Varna arride ai Crociati

di Paolo Maltagliati


Salve, mi chiamo Paolo Maltagliati, ho studiato storia medievale all'università di Milano, insegno storia al Liceo Scientifico di Abbiategrasso (MI) e sono in particolare appassionato di storia bizantina. Dopo aver visitato molte volte questo sito ho provato anche io a cimentarmi con il genere ucronico, scrivendo alcuni spunti per delle storie alternative. Desidero condividere con voi quanto ho scritto. In realtà sono solamente spunti che coprono un periodo di tempo di circa un secolo, anche se ho delle idee generali su come proseguirli. Spero che gradirete.

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1441-1445: Crociata ungherese contro i turchi di Rumelia, che subiscono una decisiva sconfitta a Varna, grazie all’aiuto decisivo della flotta Veneziana.

- 1446: il despota di Morea Costantino approfitta dell’impegno turco contro i crociati per invadere la Grecia continentale: 21 luglio ’46, presa di Neopatria; 18 agosto ’46 ingresso in Larissa; in ottobre diversione verso Vodena e Florina, fortezze nella regione macedone. Nel frattempo il bey di Rumelia cerca di riorganizzarsi nella macedonia occidentale.

- Fine 1446: Hunyadi segue la costa del mar nero per riorganizzarsi a Mesembria, in mano ai Bizantini; Giovanni VIII respinge ufficialmente il vassallaggio al sultano, di fatto ponendosi anch’esso nel conflitto; a Vidin si massacra la guarnigione di Aqyngi e si restaura il principato, scomparso nel 1396; tutta la Bulgaria occidentale si rivolta, ma i turchi riescono a tenere saldamente Sofia. Nel frattempo anche Castriota Scanderbeg libera la restante parte dell’Albania, praticamente senza combattere (le guarnigioni turche vengono spostate in macedonia) e punta su Bitola. Anche il despota serbo rigetta il trattato di Szeged, sconfigge un nucleo di turchi a Krusevac e penetra nel Kossovo.

- 12 marzo 1447: Incontro di Bitola: sotto la città si incontrano Scanderbeg, Dragazes e Brankovich. Dopo lunghe trattative i tre progettano un’azione comune ed un’approssimativa spartizione dei territori macedoni. Costantino cerca di mettersi in contatto anche con Ladislao Jagellone. Il sultano riesce finalmente a trasferire un grosso esercito in Tracia, dopo esserne stato efficacemente ostacolato dalla flotta veneto-pontificia.

- Inizio 1447: “il grande errore”: il sovrano Turco, convinto(a ragione, del resto) che ci sia Costantinopoli a capo della mobilitazione generale nei balcani, sicuro di poter prendere d’assalto la città in breve tempo, impiega l’arsenale bellico contro le mura della città. Le sue mosse vengono intuite e un distaccamento della flotta Veneziana riesce ad arrivare in tempo per fornire valido supporto a Costantinopoli. Profilandosi un lungo assedio, Murad abbandona il Bosforo. Intanto però Hunyadi ha avuto il tempo per riorganizzarsi e sferra un’offensiva nella Bulgaria Orientale.

- Marzo 1447: Hunyadi viene respinto presso Filippopoli, ed è costretto di nuovo a ritirarsi verso la costa pontica. L’inseguimento viene ritardato dalla caduta di Sofia. Inizia il grande assedio di Tessalonica da parte delle truppe di Costantino. Si comicia a parlare di un grande attacco da sud e da nord su Adrianopoli.

- A Tessalonica, incontro dei capi della crociata, l’imperatore bizantino e i despoti balcanici. Si prepara la battaglia contro i turchi . si ricomincia a parlare della spartizione dei teritori balcanici. Nonostante forti dissensi, il territorio bulgaro viene ipoteticamente riorganizzato nel principato di Vidin-Sofia, e in un regno con capitale Tarnovo. Questi due potentati saranno sotto la corona d’Ungheria. Bisanzio, l’Albania e la Serbia saranno stati vassalli della corona Imperiale ungherese. Conquista della città. Venezia comincia a riconsiderare la sua partecipazione, per paura di una sconfitta troppo pesante dei turchi e un conseguente, considerevole, aumento della potenza Ungherese. Anche Genova, nonostante le crisi intestine è tentata ad entrare nella lega cristiana, per accaparrarsi anch’essa pezzi del dominio ottomano apparentemente vicino al collasso. L’esercito di Costantino prosegue lungo la costa dell’Egeo, quello serbo si dirige verso Melnik e Strumica.

- Hunyadi lancia l’offensiva contro Adrianopoli. Murad divide il suo esercito; il grosso ad Adrianopoli, mentre la restante parte conquista Mesembria e la costa pontica. Per l’esercito crociato non c’è più possibilità di ritirata.

- Hunyadi costretto ad aggirare Adrianopoli e attraversare la Marica, all’altezza di Didymotichon. Nella manovra subisce perdite considerevoli.

- 29 maggio 1447: L’esercito crociato viene schiacciato tra le sponde del fiume e l’esercito avanzante dalla capitale del sultano. Il tentativo di sfondamento verso nord dei crociati viene respinto. Dopo aver occupato senza fatica la costa da Mesembria a Selimbria, la restante parte dell’esercito turco giunge a Didymotichon. Attacco finale del sultano su due fronti. I serbi arrivano in tempo per fermare i giannizzeri avanzanti da sud e raggiungere gli ungheresi. Mehmet Celebi, il figlio del sultano, si spazientisce e, contravvenendo agli ordini del padre, manda tutti all’assalto generale, sguarnendo la sua capitale. il Dragazes, giunge direttamente a Edirne e la trova indifesa. Entra d’assalto nella città, grazie a un gruppo di rinnegati greci che gli aprono le porte, e conquista il palazzo del sultano (e soprattutto, i suoi forzieri). A questo punto , converge verso sud, cogliendo di sorpresa i turchi avanzanti. Sconfitta disastrosa dei turchi. Morte sfortunata del sovrano d’Ungheria Ladislao a battaglia pressoché conclusa. La nobiltà magiara incorona Hunyadi come “gran voivoda d’Ungheria”. Morte del sultano turco. Iniziano subito le liti tra i vari pretendenti al titolo.

- Giugno 1447: trattato di Serre. Hunyadi pretende la corona ungherese. Molti nobili timorosi negano l’appoggio alla rivendicazione. A Buda, un altro Jagellone viene incoronato. I despoti balcanici rigettano la clausola del vassallaggio all’Ungheria, sull’orlo di una guerra civile. Hunyadi è costretto ad accettare frettolosamente(Per correre in patria a reclamare il trono) la sistemazione dei territori di Rumelia proposta da Giovanni VIII, vero capolavoro diplomatico, che riesce ad evitare anche la paventata cessione all’Ungheria delle città bizantine sul Mar Nero (Anchialo, Mesembria e Sozopoli). Tutta la Tessaglia e parte della Macedonia con Tessalonica rientrano sotto il controllo di Costantino Dragazes; nel ducato di Atene torna, in qualità di vassallo dell’impero Nerio II. Viene restaurato, sotto la sovranità di Leonardo Tocco di Cefalonia, il despotato d’Epiro, con centro ad Arta. Tra il Danubio, lo Strymon ed i monti Rodopi, regno di Bulgaria indipendente; tra i Balcani, l’Iskar ed il Danubio principato di Vidin,; Serre viene elevato a despotato vassallo della Serenissima; tutto il territorio tracio e macedone a sud della Marica non compreso nel suo territorio passa sotto sovranità di Costantinopoli; tutto il territorio a est del Pindo passa a Scanderbeg. Il punto nodale è la macedonia nord occidentale, in cui vengono a scontrarsi gli interessi del Dragazes, dei Serbi e degli Albanesi. Il territorio serbo scende fino al Kossovo, ma ogni ulteriore aspirazione viene frustrata dalla creazione di uno stato cuscinetto indipendente: il despotato d’Ocrida. Tutto l’Ellesponto con Gallipoli passa sotto sovranità veneziana, così come la penisola Calcidica; le isole di Imbro, Taso, Tenedo e le Sporadi australi(Sciato, Scopelo e Sciro) le vengono vendute in qualità di risarcimento per la mancata cessione di Tessalonica e per saldare parte dei prestiti pendenti. Infine Costantino preme per l’organizzazione di un’alleanza perpetua di tutti gli stati della Romania, vagamente simile all’organizzazione elettorale dell’impero germanico facendo presagire la sua linea politico-culturale nei suoi futuri anni di regno(progressivo rafforzamento dell’identità greca dell’impero bizantino a scapito dell’ideologia imperiale universale).

