La Guerra Mondiale Zero

di Autori Vari


Tutto ha inizio con l'idea di Generalissimus:

Intorno al 1380 Bernabò Visconti venne avvicinato da Re Riccardo II d'Inghilterra, che era impegnato a riorganizzare le forze inglesi in vista del riaccendersi della Guerra dei Cent'Anni.
Non si sa con precisione cosa si dissero i due, ma se uno dei due propose all'altro un'alleanza militare in quest'ottica, allora vuol dire che alla fine non se ne fece nulla.
E se invece si arrivasse ad un accordo in tal senso? Milano entra attivamente nello scontro tra Francia e Inghilterra. Cosa la attende?

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Gli replica Enrica S.:

Proviamo a portare questa proposta alle estreme conseguenze. La Guerra dei Cent'Anni si salda con il Grande Scisma d'Occidente e con le dispute tra gli stati italiani. L'Aragona, tradizionale alleata della Francia, si schiera con Parigi; Castiglia e León invece, che puntano all'egemonia sulla penisola iberica, disconoscono il Papa avignonese e si alleano con Londra. Di conseguenza il Portogallo cambia a sua volta casacca e si schiera con il Regno di Francia e con il Papa Avignonese. Gian Galeazzo Visconti, che punta al titolo di Re d'Italia, Genova, i Savoia e il Sacro Romano Impero riconoscono il Papa di Roma e si alleano militarmente con l'Inghilterra. Venezia, Napoli e la Scozia stanno con la Francia, così come la Boemia e la Polonia in funzione antiasburgica. I paesi scandinavi non intervengono direttamente nel conflitto ma supportano l'Inghilterra. Ciò che resta dell'Impero Bizantino capisce che non otterrà mai aiuti contro i Turchi se non si schiera, e supporta i genovesi per riprendere il controllo dell'Egeo a Venezia. Se il Sultanato di Granada affianca i francesi contro la Castiglia e León, e i Mamelucchi d'Egitto si alleano con Venezia, allora scoppia una vera e propria guerra mondiale ante litteram. Come andrà a finire?

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Massimo Berto fa notare:

Il solo intervento di Milano genererebbe questa megaguerra...

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Bhrihskwobhloukstroy interviene da maestro qual è:

Per quanto riguarda Genova, se siamo nel 1380 la situazione vede il Doge Nicolò Guarco (succeduto ad Antoniotto Adorno dopo la rivolta contro Domenico Fregoso) e tutta la Dominante in guerra per Chioggia e Tenedo contro Venezia: a fianco di Genova Francesco da Carrara Signore di Padova, Marquardo di Randeck Patriarca di Aquileia, Leopoldo III d'Asburgo Duca d'Austria Interiore e Anteriore e Luigi I il Grande d'Angiò Re d'Ungheria e Croazia (e dal 1370 di Polonia), a fianco di Venezia Pietro II il Grosso di Lusignano Re di Cipro e Bernabò Visconti (la cui figlia Verde era però moglie di Leopoldo III). Contemporaneamente, fino alla Battaglia di Kulikovo (8. settembre) Genova appoggiava con Mercenarî l'Emiro di Crimea Mamaj, Khān dell'Orda Blu, contro Tuqtamış dell'Orda Bianca, all'epoca ancora appoggiato da Tamerlano e tatticamente alleato del Gran Principe del Granducato di Mosca Dmítrij Ivánovič Donskój, a sua volta alleato di Andrea di Polock e del fratello di questi Demetrio contro il loro fratello minore Granduca di Lituania Ladislao I Jogaila (Jagiełło, sei anni dopo sposo di Edvige di Polonia figlia di Luigi il Grande d'Angiò re d'Ungheria e di Polonia), che il Gran Maestro dell'Ordine Teutonico Winrich von Kniprode proprio in quell'anno spingeva contro lo zio (di Jogaila) Kęstùtis / Kejstut. Per parte sua, Papa Urbano VI ha offerto nello stesso anno a Luigi I d'Ungheria e Polonia il Regno di Napoli contro la Regina Giovanna d'Angiò, dichiarata decaduta perché scismatica (in quanto sostenitrice di Clemente VII di Ginevra) e che ha adottato Luigi I di Valois-Angiò, fratello del Re di Francia Carlo V il Saggio (morto il 16. settembre e succeduto dal figlio Carlo VI il Beneamato o il Folle fino al 1422). Del figlio di Luigi d'Angiò, Luigi II, era alleato Amedeo VI di Savoia (il Conte Verde), cugino del Basileús Giovanni V Paleologo (figlio di Anna di Savoia e che l'anno prima era stato rimesso sul trono da Venezia contro il figlio Andronico IV, appoggiato da Genova e temporaneamente dal Sultano Ottomano Murād I b. Orḫān Ġāzī Ḫünkār Ḫüdāvendigār, di cui il Basileús era dal 1373 tributario alla pari dello Car' di Serbia Lazar Hrebeljanović, suo vincitore nella Battaglia di Pločnik del 1386 ma poi da lui sconfitto e ucciso a Kosovo Polje il 15. giugno del 1389) e sostenitore di Clemente VII (Papa ad Avignone) e a sua volta alleato di Bernabò contro gli Inglesi.

Sempre nel 1380, Gian Galeazzo Visconti nipote di Bernabò (di cui sposa la figlia Caterina) viene nominato Vicario di Lombardia da Venceslao IV di Lussemburgo, Re di Boemia e di Germania. Quindi il passaggio di Bernabò all'alleanza col tredicenne Riccardo II rischia di anticipare di cinque anni il conflitto con Gian Galeazzo. Naturalmente tutte le alleanze si rimescolavano rapidamente (entro la fine dello stesso 1380 Mamaj veniva ucciso forse dagli ex-Alleati Genovesi); al momento, i Visconti potevano contare sull'ex- (e futuro) Doge Antoniotto Adorno, Capo della Parte Ghibellina di Genova, esiliato dall'ex-alleato Nicolò Guarco, e un'occasione favorevole poteva essere la rivolta contro quest'ultimo il 3. aprile del 1383 dai Fregoso (Guelfi!), nella quale in effetti Antoniotto si è candidato Doge (superato il 7. aprile da Federico da Pagana, che tuttavia ha abdicato lo stesso giorno, così come Antoniotto aveva fatto il 17. giugno del 1378 per essere poi esiliato dal Guarco). La seconda elezione di Antoniotto (15. giugno 1384) è molto vicina al regolamento di conti fra Bernabò e Gian Galeazzo dell'anno successivo (e che qui sarebbe forse anticipato). Resta anche da discutere cosa accadrebbe il 27. novembre 1396, al momento della dedizione di Antoniotto alla Francia (contro Gian Galeazzo). Una possibile mediatrice del cambio d'alleanza di Bernabò potrebbe anche essere sua figlia Verde Visconti Asburgo (in tal caso in rotta di collisione con la sorella Caterina Visconti Visconti, a meno che invece anche Gian Galeazzo passi dalla parte anglo-austro-romano-genovese)

Quindi al momento gli schieramenti sono: Inghilterra, Roma, Genova, Padova, Aquileia, Austria, Ungheria, Polonia, Jogailas, Crimea contro Francia, Provenza, Napoli, Avignone, Savoia, Milano, Germania, Boemia, Venezia, Cipro, Bisanzio, Kęstutis, Polock, Mosca, Orda Bianca, Tamerlano (con, a parte, Serbi contro Ottomani).

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Paolo Maltagliati si informa:

E che accade in Europa orientale?

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L'impareggiabile Bhrihskwobhloukstroy replica subito:

In questa ucronia, se è appunto Verde Visconti-Asburgo a mediare l’alleanza fra il padre Bernabò e il marito Lepoldo III nel 1380, elemento centrale deve essere che il figlio Guglielmo I sposi veramente l’amata Edvige d’Angiò e diventi Re di Polonia (come già prefigurato nella Carta di Košice del 1374 e voluto da Luigi il Grande); allora Ladislao Jagiełło non diventerebbe Re Consorte di Polonia nel 1386 e quindi il cugino Vytautas potrebbe, con l’aiuto dell’Ordine Teutonico, ottenere il predominio sulla Lituania e approfittare dell’attacco di Tuqtamış a Mosca per sottomettere quest’ultima insieme (pacificamente) a Novgorod, per poi guadagnare il tempo prezioso onde non far confluire (ma, al contrario, vincere separatamente) nel 1399 sulle sponde della Vorskla le truppe dell’Orda d’Oro con quelle timūridi di Yādigār / Edigej. A questo punto la Lituania sarebbe egemone su tutta la Rus’ e anche su parte dei Tatari ed è chiaro che entro dieci anni si volgerebbe contro l’Ordine Teutonico, ma l’omologo della Battaglia di Grunwald o Tannenberg (probabilmente più spostato verso Vilnius) vedrebbe le Divisioni Polacche (intere, senza nemmeno la diversione di una ai confini dell’Ungheria di Sigismondo, che sarebbe alleata e non nemica), sotto il comando dell’erede di Guglielmo, Alberto V d’Asburgo, schierate con l’Ordine Teutonico contro Lituani, Russi e Tatari ed è lecito pensare che costituirebbe l’elemento decisivo per un esito opposto a quello – già fino all’ultimo incerto – storicamente avvenuto il 15. luglio: l’Impero Lituano – esteso a tutta la Rus’ e a parte dei Tatari – passerebbe direttamente all’Ordine Teutonico.

Sempre per il meccanismo di Košice, alla morte di Sigismondo di Lussemburgo Alberto II (= V) d’Asburgo avrebbe un Regno in più, la Polonia, oltre a Ungheria Boemia e Germania; di nuovo, ciò comporterebbe una notevole variazione nell’estate del 1439, dato che Alberto avrebbe a disposizione non solo un piccolo esercito ungherese, ma tutto quello polacco (essendo la Lituania sotto controllo dei Cavalieri), giungerebbe rapidamente in Serbia e forse non contrarrebbe nella Bacska la dissenteria che lo ha ucciso di ritorno a Vienna il 27. ottobre.

Un Alberto in grado di regnare più a lungo (quindi senza le incombenze dinastiche successorie di Federico III) avrebbe con ogni verosimiglianza almeno cercato di attuare la Reformation Kaiser Sigmunds, che avrebbe posto con più di un secolo (se non quasi quattro) di anticipo la questione della secolarizzazione dei Principati Ecclesiastici e, se vogliamo adottare il modello storico del Gran Maestro Alberto di Hohenzollern del 1525, l’Ordine Teutonico tornerebbe a essere un Feudo dell’Impero (non esssendo l’Imperatore impegnato – come poi invece Carlo V – ad assicurare alla propria Dinastia la successione al Trono Polacco, già suo). Se avesse luogo qualcosa di simile alla Battaglia di Varna, non è detto che l’esito sarebbe uguale a quello storico, perché il Re d’Ungheria e Polonia, in questo caso pure Imperatore, avrebbe a disposizione le immense risorse russo-lituane attraverso la mediazione dei Cavalieri Teutonici.

Certo rimane aperta la questione se tutto ciò possa alterare lo svolgimento della Guerra dei Cent’Anni. Se anche pensiamo di no, a lungo termine (entro il 1500-1519) l’enorme complesso Asburgo-Imperiale risulterebbe saldato alla Borgogna e alla Spagna e quindi nel 1556 il Parlamento Inglese potrebbe essere persuaso a porre vincoli meno severi sul ruolo del Principe Consorte Filippo, con tutte le conseguenze a catena (niente Guerra degli Ottant’Anni, Vittoria Spagnola nella Guerra dei Tre Enrichi) e, anche nel caso di alti e bassi (Guerra dei Trent’Anni, Seconda Guerra dei Trent’Anni, Guerre di Successione), nel 1788 il Mondo sarebbe unito e tutto questo grazie, in ultima analisi, a Riccardo II e Bernabò...

P.S.: "Seconda Guerra dei Trent'Anni" è il termine che in qualche opera storiografica tedesca designa la somma della Guerra di Devoluzione (1667-1668), Guerra Franco-Olandese (1672-1678), Guerra delle Riunioni (1683-1684) e Guerra della Lega di Augusta (1688-1697).

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Paolo però non si accontenta:

Io mi trovo in dubbio. Ovvero, da un punto di vista prettamente dinastico non trovo punti deboli(anche se ho la tendenza a sottostimare la capacità operativa teutonica e la loro capacità di mantenere, a prescindere da una vittoria campale, un'alleanza/dominio di lungo periodo sui lituani. Ma forse mi lascio troppo influenzare dalla HL).

È da un punto di vista, diciamo "biologico" (o fichtiano?) che sono perplesso. Mi trovo a dover infatti frenare l'inveterata tendenza a pensare che un fenomeno di accrezione così rapido non porti, almeno in uno dei passaggi antecedenti al suo completamento, al coagularsi delle pressioni interne e dell'opposizione esterna, che peraltro si farebbero tanto più convinte e decise quanto più il "pericolo egemonico" si manifestasse nella sua totale chiarezza. Probabilmente ragiono, per inculturazione di default, secondo un meccanismo d'equilibrio tipico del XVIII secolo. Non so se esista un termine post quem non a livello temporale per la realizzazione di un progetto iperimperiale di tale respiro, ma, istintivamente ho la percezione che la fine del XIV e la prima metà del XV secolo sia un lasso di tempo pericolosamente vicino a tale termine: dinasticamente ce la si può ancora fare, ma l'impalcatura regge il peso dell'accrezione senza implodere dopo un breve lasso di tempo? Questa è la domanda che mi sconforta un po'.

Poi, prendete pure le mie impressioni e buttatele via, non sono per nulla obiezioni storiche, ossia quantomeno vagamente quantificabili. Eppure mi rimangono in testa.

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E Bhrihskwobhloukstroy ribatte:

Anche se gioco il ruolo del «costruttore di Imperi», continuo anch'io a meditare considerazioni del genere, meno lucide ma altrettanto perplesse (l'unico dubbio sul dubbio è se il terminus per «la realizzazione iperimperiale di un tale progetto» sia proprio post quem (allorché mi tornerebbe bene per l'ucronia mondialista – come sempre asburgo-borbonica– che continuo a meditare, v. sotto) o invece ante quem (che mi metterebbe in gravi difficoltà, ma sembra suggerito dal riferimento al «meccanismo d'equilibrio tipico del XVIII secolo»). In questa ucronia le principali conseguenze del Punto di Divergenza sono:

1) il diverso matrimonio di Edvige d'Angiò (1386), con gli Asburgo in Polonia e i Gediminidi ‘confinati’in Lituania, donde però 
2) unificano gli Slavi Orientali e 
3) vincono alla Vorskla (1399), 
4) perdendo tuttavia l'omologo della Battaglia di Tannenberg o Grunwald (1410); 
5) le quattro Corone riunite da Alberto II (1438), che 
6) non si ritira davanti agli Ottomani né quindi muore prematuramente nel 1439, bensì 
7) attua una sorta di Reformatio Sigismundi con cui 
8) l'Ordine dei Cavalieri diventa a tutti gli effetti Vassallo dell'Impero.

Le conseguenze più schiettamente militari si concentrano nei punti 3., 4. e 6., che dipendono nel primo caso (punto 3.) da un vantaggio cronologico e negli altri due (punti 4. e 6.) dallo specifico apporto polacco agli ucronici Vincitori.

Il punto 1. non rappresenta una particolare concentrazione di Potere (anzi, rispetto al 1386 storico è molto minore) e lo considero il più incerto, per le reazioni deluse della Szlachta (che tuttavia possono rappresentare energia cinetica in vista dei punti 5. e, indirettamente, 8.).

Se consideriamo il punto 7. come una naturale conseguenza del precedente (6.), per ‘riempire’ l'ucronico prolungamento della vita di Alberto II., allora le perplessità (o lo sconforto) sulla tenuta dei progetti imperiali iperegemonici si concentrano sui punti 2., 5. e 8.

Sul punto 2. (che forse è il meno drammatico), il parallelo cui mi richiamerei è duplice: anzitutto lo storico successo di Ladislao Jagiełło – altrettanto dirompente e squisitamente dinastico – e insieme l'ancor più duratura stabilità delle conquiste moscovite di Ivan III (in fondo, la Russia ancora oggi è centrata su questo nucleo). In pratica, oserei pensare che Vytautas / Vitoldo possa avere altrettanto successo del cugino e che la Lituania equivalga alla Moscovia come unificatrice della Rus’.

Il punto 5. è il più vistoso, ma non mi sembra in realtà critico. Il trucco di quest'ucronia è che Alberto II fa qui la parte anche di Ladislao III, per cui, se ammettiamo che i rispettivi Sostenitori fossero mossi da progetti egemonici e non da invidia per i proprî rivali, in questo caso i progetti egemonici vengono potenziati e i due Partiti si fondono in uno, senza contrasti residui (se non eventualmente di tipo personale e che, per amor di ucronia, possiamo affidare al trattamento che le capacità politiche del Sovrano sapranno trovare). Può sembrare ingenuo, ma di fatto in Polonia è avvenuto esattamente così e in Ungheria la rivalità era in quel momento davvero fra Asburgo e Jagielloni; un po' diversa è la situazione della Boemia, dove accanto a un Partito ‘Polacco’ più o meno Nazionalista Slavo c'era anche quello Hussitico, del tutto inconciliabile con Alberto: in questo caso non voglio cambiare la Storia, mi basta che alla fine prevalgano di volta in volta gli Jagielloni e gli Asburgo per assicurare al nostro ucronico Alberto II sì d'Asburgo ma funzionalmente anche Jagiellone (o alla sua Discendenza) la vittoria conclusiva. Dopo di ciò, la domanda cruciale è se quattro Corone siano troppe rispetto a tre: ammesso che in generale si possa inclinare per il sì (non ne sono affatto convinto e comunque dipende da quali Corone), nel nostro specifico esempio tre Corone (Polonia, Boemia, Ungheria-Triregno) delle quattro rappresentano l'unificazione della Slavia Romana, un'Area Geopolitica Circoscritta, che quindi si presenta all'‘Opinione Pubblica’ (= i Magnati dei rispettivi Regni) più come attrattiva logica che come bizzarria mostruosa. Di nuovo: nel 1438 tre Corone erano già unite (Germania, Boemia, Ungheria; le prime due più strettamente) e dopo il 1439 una di queste si è unita, per contrasto, proprio alla quarta (la Polonia senza la Lituania); una volta trasformato il contrasto in concordia, la quarta si può unire a tutte le altre tre insieme.

