1952: la Comunità Europea di Difesa

di Dans

Dopo la creazione nel' 51 della Ceca, nel '52 De Gasperi, Adenauer e Schumann propongono la costituzione di una Comunità Europea di Difesa (Ced) che avrebbe dovuto unificare gli eserciti, ma la proposta non supera il vaglio del'Assemblée Nationale. Ancora oggi l'Europa non ha una politica estera comune.

...e se...

Se Schumann fosse stato più convincente (ad esempio accordando alla Francia l'iniziale comando della Ced, la sede dell'organizzazione, e un potere di veto dei governi sulle azioni della Ced), sarebbe potuta avvenire un'immediata integrazione delle forze armate europee e un coordinamento delle politiche estere.

A queste condizioni il Parlamento francese avalla il progetto, seguito dai legislativi degli altri 5 paesi fondatori. Il comando della Ced è posto a Le Havre, la Ced si pone come ramo europeo della Nato e ne utilizza le basi. I militari americani sono gradualmente richiamati oltreatlantico, solo pochi contingenti restano in Europa lavorando in stretto contatto con gli eserciti nazionali.

La crisi di Suez: nel '56 Nasser decide la nazionalizzazione del canale di Suez: Francia e Gran Bretagna, accordatesi con Israele, vorrebbero intervenire, ma all'assemblea della Ced la discussione si protrae, per la contrarietà degli altri paesi membri e le pressioni dei vertici Nato. Intanto inglesi e israeliani intervengono, ma devono ritirarsi per le pressioni congiunte di Usa e Urss.

Nel '57 il Trattato di Roma segna la nascita della Cee.

De Gaulle: Nel '58 De Gaulle diventa presidente francese: con la sua vocazione nazionalista e il suo progetto "terzista" rispetto a Usa e Urss, De Gaulle vorrebbe svincolare la Ced dalla Nato e dotarla di una forza nucleare autonoma per proporsi come guida di un'Europa alternativa ai due blocchi. Il dibattito è aspro, anche viste le pressioni Usa subite dalla Francia nella crisi di Suez. Ma la Nato si oppone e gli altri paesi non sono convinti; così, nel '66, De Gaulle porta la Francia fuori dalla Nato e dalla Ced, pur restando membro Cee. Nel '69 De Gaulle si dimette e gli succede Georges Pompidou: la Francia, che ha sviluppato l'atomica, rientra nella
Nato e nella Ced.

Nel '73 la Gran Bretagna entra nella Cee: ma il governo di Heath rifiuta di aderire alla Ced, preferendo mantenere la "special relationship" con gli Usa. Nell'82 l'esercito inglese deve intervenire contro l'invasione argentina delle isole Falkland.

Il Parlamento Europeo, eletto per la prima volta a suffragio universale nel '79, e la Commissione suo esecutivo, assumono presto responsabilità politica rispetto alle azioni militari dell'esercito europeo. Cade il potere di veto dei governi sulla Ced.

La guerra del Golfo: Dopo la relativa tranquillità degli anni '80, in cui la Cee ha sostenuto i movimenti dissidenti nei paesi dell'est europa, nel '91 la Ced si schiera con gli Usa contro l'invasione irachena del Kuwait: le truppe europee liberano Kuwait City, ma rifiutano di seguire le truppe americane all'interno del territorio iracheno. (le risoluzioni dell'Onu (660 e 678) autorizzavano solo alla liberazione del Kuwait; Bush padre, non volendo contravvenire, impone a Schwarzkopf, già sulla strada per Baghdad, di tornare indietro. Probabilmente le forze europee, più ligie alla lettera dell'Onu, non avrebbero neanche messo piede in Iraq.)

Nel '92 Cee e Ced si unificano nell'Unione Europea: la Commissione assume pieno ruolo esecutivo nelle materie di competenza comunitaria e responsabilità politica verso il Parlamento, mentre i Consigli Intergovernativi perdono di importanza. La Francia cede il proprio posto nel Consiglio di sicurezza Onu al rappresentante del Commissario per la politica estera comune, mentre la Gran Bretagna mantiene il proprio.

La guerra in Bosnia: Allo scoppio della guerra in Bosnia a Bruxelles è istituita una Camera permanente di dialogo tra attori coinvolti e sostenitori europei (Fr, Ger, Slo, Cro, BiH, Ser). Dopo le risoluzioni Onu di condanna dell'invasione serba delle Kraijne e della Bosnia, l'esercito europeo interviene in armi nel Balcani, respingendo l'esercito serbo e catturando i capi delle formazioni paramilitari responsabili dei massacri (Arkan, Mladic). Il trattato di pace di Vienna del '94 segna la fine della guerra di frantumazione della Jugoslavia: le 5 nuove repubbliche sono riconosciute internazionalmente e ammesse all'Onu; ai profughi è garantito il diritto al ritorno; la Bosnia Erzegovina è riconosciuta come stato autonomo, diviso in cantoni etnici e misti soggetti a regimi separati.

Nel '95 una rivolta popolare, sostenuta dall'Ue, porta alla caduta del regime di Milosevic a Belgrado: il nuovo presidente, dietro assicurazioni Ue sull'ingresso, concede l'indipendenza al Montenegro (previo accordo sul
diritto serbo all'uso dei porti e delle vie di comunicazione) e trasforma la repubblica in senso federale, concedendo autonomia a Kosovo e Vojvodina.

1997: nessun pilota americano ubriaco abbatte la seggiovia del Cermis (la base di Aviano è gestita dalla Ced)

Il trattato di Nizza del 2001 istituisce una Convenzione europea col compito di redigere un Trattato Costituzionale:

a) il Trattato, di più di 300 articoli, risulta oscuro e incomprensibile; i referendum nazionali di Francia e Olanda (2005) lo bocciano e lo rimettono nel cassetto.

b) il Trattato, rapido e costituito da una 70ina di articoli, delinea un'Europa federale, rimandando per il resto ai trattati in vigore e alle leggi del Parlamento europeo. E' istituita, soprattutto, una polizia federale europea e un sistema giudiziario comune. I referendum di Francia, Olanda e Danimarca lo sanzionano positivamente.

Afghanistan 2001: Nell'ottobre 2001 gli Usa invadono l'Afghanistan in risposta agli attentati dell'11 settembre. L'Ue concede l'utilizzo delle basi, ma non partecipa direttamente alla campagna, nonostante le pressioni del presidente George W. Bush. Solo la Gran Bretagna di Blair partecipa attivamente col proprio esercito.

Nel 2002 inizia a circolare nei primi 12 paesi l'euro, moneta comune europea.

Iraq 2003: Nel 2003 Bush invade anche l'Iraq. Le richieste di Colin Powell al consiglio di sicurezza Onu trovano la dura opposizione del rappresentante europeo Dominique de Villepin. Ue e Cina fanno sapere che porranno il veto a una risoluzione contro l'Iraq, e Bush procede da solo, affiancato da Tony Blair. La guerra in Iraq, che si protrae per diversi anni con grandi perdite, porta ad un consistente calo di popolarità per Bush e Blair (con la Ced sarebbe stata più rapida la delega a Bruxelles della politica estera degli stati (possiamo pensare dagli anni '80 o dal '92). Con un unico esercito, un unico ministro degli esteri e un unico seggio Onu, il gioco di Bush del "divide et impera" avrebbe avuto poco successo. La discussione se seguire o no gli americani in Iraq sarebbe stata interna all'Ue, e probabilmente i dissidi tra vecchia e nuova Europa si sarebbero risolti su una posizione di compromesso, come il consentire l'uso delle basi ma non partecipare alle operazioni, vedi posizione tedesca)

Ue-25: Nel 2004 l'Ue si allarga a 25 membri, con l'ingresso dei paesi dell'est europeo. Allo stesso tempo viene fissato tra il 2007 e il 2012 l'ingresso di Turchia, Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro, Macedonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia.

Il 2 novembre 2004 l'America è alle urne per le presidenziali: Bush viene sconfitto da John Kerry, democratico, che ha chiesto più collaborazione con l'Europa in politica estera.

Il 30 gennaio l'Iraq va alle elezioni: sono elezioni parziali e sostanzialmente di censimento etnico, con zone ancora controllate dalla guerriglia e il boicottaggio dei sunniti. Per mesi il Parlamento non riesce ad esprimere un governo, fino alla nomina di Jaafari.

Alle elezioni inglesi del 2005 c'è un clamoroso crollo della popolarità del labour, che diventa terzo partito, per la proporzionale crescita dei liberaldemocratici di Kennedy. Blair si dimette e Gordon Brown diviene premier di un governo di coalizione tra labour e lib-dem. Brown tratta con Kerry per una rapida internazionalizzazione della crisi irachena. 

All'Onu Brown, Kerry e il rappresentante UE Solana si accordano per:

- la ricostituzione dell'esercito iracheno

- la trattativa con i gruppi sunniti per il loro ingresso nel governo

- l'assetto federale del nuovo Iraq

- le trattative con i ribelli insorti per il cessate-il-fuoco

- l'affidamento dell'Iraq in amministrazione temporanea Onu con il presidio di militari russi, cinesi, europei, egiziani, pakistani, turchi, indonesiani.

Alle elezioni iraniane del giugno 2005 il pragmatico Rafsanjani, già presidente della repubblica, batte il fondamentalista Ahmadinejad, già sindaco di Teheran. (Probabilmente, senza la riconferma di Bush, le gerarchie iraniane sarebbero state più "larghe di mano" nell'epurazione dei riformisti  dalle candidature; se anche Ahmadinejad fosse passato al ballottaggio al posto di Moin, la gente, più fiduciosa rispetto ad un riavvicinamento con l'America, avrebbe sostenuto maggiormente Rafsanjani. Certo è che se Bush, un mese prima delle elezioni, dice che l'Iran rappresente il peggior nemico nella regione e il fulcro dell'asse del male (non ricordo le parole esatte, ma questo era il senso), fa il gioco dei radicali.

L'amministrazione Onu riesce a far partecipare anche i sunniti al processo politico e a pacificare il territorio trattando con i gruppi disponibili ad un accordo e intervenendo militarmente contro i più estremisti e indisponibili.

Nel 2008 entra in vigore la costituzione federale irachena e sono indette nuove elezioni. Il nuovo governo si impegna in una serie di trattati bilaterali di amicizia e cooperazione con l'Iran, che si propone sempre più come potenza regionale del Golfo.

Dans

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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Ecco l'articolata disamina di Bhrihskwobhloukstroy:

Sarebbe nell’interesse di qualcuno impedire la nascita della Comnità Europea di Difesa in questi termini (Germania, Francia, Italia)? Dato che si tratta di tre Paesi dell’Alleanza Atlantica, non si configura la temuta rottura della N.A.T.O. implicata da un’eventuale Comunità Europea di Difesa che includesse anche Paesi Neutrali come la Finlandia, la Svezia (intendo «neutrali» in accezione estesa, come “non appartenenti a grandi Blocchi Militari”), l’Austria, l’Irlanda, Malta e Cipro. È questa potenazialmente inevitabile rottura (dovuta al dilemma per cui una Comunità Europea di Difesa sarebbe accettabile per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna solo se entro l’Alleanza Atlantica, mentre almeno alcuni di questi sei Paesi non possono abbandonare, per vincoli internazionali, la Neutralità) che costituisce, da sola, un ostacolo insormontabile alla formazione di una Comunità Europea di Difesa che comprenda tutta l’Unione Europea: la Comunità Europea di Difesa può essere, oggi come oggi, solo fra Paesi N.A.T.O. e quindi esclude almeno sei Stati dell’Unione Europea (per àmbito geografico, in quanto europea strettamente intesa come tale, non includerebbe nemmeno gli Stati Uniti e il Canada; per ragioni politiche, se pensata come comunque collegata all’Unione Europea, non comprenderebbe la Turchia né gli altri Paesi che, perlomeno finora, non sono entrati nell’Unione).

Parallelamente, la trasformazione spesso discussa dell’Unione Europea in (come minimo) Confederazione ha simili limiti nella disponibilità di molti Stati a cedere per intero la propria Sovranità (o almeno nella misura richiesta dalla costituzione di una Comunità di Difesa efficace quanto un Esercito Statale). Nel caso di Germania, Francia e Italia (di per sé anche del Portogallo e della Grecia), il Trasferimento di Sovranità – purché ce ne fosse la volontà politica – non creerebbe difficoltà paragonabili a quelle che si presenterebbero, sul piano istituzionale, a Paesi Monarchici (quali Spagna, BeNeLux e Danimarca) o, sul piano politico, a Stati di recente Indipendenza come le Repubbliche che facevano parte della Jugoslavia (a cominciare da Slovenia e Croazia), del Patto di Varsavia (Cechia, Slovacchia; di fatto anche Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, che erano bensì già indipendenti ma in condizione di Satelliti) o addirittura dell’Unione Sovietica (Estonia, Lettonia, Lituania).

Ripeto e sottolineo la nota, ma essenziale, differenza fra Repubblica Federale Europea e Confederazione Europea: la prima sarebbe un unico Stato (Federale, ma unico), la seconda un’Unione (più stretta che l’Unione Europea, ma di Soggetti che conservano una parte di Sovranità). Una Comunità Europea di Difesa sarebbe assimilabile a un Esercito Statale molto più nel primo caso che nel secondo, nel quale, oltretutto, sussisterebbe la difficoltà enunciata per prima qui sopra: è infatti verosimile che della Confederazione Europea facciano parte alcuni – se non tutti i – Paesi Neutrali dell’Unione Europea, per cui una Comunità Europea di Difesa pensata per tutta la possibile Confederazione Europea non potrebbe far parte della N.A.T.O., dunque si collocherebbe a metà fra Repubblica Federale Europea e Confederazione Europea, ma in questo modo non avrebbe alcun Referente Politico in grado di stabilire – per esempio – chi è l’eventuale Nemico (o, nei casi peggiori, di dichiarare Guerra o firmare una Pace, tutte competenze esclusivamente politiche) se non nell’alveo, già esistente, dell’Alleanza Atlantica (per cui la Comunità Europea di Difesa diventerebbe solo un poco utile doppione).

Per tutte queste ragioni, le possibilità concrete di istituire nel futuro prevedibile una Comunità Europea di Difesa sono limitate a Paesi (dell’Unione Europea) Membti dell’Alleanza Atlantica disposti previamente a fondersi in un unico Stato, sia pure Federale. Come visto, questi sono, attualmente, Germania, Francia, Italia, Portogallo e Grecia. Uno sciagurato ma prevedibile meccanismo di coazione a ripetere ha creato una percezione (che ritengo demagogica, ma è un parere personale) tale per cui in Grecia esistono settori troppo ampi dell’Opinione Pubblica non disponibili a mettere la Sovranità del proprio Stato in comune con Germania e Italia; ragioni politiche simili a quelle dei Paesi di recente Indipendenza sconsigliano quindi di estendere la Comunità Europea di Difesa alla Grecia prima che il dibattito storico sia riportato sul piano razionale.
La partecipazione del Portogallo è invece del tutto priva di ostacoli. Una sola condizione deve essere chiara: poiché il portoghese è la quinta (o sesta, nel frattempo) lingua più diffusa al Mondo (ben più che francese, tedesco e italiano messi insieme) è evidente che dovrebbe avere un ruolo primario come Lingua di Stato. D’altra parte, finché il Portogallo conserva una propria Sovranità resta almeno in teoria percorribile la prospettiva di una Riunificazione col Brasile, che invece nel caso di confluenza nella Repubblica Federale Europea si allontanerebbe drasticamente (certo pur senza diventare impossibile).

Per il Portogallo, dunque, se da un lato non sussiste alcuna difficoltà intrinseca all’adesione a una Repubblica Federale Europea, dall’altro si rende necessaria una scelta geopolitica epocale, maggiore di tutte quelle affrontate finora (dalla nascita come Stato a oggi), perfino più che l’opzione fra Indipendenza o permanenza nella Monarchia Cattolica (1640). Dilemmi analoghi si pongono in teoria anche per la Germania e la Francia, ma in questi casi sono vincoli internazionali (1648, 1830, 1919) che impediscono la riunificazione – perlomeno bilaterale (l’alternativa della Confederazione Europea rimane invece aperta) – con la Svizzera, il BeNeLux o l’Austria (foss’anche in forma territorialmente parziale), compresi i Microstati del Liechtenstein e di Monaco (nonché Andorra, per quanto non si tratti in questo caso di una «Riunificazione» nella stessa accezione delle altre).

Questo è il motivo per cui secondo me si tratta di un’ucronia (o scenario geopolitico) minimalista. Dopo di ciò, una volta istituita la Repubblica Federale Europea e di conseguenza le sue Forze Armate, queste ultime avrebbero il cómpito di presentare al Potere Politico tutti i possibili scenarî geostrategici (spesso simili alle ucronie) dai quali quest’ultimo sia in grado di stabilire, appunto, chi può essere un eventuale Nemico nei cui confronti allestire una Politica di Difesa. La continuità del legame transatlantico definirebbe tutti i Paesi N.A.T.O. come Alleati; la partecipazione alla Confederazione Europea estenderebbe il ruolo di Paesi Amici almeno ai sei “Neutrali” nell’Unione Europea e a sua volta la Neutralità della Svizzera (interamente circondata dalla Confederazione Europea) escluderebbe anche quest’ultima da qualsiasi possibilità di finire nel novero dei potenziali Nemici della Repubblica Federale Europea.

Le minacce alla Sicurezza della Repubblica Federale Europea coinciderebbero pertanto con quelle alla Confederazione Europea o all’Alleanza Atlantica e verrebbero affrontate nel quadro di quest’ultima (che della Confederazione Europea non coprirebbe solo i finora sei Paesi Neutrali). La N.A.T.O. non comprende, finora, Bosnia-Hercegovina (mi scuso per la grafia ibrida fra primo e secondo nome; la combinazione dell’uso italiano e degli standard internazionali preclude soluzioni più coerenti), Montenegro, Serbia (il Kosovo si può ritenere controllato, almeno militarmente e seppur in forma indiretta, dalla N.A.T.O.) e Macedonia (mi permetto di utilizzare la denominazione non ufficiale); solo le prime due Repubbliche hanno un accesso all’Adriatico, per la prima limitatissimo, perciò in àmbito europeo continentale l’unico tratto di confine (marittimo; non ne esistono terrestri) pertinente alla Repubblica Federale Europea – in condivisione con quello (anche terrestre) della Croazia e dell’Albania – è verso il Montenegro. Nel complesso, si tratta di una situazione decisamente favorevole alla N.A.T.O.

Tutt’altro aspetto presenta invece l’unico altro confine (anch’esso marittimo), quello meridionale verso Algeria Tunisia e Libia (la Neutralità di Malta rappresenta una discontinuità solo parziale). La condivisione (di tale confine) con altri Paesi N.A.T.O. (Spagna, Regno Unito, Grecia, remotamente Turchia) è molto più diluita nello spazio e soprattutto i tre Paesi potenzialmente (ed etimologicamente!) “rivali” non sono circondati dall’Alleanza Atlantica (bensì hanno alle spalle un intero Continente in crisi sociale ed economica e in crescita demografica). In concreto, la Comunità Europea di Difesa – nella sua attualmente sola concepibile realizzazione, come Forze Armate della Repubblica Federale Europea – avrebbe come priorità specifica, ridotta in una formula, la Sicurezza Geostrategica dell’Italia nel quadro della Geopolitica Mediterranea ed Eurafricana della Francia.

Quali sarebbero gli spazi di manovra non direttamente discendenti dall’appartenenza atlantica per questa Comunità Europea di Difesa? I massimi interlocutori strategici internazionali extraatlantici sarebbero la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese, entrambe interessate ma territorialmente molto lontane. A questo livello, l’iniziativa – come visto, suggerita dall’analisi dei Militari – passerebbe alla Politica, in particolare, data la Storia recentissima, alla componente tedesca della Repubblica Federale Europea. Mentre le operazioni militari vere e proprie sarebbero sempre raccomandabili solo in un quadro atlantico (in particolare in coordinamento con Spagna, Regno Unito, Grecia e Turchia) e la Politica di ‘Polizia’ sarebbe – pena l’inefficacia – competenza della Confederazione Europea nel suo complesso, il ruolo specifico della Repubblica Federale Europea sarebbe di rappresentare l’interlocutore privilegiato, nella Confederazione Europea e nell’Alleanza Atlantica, per la Russia e la Cina, in pieno accordo sia con la tradizione dei proprî tre Paesi costitutivi sia con la vocazione marcatamente eurasiatica manifestata in questi ultimi anni dalla Germania.

