi carabinieri e con Di Pietro, fece ingresso alle 17:30 nell'ufficio di Mario Chiesa, portando con sé 7 milioni di lire, corrispondenti alla metà di una tangente richiestagli da quest'ultimo; l'appalto ottenuto dall'azienda di Magni era infatti di 140 milioni e Chiesa aveva preteso per sé il 10%, quindi una tangente da 14 milioni. Magni aveva un microfono e una telecamera nascosti e, appena Chiesa ripose i soldi in un cassetto della scrivania, dicendosi disponibile a rateizzare la transazione, nella stanza irruppero i militari, che notificarono l'arresto. Chiesa, a quel punto, afferrò il frutto di un'altra tangente, stavolta di 37 milioni, e si rifugiò nel bagno attiguo, dove tentò invano di liberarsi del maltolto buttando le banconote nel water.
All'inizio sembrava una faccenda limitata a Milano, tanto che il presidente del Consiglio Craxi liquidò Chiesa come un "mariuolo isolato", ma le rivelazioni di Chiesa allargarono il campo delle indagini, che rivelarono un intricato sistema di tangenti.
Le elezioni del 1992 si tennero nel pieno delle rivelazioni di quest'inchiesta, nonostante Di Pietro avesse cercato di mantenere su di essa il massimo riserbo; la DC scese per la prima volta sotto al 30%, il PDS - nato nel 1985 dopo la fuoriuscita di Rifondazione Comunista dal PCI - ottenne poco più del 16%, il PSI scese sotto al 14%. Ottennero invece buoni risultati i partiti antisistema, come Rifondazione Comunista, che ottenne l'11%, la Lega Nord, che ottenne l'8,65%, e l'MSI che sfiorò il 9%. Oltre a tangentopoli c'erano state anche le picconate di Cossiga contro il Tripartito al governo, ed era iniziato il maxiprocesso a Palermo, che aveva rivelato le connessioni tra la DC demitiana e i boss mafiosi.
Cossiga si dimise da presidente dopo le elezioni, al suo posto fu eletto Oscar Luigi Scalfaro, che rifiutò di concedere un nuovo incarico a Craxi; alla fine la scelta del Tripartito cadde sul socialista Amato, a condizione che si dimettesse nel corso del 1993 per far posto a un DC.
La sconfitta elettorale permise a Andreotti e Forlani di fare pressione affinché fosse convocato un nuovo congresso della DC. De Mita fu messo in minoranza e costretto a dimettersi; le successive sessioni furono convulse e confuse, finché non entrò in scena Andreotti; il suo prestigio era integro, non si era compromesso con le tangenti né con la mafia, pertanto seppe prendere in mano la situazione e tenne un discorso in cui, parlando da padre nobile della DC, sostenne la candidatura alla segreteria di Forlani, affinché potesse riformare il partito. Quasi all'unanimità Forlani fu eletto segretario e Martinazzoli presidente.