Arriviamo al punto 8., quello più tardo (non tratto qui delle conseguenze dal 1556 in poi perché vorrei approfondire – negli angusti limiti delle mie scarse possibilità – il tema in un'ucronia intorno a cui sto girando circa l'Unificazione del Mondo nel 1941, a partire da un unico Punto di Divergenza appunto a Westminster nel 1556). Potevano Ulrich von Jungingen e suoi degni successori (più simili a Heinrich von Plauen che a Michael Küchmeister) annettere stabilmente all'Ordine Teutonico l'ucronica Lituania-Russia (la prima ancora pagana) dei Gediminidi? Questa è la domanda più difficile. Verrebbe da rispondere di no, però in questa ucronia la Szlachta è rimasta con l'appetito per la Lituania e naturalmente rivendica i territorî dell'Ordine (siamo nel 1410 e Sigismondo ha già dato in pegno a quest'ultimo la Neumark senza ancora aver recuperato il Brandenburgo per poi investirne Federico di Hohenzollern): dal 28. settembre del 1421 il Re di Polonia (Alberto d'Asburgo) è il probabile successore di Sigismondo (Re di Germania dal 21. luglio di dieci anni prima, di Boemia almeno titolarmente dal 16. agosto 1419 e Sacro Romano Imperatore dal 31. maggio del 1433), perciò da allora la Nobiltà Polacca può scorgere una possibilità giuridica di trasformare in Vassallo, attraverso il proprio Sovrano, l'Ordine dei Cavalieri. Da questo momento la possibilità di una tenuta dell'Unione (Asburgo-Teutonica, per capirci) coincide con la storica stabilità (nonostante le temporanee riseparazioni iniziali) della Polonia-Lituania, qui naturalmente estesa alla Russia come nei programmi dei Wasa nel 1610-1612.

Così ridotta, la perplessità va dal 15. luglio 1410 al 28. settembre 1421; dopo quest'ultima data l'Ordine viene prima sostenuto poi gradualmente rimpiazzato dalla Polonia e la questione finisce per spegnersi. Potevano i Cavalieri tenere la Lituania-Rus’ per undici anni? La conquista della Lituania era la missione storica, per antonomasia, dell'Ordine, la sua ragion d'essere geopolitica; la Storia non ci offre esempi di cosa sarebbe potuto accadere se fosse stata compiuta, ma è se non altro lecito immaginare che, almeno in un primo momento, si creasse una situazione di euforia in grado di reggere per qualche anno: forse undici anni no, ma nel frattempo sempre la congiuntura geopolitica avrebbe posto una nuova sfida ai Cavalieri – il confronto, implicito e rimandato dal 1242, con i Succedanei dell'Orda d'Oro. Avrebbero i Principati Russi sentito più affinità con l'Ordine Cattolico o con il Sistema dei Tatari?

Ammettiamo pure che dopo la morte (15. luglio 1406) di Guglielmo I d'Asburgo(-Visconti) i legami fra Polonia e Milano siano gradualmente svaniti; è comunque un fatto che dal 27. marzo del 1413 a Genova era Doge Giorgio fratello di Antoniotto Adorno, capo della Parte Ghibellina e Popolare nonché grande Riformatore, anche attraverso l'Unione delle Colonie di Romania (Pera) e Gazaria (Crimea), e che nello stesso anno Sigismondo, pur concludendo una tregua con Venezia, si trovava in guerra con quest'ultima, sempre rivale – insieme a Firenze e (per la Corsica) all'Aragona – di Genova: è dunque verosimile che, in una situazione come quella prospettata in questa ucronia, Giorgio Adorno fiuti l'affare di una possibile intercettazione dei residui tributi tatari in Russia (quasi una seconda possibilità dopo Kulikovo, 1380) da reindirizzare nel circolo protocapitalistico euro-mediterraneo (ciò gli varrebbe un'assicurazione contro il Colpo di Stato del 1415) e dunque si presenti al Gran Maestro (ucronicamente, ancora un cinquantaquattrenne Ulrich von Jungingen) più o meno nel ruolo che la Dominante ha ricoperto nei confronti della Monarchia Cattolica durante il Siglo de los Genoveses. Questo significherebbe per la Russia un assaggio, anticipato di quattro o cinque secoli, di Accumulazione Originaria, un'esperienza ben più coinvolgente del pur decisivo «shock estetico» che la conoscenza di Bisanzio ha provocato nella Rus' di Vladimiro I il Santo, portando nel 988 alla Conversione al Cristianesimo entro il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli (fra le alternative c'era l'’Islām).

Centro, entro il 1421 Genova probabilmente verrebbe comunque conquistata dal Carmagnola, ma col 1421 siamo appunto arrivati al turno della Nobiltà Polacca e quindi dell'esperimento storico parallelo ‘garantito’ dalla vicenda della Polonia-Lituania. Perciò, alla fin della fiera (o alla fin delle fini, come si dice in russo), concluderei che la teutonicizzazione della Lituania-Russia, grazie alle finanze genovesi e al progressivo subentro dei Polacchi (con conseguente estensione a Est della Colonizzazione Tedesca, Aškənāzīm compresi: una miscela vertiginosa), si può considerare come una potenzialità storica effettiva.

Le due compagini più vistosi create da questa ucronia sono la Monarchia Asburgica (Polonia + Ungheria-Triregno + Boemia; Sacro Romano Impero) – per metà ereditaria e metà elettiva – e la Lituania-Russia annessa all'Ordine Teutonico.

La Monarchia Asburgica e la Lituania-Russia superano l'esame del terminus post quem nōn, perché l'una equivale alla Monarchia Austro-Ungarica nel suo periodo di crisi (ha più Polonia, ma non ha parti dell'Austria Alpina né la Dalmazia né la Bosnia-Hercegovina) e l'altra è addirittura minore (ma molto minore) della Russia storica, che la include totalmente.

Di nuovo quindi la questione si concentra sull'Ordine Teutonico e sul suo rapporto col Sacro Romano Impero. Certo, che l'Ordine Teutonico conquisti la Lituania-Russia sembra controintuitivo, ma spero di aver mostrato che la differente collocazione della Polonia nell'omologo della Battaglia di Grunwald/Tannenberg sarebbe stata decisiva dal punto di vista strettamente militare; il trucco di fondo, naturalmente, è che lo sforzo per l'annessione della Moscovia (e di Novgorod) alla Lituania era già stato compiuto da Vytautas/Vitoldo, per cui il successo dei Cavalieri è un po' come a rubamazzetto.

Che lo Stato dell'Ordine potesse mantenere la conquista l'ho discusso nel messaggio di 23 ore fa; per quanto riguarda la possibilità generale che ciò potesse accadere senza scatenare una superiore reazione contraria dovrebbe essere garantito dal fatto storico che, se nel 1380 l'Istmo Ponto-Baltico era suddiviso fra Orda Bianca, Orda Blu, Moscovia, Novgorod, Pskov, Lituania, Polonia e Cavalieri Teutonici, proprio nei secoli successivi è stato tutto assorbito dalla Moscovia, in origine un Attore come gli altri, cui l'Ordine dei Cavalieri non era certo irrimediabilmente inferiore. Perciò oserei credere che l'eventualità teorica di un'iperegemonia teutonica non sia esclusa ā prĭōrī.

Del resto, chi si sarebbe voluto opporre nel 1410? Sicuramente la Lituania-Russia, in quanto diretta interessata, ma per esempio non la Polonia, perché – in questa ucronia – appartenente alla stessa ‘cordata’; l'Orda d'Oro e i Timūridi non erano al momento in grado di coagulare una Coalizione sufficiente, la Cina Míng non era direttamente interessata, la macchina da guerra ottomana era troppo lontana e la Francia aveva altre urgenze. Resterebbe l'Unione di Kalmar, ma la Regina Margherita, oltre ad appartenere anch'ella alla medesima ‘cordata’ anglo-imperial-asburgica, mirava a propria volta all'Unione con l'Inghilterra, non voleva coinvolgimenti in guerre esterne ed era comunque da pochi giorni occupata dalla guerra per lo Schleswig contro la Contea di Holstein quando è improvvisamente morta (28. ottobre 1412), mentre il ventunenne pronipote e successore Bogusław/Eric di Pomerania è stato impegnato nella stessa guerra fino al 1435, cinque anni prima di essere deposto per essere sostituito dal nipote Cristoforo di Baviera, a sua volta coinvolto dalle Rivolte Contadine e rimasto sul Trono per soli otto anni (dopodiché l'Unione ha cominciato a dividersi).

Fin qui allora possiamo convenire che la duratura conquista teutonica della Lituania-Russia sia ammissibile almeno in questo periodo. Resta la perplessità più grande: che l'Ordine dei Cavalieri diventi effettivamente Vassallo dell'Impero. Storicamente, la contesa territoriale della Polonia coi Cavalieri ha visto gli Asburgo dalla parte del Regno; a maggior ragione, in quest'ucronia in cui i Re di Polonia sono gli stessi Asburgo – che contemporaneamente rimangono anche Imperatori – l'espansionismo ai danni dell'Ordine dovrebbe raggiungere la massima intensità, però si verifica un paradosso in grado di ribaltare le apparenze: mentre quando gli Asburgo non avevano la Polonia (ma vi aspiravano) potevano aver interesse a ‘rinunciare’ in quanto Imperatori alla Sovranità sullo Stato dei Cavalieri favorendo la Polonia nella speranza di irretirsela dinasticamente, una volta che invece la Polonia fosse già indissolubilmente ed ereditariamente asburgica diventerebbe vantaggioso tentare una sottomissione feudale dell'Ordine anziché passare per le vie militari, sempre pericolose. Legalmente, l'Ordine Teutonico era parte dello Stato della Chiesa sotto l'Alta Sovranità dell'Imperatore (che poteva infatti far deporre il Gran Maestro, come avvenuto proprio nel 1413 con Heinrich von Plauen); successivamente è divenuto, in tempi diversi a seconda dei luoghi, Feudo Polacco, ma a sua volta il Regno di Polonia era in origine Vassallo del Sacro Romano Impero, quindi nella nostra ucronia le tre dipendenze risultano a maggior ragione effettivamente compatibili fra loro.

Al di là degli aspetti giuridici, chi si sarebbe potuto opporre a questa politica negli Anni Quaranta del XV secolo? L'Unione di Kalmar era prossima alla crisi (1448); Inghilterra e Francia erano impegnate nella Terza Fase (1436-1453) della Guerra dei Cent'Anni o Seconda Fase della Guerra dei Lancaster (1420-1453); Filippo il Buono poteva nutrire timori ma non era in grado di interferire; Alfonso il Magnanimo era da poco Re di Sicilia e Napoli (primo del suo nome; secondo in Sardegna, Corsica e Baleari, III a Valencia, IV a Barcellona, V d'Aragona); Filippo Maria Visconti era nella crisi degli ultimi anni di vita; Venezia era assorbita dalle conquiste in Terraferma; Giovanni VIII Paleologo cercava in ogni modo aiuti; l'Orda d'Oro era in dissoluzione. In grande ascesa era invece la Turchia Ottomana ed Eugenio IV sollecitava la Crociata, poi conclusasi con la Battaglia di Varna del 10. novembre 1444.

Come già osservato, una corrispondente battaglia in questa ucronia avrebbe potuto avere diverso esito; in ogni caso, qui è rilevante sottolineare come la formazione di un blocco fra Impero e Ordine Teutonico risponda alla stessa logica che da un lato ha portato all'espansione dell'Impero Ottomano, dall'altro ha fatto sì che i più estesi Stati Europei dell'epoca e per i tre secoli successivi (Monarchia Asburgica, Polonia-Lituania, Impero Russo) confinassero proprio con questo e i suoi Tributarî.

Alla fine risponderei quindi al dubbio sulla possibilità che si potesse dare una tale concentrazione di Potere (Blocco Imperial-Asburgo-Teutonico) con una contro-osservazione: certo che si sarebbe coagulata un'opposizione esterna, ma questo coagulo – più forte del Blocco stesso – corrisponde alla realtà storica dell'Impero Ottomano stesso. Se c'è un terminus ante quem dopo il quale un Impero Iperegemonico diventa un mōnstrum, questo mōnstrum c'è già ed è l'Impero Ottomano, che perciò ‘giustifica’ la possibilità reale di un Blocco Impero-Ordine esteso dal Mar Tirreno al Mar Bianco.

E le pressioni interne? Per la Russia, la Polonia e l'Ungheria ho già accennato qualcosa (arricchimento per la Russia, obiettivi espansionistici per Polonia e Ungheria, secondariamente anche per Lituania e Russia), altrettanto per la Boemia (opposizione dimezzata rispetto alla Storia vera), per il resto dell'Impero – oltre alla Borgogna e Milano, di cui qui appena sopra – la Lega Anseatica sarebbe stata l'effettivo anello di congiunzione fra Impero (da cui la Lega era direttamente dipendente) e Stato dei Cavalieri (membro della Lega), onde gli Olandesi sarebbero stati contrarî (la Contea di Holstein poteva invece essere impensierita solo dalla Danimarca); restano gli Elettori Laici del Palatinato, di Sassonia e del Brandenburgo, fra i quali solo quest'ultimo poteva temere qualcosa da un accordo fra Imperatore e Cavalieri, ma Federico II Dente di Ferro era alieno dalla grande Geopolitica (storicamente ha rifiutato le Corone di Polonia e di Boemia).

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Paolo insiste:

Scusa se mi limito per ora ad un commento scarno e poco approfondito. Non entro ancora nel merito della disamina soprastante, ma mi limito ad asserire che il XV secolo è, a mio avviso il secolo in cui più distintamente si percepiscono i "chiodi della bara" (anche se alcuni chiodi, col senno del poi si possono notare con evidenza già dal XIV secolo, come la battaglia Morgarten, per dirne uno) al progetto iperimperiale continentale.

Un chiodo, o un rintocco, se si preferisce la metafora della campana a morto, per me fatale, decisivo, mortale è la decisione di Robert de Baudricourt di Vaucouleurs dell'estate del 1428 di credere alle visioni di Giovanna d'Arco. E non solo o non tanto per le conseguenze politico-militari di quel gesto, ma anche e soprattutto per quelle ideologiche.

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Ma Bhrihskwobhloukstroy lo incalza:

Non voglio sembrare hegeliano (perché non lo sono), anche se ricorro a uno schema – molto astratto – tripartito: potremmo interpretare (nientemeno che) la Storia come un movimento a base continuista (= tutto tende a rimanere com'è) dove i principali cambiamenti intervengono – a parte vicende personali o locali – in ragione dell'espansione dell'Urbanesimo e poi, con le debite accumulazioni, secondo meccanismi geopolitici? (La similitudine con l'Idealismo sarebbe: Tesi = Continuità, Antitesi = Urbanesimo, Sintesi = Geopolitica).

Perlomeno in questa prospettiva, Giovanna d'Arco rappresenterebbe di per sé un fenomeno di Continuità (ovviamente diversissimo dai Trovatori, ma analogo a loro per la continuità con la cultura gallica preromana [la divisione – di attestazione cesariana – della Cīuitās in due fazioni], a sua volta di diretta eredità indoeuropea fin dal Primo Popolamento locale), così come molti fenomeni di Resistenza (per Morgarten mi spingerei quasi fino a cercarne indizi onomastici); il fenomeno viene poi inserito nel contesto geopolitico grazie a un più o meno volontario Robert de Baudricourt (anch'egli con la sua parte di Continuità), ma in tal caso entro un ‘semplice’ confronto di Imperialismo in crescita contro Imperialismo in espansione (a grandissime linee: la Monarchia Francese contro – in questo caso solo molto indirettamente – il Sacro Romano Impero, a sua volta contro Bisanzio, che finisce per essere contro gli Ottomani, sul punto di soccombere a Tamerlano, che rispetto ai Míng tende a rappresentare il tentativo di Unificazione Indomediterranea contro il tentativo di Unificazione Sinica, le due tipiche Aree ‘Circoscritte’ – o potenzialmente tali, nel caso dell'Indomediterraneo – che formano l'Eurasia).

Diventa un'ucronia nell'ucronia, ma vabbe': se Giovanna d'Arco si fosse trovata in una situazione in cui Carlo VII fosse Imperatore (invece di Sigismondo; la classica Ūniō Rēgnī et Imperiī con la Francia anziché con l'Ungheria) e la lotta si svolgesse per la Successione alla Corona Inghilterra o di Castiglia, sono molto incline a pensare che le sue visioni – tali e quali, sempre nel solco della Continuità preistorica e preromana – si sarebbero inserite a meraviglia nel contesto di una giustificazione della Monarchia Universale (da intendere come Cattolica nell'accezione del tempo, ossia Europea Centro-Occidentale)...

Insomma, vorrei intendere Morgarten e la Pulzella d'Orléans come punti d'incontro fra Continuità preistorica (la Resistenza antiimperiale) e Geopolitica (Imperialismo contro Imperialismo), per cui l'aspetto antiimperiale sarebbe antico e persistente, più che anticipatorio (ma ricordo che avevamo già cominciato volentieri a discutere del Nazionalismo nell'Antichità quando avevo fatto la mia boutade in questo senso); le costruzioni nazionali(stiche) e la Politica dell'Equilibrio (dall'Italia del 1454 al XVIII e XIX secolo) sarebbero razionalizzazioni (fuori tempo massimo) di fasi di particolare contraddizione interna nel percorso storico dell'Imperialismo.

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Enrico Pellerito annuisce soddisfatto:

Davvero ragguardevole analisi.