In breve: la Repubblica Federale Europea avrebbe come ‘cómpito’ militare la sicurezza del Quadrante Mediterraneo dell’Eurafrica e come risorsa geopolitica il ruolo di anello di congiunzione fra Europa «Atlantica» ed Eurasia. Com’è logico, sono molti i punti di continuità con la Storia degli ultimi due Millenni (e più).

Perché allora tanta ostilità a questa prospettiva?

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Ed Enrico Pellerito commenta:

Interessantissima analisi, esposta in modo chiarissimo. Complimenti. L'ostilità, per taluni, potrebbe derivare dall'essere antiamericani, considerando che commistioni con l'alleanza Atlantica comporterebbero il dover dipendere dai governi di Washington, prescindendo dal loro colore politico (che secondo me è sempre il "verde" del dollaro).

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Prende la parola Paolo Maltagliati:

Non aggiungo nulla. Solo tendo a precisare che l'ostilità a tale progetto non è solo 'germanofobica' nel senso di ormai congenita incapacità latina di guardare senza sospetto e con un radicato senso di alterità la componente tedesca e la sua possibile egemonia politica ed economica(partendo dal presupposto che la deutschebank e le industrie tedesche siano i tedeschi, e che quindi il tentativo di sfruttare colonialisticamente i limiti strutturali e istituzionali dei paesi latini per azzopparne il settore manifatturiero rientri in un'ottica de facto bellica e non di mera concorrenza tra aziende, e che ciò corrisponda ad una volontà popolare dei tedeschi stessi).

È anche, all'inverso, 'latinofoba', ossia di effettiva progressiva radicalizzazione del senso sprezzantemente paternalistico(e velatamente xenofobo) di alterità del mondo germanico verso i paesi latini, dimostrato molto bene dal tonfo della Cdu a vantaggio dei partiti euroscettici e xenofobeggianti di destra(che non ha opposto un suo linguaggio di contrarietà netta a tali posizioni, decretando così ) nelle recenti elezioni in Germania. Precisiamo, non sto dicendo che "tutti i tedeschi sono xenofobi", dato che con lo stesso metro i successi di Salvini nei sondaggi dovrebbero farci dire "tutti gli italiani sono xenofobi". Sto solo dicendo che è in atto una innegabile radicalizzazione delle posizioni in tutti e tre gli stati in esame, in cui è altrettanto innegabile il sostanziale laissez faire dei partiti di (ex?)maggioranza, che forse è ancora più grave della stessa crescita delle estreme. Lo trovo preoccupante proprio perché a mio avviso chi tace di solito è perché sotto sotto crede o pensa di non avere argomenti solidi con cui ribattere.

A ciò si aggiunge la questione fatidica: sarà pur vero che la Deutsche Bank non sono i tedeschi, sarà pur vero che chi non fa le riforme ha solo sé stesso da biasimare per la perdita di competitività, ma è oggettivo che con la crisi è emerso lampante come ognuno nella Ue tiri l'acqua al proprio mulino all'interno e chi ha la ruota più grossa non si fa certo scrupoli di canalizzare il ruscello verso di sé.

Questo non per dire che "allora è vero che la Merkel è kattiva!", ma semplicemente per ribadire quello che ho già sostenuto in altra sede, ossia che per me è la manifestazione che le ragioni della geopolitica stanno lentamente erodendosi nei confronti delle ragioni del sovrastato(chiamiamolo finanziario, ma sarebbe riduttivo)(e paradossalmente, tale sovrastato sembra quasi voglia presentare le sue ragioni come meramente geopolitiche, quando è chiaro che ciò è solo apparenza).

Una volta pensavo che il 'sovrastato' fosse semplicemente la geopolitica di qualcun altro (Usa? Cina?), ma ora non ne sono più convinto.

Liberi di non essere affatto d'accordo su quest'ultima parte, sono solo impressioni.

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E ora, il contributo di nanwe01, tratto da questo sito:

Che ne dite della mia divisione alternativa della Germania?

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C'è anche il contributo di Findarato Anàrion:

Dato che le discussioni sulle suddivisioni alternative della Germania alla fine della seconda guerra mondiale fioccano, ho pensato di dare un contributo originale, anche se non scommetterei sulla plausibilità.

Un POD irrinunciabile è che l’Austria si fonda al terzo impero e, da quel momento, la comunità internazionale riconosca questa fusione. Ovviamente non basta, ed è difficile da ottenere, ma vi avevo avvisato ;)

Un altro POD è che le zone di occupazione alleate vengano fatte coincidere con i Gaue preesistenti.

Aggiungiamoci pure che la Trizona non verrà mai fusa nella Germania Ovest, ma al suo posto sorgeranno tre nazioni indipendenti, anche se probabilmente amiche e da subito con una unione doganale stile Benelux.

Detto questo, il terzo impero, in questa discussione, verrebbe diviso come segue:

- Prussia Orientale e Sudeti vengono annesse a Polonia, URSS e Cecoslovacchia, e quindi restano in orbita sovietica. Seguono quindi un percorso simile, se non identico, a quello della storia che conosciamo.

- Basso Danubio e Vienna vengono fuse all’Ungheria nella Repubblica Popolare Austro-Ungarica (Volksrepublik Österreich-Ungarn, Osztrák és Magyarország Népköztársaság in ungherese), con capitale Vienna, anche essa fedele a Mosca. Lo so che gli ungheresi non sarebbero felici di ritornare assieme all’Austria, ma credo che, essendo gli ungheresi in maggioranza nella Repubblica Popolare (e dovendo essere comunque sottoposti all’ordine stabilito da Mosca), avrebbero comunque dovuto fare buon viso a cattivo gioco ed accettare il ritorno dell’Austria-Ungheria.

- la Nazione Libera di Austria-Baviera (Freie Nation Bayern-Österreich, Free Nation of Austria and Bavaria), con capitale Monaco di Baviera ed in quota USA. Equivale all’Austria-Baviera di un’altra recente ucronia, a parte l’ovvia eccezione dei territori adesso assegnati all’Ungheria.

- il Regno di Sassonia (Königreich Sachsen, Kingdom of Saxony) sui territori degli attuali Länder di Sassonia, Bassa Sassonia, Brema, Amburgo, Sassonia-Anhalt e Turingia, capitale Hannover; satellite del Regno Unito, a parte il porto di Bremerhaven de facto austro-bavarese, ovvero statunitense. Casa regnante vicina a quella inglese (che sono pur sempre dei Sassonia-Coburgo-Gotha). Non saprei se è meglio farne una secondogenitura, nominare un ramo cadetto o se procedere ad un’unione personale: sono aperto a suggerimenti.

- la Federazione del Reno (Rheinbund, Fédération du Rhin in francese), con capitale Francoforte sul Meno ed in quota Franco-UK.

- Ultima, ma non meno importante, la Repubblica Popolare di Prussia (Preußen Demokratische Republik) con capitale Berlino, che non è mai stata divisa, e satellite sovietica. Si estende a nord e ad est dell’Elba fino al confine con la Polonia. Per compensare lo sconfinamento di parte del Regno di Sassonia oltre l’Elba, anche lo Schleswig-Holstein è prussiano.

Come ipotizzavo all’inizio, immagino che Renania, Sassonia e Austria-Baviera formino un’unione doganale stile Benelux che ovviamente viene chiamata, per lo meno informalmente, Germania. Ancora più scontato è che i paesi occupanti si preoccuperanno di far sì che il termine “Germania” indichi sempre e solo una comunità di Nazioni e mai uno stato.

Trovo interessante anche speculare su una guerra fredda durante la quale non è mai stato eretto il muro di Berlino.

Ritengo che Benelux e Germania, assieme a Francia e Italia, formeranno, come nella storia nota, il primo nucleo della Comunità economica europea.

Riguardo la Riunificazione, l‘idea che avevo è che l’Austria-Ungheria si divida (se in modo pacifico come la Cecoslovacchia o in modo cruento come la Jugoslavia, adesso non saprei), prima di far riunire Vienna e la Bassa Austria al resto dell‘Austria-Baviera. Questo potrebbe dare il via a un generale processo di riunificazione tedesca, ma non sono sicuro che la Prussia aderirebbe: se è vero che la Germania Est non aveva senso senza il Comunismo, lo stesso non si può dire per la Prussia.

Altre idee e pensieri in ordine sparso:

A) il Meclemburgo non è mai stato prussiano: potremmo ipotizzare delle spinte secessioniste in zona.

B) il punto A questo porterebbe a una situazione delicata anche nello Schleswig-Holstein che, in caso di secessione del Meclemburgo, si troverebbe a essere un territorio separato prussiano, e sono abbastanza certo che sia la Sassonia che la Danimarca siano contente di alimentare spinte separatiste anche a nord dell’Elba.

C) se non viene eretto nessun muro a Berlino, non potrà neanche essere abbattuto. Dovremmo fermarci a considerare attentamente il ruolo della caduta del muro di Berlino nel processo di caduta del comunismo. Ovviamente, i punti A e B sono influenzati da questo.

D) È possibile qualcosa di simile a Solidarnosć in Prussia? O stimare se e quando il SEP (Sozialistischer Einheitspartei Preußen) e la sua sezione nel Meclemburgo (il SEM) non sia più un partito unico?

E) la Prussia potrebbe considerare mezza Sassonia e buona parte della Renania come terre irredente e/o strappatele in guerra, che non vengono compensate con l’aggiunta del Meclemburgo.

F) Compiendo un volo pindarico fino ai nostri giorni, concludo dicendo che sarebbe divertente vedere il Regno Unito lasciare l’UE nel 2020, ma la Sassonia restarci tranquillamente.

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Gli replica feder:

Più che altro non capisco l'ostinazione di Stalin nel volersi accaparrare Vienna, e solo quella (che non vale granché), quando, con tutta la sua influenza, potrebbe facilmente garantirsi la neutralità dell'Austria-Baviera come è accaduto con l'Austria reale, o, in cambio della cessione, pretendere tutt'altro (Iran, Corea, Norvegia). Anche qualora Stalin desse di matto, perché dovrebbe riesumare il cadavere austro-ungarico? Di certo Baffone non era proprio un fan delle monarchie tradizionali, eh...

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E Findarato Anàrion ammette:

Temo che tu abbia ragione: la mia idea era di creare una nazione satellite per ognuna delle potenze occupanti, contemporaneamente evitando che la Germania Ovest si formasse (prima del 1950). C’è però da notare che la parte di Austria, che io immagino Stalin associ all’Ungheria, coincide con la zona di occupazione sovietica dell’Austria nella zona reale (eccezion fatta per Vienna, che fu divisa in settori come Berlino).

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Diamo ora la parola a Perchè No?:

Repubblica Federale Giapponese

Nome ufficiale: 日本連邦共和国 (NRK, Nihon Renpō Kyōwakoku)
Capitale: Tokyo (東京, 9.396.597 ab. al 1° gennaio 2020)
Altre Città: Yokohama (横浜市, 3.737.845 ab.), Osaka (大阪市, 2.702.432 ab.), Nagoya (名古屋市, 2.288.240 ab.), Kōbe (神戸市, 1.542.935 ab.), Fukuoka (福岡市, 1.529.040 ab.), Kawasaki (川崎市, 1.488.031 ab.), Kyoto (京都市, 1.415.775 ab.), Saitama (さいたま市, 1.292.016 ab.)
Forma di Governo: Repubblica Federale Semipresidenziale, il Presidente (大統領, Daitoryō) è eletto a suffragio universale per un mandato quadriennale rinnovabile una sola volta
Presidente: Fumio Kishida (自民党, Jimintō, Partito Liberal-Democratico), in carica dall'8 luglio 2022
Vicepresidente: Yasushi Kaneko (
Jimintō)
Presidente del Parlamento: Fukushiro Nukaga (
Jimintō)
Leader dell'opposizione: Kenta Izumi (立憲民主党, Rikken-minshutō, Partito Costituzionale Democratico)
Fondazione: 3 novembre 1946 con la fusione delle tre zone di occupazione statunitense, britannica e cinese
Confini: Oceano Pacifico settentrionale a est, Mar Cinese Orientale a sud, Mar del Giappone a ovest, Repubblica Popolare Giapponese a nord
Suddivisioni amministrative: 8 stati federali e un distretto federale, 40 prefetture
Superficie: 233.101 km2
Abitanti: 112.263.260 abitanti al 1° gennaio 2020
Densità: 481 ab. per km2 al 1° gennaio 2020
Lingua ufficiale: giapponese
Altre lingue: lingue ryukyuane
Religioni: Shintō (49%), Buddismo (34%), Cristianesimo (1,5%), non religiosi (14%), altre (1,5%)
Economia: grande potenza regionale asiatica, la Repubblica Federale Giapponese è la terza maggiore economia per prodotto interno lordo e la quarta maggiore per potere d'acquisto; è anche il quarto maggiore esportatore e il sesto maggiore importatore a livello mondiale. L'economia è trainata dei settori terziario (banche, assicurazioni, commercio, comunicazione, trasporti, intrattenimento) e dell'industria (automobili, motociclette, navi, petrolio, elettronica di consumo, microelettronica, robotica)

Indice di sviluppo umano nel 2022:
19° posto nel mondo
Moneta: Yen (¥, 1 € = 162,35 ¥ al 10 novembre 2023)
PIL: 4.644.492 milioni di € (2023)
PIL pro capite: 36.795 €/ab. (2023)
Consumo energetico: 40.358 kWh/ab. anno
Pena di morte: in vigore. Dal 1945 ad oggi sono state condannate a morte tramite impiccagione 773 persone, con 615 condanne eseguite. Cresce però tra la popolazione un movimento di opinione a favore dell'abrogazione della pena capitale
Organizzazioni internazionali: membro del G8, dell'Asia-Pacific Economic Cooperation e dell'ASEAN; membro ONU dal 18 novembre 1956
Forze armate: il Nihon Renpō-gun (日本連邦軍, Esercito Federale Giapponese) conta 540.000 effettivi e 250.000 riservisti, intervenuti all'estero in numerosi conflitti, dalla Guerra di Corea alla Seconda Guerra del Golfo; il paese si è dotato dell'arma atomica nel 1986
Feste nazionali: Capodanno giapponese (正月, Shōgatsu); 6 e 9 agosto (Giorno della Memoria delle atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki), 15 agosto (Giorno della Memoria della sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale), 3 novembre (Fondazione della Repubblica Federale)
Fuso orario: UTC+9
Prefisso telefonico: +81
Targa automobilistica: J
TLD: .jp

Successione dei Presidenti della Repubblica (Daitoryô):
1946-1955 Shigeru Yoshida (1946-1947 Capo di Stato provvisorio, 1947-1955 Presidente per due mandati), Jiyûtô (Partito Liberale)
1955-1959 Ichir
ō Hatoyama, Jimintō (Partito Liberal-Democratico), "il nostalgico dell'impero"
1959-1960 Nobusuke Kishi, Jimint
ō, "l'estremista" (fu costretto alle dimissioni)
1960-1968 Hayato Ikeda, Jimint
ō, "il ritorno alla calma"
1968-1976 Kakuei Tanaka, Jimint
ō, "il buon presidente"
1976-1980 Masayoshi Ôhira, Jimint
ō, "la politica addormentata" (deceduto durante la campagna per la rielezione)
1980-1988 Yasuhiro Nakasone, Jimint
ō, il "Reagan giapponese"
1988-1992 Toshiki Kaifu, Jimint
ō, "il delfino"
1992-1996 Morihiro Hosokawa, Nihon Shint
ō (Nuovo Partito Giapponese), "l'alternanza fallita"
1996-2000 Ryûtaro Hashimoto, Jimint
ō, "il ritorno della vecchia guardia"
2000-2008 Jun'ichir
ō Koizumi, Jimintō "la nuova destra"
2008-2016 Yukio Hatoyama, Minshut
ō (Partito Democratico), "l'alternanza riuscita"
2016-2022 Shinz
ō Abe, Jimintō, "il ritorno della destra dura" (fu assassinato da un folle l'8 luglio 2022)
2022-in carica Fumio Kishida, Jimint
ō, "l'ambizione della nuova guardia"

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Repubblica Popolare Giapponese

Nome ufficiale: 日本人民共和国 (Nihon Jinmin Kyōwakoku, NJK)
Capitale: Sapporo (札幌市, 1.952.348 ab. al 1° gennaio 2020)
Altre Città: Sendai (仙台市, 1.031.743 ab.), Akita (秋田市, 305.625 ab.), Morioka (盛岡市, 291.560 ab.), Fukushima (福島市, 287.357 ab.), Aomori (青森市, 273.078 ab.), Yamagata (山形市, 255.352 ab.)
Forma di Governo: Stato totalitario a partito unico retto da un Consiglio di Stato il cui Presidente è anche Segretario del Partito Comunista. Fino al 1990 fu uno stato satellite dell'Unione Sovietica; dopo la dissoluzione di quest'ultima sopravvisse grazie all'aiuto e al protettorato della Repubblica Popolare Cinese
Partito Unico: Partito Comunista Giapponese (日本共産党, Nihon Kyōsan-tō)
Presidente del Consiglio di Stato: Kazuo Shii, in carica dal 24 novembre 2000
Fondazione: il 4 novembre 1946 nella zona di occupazione sovietica
Confini: Oceano Pacifico settentrionale a est, Repubblica Federale Giapponese a sud, Mar del Giappone a ovest, mare di Ochotsk a nord
Suddivisioni amministrative: 7 province, 146 municipalità
Superficie: 144.874 km2
Abitanti: 13.963.308 abitanti al 1° gennaio 2020
Densità: 96,4 ab. per km2
Lingua ufficiale: giapponese (l'ainu è quasi scomparso, anche perchè scoraggiato dal governo)
Religione: Ufficialmente ateismo di stato, nei fatti sono diffusi lo Shintō e il Buddismo
Economia: le condizioni di vita di questo Stato sono fortemente segnate dalle sanzioni imposte dai paesi occidentali, dall'altissimo livello di corruzione della classe dirigente e dall'isolamento politico ed economico, acuitosi dopo la dissoluzione dell'URSS. Questi fattori, in concomitanza con diverse calamità naturali come il disastroso terremoto di Fukushima con conseguente tsunami dell'11 marzo 2011, hanno causato un impoverimento generale della popolazione dopo il 1990
Indice di sviluppo umano nel 2022: 145° posto nel mondo
Moneta: Rublo Giapponese (日本ルーブル, Nihon rūburu; 1000 rubli giapponesi = 1,03937 € al 10 novembre 2023)
PIL: 21.500 milioni di € (1990)
PIL pro capite: 1.539 €/ab. (1990)
Pena di morte: in vigore. Sono frequenti le esecuzioni sommarie, e la polizia politica fa largo uso della tortura
Organizzazioni internazionali: membro fondatore del COMECON; membro ONU dal 18 novembre 1956; in ottimi rapporti con Russia ed Iran; sono invece pessimi i rapporti con l'Unione Europea, con l'Impero Coreano e soprattutto con gli Stati Uniti d'America, che lo hanno definito uno "stato canaglia", accusandolo di finanziare il terrorismo internazionale
Forze armate: 800.000 uomini in servizio effettivo, oltre due milioni di riserva; il paese possiede l'arma atomica dal 2005
Feste nazionali: 15 luglio (Fondazione del Partito Comunista Giapponese), 15 agosto (Giorno della Memoria della sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale), 4 novembre (Fondazione della Repubblica Popolare)
Fuso orario: UTC+9
Prefisso telefonico: +83
Targa automobilistica: NJK
TLD: .nj