- 1448: morte di Giovanni VIII. Gli succede il fratello Costantino XI, che inaugura un periodo di grandi riforme economiche e sociali.

- 1450: l’imperatore inizia un processo di “epurazione” dei turchi stanziatisi all’interno dei confini dell’impero. Ne approfitta per perseguitare anche tutti i nobili romei collusi con il sultanato di Murad. Dopo la confisca delle loro terre procede ad un’organizzazione territoriale omogenea di tutto il territorio dell’impero, che ricorda lontanamente il sistema messo a punto dai comneni. Una prova della somiglianza è il fatto che i piccoli nobili terrieri fedele al nuovo regime così creatisi vengono definiti nelle carte “pronoiari”.

- 1452: Ragionevolmente sicuro della fedeltà dei nuovi “pronoiari” , l’imperatore cerca di rilanciare in grande stile la militarizzazione delle piccola nobiltà. Inizialmente i risultati sono modesti. Lentamente, con un adeguato sistema di premi e coercizioni, prenderà vita una piccola élite guerriera professionale.

- 1453: Un pretendente turco, che si dice figlio di Murad, riesce a scacciare i Veneziani dai Dardanelli, nonostante la loro supposta supremazia navale. In realtà la flotta della Serenissima nell’Egeo ha subito negli anni dopo Varna un progressivo smantellamento, per far fronte ai costi di gestione dell’esercito di terraferma, impegnato in aspri conflitti in Italia. L’emiro Mehemet, questo il suo nome, crea un dominio con centro a Gallipoli, che comprende Bitinia e Troade. Occupa inoltre la Tracia meridionale. I Romei, sconfitti ad Adrianopoli, riescono eroicamente a resistere ad un assedio di Costantinopoli, arrecando considerevoli perdite ai turchi. Dopo alterne vicende Didimoteico e Adrianopoli tornano in mano ai bizantini, che con considerevoli sforzi riescono a stabilire una linea di confine sul fiume Ergene.

- 1455: ancora riforme: radicale semplificazione della corte. Per delimitare il potere degli arconti vengono create o potenziate le istituzioni cittadine, controllate dalla borghesia urbana.

- 1455: Appare chiaro finalmente l’obiettivo principale del basileus: fare dell’impero uno stato mercantile, su modello delle città italiane, in modo da poter, in ultima istanza, competere con esse. Crea il “registro dei nobili” e impone a tutte le famiglie inserite di possedere manifatture e di essere “mercanti”. Gli esordi dell’editto sono problematici, e Costantino XI sarà più volte costretto ad usare il pugno di ferro per porre un freno alle rivolte ed ai tentativi di eludere l’editto. Lentamente però leghe e arti cominciano a svilupparsi nelle città principali dell’impero(Ma non a Costantinopoli, che resta un mercato asfittico in mano agli stranieri), in particolare a Tessalonica, Mistra, Tebe e Mesembria.

- 1464: A vent’anni dall’inizio della crociata, la diplomazia bizantina riesce finalmente a coronare il sogno di una “alleanza perpetua” con gli altri regni balcanici, con tanto di dieta generale annuale a Serre. In realtà, proprio come il modello su cui si basa, ossia l’impero germanico, nel giro di breve tempo diverrà una sorta di camera di conciliazione per le continue dispute territoriali e dinastiche tra i sovrani balcanici , da cui Costantino e i suoi successori riusciranno a tenersi abilmente fuori.

- 1478: Creazione di una prima flotta da guerra permanente romea, con base a Mesembria. I Veneziani ne impongono lo smantellamento. L’imperatore fa orecchie da mercante e la Serenissima, nonostante tutto, nulla fa per imporre il proprio punto di vista.

- 1480: Costantino XI muore. Gli succede, senza particolari disordini il figlio. Manuele III “il grande”. In realtà non introduce nulla di radicalmente nuovo nella gestione dell’impero. L’appellativo con cui viene definito si deve principalmente al fatto che sotto il suo regno la macchina statale costruita dal padre comincia a dare i primi risultati.

- 1480-1504: Durante il regno di Manuele III esplode il cosiddetto “rinascimento romeo”, movimento culturale assimilabile all’omologo italiano, ma più incentrato, rispetto ad esso, sulla speculazione filosofica di matrice platonica, alla produzione letteraria di natura teologica e all’interesse per alcune branche della scienza(su tutte l’idraulica)

- 1486: Accordi di Bologna: L’unione delle chiese, teoricamente ancora valida dal concilio di Ferrara-Firenze, ma lasciata lentamente decadere, viene riconfermata, ma con importanti concessioni in favore dell’autonomia della chiesa Costantinopolitana. Ne scaturisce un’aspra lotta libellistica con i patriarchi di Costantinopoli che inevitabilmente influenza anche la popolazione.

- 1487: Viene introdotta la prima tipografia a Costantinopoli. Subito, il nuovo mezzo viene coinvolto nel dibattito religioso. Se ne serve però molto meglio l’imperatore del patriarca. Ben presto la popolazione verrà guadagnata ad una posizione di condiscendenza, anche se non di vero favore, verso gli accordi con il papato, eccettuate alcune aree “roccaforti” dell’ortodossia più intransigente (come la città di Tessalonica ed in generale la Macedonia).

- 1489-1491: Viene collaudata la riformata macchina bellica bizantina contro l’emiro di Gallipoli, che nel frattempo aveva concentrato il proprio impegno nell’unificazione dei domini anatolici rimasti in mano ottomana (in realtà ridottisi a vantaggio dei Karamanidi e della nuova potenza in ascesa del medio oriente, i Montoni Bianchi). L’esercito da’ una prova positiva al di là di ogni aspettativa. Agli eserciti asiatici di Mehemet viene impedito lo sbarco in Tracia, mentre le armate europee vengono sbaragliate. I bizantini arrivano ad assediare per terra e per mare Gallipoli. L’emiro è costretto a riparare a Smirne, mentre la flotta Romea occupa Cizico, Abido e le isole dei Principi, che divengono una base fortificata per il controllo del mar di Marmara.

- 1494: Venezia e Genova pretendono che Cizico, Abido e Gallipoli vengano loro cedute, poiché apparterrebbero loro di diritto dal 1444. Fortunatamente per Manuele III, il re di Francia Carlo VIII deciderà di rivolgere le proprie mire verso la penisola italiana, impegnando Venezia nella difesa dello statu quo ottenuto nella pace di Lodi del 1454 (La Serenissima aveva ottenuto il dominio della maggior parte del ducato di Milano, esclusi i suoi territori transpadani, ossia Parma e Piacenza, che erano finiti al pontefice. Era stata inoltre siglata una sorta di pace eterna tra Firenze, Venezia e Roma, a cui si era aggiunta anche Napoli(costretta) per difendere la penisola da ingerenze straniere). A sorpresa l’imperatore riuscirà a vincere uno scontro navale contro una piccola squadra di S. Marco, giunta per occupare Gallipoli. Prima che la flotta armata nell’arsenale col fine di occupare Tessalonica giungesse a destinazione, il Basileus cerca un accomodamento: In cambio della rinuncia della Serenissima a occupare i Dardanelli, i bizantini avrebbero conquistato Pera e l’avrebbero venduta al Doge di Venezia. La proposta viene accettata anche con il fine di danneggiare l’attività del banco di San Giorgio, principale alleato navale e finanziario del re di Francia. L’accordo segreto, tuttavia, grazie ad una calcolata fuga di notizia da parte bizantina, viene reso pubblico, e l’astuto Manuele III lo trasforma in una vera e propria alleanza contro Genova e le sue colonie sparse per l’Egeo. Carlo VIII non ha intenzione di liberare la flotta della repubblica ligure dagli impegni per il trasporto delle sue truppe nel regno di Napoli, per cui, a difendere i possedimenti levantini della Superba giungono scarsi e tardivi rinforzi.

- 1495: Pace di Alessandria: la colonia genovese di Pera e l’isola di Chio vengono cedute all’imperatore bizantino, che le vende al Bailo veneziano di Costantinopoli (che in cambio deve smantellarne le fortificazioni); Caffa, Cherso e Soldaia passano alla Serenissima. Venezia, in cambio dell’aiuto bizantino, rinuncia al controllo sui Dardanelli e restituisce le Sporadi boreali all’imperatore. Infine, cosa per il basileus più importante, Venezia acconsente all’appianamento di tutti i debiti e alla restituzione dei gioielli della corona imperiale.

