Napoleone vince a Lipsia...


Così inizia Bhrg'hros:

POD: 1813, Napoleone vince a Lipsia la "Battaglia delle Nazioni". Così prosegue Bhrg'hros:

Vittorioso a Lipsia, Napoleone conquista il Brandenburgo, occupa Berlino, dichiara decaduto Federico Guglielmo III, indi marcia su Vienna attraverso Praga. La corte asburgica si rifugia in Ungheria. Napoleone assume la corona imperiale austriaca, scioglie la Confederazione del Reno e depone i principi tedeschi. La Germania e l'Austria vengono fuse e riorganizzate secondo il modello francese (divisione in dipartimenti ecc.) con Napoleone Imperatore. La Galizia viene unita al Granducato di Varsavia come regno di Polonia; l'intera Spagna e tutta la penisola italiana sono annesse all'Impero francese.

Alla fine del 1814 l'Imperatore progetta la conquista del Portogallo e un attacco a tenaglia sull'Egitto, da un lato attraverso l'Africa settentrionale, dall'altro attraverso i Balcani promettendo alla Russia i principati di Valacchia e Moldavia, la Rumelia orientale, Costantinopoli e l'Anatolia fino alle coste siriane; Gerusalemme diventa condominio franco-russo. Da lì parte l'attacco congiunto a oriente: la Persia alla Russia, l'India alla Francia. Residue enclave ostili o non bonapartiste sono la Sardegna, la Sicilia, l'Ungheria, naturalmente la "perfida Albione".

Alessandro I accetta a condizione di avere mano libera in Polonia. Quale potrebbe essere il seguito?

Dopo il successo delle campagne d'Oriente e la spartizione dell'Europa con la Russia sacrificando la Polonia (come un tempo Venezia all'Austria), gli Imperi napoleonici di Francia e Germania sono in grado di competere sia con Albione che con i precocemente potenti Stati Uniti d'America. Rivalità planetaria tra Franco-Tedeschi e Anglosassoni nella corsa a nuove colonie (Africa, Cina). Permane il problema dello status delle (ex-?)colonie spagnole e portoghesi in Sudamerica.

Scoppiano moti antinapoleonici in Batavia e Renania; richiesta di annessione alla Germania. In Italia si chiede il trasferimento della capitale a Roma. Lo zar fomenta movimenti panslavisti nelle Province Illiriche.

Alla morte dell'Imperatore, nel 1821 o più tardi, il Re di Roma sceglie di conservare solo la corona imperiale germanica per il timore delle crescenti agitazioni repubblicane in Francia, Italia e Spagna.

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L'amico Franco così risponde a Bhrg'hros:

Davvero interessante. Le direttrici successive potrebbero essere:

- spartizione dell'Europa tra Napoleone e lo Zar Alessandro;
- sono indeciso tra la decadenza di Albione, magari anticipando di un secolo la crescita di importanza marittima degli States, ed un ruolo forte di Albione come catalizzatore e finanziatore dei malcontenti antinapoleonici;
- anticipazione dei moti repubblicani del '48 in chiave antinapoleonica;
- inadeguatezza dei Napoleonidi;
- malattia di Napoleone.

In fondo credo che ogni esperienza storica segua una sua parabola, ed inoltre la mia visione porta ad identificare il percorso della storia come un vettore che punta sul polo positivo del progresso; forse, il compito di traghettatore di Napoleone era finito con o senza Lipsia.

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Bhrg'hros ribatte:

Dunque l'unità imperiale ispano-franco-italiana va in frantumi? Guerre civili tra unionisti e nazionalisti incrociate con quelle tra monarchici (Bonapartisti vs. legittimisti) e repubblicani? In Germania e Italia, agenti asburgo-britannici tentano un movimento intellettuale per una federazione mitteleuropea ("Grande Svizzera" - Groszschweiz - o "Impero di mezzo", Mittelreich) contrapposta a Francia e Russia?

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Franco non si fa pregare a rispondere:

Accidenti, sempre più intrigante. Pensavo più ad un'alleanza marittima franco-americana in chiave anti-inglese, le colonie spagnole e portoghesi gestite dal re di Spagna Murat (il regno di Napoli passa a Gerolamo). Turchia e Siria ai Russi, Grecia ed Illiria a i francesi; Palestina e Africa mediterranea ai francesi gestite da un divano sotto il controllo militare francese (Soult?). Lascerei a scambi commerciali Cina e Far East.

Quanto alla Morte di Napoleone, il figlio mantiene la corona imperiale sotto influenza Asburgo, trasferisce la sua sede a Vienna, muore nel 1830. In Francia si scatena la guerra di successione a Napoleone, scoppiano moti insurrezionali, si ritorna a un Direttorio o al Consolato. In Italia si ha un regno con a capo Eugenio.

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Riprende la parola Bhrg'hros per occuparsi della Germania:

Il progresso comporta prima o poi anche l'unione franco-tedesca, ma al momento mi interessava un'alternativa alla storia d'Italia con un impero romanzo (come quello caldeggiato da Mistral nell'Ottocento) o, in concorrenza, mitteleuropeo. La prima opzione era del resto la politica francese dell'Ancien Régime (e fino a Napoleone III), ed entrambe erano progetti geopolitici già medioevali. Mi dispiace la frantumazione, che va proprio contro la prima. Ma può aver senso l'equazione:

Napoleone : Alessandro = X : Roma

(X sarà qualche nazione "ellenizzante" come Roma per Alessandro? X = Germania o Russia? O America?)

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Ed ecco la conclusione di Franco:

Sì, l'ipotesi è una frantumazione sul modello dell'impero ellenistico dopo Alessandro, forse a Napoleone l'associazione sarebbe piaciuta... La tua proporzione è suggestiva da un punto di vista di speculazione teorica, mi sembra che tensioni simili anche se fortunatamente non violente ci sono anche ora in Europa. Tu punti sempre sulla tua cara Germania, lascio a te lo sviluppo di questa parte.

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E ora, un'altra proposta di Falecius:

Il 21 maggio 1813, Napoleone perse una delle sue migliori occasioni di ottenere una grande vittoria a Bautzen, perché Ney non riuscì a tagliare la ritirata al principale esercito russo e prussiano in ripiego, e in particolare alle unità prussiane comandate da Blucher.

Se Ney avesse seguito il consiglio di un suo ufficiale, invece di attaccare la posizione meno importante di Preititz, la maggior parte dell'esercito russo-prussiano si sarebbe trovata presa in una morsa e distrutta come forza combattente organizzata.

Nella nostra storia Bautzen fu una buona vittoria tattica per i francesi, ma rimase priva di significato strategico perché l'esercito alleato rimase un'armata funzionante e pericolosa. Tuttavia, il colpo per gli Alleati fu abbastanza duro da indurli a chiedere un armistizio, che Napoleone accettò e che entrambe le parti usarono per rafforzarsi.

Solo che gli Alleati si rafforzarono assai di più: l'Austria entrò in campo al loro fianco alla ripresa delle ostilità, accerchiando la roccaforte napoleonica della Sassonia, e nel frattempo in Spagna Wellington aveva sconfitto i francesi a Vitoria.

Tuttavia, se a Bautzen Napoleone ottiene una vittoria strategica (probabilmente solo l'ala sinistra russa di Gorchakov riesce a sganciarsi verso sud-est) le cose potrebbero cambiare. Tanto per cominciare, Napoleone avrebbe ben poche ragioni di accettare l'armistizio, e tenterebbe di mettere in atto il suo piano per occupare Berlino, che era il nucleo strategico della sua campagna nel 1813. Sebbene sia probabile che incontri una ulteriore accanita resistenza prussiana, dopo l'accerchiamento di Bautzen l'esercito prussiano non sarebbe più in condizioni di rappresentare un problema per Napoleone, e quello russo avrebbe pure i suoi problemi.

Immaginiamo quindi che dopo Bautzen Napoleone muova verso nord e nordovest, più o meno lungo l'Oder, raggiungendo le guarnigioni francesi assediate a Glogau, Kuestrin e Stettino, e tagliando la ritirata al corpo d'armata prussiano di Buelow che difende Berlino, e che probabilmente viene sconfitto da Ney, diciamo a Grossbeeren, dopo una dura battaglia. Diciamo che Napoleone rientra dopo sette anni a Berlino verso il 15 giugno.

In questo momento la corte prussiana si trova a Breslavia, centinaia di km più ad est, minacciata dai francesi radunati a Glogau e protetta dai russi e dal poco che rimane delle forze prussiane operative (ma nella Prussia orientale, e comunque in ogni zona dove i francesi non sono ancora arrivati, si reclutano forze nuove).

La Prussia è intenzionata a combattere fino all'estremo, per il semplice motivo che, essendosi schierata coi russi al momento della loro invasione, è vista dall'Empereur come traditrice, e non può aspettarsi di sopravvivere come Stato in caso di vittoria francese. In sostanza, Federico Guglielmo e la sua corte non hanno ormai più assolutamente niente da perdere.

Il guaio è che il 21 giugno Wellington vince contro Jourdan e Giuseppe Bonaparte a Vitoria, il che significa in definitiva che:

a) la Spagna è praticamente perduta
b) i confini stessi della Francia sono minacciati sui Pirenei occidentali.

Napoleone lo viene a sapere ai primi di luglio, quando si trova nel Brandenburgo. probabilmente ha già lasciato Berlino per Kustrin o Glogau, preparando l'offensiva finale: probabilmente si trattava nei suoi piani di una manovra a tenaglia, con una forza francese destinata alla Slesia, che dopo Breslavia avrebbe puntato su Kalisz e Varsavia, mentre Napoleone stesso avrebbe mosso a nord, lungo il Baltico, fino a Danzica, per ridiscendere poi alle spalle dei nemici quando avessero tentato di riattraversare la Vistola.

Nel peggiore dei casi, avrebbe riguadagnato la linea della Vistola per intero, distruggendo la Prussia come stato funzionante.

A questo punto però le cose cambiano. L'Imperatore potrebbe accettare la proposta russo-prussiana di armistizio, stabilire una linea difensiva sul basso Oder (i territori sotto controllo prussiano resterebbero quindi la Slesia, almeno per la maggior parte, le due Prussie e la Pomerania ad est dell'Oder; troppo, per i gusti del Corso, ma la partita ai suoi occhi è solo rimandata), specialmente se ha già rilevato Stettino. E usare la tregua per correre in Navarra a fermare Wellington, reclutando forze fresche strada facendo.

In questo modo abbandonerebbe di fatto a sé stesso, almeno per il momento, il Ducato di Varsavia, pressoché interamente occupato dai Russi.

Già che c'è, Alessandro potrebbe approfittarne per annetterselo tutto, proclamandosi Re di Polonia. La Prussia non sarebbe certo in grado di obiettare (se esiste ancora è perché ci sono soldati russi nelle sue province orientali), l'Austria magari sì, ma non al punto di rischiarci una guerra, senza la certezza del sostegno francese; Napoleone potrebbe trovare interessante l'idea di sacrificare metà dello Stato asburgico alla pace con lo zar, finché ha problemi in Spagna.

Napoleone ha quindi due scelte: continuare le operazioni fino alla Vistola, cercando una nuova vittoria decisiva, in una campagna-lampo, oppure tenersi la linea dell'Oder e correre a fermare Wellington prima che questi cominci a scorrazzare liberamente per la Guascogna.

Voi che ne dite?

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Tosto Bhrg'hros gli risponde:

Acutissima analisi come sempre! Forse la linea dell'Oder potrebbe dare qualche garanzia di durata e rappresentare un buon successo per la Russia, specialmente se comporta l'annessione della Polonia e il protettorato di fatto sulla Prussia. Per la Francia, la Spagna è la seconda priorità relativa.