Successione dei Presidenti del Consiglio di Stato:
Kyūichi Tokuda, dal 30 ottobre 1946 al 14 ottobre 1953
Sanzō Nosaka, dal 14 ottobre 1953 al 1º agosto 1958
Kenji Miyamoto, dal 1º agosto 1958 al 31 luglio 1982
Tetsuzo Fuwa, dal 31 luglio 1982 al 29 novembre 1987
Hiromu Murakami, dal 29 novembre 1987 al 29 maggio 1989
Tetsuzo Fuwa, dal 29 maggio 1989 al 24 novembre 2000
Kazuo Shii, dal 24 novembre 2000, attualmente in carica

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Impero Coreano

Nome ufficiale: 대한제국 (Daehan-jeguk, "Grande Impero Coreano")
Capitale: Seoul (서울, 10.776.525 ab. al 1° gennaio 2022)
Altre Città: Busan (부산, 3.448.737 ab.), Pyongyang (평양, 3.255.288 ab.), Incheon (인천, 2.890.451 ab.), Daegu (대구, 2.446.052 ab.), Daejeon (대전, 1.538.394 ab.), Gwangju (광주시, 1.502.881 ab.), Suwon (수원, 1.194.313 ab.), Ulsan (울산시, 1.166.615 ab.), Changwon (창원시, 1.059.241 ab.)
Forma di Governo: Monarchia costituzionale con successione a preferenza maschile
Imperatore: Yi Won (이원), della Dinastia Yi, in carica dal 16 luglio 2005
Primo Ministro: Han Duk-soo (조선인민당, Joseon-inmindang, Partito Popolare Coreano), in carica dal 21 maggio 2022
Presidente del Parlamento: Kim Jin-pyo (Partito Popolare Coreano)
Leader dell'opposizione: Park Hong-keun (한국민주당, Hangugminjudang, Partito Democratico Coreano)
Fondazione: 13 ottobre 1897, quando il Re di Joseon Gojong si proclamò Imperatore; il 15 giugno 918 il Regno di Goryeo aveva unificato per la prima volta tutta la Corea, succeduto il 17 luglio 1392 dal Regno di Joseon. Dal 29 agosto 1935 al 15 agosto 1945 l'Impero Coreano fu occupato ed annesso dall'Impero Giapponese; dal 25 giugno 1950 al 27 luglio 1953 si combatté la Guerra di Corea (한국전쟁) contro l'invasione da parte della Repubblica Popolare Cinese
Confini: Repubblica Popolare Cinese e Russia a nord, mar Giallo a ovest, Stretto di Corea a sud, mar del Giappone a est
Suddivisioni amministrative: 18 province, 4 province speciali autogovernate, 8 città metropolitane, una città speciale autogovernata, più il territorio della capitale
Superficie: 220.750 km2
Abitanti: 76.947.839 abitanti al 1° gennaio 2022
Densità: 348,6 ab. per km2 al 1° gennaio 2022
Lingua ufficiale: coreano
Religioni: Taoismo (36,1%), Buddismo (22,8%), Protestantesimo (18,3%), Cattolicesimo (10,9%), non religiosi (8,4%), altre (4,5%)
Economia: l'Impero Coreano rappresenta la quarta economia più importante dell'Asia e l'undicesima nel mondo, ed è unanimemente riconosciuto come un paese ad alta tecnologia informatica. Importante è anche l'industria automobilistica
Indice di sviluppo umano nel 2022:
20° posto nel mondo
Moneta: Won (₩, 1 € = 1414,52 ₩ al 10 novembre 2023)
PIL: 2.164.315 milioni di € (2023)
PIL pro capite: 28.127 €/ab. (2023)
Consumo energetico: 30.496 kWh/ab. anno
Pena di morte: formalmente in vigore, ma non viene più comminata dal 1998. Nel Parlamento Coreano è in corso un dibattito per la sua formale abolizione
Organizzazioni internazionali: membro fondatore dell'ONU; membro del G8, dell'Asia-Pacific Economic Cooperation e dell'ASEAN; stretto alleato militare degli Stati Uniti d'America, di cui è il bastione in Estremo Oriente; forti relazioni economiche con Unione Europea, India e Australia
Forze armate: il Daehanjeguggun (대한제국군, Esercito Imperiale Coreano) è il sesto più potente del mondo, contando 800.000 effettivi e 3.100.000 riservisti; il paese si è dotato dell'arma atomica nel 1971
Feste nazionali: Capodanno Lunare Coreano (설날, Seollal); 27 luglio (Armistizio di Panmunjeom, liberazione nazionale dall'occupazione cinese e vittoria nella Guerra di Corea), 15 agosto (Liberazione nazionale dall'occupazione giapponese e vittoria nella Seconda Guerra Mondiale), 3 ottobre (개천절, Gaecheonjeol, ricorrenza della leggendaria fondazione del primo Stato coreano di Gojoseon nel 2333 a.C.)
Inno: "Inno del Grande Impero Coreano" (대한제국 애국가, Daehan-jeguk aegukga)
Motto: "Sia la luce in tutta la terra" (광명천지, "Gwangmyeong Cheonji")

Fuso orario: UTC+9
Prefisso telefonico: +82
Targa automobilistica: K
TLD: .kr

Successione degli Imperatori Coreani:
Gojong, nome postumo Imperatore Gwangmu (고종 광무제), dal 13 ottobre 1897 al 21 gennaio 1919
Sunjong, nome postumo Imperatore Yunghui (순종 융희제), figlio di Gojong, dal 21 gennaio 1919 al 24 aprile 1926
Yi Kang,
nome postumo Imperatore Jungjo (정조제), fratellastro di Sunjong, dal 24 aprile 1926 al 29 agosto 1935
occupazione giapponese e Seconda Guerra Mondiale, dal 29 agosto 1935 al 15 agosto 1945
Yi Kang, restaurato sul trono, dal 15 agosto 1945 al 25 giugno 1950
occupazione della Repubblica Popolare Cinese e Guerra di Corea, dal 25 giugno 1950 al 27 luglio 1953
Yi Kang, restaurato sul trono, dal 27 luglio 1953 al 15 agosto 1955
Yi Un, nome postumo Imperatore Yeong (영친왕제), fratellastro di Sunjong e Yi Kang, dal 15 agosto 1955 al 1° maggio 1970
Yi Ku, nome postumo Imperatore Hoeun (회은제), figlio di Yi Un, dal 1° maggio 1970 al 16 luglio 2005
Yi Won (이원제), nipote abiatico di Yi Kang adottato come figlio da Yi Kun, dal 16 luglio 2005 ad oggi

Nota dell'autore: questa mia versione di un Giappone repubblicano dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale prevede:
- mandati di 4 anni rinnovabili una sola volta, all'americana;
- la tendenza a preferire la rielezione del presidente in carica;
- come nella HL, il dominio del PLD (mascherando le lotte interne al partito).
In uno scenario di rivalità tra Sud federale e Nord popolare temo che le manifestazioni di sinistra degli anni '60 convincano gli USA di avere bisogno di un potere forte a Tokyo e a sostenere forse un tentativo di golpe dalla parte di Kishi Nobusuke, instaurando una dittatura. Ma sarebbe lo scenario peggiore.
I due tentativi di alternanza politica nel Giappone del Sud probabilmente coinciderebbero con un tentativo di tendere la mano al Giappone del Nord. All’epoca del presidente Hosokawa si potrebbero vedere delle foto di famiglie riunite attraverso la No Man’s Land, ma il tutto finirebbe senza grandi risultati.
Però l’alternanza del presidente Hatoyama ha sicuramente avuto più successi. In questa TL Hatoyama non sarebbe portato via dallo tsunami perché la catastrofe non ha toccato il territorio federale. Al contrario, Hatoyama sarebbe diventato molto popolare per il soccorso portato ai cugini del Nord colpiti duramente. Si potrebbe ipotizzare l’inizio di uno vero riscaldamento delle relazioni reciproche, soprattutto in considerazione del fatto che in questo scenario non c’è mai stata una guerra tra i due Giapponi ad avvelenare le loro relazioni.
Dal canto suo il Giappone Popolare almeno non ha una dinastia sullo stile dei Kim al comando. Il Giappone Popolare rappresenterebbe solo un interesse strategico navale per l’URSS. Questa parte del Giappone è sopratutto agricola senza risorse importanti e con poche industrie prima della divisione. Anche se industrializzato, non avrebbe lo stesso potenziale della Corea del Nord, che ha almeno delle miniere. Lo tsunami di 2011 avrebbe duramente colpito le sue coste ma forse il Giappone Popolare avere poche centrali nucleari funzionanti, i danni della catastrofe sarebbero dunque ridotti nel tempo e Fukushima rimarrebbe come è sempre stata.
Per quanto riguarda la parte coreana dello scenario, questi due paesi vicini si sono ignorati praticamente per tutta la loro storia e presentano similitudini pur essendo radicalmente diversi. Se prendete la metà del XIX secolo come non pensare che, benché avendo preso due vie diverse, sono state presentate a questi due paesi le stesse scelte e difficoltà? Io ho pensato nel 1949 ad un tentato golpe comunista di Kim Il-Sung, finito con la sua fucilazione. A questo punto Mao invaderebbe la Corea istigato da Stalin per non avere una testa di ponte USA e un cavallo di Troia dell'odiata civiltà occidentale a poche centinaia di km da Beijing, ma gli andrebbe male perchè gli aiuti russi sarebbero meno massicci, avendo già Mosca un pied-a-terre nel Giappone del Nord. In questa guerra una cosa è sicura, lo schieramento che accetterebbe l'aiuto militare di uno dei due Giapponi sarebbe definitivamente visto come il nemico del popolo coreano. Dunque facciamo che la Cina usi volontari Nord-Giapponesi nella sua campagna di invasione. Io purtroppo non sono affatto ottimista come altri ucronisti (anzi!), e dunque la dittatura di Park Chung-Hee ci sarebbe lo stesso, ma con successivo ritorno alla democrazia multipartitica.
Piuttosto, a questo punto non può non venire in mente un'altra domanda: come cambierebbe la storia della Repubblica Popolare Cinese una sconfitta nella guerra di Corea? La leadership di Mao resterebbe così forte da mantenerlo in sella fino alla morte, o alcun suoi "amici" come Lin Biao o Zhou Enlai riuscirebbero a fargli le scarpe?

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Dopo aver letto questa ucronia, ecco ciò che ha scritto il grande Enrico Pellerito:

Una guerra atomica... sulla pelle degli altri!

La seconda fase della guerra civile cinese, che si svolse tra il 1946 e il 1950, è uno degli scontri dove due opposti schieramenti si sarebbero misurati in una competizione mondiale che avrebbe caratterizzato buona parte della seconda metà del secolo scorso.

Ad un iniziale periodo di apparente prevalenza dei nazionalisti di Chiang Kai-shek, seguì il sempre più montante successo dell'Esercito Popolare di Liberazione; per comodità riporto dei brani tratti da Wikipedia onde meglio inquadrare i fatti e il sostanziale panorama strategico:

« Sul finire del 1948 la posizione dei nazionalisti era ormai del tutto compromessa. L'esercito, benché riorganizzato, riarmato e rifornito dagli USA, aveva sulle spalle oltre vent'anni di guerra: prima contro i comunisti, poi contro i giapponesi e poi nuovamente contro i comunisti, anni che ne avevano minato la tenuta psicologica, mentre l'Esercito Popolare di Liberazione, come era ora definito, proveniva, almeno per una parte dei suoi effettivi, dalla guerriglia contro il Giappone ed i suoi comandanti si erano formati durante la famosa Lunga marcia, contesti che ne avevano migliorato la compattezza e lo spirito combattivo. Il risultato fu che le demoralizzate truppe nazionaliste non furono in grado di fermare l'avanzata delle forze avversarie, malgrado la loro superiorità sia di uomini che nell'armamento.
Anche la diffusa corruzione presente tra gli ufficiali non giovò alla combattività dell'esercito del governo di Nanchino. Oltre ad un alto numero di diserzioni individuali, vi fu anche un notevole fenomeno di diserzione di intere unità dell'esercito nazionalista che, eliminati gli ufficiali, passarono con tutte le armi nel campo comunista.
I comunisti furono abili nel conquistare la Manciuria con la decisiva campagna di Liaosen. La cattura di molto materiale bellico nazionalista fornì loro le armi pesanti, artiglieria e carri armati, necessarie per proseguire le operazioni a sud della Grande Muraglia. La campagna dello Huaihai (徐蚌會戰 淮海战役 Huaíhaî Zhànyì) svoltasi tra la fine del 1948 ed l'inizio del 1949 assicurò ai comunisti il controllo della Cina centrale mentre la campagna di Pechino (平津會戰 平津战役 Píngjīn Zhànyì) permise la conquista della Cina del nord compresa la città di Pechino che fu conquistata senza combattimenti il 31 gennaio 1949. »

All'amministrazione Truman e ai suoi consiglieri militari divenne evidente che la partita in Cina si stava compromettendo e furono valutate varie opzioni tendenti a risolvere la situazione in favore del loro alleato.

Fra queste opzioni ci fu quello di usare le armi atomiche, come erano allora definite, per fermare l'avanzata comunista, scompaginarne truppe e organizzazione, magari rendere pure acefala questa; se non si fosse vinto il conflitto, si sarebbe, perlomeno, contenuto un'ulteriore allargamento del perimetro territoriale in mano ai comunisti, per poi magari iniziare a eroderlo.

Certo non si trattava di una decisione da poter prendere a cuor leggero; non lo era stata perfino quella relativa al bombardamento del Giappone con ordigni che dimostravano una capacità di distruzione sconvolgente, eppure sappiamo bene che la propensione, in questo caso e per vari motivi, era notevole.

Gli stessi vertici comunisti cinesi si aspettavano, da un momento all'altro, di subire attacchi del genere, timore condiviso a Mosca, mentre in molti negli USA ritenevano quanto mai fattibile questa strategia.

Non accadde nulla di tutto ciò.

Anche in seguito, durante la crisi coreana, quando MacArthur richiedeva l'impiego delle atomiche, o quando la Francia ne chiese un paio per risolvere il problema vietnamita, Truman prima e Eisenhower dopo, si guardarono bene dal cedere dall'innescare un processo che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche per tutto il pianeta.

Si ritiene che ad impedire una dimensione "atomica" del conflitto cinese, sia stata la considerazione che il governo statunitense aveva per l'opinione pubblica mondiale e per la sostanziale avversione da parte di questa nei confronti di quelle armi di distruzione di massa.

La nascita, ad esempio, del movimento pacifista internazionale dei Partigiani della Pace, nel 1949, mostrava che a livello mondiale vi era un trasversale identità su queste posizioni.

Certamente l'opinione pubblica mondiale ha influenzato le scelte strategiche di Washington, così come quella nazionale.

Se fu abbastanza facile impartire ordini ai piloti di carriera delle forze aeree per appoggiare logisticamente l'esercito nazionalista, si dovette procedere al rientro e alla smobilitazione del personale non professionista che si cercò di impiegare operativamente in Cina, come i 150.000 marines inviati nel paese subito dopo la fine della guerra e progressivamente ritirati solo nel 1947.

I militari americani, che già rumoreggiavano perché non rientravano a casa dopo la fine del conflitto, iniziarono a porre in atto iniziative al limite dell'insubordinazione quando divenne chiaro che li si voleva impegnare a fianco di governi, come quello cinese nazionalista o filippino, per contrastare i movimenti comunisti.

Ciò non perché tra gli Americani ci fosse una propensione verso il marxismo-leninismo, ma a parte il desiderio legittimo di rientrare in patria (sia per chi era in servizio di leva, sia per i volontari, era previsto il congedo o la risoluzione del contratto entro un massimo di sei mesi dalla fine del conflitto), a questo andava aggiunto il fatto che regimi come quello di Chiang Kai-shek erano assimilati a quelli nazifascisti, combattuti fino a poco tempo prima.

Era poi sempre più evidente un interesse da parte degli USA a sostituirsi al Giappone e ai paesi europei colonialisti nella penetrazione economica dell'Asia, e non tutti gradivano partecipare dando il loro personale sostegno militare a tutto questo.

A prescindere da ciò, va considerato che il governo americano e il Pentagono erano giunti alla sintesi di una dottrina relativa all'impiego dell'arsenale atomico, solo nell'eventualità di uno scontro diretto con l'Unione Sovietica, destinando ad essa quella tipologia di armi.

Sul numero di ordigni disponibili, si sa, ci sono ancora parecchi dubbi; varie pubblicazioni, compresi documenti desecretati e consultabili in rete, non sono garanzia di certezza sulla quantità in questione: si tratta di proiezioni, di valutazioni sulla base produttiva, ma c'è chi ha sollevato la possibilità che possa anche trattarsi di mera disinformazione (in questo gli Americani copiarono i Sovietici), facendo emettere false notizie, formalmente prodotte secondo i criteri delle amministrazioni interessate, tese, però, a confondere lo spionaggio avversario.

Ma ipotizziamo che gli USA decidono di non perdere una nazione vasta e popolosa quale la Cina e di vederla passare sotto il dominio di un regime vicinissimo, all'epoca, a Stalin.

Non importa quante bombe atomiche sono disponibili agli inizi del 1949, diciamo che l'euforia atomica che aveva permeato le menti dei vertici militari USA dopo i bombardamenti dell'agosto 1945, sia rimasta in essere, e influenzi in modo determinante anche il governo civile.

Per fare un esempio di cosa intendo per questa euforia, basti pensare che nel caso di dover utilizzare i B-29 contro l'URSS a partire dalle basi britanniche, di fronte ad un eventuale rifiuto da parte del governo laburista al potere nei secondi anni 40, il Pentagono programmò di agire militarmente contro gli stessi alleati britannici per impossessarsi dei siti in questione e mantenerli anche contro la volontà di Londra.

A questo punto, quando nella maggior parte degli ambienti politici e militari americani si riteneva che l'URSS fosse ancora lontana dall'ottenere l'arma atomica, a Washington decidono di passare alle vie di fatto per risolvere in maniera drastica il problema cinese, o almeno a riportarlo entro certi limiti tollerabili, prima che Nanchino, capitale di Chiang Kai-shek, venga persa.

Forse non verrà bombardata Pechino, su richiesta dello stesso Chiang Kai-shek (o forse si?), ma è probabile che un paio di ordigni sulle aree dove sono concentrate le armate comuniste verranno impiegati.
Con quali risultati?
Come detto in precedenza, Mao e i suoi compagni al vertice del PCC e del ELP paventavano una tale dimostrazione di forza; ciò che si poteva fare, nel caso di schieramenti militari, era una loro dispersione sul territorio, ma è chiaro che una concentrazione nel caso di intraprendere un'offensiva era imprescindibile.

Se la ricognizione si fosse accorta di una simile manovra, il rischio che un'esplosione atomica coinvolgesse un grande numero di effettivi era evidente.

Supponendo che un bombardamento produca decine di migliaia di vittime, diventa palese che il colpo subito sarebbe stato di notevole gravità.

Consideriamo, ad ogni modo, che le atomiche del tempo avevano una capacità indubbiamente inferiore agli ordigni che sarebbero stati sviluppati successivamente, e che, per quanto terribile anche come effetto psicologico, su terreni non urbani e vasti come quelli cinesi, esse avrebbero potuto non influire su un potenziale numerico di ampie proporzioni.

Ma sul momento lo shock sarebbe notevole e Mao potrebbe chiedere un armistizio, cercando di risolvere diplomaticamente la questione, magari riuscendo ad intavolare trattative sulla base dell'uti possidetis.

Di fronte ad un netto sottodimensionamento della capacità convenzionale del conflitto, probabile che i vertici dell'ELP cerchino di far infiltrare le proprie truppe verso territori in mano ai nazionalisti, non tanto per conquistarli, ma per riattivare una dimensione di guerriglia al conflitto.

Dal punto di vista dei risultati sul campo, l'uso di bombe atomiche sarebbe attentamente studiato dagli Americani, onde sfruttare al meglio questa esperienza.

Nel caso la guerra prosegua, ulteriori bombardamenti, senza incidere sull'arsenale atomico, mantenuto in primis per contrastare l'URSS, potrebbero venire effettuati, perfino su dei centri urbani a scopo terroristico.

In tutto il mondo il pacifismo si solleverebbe: l'esecrazione, le richieste di condanna della politica bellica americana, la forte volontà popolare in molte nazioni di emarginare gli USA e di allontanarsi politicamente da questi, sarebbero continue e massicce.