- 1496: Seconda incoronazione di Manuele III e fastosa cerimonia in occasione del solenne ritorno a Costantinopoli dei gioielli della corona, definitivamente riscattati dal tesoro di San Marco. Il doge stesso viene invitato all’evento. E’ la prima volta di un signore di Venezia nella capitale imperiale dai tempi di Enrico Dandolo. Nel frattempo viene celebrato il secondo matrimonio dell’imperatore con Caterina Acciaiuoli.

- 1498: Nuovi incidenti con Venezia per via delle concessioni di cittadinanza: effetto non previsto delle riforme di Costantino XI, l’impero romeo si trasforma in paese manifatturiero, più che mercantile. Molti pronoiari fanno affari proprio con la vendita di prodotti finiti dei loro opifici ai mercanti stranieri. Manuele III, però, sancisce il divieto di possedere laboratori con più di 3 garzoni ai non greci. Anche se i Veneziani non pagano le tasse, molti greci preferiscono non perdere gli introiti delle loro attività, ribaltando una tendenza storica(dato che fino a quel momento gli esponenti del patriziato urbano greco acquistavano cittadinanza straniera per evitare i dazi). La situazione non viene del tutto appianata, a causa della rigidità dell’imperatore.

- 1499: Costruzione di un arsenale su modello veneziano a Mesembria. Le navi ivi costruite costituiranno una flotta corsara guidata da Davide, duca di Mesembria e fratello di Manuele. La guerra civile a Cipro tra il partito di Carlotta, sorellastra del defunto re Giacomo e quello di Caterina Corner, andata in sposa al giovanissimo figlio del sovrano dell’isola, apparentemente risolta a favore di Venezia 10 anni prima, divampa nuovamente quando Carlotta, fino a quel momento in esilio a Chambery, si risposa con Andronico, secondo fratello di Manuele III e despota bizantino di Mistra. In realtà, anche se tra il Doge e l’imperatore viene sancito un trattato di non ingerenza, è a tutti gli effetti una guerra per procura tra greci e italiani per il controllo di Cipro. Il duca di Atene muore senza eredi maschi. Nonostante le proteste Veneziane ed albanesi gli succede ufficialmente Michele Paleologo, figlio appena nato di Manuele III(dal suo secondo matrimonio con Caterina Acciaiuoli). Grazie ai suoi sforzi diplomatici e alla pesante influenza alla corte di Croia della corporazione dei cambiatori di Giannina(città a maggioranza greca), il basileus riesce ad ottenere il favore del re di Albania Giovanni II, con grande scorno per la diplomazia Veneziana.

- 1500: la guerra per la corona di Cipro termina con un compromesso: de iure la corona passa ad Andronico Paleologo, ma i Veneziani hanno il dominio diretto delle città più importanti, Famagosta e Limassol, nonché, de facto, il controllo economico dell’isola. In seguito al deterioramento dei rapporti tra Venezia e Costantinopoli, il nuovo doge, molto provocatoriamente, invita a Venezia Caterina Corner, che nella cattedrale di San Marco viene “incoronata” come “signora della quarta parte e mezzo del regno de Cipro”.

- 1501: Manuele, spaventato dal peggioramento dei rapporti con la Serenissima, comincia a tessere rapporti diplomatici e alleanze matrimoniali con varie corti europee. Essendo l’impero tradizionalmente amico, almeno da un secolo, dei sovrani borgognoni, tenta un avvicinamento con Massimiliano d’Asburgo. In realtà è un chiaro tentativo di indebolire le posizioni Veneziane e Ungheresi nei Balcani.

- 1504: Manuele III muore. Gli succede Costantino XII. Conscio di aver ereditato da suo nonno e da suo padre una macchina bellica ed economica di buon livello ritiene sia giunto il momento di abbandonare la politica, secondo il suo giudizio “cauta e timorosa” dei suoi avi e “ricordare al mondo che a Costantinopoli regna ancora un imperatore e non un re”. Non tarderà perciò ad attuare una serie di prove di forza con la malcelata intenzione di spaventare Venezia.

- 1505: l’imperatore fa costruire un nuovo arsenale a Monemvassia, che fortifica ulteriormente. Fa inoltre costruire una fortezza di sbarramento presso Gallipoli e prende possesso di Anadolu Hisar, la fortezza edificata dal sultano Bayezid la folgore per conquistare Costantinopoli. Quest’ultima mossa ottiene l’indesiderato effetto di risvegliare il sultanato ottomano, che sta finalmente ritrovando unità e potenza dopo i rovesci dell’ultimo cinquantennio, subiti in particolare dai persiani, con cui i bizantini sono per tempo riusciti ad instaurare relazioni amichevoli(cosa di cui ha giovato anche il piccolo impero di Trebisonda).

- 1506: Dopo la misteriosa morte del fratellastro Michele Paleologo, Costantino decide di incamerare il ducato di Atene nei domini dell’impero, violando apertamente il trattato firmato da suo padre con la repubblica di San Marco ed il regno di Albania. Non pago, compie un clamoroso gesto propagandistico intraprendendo una lunga parata da Costantinopoli a Mistra, passando per Adrianopoli, Tessalonica, Larissa, Neopatria, Tebe e proprio Atene, dichiarando che l’impero romano ha ritrovato la propria continuità territoriale, dopo secoli di soprusi e rovina(in realtà a dividere i possedimenti bizantini si trova il despotato di Serre, ma quest’ultimo, indebolitosi rapidamente dopo la sua creazione, non oppone nessuna resistenza).

- 1507: Ulteriore avvicinamento politico con Massimiliano d’Asburgo ed il pontefice. Prime ambasciate presso Tatari di Crimea, polacchi, lituani e russi. In seguito all’ulteriore, provocatorio, potenziamento di marina militare e mercantile, si profila un nuovo scontro con i veneziani. Per indebolire le loro posizioni ambasciatori bizantini viaggiano fin verso la lontana Lisbona e prendono accordi di natura economica con i sovrani portoghesi.

- 1508: Giulio II assicura all’imperatore l’imminente creazione di una lega europea contro l’arroganza di Venezia e lo invita ad unirsi ad essa. I mamelucchi d’Egitto, spaventati dalla crescente ingerenza portoghese nell’oceano indiano si avvicinano a Venezia, che li invita a rivolgersi contro i bizantini.

- 1508: L’espansionismo ungherese verso sud assume una velocità preoccupante: guerra contro la Serbia e conquista di Semendria (Smederevo/Semzvarad); conflitto con Valacchia e Moldavia per l’accesso al mar Nero. Albania e Bulgaria (che nel frattempo ha incorporato il principato di Vidin) si stringono nuovamente all’impero. Janos (Giovanni) II, figlio di Mattia Corvino d’Ungheria, riesce ad ottenere la corona di S. Stefano, esautorando Ladislao e la fazione filo Jagellone (a cui però sarà costretto a cedere la corona boema) con l’esplicito tentativo di trasformare lo stato magiaro in una monarchia ereditaria. Decide inoltre di competere per il titolo d’imperatore e, per consolidare il proprio potere, decide di esautorare la dieta dei nobili di Buda da ogni potere decisionale. La ribellione dei grandi della corte costringe il re a tornare anzitempo dalla campagna a sud, salvando il regno serbo dal crollo definitivo.

- 1508-1509: scoppia la guerra contro la Serenissima. A sorpresa, la flotta mamelucca attacca Cipro, per appoggiare un colpo di stato ordito dalla fazione filoveneziana. Il colpo non riesce. Gli egiziani si fanno malamente distruggere la flotta da una tempesta e dalle capacità dell’ammiraglio Leone, cugino dell’imperatore bizantino. La flotta romea nei pressi della penisola calcidica si fa sconfiggere dai veneziani. Tuttavia lo scontro non è decisivo, poiché il previsto blocco navale di Tessalonica, in concomitanza con ciò che accade in Italia, viene abbandonato. Il presidio veneziano di Negroponte, abbandonato a sé stesso, è attaccato dalla flotta greca e sconfitto, nonostante l’eroica resistenza. Battaglia di Diu: la flotta Egiziana nell’oceano indiano viene distrutta dai portoghesi.

- 1510-1512: parziale riscossa Veneziana per terra e per mare; Negroponte viene riconquistata. Come il pontefice, anche l’imperatore Costantino XII si rende conto che l’eliminazione di Venezia ingrandirebbe a dismisura il potere austriaco in Europa. Inoltre anche gli ungheresi ne trarrebbero vantaggio, espandendosi lungo le coste dalmate. Pace tra Venezia e Costantinopoli: la prima conserva Negroponte e l’esenzione dai dazi; la seconda ottiene il mantenimento delle leggi che vietano il possesso di manifatture a stranieri e la restituzione di Imbro, Taso, Lemno e Samotracia. Scambio tra Sporadi boreali(che tornano nuovamente alla Serenissima) e la Calcidica(che entra a far parte dell’impero). Dopo il pericolo corso,Venezia si rende conto della necessità di aprire anch’essa una via per le Indie per far concorrenza ai portoghesi, riorganizzare il proprio esercito e ammodernare la flotta, dopo le scandalose prove contro nemici inferiori.