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MorteBianca ha voluto dare il suo contributo:

Giovanna d'Arco non solo non viene arrestata e bruciata, ma prosegue a limiti estremi la guerra dei cent'anni fino a portarla ad una situazione paradossale degna di una Uno-Reverse Card: La Francia invade l'Inghilterra! Gli Inglesi tentano il ratto di Giovanna. Quest'ultima si rifugia a Sud e, per ordine del Re, starà lontana dal Nord per un bel po' e le viene imposto di rimanere in un periodo di guarigione, riposo e preghiera.
Giovanna che non intende sprecare tempo si prende 300 "guardie del corpo" e si dirige ad Ovest e libera gradualmente da Bordeaux tutta l'enclave inglese in Francia, fino ad anticipare le forze francesi di secoli liberando anche l'ultimo storico porto. Ormai popolare tra i francesi e considerata paladina della libertà, Giovanna può vantare il sostegno di nobili e borghesi parimenti, con cui finanzia una spedizione per completare la liberazione delle regioni attorno ad Orleans. I lealisti agli inglesi scappano nei territori domnati direttamente da questi ultimi, dove però Giovanna d'Arco li insegue spietata. Leggende narrano delle sue prodezze (ad esempio di come gli inglesi strillarono di farla avvelenare, ma Giovanna senza saperlo non solo bevette il veleno ma non risentì dei suoi effetti in alcun modo). Con le armate Burgunde ormai allo sbaraglio, gli Inglesi concentrano le loro forze in due punti: da un lato Parigi, considerata obiettivo psicologico di tutta la guerra. Dall'altro la Bretagna, considerata abbastanza lontana e difendibile.
All'Assedio di Parigi le truppe di tutta la Francia sfondano le difese Inglesi, che però con ondade su ondate di soldati riescono sempre a respingere gli assalti, e gli inglesi credono di vincere anche questa volta. Questo fino a quando Giovanna non arriva, ed in una settimana rompe l'assedio e vince gli Inglesi, marciando su Parigi accolta tra due ali di folla, mentre il Re d'Inghilterra strillava istrionicamente dal suo trono londinese, su cui metteva piede per la prima volta poiché la Francia occupata era reputata poco sicura. Giovanna, contro l'opinione di tutti i suoi consiglieri, decide di proseguire per liberare tutti gli altri territori francesi e spinge oltre fino alle Fiandre, isolando i Francesi in Bretagna e Normandia. Le truppe inglesi fanno una fuga disperata da Dunkerque, che diventerà storica (rimanendo isolati nella città per un bel po' prima di poter fuggire sulla flotta inglese).
Il Re di Francia promette a Giovanna qualsiasi cosa come ricompensa. E lei chiede una nuova spedizione proprio in Normandia. Gli Inglesi sono in rotta e hanno deciso di concentrare tutte le loro truppe in Bretagna, abbandonando la Normandia a sé stessa perché era considerata più vicina e quindi più difendibile. Ma Giovanna riesce a martellare le difese francesi rapidamente e gli Inglesi, pur di non lasciare scoperta la Bretagna loro ultima conquista francese rimasta, preferiscono mandare un massiccio e costosissimo attacco sbarcando in Normandia.
Lo Sbarco in Normandia (termine che oggi è sinonimo di fallimento militare, analogo al nostro Caporetto) finisce in un disastro colossale (complice anche una tempesta che i francesi interpretano come segno divino, e che sbaraglia la flotta inglese). La Normandia è abbandonata dagli inglesi, che supplicano strillanti una resa per tenersi la Bretagna.
Ma ora persino il Re di Francia e la nobiltà hanno smesso di essere pavidi. Si rendono conto che Giovanna è un martello inarrestabile e che possono prendersi tutta la Francia, non hanno motivo di negoziare.
Giovanna arriva in Bretagna con metà dell'esercito francese (il resto è lasciato a controllare le coste in caso di attacchi inglesi, attacchi che non si verificheranno mai perché Londra è in bancarotta totale). La Battaglia è catastrofica per gli inglesi, complice anche un numero enorme di defezioni, con i nemici che spontaneamente si arrendono e chiedono di potersi inginocchiare di fronte alla già santa Giovanna.
La Francia è riunita. Ma a Giovanna d'Arco questo non basta, poiché il Re d'Inghilterra in origine era un mero feudatario (di Normandia) del Re di Francia. Come tale per Giovanna l'Inghilterra è terreno francese ribelle, e per giunta in mano ad un usurpatore non francese. La corte per la seconda volta decide di abbandonare Giovanna, che però si arma con volontari e mercenari vari per indire una invasione in Inghilterra.
La spedizione è giudicata suicida, ma i francesi non fanno nulla: se la aiutano e poi lei perde, sarà considerato un atto di guerra e la Francia seppur vincitrice non è messa benissimo economicamente. Se le negano aiuto e poi lei vince, saranno considerati codardi e traditori di una santa. Così decidono di rimanere in silenzio ed osservare la situazione.
Quello che non potevano prevedere è che Giovanna giungeva al momento perfetto: il trono inglese era in subbuglio a causa della crisi economica, i disastri che avevano portato in pochi anni alla perdita di un impero enorme, ribellioni continue e scontentezza, oltre a polemiche sempre maggiori con la Chiesa che ormai supportava strenuamente Giovanna d'Arco.
Con la morte del sovrano senza eredi scoppiò una crisi dinastica tra due rami: quello dei Lancaster e quello degli York (in questa timeline la guerra civile scoppia in anticipo di un ventennio). La Guerra civile diede tempo a Giovanna d'Arco di mettersi in contatto con due figure alleate: da un lato i ribelli scozzesi, e dall'altro i New Merry Men, ex veterani divenuti ladri pauperistici. Con il supporto di queste fazioni Giovanna forma milizie di inglesi scontenti sempre più grandi, occupa territori sempre più importanti mentre i due litiganti dissanguano l'Inghilterra, e in tutto questo gli scozzesi aiutati dalla Francia liberano porzioni di territorio sempre più ampie al Nord.
E' a questo punto che il Re di Francia decide di intervenire in supporto, sbarcando in Inghilterra a sostegno di Giovanna, con la quale viene con successo assediata Londra. I Lancaster e gli York a questo punto si dividono: gli York vorrebbero riunire le due fazioni contro l'invasore che ha ormai saldamente preso il sud. I Lancaster invece vorrebbero allearsi con la Francia per ottenere una mano contro gli York in cambio magari di matrimoni politici o della Cornovaglia.
Tuttavia, quando i Lancaster arrivano a Sud, gli viene posto un ultimatum: inginocchiarsi di fronte al loro Re, o venire tutti quanti passati a fil di spada. La dinastia Lancaster finisce così, ed è a questo punto che il casato York raduna tutto ciò che resta dei Lancaster e decide di porsi come ultimo baluardo dell'indipendenza nel Nord Inglese.
Qui avviene la battaglia finale, da un lato Francesi ed Inglesi Lealisti, dall'altro Inglesi ribelli Yorkisti.
La battaglia vede i francesi in difficoltà inizialmente, fino a quando dall'alto della rupe non giungono le truppe scozzesi dal Nord.
"Giovanna è da sola" dicono "Non da sola" dice Ethan Wallace, discendente del famoso William Con gli scozzesi anche le ultime resistenze inglesi sono piegate.
La Scozia ritorna indipendente, così come il Galles. L'Inghilterra invece viene scorporata in tanti feudi, il più grosso dei quali (quello di Londra) è affidati ad un valvassore che ha unito in sé i due rami superstiti in linea maschile sia York sia Lancaster, ossia un altrimenti ingoto omino chiamato Edmondo Tudor, che diventa appunto Conte di Londra e viene premiato per la sua fedeltà al Re.
Francia e Inghilterra sono di nuovo unite (con Scozia e Galles alleate), ma il comando di questo impero (non Angioino, bensì dei Valois) starà a Parigi.
L'Impero Francese disputerà sempre il titolo di Sacro Romano Imperatore Germanico, asserendo di essere loro i veri discendenti di Carlo Magno e quindi di Cesare stesso. Saranno i Franco-Inglesi a colonizzare virtualmente tutto il Nord America, quasi tutta l'Africa, tutta l'India e a dominare sull'Oceania, con la nascita di un Commonwealth Franco-Inglese di titaniche proporzioni che ascenderà proprio con la distruzione dell'Impero Asburgico.

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Ma Perchè No? gli ha obiettato:

Era un po' che non scrivevi ucronie del genere, e mi erano mancate. Scenario molto eroico, ma ha poco a che fare con la vera Giovanna d'Arco. Piuttosto che paladina della libertà, era una paladina della fede inviata dagli angeli. Se avesse veramente liberato tutta la Francia (con quali limiti? Non è che la Bretagna era già francese; la Borgogna? La Normandia e l'Aquitania che erano rimaste inglesi ben più a lungo che francesi?), il suo prossimo obiettivo non sarebbe stato l'Inghilterra ma la crociata, o almeno una lotta contro i nemici della Chiesa, come gli Hussiti per esempio.

Poi una delle chiavi del successo della cavalcata di Reims è stata la velocità e, per essere onesto, l'assenza totale di buon senso militare a favore dell'entusiasmo e della pietà (Reims è stato più uno colpo simbolico e politico che veramente militare). Giovanna ha dimostrato poi che in una campagna militare classica, più lenta, fatta di assedi, non valeva più degli altri, sopratutto se non aveva il sostegno dei capitani del re, o se non poteva contare su un morale d'acciaio creato dalla sua aura personale. Vuol dire che le grandi città, come abbiamo visto Parigi, o gli assedi, non potevano essere prese da lei, eccezion fatta se immaginiamo qualche trucco per provocare il panico e la confusione non solo tra gli Inglesi ma anche tra gli abitanti assediati (i Parigini non erano per niente entusiasti all'idea di aprire le porte a Carlo VII). Se non può vincere sul campo, la leggenda di Giovanna non può continuare e finisce per perdere ciò che la rendeva eccezionale. A questo punto posso immaginare Guderian e i suoi panzer viaggiare nel passato in suo aiuto per una campagna fulminea attraverso la Francia!

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Ecco ora l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

E se l'Inghilterra avesse vinto la Guerra dei Cent'Anni?