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Diamo ora la parola ad Alessio Mammarella:

1814, la Pace di Francoforte

Nel 1813, dopo la battaglia di Lipsia, la sesta coalizione offrì a Napoleone una bozza di accordo di pace (passato alla storia come "proposta di Francoforte" o "memorandum di Francoforte"). La proposta, per quanto avrebbe contemplato la fine della supremazia francese in Europa, non metteva in discussione l'Impero Francese né la corona di Napoleone. Non si caratterizzava neppure come punitiva per la Francia a livello territoriale. Questi, infatti, erano i confini della Francia che erano stati previsti.

Col senno di poi, una proposta da cogliere al volo, ma in quel momento Napoleone (forse convinto di riuscire a fronteggiare una invasione del territorio francese ed a rovesciare per l'ennesima volta una situazione sulla carta sfavorevole) perse tempo prezioso e alla fine l'Austria e la Gran Bretagna, le due potenze più favorevoli a un accomodamento, lasciarono cadere la proposta. Lo scenario che vi propongo parte da questo punto di divergenza, il fatto che la proposta venga accettata e che quindi nel 1814 sia siglato nella stessa Francoforte un accordo di pace che metta fine al conflitto senza arrivare a una sconfitta definitiva di Napoleone.

Il mio obiettivo non è tanto vedere che cosa sarebbe successo all'Impero Francese, quanto valutare altre questioni collegate, principalmente come sarebbero stati ridisegnati gli stati tedeschi e quelli italiani in presenza di una Francia così estesa. In particolare:

- l'ipotesi di un Regno dei Paesi Bassi esteso non verso il Belgio (francese) bensì entro territori tedeschi, potenzialmente un "terzo incomodo" fra Prussia ed Austria;

- l'ipotesi che il Regno d'Italia voluto da Napoleone sopravviva, seppure con un sovrano antifrancese;

In HL, la parte "creativa" del Congresso di Vienna fu l'impostazione dei Paesi Bassi e del Regno di Sardegna come stati cuscinetto tra la Francia e le potenze della Santa Alleanza. Nello scenario che ho prospettato questo principio avrebbe potuto essere applicato ugualmente, ma non con gli stessi territori, avendo Belgio, Savoia e Nizza già assicurati alla Francia. Ebbene, la mia ipotesi è che i Paesi Bassi avrebbero potuto ottenere la Vestfalia, il Granducato di Berg e il Ducato di Nassau, rimuovendo i sovrani napoleonici. Un compromesso tra l'interesse dei coalizzati (rimuovere i sovrani napoleonici e formare uno Stato adeguatamente forte in quell'area) e quello francese (non veder andare alla Prussia dei territori nell'area del Reno). La Gran Bretagna, come in HL, avrebbe capitalizzato le rinunce sul continente per ottenere compensazioni coloniali dagli olandesi.

Certo, con una sistemazione del genere sarebbe cambiate molte cose: la Prussia per esempio avrebbe insistito molto di più per ottenere l'intera Sassonia e ciò avrebbe indotto anche l'Austria a chiedere delle annessioni a nord delle Alpi per bilanciare la Prussia. Penso, insomma, che si sarebbe potuti arrivare alla soluzione di rimuovere ambedue le dinastie tedesche che avevano appoggiato in modo abbastanza continuativo Napoleone, annettendo la Sassonia alla Prussia e la Baviera all'Austria.

Nel territorio dei Paesi Bassi sono inclusi alcuni stati tedeschi minori; il territorio prussiano è esteso alla Sassonia; il territorio asburgico è esteso alla Baviera. Queste annessioni avrebbero lasciato comunque una fascia di piccoli stati in mezzo a quelli più grandi. Sarebbe stato da definire se sarebbe dovuta sopravvivere la Confederazione del Reno, ridotta agli stati minori e votata alla neutralità (poco probabile vista la mancanza di continuità territoriale) oppure se far nascere, anche in questo caso, una Confederazione Germanica, nella quale gli stati maggiori (in questo caso non due, ma tre) sarebbero stati inclusi solo per una parte del loro territorio.

Veniamo ora all'Italia. Il Regno di Sardegna, come in HL, avrebbe inglobato Genova, ma tenendo conto della rinuncia alla Savoia, terra d'origine della dinastia sabauda, avrebbe potuto legittimamente chiedere di più. Di fatto, c'era una intera sezione dell'Italia di nordovest che era stata annessa direttamente all'Impero Francese, e sarebbe stato comodo girarla ai Savoia indivisa, compresa Parma. Quanto alla questione che ho già anticipato, quella del Regno d'Italia, possiamo dire che in HL esso fu soppresso:

- per ripristinare lo Stato Pontificio nella sua estensione pre Rivoluzione Francese;

- perché la parte rimanente sarebbe stata comunque annessa all'Impero d'Austria come compensazione per la perdita dei Paesi Bassi Austriaci.

In questo scenario, se l'Austria ingloba la Baviera, potrebbe essere improponibile una annessione diretta di territori italiani, e a quel punto potrebbe essere più vantaggioso lasciar sopravvivere il Regno d'Italia, ma assegnandolo a una dinastia asburgica cadetta, quella di Toscana. In questo passaggio, il Regno d'Italia avrebbe potuto estendersi alla Toscana stessa rinunciando alle Marche, in modo da consentire un ripristino dello Stato Pontificio con i confini del 1797.

Da valutare la sorte dei principati di Lucca, Piombino, Pontecorvo e Benevento, che avrebbero potuto essere usati per sistemare le dinastie non restaurate (Borbone di Parma, Asburgo-Este) e magari per Gioacchino Murat. Riassumendo, ho pensato a una Italia così ridisegnata (nella cartina, ho ipotizzato il Ducato di Lucca ai Borbone):

La cosa che ritengo interessante è che in questo scenario, essendo la Francia ancora napoleonica e non "restaurata", in tutta Europa potrebbe esserci una maggiore circolazione di idee liberali, probabilmente non relegate a organizzazioni segrete come la Carboneria. Le Corti di Torino e Napoli per esempio avrebbero potuto rinunciare all'assolutismo spontaneamente?

Mi fermo qui per ora. Prima di valutare i possibili sviluppi successivi di questo scenario, vorrei domandarvi un parere su questa mia idea di ridisegno dei confini italiani e tedeschi... sarebbe stata plausibile?

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Gli risponde Dario Carcano:

Il regno d’Italia agli Asburgo non avrebbe senso, come mi disse una volta Guido, perché:

> Per Napoleone che la Lombardia fosse controllata direttamente da Vienna o attraverso una dinastia Asburgica cadetta non cambiava assolutamente nulla. Sarebbe stato in entrambi i casi occupato da truppe austriache;
> Gli Asburgo-Toscana servivano per mantenere asburgiche altre secondogeniture (Salisburgo)

Dunque il Regno Italico o viene annesso direttamente all’Austria, oppure Eugenio di Beauharnais riesce a mantenere sotto controllo gli italici puri e i murattiani e mantiene la corona di Milano (rinunciando però al Veneto), cosa tutt’altro che improbabile, visto che il regno italico cadde non perché sconfitto militarmente ma per ragioni legate alla politica interna.

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E Federico Sangalli aggiunge:

I Savoia dovrebbero essere forse ancor più rafforzati: non solo hanno dovuto cedere la loro terra natale e lo strategico porto di Nizza, ma anche la Francia napoleonica esiste ed è ancora più minacciosa. Oltre a Genova (in sostituzione di Nizza come in HL), il Regno di Sardegna potrebbe puntare su Lucca, Massa, la Lunigiana toscana, Parma-Piacenza e Modena, tutti o in parte. Le varie dinastie potrebbero essere rimborsate con lo Stato dei Presidi, l'Isola d'Elba stessa e sopratutto territori ricavati dallo Stato Pontificio, che sarebbe limitato al Lazio: in particolare potrebbero (ri) nascere un Ducato di Romagna e un Ducato di Spoleto, che fungerebbero anche da stati cuscinetto con la Napoli murattiana meglio dello Stato Pontificio. La Toscana dovrebbe rimanere agli Asburgo del Granduca Ferdinando III. Napoli resterebbe a Gioacchino Murat, coi Borboni limitati alla Sicilia. Resterebbe da vedere se l'Austria, dopo essere già stata indennizzata con l'annessione della Baviera per la perdita dei Paesi Bassi asburgici, otterrebbe via libera anche all'annessione di Venezia, che potrebbe rimanere indipendente, con tanto di Isole Ionie.

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Alessio gli obietta:

Penso che i Savoia, se avessero potuto chiedere di più, avrebbero chiesto Milano o l'intera Lombardia, ma questo comunque avrebbe imposto un ripensamento dei confini dell'intero nord Italia e non saprei dire se avessero, fra le diplomazie delle grandi potenze, il credito giusto per poter mettere in agenda un punto del genere. Qualora fosse stato possibile, potremmo pensare magari a una Lombardia annessa ai domini sabaudi, con il Veneto annesso all'Austria (ho la sensazione che nessuna potenza avesse interesse a ripristinare la Serenissima... la cosa mi dispiace ma cerco di essere realistico) e il Ducato di Modena esteso all'intera Emilia-Romagna (salvo Parma, annessa al Piemonte). Ma a quel punto Vittorio Emanuele I avrebbe preteso di fregiarsi del titolo di "Re d'Italia"?

Per quanto riguarda il sud, sempre per il medesimo motivo geopolitico che indicavo sopra, non penso che Murat sarebbe potuto restare Re di Napoli, quindi non mi figuro la necessità di stati cuscinetto al confine con il regno medesimo.

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Anche Paolo Maltagliati dice la sua:

Chiedere di più? Ma direi che al limite i domini piemontesi sarebbero stati incamerati dal regno d'Italia semiAsburgico che paventate (e condivido il fatto che sarebbero andati per annessione diretta). E una pace in quel momento indebolisce enormemente il peso contrattuale prussiano.. E in realtà anche inglese. Se devo pensare che la divisione dell'Italia così come era stata immaginata a Vienna rispondeva massimamente ai desiderata anglofrancesi (il cordone sanitarie era proporzionalmente antiasburgico quanto antirivoluzionario, non si spiegano molto dettagli altrimenti) al limite gli inglesi nel 1814 possono pensare di chiedere Livorno ma non li vedo estremamente propensi a ostacolare l'occupazione austriaca dell'Italia. Mi chiedo però quali possano essere le contropartite chieste dallo Zar...

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Napoleone vince a Waterloo...

Ecco ora un'altra idea di MAS:

Una delle ragioni della sconfitta di Napoleone a Waterloo fu la pioggia del giorno precedente che rese praticamente nulla l'artiglieria francese che era, notoriamente, superiore a quella alleata.

Un altro motivo è legato al fatto che quando la cavalleria francese attaccò l'artiglieria inglese, conquistandola, chiodi e martelli atti a mettere fuori uso i pezzi erano rimasti tutti nei cavalli abbattuti.

Se questi fatti non avvengono (senza contare l'imperizia di Grouchy che non trattenne i prussiani), quasi certamente Napoleone avrebbe sonoramente vinto. Cosa sarebbe accaduto?

Ai posteri l'ardua sentenza, noi chiniam la fronte al massimo Fattor che volle in lui... (dopo 35 anni me la ricordo ancora!); i posteri... siamo noi!

