Egitto e Mesopotamia scambiati di posto!


Dopo la proposta di scambio tra Italia e Francia operato da William Riker: nella sua ucronia sui Franchi in Italia, quello tra Islam ed Europa cristiana proposto da Perchè no?, quello tra Francia e Inghilterra nell'ucronia (sempre di Perchè no?) che parla di una morte prematura del Re Sole, e quello tra Italia e Jugoslavia avanzata da Dans, ecco una nuova idea di ucronia « simmetrica » che è venuta in mente all'amico Perchè no?:

Che sarebbe accaduto se i ruoli di Mesopotamia ed Egitto fossero stati scambiati? Se lo Stato faraonico crolla subito dopo la fine dell'Antico Regno, il Nilo rimarrà semplicemente un’area di cultura dove si succedono diversi Stati, imperi e invasioni come in Mesopotamia. Al contrario, tra il Tigri e l'Eufrate l'impero di Sargon rimane unito e si crea una grande civiltà mesopotamica con diverse dinastie e periodi. Quale saranno le conseguenze?

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Ed ecco la proposta del nostro Webmaster William Riker:

4500 a.C.: si sviluppa in Mesopotamia la cultura neolitica di Ubaid. Fondazione del primo nucleo della città di Ur, futura capitale.

3900 a.C.: ha origine in Egitto la cultura neolitica di Naqada, fondata da popoli emigrati nella valle del Nilo dal Sahara, ormai in fase di progressiva desertificazione.

3500 a.C.: i Sumeri, provenienti da mitiche terre d'origine oggi non più rintracciabili, si stanziano nella Bassa Mesopotamia. Secondo la leggenda ad insegnare loro la civiltà sarebbe stato Oannes, essere semidivino metà uomo e metà pesce, dagli ufologi moderni identificato con un visitatore alieno.

3300 a.C.: "diluvio universale": una disastrosa esondazione del Nilo, attestata da ampi depositi alluvionali, devasta la civiltà egizia in formazione. Secondo la leggenda, dell'intera città di Naqada si salva un solo abitante, il mitico Ut-Napyshti (il biblico Noè), perchè protetto dal dio Ra.

3200 a.C.: in Mesopotamia si organizzano due grandi regni sumerici: il regno dell'Alta Mesopotamia, con capitale Kish, comprendente anche Eshnunna, Nippur e Isin, e il Regno della Bassa Mesopotamia, con capitale Ur, e comprendente anche Larsa, Uruk, Umma e Lagash.

3150 a.C.: invenzione della scrittura geroglifica in Egitto. La Valle del Nilo è occupata da grandi città stato: le più importanti sono Sais, Menfi, Saqqara, Tanis, Abido, Tebe, Nekheb, Nekhen, Dandara ed Edfu. Le sepolture reali avvengono in tombe basse dette "mastabe". Ascesa della città di Menfi, grazie al suo sovrano Narmer (o Menes) che ne fa la città stato più importante di tutto l'Egitto.

3100 a.C.: il mitico Ziusudra, detto il Re Scorpione, sovrano di Shuruppak, è il primo a tentare di unificare l'Alta e la Bassa Mesopotamia. A lui si attribuisce l'invenzione della mummificazione dei morti nella Terra Tra i Due Fiumi.

3050 a.C.: unificazione dell'Alta e della Bassa Mesopotamia ad opera del re di Ur Mes-Anni-Padda (per i Greci Mesannepada), primo imperatore mesopotamico di cui sia stata provata l'esistenza storica mediante riscontri archeologici. Questi avvia la Prima Dinastia Mesopotamica, ponendo la capitale ad Ur, della quale fa costruire un'immensa piramide a gradoni o Ziggurat.

2750 a.C.: Gilgamesh fonda la Terza Dinastia Mesopotamica e sposta la capitale ad Uruk, che circonda di imponenti mura megalitiche. Con Gilgamesh ha inizio quello che si suole chiamare l'Antico Regno Mesopotamico.

2700 a.C.: Zoser, re della Terza Dinastia di Saqqara, è il primo sovrano egizio ad essere sepolto sotto una piramide.

2600 a.C.: nella Nubia si forma il Regno di Kerma, il primo regno nubiano di cui abbiamo notizia.

2580 a.C.: Kheper (per i Greci Cheope) fonda la Quarta Dinastia di Menfi e porta all'apogeo questa città edificando la Grande Piramide come tomba per sé e per i propri famigliari. Di questo sovrano si dice che abbia ascendenze divine, che abbia ottenuto l'amore della dea Iside e che abbia tentato di ottenere l'immortalità andando in cerca del suo antenato Ut-Napyshti, sopravvissuto al Diluvio, divenuto immortale ed ora abitante il remoto paese di Punt (la Somalia), che Kheper sarebbe riuscito a raggiungere navigando attraverso le "acque di morte". Alle sue imprese sarà dedicato il "Poema di Cheope", primo grande poema epico della letteratura mondiale.

La piramide di Chefren e la Sfinge, fotografate dall'amico Never75

2550 a.C.: Khafra (per i Greci Chefren), figlio di Kheper, costruisce la seconda Piramide di Gizah e la Sfinge. Suo figlio Menkhaure (per i Greci Micerino) costruisce una terza piramide, più piccola per scarsità di manodopera salariata.

2510 a.C.: Eannatum fonda la Quinta Dinastia Mesopotamica e sposta la capitale a Lagash. Decadenza di Ur, guerre continue contro i Semiti che abitano i monti Zagros.

2375 a.C.: Lugalzaggisi, ultimo re della Quinta Dinastia Mesopotamica, usurpa il trono in una situazione già compromessa dall'anarchia e dalle rivolte dei Patesi, governatori e sommi sacerdoti delle città sumeriche. Lugalzaggisi doma le rivolte e regna con il terrore.

2354 a.C.: sulla scena della storia compare Sargon, signore degli Accadi, popolo semitico che i Greci chiameranno Hyksos (dall'egiziano Hekau-khesut, « re dei paesi stranieri »). Secondo la leggenda subito dopo la nascita sua madre lo ha abbandonato in una cesta di giunchi sulle acque di un fiume; a raccoglierlo è stato Akki, il giardiniere degli déi, che lo ha allevato come suo figlio. Partendo dalle sue basi sui monti della Siria Sargon fa irruzione in Egitto e fa prigioniera Nitokerty, regina di Menfi, che aveva cercato di estendere il suo dominio alle altre città del Basso Egitto, le quali accolgono Sargon come un liberatore. Proclamatosi imperatore, egli fonda la prima entità statale unitaria in Egitto, estesa anche a Palestina e Siria ("da Fiume a Fiume", cioè dal Nilo all'Eufrate), e pone la sua capitale nella città di Akkad, da lui stesso fondata sul medio corso del Nilo. A seguito degli Accadi (Hyksos) scende in Egitto anche la tribù semitica di Eber ("al di là"), fondatore eponimo del popolo degli Ebrei (coloro che vivono "al di là" del Nilo, nella regione occidentale del Delta), chiamati Habiru dagli egiziani.

L'Impero di Sargon di Akkad (grazie a William Riker)

2335 a.C.: insurrezione dei Patesi contro la tirannide di Lugalzaggisi, che viene sconfitto e deposto. L'Impero Mesopotamico piomba nel caos, con numerosi imperatori che regnano separatamente in varie parti del paese (di conseguenza la Settima, l'Ottava, la Nona e la Decima Dinastia Mesopotamica regnano spesso contemporaneamente). Ne approfittano i Semiti, che si infiltrano in Mesopotamia e fondano la città di Babilonia ("Porta del Dio").

2239 a.C.: Naram-Sin, nipote e successore di Sargon, attaccato da ogni parte da nemici esterni ed interni, non riesce a mantenere unito l'impero del nonno, che piomba nel caos. Le città stato egizie approfittano della sua sconfitta ad opera dei Nubiani di Kerma per cacciare gli Hyksos e riconquistare l'indipendenza.

2200 a.C.: viene messo per iscritto il primo testo della letteratura mondiale, "L'Insegnamento di Lugalbanda", una raccolta di massime e di insegnamenti morali attribuite a Lugalbanda, leggendario Patesi di Uruk e sposo della dea Ninsun. Mentre in Egitto si diffondono la narrativa e i poemi epici, in Mesopotamia prevale la Letteratura Sapienziale, e ciò influenzerà la stesura della Bibbia.

2175 a.C.: i Gutei, guerrieri di stirpe indoeuropea antenati degli odierni Curdi, guidati dal loro re Erridupuzzir invadono la Mesopotamia partendo dai monti Zagros, ed abbattono definitivamente l'Antico Regno; inizia il cosiddetto Primo Periodo Intermedio della Storia Mesopotamica.

Hammurabi davanti al dio Marduk, protettore di Babilonia2130 a.C.: Tepia, principe di Tebe, ottiene il predominio su tutte le città circostanti e fonda il Primo Impero Tebano. Tepia è ricordato soprattutto per aver promulgato il suo famosissimo Codice, fatto di 300 leggi basate sul taglione ("occhio per occhio, dente per dente").

2120 a.C.: Utu-Khegal, Patesi di Ur, sconfigge il re guteo Tirigan e caccia gli invasori indoeuropei dalla sua città, che conosce un periodo di rifioritura.

2112 a.C.: il principe di Menfi Netjerkara approfitta della fine dell'impero accadico per riportare in auge la propria città; egli fonda la Terza Dinastia di Menfi, un periodo di grande rinascenza politica e culturale.

1987 a.C.: Hammurabi ("il dio Ammu guarisce"), sesto re della città semitica di Babilonia, sconfigge tutti i Patesi sumerici riducendoli all'obbedienza, per primo regna "da mare a mare" (cioè dal Mediterraneo al Golfo Persico), restaura la grandezza dell'Impero tra i Due Fiumi e fonda l'Undicesima Dinastia Mesopotamica; con lui inizia il cosiddetto Regno Medio.

1970 a.C.: Abramo ("eccelso padre"), pastore semitico che vive nella regione occidentale del Delta del Nilo, sente la chiamata di Dio che gli promette una nuova terra per lui e per i suoi discendenti. Messosi in viaggio con la moglie Sarai e il nipote Lot, giunge nella Terra di Canaan e vi si stabilisce.

1949 a.C.: alleatosi con Mamre l'Amorreo, Abramo respinge i Quattro Re d'Occidente che dalla valle del Nilo hanno fatto irruzione nella Terra di Canaan, mettendo a sacco la città di Sodoma e portando via come schiavo Lot con la sua famiglia. Tra i Quattro Re sconfitti da Abramo c'è Sanktauef, sovrano di Tebe.

1945-1938: il sovrano tebano Nebtawy costruisce la fortezza di El-Gezira tra la prima e la seconda cateratta del Nilo, per proteggere il paese dalle incursioni dei Nubiani del Regno di Kerma.

1939 a.C.: distruzione di Sodoma ad opera di un meteorite.

1920-1881 a.C.: Sargon I, sovrano degli Assiri, si stanzia con il suo popolo nella nostra Armenia, fondando il primo regno assiro.

1800 a.C.: distruzione di Menfi da parte del sovrano di Tebe Kheperkheperu, massima espansione del Primo Impero Tebano.

Il Medio Impero Mesopotamico e il Primo Impero Tebano (grazie a William Riker)

1780 a.C.: gli Hurriti, chiamati Amorrei dagli Egizi, fanno irruzione in Mesopotamia saccheggiando Babilonia ed uccidendo l'ultimo re della Dodicesima Dinastia Babilonese, Samsu-ditana. Essi abbattono il Regno Medio che piomba di nuovo nell'anarchia; nel centronord del paese si forma il Regno di Mitanni, che pone la sua capitale a Wassukanni, località oggi affatto sconosciuta, ed estende il suo dominio anche alla Siria. Sono hurrite le Dinastie Mesopotamiche dalla Tredicesima alla Diciassettesima.

1750 a.C.: Giuseppe il Sognatore, pronipote di Abramo, viene venduto dai fratelli invidiosi ad alcuni mercanti Ismaeliti diretti a Mitanni. Qui Giuseppe fa carriera: da semplice schiavo diventa amministratore del capo delle guardie del re Tushratta, e poi Ministro dell'Agricoltura, avendo egli interpretato un incubo del re che annuncia l'arrivo di sette anni di carestia. Quest'ultima puntualmente arriva e si abbatte anche su Canaan, cosicché i fratelli di Giuseppe si recano a Wassukanni perché hanno sentito dire che lì un abile Ministro ha fatto accumulare grandi quantità di grano. Giuseppe riconosce i fratelli, li perdona e, d'intesa con re Tushratta, li invita a stabilirsi in Mesopotamia centrale con tutte le loro tribù. Nasce così la Nazione di Israele.

1630 a.C.: Gandash, re dei Cassiti, viene proclamato sovrano di Babilonia ed è riconosciuto capo di tutte le città del Sud.

1608 a.C.: il re Ittita Mursili I compie una spedizione in Egitto, devastando prima Menfi e poi Tebe. Questa è la spedizione più lontana dalle basi di partenza mai effettuata dal Popolo di Hatti. Caduta del Primo Impero Tebano, che si era esteso a quasi tutto l'Alto Egitto: il paese entra in una fase di grave decadenza.

1600-1150 a.C.: la fine di un potere forte a Tebe favorisce la conquista dell'Egitto da parte dei Nubiani. Il loro sovrano Aahotepra si insedia a Tebe, governa uno stato esteso da Abido fino a Napata e fonda la Dinastia Nubiana, che dominerà l'Egitto centrale per quattro secoli e mezzo. Al nord continuano a regnare sovrani autoctoni delle città stato egizie, per lo più vassalle dei Nubiani.

1592 a.C.: Agum II, erede di Gandash, attacca gli Hurriti, abbatte il regno di Mitanni, dà inizio alla Diciottesima Dinastia Cassita ed inaugura il Nuovo Regno Mesopotamico, con il quale il paese giungerà all'apogeo della sua potenza. Purtroppo gli Ebrei vengono guardati con sospetto, in qualità di collaborazionisti con gli Hurriti, e privati delle terre concesse loro da re Tushratta: chi vuol restare deve impiegarsi come operaio salariato nei cantieri per la costruzione di nuove città.

1479 a.C.: alla morte del marito Kashtiliash III, la regina cassita Ulam-Buriash usurpa i diritti del figlio Kara-Indash, ancora minorenne, e governa con pugno di ferro travestendosi da uomo. Ulam-Buriash è la prima imperatrice della millenaria storia mesopotamica.

1457-1424 a.C.: alla morte della madre Ulam-Buriash, suo figlio Kara-Indash tenta di cancellare ogni iscrizione ed ogni bassorilievo della madre, come se volesse eliminarne persino il ricordo, quindi prende in mano le redini dell'Impero Mesopotamico, che con lui raggiunge la massima espansione storica. Kara-Indash sottomette definitivamente l'Elam bruciandone la capitale Susa, poi si volge alla Siria e la riconquista. Infine, con la battaglia di Megiddo, il più grande re guerriero della storia mesopotamica annette anche la terra di Canaan, e spinge le sue frontiere fin quasi all'Egitto. Peggiorano le condizioni di vita degli Ebrei, considerati una razza inferiore da sfruttare.

Massima espansione dell'Impero Mesopotamico sotto Kara-Indash (grazie a William Riker)

1359-1342 a.C.: Burna-Buriash II, re cassita della Diciottesima Dinastia, tenta un'ardita riforma monoteistica, cercando di imporre in Mesopotamia il culto dell'unico dio Utu, il disco del Sole nell'antica mitologia sumerica, chiamato Shamash dai Babilonesi. I sacerdoti di Marduk, dio nazionale di Babilonia e tradizionale protettore dell'Impero, non ci stanno e danno vita ad una violenta opposizione. Disgustato, Burna-Buriash II assume il nome di Uturabi ("Utu mi dà sollievo") e fonda sul Tigri una nuova capitale, Babutu ("Porta di Utu"), dove trasferisce la sua corte. Molti Ebrei si convertono al suo culto, vedendo in Utu una possibile ipostasi dell'unico Dio di Abramo, e sperando nel riscatto sociale.

1339-1329 a.C.: Kara-Khardash, genero ed erede di Uturabi che ha avuto solo figlie femmine, influenzato da Nazi, sommo sacerdote di Marduk, abbandona il culto monoteistico di Utu, fa ritorno con la corte a Babilonia e restaura la religione tradizionale. Kara-Khardash muore a soli 18 anni per cause imprecisate (forse peritonite, ma c'è chi parla di assassinio) e gli succede proprio Nazi, che assume il nome di Nazi-Bugash e dà vita ad una violenta persecuzione contro gli Ebrei, i quali non vogliono abbandonare il culto di Utu. La tomba di Kara-Khardash, praticamente intatta, sarà riportata alla luce dall'archeologo inglese Howard Carter nel 1922.

1325-1292 a.C.: alla morte di Nazi-Bugash (pare sia morto di fame perchè si rifiutava di toccare cibo temendo un avvelenamento) sale al trono il suo figlio adottivo, il generale delle armate imperiali Kurigalzu, che governa con grande energia e riduce praticamente in schiavitù gli Ebrei, costringendoli a massacranti corvé se vogliono rimanere nel territorio di Babilonia. Kurigalzu riconquista la Siria, andata perduta sotto il regno pacifico di Uturabi, ma qui si scontra fatalmente con gli Ittiti, il cui espansionismo li porta a gravitare verso la regione siropalestinese.

1292-1291 a.C.: Kurigalzu, che non ha figli, adotta a sua volta il generale Kadashman-Enlil I, il quale regna un solo anno ma fonda la Diciannovesima Dinastia Mesopotamica, quella degli Enlilidi, sotto cui l'Impero tra i Due Fiumi giunge al culmine del suo splendore.

1291-1279 a.C.: regna il figlio di Kadashman-Enlil I, Nazi-Marutash I. Desideroso di ristabilire l'egemonia mesopotamica sulla Siria-Palestina, egli inizia a sua volta una serie di campagne militari, che culminano con la sconfitta di un esercito ittita sul fiume Oronte e con un effimero trattato di pace stilato con il re ittita Muwatalli. Nazi-Marutash I manda spedizioni commerciali verso il Paese di Dilmun (l'Oman).

1279-1212 a.C.: lunghissimo e splendido regno di Kadashman-Enlil II, figlio di Nazi-Marutash I. Dopo aver sconfitto la rivolta del fratellastro e della prima moglie che cercavano di togliergli il trono, Kadashman-Enlil II si volge contro gli Ittiti contro cui combatte campagne decennali. Infaticabile costruttore, eleva giganteschi monumenti, tra cui la Porta dei Leoni a Babilonia ed i celeberrimi Giardini Pensili, secondo i Greci una delle sette meraviglie del mondo antico. Egli però aggrava la condizione degli Ebrei, dai quali pretende la costruzione di una nuova capitale che porta il suo nome, Kadashman-Enlil. Pare che da innumerevoli mogli e concubine questo sovrano abbia avuto più di cento figli.

1276-1241 a.C.: Salmanassar I, sovrano degli Assiri, estende il suo regno posto nella nostra Armenia, sconfiggendo a più riprese i Cimmeri, i Medi e gli Ittiti. Si deve a lui la costruzione della nuova capitale Calach.

1274 a.C.: Battaglia di Qadesh, in Siria, tra i Cassiti guidati da Kadashman-Enlil II e gli Ittiti del re Muwatalli II. Nonostante entrambi i sovrani cantino vittoria nelle rispettive iscrizioni, la battaglia si conclude con un pareggio. Infatti i capi delle due superpotenze del tempo decidono di risolvere diplomaticamente le loro contese spartendosi la Siria da buoni amici; Kadashman-Enlil II sposa la figlia di Muwatalli II come pegno della pace. Tiro è il porto dell'Impero Mesopotamico sul Mediterraneo.

1271 a.C.: Kadashman-Enlil II ordina alle levatrici ebree di uccidere i figli maschi del loro popolo per controllarne la crescita, giudicata pericolosa in un momento in cui Babilonia ha così tanti nemici esterni, ma esse si rifiutano: allora il sovrano ordina la decimazione dei figli degli Ebrei. Iochebed, una madre di famiglia ebrea, decide di salvare il figlio maschio neonato abbandonandolo sulle acque dell'Eufrate. A raccoglierlo è Ishtar-Ninurta, una delle sorellastre di Kadashman-Enlil II che, vedendo il bambino circonciso, capisce che si tratta di uno scampato all'eccidio e decide di tenerlo per sé e di allevarlo come suo figlio. Siccome Miriam, sorella del bambino, ha osservato la scena di lontano, le si avvicina e le propone di chiamare come nutrice proprio Iochebed. Ishtar-Ninurta capisce che la donna è sua madre ma accetta. Iochebed dà al bambino il nome di Mosè, che significa "salvato".

1243-1207 a.C.: il sovrano assiro Tukulti-Ninurta I sconfigge Tudhaliya IV, ultimo grande re degli Ittiti, saccheggiandone la capitale Hattusa: l'impero Ittita si avvia verso la disgregazione.

1240 a.C.: Mosè, cresciuto come un cassita di alto rango ma sempre consapevole delle sue origini ebraiche, vede un sovrintendente cassita frustare un ebreo; furibondo, gli leva di mano la frusta e lo uccide. Ma la cosa arriva alle orecchie di Kadashman-Enlil II, che condanna a morte Mosè. Questi fugge e raggiunge la Siria, dove difende da alcuni predoni le figlie di Ietro, gran sacerdote dei Madianiti, stanziati in questa Timeline sulle montagne dell'Antilibano. Ietro gli dà in sposa sua figlia Sefora, e Mosè ha da lei due figli.

1235 a.C.: mentre sta pascolando sulle pendici del monte Hermon, Mosè vede improvvisamente un roveto che brucia ma non si consuma. Subito ode provenire da esso la voce di JHWH, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che lo invia insieme al fratello Aronne a ricondurre gli Ebrei sulla retta via, distogliendoli dal culto di Utu cui si sono convertiti, e a liberarli dalle corvé. Mosé si presenta a Kadashman-Enlil II, che però si rifiuta di lasciarlo partire. Sul suo regno si abbattono così le famose Dieci Piaghe di Babilonia. Stufo, l'imperatore come ritorsione decide di decimare di nuovo i primogeniti degli Ebrei a partire da quello di Mosè, ma è l'Angelo della Morte a colpire i primogeniti dei Cassiti a partire dal suo. Disperato, il sovrano ordina di lasciar partire gli Ebrei, che abbandonano la città di Kadashman-Enlil e piantano le tende sulle rive del grande Eufrate, che è in piena. A questo punto il sovrano si pente e insegue gli Ebrei con il suo esercito, ma dietro comando divino Mosè stende il bastone sul fiume Eufrate, le cui acque improvvisamente calano fino a pochi centimetri. Gli Ebrei lo attraversano facilmente ma, quando i Cassiti entrano a loro volta nel letto del fiume, le acque ritornano e li travolgono. Kadashman-Enlil II si salva a stento, ma perde un altro figlio e deve rinunciare all'inseguimento. Miriam intona allora un cantico di trionfo, il più antico tra tutti i testi conservati nella Bibbia.

1234 a.C.: dopo un anno di marcia nel deserto Mosè giunge con tutto il popolo ebraico ai piedi dell'Hermon, sale su di esso e riceve da JHWH le Tavole della Legge, pegno dell'Alleanza. Ma intanto, non vedendolo tornare, gli Ebrei pensano che sia morto e si fabbricano un idolo d'oro con la forma dei tori alati che ornavano le porte di Kadashman-Enlil. Quando Mosè scende dal monte va su tutte le furie, distrugge il Torello d'Oro e spezza le Tavole della Legge, ma poi decide di risalire sul monte e di farsene consegnare delle altre da JHWH.

1233 a.C.: giunto sulle rive del Lago di Genesaret (l'evangelico Lago di Tiberiade), Mosè manda dodici esploratori, uno per tribù, a studiare la Terra Promessa e le genti che vi vivono. Gli esploratori, guidati dal suo pupillo Giosuè, tornano portando un grappolo d'uva di dimensioni eccezionali, ma riferiscono di piazzeforti cananee imprendibili, di eserciti con scudi e lance di ferro e addirittura di Anakiti, mitologici giganti con un occhio solo in mezzo alla fronte. Il popolo allora si rivolta e chiede a gran voce di tornare a Babilonia. L'ira di JHWH si accende contro gli Ebrei, che vengono condannati a vagare per quarant'anni nel deserto dell'Arabia, fino a che la generazione che ha lasciato Babilonia al seguito di Mosè non si sarà estinta. Solo Giosuè, non essendosi rivoltato contro Mosè, avrà il diritto di entrare nella Terra Promessa.

1212 a.C.: Kadashman-Enlil II muore ad 85 anni di età, davvero un record per quei tempi. Gli succede Shagarakti-Shuriash, che era solo l'undicesimo nella linea di successione, perchè tutti i fratelli maggiori sono morti prima del padre. Shagarakti-Shuriash deve difendere Babilonia da un'invasione proveniente dall'altopiano Iranico, prima avvisaglia dell'arrivo dei Popoli delle Montagne.

1193 a.C.: Mosè, che ha conquistato la Transgiordania e ha dettato al suo popolo il Deuteronomio, la "Seconda Legge", muore sul monte Nebo dopo aver contemplato dall'alto la Terra Promessa. Il compito di guidare gli Ebrei alla conquista di Canaan passa nelle mani di Giosuè. L'impresa verrà portata a termine solo da re Davide più di duecento anni dopo.

1190 a.C.: i Filistei, popolo indoeuropeo di origine cretese, si insediano sulla costa meridionale della Palestina.

1186 a.C.: il principe tebano Ramses II, detto il Grande, il più importante della cosiddetta Decima Dinastia di Tebe, sconfigge una prima volta i Nubiani, ritagliandosi uno spazio di autonomia per la propria città La capitale dell'impero nubiano è spostata da Tebe a Siene.

1184-1153 a.C.: Adad-Sumusur ("Adad protegge il mio nome"), fondatore della Ventesima Dinastia Mesopotamica, è l'ultimo grande re Cassita del Nuovo Regno Babilonese. Egli deve dare fondo a tutte le sue forze per respingere un attacco di genti indoeuropee provenienti dalla Media, i cosiddetti Popoli delle Montagne, che si sono mossi tutti assieme in una grande migrazione indoeuropea che parte dall'Asia Centrale. La distruzione di Troia e la caduta della Civiltà Micenea e dell'Impero Ittita sono da iscrivere a questa grande ondata migratoria, cui la Mesopotamia resiste con fatica. Non riuscirà però a recuperare mai più lo status di grande potenza dei secoli precedenti, anche per la mancanza di una guida decisa del potere regio e per le lotte intestine dovute allo scontro tra l'imperatore e il potente clero di Marduk.

1180 a.C.: l'ultimo sovrano ittita Suppiluliuma II cade in battaglia contro i Frigi, Popoli delle Montagne chiamati Mushki dagli assiri, Moschi dai Greci e Mesech dagli Ebrei (Gen 10, 2). Il re assiro Assur-resh-ishi approfitta della difficoltà dell'Impero Cassita per inserirsi nel vuoto di potere aperto dal crollo dell'impero ittita e sposta l'intera sua gente nell'Anatolia centrale, che da qui in poi verrà chiamata Assiria.

1175 a.C.: prima Odisseo e poi Menelao, eroi della Guerra di Troia, giungono nel Delta del Nilo durante i loro nostoi, gli avventurosi "ritorni" alle rispettive patrie.

1127-1105 a.C.: impero di Ramses III, discendente di Ramses II. Egli sconfigge definitivamente i Nubiani e riconquista l'indipendenza, ma la sua città non riesce a riconquistare quel ruolo di preminenza che aveva prima dell'invasione dalla Nubia. L'Egitto rimane diviso in città stato, e quindi complessivamente debole.

1115-1076 a.C.: regno del figlio di Assur-resh-ishi, Tiglat-Pileser I, unanimemente considerato il fondatore dell'impero assiro. Dopo aver distrutto gli staterelli neo-ittiti dell'Anatolia, infatti, Tiglat-Pileser I avanza verso sud, assoggettando la Fenicia, e compie una spedizione dimostrativa in Egitto, devastando il Delta. Il suo intervento in Palestina provoca l'oppressione degli Ebrei, i quali invocano l'aiuto della profetessa Debora, moglie di Lappidot, che funge da Giudice del suo popolo fra Rama e Betel, nella regione montuosa di Efraim. Questa si allea con il generale Barak, figlio di Abinoam, della tribù di Neftali, ed insieme essi sconfiggono Sisara, generale dell'esercito assiro, nella battaglia del Monte Tabor. Sisara viene poi assassinato dall'ebrea Giaele cui aveva chiesto ospitalità, e Debora scioglie un Cantico di Trionfo, contenuto nel capitolo 5 del libro dei Giudici, che è fra le pagine più antiche della Bibbia. Ben presto il grande impero costruito da Tiglat-Pileser I inizia a sgretolarsi a causa dell'incapacità dei suoi successori e delle logoranti guerre con i vicini Frigi e con i nomadi caucasici: per gli Assiri inizia un nuovo periodo di declino, che durerà quasi due secoli.

1078 a.C.: morte dell'imperatore Enlil-nadin-akhi, ultimo dei sovrani Cassiti: con lui hanno termine sia la Ventesima Dinastia che il Nuovo Regno Mesopotamico, collassato in seguito all'usurpazione del potere politico da parte della casta sacerdotale. Ha inizio il Terzo Periodo Intermedio, che comprende le dinastie che vanno dalla Ventunesima alla Venticinquesima.

1029 a.C.: sentendosi minacciate dai loro nemici , le Dodici Tribù d'Israele domandano al loro giudice Samuele l'elezione di un re. Questi sceglie Saul, della tribù di Beniamino: guerriero valoroso, combatte con successo i tradizionali nemici degli Ebrei (Amaleciti, Edomiti e soprattutto Filistei), validamente aiutato dal figlio Gionata, ma comincia ben presto a mostrare segni di instabilità mentale

1010 a.C.: attaccato e sconfitto dai Filistei sul monte Gelboe, Saul muore assieme a Gionata e ad altri due suoi figli. Nuovo re è eletto Davide di Betlemme, genero del re ucciso, che da semplice pastorello è divenuto favorito del re, comandante dell'esercito e capo della Tribù di Giuda.

1010-970 a.C.: regno di Davide. Questi approfitta del contemporaneo indebolimento dell'Egitto e della Mesopotamia per ritagliarsi un vasto stato nella regione siropalestinese, esteso dal confine egiziano fino all'Eufrate: sotto il rullo compressore delle sue armate cadono Filistei, Ammoniti, Moabiti, Amaleciti ed il regno di Aram in Siria. Il suo regno è però dilaniato dalla rivolta del suo figlio prediletto, Assalonne, che cade combattendo contro Ioab, nipote e generale di Davide.

970 a.C.: morte di re Davide. Grazie ad un colpo di mano della regina Betsabea e del profeta di corte Natan, l'erede al trono Adonia è liquidato, e sul trono è posto Salomone ("Pacifico"). Sotto di lui Israele giunge all'apogeo della propria potenza; Salomone ordina la costruzione del Tempio di Gerusalemme, durata sette anni. Durante il suo regno viene messo per iscritto il primo nucleo del futuro Pentateuco, ed ha inizio la Letteratura Sapienziale Ebraica (Salmi, Proverbi).

Il Medio Oriente al tempo di re Davide (grazie a William Riker)

950 a.C.: in Nubia si afferma il nuovo centro di potere di Napata.

945-717 a.C.: regna la Ventiduesima Dinastia Mesopotamica, tutta di origine elamita: l'Elam acquista la supremazia sulla regione mesopotamica, la capitale è spostata a Susa.

930 a.C.: alla morte di Salomone inizia la decadenza del regno ebraico. Il figlio Roboamo pretende di imporre al popolo tasse gravosissime, e così le dieci Tribù settentrionali gli si ribellano, proclamando re Geroboamo. Nascono così due regni: il regno meridionale di Giuda, con capitale Gerusalemme, e il regno settentrionale d'Israele, con capitale Sichem (poi Tirzah e in seguito Samaria).

925 a.C.: il sovrano mesopotamico Shamash-mudammiq, alleato di Geroboamo I, marcia su Giuda, assedia Gerusalemme e per ritirarsi pretende come tributo tutti gli oggetti in oro del Tempio di Salomone. Roboamo è costretto ad accettare e a sostituirli con manufatti di bronzo.

911-891 a.C.: regno di Adad-Nirari II, re di Assiria, che riporta finalmente sotto il suo controllo l'impero anatolico ed infligge ai Frigi una sconfitta decisiva. Con lui la potenza assira risorge.

890-884 a.C.: regno di Tukulti-Ninurta II, figlio e successore di Adad-Nirari II, che consolida i confini dell'impero e riconquista la Siria. È lui ad iniziare la politica di deportazione dei popoli sconfitti, sradicati dalle loro terre per togliere loro ogni identità nazionale.

883-859 a.C.: regno del re assiro Assurnasirpal II, che intraprende un programma di spietata espansione, prima seminando il terrore tra tutti i popoli dell'Anatolia, e poi riassoggettando l'Armenia e il Caucaso. La sua spietatezza scatena una rivolta che viene repressa con ferocia inaudita: cominciano a circolare leggende sulla spietatezza degli Assiri, una fama che arriva anche in Grecia e lascia traccia di sé nell'Odissea.

