Il Regno di Erulia

di Det0

La bandiera del Regno d’Erulia introdotta da Odoacre

La bandiera del Regno d’Erulia introdotta da Odoacre: il sole delle alpi era un simbolo della tradizione Longobarda e Erule, che questi ultimi portarono in Italia e inserirono nella loro bandiera. La scritta in latino significa: ”L’Erulia è destinata a comandare l’Italia”. I due leoni simboleggiano la forza del regno.

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Cenni Storici:

Odoacre, re degli Eruli, nel 476 depone l'ultimo imperatore romano facendo cadere l'Impero d'Occidente e diventa padrone della penisola. In poco tempo riconquista la Sicilia (sotto il controllo dei Vandali), perciò Zenone, imperatore d'Oriente, decide di fermare Odoacre inviando in Italia Teodorico, re degli Ostrogoti; questo lo sconfigge ripetutamente e lo fa rifugiare a Ravenna, che viene espugnata nel 493.

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POD: Ravenna resiste all'assedio.

492: Teodorico, dopo svariati tentativi di entrare nelle mura, lascia Ravenna e fonda il Regno degli Ostrogoti nella sola Italia meridionale.

493: Odoacre, mantenuto il possesso dell’Italia del nord, il 24 settembre annuncia la nascita del Regno degli Eruli, con capitale Ravenna..

498: Gli Alemanni sconfinano e attraversano le Alpi, devastando le città della pianura padana.

499: Gli Alemanni sono sconfitti a Milano.

501: Gli Alemanni sono sconfitti a Bugella.

514: Teodorico prova nuovamente a prendere il controllo dell’Erulia, nella primavera del 514 attacca Pavia e la assedia. Scoppia la Prima Guerra Gotica.

518: Dopo quattro anni di assedio, gli Eruli liberano Pavia e scacciano Teodorico.

526: Teodorico entra di nuovo in Erulia e attacca Genova.

528: Teodorico conquista Genova e si dirige verso l’attuale Piemonte ma viene nuovamente sconfitto ed è ucciso a Bugella, nella stessa battaglia muore anche Odoacre, al quale viene eretto, proprio a Budella, un monumento in suo onore.

530: Il successore di Odoacre, Rodolfo, attua una campagna per la conquista della Corsica, scoppia la Seconda Guerra Gotica.

532: Le flotte di Rodolfo e Atalarico (successore di Teodorico) si scontrano presso Palla, nel sud dell’isola, gli Eruli vincono la battaglia, ultimano la conquista della Corsica e si dirigono verso la Sardegna.

535: Atalarico, alleatosi con i Visigoti, affronta la flotta di Rodolfo presso le bocche di Bonifacio, qui gli Eruli vengono attaccati da due parti, a est dalle navi di Atalarico e a ovest da quelle di Teudi (re visigoto) e in poco tempo la flotta erule viene sbaragliata.

538: Atalarico e Teudi attaccano di nuovo Genova, ma la loro flotta viene distrutta. Ma un anno dopo valicano le Alpi e entrano in Italia, si scontrano nuovamente a Bugella e gli Eruli vincono la battaglia, catturano Atalarico e Teudi e li fanno giustiziare. Intanto nel Regno degli Ostrogoti, questi ultimi si volevano ribellare ai romani e i bizantini preparavano l’attacco.

546: Belisario viene inviato in Italia e in poco tempo conquista la parte meridionale della penisola, sottomettendo buona parte del Regno degli Ostrogoti, in mano al generale Vitige, questi chiede agli Eruli di Rodolfo di fermare le lotte e riesce a portarli dalla loro parte.

549: Eruli e Ostrogoti riescono a sconfiggere Belisario a Roma e a riconquistare una parte della penisola. Ma quando i bizantini sbarcano a Venezia, nell’inverno del 546, non c’è niente da fare: in pochi mesi conquistano buona parte della pianura padana, espugnando Ravenna e Milano.
Intanto, nella confusione generale, Belisario conquista il sud Italia e lo considera dominio personale (ovviamente senza farlo sapere a Costantinopoli).

552: Tutte le speranze di Eruli e Ostrogoti si racchiudono nella Battaglia di Bugella, in cui si affrontano le poche forze rimaste a Vitige e Rodolfo e le immense fila bizantine, dopo poche ore l’esito sembra segnato ma un provvidenziale intervento delle truppe dei visigoti guidati da Agila salva la situazione.

554: Eruli, Ostrogoti e Visigoti riconquistano la Pianura Padana e scacciano i bizantini, intanto a Costantinopoli si era venuto a sapere dell’inganno di Belisario, Narsete viene inviato in Italia e lo sconfigge in una serie di battaglie.

557: Ondate di Bulgari e Slavi si riversano oltre il Danubio sfondando lo sguarnito confine bizantino, gli Ostrogoti ne approfittano, così, per spostarsi dalla costa opposta dell’adriatico, e sotto il comando di Ildibaldo si trasferiscono in Dalmazia.

561: Belisario viene sconfitto e Costantinopoli suddivide l’Italia in alcuni esarcati. Il Regno d’Erulia sopravvive indipendente dall’impero bizantino.

Det0

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Se volete fornirmi suggerimenti o commenti, scrivetemi a questo indirizzo.

Il Regno di Erulia nel 561 d.C.

Il Regno di Erulia nel 561 d.C.

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Così commenta Leonardo Di Flaviani:

Al contrario di quanto si dice a scuola (dove si semplifica molto la questione), l'Impero ufficialmente/de iure continuò. Odoacre infatti inviò le insegne all'Imperatore d'Oriente, governando l'Italia per suo conto (finché lo stesso imperatore inviò/autorizzò i Goti).
Dal punto di vista invece concreto (cioè il governo effettivo dei territori) l'Impero era scomparso dall'Europa occidentale da molto più tempo, pian piano si era evoluto/modificato in forme statali locali molto più efficienti per le esigenze del periodo (solo l'Italia rimaneva effettivamente sotto una parvenza di controllo imperiale). A fare da unione tra la vecchia gestione provinciale e le nuove forme di governo rimase la Chiesa (che non a caso avrà un ruolo politico notevole) tramite le diocesi.
Quindi ufficialmente l'Impero continuò comunque e anche che invece di fatto era cessato molto tempo prima.
Il ruolo di Odoacre è stato molto sopravvalutato semplicemente perché dopo di lui nessuno sentì l'esigenza di nominare un imperatore occidentale (fino a Papa Leone III con Carlo Magno), ma ciò che fece non fu dissimile da decine e decine di altri eventi simili avvenuti per mano di ufficiali militari romani (quale era Odoacre) nei secoli addietro.

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Il grande Bhrghowidhon aggiunge:

Un modo in generale per sfruttare al massimo la Storia vera mantenendo l’Impero Romano anche in Occidente è quello di evitare lo Scisma d’Oriente e ciò che politicamente lo ha preparato (l’indipendenza di fatto e poi riconosciuta del Ducato Romano e di Venezia). A quel punto non c’è neanche bisogno di mantenere l’Impero Romano d’Occidente, basta la Storia nota (compresi Giustiniano e i Longobardi): la continuazione – appunto ridotta – dell’Impero Romano in Occidente è costituita dall’Italia Bizantina + Sicilia e Sardegna, Stato Pontificio (da Roma all’Esarcato) e Venezia (+ Istria, poi anche Dalmazia). Il Sacro Romano Impero non si chiamerebbe così e non si richiamerebbe all’Impero Romano, ma sarebbe per tutti il Regno (o anche Impero, come gli Imperi Bulgari e l’Impero Serbo) dei Franchi e dei Teutoni (+ dei Longobardi e dei Burgundi), come si è ufficialmente chiamato; i Regni di Franchi Occidentali e Orientali avrebbero il ruolo dei Serbi e dei Bulgari e, come questi, si richiamerebbero piuttosto ai Cesari che agli Augusti. Non si può portare la simmetria fino agli ultimi termini, perché il ruolo dei Magiari o dei Tatari in Europa Centrale non è assimilabile a quello dei Selgiuchidi e degli Ottomani nei confronti di Bisanzio; inoltre, se ci si mantiene il più possibile conformi alla Storia reale la Spagna non può far parte del sopravvissuto Impero Romano in Occidente. Evidentemente, la Quarta Crociata sarebbe considerevolmente diversa (e forse le tre precedenti – secondo il computo classico –non avrebbero luogo). Ancora più importante, sarebbe da ammettere una sorta di Autocefalia della Francia, della Germania, della Spagna e dell’Inghilterra, con cinque o sei Patriarcati (‘Germanici’) come presso gli Slavi Ortodossi, naturalmente senza Lotta per le Investiture e quindi con soluzione ‘interna’ (dinastica) della rivalità fra Guelfi (in senso proprio) e Ghibellini, con tutte le immaginabili conseguenze che ne deriverebbero...