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Così propone Francesco Dessolis

Napoleone poteva vincere quella battaglia, e anche qualcun'altra. Non credo però che Inghilterra, Austria, Prussia  e Russia gli avrebbero permesso di vincere la guerra e restare al potere, anche con un impero ridotto alla sola Francia.

Si potrebbe però immaginare che il 5 Maggio 1821 Napoleone muoia comunque, di cancro o avvelenato. Però muore ancora imperatore, con Murat ancora re di Napoli...

In Francia si potrebbe allora ipotizzare la seconda repubblica e poi Napoleone III. In  Italia mi piacerebbe immaginare un Risorgimento che parte dal Sud, guidato da un figlio di Gioacchino Murat che parla in napoletano...

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Allora MAS lascia briglia sciolta alla fantasia:

Primo antefatto: Murat non cerca di attraversare il Po ad Occhiobello ma resta in attesa della mossa austriaca occupando nelle retrovie Ferrara l'08/04/15 e li batte ad Ostiglia il 12/04 e nei pressi di Modena il 15/04; la guerra si arena temporaneamente su queste posizioni e nessun attacco austro-piemontese viene lanciato verso Nizza e la Savoia.

Napoleone batte gli inglesi a Waterloo il 18/06 e il giorno seguente Gruchy batte pesantemente i prussiani a Wawre; mentre gli anglo-olandesi si ritirano prima su Anversa e poi riparano in Olanda dietro il Reno, i Prussiani si ritirano su Aquisgrana.

Gli Austriaci, rinforzati da contingenti Russi (Alessandro è il più tiepido nella VII coalizione) avanzano in Alsazia e in Lorena ma non si spingono oltre e sopratutto non cercano di riunirsi coi prussiani.

Il 21/06 Napoleone da Bruxelles propone la pace agli Alleati riconoscendo per la Francia i confini del congresso di Vienna, chiedendo che la moglie e il figlio lo raggiungano e che i destini d'Italia siano decisi in un congresso straordinario a Vienna (proponendo una confederazione formata dai Regni di Napoli, di Sardegna, di Sicilia, del Lombardo-Veneto austriaco, dallo Stato della Chiesa, dal Granducato di Toscana, dai Ducati di Modena, Lucca, Massa e Parma, quest'ultimo con l'Isola d'Elba sotto il controllo Napoleonico); La Russia dichiara accettabili queste proposte e si ritira dalla coalizione il 28/06.

Nella stessa data batte gli anglo-olandesi nei pressi di Winterslaag nel Limburgo ed occupa tutta l'Olanda con l'esclusione di Grononga dove restano asserragliate le forze di Wellington (una parte si è comunque reimbarcata verso l'Inghilterra).

Il 30/06 Baviera, Baden e Wuttenberg dichiarano guerra all'Austria e alla Prussia, e il 02/07 anche la Danimarca si allea con la Francia.

Il 14/07 nei pressi di Monchengladbach Napoleone sconfigge i Prussiani che a loro volta si ritirano dalla coalizione firmando l'armistizio a Colonia (cessione alla francia della Renania in cambio di mano libera nell'Hannover e in Sassonia); l'esercito austriaco, isolato in Alsazia-Lorena muove verso la Renania prussiana e non ancora informato della defezione prussiana viene pesantemente sconfitto nei pressi di Remagen (sul Reno) il 25/07 ed è costretto ad aprirsi faticosamente la strada per rientrare in Austria convinto che la prossima mossa del corso sia diretta contro Vienna.

Napoleone discende il Reno e attraversata la Svizzera, senza colpo ferire, e piomba su Milano che viene occupata il 15/08, batte nei pressi di Novara i piemontesi il 24/08 e piomba alle spalle degli austriaci che fronteggiano Murat battendoli pesantemente nei pressi di Goito l'08/09/15, il giorno seguente a Villafranca firma l'armistizio con l'Austria che cede a Napoleone il Lombardo-Veneto (Istria e Dalmazia ovviamente escluse).

Il 15/09 il Regno di Sardegna cede alla Francia il Piemonte e la Liguria e lo stesso giorno Napoleone proclama la nascita del Regno d'Italia formato dal Lombardo-Veneto, Parma, l'Elba, Piemonte e Liguria e al tempo stesso la formazione della Confederazione Italiana, formata dal Regno d'Italia, quello di Napoli e quello di Sardegna e dai piccoli Stati Napoleonici (Massa, Piombino, Pontecorvo), mentre lo Stato Pontificio, il Granducato di Toscana e il Ducato di Modena vengono sottoposti all'amministrazione diretta francese in attesa di ulteriori decisioni.

Sul trono d'Olanda torna Luigi Napoleone e Napoleone propone a tutte le potenze europee un congresso per definire in modo stabile e pacificamente duraturo i confini continentali trovando una soluzione accettabile per tutti per Polonia, Sassonia ecc...

Il 20/09/15 l'Austria consegna Napoleone II al padre, mentre Maria Luisa si rifiuta di tornare dall'Augusto sposo.

Wellington, che a fine luglio aveva evacuato l'Olanda (Groninga e dintorni), il 13/10 inizia a sbarcare truppe nel Nord della Spagna (Spagna, Portogallo e Gran Bretagna sono le sole nazioni rimaste nella VII coalizione); lo stesso giorno forze prussiane invadono il Regno d'Hannover, entrando de facto in guerra col Regno Unito.

A seguito di dispute sull'isola di Carleton (al confine tra Canada e Stato di New York), la guerra americano-britannica si riaccende il 20/10 (in effetti il trattato di Gand non aveva risolto alcuna delle questioni che avevano provocato la guerra ed era stato, in effetti, un cessate il fuoco).

Il 25/10 Napoleone, al comando di un'armata forte di 125.000 uomini, sconfigge nei pressi di Perpignano un'armata spagnola (sul fronte pirenaico gli alleati avevano 2 armate: quella Sud formata di 95.000 spagnoli, diretta verso Monpellier; quella Nord composta da 80.000 britannici, 30.000 spagnoli e 25.000 portoghesi, diretta a Bordeaux); dopo una rapida puntata su Barcellona, risale l'Ebro e, rientrato in Francia (via Biarriz), sconfigge Wellington nella battaglia di Tarbes e costringe alla resa le sue forze, completamente isolate.

Il 04/11 viene firmato a Hendaye un trattato di pace ed alleanza tra Francia e Spagna (il Corso non vuole più impelagarsi in guerre iberiche), quest'ultima si impegna ad entrare immediatamente in guerra contro il Regno Unito e il Portogallo e a permettere il passaggio di truppe francesi sul suo territorio.

Ai primi di dicembre un corpo franco-spagnolo invade il Portogallo che viene conquistato entro fine mese; sul trono del Portogallo viene posto Giuseppe Bonaparte.

Rientrato in Italia riunisce i vari governanti italiani e modifica la Confederazione; Toscana, Stato della Chiesa, Pontecorvo e Regno di Napoli vengono annessi al Regno d'Italia, la cui corona passa a Murat; la Corsica, pur restando francese, entra a far parte della Confederazione (permettendo all'Imperatore di essere così presente nella stessa), la Presidenza Onoraria della Confederazione Italiana viene data al Pontefice mentre Napoleone mantiene quella effettiva.

La Confederazione risulta così formata: Regno d'Italia, Regno di Sardegna, Repubblica Francese (ricordiamo che Napoleone è capo di stato della Repubblica) con la Corsica, Repubblica di San Marino, Principato d'Etruria (Massa, Lucca e Piombino), Principato di Monaco (reintegrato).

Nel mese di marzo 1816, un'armata italo-francese sbarca in Sicilia ed entro fine aprile occupa le principali località dell'isola (le ultime guarnigioni si arrenderanno nell'autunno e Pantelleria, Lampedusa e Linosa passeranno sotto il temporaneo controllo inglese); la Sicilia viene conseguentemente annessa al Regno d'Italia.

Il 05/05/16 viene siglata la pace tra Regno Unito e Prussia, che ottiene l'Hannover e il riconoscimento dell'annessione della Sassonia (cosa che mette in urto Prussia e Austria); l'Austria invia il 15/05 un ultimatum alla Prussia, chiedendo lo sgombero della Sassonia (sia pur ridotta territorialmente a vantaggio della Prussia) e il 22/05 la attacca.

Il 24/05 a sua volta Napoleone (seguito dagli stati tedeschi del Sud), dichiara guerra all'Austria; gli austriaci, sconfitti nei pressi di Linz il 06/06, firmano un armistizio coi prussiani il 15/06, riconoscendo l'annessione della Sassonia; il 24/06 nasce l'VIII coalizione, formata da Regno Unito, Austria e Russia che, visti i successi francesi ritiene venuti meno i motivi che l'avevano spinta a rappacificarsi con gli stessi.

Gli italiani occupano Trieste il 29/05 e Lubiana il 12/06, i Franco- bavaresi giungono a Vienna il 28/06 e sconfiggono sonoramente gli Austriaci nei pressi di Bratislava il 02/07 e (congiuntisi con le forze italiane) gli austro-russi il 25/07 nei pressi del Velence See, entrando 3 giorni dopo a Budapest; l'Austria si vede costretta ad abbandonare la coalizione il 10/08, cedendo Tirolo, Voralberg e Salisburgo alla Baviera, Istria, Trentino, Dalmazia, Triste e Fiume al Regno d'Italia, la Galizia alla Francia (Polonia).

Napoleone si spinge quindi verso i Carpazi e batte i russi nei pressi di Cracovia il 31/08 e a Lodz il 10/09 entrando trionfalmente a Varsavia il 15/09; nei pressi di questa città firma la pace coi russi che rinunciano al Regno di Polonia (annettendosene alcune parti marginali) ottenendo la Galizia Orientale (Leopoli).

Il 27/09 viene ufficialmente restaurato il Regno di Polonia, la cui corona viene concessa ad Alessandro Napoleone Bonaparte (Alessandro Colonna), che è stato nel frattempo riconosciuto da Napoleone, sotto
la reggenza dello stesso.

La Prussia, che si vede attorniata da Napoleone, rompe gli indugi e attacca l'alleanza napoleonica il 10/10 (che ha perso gli USA che hanno firmato il 15/09 una nuova pace compromissoria col Regno Unito), chiedendo l'appoggio russo e britannico; l'Austria, cui viene promessa la Slesia, si allea invece con la Francia.

L'esito della guerra è scontato (solo il Regno Unito riesce a mandare un piccolo corpo di spedizione nel Nord della Germania), ed entro dicembre le sue forze sono completamente annientate; tutti i suoi territori ad Ovest dell'Elba formano il Regno di Westfalia (assegnato a Gerolamo Bonaparte), il nuovo Regno del Brandeburgo viene assegnato a Luciano Bonaparte, la Posnania e la Prussia occidentale al Regno di Polonia (Danzica, resta Città Libera in unione personale con la Polonia), la Prussia orientale diviene un Ducato la cui corona viene assegnata a Carlo Napoleone Bonaparte (anch'esso riconosciuto da Napoleone dopo il rifiuto di Maria Luisa di tornare con lui), i territori a Nord della Narew (Memel) vengono ceduti alla Russia, che crea il Regno di Tilsit ad appannaggio di Federico Guglielmo III, la Pomerania viene ceduta al Regno di Svezia che restituisce in cambio la Norvegia alla Danimarca, la Sassonia viene reintegrata nei suoi confini del 1812.

La Confederazione Germanica viene riformata (pur mantenendo inalterati i suoi confini del 1814) e la presidenza viene assegnata (col titolo di Consoli) all'imperatore di Francia e a quello d'Austria; oltre ai vari stati tedeschi ne fanno parte, anche se solo per una parte del loro territorio, Francia (Renania e Palatinato occidentale), Austria, Svezia e Danimarca.