Arnaldo Forlani e Giulio Andreotti al congresso del 1992

Arnaldo Forlani e Giulio Andreotti al congresso del 1992

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Il ritorno a palazzo Chigi

Il governo Amato, falcidiato dagli avvisi di garanzia dell'inchiesta Mani Pulite, si dimise nel marzo 1993. Gli accordi stretti prima della sua formazione con le altre forze del Tripartito prevedevano che gli sarebbe succeduto un democristiano. Chi meglio di Giulio Andreotti? Molti capirono che il Divo stava per essere nominato a capo del Governo quando Scalfaro, ai primi di aprile, lo nominò Senatore a vita; nacque così il governo Andreotti IV, che, pur ricevendo la fiducia dalle forze del Tripartito, cercò di distaccarsi da quell'alleanza he il cambio al vertice della DC aveva di fatto superato. Si presentò infatti come un governo costituente, che si proponeva di attuare le riforme istituzionali necessarie per superare la crisi politica in corso, disposto ad accogliere esponenti di tutti i partiti disposti a collaborare alle riforme; inizialmente si trattava di un monocolore DC - con l'eccezione di Carlo Azeglio Ciampi, ministro dell'economia imposto da Scalfaro - poi vi entrarono comunisti, socialisti, liberali, socialdemocratici, repubblicani, verdi e missini. Solo la Lega rimase all'opposizione. Fece scalpore l'ingresso nella maggioranza dell'MSI, fortemente voluto dal segretario Gianfranco Fini per ripulire l'immagine dell'MSI di partito fascista. Intanto, mentre si formava il governo, nell'aprile del '93 furono emessi avvisi di garanzia contro la maggior parte dei leader del Tripartito: il comunista Occhetto, il democristiano De Mita e il socialista Craxi, tutti indagati nel processo ENIMONT. Per non rompere la fragile tregua raggiunta dai partiti, si decise di lasciare libertà di voto ai singoli deputati; per pochissimi voti la maggior parte delle autorizzazioni a procedere venne rigettata. Intanto continuano le rivelazioni del maxiprocesso condotto a Palermo da Falcone e Borsellino, che iniziano a indagare sulle connessioni tra De Mita e la mafia: per l'ex segretario della DC fu l'inizio di un calvario giudiziario che si sarebbe concluso solo dodici anni dopo, con il proscioglimento per prescrizione in Cassazione.
Come riformare lo Stato? Socialisti e comunisti volevano apportare cambiamenti minimi alla costituzione: introdurre l'elezione diretta del capo del Governo e mettere in Costituzione la legge proporzionale in vigore; su questa stessa linea era schierato il grosso della DC. Fini tuttavia convinse Andreotti della necessità di apportare cambiamenti più radicali alla costituzione, apportando modifiche in senso presidenzialista.
Andreotti convinse la DC che il semi-presidenzialismo fosse il modo migliore per uscire dall'impasse politico, poi persuase anche le sinistre della bontà di questa scelta. Alla fine la riforma costituzionale fu approvata dalla maggioranza qualificata delle Camere a gennaio del 1994. Essa prevedeva un presidenzialismo sul modello francese, quindi un Presidente eletto a suffragio universale e con ampi poteri, un parlamento bicamerale formato dalla Camera dei Deputati - eletta a suffragio universale con un maggioritario di collegio a doppio turno - e un Senato con poteri limitati - eletto a suffragio ristretto dai consiglieri comunali, provinciali e regionali - e un presidente del Consiglio eletto dalla Camera dei Deputati che avrebbe diviso il potere esecutivo con il Presidente.
Mentre Andreotti si occupava delle riforme costituzionali, Forlani e Martinazzoli riformavano la DC, che dopo un cambio di nome e statuto divenne Partito Popolare Italiano; lo stesso faceva Fini con l'MSI che si trasformò in Alleanza Nazionale. Era sempre più evidente che PPI e AN avrebbero corso assieme alle doppie elezioni - presidenziali e legislative - previste per il successivo maggio (Scalfaro si era dimesso da presidente dopo l'approvazione della riforma costituzionale). Alla coalizione PPI-AN si aggiunse un terzo attore quando il 26 gennaio 1994 Silvio Berlusconi diede l'annuncio di una notizia già nell'aria dall'anno precedente: la sua discesa in politica alla guida di un movimento di nuova formazione, Forza Italia, che immediatamente si schierò con la coalizione di centro-destra. Le elezioni dell'8-9 maggio 1994 vedevano l'Unione per la Difesa della Repubblica formata da PPI, FI e AN sostenere la candidatura alla presidenza della Repubblica di Giulio Andreotti, cui si contrapponevano le candidature di Massimo D'Alema sostenuto dall'Alleanza dei Progressisti (PDS-PRC-PSI-Verdi) e Umberto Bossi sostenuto dalla Lega Nord. Non ci fu neppure bisogno di andare al ballottaggio: Andreotti ottenne il 53,7% dei voti al primo turno, contro il 34,4% di D'Alema e l'8,9 di Bossi. Giurò una settimana dopo, il 16 maggio 1994. Questi sono i risultati delle principali liste alle elezioni di quell'anno:

Partito Popolare Italiano: 8.136.135 (21,01)
Forza Italia: 6.098.986 (15,75)
Alleanza Nazionale: 5.214.133 (13,47)
Totale Unione per la Difesa della Repubblica: 19.449.254 (50,23)
Totale Alleanza dei Progessisti (PDS+PRC+PSI+Verdi): 12.132.289 (31,30)
Lega Nord: 4.282.516 (11,06)

Riguardo alla distribuzione del voto, la Lega vinse al nord-ovest, il PPI vinse in quelle che erano le roccaforti della DC, cioè Triveneto e Lazio, AN vinse al sud, l’Alleanza dei Progressisti si confermò vincente nelle regioni rosse (Emilia-Romagna e Toscana). Forza Italia tallonava la Lega in Lombardia.

Giulio Andreotti, 10° presidente della Repubblica Italiana e primo della Seconda Repubblica

Giulio Andreotti, 10° presidente della Repubblica
Italiana e primo della Seconda Repubblica