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Una domanda accattivante è quella postaci da Paolo Maltagliati:

Quali fattori potrebbero permettere un’invasione slava tale da creare una popolazione stanziale nella penisola italica che non si faccia assimilare (dal punto di vista linguistico, ovviamente) nel medio-lungo termine dalle lingue romanze, e che abbia tratti di indiscutibile originalità rispetto alle altre lingue slave? Pensavo ad un diverso rapporto tra Avari e Longobardi, ma chissà...

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Gli risponde Bhrghowidhon:

È proprio quello; sono necessarie le seguenti condizioni:

1) che anche nella Penisola Italica non fosse ancora terminato nel 568 il processo di romanizzazione dei Popoli non Ellenici;

2) che almeno una di queste zone entrasse sùbito a far parte di una compagine che includesse un territorio linguisticamente già baltoslavo o se non altro molto affine (daco-misio, tracio) e nella quale il pre-protoslavo fosse lingua veicolare dell'Esercito, quindi il Khānato degli Avari o, dopo una prima fase, dei Protobulgari;

3) che le stesse zone non fossero poi soggette ai fenomeni di spopolamento e ripopolamento (assimilatorio) dopo il 1000.

Il caso più famoso è quello dei Serbi di Siponto (926), poi degli Slavi di Stilo (981) e di Palermo (fino al 1050 ca.), tutti e tre troppo tardi per rimanere definitivi e troppo presto per sfuggire ai ripopolamenti dopo il 1000.

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Diamo la parola ad Inuyasha Han'yō:

Nel 2007 uscì nelle sale cinematografiche "L'ultima legione", ispirato all'omonimo romanzo di Massimo Valerio Manfredi, che narra la caduta dell'impero d'occidente e la fuga dell'ormai ex imperatore Romolo Augustolo in Britannia. Questo lungometraggio è stato duramente criticato per vari motivi, tra cui grosse castronerie storiche: in primis Odoacre viene indicato come "comandante dei goti" quando in realtà erano gli Eruli. Un'altra grossa boiata è che la caduta dell'impero d'occidente viene anticipata di 16 anni, infatti il film è ambientato nel 460 mentre il crollo avvenne nel 476. Ora, il POD è che l'impero d'occidente crolli davvero nel 460 o giù di lì (magari per mano dei vandali, che saccheggiarono Roma nel 455). Qualche conseguenza?.

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Gli replica Paolo Maltagliati:

Premetto che rispondo prima da storico e non da ucronista:

Non cambia praticamente niente.

Momigliano ha speso parole memorabili sulla 'caduta senza rumore' dell'impero romano d'occidente. Quasi nessuno all'epoca lo vide come un fatto epocale.

Innanzitutto perché l'imperatore continuava a esserci, a Costantinopoli. In fondo, l'impero era sempre stato considerato comunque uno. Non è che gli abitanti dell'occidente e dell'oriente si sentivano di appartenere a due 'stati' diversi, solo perché il vertice era differente. L'impero era l'impero. Fine.

In secondo luogo, perché la mancanza di un soggetto che portava il nome di sovrano dell'impero venne considerata assolutamente reversibile. Anche perché, Zenone nel 476 avrebbe potuto benissimo affidare a Odoacre (che era SCIRO, e no, Odoacre non si può considerare capo di una 'nazione' barbarica come Teodorico, quanto piuttosto il magister militum delle truppe barbariche, né più né meno di uno Stilicone) il titolo quantomeno di Cesare (cui penso Odoacre puntasse). Solo che, visti i precedenti del suo patronus Leone I, probabilmente Zenone (che era piuttosto accentratore) fece cattiva accoglienza all'idea di una elevazione ad un titolo così alto ad una persona non esattamente di 'sicura' fedeltà e soprattutto lontana dal suo diretto controllo.

Ora la risposta da ucronista:

Alla morte di Maggioriano (461), Ricimero decide di non fare incoronare Libio Severo e, più preoccupato che in HL della minaccia di Genserico e dubitabondo sulla reale possibilità di fronteggiare i Vandali (che 'candidarono' Olibrio alla porpora), riconsegna le insegne imperiali all'imperatore Leone, in cambio del suo riconoscimento di una qualsiasi carica (deteneva già il titolo di Patrizio) che lo legittimi come controllore di Ravenna agli occhi della aristocrazia italica. Leone, sotto la ingombrante tutela del generale Ardaburio Aspare, consigliatosi segretamente con il capo delle sue guardie imperiali, l'isaurico Tarasikodissa, accetta questo riconoscimento, allo scopo di ridimensionare il potere del magister militum.

Quest'ultimo fa cattiva accoglienza, e prepara la contromossa e si lega ai goti di Teodemiro, il quale manda il figlioletto Teodorico, figlio della sua prediletta concubina a Costantinopoli per esservi educato.

Teodemiro inizia a dare fastidio a Ricimero, il quale, a sua volta, per logica conseguenza, aizza i gepidi (per quanto da poco orfani della guida del grande re Ardarico) contro Teodemiro.

Nel frattempo, Ricimero, dopo aver goduto dell'aiuto indiretto dei Vandali per liberarsi di Maggioriano, decide che è però giunto il momento di mettere un freno alle loro scorrerie. Chiede dunque sostegno alla flotta bizantina per un'operazione in Nord Africa.

L'accordo tra Leone e Ricimero includeva una invasione in grande stile, guidata nientemeno che dal magister militum praesentalis, Ardaburio Aspare. Il quale però, non fa memoria di quel che è accaduto a Maggioriano...
Genserico si rivela un osso durissimo da rodere, anche perché la sua potente flotta mette in difficoltà gli imperiali. Ma Ricimero previene politicamente il Vandalo (che stava prendendo accordi con Eurico fratello del re dei goti dell'ovest) alleandosi coi Visigoti di Teodorico II, che sventò la congiura a suo danno da parte della nobiltà anti-romana e fece assassinare il fratello.

Dopo una lunga e aspra campagna, nel 466, le forze vandale sono sconfitte. Ricimero, ovviamente, fa lo stesso giochetto che aveva fatto con il precedente imperatore d'occidente e, con il tacito assenso di Leone, elimina Ardaburio. Ricimerio e Teodorico II stipulano un'alleanza matrimoniale. Ma a questo punto, Leone inizia a tramare proprio contro il magister militum occidentis...

Prego, continuate voi!

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C'è poi quest'altra idea di Rivoluzionario Liberale: la Frankonia.

Lo stato francese ha un'altra genesi, ai tempi di Clodoveo si opta per diffondere il franco, lingua germanica come lingua ufficiale dell'impero al posto del latino e il regno dei franchi occidentali nasce come una nazione germanica, la lingua neolatina resiste al sud, al nord si impone il germanico occidentali. La Francia nascerà con lo stesso nome.

I normanni scendono in Francia e adottano il germanico occidentale o frankese come lingua ufficiale, Guglielmo il conquistatore vince a Hastings e conquista l'Inghilterra, ma la lingua inglese è influenzata da un altra lingua germanica, non neolatina, sarà un inglese differente da come lo conosciamo, meno ricco di prestiti latini.

La Guerra dei Cento Anni avviene come nella HL, ma è un confronto tra due paesi germanici.

Con l'andare dei secoli il frankese si afferma  l'occitano del sud arretra.

La Guerra dei Sette Anni avviene come nella HL, con i coloni frankesi in Kanada.

Rivoluzione francese con tanto di marsigliese in una lingua simile all'olandese, con la rivoluzione e Napoleone il germanico avanza ancora di più, Marsiglia, Lione, Bordeaux, sono ormai città germaniche, ma nelle campagne l'occitano resiste.

E nel 1914? Cosa fare? in una guerra tra "germani" austriaci e tedeschi contro franchi e anglosassoni, l'Italia si allea con l'Intesa per Trento e Trieste, o con gli imperi centrali per liberare la Provenza e l'Occitania ancora neolatine? Nel caso di vittoria degli imperi centrali Guglielmo II si ritroverebbe kaiser dei tedeschi orientali (nome dato ai tedeschi della HL) e dei tedeschi occidentali, potrebbe spostare la capitale ad Aachen per rinverdire i fasti di Carlo Magno...

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Così replica il geniale Bhrghowidhon:

Quanto alla diffusione del franco, è sufficiente che la conversione avvenga DOPO e non PRIMA della conquista della Neustria.

Tu hai scritto « I normanni scendono in Francia e adottano il germanico occidentale, o frankese come lingua ufficiale ». Ora, oltre giustamente all'olandese (che continua il bassofrancone), anche il mediofrancone esiste tuttora, in Germania (si chiama "francone" tout court) ed è pure abbastanza facile da capire. Ha la particolarità di lenire le occlusive sorde (come lo stereotipo dei Negri; esattamente il contrario dello stereotipo dei Tedeschi, che invece vale per l'alemannico).