Napoleone propone al Regno Unito una pace definitiva, riconoscendo in buona parte le annessioni coloniali del 1790-1815, ma quest'ultima sdegnosamente rifiuta.

Da continuare con altre grandi Campagne Napoleoniche del periodo 1817-1821...

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Così commenta Falecius

Interessante e realistico.

Postilla: l'Indonesia resta nel frattempo in mano inglese, e probabilmente lo resterà per sempre, se in Olanda rimane al potere un Bonaparte.

Io mi aspetto la pace nel 1816/17 (almeno fino alla morte dell'Imperatore) vista la pura e semplice esaustione di tutte le potenze continentali. L'Italia finirà probabilmente divisa tra Murat e Bonaparte, (col Lazio eventualmente ridato al Papa) e Sicilia e Sardegna indipendenti (sotto tutela inglese, immagino). Alla lunga, possibile un "Regno Unito" franco-italiano (con parti della Germania?).

Il lungo termine è più difficile da immaginare. Una rivalità europea a tre (Francia, Russia e GB)? E in tal caso, si andrebbe verso un equivalente della guerra di Crimea, o una nuova coalizione antifrancese?

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Never75 però obietta:

Interessante, MAS, questa tua ucronia. Avrei però queste obiezioni da muoverti.

1) Gli Spagnoli non avrebbero mai accettato un'altra alleanza-capestro con la vicina Francia, che in pratica li avrebbe resi di nuovo subordinati alla medesima (vedi: permesso di passare sul territorio spagnolo). Se anche, ipotizziamo, l'attuale re lo avesse fatto, la popolazione gli si sarebbe ribellata subito.

C'è da considerare che la rivolta spagnola (l'"ulcera spagnola" come la chiamava Napoleone) fu un movimento nato spontaneamente in cui facevano leva i sentimenti anti-francesi condivisi dalla maggior parte della popolazione. La mia contro-ipotesi è di una guerra-guerriglia infinita. Idem per il Portogallo. Al limite i franco-spagnoli lo avrebbero "solo" invaso ma mai controllato veramente.

2) Anche l'ipotesi di una confederazione italiana unita alla Francia non sta in piedi. Gli italiani (che ormai vagheggiavano l'indipendenza totale da tutto e tutti) non avrebbero accettato di nuovo una dominazione straniera, che fosse stata francese od austriaca. Al limite, per salvare le apparenze, Napoleone avrebbe dovuto ricostituire un Regno d'Italia come era prima: formalmente quasi indipendente da Parigi e magari governato da un principe locale che non fosse stato il Pontefice, che avrebbe senza dubbio rifiutato ogni proposta del Corso, memore di quanto era già avvenuto coi suoi predecessori. Oppure avrebbe regnato lui stesso sulla Penisola, ma tenendo altresì distinta la corona francese da quella italiana. Una unione personale, insomma, ma non una subordinazione dell'Italia alla Francia.

3) Forse la cosa più importante da considerare è che ormai la "favoletta" di liberare i popoli oppressi non funzionava più. Sia i tedeschi che gli italiani che gli slavi avevano ormai aperto gli occhi  abbastanza... Napoleone per loro ormai era un usurpatore da cui era necessario liberarsi prima o poi. Gli stessi francesi non erano poi così contenti del loro imperatore.Teniamo anche conto che nella nostra HL il mito di Napoleone è stato alimentato ed ingigantito grazie anche ai suoi inetti successori che lo hanno fatto rimpiangere.

Se invece fosse rimasto "al governo" quasi ininterrottamente, credo che a Parigi i moti del 1830 o del 1848 sarebbero stati "anticipati" e diretti contro il Bonaparte. Ormai la sua popolarità (nella sua stessa patria d'adozione) era agli sgoccioli. Quando si dovette imbarcare per l'Elba fu necessario travestire un suo attendente coi suoi abiti per proteggerlo perchè la folla lo voleva linciare.

) La Marina inglese non era poi così scarsa! Uno sbarco in Sicilia lo vedo gramo per chiunque. Il Mediterraneo era, e resterà fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, un lago inglese. Inoltre Napoleone ha sempre avuto sfortuna sul mare. Le battaglie navali che ha ingaggiato o tentato d'ingaggiare le ha perse tutte. Inoltre, allo stato attuale delle cose, non ha neppure una flotta decente da mettere in campo... ops! in acqua!

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Il 18 giugno 2020, 205° anniversario della Battaglia di Waterloo, anche Dario Carcano ha voluto dire la sua in merito:

18 giugno 1815

18 giugno 1815, ore 13.30. Il I Corpo d’Armata guidato dal maresciallo Jean-Baptiste Drouet d'Erlon inizia ad avanzare verso la cresta di Mont-Saint-Jean, tenuta dalle truppe tedesco-olandesi; l’attacco di d’Erlon riesce a prendere la cresta di Mont-Saint-Jean, e Henry Paget per cercare di limitare i danni lancia alla carica contro i francesi due brigate di cavalleria pesante, la Household Brigade e la Union Brigade. Tuttavia i francesi riescono a formare tempestivamente i quadrati, e la carica delle due brigate viene respinta.

L’attacco del I Corpo d’Armata ha aperto un varco nello schieramento anglo-alleato, che subito Napoleone usa ordinando ai trentasei battaglioni della riserva di attaccare in quel punto. Per Wellington è un disastro: la sua linea viene aggirata e il suo esercito si trova in trappola. Dopo un ora di combattimenti, è costretto ad arrendersi. I prussiani di Blücher, appena arrivati nel Bois de Paris, vengono a sapere della resa di Wellington, e capendo che la battaglia è finita, si ritirano. Il giorno successivo, mentre Napoleone entrerà a Bruxelles, il maresciallo Grouchy li intercetterà a Profondsart, dove saranno sconfitti.

La notizia della sconfitta di Wellington e della sua cattura provoca un terremoto politico a Londra: il 21 giugno, dopo un infuocato dibattito parlamentare, il governo conservatore guidato dal conte di Liverpool cade, venendo sostituito da un governo liberale guidato da Lord Grenville, che si impegna a cercare una pace onorevole con Napoleone.

Con la Gran Bretagna uscita di scena, Napoleone a Bruxelles e i prussiani sconfitti, per la settima coalizione le cose iniziano a mettersi male. Soprattutto, Napoleone beneficiava della sua leggenda: infatti i suoi avversari avevano paura di lui, tanto che Schwarzenberg non se la sentiva di entrare in Francia, nonostante avesse quasi il doppio degli uomini di Napoleone; quando arriveranno i russi, e allora saremo quasi quattro volte le truppe francesi, allora forse potremo iniziare l’offensiva. Già, i russi; ma i russi sul Reno ci devono arrivare a piedi, quindi Napoleone ha tutto il tempo per arrivare in Alsazia e affrontare Schwarzenberg.

L’Armata del Basso Reno ad agosto era dispersa tra Gemersheim e Mannheim, in attesa di entrare in Francia all’arrivo dei russi. Come affrontarli senza farsi massacrare? Napoleone fece un azzardo: sarebbero cascati nello stesso tranello che gli aveva teso ad Austerlitz, ossia fingere di negoziare un armistizio, convincerli di volersi ritirare, e poi massacrarli quando avrebbero attaccato? Napoleone decise di provare: arrivato con il suo esercito di fronte all’armata di Schwarzenberg, inviò Ney e Cambronne a chiedere che si aprissero delle trattative di pace, che si facesse un armistizio, perché l’imperatore non voleva impegnarsi in una lunga guerra contro l’Europa. Il 14 agosto, in un consiglio di guerra, prevalse tra i comandanti dell’Armata del Basso Reno l’idea secondo cui Napoleone era alla frutta, che il suo esercito era pieno di ragazzini dopo che i veterani erano morti in Russia o a Lipsia, e che i francesi si sarebbero sfaldati non appena gli austriaci avrebbero avanzato con una faccia cattiva; si decise quindi che si sarebbe attaccato per il 16 anche senza i russi. Esattamente ciò che voleva Napoleone. Si sarebbe radunato l’esercito per attaccare Harthausen, dove Napoleone aveva stabilito il quartier generale.

In realtà, va detto che Schwarzenberg era riluttante: un po’ perché Napoleone era sempre Napoleone, e aveva paura ad affrontarlo senza i russi; e forse perché aveva intuito l’inganno, ricordandosi di Austerlitz. Però da Vienna si faceva pressione perché si attaccasse il prima possibile, tanto siamo il doppio dei francesi, cosa può andare storto? La prudenza di Schwarzenberg a molti sembrava eccessiva; in questo senso è un utile indicatore leggere cosa in quei giorni scrive un diplomatico austriaco a Berlino:

“[…] La nostra ambasciata vuol far sentire il grido di dolore, impazienza e rabbia per le esitazioni del generale Schwarzenberg. Non gli resta altro da fare che marciare contro i francesi, annientarli, sconfiggerli, la vittoria su Napoleone è a portata di mano. E lui se ne sta fermo!”

Quindi, tra mille dubbi ed esitazioni, Schwarzenberg attaccò i francesi. Gli austriaci erano caduti nella trappola di Napoleone: gli austro-alleati marciarono verso Harthausen in schieramento da battaglia, mentre il grosso dell’esercito francese (due corpi d’armata e la guardia) era nascosto sulla destra dell’esercito austro-alleato; Napoleone contava sulla scarsa mobilità dello schieramento avversario per attaccarlo sul suo fianco destro e massacrarlo. La manovra ebbe successo: attaccato sul fianco destro, l’esercito austro-alleato perse coesione e andò rapidamente in rotta. In un solo giorno l’armata del Basso Reno perse quasi 90.000 soldati tra morti e prigionieri. Fu una disfatta per gli austriaci, e uno dei più grandi capolavori del generale corso.

L’esercito di Schwarzenberg ripiegò verso Spira, in attesa di ripassare il Reno. Ma Napoleone non gli diede il tempo per ritirarsi: già il giorno successivo Harthausen, Napoleone sferrò un nuovo attacco agli austriaci mentre passavano il Reno: nella battaglia di Spira Napoleone distrusse la retroguardia austriaca in attesa di passare il Reno, nella battaglia di Altlußheim inflisse un colpo durissimo alle truppe già oltre il Reno. 70.000 le perdite austriache tra morti e prigionieri.

Napoleone dovette momentaneamente lasciar perdere l’idea di una offensiva verso Vienna: l’armata austro-sarda di Frimont aveva ottenuto successi che misero in allarme l’imperatore, costringendolo ad andare verso Lione, minacciata dalle truppe piemontesi. A Bourg-en-Bresse Napoleone affrontò l’armata austro-sarda, sconfiggendola e costringendo Frimont a tornare in Italia. Ma per fare ciò aveva perso quasi un mese. Bisognava subito attaccare l’Austria prima che potesse organizzare un nuovo esercito.

Napoleone entrò in Germania e condusse la sua campagna. L’11 novembre era a Passau, in Baviera (che si era appena arresa a Napoleone), alle porte dell’Austria. Però aveva deciso che avrebbe preso Vienna prima di natale. Gli austriaci avevano radunato un esercito affidandone il comando a Schwarzenberg, che stava marciano per fermare Napoleone. Però, di nuovo, la sua leggenda gli venne in aiuto. Schwarzenberg era a Lichtenberg, a decidere sul da farsi, ma deciso a non attaccare per primo, per paura di fare un passo falso e cadere in trappola. Napoleone, avendo in mano l’iniziativa, compì una manovra di aggiramento: avanzò verso i paesi di Schlagberg, Elendsimmerl, Neulichtenberg, Haselgraben e Windpassing, insaccando gli austriaci e intrappolandoli su una postazione indifendibile, come Mack a Ulma. Schwarzenberg per qualche giorno cercò di contrattaccare e rompere la sacca ma poi, capendo che era intrappolato, il 29 novembre si arrese.