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Il Divo Giulio al Quirinale

Le elezioni legislative avevano consegnato una forte maggioranza ai partiti dell'Unione per la Difesa della Repubblica, permettendo ad Andreotti di incaricare Forlani di formare un nuovo governo. Il Forlani I prevedeva Silvio Berlusconi agli Esteri, Gianfranco Fini agli Interni, Carlo Azeglio Ciampi confermato all'Economia, Romano Prodi alle Partecipazioni Statali, Alfredo Biondi alla Giustizia, Beniamino Andreatta alla Difesa, Rosa Russo Iervolino all'Istruzione, Francesco D'Onofrio all'Università, Tina Anselmi alla Sanità, Adriana Poli Bortone all'Agricoltura, Roberto Maria Radice ai Lavori Pubblici, Publio Fiori ai Trasporti, Franco Marini al Lavoro e Gianni Letta allo Sviluppo Economico.
Ricevuto l'incarico di presidente del Consiglio, Forlani diede le dimissioni da Segretario del PPI, venendo sostituito il 27 luglio da Rocco Buttiglione. Forlani dovette affrontare le prime contestazioni quando il 28 settembre fu presentata in parlamento la Legge Finanziaria 1995, dal valore di 48 000 miliardi di lire: La legge prevedeva tra le varie cose un consistente taglio della spesa per le pensioni, che suscitò le violente proteste delle Organizzazioni Sindacali, che proclamarono uno sciopero generale e portano in piazza oltre 3 milioni di persone, in 90 manifestazioni nelle principali città della penisola. Record di presenze a Milano, Torino e Roma. L'agitazione contestava i tagli alla spesa pensionistica. Furono i più grandi scioperi da vent'anni in termini di partecipazione effettiva. In seguito Governo e sindacati avviarono un tavolo di trattative, che grazie alla mediazione di Andreotti giunse ad un accordo: il governo stralciò i tagli alle pensioni, mentre i sindacati rinunciavano a indire ulteriori scioperi. Il successivo febbraio, per fronteggiare le tensioni valutarie che attaccavano la lira, il Governo tramite decreto-legge varò una manovra di 20.000 miliardi di lire, approvata a marzo dalla Camera. Altro provvedimento del governo Forlani I fu la riforma Forlani delle pensioni, che trasformava il sistema pensionistico italiano da un sistema di tipo retributivo ad un sistema che applica uno schema pensionistico con formula della rendita predefinita sulla contribuzione e sulla crescita e senza patrimonio di previdenza con il metodo di calcolo contributivo a capitalizzazione simulata sulla crescita, avviando la transizione dal modello previdenziale corporativo fascista al modello previdenziale universale. La riforma Forlani generò non poche tensioni nella maggioranza di governo, in quanto era voluta dal PPI, ma osteggiata da AN; la riforma passò per pochi voti il 28 marzo 1995 e dopo l'approvazione Andreotti revocò l'incarico a Forlani, evitando l'implosione della maggioranza. Il Presidente conferì l'incarico di formare un nuovo governo a Romano Prodi, ministro delle partecipazioni statali nel governo Forlani I; fu confermata la maggior parte dei ministri del governo precedente.
Il Governo Prodi prevedeva la continuazione del lavoro di risanamento della situazione economico-finanziaria italiana, che i predecessori Amato, Andreotti e Forlani avevano iniziato, per risolvere la notevole crisi economica dell'epoca, con la convinta prospettiva di far partecipare l'Italia al progetto della moneta unica europea che richiedeva il rispetto di precisi parametri economici, sentiti molto difficili da raggiungere in quel momento in cui si era da qualche anno usciti dal Sistema Monetario Europeo. Fu varata da Ciampi una complessa riforma fiscale che prevedeva l'eliminazione di alcune imposte, l'introduzione dell'IRAP, alleggeriva e razionalizzava il sistema sanzionatorio, rivoluzionava la riscossione e introduceva il modello di dichiarazione Unico che permise il taglio drastico degli adempimenti consentendo la compensazione fra debiti e crediti di imposta, procedette ad una radicale riorganizzazione dell'amministrazione finanziaria, istituendo le Agenzie fiscali (Entrate, Dogane, Territorio e Demanio) rendendo autonoma l'Amministrazione dei Monopoli di Stato e riuscendo anche a varare la normativa che ha permesso la privatizzazione della produzione di sigari e sigarette. Contestualmente, Ciampi condusse una forte campagna contro l'evasione fiscale che, se da un lato consentì per la prima volta il recupero di quote significative di imposte occultate, dall'altro gli costò l'ostilità di alcune categorie di contribuenti abituate ad utilizzare la tradizionale tolleranza, nonché di loro referenti politici.
Importante fu anche la riforma voluta dal Ministro della Sanità Tina Anselmi - portata a compimento da Rosy Bindi, succedutale al dicastero della Sanità - riguardante il Servizio Sanitario Nazionale che, con il decreto Bindi n. 229/1999, introduceva una disciplina, motivata dal potenziale conflitto di interesse, per i medici dipendenti in servizio presso le ASL con il divieto di svolgere attività privata all'interno delle strutture pubbliche (intra-moenia) o esternamente, e l'obbligo di scelta fra una delle due tipologie di attività. Vennero quindi ridefiniti i principi di tutela del diritto alla salute, la programmazione sanitaria e i LEA (livelli essenziali di assistenza).
Dietro la guida dell'energico Ministro Beniamino Andreatta, il governo Prodi si distinse per la forza delle sue proposte in tema di difesa: in breve tempo operò la riforma degli Stati Maggiori, ottenne dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il ruolo di guida per l'Italia durante la Missione Alba (un'operazione di peacekeeping e d'aiuto umanitario all'Albania interamente gestita da forze europee), venne proposta l'idea di costruire e organizzare una vera forza di difesa internazionale europea, venne proposta anche l'abolizione della leva obbligatoria modificando anche il servizio civile, bocciata dagli alleati di governo di AN e dunque non trasformatasi in nulla di concreto.
Il governo Prodi rimase in carica fino al 21 ottobre 1998, quando, in seguito alla mancata approvazione del pacchetto di privatizzazioni da lui proposto, bocciato in parlamento a causa del mancato sostegno di AN, diede le dimissioni da Presidente del Consiglio. Andreotti incaricò Forlani di formare un nuovo governo che traghettasse il paese fino alle elezioni dell'anno successivo.

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Le elezioni del 1999 e la coabitazione