La Guerra dei Cent’Anni durò dal 1337 al 1453, è stata tecnicamente la guerra più lunga della storia ed è davvero incredibile per molti motivi differenti: prima di tutto è piena di figure super drammatiche come Bertrand du Guesclin, Santa Giovanna d’Arco, Edoardo III d’Inghilterra, Edoardo il Principe Nero, Enrico V d’Inghilterra o il re cieco di Boemia, tutti combatterono per il futuro della Francia e dell’Europa occidentale in generale.
In secondo luogo vedemmo il Medioevo morire, sostituito dal mondo moderno, la guerra iniziò con i cavalieri che combattevano per dei castelli come era usuale nel Medioevo ma finì con eserciti formati da professionisti, polvere da sparo e l’era della cavalleria buttata nel cestino dell’immondizia.
Terzo, in questa guerra si videro Inghilterra e Francia, forse i due paesi più importanti della storia, uscire dalla fucina di questa guerra come paesi moderni che poi cambiarono il resto del mondo.
Perciò tutto questo fa sorgere la domanda: e se l’Inghilterra avesse vinto questa guerra? E se l’orgogliosa Francia fosse finita sotto il tallone inglese? Come influenzerebbe la storia, la cultura, la politica, i confini e le guerra questo mondo molto diverso? Questa è la domanda di questa ucronia.
La prima cosa che serve per capire la Guerra dei Cent’Anni è che fu una guerra terribilmente sbilanciata, francamente è scioccante che l’Inghilterra sia arrivata vicinissima a vincere.
Sotto quell’aspetto fu simile alla Prima Guerra Mondiale, anch’essa molto sbilanciata, ed entrambe furono guerre col risultato in bilico, perché una delle due parti fece tutto bene.
Nel tardo Medioevo, giusto per dimostrare quanto fu sbilanciata questa guerra, l’Inghilterra aveva una popolazione di tre milioni di abitanti, mentre quella francese era di 17 milioni.
Di conseguenza durante quest’era Inghilterra e Francia erano di gran lunga i due paesi più potenti e centralizzati, ma l’Inghilterra era di gran lunga più unita della Francia.
La Francia era al massimo una labile confederazione dove le grandi case nobiliari, come quella dei Conti e Duchi d’Angiò, gestivano praticamente le loro terre come volevano e non pagavano quasi nessuna tassa al governo francese, porgevano semplicemente omaggio al re e gli concedevano delle truppe, mentre i Duchi di Bretagna erano praticamente dei re indipendenti.
L’Inghilterra non era costruita così, ogni Inglese giurava fedeltà al re piuttosto che al suo signore locale, re che possedeva tutte le terre e che di conseguenza poteva confiscare.
È per questo motivo che anche se la Francia aveva il quintuplo della popolazione inglese i re d’Inghilterra e i re di Francia avevano più o meno lo stesso gettito fiscale.
Allo stesso tempo, proprio come la Germania del Kaiser durante la Prima Guerra Mondiale, le forze armate inglesi fecero tutto bene, è una specie di norma generale: se esisteva un’idea intelligente nell’arte bellica del tardo Medioevo, state certi che gli Inglesi medioevali l’hanno utilizzata.
Gli Inglesi implementarono la coscrizione, i famosi archi lunghi che funzionavano praticamente come mitragliatrici, i cannoni, utilizzarono i cavalieri come fanteria difensiva, organizzarono razzie per distruggere l’economia francese, ed avevano di gran lunga una delle forze armate più disciplinate dell’Europa dell’epoca.
Tutto ciò in realtà funzionò molto bene, nel 1428 gli Inglesi controllavano il terzo settentrionale della Francia, inclusa Parigi e gran parte della costa atlantica del paese.
Il resto della Francia era tenuta a malapena insieme dal Delfino, il principe ereditario, che era un idiota senza spina dorsale che per scopi pratici non stava nemmeno combattendo gli Inglesi ed era prigioniero del casato al quale apparteneva, e lasciava che i grandi nobili gestissero le loro proprietà come volevano.
Gli Inglesi stavano avanzando rapidamente verso sud, dato che non c’era alcuna vera resistenza, ed è qui che compare Giovanna d’Arco.
Tutti sappiamo di lei e di come una contadina iniziò a sentire la voce di Dio e poi liberò la Francia.
Questo è vero, ma ignora gran parte delle informazioni basilari, Giovanna non sapeva nulla di tattiche militari e non era una possente guerriera, ma quello in cui fu perfetta fu ispirare il popolo francese, che aveva perso la speranza e aveva francamente smesso di importarsene.
La Francia si mobilitò radunando uomini in numero equivalente a quello degli Inglesi e Giovanna fece pensare ai Francesi che Dio era al loro fianco, e così cambiò il corso della guerra.
Una teoria che secondo me ha molto senso afferma che lei era una pedina del Duca Giovanni II d’Alençon, che la protesse dalla piuttosto tossica corte reale francese e che in realtà fu un bravo stratega che fu sempre al suo fianco.
Voglio dire, se io fossi stato un potente nobile francese dell’epoca e avessi compreso la situazione strategica avrei dato un braccio e una gamba per avere una carta da giocare per mobilitare la Francia come quella di Giovanna d’Arco.
Parte 1: l’Inghilterra e la Francia.
Dunque, in questa TL tutto ciò non accade, Giovanna d’Arco muore di peste quando è ancora una bambina e non cambia mai il corso della guerra, gli Inglesi assedieranno la Valle della Loira e il Delfino perderà.
La nobiltà francese, stufa dell’inettitudine del suo monarca, passerà dalla parte degli Inglesi, che a quel punto otterranno il controllo della Francia.
Questo avrà una strana serie di effetti su entrambi i paesi, a cominciare dal fatto che la conquista della Francia, un paese molto più grande dell’Inghilterra, richiederà tutte le energie della monarchia inglese.
La corte inglese probabilmente si trasferirà a Parigi a tempo pieno per controllare le sue nuove conquiste.
Ogni volta che un piccolo paese ne conquista uno più grande succede sempre questo: quando gli Stuart scozzesi ottennero la corona inglese, spostarono la capitale a Londra; quando le tribù nomadi conquistarono la Cina spostarono la capitale a Pechino o vicino ad essa; quando Alessandro Magno conquistò l’Impero Persiano trasferì la capitale a Babilonia.
Voglio dire, se i Canadesi avessero la pessima idea di conquistare gli Stati Uniti pensate che manterranno la capitale ad Ottawa, una città della quale gran parte dei suoi sudditi non ha mai sentito parlare? E così gli Inglesi otterranno il controllo sulla Francia dicendo alla nobiltà che avrà gli stessi diritti che aveva sotto la corona francese, ma presto gli Inglesi saranno stufi della decentralizzazione della Francia e cercheranno di renderla più centralizzata sul modello inglese, e lo faranno con la classica mossa del re che si alleerà con la Chiesa e le città contro i nobili.
In quest’era la Francia aveva l’equivalente di circa cinque diversi parlamenti regionali per le varie parti della Francia che comunicavano direttamente col re, e gli Inglesi li sostituiranno rapidamente con un singolo parlamento a Parigi basato sul modello inglese.
Nel nostro mondo, dopo la Guerra dei Cento Anni la Francia divenne uno dei paesi più centralizzati del mondo, ma lo fece alla maniera francese, dove la corona era la forza principale e c’era un’enorme burocrazia che si estendeva in tutta la Francia e la controllava in nome del re, e ciò non accadrà in questo mondo.
La monarchia inglese si trasferirà sul continente e il parlamento gestirà sempre di più l’Inghilterra vera e propria, e col tempo il popolo inglese si identificherà sempre di più col suo parlamento piuttosto che col re.
Il popolo inglese serberà rancore per il trasferimento di denaro e uomini lungo decenni necessario per sottomettere direttamente il continente abbastanza perché non si ribelli, dato che questi uomini chiederanno anche delle ricompense per la conquista.
La Guerra dei Cent’Anni creò l’Inghilterra e la Francia in molti modi diversi, prima della guerra molti nobili inglesi parlavano Francese e possedevano terre sia in Inghilterra che in Francia, e ancora prima ci furono dei momenti in cui il Re d’Inghilterra possedeva più territori francesi del Re di Francia, ma alla fine della guerra praticamente la maggior parte degli Inglesi si riteneva inglese e la maggior parte dei Francesi si considerava francese.
Nel nostro mondo la fine della guerra solidificò queste identità nazionali rendendo chiari questi confini, ma in questo mondo le cose sarebbero molto più complicate.
In realtà nel nostro mondo, mentre combattevano la guerra, gli Inglesi trasferivano coloni nel nord della Francia come in Normandia e nel Maine, e so che non è una cosa da fare se sei uno storico professionista, ma non riesco a non pensare a queste persone come la versione beta degli Statunitensi, e tutto quello che ho letto punta in questa direzione: erano molto orgogliosi di possedere le loro terre e di non essere sudditi di signori stranieri, e quando gli Inglesi cedettero quei territori e fuggirono, costituirono delle loro milizie per tenere a bada l’esercito francese, praticamente delle formazioni di Minutemen armate di arco lungo, che inflissero molti danni ai Francesi prima di venire sconfitte.
Intanto sempre più Inglesi migreranno nel nord della Francia e la corte inglese diventerà sempre più francese.
Come ho affermato negli esempi che ho fatto prima, la cultura del paese più grande alla fine assimila quella della corte del paese più piccolo che l’ha conquistato, e questo è quello che accadrà in questo mondo.
In qualità di studioso di civiltà medievali ho francamente l’impressione che la cultura medievale francese fosse migliore di quella inglese.
La nobiltà inglese importava montagne di vino francese, ricette di cucina attraversavano costantemente la Manica per finire in Inghilterra, e la Francia esportava artigiani di tutti i tipi, e in questo mondo vedremo una bizzarra combinazione di anglicizzazione di parti della Francia e gallicizzazione della corte inglese.
Uno dei motivi del perché la Guerra dei Cent’Anni durò così a lungo è che la nobiltà inglese aveva stipulato un contratto sociale implicito nel quale la guerra contro la Francia era il carburante.
La nobiltà inglese non si ribellò perché il Re d’Inghilterra poteva fornirgli una guerra permanente, bottino e promesse di terre, mentre le classi inglesi più basse avevano l’opportunità di rubare qualcosa che i nobili non potessero sottrargli.
Dopo oltre cento anni di guerra la nobiltà inglese capì che non avrebbe ottenuto alcun terreno in Francia, iniziò a dire “Noooooo! Ce lo avevi promesso!!” e fu così che iniziò la Guerra delle Due Rose e l’Inghilterra si ritrovò in una guerra civile trentennale dopo essere stata sconfitta dalla Francia.
In questa TL non accadrà nulla di tutto questo, la nobiltà inglese otterrà i suoi titoli e si accontenterà, e così i Plantageneti rimarranno sul trono Anglo-Francese.
Questo manderà completamente fuori strada 500 anni di storia inglese e non vedremo mai monarchi come Elisabetta I, Enrico VIII, Giorgio III o Vittoria, praticamente l’intera direzione della storia e della leadership inglesi come l’abbiamo vista nel nostro mondo sparirebbe.
Parte 2: arriva il mondo moderno.
La Borgogna fece ottimi affari con la Guerra dei Cent’Anni, potremmo definirla il Texas della Francia: usò la guerra tra Inglesi e Francesi per ottenere l’indipendenza e prendersi un bel pezzo di terra tra il Mare del Nord e le Alpi, tra la Francia e la Germania.
Nel nostro mondo il Duca Carlo I di Borgogna subì una serie di imbarazzanti sconfitte contro gli Svizzeri, e dopo la sua morte i Francesi si spartirono il suo regno con i Tedeschi.
L’Inghilterra in questo modo si troverebbe nella stessa posizione strategica della Francia e farà la stessa identica cosa.
Gli Inglesi probabilmente si impadroniranno anche delle Fiandre a nord, il loro più grande partner commerciale, e considerato che controlleranno entrambe le sponde della Manica non si rivelerà una conquista difficile.
La Scozia probabilmente rimarrà indipendente, le guerre del periodo venivano combattute soprattutto per il denaro, e la Scozia non era abbastanza ricca da giustificare una campagna militare lunga decenni necessaria per soggiogare le Highland scozzesi.
Gli Inglesi probabilmente saranno concentrati sul continente e spenderanno gran parte delle loro energie nei loro domini francesi, se avessero la scelta fra attaccare Anversa e Strasburgo o Edimburgo, sceglierebbero le prime due.
Per alcuni decenni Francia e Inghilterra saranno sicuramente le due nazioni più potenti d’Europa, fino a quando Spagna e Sacro Romano Impero non si unificheranno sotto gli Asburgo, che, fino a quando controlleranno sia la Spagna che l’Europa centrale, fino al 1650 circa, saranno i principali rivali della monarchia Anglo-Francese.
Tutto ciò che riguarda Colombo è impossibile da predire, a Colombo non interessava per quale governo lavorava, finche lo avesse pagato per finanziare la sua spedizione verso le “Indie”.
Nel nostro mondo chiese alla Francia e all’Inghilterra, prima che agli Spagnoli, di sovvenzionare la sua spedizione, e il motivo principale per cui gli Inglesi gli dissero no è che erano in un doposbornia isolazionista dopo aver perso la Guerra dei Cent’Anni, perciò è impossibile predire chi scoprirà per primo il Nuovo Mondo e francamente non conta, perché è praticamente destino che gli Asburgo e i Plantageneti abbiano colonie nel Nuovo Mondo e competano gli uni con gli altri.
La monarchia Anglo-Francese si convertirà direttamente al Protestantesimo, praticamente tutti i paesi germanici non dominati dagli ultra-Cattolici Asburgo lo fecero, e fa meraviglia il fatto che le regioni francesi che nel nostro mondo divennero Protestanti furono quelle che gli Inglesi avevano mantenuto più a lungo.
Anche alcuni dei più grandi partner commerciali dell’Inghilterra, tra cui Fiandre e Norvegia, divennero Protestanti, e anche i loro più grandi rivali erano gli ultra-Cattolici Asburgo.
Perciò in questo mondo la Francia e l’Inghilterra si ritroveranno unite da una qualche forma di Calvinismo probabilmente non dissimile dal Presbiterianismo del nostro mondo.
Le ribellioni olandesi probabilmente non avverranno mai in questo mondo, e se lo faranno saranno molto meno sanguinose.
Queste guerre vennero combattute per lo più per motivi religiosi ed è difficile immaginare gli Spagnoli in controllo della moderna Olanda e gli Inglesi in controllo del moderno Belgio, e anche se così fosse per gli Olandesi la guerra sarà una passeggiata, visto il sostegno inglese e il mancato controllo delle Fiandre da parte della Spagna.
In realtà il non dover combattere questa guerra renderà la Spagna più potente, visto che gli 80 anni passati a cercare di riconquistare l’Olanda mandarono praticamente in bancarotta la monarchia spagnola e causarono perdite gravissime, al punto che nel XVII secolo in Europa esisteva il detto “mettere un picchiere nelle Fiandre”, che veniva usato per descrivere qualcosa di impossibile.
Senza una guerra così grande e dispendiosa, di cui l’Invincibile Armata ne fu un aspetto, non ci sarà l’inflazione che distruggerà l’economia spagnola, e questo potrebbe risultare in istituzioni economiche spagnole più stabili che avrebbero potuto migliorare di molto l’America Latina.
L’intera situazione del Nuovo Mondo è molto difficile da predire, dato che non sappiamo chi scoprirà i continenti non sappiamo chi colonizzerà cosa e dove.
Non sarei affatto sorpreso se in questo mondo gli Inglesi colonizzassero l’Impero Azteco e fondassero il Messico mentre allo stesso tempo l’Impero Inca rimarrà indipendente.
Questo stato di cose sarebbe un grande affare perché gli Inglesi erano costruttori di società migliori degli Spagnoli e le colonie inglesi in generale fecero meglio di quelle spagnole, perciò questa decisione praticamente influisce su se il quartier generale delle Nazioni Unite sarà a New York o a Veracruz.
Nell’ucronia si incontrano grossi problemi con la fondazione delle civiltà o delle società, per esempio, se si cambiano pochi dettagli nell’Europa medioevale ci si può sbarazzare per sempre della Francia e rimpiazzarla con qualcosa di mai visto, perché fino ad un certo punto non è esistita, bensì esistevano le tribù dei Franchi, e questo vale anche per gli Stati Uniti.
Prendete William Berkeley, per esempio, che costruì da solo il sud degli Stati Uniti: in qualità di governatore della Virginia per 17 anni nel XVII secolo creò praticamente il sistema politico e la classe schiavista agricola del sud che durarono centinaia di anni.
Gli Stati Uniti come li intendiamo oggi sono nati da ogni genere di minuzie provenienti dall’Inghilterra del XVII secolo, e in questo mondo saranno sicuramente diversi, persino qualcosa di oscuro come la politica di tolleranza verso i Quaccheri determinerà probabilmente se gli Stati Uniti saranno un singolo paese o no.
In questo mondo probabilmente ci saranno comunque colonie inglesi nel Nuovo Mondo, ma non ho idea di come saranno.
C’è anche il problema dello sviluppo dell’Inghilterra in generale, il motivo parziale del successo delle nazioni anglosassoni fu il fatto che Carlo I fu talmente un idiota sconsiderato che fece ribellare la classe mercantile contro di lui, e questo portò l’Inghilterra a diventare una nazione gestita dal parlamento.
Dato che furono le classi mercantili ad andare al potere, esse in pratica sostennero i diritti di proprietà e la crescita economica mentre tutti gli altri in Europa stavano ancora provando a farsi coinvolgere in stupide guerre per conquistare qualche regione, e questo trasformò l’Inghilterra in un gigante economico e demografico che quasi conquistò il mondo.
Comunque tutta questa striscia di eventi si basa sul fatto che i membri della classe dominante erano degli enormi imbecilli e persero la loro guerra civile, e non avere idea di chi gestirà l’Inghilterra rende praticamente impossibile sapere che direzione prenderà essa in questo mondo, mi dispiace soccombere alla vaghezza generale, ma ci sono alcune cose che non posso predire.
La Guerra dei Trent’Anni scoppierà comunque per motivi geopolitici simili, con la nazione Franco-Inglese che sarà l’attore principale contro gli Asburgo.
Questo renderà l’alleanza asburgica più debole rispetto al nostro mondo, il che sarà ottimo per gli Svedesi, il nuovo attore europeo, che probabilmente conquisteranno il Brandeburgo, nel nordest della Germania.
Questo a sua volta impedirà la nascita dei Prussiani, che, per quelli di voi che non lo sanno, è il popolo che usò il suo genio militare per unificare la Germania nel nostro mondo, e le guerre mondiali furono combattute praticamente per impedire alla Prussia e alla Germania di conquistare tutta l’Europa, perciò sì, le cose cambieranno.
Non mi sorprenderebbe se gli Svedesi riuscissero a consolidare il controllo sulla Scandinavia e forse a creare un’alleanza di stati tedeschi settentrionali in un secolo o due, e a quel punto ci imbattiamo in interrogativi seri sulla Russia, perciò probabilmente mi fermerò qui.
Un altro effetto della Guerra dei Trent’Anni è che la Boemia diventerà una nazione Protestante indipendente nell’Europa centrale.
Nel nostro mondo gli Austriaci sfruttarono al massimo la Boemia nel XVI e nel XVII secolo, portandone via la ricchezza per aiutare l’Austria a crescere, ma in questo mondo la Boemia rimarrà un attore ricco e potente dell’Europa centrale.
Parte 3: predizioni a lungo termine.
Dopo un po’ questa TL finisce con un gigantesco punto interrogativo, ma ci sono alcune cose che posso ancora predire, prima fra tutte che ci saranno molti più Francesi nel Nuovo Mondo.
Il governo inglese, col suo sistema parlamentare, incoraggiava l’emigrazione nelle colonie dei gruppi dissidenti per sbarazzarsi di loro, mentre le nazioni Cattoliche la impedivano per evitare che le loro colonie venissero “inquinate” da questi gruppi di dissidenti, inoltre le popolazioni maltrattate tendono a migrare nelle colonie in numeri maggiori rispetto a quelle dominanti, ed è per questo che nella nostra TL ci sono così tante persone di discendenza scozzese e irlandese negli Stati Uniti rispetto alle altre colonie anglosassoni e perché ci sono così tanti Baschi, Arabi ed Ebrei nelle colonie spagnole.
Non mi stupirebbe se i dissidenti francesi, Cattolici o Protestanti, migrassero nel Nuovo Mondo dopo che la corona inglese fonderà colonie francofone.
Nel nostro mondo l’Inghilterra investì nella marina perché era un’isola nazione e non si faceva coinvolgere dalle guerre continentali, e questo le fece dominare il gioco delle colonie, rubandole a paesi che erano impegnati a combattere le guerre europee, ma un’Inghilterra profondamente coinvolta nella politica europea non potrà permettersi questo lusso.
Questo concederà aperture a nuove potenze coloniali europee, la più probabile delle quali penso che saranno gli Svedesi.
Una Francia nazione parlamentare vedrà una crescita stabile del dominio della legge invece dell’assolutismo burocratico del nostro mondo, inoltre l’insistenza dei Protestanti sull’alfabetizzazione, derivata dalla credenza che tutti devono leggere la Bibbia, farà sì che ogni nazione Protestante sarà ricca e industrializzata.
Ciò significa che in questo mondo la Francia potrebbe essere una delle nazioni più industrializzate del mondo.
Nel nostro mondo la Francia fu per quasi tutta la sua storia la nazione più ricca e popolosa d’Europa, ma con la Rivoluzione Industriale Inghilterra e Germania balzarono in testa.
Questo non accadrà in questo mondo e perciò la Francia rimarrà la nazione più popolosa e potente dopo la Russia.
Prima di dire che gli Anglosassoni inizieranno a ragionare a vuoto, ricordiamo che anche se la monarchia centralizzata dei Borbone rallentò la crescita intellettuale ed economica francese, ci diede molte belle cose che diedero forma al nostro mondo, come la cucina francese come la intendiamo oggi, che è l’origine della moderna filosofia culinaria occidentale, gran parte della moda attuale, il romanzo moderno e il sistema metrico.
Tutta la ricchezza centralizzata del sistema della corte francese della monarchia borbonica risultò in una fioritura culturale che trovò pochi rivali durante la storia di questo mondo.
Francamente non penso che Inghilterra e Francia rimarranno sotto lo stesso governo oltre diciamo cento anni dopo il 1700, perché entrambi i paesi avranno le loro strutture amministrative parallele, le loro lingue e le loro colonie, e anche la geografia giocherà a loro sfavore, visto che tra le due ci sarà la Manica.
Ma questo non significa che sarà una brutta separazione, nessuna delle due parti nutrirà rancore verso l’altra, visto che gli Inglesi per la maggior parte si gestiranno da soli e la corte francese avrà trasformato la corona inglese in una di loro, e posso facilmente affermare che i due paesi, uniti da una sola religione e da secoli di unione, rimarranno alleati dopo la divisione dei loro governi.