L’8 dicembre, a Perzendorf, gli austriaci fecero un ultimo tentativo per sbarrare a Napoleone la strada per Vienna, ma furono nuovamente sbaragliati. L’11 dicembre Napoleone era Vienna. L’armata napoleonica svernò in Austria. Poi in primavera la guerra riprese: i prussiani avevano organizzato un nuovo esercito e i russi erano arrivati in Germania; l’Austria, per il momento, era fuori dai giochi. Napoleone avanzò verso nord, verso la Germania, passando attraverso la Boemia.

L’Imperatore affrontò i prussiani a Neschwitz, poi a Lugknitz sconfisse i russi; a Reppen ebbe luogo la battaglia finale della guerra, nella quale Napoleone sconfisse in maniera definitiva i prussiani, che si arresero. Seguirono i russi e gli austriaci. Era la fine della settima (e ultima) coalizione.

Quindi nell’autunno del 1816 il congresso di Vienna riprese, con Napoleone al posto di Luigi XVIII. Napoleone non voleva protrarre ulteriormente la guerra, né affrontare nuove campagne militari per reinsediare i suoi generali o i suoi parenti sui troni che gli aveva assegnato in passato. L’Europa ridisegnata dal congresso di Vienna vedeva:

Nel complesso, il congresso di Vienna fu una grande vittoria diplomatica per Napoleone; tuttavia, appena messa in sicurezza la propria posizione dalle potenze straniere, Napoleone smise i panni del sovrano costituzionale e riassunse quelli dell’autocrate abrogando la carta imperiale del 1815, in favore di una nuova costituzione che nuovamente accentrava il potere nelle sue mani. Ma ormai Napoleone era invecchiato, e non aveva più l’energia di un tempo. A peggiorare le cose si aggiunse il fatto che il 1816 era stato un anno dal clima pessimo, e le rivolte per la mancanza di cibo dilagavano in tutta Europa, Francia compresa.

L’opposizione, sia borbonica che giacobina, mai del tutto soffocata dall’apparato repressivo imperiale, soffiò sul fuoco della rivolta. La primavera del 1817 vide grandi rivolte in molte città della Francia, persino Parigi insorse contro Napoleone. Ma l’esercito rimase leale all’Imperatore, e il maresciallo Ney represse i moti di Parigi ordinando di sparare sulla folla, venendo per questo decorato da Napoleone.

Molti storici considerano questo un punto di svolta per il regime bonapartista; fino a quel momento Napoleone aveva avuto nonostante tutto un ampio sostegno popolare, ma il ritorno all’autoritarismo e la violenta repressione dei moti alienarono all’Imperatore il sostegno della maggioranza dei francesi.

Ma Napoleone non dovette preoccuparsi a lungo di questo, perché il 14 agosto 1817 fu ucciso dal sellaio Louis Pierre Louvel mentre usciva da teatro; Louvel era stato in passato un sostenitore dell’Imperatore, ma si era convertito al giacobinismo e al repubblicanesimo dopo la violenta repressione dei moti di Parigi.

A prendere la palla al balzo fu Joseph Fouché, il potente ministro della polizia di Napoleone, che ne approfittò per abolire la monarchia bonapartista e proclamare una repubblica di cui lui, ovviamente, era a capo. Molti all’epoca sospettarono che dietro alla mano di Louvel ci fosse quella di Fouché, ossia che il potente ministro sapesse delle intenzioni del sellaio, ma abbia deciso di non ostacolarlo avendo intenzione di rovesciare dall’interno il regime bonapartista. Quest’idea è sposata sia da Lev Tolstoj in "Guerra e Pace" che da Stefan Zweig nella sua biografia del ministro della polizia, ma oggi trova molti storici scettici a riguardo, soprattutto perché tutte le prove fanno pensare che Louvel fosse un lupo solitario che agì da solo, senza avere complici e senza che nessuno sapesse del suo piano.

Comunque sia andata, Fouché diede immediatamente inizio ad una epurazione volta a sradicare per una volta per tutte il dissenso verso il regime; il “terrore legale”, come fu noto all’epoca, colpì monarchici, liberali, giacobini e bonapartisti troppo vicini al defunto Imperatore. Furono promulgate leggi che sospendevano le garanzie legali e permettevano la carcerazione senza giudizio, ed eliminavano giuria e possibilità di appello nei processi per crimini politici. L'epurazione dall'amministrazione pubblica riguardò un quarto dei funzionari e circa 70.000 persone furono arrestate per « delitti politici » e circa 6.000 furono condannate. Tra questi, c’erano anche molti nomi noti: il maresciallo Ney fu costretto a rinunciare al grado e venne condannato al domicilio forzato in Corsica, il generale LaFayette partì in esilio per gli Stati Uniti.

Il terrore legale di Fouché creò un clima di paura e sospetto reciproco che riportò la Francia ai giorni più bui del terrore giacobino. Ma non durò a lungo.

Fouché morì il 26 dicembre 1820 per cause naturali, e immediatamente si aprì la questione su cosa fare. Mantenere la Repubblica o restaurare la Monarchia? E se si fosse restaurata la monarchia, chi avrebbe dovuto ascendere al trono? Luigi XVIII o il duca d’Orleans Luigi Filippo?

Dopo la morte di Fouché si costituì un gabinetto provvisorio guidato dal duca di Broglie, ministro degli Esteri di Fouché, che immediatamente diede un colpo di spugna al terrore annullando tutte le condanne per reati politici, e subito dopo decise di convocare elezioni per un assemblea costituente che decidesse quale ordinamento dare alla Francia.

Immediatamente si formarono tre principali schieramenti:

a) i Repubblicani, favorevoli al mantenimento della repubblica e all’estensione del suffragio a tutti i cittadini maschi, guidati da Lazare Carnot (tornato dall’esilio dalla Germania) e dal generale La Fayette (rientrato dall’esilio negli Stati Uniti);
b) gli Orleanisti, moderati desiderosi di porre fine agli eccessi autoritari di Napoleone e Fouché attraverso una monarchia costituzionale retta da Luigi Filippo d’Orleans che salvaguardasse le principali conquiste della Rivoluzione, avevano un punto di riferimento nel duca di Broglie;
c) gli Ultra-realisti, monarchici desiderosi di restaurare sul trono Luigi XVIII e cancellare la rivoluzione.

Le elezioni per la costituente premiarono i Repubblicani e gli Orleanisti, dunque la Costituzione fu frutto del compromesso tra queste due fazioni:

Si trattava di un documento molto avanzato per l’epoca, approvato da un voto popolare il 20 settembre 1821, data in cui alcuni storici individuano la vera fine della Rivoluzione Francese.

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Così commenta Federico Sangalli:

Lavoro fantastico e molto ben dettagliato. Forse la cosa meno realistica è che i russi in un anno non riescano ad arrivare in Germania. Ok che si stanno muovendo a piedi però non sono mica tutti storpi, l'esercito russo si stava già mobilitando quando Napoleone fu fermato a Waterloo, non può essere così lento. Mi chiedo anche se il confine italico avrebbe permesso ai francesi di recuperare il Piemonte invece di fissarsi sulle frontiere naturali alpine. Per il resto tutto perfettamente logico, compresa la vittoria orleanista nel 1820, dettata chiaramente dal rigetto per la repubblica fouchista e per la monarchia autoritaria borbonica/bonapartista.

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E Alessio Mammarella aggiunge di suo:

Non voglio fare il guastafeste, ma nel 1820 c'era già la carta orleanista sul tavolo? Nel 1830, se non sbaglio, l'ascesa al trono di Luigi Filippo si verificò come via di mezzo tra il ramo principale della dinastia borbonica, ormai sgradito al popolo, e una repubblica, che in quei tempi avrebbe ancora rischiato l'intervento militare della Santa Alleanza. Nel 1820, forse il popolo era disposto meglio verso la monarchia conservatrice (perché non aveva ancora malgovernato) e al tempo stesso la maggiore forza militare del paese avrebbe consentito di abbracciare la scelta repubblicana senza paura.

Oltretutto, scusate... ma Napoleone II? Ok, sarebbe ancora bambino al momento dell'assassinio del padre, ma non si potrebbe pensare a una reggenza? Proprio fuori dai giochi?

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Invece Perchè No? obietta:

Questo scenario mi piace ma manca qualcuno... dov'é Talleyrand? Fouché non faceva le cose da solo, cosa poteva fare il Crimine senza il Vizio? Talleyrand avrebbe impedito una repubblica dittatoriale di Fouché e avrebbe spinto come nella nostra TL alla seconda restaurazione di Luigi XVIII con un bello premio per Fouché, non avrebbe lasciato fare una restaurazione orleanista. E non di ditemi che sarebbe rimasto vittima di una purga: inverosimile, sopratutto se viene da Fouché, avrebbe capovolto tutto in suo favore in pochi giorni o sarebbe scappato ben prima. Non era uno che si poteva uccidere. Inoltre Fouché non avrebbe fatto fuori Talleyrand perché non ne aveva il potere contro il partito di Talleyrand (figurati, neanche Napoleone era riuscito a purgarlo) e poi perché Talleyrand era un alleato pragmatico di Fouché, non per ideali (non ne avevano) ma per realpolitik e gusto di sopravvivere. Questi due non si intralciavano l'un l'altro, e la loro collaborazione ha permesso la seconda restaurazione.

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Dario ammette:

Sì, è vero, la sorte di Talleyrand è un grosso buco di trama nella mia ucronia.

Come giustamente detto da Perchè No?, Fouché non avrebbe voluto purgarlo perché era un suo alleato politico, e anche se avesse voluto non avrebbe potuto, perché uno come Talleyrand, che aveva orecchie dappertutto, avrebbe tagliato la corda al primo sentore della volontà di Fouché di liberarsi di lui, o addirittura avrebbe tessuto i fili di un ennesimo cambio di regime.

Però c’è una spiegazione sul come e perché il vescovo apostata non si trova a fianco del regicida: durante i Cento Giorni Napoleone offrì a Talleyrand il ministero degli esteri, e per mettergli pressione sequestrò i suoi beni in Francia; Talleyrand però rifiutò perché capì subito che l’avventura napoleonica non era destinata a durare, e rimase a Vienna, dove si trovava per seguire i lavori del congresso.

Se in questa TL alternativa Napoleone ribalta a sorpresa l’esito della guerra, possiamo immaginare che nel momento in cui Napoleone occupa Vienna Talleyrand gli offra i suoi servigi per rientrare in una posizione di potere, ma Napoleone, risentito per il rifiuto che il Périgord gli aveva opposto a marzo, decide di chiudere una volta per tutte i conti con l’ex vescovo facendolo uccidere discretamente.

Per rispondere ad Alessio, certo che la carta orleanista esisteva già nel 1820: essa nasce nel periodo della reggenza del duca d’Orleans, e già nel 1789 alcuni moderati avevano suggerito che Philippe Égalité, padre di Luigi Filippo, diventasse sovrano di una monarchia costituzionale; quindi è perfettamente verosimile che nel 1820 si arrivi ad una restaurazione orleanista.