Ci saranno, ovvio le proteste di Mosca, ma le cose potrebbero davvero cambiare il 29 agosto del 1949, alla notizia dell'esplosione del primo ordigno atomico sovietico.

Cosa potrebbe accadere?

Viene rimesso tutto in discussione, o sulla pelle dei Cinesi, Stalin e Truman procederebbero a "sperimentare" direttamente sul campo gli effetti di un conflitto atomico limitato, con il tacito e mutuo accordo di non colpirsi a vicenda sui rispettivi territori?

Si tratta di un'eventualità che, onestamente, non so quanto e se possa essere plausibile.

Se però ciò fosse realistico, vi lascio immaginare un conflitto che proseguirà caratterizzato dall'uso delle armi di distruzione di massa, sovietiche sui nazionalisti e americane sui maoisti, compatibilmente alle rispettive produzioni, venendo considerato un gigantesco laboratorio, sulla pelle degli altri.

Si noti che questa spaventosa prospettiva che ho ipotizzato, deve tenere conto del fatto che i primi ordigni atomici avevano davvero un impatto contenuto, rispetto a quanto prodotto, già a partire dal 1952, con le bombe all'idrogeno, capaci di sviluppare effetti letali ancora più devastanti; certo si trattava di uno strumento di massiccia distruzione immediata, al quale aggiungere gli effetti del fallout.

La mia domanda, comunque, è, si sarebbe davvero giunti ad un'escalation limitata al solo territorio e alla sola popolazione cinese, per mostrarsi reciprocamente chi era il più forte e valutare le conseguenze di un tale conflitto?

Il punto di divergenza è, appunto, quella "euforia" cui ho accennato e che faceva immaginare ai vertici militari americani l'impiego massiccio di bombe, atomiche prima e nucleari dopo, su tutta l'URSS come un fatto assolutamente normale; per fortuna questo aspetto venne arginato dalla politica di Washington (come da tutte le nazioni che in seguito si sarebbero dotati di tali armi), quindi il buon senso ha storicamente impedito questo scenario, ma qui, invece, gli eventi prendono una piega assolutamente negativa.

Faccio presente che la Repubblica Popolare avrebbe proseguito a temere interventi nucleari, larvatamente o palesemente minacciati, da parte degli USA negli anni a seguire, in specie quando essa cercò di espandersi verso gli arcipelaghi contesi dello stretto di Taiwan.

E questo nonostante l'URSS si fosse dotata di un suo arsenale nucleare.

La paura che attanagliò (e che dovrebbe ancora angosciare) l'umanità durante gli anni della guerra fredda, fece giungere a conclusioni quali il famoso detto "meglio rossi che morti"; nulla vieta di immaginare che la maggior parte dei comunisti cinesi, nel 1949 possa giungere alla conclusione "meglio sotto il generalissimo che morti" e abbandonare la lotta armata; oppure, la speranza che l'URSS sia in grado di contrastare con gli stessi strumenti questa terrificante realtà, potrebbe mantenere alto il morale e far proseguire la rivoluzione.

Tornando all'aspetto terribile delle conseguenze sulla detta popolazione, tutto dipende dalla quantità di ordigni profusi in questa sorta di laboratorio.

Dapprima quelli americani sarebbero i più, poi l'URSS aumenterebbe quantità e letalità, ma per giungere a decimare i Cinesi, considerando che le città tenderebbero a depauperarsi e l'allontanamento dalle zone di combattimento e dalle installazioni militari sarebbe celere e notevole, forse, nel tempo, si potrebbe parlare di una decimazione, sempre che il numero delle deflagrazioni inizi ad essere consistente, ma un dimezzamento mi pare azzardato.

Aggiungo un aspetto, che è quello razzistico, di questo esperimento: fare tutto tutto a danno degli asiatici, potrebbe essere un cinico motivo per considerarlo "ragionevole".

Enrico Pellerito

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Questo è il commento di Perchè No?:

Così il generale Bradley ha definito la proposta di McArthur di usare l'atomica durante la guerra di Corea: « This strategy would involve us in the wrong war, at the wrong place, at the wrong time and with the wrong enemy. » Mi é sempre sembrata una maniera limpida e cortese di dire: « Mc Arthur é un pazzo e/o un imbecille ».

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Ed ecco invece la risposta di Dans:

Escalation della Guerra di Corea!

Nel 1948 Harry Truman vince le elezioni americane, battendo il favorito democratico Dewey. Il 25 giugno 1950 la repubblica popolare nordcoreana di Kim Il Sung, armata dall'Urss, invade la Corea del Sud superando il 38° parallelo. Due giorni dopo Truman fa votare al Consiglio di sicurezza Onu una risoluzione che condanna l'aggressione e autorizza l'intervento armato; l'Urss, ritiratosi nel '49 dal consiglio in reazione all'appoggio dato agli Usa alla Cina nazionalista contro la Cina popolare, non può opporre veto. Le operazioni sul campo sono affidate al generale Douglas McArthur, già eroe della seconda guerra mondiale e proconsole imperiale in Giappone. Ma McArthur, col passare del tempo, è diventato megalomane e ferocemente anticomunista.

Il 5 settembre '50 le truppe nordcoreane arrivano fino quasi a Pusan (massima avanzata); il contrattacco riporta però le truppe Onu a raggiungere il 38° parallelo il 30 settembre, e in un mese ad arrivare non lontano dal fiume Yalu, confine cinese. La Cina di Mao però invia proprie truppe di "volontari" in sostegno dei nordcoreani e il 26 novembre le truppe Onu sono respinte di nuovo oltre il 38° parallelo. Il 4 gennaio '51 Seul è conquistata da cinesi e nordcoreani; sarà ripresa il 14 marzo. Nel corso dell'anno il fronte si stabilizza al 38° parallelo. Il 1° febbraio 1951 l' assemblea generale dell'Onu condanna la Cina come aggressore. McArthur vuole portare la guerra fino in fondo, anche a costo di entrare in territorio cinese ed usare perfino armi nucleari. Ma il 10 aprile Truman lo sostituisce col generale Ridgway. La mossa risulta inaspettata: non molti credevano che Truman potesse avere il carisma di rimuovere McArthur, vero eroe combattente del fronte pacifico nel secondo conflitto mondiale.

...e se...

E se Truman non fosse riuscito a destituire McArthur? Forse per paura di perdita di consenso, forse per mancanza di carisma: McArthur resta al suo posto e la guerra continua.

Gli Usa, aumentando le truppe sul campo, respingono le offensive cino-nordcoreane e occupano direttamente, via mare, la città costiera cinese di Antung, e la zona nordcoreana di Najin, Cheongjin e Nanam, vicino al confine con l'Urss, per tagliare i rifornimenti alle truppe coreane. Le armate Ua procedono da est e da ovest lungo il fiume Yalu, ma sono sottoposte al fuoco incrociato di cinesi a nord e nordcoreani a sud, mentre le truppe Onu in Sudcorea avanzano fino ad assediare Pyeongyang, poiché i nordcoreani hanno dovuto distrarre truppe da destinare al fronte nord. Mao però reagisce ferocemente all'occupazione di Antung: la fanteria cinese avanza in massa attraverso la Manciuria, rioccupa Antung trucidando le truppe Usa ed entra in territorio nordcoreano inseguendo gli americani. Anche l'Urss reagisce e, da Vladivostok, attacca le postazioni Usa nella regione di Najin-Nanam; il piano McArthur di tagliare le linee nemiche di rifornimento è fallito.

4 aprile 1952: McArthur, per spezzare la resistenza cinese, chiede un bombardamento atomico su Pechino. Truman si oppone, ma non riesce a far recedere il generale; lo stesso Congresso approva, McArthur si impunta, e Truman finisce per acconsentire. Un B-52 decollato da Okinawa sorvola la costa del Mar Cinese fino a sganciare l'atomica sulla Città Proibita. Mao, scampato alla distruzione della capitale del Celeste Impero, porta il governo a Nanchino e chiede a Stalin un rapido bombardamento atomico sugli Usa. Stalin non può acconsentire, sapendo che un'entrata dell'Urss nel conflitto segnerebbe una nuova guerra mondiale, ma accetta di vendere alla Cina armamenti e tecnologia atomica. Il 6 aprile '52 la Cina popolare dichiara guerra agli Usa e ai suoi alleati. Nuove forze cinesi, anche grazie ai rifornimenti sovietici attraverso la Manciuria, invadono la Corea e respingono gli americani oltre Daejeon. Il 12 giugno le ultime forze Usa e Onu devono imbarcarsi dal porto di Pusan e abbandonare la penisola coreana, in cui viene istituito un governo filocinese presieduto dall'immarcescibile Kim Il Sung. Intanto, nel '52 negli Usa Eisenhower succede a Truman. Giunta in possesso dell'atomica, ma non della capacità tattica di colpire l'America, nel '53 la Cina minaccia un nuovo bombardamento atomico di Giappone e Taiwan, se questo non espellerà gli americani. I governi di Giapponese e Formosa, stretti d'assedio, devono chiedere al comando Usa di liberare i porti e le basi navali. Il generale Ridgway, succeduto a McArthur, deve accettare per non pregiudicare ulteriormente la posizione degli alleati, nonostante Taiwan abbia fatto votare al consiglio di sicurezza dell'Onu una risoluzione di condanna della minaccia atomica cinese. La flotta Usa si concentra tra Guam, Midway e Okinawa; proprio la base di Okinawa il 18 agosto '53 è colpita dall'atomica cinese. Eisenhower decide di non rispondere per via atomica e intavola con Mao la discussione per un armistizio.

Con i patti di Hong Kong (4 gennaio '54):

- viene dichiarata la cessazione delle ostilità tra Repubblica Popolare Cinese e Stati Uniti d'America

- la Cina popolare acquisisce il seggio nel consiglio di sicurezza dell'Onu

- Taiwan è considerata provincia cinese sotto diverso tipo di governo ("un popolo, due sistemi")

- Usa e Cina riconoscono la neutralità del Giappone

Mao però persegue per i due decenni successivi un programma di pesante riarmo marino e aereo, con la volontà di riprendere prima o poi Taiwan con la forza.

Nel tempo Mao si riavvicina all'Urss, per contenere la minaccia americana; la compattezza del blocco sovietico (la "comunanza nel destino", nelle parole di Mao) aiuta la Cina a sopportare la destalinizzazione e rinnovarsi, e ugualmente la Cina fa da spalla alla Russia di Gorbacev alla fine degli anni '80, con la riforma dei due sistemi: Gorbacev e Deng Xiaoping sono i due leader che riescono a traghettare i sistemi comunisti verso una maggiore efficienza economica attraverso l'introduzione di elementi di mercato. Nel tempo, il mercato penetra anche nei sistemi comunisti, che tendono a trasformarsi in senso socialdemocratico. La conflittualità tra Usa e Urss cala: il bipolarismo cede il posto ad un nuovo multipolarismo delle civiltà.

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Il testimone passa ad aNoNimo:

Ucronia tratta da questo sito. I Nazionalisti Cinesi vincono la Guerra Civile nel 1949 e Mao Zedong si rifugia in Manciuria sotto protezione sovietica, fondandovi una Repubblica Popolare. Se Chiang Kai Shek non tenta di riprendersela a causa delle minacce sovietiche, avremo nove nazioni sotto l’influenza dell’Urss, che vedete nella cartina qui sotto. In tale contesto la guerra di Corea avrà un esito diverso? O non si combatterà affatto? E poi, che accade?

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A questo punto prende la parola Generalissimus, che ha tradotto per noi queste ucronie:

E se la Guerra di Corea avesse avuto un chiaro vincitore?

Probabilmente vi starete chiedendo perché ho messo la parola "vinto" tra virgolette.
Beh, lasciatemi spiegare: nessuno vinse la Guerra di Corea, perché il conflitto terminò semplicemente senza che nessuna delle due parti ottenesse una vittoria o una sconfitta.
Tecnicamente la Guerra di Corea è ancora in corso, stiamo solo assistendo al cessate il fuoco più lungo della storia.
Perciò quando dico "e se la Corea del Nord vincesse la Guerra di Corea?" non intendo dire che la Corea del Nord ha perso la guerra, dato che non ci furono vincitori ufficiali, intendo dire semplicemente "e se conquistasse completamente il sud e unificasse la Corea sotto il proprio regime?" Tutti conosciamo la Corea del Nord, ma nessuno ne sa davvero molto, dato che è praticamente una fortezza isolata.
Un paese noto per la sua retorica bellica, le acconciature fantastiche e le diffuse minacce di utilizzo delle armi nucleari, mentre la sua nazione sorella, la Corea del Sud, è una potenza economica alleata dell'Occidente.
Ma cosa accadrebbe se il Nord riuscisse a conquistare il Sud? Diciamo che in questo scenario alternativo il nord vince la Guerra di Corea e la Corea diventa completamente Comunista, cosa accadrebbe in questo scenario? Beh, ecco una teoria: l'esercito del sud è incapace di fermare quello del nord e viene spazzato via completamente, la Corea del Nord prende Seul e solidifica la sua influenza su tutta la Corea.
Per questo scenario, anche se è assolutamente improbabile, diremo che al governo americano semplicemente non importa abbastanza della Corea per farsi coinvolgere in un intervento militare su vasta scala.
Grazie a questo fatto non esiste una Corea divisa, ma un unico stato coreano Comunista, con Kim Il-sung come leader.
Questa nazione inizia ad ottenere più fondi da Cina e URSS, che concedono alla Corea del Nord armi, rifornimenti e attrezzature per cementare il suo dominio sul sud.
Gli Americani e l'Occidente sono molto preoccupati per la perdita del sud, ma non al punto da iniziare azioni militari su ampia scala, cominciano a finanziare ribelli e movimenti anticomunisti nel sud, l'Occidente non riconosce la legittimità delle rivendicazioni del nord sul sud e farebbero tutti gli sforzi per isolare la nazione.
USA ed Europa emetterebbero sanzioni e farebbero qualsiasi tentativo per distruggere l'economia del nord, ma l'URSS e la Cina riescono a mantenere la Corea a galla e finanziano la sua ricostruzione.
Il sud impiega anni ad abituarsi al credo della Corea del Nord, il paese è comunque una dittatura, ma probabilmente non sarebbe così radicale e folle come lo è oggi, dato che nella nostra TL la maggior parte della sua retorica deriva dall'esistenza di una Corea divisa.
L'immagine di Kim Il-sung verrebbe inculcata ai giovani Coreani sia del nord che del sud, e questa immagine verrebbe rinforzata dalle purghe degli oppositori politici dopo l'invasione del sud.
La Cina dominerebbe la Corea Comunista, e insieme competerebbero contro il Giappone alleato americano, le tensioni nel Mar del Giappone sarebbero alte.
In questo scenario la Guerra di Corea sarebbe semplicemente un'invasione settentrionale del sud che abbatterebbe gli insorti del sud, e a causa di questo gli USA si concentrerebbero di più sul Giappone per usarlo contro la Cina e la Corea Comunista.
Dato che il non intervento militare non ha funzionato la politica estera americana diventerà più diretta quando si tratterà di avere a che fare con nuove forze Comuniste in altre parti del mondo come il Vietnam.
La decisione di non usare le forze armate in Corea verrebbe visto come un fallimento di Truman, che diventerebbe per sempre noto come il presidente che ha ceduto la Corea.
Ci sono tre esiti possibili per la nazione Comunista:
1) Rimane una dittatura isolazionista con un forte culto della personalità come il nord di oggi.
Questo è improbabile, dato che il suo isolazionismo è il risultato diretto della Corea divisa e della possibilità di un nuovo conflitto.
2) Alla fine si modernizza e diventa meno oppressiva, forse per rimanere in sella il regime passerebbe ad un'economia capitalista per calmare la rabbia della popolazione contro il governo, proprio come fece la Cina dopo Piazza Tienanmen.
3) Se queste politiche per alleviare il malcontento non funzionassero forse il popolo coreano si ribellerebbe, e un nuovo governo ne prenderebbe il posto.
Questa è solo una speculazione, ma può sempre accadere.

Prima di iniziare spiegherò rapidamente perché ho messo la parola "vinto" tra virgolette, per chi non ha mai visto l'altro mio video ecco una breve spiegazione: nessuna delle due parti vinse la Guerra di Corea, che in pratica non è mai finita, perciò quando dico "e se la Corea del Sud avesse vinto la Guerra di Corea?" intendo dire "e se Sudcoreani e Statunitensi invadessero con successo il nord negli anni '50 e oggi la Corea fosse unita sotto il governo del sud?" Come sarebbe questo mondo alternativo? Beh, ecco uno scenario: nella nostra TL la Cina invade da nord, ma invece di respingere le forze dell'ONU guidate dagli USA, le sue forze armate vengono distrutte da dei bombardamenti e delle controffensive riuscite, e, a prescindere da quanto questo sia improbabile, la Cina si arrende e si ritira nel proprio territorio.
Per i Comunisti la Corea del Nord diventa una causa persa, e la coalizione americana stabilisce un governo sudcoreano su tutta la penisola.
Ci sono diversi esiti che potrebbero risultare da una vittoria del sud.
Diversamente dalla Corea del Nord il governo del sud ha attraversato periodi di inquietudine e transizione, certi eventi specifici determinerebbero il futuro della Corea del Sud in questa TL alternativa.
Dopo la Guerra di Corea l'America investe milioni di dollari nell'economia coreana, dando il via ad una strategia in stile Piano Marshall per ricostruire la Corea del Nord.
Essendo stata divisa per soli pochi anni, l'effetto del regno di Kim Il-sung non è significativo, il Comunismo nel nord diventa solo un battito di ciglia nella storia della Corea.
Nel paese in generale la popolazione è semplicemente felice di essersi riunita.
Nella nostra TL il Presidente della Corea del Sud Syngman Rhee fu molto oppressivo nei confronti degli oppositori politici, il governo del sud mise a tacere gli oppositori fino ad una rivoluzione degli studenti nel 1960, che portò la Corea del Sud in una nuova fase, la Seconda Repubblica.
Questa Seconda Repubblica, comunque, era economicamente instabile e cadde vittima di un colpo di stato da parte dei militari.
Dopo alcuni anni di dominio militare nacque la Terza Repubblica.
Grazie agli aiuti esteri questa repubblica fu quella che stimolò la crescita economica della Corea del Sud.
Dopo altre due transizioni prese forma la Sesta Repubblica, il governo attuale.
Per capire come sarebbe il futuro della Corea del Sud, dobbiamo capire quali eventi potrebbero condurre ad una Corea alternativa.
Il Presidente Syngman Rhee verrebbe visto dal suo popolo come colui che ha riunito la Corea, e questo sarebbe una miniera d'oro politica, sempre che i suoi metodi autoritari non attirino l'odio dei suoi compatrioti.
Nel nord Rhee darebbe la caccia e distruggerebbe tutti i resti del governo nordcoreano, in qualità di anticomunista incarcererebbe tutti i simpatizzanti del Comunismo in Corea, eliminando qualsiasi traccia del precedente governo di Kim Il-sung.
Per via del suo crescente potere e dei limiti alle libertà potrebbe avvenire una rivoluzione simile alla Rivoluzione d'Aprile condotta dagli studenti nella nostra TL, che lo caccerebbe dall'incarico.
Non importa quale governo c'è in Corea del Nord, gli USA la sostengono e la finanziano contro i Cinesi e i Sovietici, il Giappone e la Corea diventano aree di influenza americana e le tensioni della Guerra Fredda si spostano sul confine con la Cina.
Le relazioni tra Cinesi e Americani potrebbero essere molto differenti rispetto alla nostra TL, il problema del confine tra Corea e Cina sarebbe motivo di dibattito tra i due paesi.
Problemi come i rifugiati cinesi in Corea o i conflitti di confine potrebbero cambiare l'intero aspetto delle relazioni tra Americani e Cinesi.
L'idea di Containment potrebbe cambiare nel caso di una vittoria dell'ONU in Corea, perché gli Stati Uniti potrebbero pensare che il Comunismo non vada contenuto, ma sconfitto nelle aree dove è già presente, e questo cambierebbe il modo americano di guardare alla Guerra Fredda.
La storia alternativa della Corea potrebbe differire di parecchio dopo questo evento, ed è per questo che ho scelto tre scenari alternativi che potrebbe seguire la Corea:
1) Dopo la cacciata di Rhee prende il potere un governo in stile seconda repubblica.
Questo governo è traballante ed economicamente instabile, e questo porterebbe ad un periodo di transizione.
Come nella nostra TL alla fine un nuovo governo investe nell'economia, facendo crescere la potenza della Corea, il diffondersi della sua influenza comincerebbe con l'inizio dei commerci col Giappone.
Questa Corea sarebbe molto simile alla Corea del Sud della nostra TL.
2) Dopo la caduta della seconda repubblica l'economia della Corea non riesce a tenere il passo con il resto del mondo, la Corea oggi non ha mai investito nella propria economia ed è paragonabile ad un paese del terzo mondo.
Questo è altamente improbabile ma potrebbe esserci qualche possibilità se venissero fatte le scelte sbagliate.
3) La Corea viene pesantemente influenzata dagli Americani.
Questo vuol dire che la cultura e il modo di vivere americani sono molto presenti in Corea.
A causa della competizione con i Comunisti nella Guerra Fredda la Corea diventa teatro di scontri fra Corea e USA anticomunisti e la Cina.
Forse a causa delle tensioni di confine menzionate prima potrebbe scoppiare una guerra alternativa sul confine cinese, che risulterebbe in un conflitto Sino-Coreano.
Questa è solo una supposizione, ma c'è sempre una possibilità che accada a causa dell'anticomunismo.