Il governo Forlani II prese poche decisioni rilevanti, limitandosi a portare a compimento le riforme iniziate dal governo Prodi. Questo basso profilo, scambiato per immobilismo, non giovò all'UDR, che infatti perse le elezioni del 1999 contro l'AdP guidata da Massimo D'Alema. Si ebbe così il primo caso di coabitazione della Seconda Repubblica, con Andreotti che si ritrovò a convivere con D'Alema; Berlusconi e Fini incoraggiarono il Presidente a sciogliere le camere per indire nuove elezioni, ma Andreotti, al quale mancavano solo due anni prima della fine del suo mandato, non se la sentì e rigettò queste proposte.
Uno degli ultimi provvedimenti del governo Forlani II era stato il sostegno all'intervento NATO nella guerra del Kosovo, confermato da D'Alema, che si attirò così le critiche dell'ala pacifista della sua coalizione.
Nel 2000 il ministro degli affari regionali Bassanini procedette ad un'ampia riforma della pubblica amministrazione e del governo ed un decentramento amministrativo tramite le diverse leggi Bassanini le quali oltre alla semplificazione delle procedure amministrative e dei vincoli burocratici alle attività private ed al federalismo amministrativo stabilirono: nuove norme in materia di formazione del personale dipendente e di lavoro a distanza nelle pubbliche amministrazioni; nuove disposizioni in materia di edilizia scolastica; un primo tentativo di riforma organica della Presidenza del Consiglio, della struttura del Consiglio dei Ministri e dell'ordinamento dei ministeri (provvedendo ad una riduzione degli apparati ministeriali, divenuti dodici, con il personale raggruppato in un ruolo unico, in modo da assicurarne la mobilità sancendo il principio della flessibilità nell'organizzazione e stabilendo – salvo che per quanto attiene al numero, alla denominazione, alle funzioni dei ministeri ed al numero delle loro unità di comando – un'ampia delegificazione in materia); in un'ottica policentrista, vennero istituite dodici Agenzie indipendenti (da non confondere con le Autorità amministrative indipendenti), con funzioni tecnico-operative che richiedono particolari professionalità e conoscenze specialistiche, nonché specifiche modalità di organizzazione del lavoro; si provvide alla concentrazione degli uffici periferici dell'amministrazione statale con la creazione degli Uffici Territoriali del Governo (UTG) che assorbirono le Prefetture. Altro importante provvedimento del Governo D'Alema fu il pacchetto Treu, con cui si diede riconoscimento legislativo al lavoro interinale. Il ministro dell'Interno Napolitano si fece promotore con Livia Turco di quella che diverrà nel luglio 2000 la legge Turco-Napolitano con l'intento di regolamentare l'immigrazione, favorendo da un lato l'immigrazione regolare e scoraggiando l'immigrazione clandestina. L'immigrato regolare può così affrontare il percorso di acquisizione della cittadinanza configurato dalla legge. Tale percorso è caratterizzato da una serie di tappe verso l'acquisto dei diritti propri del cittadino pleno iure, inclusivo del diritto al ricongiungimento familiare, del diritto al trattamento sanitario e alla salute, e del diritto all'istruzione. Per contro, il clandestino diventa destinatario di un provvedimento di espulsione dallo Stato. Per la prima volta nella storia della Repubblica, istituiva la figura del Centro di permanenza temporanea (all'articolo 12 della legge), per tutti gli stranieri "sottoposti a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera non immediatamente eseguibile".
Andreotti firmò tutte queste riforme e in quel periodo tenne un profilo basso, lasciando a Berlusconi, capo dell'opposizione, il compito di criticare pubblicamente il governo D'Alema.

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Le elezioni presidenziali del 2001

Inizialmente Andreotti non si voleva ricandidare alle elezioni del 2001, tuttavia Berlusconi era impedito per il fatto che era imputato nel processo SME, Prodi aveva lasciato la politica dopo la caduta del suo governo, ed era ancora risentito con AN che non aveva approvato le privatizzazioni da lui proposte, Fini aveva ancora la reputazione di fascista - nonostante i tentativi di ripulirsi, Forlani non aveva il prestigio di Andreotti. Restava solo lui, e alla fine Berlusconi e Fini lo convinsero a ricandidarsi.
Il primo turno si tenne il 6 maggio e D'Alema ottenne il 35,6% dei voti, contro il 34,3% di Andreotti, il 17,1% di Bertinotti - sostenuto da Rifondazione Comunista e altre formazioni di estrema sinistra che non avevano voluto sostenere D'Alema - e il 13,2% di Bossi. Tuttavia Bertinotti la sera del 6 maggio stupì i presenti invitando gli elettori che avevano votato per lui ad astenersi al secondo turno, mentre Bossi invitò i suoi elettori ad astenersi oppure votare Andreotti.
Grazie a quei due inattesi alleati il 20 maggio Andreotti vinse il secondo turno col 50,6% dei voti, ottenendo altri sette anni di mandato presidenziale.
Il primo atto di Andreotti fu la dissoluzione delle camere per indire nuove elezioni legislative; l'UDR, grazie al fatto che anche in quest'occasione la sinistra radicale era rimasta fuori dai Democratici di Sinistra - formazione nata per volontà di D'Alema come erede dell'AdP, ottenne la maggioranza dei seggi. Berlusconi fu incaricato da Andreotti di formare il suo primo governo.
Dopo gli attentati terroristici dell11 settembre Berlusconi cercò di convincere Andreotti a supportare attivamente gli americani nella seconda guerra del Golfo, tuttavia il Presidente autorizzò il Capo del Governo a fornire agli americani solo supporto logistico. Tuttavia fu una delle poche occasioni, se non l'unica, in cui il Divo Giulio intervenne apertamente contro il suo Primo Ministro; il secondo mandato vide un Andreotti nelle vesti di presidente-notaio che si limitava ad approvare gli atti del governo.
Non si ricandidò alle elezioni del 2008, vinte dal candidato dei DS Giorgio Napolitano contro il candidato dell'UDR Arnaldo Forlani, e passò il resto dei suoi giorni sul suo scranno da deputato a vita a Montecitorio - con la riforma costituzionale del 1994 i senatori a vita erano diventati deputati a vita.
Morì a Roma il 6 maggio 2013, e, nonostante la famiglia avesse chiesto di tributargli i funerali in forma privata, ricevette funerali di stato in cui parlarono le principali personalità del PPI: Forlani, Buttiglione, Casini, Lupi e Matteo Renzi, sindaco di Firenze eletto con l'UDR - primo sindaco dell'UDR in una città tradizionalmente di sinistra - che da lì a qualche mese avrebbe bruciato le tappe e fatto suo il partito, diventando prima capo del Governo e poi venendo eletto Presidente della Repubblica.
Ma questa è un altra storia.