- 1511: nella parte asiatica del Bosforo il sultano Suleiman, dopo aver portato la capitale a Brussa, conquista una dopo l’altra tutte le città costiere occupate da corsari romei. L’imperatore comincia a prendere in considerazione una campagna in grande stile in Asia minore.

- 1512-1515: guerra Turco-Romea. Costantino XII sbarca con il suo esercito ad Adramitto e conquista parte della Troade. Viene però sconfitto alle porte di Brussa. Ritiratosi verso la Bitinia nord-occidentale, tenta un attacco a Nicomedia, ma viene nuovamente sconfitto. Suleiman cerca di portare la controffensiva sul suolo europeo, ma la sua flotta viene intercettata da quella romea nei pressi di Lesbo e parzialmente distrutta.

- 1515: riavvicinamento tra l’imperatore ed il doge. Venezia propone al sovrano egiziano il progetto di un canale che colleghi il mar Rosso al mar Mediterraneo. Il sultano egiziano rifiuta, convinto, non a torto, che gli eventuali profitti dell’operazione sarebbero andati solo a vantaggio della Serenissima e avrebbero scatenato nuove offensive portoghesi.

- 1516: Venezia comincia ad approntare la prima flotta da guerra per la navigazione oceanica. Nuove pressanti richieste del doge al sultano mamelucco. Quest’ultimo rifiuta, ma propone un assalto a Cipro. Peggioramento dei rapporti tra Persia ed Egitto per il controllo della Siria settentrionale.

- 1518: Costantino XII compie un viaggio a Trebisonda, chiedendone una formale sottomissione(in cambio di vantaggi territoriali nel caso di una guerra vittoriosa contro i turchi). Gli Isfendiar di Sinope, intuendo un forte pericolo, chiedono aiuto a Suleiman. Costantino, assieme all’imperatore di Trebisonda, si reca a Tabriz per offrire un tributo allo Shah dei persiani e guadagnarsi la sua amicizia. Il doge rivela a Costantino le intenzioni egiziane contro Cipro; a sua volta il basileus comunica a Venezia l’imminente guerra tra la Persia e i Mamelucchi. La Serenissima appronta una squadra di galee di nuova concezione per minacciare le coste egiziane, allo scopo di convincere il sultano con la forza a dare il proprio assenso al progetto del canale.

- 1519: Approfittando del conflitto tra Egiziani e Persiani per la Siria, Venezia attacca i porti egiziani da Alessandria a Tripoli. Per gli egiziani il crollo è umiliante. La Serenissima chiede il completo controllo di tutta la regione da Pelusio ai laghi amari, dove verrà costruito il canale, e la possibilità di costruire quante colonie desideri lungo le coste del mar Rosso.

- 1521: Scoppia la guerra tra Francia ed impero Asburgico per la questione dell’eredità Borgognona. I Bizantini temono l’accumulo di troppo potere nelle mani di un solo governante in occidente e fanno fredda accoglienza agli inviti del nuovo imperatore, Carlo V, ad allearsi con l’Austria . L’idea dell’imperatore consisteva nel portare i bizantini dalla propria parte per “usarli” come bersaglio delle mire espansionistiche degli Hunyadi d’Ungheria, che dal canto loro, avevano stipulato un’alleanza con la Francia. Del resto Giovanni II aveva già da tempo fatto capire a Bisanzio ed alla Serenissima che i rapporti di “buon vicinato” instaurati da Mattia(che forse era memore del fatto che il padre aveva combattuto al loro fianco per liberare l’Europa dal pericolo turco) si stavano avviando alla conclusione. Un ex agostiniano, Martin Lutero, dopo aver scritto delle tesi contro la chiesa cattolica che aveva fatto affiggere alle porte della chiesa di Wittenberg, viene ufficialmente accusato di Hussitismo e scomunicato. Ottiene tuttavia l’appoggio di molti principi tedeschi, desiderosi di scrollarsi di dosso il potere imperiale. E’ l’inizio della riforma protestante.

- 1522: Costantino XII, approfittando della scarsa attenzione delle grandi potenze europee, impegnate in preparativi di guerra continentale, incamera anche l’Epiro dei Tocco ed il despotato di Serre, in preda a crisi dinastiche, continue aggressioni bulgare e abbandonato a sé stesso da Venezia(della quale era formalmente vassallo) sin dal tempo della cessione da parte di quest’ultima della penisola calcidica ai bizantini. Ovviamente l’azione viene attuata con il consenso proprio della Serenissima, che in cambio del suo benestare ottiene alcune compensazioni, ossia le isole di Santa Maura, Itaca e Cefalonia.

- 1523: Le divergenze tra Francesi e Asburgo iniziano a coinvolgere anche la penisola italiana, in quanto la pianura padana sarebbe per ambedue le potenze un grande acquisto e un punto strategico per portare a fondo un attacco al nemico. Venezia viene blandita da entrambi gli schieramenti. Gli Ungheresi, pensando di approfittare della situazione, attaccano per l’ennesima volta i possedimenti dalmati della Serenissima. La resistenza è accanita e a prezzo di gravi perdite l’invasione viene respinta nella battaglia di Sebenico. Anche se per San Marco è una vittoria di Pirro, diplomaticamente per l’impero di S. Stefano è un disastro. Invece di concedere intimorita il passaggio della pianura padana agli eserciti francesi e magiari, Venezia si getta nelle braccia di Carlo V.

- 1525: Battaglia di Pavia: i Tercios, sbarcati a Genova muovono contro i francesi che hanno varcato le Alpi. I temibili fanti spagnoli, alleati con la cavalleria leggera veneziana(i leggendari stradiotti) spazzano letteralmente via l’esercito di Francesco I. A Est però la situazione non è buona: la coalizione balcanica animata dall’imperatore di Costantinopoli(Valacchia, Serbia, Albania e Bosnia. Non la Bulgaria, a cui gli ungheresi avevano fatto vaghe promesse in caso di un loro successo) viene pesantemente sconfitta a Nis. L’esercito Romeo si prepara a varcare il confine bulgaro per scontrarsi con Giovanni II. All’ultimo però, la sfida è rimandata. I francesi chiedono ai magiari di rivolgersi contro il Friuli, invadendo i possedimenti della Serenissima da Est. Il sovrano Ungherese, con “l’armata nera” già pronta a marciare verso Vienna, decide che non può portare avanti contemporaneamente tre campagne. Considerando i romei i propri nemici più deboli è convinto di poter disporre di loro in qualsiasi momento.

- 1526: Il papa si schiera contro l’imperatore, temendo la rapida espansione dell’egemonia asburgica anche in Italia e audacemente propone all’imperatore romeo di entrare in una nuova lega da lui promossa. Costantino esita. Effettivamente in questo modo si renderebbe amici gli ungheresi e riprenderebbe la politica di estromissione di Venezia dal levante, ma il tradimento potrebbe anche non pagare. Infine, anche in caso di successo, il timore del doppiogiochismo ungherese resterebbe altissimo.