Su Luigi XVIII e i Borboni in generale, la loro immagine era compromessa dal fatto di essere stati rimessi sul trono dalle baionette straniere; dunque penso che pochi aristocratici ultra-legittimisti sosterrebbero una loro seconda restaurazione. Infine di Napoleone II, figlio minorenne del Gran Corso, non vale nemmeno la pena discuterne, era completamente fuori dai giochi: le possibilità che potesse succedere al padre dopo una sua morte improvvisa e senza che Napoleone avesse accuratamente preparato la successione erano pari a zero.

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Fine naturale dell'impero di Napoleone

Ed ecco infine un'idea di Never75:

Murat diede sempre del filo da torcere al cognato Napoleone, desiderando rendere ad esempio il proprio Regno sempre più indipendente dall'Impero di Francia. Le crisi furono tali che più di una volta sembrava dovesse verificarsi una resa dei conti fra i due, ma Napoleone preferì sempre rimandare uno scontro diretto col cognato a causa di problemi più contingenti. Immaginiamo però che alla vigilia dell'attacco allo zar, Gioacchino rifiuti di parteciparvi e dissuada lo stesso Napoleone dall'iniziarlo.

Nel frattempo la situazione in Spagna è sempre più grave e Napoleone decide di intervenirvi massicciamente, provando l'ennesimo contrattacco al Portogallo. Intanto le rivolte di svizzeri, belgi e tedeschi si fanno sempre più frequenti. Nonostante il blocco continentale stia indebolendo commercialmente anche l'Inghilterra, in realtà il danno maggiore lo risente il suo Impero. Per di più anche nella stessa Francia continuano a scoppiare carestie e la gente muore di fame a causa della crisi economica. Si fanno anche sempre più pressanti le richieste di maggiori libertà e garanzie costituzionali.

Col trascorrere degli anni Napoleone diventa sempre più malato ed incapace di sedare le numerose ribellioni che scoppiano un po' dovunque nel suo vasto impero. Sul finire del 1817 è costretto ad emanare una serie di riforme che ne limitano parzialmente il potere, nel 1818 emana addirittura una semplice carta costituzionale, ma non basta: l'Inghilterra è sempre forte sui mari ed il commercio con le Americhe è completamente nelle sue mani; per di più in Spagna la ribellione continua e la guerriglia decimano l'esercito francese, che non ne può più dell'imperatore e delle sue guerre.

Col trascorrere del tempo inoltre anche i suoi più stretti alleati (Murat, il figliastro Eugenio, il suocero Imperatore d'Austria e perfino i suoi stessi fratelli) cercano in un modo o nell'altro di attuare una politica indipendente dalla sua. Napoleone compie un ultimo tentativo nel 1819 per invadere la Russia: fa per varcare i confini del granducato di Varsavia ma questa volta (come del resto accadde anche con Alessandro Magno) è il suo stesso esercito che lo abbandona e non lo vuole più seguire: Napoleone deluso abbandona definitivamente l'impresa. Le sue condizioni fisiche si aggravano sempre di più e nel 1821 muore di un tumore allo stomaco.

Gli succede il figlio, Napoleone II, ma la sua giovane età e inesperienza impediscono che riesca a mantenere unito un Impero così vasto. Inghilterra, Prussia ed Austria approfittano subito per penetrarne i confini, mentre Eugenio e Murat si proclamano rispettivamente Re d'Italia e di Napoli e si rendono subito indipendenti da lui. I Borboni sono reinsediati sul trono di Spagna mentre Giuseppe Bonaparte deve rifugiarsi nel Messico dove si fa proclamare Imperatore. Per evitare un inutile bagno di sangue Napoleone II viene a patti con i principali belligeranti facendo loro importanti concessioni: i confini francesi vengono attestati sul Reno e sulle Alpi. Svizzera, Fiandre e Piemonte ritornano stati indipendenti e così è anche la Confederazione del Reno che diventa Confederazione Germanica. La Francia si impegna a riconoscere l'indipendenza de facto dei Regni d'Italia e di Napoli mentre a Roma viene reinsediato il Papa. Tuttavia Napoleone II, che è pur sempre nipote dell'Imperatore d'Austria, può mantenere il titolo di imperatore, ma solo dei Francesi, e può trasmetterlo agli eredi. In Italia si formano 5 stati regionali: Regno di Sardegna (Piemonte, Sardegna,Corsica, Savoia e Nizza), Regno d'Italia (l'ex viceregno di Eugenio con in più l'Italia Centrale), la città di Roma che resta al Papa, il Regno di Napoli in mano a Murat ed ai suoi eredi ed il Regno di Sicilia in mano ai Borboni.

Negli anni successivi però nessuno degli Stati più grandi (Italia, Sardegna, Napoli) riesce a prevalere sugli altri e l'Unità d'Italia non si verifica. Idem per la Prussia (non è più così forte ed estesa come nella nostra Timeline), che non riesce ad affermarsi in Germania. Mentre l'Austria deve anch'essa confrontarsi continuamente con le ribellioni delle varie sue nazionalità anche se, non dovendo combattere continue guerre sul continente contro tedeschi e italiani, può sopravvivere più a lungo e magari sistemare meglio le proprie tensioni centrifughe. Comunque sia la Pax Europea sarebbe garantita per un periodo molto più lungo...

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C'è anche questa possibilità, proposta da Giuseppe Nicolò Rizzo:

L'unica speranza per Napoleone di mantenere il potere era quello di raggiungere la pace con l'Inghilterra. Supponendo dunque che il corso vinca Wellington a waterloo e poi successivamente i prussiani di Blucher magari a Wawre, e poi riesca con l'aiuto del cognato Murat a suonarle agli austriaci, avrebbe forse potuto raggiungere una pace separata con Austria e Prussia. Agli austriaci non chiede nulla se non qualche aggiustamento territoriale in nord Italia e la restituzione di suo figlio, ai prussiani invece offre mano libera in Germania in cambio del riconoscimento delle ultime conquiste napoleoniche in Belgio e Olanda. Con lo zar aveva già trovato una volta una sorta di compromesso, e magari prospettandogli un aiuto contro i turchi per raggiungere finalmente le agognate sponde del Mar Nero (gli inglesi occupati con il corso non avrebbero interferito come invece accadde 50 dopo con la guerra di Crimea), sarebbe riuscito a farlo uscire dalla coalizione. Rimane la penisola iberica, considerando che la Spagna sarebbe facilmente uscita dalla coalizione (gli inglesi finanziavano i movimenti indipendentisti sudamericani) magari unendosi agli Stati Uniti in un conflitto coloniale contro la corona di sua maestà per recuperare alcune colonie caraibiche/americane, mentre la vedo dura con il Portogallo troppo legato a doppio filo con San Giorgio.

Ora, se veramente riesce questa oggettivamente difficile manovra diplomatica, e Napoleone non fa mosse stupide o avventate spaventando i suoi nuovi amici, considerando che in fondo è ormai avanti con gli anni, malaticcio e consapevole di non essere invincibile, è più che probabile che riesca ad arrivare dopo quasi 20 anni di guerre continue ad un tavolo della pace aiutato dalle diplomazie europee stile Vienna, pero con Napoleone saldamente al potere, e riesca a strappare una tregua con l'Inghilterra. Allora potrebbe risanare le casse dell'impero e ridare linfa vitale alla nazione. Ora, come potrebbe verificarsi questa serie di compromessi diplomatici? Solo e solamente se Napoleone tre anni prima non avesse apostrofato monsieur De Talleyrand come una "merda in calza di seta": egli era infatti l'unica persona che sarebbe veramente servita all'imperatore durante i cento giorni, capace di grandi colpi di genio: persona intelligentissima e astuta, avrebbe potuto nel nostro ipotetico Congresso di Vienna far passare Napoleone per un gattino che fa le fusa ed incapace ormai di mordere, ma solo di graffiare, come Blucher e Wellington avevano scoperto pochi mesi prima. Cosa succede dopo è tutto da scoprire: non sono certo scomparsi i rancori e i dolori causati dalle guerre napoleoniche, quindi non possiamo escludere nuove coalizioni contro la Francia, né possiamo escludere che la sete di conquista del piccolo corso sia semplicemente scomparsa...

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Così gli risponde Bhrghowidhon:

L'offerta napoleonica alla Russia deve essere ben di più, perché il Mar Nero era già raggiunto dal 1783 con la conquista del Khanato di Crimea, cui si sono aggiunti nel 1792 (col Trattato di Iaşi / Jassy, ma già annesso dal 1774) lo Yedisan / Jedisan (Edisan) e nel 1812 la Bessarabia, per non dire della Mingrelia e Imerezia (1803-1804) e dell'Abkhazia (1810)...

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Anche il francese Perchè No? ci mette lo zampino:

È un'idea ultra classica, ma ci sarebbe un sacco di cose da immaginare. Sono d'accordo con te su un punto. Per Napoleone, l'aiuto di Talleyrand sarebbe stato fondamentale per la sopravvivere, sia che non abbiano mai litigato, sia che dopo una vittoria a Waterloo, Talleyrand cambi ancora di campo e decida finalmente di fare una pace personale con il Corso.

Però non sono convinto della possibilità di una fine rapida della guerra. L'Inghilterra non avrebbe mai acconsentito, e dopo aver già occupato Parigi una prima volta, probabilmente la Coalizione sarebbe rimasta sulla sua idea di vittoria totale (alla stessa maniera si potrebbe immaginare una pace Alleati/Tedeschi nel 1944 se la battaglia delle Ardenne avesse avuto un'altro esito?). Sopratutto non sono d'accordo ad immaginare un'intesa antibritannica USA/Napoleone.

E Napoleone? Come hai suggerito sarebbe stato pronto ad una pace durevole senza pensare alla rivincita? Proprio dopo essere riuscito a prendersi la prima parte della sua rivincita? Si potrebbe immaginare forse un'altra idea per cambiare le carte in tavola... Napoleone é morto nel 1821 di cancro (sì, sì, niente veleno). Forse é un po' ardito vista la medicina dell'epoca, ma se un grande medico della sua epoca lo esamina giusto dopo Waterloo (diciamo che Napoleone sia svenuto sul campo di battaglia dopo avere ricevuto la notizia della vittoria) e questo medico concludesse che l'imperatore é gravemente malato e condannato a breve termine (5 anni non é un granché)? La notizia é nascosta ma viene sparsa nelle cancellerie europee da Talleyrand.

Napoleone stesso, scosso, inizia pensare alla sua eredità e al trono del figlio che é stato appena liberato. Napoleone accetta cosi tutto, il ritorno alle frontiere del 1792 e altre clausole di Vienna, forse il capitolo sull'Italia cambia per Murat. L'Austria riconosce infine il vantaggio di avere un Napoleone II per metà austriaco sotto la reggenza di Maria Luisa e di Talleyrand che sarà il cancelliere imperiale, e potete essere sicuri che saprà come governare e manipolare Maria Luisa durante la reggenza. Per la Gran Bretagna, non so, ma sono d'accordo con il resto degli tuoi compromessi storici.

Il periodo 1814-1821 sarà per la Francia il periodo di pace tanto atteso (demograficamente, economicamente ecc. la Francia non poteva più far durare la guerra a lungo). Napoleone ha concesso una carta costituzionale simile a quella di Luigi XVIII, ma Talleyrand inizia dopo la sua morte una politica conservatrice basata sulla repressione degli repubblicani. Cosi potrebbe funzionare?