Dario Carcano

Per farmi sapere cosa ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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Tuttavia Bhrghowidhon gli fa notare:

Nelle Elezioni del 1994, con un Sistema Elettorale di tal guisa e senza l'Accordo Elettorale fra Lega Nord e Forza Italia (bensì solo di Forza Italia con Alleanza Nazionale e in questo caso il Partito Popolare), l'ucronica Unione per la Difesa della Repubblica avrebbe raccolto, in tutte le Regioni a Nord del Po (compreso il Piemonte) nonché in Liguria solo i voti degli “Immigrati” (sotto la quale denominazione erano compresi anche tutti i Cittadini della Repubblica Italiana nati a Sud della Linea Massa-Senigallia) e nelle Periferie Urbane; senza la trasformazione – operata da Berlusconi – del Secessionismo in Anticomunismo, in Emilia Romagna i voti leghisti (privi di un proprio Candidato ai Ballottaggi) sarebbero andati all'Alleanza dei Progressisti, che avrebbero confermato la propria Base Elettorale principale nelle quattro Regioni di Toscana, Umbria, Marche e appunto Emilia-Romagna.

Dato che prima della creazione di Forza Italia era ancora all'ordine del giorno una Coalizione di tutte le Liste Autonomiste (comprese quelle già maggioritarie nelle Regioni e Provinc[i]e a Statuto Speciale), di fronte al più tipico rappresentante dello Stato Neopontificio come Presidente della Repubblica sarebbe stata proclamata la Fusione di Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino, “Sudtirolo”, Veneto e Friuli-Venezia Giulia in un'unica Macroregione Cisalpina, con richiesta di Statuto Speciale e, di fronte all'inevitabile diniego, la Secessione (più o meno come in Catalogna), con Gianfranco Miglio come Presidente della Repubblica e Umberto Bossi come Presidente del Consiglio dei Ministri. La CSU Bavarese era pronta a esercitare tutte le possibili pressioni per il riconoscimento.

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E Dario gli replica:

Tieni presente che nel 1994 la Lega si presentava come partito antisistema, mentre il PDS, principale partito dell’Alleanza dei Progressisti, in questa TL è stato al governo per quindici anni assieme alla DC nel Tripartito, quindi sarebbe considerato un partito di governo; per questo mi sembra improbabile un ucronico accordo pre-elettorale Lega-AdP, mi sembra più verosimile che Bossi al secondo turno inviti gli elettori leghisti all’astensione, qualora i candidati della Lega non arrivino ai ballottaggi.

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Federico Sangalli obietta a sua volta:

Mi sembra irrealistico il piano di riforme presentato da Andreotti, innanzitutto perché tutti i partiti erano all'epoca proporzionalisti e passarono al (semi)maggioritario obtorto collo (e se PC, PS e DC sono per una cosa, né Andreotti né tantomeno Fini sono sufficienti a trovare i voti per approvare alcunché, questi tre partiti litigavano spesso ma quando erano d'accordo su una cosa erano un blocco insormontabile) e tra questi Andreotti era il più proporzionalista di tutti, giacché òa sua base di potere si basava proprio sulle manovre di palazzo e gli accordicchi propri del sistema proporzionale. Dunque non me lo vedo proprio a "gollizzare" l'Italia, demolendo quasi continuamente una Costituzione, quella repubblicana, che è stata uno dei pochi punti di accordo tra i partiti sopraddetti, né vincere in un sistema presidenzialista. Inoltre l'assenza politica di Andreotti non avrebbe certo cancellato le innumerevoli inchieste a suo carico, le risapute voci sui suoi alleati nella Mafia e nelle Logge Massoniche, la sua presunta responsabilità nell'omicidio Pecorelli (1979), gli intrighi per il quale venne assolto in prescrizione per i fatti prima del 1980 e tutte le altre vicende oscure in cui venne coinvolto il Divo, che in HL gli falciarono la candidatura alla Presidenza della Repubblica e lo ostracizzarono agli occhi dell'opinione pubblica e che in questa TL sembrano accadere invece a DeMita (che non era certo santo, ma non era sicuramente "sporco" come Andreotti, oltre al fatto che, come in HL, per lui varrebbe l'indulto del 1989 e non verrebbe processato). Trovo invece verosimili le posizioni di Andreotti sula Guerra del Golfo, per via delle sue politiche palesemente filo-arabe, e plausibile, anche se non probabile, l'andamento delle elezioni del 2001, data l'alta propensione della Sinistra italiana a farsi male da sola.

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Ma Dario non si dà per vinto:

In questa TL Andreotti resta ai margini della politica del ’79 al ’92, quindi gli accordi per mafia che ha fatto negli anni ’80 e per cui fu processato nella nostra TL non ci sono stati, l’omicidio Pecorelli è avvenuto comunque, ma avverrebbe nel periodo in cui il Divo era solo osservatore della politica, pertanto nessuno fa il suo nome come mandante – accusa da cui comunque nella nostra TL è stato assolto in cassazione. De Mita in questa TL è segretario della DC fino al 1992, pertanto l’indulto per lui non vale. Quindi l’Andreotti di questa TL nel 1993 si presenta all’elettorato con una reputazione immacolata.