Supponiamo infine che davvero l'Italia si schieri con gli Imperi Centrali per liberare la Provenza e l'Occitania ancora neolatine: sarebbe il boccone più ghiotto, tra i pretesti (perché tali erano e sono) nazionalistici italiani!

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C'è anche la cartina proposta da Ded17:

Quali le cause (e quali gli sviluppi) di questa diversa distribuzione dei popoli germanici dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente?

Quali le cause (e quali gli sviluppi) di questa diversa distribuzione dei popoli germanici dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente?

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Ecco la risposta di Lord Wilmore:

Mmm... vediamo un po'... Conseguenza nel tempo della sopravvivenza dell'impero unno nel caso in cui Attila è riuscito ad organizzarlo con burocrazia e province sul modello dell'impero romano prima di morire improvvisamente nel suo campo trincerato sul Danubio, magari avendo conquistato l'impero romano d'oriente?

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Invece Bhrghowidhon propone:

Se non è un tranello, le cause sembrerebbero essere, nell'ordine:

- conquista dell'Impero d'Oriente da parte degli Unni
- rottura di tutte le alleanze tra Unni e Germani
- migrazione di tutti questi ultimi verso l'Impero d'Occidente e l'intero Arcipelago Britannico
- migrazione bretone
- migrazioni basche
- alleanza anglo-bretone
- espansione frisia verso la Scandinavia e le sponde orientali del Baltico
- congetturabile alleanza unno-berbera antigermanica
- apparente rottura dell'alleanza degli Unni Neri con i Persiani e sconfitta di questi ultimi (almeno nei territorî più occidentali)

Gli sviluppi possibili sono innumerevoli, ma almeno uno dovrebbe primeggiare sugli altri: il tentativo di conquista dell'India da parte degli Unni Neri.

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Anche Massimiliano Paleari ha voluto cimentarsi con questo gioco:

Io invece propongo un'ipotesi di Europa dove a prevalere sono gli agglomerati imperiali, sia quelli "storici" (Roma, spazio greco/ellenistico), sia quelli generati dai popoli conquistatori e/o nomadi (ungari, bulgari, normanni), più un anticipato "reich unitario germanico".

Di seguito, molto sommariamente, come si arriva alla situazione illustrata.

V SECOLO
Invasioni barbariche. L'Impero Romano d'Occidente riesce a stabilizzare la situazione su un nuovo limes che segue l'arco alpino e il corso della loira. A nord di tale linea si formano regni romano barbarici, teoricamente foederati dell'impero. La Britannia è invasa dagli Angli e dai Sassoni. i Germani adottano in massa l'arianesimo.

VI SECOLO
Gli Slavi occupano vaste aree dell'Impero Romano d'Oriente e sommergono quasi interamente l'Illiria. Ad occidente, di fronte al tentativo di riconquista romana dei territori posti tra la Loira e il Reno e perfino della Britannia (dove continua nelle aree sud occidentali la resistenza all'avanzata anglo/sassone), per reazione si avvia un accelerato processo di formazione di un agglomerato imperiale germanico unitario.

VII SECOLO
I Germani riprendono l'offensiva nei confronti della Romania. Quest'ultima, alla ricerca spasmodica di alleati, prende contatto perfino con le popolazioni della remota Scandinavia. Ne segue un anticipato processo di cristianizzazione (cattolica romana) e un anticipato processo di unificazione di tutti i Normanni. Gli Arabi islamizzati irrompono sulla scena, come nella nostra timeline, occupando la Mesopotamia, la Persia, la Siria e tutto il Nordafrica. Nuove ondate di invasione nei Balcani. Avari e Longobardi si spingono fin nella pianura padana ma vengono infine battuti e ributtati in parte indietro, in parte impiegati come mercenari a guardia del limes istro/dinarico.

VIII SECOLO
Gli Arabi avanzano profondamente in Anatolia. Nei Balcani invece i Bizantini riguadagnano posizioni nei confronti degli Slavi. Fallisce uno sbarco arabo nella penisola iberica, la flotta romana distrugge quella musulmana nei pressi delle Colonne d'Ercole. Nell'estremo nord prosegue il processo di formazione di un grande Impero Vichingo, che sottomette facilmente anche le tribù finniche. Inizio delle incursioni normanne in direzione delle isole britanniche. L'Impero Germanico si modella definitivamente sull'esempio di quello Romano, reprimendo i conati autonomistici delle varie popolazioni, che vengono progressivamente amalgamate, anche dal punto di vista linguistico (diffusione del franco/germanico nordoccidentale).

IX SECOLO
L'Impero Normanno,alla ricerca di sbocchi commerciali verso il "ricco meridione" e anche di nuovi territori dove trasferire la popolazione in eccesso (a causa del peggioramento delle condizioni climatiche in Scandinavia), inizia a colonizzare un'ampia fascia di territorio che dall'area baltica punta verso il Mar Nero seguendo grosso modo il corso del Donets. Lungo il fiume vengono fondati numerosi fortini. Tra questi assurge presto una certa importanza Kiev. in Crimea i Normanni entrano in contatto con i Bizantini, con i quali si instaurano rapporti amichevoli e un proficuo scambio commerciale. La spinta dei Normanni verso sud contribuisce però allo spostamento di altre popolazioni. Sono ora i Bulgari e gli Ungari a penetrare nell'area sub carpatica e balcanica. I primi si spingono decisamente a sud del Danubio, ributtando un'altra volta indietro i Bizantini. I secondi si collocano a nord del fiume e nella Pannonia fino all'Adriatico. I Bulgari,anche se di origine turca, si amalgano presto con le popolazioni slave già presenti (Serbi e altri), di cui adotteranno la lingua. Gli Ungari invece finiscono per imporre la loro lingua ai Croati e alle residue popolazioni romanze ancora presenti nell'area. Chi non vuole farsi assimilare supera i confini dell'Impero Bulgaro o di quello Romano.

X SECOLO
I Normanni avanzano decisamente nelle isole britanniche. I Regni autonomi anglo/sassoni si sottomettono all'autorità imperiale germanica pur di ricevere aiuti. Alla fine sia l'Irlanda, sia la Gran Bretagna risulteranno divise in un'area settentrionale normanna e una centro/meridionale parte dell'Impero Germanico. Dopo una serie di scontri, stabilizzazione del confine anche tra la Romania e l'Ungheria. La prima riesce a conservare sul litorale dalmatico alcuni avamposti e le isole. La zona prenderà il nome di Longobardia o Lombardia per la presenza di un alto numero di mercenari longobardi (e rispettive famiglie) qui posti a difesa dell'impero.

XI SECOLO
Le tribù polacche vengono cristianizzate dagli Ariani germanici. dopo varie vicende, si forma un Regno polacco tra la Vistola e l'area baltica, cha ha tra le altre cose la funzione di "cuscinetto" tra l'Impero Germanico e quello Normanno. In Anatolia i Bizantini sconfiggono i Turchi Selgiuchidi a Manzikert, bloccando così la loro avanzata. I Bizantini riescono inolte a riconquistare la Palestina con Gerusalemme. Le tribù "protorusse" che abitano lungo il Donets vengono assorbite dall'elemento normanno.

XII SECOLO
I Bulgari si aprono la strada fino all'Adriatico annettendosi la nostra Albania, fino a quel momento bizantina. Riescono anche a ritagliarsi uno sbocco al mare sull'Egeo, interrompendo la continuità territoriale tra la Tracia e il resto del territorio greco. Dopo queste sconfitte i Bizantini comunque si riprendono riuscendo a conservare i territori europei ancora da loro controllati, anche grazie ad una saggia politica di alleanze matrimoniali con gli zar bulgari. Nei vasti territori ad est dell'Impero Normanno le popolazioni russe (cristianizzate dai monaci normanni cattolici) iniziano ad organizzarsi in compagini statali non tribali. Tra queste spicca il Principato di Novgorod, che si avvantaggia degli scambi commerciali con i Normanni (soprattutto pellicce). I Normanni, dopo aver colonizzato l'Islanda, sbarcano nel continente nordamericano e avviano la colonizzazione del nostro Canada.

XIII SECOLO
Sulla scena irrompono i Mongoli (come nella nostra timeline), che travolgono i principati russi e che vengono fermati a stento dagli stessi Normanni. La Russia ad est del Donets finisce per due secoli nell'orbita mongola. i Mongoli conquistano anche la Persia. La locale dinastia mongola, dopo essersi convertita all'Islam, rifonda un Impero Persiano separato dal Califfato. Quest'ultimo, controllato dai Turchi, riunisce in un unico vasto impero tutto il Nordafrica, la penisola araba e i territori del Medio Oriente che non appartengono a Bisanzio o alla Persia. La persistenza di un forte Impero greco/bizantino favorisce tra l'altro la sussistenza di un Regno Armeno e di un Regno Georgiano cristiani nell'area caucasica.