- 1527: Lega di Cognac: Carlo V manda i propri Lanzichenecchi in Italia. Nella sorpresa e nell’orrore generale i mercenari tedeschi comandati da Frundsberg saccheggiano Roma. Già da tempo pronto all’eventualità di uno sbarco in Italia per soccorrere Venezia, l’esercito romeo, comandato dall’ormai anziano ammiraglio Leone il cipriota, sbarca ad Otranto. Contestualmente l’imperatore di Costantinopoli aveva inviato una nota all’imperatore di Vienna: “ La guerra che sconvolge ormai da tempo la cristianità è per me motivo di profonda costernazione e dolore. Il titolo che noi portiamo quali imperatori romani di Oriente ed Occidente ci obbliga, fratello mio, alla somma responsabilità di portare in questo nostro mondo lordato dai peccati ma redento dal sangue del Signor Nostro Iesu Christo, la pace, pur imperfetta e mero riflesso di quella che vedremo alla fine dei tempi nella dimora della Gerusalemme celeste. Ma noi ci chiediamo come sia possibile domandare questo a colui che reca un sì grave danno alla dimora scelta dallo stesso apostolo Pietro e da tutti i suoi successori. A lungo la somma maestà dell’impero che Dio ci ha affidato è stata turbata dal fuoco dello scisma, che ha dato modo alle schiere dell’Anticristo di arrivare ad un passo dalla conquista della gloriosa città fondata dal nostro comune ed augusto predecessore Costantino. Desidero ricordare a voi, augusto collega d’occidente, come le demoniache schiere della mezzaluna siano ancora ben deste, e che il loro domino si estende ancora per lunghi tratti dei nostri antichi domini, e che solo quando i nostri augusti predecessori deposero il loro antico errore e tornarono alla sotto il ben lieve e salutifero giogo di Roma, che il nostro imperio ricuperò parte dell’antico splendore e dell’antica forza. Se voi accoglierete nel vostro cuore la ribellione all’ordine dell’universo ne trarrete la sola ed unica conclusione che le vostre sole forze non saranno mai sufficienti a domare tutte le onde di questo mondo, pur se, come voi dite, il vostro diretto dominio è tanto vasto da non essere mai toccato interamente dalle tenebre. Noi desideriamo esservi amici, fratello mio, ma solo se ci darete bastanti garanzie che voi vi impegnerete seriamente al mantenimento della pace e alla vittoria contro le schiere infedeli che ancora hanno in loro potere i luoghi santi e, con Gerusalemme, anche altri due santissimi patriarcati della primitiva cristianità, Antiochia ed Alessandria. Se dovessimo constatare con nostro sommo rincrescimento che le esortazioni che vi consegniamo non siano sufficienti a farvi mutare condotta, considerateci slegati dal nostro secolare rapporto di carità e fratellanza.” La traduzione era chiara: Costantino chiedeva a Carlo V delle compensazioni e delle garanzie come base per un’alleanza duratura, come dei legami matrimoniali solidi tra le due casate o delle garanzie commerciali, altrimenti non avrebbe esitato a cambiare schieramento. Ovviamente le maggiori potenze europee ancora non si rendono conto della vera forza del ricostituito impero bizantino e Carlo non fa eccezione. Nonostante la difficoltà di tenere ancora a servizio i lanzichenecchi(il soldo cominciava a scarseggiare e i mercenari non esitano a disertare quando non vengono pagati) decide di inviare una parte delle truppe del Frundsberg nel sud Italia, per liquidare in fretta i greci. Mal equipaggiati e ormai indisciplinati, ad Aquilonia vengono intercettati dall’esercito romeo e subiscono un’incredibile ed inaspettata sconfitta. A questo punto, con i principi tedeschi che cominciano a coalizzarsi contro di lui usando lo scudo del luteranesimo e con Giovanni II Hunyadi pronto ad assaltare Vienna, esortato dal Doge di Venezia, concede la possibilità ai mercanti greci di creare quartieri propri a Otranto e Gallipoli e, cosa più importante, promise il matrimonio della figlia del fratello Ferdinando, Elisabetta, al neonato Costantino XIII una volta che i due fossero giunti in età da marito. Inoltre promise che qualora avesse avuto un secondo figlio maschio, questi sarebbe andato in sposa a Zoe, figlia primogenita di Costantino XII.

Come continuarla?

Paolo Maltagliati

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E ora, l'idea di Generalissimus:

Narrano le cronache che i futuri Zar di Bulgaria Pietro IV e Ivan Asen I si recarono dall'imperatore bizantino Isacco II Angelo per chiedergli di entrare a far parte delle forze armate di Costantinopoli e di concedere loro un feudo nei Balcani che gli garantisse una piccola rendita.
Sembra che Isacco II accolse malissimo le richieste dei capostipiti degli Asen, tanto che i due fratelli di etnia incerta, vistisi trattare come pezze da piedi, decisero di risolvere la questione tra loro e Bisanzio dando il via alla ribellione dalla quale nacque il Secondo Impero bulgaro.
Ma cosa accadrebbe se l'Angelo decidesse di accontentarli, disinnescando ogni possibile conflitto e impedendo che l'Impero Bizantino si ritrovi un potente rivale sul suo confine settentrionale?

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Questo è il commento in proposito di feder:

Forse, quando l'Impero gradualmente si restringe e perde prima l'Anatolia, poi i Balcani occidentale con croati e serbi, infine la Grecia in senso classico, potrebbero essere loro a diventare l'etnia dominante dell'impero. Un impero non più (romano)-greco, ma (romano)-greco-bulgaro, solo leggermente più greco di quanto non fosse greco-russo l'impero degli zar. O forse, anche solo una dinasria bulgara: non sarebbe troppo strano per un impero che ha avuto sovrani macedoni e africani. In entrambi i casi, se riescono a guidare con successo la riscossa anti-turca, allora la cosa può avere un seguito. Se no (e mi sembra più probabile), la storia torna sui nostri binari almeno per quattro secoli, quando nella guerre balcaniche i bulgari pretenderebbero Costantinopoli in virtù del fatto che sono stati "gli ultimi difensori dell'impero"... A quel punto, mi viene davvero difficile immaginare cosa ne potrebbe venir fuori, fra pretese sulla Città mosse da mezzo Levante.

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Tommaso Mazzoni azzarda:

Siccome la storia è un trionfo dell'improbabilità, ammettiamo che lo Zar/Basileus Bulgaro stronchi Maometto II in singolar tenzone e ricacci i turchi a est.

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E feder annuisce:

Allora il grande Bulgaro si ritroverebbe e riterrebbe Imperatore Romano e agirebbe di conseguenza. Traduzione: guerre a destra e a manca per riportare all'ordine le province recalcitranti. Non ho capito se nella tua proposta gli Ottomani sono spazzati via o no: nel primo caso, l'impero bulgaro prende il posto di quello turco storico, la sola differenza è che è ortodosso e al comando ci sono, appunto, i bulgari (vedi l'ucronia trace con i Traci sostituiti dai Bulgari); nel secondo caso, confluisce nell'ucronia "Impero Bizantino, Anno 7519".

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Gli risponde Federico Sangalli:

Ponendo che sia Kaloyan, Duca del Thema Bulgaro (in HL primo autoproclamatosi Zar di Bulgari e Valacchi), a prendere Costantinopoli approfittando del Sacco della città da parte dei Crociati (1204) e poi della sconfitta rovinosa degli stessi da parte dei Bulgari stessi ad Adrianopoli (1205), avremmo:

Kaloyan (Asen) 1206-1227
Giovanni III 1227-1241
Colomanno I 1241-1246
Michele III 1246-1297
Giovanni IV (Laskaris) 1297-1305
Michele IV (Asen) 1305-1322
Filippo I (Taranto) 1322-1330
Costantino XI (Armenia) 1330-1362
Costantino XII 1362-1373
Giovanni V (Uros) 1373-1422
Giorgio I (Cantacuzeno-Asen) 1422-1459
Teodoro I 1459
Manuele II 1459-1470
Ladislao I (Hercegovic) 1470-1489
Balsa I 1489-1499
Michele V 1499-1509
Giovanni VI 1509-1515
Carlo I (Tocco) 1515-1518
Ferrante I (Castriota) 1518-1561
Giovanni VII (Crispo) 1561-1564
Giacomo I 1564-1576
Giorgio II (Gurieli) 1576-1600
Mamia I 1600-1625
Simone I 1625-1672
Bagrat I (Bagrationi) 1672-1681
Alessandro II 1681-1695
Simone II 1695-1711
Giorgio III 1711-1730
Alessandro III 1730-1752
Salomone I 1752-1784
Bagrat II 1784-1800
Simone III 1800-1810
Rostom I 1810-1840
Simone IV 1840-1862
Rostom II 1862-1895
Simone V 1895-1951
Gregorio I 1951-1967
Irakli I 1967-2013
Davide I 2013-...
Erede al trono: Irakli (II)

Non credo che un comandante diverso avrebbe fatto la differenza nel 1453: i Bizantini di Costantino Paleologo non erano guidati da incompetenti e le risorse sarebbero le stesse. Il punto focale semmai sarebbe non alienarsi tutti i possibili alleati in Occidente sconfessando il Concilio di Firenze e a questo proposito i sovrani bulgari, seppur ortodossi, si fecero incoronare dal Papa per cui secondo me una riconciliazione con la Chiesa Cattolica sarebbe possibile.
È interessante notare la progressione di unioni personali:

- con gli Asen i Bulgari
- con i Laskaris Nicea e pressoché tutti gli altri principati bizantini
- con Costantino XI il Regno Armeno di Cilicia e presumibilmente anche dell'Armenia stessa
- con gli Uros la Serbia
- con gli Hercegovic la Bosnia
- con Angiò, Tocco e Castriota Albania ed Epiro
- con i Crispo le Isole Ionie
- con Gurieli e Bagatrioni la Georgia

Aggiungiamoci che nella lista non c'è, ma tra gli eredi deceduti senza discendenza c'è Caterina Cornaro, per cui pure Cipro finirebbe alla Corona Bulgaro-Bizantina. Se i bulgari militano nel Thema Bizantino della Tracia, gli Ottomani potrebbero non riuscire neanche ad insediarsi sul lato europeo del Bosforo e alla fine saranno respinti nell'Anatolia centrale.