Andreotti in uno scenario simile, se fosse convinto della necessità di una svolta radicale nella politica italiana, avrebbe il prestigio per persuadere prima la DC e poi le sinistre della necessità del semi-presidenzialismo, essendo l’unico personaggio di rilievo della prima repubblica a non essere implicato né in tangentopoli né nel maxi-processo che si sta svolgendo a Palermo ad opera di Falcone e Borsellino – che in questa TL non vengono uccisi, come anche Dalla Chiesa.

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Ede ecco il dotto parere di Bhrghowidhon:

Premetto una breve avvertenza sui termini. Siccome esistono sia «Democrazia» sia «Oclocrazia», uso il secondo nella sua unica accezione di “Governo della Maggioranza in quanto Massa Popolare” e il primo in quella propria di “Governo della Maggioranza nel rispetto delle Minoranze”; con «Demagogo» intendo, neutralmente, ogni Politico che abbia un forte ascendente su una considerevole parte dell’Elettorato Popolare; di «Riformismo» cerco di specificare quando possibile l’obiettivo, perché nel XIX secolo era sottinteso “con l’obiettivo del Liberalismo”, nel XX “con l’obiettivo del Socialismo”, negli ultimi decenni invece “con l’obiettivo della Governance”; quest’ultimo termine – «Governance» – significa per generale consenso “Governo di una Minoranza – Oligarchica o Autocratica – con l’approvazione della Maggioranza”; infine faccio confluire «Bonapartismo» e «Gaullismo» nella stessa categoria in cui rientrano oggi i Sostenitori della Governance, non solo né tanto per il Presidenzialismo o l’Unicameralismo (pur caratteristici, con varianti), quanto per i mezzi, in particolare il Sistema Elettorale Maggioritario e il Premio di Maggioranza.

In questa ucronia cambia la Storia dei Governi del Quindicennio 1978-1993, con partecipazione del PCI al Potere Centrale (quindi presumibilmente con “Effetto PSI” sulle Elezioni del 1994), non cambia l’Elettorato Italiano, che, come nella Storia reale, fino al 1994 non è esposto all’azione persuasiva del Governo Berlusconiano, il quale, insieme alla Presidenza Ciampi, ha davvero operato una svolta storica nell’Opinione Pubblica, che per la prima volta dagli Anni Quaranta è tornata sinceramente e prevalentemente nazionalista anche al di fuori dello Sport (per chi è cresciuto prima degli Anni Novanta l’impressione – ovviamente deformata, ma comprensibilissima – è di un ritorno alla temperie culturale del Fascismo) e nel contempo ha aderito con convinzione a un ‘Bonapartismo’ che trasforma il Conservatorismo (tendenza quasi connaturata a ogni Società) in Riformismo verso una più efficiente Governance.

Non c’è ombra di critica in quanto precede; faccio solo un esempio un po’ colorito per dare l’idea (agli effetti di questa ucronia): fino al 1994 chiunque fosse sostenitore di una Riforma Costituzionale come quella proposta da Matteo Renzi sarebbe stato considerato (da tutti e da sé stesso) di Centro-Destra, chiunque vagheggiasse un Gaullismo con Andreotti Presidente sarebbe stato considerato (da tutti e da sé stesso) di Destra, chiunque si sentisse Monarchico sarebbe stato considerato (da tutti e da sé stesso) di Estrema Destra (qualifica senza dubbio impropria, ma allora normale e spontanea), per cui in pratica questa ucronia, se fosse stata proposta nello stesso 1994, si sarebbe caratterizzata come di Destra (media fra Centro-Destra Renziano, Destra Andreottiana ed Estrema Destra Monarchica). Non c’è niente di male; mi serve per cercare di ricostruire le tendenze elettorali di allora.

Dunque l’Elettorato del 1994 non era, come invece oggi (se sommiamo Lega + Forza Italia + Renziani secondo le percezioni di allora), prevalentemente di Destra (non prendo posizione sull’attuale orientamento del Movimento Cinque Stelle, se non per insistere sul fatto che all’epoca la sua ‘nicchia’ nell’Elettorato era quella – pur territorialmente circoscritta – della Lega Nord; il Pensiero Politico di Beppe Grillo era già notissimo ed era da tutti ritenuto il corrispettivo ‘intellettuale’ [sīc] – intendasi “politico” – della Lega Nord, che sul piano politico presentava un programma esclusivamente geopolitico). In breve, non ci dobbiamo lasciar fuorviare dalla continuità personale e onomastica dei Partiti che si rifanno alla “Lega” e a “Grillo”: in venticinque anni, l’Italia è molto cambiata ed essi stessi lo sono (un esempio per tutti: il nuovo Nazionalsocialismo – nelle forme dell’Antisemitismo in senso lato contro i Musulmani – era all’epoca ancora una prerogativa dei Repubblicani Statunitensi e come tale riconosciuto; in Italia stava appena cominciando ad attecchire presso i Telespettatori che preferivano le Reti Fininvest e avevano solo da poco ‘superato’ il Ripudio costituzionale della Guerra).