La Corea non avrebbe mai dovuto essere divisa, l'unificazione è sempre stata l'obiettivo principale, ma col passare del tempo sembra che l'idea che i due paesi possano riunirsi sia andata e venuta.
Vista oggi, la divisione della Corea è l'ultimo resto della Guerra Fredda.
Germania e Vietnam erano proprio come la Corea: divise, ma, diversamente dalla Corea, alla fine si sono riunite.
Ora, dopo decenni, le cose sono così differenti che la Corea è troppo culturalmente divisa; la riunificazione è una risibile barzelletta.
Ma se non fosse così? E se oggi la Corea fosse unita e questa divisione lunga decenni non fosse mai avvenuta? Negli anni '50 una delle due parti vince la guerra civile e unisce il paese sotto il proprio governo.
Ci sono stati momenti in cui entrambi avrebbero potuto vincere, per questo dividerò questo video in due scenari alternativi:
1) La Corea del Sud vince.
2) La Corea del Nord vince.
Quindi, che cosa sarebbe potuto succedere? Primo, e se a vincere fosse la Corea del Sud? In questa TL alternativa, sono gli anni '50, Stati Uniti e ONU respingono facilmente i Nordcoreani, rispedendo i Comunisti oltre il 38° Parallelo.
Il desiderio di impedire ulteriori conflitti futuri fa prendere la decisione di eliminare la minaccia nordcoreana.
La coalizione invade il nord, oblitera le poche difese rimaste, cattura Pyongyang e dà la caccia ai Comunisti fino al confine cinese.
L'unico motivo per cui oggi esiste la Corea del Nord è la Cina: nella nostra TL era minacciata da così tante truppe americane sul suo confine che decise di attaccare, inviando migliaia di truppe in Corea che respinsero la coalizione a sud e mantennero il nord in vita.
In questa TL alternativa, per qualche motivo, la Cina semplicemente non entra nel conflitto.
Questo, ovviamente, è altamente improbabile, ma è l'unico modo per gli Americani di sconfiggere completamente la Corea del Nord.
Nel 1951 i resti delle forze Comuniste si arrendono alla coalizione dell'ONU e la Corea del Nord viene ufficialmente disciolta, non c'è più né un nord né un sud, è tutto sotto il controllo dell'ex governo del sud.
Il glorioso leader Kim Il-sung viene catturato, giustiziato o si dà alla macchia, e questo vale per tutti i simpatizzanti dei Comunisti; o fuggono in Cina o si danno alla clandestinità.
Il governo nazionale inizia una purga in tutto il paese contro i sospetti Comunisti, ne vengono giustiziati a centinaia di migliaia, persino a milioni, le fosse comuni segrete vengono nascoste dal governo.
Forse vi sembrerà un po' eccessivo, ma è esattamente quello che accadde nella nostra TL, almeno 100.000 cittadini sospettati di essere Comunisti vennero uccisi da parte del regime sudcoreano nella sola estate del 1950, perciò in questo scenario non è scioccante che una volta arresosi il nord inizi una purga violenta per rimuovere tutta l'influenza di Kim Il-sung.
Per la maggior parte la riunificazione non sarebbe affatto dura, dopotutto si è trattato di soli 5 anni di separazione, la divisione sarebbe stata sanguinosa, ma sarebbe stata vista solo come una guerra civile.
La guerra è stata breve, ma ha distrutto le infrastrutture del paese, e la nuova Corea è troppo debole per affrontare questa situazione da sola, quindi per un po' si affida agli aiuti americani per sostenere la sua fragile economia.
Per qualche tempo non sarebbe tutto rose e fiori, non è un paese dove regna la democrazia, sarebbe simile a come è stato il sud per gran parte della sua storia: autoritario e instabile.
Nella nostra TL la Corea del Sud subì un cambio di regime dopo l'altro, e questa situazione non cambierebbe solo perché il paese si è unificato.
Il destino della Corea rimane imprevedibile, e potrebbe percorrere due strade:
1) La Corea rimane uno stato povero a causa della sua mancanza di leadership e la sua economia non prospera mai.
2) La Corea è praticamente la stessa di oggi, ma estesa a tutta la penisola.
Questa Guerra di Corea alternativa cambia la percezione che gli Americani hanno della lotta al Comunismo.
Sul palcoscenico globale, questo sarebbe uno schiaffo in faccia ai Sovietici, una dimostrazione della capacità americana di contenere il Comunismo, quasi un esempio da manuale di cosa potrebbe funzionare, una specie di Guerra del Golfo degli anni '50.
Quella in Corea non è una guerra estesa e brutale, semplicemente un'azione militare, ma viene utilizzata come esempio della potenza occidentale sul blocco sovietico.
Quella in Corea non è la "Guerra Dimenticata", è una "piccola e bella guerra".
La maggior parte della gente si dimentica della regione e gli aiuti vengono utilizzati solo per ricostruire la Corea.
Per la Cina adesso la Corea è un nemico sulla porta di casa, la decisione di non attaccare è stata tremenda e ha già danneggiato le relazioni sempre più deboli con i Sovietici, che sarebbero piuttosto aspre.
Le forze armate americane lo capiscono e mantengono truppe in Corea per tenere a bada ogni minaccia cinese.
Passiamo ora all'altra timeline alternativa: e se invece fosse stata la Corea del Nord a vincere la guerra? L'Invasione iniziale va proprio come la nostra, i Nordcoreani invadono il sud non aspettandosi che gli USA reagiscano o si curino della Corea del Sud.
Kim Il-sung pensa che gli Americani abbiano altro a cui pensare e che per loro la Corea sia di poco conto.
Ovviamente aveva torto marcio, ma in questa TL alternativa ha ragione, agli Stati Uniti importa molto poco dell'invasione e non attaccano.
Questo è praticamente impossibile, considerando la Guerra Fredda e tutto, ma questo è davvero l'unico modo perché la Corea del Nord possa vincere, non può farcela contro la superiore potenza di fuoco americana.
Avete capito lo schema? Senza gli aiuti americani e dell'ONU, la Corea del Sud viene conquistata, il governo e le forze armate del sud vengono presto completamente sconfitti, l'intero paese cade ai piedi di Kim Il-sung.
E adesso? La comunità internazionale non può sanzionarlo, considerando che la Cina e l'URSS sono entrambi alleati che semplicemente ignorano l'ONU e danno alla Corea tutte le provviste di cui ha bisogno.
Quindi Kim Il-sung crea un glorioso regime coreano che conquista l'intera Asia orientale e alla fine il mondo? Beh, no.
La maggior parte delle conseguenze avvengono al di fuori della Corea, più nello specifico negli Stati Uniti.
Dato che gli Stati Uniti non hanno fatto nulla per impedire ai Comunisti di conquistare un altro paese, questo è un grave imbarazzo per gli USA e il Presidente Truman.
Tenete in mente che la Cina era appena diventata Comunista, cosa anch'essa imputata a Truman, un altro incidente simile lascerebbe gli USA molto scossi.
Si pensava che l'America avesse almeno contenuto il diffondersi del Comunismo, e anche se la Corea non era estremamente importante era comunque sotto il controllo americano, e la sua perdita è una minaccia simbolica alla lotta globale contro il Comunismo.
La caduta della Corea non verrebbe dimenticata, sarebbe un fuoco che darebbe il via ad una nuova Paura Rossa, l'America e la democrazia sarebbero sulla difensiva contro i Comunisti che invadono e conquistano nazioni.
Il bello della paura è che a volte si trasforma in politica.
La perdita della Corea cambia il modo di comportarsi dell'America negli anni '50, non vorrà perdere il prossimo conflitto, molto probabilmente non concederà un solo centimetro ad alcuno stato comunista.
Penso che abbiate capito da che parte stia andando: il Vietnam.
Noi pensiamo che il Vietnam sia una guerra degli anni '60, ma gli USA ne furono profondamente coinvolti fin dagli anni '50.
Aiutarono i Francesi in maniera limitata, ma essi persero comunque contro i Viet Minh, e il paese venne diviso tra nord e sud.
Nella nostra TL l'America non sostenne i Francesi con tutte le sue forze a causa dello stallo in cui era terminata la Guerra di Corea, Eisenhower aveva sentimenti molto contrastanti al riguardo, voleva aiutare i Francesi a vincere la guerra, e avrebbe potuto farlo, gli USA non volevano un altro stato Comunista in Asia, ma era preoccupato che la situazione si trasformasse in un'altra Corea.
Ma con la perdita della Corea non c'è alcuno stallo, bensì un desiderio di rivincita.
In questa TL gli USA non possono permettersi un altro smacco, c'è un altro sostegno pubblico per un conflitto contro i Vietnamiti Comunisti, ancora prima della nascita del Vietnam del Nord.
Ad inizio anni '50 gli Americani aiutano i Francesi inviando truppe di terra e bombardieri.
Immaginate una Guerra del Vietnam che avviene prima: questo conflitto non è limitato, uno dei motivi principali del perché gli USA non riuscirono a porre fine alla Guerra del Vietnam è che non poteva semplicemente invadere il nord con forze di terra (sarebbe iniziata la Terza Guerra Mondiale), ma dato che questo conflitto si svolge mentre il Vietnam è una colonia francese, gli Americani possono fare quello che vogliono.
Gli Stati Uniti non devono preoccuparsi di invadere un nord Comunista sovrano, e questo significa che in questa TL Americani e Francesi schiacciano la ribellione nazionalista/Comunista, Ho Chi Minh viene catturato o ucciso e gli Stati Uniti invadono il nord.
negli anni '60 il movimento della controcultura non è certo prevalente senza il Vietnam e, di fatto, questo decennio è simile agli anni '50.
La perdita di un piccolo paese cambia il corso dell'America, lascio immaginare a voi le ramificazioni di ciò.
Nel frattempo, la Corea è uno stato Comunista sotto Kim Il-sung, c'è un esteso culto della personalità, come con Stalin, e ci sono enormi purghe contro i Coreani capitalisti, ma per la maggior parte la Corea rimane relativamente tranquilla sotto il controllo cinese e sovietico, la sua storia è più o meno la stessa fino agli anni '90, quando l'Unione Sovietica collassa.
Senza una guerra con gli Americani, la Corea non ha un nemico contro il quale scagliarsi, e dato che la Corea del Sud è già caduta negli anni '50, gli USA la considerano una causa persa.
Forse con la caduta dell'Unione Sovietica la Corea sarebbe abbastanza moderata da iniziare delle relazioni con gli USA.
Il culto della personalità non è molto radicato, e il paese forse diventa meno Comunista, proprio come la Cina e il Vietnam nella nostra TL.
Comparando entrambi gli scenari, ne viene fuori una cosa: chiunque vinca, nord o sud, questo permette alla superpotenza alla quale fa capo di avere un grande vantaggio nella Guerra Fredda.
Una vittoria decisiva sarebbe un fantastico slancio politico per entrambe le parti, ma dato che si risolse in stallo divenne una pausa impacciata che non è stata ancora risolta.

E se la Corea del Nord avesse vinto la guerra nel 1950?

Ben poco conosciuta dal grande pubblico, la Guerra di Corea del 1950 è stata un avvenimento importante del secolo passato.
Immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale la Corea, in precedenza occupata dai Giapponesi, passò sotto il controllo sovietico a nord e sotto il controllo statunitense al sud, un po’ alla maniera della Germania nello stesso periodo.
Come si può sospettare, l’Unione Sovietica, guidata all’epoca dal tristemente celebre Josif Stalin, implementò in Corea del Nord un regime Comunista con alla sua testa un leader fantoccio, Kim Il-sung, il primo di una lunga stirpe.
Durante questo periodo gli Stati Uniti capitalisti instaurarono nel sud un regime… Capitalista.
Il mondo all’epoca era in piena Guerra Fredda tra il sistema Comunista e Capitalista, le tensioni fra i due stati aumentarono poco a poco e culminarono con un’invasione della Corea del Sud il 25 Giugno 1950.
Con il pretesto di un tentativo di attacco statunitense, 130.000 soldati nordcoreani attraversarono la frontiera e si misero a distruggere tutto.
Le divisioni sudcoreane a guardia della frontiera, inferiori praticamente in tutto, vennero massacrate, e Seul cadde il pomeriggio del 28 Giugno 1950, ma la gloriosa campagna di Kim Il-sung non si fermò lì, e le rimanenti forze sudcoreane si ritrovarono inchiodate nel sudest della penisola, in un piccolo ridotto.
Gli Stati Uniti, completamente sotto shock, decidono di reagire e fanno votare all’ONU una risoluzione che permette un intervento contro la Corea del Nord.
Una coalizione di sedici paesi si mette quindi in marcia per placare gli ardori del “glorioso” Kim Il-sung.
Il 15 Settembre 1950 le truppe statunitensi sbarcano nelle retrovie nordcoreane e permettono il loro respingimento al di là del 38° Parallelo.
Alla fine, malgrado un intervento cinese, il conflitto terminerà in uno status quo ante bellum e le frontiere rimarranno le stesse di prima della guerra, ma adesso facciamoci una domanda: cosa sarebbe successo se lo sbarco statunitense fosse fallito e la Corea del Nord alla fine avesse vinto la guerra? La storia seguente è solo una delle numerose possibilità valide.
Il 10 Settembre 1950, cinque giorni prima dello sbarco, il leader Kim Il-sung riceve un rapporto della sua spia a Tokyo che gli indica che è in preparazione una grande offensiva statunitense contro le retrovie nordcoreane.
Essendo stato avvertito, Kim Il-sung fa accorrere le sue migliori truppe di riserva sulla spiaggia, dove iniziano a posare mine e costruire fortificazioni, e il 15 Settembre 1950 le truppe statunitensi che sbarcano sperando di trovare una spiaggia vuota, si ritrovano davanti una rete di fortificazioni impraticabile.
È un massacro.
Due giorni dopo, quello che resta dell’esercito sudcoreano si arrende e tutti i prigionieri vengono impiccati per aver osato sfidare l’invincibile leader Kim Il-sung.
Tutta la Corea d’ora in poi sarà nelle mani del regime nordcoreano, che non tarderà a dichiarare la vittoria sui cani capitalisti e a dichiarare immediatamente la Repubblica Popolare Operaia Democratica di Corea.
In ambito internazionale c’è costernazione, gli Stati Uniti non sono riusciti a contenere il Comunismo in Asia e perdono tutta la loro credibilità.
Il governo statunitense, umiliato, prende in considerazione un attacco nucleare contro la Corea, ma non volendo rischiare la Terza Guerra Mondiale gli Stati Uniti si accontentano di lanciare un embargo totale contro di essa.
Grazie al sostegno dell’Unione Sovietica la Repubblica Democratica di Corea si dota dell’atomica negli anni ’60.
Ancora oggi, grazie all’aiuto sovietico, la Repubblica Democratica di Corea è la seconda potenza militare dell’Asia, appena dietro la Cina.
Timoroso di veder diminuire la propria presa sull’Asia, il governo statunitense autorizza il Giappone a riarmarsi.
Da quel momento in poi aumentano le tensioni fra il Giappone e la Repubblica Democratica di Corea e le provocazioni si moltiplicano da entrambe le parti.
Fiducioso del suo alleato coreano, il regime cinese non si avvicinerà mai agli Stati Uniti, che, da parte loro, inqueti a causa della minaccia rappresentata dalla Corea, non tenteranno mai più un avvicinamento con i paesi Comunisti.
Tutti questi fattori messi insieme fanno sì che non ci sarà mai alcuna distensione fra il blocco orientale e quello occidentale.
Le tensioni fra la Cina e gli Stati Uniti rimarranno le stesse anche dopo la caduta dell’Unione Sovietica, e la Guerra Fredda continuerà.
È sicuro che in questa realtà alternativa la situazione potrà degenerare in qualsiasi momento in guerra nucleare.
Vincendo la guerra la Corea del Nord si è imposta come importante potenza asiatica, prolungando così la Guerra Fredda di qualche decina d’anni.

E se l'America avesse nuclearizzato la Cina?