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Il 18 giugno 2015, quindi nell'esatto bicentenario di Waterloo, Federico Pozzi ci ha scritto quanto segue:

Duecento anni dopo propongo quattro possibili alternative seguite alla vittoria di Napoleone a Waterloo (come questo sia avvenuto in fondo è poco importante):

1) Rivoluzione antibonapartista. Il Corso ha sottovalutato gli odi che ha seminato nei dieci anni di guerra, in questa Timeline c'è una nuova rivoluzione (magari anche grazie a finanziamenti inglesi e dei Borbone) contro Napoleone, dovrebbe partite insomma una rivoluzione realista, quasi una Vandea, ma le rivoluzioni hanno un modo tutto loro di evolvere, credo che alla fine la Francia si troverebbe con un regime repubblicano (più stabile di quello del 1789) prima della nostra Timeline, senza l'insulso Luigi XVIII sul trono e probabilmente anche senza Luigi d'Orléans e la sua monarchia popolare pasticciata, una cosa che non sapeva ne di caldo, ne di freddo.

2) Prima guerra mondiale anticipata. I "fedelissimi" bonapartisti (Italiani, Polacchi, Irlandesi e forse anche Olandesi) contro gli antibonapartisti, già ad Aspren-Esseling l'Imperatore aveva dovuto annotare con una certa freddezza che :"Questi animali (riferito ai comandanti austriaci) hanno ben imparato qualcosa !", in questo quadro l'Europa si dissangua in un conflitto senza fine che è politico-ideologico prima che nazionale (e i conflitti politici-ideologici sono i più tremendi di tutti, basta ricordarsi della seconda guerra mondiale), la guerra si trascina per lunghi anni, forse dieci, forse venti, gli avversari imparano l'uno dall'altro e molte battaglie finiscono senza un vincitore chiaro ma con un impressionante numero di morti, alla fine la guerra si esaurisce per stanchezza, entrambi i contendenti sono esausti, le riserve umane prosciugate, l'Europa è ora un continente devastato dalla guerra, le occorreranno anni forse secoli per risollevarsi, questo favorirebbe una partenza anticipata del "Secolo americano", lo "splendido isolazionismo" USA è andato a farsi friggere durante le ultime concitate fasi della guerra, niente colonialismo ovviamente, non c'è stato tempo per svilupparlo, nell'ansia di dominare l'Europa tutti gli stati contendenti si sono tolti dalla competizione.

3) Restaurazione monarchica. Con grande smacco dell'Inghilterra gli altri contendenti europei accettano nuovamente la "pax" napoleonica, che si rivela sorprendentemente moderata. la Francia rinuncia a quasi tutte le sue conquiste meno che all'egemonia politica in Italia (salvo che su Venezia), in cambio garantisce all'Austria praticamente il controllo assoluto della Germania e la utilizza come "ariete" a volte contro la Prussia a volte contro la Russia, in una riedizione del piano che era già stato di Maria Teresa D'Austria e Luigi XIV (per altro quello voluto da Talleyrand, l'uomo per tutte le stagioni), la Spagna viene praticamente considerata terra di conquista da chiunque ci passi, alla fine dopo qualche incertezza, guerricciole e casini l'Inghilterra ci mette Luigi XVIII di Borbone, tanto per dargli un trono e levarsi dalle scatole quello spaccatimpani che frigna perché rivuole la corona di Francia (suscitando l'ilarità generale dell'Europa intera). Napoleone resta solo (nominalmente) Re dei francesi, un re costituzionale ma con una costituzione simile a quella russa del 1905 che praticamente lascia lo stato nelle mani del monarca, il Re di Roma Napoleone II che gli succede è in tutto e per tutto un austriaco, tanto da piacere perfino agli inglesi, che avevano continuato ostinati a combattere la guerra contro il Bonaparte, una fine piuttosto grigia per Napoleone il "rivoluzionario" trasformarsi in un mediocre re costituzionale con i tratti del tiranno, in questa Timeline persino Hugo lo denigrerebbe.

4) 1858 anticipato (la più improbabile di tutte). Rivoluzioni in tutta l'Europa sulla falsa riga di quelle che scoppiarono nel 1848, queste rivoluzioni possono essere condotte o dai filobonapartisti contro "il vecchiume" delle vecchie teste coronate (e qui richiamo sempre i nomi di Italia, Polonia e Irlanda), o dagli antibonapartisti, ostili sia al "vecchiume" delle teste coronate, sia a Bonaparte visto (finalmente aggiungerei io, non me ne vogliano i francesi, parlo da estimatore di Napoleone, ma quando uno ha stufato, ha stufato!) come un invasore imperialista (come successe in Spagna e sebbene in misura minore anche in Germania), nasce un Europa di Repubbliche, Napoleone è stato tolto di mezzo dagli stessi francesi, ci sono governi repubblicani praticamente ovunque (uniche eccezioni Inghilterra e Russia ) con governi parlamentari egemonizzati da due partiti, da una parte i filobonapartisti (maggioranza in Italia, Polonia, Irlanda, Francia e forse persino Olanda) e dall'altra gli antibonapartisti (maggioranza in Spagna, Germania e ciò che rimane dell'Impero Austriaco, praticamente limitato all'Austria e all'Ungheria, è un Europa non del tutto pacifica: scoppiano di continuo guerricciole locali tra paesi a maggioranza filobonapartista e paesi a maggioranza antibonapartista, ma è un Europa, forte, desiderosa di esplodere con irruenza sul mondo (colonialismo ancora più sfrenato) la Russia si é tenuta il suo Zar, ma l'Imperatore di tutte le Russie sembra sempre più simile ad un anatra zoppa, si tiene su sempre più con le baionette e le sciabole dei cosacchi (e i soldi inglesi) e nel suo impero ogni poco scoppiano rivoluzioni di stampo locale, preannunciando una futura caduta dell'orso russo in favore di governi autonomi. L'Inghilterra in questo quadro, volge completamente lo sguardo all'Europa, entrambi i partiti, persino quello antibonapartista puzzano troppo di rivoluzione sociale per i buoni, sani, conservatori inglesi, probabilmente essi guardano di nuovo verso l'Atlantico, probabile uno scontro USA- Inghilterra per il predominio sulle Americhe (e non è detto che questa volta gli USA la spuntino), naturalmente il colonialismo inglese esplode con altrettanta irruenza di quello Europeo, ma se vincono lo scontro con gli USA potrebbe essere deviato sulle americhe, se invece perdono, diventano loro una semi colonia USA (stile Cuba prima di Castro per intenderci) che a questo punto si affaccia sul continente Europeo.

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Ma Perchè No? lo critrica:

E quando sarebbe avvenuta questa rivoluzione antibonapartista? La immagino piuttosto all'inizio del suo regno, sia durante il Consolato sia all'inizio dell'Impero, ma prima di Austerlitz. Però questa rivoluzione la vedo piuttosto giacobina che realista (è dubbio che Luigi XVIII abbia avuto abbastanza denaro per finanziare qualsiasi cosa). La Vandea aveva perso il gusto della ribellione e, con il Concordato, anche i suoi motivi religiosi. I capi del colpo di Stato (piuttosto che ribellione) avrebbero potuto essere Sieyès (che sperava ancora in un destino nazionale) e Talleyrand (un tradimento in più) con Bernadotte come braccio armato con l'aiuto determinante di quel folle del generale Malet. Una volta che il golpe è iniziato e Napoleone è in difficoltà, tutto sarebbe crollato presto e suoi "fedeli" avrebbero cambiato campo. Chissà, forse la rivoluzione potrebbe essere realista se Napoleone non fa fucilare il duca di Enghien che avrebbe potuto diventare il loro capo. Ma tutto sarebbe stato condizionato da una sconfitta esterna di Napoleone: come tanti altri tiranni, anche lui é stato amato solo quando era vittorioso.

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Federico storce il naso:

Beh, non so, secondo me la rivoluzione antibonapartista è molto facile nel 1818. Napoleone in fondo ha cominciato ad avere i primi disturbi seri di ulcera attorno a quel periodo (sempre che non sia stato avvelenato, come i filobonapartisti sostengono da sempre); se lui è indebolito forse qualcuno comincerebbe ad alzare la testa, credi ci sia bisogno di Enghien? Non basterebbe un banale Luigi FIlippo, un buon "re borghese"? Comunque facciamo che non fucili l'Enghien; ma se Bernadotte fa parte del complotto, sul trono di Svezia chi ci va poi?

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Ma Perchè No? insiste:

Il cancro però non aveva indebolito così tanto la mente di Napoleone, molti lo descrivono ancora molto in gamba fino agli ultimi mesi, e se lui non fosse stato bene, il buon vecchio ministro della polizia Fouché avrebbe fatto come sempre il lavoro sporco, e non era uomo da esitare a far sparare sulla folla (sempre che non sia parte nella congiura). In questo momento Luigi Filippo é in esilio e quindi é politicamente uno sconosciuto, era fuori gioco in questo momento. Il duca di Enghien era il capo della casata Condé, principi francesi subito dietro gli Orléans nella linea di successione. Questo Enghien era stato capo delle armate vandeane, e anche dopo la loro sconfitta continuava a preparare la restaurazione, dirigendo suoi uomini dall'ombra e ordinando assassini e attentati. Lo vedo bene come capo di una resistenza realista: attivo e energico, giovane (é fucilato a 34 anni), non sarebbe salito sul trono ma sarebbe diventato uno dei capi della restaurazione se non fosse stato fucilato. Ovviamente ci si può chiedere se c'era la minima possibilità di vederlo sopravvivere fino al 1818...

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Aggiungiamo l'idea di MorteBianca: Hegel Primo Cancelliere di Germania!

Quando Hegel vide Napoleone in ricognizione lo descrisse come lo Spirito dell'Umanità a cavallo, padrone della sua epoca e portatore dell'innovazione dialettica. Hegel non ha mai nascosto (insieme a Schelling poi) le sue simpatie per Napoleone in gioventù, salvo poi "Imborghesirsi" nell'accettazione monarchica e nella "Deificazione" dello stato, ricollegandosi al nazionalismo Prussiano di Fichte.

Ma se per assurdo Hegel in gioventù si unisse alle armate rivoluzionarie pro-napoleoniche, scalando le gerarchie e diventando il "Filosofo di Corte" di Napoleone, che magari lo promuove come uno dei luogotenenti in Germania, e poi capendo la caduta imminente dell'Impero si ricicla come Bernadotte ad indipendentista e conserva il suo potere e, come molti altri ex generali napoleonici, riottiene il suo potere anche in Prussia, per la quale finisce per lavorare ai fini della causa nazionalista e unificazionista e ottenendo in largo anticipo la Germania Unita? Considerate le armate napoleoniche stazionate in Germania e il nazionalismo filo-prussiano palese all'epoca non è inverosimile che la Prussia, di colpo, si ritrovi a capo di queste legioni armate e ancora piene di febbre rivoluzionaria che, guidati dal capo carismatico che trovano in Hegel, si lanciano all'Unificazione della Germania proprio come ex napoleonici o successori spirituali degli stessi si convertirono alla causa risorgimentale in Italia mezzo secolo dopo.

Hegel potrebbe anticipare il suo sogno di una Germania forte e unita ed esserne il protagonista, incarnando lui stesso lo Spirito dell'Umanità (del quale, vuoi o non vuoi, si considera il culmine come si evince dalla conclusione dell'Enciclopedia delle Scienze Filosofiche in Compendio) e la Nazione Prussiana alla guida dell'Europa, realizzando il sogno di Fichte. Hitler potrebbe avere un quadro rappresentante Hegel nel suo studio, Otto von B. potrebbe essere il suo degno successore.