Concretamente, in tutte le Regioni dalla Liguria al Piemonte alla Lombardia e al Veneto, comprese le Autonome Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, la Maggioranza relativa era leghista, costituita sia da ex-Democristiani sia da ex-Comunisti (in caso di ucronico Tripartito – il nome ha sempre un’ineliminabile eco storica – gli ex-Comunisti delusi sarebbero stati molti di più), mentre Forza Italia intercettava ex-Democristiani e la massima parte degli ex-Socialisti (Craxiani).

La fede... d’acciaio nella Purezza del Partito era tale da garantire, anche in caso di una più che decennale Collaborazione con la DC e il PSI al Governo, una Maggioranza Relativa al PCI nelle quattro Regioni di Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e forse Marche, soprattutto se alle Elezioni il PCI si presentava alla guida di un’Alleanza dei Progressisti contrapposta alla DC (qui tutta l’UDR): gli sconvolgimenti (per usare un eufemismo) del 1989-1991 a livello geopolitico ponevano un Elettorato di “Sinistra” – erede diretto della Guerra Fredda – nella condizione di Militanza in una Battaglia Decisiva.

Un Andreotti «immacolato» avrebbe avuto la stessa forza d’attrazione di Umberto II negli Anni di Piombo: un sogno per l’Estrema Destra, un interrogativo per tutti gli altri. Grazie a ciò, l’UDR missino-monarchico-andreottiano-berlusconiana del 1994 avrebbe raccolto la maggioranza dei Socialisti (i Craxiani), una buona metà dell’Elettorato Democristiano (purtroppo per lui senza il voto dell’ancora minorenne Matteo Renzi) e tutto ciò che stava più a Destra, in tutti i casi eccettuati gli Elettori affascinati dalla prospettiva della Secessione della Cisalpina o almeno dello Statuto Autonomo per la Macroregione Padana (ossia Padano-Veneta, con buona pace del tradizionale Voto Bianco: «I xe tuti ’na manega de briganti», testuali parole).

La SVP era pronta a balzare sul carro secessionista non per convenienza territoriale, ma per più fortio ragioni geopolitiche, dato che l’Unione Europea non esisteva ancora sul piano squisitamente politico e che l’unico progetto non ‘conservatore’ in circolazione era quello di un’Unione Centroeuropea formata da Germania, Austria, Svizzera, Cisalpina, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, Slovenia, Croazia, Ungheria, Cechia.

Dunque, al Primo Turno, Maggioranza Relativa dello Schieramento Autonomista/Indipendentista (ossia, dall’altro punto di vista, Secessionista) in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino, “Sudtirolo”, Veneto, Friuli-Venezia Giulia; Maggioranza almeno Relativa dell’Alleanza dei Progressiti in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche; Maggioranza Relativa o Assoluta dell’Unione per la Difesa della Repubblica in tutte gli altri Collegi.

Siamo pienamente d’accordo che il Divo Giulio avrebbe messo all’opera tutta la propria intelligenza ed esperienza politica in questa occasione, con l’aggiuntivo vantaggio di essere Presidente della Repubblica (un Presidente molto malvisto in Germania per la sua ostilità – da buon Neoguelfo – alla c.d. “Riunificazione”, in realtà meno che un Progetto Piccolo-Tedesco). D’Alema sarebbe stato lo stesso del 1994: il principale Esponente del PCI favorevole (all’epoca) a un Accordo della Sinistra Unita con la Lega Nord contro il Centro-Destra.

Di Bossi (padrone indiscusso della Lega Nord) possiamo, aiutati dal Senno di Poi, preferire una caratterizzazione da ‘Duce’ (citazione di una scritta murale: «Padania Libera – Umberto Bossi Re»), alla maniera di Franjo Tuđman (o Alija Izetbegović o lo stesso Slobodan Milošević, per questo aspetto), oppure da Politico Opportunista (quale è stato sottoscrivendo e, dopo lo strappo, rinnovando l’Accordo con Berlusconi, che però in questa ucronia non avviene) o infine da Stupido: dato che la seconda opzione è esclusa dal contesto (non c’è l’Accordo Bossi-Berlusconi), la nostra scelta si polarizza fra la prima e la terza eventualità. Ritenere «più verosimile che Bossi al secondo turno inviti gli elettori leghisti all’astensione, qualora i candidati della Lega non arrivino ai ballottaggi» può essere o stupido (dare agli Avversarî il massimo vantaggio senza averne alcunché in cambio) oppure la scelta per la Secessione immediata; sostenere D’Alema implica la preferenza, se non altro tattica, per la Via Istituzionale all’Autonomia. Siccome per metodo escludo la Stupidità come Categoria Interpretativa Storiografica (è un mio limite; pazienza, sarò... stupido), entrambe le alternative residue comportano o (la rivendicazione del)l’Autonomia o (la rivendicazione del)l’Indipendenza.