XIV SECOLO
La "Romania" colonizza le Canarie e fonda i primi insediamenti sulle coste dell'Africa occidentale a sud dell'area controllata dal califfato. In Europa i confini restano sostanzialmente invariati, con l'eccezione della Curlandia, strappata dai Normanni ai Polacchi. I Turchi Ottomani, succeduti ai Selgiucidi, erodono nell'Anatolia centrale alcune posizioni a spese dei Bizantini e riconquistano la Palestina, ma non si spingono oltre. I Normanni, a dispetto della secolare alleanza con Bisanzio, si annettono gli ultimi avamposti greci della Crimea. Intanto, nelle fertili pianure a nord est del Mar Nero i contadini e i piccoli nobili fuggiti di fronte all'avanzata mongola, ma anche quelli che non hanno voluto farsi assorbire dai Normanni, si raggruppano rivendicando la loro autonomia e la loro specificità. Daranno vita al "fenomeno cosacco", che in questa timeline si sovrappone e si confonde sostanzialmente con una nazione "ucraina" sui generis. I Cosacchi daranno vita ad una singolare repubblica, distinta rigorosamente dai Principati russi autocratici del nord e del nord est, per ora tributari dei Mongoli.

XV SECOLO
La "Romania" insedia le prime colonie nelle Antille, a Cuba, in Florida, in Sudamerica. l'Impero Germanico fa lo stesso più a nord, fondando colonie sulla costa orientale dei nostri attuali Usa. A seguito del lento reflusso mongolo nello spazio russo si afferma la città di Mosca, che finisce per battere la rivale Novgorod. La Moscovia diviene così il nucleo centrale di un Impero Russo che però, trovando la strada sbarrata ad ovest (dai Normanni) e a sud (dai Cosacchi), si rivolge anticipatamente ad est iniziando la colonizzazione dei vasti spazi siberiani al di là degli Urali.

XVI SECOLO
I Bizantini, a capo di una crociata a cui partecipano anche contingenti della "Romania" e normanni - in questa timeline non abbiamo uno scisma oriente/occidente, ma permane la sepazione tra Ariani tedeschi (e polacchi) Ortodossi (tutti gli altri) - riconquistano la Terra Santa. In seguito il confronto tra le grandi potenze si sposta nel Nuovo mondo (Americhe). Sulle coste occidentali sono sbarcati i Russi, che hanno raggiunto rapidamente il Pacifico. La "Romania" amplia i propri possedimenti in Africa.

Se volete far avere all'autore il vostro parere su questa cartina, scrivetegli a questo indirizzo.

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Aggiungiamo l'idea di Basileus TFT:

Nel 480, quando Odoacre appoggiò la ribellione del generale Ilo in Dalmazia, Zenone inviò i Rugi contro di lui, ma gli Eruli riuscirono a prevalere. Se invece Zenone riesce a tenere in vita Giulio Nepote e a farlo combattere al fianco dei Rugi, 6.000 uomini probabilmente faranno la differenza e Giulio tornerà a capo dell'Impero d'Occidente, di fatto vassallo di Bisanzio, sovrano di uno stato con una componente rugio-latina.

L'Italia rugio-latina non sarebbe molto diversa da quella di Teodorico, i Rugi di fatto erano barbari semiromanizzati dello stesso ceppo dei goti, le differenze sarebbero state minime. Gli Ostrogoti tentano di sfondare in Pannonia ma vengono respinti a nord, col tempo sono assorbiti dai Longobardi o, più probabilmente, dai Gepidi. In Italia l'Imperatore Giulio Nepote e i suoi successori sono di fatto dei fantocci, chi comanda è il Magister Militum che è il re dei Rugi, di fatto vassallo bizantino a cui paga un tributo e di cui segue la politica estera. Ai tempi di Giustiniano l'Imperatore può togliere la maschera e eliminare la figura dell'imperatore occidentale, diventando lui Imperatore Universale e spostando la capitale a Roma.

In questa timeline non esisterà il concetto di Restauratio Imperii, Giustiniano conquisterà l'Africa per restituire il granaio d'Italia, con Belisario che riesce a estendere il dominio romano su tutta la costa. La Spagna venne conquistata senza colpo ferire praticamente e sarà così anche in questa timeline. Improbabile un tentativo di conquista totale dell'Iberia o della Gallia, possibile invece un tentativo di conquista dell'Iberia o se passa troppo tempo di resistere all'invasione degli Slavi nei Balcani.

I Gepidi, che grazie agli ostrogoti sono più forti, sottomettono i Longobardi e calano in Italia. L'Italia però non ha vissuto la guerra gotica ed è molto popolosa, ricchissima e con amministrazione che funziona. I Gepidi vengono buttati fuori e si insediano nell'attuale Austria. Possibile che Eraclio venga nominato Esarca d'Italia e che proprio dall'Italia parta la riscossa anti persiana. Per il periodo successivo ci sarebbe da approfondire.

Quasi sicuramente in questa timeline il greco non diventerebbe lingua ufficiale, non esisterebbe la questione Papa-Imperatore e lo stesso Carlo non verrebbe mai incoronato. Non nasce nemmeno il S.R.I.

Difficile a dirsi se si affermerà il cristianesimo classico, l'iconoclastia o il tricapitolino. L'italiano sarebbe una lingua molto più simile al tedesco attuale.

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Non possiamo non pubblicare qui questa cartina di Lord Wilmore:

Se i Visigoti si fossero stanziati nei Balcani Occidentali, ecco come essi potrebbero apparire oggi...

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Gli risponde Alessio Mammarella:

Potremmo pensare ad un un insediamento dei Visigoti in Italia dopo il sacco di Roma e lo spostamento proprio in Gallia (per esempio con Arelate come capitale) del baricentro dell'Impero d'Occidente. Nei secoli successivi l'Impero d'Occidente (o il Regno dei Franchi in sua sostituzione) che progressivamente riconquistano la penisola italiana. Presa tra le guerre contro i franchi e le prime scorrerie dei saraceni, gran parte della nobiltà gotica si sposta oltre le Alpi Giulie, in quella regione occidentale dei Balcani che è sempre meno controllata dall'Impero d'Oriente.

Chiaramente questi visigoti romanizzati avranno battuto avari e ungari così come altri popoli (slavi) intenzionati a migrare verso sud. Forse solo la Galizia subirà un influsso slavo e non a caso si chiamerà così, come una regione della non lontana Polonia. Con il tempo, le varie regioni del paese si differenziano, in particolare la Catalogna e la Navarra hanno rapporti commerciali e culturali con gli stati "franchi" a ovest dell'Adriatico, mentre invece nelle aree impervie dell'interno si arroccano i superstiti delle popolazioni illiriche preromane che ancora orgogliosamente persistono nelle loro tradizioni.

L'avanzata dei turchi rappresenta un problema per questa ricostruzione perché se i turchi avanzassero come in HL l'unità del paese sarebbe rotta per secoli e ripristinata non prima del XIX secolo. Potremmo al limite ipotizzare che il regno gotico sia forte e possa dover sacrificare la sola Andalusia. Per quanto riguarda le questioni dinastiche e le avventure militari, l'ingerenza degli aragonesi in Italia e in Grecia sarà favorita da uno scenario del genere, mentre invece non possiamo pensare ad esplorazioni oceaniche. Viaggi come quelli di Colombo partiranno comunque dalla Penisola Iberica, la cui organizzazione politica esula dal nostro discorso (anche se sarebbe interessante ipotizzarla).

Il passaggio del regno agli Asburgo sarebbe ancora più logico che in HL, vista la continuità del paese con territori come l'Austria e l'Ungheria. In assenza della Penisola Iberica e delle sue colonie oltreoceano, non so se Carlo V avrebbe diviso la sua eredità in due diversi rami, ma comunque la cosa rileva poco visto in un secondo momento si sarebbero riuniti. L'unica cosa che possiamo ipotizzare è che il mondo asburgico sarebbe stato meno potente militarmente, e quindi alcune guerre dei secoli XVI-XVII-XVIII sarebbero andate diversamente. In ogni caso, vicende politiche da definire avrebbero portato il regno balcanico a separarsi dal resto dei domini asburgici (forse l'unico rimasto monarchico, dopo che altri paesi vicini sono diventati repubbliche?)

Possiamo forse solo ipotizzare, per arrivare ai giorni nostri, che il dittatore Tito abbia svolto un ruolo paragonabile a quello di Franco in HL, predisponendo il ritorno alla monarchia dopo un periodo repubblicano seguito a una guerra civile.