[Lo so cosa state pensando: è incredibile cosa possa fare una persona annoiata con una propensione all'autolesionismo ucronistico, con un computer e un po' di tempo da perdere ;) ]

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E Basileus TFT aggiunge di suo:

I POD sono fondamentalmente due: quando i crociati iniziano a farsi strada verso Costantinopoli, il basieus chiama Kaloyan e le truppe bulgare a difesa della città. I Bulgari sono tanti e anche disinteressati a questioni legittimistiche su chi debba o non debba essere l'imperatore, perciò massacrano i crociati, dopodichè Kaloyan viene nominato basileus visto che Alessio III si è dato a comportamenti disonorevoli. Da qui, una storia molto diversa.

Nel secondo caso, con un 1204 canonico, Kalojan può semplicemente avere ragione dell'impero Latino in poco tempo e ottenere la sottomissione dei principali potentati bizantini facendosi nominare imperatore. Rimarrebbe fuori Trebisonda, troppo lontana per essere riconquistata subito, e Creta.

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Diamo ora spazio alla proposta di feder:

Quanti di voi conoscono il nome del cardinal Bessarione? Qualche tempo fa, in Italia girava anche uno scioglilingua su questa figura, colpevole di avere un nome forse fin troppo memorabile. Però questa figura di vescovo greco, mirabile amministratore ed eccelso linguista, oltreché eccezionale aiutante di tutti i pontefici che nel corso della sua vita si ritrovò a servire, ha a mio giudizio qualche merito in più che non quello di portare un nome così risonante.

Basilio Bessarione fu, nel secolo XV, un prelato famosissimo per essersi convertito al cattolicesimo allo scopo di scampare alla (futuribile) caduta di Costantinopoli nel contesto degli accordi preliminari e successivi del concilio di Firenze, che sancì la formale riunificazione delle due Chiese. Come primo (se non in linea cronologica, quantomeno in importanza, dato che già dai tempi del Boccaccio era invalso l'uso, da parte dei ricchi italiani, di importare un greco nella penisola per far loro da maestro) della lunga schiera di esuli ortodossi che scappavano dalle temute (timore, questo, largamente infondato) persecuzioni musulmane per opera del sultano turco.

Egli visse in Italia fino alla morte, ricoprendo numerosi incarichi di prestigio per conto del papato e anzi risultando primo favorito per l'elezione all'ufficio di sacro pontefice nel corso di svariati concili cardinalizi, ma in ultima analisi venendo sempre sconfitto in ragione dell'ostilità che i latini nutrivano nei confronti dei greci (girava la voce, a soggettivo parere dello scrivente piuttosto infondata, che il Bessarione fosse un cripto-ortodosso, e fra i suoi nemici addirittura che egli fosse una spia del Turco).

Fin qui la storia. Ora il quesito ucronico: cosa sarebbe accaduto se, in uno dei numerosi conclavi in cui egli avrebbe partecipato (ben cinque: 1447, 1455, 1458, 1464, 1471) il Bessarione l'avesse spuntata, finendo per essere eletto Papa, magari col suggestivo nome di Costantino II? Prendendo la terza di queste date ad esempio, senza dubbio, il Bessarione avrebbe notevolmente incoraggiato il processo di riscoperta dell'antichità e della cultura classica, finendo indirettamente per foraggiare il nascente Rinascimento con intensità ancora maggiore del nostro Pio II (alias: Enea Silvia Piccolomini). Il Bessarione non si sarebbe certamente arreso a lasciare l'Oriente nelle mani del Turco, spingendo ancor più che in HL sull'imperatore, il doge e i re di Polonia e Ungheria per guidare una nuova crociata, che forse potrebbe riscontrare un limitato successo. Per converso, il disinteresse del nuovo Papa per l'Italia potrebbe portare a un rafforzamento generale di tutti i contendenti, sicché:

a) Venezia potrebbe radicarsi in anticipo in Romagna, evitando la guerra del sale;
b) Firenze vivrebbe l'accentramento di potere nelle mani dei Medici con maggior serenità, dato che i congiurati repubblicani non godrebbero dell'appoggio, economico e morale, della Santa Sede;
c) don Ferrante potrebbe calare la mannaia con ancor maggiore forza sulla feudalità ribelle, incamerando le enclavi pontificie nel suo territorio e/o ottenendo una dichiarazione formale d'indipendenza del Regno in cambio del suo supporto contro i Turchi (e mi fermo qua, dato che non voglio dare adito alle teorie di alcuni storici, i quali vorrebbero la congiura del Lampugnani dell'HL manovrata a distanza dal papa).

Certo che, se il Bessarione gioca bene le sue carte, e il potere del partito orientale si radica bene a Roma con l'ammissione di nuovi prelati provenienti dai Balcani all'interno del collegio cardinalizio, è plausibile immaginare che la linea politica inaugurata da papa Costantino II prosegua oltre la sua morte, confermando innanzitutto l'unione fra le due Chiese, e in prospettiva, con un papato tutto preso dalla missione evangelica e non dagli intrighi delle corti d'Europa, si eviti l'affissione delle tesi di Lutero.

Senza spingersi troppo in là con la fantasia, secondo me è possibile che, a lungo andare, questo PoD eviti le principali svolte del tardo medioevo e della prima modernità, fra cui l'evitabilissima caduta dell'impero romano, le guerre d'Italia e la Riforna protestante. Voi cosa ne pensate?

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A rispondergli è Federico Sangalli:

Sicuramente sul piano culturale Papa Bessarione rappresenterebbe una svolta il mondo occidentale. In HL fu un grande sostenitore della riscoperta del Platonismo e fece da protettore a quanti più dotti bizantini possibili dopo la caduta di Costantinopoli. È plausibile immaginare che sfrutti la sua posizione per ergersi a mecenate degli esuli bizantini, accogliendone un gran numero a Roma. La sua corte sarebbe influenzata dallo stile e dalla simbologia dei nuovi venuti e diventerebbe il fulcro di un Rinascimento anticipato sponsorizzato dal Papato. In altra sede abbiamo visto come l’avere Roma occupata dai barbari, sebbene presto romanizzati, abbia permesso a Costantinopoli di dichiararsi erede della Città Eterna e di costruire il “mito” della Caduta di Roma. Ecco, allora secondo me è molto plausibile che in questa TL si affermi il principio che, visto che la “Seconda Roma” è caduta nelle mani dei barbari infedeli, l’originale, ormai libera dall’occupazione straniera e anzi nuovamente faro dell’Occidente in quanto capitale della Cristianità, sia la naturale erede per riprendersi quel ruolo che era inizialmente suo. Tale considerazione si diffonderebbe nella classe politica e intellettuale europea attraverso il nuovo Rinascimento. Avremmo quindi un pensiero politico radicalmente influenzato da questa concezione: Roma resterebbe una città molto “politica” invece di scivolare lentamente in un ruolo soprattutto culturale, gli imperatori continuerebbero a cercare la propria incoronazione nella Città Eterna; influenzato dal pensiero “il Papa, principe della Chiesa = erede del cesaropapismo bizantino”, il Papato potrebbe cercare di riaffermare il suo prestigio nel panorama politico-culturale europeo, con un ritorno a un richiamo di superiorità della figura pontificia su quella imperiale come durante l’Alto Medioevo; filosoficamente la produzione culturale cattolica potrebbe sposare maggiormente il neoplatonismo, dopo la fase aristotelico-tomista, il che probabilmente ingenererebbe un pensiero europeo molto diverso (ma non sono abbastanza esperto dell’argomento, dunque lascio ad altri l’onore di svilupparlo).

Simbolo di questa svolta sarebbe la riforma del vecchio Calendario Giuliano, visto che in HL Bessarione fu protettore del matematico e astronomo Regiomontano a cui in seguìto Papa Sisto IV commissionò in effetti il progetto di riforma del calendario che però non andò mai in porto a causa della morte dello scienziato, finendo nel dimenticatoio fino alla Riforma Gregoriana del secolo successivo. Qua è plausibile che Costantino II prenda Regiomontano nella sua corte e gli assegni questo incarico prima, ottenendo una riforma del calendario anzitempo.