859-824 a.C.: lungo regno di Salmanassar III, che praticamente trasforma l'impero assiro in una gigantesca caserma. Questo sovrano sanguinario intraprende ben trentadue campagne, la maggior parte delle quali gli permette di incassare tributi senza colpo ferire: appena egli marcia contro una città, la popolazione terrorizzata gli va incontro e gli offre tributi per evitare il massacro. Salmanassar III sconfigge e assoggetta la Frigia, poi fonda la nuova capitale Assur nel sito del suo imprendibile campo trincerato.

854 a.C.: la Siria, la Cilicia e la Fenicia, ormai dissanguate, rifiutano di pagare il tributo agli Assiri, e Salmanassar III le attacca in forze. In aiuto delle province ribelli giunge un'inedita coalizione formata dal re Adadidri di Damasco e da re Acab d'Israele; i due eserciti si scontrano a Karkar e, a dispetto del resoconto autoencomiastico che Salmanassar III ce ne ha lasciato nei suoi annali, la battaglia termina in un sostanziale pareggio, in quanto le forze assire vengono ritirate poco tempo dopo. Durante la battaglia comunque Acab è raggiunto da una freccia e muore, secondo la profezia pronunciata da Elia contro di lui.

841 a.C.: dopo aver riconquistato Karkemish, Salmanassar III, che non ha dimenticato lo scacco di Karkar, si mette a capo di un nuovo esercito, marcia su Damasco, la assedia e la conquista, sottomettendo anche Tiro, Sidone e il nuovo re di Israele Ieu.

824-810 a.C.: Shamshi-Adad V, figlio di Salmanassar III, sconfigge il tentativo di usurpazione del trono da parte del fratello minore, ma la guerra civile fa precipitare l'Assiria in un nuovo periodo di declino, e deve rinunciare alle conquiste in Siria.

810 a.C.: alla morte di Shamshi-Adad V, ricordato dai Greci con il nome di Nino, il figlio Adad-nirari III è minorenne, e così l'impero viene retto per cinque anni dalla regina madre Shammuramat, chiamata Semiramide dagli storici Greci, che diventa l'amante del Turtanu, il comandante in capo dell'esercito assiro. Questi risolleva le sorti del regno, sottomettendo tutta la Siria fino a Damasco.

810-782 a.C.: Adad-nirari III prende in mano le sorti del regno estromettendo la madre, che si suicida. Egli combatte anche contro i Medi, riuscendo a giungere addirittura fino al Mar Caspio.

745–727 a.C.: approfittando della confusione in cui è piombato il regno alla morte di Adad-nirari III, con un colpo di mano il Turtanu si impossessa del trono, assume il nome di Tiglat-pileser III (il Pul della Bibbia) e riforma profondamente l'Assiria, organizzando una complessa burocrazia: l'impero è diviso in province, sostituendo ai sovrani vassalli dei governatori assiri di fiducia, che rispondono del loro operato al re. Da ogni provincia è riscossa un'imposta fissa, ed ognuna deve fornire anche un contingente militare. Le forze assire diventano così un esercito permanente che si trasforma in una macchina da combattimento inarrestabile; scopo dichiarato di Tiglat-pileser III è quello di estendere il suo dominio all'intero mondo civilizzato.

740 a.C.: dopo aver schiacciato Tiro e Sidone, Tiglat-pileser III invade il regno d'Israele, imponendogli pesanti tributi. Il re di Giuda Acaz, il cui consigliere è il profeta Isaia, rifiuta di unirsi ad Israele e alla Siria in una coalizione antiassira, cosicché Damasco e Samaria lo attaccano per sostituirlo con un re loro gradito: è la cosiddetta Guerra Siro-Efraimita. Acaz chiede allora aiuto al re assiro, del quale si riconosce vassallo; questi interviene, espugna Damasco, abbatte il regno di Aram e deporta tutti i suoi abitanti in Anatolia, quindi mette a ferro e fuoco le città del Regno d'Israele, che è costretto a prestare vassallaggio al re anatolico.

733 a.C.: usando la Palestina come testa di ponte, Tiglat-pileser III fa irruzione in Egitto, ormai in pieno caos a causa delle eterne guerre intestine delle città stato, prende Tebe e si fa incoronare "Re di Egitto e di Assiria". Ormai gli Assiri governano su un impero colossale, che va dal Caucaso alla prima cateratta del Nilo.

727 a.C.: il re di Israele Osea smette di pagare i tributi all'Assiria e si allea con Babilonia contro di essa. Tiglat-Pileser III allora invade il regno e ne assedia la capitale Samaria, ma muore durante l'assedio. Il suo figlio e successore Salmanassar V introduce una profonda riforma fiscale, che produce un forte malcontento in tutto il regno.

722 a.C.: il Turtanu Sargon II approfitta dell'impopolarità di Salmanassar V per deporlo e salire al trono. Questi dà l'assalto definitivo a Samaria, la distrugge, abbatte il Regno Settentrionale e ne deporta gli abitanti, sostituendoli con genti anatoliche che prenderanno il nome di Samaritani, considerati eretici dai Giudei osservanti. Il valoroso principe tebano Neferkara-meriamon, meglio noto come Shabaka ("signore"), si libera dal giogo assiro e Sargon II, non potendo al momento sedare la rivolta, preferisce per ora rafforzare le posizioni in Anatolia e nel Caucaso.

717 a.C.: Marduk-apla-iddina II, principe di Babilonia, sconfigge gli Elamiti, li caccia e fonda la Venticinquesima Dinastia Mesopotamica (la Ventitreesima e la Ventiquattresima hanno regnato contemporaneamente alla Ventiduesima in altre città della Mesopotamia). Questo re cerca di ingraziarsi il sovrano assiro Sargon II, ma subisce da lui una dura sconfitta militare. Sargon II non è però in grado di sfruttare la vittoria, perchè tenuto impegnato dai fatti in Egitto.

710 a.C.: Sargon II riprende Tebe uccidendo in battaglia Shabaka, tutto l'Egitto torna sotto il controllo assiro.

705 a.C.: Sargon cade in battaglia contro i Cimmeri, gli succede il figlio Sennacherib che decide di trasferire la capitale a Ninive, nel luogo dell'attuale Ankara. Intanto Tebe si rende nuovamente indipendente con Harmakis, figlio di Shabaka; Sennacherib cala in Egitto, ingaggia battaglia con lui e lo costringe alla fuga in Libia, ma poi deve lottare anche contro i Nubiani di Napata che tentano la riconquista di Tebe.

701 a.C.: nonostante Isaia cerchi di dissuaderlo, il re di Giuda Ezechia si allea con Babilonia contro l'Assiria, e così Sennacherib gli muove contro, ponendo l'assedio a Gerusalemme. I fatti sono descritti nel capitolo 10 del Libro di Isaia, il quale asserisce che un Angelo del Signore colpisce l'esercito assiro costringendolo a levare il campo: probabilmente si tratta di una pestilenza che decima l'esercito invasore, e Sennacherib non riesce a prendere Gerusalemme.

700 a.C.: il Dio d'Israele ordina al Profeta Giona, figlio di Amittai, di andare a predicare a Ninive; il profeta però si sente inadatto al compito e fugge su una nave egiziana diretta a Punt (paese mitologico di solito identificato con il Corno d'Africa), quindi in direzione opposta all'Assiria. Ma la nave è investita da un temporale e rischia di colare a picco. Secondo la tradizione, Giona svela ai compagni di viaggio che la colpa dell'ira divina è sua, poiché ha rifiutato di obbedire al Signore, e così per placarLo essi lo buttano in mare, dove lo inghiotte un grande pesce (secondo alcuni uno squalo bianco), che dopo tre giorni lo vomita su una spiaggia. Giona allora accetta l'incarico divino e va a predicare a Ninive. Giona nel Vangelo diventerà un simbolo cristologico: « Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra » (Matteo 12, 40).

689 a.C.: Tebe si ribella ancora una volta, Sennacherib decide di chiudere i conti con essa e, dopo averla presa, la rade letteralmente al suolo.

681 a.C.: spinto dalla sua ultima moglie, Sennacherib nomina successore il figlio di questa, Assaraddon. Questo scatena l'ira di suoi figli maggiori Adram-Melech e Sarezer, che assassinano Sennacherib mentre prega nel tempio del dio Nisroch a Ninive.

680-669 a.C.: regno di Assaraddon, che sconfigge i fratelli patricidi e resta unico re di Assiria e d'Egitto. Questi fa ricostruire la città di Tebe, sconfigge i Cimmeri e riduce all'obbedienza Sidone, ribellatasi dopo essersi alleata a Babilonia. Inoltre questo re fa prigioniero l'empio re di Giuda Manasse, che ha fatto giustiziare Isaia, e lo tiene prigioniero per qualche tempo a Ninive.

674 a.C.: stanco del fatto che Babilonia continua a soffiare sul fuoco contro di lui, Assaraddon decide di invadere la Mesopotamia, arrivando fino a Babilonia. Ma i Mesopotamici hanno una tradizione di indipendenza troppo lunga per accettare la supremazia assira: ben presto essi mettono in fuga i governatori assiri che Assaraddon ha lasciato in Mesopotamia. Il sovrano allora si mette a capo di un esercito diretto verso Babilonia per sedare la rivolta, ma muore improvvisamente.

669-627 a.C.: Assurbanipal (il Sardanapalo degli storici Greci), figlio di Assaraddon, fa continuare la campagna in Mesopotamia al suo generale Turtanu. Il generale assiro decide di ristabilire sul trono di Mesopotamia il sovrano Mushezib-Marduk, fondatore della Ventiseiesima Dinastia, ma ben presto questi si dichiara indipendente dall'Assiria, aiutato dal fatto che il fratello di Assurbanipal, Shamash-shumukin, governatore di Tebe, si è alleato con i Nubiani, i Libici e gli Arabi per tentare la scalata al trono.

Massima espansione dell'Impero Assiro sotto Assurbanipal (grazie a William Riker)

648 a.C.: Assurbanipal cala in Egitto, affronta il fratello e conquista Tebe; Shamash-shumukin appicca il fuoco al palazzo reale in cui si è rinchiuso, restando ucciso. Conquista poi la Libia ed occupa la città di Cirene. Il re torna poi in Mesopotamia, devastando Babilonia e giungendo fino al Golfo Persico: massima espansione storica dell'impero assiro. Assurbanipal fa costruire a Ninive una grandiosa biblioteca che raccoglie oltre 22.000 tavolette cuneiformi, ed incoraggia l'arte e la cultura. La sua epoca rappresenta quindi l'apogeo della civiltà assira, ma anche l'inizio della sua fine.

627 a.C.: morte di Assurbanipal: inizia una serie di lotte fratricide tra i suoi eredi, e l'impero assiro comincia a disgregarsi ad una velocità impressionante, chiaro segno del fatto che esso non è una nazione, ma solo un insieme eterogeneo di popoli sottomessi, tenuti uniti dal terrore nei confronti del vincitore ma sempre pronti a ribellarsi al momento propizio.

612 a.C.: il principe tebano Psammetico I e il re di Lidia Aliatte, della dinastia dei Mermnadi, si coalizzano contro i loro arcinemici assiri, marciando su Ninive. Il sovrano babilonese Nabupolassar decide di intervenire e di tagliare la strada a Psammetico I, essendo cosciente del fatto che un Impero Mesopotamico tornato all'auge della propria potenza è assai più pericoloso del morente impero assiro. Il giovane re di Giuda Giosia, che non sa fare calcoli politici e considera gli Assiri il suo nemico mortale che ha deportato dieci delle dodici tribù d'Israele, gli si schiera contro, ma viene sconfitto e ucciso nella Battaglia di Megiddo; questo luogo (Armageddon, "montagna di Megiddo") diventa simbolo di sconfitta disastrosa per i Giudei, e il suo nome passa ad indicare la battaglia escatologica tra Bene e Male alla fine dei tempi. Comunque Nabupolassar, che pone sul trono di Giuda Ioacaz, quarto figlio di Giosia, affinché regni come suo vassallo, non fa in tempo ad intervenire in aiuto degli Assiri, essendo stato trattenuto dalla battaglia, e Ninive viene distrutta da Aliatte e da Psammetico I; l'ultimo re assiro Assur-uballit II muore nella devastazione, e l'impero assiro cessa di esistere, diviso tra Lidi ed Egiziani. Ai primi tocca l'Anatolia, ai secondi Palestina e Siria, mentre il re dei Medi Ciassare occupa l'Armenia.

Il Medio Oriente spartito tra Lidi, Egizi, Mesopotamici e Medi (grazie a William Riker)

610-594 a.C.: Necao II, figlio di Psammetico I, fonda il Secondo Impero Tebano (o Neotebano), seconda grande entità statuale unitaria in Egitto, estesa fino alla Siria settentrionale.

601 a.C.: Necao II occupa Gerusalemme e fa del re di Giuda Ioiaqim un suo vassallo, quindi prepara un'offensiva contro l'Arabia.

597 a.C.: Necao II doma la ribellione di Ioiaqim, che si è alleato con il re mesopotamico Nabucodonosor figlio di Nabupolassar nonostante i consigli contrari del profeta Geremia. Ioiaqim muore durante l'assedio da parte del sovrano d'Egitto, che conquista la città, deporta una prima volta a Tebe i maggiorenti del popolo Giudeo, depone Ioiaqin, figlio di Ioiaqim che ha governato solo per tre mesi, ed innalza al trono Mattania, zio di Ioiaqim, cambiandogli il nome in Sedecia ("Giustizia di JHWH"). Fra i deportati in quest'occasione vi è anche il profeta Daniele, ancora giovanissimo; il Tempio di Gerusalemme per ora si salva.

594-552 a.C.: lunghissimo regno di Psammetico II, il più grande sovrano del Secondo Impero Tebano.

587 a.C.: Sedecia non dà retta a Geremia, anzi lo fa imprigionare, e si allea di nuovo con Babilonia. Psammetico II non gradisce, giunge in forze in Giudea ed assedia Gerusalemme, sconfiggendo un tentativo di intervento babilonese a favore di Giuda. Stavolta la città è rasa al suolo e il Tempio di Salomone è distrutto; la popolazione superstite è deportata in prigionia a Tebe, solo pochi riescono a fuggire a Babilonia. Sedecia tenta la fuga ma viene catturato e deportato a Tebe, è costretto ad assistere all'esecuzione dei suoi figli ed infine viene accecato, terminando la sua vita in prigionia. Godolia ("JHWH è grande") diventa governatore della Giudea per conto di Psammetico II e cerca di mitigare le sofferenze del popolo, ma viene assassinato da quegli stessi fanatici giudei che hanno eliminato anche Geremia.

582 a.C.: Nabucodonosor, il sovrano più importante della Ventiseiesima Dinastia Mesopotamica, compie una spedizione verso l'Arabia, assoggettando buona parte della costa sud del Golfo Persico.

575 a.C.: il profeta Daniele ("JHWH giudica"), riesce ad interpretare i sogni di Psammetico II e diventa uno dei suoi ministri. Tuttavia gli invidiosi sacerdoti di Amon lo denunciano al sovrano, sostenendo che egli non lo riconosce come dio e figlio di Ra, e così Daniele è condannato a morte e gettato nella fossa dei leoni; questi ultimi però si rifiutano di divorarlo, Daniele esce indenne dalla fossa e i suoi accusatori fanno una brutta fine. Inizia a Tebe la codificazione definitiva del Pentateuco e della Bibbia così come la conosciamo: durante la Cattività Tebana, gli Ebrei hanno bisogno di un libro sacro che cementi la loro unità nazionale.

569 a.C.: il sovrano di Babilonia Nabucodonosor incarica alcuni mercanti fenici di compiere la prima circumnavigazione dell'Africa. La spedizione parte dalle coste del Golfo Persico, circumnaviga l'Arabia, segue le coste dell'Africa e, dopo un'avventura durata quattro anni, giunge nel porto di Tiro, portando con sé vari prodotti africani come zanne di elefante, pelli di leopardo e persino un gorilla impagliato.

559 a.C.: Ciro II, figlio di Cambise I, diventa re dei Persiani. Egli prende Ecbatana, la capitale dei Medi, e ne cattura l'ultimo re Astiage; Ciro II pone la capitale a Persepoli, si proclama "Re dei Re" e fonda la dinastia degli Achemenidi. Fusione dei Medi e dei Persiani in un nuovo, temibile popolo.

552 a.C.: morte di Psammetico II dopo ben 42 anni di regno; gli succede il figlio Kaaibra Wahibra, e l'Impero Neotebano entra nella parabola discendente. 

549 a.C.: il generale Henemibra usurpa il trono di Tebe. Ministero profetico di Zaccaria, il più grande dei profeti ebrei che operano durante l'Esilio. Conquista persiana dell'Armenia, il sovrano babilonese Nabonide è costretto a riconoscersi vassallo di Ciro II.

547 a.C.: Ciro II attacca la Lidia, su cui governa il re grecizzato Creso. Questi consulta l'oracolo di Delfi, il quale gli risponde: "Se scenderai in guerra, distruggerai un grande regno". Creso ingaggia battaglia contro Ciro II a Teria, ma è sconfitto e fatto prigioniero, e così il grande regno che distrugge è il proprio. Ciro II prende Sardi, capitale della Lidia, spinge i suoi domini fino al Mar Egeo ed ottiene la sottomissione di tutte le città greche dell'Asia Minore.

540 a.C.: Ciro II conquista la Siria, depone il sovrano babilonese Nabonide e lo sostituisce con suo figlio Baldassarre, che regna come suo vassallo.

539 a.C.: malato, il re tebano Henemibra si ritira in un'oasi del deserto per curarsi e lascia la reggenza al figlio Psammetico III, un inetto. Questi passa la sua vita tra orge e feste, ma un giorno ha la cattiva idea di mandare a prendere i vasi sacri del Tempio di Gerusalemme, trafugati da Psammetico II, per pasteggiare con essi. Secondo la leggenda gli appare la Mano di JHWH che scrive tre parole in lingua egizia sul muro della sua sala dei banchetti: "Pesato, Contato, Diviso". Siccome nessuno dei presenti sa interpretare il presagio, Psammetico III manda a chiamare l'anziano Daniele, il quale dà un'interpretazione tremenda delle tre parole: "Sei stato pesato e trovato troppo leggero; Dio ha contato i tuoi giorni e vi ha posto fine; il tuo Regno sarà diviso e dato ai Medi e ai Persiani." Psammetico III, offuscato dai fumi dell'alcool, non capisce la gravità della cosa, ma di lì a pochi giorni Ciro II di Persia piomba sull'Egitto, prende Tebe e fa giustiziare Psammetico III. Il Re dei Re ha saputo approfittare con successo del vuoto di potere creatosi in Egitto: ora il suo impero si estende dalla Nubia all'attuale Afghanistan.

538 a.C.: editto di Ciro II il Grande, che permette il rientro in patria degli Ebrei: essi tornano in Giudea ed iniziano la ricostruzione di Gerusalemme e del Tempio.

529 a.C.: Ciro II muore combattendo contro la regina dei Massageti Tamiri, cui ha fatto uccidere il figlio che aveva preso prigioniero. Assetata di vendetta, la regina fa buttare la testa di Ciro II in un otre pieno di sangue: "Eri assetato di sangue, bevine quanto ne vuoi!" Gli succede il figlio Cambise II, che ha la fama di sanguinario: fa subito uccidere il fratello Bardiya (lo Smerdi di cui parla lo storico greco Erodoto), temendo che possa usurpare il trono mentre egli è impegnato in campagne militari.

525 a.C.: Cambise II occupa Babilonia, prende prigioniero Baldassarre e si proclama Imperatore di Mesopotamia; la dinastia Achemenide così diventa la Ventisettesima Dinastia Mesopotamica.

522 a.C.: Cambise II tenta la conquista dell'Arabia, onde controllare i leggendari paesi dell'incenso, ma il suo esercito scompare misteriosamente durante una tempesta di sabbia. Nel frattempo un mago di nome Gaumata tenta di impadronirsi del trono di Persepoli affermando di essere Bardiya redivivo, e così Cambise è costretto ad abbandonare l'impresa e a tornare in patria, ma muore durante il viaggio. Allora Dario, figlio di Istaspe e genero di Ciro avendone sposato la figlia Atossa, elimina Gaumata e si proclama a sua volta Re dei Re. Le nazioni soggette cercano di ribellarsi, ma egli ad una ad una reprime tutte le rivolte. Egli divide l'impero in satrapie affidate a funzionari di sua fiducia, e per questo è considerato il vero fondatore del Primo Impero Persiano.

Formazione dell'Impero Persiano (grazie a William Riker)

490 a.C: Dario I, che ha conquistato con successo la Valle dell'Indo, prova ad attaccare la Grecia, colpevole di aver sostenuto una ribellione in Ionia, ma è sconfitto dagli ateniesi a Maratona. Non la prende bene ed ordina a uno schiavo di ricordargli molte volte al giorno che deve vendicarsi degli ateniesi.

485 a.C.: morte di Dario I mentre sta domando una ribellione a Babilonia. Gli succede l figlio Serse I, che decide di chiudere i conti con la Grecia; l'esercito persiano sconfigge gli spartani di Leonida alle Termopili e dà alle fiamme Atene, ma le terribili sconfitte di Salamina e di Platea lo costringono al ritorno in patria. Serse I si consola sposando la bellissima ebrea Ester, che sventa la congiura del funzionario Aman.

465 a.C.: Serse I è assassinato insieme al figlio Dario dal maestro di palazzo Artabano, che eleva al trono il secondogenito del re defunto, Artaserse I Longimano.

460 a.C.: ribellione di Amirteo, nipote di Baldassarre di Babilonia, che grazie all'appoggio di mercenari greci sconfigge l'esercito persiano guidato dal satrapo Achemene, fratello di Serse I: lo stesso Achemene cade nella battaglia. L'arrivo dei rinforzi persiani guidati dal generale Megabizo ribalta le sorti della guerra, Amirteo si rifugia sui Monti Zagros ma viene catturato e crocifisso.

450 a.C.: viaggio dello storico greco Erodoto in Egitto e a Babilonia.

440 a.C.: la nuova capitale della Nubia è Meroe. Questa città funge da mediatrice tra le civiltà della Mezzaluna Fertile e le culture subsahariane, accrescendo notevolmente la propria potenza.

424 a.C.: morte di Artaserse I Longimano, gli succede il figlio Serse II che però dopo due mesi è assassinato dal fratello Sogdiano. Questi a sua volta è eliminato dal fratellastro Oco, che sale al trono con il nome di Dario II. Questi si intromette nella Guerra del Peloponneso fra Sparta e Atene, favorendo la prima.

404 a.C.: morte di Dario II, gli succede il figlio Artaserse II Memnone. Questi però deve difendersi dalla rivolta del fratello Ciro il Giovane, che a Tebe si proclama legittimo erede di Dario II. I due eserciti si scontrano nella Battaglia di Cunassa, 80 Km a nord di Tebe; dalla parte di Ciro combattono anche 13.600 mercenari greci guidati da Clearco e da Senofonte. Ciro il Giovane è sconfitto e ucciso, i Greci iniziano allora un lunghissimo e periglioso viaggio di ritorno attraverso il deserto, conclusosi felicemente con l'arrivo alla città greca di Cirene ("Ritirata dei Diecimila"). Quest'impresa verrà poi narrata da Senofonte nella sua "Anabasi".

404-358 a.C.: regno di Artaserse II Memnone, segnato da numerose guerre: molti satrapi si ribellano al potere centrale, e Sparta, stracciando la sua precedente alleanza con la Persia, sotto la guida del re Agesilao II invade l'Asia Minore ("Guerra Corinzia"). Artaserse II appoggia allora i tradizionali nemici interni di Sparta, in primis Atene e Tebe, con l'obiettivo di impegnare l'esercito spartano sul territorio greco.

401-399 a.C.: sfruttando la crisi dell'Impero Persiano generata dalla contesa dinastica tra i due aspiranti imperatori, Amirteo II, discendente di Amirteo I, si proclama  Re di Babilonia (unico della Ventottesima Dinastia Mesopotamica) e scaccia le guarnigioni persiane dalla regione, ma viene ucciso in una congiura di palazzo da Tisaferne, generale persiano passato con i Babilonesi che prende il nome di Baldassarre II e fonda la Ventinovesima Dinastia Mesopotamica. Questi si allea con Sparta.

393 a.C.: morte di Baldassarre II, si formano a Babilonia due fazioni: una ha come candidato al trono Nabonide II, figlio del sovrano precedente, e l'altra capeggiata da Nabuzardan. Nabonide II regna solo per pochi mesi prima di essere detronizzato dal suo avversario.

386 a.C.: la pace di Antalcida pone fine alla Guerra Corinzia: la Persia riprende il controllo delle città greche della Ionia, in cambio del dominio spartano sulla Grecia continentale. Il babilonese Nabuzardan deve cercare nuovi alleati e contatta gli Arabi, tradizionali rivali dei Persiani.

380 a.C.: Nabuzardan è detronizzato dal babilonese Nabonide III, che lo accusa di voler svendere Babilonia agli Arabi, e fonda la Trentesima Dinastia Mesopotamica.

358-338 a.C.: regno di Artaserse III Oco, figlio di Artaserse II, che eredita un impero ormai squassato da rivolte e da guerre intestine. A domare le rivolte egli chiama il suo spietato generale Oloferne, che riporta all'obbedienza tutte le satrapie occidentali ribelli. Questi sconfigge e uccide Khababash, principe egizio che con l'aiuto ateniese ha proclamato un'effimera indipendenza del suo paese; giunto in Palestina, Oloferne pone l'assedio alla piazzaforte di Betulla, ma è sedotto e assassinato dalla bellissima ebrea Giuditta (erroneamente il Libro di Giuditta afferma che Oloferne era generale di Psammetico II, l'odiato re egiziano colpevole di aver distrutto il Tempio di Gerusalemme).

352 a.C.: Artemisia, moglie del satrapo di Caria Mausolo, rimane vedova e gli subentra come reggente. Quando le vengono portate le ceneri del marito, ella le diluisce in acqua e le inghiotte, "così il mio sposo sarà sempre con me", risponde ai cortigiani. Per perpetuare la memoria di Mausolo, Artemisia fa costruire in suo onore una sepoltura monumentale ad Alicarnasso: esso verrà chiamato "Mausoleo", e sarà ricordato come una delle Sette Meraviglie del Mondo Amtico (il nome di mausoleo indicherà da qui in poi ogni sepoltura monumentale).

338 a.C.: Artaserse III è assassinato dal suo primo ministro Bagoa. Questi eleva al trono Artaserse IV il Fanciullo, giovane figlio di Artaserse III, e lo tratta come un docile burattino nelle sue mani, per poi farlo avvelenare.

336 a.C.: Dario III Codomano, di un ramo laterale della dinastia Achemenide, fa giustiziare Bagoa e riprende in mano le redini dell'impero. Questi riesce a sconfiggere Baldassare V, ultimo sovrano della Trentesima Dinastia Mesopotamica, e a riportare definitivamente Babilonia sotto il proprio controllo. Ma questo è l'ultimo successo del Primo Impero Persiano.

334 a.C.: Alessandro III di Macedonia, dopo aver sottomesso tutta la Grecia,  inizia una grandiosa campagna militare contro l'Impero Persiano. Dopo che Alessandro III ha sconfitto il generale persiano Memnone nella Battaglia di Granico, Dario III decide di prendere in mano personalmente la conduzione della guerra. I due sovrani si scontrano nella Battaglia di Isso (oggi Iskendrun, in Turchia), che vede la netta vittoria della falange macedone sull'esercito persiano. La famiglia di Dario III e il tesoro imperiale cadono nelle mani del nemico, mentre Dario stesso è costretto alla fuga. Dopo aver fondato la città di Alessandria di Siria, e dopo essersi portato a Gerusalemme e in Egitto, che lo accolgono come un liberatore, Alessandro III penetra in Mesopotamia e prende Babilonia, dove i Magi lo riconoscono figlio di Zeus-Marduk. Il Macedone fonda poi sul Tigri la splendida città greca di Alessandria.

331 a.C.: Dario III capisce che ormai la partita è persa e tenta le vie diplomatiche, proponendo ad Alessandro III di spartire l'impero con lui: al Macedone andrebbero Anatolia, Siria, Palestina, Egitto e Mesopotamia, mentre Persia, Media e le regioni orientali resterebbero agli Achemenidi. Alessandro III però rifiuta, accecato dal sogno di una conquista senza fine. E così, i due re si scontrano di nuovo nella decisiva Battaglia di Gaugamela (oggi Irbil, in Iraq). Alessandro si impossessa di Persepoli, capitale dell'impero, e la dà alle fiamme, per vendicare la distruzione di Atene. Dario III si asserraglia in Ecbatana, l'antica capitale dei Medi, ma viene assassinato da Besso, satrapo della Battriana (l'odierno Afghanistan), desideroso di impadronirsi dei resti dell'impero. Alessandro lo fa crocifiggere e si proclama successore di Dario III, del quale sposa la figlia Statira.

323 a.C.: Alessandro III, che ha raggiunto i confini dell'India e costituito un impero immenso, si spegne a Menfi, in Egitto, dove ha stabilito la sua corte per preparare una spedizione che avrebbe dovuto circumnavigare e conquistare l'Arabia. Quando sul letto di morte gli viene chiesto chi indica come suo successore, egli risponde "Kratisto", "il migliore". L'esercito proclama re il figlio Alessandro IV avuto dalla moglie Rossane, che però è in fasce; si decide perciò di nominare un reggente. I generali di Alessandro III, detti i Diadochi ("successori"), iniziando una serie di furibonde lotte decennali per ottenere questo titolo, ma in pratica finiscono per spartirsi l'impero. Intanto le culture orientali (mesopotamica, egiziana, persiana) si fondono con quella greca, dando origine a quel periodo storico che va sotto il nome di Ellenismo, in cui il greco diventa la lingua franca del pianeta, dalla Spagna fino all'India.

305 a.C.: Tolomeo, generale di Alessandro III, si proclama sovrano di Mesopotamia e pone la sua capitale ad Alessandria, che si avvia a diventare una delle città più splendide del mondo antico; si fa chiamare Tolomeo I Sotere ("il Salvatore") e fonda la dinastia Lagide (dal nome di suo padre Lago), considerata la Trentatreesima dinastia Mesopotamica (la Trentaduesima è rappresentata da Alessandro III e Alessandro IV). L'altro generale macedone Seleuco si proclama re d'Egitto.

304 a.C.: per celebrare la loro vittoria su Demetrio, uno dei generali di Alessandro Magno, gli abitanti di Rodi fanno costruire una statua monumentale all'imbocco del loro porto, alta 32 metri, che raffigura il dio del Sole e che sarà ricordata come il Colosso di Rodi. Esso verrà abbattuto da un terremoto nel 226 a.C.

303 a.C.: Seleuco si proclama sovrano d'Egitto e tenta vanamente di conquistare la Nubia, dalla quale è respinto. Egli assume il nome di Seleuco I Nicatore, fonda l'Impero Greco-Egiziano e diffonde nel paese il culto sincretistico di Serapide, dovuto alla fusione del dio egizio Osiride e di quello greco Zeus.

301 a.C.: Battaglia di Ipso, in Frigia: Antigono Monoftalmo, proclamatosi Reggente dell'Impero dopo che nelle lotte tra i Diadochi sono stati sterminati tutti i familiari di Alessandro III, inclusi i due figli, la moglie e la madre, viene sconfitto e ucciso da Tolomeo e Seleuco, che così si spartiscono definitivamente il suo impero: Tolomeo regna su Mesopotamia, Persia, Media e Battriana, mentre Seleuco regna su Egitto, Palestina, Siria e parte dell'Anatolia. Nascono in tal modo i due grandi regni ellenistici d'Egitto e di Mesopotamia.

Spartizione dell'Impero di Alessandro Magno (grazie a William Riker)

285-246 a.C.: regno di Tolomeo II Filadelfo, figlio di Tolomeo I Sotere. Il suo regno è caratterizzato da continue guerre contro gli altri Diadochi, che gli consentono di espandersi su tutto il Mar Mediterraneo orientale, avendo ottenuto il controllo delle regioni costiere di Cilicia, Panfilia, Licia, Caria, Rodi e di quasi tutte le isole del Mar Egeo. Sposando la propria sorella Arsinoe II, Tolomeo II inaugura la tradizione delle nozze tra fratello e sorella, tipica della dinastia tolemaica; inoltre fonda la proverbiale Biblioteca di Alessandria, che conterà centinaia di migliaia di volumi. Alla sua corte operano alcuni famosi poeti greci tra cui Callimaco e Teocrito: la sua capitale Alessandria di Mesopotamia diventa il centro culturale indiscusso dell'epoca ellenistica.

280-261 a.C.: regno di Antioco I Sotere, figlio di Seleuco I d'Egitto, succeduto al padre che è morto nel tentativo di conquistare la Grecia. Questi fonda la città di Antiochia (nel sito della nostra Alessandria d'Egitto), che diventa la sua splendida capitale.

279 a.C.: Antioco I Sotere fa costruire ad Antiochia, sull'Isola di Faro, una torre alta 135 metri, progettata da Sostrato di Cnido, sulla cui sommità brilla un fuoco perenne che può essere visto da 50 Km di distanza. Da allora ogni torre di segnalazione di questo tipo viene chiamata faro. Il Faro di Antiochia resterà in piedi fino al 1323, quando verrà distrutto da una serie di terremoti.

277 a.C.: Tolomeo II respinge con successo l'invasione dell'Asia Minore da parte dei Celti: alcuni di loro si stanziano nella regione, e dai Greci vengono chiamati Galati.