L’arrivo degli Anglosassoni fu l’inizio del periodo medievale in Inghilterra, un’epoca di guerra quasi costante, un’epoca in cui faide sanguinarie dominavano il paesaggio e brutali combattimenti corpo a corpo regnavano sul campo di battaglia, ma un invasore francese, Guglielmo il Conquistatore, mise fine all’Inghilterra anglosassone nel 1066 e diede il via ad una nuova era.
Ma alla fine del periodo medievale in Inghilterra furono gli Inglesi che tentarono di dominare la Francia.
Quasi tre secoli dopo il soggiogamento iniziale dell’Inghilterra ad opera della Francia, i due regni si ritrovarono con i loro possedimenti e famiglie reali intrecciate.
I Normanni che in origine avevano conquistato gli Anglosassoni dell’Inghilterra medievale videro essi stessi l’annessione nella Contea d’Angiò, che avrebbe in seguito annesso e posseduto in vari momenti l’Inghilterra, la Bretagna, la Francia occidentale e parti del Galles e dell’Irlanda.
Questo nuovo impero nato in quella che oggi riconosciamo come la Francia settentrionale sarebbe diventato la forza dominante dietro l’Inghilterra per secoli.
Questa identità inglese divergente si sarebbe ulteriormente solidificata alla conquista dell’Angiò vero e proprio da parte dei Francesi, riducendo l’un tempo esteso dominio continentale dell’Inghilterra a poco più della regione sudoccidentale della Guascogna.
Questo fu il risultato di rapidi sforzi per consolidare il potere in Francia durante la Terza Crociata, quando sia il re francese che quello inglese partirono per condurre le campagne in oriente solo perché Filippo II di Francia tornasse in anticipo e conquistasse i territori inglesi mentre non erano protetti.
Riccardo I d’Inghilterra presto tornò e combatté con valore per quello che era suo di diritto, e per qualche tempo sembrò avere la meglio.
Morì però prima che il conflitto fosse completamente concluso, e il suo successore Giovanni negoziò una pace sfavorevole.
Nonostante gli sforzi di Re Giovanni per riconquistare queste terre, egli alla fine si ritrovò sconfitto, cosa che attirò contro di lui le ire di molti baroni inglesi amareggiati, motivandoli a ribellarsi e sostenere le rivendicazioni sul trono inglese dell’allora principe Luigi VIII, perché a questo punto chiunque era preferibile a Giovanni.
Solo alla morte di Giovanni e dopo l’incoronazione immediata del suo figlio di 9 anni Enrico III la fazione di Luigi VIII abbandonò finalmente le rivendicazioni sul trono del rivale ed espulse le forze francesi dall’Inghilterra.
Quando i Francesi resero ancora più sicura la loro presa sul continente, le ostilità fra i due regni continuarono ad aumentare.
Nel 1308, oltre un secolo dopo l’epoca di Riccardo I e Filippo II, Francesi e Inglesi fecero uno sforzo importante per calmare i bollenti spiriti e promuovere la cooperazione facendo sposare Isabella, la figlia del re francese Filippo IV, all’appena incoronato re Edoardo II d’Inghilterra.
Isabella avrebbe poi tradito il suo marito inglese allineandosi con un barone rivale, e insieme avrebbero costretto Edoardo a lasciare il trono e prendere il potere per loro prima che Edoardo II e il figlio di Isabella, Edoardo III, riprendessero il controllo diretto solo qualche anno dopo, ma egli desiderava più della semplice Inghilterra.
Non molto dopo l’incoronazione iniziale di Edoardo III, il re francese Carlo IV morì, e dato che la madre di Edoardo era sorella di Carlo, questo lo fece diventare l’erede al trono maschio più diretto, ma di recente Isabella e altre linee matrilineari erano state escluse dall’ereditare il trono, cedendo la corona ad uno dei cugini di Carlo, Filippo VI.
I Francesi e gli Inglesi si ritrovarono di nuovo ai ferri corti, dato che la disputa sulla successione rinforzò le preesistenti rivendicazioni inglesi sul territorio francese e alla fine portò allo scoppio della prima fase della Guerra dei Cent’Anni.
I Francesi conquistarono il territorio sudoccidentale della Guascogna, il più grande possedimento inglese rimasto sul continente, e la guerra lì infuriò mentre i Francesi cercarono di sottometterlo.
Questo primo periodo della Guerra dei Cent’Anni si sarebbe dimostrato abbondantemente di successo per l’Inghilterra: costrinse la Francia a combattere su fronti multipli, invase e catturò territori cruciali sulla costa nordorientale, la marina francese venne devastata per impedire una possibile invasione dell’Inghilterra, l’alleato della Francia, la Scozia, venne respinto, e il suo re catturato nel processo e la sua fazione emerse vittoriosa nella seguente Guerra di Successione Bretone.
Il figlio di Re Edoardo III alla fine avrebbe catturato il re francese e il suo erede, facendo apparentemente vincere la guerra all’Inghilterra, ma il conflitto non si concluse del tutto, perciò Edoardo negoziò un trattato di pace che fornì estese conquiste territoriali all’Inghilterra al costo di una concessione del trono francese.
Solo qualche anno dopo il figlio di Edoardo III, Edoardo il Principe Nero, che adesso regnava sulla Guascogna e sull’Aquitania come loro principe, alzò le tasse per ripagare una precedente campagna in Iberia che aveva tentato di reinstallare un re castigliano alleato sul trono.
Questo re aveva promesso una ricompensa ad Edoardo per il suo servizio, ma si rimangiò la parola, lasciando Edoardo senza uomini e ricchezze, cosa che lo condusse ad abbandonare il re castigliano, che in seguito sarebbe stato di nuovo detronizzato e rimpiazzato da un re filofrancese.
Queste nuove tasse non furono benvenute dai sudditi di Edoardo, e molti in Guascogna cercarono la leadership della Francia, scatenando la seconda fase della Guerra dei Cent’Anni.
Questa volta sarebbero stati i Francesi ad emergere vittoriosi, avvantaggiandosi delle poche risorse di Edoardo il Principe Nero e dell’età avanzata di Edoardo III.
L’esito fu una riduzione di massa dei territori inglesi sul continente, pur preservando piccole e strategiche sacche di terreno lungo le coste settentrionale e occidentale.
La guerra ebbe una fase finale durante la quale la Francia dovesse apparentemente soccombere ad una rinascita inglese.
Vedete, Re Enrico V sposò la figlia del re francese, e venne ufficialmente nominato erede apparente al trono francese dopo una serie di battaglie vinte, ma Enrico morì qualche mese prima del re francese, lasciando che il trono passasse invece al suo figlio appena nato.
Senza la sua leadership capace a guidare il nuovo duplice regno, l’unione si dissolse gradualmente e discese nel caos.
L’Inghilterra venne cacciata dal continente, la Francia venne ricostituita e gli Inglesi stessi caddero in patria in una rivalità dinastica che avrebbe ridefinito radicalmente la politica e la cultura inglesi per i secoli a seguire.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa l’Inghilterra non solo vincesse la Guerra dei Cent’Anni ma riuscisse a mantenere il possesso dell’intera Francia? Le conseguenze di un’unione Anglo-Francese in questo punto davvero cruciale della storia di entrambi i regni sarebbero tremende, come già detto l’Inghilterra si era allontanata da tempo dalle sue antiche radici anglosassoni, e anche se era diventata piuttosto diversa dal continente sulla base di diversi fattori, la sua identità era ancora profondamente legata alla cultura francese.
Ovviamente i Francesi non ne avevano ancora raggiunta una, non avevano né l’unità coesiva né la centralizzazione che avrebbe portato con sé la successiva creazione di una monarchia assoluta che avrebbe diminuito l’autorità degli altri nobili e dei regnanti locali, che altrimenti avrebbero potuto ribellarsi o sfidare la corona.
L’Inghilterra fu un caso unico nel quale un vassallo del re francese acquisì un regno tutto suo e che poi iniziò rapidamente a sfidare l’egemonia francese all’interno delle sue terre.
Quello che risulta da tutto ciò è che piuttosto che vedere a questa guerra come un conflitto fra due regni perfettamente uniti che volevano semplicemente la terra l’uno dell’altro, dovremmo vederla invece come ad una lotta interna tra pretendenti rivali dello stesso regno emergente in competizione per definire l’identità definitiva della Francia, e fu solo dopo la sconfitta degli Inglesi e la loro esclusione dal continente che alla fine si separarono per adottare la loro identità veramente indipendente.
Anche se la Francia aveva forse un maggiore potenziale per l’unità in base alle storie e culture più ravvicinate degli stati del continente, in contrasto con le culturalmente diverse identità Anglo-Normanno-Celtiche-Franco-Scandinave che esistevano all’interno dell’Inghilterra, il regno inglese all’epoca era più politicamente unito e meglio coordinato di quanto fosse mai stata la Francia.
Tenendo questo in conto assieme alle differenze tra Francia e Inghilterra, possiamo aspettarci che gli Inglesi siano capaci quanto i regnanti francesi della nostra TL di mantenere i loro nuovi territori e a promuovere l’unità fra di loro.
Ora, ci furono alcune opportunità perché gli Inglesi si prendessero l’intera Francia, ma l’opzione migliore sarebbe che Enrico V vivesse abbastanza a lungo per diventare Re di Francia e gettare le fondamenta perché i suoi eredi gli succedano, evitando il caos che seguì la sua improvvisa e inaspettata morte del nostro mondo.
Col sostegno di Bretagna e Borgogna Enrico procederà a schiacciare ogni opposizione rimasta nella Francia meridionale, assicurandosi l’intero regno ed eliminando ogni pretesa rivale sul trono.
Nella nostra TL non fu un problema far sì che questi due ducati sostenessero la causa inglese, ma essi persero rapidamente la fede nella causa quando capirono che senza il compianto Enrico V l’Inghilterra sarebbe stata meno efficace, ma stavolta le cose sono diverse.
Di tutti i re che avrebbero potuto unificare questi due regni Enrico V è forse il miglior candidato: in Inghilterra riuscì a promuovere l’unità fra le masse e ad eliminare le minacce alla sua autorità fra la nobiltà; come Edoardo III prima di lui fu un difensore dell’uso dell’Inglese all’interno del regno, e probabilmente lo renderà obbligatorio da parte dei funzionari francesi mentre lo diffonderà fra le masse attraverso l’insediamento di comunità inglesi sulle coste occidentali e settentrionali.
Sicuramente la resistenza sporadica continuerà nella Francia meridionale per alcuni anni, costringendo Enrico a rimanere lì più a lungo del previsto e a posporre la crociata che aveva sperato di guidare contro i Musulmani una volta sistemata la questione francese.
Il pretendente rivale al trono di Enrico, Carlo VII, fu fondamentale nella rinascita dell’esercito professionale europeo, riconoscendo la superiorità numerica francese sull’Inghilterra, ma non avendo la coesione come fattore fondamentale nel determinare in che modo sarebbe andata la guerra.
Se Enrico sconfiggesse e catturasse Carlo prima che implementasse questo cambiamento, questo potrebbe lasciare sia la Francia che l’Inghilterra a fare affidamento su milizie e mercenari per diverso tempo.
Ottimisticamente possiamo anche supporre che Enrico abbia la capacità di riconoscere che la grande divisione che esiste all’interno della Francia renderà un esercito professionale sempre più necessario per preservare la pace, perciò, per semplificare le cose ed evitare un collasso anticipato di questa unione presumeremo semplicemente che questo avvenga, ed Enrico, come avrebbe fatto in seguito Carlo, crei un esercito professionale permanente sia per la Francia che per l’Inghilterra, finanziato dalle tasse del re.
Questa transizione sarebbe graduale, con mercenari e milizie ancora molto utilizzate al momento, ma alla fine il nuovo re Anglo-Francese avrebbe bisogno di un esercito capace di funzionare come una singola unità coesa e che non sarà leale ad un nobile o ad un finanziatore locale, ma al re.
Questo nuovo esercito sarà di particolare valore per l’ascesa della Francia come potenza terrestre dominante, aiutando il governo centrale a consolidare la sua autorità con la forza o con l’intimidazione quando necessario.
La sopravvivenza di Enrico fermerebbe anche quella che sarebbe diventata la Guerra delle Due Rose, facendo mantenere il trono nelle mani dei Lancaster per forse qualche generazione in più, o probabilmente portando ad una fusione delle due case reali come avvenne nella nostra TL.
Quest’ultima opzione diventerà più probabile, dato che ci si può aspettare che la faida fra i due casati si aggravi comunque alla morte di Enrico, anche se non raggiungerà gli stessi picchi della nostra TL.
Il nuovo Regno Anglo-Francese si ritroverà in rapporti amichevoli con gran parte dei suoi vicini, tranne la Castiglia, l’Aragona e la Scozia.
La Scozia, dato che è rimasta l’unica forza ostile a confinare con l’Inghilterra, diventerà l’obiettivo principale per una conquista, dato che gli Inglesi cercheranno di rendere sicuro quel fronte e impedire future alleanze fra gli Scozzesi e le potenze continentali.
Castiglia e Aragona erano strettamente allineate con la Francia durante la Guerra dei Cent’Anni, con i Francesi e gli Aragonesi che lavorarono per instaurare Enrico II come re di Castiglia durante quella suddetta questione riguardante Edoardo il Principe Nero e il candidato preferito dall’Inghilterra per il trono castigliano.
Queste animosità saranno ancora striscianti, ma il Regno Anglo-Francese manterrà due alleati all’interno dell’Iberia sotto forma del Portogallo e del piccolo Regno di Navarra.
Questi due regni serviranno da contrappesi contro l’Aragona e la Castiglia sia ad est che ad ovest, aiutando il Regno Anglo-Francese a difendere i suoi interessi nel mare circostante.
È difficile indicare precisamente quali nuovi matrimoni politici e linee di successione risulteranno da questo drastico cambiamento, ma sembra abbastanza probabile che gli Asburgo del Sacro Romano Impero si uniranno con un matrimonio dinastico alla famiglia regnante spagnola, finendo col dominarla, mentre il Mediterraneo rimarrà comunque un importante teatro d’interesse per il Sacro Romano Impero, e data l’importante presenza aragonese sulle isole di Maiorca, Sardegna e Sicilia, assieme alla sua successiva unione con la Castiglia, questi territori saranno particolarmente di valore per gli Asburgo.
L’Olanda, invece, che divenne un possedimento della Borgogna, potrebbe vedere l’incorporazione totale nel Regno Anglo-Francese, considerata la posizione strategicamente di valore dell’Olanda in relazione all’Inghilterra e il pericolo che potrebbe porre quel territorio se cadesse in mani ostili.
Nella nostra TL la Francia annetté la Borgogna in seguito alla Guerra dei Cent’Anni all’estinzione del suo casato reale in linea maschile, ma questa sopravvisse in linea femminile e si unì alla famiglia reale asburgica, che reclamò per sé stessa i possedimenti borgognoni.
Questo portò ad una guerra tra le due parti che vide gran parte della Borgogna annessa alla Francia, Olanda esclusa.
Con la forza aggiunta dell’Inghilterra a sostenere la Francia in questa guerra, si otterrebbe una vittoria totale Anglo-Francese e la conquista dell’intera Borgogna, dando il via a quella che diventerà una lunga rivalità fra il Regno Anglo-Francese e gli Asburgo.
Dato che l’Inghilterra non è più confinata alla sua isola, ma adesso ha forti interessi a conservare la terraferma, la concentrazione che sarebbe stato investito nello sviluppo navale andrà invece nella costruzione di un esercito terrestre permanente più grande.
Come conseguenza di ciò la Spagna Asburgica ascenderà come, e rimarrà l’unica, potenza navale europea dominante per diversi decenni a venire, incappando comunque nel Nuovo Mondo e ricavando incredibili ricchezze da esso.
Il Regno Anglo-Francese creerà comunque colonie nel Nuovo Mondo, e seguendo le sue rotte marittime più probabili finirà comunque in quello che riconosciamo come il nordest degli Stati Uniti e la costa canadese, mentre gli Asburgo spagnoli acquisiranno comunque territori nel sud degli Stati Uniti e nel Sudamerica in generale.
Anche se non ci sono garanzie che gli eventi che nella nostra TL hanno portato alla creazione della Chiesa riformata d’Inghilterra si verifichino di nuovo in questa TL, ma diversi fattori suggeriscono comunque che il protestantesimo ascenderà nel nuovo Regno Anglo-Francese.
Prima di tutto, quando guardiamo a dove il Protestantesimo divenne maggioritario in Europa, osserviamo che si concentrò nel nord, specialmente in aree culturalmente germaniche o che avevano legami storici con le culture costiere della Germania settentrionale, suggerendo forse una predisposizione sociale o “genetica” che rendeva quella fede più preferibile.
Secondo, ci sarebbe un motivo politico per sostenere il Protestantesimo, così da opporsi ai predominantemente Cattolici Asburgo nel Sacro Romano Impero e in Spagna.
Di fatto la Francia Cattolica fece più o meno lo stesso nella nostra TL per lo stesso motivo durante la Guerra dei Trent’Anni.
Prima di essa il Protestantesimo stava crescendo all’interno della Francia solo per essere soppresso aggressivamente dal governo, ma in un mondo in cui queste due fazioni sono sempre più ai ferri corti l’una con l’altra, e considerata l’attuale unione della Francia con l’Inghilterra e l’Olanda a favore della Riforma, la possibilità che il Protestantesimo diventi la forza dominante in questo regno unito diventa molto più probabile.
Questa Europa occidentale divisa tra due imperi importanti, quello Anglo-Francese e quello Asburgico, continuerà ad esserlo nel futuro di questa TL, anche se precisamente per quanto a lungo è difficile dirlo.
È possibile che gli Asburgo spagnoli si estinguano e ci sia una tentata annessione Anglo-Francese simile a quella che avvenne durante la Guerra di Successione Spagnola della nostra TL, o forse la divisione Protestante-Cattolica all’interno della Francia alla fine permetterà agli Asburgo di incitare una guerra civile religiosa all’interno dei territori loro rivali, un po’ come durante la Guerra dei Trent’Anni che loro stessi dovettero affrontare.

Oltre ad essere la guerra più lunga della storia, la Guerra dei Cent’Anni è anche una delle più complesse.
Il conflitto oppose principalmente i regni di Francia e Inghilterra per 116 anni con alti e bassi per entrambe le parti.
Infine, quando parlo di un conflitto fra due regni io parlo soprattutto di un conflitto fra due dinastie, ovvero la dinastia dei Valois e quella dei Plantageneti.
In effetti dei legami familiari univano le due dinastie, e nel 1328, ovvero dopo la morte di Carlo IV, che era l’erede legittimo al trono di Francia, i Valois e i Plantageneti entrarono in conflitto per ottenere la corona di Francia.
La Guerra dei Cent’Anni fu dunque più una disputa familiare che una guerra fra due paesi, tanto più che i contadini di Francia e Inghilterra non erano affatto preoccupati da questo conflitto.
In effetti all’epoca si consideravano più Baschi, Bretoni o Provenzali piuttosto che Francesi, basta dare un’occhiata alla cartina della Francia dell’epoca, un vero puzzle infernale.
Fin quando Pierino il Contadino poteva vendere sia ai Francesi che agli Inglesi a lui non importava, per lui era lo stesso.
Fra le due parti il sentimento di unità nazionale non apparve che tardivamente, verso la fine della guerra.
A proposito, i Francesi e gli Inglesi non erano gli unici belligeranti in questo conflitto, c’erano anche i Bretoni, i Borgognoni, dei mercenari svizzeri, un sacco di gente, ma i Francesi, dopo tre grandi sconfitte all’inizio della guerra, riuscirono finalmente a riprendere il terreno perduto e a respingere gli Inglesi sulla loro isola, ma che sarebbe successo se gli Inglesi avessero finito per vincere la guerra? E se Giovanna d’Arco, invece di scacciare gli Inglesi dalla Francia, soffocasse mentre mangia un pollo basco? E se i Valois morissero tutti schiacciati da un meteorite? Insomma, non importa come, ma credo che abbiate capito che in questo episodio gli Inglesi vincono la Guerra dei Cent’Anni.
E quindi, dopo la guerra, cosa ne sarebbe stato della nostra povera Francia? Beh, alla fine niente sarebbe cambiato veramente nel paese, dopotutto come ho detto prima non è esattamente l’Inghilterra che ha battuto la Francia, ma sono piuttosto i Plantageneti che hanno sconfitto i Valois, e la nuova dinastia regnante non avrebbe potuto sicuramente governare tutta la Francia, perché è semplicemente un boccone troppo grosso da ingoiare.
In effetti la Francia dell’epoca contava 10 milioni di abitanti, mentre l’Inghilterra non ne aveva che due.
L’opzione più probabile che avrebbero scelto i Plantageneti per governare i due paesi allo stesso tempo sarebbe stata un’unione personale, ovvero, la Francia e l’Inghilterra avrebbero mantenuto la loro indipendenza economica e politica ma sarebbero state comunque governate da un solo re.
La grande domanda però è: Pierino il Contadino accetterà di essere governato da un re inglese? Sicuramente ci sarebbe stato qualche Valois irriducibile che avrebbe provato a ribellarsi o a secedere, ma vi ricordo anche che la nobiltà inglese era molto francesizzata all’epoca, parlava quasi esclusivamente Francese e considerava l’Inglese la lingua dei contadini.
Una volta visto che le differenze culturali tra la nobiltà francese e quella inglese sono minime, Pierino il Contadino e i suoi amici vivranno la cosa più come un’alternanza politica che come un’occupazione straniera.
Il dinamismo economico dell’Inghilterra unito alla demografia e alla capacità agricola della Francia faranno diventare i due regni una superpotenza europea, creando anche uno squilibrio significativo tra le altre potenze come la Castiglia e il Sacro Romano Impero, in più alcuni stati come la Borgogna o la Provenza rimarranno indipendenti, e, contrariamente a quanto si può credere, è molto probabile che sarà l’Inghilterra a subire l’influenza della Francia e non il contrario.
La Francia all’epoca era più ricca e più dinamica economicamente e demograficamente, i re Plantageneti l’avrebbero sicuramente favorita a discapito dell’Inghilterra.
L’Inghilterra, divenuta una potenza continentale, interverrà molto più negli affari europei, e se né la Francia né l’Inghilterra secederanno, allora la Spagna e il Portogallo avranno un rivale molto più pericoloso durante l’epoca delle grandi scoperte.
Aggiungete la flotta inglese all’esercito francese e otterrete la potenza militare più grande di tutta l’Europa e perfino del mondo intero.
Dopo diversi anni, a causa dell’influenza culturale e demografica francese, è probabile che le culture dei due paesi si uniformeranno poco a poco e diventeranno simili su entrambe le coste della Manica.
In Inghilterra l’equivalente di Pierino il Contadino parlerà dunque di sicuro un patois che mischia Francese e Inglese.
Alla fine, e se non appariranno dissensi, è probabile che la Francia e l’Inghilterra si fonderanno per formare la… Franghilterra? L’Inghilfrancia? Facciamo che decidete voi.
Per quanto riguarda le colonie, tutta l’America del Nord sarà sotto la dominazione Franco-Inglese, compresi i Caraibi e una gran parte dell’Africa.
Tutte le altre grandi potenze alla fine si accorderanno per contrastare l’influenza Franco-Inglese, ma il principale problema e ostacolo a questa fusione è la Manica, perché in effetti questo piccolo braccio di mare impedisce a questi due paesi di essere veramente connessi.
Per esempio, se in Francia nel 1789 scoppierà la rivoluzione, gli effetti si sentiranno anche in Inghilterra? Allo stesso modo possiamo domandarci se gli Stati Uniti riusciranno ad ottenere la loro indipendenza nel caso l’Inghilterra avesse a disposizione la potenza militare della Francia.
Nel nostro scenario per la Francia perdere la Guerra dei Cent’Anni alla fine è stato più benefico che vincerla.