Sul versante politico internazionale le idee di feder sono molto interessanti. Mi chiedo se queste, unite con la rinnovata centralità del Papato, non possano gettare le basi di un sistema di sicurezza per la Penisola italiana simile alla Lega Italica tentata da Lorenzo il Magnifico, con tutte le conseguenze del caso.

Non penso che Costantino II avrebbe avuto la forza per convincere i regnanti europei a lanciarsi in una vera e propria crociata (i Medici in HL risposero consigliando cinicamente al Pontefice di lasciare che veneziani e turchi si scannassero fra loro, c’è poco da convincere), ma potrebbe avere comunque uno sbocco, seppur con un esito più limitato che la riconquista di Costantinopoli. In HL si era riusciti a radunare qualche decina di migliaia di uomini prima che l’impresa fallisse sul nascere. A questi potrebbe anche aggiungersi una compagnia formata dagli esuli bizantini, una sorta di “Guardia Greca”. È credibile immaginare un loro impiego, per esempio a sostegno della rivolta di Scandenberg in Albania. I veneziani sarebbero contenti di rafforzare il loro controllo sull’Adriatico, escludendo gli ottomani, e di puntellare i loro possedimenti in Grecia. Sarebbe intrigante se, una volta che l’impresa albanese abbia esaurito la sua spinta e la presa di Costantinopoli fosse ormai fuori portata, almeno una parte della “Guardia Greca” rimanesse nei Balcani a combattere, magari unendosi a Vlad III e facendo la differenza nella battaglia notturna di Targoviste, lasciando Maometto II sul campo.

In prospettiva comunque concordo sul fatto che la Chiesa Cattolica si orienterebbe maggiormente sull’evangelizzazione dell’Est, affinando la propria conoscenza culturale per penetrante in quegli ambienti. La spinta che in HL portò al fiorire delle chiese uniate di rito greco-cattolico potrebbe essere molto più forte e coinvolgente, al punto che la maggior parte della Romania, della Slovacchia, dell’Albania e della Rutenia potrebbero essere cattoliche, con forti minoranze anche a Cipro, in Bulgaria e, col tempo, forse anche in Ucraina.

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E feder gli replica:

Sono d'accordo con gli sviluppi da te proposti. Quasi sicuramente, l'interezza dei Balcani ricadrebbe sotto l'influenza della Chiesa cattolica (leggasi: uniate, con il vecchio clero bizantino cooptato sotto il nuovo ordine). Un po' dappertutto, specie nelle zone rurali, resterebbero veterocredenti ortodossi, strenui partigiani dell'autocefalia, ma con il tempo il numero di questi scenderebbe fino a scomparire, specialmente se sostituiamo la dominazione politica turca (che storicamente ha agito come una barriera alla penetrazione di molte idee fra l'Occidente e l'Oriente) con una di marca "italica" (uso questo termine per riferirmi all'ipotizzanda Lega da te sussunta). L'inurbazione nelle città costiere, naturale conseguenza dello sviluppo economico connesso al fatto di risultare appendici di un circuito commerciale esteso all'intero Mediterraneo, farebbe il resto.

Mi sembra dunque che in questa linea temporale gli unici ortodossi ad assomigliare a quelli che noi conosciamo sarebbero i grandi slavi: dubito infatti che il granduca di Mosca, per cui il patriarca delle Russie era poco più di un burattino, accetterebbe di piegare il capo dinnanzi al Papa. A meno di non voler immaginare che questo papato missionario nei secoli diserti la costruzione di Roma per finanziare il tentativo polacco di sottomettere e convertire la steppa russa (cosa non impossibile, eh), in epoca contemporanea assisteremmo comunque alla divisione fra Europa cattolica ed Europa ortodossa, che sotto sotto rispetta l'antica spartizione del mondo culturale occidentale tra influenza latina e influenza greca, solo spostata più oriente.

Non mi esprimo invece sulla possibilità di riuscita della Riforma. Credo che un papato di questo segno potrebbe riuscire a prevenire l'affissione delle 95 tesi, così come risultare maggiormente efficiente nel tentativo di sopprimere la diffusione di eresie, perlomeno in Germania, Svizzera e Olanda (in Danimarca, la conversione fu motivata dagli astuti calcoli politici di re Federico; per riportare la pecora all'ovile, bisognerebbe finanziare una spedizione punitiva da parte di Carlo V). La Svezia potrebbe scegliere di restare cattolica, se il Papa decidesse di investire sul candidato giusto nel corso delle lotte di potere che hanno contraddistinto i primi Vasa. Ci sarebbe invece ugualmente l'anglicanesimo, sicché dubito che questo genere di pontefici accetterebbe di piegare il dogma della Chiesa dinnanzi a qualunque sovrano.

Si badi bene, comunque, all'indizio di riaccensione della lotta fra Papa e imperatore che Federico ha menzionato: se veramente ciò accadesse, tale sviluppo potrebbe impedire in ogni senso l'espansione della Chiesa così come l'ho descritta... Credo infatti che già Massimiliano I disponesse di risorse sufficienti a mettere a sacco la Città Eterna, sottomettendo il Papa.

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Non basta; diamo la parola ad Enrico Pizzo:

La firma del Trattato di Gallipoli, oltre a rappresentare la fine del vassallaggio nei confronti degli Ottomani, consentì all'Impero Romano di recuperare vasti territori in Grecia, Tracia ed Anatolia trasformando quello che ormai era ridotto ad una città assediata in una Potenza Regionale.
Questo " miracolo ", che non mi dispiace definire Seconda Rinascita Paleologa, si interruppe bruscamente nel 1421 con la morte del Sultano Mehmed I.
In quell'anno infatti Giovanni, figlio del Basileus Manuele, era intervenuto, senza l'assenso paterno, nella successione al trono Ottomano appoggiando Mustafa Çelebi contro il fratello maggiore Murad.
L'esito dello scontro fu favore a Murad che, oltre a far strangolare il fratello minore, ne approfittò per invadere l'Impero Romano, assediandone la Capitale e sottraendogli i territori da poco acquistati.
Riflettere al riguardo mi ha suggerito un POD.
Ipotizziamo che Manuele, una volta giunta a Costantinopoli, la notizia della morte di Mehmed proibisce fisicamente a Giovanni di intervenire, magari relegandolo in un convento.
Come potrebbe cambiare la Storia? Io sono ragionevolmente convinto che l'Impero sarebbe sopravvissuto fino al XVIII secolo.
Non di più, perchè con l'Impero in fase espansiva nei Balcani, una Costantinopoli formalmente indipendente poteva essere accettata; nel XVIII secolo, con l'Impero in fase di regressione, non lo sarebbe stata più.
Non tanto per l'importanza militare quanto per quella religiosa.
Costantinopoli era sede del Patriarca, cioè del Capo religioso/politico dei cristiano-ortodossi balcanici.
Si può sopportare che il capo del Rūm millet sia uno straniero, finché questo è politicamente insignificante e, de facto, tuo prigioniero, il capo del Millet Cattolico ad esempio non è mai stato il Papa, non lo si può più sopportare quando la sua importanza politica inizia ad aumentare.

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Così gli risponde Paolo Maltagliati:

Secondo me, anche in questo caso, l'Impero non sarebbe sopravvissuto alla furia conquistatrice di Mehmet II Fatih. A quest'ultimo importava sì di giustificare le sue imprese in senso legalistico, ma allo stesso tempo non si faceva scrupoli nel trovare scuse per portare avanti le sue conquiste. E l'obiettivo che aveva in mente era molto chiaro, creare un impero che avesse la seconda Roma come capitale e buttare a mare ogni vestigia di potere locale nell'area "imperiale" (spesso in occidente si pensa che si sia concentrato sul far fuori gli staterelli cristiani, ma non si fece molti scrupoli nemmeno con i beilikati residui in Anatolia), ed era enormemente ambizioso.

E, a onore del vero, anche Murad non era certo un imbelle. Murad portò avanti la conquista di Tessalonica con una costanza invidiabile, così come la sottomissione definitiva e inappellabile dei Balcani Meridionali. Il piano partì con Murad (anche se Murad non osò troppo toccare l'impero, dopo il fallito assedio del '22, forse anche per superstizione) e fu affinato con Mehmet II. Fu solo dopo che sopraggiunse una sorta di frattura su che 'direzione' prendere (sia ideologicamente sia geograficamente. La seconda fu presto decisa, la prima ci volle un po' per stabilizzarsi in senso convintamente ghazi, cosa che effettivamente andò contro a Murad e Mehmet II). Anche a non crederci, Anadolu e Rumeli Hisar sembrano (e sono, suvvia) fatte praticamente apposta per manifestare la volontà di dominio sugli stretti,su Costantinopoli stessa e creare un casus belli.