276-271 a.C.: Prima Guerra Siriaca tra Tolomeo II di Babilonia e Antioco I d'Egitto per il possesso della Siria, eternamente contesa tra i due stati: Tolomeo II ha la peggio e deve rinunciare a ritagliarsi uno sbocco sul Mediterraneo.

265 a.C.: il poeta greco Apollonio Rodio, autore delle "Argonautiche" e di vari studi filologici su Omero, è nominato da Tolomeo II direttore della Biblioteca di Alessandria di Mesopotamia.

261-246 a.C.: regno di Antioco II Teo, figlio di Antioco I. Desideroso di vendicare la sconfitta subita dal padre, scatena subito la Seconda Guerra Siriaca. Essa avrà esito incerto e si concluderà nel 253 a.C.; per siglare la pace, Antioco II ripudia la prima moglie Laodice I e sposa Berenice, figlia di Tolomeo II di Mesopotamia.

250 a.C.: Diodoto, satrapo della Battriana (l'odierno Afghanistan), si ribella a Tolomeo II Filadelfio e fonda lo Stato Greco-Battriano, caratterizzato da un'originale fusione tra le culture greca e indiana. Poco dopo il re dei Parti Arsace I guida una rivolta sull'altopiano iranico, e Tolomeo II deve rinunciare anche alla Partia.

246 a.C.: muore Tolomeo II, gli succede il figlio Tolomeo III Evergete ("benefattore") Antioco II richiama la prima moglie Laodice; questa lo convince a riconoscere come erede al trono il suo primogenito Seleuco, fa eliminare Berenice e la sua prole, e poi fa avvelenare lo stesso Antioco per assicurare il trono al figlio, che prende il nome di Seleuco II Callinico ("grande vincitore"). Tolomeo III, fratello di Berenice e re di Mesopotamia, come rappresaglia invade l'impero Seleucide (Terza Guerra Siriaca) e marcia vittoriosamente fino al Mar Mediterraneo. Sua moglie, la regina Berenice, promette agli dei la sua lunghissima chioma bionda, che tocca terra, se lo sposo tornerà vivo dalla guerra. Al ritorno di Tolomeo III, Berenice se la taglia e la depone nel tempio di Afrodite, ma il mattino dopo essa è scomparsa. L'astronomo di corte Conone di Samo afferma di averla vista in cielo, presso la coda del Leone, e nasce così la costellazione detta "Chioma di Berenice". Tuttavia, dopo il ritorno di Tolomeo III ad Alessandria di Mesopotamia, Seleuco riprende facilmente le province perdute.

235 a.C.: Antioco Ierace, fratello minore di Seleuco II, si rivolta contro quest'ultimo e gli infligge una pesante sconfitta a Damasco. Il re d'Egitto perde così tutta la Siria e la Fenicia. Anche una spedizione di Seleuco II contro la Nubia si rivela un insuccesso. Anche Antioco Ierace però è costretto alla fuga e muore, cosicché la Siria torna sotto il controllo di Antiochia d'Egitto. In Asia Minore il regno di Pergamo va crescendo in potenza sotto Attalo I.

228 a.C.: traduzione della Bibbia in greco ad opera di settantadue saggi ebrei (la cosiddetta « versione dei Settanta ») ad Alessandria di Mesopotamia.

226 a.C.: Seleuco II muore cadendo da cavallo e gli succede il figlio maggiore, Seleuco III Cerauno ("Tuono"), che dopo soli tre anni di regno viene assassinato dalle sue stesse truppe nel Mar Egeo durante una campagna contro Attalo I di Pergamo.

223-186 a.C.: lungo regno di Antioco III il Grande, fratello minore di Seleuco II, che coincide con il periodo di massimo prestigio dell'Egitto ellenistico. Subito questi muove contro i fratelli Molone ed Alessandro, governatori rispettivamente della Celesiria e della Siria settentrionale, li sconfigge e li mette a morte.

221-204 a.C.: regno di Tolomeo IV Filopatore, figlio di Tolomeo III; con lui inizia il lento declino dell'Impero di Mesopotamia. Disinteressato agli affari di stato, egli lascia il governo del paese nelle mani di due ministri, Agatocle e Sosibio. Una serie di rivolte porta all'indipendenza di quasi tutti gli stati dell'Asia Minore fin qui soggetti alla supremazia tolemaica: della confusione che regna nella penisola anatolica sapranno validamente approfittare i Romani.

219-218 a.C.: la Quarta Guerra Siriaca porta le armate egiziane fin nella Mesopotamia settentrionale, ma Tolomeo IV si scontra con Antioco III nella Battaglia di Rafia e gli infligge una grave sconfitta, che vanifica tutti i successi dei due anni precedenti. Subito dopo Tolomeo IV si porta in oriente, ed ottiene che il re Serse di Armenia e il re Arsace II di Partia accettino la sua supremazia.

204 a.C.: Tolomeo V Epifane, di soli cinque anni, succede a suo padre sul trono mesopotamico, sotto la reggenza di Agatocle e Sosibio, ed Antioco III, cui brucia ancora la disfatta di Rafia, si allea con Filippo V di Macedonia per occupare i regni anatolici, promettendogli l'egemonia nell'Egeo. La Quinta Guerra Siriaca vede la rivincita di Antioco III, che occupa parte dell'Anatolia e minaccia Pergamo. Siccome i Giudei si sono schierati con Tolomeo contro di lui, Antioco III pone fine alla tradizionale politica di tolleranza dei suoi antenati nei confronti del monoteismo giudaico, ed inizia a perseguitare duramente gli Ebrei.

194 a.C.: muore Eratostene di Cirene, direttore della Biblioteca di Alessandria di Mesopotamia, autore tra l'altro di un metodo per il calcolo dei numeri primi (Crivello di Eratostene) e della prima misura conosciuta della lunghezza del meridiano terrestre.

192 a.C.: istigato dal cartaginese Annibale, che si è rifugiato presso la corte egiziana per non cadere nelle mani dei Romani, Antioco III attacca il regno di Pergamo, alleato di Roma, che chiede aiuto proprio alla Repubblica.

190 a.C.: i Romani intervengono direttamente in Anatolia, per difendere l'alleata Pergamo, e Lucio Cornelio Scipione Asiatico infligge ad Antioco III d'Egitto una micidiale sconfitta a Magnesia. Antioco III è costretto alla Pace di Apamea, con cui il re seleucide d'Egitto è costretto ad abbandonare tutte le sue conquiste in Anatolia. Poco dopo lo stesso Antioco muore durante una spedizione nella Nubia, ed il suo regno passa nelle mani del figlio Seleuco IV Filopatore.

187-175 a.C.: regno di Seleuco IV, obbligato ad imporre gravose tasse dai problemi finanziari in cui versa lo stato a causa dall'indennizzo da pagare a Roma come stabilito dalla pace di Apamea. Divenuto impopolare, Seleuco è assassinato dal suo ministro Eliodoro; l'erede al trono Demetrio I Sotere, figlio di Seleuco, è trattenuto a Roma come ostaggio, e così del regno d'Egitto si impossessa il fratello minore di Seleuco, Antioco IV Epifane ("colui che si manifesta con potenza").

180-145 a.C.: regno di Tolomeo VI Filometore, figlio di Tolomeo V.

175 a.C.: Per finanziare le sue campagne contro i Tolomei di Mesopotamia, Antioco IV Epifane spoglia il Tempio di Gerusalemme di tutti i suoi arredi d'oro, ma, non contento, tenta di imporre la religione pagana agli Ebrei profanando il tempio con una statua di Zeus-Ammone: la circoncisione ed il rispetto del sabato sono assolutamente proibiti sotto minaccia di morte, e praticare il monoteismo giudaico diventa praticamente impossibile. Come conseguenza i Giudei storpiano il suo nome in Epimane ("pazzo"). Secondo la tradizione il ministro Eliodoro, inviato da Antioco a confiscare i tesori del tempio, è assalito e scacciato da un misterioso cavaliere, identificato con l'arcangelo Michele.

170 a.C. Antioco IV Epifane invade la Mesopotamia, depone Tolomeo VI e si fa incoronare re di Mesopotamia, ricostituendo l'impero di Alessandro Magno; ciò provoca una rivolta ad Alessandria, repressa nel sangue. Intervengono allora i Romani, sempre più influenti sullo scacchiere mediorientale: Antioco IV è costretto a venire a più miti consigli e a rimettere Tolomeo sul trono, mesopotamico affinché regni come suo vassallo. Ma il popolo di Alessandria non accetta il vassallaggio all'Egitto e proclama re il fratello di Tolomeo VI, Tolomeo Fiscone, più tardi chiamato Tolomeo VIII. Durante l'assenza di Antioco IV, i due fratelli raggiungono un accordo e promettono di regnare insieme. Così Antioco IV invade nuovamente la Terra fra i Due Fiumi, cingendo d'assedio Alessandria. Ma presso Alessandria lo raggiunge una spedizione romana, che gli ordina di lasciare immediatamente la Mesopotamia. Antioco cerca di prendere tempo, spiegando che dovrà discuterne prima con i suoi consiglieri, ma il capo della delegazione, Caio Popilio Lenate, disegna un cerchio nella sabbia intorno a lui e gli intima: "Se uscirai dal cerchio senza prima aver ordinato la ritirata, sarà la guerra!" Antioco capisce l'antifona ed accetta di ritirare le proprie truppe.

168 a.C.: dopo il martirio di una madre e dei suoi sette figli da parte degli egiziani, a Gerusalemme scoppia la rivolta antiegiziana capeggiata dal sacerdote Mattatia e da suo figlio Giuda detto Maccabeo (« Martello »): inizia una delle più grandi epopee della storia ebraica, narrata nei Libri dei Maccabei.

164 a.C.: dopo alcuni anni di coreggenza insieme alla sorella Cleopatra II, Tolomeo VI Filometore viene cacciato dal fratello, ma torna l'anno dopo e sconfigge definitivamente Tolomeo VIII Fiscone. Nello stesso anno, dopo aver sconfitto duramente a Bet-Zur l'esercito egiziano comandato dal generale Gorgia, Giuda Maccabeo entra trionfalmente a Gerusalemme e riconsacra solennemente il Tempio, istituendo la festa di Channukah (« dedicazione ») o festa delle luci, tuttora molto sentita dagli Ebrei. Per una strana coincidenza poco dopo muore il persecutore Antioco IV Epifane: il suo regno coincide con l'ultimo grande periodo di splendore per il regno egiziano. Gli succede il figlio Antioco V Eupatore (« nato da ottimo padre »), di soli nove anni, sotto la reggenza del generale Lisia.

162 a.C.: Antioco V Eupatore è spodestato e ucciso dal cugino Demetrio I Sotere, che lo sostituisce sul trono di Antiochia d'Egitto. Siccome l'Egitto torna a minacciare Gerusalemme, Giuda Maccabeo 161 a.C.: Giuda Maccabeo invia una richiesta d'aiuto al Senato romano. Il sacerdote Alcimo (trascrizione greca di Eliaqim) è nominato Sommo Sacerdote dal re Demetrio I ed è inviato in Giudea con un esercito capitanato dal generale Bacchide, che affida il paese ad Alcimo, lasciandogli dei soldati per sostenerlo come sommo sacerdote. Quando si accorge che i Maccabei sono troppo forti per lui, tuttavia, Alcimo fugge e fa ritorno ad Antiochia d'Egitto.

160 a.C.: Giuda Maccabeo cade nella battaglia di Elasa, alla guida della sollevazione ebraica gli succede il fratello Gionata Maccabeo. Alcimo rientra a Gerusalemme ed è confermato nella carica di sommo sacerdote, ma fa demolire il muro del santuario che separa i Giudei dai Gentili, in modo da ellenizzare maggiormente il Tempio. Poco dopo egli è ucciso da un colpo apoplettico, subito interpretato dai Maccabei come un castigo da parte di JHWH.

Il mondo ellenistico nel 160 a.C. (grazie a William Riker)

152 a.C.: Alessandro Balas ("Signore") contende il regno a Demetrio I Sotere, e così entrambi tentano di stipulare un accordo con Gionata Maccabeo. Questi rifiuta le profferte di Demetrio, ritenendole ingannevoli perchè troppo vantaggiose, e si allea con Alessandro: Demetrio I è sconfitto ed ucciso, il riconoscente Alessandro Balas concede a Gionata i titoli di Sommo Sacerdote e di governatore della Giudea. Quanto ad Alessandro, per suggellare l'amicizia con la Mesopotamia sposa Cleopatra Tea, figlia di Tolomeo VI.

147 a.C.: Demetrio II, figlio di Demetrio I Sotere, sobillato dal generale Apollonio, rientra dall'esilio a Creta ed attacca Gionata, ma questi riprende le armi e lo sconfigge. A questo punto il re di Mesopotamia Tolomeo VI Filometore penetra con atteggiamento apparentemente amichevole nel regno d'Egitto, e Gionata Maccabeo lo accompagna fino a Gaza, nella Filistea. Tolomeo, che ha ormai occupato tutte le città costiere, si allea con Demetrio II ed entra in Antiochia, cingendo anche la corona d'Egitto. Il tentativo di Alessandro Balas di riprendersi il trono fallisce, e questi è costretto a fuggire in Arabia, dove è ucciso dal capotribù Zabdiel. Subito dopo però Tolomeo VI muore, e Demetrio II diventa re d'Egitto: l'unità dei due regni si è dimostrata effimera. Cleopatra Tea, vedova di Alessandro Balas, va in sposa al nuovo re Demetrio II. Sul trono di Mesopotamia invece a Tolomeo VI succede il figlio Tolomeo VII Filopatore, fratello di Cleopatra Tea.

145 a.C.: Demetrio II Nicatore ("Vincitore") riconferma Gionata nel sommo sacerdozio ed esenta la Giudea dai tributi. Si apre un periodo di pace durante il quale Demetrio II arriva a mettere in congedo le truppe per sostituirle con mercenari cretesi. Il generale Trifone approfitta del malcontento sorto tra i militari per cercare di sostituire Demetrio II con Antioco VI, figlio di Alessandro Balas. Demetrio II chiede allora aiuto a Gionata che gli invia tremila mercenari ebrei, i quali gli permettono di averla vinta. Tolomeo VIII Fiscone assassina il giovane Tolomeo VII e prende il suo posto sul trono.

145-116 a.C.: tribolato regno di Tolomeo VIII Fiscone, sovrano di Mesopotamia. Sposata la sorella Cleopatra II, la ripudia ben presto per sposare la figlia di quest'ultima, Cleopatra III. Subito tra Tolomeo VIII e la sorella Cleopatra II infuria la lotta dinastica, nonostante l’intervento mediatore di Roma. Siccome gli intellettuali greci che operano in città lo osteggiano, egli li espelle: tra gli altri sono costretti all'esilio Apollodoro di Atene, il capo della biblioteca Aristarco di Samotracia e il suo allievo Dionisio Trace. Per di più Tolomeo VIII si inimica la popolazione giudaica con una politica religiosa intollerante delle minoranze. Intanto le regioni orientali dell'impero cadono in mano di un popolo che può contare su una cavalleria formidabile: i Parti, che a poco a poco conquistano l'intero altopiano iranico e parte del Turkestan.

143 a.C.: Trifone conquista Antiochia d'Egitto, e Demetrio II chiama di nuovo in soccorso Gionata. Trifone muove allora guerra al Maccabeo e lo cattura nella battaglia di Beisan. Demetrio II fugge a sud e pone la sua residenza a Tebe, ritenendosi il legittimo sovrano, ma poco dopo è catturato dai nubiani durante una spedizione punitiva e tenuto prigioniero a Meroe. Simone Maccabeo, fratello di Gionata, è eletto nuovo capo della nazione giudaica e paga un forte riscatto a Trifone per la liberazione di Gionata, che però viene ugualmente ucciso a Bascama. Poco dopo Simone Maccabeo libera definitivamente Gerusalemme dalle truppe siriane e consegue l'indipendenza formale dall'Egitto. La guerra di liberazione maccabaica si è conclusa con successo.

140 a.C.: il generale Trifone depone il giovane Antioco VI ed insedia se stesso sul trono d'Egitto; poco dopo dichiara che Antioco VI è malato e necessita di un intervento chirurgico, al quale l'ex re non sopravvive: probabilmente si è trattato di un espediente utilizzato per coprire l'assassinio del legittimo sovrano. A questo punto Antioco, figlio di Demetrio I Sotere e fratello minore di Demetrio II, attacca Antiochia d'Egitto, cinge d'assedio il palazzo in cui Trifone si è asserragliato, e l'usurpatore si suicida per non cadere vivo nelle sue mani. Il vincitore diviene re con il nome di Antioco VII Sidete ("Nato a Sidone").

134 a.C.: dopo l'assassinio di Simone, Giovanni Ircano, figlio di Gionata, inizia la dinastia degli Asmonei ed amplia i suoi possedimenti grazie a fortunate spedizioni militari. Inoltre rinnova l'alleanza con la Repubblica Romana, ottenendo in cambio tre città a danno del regno d'Egitto, Joppa, Gazara e Pegae, mentre alle truppe del sovrano seleucide Antioco VII viene proibito di entrare in Giudea.

130 a.C.: con l’appoggio dei Romani e degli Ebrei di Alessandria, Cleopatra II costringe il fratello Tolomeo VIII a lasciare Alessandria di Mesopotamia e a rifugiarsi presso i Parti; con l'assenso di Roma Cleopatra II proclama re il figlio dodicenne del fratello, Tolomeo Caldeo. Ma Tolomeo VIII giunge a far assassinare il figlio e a mandare i pezzi del suo corpo a Cleopatra II. Infuria la guerra civile fra Alessandria, fedele a Cleopatra II, ed il resto della Mesopotamia, controllato da Tolomeo VII.

129 a.C.: Antioco VII decide di liberarsi una volta per tutte del pericolo rappresentato dal confinante regno di Meroe, la cui sfera di influenza giunge ormai fino alla Prima Cateratta del Nilo, ed attacca la Nubia con l'aiuto di un contingente giudaico, arrivando fino alla Terza Cateratta, ma subisce una dura sconfitta dal re Arrakkamani I (l'Ergamenes degli storici greci) e si suicida sul campo di battaglia. Arrakkamani I rilascia allora Demetrio II e lo pone sul trono di Antiochia affinché regni come suo vassallo.

127 a.C.: Tolomeo VIII conquista Alessandria di Mesopotamia. Dopo aver inutilmente tentato di offrire il trono a Demetrio II, al quale arruola anche un esercito, Cleopatra II lascia il Paese tra i Due Fiumi e si rifugia in Egitto. A questo punto Tolomeo VIII, irritato, oppone a Demetrio II l'usurpatore Alessandro II Zabina.

126 a.C.: Demetrio II è ucciso in battaglia da Alessandro II Zabina, che lo sostituisce sul trono. Il figlio di Demetrio II, Antioco VIII Gripo ("Adunco"), viene tuttavia armato dal re di Nubia Arrakkamani I perchè riconquisti Antiochia e la faccia tornare sotto il proprio vassallaggio, anziché sotto quello dell'Egitto.

124 a.C.: Cleopatra II si riconcilia con il fratello Tolomeo VIII e torna in patria con la figlia Cleopatra VII; Tolomeo e le due Cleopatre di accordano per governare insieme, grazie alla mediazione del Senato di Roma. Viene anche proclamata un’amnistia per fermare l’ondata di rivolte ed insurrezioni che sta dilaniando ciò che resta del Regno Mesopotamico.

123 a.C.: sconfitto da Antioco VIII, Alessandro II Zabina decise di saccheggiare i templi della capitale seleucide, Antiochia d'Egitto, per pagare mercenari cretesi e tentare la riscossa; prelevando la statua d'oro della dea Nike (la Vittoria) posta nella mano di una grande statua di Zeus nel principale tempio della capitale, si giustifica affermando che "Zeus stesso mi ha dato la Vittoria". Gli Antiochieni, inferociti dalla sua mancanza di rispetto, scacciano Alessandro, che viene catturato da Antioco VIII e giustiziato poco dopo. Antioco VIII si insedia ad Antiochia e sposa Cleopatra VI Trifena, principessa della dinastia dei Tolomei, ma è costretto a cedere Tebe e Abido ad Arrakkamani I di Nubia affinché lo lasci governare, e così a lui resta solo il Basso Egitto.

121 a.C.: Cleopatra Tea, madre di Antioco VIII, cerca di sbarazzarsi di lui per regnare da sola sull'Egitto, e gli offre del vino avvelenato al ritorno da una caccia. Ma ella non sa che Antioco è un esperto di veleni (scriverà anche un trattato sulle erbe velenose che verrà citato dal medico Galeno), probabilmente conoscendo le inclinazioni all'intrigo della sua famiglia; e così, insospettito dal comportamento della madre, la obbliga a bere al suo posto, ed ella muore.

117 a.C.: Antioco IX Ciziceno, fratellastro di Antioco VIII Gripa, torna dall'esilio dietro istigazione di Tolomeo VIII, che vuole far tornare il Delta del Nilo sotto la propria influenza, e ciò causa l'inizio di una guerra civile tra i due. Cleopatra VI Trifena fa assassinare la sorellastra Cleopatra IV, moglie di Antioco IX Ciziceno, che la vendica uccidendo a sua volta Cleopatra VI Trifena. Dopo tanto sangue i due fratellastri decidono di spartirsi ciò che resta del loro regno, che ormai è ridotto a poco più del Delta.

116 a.C.: a breve distanza l'uno dall'altra muoiono Tolomeo VIII e Cleopatra II. Cleopatra III, unica sopravvissuta del triumvirato, manifesta l'intenzione di associarsi al trono il figlio più giovane Tolomeo X Alessandro, ma gli Alessandrini la obbligano a scegliere invece Tolomeo IX Latiro, governatore della Fenicia. Il giovane Tolomeo Alessandro è spedito a Cipro per sostituire il fratello maggiore salito al trono.

110 a.C.: Cleopatra III accusa Tolomeo IX Latiro di volerla uccidere e lo depone, richiamando ad Alessandria di Mesopotamia il figlio più giovane Tolomeo X Alessandro. Ne segue la solita guerra tra fratelli, da cui alla fine esce vincitore Tolomeo X. Tolomeo IX fugge in Egitto.

104 a.C.: morte di Giovanni I Ircano, gli succede il figlio Aristobulo I. Secondo il volere di Giovanni, lo stato dovrebbe passare a sua moglie, mentre Aristobulo dovrebbe ricevere solo il sommo sacerdozio; Aristobulo I invece fa imprigionare la madre, che morirà di fame in galera, ed assume il titolo di re, anche se molti Ebrei osservanti non lo riconoscono, affermando che il titolo spetta solo ai discendenti della Casa di Davide. Dopo appena un anno di regno, però, questi muore di malattia. La vedova di Aristobulo, Alessandra Salomé, libera dal carcere il fratello del defunto re, Alessandro Ianneo, che assume la corona regale. Crudele e paranoico, inizia a perseguitare i Farisei che non lo riconoscono come sovrano e si abbandona alle più stravaganti stranezze.

101 a.C.: muore Cleopatra III, il popolo mesopotamico è convinto che a farla assassinare sia stato il figlio Tolomeo X Alessandro, che ora può regnare indisturbato. Questi chiede aiuto ai Romani contro la minaccia dei Parti, i cui domini giungono ormai al Tigri.

96 a.C.: Antioco VIII Gripo viene assassinato dal suo ministro Eracleone. Antioco IX si proclama unico re dell'Egitto, ma il figlio di Antioco VIII, Seleuco VI, lo sconfigge ed uccide nella battaglia di Naucrati.

95 a.C.: anche Seleuco VI è sconfitto in battaglia dal figlio di Antioco IX, Antioco X Eusebe. Seleuco VI si rifugia ad Eracleopoli, a sud di Menfi, ma per mantenere il fasto della propria corte impone al popolo della città tasse tanto gravose, che i sudditi si rivoltano e danno fuoco all'ippodromo in cui si è rifugiato. Oltre ad Antioco X, rivendicano la città di Eracleopoli anche i suoi tre fratelli Antioco XI Epifane, Filippo I Filadelfo e Demetrio III Euchero, e in Egitto la guerra civile infuria più che mai, mentre i Nubiani consolidano il loro dominio sulla maggior parte del paese.

90 a.C.: morte di Antioco X Eusebe in battaglia contro il re Tanyidamani di Meroe (il Tandamante degli storici latini). Anche Antioco XI Epifane, sconfitto, muore affogato nel Nilo durante la fuga, mentre Demetrio III Eichero è catturato da Tanyidamani e morirà in prigionia. Sul trono di Antiochia è innalzato Antioco XII Dioniso.

88 a.C.: muore Tolomeo X in circostanze tutt'altro che chiare, avvalorando le voci secondo cui Alessandria di Mesopotamia è la capitale internazionale dell'intrigo. Da Antiochia d'Egitto torna Tolomeo IX Latiro, che grazie all'aiuto dei Romani riprende possesso del trono, associandosi nel governo la figlia Berenice III.

87 a.C.: una rivolta di Farisei costringe alla fuga Alessandro Ianneo; al suo rientro, propiziato dai Romani, ne fa crocifiggere più di 800 lungo le mura di Gerusalemme, mentre egli banchetta con le sue concubine. Disgustati dalla decadenza della dinastia Asmonea, alcuni rigorosi osservanti della Legge di Mosè si ritirano nella comunità monastica di Qumran, presso il Mar Morto, dedicandosi a rigide pratiche ascetiche: nasce la comunità degli Esseni.

83 a.C.: il re Tanyidamani di Nubia conquista Antiochia, Antioco XII Dioniso muore in battaglia. Ormai la Nubia si affaccia sul Mar Mediterraneo: il sovrano sposta la capitale a Tebe. Cleopatra Selene, vedova di re Antioco X Eusebe, decide di recarsi a Roma per ottenere il riconoscimento per sé e per il figlio Antioco XIII del titolo di sovrani d'Egitto. Il Senato di Roma glielo concede, ma al suo ritorno in patria Cleopatra Selene è catturata e assassinata da Tanyidamani.

81 a.C.: morte di Tolomeo IX, la figlia Berenice III gli subentra sul trono, ma l'anno dopo il dittatore romano Lucio Cornelio Silla la obbliga a sposare Tolomeo XI Alessandro, figlio di Tolomeo X Alessandro. Appena diciannove giorni dopo lo sposo la fa uccidere; ma il nuovo re mesopotamico ha sbagliato completamente i suoi calcoli, perchè la sovrana è molto amata dal popolo, e il suo omicidio provoca un'insurrezione armata. Lo stesso Tolomeo XI è catturato e linciato dalla folla in tumulto. Il suo testamento, letto in pubblico ad Alessandria, lascia la Mesopotamia in eredità a Roma, ma il popolo intuisce che si tratta di un falso e domanda l'elezione di un re indigeno. Silla, che ha buon fiuto politico, capisce che è meglio assecondare le richieste degli alessandrini ed eleva al trono Tolomeo XII Aulete ("il Suonatore di Flauto"), figlio di Tolomeo IX e di una sua concubina.

76 a.C.: morte del crudele Alessandro Ianneo: il Regno d'Israele, sempre più vassallo dei romani, è retto dalla vedova Alessandra Salomè, che al contrario del marito regna con l'appoggio dei Farisei. Suo figlio Giovanni II Ircano ha il titolo di Sommo Sacerdote.

69 a.C.: Cleopatra V Trifena, sorella, sposa e coreggente di Tolomeo XII Aulete, scompare nel nulla; il re la sostituisce immediatamente con l'altra sorella Cleopatra VI Trifena, confermando la tradizione sanguinaria della Trentatreesima dinastia Mesopotamica. Lo spregiudicato Tolomeo XII tenta di proteggere il proprio regno dalle ambizioni dei Parti e degli Arabi mediante una politica di stretta alleanza con Roma, tanto da concedere intere parti del proprio territorio ai Romani.

67 a.C.: morte di Alessandra Salomè, il figlio Giovanni II Ircano, alleato dei Sadducei, diventa re d'Israele, ovviamente non riconosciuto dai Farisei. Questi ultimi sostengono il secondogenito Aristobulo II, che dà vita ad una rivolta contro il fratello. Gli eserciti dei due fratelli si scontrano nei pressi di Gerico; la spunta Aristobulo II, e così Giovanni II Ircano deve asserragliarsi in Gerusalemme. Aristobulo II conquista però la città ed il fratello è costretto ad arrendersi e a cedergli sia il titolo di re che quello di Sommo Sacerdote. Giovanni II Ircano si rifugia presso Areta III, re dei Nabatei, che pone poi l'assedio a Gerusalemme per molti mesi.

65-62 a.C.: Gneo Pompeo, reduce dal successo i pirati che infestano il Mediterraneo, è incaricato di condurre la guerra contro Mitridate VI re del Ponto. Pompeo conduce la campagna con tale energia e capacità amministrativa, da estendere notevolmente in oriente i possedimenti di Roma. Dopo aver distrutto il regno di Mitridate VI, egli sconfigge Tigrane il grande, re di Armenia, cala a sud, conquista la Siria, muove quindi verso l'Egitto e sconfigge Tanyidamani di Nubia, costringendolo a sgomberare il Delta. La popolazione di Antiochia d'Egitto acclama subito re Antioco XIII, figlio di Antioco X e di Cleopatra Selene. Nel corso delle sue fulminee campagne Pompeo, che sarà detto Magno, conquista un bottino di guerra incalcolabile (Plutarco parla di 20.000 talenti d'oro e d'argento), riduce a province romane il Ponto, la Siria e la Piccola Armenia e conferma Antioco XIII sul trono del Delta. Poco tempo dopo, tuttavia, Pompeo stesso lo fa deporre ed uccidere, avvalendosi dell'aiuto dell'arabo Shemashgeram (Sampsiceramo per gli storici latini), e riduce anche il Delta a provincia romana. La morte di Antioco segna l'estinzione della dinastia seleucide e il passaggio del Delta del Nilo nell'orbita di Roma. Il resto del paese d'Egitto invece non verrà mai conquistato dai Romani in maniera definitiva.

63 a.C.: essendo gli Asmonei alleati di Roma, sia Aristobulo II che Giovanni II Ircano chiedono aiuto a Pompeo, che invia in Giudea il suo luogotenente Marco Aurelio Scauro. Questi si schiera con Aristobulo II ed ordina ad Areta III di ritirare le sue truppe, poi duramente sconfitte da Aristobulo. Quando Pompeo giunge personalmente in Palestina, invece, il generale scelse Giovanni II Ircano, pensando che sia più debole e quindi più facilmente manovrabile. Aristobulo si asserraglia in Gerusalemme, ma Pompeo occupa la Città Santa senza colpo ferire ed osa penetrare con il suo cavallo dentro il Tempio di JHWH, alla ricerca di ricchezze che non trova. Catturato, Aristobulo II viene portato a Roma, dove morirà in prigionia. A Giovanni II Ircano viene invece restituito il titolo di Sommo Sacerdote, ma egli è privato di ogni potere reale.

58 a.C.: Tolomeo XII, già inviso al popolo perchè ha tollerato che Gneo Pompeo annettesse la Siria e la Fenicia, inizia un'oppressiva politica fiscale, e così il popolo inferocito lo scaccia da Alessandria di Mesopotamia. In sua assenza regna la moglie e sorella Cleopatra VI Trifena, che muore un anno più tardi, e poi la sua primogenita Berenice IV.

55 a.C.: con l’aiuto di Gneo Pompeo, Tolomeo XII riesce a riconquistare il trono di Mesopotamia, sconfiggendo il genero Archelao, marito della figlia Berenice IV. Tornato ad Alessandria, Tolomeo XII condanna a morte Berenice IV e nomina coreggente la figlia minore Cleopatra VII, di soli 14 anni, una delle sovrane più famose della storia.

53 a.C.: il triumviro romano Marco Licinio Crasso cade nella battaglia di Ossirinco, nel vano tentativo di conquistare l'Impero Nubiano.

51 a.C.: morte di Tolomeo XII. Il suo testamento stabilisce che i due figli Cleopatra VII (18 anni) e Tolomeo XIII (11 anni) gli dovranno succedere e dovranno regnare insieme. I due, nonostante si detestino, sono costretti a sposarsi e ad ottemperare la volontà del padre.

48 a.C.: Tolomeo XIII, sobillato dal suo ministro Potino, tenta di deporre Cleopatra VII e la costringe a lasciare Alessandria di Mesopotamia. Cleopatra VII però, che di energia ne ha da vendere, raduna un esercito ed inizia una nuova guerra civile. La situazione si complica quando un’altra loro sorella, Arsinoe IV, inizia a pretendere il trono mesopotamico. Proprio in questo momento Gneo Pompeo, reduce dalla sconfitta subita a Farsalo da parte del rivale Giulio Cesare, arriva in Mesopotamia cercando ospitalità. Inizialmente Tolomeo e Potino fingono di accettare la sua richiesta di asilo ma, appena Pompeo mette piede sul porto fluviale di Alessandria, sbarcando dalla nave romana che l'ha condotto lì, viene brutalmente assassinato da alcuni sicari: in tal modo Potino spera di ingraziarsi il favore di Cesare. Ma l'intrigante ministro ha sbagliato i calcoli: Cesare ha sempre perdonato i suoi nemici romani, e avrebbe voluto fare la stessa cosa con Pompeo; quando questi arriva ad Alessandria e si vede offrire la testa del rivale, Cesare va su tutte le furie e fa giustiziare Potino. A questo punto uno schiavo porta nell'alloggio di Giulio Cesare un tappeto persiano che, srotolato, rivela al suo interno la spregiudicata Cleopatra VII. La donna non è bellissima ma è colta e raffinata (parla perfettamente sette lingue), e così tra i due è colpo di fulmine, tanto che Cesare si lascia andare a una romantica gita in barca sull'Eufrate insieme alla sua nuova amante, che ha 31 anni meno di lui. Dalla relazione nasce il figlio Tolomeo XV Cesarione. Intanto Tolomeo XIII, ancora determinato a deporre Cleopatra VII, si allea con la sorella Arsinoe IV ed insieme organizzano un esercito, che si scontra nella città di Alessandria con quello di Cesare e Cleopatra VII. La battaglia causa molti danni alla città, e parte della Biblioteca di Alessandria va purtroppo in fiamme. L'arrivo di rinforzi dall'Egitto permette a Cesare e Cleopatra VII di conseguire la vittoria. Arsinoe IV e Tolomeo XIII sono costretti a lasciare la città e muoiono poco dopo. Cleopatra, rimasta unica sovrana dell'Egitto, nomina correggente il fratellino Tolomeo XIV, di soli 12 anni. La Mesopotamia rimane formalmente indipendente, anche se vi si stanziano tre legioni romane.