Oggi Nagasaki e Hiroshima sono famigerate, il simbolo dell'unico utilizzo delle bombe atomiche come atto di guerra, e grazie alla mutua distruzione assicurata questo non si è ripetuto.
O almeno non ancora… Ma ci fu un'epoca, gli anni '50, nella quale l'uso delle atomiche era ancora oggetto di dibattito.
Per alcuni le bombe atomiche potevano essere viste come una strategia legittima da usare in guerra, ed è esattamente per questo che il Generale Douglas MacArthur voleva usarle una volta che i Cinesi entrarono nella Guerra di Corea.
Il dibattito pubblico riguardo quest'idea portò al famigerato licenziamento di MacArthur da parte di Truman.
La Cina non venne mai nuclearizzata e la guerra alla fine terminò con una situazione di stallo, ma lo stesso concetto di quest'idea è comunque affascinante.
E se l'America avesse davvero sganciato la bomba atomica durante la guerra? E se l'America avesse nuclearizzato la Cina? Prima di tutto il contesto storico: quando la Corea venne liberata dal Giappone, venne divisa tra Sovietici e Americani, con un governo Comunista a nord e un governo non Comunista a sud.
Il piano prevedeva una riunificazione finale, ma, come tutto nella Guerra Fredda, non funzionò.
Nel 1950 Kim Il-sung lanciò un'invasione a sorpresa contro il Sud per unificare il paese e gli Stati Uniti si misero allora alla testa di una forza di pace delle Nazioni Unite per respingere i Nordcoreani.
Per farla breve, nell'arco di pochi mesi gli USA e la Corea del Sud riuscirono a distruggere i Nordcoreani, Seul venne devastata, ma liberata, Pyongyang venne conquistata e i Nordcoreani vennero spinti fino al confine cinese.
La Cina vide questo fatto come una minaccia alla propria sicurezza, e in segreto iniziò a spostare truppe sul confine.
Nel Novembre 1950 i soldati cinesi attraversarono il confine in segreto e attaccarono.
L'intera forza di pace dell'ONU si ritirò fino al 38° Parallelo, dove riuscì a fermare l'avanzata cinese, ma ormai il danno era fatto.
Infuriato per quello che avevano fatto i Cinesi, MacArthur iniziò immediatamente a cercare una QUALSIASI opzione per sconfiggere i Cinesi, e una di queste erano le armi nucleari.
All'inizio della guerra Truman stesso disse che "tutte le armi dell'arsenale vengono tenute in conto", inclusa la bomba.
Quest'opinione, comunque, cambiò col passare dei mesi, ma nel 1951 MacArthur voleva ancora usare le armi nucleari.
Truman però no, perché aveva paura di aggravare il conflitto per qualcosa che rispetto all'Europa considerava non necessario.
Anche se molti all'epoca rigettarono l'idea, MacArthur la promosse, perciò… E se in questo scenario alternativo Truman ascoltasse davvero MacArthur? Non importa quanto sia irrealistico, e se gli Stati Uniti concedessero a MacArthur tutte le testate tattiche che aveva richiesto contro i Cinesi e gli USA bombardassero la Cina durante la Guerra di Corea? In questo scenario, la richiesta di MacArthur di 50 bombe atomiche viene accolta da tutte le sezioni del governo necessarie perché venga accettata, siano esse Truman o gli Stati Maggiori Congiunti.
Vedremo all'istante 50 Hiroshima? No, MacArthur non voleva usare le armi nucleari per spazzare via i Cinesi in un genocidio nucleare, era un tattico, e voleva usare le atomiche contro i bersagli militari cinesi in Manciuria, oltre il Fiume Yalu, centrali elettriche, aeroporti, basi, qualsiasi cosa che avesse potuto rallentare lo sforzo bellico cinese.
Voleva creare un mare di cobalto radioattivo che si estendesse per tutto il confine, che avrebbe impedito ai Cinesi di arrivare in Corea (parole sue), e in questo scenario il suo piano viene fatto partire.
Nel 1951 gli Stati Uniti provocano l'escalation della Guerra di Corea scatenando bombardamenti nucleari tattici oltre il confine con la Cina, i B-29 vengono equipaggiati con bombe atomiche e inviati sulla Manciuria.
L'obiettivo è di creare un mare radioattivo che i Cinesi non potranno attraversare per arrivare in Corea per i prossimi 60 anni.
Qualsiasi persona che vive nel 21° secolo penserà che questo piano avrebbe causato dei problemi gravi e immediati, e tu, persona, hai ragione! Senza neanche parlare del fatto che in un'operazione del genere le capacità aeree americane verrebbero spinte al loro limite assoluto, il cruciale dominio aereo di cui le forze a terra avevano bisogno in combattimento verrebbe diretto tutto verso il nord almeno per qualche giorno.
Dato che l'esecuzione di 50 bombardamenti nucleari è un processo lungo e lento, perché i B-29, per quanti ce ne possano essere, dovrebbero partire, sganciare le bombe e tornare indietro, il tutto oltre il confine coreano, in 2 o 3 giorni la Corea è isolata dalla Cina.
E quindi... L'America ha usato le armi nucleari in una guerra convenzionale, evviva! MacArthur teorizzò che i Sovietici sarebbero rimasti così shockati dalla dimostrazione di bruta potenza nucleare da parte dell'America che si sarebbero fatti da parte, la Cina si sarebbe ritirata e sarebbe stata sconfitta, e l'America sarebbe stata vittoriosa.
Il mondo e tutti gli altri sarebbero di fatto rimasti shockati, non per via della potenza americana, ma perché gli Stati Uniti hanno fatto degenerare una piccola guerra all'estero vetrificando la Cina con bombe nucleari e creando una zona contaminata radioattiva.
L'America vince certamente la Guerra di Corea, dato che l'esercito cinese rimane isolato e alla fine viene distrutto all'interno della penisola, gli USA avanzano e tutta la Corea viene unificata sotto un governo non Comunista.
La guerra è finita, è stato più o meno l'equivalente internazionale del lanciare una granata durante una rissa della lega di hockey dei bambini, e, proprio come quella granata, questa azione mette in ombra il conflitto vero e proprio.
Questa ramificazione rende la Guerra di Corea il conflitto più influente della storia umana, ma perché costituisce un problema? Nella nostra TL la potenza della bomba atomica era così pericolosa che quelli al governo capirono che poteva essere utilizzata solo nelle situazioni peggiori.
Alla fine la bomba divenne così potente e pericolosa che l'utilizzo delle armi nucleari sarebbe stato possibile sono nel caso di una Terza Guerra Mondiale e così la Guerra Fredda, anche se piena di tensioni, non risultò in alcuna guerra, perché entrambe le parti capirono... Che non ne sarebbe valsa la pena.
All'inizio degli anni '50 la bomba atomica era ancora nella sua infanzia, era abbastanza piccola e ce ne erano così poche che la distruzione del mondo ad opera di una guerra nucleare non era affatto possibile, non esisteva ancora la mutua distruzione assicurata.
Questa era un'epoca di questioni morali: come gestiamo questa nuova arma? La usiamo come qualsiasi altro strumento bellico per ottenere un vantaggio strategico e distruggere tatticamente le forze armate avversarie in una potenziale guerra? O riusciremo a capire che se usiamo quest'arma anche i nostri nemici avranno una scusa per usarla? È un po' come quando una delle due parti usò per la prima volta il gas mostarda in guerra: sì, fu un immediato vantaggio tattico... Ma poi non stupirti se il nemico progredisce e lo usa anche lui contro di te... È un vaso di Pandora.
Fare sfoggio della forza nucleare bombardando la Manciuria 50 volte a causa di una guerra civile all'estero stabilisce un precedente pericoloso.
La bomba atomica per alcuni era più di un'arma da guerra, ma per altri aveva chiari vantaggi tattici, e questo era tutto quello che riuscivano a vedere.
In questa TL alternativa l'Unione Sovietica è assolutamente terrorizzata da quello che potrebbe potenzialmente accadere.
Dato che tutti quanti conosciamo la Russia, sappiamo che tradizionalmente non prende le minacce molto alla leggera.
Gli Stati Uniti hanno usato il loro arsenale nucleare per capriccio in una guerra di piccole dimensioni, e nemmeno contro una superpotenza, perciò per i Sovietici è logico presumere che gli USA avranno ancora meno motivi per usarlo contro il loro nemico mortale, l'URSS.
Perciò... Ci sono due situazioni che potrebbero accadere:
1) La Cina e l'Unione Sovietica danno il via all'escalation del conflitto immediatamente dopo i bombardamenti, la Guerra di Corea è solo la prima fase della Terza Guerra Mondiale.
Per adesso è una guerra convenzionale con sporadici bombardamenti nucleari contro gli eserciti in Europa, ma... Per farla breve degenera e noi moriamo tutti con l'avanzare delle tecnologie nucleari, distruggendo le città prima che entrambe le potenze nucleari si annientino l'un l'altra.
2) I Sovietici non reagiscono dichiarando guerra, ma usano l'avvenimento come scusa per i loro interessi, usando le armi nucleari contro i suoi nemici in Asia centrale, Africa ed Europa orientale.
L'idea che circonda le bombe atomiche non è quella che potrebbero distruggere il mondo intero, ma che ci sono alcuni casi in cui usarle è utile.
Questa idea riguardo le bombe atomiche non è la più stabile, e la cosa non sorprende, perché... Sapete... La nostra sopravvivenza.
Perciò... In fin dei conti questa situazione potrebbe sfociare nella Terza Guerra Mondiale, durante la Crisi dei Missili di Cuba, o in un'altra crisi alternativa, entrambe le parti potrebbero pensare che usare le atomiche sarebbe una buona idea per via di quello che hanno fatto gli Americani in Corea.
In entrambi i casi, se MacArthur bombardasse la Cina, sarebbe altamente improbabile pensare che l'umanità sopravvivrà al 20° secolo.
Avremmo vinto la guerra, ma nel processo avremmo aperto un vaso di Pandora.
MacArthur era un idiota? Ovviamente no, era un eroe di guerra, un generale, e le sue decisioni condussero l'America alla vittoria nel Pacifico, ma era testardo, e come chiunque che ha a che fare con una nuova tecnologia, non capì le implicazioni che avrebbe potuto avere l'uso delle bombe atomiche sulle future generazioni, vedeva solo la vittoria.
Oggi, nel 21° secolo, possiamo farci beffe delle idee di MacArthur, ma queste in realtà erano comuni nelle forze armate e nel governo degli anni '50, perfino Truman all'inizio della guerra disse "tutte le opzioni sono sul tavolo".
Grazie a Dio non lo fecero, e capimmo cosa sarebbe potuto succedere.

E se gli Stati Uniti avessero "comprato" la Groenlandia?

La Groenlandia! È l’isola più grande del mondo, e nonostante l’imprecisione della nostra buona amica Proiezione Cilindrica Centrografica Modificata di Mercatore è comunque incredibilmente grande, tipo più grande dell’Alaska, e proprio come ogni pezzo del territorio nordamericano gli Stati Uniti l’hanno voluta, il che oggi sembra piuttosto risibile.
Tutti si sono scompisciati quando qualche anno fa Trump se ne uscì col comprare la Groenlandia, ma ecco una domanda: e se lo avessimo fatto? Non sto parlando del comprarla l’anno scorso, anche se sarebbe stato divertente, mi sto chiedendo se gli Stati Uniti avessero comprato la Groenlandia negli anni ’40.
Ci sono molti motivi del perché gli Stati Uniti volevano questa grande e vecchia isola, primo fra tutti la Dottrina Monroe.
Non sto scherzando, all’inizio del XX secolo quella era la giustificazione, ma il motivo era soprattutto la difesa.
La Groenlandia era un perfetto territorio di mezzo fra l’Europa e gli Stati Uniti, un posto dove costruire basi navali e militari e in seguito magari anche difese nucleari, chissà.
Gli Statunitensi fecero due offerte nel XX secolo, e quella che ebbe migliori opportunità fu quella del 1946, quando, dopo aver occupato l’isola in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, gli USA si offrirono di comprare la Groenlandia dalla Danimarca, che subito disse: “Per favore, andatevene dalla nostra isola”… E poi gli Stati Uniti alla fine non lo fecero.
Nonostante non possedessero l’isola, gli Stati Uniti misero comunque una base sull’isola che agisse da cane da guardia contro i Sovietici oltre il Circolo Polare Artico.
Per essere realistici, probabilmente dovremmo toglierci dalla testa che la Danimarca venda la Groenlandia agli Statunitensi, perciò ecco un’idea: e se gli USA semplicemente se la prendessero? Lo so, lo so che sembra folle, è il XX secolo, ci sono regole e norme, non si può più semplicemente prendersi la terra di un altro paese, perciò come la passerebbero liscia gli Stati Uniti? Beh, vedete, c’è un motivo che potrebbero avere gli Americani, uno che gli darebbe la scusa perfetta per interferire con la sovranità di un’altra nazione: il Comunismo! Diciamo che alla fine della Seconda Guerra Mondiale i Sovietici riescono ad arrivare un po’ più ad ovest di quanto fecero nella nostra TL, sono un po’ più veloci di quanto lo furono nel nostro mondo e riescono ad occupare grandi porzioni della Danimarca prima che gli Inglesi riescano mai ad arrivare lì, e così, proprio come il resto dell’Europa orientale, la Danimarca si ritrova liberata dall’oppressione capitalista e viene creato uno stato alleato dei Sovietici.
Adesso, se state discutendo che è molto improbabile che i Sovietici possano avere la velocità e la capacità di occupare la Danimarca prima degli Inglesi, avete ragione.
Nel secondo in cui l’occidente vedrà che i Sovietici si dirigeranno verso la Danimarca, si muoverà anche lui.
So che questa è una possibilità irrealistica, forse al massimo gli Inglesi libereranno la Danimarca del nord e poi i Sovietici libereranno la Danimarca del sud, perciò avremo qualcosa di molto adatto alla Guerra Fredda.
Io direi, però, per amore dello scenario, che i Sovietici prendono la Danimarca nella sua interezza.
Anche se tutto questo sembra un po’ assurdo, io concordo, è comunque più realistico di una vendita danese della Groenlandia agli Stati Uniti.
Quello che fa la fine di questa Seconda Guerra Mondiale alternativa è dare agli Stati Uniti il miglior regalo del mondo, una scusa.
La Guerra Fredda è iniziata e la Danimarca si ritrova dall’altra parte.
Gli Stati Uniti hanno delle truppe in Groenlandia e non possono semplicemente permettere a quest’isola di cadere sotto la tirannia dei Rossi, perciò che fare? A causa di influenze esterne o no, la Groenlandia tiene un’elezione ufficiale per abbandonare il regno danese.
Non c’è più nessuna zona grigia, la Groenlandia è uno stato indipendente al 100% che si governerà da solo “per sempre”, e quando dico “per sempre” intendo fino a quando i locali potranno essere facilmente superati di numero dagli Statunitensi che arriveranno, che poi terranno un’altra elezione che guarda caso voterà per l’unione con gli USA.
Una classica mossa da manuale, una sulla quale Johnny Harris farebbe un video come se si trattasse della notizia più sensazionale di sempre.
Quello che otteniamo alla fine è una Groenlandia che non è stata sottratta alla Danimarca, ma che è stata liberata da una minaccia Comunista, e non darei agli Americani la colpa di questo, qualsiasi paese non permetterebbe al suo più grande rivale politico di avere una posizione così vantaggiosa vicino a lui, e se in qualche modo i Sovietici conquistassero la Danimarca essi vorranno anche la Groenlandia per usarla contro gli Stati Uniti.
E quindi finiamo con l’avere una situazione dove gli Statunitensi tecnicamente rubano la Groenlandia, ma hanno il motivo migliore possibile del perché hanno dovuto sottrarla alla Danimarca.
Al di fuori della Terza Guerra Mondiale, c’è poco che i Comunisti possono farci al riguardo, e comunque restituirla alla Danimarca sarebbe un po’ come dare territori ad uno stato illegittimo.
Poiché non esiste più una monarchia danese, che fine farà la famiglia reale danese? Che ruolo avrà in tutto questo? Ehm… Davvero non lo so.
Fuggirà o verrà giustiziata? Voglio dire, immagino che possa fuggire in Groenlandia, ma dubito che la famiglia reale abbia la voglia di regnare su un’isola congelata di 20.000 abitanti.
A mio parere probabilmente riconoscerà l’indipendenza della Groenlandia in cambio dell’asilo negli Stati Uniti.
Tutto quello che conta è che la Groenlandia adesso è statunitense.
Sono gli anni ’50 e la Groenlandia è un territorio statunitense, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi non ha visto altro che un continuo afflusso di materiali militari e soldati.
Senza un governo straniero di cui preoccuparsi, gli Stati Uniti adesso possono fare quello che gli pare con la Groenlandia, e quello che vogliono fare gli USA è rendere la Groenlandia una fortezza.
La Groenlandia ancora non offre molto in termini di risorse, a meno che non vi piaccia il pesce, ma quello che ha la Groenlandia è la sua posizione.
In un’era di ICBM e bombardieri, la Groenlandia è solo ad un tiro di schioppo dal cuore della Russia, e anche se gli Stati Uniti durante la Guerra Fredda non erano indifesi, certamente si sentiranno più al sicuro riversando miliardi nel costruire nuove basi, far arrivare migliaia di persone, soprattutto militari, e creare nuove infrastrutture per la prima linea di difesa contro i Sovietici.
Questo è il genere di mentalità che avrà la Groenlandia della Guerra Fredda, se gli Stati Uniti la possiederanno non la useranno per nient’altro che non siano scopi militari.
Questa è una terra molto più inospitale dell’Alaska, in pratica è solo un ghiacciaio, non ci sono molte opportunità lassù, a meno che tu non ci venga assegnato.
Questa Groenlandia alternativa è più popolata, ma non supererà le 50.000 persone, ci sarà una spaccatura fra le persone che erano qui già da prima e gli Statunitensi in arrivo, ma immagino che le basi militari saranno lontane da dove vivranno i nativi.
È molto probabile che lo Statunitense medio non terrà molto in considerazione la Groenlandia, la sua popolazione forse non diventerà mai abbastanza grande da diventare uno stato, non vedrete mai la Groenlandia votare in un’elezione presidenziale, a meno che tu non viva in una base militare.
Ufficialmente, nella propaganda e secondo il governo federale, la Groenlandia verrà vista come la prima linea di difesa contro i Sovietici.
Non ufficialmente, soprattutto nei circoli militari, la Groenlandia è semplicemente una barzelletta: sarebbe semplicemente il peggior posto dove essere dislocati, mesi di servizio in cima al mondo senza mai vedere il sole o senza mai dormire.
Perciò, per circa quattro decenni, la Groenlandia ha questa reputazione di lavoro che qualcuno deve fare per via dei Sovietici ma che nessuno vuole fare.
Ma cosa accade quando i Sovietici collassano comunque? Beh, nella nostra TL l’interesse statunitense per la Groenlandia scomparve completamente, almeno per un po’.
L’unica base americana in Groenlandia non ebbe più utilità, perciò immaginate se gli Stati Uniti la possedessero davvero: lo scopo della Groenlandia semplicemente scompare dall’esistenza.
Per tutti gli anni ’90 e 2000 l’equipaggiamento militare viene semplicemente spostato verso i nuovi scontri in Medio Oriente.
A questo punto gran parte dell’economia locale probabilmente farebbe affidamento su queste basi e potreste vedere notizie su come la Groenlandia stia passando tempi duri in quest’era post-Guerra Fredda.
Questa sarebbe la mentalità fino a quando la Russia non invaderà la Crimea, e allora la Groenlandia tornerà sulle mappe.
Ecco una cosa: la Groenlandia è probabilmente uno dei territori più grandi del mondo, dove non conta chi la controlla, Danesi, Statunitensi, Groenlandesi, non importa, o almeno non è importato finora.
Grazie al fatto che il nostro pianeta sta diventando un po’ più tostato, la Groenlandia sta iniziando davvero a rispecchiare il suo nome, e quello che un tempo era importante per gli Stati Uniti solo per la sua posizione geografica, diventerà presto importante per un sacco di altre cose, ma questo non è ancora avvenuto.
La vera implicazione del furto statunitense della Groenlandia probabilmente non si vedrà fino alla fine del XXI secolo, forse il riscaldamento globale farà vedere a questo territorio un afflusso di popolazione grazie alla sua economia basata sulle risorse in espansione ma temporanea, chissà.
Tutto quello che so è che non avrei mai potuto basare lo scenario sulla Danimarca che permette agli Statunitensi di comprare la Groenlandia, quella non è mai stata un’opzione.
L’unica possibilità che avrebbero realisticamente avuto gli Stati Uniti sarebbe se le cose andassero diversamente e i Danesi, coincidentalmente, si unissero alla squadra nemica.
Oggi probabilmente non sentirete mai la fine di questo dibattito, spunterebbe di frequente nei circoli online di tutto internet, sarebbe semplicemente una di quelle discussioni storiche ma politiche che iniziano casualmente nei campus delle università.
“Gli Stati Uniti hanno rubato la Groenlandia!” “No, non l’hanno fatto!” “Sì, l’hanno fatto!” Se questo vi sembra familiare per qualsiasi discussione politica che avete avuto su internet, sapete di cosa sto parlando, ma anche per il più devoto frequentatore di internet, la Groenlandia viene ancora vista come uno dei crimini minori della Guerra Fredda.
In Danimarca, però, non viene mai dimenticato che gli Statunitensi si sono presi la Groenlandia.
In tempi di Guerra Fredda sarebbe un grido di battaglia e una propaganda instillata nella testa di ogni giovane ragazzo e ragazza danese.
La Danimarca viene personalmente influenzata dall’imperialismo statunitense, e sarebbe una propaganda piuttosto efficace, perché avrebbe più o meno ragione.
In realtà, perfino dopo la fine della Guerra Fredda i Danesi probabilmente saranno ancora incavolati al riguardo.
Mi piace immaginare che in qualche TL alternativa ci sia questo imbarazzante punto dolente tra i due paesi, è più o meno divertente.
Oggi la Groenlandia potrebbe vedere una leggera ripresa e più attenzione a causa delle sciocchezze di Putin, ma anche così niente di tutto questo sconvolge il mondo.
I Danesi che diventano Comunisti probabilmente avrebbero più effetti, ma non è di questo che parla il video, giusto? Questo era solo un piccolo scenario divertente, gli Stati Uniti che posseggono la Groenlandia sarebbe una cosa secondaria nella storia più grande della Guerra Fredda, le uniche persone che ci penseranno davvero saranno i poveri fantaccini mandati lì durante gli anni ’80, pronti e in attesa che i Sovietici li riscaldino… Con qualche atomica.