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Perchè No? ha voluto scherzarci su:

Tutto questo non poteva avvenire! (qui sotto: Notre-Dame de Londres, fumetto ucronico della seria Jour J, ovvero una storia nella Londra francese)

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Paolo Maltagliati invece non si mostra per nulla soddisfatto:

L'errore di fondo di questi ucronisti americani è sempre lo stesso: retroproiettare l'idea degli stati nazione e ragionare in questi termini.
Il ragionamento sulla centralizzazione (come se gli inglesi fossero per natura parlamentari e i francesi per natura assolutisti. Nessuno a mai pensato alla ucronia su una grande vittoria della lega del bene pubblico?) puzza di wolkgeist fichtian-hegeliano da chilometri...
Anche la questione della capitale ne risente: è ovvio che i sovrani plantageneti avrebbero governato da Parigi, ma non c'è bisogno di tirare in ballo il fuorviante paragone con gli Yuan. Tecnicamente non stiamo mica parlando di un regno che ne conquista un altro; stiamo parlando di un vassallo, nei secoli un po' ribelle, che dopo la fine della dinastia legittima del suo (ok, formale, ma tanto basta) signore, ne rivendica il trono. Per gli inglesi Parigi è Timbuktu, per citare le avvincenti cronache maliane.
E ad essere onesti della Borgogna non ha capito molto (come del rapporto con l'impero e della questione religiosa).
Non contempla poi una questione che a me pare una conseguenza relativamente basilare, ovverosia che in ampie zone della stessa Inghilterra si affermerebbe la lingua normanna (romanza) in sue diverse e locali varianti.
Provo a tracciare dei soggettivi punti a occhio, se può interessare:

1) Non esisterà il dualismo parlamento a Londra-re assoluto a Parigi. Semplicemente il parlamento (il parlamento non ha una connotazione etnica) starà a Parigi. È ovvio che la nobiltà continentale si integrerà in generale senza particolari patemi.

2) Su QUANTA Francia regneranno i Plantageneti dipende molto da come sono state le ultime fasi della sottomissione della guerra, da Alfonso il Magnanimo e l'eredità di Giovanna, dalla scarcerazione di Carlo di Orléans e da che fine fa il Delfino Carlo, ma ritengo inverosimile che fosse tanto stupido da lasciarsi catturare dagli inglesi. Oltretutto le beghe dinastiche tra York e Lancaster avrebbero dovuto comunque trovare una soluzione...

Proviamo allora a rielaborare i venti anni ‘alternativi’ tra la conquista d’Orleans e la fine, in HL, della guerra dei cent’anni:

1429: Conquista di Orléans.

1430: Bedford chiama il re Enrico VI a Parigi per la sua incoronazione solenne. Il vescovo di Reims viene decapitato per essersi rifiutato di incoronare Enrico.
PER ORA, Filippo III di Borgogna lo riconosce come legittimo re di Francia.

1431-1432: campagna della Guienna e sconfitta definitiva delle forze armagnacche e di Carlo a Fezensac. Carlo (VII) fugge dal cognato Renato, in Provenza.

1434: Morte di Luigi d’Angiò, Giovanna dichiara erede del regno di Napoli Renato. Alfonso d’Aragona contesta la successione e il papa Eugenio IV è propenso a dargli ragione.
Muore Giovanni di Bedford, tumulato con grandi onori a Notre Dame.
Enrico VI, nel frattempo decide di tornare in Inghilterra.
Beaufort sostiene una progressiva smilitarizzazione per rifocillare le casse statali. Riccardo di York è contrario, anzi propone di inviare un ultimatum a Renato di Angiò per la consegna di Carlo, o in alternativa, di attaccare gli angioini.

1435: Riccardo diventa luogotenente di Francia, anche se più le malelingue sostengono che sia un promoveatur ut amoveatur; le forze a sua disposizione vengono peraltro ridotte notevolmente.
Muore Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli. Riccardo decide di prendere accordi con Alfonso il Magnanimo, re di Aragona, che si appresta a rivendicare e invadere il regno di Napoli (tecnicamente l’erede designato da Giovanna sarebbe proprio Renato d’Angiò)
Battaglia navale di Ponza: Alfonso d’Aragona viene sconfitto dalla flotta genovese, accorsa a difesa di Napoli e catturato, insieme ai suoi fratelli.
Per ordine del duca di Milano, a cui Genova si era recentemente dedicata, i prigionieri vengono sbarcati a Savona e poi scortati a Milano.
Alfonso tenta di convincere il duca della pericolosità di lasciare che Renato divenga re di Napoli. Ma Filippo Maria teme di più la triplice alleanza Plantageneti – Aragonesi – Borgognoni, motivo per il quale non ci pensa minimamente a liberare Alfonso dalla prigionia.

1436: Grazie alla mediazione di Renato, Carlo (VII), acconsente a far sposare suo figlio Luigi con Bianca Maria Visconti, dopo che i rispettivi fidanzamenti precedenti erano stati sciolti (gli Scozzesi non avevano più interesse a onorare l’Auld Alliance; d’altro canto, a Filippo era andato in odio Francesco Sforza).
Dopo l’invasione angioina della Sicilia, Le Cortes delle corone d’Aragona sono nel panico, la prigionia del sovrano fa sentire pesantemente i suoi effetti. Decidono dunque di affidare la successione al principe di Viana, Carlo di Trastamara, erede designato alla corona di Navarra, che all’epoca aveva solamente quindici anni.

1437: Enrico VI Lancaster inizia a governare ufficialmente da solo. In realtà è difficile trovare uno stacco netto, dato che sarà più interessato alla religione che agli affari di stato, oltre a non essere molto stabile mentalmente. Nonostante più di una voce desideri il trasferimento della corte a Parigi in qualità di re di Francia, lui preferisce non muoversi da Londra, in balia dei suoi potenti consiglieri (su tutti il Beaufort).
Riccardo di York è preoccupato dei continui tagli al budget delle forze inglesi sul continente, oltre al fatto che l’autorità del sovrano è scarsamente riconosciuta da molti grandi feudatari, specialmente a sud della Loira.
E’ inoltre preoccupato dell’atteggiamento ambiguo di Filippo III di Borgogna, che, sebbene ancora fedele alleato degli inglesi, in realtà sta attuando una politica di distensione con Renato di Angiò (peraltro appena rilasciato dalla sua custodia).

1438: ‘Il grande scambio’: Filippo di Borgogna acconsente alla richiesta di Filippo Maria Visconti e Renato d’Angiò di intercedere presso la corte inglese per il rilascio del duca Carlo di Orléans, in cambio del rilascio di Alfonso, Giovanni ed Enrico di Aragona.
Alfonso promette di rinunciare solennemente alle proprie rivendicazioni sul regno napoletano e di vendere il titolo di re di Sardegna (oltre ai propri diritti sul Giudicato di Arborea, acquisiti nel 1424) in cambio del ritiro delle forze angioine dalla Sicilia e del riconoscimento dell’antico trattato di Caltabellotta.
Il titolo di Rex Sardiniae viene retrocesso alla Santa Sede, che in cambio si impegna a riconoscere il diritto di Renato come sovrano di Napoli, e ad infeudare la Sardegna a... Carlo di Orléans.
Nel frattempo Carlo di Viana si è guadagnato un discreto seguito sia in Catalogna, sia in Navarra (che continuerà a governare per conto del padre). Va detto che durante l’assenza del padre, Carlo si era vagamente avvicinato ai baroni del sud della Francia che si opponevano al loro nuovo sovrano (o, piuttosto, al suo luogotenente Riccardo di York), piuttosto in contrasto con la linea del padre e dello zio, che invece cercavano di mantenere rapporti cordiali con gli inglesi.
Viene celebrato il matrimonio (rimandato sino a quel momento) tra Eleonora di Trastamara e Gastone di Foix.

1439–1440: In realtà, Carlo di Orléans nomina come suo luogotenente in Sardegna per il momento Antonio Cubello, mentre decide di risiedere a Milano, presso lo zio Filippo Maria, che, secondo alcuni, già in quel periodo meditò di nominarlo suo erede.
La presenza contemporanea di Luigi (XI) di Francia e di Carlo d’Orleans porterà a fare di Milano la ‘capitale’ dei legittimisti Valois. Filippo Maria ne approfittò per i suoi comodi territoriali, riuscendo a sconfiggere i veneziani nella seconda battaglia di Soncino (1440), anche se non altrettanto bene andò nella successiva battaglia di Anghiari, che fu una vittoria pirrica per i fiorentini.
Niccolò Piccinino riuscì a sconfiggere i veneziani nuovamente a Cignano e prendere Brescia, cosa che costrinse la repubblica a cedere, nuovamente, i territori lombardi a est dell’Adda.
Il prezzo che chiese il Piccinino fu però molto alto: chiese infatti la signoria di Piacenza, cosa che indurrà Filippo Maria a riallacciare rapporti con Francesco Sforza.
Nasce Carlo Galeazzo Valois-Visconti, figlio di Luigi XI e Bianca Maria Visconti.

1441: Giovanni di Trastamara, alla morte di sua moglie Bianca, si rifiuta di passare il titolo di re di Navarra al figlio Carlo, sperando di cederlo al genero Gastone.

1442: Enrico VI nomina John Beaufort come luogotenente generale di Francia, ‘retrocedendo’ Riccardo di York a governatore della Normandia. Riccardo per il momento accetta il suo ruolo (ma mastica notevolmente amaro).

1444: Il Piccinino cambia casacca e passa a servire Venezia. Conquista rapidamente tutti i territori emiliani del ducato, ma viene fermato presso Pavia dalle armate di Luigi.
Pacificazione di Bar: Renato d’Angiò e Filippo di Borgogna si riconciliano ufficialmente.
Viene firmato anche il patto segreto di alleanza contro gli inglesi tra il duca, il re titolare di Francia e il re di Napoli. Filippo Maria ne viene messo al corrente e viene stabilita una clausola successoria per il ducato di Milano: in caso di riconquista del trono francese, il ducato milanese sarebbe andato all’Orleans, in cambio della cessione alla corona dei diritti su Orleans stessa (che a sua volta li avrebbe girati a Filippo di Borgogna); in caso contrario a Carlo sarebbe stato dato il possesso di tutti i territori viscontei a ovest del Ticino.
Giovanni di Trastamara si sposa in seconde nozze con Juana Enriquez.
E’ un po’ paradossale che nello stesso tempo siano state coronate dal successo le trattative per il matrimonio di Enrico VI di Francia e Inghilterra con Margherita di Angiò, figlia di Renato.
Alcuni parlano di spudorato doppiogiochismo del re di Napoli. Altri sostengono che il trattato segreto di Bar in realtà non escludesse il tentativo di imporre agli inglesi il ritiro attraverso una mediazione diplomatica e che il ‘nemico’ non fosse tanto Enrico VI, quanto Riccardo di York e il suo partito bellicista.
Resta il fatto che il controllo sui territori a sud della Loira (Guascogna a parte) da parte degli inglesi è ancora puramente formale.

1445: Probabilmente in conseguenza del matrimonio dinastico tra Enrico e Margherita, Riccardo viene rimosso dall’incarico in Normandia e gli viene ordinato di recarsi in Irlanda.
Teoricamente acconsente, ma, di fatto, continua a risedere per lunghi periodi a Rouen. Si pensa che a questo punto i suoi intenti di ribellione fossero ormai iniziati.

1447: Morte di Filippo Maria Visconti. Luigi si autoproclama duca. Federico III d’Asburgo non concede formalmente l’infeudazione (visto che il Ducato è feudo imperiale, all’estinzione della linea dinastica, l’assegnazione del titolo – o teoricamente l’appropriazione del territorio – è prerogativa del re dei romani).

1452: Riccardo, da Rouen, innalza il vessillo della rivolta e prende il controllo di ampie zone della Francia. Questo crea un repentino ribaltamento (di nuovo) delle alleanze.
Lo York cerca un abboccamento con il partito Valois, promettendo a Carlo (VII) la cessione del possesso regio di Linguadoca, Delfinato, Poitou e Guienna non guascone, in cambio della rinuncia al titolo di re di Francia, oltre alla retrocessione dei diritti feudali su Rodez, Foix, Comminges, Narbona, Armagnac, Perigord, Forez, Alvernia, Borbonese, Marca e Angouleme.

E ora? Che succederà?

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Never75 ha voluto dire la sua:

Reputo Rai Storia uno dei migliori canali televisivi, l'ultimo che guardo con vero interesse. Qualche tempo fa è stato trasmesso un documentario su Santa Caterina da Siena che mi ha fatto venire in mente alcune ucronie ambientate pressappoco in quel periodo. In tutte il protagonista è il Grande Scisma.

1) Lunga vita a Caterina. Santa Caterina morì appena trentatreenne nel 1380 quando il Grande Scisma era appena agli inizi. Poniamo che invece sopravviva almeno altri dieci anni. Come reagirebbe davanti allo stesso? Io me la immagino impegnata a mandare accorate lettere tanto a Urbano VI che a Clemente VII nell'implorare entrambi di ritornare sui loro passi e ricomporre la frattura. Se ci riuscisse? Terminerebbe assai prima un periodo molto tormentato per la Chiesa Cattolica e ne gioverebbe oltretutto la pace europea. La Chiesa Cattolica acquistare maggior prestigio anche a livello internazionale, ponendosi di fatti arbitra delle altre nazioni. Con quali conseguenze?

2) Tre papi al posto di uno. Se la situazione attuale con due papi viventi ai più sembrerà anomala, basti ricordare che fino al 1417 i papi furono addirittura tre. 
Le obbedienze (relative) delle principali nazioni europee sono nella cartina allegata.
Poniamo che lo Scisma non si risolvi ma anzi, i tre papi continuino a regnare ognuno per proprio conto infischiandosene degli altri due. Ciò fatto, come potrebbero proseguire le loro vicende?
Analogamente a quanto successo con la Chiesa Ortodossa, alla fine le tre Chiese prenderebbero strade diverse anche dal punto di vista dottrinario.
Le nazioni di obbedienza romana erano fondamentalmente la maggior parte di Stati italiani e alcuni tedeschi. Dato che questo papa poteva godere di minor appoggio internazionale rispetto agli altri due, verrà definito in futuro "il papa d'Italia". Visto che gli oboli che giungono a Roma sono molto pochi, non si avrà lo sviluppo architettonico e pittorico della Roma rinascimentale e barocca e la città continuerà a rimanere una città relativamente piccola.
Le nazioni di obbedienza pisana erano quasi tutte quelle appartenenti alla cristianità occidentale. In questo caso cambia poco rispetto alla Home Line, tranne che è Pisa a ingrandirsi e a diventare nei secoli successivi una vera e propria metropoli. Sarebbe divertente capire il rapporto che si creerebbe tra il papa pisano e Firenze e in particolare con la potente famiglia Medici.. Se già prima i rapporti erano conflittuali, figurarsi ora, con il papa in casa propria e con Pisa diventata ormai uno Stato nello Stato! Probabile che, per motivi di sicurezza, le altre nazioni convincano il papa a trasferire la sede in una località più a Nord, anche per tenerlo meglio sotto controllo.
Il papa avignonese poteva contare solo sull'appoggio di Castiglia, Aragona e Scozia, visto che la stessa Francia gli aveva preferito il papa pisano. La sede apostolica in questo caso viene spostata a Santiago. Vista la forza delle monarchie iberiche, qui il papa diventa poco più di un mero esecutore della politica nazionale. Probabile che prima o poi un papa "pisano" indica una crociata contro gli scismatici. A sua volta, il papa "avignonese" potrebbe indire una contro-crociata verso il piccolo Portogallo, di obbedienza pisana. Il regno di Granada può sopravvivere ancora a lungo mentre i cristiani si scannano a vicenda, anzi può fare lui stesso da ago della bilancia.
La stessa cosa può succedere tra Inghilterra e Scozia.
Probabile lo scoppio di numerose guerre di religioni in tutta Europa tali da far impallidire la Guerra dei 30 anni di due secoli dopo il cui esito sarebbe assai incerto.
Solo per numero di fedeli, è probabile che sia il papa "pisano" (o meglio, le nazioni che lo sostengono) ad avere la meglio, ma a mio avviso è più probabile che, come avverrà un secolo dopo con la Riforma, che le cose stiano pressappoco così e in Europa si veda l'esistenza contemporanea di tre cristianesimi distinti.

3) Composizione dello Scisma d'Oriente. Ucronia diametralmente opposta alla precedente.
La riconciliazione tra Chiesa Cattolica e quella Ortodossa stabilita dal Concilio di Firenze (1439) diviene effettiva. Al ritorno a Costantinopoli i vescovi e dignitari non ritrattano quanto convenuto. Tranne qualche rimostranza da parte di alcuni patriarchi, la riunione può considerarsi definitiva. Il papa di Roma può aggiungere ai suoi numerosi titoli anche quello di Patriarca della Cristianità.
Ciò avrebbe conseguenze (non solo religiose) inimmaginabili. Non solo renderebbe possibile (anzi pressoché inevitabile) l'invio di un contingente cristiano di tutte le principali Nazioni europee a sostegno di Costantinopoli, ma si ricomporrebbe anche la cesura tuttora esistente tra i Paesi dell'Est Europa (compresa la Russia) e quelli occidentali.
Il prestigio dei papi potrebbe essere tale da scongiurare, forse, anche il Protestantesimo nel secolo successivo. 
Lo scambio culturale tra Est e Ovest proseguirebbe a ritmi ancora più sostenuti.
L'Oriente potrebbe accogliere anche le nuove mode occidentali in fatto d'arte: rivalutare la scultura e adottare le prospettive rinascimentali in pittura. Viceversa, in Occidente nei monasteri si continueranno a disegnare icone, il tutto in perfetta armonia.