47 a.C.: l'arabo Erode Antipatro, già ministro di Giovanni II Ircano, con l'aiuto di Giulio Cesare esautora definitivamente quest'ultimo e si installa sul trono di Gerusalemme, ponendo fine alla dinastia Asmonea.

46 a.C.: Cleopatra VII si trasferisce a Roma con il figlio infante Tolomeo XV Cesarione, e fa solenne ingresso in città su di un trono a forma di enorme toro alato in puro stile babilonese. I cittadini dell'Urbe mormorano contro di lei: "Cesare ha conquistato il mondo con le sue legioni, e la babilonese senza legioni ha conquistato lui!"

44 a.C.: alla vigilia di una grande spedizione contro la Nubia che ha come scopo la conquista dell'Egitto, Cesare è assassinato da una congiura di Senatori che lo accusano di volersi fare re e di voler sostituire la Repubblica con la sua tirannide. Cleopatra VII si sente minacciata di morte, prende il figlio e fa ritorno ad Alessandria di Mesopotamia. Subito dopo Tolomeo XIV muore, probabilmente avvelenato per ordine di Cleopatra VII, e quest'ultima insedia sul trono il proprio figlio Tolomeo XV Cesarione, sotto la propria reggenza.

42 a.C.: Marco Antonio, luogotenente di Giulio Cesare e membro del Secondo Triumvirato insieme ad Ottaviano e a Lepido, decide di incontrare Cleopatra VII a Damasco per scoprire se la regina babilonese parteggia per lui o per Ottaviano. Evidentemente la regina di Babilonia ha un forte ascendente sugli uomini di potere, perchè anche Marco Antonio si innamora perdutamente di lei e la segue ad Alessandria, dove rimane per un anno. Dalla loro unione nascono due gemelli, Cleopatra VIII Selene ed Alessandro Elio.

37 a.C.: Marco Antonio, incaricato dal Senato Romano di muovere guerra agli Arabi, mentre è in viaggio verso la frontiera incontra Cleopatra VII ad Antiochia d'Egitto, e lì la sposa, nonostante a Roma abbia già sposato Ottavia, la sorella di Ottaviano. Poco dopo nasce loro un altro figlio, Tolomeo Filadelfo. Marco Antonio nomina nuovo re dei Giudei Erode, figlio di Erode Antipatro che sarà detto il Grande, quindi conquista l'Arabia Petrea grazie al contributo finanziario mesopotamico. Subito dopo il triumviro decide di celebrare il proprio trionfo ad Alessandria di Mesopotamia anziché a Roma, e prende decisioni che suonano incomprensibili alle orecchie dei Romani: a Cleopatra conferisce il titolo di "regina dei re" e di coreggente di Mesopotamia con Tolomeo XV Cesarione; Alessandro Elio è incoronato sovrano dell'Arabia, Cleopatra Selene è nominata sovrana d'Egitto mentre Tolomeo Filadelfo viene incoronato sovrano di Cilicia, Fenicia e Siria. La politica di Cleopatra ed Antonio, volta a dominare tutto l'Oriente sottraendo a Roma anche le province da essa già conquistate, fa il gioco di Ottaviano, che riesce a convincere il Senato a dichiarare guerra alla Mesopotamia.

31 a.C.: le forze navali romane si scontrano con quelle mesopotamiche nella battaglia di Pafo, lungo la costa occidentale dell'isola di Cipro. La flotta di Cleopatra VII è comandata da Marco Antonio in persona, mentre al comando di quella di Ottaviano c'è un genio militare, Marco Vipsanio Agrippa. Questi manovra abilmente e chiude le grosse e goffe navi mesopotamiche in una morsa. Improvvisamente, avendo compreso che la partita è persa, la nave di Cleopatra VII, che attendeva nelle retrovie, abbandona il campo di battaglia, e Marco Antonio commette l'errore di rincorrerla. La sua flotta, senza più guida, si sbanda e viene distrutta. Cleopatra VII attracca a Tiro e da lì ripara ad Alessandria, seguita da Marco Antonio.

30 a.C.: dopo la vittoria, Ottaviano e Agrippa invadono la Siria e poi la Mesopotamia, entrando facilmente in Alessandria. Marco Antonio crede che Cleopatra VII sia morta e si suicida con un colpo di spada; la stessa Cleopatra VII, asserragliatasi nel Tempio di Marduk, tenta inutilmente di sedurre il vincitore, ma Ottaviano si dimostra irremovibile: la regina avrà salva la vita, ma sarà condannata all'esilio e dovrà sfilare dietro il suo carro, durante il suo trionfo. Cleopatra VII finge di accettare, ma subito dopo si uccide facendosi mordere da un aspide, secondo la tradizione fatto entrare nel tempio dentro un cesto di fichi. Con lei ha termine la Dinastia Lagide; la Mesopotamia viene divisa in tre province romane, rette da prefetti nominati direttamente da Ottaviano. Tolomeo XV Cesarione viene fatto giustiziare da Ottaviano, che vuole restare l'unico figlio (ancorché adottivo) di Giulio Cesare, mentre i tre figli che Cleopatra VII ha avuto da Marco Antonio sono portati a Roma e costretti a sfilare dietro il carro di Ottaviano, ma quanto alla famosa regina mesopotamica, il vincitore deve accontentarsi di far sfilare dietro il proprio carro un suo quadro a grandezza naturale.

Formazione dell'Impero Romano (grazie a William Riker)

27 a.C.: Ottaviano riceve il titolo di Augusto ("l'Aumentatore") e concentra in sé tutti i poteri, pur senza abrogare formalmente la Repubblica Romana. Con lui iniziano a tutti gli effetti l'Impero Romano e la Dinastia Giulio-Claudia, considerata la Trentaquattresima Dinastia Mesopotamica.

25 a.C.: nasce ad Alessandria di Mesopotamia il filosofo ebraico Filone, il primo della storia che cerca di conciliare la filosofia neoplatonica con la Bibbia: nel "Demiurgo" di Platone egli vede il Dio Creatore della Genesi.

20 a.C.: Erode il Grande intraprende la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, ormai fatiscente. Il suo regno però scivola nella più assoluta tirannide: fa uccidere i suoi stessi figli Aristobulo, Alessandro ed Antipatro, accusati di tramare contro di lui, tanto da far dire ad Augusto "È meglio essere il porco che il figlio di Erode", in quanto Erode, praticando esteriormente la religione giudaica, non mangia maiale.

7 a.C.: nascita di Gesù Cristo a Betlemme di Giudea. Alcuni sacerdoti di Zarathustra giungono dalla Persia per "venerare il re dei Giudei che è nato". Erode si ricorda del fatto che i Farisei non lo hanno mai riconosciuto come sovrano, in quanto non appartiene alla dinastia davidica (non è neppure ebreo), e teme che essi elevino al trono un esponente del clan di Davide, concentrato a Betlemme; ordina allora di sterminare tutti i bambini della città con meno di due anni. Gesù si salva dall'eccidio perchè i suoi genitori fuggono a Carre, in Mesopotamia (così si compie la profezia di Osea: "Dalla Mesopotamia ho chiamato mio figlio").

4 a.C.: morte di Erode il Grande. Il suo regno è spartito tra i figli Archelao, nominato da Augusto tetrarca della Giudea, Erode Antipatro, tetrarca di Galilea e Perea, ed Erode Filippo, tetrarca di Iturea e Traconitide. La famiglia di Gesù rientra dalla Mesopotamia e si stabilisce a Nararet in Galilea.

6 d.C.: Archelao, figlio di Erode il Grande, si macchia di tali crudeltà da venire rimosso ed esiliato nelle Gallie da Augusto, che riduce la Giudea a provincia romana.

14 d.C.: morte di Ottaviano Augusto, non avendo eredi diretti gli succede il figlio adottivo Tiberio, figlio di primo letto di sua moglie Livia Drusilla. Nell'Impero Romano si diffondono l'Ebraismo, il culto di Mitra e quello del dio babilonese Marduk, attestato tra l'altro a Pompei.

30 d.C.: Gesù Cristo è messo a morte a Gerusalemme per ordine del procuratore Ponzio Pilato. Inizio dell'Era Cristiana.

37-42: impero di Caio Giulio Cesare Germanico, detto Caligola, la cui mente è sconvolta dalla pazzia. Lo assassina il prefetto del pretorio Cassio Cherea, che offre la corona a suo zio Claudio.

39: Erode Agrippa I, figlio di Aristobulo e quindi nipote di Erode il Grande, grazie alla forte amicizia che lo lega all'imperatore Caligola ottiene la tetrarchia di Erode Filippo e, dopo che Erode Antipatro è spedito iin esilio in Gallia, anche i suoi territori più la città di Damasco. Il filosofo Filone di Alessandria di Mesopotamia è inviato a Roma dalla comunità ebraica della città per dirimere una controversia con i pagani.

40: come riferisce Atti 11, 26 ad Antiochia d'Egitto, dove predica San Pietro, i discepoli di Gesù sono chiamati per la prima volta Cristiani.

42: nel Concilio di Gerusalemme passa la linea, propugnata dagli Apostoli San Pietro e San Paolo, di predicare il Vangelo anche ai pagani, senza bisogno che essi si convertano prima al giudaismo. Inizio della diffusione mondiale del cristianesimo: San Pietro si reca a Roma e ne diviene il primo Vescovo, San Paolo inizia un'instancabile attività missionaria che lo porta ad evangelizzare Asia Minore e Grecia.

42-54: impero di Claudio, che conquista la Britannia e scaccia sia i Giudei che i Cristiani da Roma, stufo dei continui tumulti che essi provocano litigando tra loro. Fatta uccidere la prima moglie Messalina, accusata di volerlo sostituire sul trono con il suo amante, sposa in seconde nozze Agrippina Minore, che però lo avvelena per assicurare la successione al figlio Lucio Domizio Enobarbo Nerone. Secondo la tradizione, San Tommaso Apostolo fonda la Chiesa Copta d'Egitto.

43: Claudio aggiunge ai territori di Erode Agrippa I anche la provincia di Giudea; il sovrano ricostituisce così il regno del nonno Erode il Grande. Egli fa arrestare ed uccidere l'Apostolo San Giacomo il Maggiore ma, durante un discorso pubblico, è stroncato da un colpo apoplettico, attribuito dai Cristiani e dai Farisei alla vendetta divina. La Giudea ritorna provincia romana.

Il Medio Oriente nel 43 d.C. (grazie a William Riker)

53: Claudio concede ad Erode Agrippa II, figlio di Erode Agrippa I, un nuovo regno vassallo più piccolo di quello del padre, che comprende la Batanea, la Traconitide e il Libano.

54-68: impero di Lucio Domizio Enobarbo Nerone, sconvolto dalla follia e dalla megalomania come quello di suo zio Caligola. Questi si atteggia ad aedo e citaredo e scatena la prima grande persecuzione contro i Cristiani, della quale sono vittime San Pietro e San Paolo. La sollevazione delle truppe lo costringe al suicidio. Con lui ha fine la Dinastia Giulio-Claudia.

66: gli Ebrei approfittano della confusione che regna nell'ultimo scorcio del regno di Nerone per sollevarsi contro il dominio di Roma, a ciò istigati dagli Zeloti, partigiani antiromani che vogliono ripetere le gesta dei Maccabei. Erode Agrippa II tenta di indurre gli Ebrei alla resa, ma è scacciato e deve riparare a Roma.

69: dopo un anno di anarchia, Tito Flavio Vespasiano, inviato dal Senato a debellare la ribellione giudaica, è acclamato imperatore dalle sue truppe. Questi torna a Roma e lascia il figlio Tito a continuare l'assedio di Gerusalemme. Inizia la Prima Dinastia Flavia, considerata la Trentacinquesima Dinastia Mesopotamica.

70: Tito prende la Città Santa, il Tempio di Gerusalemme va distrutto nell'incendio. Gli Esseni nascondono in una grotta presso Qumran, sulle rive del Mar Morto, i loro libri sacri, che saranno ritrovati solo nel 1947.

72: martirio di San Marco Evangelista ad Alessandria di Siria, città della quale era diventato vescovo dopo la morte di San Pietro, del quale era stato segretario. Poco dopo anche San Bartolomeo Apostolo, ritenuto il fondatore della Chiesa Assira di Mesopotamia, è martirizzato in Armenia, scorticato vivo per ordine del re di quella nazione.

79: muore Vespasiano, gli succede il figlio Tito, che però muore dopo soli due anni di regno.

81-94: impero di Domiziano, fratello di Tito, un tiranno che può dare dei numeri anche a Nerone. Anch'egli viene spazzato via da una congiura dopo aver ordinato una seconda grande persecuzione anticristiana. Fine della Prima Dinastia Flavia.

94-96: impero di Marco Cocceio Nerva, eletto dal Senato. Questi inaugura il Principato Adottivo, basato sull'adozione del successore, considerato la Trentaseiesima Dinastia Mesopotamica. Alla sua morte gli succede il figlio adottivo Ulpio Traiano, primo imperatore romano nato nelle province (a Italica, in Spagna).

114-117: dopo aver conquistato la Dacia (odierna Romania), l'Armenia e l'Arabia Petrea, portando l'Impero Romano alla sua massima espansione storica, Traiano decide di chiudere i conti con l'Impero di Nubia, stanco delle continue scorrerie dei Nubiani che giungono fino al Mediterraneo. Il suo scopo è anche quello di eliminare un impero che fa da mediatore tra Roma e i ricchi regni subsahariani dell'Africa Nera: con la conquista della Nubia, Roma giungerebbe a confinare direttamente con i paesi da cui provengono animali feroci, zanne d'elefante, oro e diamanti. Dopo essersi coperto le spalle con un trattato d'amicizia stipulato con il re dei Parti Osroe, invade l'Alto Egitto e prende facilmente Tebe e Siene, mentre il re nubiano Teqerideamani I (il Teerideamo I degli storici latini) muore in battaglia. Riesce a giungere fino a Napata ma, quando il successo sembra a portata di mano, una seconda grande sollevazione giudaica mette in subbuglio tutto l'Oriente, Mesopotamia inclusa, e Traiano è costretto a far ritorno ad Antiochia d'Egitto, lasciando a Tebe il proprio nipote Elio Adriano (che tra l'altro è l'amante di sua moglie Plotina). Traiano capisce che non potrà mai realizzare il suo sogno di conquistare l'Africa Nera e, mentre torna addolorato a Roma, è colto da un colpo apoplettico e muore.

117-138: impero di Elio Adriano, adottato da Traiano in extremis. Egli decide di abbandonare le conquiste in Nubia e nell'Alto Egitto effettuate dal suo predecessore e di restituire Tebe al nuovo re nubiano Tamelerdeamani (il Tamelardeo degli storici latini), con il quale firma un trattato di amicizia. Sotto Adriano l'impero romano giunge al culmine del proprio splendore.

130: Elio Adriano fa costruire, sulla riva romana del Golfo Persico, la nuova città di Antinopoli, in onore del proprio amante Antinoo, bellissimo giovane che si è affogato nelle acque dell'Eufrate, offrendo sé stesso come vittima agli déi per impetrare il favore divino sull'Imperatore.

135: Terza Sollevazione Giudaica, capeggiata da Simone Bar Kochbà ("Figlio della Stella"). Questi muore in battaglia, Gerusalemme è rasa al suolo e ricostruita come città pagana (Aelia Capitolina) ed agli ebrei è fatto divieto di risiedere in Giudea, ribattezzata Palestina. Inizia l'era della Diaspora Ebraica.

138-161: impero pacifico di Antonino Pio, figlio adottivo di Elio Adriano. Alla sua morte gli succedono i figli adottivi Marco Aurelio e Lucio Vero.

150: l'astronomo Claudio Tolomeo, nato ad Alessandria di Mesopotamia ed astronomo di corte dell'imperatore Antonino Pio, pubblica la sua monumentale opera "Megále sýntaxis" ("Grande trattato"), in cui teorizza nei particolari il modello geocentrico, detto appunto tolemaico. Quest'opera verrà poi tradotta in arabo con il titolo di "Al-Magisti", da cui il nome "Almagesto" con cui sarà conosciuta nel Medioevo europeo.

169-180: morto Lucio Vero, Marco Aurelio resta unico padrone dell'Impero Romano, ma deve affrontare la minaccia congiunta dei Nubiani e dei Parti che, alleatisi fra di loro, tentano di espellere i Romani dall'Oriente per giungere al Mediterraneo. Marco Aurelio li sconfigge entrambi recuperando Mesopotamia e Delta del Nilo, ma le sue truppe portano a Roma la peste. In seguito Marco Aurelio deve affrontare le prime scorrerie dei Germani che premono sui confini settentrionali; muore a Vindobona (Vienna) mentre combatte vittoriosamente i Marcomanni.

175: Avidio Cassio si allea con i Parti e tenta di farsi proclamare imperatore in Mesopotamia, ma è sconfitto e ucciso.

180-193: Marco Aurelio interrompe il Principato Adottivo designando successore il proprio figlio Commodo, che conclude subito un'ingloriosa pace con i Germani e si ritira a Roma, dove perde il suo tempo giocando con i gladiatori nell'arena. Alla fine una congiura lo toglie di mezzo. Alla sua morte segue una confusa fase di anarchia.

180: Tito Flavio Clemente, ateniese di nascita, si converte al cristianesimo ad Alessandria di Mesopotamia, a contatto con il cosiddetto "Didaskaleion", la scuola catechetica di Alessandria di Mesopotamia, che si ritiene fondata da San Bartolomeo Apostolo. Ricordato come Clemente Alessandrino, questo grande teologo ci ha lasciato opere importantissime tra cui l'"Esortazione ai greci" (Protreptikos pros Ellenas), le "Disposizioni" (Hypotyposeis), la "Miscellanea" (Stromateis) ed il "Pedagogo" (Paidagogos).

185: nasce ad Alessandria di Mesopotamia Sant'Origene, uno tra i più grandi Padri della Chiesa e certamente il più eminente tra i membri del Didaskaleion. Gli si attribuiscono più di seimila tra omelie, lettere, saggi e scritti vari; tra i testi apologetici più famosi vi è certamente il "Contra Celsum" in otto libri dell'opera, in cui confuta punto su punto la dottrina del filosofo neoplatonico Celso. Sempre ad Origene dobbiamo la prima edizione critica dell'intera Bibbia.

193-211: tra tutti i pretendenti al trono prevale Lucio Settimio Severo, originario dell'Africa, che fonda la nuova Dinastia dei Severi, considerata la Trentasettesima Dinastia Mesopotamica. Siccome durante il disastroso regno di Commodo i Nubiani hanno rialzato la testa ed hanno saccheggiato Antiochia, Settimio Severo interviene personalmente, sconfigge il re nubiano Amanikhareqerem (l'Ammanicareo degli storici latini) e conquista l'Alto Egitto fino a Tebe.

200: Rabbi Yehudah Hanassì, soprannominato il Santo, inizia la stesura del Talmud Egiziano.

211-217: impero di Lucio Severo Bassiano, detto Caracalla, figlio di Settimio Severo. Questi estende la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell'Impero, dalla Britannia al Golfo Persico.

218-222: impero di Sesto Vario Avito Bassiano, proclamato imperatore dalle truppe orientali a soli 15 anni. Questi, cresciuto in Egitto, è il sommo sacerdote del dio solare Amon-Ra, e per questo viene chiamato dai romani Amonasro. Il suo regno stravagante, trascorso tra feste ed amori etero ed omosessuali, ed il tentativo di imporre la religione egiziana a Roma, provocano il malcontento del popolo; quando Amonasro decide di sposare in nozze ierogamiche la Somma Sacerdotessa delle Vestali, obbligate da sempre al voto di castità, i pretoriani insorgono e lo uccidono.

222-235: impero di Alessandro Severo, figlio adottivo di Amonasro e dai costumi diametralmente opposti: parco e morigerato, dorme per terra ed ascolta i reali bisogni del suo popolo, da cui è molto amato. Non solo egli fa cessare le persecuzioni anticristiane, ma tenta di far annoverare il Cristianesimo tra i culti approvati dallo stato, e pone un busto di Gesù Cristo nel Pantheon di Roma. Siccome però preferisce trattare con i Germani che premono ai confini anziché combatterli, i soldati lo assassinano a Magonza. Con lui ha termine la Dinastia dei Severi.

226: Artaserse I, della casata di Sasan, depone l'ultimo re dei Parti e fonda la dinastia Sasanide, che torna a fare grande la Persia e si propone come obiettivo di ricostituire l'impero degli Achemenidi: è il cosiddetto Secondo Impero Persiano. Mesopotamia ed Armenia romane vengono perciò fatte oggetto di continui attacchi da parte dei nuovi nemici.

235-284: Anarchia Militare ai vertici dell'Impero Romano: si susseguono 21 imperatori e una cinquantina di usurpatori e di sovrani di regioni secessioniste, continuamente elevati alla porpora e deposti dalle loro stesse truppe. Intanto le invasioni dei Germani da nord, dei Persiani da est, dei Mauri e dei Nubiani da sud portano l'impero sull'orlo del tracollo.

244-249: regno di Filippo il Mesopotamico, nato a Carace sul Golfo Persico ed unico imperatore romano di origini arabe; secondo alcuni storici cristiani egli è di religione cristiana, anche se la tiene nascosta e continua ad esercitare la carica di Pontefice Massimo della religione pagana. Come quasi tutti gli imperatori dell'Anarchia Militare egli muore assassinato, nel caso specifico da Decio, che gli succede ed ordina una delle più dure persecuzioni anticristiane della storia.

260: il re nubiano Teqerideamani II (il Teerideamo II degli storici latini) tenta di conquistare il Delta del Nilo, l'imperatore romano Valeriano gli muove contro ma è sconfitto e catturato; morirà in prigionia nonostante il forte riscatto pagato dal figlio Gallieno, che gli succede sul trono.

269: Zenobia, signora della città di Afroditopoli sul Nilo, si proclama "discendente di Cleopatra VII", proclama l'indipendenza dell'Egitto dall'Impero e conquista anche Palestina, Siria e Mesopotamia. L'imperatore Aureliano però le muove contro, la sconfigge nella battaglia di Busiride, nel Delta del Nilo, la prende prigioniera e reincorpora i suoi territori nel proprio impero. Zenobia è portata prigioniera a Roma ed è costretta a sfilare in catene dietro il suo carro durante il trionfo di Aureliano, ma poi l'Augusto si mostra magnanimo e le consente di ritirarsi a vivere in una villa presso Tivoli, dove morirà nel 275.

280: Gaio Giulio Saturnino tenta di proclamarsi Imperatore di Mesopotamia (egli è l'unico sovrano della  Trentottesima Dinastia Mesopotamica), ma è sconfitto dall'imperatore legittimo Marco Aurelio Probo.

284-305: impero di Diocleziano, che al Principato Augusteo, formalmente rispettoso delle tradizioni repubblicane, sostituisce una Monarchia Assoluta di stampo orientale; per questo gli storici lo considerano il fondatore della Trentanovesima Dinastia Mesopotamica, anche se non ebbe figli regnanti. Egli istituisce il sistema delle Tetrarchie: governano contemporaneamente due Augusti, con sede rispettivamente a Milano in occidente e a Nicomedia in oriente, e due Cesari, con sede rispettivamente a Treviri in occidente e a Ctesifonte in oriente. Alla morte o all'abdicazione degli Augusti, succedono loro i Cesari che si scelgono due nuovi luogotenenti. Mentre Diocleziano governa Balcani e Anatolia da Nicomedia, Massimiano governa Italia ed Africa da Milano; il Cesare Costanzo I Cloro governa Gallie, Spagna e Britannia da Treviri, mentre Galerio governa Mesopotamia, Siria, Palestina e Basso Egitto da Ctesifonte. Dura persecuzione dei Cristiani, che si rifiutano di riconoscere in Diocleziano un nume da venerare.

305: Diocleziano abdica ed impone a Massimiano di fare altrettanto; Galerio diventa Augusto d'Oriente e sceglie come Cesare di Mesopotamia Massimino Daia, mentre Costanzo I Cloro diventa Augusto d'Occidente, ma Diocleziano gli impedisce di indicare come Cesare il giovane figlio Costantino, perchè figlio di una cristiana di umili origini, Elena. Allora Costanzo I Cloro sceglie Flavio Valerio Severo.

L'impero romano al tempo delle tetrarchie

306: con la morte prematura di Costanzo I Cloro, il sistema delle Tetrarchie va subito in crisi: Flavio Valerio Severo dovrebbe diventare Augusto, invece le truppe proclamano Augusto il figlio dell'imperatore defunto, Costantino I. Dal canto loro i pretoriani a Roma rifiutano sia Severo che Costantino I, proclamando imperatore Massenzio, figlio dell'ex Augusto Massimiano. Anche quest'ultimo rientra in campo, sostenendo che l'abdicazione gli era stata estorta da Diocleziano. Ad un tempo si hanno così cinque Augusti ed un Cesare: l'impero ripiomba nel caos.

308: Dieta di Carnunto tra Diocleziano e Massimiano, per cercare di riportare l'ordine: essendo stato assassinato Flavio Valerio Severo, si decide che Galerio resterà Augusto d'Oriente e Massimino Daia Cesare di Mesopotamia, mentre per l'Occidente viene nominato un nuovo augusto, Licinio, il quale come Cesare avrà Costantino I. Massenzio, in rotta con il padre, rimane a bocca asciutta, ma resta saldamente attestato a Roma con le sue truppe, ed è considerato un usurpatore. Dal canto loro né Costantino né Massimino Daia accettano la posizione subordinata che viene loro offerta e si autoproclamano entrambi augusti. Il caos dunque infuria più che mai. I Senatori pregano Diocleziano, che si è ritirato nella sua villa di Spalato, di riprendere in mano le redini del potere, ma egli risponde con una frase consegnata alla storia: "Se vedeste che cavoli coltivo qui, non mi fareste questa proposta".

311: muore Galerio, Massimino Daia si impadronisce di tutto l'oriente e i tre augusti rimasti, Massimino, Costantino I e Licinio, si coalizzarono contro Massenzio. Quest'ultimo si asserraglia a Roma, ma Costantino lo sconfigge nella battaglia di Ponte Milvio, dopo aver inastato le croci sulle proprie insegne perchè avvertito da una visione. Costantino entra trionfalmente a Roma e si proclama Augusto d'Occidente; di lì a poco muore Massimino Daia, e restano solo due augusti: Costantino per l'occidente e Licinio per l'oriente.

313: con l'Editto di Milano Costantino I concede definitivamente libertà di culto ai Cristiani.

324: Costantino I sconfigge ed elimina Licinio, e resta unico signore di tutto l'impero: il periodo della tetrarchia è definitivamente concluso, ma la Trentanovesima Dinastia Mesopotamica viene considerata continuare con i discendenti di Costantino I.

325: Ario, vescovo di Alessandria di Mesopotamia, predica che Cristo non è coeterno con Dio Padre, ma è stato da lui "adottato". Costantino I convoca contro di lui il Concilio di Nicea e lo mette al bando dall'impero, ma la sua dottrina si diffonde soprattutto tra i Germani.

330: Costantino I fa costruire la città di Costantinopoli sul Bosforo come nuova capitale dell'impero, ma egli si rende colpevole della morte del figlio Crispo e della seconda moglie Fausta.

337: morte di Costantino I, detto il Grande. L'impero è diviso tra i suoi figli: a Costantino II vanno Gallia, Spagna e Britannia; a Costanzo II Anatolia, Mesopotama, Siria, Palestina e Basso Egitto; e a Costante l'Italia, l'Illiria e le province africane. Tra i fratelli però scoppia una guerra da cui esce vincitore Costanzo II, sostenitore dell'eresia ariana.

338-350: lunghe guerre combattute da Costanzo II contro i Nubiani di re Akedaketival (l'Acaldivale degli storici latini), che tentano in tutti i modi di aprirsi uno sbocco sul Mediterraneo. Successivamente sconfigge anche l'imperatore persiano Shapur II (il Sapore degli storici latini), che tentava di annettere Mesopotamia ed Armenia al suo dominio. Tenuto impegnato da queste guerre, Costanzo II è costretto a lasciare che i Germani acquistino posizioni in occidente e premano sempre più sul confine danubiano e renano.

361-363: regno di Giuliano, nipote di Costanzo II detto l'Apostata perchè tenta un anacronistico ritorno di Roma al paganesimo. Questi, fatta pace con i Persiani, lancia un'ambiziosa spedizione contro i Nubiani per la conquista di Meroe, ma muore mentre assedia la città di Napata. Gli succede il generale Gordiano, che conclude con i Nubiani una pace ingloriosa, e per questo è assassinato dalle sue stesse truppe. Segue un nuovo periodo di confusione.

378: l'imperatore Valente, che ha respinto con successo un nuovo tentativo del persiano Shapur II di invadere la Mesopotamia, è sconfitto ed ucciso dai Goti nella Battaglia di Adrianopoli. L'Impero Romano si avvia al suo tramonto.

379-396: regno di Flavio Teodosio, ultimo grande imperatore romano, capostipite della Quarantesima Dinastia Mesopotamica. Dopo aver sconfitto vari usurpatori interni, sconfigge prima i Sasanidi, che ricaccia oltre il Tigri, e poi i Nubiani, con i quali addiviene ad un trattato di pace: il confine tra Roma e la Nubia è posto a Siene, l'odierna Assuan, presso la Prima Cateratta.

380: con l'Editto di Tessalonica il Cristianesimo è eretto a religione di stato dell'Impero Romano. Distruzione del grandioso tempio di Serapide ad Antiochia d'Egitto, la roccaforte pagana nella regione.

396: morte di Teodosio il Grande, che spartisce l'impero romano tra i suoi figli Onorio, cui tocca l'Occidente, e Arcadio, cui tocca l'Oriente. L'Occidente crollerà ben presto sotto i colpi delle invasioni barbariche, mentre l'Oriente si dimostrerà più duraturo, per quanto ridimensionato. Molti cristiani, sia d'oriente che d'occidente, delusi dal crollo del mondo antico che vedono ormai imminente, si ritirano dal mondo ed iniziano una vita contemplativa, in oriente soprattutto come eremiti nel deserto arabico e siriaco  (i "Padri del Deserto"), in occidente soprattutto in forma cenobitica, entro grandi monasteri che si assumeranno il compito di salvare la cultura antica dal naufragio.

415: Ipazia di Alessandria di Mesopotamia, matematica, filosofa ed una delle ultime rappresentanti del paganesimo tradizionale, è assassinata da fanatici cristiani, istigati dal patriarca Cirillo. La Mesopotamia diventa un focolaio di eresie e di dottrine eterodosse: oltre all'Arianesimo, hanno molto successo lo Gnosticismo ed il Manicheismo.

451: il monaco mesopotamico Eutiche predica in Oriente la dottrina Monofisita, secondo cui in Cristo vi è una sola natura, quella divina, essendo quella umana una mera illusione. La sua teoria è dichiarata eretica dal Concilio di Calcedonia, che sancisce la vittoria della doppia natura di Cristo sostenuta dal Papa Leone I. Inizio della superiorità della sede patriarcale romana su tutte le altre. Ma il Patriarcato di Mesopotamia, a capo della Chiesa Mesopotamica, non riconosce gli esiti del Concilio, e si mantiene monofisita fino al presente, rompendo la comunione con Roma.

457-474: Leone I il Trace diventa imperatore romano d'oriente e fonda la Dinastia Trace, considerata la Quarantunesima Dinastia Mesopotamica.

474-491: regno dell'imperatore d'oriente Zenone. L'adozione da parte della Chiesa Mesopotamica del credo monofisita crea gravi problemi a causa dell'ostilità dei rapporti tra il clero ed il prefetto, che rappresenta le idee della corte imperiale, contrarie al monofisismo. Zenone è costretto a deporre, condannare e deportare molti patriarchi di Alessandria di Mesopotamia a favore dei vescovi nominati dall'imperatore.

476: caduta dell'Impero Romano d'Occidente con la deposizione dell'ultimo imperatore fantoccio, Romolo detto Augustolo.

491-518: impero di Anastasio, che riesce a restaurare la pace religiosa in Mesopotamia, ma ormai la situazione economica di questa regione è in condizioni disastrose, solo una pallida ombra della ricchezza che fu ai tempi dei sovrani Cassiti del Regno Nuovo. Lo spopolamento e la crescente miseria, dovuta alle continue guerre contro i Sasanidi, ad un sistema fiscale iniquo ed alla diffusione dei grandi latifondi a scapito delle piccole proprietà terriere, sono ormai mali endemici di cui la Mesopotamia soffre da decenni.