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C'è anche questa idea di Paolo Maltagliati:

Mettiamo il caso che sia l'isola di Hainan e non Taiwan (oppure Hainan E Taiwan) ad ospitare il governo Nazionalista Cinese. Francamente non saprei dire come, ma succede. Innanzitutto pensate alla guerra nel Vietnam: gli aerei e la flotta americana possono attaccare molto più da vicino il Vietnam del Nord. Secondo: le pretese sulle Spratly da parte hainanese sono molto più rilevanti e le isole Spratly, benché poco sfruttate (dato che sono rivendicate da Taiwan, Cina, Vietnam, Filippine e Malaysia) galleggiano su un mare di petrolio. Come cambia la storia?

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Cui risponde Massimiliano Paleari:

L'isola di Hainan controllata ancora dal Kuomintang alla fine della guerra civile cinese? Non è una ipotesi così assurda. Certo, l'isola è molto vicina alla terraferma e questo avrebbe agevolato la sua invasione da parte di Mao, ma la Cina Popolare per molto tempo non si dotò di una marina da guerra degna di questo nome e anche in seguito la presenza nell'area della flotta statunitense avrebbe costituito un forte deterrente. Si sarebbe dovuta verificare però un'altra condizione. Nell'estremo sud della Cina al termine della guerra civile operavano eserciti locali che, seppur nominalmente facenti parte del Kuomintang, di fatto erano semiautonomi e al comando dei rispettivi (ex) "signori della guerra". Quando la guerra civile volse al peggio per il Kuomintang (nel 1948 e nel 1949) molti tra questi comandanti regionali negoziarono il passaggio in massa delle loro truppe all'esercito popolare, "folgorati" improvvisamente sulla via del socialismo... Dovremmo così immaginare che uno di questi eserciti regionali arroccati nell'estremo sud resti saldamente fedele al Governo della Cina Nazionale e traghetti in massa sull'isola di Hainan, magari conservando per qualche tempo una testa di ponte sulla stretta e facilmente difendibile penisola antistante l'isola. Al confine con la Birmania ad esempio operarono per molti anni (di fatto fino agli anni '90 del secolo scorso!) unità dell'esercito nazionalista che condussero azioni di guerriglia con il discreto aiuto logistico americano. Col tempo tali unità "si dimenticarono" le motivazioni politiche per cui avevano iniziato le operazioni di guerriglia e si diedero invece alla produzione e commercializzazione di oppio/eroina nei loro "santuari", utilizzando come "copertura" la difesa degli interessi delle etnie minoritarie dimoranti nelle zone di confine tra la Birmania e la Thailandia (il cosiddetto Triangolo d'Oro).

In questa linea del tempo immaginiamo quindi che queste truppe sbandate del Kuomnitang, invece di dirigersi verso i confini della Birmania, si aprano la strada verso Hainan e lì consolidino la loro presenza con l'aiuto americano. A questo punto si aprirebbero altre due possibilità divergenti: Hainan sarebbe restata fedele a Taiwan o avrebbe tentato la strada della secessione? L'isola è abitata da un'etnia non Han e forse i capi delle milizie nazionaliste avrebbero potuto optare per l'indipendenza dell'isola facendo leva sui sentimenti autonomistici locali invece di reprimerli (come fece invece il Kuomintang a Taiwan). E' altrettanto vero che sul piano diplomatico questa mossa avrebbe fatto infuriare Pechino, ma se attuata presto, diciamo entro la metà degli anni '50, forse Hainan sarebbe riuscita a conservare la propria indipendenza e col tempo a consolidarla. Hainan avrebbe probabilmente rivendicato e occupato l'arcipelago delle Spratli nel 1954 dopo la conclusione della guerra franco-indocinese. Oggi Hainan sarebbe un Paese ricchissimo, seduto sui barili di petrolio delle Spratly e con un'economia votata al turismo balneare di massa e a buon mercato. Facile immaginarsi i Cinesi del continente agognare e concedersi oggi il "piccolo lusso" di un soggiorno nei grandi alberghi della costa meridionale di Hainan.

Quanto invece al ruolo di Hainan nel campo occidentale durante il conflitto Usa-Vietnam del Nord, non mi pare che strategicamente le cose sarebbero cambiate più di tanto. Dal Sud Vietnam i bombardieri americani erano già in grado di colpire il Nord Vietnam agevolmente. La grande base americana di Da Nang non era molto lontana dal confine. Inoltre le portaerei americane nel Golfo del Tonchino erano in grado di fare decollare i cacciabombardieri con il loro carico di morte...

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Vi è poi la proposta di Enrica S.:

Il 17 settembre 1948 Folke Bernadotte, conte di Wisborg, che era riuscito a negoziare la liberazione di circa 31.000 prigionieri dai campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale, sfugge all'attentato ordito dai terroristi della Banda Stern, e continua la sua opera di mediatore. Riuscirà ad evitare la guerra tra israeliani e arabi? Spedito in Corea, riuscirà a scongiurare il conflitto in Estremo Oriente e ad ottenere la riunificazione delle due Coree? E cosa farà, se verrà inviato in Vietnam ad incontrare Ho Chi Minh?

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Le risponde Federico Sangalli:

Se Bernadotte non viene ammazzato, dopo altri due anni di dure trattative riesce a far mandar giú ad arabi ed ebrei un piano che ricalca grosso modo quello proposto dall'ONU: zone costiere ad Israele con capitale Tel Aviv, l'interno come Repubblica Palestinese con capitale Hebron o Ramallah, Gerusalemme città aperta con cariche condivise come in Libano e presidiata da forze ONU. Niente espropri, violenza e odio a non finire. Bernadotte rientra a New York con questo grande successo ma proprio in quel momento scoppia la Guerra di Corea (non c'era modo di evitarla, il Nord voleva assolutamente il Sud ma Seul non era d'accordo) e lo svedese viene mandato lì a cercare la pace. Gli americani all'inizio borbottano ma quella é una missione ONU e Truman é un forte sostenitore dell'organizzazione per cui alla fine atterra in Corea. Il suo incessante lavoro per la pace convince Nord e Sud a firmare la pace (e non un armistizio) nel 1951 saltando così tre anni di inutile guerra di trincea. Nel 1953 viene eletto a sorpresa Segretario ONU al posto di Dag Hammskjold, altro svedese, e l'anno dopo con il Trattato di Ginevra pone fine alla Guerra d'Indocina alla quale stava giá lavorando: le forze ONU manterranno la pace fino alle elezioni per la riunificazione nel 1956. Il Vietnam si unifica pacificamente e democraticamente e rimane non allineato. Lo stesso anno accoglie l'Italia nell'ONU e risolve la crisi di Suez, grazie alla neutralità israeliana, evitando l'intervento militare di Londra e Parigi. Nel 1961 sfugge a un tentativo di omicidio in Zambia e denuncia il fatto: Mobutu e i vertici dell'Union Minieré vengono arrestati. L'anno dopo é un mediatore fondamentale nella Crisi dei missili di Cuba: ottiene anche la revoca dell'embargo. L'anno successivo decide di non ricandidarsi per un terzo mandato. Il suo successore sarà U Thant il quale medierà per il conflitto algerino. Folke Bernadotte, chiamato "l'uomo della pace", vincitore del Premio Nobel e Giusto tra le nazioni, morirà a 88 anni il 17 settembre 1983 a Uppsala, dove lavorava come professore universitario. Al suo funerale presenzieranno tra gli altri il presidente USA Jimmy Carter, il leader sovietico Mikhail Gorbaciov e Papa Giovanni Paolo II.

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La palla passa ad Andrea Mascitti:

Ecco una mappa ucronica che ho trovato in rete.
A differenza della nostra TL:
Finlandia e Jugoslavia fanno parte del blocco sovietico
L'Austria e la Svezia non sono neutrali e fanno parte della NATO
La Cecoslovacchia non esiste ed è divisa tra Repubblica Ceca (nella Nato) e Slovacchia (Blocco Sovietico)
Una Germania unica nel blocco occidentale e nei confini pre-guerra ad accezione dell'exclave prussiana
Grecia e Polonia sono divise tra i due blocchi. Una Polonica ovest e una Polonia Est
La Grecia invece in una Grecia continentale socialista, ed una Grecia insulare (più Cipro) nel blocco occidentale.
Come ci si sarebbe arrivati e quali conseguenze?

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Proposta di Basileus TFT:

È una mappa tutto sommato possibile... L'unica cosa veramente difficile da digerire sarebbe la spartizione della Polonia. Potrebbe essere che, a fronte di prestazioni pessime dell'URSS in guerra, Yalta assegni la Germania al blocco occidentale e che i russi ottengano di mantenere i confini Polacchi del '40...

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Proposta di Generalisimus:

L'unica possibilità sarebbe un'Operazione Bagration andata malissimo.
Le difese finlandesi invece hanno ceduto.
Tito, visto che l'Austria non è neutrale, continua a collaborare con Stalin e insieme non abbandonano Markos Vafiadis, che vince la Guerra Civile Greca.
I monarchici Greci si rifugiano nelle isole dove la flotta britannica fa cibo per pesci di qualsiasi tentativo di riconquista continentale. Alla fine della guerra l'Armia Krajowa ha liberato mezza Polonia e instaura uno stato polacco Libero. Varsavia è divisa in due sulla Vistola al posto di Berlino.

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Proposta di Perchè No?:

Dettaglio forse importante: un bel pezzo dell’Iran fa parte dell’URSS. Evidentemente ha appoggiato il governo Comunista azero e quello curdo e li ha poi inglobati, quindi esiste la RSS Curda. Chissà come sarà contenta Ankara...

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Proposta di William Riker:

La spiegazione più semplice: successo dell'Operazione Walkiria, Rommel e Von Stauffenberg trattano la pace separata con gli alleati occidentali, Churchill e Roosevelt accettano per timore di vedere Stalin arrivare sull'Oder-Neisse, l'URSS si infuria e si sfoga contro Finlandia, Balcani e Iran, oltre a pretendere la Prussia Orientale (la pace tra Reich e Alleati prevedeva invece il ritorno dell'Heimat nei confini del 1937, con lievi correzioni). Gli Alleati tengono Praga e Vienna, Varsavia viene spartita, Roosevelt impone sul confine orientale italiano la Linea Morgan (Truman e gli inglesi calarono le brache davanti a Tito) e Pola resta italiana come exclave ben difesa. Giorgio II di Grecia fugge a Hiraklion sotto protezione inglese e vi restaura la monarchia. La Svezia non resta neutrale perchè ha la Finlandia rossa a poche bracciate di Mar Baltico. Tito è silurato da Stalin e l'Albania entra a far parte della Jugoslavia. Mi chiedo perchè la Spagna sia nella NATO: evidentemente Francisco Franco è sceso in guerra ed è stato liquidato (forse si è fatto furbo ed è fuggito in tempo in Sudamerica, lui).

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Ecco ora l'idea di Generalissimus:

Nel 1952 venne intercettato un pacco bomba indirizzato a Konrad Adenauer, che allora serviva come Cancelliere tedesco.
L'ordigno esplose mentre stava venendo disinnescato, uccidendo uno dei genieri che lo stavano maneggiando.
Adenauer però insabbiò tutte le prove riguardo all'attentato, perché si scoprì che l'organizzatore altro non era che Menachem Begin, che all'epoca era contemporaneamente capo dell'Irgun Zvai Leumi, capo del partito Herut e membro della Knesset.
Di conseguenza Adenauer preferì evitare lo scandalo proveniente dalla rivelazione del pesante coinvolgimento israeliano
Begin fece questo perché si opponeva fermamente alla firma dell'Accordo di Riparazione tra Israele e le Repubblica Federale di Germania.
Ma cosa accadrebbe se il pacco arrivasse a destinazione e Adenauer perisse nell'attentato? A quel punto indagare più a fondo e rivelare tutto sarebbe stato obbligatorio, e Begin si sarebbe come minimo beccato l'ergastolo.
Quali sarebbero le conseguenza per i due paesi di un'assenza di Adenauer e Begin?

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Così commenta Federico Sangalli:

E non è neanche la cosa peggiore che gruppi radicali sionisti hanno pianificato!

Nel 1945 l’ex partigiano di origine lituana Abba Kovner creò un gruppo terrorista chiamato Nakam (“Vendetta”) il cui obiettivo era assassinare indiscriminatamente sei milioni di tedeschi per vendicarsi dell’Olocausto secondo il principio occhio per occhio. Si infiltrarono nella zona di occupazione americana allo scopo di avvelenare il sistema di acqua potabile municipale della città di Norimberga, scelta in quanto simbolo del Nazismo, tuttavia furono arrestati ed espunsi dalle autorità alleate prima di poter compiere il loro piano. Norimberga aveva allora poco meno di 300.000 abitanti.
Non contenti, decisero di assassinare in massa i prigionieri di guerra tedeschi, allora detenuti sotto custodia alleata. Si infiltrarono nei campi di prigionia e avvelenarono il pane con l’arsenico. 2,000 prigionieri rimasero intossicati ma le dosi apparentemente non furono sufficienti a uccidere nessuno.

In modo invece simile al caso Adenauer, nel 1947 la Banda Stern inviò una serie di lettere esplosive allo scopo di assassinare il Presidente statunitense Harry Truman e altri importanti funzionari del governo, accusati di sostenere l’occupazione inglese della Palestina. L’intelligence britannica aveva già subito attacchi simili e mise in allerta i servizi americani. Le lettere furono intercettate dal servizio postale e disinnescate.

Ma questa non è neanche la cosa più assurda mai pensata. All’inizio degli Anni Sessanta il rabbino Meir Kahane, un ultranazionalista ortodosso fascitoide che in seguito sarebbe stato condannato per aver pianificato un attentato con l’ambasciata libica e aver fondato un gruppo terroristico (la Lega per la Difesa Ebraica), cercò di procurarsi delle armi batteriologiche da impiegare contro l’Unione Sovietica allo scopo di distruggere il Comunismo che, a suo dire, minacciava l’esistenza dell’Ebraismo.

Israele è sempre stato molto fortunato che nessuna di queste imprese abbia mai avuto successo!!

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Non possiamo non citare anche la geniale trovata del francese Perchè No?:

Pensate cosa sarebbe accaduto alla Francia senza l'umiliazione di Ðiện Biên Phủ: l'esercito francese non ricercherà una rivincita crudele sull'altra sponda del Mediterraneo e il governo della IV Repubblica non si riterrà in obbligo di mostrare i muscoli. Forse si potrebbe negoziare con i più moderati pure dando la caccia al FLN. Il famoso generale Leclerc non morirebbe cosi presto e potrebbe diventare un serio rivale per De Gaulle in termini di fama nell'opinione pubblica. Possibile che la IV Repubblica non cada neanche!

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Gli replica Federico Sangalli:

Il Vietnam rappresenta senz'altro una pietra miliare per la Guerra Fredda e quindi per il mondo intero. Modificarlo può dunque avere ampie ripercussioni. Per provare ad analizzarle prenderò i quattro principali attori di questo sanguinoso e macabro teatro (di guerra) ovverossia Francia, Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina. Partiamo dall'URSS. Ha appena perso un sanguinosissimo conflitto decennale, in cui sono periti oltre 50 000 soldati sovietici "volontari" inviati in supporto di Mao e appare ora debole dopo il tracollo della seconda potenza comunista del pianeta. Molti ritengono la testardaggine e la durezza di Breznev la causa del disastro e inizia a formarsi dell'opposizione all'interno dello stesso Politburo. Ma intanto scoppia il '68 in Europa Orientale. A dare il via é stata la Primavera di Praga subito seguita da quella di Varsavia: gli ungheresi hanno scatenato tumulti contro i militari sovietici mentre proteste pacifiche si susseguono in Bulgaria, Albania e Romania. Breznev coglie la palla al balzo per paventare il crollo del sistema comunista e farsi dare poteri totali: i nuovi governi cecoslovacco e polacco vengono destituiti e arrestati, i T-90 entrano a Budapest sparando e riportano l'ordine nel sangue, la repressioni si allarga rapida a Tirana e Sofia mentre a Bucarest Ceasescu dà il via alle danza facendo sganciare il napalm sui manifestanti. In Germania Est l'ordine é mantenuto facilmente dal milione di soldati sovietici presenti nel paese. Già che c'é Breznev manda nei Gulag anche i membri del Politburo a lui contrari e ripristina lo stalinismo (tranne per il culto del la personalità), con un potere assoluto accentrato in un unico uomo. Albania e Cina e Corea del Nord entrano nel Patto di Varsavia e un Muro di Germania viene innalzato per frenare il flusso di rifugiati intenzionati a fuggire all'Ovest (tanto da far dire ad Enzo Biagi "La Cortina di Ferro è appena diventata d'acciaio"). L'URSS passa così buona parte degli anno '70 in posizione difensiva e chiusa in se stessa: scottata in Vietnam e instabile sul suo stesso territorio Mosca decide di lasciare in pace Kabul. Non potendo espandersi territorialmente e non volendo sembrare sconfitta, l'Unione Sovietica riprende massicciamente il proprio programma spaziale. Breznev riuscirá a coronare il suo sogno quando nell'aprile del 1981 (venti anni dopo Gagarin) i cosmonauti Uladzimir Vasilevic Kavalenak e Vyaceslav Dmitievic Zudov atterrano sulla Luna, piantandovi la Bandiera Rossa, prima di morire nel 1982. La sua morte dà il via a lotte di potere stile poststalinismo: il capo del KGB Juri Antropov tenta di prendere il potere ma tutti hanno il terrore di vedere il KGB a capo di un così grande concentrazione di potere e quindi lo ammazzano. Sale quindi al potere il ministro dell'economia Kostantin Cernenko. Le gigantesche spese per il riarmo, la corsa allo spazio e la repressione portano comunque alla crisi sovietica. Nel 1985 Mosca ha il canto del cigno quando inizia a costruire la sua Staziobe Spaziale Mir. Pochi mesi dopo Cernenko muore e gli succede un certo Mikhail Gorbaciov.

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Ed Enrico Pellerito chiosa:

Sviluppo plausibile, ma mi permetto solo di puntualizzare due punti di carattere prettamente militare, assolutamente non pregiudizievoli alla bontà di quanto prospettato e non influenzanti gli eventi controffatuali:

1) i T-90 sono entrati in servizio a partire dal 1995, per cui l'URSS utilizza altri tipi di carri (considerando il periodo i modelli dei carri erano i T-55 e i T-62);

2) nel 1968 nella DDR erano di stanza oltre 20 divisioni sovietiche, ma queste non raggiungevano, compresi i supporti di Armata e di Gruppo di Forze, un milione di uomini; considerando tutto il personale delle varie forze armate, nel periodo di massima espansione numerica i militari sovietici nella Germania orientale superarono, comunque, le 500.000 unità.

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E ora, il contributo di Inuyasha Han'yō:

E se al momento dell'indipendenza l'Indonesia si fosse divisa in vari staterelli?

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Gli risponde Giuseppe Falli:

Il sogno segreto della Cina si è fatto realtà!

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E Giorgio C. Beatrico aggiunge:

Questo arcipelago diventa teatro di scontri tra USA e milizie o regimi comunisti, magari la marina dello Zio Sam avrà qualche gatta da pelare, dovendo evitare che i sovietici si creino teste di ponte a due passi dall'Australia. In tempi recenti la Cina cercherà di farne il suo parco giochi, con l'Australia molto più paranoica.

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Anche Davide Sari dice la sua:

Se questi staterelli sono in guerra perenne fra loro, prevedo un brutto momento per il commercio marittimo e un'epoca d'oro della pirateria.

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E Alessandro Parise aggiunge:

Ad oggi i paesi in mappa avrebbero queste popolazioni:

Java: 160 milioni di abitanti
Sumatra: 50 milioni di abitanti
Bali: 4 milioni di abitanti
Kalimantan: 14,4 milioni di abitanti
Sulawesi: 18 milioni di abitanti
Molucche: 1,9 milioni di abitanti
Piccole isole della Sonda: 12 milioni di abitanti
Nuova Guinea Occidentale: 3,5 milioni di abitanti

Onestamente penso che Java avrebbe mantenuto una certa egemonia nella zona. Se non sbaglio tutt'ora ci sono proteste perché il governo centrale tratta come abitanti di serie b quelli delle isole meno popolate. Inoltre la sovrappopolazione a Java è sempre un problema tant'è che offrono soldi e terre a chi decide di trasferirsi nelle altre isole dell'arcipelago, in una sorta di autocolonizzazione (non ricordo bene quindi potrei sbagliare su questo).