Tuttavia questa Germania, sebbene nazionalista e militare come e forse più della nostra, avrà forti accenni liberali e costituzionali, con il Re che è solo un simbolo (ma sacralizzato per quello che rappresenta). Gli Hohenzollern accetteranno questa corona anticipata? Ci sarà uno scontro fra Hegel e la corona? Forse Hegel si riscoprirà repubblicano per l'occasione?

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E ora, ecco quanto ci scrive Bhrghowidhon:

Ho trovato questa cartina, realizzata da William Playfair (22.9.1759-11.2.1823) [matematico statistico e monarchico scozzese; l'inventore del diagramma a torta], "Thoughts on the Present State of French Politics, and the Necessity and Policy of Diminishing France, for Her Internal Peace, and to Secure the Tranquillity of Europe", London, J. Stockdale, 1793:

Io ho pensato a qualcosa di più radicale. Nei "Mémoires de Joseph Fouché duc d'Otrante", prés. de M. Vovelle, Paris, Imprimerie Nationale, 1992, p. 56 si legge:

«La première coalition fut repoussée, battue, humiliée. Supposons qu'elle eût triomphé de la confédération patriotique […] Admettons cette hypothèse, et la France, sans aucun doute, eût subi le sort de la Pologne, par une première mutilation, par l'abaissement de son monarque; car tel était alors le thème politique des cabinets et l'esprit de leur diplomatie départegeante» [non c'è bisogno di tradurre, no?].

Lasciamo stare la questione dell'autenticità dei Mémoires e il giudizio storico sul loro (presunto) Autore; dato che si tratta della Prima Coalizione (1792-1797), che si presuppongono le Spartizioni della Polonia (implicitamente - direi - tutte e tre, quindi fino al 24. ottobre 1795) e che si ipotizza un trionfo della Coalizione (più realistico - se mai lo è stato - soprattutto alla fine del 1795), il quadro è notevolmente semplificato dall'avvenuta pace, entro quel periodo, fra la Francia e, nell'ordine, le Provinc(i)e Unite (gennaio 1795), la Toscana (febbraio), la Prussia (aprile) e la Spagna (luglio), per cui la Coalizione risultava constava (in ordine di entrata in guerra) di Austria, Gran Bretagna e cosiddetti "Stati Italiani" (Sardegna, Parma, Modena, Papato, Due Sicilie), Sacro Romano Impero e, dal settembre 1795, Russia.

Se prendiamo sul serio - come allora avvenuto nella Repubblica Francese - le affermazioni di Fouché, il pensiero sarebbe di una spartizione totale della Francia. Le rivendicazioni legittimistiche potevano essere:

1) al Papato Avignone
2) ai rami borbonici Bassa Navarra e Borbonese (a Napoli, per vie traverse, anche la Provenza);
3) ai Savoia Bugey e Bresse, come aspirazione il Delfinato, col che si potrebbe considerare incluso Castel Delfino e quindi rivendicare (in luogo dello scambio con quest'ultimo) Barcelonette;
4) agli Asburgo tutto ciò che è stato borgognone, inoltre Bar e la Lorena, in parte il Langraviato d'Alsazia e, come Paesi d'Impero, il Vivarais e, in quanto già burgunda, la Contea di Forez;
5) all'Inghilterra tutto il resto tranne Foix e Linguadoca.

Data la schiacciante prevalenza della porzione russa nelle ultime due spartizioni della Polonia, nello stesso giro di anni (1793-1795), la Linguadoca potrebbe essere perfidamente assegnata a Caterina II. come ostacolo alle aspirazioni britanniche per uno sbocco diretto sul Mediterraneo, mentre la Contea di Foix rimarrebbe come 'consolazione' per Modena (e senza la clausola del divieto perpetuo di confluenza nell'Austria). Con grave violazione del Diritto Internazionale, ma sulla base del pretesto della decaduta statualità francese repubblicana, si potrebbero coinvolgere come complici anche le Potenze già firmatarie di paci separate, quindi:

1) Orange all'Olanda,
2) la Lorena alla Toscana (ma allora i Tre Vescovati all'Imperatore come Feudo incamerato),
3) il Rossiglione alla Spagna,
4) per esclusione, Belfort alla Prussia.

Rimarrebbe perfino la Corsica da restituire a Genova sotto garanzia imperiale (a meno di uno scambio con la Lorena fatto con la Toscana).

Naturalmente, l'Inghilterra da sola avrebbe più di due terzi del territorio, ma questo inverosimile squilibrio (che, fra parentesi, le potrebbe far dimenticare il Principio del Bilanciamento di Potere) potrebbe essere riequilibrato (come quello russo in Polonia) dalla reinclusione di tutta la Francia nel Sacro Romano Impero, col che anche la penultima Potenza belligerante troverebbe piena soddisfazione e l'equilibrio in Europa sarebbe ristabilito. La Gran Bretagna non avrebbe niente da eccepire, essendo identica la condizione dell'Elettorato di Hannover, che fra l'altro - come dimostra la Storia vera del decennio successivo - basterebbe a placare la Prussia già come compenso territoriale (tantopiù che storicamente non ci sarebbe stata la possibilità di essere affiancato dal doppio titolo elettorale, proponibile invece in questa ucronia, dove per gli Hannover potrebbe essere ripristinato alle stesse condizioni - voto perpetuo agli Asburgo - quello del Palatinato, già rivendicabile dagli Stuart).

Tutto ciò nel 1796, dieci anni prima che il Napoleone storico sciogliesse «questo puzzle mal definito»...

Nel Mondo si profilerebbe una situazione più stabile di quella effettivamente realizzatasi: una naturale continuazione dell'alleanza russo-austriaca costringerebbe la Prussia in un ruolo subalterno, anche se alleata della Gran Bretagna, che invece punterebbe a subentrare alla Spagna in America e anticiperebbe la rivalità con la Russia nel Vicino e Medio Oriente.

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E il francese Perchè No? gli ribatte:

Questa é una vecchia idea, abbastanza banale per un paese circondato da stati con cui é stato in guerra diverse volte e con frontiere terrestri. La risposta logica é stata la politica delle "frontiere naturali", un'idea di Richelieu.

Ma ogni conflitto combattuto dalla Francia ha visto un piano di spartizione presentato come simbolo della malvagjtà del nemico che voleva annientare la nazione (un nazionicidio, insomma).

Anch'io da bambino avevo stilato la mia lista:

Alla Gran Bretagna: Normandia, Calais
Al Belgio: Nord-pas-de-Calais (ma senza Calais), Piccardia
All'Italia: Bassa Savoia, Provenza e in generale tutta la riva orientale del Rodano, Lione inclusa.
Alla Spagna: Rossiglione e Paese d'Oc fino a Nîmes (esclusa), Guascogna, Tolosa paese Basco, Aquitania fino alla Garonna, Bordeaux inclusa.
Alla Svizzera: Franca Contea, Alta-Savoia.
Alla Germania: Alsazia, Lorena, Champagne (in parte)
Indipendenti: territori d'oltremare, Corsica, Bretagna, Borgogna.

Ma rimane sempre un cuore che non si pensa mai di regalare a nessuno, troppo centrale e tradizionalmente francesissimo: Senna e Loira, Auvergene e Poitou, che corrisponde più o meno al vecchio dominio reale del XIII secolo. E ovviamente nessuno vuole MAI Parigi!

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Chiudiamo per ora con quest'altro contributo del magistrale Perchè No?: Vive l'empereur!

State tranquilli, non sono diventato bonapartista: questo é solo il titolo dell’ultimo volume della serie di fumetti ucronici "Jour J" di cui vi ho gia parlato (il settimo, per essere precisi). Questa volta l’ucronia é ambiziosa.

Nel 1802 Napoleone Bonaparte firma la pace di Amiens come nella nostra storia, ma nel 1812 firma un secondo trattato di Amiens con la Gran Bretagna che istituisce una sorta di status quo e di guerra fredda tra l’impero francese e il Regno Unito.

Questa pace armata permette poi a Napoleone di stabilire la sua egemonia militare su tutta l’Europa, Russia esclusa. L’insieme della Germania, dell’Italia, della Spagna e dell’Austria vengono annessi o trasformati in regni vassalli. Sembra che il mondo arabo e la Turchia subisano anche loro questa potenza che ha avamposti in Uzbekistan, alla frontiera con la Cina. Dal canto loro  i Britannici possono investire tutte le loro forze nella riconquista degli Stati Uniti, completata nel 1830, e nella colonizzazione anticipata degli altri continenti. Le due potenze arrivano a un accordo molto semplice: a Londra il mare e a Parigi la terra, il Mediterraneo é sotto la protezione della Royal Navy.

Napoleone I muore nel suo letto, gli succede Napoleone II, morto senza figli, che passa la corona al cugino Napoleone III, il quale muore assassinato. Si seguono poi Napoleone IV e nel 1925 il giovane Napoleone V sta per essere incoronato. Durante tutto questo tempo l’industrializzazione é stata più rapida, ma sul continente si é sviluppata con le invenzioni del conte imperiale Alessandro Volta che ha sviluppato tutta una tecnologia ed economia sull’elettricità e sulle batterie, anche se non ho capito qual era l’origine di questa energia visto che il petrolio e il carbone non sono usati, sono tecnologie usate solo dagli Anglosassoni con i loro campi petroliferi nelle colonie americane (i due popoli si differenziano dunque anche nelle loro tecnologie). I Britannici hanno la forza pura delle loro macchine (che corrispondono alle nostre), mentre i Francesi hanno il beneficio della loro inventiva, e stanno sviluppando il raggio della morte di Nicola Tesla, ma senza poter riunire la stessa potenza militare. Il paesaggio di Parigi é ormai fatto di ferro e di Art Nouveau con tantissime torri Eiffel per gli zeppelin (la prima é stata costruita nel 1852).

Le differenze non si fermano qui. Napoleone IV ha instaurato un nuovo culto di Mitra assai popolare nell’esercito; la religione di Napoleone V é dunque una sorte di massoneria orientale dove un povero toro ricopre il ruolo principale, non vi parlo neanche delle cerimonie pubbliche con relativo bagno di sangue.

Il mondo é dunque diviso tra Francia, Gran Bretagna, Russia e la Cina che si è modernizzata sul modello del Giappone, suo rivale immediato. Nel 1925 il pericolo giallo obbliga le due potenze europee a cercare l’alleanza per fare fronte ad esso. Giorgio V decide dunque di assistere alle cerimonie di Napoleone V per concludere una sorte di intesa.

L’argomento del fumetto gira attorno a una congiura cinese diretta da Mata Hari contro tale cerimonia. Il personaggio principale é il capitano Nerval (il nostro scrittore) e il suo amico Enrico Fermi, ingegnere imperiale, autore delle nuovissime scoperte sull’energia nucleare. Devono affrontare diversi nazionalisti di tutta Europa come il caporale della guardia imperiale, di origine austriaca, Adolphe Hitlère, dei generali cui manca l'azione (come il generale Pétain), dei repubblicani, degli uomini d’affari che vogliono una bella guerra, tutti manipolati dai furbi Cinesi.

L’attentato fallisce, Napoleone V é salvo, Fermi muore distruggendo le sue ricerche ma Mata Hari aveva previsto un piano B: Giorgio V é assassinato durante la cerimonia. La guerra mondiale scoppia tra Francia e Gran Bretagna. I Francesi sono distrutti dalla potenza di fuoco britannica, ma resistono nelle trincee. Nel fratetmpo la Cina inventa il raggio di morte, annienta il Giappone e la Russia e si prepara a dare il colpo di grazia agli eserciti europei che continuano ad ammazzarsi nelle trincee, inviando alla morte tutta la loro gioventù. Qualcuno ha qualche idea su una possibile continuazione?

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