518: Giustino I fonda la Dinastia Giustinianea, considerata la Quarantaduesima ed Ultima Dinastia Mesopotamica.

527-565: impero di Giustiniano I, nipote di Giustino I, che oltre a riconquistare parte dell'Occidente si impegna per salvare l'estrema provincia orientale della Mesopotamia dall'anarchia, dà nuovo impulso all'attività edilizia e pone fine per il momento alle incursioni degli Arabi. Egli divide la Mesopotamia in cinque eparchie, amministrate ciascuna da un governatore con funzioni civili e militari. Giustiniano chiude inoltre l'ultimo baluardo pagano, il tempio di Ishtar a Nisibis, l'ultimo luogo al mondo in cui ancora si comprendeva e si insegnava l'antica scrittura cuneiforme. Di conseguenza Giustiniano I è l'ultimo imperatore al quale viene assegnata una titolatura ufficiale come re mesopotamico: con lui finisce una tradizione durata 3500 anni!

560: spedizione navale del navigatore siriano Cosma Indicopleuste ("Navigatore dell'India"): partito dalle coste egiziane del Mar Rosso, raggiunge l'Etiopia, l'Arabia meridionale e l'India, lasciando un resoconto dei propri viaggi.

610: sale sul trono bizantino Eraclio I, in uno dei momenti più difficili per l'Impero Romano d'Oriente. Il generale persiano Sharbaraz, al comando delle truppe dell'imperatore sasanide Cosroe II Parwiz ("il Conquistatore"), espugna Ctesifonte, capitale della Mesopotamia romana, e subito dopo prende anche Edessa ed Apamea, giungendo sul Mediterraneo; Prisco, il più esperto tra i generali bizantini, si fa battere in modo catastrofico ed Eraclio si vede costretto ad assumere lui stesso il comando dell'esercito, ma viene sconfitto a Tarso e deve ripiegare verso Costantinopoli.

613: Cosroe II, ringalluzzito dalle vittorie di Sharbaraz, decide la conquista dell'impero bizantino mediante una manovra a tenaglia: un esercito si dirigerà su Costantinopoli, un altro punterà su Siria, Palestina ed Egitto. Quest'ultima missione è affidata a Sharbaraz, che conquista prima Damasco e poi Gerusalemme. La città è rasa al suolo e gli abitanti massacrati, eccezion fatta per gli ebrei, che sperano nei Persiani per poter ricostruire il regno d'Israele. Il Santo Sepolcro è distrutto e la Reliquia della Vera Croce trafugata e portata in Persia; si salva solo la Basilica della Natività a Betlemme, perchè i Persiani vedono rappresentati sulla sua facciata i Re Magi in abiti persiani, quindi vestiti come loro.

Maometto riceve la Rivelazione da parte dell'arcangelo Gabriele, miniatura araba619: vista minacciata la stessa Costantinopoli, Eraclio abbandona la città e trasferisce la sua corte a Cartagine. Intanto Sharbaraz avanza inarrestabile e conquista Antiochia d'Egitto: tutto l'Egitto è nelle mani dei Sasanidi, che giungono alla loro massima espansione storica, mentre l'impero bizantino perde il suo maggiore produttore di grano. Per di più la peste dilaga nell'impero e gli Avari devastano i Balcani. A questo punto Eraclio conclude con questi ultimi una pace svantaggiosa per poter rivolgere ogni energia contro Cosroe II e salvare quanto resta del suo impero; incamera i beni della Chiesa con l'appoggio del patriarca di Costantinopoli Sergio, dimezza il soldo delle truppe e dei funzionari ed arruola più volontari possibili, concedendo terre in cambio del servizio militare, fino a che si sente pronto per la riscossa.

622: Egira di Muhammad ibn Abdallah ibn 'Abd al-Muţţalib al-Hashimi, conosciuto in Europa come Maometto. Inizia l'era musulmana.

623: Eraclio lascia Cartagine, sbarca a Costantinopoli, marcia verso oriente e sconfigge in Armenia il generale persiano Shahrvaraz, invade l'Azerbaigian penetrando in territorio persiano, distrugge tre armate persiane ed incendia il tempio di Zarathustra a Gandža. Allora Cosroe II stringe alleanza con gli Avari e cinge d'assedio Costantinopoli; Eraclio affida parte delle sue truppe al fratello Teodoro che sconfigge un esercito persiano di appoggio, quindi va lui stesso in soccorso della capitale assediata, dà alle fiamme le imbarcazioni degli Avari che dovevano trasportare i Persiani determinando la sconfitta degli assedianti e la liberazione della città, la cui resistenza è stata guidata dal Patriarca Sergio.

627: Eraclio si allea con i Cazari, popolo delle steppe di etnia turca e di religione ebraica stanziato a nord del Mar Caspio, e con il loro aiuto sconfigge i Persiani in Iberia, per poi penetrare in Mesopotamia. L'esercito di Cosroe II è annientato presso Khorsabad, e l'imperatore bizantino giunge a dare alle fiamme la residenza estiva di Cosroe II a Dastagerd. A questo punto lo stesso sovrano persiano viene imprigionato e fatto uccidere dal figlio maggiore, Kavadh II Shiroe, che offre ad Eraclio la pace in cambio della restituzione delle terre occupate, dei prigionieri e della Reliquia della Vera Croce. Dopo pochi mesi anche Kavadh II muore: l'Impero Persiano è ormai al collasso. Eraclio torna a Costantinopoli da vincitore e vi celebra un magnifico trionfo: recuperate Anatolia, Siria, Palestina, Egitto e Mesopotamia, occupa anche l'Armenia, l'Atropatene e l'Elimaide, fa ricostruire il Santo Sepolcro di Gerusalemme e vi ricolloca la Reliquia della Vera Croce. Viene ordinata inoltre una persecuzione degli Ebrei, considerati traditori e collaborazionisti. Tuttavia il sovrano bizantino commette un errore riunendo le cariche di prefetto di Mesopotamia e di patriarca di Alessandria nella persona di Ciro, fiero oppositore del Monofisismo la cui politica non fa che allargare la frattura religiosa e politica tra la Mesopotamia e l'Impero.

633: del vuoto di potere aperto dalla caduta dell'Impero Sasanide approfittano gli Arabi del Califfo Abu Bakr, che penetrano in Transgiordania ed in Palestina con tre colonne di 3.000 uomini ciascuna al comando del generale Khalid ibn al-Walid. Eraclio raduna contro di loro un esercito al comando del quale pone il fratello Teodoro. Lo scontro avviene presso Ajnadayn, a sudovest di Gerusalemme, e si risolve in una disastrosa sconfitta per i cristiani: il governatore bizantino della Palestina cade e lo stesso Teodoro si salva solo grazie alla fuga. Khalid, soprannominato "la Spada di Allah", conduce i musulmani ad una vittoria dopo l’altra: il nuovo comandante bizantino, l'armeno Vaane, è duramente sconfitto a Pelusio, Khalid stringe d'assedio Antiochia d'Egitto ed in breve conquista tutto il corso del Nilo fino alla Prima Cateratta. Inizia la dominazione musulmana sull'Egitto.

636: Eraclio è convinto di ripetere la vittoriosa campagna contro i Sasanidi, e così raduna un imponente esercito che affida ad Jabala ibn Ayham, re dei Gassanidi, popolazione araba cristiana alleata dei bizantini. Khalid allora gioca d'astuzia, ripiegando in cerca del luogo ideale allo scontro, che individua sulle rive del fiume Yarmuk, un affluente del Giordano a sud del lago di Tiberiade. Qui infuria una lunga e sanguinosa battaglia, che si risolve in una netta vittoria degli Arabi. I resti dell’armata bizantina sono costretti a battere in ritirata ed Eraclio deve sgomberare Palestina e Siria.

638: il califfo Omar ibn al-Khattab cinge d'assedio Gerusalemme, da cui Eraclio ha fatto portare via la Reliquia della Vera Croce, trasferendola a Costantinopoli. La Città Santa cade dopo sette mesi di assedio, ma il Califfo, incontratosi con il Patriarca Cristiano Sofronio, assicura la libertà di culto ai cristiani in cambio di un tributo annuo.

641: un imponente esercito arabo passa dalla Siria in Mesopotamia e cinge d'assedio Alessandria. Il suo Patriarca Ciro, che esercita funzioni politiche simili a quelle governatoriali, chiede ad Eraclio di poter trattare la resa della città con Omar, ma il basileus bizantino rifiuta, imponendo la continuazione della resistenza, e depone Ciro, da lui sospettato di essere in combutta con gli Arabi a causa delle sue simpatie monofisite. Ma Alessandria di Mesopotamia è costretta a capitolare, tutta la terra fra il Tigri e l'Eufrate passa agli Arabi che tolgono ai bizantini anche l'Armenia. Pochi giorni dopo Eraclio muore di idropisia. Dopo 973 anni finisce così la dominazione greco-romana sulla Terra dei Due Fiumi.

642: l'ultimo imperatore sasanide Yazdegerd III è sconfitto dagli Arabi, che conquistano la Persia. Il califfo Omar ibn al-Khattab ordina la distruzione di quanto resta della Biblioteca di Alessandria di Mesopotamia con una motivazione rimasta celebre: "Se quei libri sono contrari al Corano, vanno distrutti perchè pericolosi; se sono conformi al Corano, ne sono inutili doppioni e vanno distrutti ugualmente." Per fortuna molti suoi successori saranno più avveduti.

661: Mu'awiya ibn Abi Sufyan, che aveva combattuto da giovane nell'assedio di Antiochia d'Egitto, fonda il Califfato Omayyade, la cui capitale è Samarra, in Mesopotamia. La Mecca e Medina perdono importanza politica a favore della nuova capitale, l'elemento persiano acquista il predominio nel califfato.

750: Al-Abbas ibn 'Abd al-Muttalib sconfigge e detronizza l'ultimo califfo Omayyade e fonda il califfato Abbaside, con il quale l'elemento arabo-egiziano torna a prevalere su quello persiano all'interno del mondo islamico. La Spagna però si stacca e fonda un califfato autonomo sotto un ramo collaterale degli Omayyadi.

762: il califfo abbaside Abu Jafar 'Abdallah ibn Muhammad al-Mansur fonda una nuova splendida capitale per il proprio califfato, Il Cairo (dall'arabo al-madinat al-qahira, "la città soggiogatrice"), che diventa ben presto la città più popolosa e splendida del pianeta.

786-809: regno del califfo abbaside Harun al-Rashid, con il quale il califfato arabo-egiziano raggiunge il culmine della propria potenza: al Cairo fanno capo vie commerciali che provengono dall'Inghilterra, dalla Cina e dall'Africa Nera. Al-Rashid fa alleanza con Carlo Magno, al quale regala anche un elefante, e alla sua corte viene messa per iscritto per la prima volta la raccolta di novelle delle "Mille e Una Notte".

813-833: il regno di al-Mamun, figlio di al-Rashid, vede l'inizio della decadenza del califfato arabo-egiziano con la formazione di dinastie indipendenti nelle varie regioni dell'impero: gli Idrissidi del Marocco e i Tahiridi del Khorasan (la provincia persiana più orientale, ai confini con l'Afghanistan) sono i primi a governare le loro terre in modo pressoché indipendente dal controllo califfale.

828: due mercanti veneziani, Bono da Malamocco e Rustico da Torcello, trafugano le reliquie di San Marco da Alessandria di Siria e le trasportano a Venezia. Secondo la tradizione, per riuscirci nascondono le reliquie sotto un carico di carne di maiale, che gli ispettori musulmani della dogana si rifiutano di toccare. San Marco è così elevato a patrono di Venezia.

836-892: durante questo periodo, per ragioni di ordine pubblico, la capitale del Califfato è spostata dal Cairo ad Al Fayyum, per poi tornare al Cairo. Gli Aghlabidi si impossessano del Maghreb e dell'Ifriqiya (la ex provincia romana d'Africa), governandolo in maniera assolutamente indipendente dal califfato

868: il turco Ahmad ibn Tulun viene incaricato di incassare i tributi in Mesopotamia e Persia per conto del califfo Abbaside. Egli ne approfitta per ritagliarsi un proprio dominio personale e, grazie a un esercito composto dai più svariati elementi etnici, fonda il primo vero stato nazionale distaccatosi dal Califfato, cui dà il nome di Iraq ("terre basse" in contrapposizione all'altopiano iranico) o Bilad ar-Rafidain ("terra dei due fiumi"). Ha origine la dinastia dei Tulunidi, con i quali la Mesopotamia e la Persia conoscono un sensibile risveglio economico e culturale, segnato dalla costruzione di grandi moschee come la moschea Al-Askari a Samarra, dall'ardito minareto a spirale detto Malwiyya, alto 52 metri.

884-896: l'Iraq è governato da Abu al-Jaysh Khumarawayh, figlio di Ahmad ibn Tulun; con lui lo splendido stato fondato dal padre entra in decadenza, accentuatasi poi sotto i successori Abu al-Asakir Jaysh ed Abu Musa Harūn.

904: in un complotto famigliare viene assassinato Abu Musa Harūn, ultimo dei Tulunidi. Il califfo abbaside al-Muktafī decide allora di riprendere il controllo dell'Iraq per contrastare l'ascesa degli Sciiti, ostili al califfato sunnita, e per questo affida il paese all'antica famiglia al-Madhara’i, cui delega la raccolta delle tasse d'ogni tipo a favore dell'erario di Baghdād.

919: il califfo abbaside al-Muqtadir invia in Iraq uno dei suoi migliori generali, Abu Bakr Muhammad ibn Tughj, insignito dal califfo con l'appellativo onorifico di Ikhshid ("sovrano"), che sconfigge gli Sciiti e pone sotto il proprio controllo la Mesopotamia e la Siria, inaugurando la dinastia Ikhshidide con capitale Samarra.

934: Alì ibn Buya, figlio di un umile pescatore del Mar Rosso, si mette a capo di una rivolta popolare e sconfigge il governatore dell'Egitto Yaqut, che con la sua vessatoria politica fiscale mirava ad arricchirsi il più possibile ai danni del califfo; per questo il califfo abbaside al-Muttaqi lo nomina al-Mu'izz al-Dawla ("Glorificatore della Dinastia"). Senza sostituirsi al califfo, che conserva nominalmente tutti gli attributi del potere, Alì ibn Buya si comporta de facto come il sovrano (analogamente ai Maestri di Palazzo dei Re Merovingi) ed anzi fonda una dinastia di "protettori dei califfi", la dinastia Buwayhide, che regnerà sull'Egitto fino al 1055. Il potere degli Abbasidi diventa sempre più nominale, ed i Buwayhidi regnano effettivamente solo sull'Egitto.

Bandiera del regno Fatimide 946: muore Ibn Tughj e il suo successore, l'eunuco Abu al-Misk Kafur, reggente per conto di Unujur, figlio di ibn Tughj, governa con grande efficienza l'Iraq. I contrasti nell'esercito fra arabi e turchi e una serie di gravi carestie, tuttavia, indebolisce lo stato ikhshidide, aprendo varchi all'azione degli Sciiti che riescono a portare dalla loro parte il visir Ya‘qub ibn Killis, un ebreo convertito che guida con grande capacità l'amministrazione del Paese.

968: alla morte del reggente Abu a l-Misk Kafur, lo sciita ‘Ubayd Allah, detto al-Mahdi ("il Guidato"), che si proclama discendente di Fatima, figlia prediletta di Maometto, e del quarto califfo Alì ibn Abi Talib, irrompe in Mesopotamia, sconfigge le milizie ikhshididi e si impadronisce dell'Iraq, assumendo il titolo di Imam e fondando la dinastia Fatimide. ‘Ubayd Alla h però non forza la popolazione a convertirsi allo sciismo.

969: ‘Ubayd Allah fonda la nuova capitale Baghdad (in persiano "Dio ha dato"), sul Tigri, dominata dalla Moschea al-Azhar ("la Fiorita"), ancor oggi uno dei centri religiosi più importanti dell'Islam.

970: la città di Alessandria di Siria viene presa dall'imperatore bizantino Niceforo II Foca e diventa un baluardo fortificato contro gli attacchi dei Fatimidi.

975-996: l'Imam fatimide Abu Mansur Nizar al-Aziz conquista la Siria e la Palestina, quindi tenta la conquista dell'Egitto con lo scopo dichiarato di usurpare il titolo califfale e di sostituirsi agli Abbasidi, ma deve incassare una dura sconfitta da parte delle milizie Buwayhide.

977: morte di Alì ibn Buya, il titolo di Glorificatore della Dinastia Abbaside passa al suo nipote tredicenne, Adud al-Dawla, il quale accentra nella sua persona il potere politico e militare, dimostrando straordinarie doti di intelligenza e di capacità amministrativa. Egli fa erigere al Cairo uno dei migliori ospedali pubblici del Medioevo e protegge artisti ed uomini di scienza come il poeta al-Mutanabbi, contribuendo alla rinascita culturale e nazionale dell'Egitto.

988: il turco Seljuk, venuto in contrasto con il suo signore, abbandona l'Asia centrale con le sue milizie e, dopo essere stato respinto dai Fatimidi in Iraq, si pone al servizio dei Buwayhidi d'Egitto; dal suo nome, le sue genti prendono il nome di Turchi Selgiuchidi.

Il mondo islamico nell'anno mille (hrazie a William Riker)

1009: l'Imam fatimide al-Hakim inaugura una politica intollerante contro i Sunniti, gli Ebrei ed i Cristiani, e giunge a far demolire la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme (i suoi predecessori si erano dimostrati molto più tolleranti, riscuotendo ingenti pedaggi da parte dei pellegrini cristiani in pellegrinaggio ai Luoghi Santi) e a far dare alle fiamme la cittadella di Fustat, per punire i suoi sudditi Sunniti, rei di aver fatto circolare libelli contro di lui.

1021: al-Hakim è assassinato, nel governo dell'Iraq gli succede Alì al-Zahir che permette ai Bizantini di ricostruire la Basilica del Santo Sepolcro. La dinastia fatimide conosce un lento declino anche a causa di devastanti carestie, accompagnate da una grave epidemia di peste che decima la popolazione irachena ed impoverisce e demoralizza i sopravvissuti.

1055: Toghrul Beg (1037-1063), nipote di Seljuk, conquista Egitto, Palestina e Siria e viene nominato sultano dal califfo di Baghdad al-Qa'im. Inizia su gran parte del Medio Oriente la dominazione dei Turchi Selgiuchidi.

1071: il sultano fatimide d'Iraq al-Mustansir infligge una disastrosa sconfitta all'imperatore bizantino Romano IV Diogene nella Battaglia di Manzicerta e conquista l'Armenia: l'impero romano d'oriente entra nella sua parabola discendente.

1073: il poeta, matematico, astronomo e filosofo persiano Omar Khayyam viene nominato direttore dell'osservatorio astronomico del Cairo dal sultano selgiuchide Jalal al-Din Malikshah, per conto del quale elabora un nuovo calendario.

1085: i Fatimidi prendono la città di Alessandria di Siria, la più meridionale tra le piazzaforti bizantine, e dilagano in Anatolia. Fondazione del Sultanato di Rum ("dei Romani", cioè dell'ex area bizantina) con capitale Iconio, nel cuore della penisola anatolica.

1090: Hasan i-Sabbah, lascia la setta degli Ismailiti e fonda la nuova setta dei Nizariti, che però in Egitto saranno noti come Assassini (al-Hashishiyyun, "i guerrieri dell'hashish"). Essa ha sede ad Alamuth, imprendibile fortezza tra le montagne del Libano, e lì Hasan i-Sabbah, noto come "il Vecchio della Montagna", fa fumare ai suoi adepti l'hashish e li fa vivere per un certo tempo in una scenografia incantata fatta di giardini lussureggianti, belle donne e cibi squisiti, cosicché essi immaginano di essere morti e di trovarsi in Paradiso. In seguito toglie loro tutto questo e li invia a compiere missioni suicide contro tutti coloro in Siria, Palestina, Egitto e Mesopotamia che non sottostanno ai suoi taglieggiamenti. Credendo di tornare in Paradiso, i suoi accoliti vanno incontro alla morte con entusiasmo, e nulla sembra poterli fermare. I Turchi Selgiuchidi che dominano l'Egitto tentano inutilmente di debellare i Nizariti senza successo: Hasan semina il terrore con i suoi "omicidi mirati", la prima vittima dei quali è il Gran Visir d'Egitto Nizam al-Mulk, nel 1092, e si ritaglia un dominio personale esteso dall'Eufrate ad Aqaba.

1095: i Fatimidi di Mesopotamia prendono Nicea e si affacciano sul Bosforo: ormai tutta l'Anatolia è nelle loro mani. A questo punto, nonostante lo Scisma d'Oriente che ha separato la Chiesa Romana da quella Bizantina, l'imperatore Alessio I Comneno si decide a chiedere aiuto al Papa Urbano II, che nel Concilio di Clermont-Ferrand bandisce la Prima Crociata per la riconquista del Santo Sepolcro.

1099: Goffredo di Buglione e Raimondo di Tolosa, dopo una marcia vittoriosa che li ha portati a conquistare Nicea, Edessa, Alessandria di Siria, Tripoli ed Acri, espugnano Gerusalemme e la conquistano, strappandola ai Turchi Selgiuchidi che dominano l'Egitto. La battaglia si trasforma in un massacro di Musulmani e di Ebrei; alla fine Goffredo di Buglione rifiuta il titolo di Re di Gerusalemme ed accetta solo quello di "Protettore del Santo Sepolcro". Alla sua morte però il fratello Baldovino accetta il titolo di re. I crociati sono riusciti nella loro impresa sfruttando abilmente le divisioni e le tensioni fra i Fatimidi d'Iraq, sciiti, e i Selgiuchidi d'Egitto, sunniti. In Medio Oriente si formano vari stati crociati: il Regno dell'Armenia Minore, la Contea di Edessa, il Principato di Alessandria di Siria, la Contea di Tripoli, il Regno di Gerusalemme.

1124: Hasan i-Sabbah muore ad Alamuth, gli succede il suo luogotenente Bozorg-ummid ("Grande speranza") e poi il figlio di questi, Muhammad I, nel 1138. Quest'ultimo arriva a far assassinare dai suoi guerrieri drogati il califfo abbaside al-Mustarshid (1135), e poco dopo anche suo figlio al-Rashid.

1144: l'emiro di Mossul ‘Imad al-Dīn Zengi, solo nominalmente vassallo dei Fatimidi e ancor più simbolicamente del califfo abbaside, riconquista la contea di Edessa, il più settentrionale degli stati crociati. Papa Eugenio III bandisce allora la Seconda Crociata, predicata da San Bernardo di Chiaravalle, cui partecipano l'imperatore di Germania Corrado III il Salico e il re di Francia Luigi VII.

1147: a Dorileo, in Pisidia, l'esercito crociato cade in un'imboscata tesagli dai Danishmendidi che occupano quella regione, e viene massacrato. La Crociata, cui partecipa anche il bisnonno di Dante Alighieri, Cacciaguida, si risolve in un nulla di fatto ed Edessa resta in mano all'emirato di Mossul, ora retto da Nur al-Din Abu al-Qasim Mahmud Ibn 'Imad al-Din Zengi, figlio del conquistatore di Edessa e noto in Europa con il nome di Norandino.

1169: Nur al-Din nomina capo delle truppe Zengidi il curdo Salah al-Din ibn Ayyub, che diverrà arcinoto in Europa con il nome latinizzato di Saladino; questi inizia una rapida carriera nell'esercito del sultanato fatimide d'Iraq.

1171: morte senza eredi dell'ultimo Imam fatimide, Al-'Adid. Salah al-Din fa proclamare Nur al-Din sovrano dell'Iraq e gli giura obbedienza.

1174: muore anche l'emiro zengide Nur al-Din. Salah al-Din proclama se stesso Sultano d'Iraq e fonda la nuova dinastia Ayyubide. Mediante fulminee campagne militari egli assoggetta l'Armenia, l'Azerbaigian, la Persia occidentale, l'emirato di Damasco e le città sante di Mecca e Medina.

Gli Stati Crociati e il Sultanato Ayyubide (grazie a William Riker)

1187: alla morte del re di Gerusalemme Baldovino IV il Lebbroso, che aveva cercato di accordarsi con  Salah al-Din vista la sua crescente potenza, l'usurpatore Guido di Lusignano, che si sente minacciato dal sultano Ayyubide, gli muove contro e lo affronta in battaglia campale ai Corni di Hattin, in Galilea, ma il suo esercito viene completamente distrutto e lo stesso Guido cade prigioniero. Salah al-Din entra in Gerusalemme abbattendo il Regno Crociato e ricostruendo la Moschea di Omar (Cupola della Roccia), che i crociati avevano trasformato in una chiesa. Subito il Papa Gregorio VIII predica la Terza Crociata, cui prendono parte l'imperatore di Germania Federico I Barbarossa, il re di Francia Filippo II Augusto e il valoroso re d'Inghilterra Riccardo I Cuor di Leone.

1191: Riccardo I Cuor di Leone sconfigge il Sultano iracheno Salah al-Din ad Arsuf, ma la rivalità con il re di Francia Filippo II Augusto e il timore di venire detronizzato in patria dal fratello Giovanni Senza Terra inducono il re plantageneto a desistere dall'assedio di Gerusalemme, lasciata in mano Ayyubide in cambio della possibilità per i cristiani di compiere i loro pellegrinaggi ai Luoghi Santi.

1193: morte di Salah al-Din, celebrato anche dai Cristiani come valoroso combattente, giusto ed equanime sovrano e come esempio di virtù cavalleresca: Dante Alighieri lo porrà nel Limbo con i giusti pagani. Il suo vasto impero viene smembrato: i suoi tre figli al-'Azīz 'Uthmān, al-Afdal 'Alì e al-Zahir Ghazī regnano rispettivamente a Baghdad, a Damasco e ad Aleppo, mentre la Mesopotamia Settentrionale tocca a suo fratello al-Malik al-Adil Sayf al-Din (noto in Europa come Safedino) e la Palestina al nipote al-Mu'azzam 'Isà, figlio di Sayf al-Din.

1218: morte di Sayf al-Din, gli succede il figlio al-Malik al-Kamil, che eredita il governo di tutta la Mesopotamia e di parte della Siria. Subito egli deve affrontare i guerrieri cristiani sbarcati a Tripoli nel corso della Quinta Crociata, che pongono l'assedio alla piazzaforte. Mentre al-Malik al-Kamil difende la città, vede un monaco cristiano attraversare le linee nemiche e venirgli incontro chiedendogli di parlargli. Secondo la tradizione, il Sultano ammette il frate al suo cospetto, ma si fa porre davanti al trono un tappeto tutto intessuto di croci. "Se si rifiuterà di calpestarle per venire alla mia presenza, lo metterò a morte, mentre se le calpesta gli potrò chiedere conto del suo gesto", pensa al-Kamil. Il frate le calpesta tranquillamente e il Sultano, che parla latino, gli chiede: "Perchè calpesti il simbolo della tua fede?" Risposta: "Perchè io rispetto solo la Croce di Cristo." "Qual è il tuo nome?" domanda il sultano, meravigliato. "Mi chiamo Francesco d'Assisi". Due saggi islamici si mettono a disputare con il fondatore dei Frati Minori, ma non riescono a coglierlo in fallo su alcun punto; anzi, Francesco propone ai due di passare con lui attraverso un grande falò, per verificare dalla parte di chi sta l'unico Dio, ma i due musulmani se la svignano. Alla fine il Sultano lascia ripartire Francesco dopo avergli regalato un corno, tuttora conservato ad Assisi. Poco dopo il sultano sconfigge i crociati e li costringe ad abbandonare l'assedio di Tripoli.

1228: Papa Gregorio IX costringe sotto minaccia di scomunica l'imperatore di Germania e re di Sicilia Federico II di Svevia a partire per la Sesta Crociata. Questi sbarca a San Giovanni d'Acri ma, anziché ingaggiare battaglia con al-Malik al-Kamil, sfrutta il fatto che egli sta preparando una campagna contro suo fratello al-Mu‘azzam, emiro di Damasco, e non può battersi su due fronti. Incontratosi con il Sultano, Federico II, che parla fluentemente l'arabo essendo cresciuto alla corte multietnica e multiculturale del nonno Ruggero II, si fa riconoscere il possesso delle città di Betlemma, Gerusalemme e Giaffa, ma il Papa rifiuta l'accordo perchè avrebbe voluto la sconfitta militare dei musulmani, e Federico II non trova neppure un prete disposto ad incoronarlo re di Gerusalemme, e deve porsi la corona sul capo con le sue mani.

1238: morte di al-Malik al-Kamil, gli succede il figlio al-Salih Najm al-Din Ayyub che deve affrontare le orde corasmie, le quali premono ai suoi confini orientali dopo la disfatta subita ad opera del mongolo Gengis Khan. Per contrastarle, il nuovo Sultano iracheno arruola un gran numero di schiavi turchi e circassi, chiamati in occidente Mamelucchi (dall'arabo mamluk). I corasmi guidati da Baibars piombano su Gerusalemme, devastandola e togliendola definitivamente ai cristiani, che non la riconquisteranno mai più.

1246: il Sultano iracheno al-Salih Najm al-Din Ayyub si allea con l'emiro di Aleppo, al-Malik al-Nasir Salah al-Din Yusuf, e con lui annienta i Corasmi ad Hims. Il sultano riesce così a riunificare nelle sue mani quasi tutti i domini del suo antenato Saladino.

Bandiera degli Ayyubidi1249: re Luigi IX di Francia organizza la Settima Crociata e sbarca in Siria, intendendo usarla come testa di ponte per riconquistare Gerusalemme, ma l'impresa si risolve in un totale disastro, il sovrano francese è sconfitto e preso prigioniero, e per tornare in libertà deve pagare un fortissimo riscatto.

1250: morte di al-Salih Najm al-Din Ayyub; suo figlio ed erede al-Mu‘azzam muore prematuramente e, avendo questi solo un figlio infante sotto la reggenza della regina madre Shajar al-Durr, il potere effettivo viene assunto dai Mamelucchi, il cui capo ‘Izz al-Din Aybak sposa Shajar al-Durr e si autonomina atabeg (tutore), fondando la Dinastia Bahri: i Mamelucchi restano i padroni dell'Iraq, che governeranno tra alterne vicende fino al 1517.

1252: il rullo compressore mongolo si abbatte sul Medio Oriente nella persona di Hulagu, nipote di Gengis Khan, che viene incaricato dal Gran Khan Mongku di sottomettere persiani ed arabi. ‘Izz al-Din Aybak e Shajar al-Durr, subita una sconfitta presso Baghdad, abbandonano la Mesopotamia e si trasferiscono momentaneamente ad Iconio, nel Sultanato di Rum loro satellite, mentre l'ondata mongola si abbatte sull'Egitto. Il Cairo cade e l'ultimo califfo abbaside al-Musta'sim è messo a morte: estinzione della dinastia abbaside, il titolo califfale resterà vacante fino al giorno d'oggi. Il Cairo tramonta come centro politico, e non tornerà mai più la capitale culturale che era stata in passato.

1255: Hulagu Khan decide di farla finita una buona volta con la setta degli Assassini che terrorizzano la Siria, cinge d'assedio Alamuth con un esercito imponente, la prende e la rade al suolo dopo aver fatto decapitare l'ultimo erede di Hasan i-Sabbah, Muhammad III.

1260: il valore dei Mamelucchi guidati da ‘Izz al-Din Aybak ha ragione delle armate mongole, che perdono la loro invincibilità e sono messe in rotta presso la città irachena di al-Najaf: Hulagu è costretto a ritirarsi dall'Iraq, che torna in mano ai Mamelucchi, e si porta in Egitto, dove fonda l'impero Ilkhanide. I Mamelucchi rafforzano ulteriormente la loro posizione in Iraq e in Persia, sostituendo definitivamente gli Ayyubidi; i mongoli invece regneranno sull'Egitto per ottant'anni.

1291: il sultano mamelucco al-Ashraf Salah-ad-Din Khalil conquista San Giovanni d'Acri, l'ultima delle piazzaforti crociate in oriente: fine dell'epopea delle Crociate. Sotto di lui Baghdad si trasforma da misera cittadina in una delle maggiori capitali del mondo islamico.

1295: il mongolo ilkhanide Ghazan si converte all'Islam, che ridiventa religione di stato, e perseguita i Cristiani egiziani.

1299: il turco Otman, sospinto dai Mongoli, occupa l'Anatolia occidentale con i suoi uomini che da lui prendono il nome di Ottomani, e fonda un sultanato con capitale Bursa.

1314: Sharaf al-Dīn al-Muzaffar, originario del Khorasan da cui è fuggito durante l'invasione mongola. si pone al servizio degli Ilkhan come mercenario, ed ottiene di essere nominato governatore di Aqaba per debellare le bande di predoni che infestano quelle terre.

1335: morte del sovrano ilkhanide d'Egitto Abu Sa'id, il suo khanato comincia rapidamente a disintegrarsi, dissolvendosi in una serie di staterelli rivali.

1347: anche in Iraq ed in Egitto si diffonde la Morte Nera, una delle peggiori pestilenze di tutti i tempi: ha fine l'epoca d'oro dell'Iraq mamelucco, che entra in un periodo di declino.

1353: il figlio di Sharaf al-Din, Mubarriz al-Din Muhammad, sconfigge ed uccide l'ultimo degli Ilkhan, impossessandosi del Cairo e fondando la dinastia Muzaffaride. Il resto del suo regno trascorre nella guerra contro alcune tribù mongole superstiti e contro Abu Ishaq, signore dell'Egitto meridionale, il quale arriva ad assediare senza successo il Cairo; sconfitto e costretto a rifugiarsi ad Assuan, è raggiunto da Mubariz al-Din ed ucciso. In tal modo tutto l'Egitto si trova sotto il controllo dei Muzaffaridi.