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E ora, la parola a Dario Carcano:

Siagrio poteva diventare re dei Franchi?

Si tratta di una domanda meno peregrina di quanto potrebbe sembrare in apparenza, e il problema principale riguardo a come rispondervi è la scarsità di fonti primarie sul periodo storico in questione.

La principale fonte primaria è la Historia Francorum di Gregorio di Tours, che però non è né molto contemporanea (è stata scritta un secolo dopo i fatti narrati) né molto precisa (Gregorio confonde spesso i personaggi, per esempio quando confonde Odoacre con un capo sassone con un nome simile).

Tuttavia, questa fonte da le seguenti informazioni:

Nel 457 Childerico, padre di Clodoveo, viene esiliato da Egidio, padre di Siagrio. I franchi eleggono Egidio loro re, ed Egidio per otto anni regna sui Franchi, fino alla sua morte e al ritorno di Childerico;

Per sconfiggere Siagrio nella battaglia di Soissons, Clodoveo mette assieme una coalizione composta da Ragnacaro e Cararico, che erano altri due capi dei Franchi Salii, si allea con Cloderico, capo dei Franchi Ripuari, e sfrutta la morte del re dei Visigoti, Eurico, che priva il principale rivale della potenza franca di una guida forte e capace;

Dopo la battaglia di Soissons, Siagrio si rifugia a Tolosa, capitale dei Visigoti, ma Clodoveo tramite le minacce si fa riconsegnare Siagrio e lo uccide; tuttavia da altre fonti sappiamo che la famiglia di Siagrio ha continuato ad esistere anche molto tempo dopo la morte del generale, e l'esistenza di discendenti di Siagrio è ancora attestata nell'VIII secolo;

Dalle prove archeologiche possiamo dedurre anche un'altra cosa: la tomba di Childerico, padre di Clodoveo, scoperta a Tournai nel 1653 fornisce un importante indizio. Le tombe monumentali e sfarzose - come quella di Childerico - sono sempre una manifestazione di potere, costruite in un luogo in cui il potere di un sovrano non è ancora solidificato. Ebbene, il fatto che una tomba così sfarzosa sia stata costruita a Tournai nel 481 mostra che, in quella zona e in quel momento, il potere di Clodoveo non era solido, e doveva essere rafforzato facendo una dimostrazione di ricchezza e potenza attraverso la tomba del padre.

Inoltre, per avere il quadro completo, ci sono altre cose che dobbiamo tenere presenti:

Le truppe comitatensi stanziate in Gallia erano state distrutte nel corso della guerra civile tra Onorio-Costanzo III e Costantino III-Geronzio, ed erano state ricostruite nei decenni successivi, quasi sicuramente facendo ampio ricorso al reclutamento di germani, quindi Goti, Burgundi e, nel nord della Gallia, Franchi;

La presunta elezione di Egidio a re dei Franchi avverrebbe poco tempo dopo un cambio al vertice dell'Impero: alla fine del 456 Avito, imperatore romano originario della Gallia, viene deposto da una rivolta dei comitatensi italiani guidati da Maggioriano e Ricimero; Egidio è schierato fin da subito con loro due, e sarà il principale luogotenente di Maggioriano nelle Gallie, quindi è possibile che Childerico fosse legato ad Avito, e che quindi l'esilio del capo franco vada inserito in questo contesto;

In questo periodo storico, presso le società germaniche il titolo di Re ha un significato quasi esclusivamente militare, come dimostrato dal semi-leggendario episodio del vaso di Soissons, che - anche se probabilmente falso - è comunque un esempio di quale fosse la natura del potere regale in quei decenni: un potere basato sul carisma personale, esercitato nel rispetto dei diritti individuali, ma al tempo stesso in maniera estremamente brutale, e a volte sommaria. Più che a un Re nel senso moderno del termine, dovremmo pensare ai sovrani germanici come a dei generali ereditari.

Quindi, se i comitatensi di Egidio sono in gran parte Franchi, ed avendo il titolo regio un significato prettamente militare, cosa impediva a Egidio di considerare sé stesso Re dei Franchi, e ai suoi soldati di considerarlo tale? E lo stesso vale per Siagrio: anche lui comandava un esercito composto in gran parte da Franchi, e per i soldati di Soissons che obbedivano al figlio di Egidio, il re dei Franchi era Siagrio, non Childerico o Clodoveo.

Tutto questo ci conduce a capire come lo scontro tra Siagrio e Clodoveo non fu l'ultima battaglia di Roma contro i barbari, come ogni tanto viene descritta, e non fu semplicemente lo scontro tra due potenze regionali per la supremazia nella Gallia settentrionale.

Fu piuttosto uno scontro per la supremazia all'interno dei Franchi, tra due distinti pretendenti alla leadership di quel popolo germanico.

Questo messaggio è un riassunto del video di The Historian's Craft, Mysteries of History: Franks, Romans, & the Kingdom of Soissons, quindi vi rimando al suo video, che affronta l'argomento in modo molto più dettagliato (e con più fonti).

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Gli risponde Paolo Maltagliati:

Interessantissimo. Però aggiungerei una cosa importante, (e forse tuttora difficile da accettare, per certe divisioni manichee da manuale di storia delle superiori):
Che SIA Clodoveo SIA Siagrio erano Roma. Mi spiego meglio: io credo che entrambi, vuoi per propaganda, vuoi perché ci credessero e ne fossero convinti, volessero farsi considerare legittimi 'ripristinatori' dell'ordine e della pax romana della Gallia del nord (e, credo, ognuno considerava l'altro impostore, forse facendo anche a gara in espressioni di romanità).
È ironico pensare che se Clodoveo ha vinto a livello militare, Siagrio ha vinto a livello di memoria storica, su questo aspetto!

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Dario però ha avuto un'altra idea dirompente:

Siagrio poteva diventare Imperatore d'Oriente?

Da tempo avevo in testa l'idea di una Anabasi romana con Siagrio come protagonista, solo ora trovo il tempo di scriverla...

Anno 486. La battaglia di Soissons tra Siagrio e Clodoveo si conclude in parità, senza vinti e senza vincitori, ma una cospirazione della nobiltà gallo-romana fa sì che egli abbia comunque perso la guerra.
Quando Siagrio e il suo esercito tornano presso Soissons, si ritrovano sbarrate le porte della città e truppe franche a presidiare gli ingressi.

"Cos'è successo? Dove sono i miei soldati?" chiede Siagrio alle sentinelle che presidiano le mura.

Arriva Avito Nepoziano, un potente senatore gallo-romano, che - dall'alto delle mura - dice a Siagrio:

"Non sei stato capace di proteggere le nostre proprietà dai Franchi, per questo abbiamo deciso di allontanare te e il tuo esercito. Clodoveo ci ha fatto un'ottima offerta, un'offerta che non potevamo rifiutare."

"MA HO VINTO QUESTA GUERRA! CHE DIO VI STRAFULMINI!!"

"Caro Siagrio, le guerre costano soldi, e noi di soldi non vogliamo perderne. Grazie a Clodoveo avremo pace e stabilità."

Siagrio si allontana da Soissons con quello che resta del suo esercito; infatti molti soldati, demoralizzati per il tradimento, hanno disertato e sono tornati a casa, oppure sono passati al nemico.

Ma quello che rimane è ancora un esercito, grande abbastanza da impensierire Clodoveo; circa due mesi dopo Soissons, a Durocotorum avviene un nuovo scontro tra franchi e romani, che di nuovo è inconclusivo. La pressione di Clodoveo costringe Siagrio ad abbandonare i suoi domini, ma Clodoveo non riesce a distruggere l'esercito di Siagrio.

È in questo momento che nell'armata di Siagrio si forma un forte spirito di corpo, che assieme al carisma del comandante terrà insieme l'armata nonostante l'incertezza e le privazioni.

Lasciato il proprio ex dominio, Siagrio e il suo esercito giungono nel regno burgundo, costringendo il re Gundobado ad una scelta difficile. Infatti da un lato ospitare Siagrio e i suoi significa inimicarsi Clodoveo, ma d'altra parte Clodoveo è un nemico pericoloso, e sostenere Siagrio per indebolire i Franchi potrebbe essere un ottimo affare per i Burgundi.

Alla fine però fu la prudenza a prevalere, e Siagrio dovette lasciare il regno burgundo per spostarsi a est, verso il Norico. Ma Siagrio non partiva a mani vuote: durante la permanenza presso i burgundi, era stato contattato da alcuni emissari dell'Imperatore Zenone, che era disposto ad accogliere a braccia aperte Siagrio e la sua Legio se questi fossero riusciti a raggiungere il territorio imperiale.