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Gli risponde Bhrihskwobhloukstroy:

La seconda Ucronia l'ho usata spesso in Aula; è un po' il corrispettivo simmetrico della Riforma Evangelica (di cui oggi in Svizzera si celebra il Quinto Centenario), solo che l'“Innovazione Settentrionale” è largamente maggioritaria in questo caso, gli unici Stati a doppia obbedienza sono di nuovo il Sacro Romano Impero e (per il vescovato di Dorpat) l'Ordine Teutonico), mentre al di fuori dell'Impero (e a parte Dorpat) si trovano solo il Papato e Napoli (c'è stato anche un momento, nel 1411, in cui lo Stato Pontificio era di Obbedienza Romana, ma Roma di Obbedienza Pisana!). Come dopo la Riforma, gli Elettori sono confessionalmente divisi in tre contro quattro (e in questo caso lo Scisma spacca gli stessi Arcivescovi: Magonza e Treviri con Roma – come la Boemia, che però ha anche gli Hussiti, a loro volta divisi in Taboriti e Utraquisti – mentre Colonia è con Pisa) e i Principati Vescovili si distribuiscono in modo imprevedibile (oltre al Regno di Boemia, l'unico Stato laico di Obbedienza Romana nell'Impero è il Ducato Guelfo di Brunswick-Lüneburg).

Le divisioni confessionali ostacolano le Fusioni Dinastiche: Giovanna la Pazza, se avesse dovuto sposare un omologo di Filippo d'Asburgo ma della propria Confessione, avrebbe trovato solo uno Stuart (questo però, paradossalmente, avrebbe potuto finire per rendere stabile l'Unione Ispano-Britannica dopo il 1601, nel caso che l'Anglicanesimo fosse antipisano – in quanto a propria volta scismatico – ma non antiavignonese).

Invece la risoluzione degli Scismi favorisce le Unioni Matrimoniali e quindi Personali: nella terza ucronia, gli Carí (= gli “Zar”) di Tutte le Russie rimarrebbero i Vasa anche dopo il 21. febbraio 1613 ed è perfino possibile che la Riforma Luterana non si imponga in Svezia (essendo lo Scisma Pisano già una rottura con Roma; è un caso diverso dall'Inghilterra) e quindi Sigismondo III Vasa rimanga Re anche di Svezia dopo il 24. giugno 1599 (per cui dall'8. novembre 1632 suo figlio Ladislao IV sarebbe Re di Svezia, Polonia, Granduca di Lituania e Car’ di Tutte le Russie). Senza Grande Guerra Nordica, i ruoli di Carlo XII e di Pietro il Grande spetteranno alla stessa persona.

Mi sembra tuttavia evidente che la ricomposizione dello Scisma fra Cattolici e Ortodossi non modifichi la potenza dell'Impero Ottomano, che quindi in ogni caso avrebbe la forza di contrastare l'elezione di un Sacro Romano Imperatore a Re di Polonia-Lituania (Massimiliano II, 12. dicembre 1575).

Sempre a riguardo della seconda ucronia, temo che non rimarrebbero solo tre Papi; col trasferimento della Sede da Avignone si avrebbe un ulteriore Scisma fra Catalani, Castigliani e Navarrini da un lato, Armagnacchi e Scozzesi dall’altro. Inoltre, prima o poi il Papa di Pisa sarebbe un veneziano (come Eugenio IV) e allora quasi tutto l’Impero e la Nazioni Germanica si ribellerebbe, abbracciando un Conciliarismo estremo (oltre al fatto che la Francia si staccherebbe di fatto, diventando Gallicana), contemporaneamente la Boemia diventerebbe hussita come nella Storia vera e, similmente, in prosieguo di tempo l’Inghilterra diventerebbe Anglicana: in tutto sette Confessioni con cinque Papi, più la Chiesa Gallicana.

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Never75 torna alla carica:

Sempre molto interessanti i tuoi commenti. Solo un'osservazione alla quale penso spesso pure io. Storicamente, la Chiesa Cattolica riuscì a uscire a testa alta dal Grande Scisma, il suo potere sia politico che spirituale ne fu oltremodo rafforzato. Si pensi al Concilio di Firenze di poco successivo e al fatto che il papa riuscirà a riprendere effettivo possesso dei suoi Stati (processo che proseguirà in gran parte del secolo successivo) partecipando da protagonista alla Pace di Lodi.
Come mai invece la stessa Chiesa non riuscì altrettanto bene dalla Riforma Protestante che di fatto divise e divide tuttora non solo l'Europa, ma tutto il cosiddetto Mondo Occidentale?
Cosa andò storto nel secondo caso? Forse fu davvero colpa della stampa?
Anche osservando i fatti come cristiano anziché come storico, la risposta non me la saprei dare.
Come se la Provvidenza che ha fatto uscire quasi miracolosamente la Chiesa dallo Scisma che l'avrebbe divisa in tre (o forse cinque, come hai ipotizzato tu) Cristianesimi, un secolo dopo l'avrebbe fatta dividere ancora di più e per sempre.
A meno che, come ha fatto capire recentemente papa Francesco a Lund, anche Lutero a modo suo è stato un uomo della Provvidenza (senza ironia) che in un certo senso salvò la Chiesa da se stessa.
Forse non lo sapremo mai...

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E Bhrihskwobhloukstroy gli tiene dietro:

I tentativi di risposta che posso azzardare – come sai bene e facilmente immagini – sono biograficamente influenzati (o deformati) e prevedibili.

Anzitutto, essendo stato per anni luterano, sarò sempre pronto a sottoscrivere che Martin Lutero – al di là di tutte le critiche teologiche che si possono tecnicamente sollevare nel merito specifico – è stato un autentico Cristiano (e siccome resto convinto che nella Storia siano esistiti cinque diversi Cristianesimi – Nazareno, Paolino, Bizantino, Romano, Ecumenico – aggiungerei «un autentico Paolino»). Se non considero definitivo il Luteranesimo è perché ritengo che il Cattolicesimo del Concilio Vaticano I (non è un errore di battitura per «II») abbia superato la contrapposizione di Libero e Servo Arbitrio con la Dottrina della Decisione Finale (esplicitata da Ladislao Boros). Insomma, neanch'io riesco a riconoscere, fra Cattolici Romani ed Evangelico-Riformati, uno schieramento tutto buono e uno contrario.

Resta però il fatto gravissimo che, fin dal primo momento in cui la divergenza confessionale è diventata Guerra di Religione, le due Riforme (Evangelica e Cattolica) sono diventate un pretesto troppo facile per la Guerra Hobbesiana di Tutti contro Tutti e questo è inaccettabile già a livello politico, a meno di credere che massacrarsi a vicenda per un prefisso (fra Transustanziazione e Consustanziazione) sia più esaltante per l'intelletto e le emozioni che farlo per qualche aggettivo o avverbio sul Dispaccio di Ems. Del resto, anche solo nella Prima Età Moderna (quindi senza considerare le guerre dalla Rivoluzione [Francese] in poi), le guerre fra Cattolici sono state più lunghe, sanguinose, efferate e disastrose che quelle di Religione, per cui è verosimile (per un ucronista) che, anche senza Divisione fra Cattolici ed Evangelico-Riformati, la Storia d'Europa (e di gran parte del Mondo) sarebbe stata ugualmente tragica o quasi.

Per una prospettiva religiosa, come al solito ci sono due letture alternative. Una, inquadra tutto in un Disegno della Provvidenza, che paternamente provvede appunto a distribuire in misura giusta e doverosa i mali che purificano i più fortunati e fanno pregustare la Dannazione Eterna riservata nell'Aldilà alla maggior parte di noi poveri peccatori. L'altra lettura, effettivamente un po' più luterana nell'analisi di partenza, muove dall'assunto che il Principe di Questo Mondo sia il Principio del Male e finisce dualisticamente per riporre le proprie speranze in una finale Vittoria della Luce sopra la Materia.

Se invece preferiamo discutere sul piano storico, aderisco con più convinzione all'interpretazione per cui, di fatto già dal XIII secolo ma consapevolmente solo dal XIV, il Papato ha agito non più da Aspirante Potenza Subcontinentale (dapprima Sé stesso, poi la Monarchia Capetingia), bensì solo da Agente per conto di un Attore Geopolitico Regionale:da Avignone per una Francia più antigermanica che Candidata all'Egemonia, da Roma il puro e semplice Stato Pontificio in quanto «Italia». È per questo che Martino V ed Eugenio IV sono stati eccellenti Capi di Stato del Patrimonio di San Pietro (mentre dal punto di vista del «Cattolicesimo» mi pare che l'Antipapa Felice V sia stato un Papa più autentico di quelli canonici) e Niccolò V ha «partecipa[to] da protagonista alla Pace di Lodi»; fino alla Guerra di Successione Spagnola i più efficaci oppositori e sabotatori dell'Unità Europea (almeno centrale e occidentale) sono stati più i Papi che i Re di Francia (i quali se non altro la perseguivano per sé, mentre l'azione pontificia, dal XIV secolo in poi, è sempre stata solo distruttiva) e non sarà proprio un caso se le ultime guerre combattute dallo Stato Pontificio prima di ognuna delle Soppressioni che ha subìto siano sistematicamente state contro l'Impero.

Tutto ciò – per quanto era già avvenuto a ogni singola epoca – è sempre stato molto chiaro a chiunque analizzasse la Geopolitica Europea; i Concilî di Costanza e Basilea sono state le ultime occasioni per (ri)fondare una Chiesa Europea Centro-Occidentale (visto che più di così non era in grado di essere), i forzati trasferimenti da Pavia a Siena e da Basilea a Ferrara e Firenze hanno segnato il Punto di Non Ritorno. Poi la patologia è diventata manifesta solo quando era ormai da tempo incurabile e ha avuto come veicolo il primitivo istinto di Indipendenza dei Prìncipi Tedeschi e dei Re Germanici al di fuori dell'Impero – un progetto politico la cui previdenza è paragonabile a quella di un virus, che distrugge l'organismo che lo ospita – ma ha portato la bandiera dell'Indipendenza dell'Europa Germanica da Roma.

Praticamente, ad Avignone il Papato ha sposato il Progetto Egemonico dei Capetingi, poi con la Crisi Dinastica Francese è diventato una Chiesa Nazionale, tanto che immediatamente dopo il ritrasferimento a Roma è diventato palese lo Scisma (d'Occidente), che – come prevedibile – ha sùbito cominciato a innescare la Reazione a Catena di moltiplicare le Chiese Nazionali (i tre Papi e non dimentichiamo gli Hussiti). Dopo un secolo di Papato come Chiesa Nazionale, era fin troppo facile che rimanesse tale anche nella Capitale della Chiesa Universale e così è stato: nel XV secolo e seguenti i Papi di Roma, anche quelli non programmati fin dalla nascita o dall'infanzia per percepirsi esclusivamente come membri della propria Città-Stato, hanno agito quasi sempre come Sovrani della Penisola Italica, attentissimi a recuperare ed estendere i Dominî Diretti della Corona e contemporaneamente a controllare gli altri Feudi del Regno (Napoli, Sicilia, Sardegna, nelle rivendicazioni anche i Beni Matildini e perfino Parma e Piacenza), con sapiente alternanza di Alleanze sempre tanto provvisorie quanto definite Sante ed Eterne, all'occasione privilegiando qualche Potenza vicina (per esempio Venezia o Firenze e, per proprietà transitiva, Parigi) per personali legami etnici.

Espresso in una formula: lo Scisma è avvenuto perché il Papato si è trasformato da Rivale dell'Impero per l'Egemonia sull'Europa a Nemico della Germania per l'Egemonia sull'Italia.

Il distacco della Scozia, della Scandinavia e delle Provinc(i)e Unite ha provocato meno reazioni che la Conquista Ottomana di Costantinopoli. Lo ‘Scisma’ dell'Inghilterra e le Guerre di Religione in Gran Bretagna si sono svolti in grande misura a prescindere dal Papato e perfino dalla Spagna (che cercava di evitarle, beninteso in Inghilterra, non nei Paesi Bassi). La Polonia-Lituania ha sempre potuto attuare le più tolleranti Politiche Religiose; il Gallicanesimo in Francia ha prosperato ogni volta che il Re lo voleva. Dopo la fine dell'Unione Personale fra Spagna e Impero, i Sovrani Spagnoli non hanno più avuto ostacoli da Roma; nel XVII secolo, lo stesso Papato è diventato terreno di scontro fra Alleati dell'Egemonia Spagnola e di quella Francese, che al momento della Successione Asburgica si sono, come altrove, fusi nello stesso Progetto Geopolitico. Nel momento stesso della prima Restaurazione dello Stato Pontificio è scoppiata una crisi diplomatica con l'Impero. L'Elezione di Pio IX avrebbe avuto il veto dell'Austria, mentre ha riscosso il plauso della Sublima Porta; immediatamente dopo è scoppiata ancora una volta una crisi militare per Ferrara e nel 1848 di fatto si è arrivati alla Guerra, per quanto con successiva retromarcia. L'ultima Restaurazione del Papato è avvenuta e si è mantenuta per l'occupazione austriaca e francese: sùbito dopo il ritiro dell'Austria le Legazioni sono state annesse dai Savoia, sùbito dopo la fine del Secondo Impero lo stesso Stato Pontificio ha cessato di esistere.

Insomma, fra i due Giovanni XXIII Roma è stata la Capitale di un Regno con caratteristiche molto simili agli Stati (Pseudo-)Nazionali del Basso Medioevo e della Prima Età Moderna, che ha avuto una continuità geopolitica talvolta svincolata dalla stessa origine del Sovrano. La Chiesa “Cattolica” – per quanto ancora si poteva definire tale – è forse finita all'epoca di Dante, ha vissuto un tentativo di restaurazione grazie soprattutto a Sigismondo di Lussemburgo, fondamentalmente il Collegio Cardinalizio – giocando sulle mutevoli alleanze delle «Nazioni» del Concilio – l'ha tramutato in restaurazione della Monarchia Pontificia al prezzo di mantenerne il raggio d'azione nei termini di uno Stato (Pseudo-)Nazionale dell'epoca e quindi in fondo lo Scisma d'Occidente non è stato riassorbito del tutto, ha finito sul lungo periodo per trasformare la Chiesa Cattolica Romana in un Sistema più simile alle Chiese Ortodosse.

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Interviene anche Federico Sangalli:

Alla domanda sul perché la Chiesa Cattolica non sia riuscita a risolvere la Secessione Protestante come invece fu capace di risolvere il Grande Scisma risponderei che probabilmente è imputabile al seguente fattore: il Grande Scisma fu in ultima analisi una lotta di potere che scoppiò quando i francesi si rifiutarono di ritornare ad ubbidire a Roma ed insistettero con la Cattività Avignonese. Il Papa pisano all'inizio non c'era ma saltò fuori quando il Concilio di Pisa, convocato per risolvere lo scontro tra Avignonesi e Romani, decise di deporre entrambi i Papi e di eleggerne uno nuovo, cosa che naturalmente i due interessati si rifiutarono di fare. Ironia della sorte la decisione del Concilio di Pisa fu la stessa conclusione a cui giunse il Concilio di Costanza che pose fine allo Scisma: ordino le dimissioni di tutti e tre i Papi/Anti Papi per permettere l'elezione di un nuovo e comune Pontefice, cosa che accettò di fare solo il Papa romano (i Papi romani sono oggi considerati i pontefici reali mentre quelli avignonesi e pisani sono considerati Anti Papi) mentre gli altri due dovettero essere sconfitti e deposti. Per tornare a noi i tre contendenti non avevano visioni differenti del Cristianesimo o sulla sua Dottrina, erano "semplicemente" in disaccordo (uso un eufemismo) su chi dovesse guidarlo. I vari regnanti oscillavano a sostenere chi si mostrava più malleabile con loro mentre per la stragrande maggioranza della popolazione non vi erano cambiamenti significativi: guerre e pestilenze erano la norma, le tasse le avrebbero pagate in ogni caso, fosse ad un avignonese, ad un pisano o ad un romano, il parroco o il convento del paese c'era come sempre e tutta la faccenda era spiegata da viandanti che passavano di tanto in tanto e parlavano in latino. Viceversa il Protestantesimo (cioè Martin Lutero nei fatti) seppe accattivarsi il sostegno sia di molti nobili sia di molti contadini promettendogli le terre del locale convento e gli altri beni ecclesiastici, proponeva un cambiamento radicale della Dottrina Cristiana con uno spostamento teoricamente verso il basso, con l'eliminazione della gerarchia ecclesiastica e la conseguente riduzione fiscale, il tutto spiegato in volgare e diffuso grazie alla stampa. Per fare un esempio laico, potremmo dire che il Grande Scisma fu una Guerra Civile mentre il Protestantesimo fu una Rivoluzione. Ciò permise un notevole sostegno popolare e nobiliare al Protestantesimo che, in ultima analisi, sfruttando il momento di debolezza della Chiesa Cattolica, gli diede la possibilità di imporsi. E questo lo dico come Storico, senza dimenticare (contrariamente ad una certa letteratura anglosassone che vede nel Cattolicesimo solo Santa Inquisizione e roghi) che il sangue bagnò le mani di tutti i belligeranti, comprese quelle dei Protestanti, dalle stragi dei contadini di Muntzer, ai cattolici bruciati vivi da Calvino nella sua "Repubblica" Teocratica di Ginevra e senza parlare di ciò che il padre degli Anglicani, Enrico VIII, e gli Anglicani stessi fecero alla minoranza cattolica inglese e agli irlandesi.

Come Cristiano pensavo già da un po' di tempo ciò che ha ultimamente detto Papa Francesco cioè al disegno provvidenziale nascosto dietro lo Scisma Protestante che, come hai detto tu Massimo, in un certo senso salvò se stessa perché fu l'input per dare il via alla Riforma della Chiesa fino alla strutturazione del Cristianesimo (e del Mondo) come lo conosciamo oggi, una strutturazione che ha comportato cambiamenti epocali, uno tra tutti l'idea che bisognasse avere il supporto delle masse per vincere e dunque l'idea che tali masse dovessero essere sempre più considerate. Tali considerazioni permettono di rispondere anche alla domanda sul perché la Provvidenza avrebbe risolto il Grande Scisma e non la Secessione Protestante: perché la prima era spinta da egoismo e lotte di potere che avrebbero cristallizzato l'Europa in un'era di guerre di religiose unicamente dettate dall'ambizione e dall'avidità, mentre la seconda ebbe presa perché in un certo senso incarnava davvero un desiderio di cambiamento (anche se non mancarono ambiziose lotte di controllo del territorio ed usurpazioni) che si riverberò in tutta la società europea, Chiesa Cattolica compresa. Questo è il mio modesto pensiero e spero che possa essere stato utile.

Per non essere comunque inutile allo sviluppo della discussione proporrei un piccolo elenco di della confessioni cristiane nell'Ucronia in cui il Grande Scisma degenera e chiedo venia se ne dimentico qualcuno:

Aggiungendo poi i tre Patriarchi Ortodossi (Mosca, Atene, Costantinopoli) e quelli delle chiese cattoliche affiliate (Caldei, Copti, Assiri) abbiamo la bellezza di ben 24 Confessioni Cristiane, senza contare i Testimoni di Geova ed altri movimenti.