Entrambe – dato il Risultato Elettorale nelle Regioni potenzialmente Separatiste – portano direttamente alla Crisi. Per abbondante riscontro personale di quegli anni, ricordo chiaramente sia i concreti progetti di importanti Esponenti Leghisti sia l’atteggiamento dei Democristiani Andreottiani: i primi avevano come modello la Slovenia (Dichiarazione d’Indipendenza – reazione di popolo molto decisa nei confronti di possibili iniziative delle Forze Armate – Riconoscimento da parte della Germania), i secondi... pure, in quanto la Parola d’Ordine era «Carri Armati fuori dalle Caserme». Fosse stata ambientata in altre circostanze che il 1994 o non avesse avuto come Protagonista Giulio Andreotti, questa ucronia sarebbe filata liscia come tutte quelle su consimili argomenti; qui però – non è colpa mia, non l’ho scelto io – si tocca uno dei rari momenti della Storia della Repubblica Italiana in cui (quasi) tutto era pronto per la Guerra Civile e bisogna tenerne conto. La stessa Svolta Demagogico-Oclocratica che ha caratterizzato l’ultimo Venticinquennio non si spiegherebbe storicamente senza questa ‘potenzialità’. In Jugoslavia sono ormai consolidati sette nuovi Stati; in Italia, senza Colpo di Stato, senza Mutamento della Costituzione, è stata davvero costruita o imposta una Seconda Repubblica che differisce dalle “Prima” come questa dal Fascismo e, dialetticamente, sintetizza caratteristiche di entrambe (il Neoguelfismo – Governativo – dell’Italia Democristiana e il Nazionalismo dell’Italia Fascista).

Un Triumvirato Andreotti-Berlusconi-Fini nell’Italia del 1994 sarebbe stato come un Governo di Alleanza fra Titini, Nazionalisti Serbi e (fantomatici) Nostalgici Sovietici (sīc) in Jugoslavia (Berlusconi per l’Italia ha avuto il ruolo di un Presidente Stalinista in Jugoslavia: ben più Atlantista di Andreotti – come gli Stalinisti erano ben più Ortodossi di Tito – soprattutto per l’Elettorato che rappresenta/guida, anche al di là delle notevoli aperture personali verso la Russia o a favore della prospettiva di Israele nell’Unione Europea): in Jugoslavia si sono innescate le Secessioni/Indipendenze, in Italia – senza l’epocale ‘imbavagliamento’ del Secessionismo Leghista e del contrapposto Nazionalismo di AN da parte della copia berlusconiana del Partito Repubblicano di Bush – altrettanto, a meno appunto di un Colpo di Stato. Non è un’ucronia per Irenisti.

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Chiudiamo per ora con il colpo di genio di Dario Carcano:

La democrazia in pratica: dialogo tra Ottaviano Augusto e Giulio Andreotti

Nota: il seguente dialogo non va preso sul serio. Ogni riferimento a cose o persone reali non è casuale.

“Quindi Giulio, ti dicevo che dopo un po’ che ho iniziato ad essere qui nell’aldilà, è iniziata ad arrivare gente che mi ha parlato della democrazia. Ne avevo sentito parlare ma non sapevo esattamente cosa fosse. Quindi ho provato a chiedere ai miei contemporanei, però ne sapevano quanto me; l’unico che ha provato a dirmi una parola su questa democrazia è stato mio nipote Claudio.”

“Cosa ti ha detto?”

“Ho detto che ha provato a dirmi una parola, non che ci sia riuscito. Poi sono andato a chiedere ai romani venuti dopo di me: Marco Aurelio si è perso nella sua spiegazione, ed ha iniziato a parlare con se stesso; Settimio Severo mi ha detto che disprezza ciò che non riguarda i soldati… insomma, anche lì nessuno ha saputo spiegarmi.
Ho provato allora a chiedere a quelli che sono venuti dopo ancora: Giustiniano, Carlo Magno, Federico II, Lorenzo il Magnifico, Niccolò Macchiavelli, Carlo V, Elisabetta I, Luigi XIV… non sapevano nemmeno di cosa stessi parlando.
Poi finalmente è arrivato qualcuno che ha saputo spigarmi cos’è la democrazia. Ho parlato con Montesquieu, Rousseau, Voltaire…”

“Ma, in tutto questo io cosa c’entro?”

“Loro mi hanno spiegato cos’è la democrazia, ma adesso voglio capire come metterla in pratica, e per questo ho bisogno di qualcuno che la democrazia l’ha esercitata.”

“Perché pensi che io sia la persona giusta per questo?”

“Perché tu sei stato al potere per molto tempo. E poi perché ho incontrato delle persone, qualificatesi come “amici di amici”, che mi hanno parlato molto bene di te. Tu quanto sei stato al potere?”

“Sono stato presidente del Consiglio sette volte, ventisette volte ministro… in tutto credo siano quarantuno anni.”

“Quasi quanto me, che sono stato console per tredici volte e salutato imperatore ventuno volte! Se non sbaglio voi fate le elezioni.”

“Sì, ma ai miei tempi poi governavamo sempre noi.”

“Eravate popolari e vi votavano sempre?”

“Ci votavano sempre ma non eravamo popolari. Avevamo degli elettori particolarmente fedeli che ci votavano e ci facevano votare ad ogni elezione...”

“Cioè una clientela?”

“Sì, una clientela.”

“Proprio come ai miei tempi! Poi dopo le elezioni come governavate?”

“Facevamo un governo, ma una cosa intima tra noi: eravamo noi, i nostri amici, gli amici dei nostri amici… insomma era una cosa tra amici.”

“Anche questo come ai miei tempi! Il dissenso?”

“L’ultimo giornalista che ha provato a scrivere qualcosa contro di me è stato neutralizzato in maniera definitiva.”

“Come ai miei tempi! La corruzione?”

“No, non mettevamo dei premi alla corruzione…”

“Ma allora, ai miei tempi avevamo la democrazia e non lo sapevamo!”

“No, piuttosto ai miei tempi non avevamo la democrazia e lo sapevamo.”

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