Giunto nel territorio dei Rugi, devastato dalle tensioni interne tra germani e romani, Siagrio fu tentato di deporre il locale sovrano germanico e crearsi un nuovo dominio sulle Alpi, ma la vicinanza col regno di Odoacre - che di lì a poco avrebbe invaso il regno - e la povertà del territorio, fecero scadere quest'idea, e la Legio riprese la sua marcia.

Finalmente, nel 487, dopo un anno di marcia, Siagrio e i suoi uomini arrivano al mare: l'Adriatico. Tuttavia, la Legio è finita nel territorio di Odoacre, che manderà contro di lui un esercito per scacciare Siagrio dai suoi domini; lo scontro tra le truppe gallo-romane e romano-germane a Fiume si concluse con una vittoria di Siagrio, che ebbe campo libero per proseguire la sua marcia.

Per arrivare nel territorio dell'Impero d'Oriente, e infine a Costantinopoli, bisognava però passare dal territorio degli Ostrogoti, e poi per quello dei Gepidi; il re degli Ostrogoti non oppose inizialmente una grande resistenza al passaggio della Legio, ma quando questi furono entrati in profondità nel suo territorio tentò di distruggerli nella battaglia della Sava, dove però i goti furono battuti dai soldati della Legio, ormai veterani induriti dalla lunga marcia e da molte battaglie.

Contro i Gepidi lo scontro avvenne nei pressi delle rovine di Sirmio, dove le truppe di Siagrio colsero una nuova vittoria.

Dopo lo scontro coi Gepidi le truppe di Siagrio poterono finalmente entrare in territorio romano, e marciare verso Costantinopoli. Ma...

Zenone è appena morto in una congiura ordita da Illo, già coinvolto nella precedente usurpazione di Basilisco sempre ai danni di Zenone; quando Siagrio arriva a Costantinopoli la trova nel caos, scossa dai tumulti popolari contro l'usurpatore eretico, avendo Illo abbracciato l'eresia monofisita.

Il partito calcedoniano nella corte bizantina era alla disperata ricerca di qualcuno che potesse assumere la porpora imperiale: serviva un calcedoniano, magari un generale con un esercito pronto a entrare nella capitale, meglio ancora se greco o latino, così da evitare un nuovo imperatore isaurico. E magari doveva anche essere un volto vincente, estraneo ai torbidi seguiti alla morte di Leone II.

Ma chi? Longino, fratello di Zenone, era morto al tempo dell'usurpazione di Basilisco, come tutti gli altri parenti del defunto imperatore; Anastasio Dicoro era sì greco, ma anche lui monofisita, e non era un generale ma un burocrate...

E poi a qualcuno venne in mente che fuori da Costantinopoli c'era il gallo-latino Siagrio, giunto nell'Impero con la reputazione di una leggenda vivente e un esercito di veterani pronto a marciare sulla città. Così una delegazione di notabili romei andò nel campo di Siagrio, chiedendogli se fosse disposto a prendersi la corona imperiale.

Ovviamente, Siagrio non se lo fece ripetere due volte: entrò nella città accolto dalla folla festante, catturò Illo mentre cercava di fuggire e lo uccise, e venne proclamato imperatore.

Avrebbe regnato fino alla sua morte per cause naturali avvenuta nel 518, e sarebbe stato succeduto dal figlio, Leone (III) Egidio.

.I

Queste proposte hanno ispirato Basileus TFT:

I regni postromani

1) Il Regno di Soissons.
Il regno dei galloromani di Soissons riesce a sconfiggere i franchi di Meroveo e li costringe a restare in Germania, oppure a migrare a sud. Come si evolve la storia con la sopravvivenza di questa enclave romana, nominalmente sottoposta al governo di Bisanzio? E con il Restauratio Imperii?

2) Il Regno di Volubilis.
Attorno alla ricca città di Volubilis, crocevia dei commercia fra l'Africa occidentale e l'Impero, si sviluppò un regno romano-numida in quei territori che non furono occupati dai Vandali. Non mi è ben chiaro come sia sparito questo dominio, ma mettiamo che riesca a contenere le spinte delle truppe tuareg ed imporsi come potenza della regione. Quali sviluppi lo attendono, che rapporti avrà con i Vandali? Cosa succede con Giustiniano.

3) Il Regno di Lundein.
Fra i vari regni britanno-romani quello con maggiori potenzialità poteva essere Lundein, incentrato sulla ricca città di Londra e esteso per buona parte della regione. Che accade se Lundein riesce a contenere i Sassoni?

4) Il Regno del Galles.
Simile alla precedente, ma più verosimile. Le popolazione britanno-romane riescono a resistere in Galles e consolidare un regno per loro.

5) Il Regno delle Gallie.
Dopo la conquista della Gallia ai Visigoti i Franchi evitarono di espandersi nelle zone di più antica dominazione romana, come la Gallia Narbonense. Che accade se in questo contesto i gallo-romani riescono ad occupare parte dell'Occitania e a creare un loro regno?

6) Il Regno di Tarragona.
La parte occidentale della Spagna fu l'ultima zona ad essere conquistata dai barbari. Cosa succede se la popolazione ispano-romana riesce ad organizzare un proprio dominio autonomo?

7) Il Despotato dell'Illirico.
Giulio Nepote non tenta di riconquistare l'Italia e si accontenta di governare l'Illirico con la protezione di Bisanzio. Che destino avrà questo regno illiro-romano?

8) Il Regno di Langhuatan.
Esso fu un piccolo dominio attorno alle città di Bengasi e Sirte, sorto dopo la conquista vandalica dell'Africa. Il regno fu poi reincorporato da Bisanzio. Come farlo sopravvivere?

9) Il Regno di Cartagine.
La resistenza degli afroromani fu molto forte nella regione. Che succede se i Vandali, non abituati al clima del luogo, vengono sconfitte e decimati da un'epidemia di Peste e si forma un regno romano-cartaginese?

10) Il Regno di Lazica.
L'Imerezia è stata lungamente influenzata da Roma e occupata per brevi periodi. Che accade se si viene a creare un regno misto georgiano-romano in contrapposizione a quello di Mishketa maggiormente georgiano-armeno?

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Sempre Basileus TFT ha poi aggiunto un'altra idea:

È risaputo che l'impero romano d'Oriente, per scacciare l'elemento barbaro che aveva ormai preso piede nell'esercito e nella corte, in particolare unni e goti, ricorse all'aiuto degli Isauri. Gli Isauri erano una popolazione che viveva sui monti Tauri e, pur essendo cittadini romani e sotto il controllo di Roma da quasi 500 anni, erano a tutti gli effetti dei barbari, vivevano di pastorizia e rapina ed erano famosi per essere guerrieri selvaggi e violentissimi. Il loro capo, Trassicodissa, prese il trono imperiale col nome di Zenone e instaurò una nuova dinastia in Oriente.

Ora, ho trovato due popolazioni che potrebbero corrispondere agli Isauri in Occidente, che cosa accade se una di queste viene chiamata, magari da Marciano o da Ezio, per dare una ripulita in Occidente. Tanto per cominciare, i Baschi, che tutti noi conosciamo; il loro difetto era prettamente numerario rispetto agli Isauri, ma se fossero stati di più? In secundis, i Barbacini: abitanti dell'entroterra sardo, selvaggi, pagani e mai sottomessi effettivamente, tanto che nel '700 avevano ancora leggi proprie e la loro religione. Che accade se i Barbacini sono molti di più e accettano di essere trasportati a Ravenna?

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Federico Sangalli suggerisce:

E se i Bagaudi riuscissero ad ergersi come forza politica rilevante, unendo le varie popolazioni rurali e pagane dell'Impero e assumendone il controllo?

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Bhrghowidhon gli tiene dietro:

Unica differenza dei Bagaudi rispetto agli Isauri e i Lazi è che, a parte i Baschi, tutti i Bagaudi (i cui territorî potevano essere molto estesi e quindi congiungersi, sia pure a eccezione delle grandi città) erano Galli. Si ripropone il “Grande Galles” dalla Britannia alla Cisalpina (Walholand) visto nell’ucronia sugli Stati Successori fino allo scorso 2. dicembre: sui Bagaudi e in generale sui Brittogalli finisce per regnare una Dinastia Arturiana, che potrebbe portare il titolo di Brigantini (questo “Walholand” corrisponde al Sacro Romano Impero con la Spagna Settentrionale e la Britannia, ma senza la Germania a Est del Reno).