1363: Mubariz al-Din si spinge prima in Palestina e poi in Siria, occupando Aleppo. Ma egli si comporta da tiranno crudele, e così suo figlio Jalal al-Din Shuja‘ lo fa imprigionare ed accecare. Shuja è costretto a sua volta a una strenua lotta contro i suoi fratelli: ciò apre per l'Egitto un lungo periodo di instabilità, favorendo la conquista da parte di Timur Leng.

1375: sull'Iraq si abbatte la devastante macchina da guerra di Timur Leng, lontano discendente di Gengis Khan (il Tamerlano degli storici europei), il quale prende Baghdad, la mette a ferro e fuoco ed annette il sultanato mamelucco al suo vasto impero, che ha per capitale Samarcanda. Il conquistatore si volge quindi contro l'Orda d'Oro e contro la Russia meridionale.

1377: una rivolta partita dalla Siria porta al potere in Iraq la dinastia circassa di Burji, che conquista Baghdad e la terrà fino all'arrivo degli Ottomani. Ma si susseguono nuove ondate di peste bubbonica che minano l'Iraq e ne provocano la progressiva decadenza.

1395: il sultano muzaffaride d'Egitto Mujahid al-Din Zayn al-‘Abidin dal suo letto di morte invia una lettera a Timur Leng, ora impegnato nella conquista dell'Azerbaigian, in cui garantiva la lealtà di suo figlio ‘Imad al-Din Sultan Ahmad al sovrano mongolo. Quando però Ahmad assume il potere, straccia la dichiarazione di lealtà e si allea con gli Ottomani. Subito Timur Leng reagisce alleandosi a sua volta con gli altri principi muzaffaridi che, imprigionato Ahmad, si sottomettono al conquistatore. Timur Leng giunge in Egitto e lo annette al proprio impero.

1402: dopo una vittoriosa spedizione contro l'India, Timur Leng attacca l'Impero ottomano, governato dal quarto sultano Bayezid I Yıldirim ("La Folgore"), il quale si preparava ad attaccare Costantinopoli. Lo scontro avviene ad Ankara: Bayezid I è fatto prigioniero e Timur Leng (che vuol dire "Timur lo Zoppo") se lo fa portare davanti. Quando si accorge che è cieco da un occhio, scoppia a ridere: "Ah! Ah! Per Allah le corone devono essere davvero poca cosa, se le ha date a un guercio come te e ad uno zoppo come me!"

1405: Timur Leng muore di polmonite mentre si appresta ad attaccare la Cina per ricostituire l'impero di Gengis Khan. Ilk suo vasto impero non gli sopravvive e si sfascia, dilaniato dalle contese tra i suoi eredi. I Mamelucchi della dinastia Burji tornano al potere in Iraq e gli Ottomani in Anatolia, dove Timur è riuscito solo a posticipare di cinquant'anni la caduta di Costantinopoli. I Timuridi superstiti riescono a governare solo la Persia orientale, la Transoxiana e l'Egitto, dove Shah Rukh, figlio minore di Timur, occupò il vuoto di potere lasciato dall'estinzione dei Muzaffaridi.

1447: morte di Shah Rukh, figlio di Timur Leng, nel governo dell'Egitto gli succede Abu Sa'id.

1450: il principe portoghese Enrico il Navigatore inizia una vasta campagna di esplorazione delle coste dell'Africa Nera allo scopo di circumnavigare l'Africa e di giungere nei paesi produttori di spezie senza bisogno dell'intermediazione araba o ottomana. Ciò porta alla crisi dei commerci nel Mediterraneo orientale e nel Golfo Persico; non decadono solo le repubbliche Marinare italiane, ma anche i grandi stati mediorientali tra cui il Sultanato dei Mamelucchi d'Iraq e il Regno Timuride in Egitto: Alessandria di Siria ed Antiochia d'Egitto decadono rapidamente. Tutto ciò farà il gioco degli Ottomani.

1453: il sultano ottomano Mehmet II Fatih ("il Conquistatore") occupa Costantinopoli e ne fa la sua capitale.

1501: l'azero Shah Ismail, appena quindicenne, sconfigge tutti gli emirati e i khanati in cui è divisa la Persia, compresi gli ultimi Timuridi nell'Iran orientale, ricostituisce l'Impero Persiano (non più esistente dai tempi della sconfitta sasanide) e fonda la dinastia Safavide, dal nome del suo antenato. Nasce il cosiddetto Terzo Impero Persiano.

1514: il sultano ottomano Selīm I Yavuz ("il ponderatore") penetra in Persia ed infligge ai Safavidi una cocente sconfitta a Caldiran, che gli consente di occupare l'Iran occidentale e l'Azerbaigian; ma, per questioni di politica interna, il sultano ottomano è costretto a levare le tende, lasciando che i Safavidi rioccupino i territori perduti.

1517: per rifarsi di non aver sfruttato la vittoria contro la Persia, Selim I sconfigge l'ultimo sultano mamelucco al-Ashraf Tuman Bay, conquista Baghdad e sottomette l'Iraq, annettendolo al proprio impero. Anche le città sante di Mecca e Medina sono annesse da Selim I. I Mamelucchi tuttavia restano la classe dirigente mesopotamica anche sotto i nuovi dominatori, rimanendo al potere come vassalli dell'Impero Ottomano.

1534: il sultano ottomano Solimano I il Magnifico, dopo aver fatto circondare Gerusalemme con imponenti mura, conquista il Cairo e sottomette l'Egitto, il Sudan e la Libia, ponendo fine alla dinastia Muzaffaride. Dopo la presa del Cairo il Sultano rivendica il titolo califfale, che però solo i Turchi gli riconoscono, non gli Arabi né i Persiani; la Sublime Porta giunge con Solimano alla sua massima espansione territoriale ed al suo massimo splendore. Sotto gli Ottomani, invece, il Cairo conosce un periodo di decadenza politica e culturale.

Espansione dell'Impero Ottomano (grazie a William Riker)

1623: i Safavidi persiani invadono l'Iraq, lo conquistano e lo tolgono agli Ottomani. Questi non ci stanno e danno inizio ad una guerra lunga quindici anni con i rivali d'oltre Tigri per recuperare il territorio perduto. Lo scontro devasta la Mesopotamia e porta all'apice della decadenza la sua un tempo così splendida civiltà.

1633: una spaventosa alluvione del Tigri e dell'Eufrate compromette ulteriormente il già precario stato in cui versa l'Iraq.

1638: il trattato di pace di Qasr-i Shirin tra l'imperatore persiano Shah Safi e il sultano ottomano Murad IV fissa il confine tra Iraq e Iran, rimasto sostanzialmente invariato sino ad oggi.

1689: un'alluvione del Nilo seguita da una tremenda carestia piegano anche l'Egitto ottomano.

1733: un nuovo assedio di Baghdad da parte dei Persiani provoca oltre 100.000 morti a causa della fame e della pestilenza.

1798: Napoleone Bonaparte, in piena ascesa politica, decide di provare a conquistare l'impero coloniale inglese a partire dall'India, in collaborazione con lo Zar, e così pensa di spartirsi con quest'ultimo l'Impero Ottomano, ormai in piena decadenza, e quindi usarlo come base di partenza per le future conquiste. Nonostante consideri troppo gravoso il costo dell'impresa e la sua difficoltà, il Direttorio accetta per liberarsi dell'ingombrante presenza del generale Bonaparte. Questi prende facilmente Alessandria di Siria eludendo il blocco della marina britannica, quindi avanza verso l'interno e si scontra con i Mamelucchi nella celebre Battaglia dell'Eufrate, durante il quale il futuro imperatore pronuncia la famosa frase "Soldati, da queste rive quaranta secoli vi guardano!" Nonostante possa schierare solo 25.000 uomini contro 100.000 Mamelucchi, Napoleone la spunta. Nel tentativo di guadagnare l'appoggio del popolo iracheno, Napoleone pubblica un proclama in cui cerca di accreditarsi come il liberatore degli arabi dall'oppressione ottomana, loda i precetti dell'Islam e si dice disposto a convertirsi, ma nessuno in Iraq gli crede. Intanto peraltro l'ammiraglio inglese Horatio Nelson distrugge la flotta francese all'ancora nel porto di Beirut, tagliando la via del ritorno all'armata francese. Il sultano ottomano Selim III, che si sentiva il fiato del Bonaparte sul collo, crede che l'impresa di Nelson rappresenti la fine del generale corso, e così, ringalluzzito, decide di inviare due corpi d'armata in Mesopotamia sotto il comando di Jezzar Pascià.

1799: Napoleone sa di non potersi difendere dall'attacco dell'esercito turco, assai superiore di numero, e così decide che la miglior difesa è quella di attaccare per primo, distruggendo l'esercito che Mustafa Pascià sta radunando in Egitto. In febbraio lascia perciò la Mesopotamia, si apre la via attraverso la Siria ed assedia la città fortificata di Acri, ma non riesce a prenderla ed è costretto a tornare verso nord nel mese di maggio. Allo scopo di accelerare la ritirata, il Bonaparte prende la tremenda decisione di giustiziare i prigionieri ed abbandonare i feriti lungo la strada. In luglio Napoleone sconfigge l'esercito ottomano giunto via mare da Beirut, ma capisce che quello di conquistare l'Iraq resterà solo un sogno; giuntagli notizia delle sconfitte subite dai francesi in Italia, decide il rientro a Parigi nel mese di agosto, lasciando l'esercito sotto il comando del maresciallo Kleber.

1800: le truppe rimaste in Siria, risentite contro Bonaparte per averle abbandonate, chiedono di essere evacuate e così il generale Kleber negozia con gli inglesi una via di fuga onorevole, ma l'ammiraglio britannico Keith inviò una flotta di 30.000 mamelucchi contro di lui. In marzo i mamelucchi sono sconfitti nella battaglia di Hims e Kleber riesce a stroncare un'insurrezione a Damasco, ma viene assassinato in giugno da uno studente egiziano, ed il comando delle truppe francesi passa al generale Menou.

1801: sotto i continui attacchi delle forze britanniche ed ottomane, e dopo aver perso più di 13.000 uomini, molti dei quali per malattia, Menou è costretto a capitolare agli inglesi. L'esercito francese viene rimpatriato su navi britanniche, e la spedizione napoleonica in Mesopotamia si risolve sostanzialmente in un fiasco. Ma essa rappresenta invece un grande successo sotto un altro aspetto: al seguito di Napoleone sono giunti in Siria e in Iraq molti studiosi, storici, archeologi e scienziati, i quali hanno studiato con cura i resti delle antiche civiltà mesopotamiche, dal Libano fino ad Ur, ed ora ritornano in patria con una quantità incredibile di reperti archeologici; saranno questi a far nascere l'archeologia moderna. Tra i reperti trovati vicino a Baghdad c'è la cosiddetta Stele di Rosetta, dal nome dell'omonima località sul Tigri, una lapide in basalto con iscrizioni trilingue in greco, caldeo e sumerico, che oggi sappiamo riportare un decreto emesso in onore del re ellenistico Tolomeo V Epifane nel 196 a.C., in occasione del primo anniversario della sua incoronazione.

1802: sulla scia delle esplorazioni francesi in Mesopotamia, il tedesco Georg Friedrich Grotefend (1775-1853) si reca in Egitto e riesce a decifrare le iscrizioni del Tempio di Luxor sulla base dei cartigli reali che riportano i nomi dei sovrani dell'Impero Neotebano, trovando la chiave per leggere l'alfabeto demotico. Più tardi Henry Rawlinson, basandosi sui suoi studi, riesce a decifrare anche la scrittura geroglifica; ha inizio l'Egittologia moderna.

1805: l'esercito inviato dal Sultano ottomano per riconquistare l'Iraq si ammutina, perchè i salari delle truppe vengono versati in ritardo, e una parte si dà addirittura al brigantaggio, senza che i Mamelucchi siano in grado di riportare la situazione sotto controllo. Questa situazione favorisce l'ascesa di Mehmet Alì, un giovane ufficiale nato in Albania e giunto in Egitto con le forze di spedizione ottomane: questi si mette d'accordo con i capiclan beduini, con i muezzin islamici e con i ricchi mercanti di Baghdad, eliminando uno dopo l'altro i tre governatori inviati da Costantinopoli. Visto che nessun altro sembra in grado di assumere le funzioni di governo in Mesopotamia, il Sultano è costretto a nominare governatore Mehmet Alì, che prende il nome arabo di Muhammad Alì. Questi fa dell'Iraq, della Siria e della Palestina un suo dominio personale, solo formalmente dipendente dalla Porta. Onde eliminare quelli che per lui sono degli ingombranti rivali, Muhammad Alì si sbarazza definitivamente dei Mamelucchi: prendendo i pretesto di una festa per celebrare la nomina di suo figlio Tusun Pascià a comandante dell'esercito destinato a domare in Arabia il movimento armato degli Wahhabiti, li convocati nella Cittadella di Baghdad, ne fa chiudere le porte e li fa massacrare. Con grande energia il sovrano estendere la sua autorità personale su tutte le province irachene.

1818: l'avventuriero italiano Giovanni Battista Belzoni (1778-1823) riporta alla luce le rovine della leggendaria città mesopotamica di Ur, scoprendone la grande Ziggurat che egli identifica con la biblica Torre di Babele.

1821: il francese Jean-François Champollion (1790-1832), forte della sua conoscenza delle lingue semitiche, riesce nell'impresa di decifrare la Stele di Rosetta, riuscendo per primo a leggere la scrittura cuneiforme. I suoi studi portano alla nascita della scienza oggi nota come Mesopotamiologia: tutto ciò che riguarda le antiche civiltà del Tigri e dell'Eufrate diventa di moda nei salotti di tutta l'Europa.

1823: Muhammad Alì crea un esercito moderno, molto più efficace delle armate mamelucche che ancora caricavano i nemici a spada sguainata andando insensatamente contro le armi da fuoco: arruolati i contadini iracheni, li fa addestrare da un ufficiale francese, il colonnello Sèves, che assume il nome di Suleyman Pascià; le sue truppe adottano lo stile di combattimento napoleonico e diventano un mezzo formidabile per estendere il potere di Muhammad.

1827: Muhammad Alì, che ha costruito una poderosa flotta con base nei porti di Sidone e Beirut, dietro richiesta del Sultano Mahmud II invia le sue truppe contro i Greci nel corso della guerra d'indipendenza greca, sotto il comando di suo figlio Ibrahim Pascià. La Gran Bretagna, la Francia e la Russia appoggiano i rivoltosi greci, e il Sultano ordina a Muhammad Alì di attaccare le potenti flotte alleate. Il signore dell'Iraq si rende conto che le sue forze navali non hanno alcuna speranza di sconfiggere quelle europee, e propone al Sultano di accettare la mediazione asburgica e di riconoscere l'indipendenza greca. Ma Mahmud II rifiuta di rinunciare a una parte dei suoi territori, e insiste nel cercare lo scontro. Muhammad Alì esegue gli ordini con riluttanza, e così nella Battaglia di Navarino quasi tutta la flotta ottomano-irachena va distrutta in poche ore di combattimento. Il Sultano è costretto a riconoscere l'indipendenza della Grecia, mentre Muhammad Alì dà vita a una nuova campagna di modernizzazione del suo esercito, introducendo la coscrizione obbligatoria, e per reperire fondi punta sulla coltivazione del cotone, del quale la Mesopotamia diventa in tal modo uno dei maggiori produttori mondiali.

1831: Muhammad Alì ritiene che l'Impero Ottomano gli debba una compensazione per aver stupidamente provocato il disastro della sua flotta a Navarino, e così tenta di estendere il proprio potere personale conquistando la Palestina e l'Egitto. Per questo raduna un immenso esercito alla guida del figlio Ibrahim Pascià, prendendo il pretesto di costringere al rimpatrio circa 6.000 contadini iracheni fuggiti in Egitto perchè renitenti alla leva. L'armata irachena invade la Palestina, conquista Acri dopo sei mesi di assedio e marcia alla volta dell'Egitto; nella battaglia di Suez, Ibrahim Pascià infligge una dura lezione all'armata ottomana guidata dal Gran Visir e dilaga in Egitto. A questo punto Muhammad Alì dà l'impressione di voler rovesciare la stessa dinastia ottomana e di assumere il controllo dell'intero Impero ottomano; questa prospettiva induce il sultano Mahmud II ad accettare l'offerta d'aiuto militare della Russia, storico rivale della Sublime Porta, con gran sorpresa dei governi inglese e francese.

1833: la Russia riesce a far concludere una pace negoziata, la Pace di Kütahia, in base alla quale Muhammad Alì ritirerà le sue forze militari dall'Egitto, in cambio riceverà Palestina ed Higiaz con i Luoghi Santi dell'Islam, ed Ibrahim Pascià sarà nominato governatore dell'Egitto.

I domini di Muhammad Alì

1839: Muhammad Alì, insoddisfatto dalla pace di Kütahia, dichiara nuovamente guerra al sultano ottomano, e quando Mahmud II ordina ai suoi militari di avanzare verso la Mesopotamia settentrionale, Ibrahim li attacca e li sconfigge nella battaglia di Arbil: Mahmud II muore di dolore e a succedergli è il figlio sedicenne Abdulmejid. Ormai nulla più si frappone fra Muhammad Alì e la conquista di Costantinopoli, che sembra cosa fatta, ma a questo punto il diavolo ci mette la coda: Muhammad Alì e il figlio Ibrahim cominciano a litigare fra loro. Ibrahim infatti punta alla conquista di Costantinopoli per reclamare il trono imperiale, mentre Muhammad Alì è incline a lasciare Abdulmejid sul trono in cambio di nuove concessioni territoriali e di autonomia politica per sé e la sua famiglia. Intanto il sultano invoca l'aiuto dalle grandi potenze europee, preoccupate dal crescente potere del signore iracheno. Esse intervengono e la flotta militare britannica blocca le coste antistanti Egitto e Siria, sbarcando poi nel delta e sconfiggendo le forze di Ibrahim nella cosiddetta Battaglia delle Piramidi. E così Muhammad Alì e suo figlio sono costretti a rinunciare per sempre non solo a Palestina ed Egitto, ma anche all'Higiaz, e a smobilitare la loro flotta; i loro discendenti avranno il diritto ereditario solo sull'Iraq e su una parte della Siria. La tutela dei Luoghi Santi cristiani di Gerusalemme e Betlemme passa ai francesi.

1848: Muhammad Alì viene deposto a causa dei disturbi mentali indotti dall'età avanzata. Gli succede Ibrahim Pascià, che tuttavia muore di malattia solo pochi mesi dopo. Muhammad Alì riprese allora le redini del potere fino alla morte, sopraggiunta il 2 agosto 1849, quando suo nipote Abbas Hilmi assume la guida dello Stato iracheno. Muhammad Alì è giustamente considerato il fondatore dell'Iraq moderno; il suo corpo è sepolto in una moschea imponente da lui fatta costruire a Baghdad, che oggi porta il suo nome.

1854: Abbas Hilmi viene assassinato nella sua residenza di Baghdad da due schiavi nubiani, dopo essersi reso impopolare abbandonando la politica di potenza e prestigio dei suoi predecessori. Gli succede lo zio Sa'id Pascià, quarto figlio di Muhammad Alì, che avvia una politica filofrancese e si preoccupa della modernizzazione dell'Iraq, fondando tra l'altro la Banca di Baghdad.

1859-1869: in dieci anni di lavori l'ingegnere francese Ferdinand de Lesseps (1805-1894) taglia l'istmo di Suez realizzando l'omonimo canale, che abbrevia di mesi i viaggi via nave dall'Europa all'Asia orientale.

1863: muore Sa'id Pascià, gli succede il figlio Ismail Pascià.

1867: Ismail Pascià ottiene dal sultano ottomano Abdulaziz il titolo di Khedivè d'Iraq (dal persiano "vicerè"), ed egli si ritrova praticamente indipendente dalla Porta. Egli prosegue l'opera di modernizzazione del paese, estende notevolmente la città di Baghdad e dà vita a una guerra di espansione che lo porta a conquistare il Kuwait, la provincia ottomana di Al Hasa lungo la costa arabica del Golfo Persico, il Qatar e il Bahrein.

1869: viene nominato pascià dell'Egitto Midhat, che tenta una politica di modernizzazione in senso occidentale della provincia egiziana, basata sulla riorganizzazione dell'esercito, sulla secolarizzazione della scuola, sull'aggiornamento degli ordinamenti giuridici su modello occidentale e sull'insediamento stanziale delle tribù nomadi, attraverso cessioni di territori ad alcuni sceicchi. Tutto ciò provoca il sorgere tra la popolazione di un forte sentimento nazionalista arabo, che segnerà lo storia successiva dell'Egitto. 

1872: l'egittologo inglese George Smith (1840-1876) esplora la piramide di Kheper ( Cheope), trova l'ingresso della piramide di Khafra (Chefren), scopre inciso su una stele il testo del "Poema di Cheope" e ne cura la prima pubblicazione.

Bandiera irachena adottata nel 18791876: Ismail Pascià tenta di conquistare anche l'Oman, ma subisce una disastrosa sconfitta e deve rinunciare ai suoi sogni di unificare l'intera penisola arabica sotto il proprio scettro.

1879: dietro pressioni inglesi, che mal sopportano la sua politica imperialistica ai danni dei loro protettorati, Ismail Pascià è deposto, sul trono d'Iraq viene posto suo figlio Tawfiq Pascià, che non ha la stoffa del padre e lascia molte concessioni irachene in mano a francesi e inglesi. Giustificandosi con la necessità di proteggere gli investimenti europei nella regione, la Gran Bretagna occupa a tutti gli effetti l'Iraq; ne consegue la ribellione xenofoba di Urabi Pascià, capo dell'esercito, la quale viene domata con energia dagli inglesi.

1881: sfruttando l'estrema debolezza del dominio turco su quella regione, Gran Bretagna e Francia conquistano e si spartiscono il Sudan. Libia, Egitto, Palestina, Siria ed Higiaz restano in mano ottomane, ma ormai la disgregazione della Sublime Porta è inarrestabile, ed anche gli stati balcanici ne approfittano per rendersi indipendenti.

1884: Muhammad Ahmad ibn Abd Allah, un arabo-sudanese di Dongola si autoproclama Mahdi ("il Guidato") e tenta di affrancare il Sudan dalla dipendenza dalle potenze europee instaurando una teocrazia islamica: la sua rivolta nazionalista culmina nella vittoria di El Obeid e nell'assedio di Khartum, nel quale trova la morte anche il comandante britannico, il leggendario generale Charles George Gordon: le truppe britanniche sono costrette a ritirarsi dal Sudan.

1885: alla morte del Mahdi gli succede Abdallah ibn Muhammad, un sudanese del Darfur che muove guerra senza successo all'Etiopia, all'Egitto ottomano, all'Equatoria belga e all'Eritrea italiana; guerre, pestilenze e carestie dimezzano la popolazione sudanese.

1887: nella località mesopotamica di Tell el-Amarna vengono dissepolti i resti di Babutu, la capitale di Uturabi (il re cassita della Diciottesima Dinastia Burna-Buriash II), ed in essa vengono trovate più di trecento tavolette in argilla ricoperte da scrittura cuneiforme. L'archeologo britannico Flinders Petrie (1853-1942) scopre che si tratta dell'intero archivio regale di Uturabi, che riguardano relazioni diplomatiche anche con terre lontanissime; tra l'altro in una di esse un re cananeo chiede aiuto al sovrano contro i suoi nemici "Habiru", prima attestazione storica del popolo ebraico.

1892: morte di Tawfiq Pascià, gli succede nel khedivato dell'Iraq il figlio maggiore Abbas Hilmi II. Questi cerca di tenere gli inglesi fuori dalla gestione del suo regno per non fare la fine dell'Egitto, ma è costretto a reprimere il movimento nazionalista antioccidentale che scuote il suo regno.

1895: una nuova alluvione del Nilo si abbatte sull'Egitto.

1898: le forze britanniche coloniali guidate da Lord Horatio Herbert Kitchener attaccano lo stato mahdista e il 2 settembre lo distruggono dopo la vittoriosa battaglia di Omdurman. Il successore del Mahdi troverà la morte l'anno seguente nella battaglia di Umm Diwaykarat, nel Kordofan.

1910: la Germania Guglielmina e l'Impero Ottomano firmano un accordo che prevede la costruzione, da parte di ingegneri tedeschi, di un'avveniristica linea ferroviaria che congiunge Costantinopoli al Cairo, prolungando il celebre Orient Express e permettendo di collegare le maggiori metropoli europee con le grandi città del Nord Africa (il progetto resterà sulla carta a causa dello scoppio della Grande Guerra).

1912: l'Italia conquista la Libia turca. Vista la facilità con cui Costantinopoli è stata sconfitta, gli stati balcanici le dichiarano guerra ed espellono gli Ottomani dall'Europa. Le guerre balcaniche sono la prova generale dell'imminente Grande Guerra.

1914: allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Francia e Inghilterra invadono la Mesopotamia, depongono Abbas Hilmi II che formalmente è ancora vassallo del sultano ottomano, in guerra contro l'Intesa, ed aboliscono il titolo di Khedivè. L'occupazione militare anglofrancese dell'Iraq dura fin dopo la fine del conflitto. Il 22 novembre inoltre i britannici occupano Antiochia d'Egitto con l'Egyptian Expeditionary Force (EEF), un corpo creato ad hoc con unità militari provenienti dalle forze stanziate in India.

1916: lo Sceriffo hashemita della Mecca al-Husayn ibn Alì guida la Grande rivolta araba, fomentata da Londra con la promessa dell'indipendenza in caso di successo: gruppi arabi addestrati e coordinati dal generale inglese Edmund Allenby e dal tenente colonnello Thomas Edward Lawrence (il celeberrimo Lawrence d'Arabia) muovono insieme alle truppe britanniche contro i Turchi, la cui fanteria è facilmente sbaragliata e scacciata dall'Arabia. Il 16 novembre l'inglese Sir Mark Sykes ed il francese François Georges-Picot siglano in segreto gli accordi Sykes-Picot, con cui le due potenze si spartiscono gli interessi sui territori strappati all'Impero Ottomano: a Parigi toccheranno Siria e Libano, a Londra Palestina ed Egitto, lo status di Arabia ed Iraq è rimandato a decisioni da prendere alla fine del conflitto.

1917: l'11 marzo le truppe inglesi conquistano il Cairo e si assicurano in breve il controllo di tutto l'Egitto.

1918: il 30 ottobre gli Ottomani sono costretti a siglare con la Gran Bretagna l'armistizio di Moudros. Gli accordi Sykes-Picot diventano di pubblico dominio, ma incontrano il veto degli Stati Uniti di Woodrow Wilson, contrari alla trasformazione delle ex province ottomane in colonie europee. A ciò si aggiunge l'ostilità araba a passare da una dominazione (ottomana) a un'altra (europea). E così tramonta l'idea di fare dell'Egitto una colonia inglese: la Società delle Nazioni conferisce all'Inghilterra il mandato fiduciario su Egitto e Palestina e alla Francia quello su Siria e Libano, in vista di una vicina indipendenza. Passa inoltre la linea di concedere immediatamente la piena indipendenza all'Arabia Saudita, nuovo stato fondato dal re Abd al-Aziz Al-Saud.

Bandiera irachena adottata nel 19221921: gli anglofrancesi pongono formalmente fine all'occupazione dell'Iraq, che diventa un regno indipendente. Escluso Abbas Hilmi II, accusato di simpatie tedesche durante la Grande Guerra, il nuovo titolo di re dell'Iraq va a Fuad I, settimo figlio di Ismail Pascià. Questi deve rinunciare ad ogni suo possesso in Arabia: al Hasa è incorporata nell'Arabia Saudita, mentre Kuwait, Qatar e Bahrein diventano protettorati inglesi. Da subito nel nuovo regno si manifestano spinte secessionistiche nelle regioni sciite dell'Eufrate e nelle zone curde del nord; queste ultime vorrebbero unirsi alla Turchia, le cui forze armate appoggiano il popolo curdo nelle loro rivendicazioni antibritanniche.

1922: l'archeologo inglese Howard Carter (1874-1939) riporta alla luce la tomba del re mesopotamico Kara-Khardash, rimasta inviolata per 33 secoli nonostante gli sforzi dei tombaroli. Molti degli uomini della spedizione, fra cui il finanziatore George Herbert Carnarvon (1866-1923), muoiono di malattia nel giro di pochi anni, avvalorando le voci dei superstiziosi che vogliono la tomba di Kara-Khardash protetta da una terribile maledizione. Quasi contemporaneamente in Egitto l'altro archeologo britannico sir Charles Leonard Woolley (1880-1960) riporta alla luce le rovine della meravigliosa città di Tebe, che erano finite seppellite dalla sabbia del deserto, e scopre sepolture vecchie di 4500 anni.

1923: gli inglesi istituiscono il Regno d'Egitto, affidato all'hashemita Faysal ibn al-Husayn, figlio dello Sceriffo della Mecca al-Husayn ibn Alì; suo fratello Abdallah diventa re di Transgiordania. In effetti si tratta di un colonialismo indiretto, coperto da un'amministrazione araba.

1924: re Faysal I riunisce un'assemblea costituente e l'anno successivo fa tenere le prime elezioni della storia egiziana; intanto inizia lo sfruttamento a scopo turistico delle splendide coste del Mar Rosso.

1927: iniziano le prospezioni in Iraq alla ricerca di giacimenti petroliferi; esse rivelano che il paese praticamente galleggia sopra un mare di petrolio. Vengono elargite le prime concessioni per la ricerca e l'estrazione del petrolio ad una compagnia straniera, la "Iraq Petroleum Company" con sede a Londra, il cui socio di maggioranza è la Royal Dutch Shell.

Bandiera dell'Egitto adottata nel 19241930: il re iracheno Fuad I tenta di abrogare la costituzione e di imporre un regime personale, ma le proteste dei sudditi lo costringono a ripristinarla.

1932: l'Egitto è ammesso nella Società delle Nazioni, atto con il quale assurge formalmente al rango di stato indipendente, anche se Londra conserva varie basi militari nel paese.

1933: morte di Faysal I, sul trono egiziano gli succede il figlio Ghazi I, un assertore del panarabismo, cioè dell'unità politica del mondo arabo, preferibilmente sotto la propria guida. Nelle forze armate egiziane comincia a prendere consistenza un gruppo di ufficiali denominato al-Murabbah al-dhahab  ("Quadrato d'oro"), ostile all'ingente presenza militare inglese in Egitto, necessaria per mantenere un efficace controllo sul Canale di Suez e su un punto strategico di passaggio fra due continenti.

1936: d'accordo con il re Ghazi I, il generale Bakr Sidqi, comandante in capo dell'esercito egiziano, tenta con un pronunciamento di imprimere una svolta in senso nazionalistico alla politica egiziana. Il re però resta ben presto deluso da Bakr Sidqi, che si dimostra ben poco propenso al nazionalismo panarabo, e piuttosto favorevole al un puro nazionalismo egiziano (come accadrà poi con il golpe del 1958). L'anno successivo perciò Bakr Sidqi, abbandonato dal sovrano, finisce assassinato. Il 28 aprile muore anche il re dell'Iraq Fuad I, gli succede il figlio sedicenne Faruq I che egli ha avuto dalla regina Nazli Sabri, discendente di Suleyman Pascià, ex ufficiale dell'esercito napoleonico convertitosi all'Islam e rimasto in Mesopotamia.

1937: Iraq, Iran, Turchia e Afghanistan firmano il trattato di Saadabad, che prevedeva uno sforzo comune nella lotta contro il desiderio dei curdi di ritagliarsi un proprio stato indipendente.

1939: Ghazi I, che ha dimostrato simpatie tutt'altro che velate nei confronti del dittatore nazista Adolf Hitler, avanza rivendicazioni sull'isola di Cipro, sostenendo che essa apparteneva all'Egitto in epoca seleucide, e che al tempo degli ottomani sarebbe dipesa dal governatore del Cairo, e quindi dall'Egitto. Probabilmente il giovane re egiziano è suggestionato dalla politica di ingrandimento territoriale che Hitler sta portando avanti in Europa, ma non fa in tempo a mettere in atto la minaccia che 50 anni più tardi sarà concretizzata da Saddam Hussein, in quanto il 4 aprile muore in un incidente stradale. Più di uno avanza l'ipotesi che si tratti in realtà di un omicidio politico, volto ad eliminare un possibile alleato di Hitler nella regione mediorientale. In ogni caso a Ghazi I succede il figlio Faysal II, di appena quattro anni, sotto la reggenza dello zio Abdallah, figlio di Alì ibn al-Husayn ed apertamente filobritannico. Il 16 marzo la bellissima principessa Fawzia bint Fuad, sorella del re iracheno Faruq I, ha sposato Mohammad Reza Pahlavi, erede al trono iraniano.