Supponendo che i rapporti di forza fossero gli stessi al momento dell'indipendenza penso che Java avrebbe presto messo sotto tutti gli altri stati vicini a meno di interventi esterni tipo USA o URSS.

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La parola torna a Inuyasha Han'yō:

OK, vi propongo allora una vietnamizzazione del secondo conflitto sino-giapponese. Negli anni '40 il Giappone prima di iniziare la sua espansione nel sudest asiatico e nel Pacifico decide di concentrare gli sforzi per costringere la Cina alla resa, così da crearvi uno stato fantoccio e usare le divisioni ivi impegnate per realizzare i suoi sogni di egemonia sul continente asiatico e nell'Oceania (quindi Pearl Harbor e gli eventi successivi non avvengono). Ma i cinesi non hanno alcuna intenzione di arrendersi, martellano gli invasori con una guerriglia sempre più sanguinosa, impedendo ogni avanzata verso l'interno e rendendo la vita impossibile nei territori occupati; in Indocina Ho Chi Minh fa la stessa cosa, deciso a scacciare i militaristi giapponesi dal suo paese. Gli anni passano, ma la situazione non si sblocca: sempre più soldati cadono in Cina e Indocina, l'economia è strangolata dall'embargo americano, la popolazione civile è sempre più contraria alla guerra e di ciò approfitta il partito comunista che guida una serie di manifestazioni contro il governo e la guerra imperialista da esso scatenata, manifestazioni spesso e volentieri represse duramente dalle autorità. Ma ciò serve solo ad aumentare il dissenso interno: qualcuno imbraccia la lotta armata, cinesi e vietnamiti iniziano a colpire il territorio metropolitano giapponese, effettuando attacchi a Tokyo, Osaka e altre città (grazie a piccoli commandos infiltratisi clandestinamente nell'arcipelago), in Corea si verificano ribellioni di matrice indipendentista, sostenute dal governo in esilio. Alla fine, nel 1948, il Sol Levante getta la spugna e si ritira dalla Cina, trincerandosi nel Manchukuo e a Formosa. A questo punto i cinesi potrebbero penetrare nel Manchukuo e addirittura in Corea, se non tornano a dividersi tra nazionalisti e comunisti e a combattersi tra loro, mentre a Tokyo il governo cade in seguito alla disfatta... Come cambia la storia asiatica e quella mondiale?

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Lasciamo spazio alla boutade di Paolo Maltagliati:

Eccovi un'ucronia ideata dai miei studenti (più corretto definirla vaccata...). Secondo loro, l'Istria è in Russia. Come realizzarla?

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Bhrihskwobhloukstroy suggerisce:

Intendevano dire che la Russia mirava alle Foci del Danubio (Istro)?
Altrimenti una connessione con Giovanni Antonio Capodistria, che è stato diplomatico russo?
A me càpita sistematicamente di sentire che dalla Moldavia si è staccata la Transistria anziché la Transnistria, ovviamente a maggioranza russa e ucraina...

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Mentre Federico Sangalli propone:

Secondo me il POD più vicino potrebbe essere questo: Stalin "ammette" nell'URSS quasi tutti gli stati balcanici, come nella cartina sottostante. In arancione gli stati alleati dell'attuale Russia putiniana, in giallo quelli candidati, in azzurro gli stati membri dell'UE, in blu quelli candidati. Le correzioni territoriali sono state fatte per controbilanciare l'avanzata di Mosca.

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La parola ad Andrea Mascitti:

Nel 1953 il Columbine II, uno degli aerei che l'allora Presidente Eisenhower utilizzava per i suoi spostamenti, incrociò pericolosamente la rotta con un aereo di linea che aveva un indicativo di chiamata quasi identico. Questo incidente senza conseguenze fu alla base della successiva creazione dell'Air Force One, ma cosa sarebbe successo se invece si fosse dimostrato fatale e Nixon dovesse succedere ad Eisenhower già nel 1953?

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Gli replica Dario Carcano:

Tutto si riduce a due domande:

1) Con una presidenza Nixon anticipata la Southern Strategy del Partito Repubblicano ci sarà comunque?
2) Se la risposta alla precedente è sì, in che modalità avverrà?

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Il più indicato a rispondergli è Federico Sangalli:

Sulla prima domanda penso di no. È vero che tentativi più o meno espliciti di unire repubblicani conservatori e democratici segregazionisti esistevano dall’elezione di FDR, però nel GOP non erano ancora maggioritari e mentre la candidatura di Thurmond nel 1948 dimostra che i sudisti fossero assolutamente ostili alla desegregazione, va detto che fino all’elezione di Kennedy non c’era l’impressione che il Partito Democratico fosse irrecuperabile. Dopotutto nel 1952 il candidato vicepresidente era un tizio dell’Alabama, dico, dell’Alabama, scelto apposta per accontentare il Profondo Sud. Quindi, anche se Nixon sarebbe stato più aperto nei loro confronti, non sono sicuro che questo sarebbe bastato a una autentica Southern Strategy, posto che il resto della TL rimanga a parità di fattori.

Dico così perché Nixon Presidente nel 1953 sarebbe un bel disastro. All’epoca Tricky Dicky non era ancora diventato il vecchio statista maneggione capace di tutto pur di conservare il potere e gestirlo, dallo stringere la mano a Mao a spiare i propri avversari, dal proporre il salario minimo a ordinare i bombardamenti notturni su una centro civile la notte di Natale. Era ancora un giovane e rampante Senatore con poca esperienza e molto ma molto anti-comunismo. Mentre nel ‘53 sarebbe probabilmente troppo tardi per combinare casini in Corea, l’anno dopo Nixon fu un gran proponente dell’Operazione Vulture, cioè dell’intervento americano in Indocina per salvare i francesi dopo Dien Bien Phu. Il piano prevedeva anche la possibilità di usare armi nucleari contro le forze del generale Giap, ma il vecchio Ike sapeva che invadere una giungla non è una buona idea ed era disgustato dall’idea di impiegare armi nucleari, per cui abbandonò i francesi al loro destino. Qualcuno pensa che proprio lì sia iniziato il disprezzo che Eisenhower provò sempre per il suo vice (al punto da non appoggiarlo apertamente nel 1960). Comunque se Nixon avesse invaso l’Indocina e poi fosse ricorso alle armi nucleari per cercare di uscire dal pantano, non vedo uno scenario in cui questo non possa costringere la Cina a farsi coinvolgere nel conflitto. All’epoca le relazioni sino-americane erano già tesissime per via della Prima Crisi di Formosa. Quell’incidente dimostra che Pechino non era disposta a rischiare una guerra nucleare con gli americani senza poter rispondere (i cinesi fecero marcia indietro quando Dulles pronunciò la magica parola “bomba atomica”) e che Mosca non voleva farsi coinvolgere (i sovietici, desiderosi di una distensione internazionale per potersi gestire la destalinizzazione in santa pace, fecero pressioni sui cinesi affinché non insistessero. Mao si sentì tradito e da lì in poi iniziò a pianificare la rottura sino-sovietica). Però se gli americani si fossero messi a sganciare bombe nucleari ai confini cinesi non so quanto Pechino avrebbe potuto ignorare la cosa. Un coinvolgimento cinese avrebbe aumentato il rischio di un conflitto sino-americano alla McArthur. Data l’alleanza militare del 1950 in vigore tra le due maggiori superpotenze comuniste, una Mosca riluttante ma costretta a non perdere la Cina avrebbe potuto essere trascinata nel conflitto. In conclusione, questo era lo scenario peggiore: penso che Nixon fosse abbastanza intelligente da evitare la Terza Guerra Mondiale, se non altro per la propria sopravvivenza, ma una sua presidenza anticipata avrebbe prodotto un sacco di morti.

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C'è spazio per un altro contributo di Dario Carcano:

Nel dicembre 2022, su Telegram, io e alcuni amici ci mettemmo al lavoro per organizzare una SIM geopolitica ambientata in un 1960 ucronico. Per varie ragioni il progetto non andò in porto, tuttavia lo scenario ideato da me e Raffaele era interessante, e per questo ho voluto recuperarlo e pubblicarlo qui.

Scenario generale

La Prima guerra mondiale si è conclusa in un nulla di fatto.
la Germania guglielmina esiste ancora e controlla ancora gran parte delle conquiste ottenute a Brest-Litovsk.
L’Italia è rimasta neutrale, e col Trattato di Rapallo del 1915 – firmato da Giolitti e dal governo di Vienna – in cambio della propria neutralità l’Italia ottiene Gorizia (che passa subito sotto controllo italiano) e la garanzia che un, eventuale, occupazione austriaca del Montenegro avrebbe portato sul trono montenegrino un principe sabaudo.
La Rivoluzione Russa c'è stata, ma in Europa finora non ha contagiato altri paesi, e le potenze mondiali sono la Germania, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Giappone, la Francia, l'Austria-Ungheria e l'Italia in quest'ordine di potenza.
Germania e Austria-Ungheria sono alla guida dell'Alleanza, di cui fanno parte la Bulgaria e i vassalli tedeschi in Europa Orientale (Polonia, Ucraina, Bielorussia, Romania e Finlandia); USA, UK e Francia formano l'Intesa Atlantica, che si propone di contrastare la Germania.
Italia e Giappone sono relativamente neutrali, e a seconda dei governi in carica possono essere o pro-Alleanza o pro-Intesa.

Le grandi Potenze

Germania: Impero autocratico e paternalista governato da Luigi Ferdinando I; dopo la Grande Guerra ha annesso il Ducato Baltico Unito, che ora è parte integrante della Germania. Si tratta di una nazione molto prospera economicamente e stabile politicamente, anche se il suo dominio sull'Europa inizia a mostrare le prime crepe, anche per la diffusione delle idee comuniste.

Stati Uniti d'America: Per gli USA la Prima guerra mondiale è stato qualcosa di estraneo, da cui l'Unione si è tenuta alla larga; la politica isolazionista degli USA è terminata solo negli anni '30, quando sull'onda della Grande Depressione fu eletto presidente Franklin Delano Roosevelt, che iniziò da un lato una forte politica di intervento statale a favore dei ceti più deboli economicamente, e dall'altro - per contrastare il peso politico ed economico della Germania - avvicinò gli USA a Francia e Gran Bretagna, creando l'Intesa Atlantica, politica che sarà poi proseguita dai suoi successori.
Questa la successione dei presidenti statunitensi:

• Franklin Delano Roosevelt (1933-1941) – Dem
• Henry A. Wallace (1941-1949) – Dem
• Earl Warren (1949-1957) – Rep
• Adlai Stevenson II - Joseph P. Kennedy Jr (1957-in carica) – Dem

Regno Unito: La Gran Bretagna, che all'inizio del secolo era la prima potenza mondiale, ormai è un Impero "ridimensionato"; la decolonizzazione ha portato all'indipendenza di gran parte del suo impero coloniale, in primis l'India, dove una breve guerra d'indipendenza a portato alla nascita di un governo comunista filo-sovietico.
Sul fronte interno, il paese è guidato dalla regina Elisabetta II e governato dai conservatori di Harold Macmillan; ci sono libere elezioni, ma tutte le forze troppo a sinistra sono discretamente perseguitate.

Francia: Dagli anni '40 Parigi è impegnata in una doppia guerra coloniale (in Indocina e in Algeria) che nel 1959 ha causato il collasso della Terza Repubblica per mano di un golpe militare. Da allora la Francia è governata da un Comitato di Salute Pubblica guidato da Raoul Salan, con l’obiettivo di mantenere l’Algeria francese.
Tuttavia molti francesi non sono contenti di questa situazione, ed è molto forte il PCF clandestino, che secondo molti osservatori nei prossimi anni può tentare di prendere il potere attraverso la via rivoluzionaria.

Giappone: Guidato dall'imperatore Hirohito, nel 1936 c'è stata una totale purga della fazione Kōdōha e il progressivo ritorno alla democrazia Taisho; il Giappone controlla Corea, Manciuria e Taiwan, e in Manciuria è stato scoperto il petrolio.
Nobusuke Kishi è primo ministro.

Austria-Ungheria: Dopo la guerra l'impero è stato trasformato in uno stato federale, realizzando il progetto degli Stati Uniti della Grande Austria, e garantendo ad ogni etnia un proprio parlamento.
Otto d’Asburgo è l'imperatore regnante.

Italia: Dopo aver negoziato la propria neutralità, l'Italia è rimasta una democrazia zoppa, con la monarchia che ha sempre mantenuto una fortissima influenza sulla politica e i militari periodicamente chiamati a guidare governi; il PCI è illegale, ma molto presente nella società italiana, e secondo molti pronto a lanciare la rivoluzione al primo segno di debolezza della monarchia. Oltre a questo, l'Italia deve affrontare la guerriglia libica guidata da Sidi Muhammad Idris al-Mahdi al-Senussi.
Umberto II siede sul trono, e Augusto De Marsanich è il presidente del consiglio.

Europa

Unione Sovietica: L'URSS include solo Russia, Caucaso e Asia Centrale, essendo limitata a ovest dalla Germania e dai suoi vassalli; Stalin è morto nel 1953, e gli è succeduta una troika composta da Berija-Bulganin-Molotov, ma nel 1956 Berija viene giustiziato per tradimento e il suo posto è preso da Mikojan.

Ucraina: fantoccio tedesco guidato da Stepan Vytvytskyi.

Bielorussia: fantoccio tedesco guidato da Mikola Abramchyk.

Bulgaria: regno guidato dallo zar Boris III, alleato della Germania. Mantiene i confini precedenti la Grande Guerra.

Romania: Dopo la sconfitta nella Grande Guerra e l'abdicazione di Ferdinando I, Michele I è stato forzato a seguire una politica filo-tedesca. I confini della Romania sono quelli successivi al trattato di Bucarest, cui si è aggiunta l'annessione di Moldavia e Bessarabia.

Spagna: Miguel Primo de Rivera alla sua morte lasciò il potere al figlio José Antonio Primo de Rivera, che instaurò un regime totalitario di stampo fascista.
Nel 1960 Primo de Rivera junior ha 57 anni, e il suo regime scricchiola, con un PCE che - seppure illegale e duramente represso - è abbastanza forte da far partire una rivoluzione.

Montenegro: dopo l’occupazione austriaca, il Montenegro torna un regno affidato al principe Amedeo, duca d’Aosta, secondo quando previsto dalle clausole del trattato di Rapallo, secondo cui in caso di occupazione austriaca del regno balcanico, questo sarebbe poi stato ceduto da Vienna a un principe di casa Savoia; nel 1960 il primo ministro del Montenegro è Pavle Đurišić.

Albania: regno guidato da Zog I, nei fatti un protettorato italiano.

Asia

Cina: La Cina è un paese frammentato, debole e corrotto governato dai nazionalisti di Chiang Kai-shek. Il Tibet è indipendente, come anche la Seconda Repubblica del Turkestan Orientale che segue una politica filo-sovietica. La guerriglia comunista del PCC di Mao è ancora attiva; Mongolia Interna e Manciuria sono occupate dal Giappone.

Turchia: In seguito alla disastrosa sconfitta dell'Impero Ottomano nella Grande guerra, e alla prospettiva di una Turchia spartita tra le potenze occidentali, era inevitabile la deposizione della monarchia e la proclamazione di una repubblica semi-presidenziale guidata da Ataturk, che ha guidato la resistenza agli turca agli arabi hashemiti, alleati della Gran Bretagna. La Turchia ha perso la Siria, l'Iraq, la Palestina e l'Arabia, ma è un paese indipendente e armato fino ai denti.

Arabia: La guerriglia araba guidata dagli Hashemiti e alimentata dalla Gran Bretagna ha avuto un ruolo fondamentale nel collasso dell'Impero Ottomano, ma il carnaio sul fronte occidentale e la non-vittoria hanno impedito agli inglesi e ai francesi di sfruttare questo successo, permettendo al Regno Hashemita di consolidarsi su Hegiaz, Giordania, Palestina, Siria e Iraq, e realizzare il sogno di uno stato arabo unito con capitale Damasco.

India: L'India, che include l'intero subcontinente indiano, è dovuta giungere alle armi per guadagnarsi l'indipendenza. Le politiche del governo britannico esacerbarono la situazione a un livello tale che tra gli indipendentisti divennero maggioritari i comunisti, che crearono un'India libera, unita e socialista. L'India, nonostante le profonde divisioni etniche e la difficile situazione agricola, che ancora adesso causa periodiche carestie, è un paese in ascesa, e secondo molti osservatori ha il potenziale per diventare una grande potenza entro venti o trent'anni.

Malesia: La Malesia è governata dai comunisti, che hanno preso il potere dopo una guerriglia contro gli inglesi. Questi tuttavia mantengono ancora Singapore, che assieme a Hong Kong costituisce l'ultima ridotta dell'Impero Britannico in Estremo Oriente.

Filippine: L'arcipelago costituisce un territorio degli Stati Uniti, ed è in corso il processo di full statehood per farne il 51° stato degli USA.

Vietnam: Il Vietnam, come il resto dell'Indocina, è ancora una colonia francese, anche se la guerriglia comunista dei Việt Minh è molto forte e controlla ampie porzioni di territorio, formando vere e proprie enclavi che sfuggono al controllo delle autorità coloniali.

Iran: Mohammad Reza Pahlavi imperatore e Mohammad Mossadeq primo ministro.

Americhe

Cuba: L'isola caraibica è governata da un regime comunista guidato da Castro e Che Guevara, che hanno preso il potere dopo una guerriglia contro il regime autoritario e cleptocratico di Batista.

Puerto Rico: in procinto di diventare territorio incorporato degli USA.

Nota:  la guerra sul Fronte occidentale si è conclusa con un nulla di fatto, che ha portato le nazioni coinvolte (Germania, Francia e UK) a riconoscere lo stallo e dopo anni di sanguinose offensive e controffensive e siglare una pace che - essenzialmente - restaurava lo status quo ante bellum.
Tuttavia, mentre la vittoria sul Fronte orientale sancita da Brest-Litovsk rende la Germania comunque vittoriosa, per Francia e Regno Unito questo pareggio è comunque una sconfitta perché (1) devono riconoscere l'espansione tedesca nell'Europa orientale e (2) hanno buttato risorse materiali e umane in una guerra che si è rivelata totalmente inutile, perché incapace di arrestare l'ascesa della potenza tedesca.

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Chiudiamo per ora con la domanda di Inuyasha Han'yō:

E  se nei primi anni ’90, con il crollo dell’URSS e lo scioglimento del patto di Varsavia, le alte sfere politiche e militari occidentali avessero deciso di sciogliere anche la NATO, essendo ormai tramontata la minaccia rossa? Se le forze americane si fossero ritirate dall’Europa?

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Gli risponde subito Paolo Maltagliati:

Non entro nel merito dello svolgimento, ma qui credo ci sia un errore di fondo nella premessa. Anche se sarà pure vero che un'alleanza militare può sussistere fino al raggiungimento degli scopi prefissati, la Nato NON è, a tutti gli effetti, una semplice 'alleanza militare'. È uno strumento di proiezione geopolitico di UNA superpotenza sui suoi soci minoritari (per non dire vassalli, in taluni casi).
L'unica cosa che ha fatto sembrare paritario questo accordo è la mancata volontà politica della stessa superpotenza in questione, che ancora non sa contemperare la propria ambizione imperialistica con l'isolazionismo di fondo che la permea tuttora (e di cui spesso la dottrina Monroe diviene pezza giustificativa a sproposito).
Quindi, in soldoni, solo UNO stato può decidere di sciogliere la Nato, non si può trattare di una decisione consensuale.
E fino ad ora l'unico presidente dal dopo '89 ad oggi che si è mostrato esplicitamente dubbioso sul ruolo della Nato (ma nel solco appunto dello strano connubio tra isolazionismo e imperialismo) è Donald Trump, di cui credo tutti riconosciamo la scarsa caratura di statista, ma che possiamo a volte prendere ad esempio antropologico degli agiti della mente del WASP della deep America.

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Per partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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