Se volete un elenco di possibili nomi bagaudi, eccone alcuni:

Lungo altisonante famoso diffuso: *Dŭmnŏrīχs “Re del Mondo Inferiore” (in latino Dŭmnŏrīx)
Lungo altisonante famoso raro: *U̯ĕrkĭngĕtŏrīχs “Grande Re dei Guerrieri” (in latino Vĕrcĭngĕtŏrīx)
Lungo altisonante idiosincratico diffuso: *Brŏgĭmārŏs “Grande di Territorio” (in latino Brŏgĭmārŭs)
Lungo altisonante idiosincratico raro: *Brĭgăntīnŏs “Re dei Montanari” (in latino *Brĭgăntīnŭs)
Lungo dimesso famoso diffuso: *Brĭtŏmărtŏs “Manzo da trasporto” (in latino *Brĭtŏmărtŭs)
Lungo dimesso famoso raro: *Brŏgĭtărŏs “Che attraversa la Frontiera” (in latino Brŏgĭtărŭs)
Lungo dimesso idiosincratico diffuso: *Dăgŏmārŏs “Grande di Bontà” (in latino Dăgŏmārŭs)
Lungo dimesso idiosincratico raro: *Kŏntŏbŏu̯i̯ŏu̯ĭndŭllŏs “Che ha ottenuto cento vacche” (in latino Cŏntŏbŏuĭŏuĭndŭllŭs)
Corto altisonante famoso diffuso: *Drŏu̯sŏs “Forte” (in latino Drūsŭs)
Corto altisonante famoso raro: *Drŏu̯tŏs ”Valente, Coraggioso” (in latino Drūtŭs)
Corto altisonante idiosincratico diffuso: *Bŏu̯dŏs “Vittorio” (in latino Bŏudŭs)
Corto altisonante idiosincratico raro: *Brĭtŭs “Pensiero” (in latino Brĭtŭs)
Corto dimesso famoso diffuso: *Kŏtti̯ŏs “Del vecchio” (in latino Cŏttĭŭs)
Corto dimesso famoso raro: *Brĕnnŏs “Reuccio” (in latino Brĕnnŭs)
Corto dimesso idiosincratico diffuso: *Dŏnnŏs “Marrone” (in latino Dŏnnŭs)
Corto dimesso idiosincratico raro: *Brŏkkŏs “Dai denti sporgenti” (in latino Brŏccŭs)

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Al che Basileus TFT parte a ruota libera:

450: Flavio Ezio, in previsione dell'arrivo degli Unni, si interroga su come trovare nuovi alleati per l'imminente battaglia. Riesce ad ottenere l'alleanza delle tribù germaniche stanziate in Gallia, ma da un lato non ritiene l'esercito sufficientemente forte, dall'altro vorrebbe evitare di dare forza ai germani in caso di vittoria. Il suo occhio cade sui Bagaudi, popolazioni semiromanizzate della Gallia e delle valli alpine, abili guerrieri e predoni, che però godono a tutti gli effetti della piena cittadinanza romana.
Facendo tesoro dei precedenti conflitti con tali popolazioni, Ezio si propone a loro come mediatore per la corte romana e promette da un lato lo smantellamento dei grandi latifondi dell'aristocrazia romana, dall'altro di tollerare alcune usanze non esattamente cristiane che sono ancora in auge in quelle zone. In cambio chiede che cessino le razzie all'interno del mondo romano e che vengano fornite truppe fresche.
A questo punto l'esercito di Ezio si trova forte di circa 30.000 Bagaudi, oltre ad altri 120.000 fra romani e germani fedeli da usare ai Campi Catalaunici.

451: La coalizione degli Unni di Attila, dopo aver devastato la Gallia, si scontra con l'esercito romano ai Campi Catalaunici. Ezio tiene i Bagaudi nelle retrovie e li fa arrivare sul fianco degli Unni quando la battaglia è nel pieno dello svolgimento, in questo modo ottiene che i suoi alleati germanici abbiano molte perdite, ma dall'altro lato l'arrivo delle truppe fresche è devastante. Il grosso della cavalleria unna si ritrova accerchiata e fugge con gravissime perdite, i Gepidi vanno in rotta per primi causando una catena di panico e lo stesso Attila è ucciso.
La vittoria per Ezio è completa e questo lo spinge a credere che la "questione bagauda" possa veramente funzionare. Mantenendo fede alla parola data, inizia a lottizzare le terre dei latifondisti e distribuirle ai Bagaudi, che spesso vengono usati come deterrente per le richieste dei germani foederati. Queste mosse circondano il generale di parecchie antipatie, ma nonostante tutto viene celebrato un glorioso trionfo a Ravenna, con Valentiniano III osannato come salvatore dell'impero. L'esercito di Ezio è ora composto da 20.000 Bagaudi e 30.000 fra truppe romane e germani a lui fedeli.

452-453: I recenti successi spingono Ezio a cercare il supporto di altre tribù di bagaudi, stringe alleanza con quelli della Britannia, sperando un giorno di riportare l'arcipelago sotto l'egidia romana, inoltre prende contatti con i Barbacini della Sardegna e i Bagaudi corsi. Lo scopo ultimo di Ezio, in questo frangente, è riconquistare quanto occupato dai Vandali e far tornare il commercio di grano, olio e terracotta africane verso l'Italia. Inizialmente le cose sembrano andare bene, i Barbacini e i Corsi scendono dalle montagne e travolgono le poche difese vandale nelle città maggiori, venendo inseriti come foederati da Ezio, che nel frattempo supera lo stretto di Messina e occupa rapidamente la Sicilia. In seguito conquista Malta e si prepara all'assalto finale a Cartagine.

454: Proprio quando sembrava essere giunta la resa dei conti per i Vandali, Ezio viene assassinato da un soldato bagaudo. Sottoposto a tortura, l'uomo rivela di essere stato pagato da un gruppo di aristocratici, con l'appoggio di Valentiniano, timoroso della crescente popolarità di Ezio. L'esercito del generale a questo punto elegge come suo capo Germano, un importante signore dei Bagaudi della Gallia centrale, che negli ultimi anni era stato uno dei sottoufficiali favoriti di Ezio.
L'armata abbandona la Sicilia al contrattacco vandalo e marcia su Ravenna.

455: Mentre i Vandali riconquistano Malta e Sicilia, l'esercito di Germano assedia Ravenna, che capitola dopo 10 giorni. Valentiniano III e alcuni dei cospiratori vengono uccisi e i loro cadaveri gettati in mare. A questo punto Germano viene acclamato imperatore dall'esercito e prende il nome di Marco Aurelio II (in omaggio all'imperatore che aveva aperto l'accesso ai Galli nel Senato).

456: la flotta vandalica, partendo dalla Sicilia, sbarca un forte contingente di truppe a Ostia e assedia Roma. Marco Aurelio II abbandona precipitosamente Ravenna per portare soccorso alla Città Eterna, questo convince i Vandali a desistere e tornare in Africa con un ricco bottino. Nello stesso periodo Petronio Massimo, ricchissimo aristocratico e senatore, approfitta dell'assenza del nuovo imperatore da Ravenna per radunare un piccolo esercito a Milano e occupare poi la capitale d'Occidente. Ufficialmente, Petronio si pone come il salvatore del mondo romano e del cristianesimo contro il nuovo imperatore barbaro, ma la sua vera intenzione è quella di fare gli interessi dell'aristocrazia fondiaria, terribilmente danneggiata da Ezio.
Petronio però, non essendo mai stato molto popolare, sottovaluta l'umore della popolazione ravennate che, temendo di subìre le sofferenze dell'assedio dell'imperatore, si rivolta apertamente e lo uccide durante una ispezione al porto di Classe. I cittadini accolgono l'arrivo di Marco Aurelio con grandi acclamazioni e l'imperatore può insediarsi nuovamente sul trono senza colpo ferire.

457: Marco Aurelio II continua l'opera di autonomia e condivisione del potere romano con i Bagaudi, cominciata da Ezio. Si viene a creare una situazione per certi versi paradossale, dove il cristianesimo è l'unica religione consentita, ma il paganesimo di fatto non viene più perseguitato e anzi, in molte aree ritorna faccenda di dominio pubblico con processioni e sacrifici. La redistribuzione delle terre da un lato riavvicina anche i Bagaudi armorici all'impero, ma lo rende sempre più teso per possibili colpi di mano dell'aristocrazia.
L'imperatore si avvale dell'aiuto del vescovo Avito, fervente gallo-romano e suo amico personale, che oltre a "favorire" i Bagaudi, fa accedere a molti posti di potere anche l'aristocrazia gallo-romana, specialmente in Italia.
La cosa chiaramente ha risvolti tragici per Avito, che viene trovato morto pochi mesi dopo in circostanze poco chiare, forse per avvelenamento.