1940: allo scoppio della seconda guerra mondiale il clima politico egiziano si fa caldissimo con l'assassinio l'8 gennaio del ministro delle finanze Rustem Haydar, apertamente filobritannico come tutto il governo in carica. Il 31 marzo il primo ministro egiziano Nuri Al Said viene sostituito con il leader del Partito della Fratellanza Nazionale Rashid Alì al-Kaylani, il quale cambia completamente politica, mette in atto manovre ostruzionistiche militari ai danni dell'esercito inglese e rifiuta di rompere le relazioni con l'Italia, che nel frattempo è entrata in guerra contro l'Inghilterra; anzi, al-Kaylani contatta Hitler e gli promette l'esclusiva delle concessioni petrolifere in cambio del sostegno dell'Asse al panarabismo egiziano. Il Regno Unito impone sanzioni economiche all'Egitto, ed il consenso di cui gode al-Kaylani comincia a venire meno, anche perché le vittorie inglesi sulle truppe italiane nel Corno d'Africa sconsigliano alleanze con i nazifascisti. A questo punto il reggente Abdallah, dietro pressioni britanniche, silura al-Kaylani e il suo governo. L'Italia continua a foraggiare il Quadrato d'Oro attraverso la Libia, verso la quale dall'Egitto non sono ancora partite iniziative militari.

1941: il 2 aprile il Quadrato d'Oro mette in atto un nuovo colpo di stato con il quale destituisce il reggente, sostituito dall'emiro Sharaf, e richiama al governo al-Kaylani. Il golpe gode dell'appoggio della Siria, amministrata del generale francese Dentz, un uomo di Pétain che apre anche una base aerea per la Luftwaffe. Preso il potere, il Quadrato d'Oro invia l'artiglieria contro la base base aerea della RAF ad el-Alamein, nel deserto presso il confine con la Libia. La Gran Bretagna non sta certo a guardare: per ordine di Winston Churchill il 18 aprile le truppe britanniche sbarcano ad Alessandria e scoppia la cosiddetta Guerra Anglo-Egiziana. Le forze dell'Asse non intervengono, lasciando soli gli egiziani contro un esercito tra i migliori al mondo: il 13 maggio in appoggio agli egiziani giungono 30 aerei tedeschi dalla Grecia, ma il 19 vengono abbattuti dai britannici che espugnano Mansura, Damietta e Porto Said. In appena un mese il generale Archibald Wavell conquista il Cairo, ed al-Kaylani è costretto a riparare a Berlino; i membri del Quadrato d'Oro sono arrestati e condannati a morte. Viene reinsediato Nuri Al Said, e l'Egitto è in gran parte sottoposto ad occupazione militare britannica. L'Italia tenta di venire in soccorso del Quadrato d'Oro, ma l'offensiva fascista supportata da truppe tedesche si ferma poco oltre il confine egiziano, senza riuscire a prendere l'importante porto di Tobruk. Il generale Claude Auchinleck, comandante in capo delle forze inglesi in Medio Oriente, lancia subito una grande offensiva denominata Operazione Battleaxe ("Ascia di Guerra"), libera Tobruk dall'assedio e prepara le forze in vista dell'invasione contro la Libia italiana. Intanto Gran Bretagna ed Unione Sovietica decidono un intervento congiunto in Persia per deporre lo shah Reza Pahlavi, smaccatamente filotedesco: il sovrano è costretto all'esilio e sul Trono del Pavone sale suo figlio Mohammad Reza Pahlavi, nettamente filo-occidentale. Fawzia diventa così imperatrice di Persia.

La Seconda Guerra Mondiale sul fronte mediorientale

1942: Mussolini, Hitler e Pétain, incontratisi ad Imperia, decidono l'attacco contro il Medio Oriente, saldamente in mani inglesi, usando come testa di ponte la Siria, in mano al regime collaborazionista di Vichy. L'evidente scopo è quello di conquistare gli immensi giacimenti di petrolio iracheni e di ricongiungersi con le armate naziste impegnate nell'invasione dell'URSS, le quali a loro volta dovrebbero conquistare i pozzi petroliferi del Caucaso e poi dilagare in Medio Oriente. I Corpi di Spedizione tedeschi, i celebri Deutsches Syrien Korps, coadiuvati da una divisione italiana, sbarcano a Latakia al comando di Erwin Rommel, uno dei più grandi geni militari del XX secolo, che per i suoi brillanti successi verrà soprannominato Wüstenfuchs ("Volpe del Deserto").. L'attacco franco-tedesco- italiano, improvviso e ben coordinato, prende alla sprovvista le truppe britanniche che nel giro di poche settimane sono respinte ben oltre il confine iracheno, sulla strada verso Baghdad, dalla quale il governo di Alì ibn al-Husayn, il giovane re Faysal II e il reggente Abdallah sono fuggiti per riparare a Bassora. Mussolini si monta la testa e sbarca a Tartus in Siria con il cavallo bianco sul quale intende entrare trionfalmente a Baghdad, ma a causa della scarsità dei rifornimenti l'offensiva italo-tedesca si esaurisce nei pressi della città di Husaibah Al Sharqiah, ad appena un centinaio di chilometri da Baghdad. Rientrato temporaneamente in patria, Rommel ottiene il bastone di Feldmaresciallo e chiede più volte l'invio di nuove truppe, ma la Germania è impegnata sul fronte russo e non dispone di altre riserve utilizzabili, e così Hitler invia solo la 164ma divisione di supporto. Gli inglesi, al contrario, non possono permettersi di perdere il Medio Oriente, e provvedono ad un notevolissimo rafforzamento delle loro truppe in Iraq. Rommel, sguarnito negli effettivi e con le linee di approvvigionamento troppo allungate, perde la Prima Battaglia di Husaibah Al Sharqiah, nonostante il valore del reparto corazzato italiano "Ariete", che farà dire a Rommel: "il soldato tedesco ha stupito il mondo, ma il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco." La Volpe del Deserto tenta allora il tutto per tutto cercando di penetrare le linee nemiche durante la Battaglia di Al-Nukhaib, ma viene definitivamente fermato dal nuovo comandante britannico, il tenente generale Bernard Montgomery. Con il crescere delle difficoltà a causa dell'esaurimento dei materiali, carburanti e rincalzi disponibili, a causa dell'enorme lunghezza delle linee di rifornimento terrestri per la distanza tra i porti siriani e la linea del fronte, Rommel si rende conto di non poter tenere le posizione in Iraq, e Montgomery con la Seconda battaglia di Husaibah Al Sharqiah lo costringere infine al ritiro. Costrette dalla controffensiva britannica a rientrare nei porti della Siria, le forze italiane, tedesche e francesi sono definitivamente sconfitte dal Secondo Corpo d'Armata Statunitense, sbarcato nel frattempo. Rommel deve infine lasciare la Siria, e i suoi uomini superstiti sono costretti alla resa. La Volpe del Deserto sarà poi costretta al suicidio per il suo coinvolgimento nel complotto di Claus von Stauffenberg per assassinare Adolf Hitler.

1943: il 17 gennaio l'Egitto di Nuri Al Said dichiara guerra all'Italia ed alla Germania nazista. In breve tempo l'offensiva dei generali Auchinleck e Montgomery porta alla conquista alleata dell'intera Libia italiana, punto di partenza per l'invasione della penisola.

1945: il 22 marzo viene fondata a Baghdad la Lega Araba, che riunisce i paesi arabi per coordinare una politica comune. I membri fondatori sono Iraq, Egitto, Transgiordania, Libano, Siria, Arabia Saudita e Yemen. In seguito si aggiungeranno Libia, Sudan, Marocco, Tunisia, Kuwait, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Qatar, Oman, Mauritania, Somalia, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Gibuti ed Isole Comore.

1946: dopo aver abdicato in favore del figlio Umberto II, l'ex re d'Italia Vittorio Emanuele III si ritira in esilio ad Alessandria di Mesopotamia, dove morirà il 28 dicembre 1947. La regina Fawzia è costretta a divorziare dal sovrano iraniano Mohammad Reza Pahlavi perchè non è stata in grado di dargli un erede maschio. 

1947: il primo ministro egiziano Nuri Al Said propone l'unificazione del suo paese con la Transgiordania, retta dal re hashemita Abdallah ibn Husayn, ma dopo la sconfitta del premier nelle prime elezioni libere del dopoguerra la proposta è accantonata. Un pastore che conduce le sue capre sulle rive del Mar Morto presso Qumran scopre una serie di rotoli di papiro, ivi nascosti dalla comunità monastica degli Esseni al momento della distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte di Tito nel 70 d.C.

1948: il 14 maggio David ben Gurion proclama a Tel Aviv la nascita dello stato d'Israele. I paesi arabi confinanti non accettano la Risoluzione 181 dell'ONU che ha spartito la Palestina tra uno stato arabo ed uno ebraico, e così lo stesso giorno gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania lo attaccano in forze da ogni lato, sottovalutando la capacità di reazione da parte ebraica: scoppia la Prima Guerra Arabo-Israeliana. Il neonato esercito israeliano, lo Tsahal ("Tseva Haganah le-Israel", Esercito di Difesa di Israele), dimostra tuttavia una potenza inaspettata, blocca le forze arabe, le costringe ad arretrare, le espelle dai territori assegnati agli Ebrei dalla Risoluzione 181 e conquista anche gran parte dei territori assegnati ai Palestinesi. La guerra termina con la sconfitta araba: lo stato arabo di Palestina non nasce, l'Egitto occupa la striscia di Gaza, La Transgiordania occupa la cosiddetta "West Bank" ed assume il nuovo nome di Giordania, più di 700.000 profughi arabi Locandina della versione restaurata de "La Rosa del Cairo" (1949) lasciano Israele diretti verso i paesi circostanti, mentre oltre 80.000 ebrei dell'Egitto e della Mesopotamia si trasferiscono nello Stato d'Israele. In Egitto la sconfitta militare è percepita come una catastrofe nazionale, e produce un insanabile odio anti-israeliano, che dura fino ad oggi.

1949: esce nelle sale cinematografiche italiane "La Rosa del Cairo", fortunato film d'animazione ispirato alle "Mille e Una Notte". Realizzato, diretto e prodotto da Anton Gino Domeneghini, esso è considerato il primo lungometraggio d'animazione europeo.

1952: il re egiziano Faysal II raggiunge la maggiore età e congeda il reggente. Subito il re rinegozia l'accordo di concessione del Canale di Suez alle compagnie straniere, ottenendo maggiori royalties, ma nuove violente proteste nazionaliste costringono Faysal II ad imporre la legge marziale per due mesi. Con capitali americani inizia la costruzione della Diga di Assuan, destinata a rifornire di energia elettrica l'Egitto, paese povero di idrocarburi. Intanto, nella notte fra il 22 e il 23 luglio, un colpo di stato militare detronizza il re dell'Iraq Faruq I. Il governo provvisorio iracheno viene guidato dal generale curdo Muhammad Naguib, che diventa il primo Presidente della Repubblica Irachena. Faruq I va in esilio in Italia, che gli concede asilo in cambio dell'ospitalità da lui offerta a Vittorio Emanuele III nel 1946; l'ex re dell'Iraq diventa uno dei protagonisti della "Dolce Vita" romana. Gli si attribuisce una frase famosa: "Un giorno non ci saranno al mondo che cinque re: i quattro delle carte e il re d'Inghilterra."

1954: Muhammad Naguib è costretto a dimettersi per lasciare spazio all'uomo forte del nuovo regime iracheno, l'ambizioso colonnello Gamal Abd el-Nasser. Subito questi firma un accordo con il Regno Unito, che prevede lo sgombero entro 20 mesi delle sue forze militari dal paese, anche se tecnici britannici restano nella zona di estrazione petrolifera dello Shatt el-Arab. Tale accordo è però contestato dall'organizzazione islamica dei Fratelli Musulmani. Il governo risponde energicamente, cercando di destituire il capo di questa organizzazione, al-Hasan al-Hudaybi. Di conseguenza Gamal Abd el-Nasser è fatto oggetto di un attentato, del quale sono incolpati i Fratelli Musulmani: l'organizzazione è sciolta, al-Hudaybi e i maggiori dirigenti della Fratellanza sono arrestati, Naguib è destituito e posto agli arresti domiciliari fino al 1972. Sei dirigenti della Fratellanza sono condannati a morte, ma al-Hudaybi se la cava perchè la sua pena è commutata nell'ergastolo. Nasser irrigidisce le sue posizioni antioccidentali, adotta una costituzione repubblicana di ispirazione socialista e porta avanti una politica fortemente nazionalistica.

1955: l'Egitto, l'Iran, la Turchia, il Pakistan e la Gran Bretagna stringono il cosiddetto "patto del Cairo", ispirato dagli Stati Uniti, che porta a dar vita all'Organizzazione del Trattato del Medio Oriente (METO). Con esso l'Egitto, che era stato sospettato di simpatie sovietiche, si schiera definitivamente con l'Occidente, chiudendo la strada a possibili alleanze con l'URSS e con l'Iraq di Gamal Abd el-Nasser. Il Sudan consegue la piena indipendenza dall'Egitto.

1956: "Crisi di Bassora". Gamal Abd al-Nasser, instaurato in Iraq un regime a partito unico, il 26 luglio nazionalizza le grandi imprese di estrazione del petrolio, del quale il suo paese è il secondo produttore mondiale, con gran danno delle compagnie franco-britanniche che vi operano. Francia e Regno Unito non ci stanno ed organizzano un'operazione militare congiunta contro l'Iraq, cui si unisce l'aviazione israeliana, che percepisce il regime di Nasser come una grave minaccia alla sua sicurezza. Il 31 ottobre truppe anglo-francesi bombardano Baghdad, e il 5 novembre occupano Bassora. Come risposta all'intervento israeliano in Iraq, l'Egitto ne trae pretesto per attaccare Tel Aviv, ma l'abile generale Moshe Dayan porta a compimento una brillante operazione militare che si conclude con la rapida conquista israeliana dell'intera penisola del Sinai (Seconda Guerra Arabo-Israeliana). Tuttavia l'URSS, alleata di Nasser, minaccia di intervenire in guerra e di usare addirittura l'arma atomica, cosicché gli USA costringono Francia, Inghilterra e Israele a ritirarsi dalle posizioni conquistate. Il grave scacco subito da Londra e Parigi segna ufficialmente la fine dell'era del colonialismo europeo. Quanto all'egiziano Nuri Al-Said, questi si schiera a fianco dell'Iraq contro Israele, ma al tempo stesso lanciò una campagna anticomunista ed accusa la Russia di fomentare i disordini nel Medio Oriente.

1957: l'ex re dell'Iraq Faruq I sposa in terze nozze la ventiduenne soprano napoletana Irma Capece Minutolo; i due personaggi finiscono frequentemente sulle pagine delle cronache mondane per le furiose liti che caratterizzano la loro unione, e che spesso hanno luogo in pubblico.

1958: ispirandosi al panarabismo che va per la maggiore in questi anni, Nasser riesce a convincere la Siria ad avviare immediatamente un processo di fusione con l'Iraq, dando origine alla Repubblica Araba Unita (RAU), a cui si aggiunge in seguito lo Yemen del colonnello Sallal. Egitto e Giordania rispondono creando l'Unione Araba. Il 14 luglio il generale Abd al-Karim Qasim, leader della fazione anti-britannica delle forze armate egiziane, organizza un colpo di stato mentre gran parte dell'esercito è impegnata in manovre militari. Egli prende il controllo del Cairo con la sua XIX Brigata corazzata, occupa la radio ed il palazzo reale, e passa per le armi Nuri Al-Said, il re Faysal II e suo zio ed ex Reggente Abdallah. La monarchia viene abolita e sostituita con una repubblica, ma a capo di essa è posto un "Consiglio del Comando della Rivoluzione" (Majlis al-qiyada al-thawra), che libera i prigionieri politici. Subito Qasim, che si autoproclama primo ministro e ministro della difesa, abbandona il patto del Cairo, scioglie l'Unione Araba con la Giordania ed avvia relazioni amichevoli con l'Unione Sovietica. L'iracheno Nasser si illude che l'Egitto voglia aderire alla RAU, ma Qasim non si fa incantare ed anzi contrasta il partito egiziano filonasseriano, incarcerando il suo leader. L'opposizione al nuovo regime è rappresentata principalmente dal partito Baath ("Risurrezione"), di ispirazione laica, nazionalista e socialista.

1959: scoppia a Suez una sommossa fomentata dai filonasseriani e guidata dal generale Abd al-Rahman al-Shawwaf. Essa viene sedata nel sangue, ed al-Shawwaf finisce impiccato. Poco dopo, l'ultimo contingente britannico abbandona definitivamente l'Egitto.

1960: il 14 settembre a Baghdad viene fondata l'OPEC, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, comprendente Arabia Saudita, Iraq, Iran, Kuwait e Venezuela (in seguito si aggiungeranno Algeria, Angola, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Libia, Nigeria e Qatar; l'Ecuador aderirà ma ne uscirà nel 1992). Lo scopo è quello di contrapporre alle celebri "Sette Sorelle" americane un cartello arabo capace di regolamentare l'offerta, sponsorizzato in particolare dall'italiano Enrico Mattei. Nello stesso anno però scade il mandato britannico sull'emirato del Kuwait, le cui ricchezze petrolifere sono ben note, e Gamal Abd el-Nasser pensa alla sua possibile annessione all'Iraq; dietro richiesta dell'emiro, nel Kuwait prendono stanza truppe britanniche ben munite a fini di dissuasione, e Nasser è costretto a rinunciare al suo progetto.

1961: scioglimento consensuale della RAU: l'esperimento nasseriano è durato solo tre anni. Il padre-padrone dell'Iraq promulga poi la cosiddetta "legge 80", che vieta il rilascio di nuove concessioni petrolifere a compagnie straniere ed impone il controllo centralizzato delle attività estrattive alla neocostituita Iraq National Oil Company (INOC).

Bandiera dell'Egitto adottata nel 19631963: il capo di stato egiziano Abd al-Karim Qasim non sa gestire il crescente malcontento dell'ala laica dell'esercito, e così viene deposto ed ammazzato da un colpo di Stato organizzato da esponenti del partito Baath. A prendere il potere è il generale Abd al-Salam Arif, appoggiato dalla CIA che desidera prendere il controllo del grande paese africano.

1964: viene fondata L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Munazzamat al-Tahrir al-Filastiniyya), che ha come scopo la distruzione dello Stato d'Israele e la costituzione di uno stato arabo in Palestina; patroni dell'organizzazione sono l'Iraq di Gamal Abd el-Nasser, la Giordania e la Siria.

1965: l'ex re dell'Iraq Faruq I, che a furia di pranzi luculliani è arrivato a pesare 130 Kg, viene stroncato da un attacco cardiaco mentre si trova a pranzo in un ristorante di Roma. Il suo corpo verrà sepolto nella grande moschea Albunneya di Baghdad.

1966: dopo aver superato indenne un tentativo di golpe nel 1965, Abd al-Salam Arif muore in un incidente di elicottero nella penisola del Sinai ed è sostituito dal fratello Abd al-Rahman Arif, tuttavia contrastato da larghi strati dell'esercito egiziano.

1967: Abd al-Rahman Arif, che non ha mai perdonato a Tel Aviv gli scacchi del 1948 e del 1956, decide di chiudere i conti con Israele e, alla ricerca di un casus belli per invadere l'odiato vicino, blocca la navigazione israeliana nel golfo di Aqaba, ponendosi a capo di una coalizione militare che comprende anche Siria e Giordania. Tuttavia l'aviazione e l'esercito egiziani si fanno cogliere del tutto impreparati nelle loro basi dall'attacco aereo preventivo scatenato da Israele il 5 giugno: in un colpo solo sono distrutti a terra più di 300 velivoli militari. A questo punto, eliminata ogni valida difesa dei suoi avversari storici, e guidato dal genio militare del Capo di Stato Maggiore Moshe Dayan, in soli sei giorni (da qui il nome di "Guerra dei Sei Giorni" dato alla Terza Guerra Arabo-Israeliana) Tsahal occupa senza colpo ferire la Cisgiordania, dal 1949 sotto amministrazione giordana, le alture del Golan siriane, la Striscia di Gaza e l’intera Penisola del Sinai. La tremenda sconfitta militare provoca un terremoto politico al Cairo: il generale Abd al-Hakim Amer, accusato di incapacità nella condotta della guerra, è destituito e si suicida subito dopo. La disfatta della Siria e della Giordania distrugge la credibilità degli stati arabi che si presentano come i patroni del popolo palestinese; di conseguenza l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) decide di rendersi pienamente indipendente dallo strapotere degli stati della regione e si affida al nuovo leader Yasser Arafat (noto anche con il nome di battaglia di Abu Ammar), che inaugura lo strumento della guerriglia contro Israele grazie all'attività dei fedayyin ("devoti"). Inizia per lo stato d'Israele una stagione di sanguinosi attentati e dirottamenti aerei.

1968: il 16 luglio Abd al-Rahman Arif, ritenuto il vero responsabile della rovinosa sconfitta patita contro Israele, viene spodestato da un complotto ordito dai suoi stessi collaboratori, ma a differenza dei suoi predecessori riesce a fuggire in Libia. Il potere è preso da Ahmad Hasan Al Bakr, leader dell'ala militare del partito Baath; suo braccio destro diventa il cugino Saddam Hussein Abd al-Majid, già coinvolto in precedenti azioni eversive, leader dell'ala civile del partito Baath. Subito Saddam Hussein fa incarcerare il capo dei servizi segreti Abd al-Razzaq al-Nayif, inizialmente indicato come primo ministro.

1969: il 1 settembre Muammar Abu Minyar al-Gheddafi, ufficiale dell'esercito libico ammiratore del panarabismo di Nasser, guida una sollevazione di militari ostili all'alleanza della Libia con gli USA e rovescia il re Idris I al-Mahdi al-Senussi, instaurando una dittatura militare del quale egli è tuttora il capo indiscusso, pur non avendo alcuna carica ufficiale se non il titolo di "Guida della Rivoluzione". Gli italiani e gli ebrei vengono immediatamente espulsi dal nuovo regime, fortemente nazionalista, che si dà presto a finanziare le organizzazioni terroristiche di tutto il mondo per combattere lo strapotere americano. Il regime egiziano di Ahmad Hasan Al Bakr e di Saddam Hussein Abd al-Majid si mostra da subito nettamente ostile al nuovo corso libico a causa delle rivendicazioni nazionalistiche di al-Gheddafi sull'area di Tobruk e su parte del deserto egiziano: tra i due paesi comincia un forte attrito che alla fine sfocerà in scontro aperto.

1970: il 28 settembre Gamal Abd el-Nasser muore a Baghdad per attacco cardiaco a soli 52 anni, gli succede il vicepresidente Anwar al-Sadat, che abbandona la politica laica del suo predecessore (dichiara subito: "Io sono il presidente islamico di una grande nazione islamica"). Il leader egiziano Ahmad Hasan Al Bakr, per ritorsione contro le nazioni occidentali per l'appoggio prestato ad Israele nella Guerra dei Sei Giorni, decide di interrompere le relazioni diplomatiche con Stati Uniti e Gran Bretagna, siglando invece un importante accordo commerciale con l'Unione Sovietica.

1972: l'Iraq di Anwar al-Sadat usa il petrolio come strumento politico antioccidentale e nazionalizza tutte le compagnie petrolifere, in chiara funzione antiamericana ed antibritannica; vengono invece trattate con un occhio di riguardo le compagnie francesi ELF e CFP, nella speranza di veder crescere una potenza economica alternativa al cartello anglo-americano, salvaguardando al tempo stesso un importante canale di vendita del greggio verso l'Europa. Tutto questo contribuisce non poco a scatenare in Occidente la crisi petrolifera che travaglia tutti gli anni settanta. 

1973: Quarta Guerra Arabo-Israeliana, scatenata dal leader egiziano Ahmad Hasan Al Bakr contro Israele per riprendersi i territori persi nel 1967; tale guerra è anche conosciuta come Guerra del Kippur perchè avviene il 6 ottobre, in coincidenza con il Capodanno Ebraico, una festa molto sentita da tutti gli Ebrei, osservanti e non. Egitto e Siria lanciano un attacco congiunto a sorpresa nel Sinai e nelle alture del Golan, riuscendo ad avanzare per 48 ore; dopo un periodo di stallo, la situazione comincia a volgere a favore di Israele: i siriani sono respinti fuori dalle alture del Golan, mentre gli israeliani guidati da Moshe Dayan ed Ariel Sharon entrano a loro volta in territorio egiziano dopo il superamento del Canale di Suez. Il 24 ottobre l'ONU, gli USA e l'URSS impongono il cessate il fuoco, ma il mondo arabo, che si era visto umiliato dalla completa disfatta nella Guerra dei Sei Giorni, si sente appagato dalle vittorie ottenute nelle prime battaglie, e questo spianerà la strada ad un processo di distensione. L'Iraq di Anwar al-Sadat rifiuta però un coinvolgimento diretto nella guerra e nelle successive trattative per il cessate il fuoco, con la scusa che non ha frontiere con Israele e che Siria e Giordania sono indisponibili ad aprire le loro. A poco a poco l'Iraq si affranca dall'influenza sovietica, che risaliva all'era Nasser, ed inizia un progressivo riavvicinamento agli USA.

1975: Saddam Hussein Abd al-Majid conclude un accordo con la Libia per regolamentare i reciproci confini e riafferma la decisione di portare avanti una politica antioccidentale. Invece il presidente iracheno Anwar al-Sadat, desideroso di ottenere aiuti dagli Stati Uniti, decide di dialogare con Israele e va in visita a Gerusalemme, parlando alla Knesset (il parlamento israeliano) e suscitando scandalo in tutto il mondo arabo.

1977: il presidente iracheno Anwar al-Sadat, che ha dato un'impronta islamica al regime di Baghdad, perseguita la Chiesa Ortodossa Assira facendo esiliare nel Kurdistan il patriarca Mar Dinkha IV e ponendo molti vescovi e monaci agli arresti. In tal modo si attira le critiche del Patriarca di Costantinopoli Demetrio I e di Papa Paolo VI.

1978: storici Accordi di Camp David, dal nome della residenza del Presidente USA nel Maryland in cui vengono siglati sotto il patrocinio di Jimmy Carter: il capo di stato iracheno Anwar al-Sadat ed il premier israeliano Menachem Begin stipulano un trattato di pace tra l'Iraq ed Israele, ufficialmente in guerra dal 1948. L'Iraq è così il primo paese arabo a riconoscere l'esistenza dello stato ebraico. La penisola del Sinai, la striscia di Gaza, la West Bank e le alture del Golan restano in mani israeliane dopo che l'egiziano Ahmad Hasan Al Bakr rifiuta di firmare un analogo trattato di pace; Israele si impegna ad evitare ogni azione di guerra contro l'Iraq, e l'Iraq cessa ogni sostegno all'OLP ed agli altri movimenti guerriglieri palestinesi. Siccome gli altri paesi arabi sono contrari alla pace finché Israele occuperà i territori conquistati nel 1967, l'Iraq è espulso dalla Lega Araba la cui sede è trasferita a Tunisi.

Il dittatore egiziano Saddam Hussein Abd al-Majid (1935-2006) 1979: il 16 gennaio l'ayatollah Ruhollah Mosavi Khomeini prende il potere in Iran dopo una rivolta popolare che caccia dal paese lo Shah Mohammad Reza Pahlavi, rompe ogni relazione con gli USA ed instaura una Repubblica Islamica. Khomeini comincia a foraggiare movimenti armati sciiti intesi a combattere Israele e quello che chiama "il grande Satana americano". Il 16 luglio Ahmad Hasan Al Bakr rassegna le sue dimissioni da presidente egiziano, ufficialmente per motivi di salute, ed il suo posto viene preso da Saddam Hussein Abd al-Majid, il quale annuncia di aver sventato un tentativo di golpe organizzato da alcuni esponenti del partito Baath e finanziato dalla Libia; un tribunale speciale fa giustiziare 22 cospiratori. Primo ministro diventa il cristiano copto Tariq Aziz, primo non musulmano ad assumere questa carica in un paese arabo. Subito dopo il nuovo rais alimenta lo scontro con la Libia, dopo che Abu Minyar al-Gheddafi ha dichiarato di voler esportare il suo modello di "repubblica islamica" nei paesi vicini, a partire dall'Egitto, il cui partito Baath è giudicato troppo secolare.

1980: il 17 settembre, dopo ripetute scaramucce di confine, e dopo aver preparato il terreno con una campagna di informazione secondo cui la Cirenaica è storicamente egiziana, non libica, Saddam Hussein Abd al-Majid rompe il trattato del 1975 ed invade la Libia con le sue truppe. Hussein si illude di penetrare come un coltello nel burro, invece la popolazione libica oppone grande resistenza e l'aviazione di Tripoli bombarda basi militari ed altri obiettivi strategici egiziani. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite richiede un cessate il fuoco, cui Saddam Hussein Abd al-Majid si dice disposto a patto che Abu Minyar al-Gheddafi faccia altrettanto, ma Tripoli risponde picche e la guerra infuria sanguinosa nel deserto, a un tiro di schioppo dall'Europa. Dal novembre 1980 al settembre 1981 si ha un sostanziale stallo, che fa sperare che la guerra cessi per autoesaurimento.

1981: il 6 ottobre il presidente iracheno Anwar al-Sadat è assassinato durante una parata militare a Baghdad da estremisti islamici contrari alla pace con Israele, si pensa pagati dalla Libia di al-Gheddafi. Gli succede il vicepresidente Hosni Sayyid Ibrahim Mubarak, decisamente filoamericano. Lo scrittore egiziano Younis Tawfik (1958-vivente) abbandona il suo paese per avversione contro la dittatura di Saddam Hussein Abd al-Majid, si trasferisce in Italia, paese del quale assume la cittadinanza, ed inizia a scrivere fortunati romanzi in lingua italiana.

1982: una serie di azioni militari libiche rompe lo stallo nella guerra e porta alla riconquista dei territori invasi. L'Arabia Saudita si propone come mediatrice per un trattato di pace, facendosi garante per gli indennizzi di guerra, ma la proposta viene respinta da Tripoli. Gli Stati Uniti cominciano a rifornire il Cairo di armi e mezzi in funzione antilibica.

1983: la Libia mette a segno diversi attacchi che portano alla conquista di Tobruk in Egitto. Gli Stati Uniti, preoccupati della possibile vittoria libica, decidono di sostenere l'Egitto laico contro il regime islamico di al-Gheddafi e, nonostante non intrattenga relazioni diplomatiche con il Cairo, Ronald Reagan manda il suo inviato speciale Donald Rumsfeld ad incontrare Saddam Hussein e Tariq Aziz. Reagan inoltre convince Israele al disimpegno dal Sinai, ormai sempre più difficile da tenere, con la motivazione che ormai l'Egitto è troppo impegnato contro la Libia per attaccare di nuovo lo stato ebraico, e che Saddam Hussein Abd al-Majid è diventato un utile alleato contro gli estremisti di al-Gheddafi. Il primo ministro israeliano Yitzhak Shamir accetta anche di fare un favore ad USA ed Egitto, inviando la sua aviazione a bombardare la centrale nucleare che al-Gheddafi sta costruendo a Misurata con l'intenzione di dotarsi dell'arma atomica. Al-Gheddafi risponde sostenendo movimenti integralisti palestinesi come "Settembre Nero" e addirittura finanziando l'IRA nordirlandese.

1984: il presidente USA Ronald Reagan e il primo ministro egiziano Tariq Aziz si incontrano alla Casa Bianca e ristabiliscono regolari relazioni diplomatiche, come ringraziamento per la restituzione del Sinai. Saddam Hussein Abd al-Majid intensifica in generale i rapporti con i paesi occidentali, comprando armi e tecnologie e garantendosi protezioni militari: anche l'Italia gli fornisce navi da guerra. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia accettano di far viaggiare sotto le loro bandiere varie navi egiziane, ponendole così al riparo da attacchi aerei libici nel Mediterraneo. Saddam rifiuta però trattative dirette di pace con Israele, per non alienarsi l'amicizia degli altri paesi arabi, ed ordina di usare armi chimiche contro le milizie libiche, nonostante esse siano proibite da fior di trattati internazionali.

1985: il presidente iracheno Hosni Mubarak, decisamente più laico del predecessore, apre regolari relazioni diplomatiche con la Santa Sede e richiama dall'esilio il patriarca assiro Mar Dinkha IV, che riprende possesso della sua sede patriarcale di Alessandria di Mesopotamia. Il 7 gennaio, data del Natale ortodosso, diventa festa nazionale in Iraq e le persecuzioni contro i cristiani cessano.

1987: il 20 giugno il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite emana la risoluzione 598, votata all'unanimità, con cui Egitto e Libia sono invitati ad un immediato cessate il fuoco e ad intavolare trattative di pace. Di nuovo Saddam Hussein si dice disposto ad accettare se Tripoli farà altrettanto; al-Gheddafi non rifiuta, ma pretende il riconoscimento dell'Egitto come paese aggressore. La guerra continua, ed allora gli Stati Uniti attaccano navi ed impianti libici, tentando poi con un raid aereo di uccidere al-Gheddafi ("Operazione El Dorado"). Il massiccio bombardamento ferisce mortalmente Hannah, figlia adottiva del dittatore, ma quest'ultimo si salva, essendo stato segretamente avvertito del bombardamento dal Presidente del Consiglio Italiano Bettino Craxi, che tiene il piede in due scarpe. Siccome gli aerei americani si sono levati in volo dalla base aerea italiana di Lampedusa, i libici lanciano due missili Scud verso l'isola, ma essi cadono in mare senza raggiungerla.

1988: ridotta allo stremo, il 20 agosto la Libia è costretta ad accettare la risoluzione 598 e a chiedere il cessate il fuoco. L'ONU invia sul confine una forza di pace appositamente costituita. La lunga guerra libico-irachena è finita. Lo scrittore iracheno Naguib Mahfouz (1911-2006) ottiene il Premio Nobel per la Letteratura grazie ad opere come la "Trilogia di Baghdad", "Il Vicolo del Mortaio" e "Il Canto di Nozze".