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Ma Basileus TFT segue un'altra direzione:

Manuele conosceva bene l'errore che stava per fare Giovanni e ci litigò aspramente, ma alla fine gli disse: "Figlio, fai come vuoi. Io sono vecchio e malato, ma tu fai come vuoi". Il resto è storia.
In effetti Giovanni stava già sostituendo di fatto il padre al governo perchè la salute non lo stava aiutando ed era già ultrasettantenne.
Ma ipotizziamo che Manuele sia in forze e ancora prima di questo eventi dica a Giovanni "fai un nuovo viaggio in Europa a cercare alleati, io sto bene, posso gestire lo Stato fino al tuo ritorno".
In effetti Giovanni aveva tutto l'interesse per una nuova avventura italiana, magari proprio a Roma dove il papa sembrava ben disposto a cedere qualche cannone.
Così, quando scoppia la guerra civile in seno agli Ottomani, Manuele fa la cosa più saggia: aspetta di capire chi è la fazione che sta per vincere e solo allora interviene.
Quando pare chiara la vittoria di Murad, interviene in suo aiuto e con poco sforzo si siede al tavolo dei vincitori. Le compensazioni territoriali sarebbero state alcune rettifiche sulla costa dell'Asia Minore, in Tracia orientale e qualcosina in Tessaglia.
Nel complesso però la vittoria è significativa perchè Manuele si conferma amico del nuovo sovrano ottomano, e gli stessi ottomani sanno che il supporto di Costantinopoli è significativo per le guerre civili.
Con una salute migliore, Manuele magari vive qualche anno in più e può convincere Giovanni che le sue scelte avrebbero portato l'impero alla rovina. Così, Costantinopoli non attacca i territori ottomani durante la crociata di Varna, ma si concentra sulla riconquista del Peloponneso ai danni dei Gattilusio e degli altri signori italiani in loco.
Ricordiamo anche che, senza l'assedio di Costantinopoli, Costantino non rimane bloccato sotto assedio a Lemno e quindi sua moglie non muore muore per questo motivo.

Ora, in questa timeline Maometto II sarà forse meno zelante, ma comunque desideroso di conquistare Costantinopoli. A corte però esisteva una fazione filobizantina che faceva leva sul fatto che fosse folle usare tutto l'esercito per assediare i bizantini (in questo caso a maggior ragione che i rapporti sono molto buoni) quando un'armata cristiana può colpirti alle spalle da nord.
Dobbiamo anche considerare che Maometto ebbe gioco facile perchè impiegò solo pochi uomini di ripiego per fermare le truppe bizantine dalla Morea, ma un attacco in questo frangente significa ripetere la situazione di Murad, ossia dividere l'esercito per assediare anche Tessalonica e le altre città, e quindi perdere...
è probabile quindi che Maometto si concentri su obiettivi più prioritari: pacificare l'Albania, conquistare Rodi, sconfiggere i Karamanidi, nel mentre ripassa su Trebisonda e via.
Facile che un primo assedio di Rodi nel 1460 fallisca e che l'isola cada in quello del 1480 (lo anticipiamo al 74?, uguale). Maometto tenterebbe comunque l'impresa italiana.
Se i rapporti con Bisanzio sono buoni, i Sultani possono andare avanti (come detto anche da Enrico e Tommaso) ancora per un po' perchè ci sarebbero il Levante, l'Egitto e i Balcani da conquistare, almeno fino al 1600. Dopodichè, frustrati nell'ambizione, si risolverebbero ad attaccare Costantinopoli.
Tutto questo, si intende, se Bisanzio mantiene un atteggiamento cauto, supportando gli ottomani dove possibile e non facendosi ingolosire dai crociati, specie a Lepanto.

Quindi, dal dopo Varna il nostro impero cosa fa?
Dopo aver chiuso la partita con i latini, al più si può beccare la città di Cembalo in Crimea e poco altro. Alla fine i sultani smetterebbero anche di trattare territori in cambio di supporto e sarebbe solo un "o intervieni al mio fianco e ti prendi un paio di briciole, o ti invado".
Una volta che la politica dei sultani diventa aggressiva, un imperatore un minimo sveglio sposterebbe la capitale a Mistrà. Poi sarebbe la guerra e l'impero perderebbe tutta la Tracia, la parte asiatica, Cembalo, Tessalonica e territori circostanti.
A questo punto potrebbe regnare la pace per un po', dopodichè i Paleologi cercherebbero il supporto attivo degli Asburgo.
Non ci sarebbe una "rivoluzione greca", ma un tentativo di recupero dei territori imperiali e in questo i "greci" partirebbero avvantaggiati.
Con la guerra italo-turca i Greci hanno un'occasione d'oro per prendere Costantinopoli...

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Bhrihskwobhloukstroy annuisce:

In effetti tutti risultano d’accordo che il momento critico sia il Settecento. Basileus TFT ha scritto in modo molto illuminante che «i Paleologi cercherebbero il supporto attivo degli Asburgo»; mi pare evidente che lo otterrebbero pure, per tutto il secolo (e comunque da Carlo VI. in poi), dato che, anche nel caso che escludiamo il concorso di una titolarità ereditaria attraverso i Trastámara, rimane il fatto della confluenza degli stessi Paleologi-Gonzagheschi nei Lorenesi. In questo contesto il coinvolgimento del Sacro Romano Impero nella Guerra di Successione Polacca diventa quanto mai improbabile (sarebbe irrealistico e illogico); di conseguenza i due Imperi sommati rappresentano una forza maggiore, evitano le perdite storiche, conservano le conquiste precedenti e hanno addirittura l’opportunità di nuove acquisizioni, sia negli Anni Trenta sia negli Anni Ottanta. Le politiche di alleanza con Venezia diventano più concrete e praticabili; il Piano Greco russo si ristruttura verso obiettivi più accettabili per gli Alleati e anche meno ardui da raggiungere. L’effetto a cascata è che anche la Francia (se non l’intero Blocco Borbonico) finirebbe per accettare di farsi coinvolgere.

A questo punto, la seconda cartina può essere completata con la colorazione del Blocco Antiottomano: Impero Romano, Sacro Romano Impero, Impero Russo, probabilmente anche Persia e Francia (Spagna, Due Sicilie?).

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Chiudiamo con un'altra trovata di Basileus TFT:

Tutti i finali possibili dell'impero bizantino:

Good Ending: Giustiniano riesce nella sua opera di restaurare l'impero. Recupera la Spagna attuale, il fronte balcanico non crolla e i suoi discendenti recuperano la Gallia. I Longobardi rimangono come foederati in Dalmazia, i Persiani sono sconfitti in guerra e il fronte orientale torna al confine pre-Giuliano.
Nel 620 le truppe ghassanidi si impongono sui meccani e sconfiggono l'Islam. Nei secoli successivi l'impero di espande e inizia la colonizzazione del nuovo mondo.

Neutral Ending: l'impero non riesce a riconquistare le sue antiche province, ma sopravvive fino ai giorni nostri ridotto ai Balcani e all'Anatolia. Con il tempo si modernizza e il ruolo dell'imperatore diventa marginale dopo una guerra civile contro i comunisti dopo la prima guerra mondiale.

Bad Ending: l'impero sopravvive, ma è ridotto ad un piccolo Stato cuscinetto centrato sulla sola Morea fino al 1800. Con la rivoluzione che segue vengono recuperati i territori della Grecia attuale, ma non Costantinopoli. Assistiamo al genocidio greco in Anatolia.
Oggi l'impero è una repubblica, trasformata dopo la fine della dittatura degli strateghi per il fallito tentativo di ammettere Cipro.

Worst Ending: la nostra.

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Generalissimus obietta:

No, quello di Giustiniano è il good ending definitivo, il good ending semplice è una vittoria a Miriocefalo seguita da riforme.

Poi ci sarebbero il:

Megali ending: la Grecia riesce a mantenere Costantinopoli e sconfiggere la Turchia negli anni '20.

Romanov Ending: il Piano Greco di Caterina la Grande ha successo, suo figlio Costantino diventa il Basileus di una Roma orientale restaurata.

Monferrato Ending: dopo la caduta di Costantinopoli i Paleologi del Monferrato si dichiarano imperatori romani.

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Se avete suggerimenti e consigli da darmi, scrivetemi a questo indirizzo.


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