458: L'aristocrazia italica tenta un nuovo colpo di mano per riprendere i privilegi perduti, arrivando al punto di invocare l'aiuto di Genserico, re dei Vandali, chiedendogli di attaccare l'Italia. Nel frattempo, l'aristocratico Peonio raduna un esercito di germani nella Narbonese e punta su Milano, con l'idea di attaccare Ravenna. Colpito da un attacco a tenaglia, Marco Aurelio deve dividere l'esercito, puntando personalmente a sud per salvare Roma dai Vandali. Il nord Italia viene lasciato con pochi uomini e l'ordine di ritardare Peonio il più possibile, ma quel piccolo esercito è comandato da un generale d'eccezione: il magister Maggioriano. Mostrando delle doti fuori dal comune, riesce non solo a fermare Peonio ma anche a costringerlo a ripiegare fuori dall'Italia. L'aristocratico troverà la morte presso Nizza per mano di Ricimero, comandante della cavalleria di Maggioriano.
A sud, i Vandali sfruttano la loro talassocrazia per saccheggiare la costa italica, senza però poter conquistare nulla di significativo. Viene fatto un tentativo di riconquistare la Sardegna con 3.000 uomini, che vengono massacrati presso Cagliari dai Bagaudi Barbacini.

459: Con l'esercito riunito a Roma, Marco Aurelio II e Maggioriano possono marciare oltre lo Stretto di Messina e invadere la Sicilia. Ricimero desiste dall'idea di voler saccheggiare Roma e inizia una lunga serie di battaglie per il possesso dell'isola, dove però i Bagaudi hanno la meglio, soprattutto perchè la popolazione locale, in maggioranza cattolica, si unisce alla lotta contro i Vandali, che sono ariani.

460: Una volta completata l'occupazione della Sicilia, Marco Aurelio II sembra pronto per attaccare Cartagine, ma un nuovo colpo di mano degli aristocratici, questa volta comandati dal senatore Libio Severo, inducono l'imperatore a cercare una pace di compromesso, da molti ritenuta disonorevole. L'impero mantiene la Sicilia occupata, ma deve cedere ai Vandali tutta la Mauretania fino a Ceuta. Le cose si complicano quando il sovrano, pochi giorni dopo la firma del trattato, viene trovato morto in circostanze misteriose. Alcuni parlano di infarto, altri di avvelenamento, ma la dinamica non sarà mai chiarita.
L'esercito conferma come nuovo imperatore il figlio Germanico, scelta già espressa in precedenza, nonostante Maggioriano e Ricimero aspirassero a loro volta alla carica. Germanico però riesce a tenerli buoni nominandoli rispettivamente Magister Militum di tutto l'Occidente e comandante della cavalleria.
Germanico viene anche riconosciuto dall'imperatore d'Oriente Leone.

461-64: guerra dei due imperatori: L'aristocratico riesce a radunare un esercito di germani relativamente grande e occupa vaste aree dell'Italia settentrionale e della Gallia. Inizialmente le truppe imperiali hanno successo e riescono a respingerlo fino a Marsiglia e poi ad Arleate. Tuttavia, Severo si gioca bene la sua ultima carta decidendo di nominare Ricimero imperatore e chiedendogli in cambio solamente il ripristino dei latifondi. Cogliendo l'occasione, Ricimero riesce ad uccidere a tradimento Maggioriano e riportare in posizione aggressiva
le armate dei ribelli.
Germanico è costretto a cedere e ritornare a Milano in attesa di rinforzi, fortunatamente il Comes d'Illiria Marcellino arriva in tempo e, nelle piane vicino Novara, Ricimero e Libio Severo sono sconfitti e uccisi.
Marcellino diventa il nuovo Magister Militum d'Occidente e, fra le altre cose, si dichiara pubblicamente pagano.

465-67: La riconquista dell'Africa rimane un punto fondamentale per la politica dell'impero d'Occidente, ma con le casse vuote, le guerre appena trascorse e i germani foederati sempre"inquieti", la prospettiva di una spedizione sembra quantomeno da rimandare. Fortunatamente, l'imperatore d'Oriente Basilisco si interessa della questione, promettendo uomini e mezzi in soccorso della corte di Ravenna, a patto che il nuovo governatore d'Africa si Antemio, generale orientale già famoso per le sue vittorie contro i Goti e ben visto agli occhi di Costantinopoli che sarà anche capo della spedizione.
Germanico chiaramente non vede di buon occhio l'idea che l'Africa venga governata da qualcuno che possa improvvisamente diventare ostile, ma non potendo aspirare a niente di meglio accetta.
Una possente flotta di oltre 1.000 navi parte dalla Sicilia e sconfigge ripetutamente la propria controparte Vandala, dopodichè si divide: Marcellino occupa Malta e sbarca a Leptis Magna, mentre Antemio punta direttamente su Cartagine. Nel frattempo, un esercito romano minore parte da Ceuta per riconquistare la Mauretania.
Antemio sembra sul punto di vincere la guerra quando pone un blocco navale alla capitale nemica, ma durante la notte Genserico scaglia contro i romani alcune navi imbottite di materiale incendiario e fa grande strage dei soldati ignari. La flotta subisce perdite pesantissime e lo stesso Antemio si salva a stento, riparando fortunosamente a Malta.
Germanico è costretto a chiedere una pace di compromesso, mantenendo il controllo di Malta e Lampedusa ma perdendo ogni velleità di vittoria in Africa.
Antemio, caduto in disgrazia, rischia viene destituito e rischia di perdere la vita, venendo salvato solamente dall'amicizia stretta con Marcellino (secondo alcuni, perchè entrambi pagani) che intercede per lui.

468-69: a marzo Germanico si ritrova improvvisamente infermo e incapace di governare; Marcellino ottiene il compito di gestire la Res Publica fino al rinsavimento dell'imperatore. Purtroppo però, a maggio dello stesso anno, Germanico muore improvvisamente di una misteriosa malattia.
I bagaudi dell'esercito nominano nuovo imperatore Dagomaro, cugino di Germanico, che già aveva combattuto al suo fianco durante la guerra contro Libio Severo che in quel momento si trovava a Soissons. L'aristocrazia senatoria italica tenta però ancora una volta di riprendere i propri privilegi, stavolta puntando anche sul fatto che i bagaudi "pagani e idolatri", siano una minaccia per il cristianesimo e che la tolleranza dimostrata verso di loro porterà l'impero al collasso. Gli aristocratici scelgono come nuovo imperatore Ancilio Olibrio, ricchissimo senatore italico, ben visto a Costantinopoli, dalla quale ottiene anche supporto per la presa di potere. Nel contempo i burgundi di Gelimero nominano il loro re come imperatore e tentano a loro volta un colpo di fortuna.
Marcellino, che si trova a Salona, decide a sua volta di nominarsi imperatore, in quanto facente funzioni del precedente. Il 469 verrà ricordato come "l'anno dei quattro imperatori, dei quali
> Dagomaro, che controlla la Gallia centrale e settentrionale
> Ancilio Olibio, che controlla l'Italia meridionale e centrale
> Gelimero, che controlla la valle del Rodano
> Marcellino, che controlla la Dalmazia
Le altre aree mantengono un atteggiamento ambiguo.

470-71: Dagomaro muove il suo esercito a sud per schiacciare i Burgundi. Per ottenere una forza militare schiacciante, chiede l'aiuto dei Visigoti, promettendogli ampi privilegi e maggior potere all'interno dell'impero; con un esercito unito bagaudo-visigoto, i Burgundi vengono sconfitti e Gelimero rapidamente sconfitto. Questa mossa assicura a Dagomaro la fedeltà della Gallia Cisalpina.
Nel mentre, i Vandali continuano le loro scorrerie contro l'impero e riescono ad occupare Lampedusa, Malta, Ceuta, Melilla e Volubilis, gettando i romani fuori dall'Africa. Tentano anche un attacco su vasta scala contro Roma, che si salva per miracolo grazie all'arrivo dell'esercito di Olibio e del patrizio Glicerio. Lo spostamento delle truppe a sud permette però a Marcellino di lanciare un attacco anfibio a Ravenna, occupandola senza fatica e poi dare battaglia in un punto di favore ad Ancilio. Presso Ancona, le truppe degli aristocratici, stanchi per le marce forzate, vengono schiacciate dai 7.000 dalmati di Marcellino e lo stesso Olibio perde la vita.
Marcellino e Dagomaro si incontrano a Ravenna, le forze del bagauda sono molto più numerose di quelle del comes dell'Illirico e la vittoria sembrerebbe scontata, tuttavia Marcellino è un generale eccezione e guida la difesa di una città altrettanto eccezionale, inoltre, il possibile ritorno dei Vandali desta molta preoccupazione, come un possibile intervento dell'imperatore d'Oriente.
I due imperatori, giorni di trattative, convengono di nominare una terza persona. La scelta cade sul quarantenne Giulio Nepote, per svariati motivi: è marito della figlia di Leone I di Bisanzio, quindi benvisto a Costantinopoli, è nipote di Marcellino, è un uomo carismatico che piace all'esercito e anche all'aristocrazia, inoltre la figlia di Nepote andrà in sposa a Dagomaro, che diverrà il nuovo Magister Militum d'Occidente.

E poi?

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