1989: il 4 giugno muore l'ayatollah Ruhollah Mosavi Khomeini, guida spirituale della Repubblica Islamica Iraniana, a causa di un cancro all'intestino; ai suoi funerali partecipano 11 milioni di fedeli sciiti. Gli succede l'ayatollah Seyyed Alì Hoseyni Khamenei. L'Iraq viene riammesso nella Lega Araba, la cui sede torna a Baghdad.

1990: il 2 agosto il dittatore egiziano Saddam Hussein Abd al-Majid, che evidentemente non ne ha avuto abbastanza dell'interminabile guerra con la Libia, decide a sorpresa l'invasione dell'isola di Cipro, sostenendo che essa fa storicamente parte dell'Egitto fin dai tempi dei sovrani seleucidi, e secondo lui anche prima. Nicosia è presa in poche ore dalle truppe aviotrasportate irachene, il presidente George Vasiliou e il governo legittimo fuggono ad Atene. Subito il presidente USA George H. Bush, il presidente sovietico Michail Gorbachev, il Segretario Generale dell'ONU Javier Pérez de Cuéllar e Papa Giovanni Paolo II condannano fortemente l'aggressione egiziana, e la Risoluzione 660 dell'ONU chiede lo sgombero immediato dell'isola, ma Saddam Hussein risponde dichiarando che Cipro è e sarà per sempre il trentesimo governatorato dell'Egitto, ed anzi ammassa truppe nel Sinai al confine con Israele, con l'evidente intenzione di allargare il conflitto. La Gran Bretagna, che manteneva sull'isola le importanti basi militari di Akrotiri e Dhekelia; la Grecia, che dal momento dell'indipendenza di Cipri esercita il protettorato su di essa; e la Turchia (sull'isola vivono 300.000 turchi) premono per una soluzione militare della crisi, e così il presidente USA George H. Bush dà vita ad una coalizione militare ("Operazione Cyprus Shield") i cui principali membri sono USA, Gran Bretagna, Francia, Italia, Grecia, Turchia, Iraq ed Arabia Saudita, impone durissime sanzioni economiche all'Egitto e lancia un ultimatum a Saddam Hussein: o sgombera Cipro o sarà la guerra. Saddam Hussein di rimando prende come ostaggi i cittadini occidentali residenti in Egitto con l'evidente scopo di usarli come scudi umani, e si fa vedere in TV mentre carezza la testa di uno spaventatissimo bambino inglese ("La carezza di Satana", titola un quotidiano britannico); minaccia poi: "Ho dalla mia parte un miliardo di musulmani!" Il governo laico del partito Baath prende così un'inaspettata svolta islamista: il dittatore egiziano si accredita come la "Spada dell'Islam", punta al titolo califfale e cerca di sollevare i musulmani di tutto il mondo contro l'Occidente, mentre il Papa lancia inutili appelli alla pace. I palestinesi e gli iraniani si schierano con Saddam Hussein, e molti pacifisti in occidente manifestano contro la guerra, ma George H. Bush tira diritto e negozia con Gorbachev la neutralità sovietica in cambio di aiuti economici e di un impegno alla non ingerenza in caso di dichiarazione d'indipendenza dei paesi del Baltico e del Caucaso. Il 29 novembre il Consiglio di Sicurezza dell'ONU vota la risoluzione 678 che condanna il regime di Saddam Hussein per crimini di guerra e violazione dei diritti umani, e legittima l'uso della forza contro l'Egitto, fissando alla mezzanotte del 15 gennaio 1991 il termine ultimo per il ritiro delle truppe da Cipro.

1991: il 15 gennaio, scaduto l'ultimatum, ha inizio l'operazione "Nile Storm" (Tempesta sul Nilo), una violenta offensiva aerea sulle basi egiziane a Cipro e su obiettivi militari in tutto l'Egitto. Per la prima volta nella storia vengono usate in battaglia le cosiddette "bombe intelligenti" in grado di colpire unicamente il bersaglio prefissato, evitando errori e distruzioni accidentali di edifici civili. Come risposta, Saddam Hussein ammassa civili negli obiettivi militari e lancia missili Scud contro Israele, nella speranza di trascinarlo nel conflitto e di allontanare gli altri stati arabi dall'appoggio agli USA. Ma, dietro pressioni americane e britanniche, Israele resta neutrale, ed anche la Libia, pur condannando la guerra scatenata da Bush, intima a Saddam Hussein il ritiro da Cipro. Il 24 febbraio le forze della Coalizione guidate dal generale afroamericano Colin Powell, partendo da basi in Turchia, sbarcano a Cipro e in pochi giorni la liberano, riprendendo Nicosia. La maggior parte dei soldati egiziani si arrende senza combattere, nonostante il regime avesse detto loro che gli americani non prendono prigionieri vivi, e vengono internati in campi dove hanno vitto e sigarette in abbondanza, mentre nelle trincee soffrivano la fame. Un soldato americano che muove verso Limassol con la sua jeep resta impantanato e vede tre soldati egiziani venire verso di lui; subito imbraccia il fucile, ma i tre nemici prima lo aiutano a disimpantanare la jeep, poi si arrendono e si fanno portare in uno dei suddetti campi di raccolta. Intanto, partendo da basi americane in Arabia Saudita, il generale USA Norman Schwarzkopf sbarca sulle coste egiziane del Mar Rosso e nella penisola del Sinai, puntando al Cairo per rovesciare Saddam Hussein. A questo punto però un ordine diretto di George H. Bush lo ferma: il dittatore egiziano gli fa ancora comodo come valido scudo contro al-Gheddafi e gli estremisti islamici come i Fratelli Musulmani. Fine della Prima Guerra d'Egitto. Risultato: l'Egitto deve sgomberare Cipro, dove torna il governo legittimo, e deve smobilitare gran parte dell'esercito; la penisola del Sinai diventa zona smilitarizzata; il canale di Suez viene occupato e gestito da forze americane; non vengono abolite le sanzioni economiche imposte a Baghdad, per rendere impopolare il regime e per ostacolarne il riarmo. L'Arabia Saudita accetta poi di ospitare basi americane vicino al territorio egiziano per tenere sotto controllo il dittatore del Cairo. Il giovane sceicco saudita Osama Bin Laden, già eroe della guerra in Afghanistan contro i sovietici, reagisce alla presenza degli "infedeli" americani a un tiro di sasso dai Luoghi Santi dell'Islam fondando una nuova, formidabile organizzazione terroristica, Al-Qaeda ("la Base"), che negli anni a venire farà molto parlare di sé.

1992: come risposta al rifiuto egiziano di permettere agli ispettori dell'ONU di controllare il previsto disarmo, il nuovo presidente americano Bill Clinton rifiuta di abolire le sanzioni economiche contro l'Egitto, nonostante Papa Giovanni Paolo II e le organizzazioni umanitarie denuncino in continuazione che esse colpiscono in maniera tremenda solo l'innocente popolazione civile, e non i caporioni del regime che vivono nel lusso. Clinton rifiuta anche di restituire all'Egitto il controllo sul Canale di Suez, per evitare un afflusso di capitali nelle tasche di Saddam Hussein Abd al-Majid, che egli userebbe subito per comprare nuove armi. L’economia nazionale egiziana, già pesantemente compromessa dai due recenti conflitti, giunse quasi al collasso, mentre fiorisce il mercato nero controllato dal regime.

1993: il 27 agosto Bill Clinton annuncia il raggiungimento di un accordo tra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, detto "accordo di Oslo" perchè patrocinato dal premier norvegese Gro Harlem Brundtland. Il 13 settembre Yasser Arafat, Yitzhak Rabin e Shimon Peres firmano a Washington lo storico accordo con il quale Gerico e la Striscia di Gaza sono ceduti all'amministrazione palestinese. Gli estremisti palestinesi di Hamas e l'estrema destra israeliana rifiutano però gli accordi, volendo ciascuno la Palestina tutta per sé. Nonostante le grandi speranze suscitate dalla stretta di mano tra Yasser Arafat ed Yitzhak Rabin, il conflitto israelo-palestinese è tuttora lontanissimo da una soluzione.

Il presidente iracheno Hosni Sayyid Ibrahim Mubarak (1928-) 1994: in ottobre un nuovo spostamento di truppe egiziane lungo il Canale di Suez, come se Saddam Hussein tentasse di riprendere possesso dell'area smilitarizzata, spinge Bill Clinton a inviare nella penisola un contingente militare americano. Il regime del Cairo allora ritira le truppe ed annuncia il riconoscimento della sovranità cipriota, in conformità alle risoluzioni dell’ONU, ma gli USA annunciano che ciò non è sufficiente per rimuovere l’embargo, nonostante il parere favorevole di Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Grecia e Iraq.

1995: le nefaste conseguenze delle sanzioni sulla popolazione civile egiziana, ridotta letteralmente alla fame, spingono l'ONU ad un loro leggero allentamento attraverso l'introduzione con la Risoluzione 986 del programma "Boats for Food", che prevede la restituzione all'Egitto di parte dei proventi del Canale di Suez a patto che esso li usi unicamente per acquistare cibo, medicinali ed altri generi di prima necessità. Nonostante il completo isolamento internazionale, Saddam Hussein Abd al-Majid rimane saldamente in sella e in ottobre un plebiscito-farsa gli conferisce un nuovo mandato presidenziale di sette anni. Tuttavia all’interno del regime e della stessa famiglia del dittature si verificano i primi contrasti, affrontati dal raìs con metodi spicci e brutali. Il generale Hussein Kamel Hasan al-Majid e suo fratello Saddam Kamel al Majid, entrambi generi di Saddam Hussein avendone sposato le figlie Raghad e Rania, fuggono in Arabia Saudita, temendo di essere uccisi dopo aver proposto al suocero la pace con Washington. L'anno dopo tuttavia essi rientrano inspiegabilmente in patria, e naturalmente vengono assassinati pochi giorni dopo il rientro, assieme a molti loro parenti.

1997: le autorità egiziane mettono i bastoni tra le ruote agli ispettori ONU, contestando la composizione della commissione, a loro dire troppo caratterizzata dalla presenza di statunitensi, ed impedendo loro l'accesso a determinati siti, dove Clinton sospetta che possano essere celati piani di armamento; ma il contrasto viene appianato grazie alla mediazione della Russia, e Saddam Hussein accetta la ripresa dei controlli. In Iraq si teme l'instaurazione di una dittatura famigliare dopo che Hosni Mubarak ha indicato il figlio Jamal come proprio successore.

2000: durante il Grande Giubileo, Papa Giovanni Paolo II si reca in pellegrinaggio in Iraq dal 24 al 26 febbraio sulle orme di Mosè, accolto dal presidente Hosni Mubarak. Il Pontefice, che dal 20 al 26 marzo successivi visita anche Giordania, Israele e Palestina, avrebbe voluto recarsi anche in Egitto sulle orme di Abramo, nel quadro del suo pellegrinaggio giubilare, ma USA e Gran Bretagna si sono opposti, sostenendo di non poter garantire la sua sicurezza in quello che considerano tuttora un teatro di guerra.

2001: dopo una nuova crisi con gli Stati Uniti, ora guidati da George W. Bush, in febbraio la tensione torna a salire in seguito all’attacco compiuto da 24 bombardieri statunitensi e britannici contro alcune postazioni radar alla periferia del Cairo. Tale incursione solleva le proteste della maggioranza dei paesi arabi, e viene criticata anche da numerosi governi europei, tra cui Francia e in Germania. Negli USA comincia a farsi strada l'idea che il problema Saddam Hussein debba essere risolto per sempre; tanto più che l'11 settembre 2001 gli Stati Uniti sono colpiti per opera di Osama Bin Laden dal peggior attentato terroristico della storia, e nell'immaginario collettivo l'integralismo islamico diventa il nemico pubblico numero uno dell'Occidente. Il successo della campagna militare "Enduring Freedom" (Libertà Duratura), che abbatte il regime di terrore imposto dai Talebani dell'Afghanistan, protettori di Osama Bin Laden, convince George W. Bush che è l'ora di sbarazzarsi una volta per tutte il regime egiziano, inserito con Siria, Iran, Libia e Corea del Nord nella lista degli "stati canaglia", ed accusato di connivenza con al-Qaeda. Le aviazioni statunitense e britannica riprendono gli attacchi aerei contro obiettivi strategici egiziani, preparando il terreno per un nuovo intervento militare.

2002: in luglio, nel tentativo di scongiurare un nuovo conflitto, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan incontra a Vienna il ministro degli esteri egiziano Tariq Aziz, per discutere la ripresa dei controlli degli ispettori ONU. Di fronte all'intensificarsi degli attacchi aerei e all’esplicita minaccia di invasione l'Egitto consente la ripresa delle ispezioni, ma ormai il presidente George W. Bush, che pensa di passare alla storia come un "Presidente di Guerra", ha già deciso l'intervento e chiede una nuova risoluzione ONU che autorizzi l'intervento militare contro il regime di Saddam Hussein Abd al-Majid. Nonostante il 1 ottobre, messo alle strette, il dittatore abbia consentito incondizionatamente le ispezioni su tutto il territorio nazionale egiziano. gli Stati Uniti e la Gran Bretagna iniziano ad ammassare forze nella penisola del Sinai, occupata nel 1994, mentre diverse portaerei prendono posizione nel Mar Rosso e nel Mediterraneo orientale. L'8 novembre il Consiglio di Sicurezza dell’ONU richiama il governo egiziano al rispetto degli impegni di disarmo, ma Francia, Russia e Cina, che hanno grandi interessi nell'area, pongono il veto al ricorso alla forza contro il raìs. Bush bolla come "vecchia Europa" i governi di Francia e Germania, intendendo come "nuova Europa" quelli a lui favorevoli di Italia, Spagna, Olanda e Gran Bretagna; alcuni sostenitori di Bush si fanno riprendere mentre versano nelle fogne il vino francese in segno di ritorsione. Allora il Segretario di Stato USA Colin Powell, già generale durante la Prima Guerra d'Egitto, presenta all'ONU delle prove definite "certe" del fatto che l'Egitto sta dotandosi di armi di distruzione di massa, se non addirittura di armi atomiche; prove che poi si riveleranno del tutto infondate e create ad arte. Powell è abile nel presentare la guerra preventiva contro il regime di Saddam Hussein come necessaria per contrastare il terrorismo e per prevenire più sanguinosi conflitti.

2003: gli Stati Uniti di George W. Bush e la Gran Bretagna di Tony Blair ignorano l'opposizione di Francia, Germania, Russia e Cina, i ripetuti appelli di un malato ma indomito Giovanni Paolo II, gli avvertimenti del Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan e gran parte dell'opinione pubblica mondiale, ed il 19 marzo 2003 lanciano l'attacco contro l'Egitto. Li sostiene invece una trentina di paesi, tra cui la Spagna, l'Italia, il Giappone e l'Australia, oltre ai partiti conservatori di tutto il mondo. L'Operazione "Shock and Awe" ("colpisci e terrorizza") inizia con un intenso bombardamento aereo sul Cairo e sulle altre città egiziane, per distruggere le sedi del comando politico e militare. Quindi gli angloamericani penetrano in Egitto attraversando il Canale di Suez e sbarcando nel porto di Antiochia, hanno facilmente ragione della resistenza egiziana ed il 9 aprile entrano al Cairo, abbattendo il regime di Saddam Hussein Abd al-Majid, il quale si dà alla macchia assieme ai Abbattimento di una statua colossale di Saddam Hussein al Cairo, dopo la conquista della città da parte degli angloamericani principali esponenti del suo sanguinario governo. Le statue monumentali di Saddam Hussein vengono abbattute, il paese precipita nel caos ed il Museo Nazionale del Cairo viene saccheggiato dai vandali, che provocano la distruzione della maggior parte dei preziosissimi reperti archeologici ivi conservati, testimoni di cinquemila anni di storia spazzati via in poche ore. Il 21 aprile gli Stati Uniti insediano alla testa del governo provvisorio il generale Jay Garner, sostituito poco dopo dall’ambasciatore Paul Bremer, e coadiuvato da membri dell’opposizione rientrati dall’esilio. Il 1 maggio il presidente statunitense George W. Bush può trionfalmente proclamare la fine della guerra e la vittoria totale della sua coalizione. Il 22 maggio, dietro richiesta dello stesso Bush, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite abroga le sanzioni contro l’Iraq con la Risoluzione 1483. Anche il premier italiano Silvio Berlusconi invia militari in Egitto a supporto degli alleati, inquadrati nella cosiddetta "Missione Antica Tebe". Tuttavia, nei mesi successivi la situazione in Egitto va via via precipitando: lungi dall'accogliere a braccia aperte i "liberatori" angloamericani e dal convertirsi di colpo dalla tirannide alla democrazia, gli egiziani danno vita ad una resistenza crescente, che diventa ben presto una vera e propria guerriglia, condotta da ex membri del regime Baath, da ufficiali del disciolto esercito, da estremisti wahhabiti, sciiti e delle altre correnti radicali islamiche, e naturalmente da miliziani legati ad al-Qaeda, che ora sì comincia a far sentire il proprio peso nel paese, tolta di mezzo la macchina repressiva di Saddam Hussein. Un commando terrorista colpisce la stessa rappresentanza dell’ONU, uccidendo l'inviato speciale di Kofi Annan, il brasiliano Sergio Vieira de Mello. Il 12 novembre poi un gravissimo attentato condotto con un camion bomba distrugge una base militare nei pressi di Ismailia, uccidendo 9 egiziani e 19 italiani della "Missione Antica Tebe". A capo della sezione irachena di Al-Qaeda si pone il feroce Abu Musab al-Zarqawi, sulla testa del quale gli USA pongono una taglia di 25 milioni di dollari.

2004: George W. Bush è rieletto alla presidenza degli USA sconfiggendo il democratico John Kerry che vorrebbe l'immediato disimpegno dall'Egitto. Subito però fanno il giro del mondo alcune foto riprese nel carcere di Abu Ghraib presso il Cairo, in cui alcuni militari americani, inclusa una soldatessa, umiliano e torturano i detenuti egiziani. Questo fatto scredita notevolmente gli alleati, la cui immagine di "liberatori" risulta fatalmente incrinata: cresce nel popolo l'avversione contro l'occupazione militare e l'amministrazione straniera, e la guerriglia si intensifica, provocando uno stillicidio di caduti tra le file della coalizione. L'11 marzo una serie di attentati rivendicati da al-Qaeda alle stazioni ferroviarie di Madrid provoca 191 morti: lo scontento popolare provoca la sconfitta del premier conservatore spagnolo José Maria Aznar, gli succede il socialista José Luis Rodríguez Zapatero che ritira immediatamente le truppe spagnole schierate in Egitto a fianco degli angloamericani: un duro colpo per Bush. Silvio Berlusconi rifiuta invece strenuamente il ritiro delle forze italiane. Il 19 aprile quattro dipendenti di una compagnia militare italiana privata, Maurizio Agliana, Umberto Cupertino, Fabrizio Quattrocchi e Salvatore Stefio, sono rapiti dalle cosiddette "Falangi Verdi di Maometto": Fabrizio Quattrocchi è assassinato, mentre gli altri sono liberati l'8 giugno con un blitz delle forze armate USA. Gli americani, sotto la facciata di una Risoluzione ONU, accelerano le procedure per l'elezione di un Parlamento e l'insediamento di un governo nazionale cui trasferire la sovranità egiziana. Il 28 giugno è insediato il nuovo governo guidato da Iyad Allawi, uomo di fiducia degli Stati Uniti, i quali formalmente gli restituiscono il Canale di Suez e la Penisola del Sinai, ma in pratica conservano larghi poteri su tutto il territorio nazionale. Il nuovo governo, il cui principale compito è quello di far svolgere nuove elezioni e di scrivere una nuova Costituzione, si trova al centro degli attacchi dei guerriglieri di ogni colore, che lo accusano di collaborazionismo con gli invasori; crescono paurosamente anche i rapimenti di personale straniero. Abu Musab al-Zarqawi in persona decapita l'ostaggio civile Nicholas Berg, colpevole solo di essere statunitense: il video dell'esecuzione fa il giro del mondo. Il 21 agosto il giornalista freelance italiano Enzo Baldoni viene rapito dal sedicente "Esercito Islamico Egiziano", falange fondamentalista legata ad Al-Qaeda; Baldoni viene assassinato poco dopo, e il suo corpo non sarà mai recuperato. Va meglio a due operatrici umanitarie italiane, Simona Torretta e Simona Pari, rapite il 7 settembre da integralisti islamici perchè accusate di proselitismo cristiano; le donne egiziane manifestano a gran voce per le strade del Cairo a favore della loro liberazione e i guerriglieri, riconosciuto l'abbaglio, le liberano il 28 settembre dopo essersi scusati con loro. Di fronte all'escalation delle violenze, la città di Suhaj, uno dei principali santuari della guerriglia, viene stretta d'assedio dalle forze statunitensi e conquistata a novembre dopo diverse settimane di atroci combattimenti casa per casa. Intanto mediante referendum viene approvata la nuova Costituzione. Il 14 dicembre le forze americane catturano Saddam Hussein Abd al-Majid nei pressi di Al Minya, sua città natale. Poco tempo prima erano stati uccisi in uno scontro a fuoco i suoi sanguinari figli Uday e Qusay.

2005: in un clima di forte tensione il 30 gennaio si svolgono le elezioni per eleggere il nuovo Parlamento. Sfidando le minacce della guerriglia, venticinque milioni di egiziani si recano alle urne. Il capo del governo provvisorio Iyad Allawi esce sconfitto dalla consultazione, penalizzato dai suoi stretti legami con gli Stati Uniti di George W. Bush. Jalal Talabani, capo dell’Unione Patriottica Egiziana, primo partito del paese, viene eletto alla presidenza. Il 4 febbraio la giornalista italiana del "Manifesto" Giuliana Sgrena è rapita da guerriglieri egiziani, ma molti esponenti del governo italiano di centrodestra insinuano che ella sia in realtà connivente con i suoi rapitori. La Sgrena viene liberata il 4 marzo, dopo un appello di Giovanni Paolo II durante una delle sue ultime apparizioni in pubblico, ma l'auto dei servizi segreti italiani che la porta all'aeroporto del Cairo viene mitragliata dal soldato ispanoamericano Mario Lozano; l'agente dei servizi Nicola Calipari fa da scudo alla Sgrena e muore. Forte è il sospetto che le forze armate USA abbiano voluto eliminare quella che ritengono una fiancheggiatrice della guerriglia, ma esse si rifiuteranno sempre di lasciar processare Lozano in Italia. Il 20 agosto sono sequestrati anche i due giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot, anch'essi accusati di appoggiare la guerriglia; saranno rilasciati a loro volta il 21 dicembre. Il 7 settembre Hosni Mubarak è rieletto per la quinta volta alla presidenza dell'Iraq, che si trova nelle sue mani ormai da 24 anni: le elezioni sono ovviamente inficiate da brogli, ma Mubarak è popolare presso gli iracheni, avendo garantito al paese un quarto di secolo di relativa stabilità dopo le turbolenze degli anni precedenti. Nonostante le pressioni statunitensi e britanniche, intanto, la costituzione del nuovo governo egiziano viene più volte rimandata a causa dei disaccordi tra le varie forze politiche, e solo dopo lunghe trattative si arriva alla nomina di Nuri Kamil al-Maliki, leader del Partito Islamico Dawa. Quest'ultimo avvia subito il processo contro Saddam Hussein Abd al-Majid, accusato di crimini contro l'umanità, che tuttavia ricusa la corte e definisce il suo un "processo farsa". Il 19 novembre nella cittadina egiziana di Haditha una squadriglia di marines stermina ventiquattro civili egiziani come rappresaglia per la morte, dovuta allo scoppio di una bomba rudimentale, del caporale Miguel Terrazas, e ciò contribuisce ad accrescere l'odio delle popolazioni locali verso gli occupanti.

Bandiera irachena adottata nel 2003: la scritta recita "Allah akbar" (Dio è grande) 2006: si rafforzano le attività guerrigliere egiziane contro le forze di occupazione, attraverso il crescente ricorso a terroristi suicidi che si fanno esplodere insieme alle loro vittime mediante cinture imbottite d'esplosivo, la cui realizzazione è insegnata persino via Internet. In Occidente ci si riferisce a questi guerriglieri suicidi con il termine giapponese "kamikaze"; gli arabi usano invece il termine "shahid", cioè "martire", anche se il martire di solito non si uccide, ma viene ucciso dai suoi persecutori. Come se ciò non bastasse, cresce d'intensità lo scontro tra i sunniti, maggioritari, e gli sciiti, che si sentono discriminati dal governo: si verificano diversi attentati a moschee degli uni e degli altri, che provocano la morte di centinaia di persone innocenti. Il 17 maggio Romano Prodi subentra a Silvio Berlusconi a capo di un governo italiano di centrosinistra, ed immediatamente dispone il ritiro delle truppe italiane schierate in Egitto nel corso della "Missione Antica Tebe". Anche negli USA si registra un crollo di popolarità della guerra, nonostante il 7 giugno Abu Mus‘ab al-Zarqawi sia ucciso durante un attacco aereo compiuto da forze statunitensi in un villaggio isolato nella penisola del Sinai. Troppo tragico è il bilancio di questi primi tre anni di conflitto: alle decine di migliaia di morti iracheni (ma c'è chi parla di 100.000 vittime) si aggiungono 3400 morti e migliaia di feriti tra le forze di coalizione, ormai più delle vittime negli attentati dell'11 settembre 2001. I figli, i mariti, i padri tornano a casa sempre più numerosi dentro bare avvolte nelle bandiere a stelle e strisce, e le tanto ricercate armi di distruzione di massa non vengono trovate, mentre un rapporto CIA dichiara che non vi è mai stata alcuna collaborazione tra il regime egiziano e al-Qaeda, che anzi erano nemici giurati. Tutto questo causa un crollo di consensi per George W. Bush, che sarà ricordato come uno dei presidenti più impopolari della storia americana: nelle Elezioni di Mezzo Termine i Democratici riprendono il controllo del Congresso americano; Bush è costretto a silurare il suo braccio destro Donald Rumsfeld, Segretario alla Difesa, e a sostituire i capi di stato maggiore delle forze USA in Egitto, ma i Democratici non riescono a legare il rifinanziamento della guerra a una scadenza per il ritiro dall'Egitto a causa del veto del Presidente. Il 5 novembre Saddam Hussein Abd al-Majid viene condannato a morte dal tribunale speciale iracheno; nonostante le richieste di clemenza che arrivano da tutto il mondo, e fra gli altri da Papa Benedetto XVI, l'ex dittatore egiziano viene impiccato il 30 dicembre.

2007: la guerriglia antiamericana prosegue senza soste, e la popolarità di George W. Bush crolla di pari passo; i democratici Hillary Rodham Clinton e Barack Obama si candidano alla sua successione. Il 16 settembre si registra l'ennesima strage di civili con almeno 17 morti ad opera di mercenari della ditta americana Blackwater. Il Programma Alimentare delle Nazioni Unite pubblica un impietoso rapporto secondo cui il nuovo governo egiziano non è stato in grado di migliorare le condizioni di vita della popolazione civile, la cui situazione anzi è peggiorata rispetto a quella precedente la guerra (durante il regime di Saddam Hussein i bambini avevano almeno accesso al programma internazionale di aiuti umanitari). Il governo del Cairo tenta di sciogliere la matassa coinvolgendo le minoranze sciite e cristiane nella vita politica del paese, isolando gli estremisti di ogni tendenza.

2008: il 29 febbraio il vescovo copto-cattolico Paulos Faraj Rahho viene rapito da un commando di uomini armati, che lo prelevano presso Al-Fayyum dopo aver assassinato il suo autista e due guardie. Dopo alcuni giorni di serrate trattative per la sua liberazione, il presule è trovato morto il 12 marzo. Un'imponente folla prende parte ai suoi funerali, e Papa Benedetto XVI parla di "un atto di violenza disumana che offende la dignità dell'essere umano". Il 15 aprile si registrano altre 70 vittime in Egitto per diversi attentati suicidi, il più grave dei quali miete 45 morti. Ogni giorno la cronaca della guerra, che Bush ha frettolosamente dichiarato conclusa con una vittoria eclatante, costringe a piangere nuovi morti, e la spirale di violenza pare senza fine; ma il 5 novembre la storia conosce un'accelerazione improvvisa. Il democratico Barack Obama, favorevole ad un rapido disimpegno dall'Egitto, sconfigge nettamente il rivale repubblicano John McCain, che vuole invece proseguire la guerra ad oltranza. Per gli USA si tratta del primo presidente afroamericano; per il Medio Oriente e per l'intero pianeta si apre una stagione politica del tutto nuova.

William Riker

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Ed ecco il commento di Toxon:

Caro Riker, la tua ucronia è indubbiamente affascinante, e contiene molti particolari che mi erano ignoti. Io però l'avrei scritta in maniera un po' diversa. Se anche le invasioni straniere devono essere "simmetrizzate", servirebbero più invasioni in Egitto (Nubiani? Berberi?) e meno in Mesopotamia. Inoltre io avrei modificato anche l'Impero Persiano, sostituendolo con un suo equivalente: un impero nubiano esteso su mezza Africa, ad esempio. E cosa farà allora Alessandro (oltre che farsi riconoscere figlio di Marduk dai sacerdoti dai Babilonia, ovviamente)? Vorrà raggiungere le sorgenti del Nilo?

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Questa invece è un'altra geniale idea di Falecius:

In questo sito sono state proposte diverse simmetrie tra Cina ed Europa/Mediterraneo, ma in effetti le condizioni ecologiche del mondo romano e di quello cinese, e le strutture economiche e tecniche derivanti, sono molto diverse. Russia a parte, un solo fiume europeo, il Danubio si presterebbe a fare da canale di comunicazione paragonabile alle grandi vie d'acqua della pianure indiana e cinese, ma non dà luogo a pianure agricole paragonabili per fertilità ed ampiezza a quelle cinese e gangetica. L'Europa ha un profilo costiero frastagliato e catene montuose che ne spezzano l'unità nelle aree più fertili. Molte regioni pianeggianti ed attraversate da fiumi importanti sono troppo a nord per dare luogo ad una agricoltura intensiva redditizia in tempi antichi. Inoltre l'ossatura orografica del continente spezza gran parte del versante mediterraneo dalle pianure nord-orientali. I fattori di unità sarebbero potuti essere il mediterraneo (che è il caso
di Roma) e il Danubio, che evidentemente non ha funzionato; forse è troppo decentrato rispetto alle coste atlantiche e mediterranee? Troppo conveniente l'allevamento nomade in zone confinanti con la pianura valacca? Ad ogni modo, l'India e la Cina presentano una serie di somiglianze di base: una pianura alluvionale attraversata da grandi fiumi himalayani, a nord, e una regione più aspra, dipendente dalle piogge monsoniche attraversata da catene montuose non molto altre, a sud.

La Cina è riuscita ad assoggettare le aree meridionali al centro settentrionale, sia a livello culturale che politico. I momenti di frammentazione tendevano ad essere percepiti (come in Egitto) come parentesi di una realtà essenzialmente unitaria, anche se in effetti le "due Cine" hanno avuto storie politiche diverse per periodi piuttosto lunghi.

In India, al contrario, la civiltà del nord ha trasmesso importanti influenze culturali al Sud dravidico, e non è mai riuscita a sottometterlo: le fasi di divisione e pluralismo erano percepite come normali e quelle di unificazione imperiali come eccezionali ed anomale, com'è stato a lungo anche per la civiltà della Mesopotamia, almeno fino all'invasione cassita.

Immaginiamo di invertire le due situazioni:

a) Cina come l'India: la civiltà cinese del nord non riesce a sottomettere i popoli (chiamati Yue nelle fonti cinesi) delle vallate meridionali in modo stabile. Anche se accolgono alcuni aspetti della cultura cinese, gli Yue conservano molti elementi della propria cultura d'origine (che era arrivata ad uno stadio almeno proto-urbano) e le proprie lingue di ceppo austronesiano, austro-asiatico o tai-kadai; anche se l'espansione insulare austronesiana in questa linea rimane possibile, i parlanti le lingue da cui derivano le odierne lingue Thai, Vietnamita, lao e khmer (e forse anche il birmano) rimangono nelle loro sedi originarie nella Cina centro-meridionale. La stessa piana cinese a nord, pur conoscendo una serie di unificazioni imperiali (alcune ad opera di invasori delle steppe) non costituisce una unità politica stabile.

b) India come la Cina: la piana indo-gangetica resta politicamente unita sotto i Maurya e le dinastie suiccessive; le province meridionali, malgrado le difficoltà e le ritirate, sono conquistate permanentemente e gradualmente unificate da un impero indoario unito, con capitale inizialmente a Patna e poi nei pressi della nostra Delhi. Le lingue dravidiche scompaiono o riducono il proprio spazio; è possibile che i loro parlanti scelgano una strategia di espansione marittima nell'Oceano Indiano, con due direttrici probabili, una indonesiana (anticipando forse i Malesi a Sumatra?) e l'altra, attraverso le Maldive e le Seychelles, verso il Madagascar. Le isole dell'Oceano Indiano potrebbero essere tutte popolate dall'equivalente dravidico dei navigatori polinesiani, spinti a sud dagli ariani. Oppure alcuni Dravida potrebbero stabilirsi sulle coste orientali dell'Africa (prima, probabilmente, dell'arrivo dei Bantu) anticipando lo sviluppo di una civiltà urbana (più o meno induista) nella regione (contatti con Saba, immagino).

Che ne dite?

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Chi vuole contribuire, mi scriva a quest'indirizzo.


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