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Bhrihskwobhloukstroy torna alla carica:

Proposta di minime modifiche:

1) se la geografia confessionale segue i confini del primo Quattrocento (o anche del Cinquecento), in Francia mi aspetterei molti Germanico-Luterani nell'Est;

2) perché in Ungheria e Polonia i Pisani si chiamano ancora così, mentre i Giacomini (o Giacobiti, come suonerebbe forse più tipico dell'epoca) si sono adattati al toponimo della nuova Sede? (Immagino poi che se si tratta di Ungheria e Polonia insieme ciò sia dovuto al periodo degli Jagielloni in entrambi i Regni, prima con Ladislao di Varna e poi dal 1456 al 1526)

3) si parla di Francia, Germania, Svizzera e Olanda, ma non di Belgio, Piemonte, Lombardia, Genova, Venezia e Slovenia (Croazia e Slovacchia immagino che vadano con l'Ungheria): per tutti questi avremmo la Confessione Germanico-Luterana, sempre in base ai confini quattro-cinquecenteschi (i Calvinisti in Olanda e gli Zwingliani in Svizzera sarebbero trasformazioni presbiteriane della stessa Confessione, no?)

4) per gli stessi motivi, se ci sono Chiese Autonome in Svezia e Islanda (quest'ultima forse è recentissima?), mi aspetto Chiese in Comunione con quella Germanico-Luterana in Danimarca e Norvegia.

Anzi, proposta ulteriore: siccome il Concilio di Costanza è stato formalmente convocato dal poi deposto Papa Pisano Giovanni XXIII e al Concilio gli Ungheresi, i Croati, i Polacchi e i Lituani facevano parte della Nazione Germanica, mentre Venezia dichiarava di non gradire la presenza di Gregorio XII in quanto Antipapa Romano, mi sembra più verosimile che tutto ciò che non diventa né Luterano ‘Episcopaliano’ (se mi posso permettere di chiamare così le Chiese Luterane ‘Autocefale’) né Presbiteriano sarà Germanico-Imperiale, allo stesso modo in cui i Cattolici Scozzesi sono Avignonesi, mentre i Pisani – per i quali rimane la questione del cambio di nome – sarebbero nei territorî della Repubblica di Venezia non più tardi del 1420 (perciò li chiamerei «Gravisani»).

In pratica:

Germanico-Luterani: Norvegia, Danimarca, Germania (con eccezioni), parte dell’Olanda, Belgio, Lussemburgo, parte della Francia (dalla Lorena alla Savoia), Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Lunigiana, Lucchesia, Grosseto, Siena, Emilia Occidentale, Trentino, Tirolo, Austria, Slovenia, Gorizia, Trieste, Croazia, Ungheria, Slovacchia, parte della Cechia, Polonia, parte dell’Ucraina, Lituania, Lettonia, Estonia (inoltre in buona parte degli Stati Uniti).

Gravisani: Veneto, Friuli, Istria. Pisani: Pisa, Livorno, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo.

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Federico però non si dà per vinto:

Non avendo idea di quanto tale deflagrante decisione possa modificare la geografia politica, le mie indicazioni sono puramente indicative, non sapendo quali confini avrebbero oggi l'Ungheria, la Polonia o la Francia. Per lo stesso motivo non ho menzionato i paesi del punto 3, non sapendo se esisteranno ancora. Ho preferito considerare solo le macroregioni. I Giacomini o Giacobiti non sono Pisani ma sono i "catalani, castigliani e navarrini" che secedono dagli Avignonesi. Sull'ultimo punto certe volte l'ucronia e la realtà si mischiano: le Chiese Nazionali di Svezia e d'Islanda(come quella di Danimarca) esistono davvero è quella islandese non è per niente recente a meno che non si consideri recente il 1540. Non dimentichiamoci comunque che il principio Cuius Regio, Eius Religio, giurato e spergiurato per secoli, non ha comportato automaticamente l'appartenenza religiosa delle rispettive popolazioni, pur influenzandone profondamente la composizione, quindi non è improbabile che vi siano comunque delle aree religiose differenti rispetto ai semplici confini statali.

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E Bhrihskwobhloukstroy lo incalza:

Certo, i Giacobiti erano chiari (infatti scrivevo «perché in Ungheria e Polonia i Pisani si chiamano ancora così,mentre i Giacomini (o Giacobiti, come suonerebbe forse più tipico dell'epoca) si sono adattati al toponimo della nuova Sede?»; quindi non potevano certo essere Pisani).

Per la Chiesa Islandese chiedevo «quest'ultima forse è recentissima?» riferendomi a questa specifica ucronia, dove non c'era menzione di Danimarca o Norvegia (ma mi rendo conto che il solo «forse» non bastava a far capire che intendessi quest'ucronia); la domanda nasceva dal fatto che staccarsi da Roma e staccarsi dalla Germania Luterana non è del tutto uguale e quindi ci potevano essere modifiche sia immediate sia successive.

Ecco invece come lo Scisma può rafforzare l’Impero. Anzitutto, per ognuno gli altri Regni dell’Impero oltre alla Germania il principale ducato diventa Arciducato (come l’Austria per la Germania): in Alta Borgogna la Franca Contea, in Bassa Borgogna la Savoia, in Lombardia Milano, in Italia Roma ossia il Papa quindi adesso l’Imperatore stesso, in Sardegna e Corsica la Corsica e dunque Genova; per i Franchi Occidentali il Ducato di Bar, per la Polonia la Slesia. L’Austria conta per quattro Arciducati (Austria Superiore, Inferiore, Interiore, Anteriore). Ogni territorio che, in qualsiasi momento fra l’inizio e la fine dell’Impero, sia stato Elettorato lo rimane o ritorna a esserlo (perciò i tre Arcivescovati di Colonia, Treviri e Magonza, il Palatinato, la Sassonia, il Brandenburgo, la Boemia, la Baviera, Hannover, Ratisbona-Aschaffenburg, l’Assia-Kassel, il Baden, il Württemberg, Salisburgo come Principato Laico).

Tutti i Ranghi Nobiliari vengono innalzati (è facoltà dell’Imperatore): i Re (dei Franchi, dei Teutoni, dei Romani, dei Longobardi, di Alta e Bassa Borgogna, di Boemia) diventano Gran Re (ognuno con un voto, quello di Boemia doppio), gli antichi Elettori, il Duca di Lorena e il Duca di Brabante e Charolais (Duca Titolare di Borgogna) diventano Re (il Duca di Brabante Re di Bassa Lotaringia, il Duca di Lorena Re dell’Alta Lotaringia) gli Arciduchi (anche quelli nuovi) e gli Arcivescovi non Elettori (Brema, Amburgo, Magdeburgo, Praga, Salisburgo, Aquileia, Milano, Firenze, Pisa, Genova, Ambruno, Aix, Arles, Vienne, Tarantasia, Besançon) – solo in quanto investiti come tali dall’Imperatore – diventano Elettori (in tutto 50), i Granduchi diventano Arciduchi (non Elettori), i Duchi diventano Granduchi, i Margravî diventano Duchi, i Langravî diventano Margravî, i Conti diventano Langravî, i Burgravî diventano Conti ecc.

Dei 50 Voti Elettorali, 18 sono direttamente asburgici, uno (Hannover) è perpetuamente obbligato a favore della Casa d’Austria e 19 Ecclesiastici tenuti all’ubbidienza all’Imperatore, quindi l’Impero diventa di fatto ereditario (38 voti garantiti su 50), non per sangue ma per designazione dell’Imperatore in carica.

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A questo punto però Alessandro interviene:

Qui c'è un tema su cui non posso non intervenire. Lo Scisma d'Occidente (Roma-Avignone-Pisa...Per "Grande Scisma" in genere si intende quello Ortodosso) si è risolto, a differenza degli altri, per un motivo fondamentale: non c'erano differenze dottrinali.

Avignone si separò ritenendo invalido il conclave che aveva eletto Urbano VI (...peccato che inizialmente tutti l'avessero ritenuto valido, solo quando Urbano VI risultò sgradito ad alcuni Cardinali, alcuni mesi dopo, improvvisamente gli venne da "rivedere" il Conclave...), e convocandone un altro. E Pisa fu un tentativo malriuscito di conciliazione (se non coinvolgi né Roma né Avignone, hai solo ulteriormente diviso).

Ma nessuno toccò alcun punto dottrinale, né tantomeno alcun Dogma di Fede (e questa fu una grazia del Cielo. Bastava che uno dei tre "sposasse" alcune teorie che giravano -e ce n'erano, infatti a Costanza, dopo aver risolto lo scisma, fecero una serie di condanne-, e sarebbe stato il caos).

Quindi nel momento in cui si riusci a "mettersi d'accordo", il resto era fatto (...e ci volle quasi un Secolo, comunque).

Le differenze Cattolico-Ortodosse, e, ancor di più, quelle Cattolico-Protestanti, invece, sono dottrinali.

E (e dimenticarsi questo è un GRAVE pericolo quando si parla di Ecumenismo...) fare una "via di mezzo pur di stare insieme" sarebbe abominio puro, sarebbe un'unità a scapito della Verità, e questo, quando si parla di Fede, è esiziale. Sarebbe, né più né meno, sincretismo. Condannato dalla Bibbia sin dai tempi dei Patriarchi.

Capite bene quindi come la cosa sia complessa.

Le differenze Cattolico-Ortodosse sono fondamentalmente quattro:

-Filioque (gli Ortodossi considerano eretica la sua aggiunta. I Cattolici, badate bene, NON ritengono siano eretici gli Ortodossi a non pronunciarlo nel Credo in greco, ma stanno su ciò che si era detto al Concilio di Firenze per le versioni in latino e nelle lingue "figlie")
-Purgatorio (per i Cattolici è un Dogma, gli Ortodossi non ci credono, pur ritenendo ci sia una "purificazione")
-Dogmi Mariani (gli Ortodossi rifiutano l'Immacolata Concezione, ritenendo sia sminuente per i meriti di Maria -!!!-, e comunque li rifiutano entrambi in quanto "non definiti in ambito ecumenico")
-Questione Ecclesiologica. Senza prendersi in giro, non accettano il Primato Petrino, il loro modello è di Chiese Autocefale. Allo stesso Patriarca di Costantinopoli danno un puro "primato d'onore", peraltro a volte contestato. Questo peraltro gli rende molto difficile riunirsi (si veda il flop del Sinodo Panortodosso del 2016, con 2/3 degli Ortodossi non rappresentati. Eppure era attesissimo...)

Tra Cattolici e Protestanti, la cosa va molto più in profondità. Si è partiti con i 5 "sola" di Lutero, che Trento ha condannato, pur non rinnegando la parte di verità che c'era (che la Fede sia indispensabile, fu ribadito. Che sia "sola Fede", è altro paio di maniche. Che senza la Grazia non ci si salvi era già pacifico -ed era stato chiarito con la condanna del Pelagianesimo un millennio prima, più o meno-, che non si debba collaborare alla Grazia è altra cosa...), si è andati avanti, da lì, con differenze profondissime sui Sacramenti (Lutero ne rinnega 4 su 7, Calvino e gli altri anche la Confessione. La natura di tutti i Sacramenti muta), e sull'Eucaristia soprattutto (i protestanti, pur con differenze anche tra loro, non ritengono che il pane e il vino diventino Corpo e Sangue di Cristo...E lì c'è poco da "scialare", Cristo quando alcuni si allontanavano dicendo "questa dottrina è troppo dura" disse agli altri, Apostoli in testa, "magari anche voi volete andarvene?". Dicendo quindi, chiaro chiaro, che o si accetta questo oppure per lui si può anche andar via). Oltre ad una serie di differenze che dalla diversa dottrina "discendono" (giusto un esempio, non il più importante: l'Etica Protestante ha differenze PROFONDISSIME da quella Cattolica. Predestinazione e "sola Fede" portano "molto lontano"...).

Il cammino "Ecumenico", per essere reale e non tramutarsi in "Falso Ecumenismo", non può quindi che:

-Valorizzare ciò che c'è in comune
-Confrontarsi sulle differenze cercando di capirsi ma SENZA fare "sintesi" (a proposito: se vi dicono che sulla Giustificazione con il documento del 1999 tra Cattolici e Luterani non ci sono più differenze, vi stanno dicendo il falso, per dire...)
-Fare insieme preghiera, ove possibile (Liturgia delle Ore, che è "comune"), e Carità (nel modo in cui siamo d'accordo di farla)

Se lo Spirito porterà a capirsi in tal modo da portare "maggiore unità", SENZA cedere su ALCUN punto dottrinale, sarà un "frutto ulteriore" di cui rallegrarsi. Ma ogni "sintesi" è VIETATISSIMA (e attenzione, questo lo dice chiaro chiaro la Unitatis Redintegratio quando parla del "falso irenismo", eh...), e nessun punto dottrinale va assolutamente "toccato". Pena l'aver fatto un'unità dei Cristiani che non è unità dei Cristiani. E' unità di un'altra cosa. Perché se Cristo ha detto "io sono la Verità", fare compromessi sulla Verità è fare compromessi su Lui stesso. Soprattutto poi quando si tratta dei Sacramenti (e non parliamo dell'Eucaristia stessa, che è Lui in persona)

Quindi "perché la Chiesa ha ricomposto lo Scisma d'Occidente e non quello Protestante"...Beh, è semplice: si tratta di due Scismi MOLTO diversi. Da un lato c'era "solo" (!) la questione "chi è il Papa legittimo". Dall'altro ci sono una serie di questioni Dottrinali lunghe un chilometro (e, secondo i protestanti, non dovrebbe esserci alcun Papa, peraltro...Ma vi assicuro: quella è davvero l'ultima delle differenze).

P.S.: Riguardo a Santa Caterina, lei criticò alcuni atteggiamenti di Urbano VI (una sua "eccessiva durezza"), ma, a Scisma avvenuto, si schierò TOTALMENTE con lui, scrivendo lettere durissime, peraltro, a quei Regnanti europei che si erano schierati con Avignone. Quindi fosse rimasta viva più a lungo probabilmente avrebbe "proceduto sulla stessa linea"...

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E Never75 replica:

Sul fatto che lo Scisma si fosse ricomposto anche perché non c'erano in ballo motivi dottrinali (anche se sul Concilio di Costanza si potrebbe discutere molto) e sulla Riforma sì lo avevo supposto pure io. Ciò non toglie, però, che la Riforma, come è stato enunciato, è partita dal basso. 
Lutero era solo un monaco, non era né un papa, né un antipapa e neppure un vescovo o cardinale. La sua storia poteva finire in modo assai simile a quella di Huss e a Wycliff; poteva essere schiacciato se lo si fosse voluto. Così, per diversi motivi, non è stato.
I papi di Pisa e Avignone si consideravano comunque i diretti successori di Pietro, i vicari di Cristo, le supreme autorità religiose.
Se davvero lo avessero voluto, la divisione si sarebbe mantenuta e non è detto che in futuro non si sarebbero manifestate anche differenze dottrinali.
La stessa Riforma, è vero che è nata (anche e soprattutto) mettendo in discussioni alcuni temi dottrinali. Ma basta scorrere le 95 tesi e in nessuna di esse viene messo in discussione il papato in quanto tale, anzi. Al limite si criticano alcune decisioni del papa regnante (o di alcuni suoi predecessori), ma né lui, né la successione apostolica, né l'esistenza del clero vengono attaccati. Così è come per i sacramenti e per tanto altro.
La cesura vera e propria è venuta dopo: quando Lutero ha capito che a Roma non solo non veniva ascoltato, ma addirittura si stava preparando un bel falò, lui decise di rompere del tutto con Roma ed è andato come sappiamo.
L'Anglicanesimo delle origini, come ha osservato Bhri, del resto non nasceva da contestazioni dottrinali ma meramente politiche, rendendolo molto simile allo Scisma del secolo precedente con la sola eccezione che qui il re inglese si proclamò capo della sua Chiesa pur non chiamandosi papa lui stesso.
Di fatto, rese la Chiesa Anglicana un cattolicesimo senza papa. Poi, con Elisabetta I, verranno accolte parzialmente alcune novità della Riforma, ma ciò avvenne molto tardi e perdipiù in maniera molto discontinua.
Una precisazione anche sul cosiddetto sincretismo, che mi pare venga giudicato molto negativamente da qualcuno.
Penso che
Bhrihskwobhloukstroyi sia d'accordo con me se dico che lo stesso Cristianesimo Cattolico di oggi sia una religione sincretistica.
Si è partiti (I secolo) da una costola dell'Ebraismo che non sarebbe errato definire setta (nell'Ebraismo e nell'Islam il termine non è denigratorio come nel Cristianesimo). accettando tutto dell'Ebraismo tanto che gli stessi apostoli pregavano ancora in sinagoghe.
L'unica differenza (notevolissima, per carità) rispetto agli altri ebrei era Cristo, il suo messaggio e la salvezza. Punto.
Poi è venuto tutto il resto. Sto molto semplificando, ci vorrebbero mesi di tempo per scrivere tutto ciò che è accaduto in quasi 2000 anni, ma ciò che il Cristianesimo Cattolico è diventato è sotto gli occhi di tutti.
Vedi la gerarchia, ruolo del papato, sacramenti, importanza dei santi e soprattutto di Maria, ecc.
La maggior parte di tutto questo è stato ereditato da altre religioni non monoteistiche.
Lo stesso titolo di pontefice era di origine pagana.
Visto che è appena passato sappiamo tutti bene da dove deriva il Natale.
Il culto di Maria ha assorbito molti culti preesistenti: quello di Iside, delle dee madri, delle dee vergini che erano diffusi in tutto il Mediterraneo. Questo è ancora più evidente nell'iconografia: a Maria sono associati Luna, Sole, Stelle, serpente, ecc.
Molti santi sono calchi di déi pagani.
E si potrebbe andare avanti per giorni a scrivere tutte le analogie che ci sono tra la vecchia religione olimpica, le religioni misteriche e il Cristianesimo.
Ovvio: il tutto è stato fatto in maniera molto oculata e intelligente. la Vergine, ad esempio, non è semplicemente diventata una dea tout-court perché così avrebbe intaccato il concetto stesso di monoteismo. Però si è andati comunque molto vicini a farlo, e questo vale anche per le Chiese Ortodosse che si reputano più vicine al Cristianesimo delle origini.
Tanto che Bulgakov la definì la religione di Cristo e di Maria.
E, ovviamente, senza dimenticare ciò che il popolino (che è pur sempre la maggioranza dei fedeli) pensa o crede.
Quindi, tirando le somme, il Cattolicesimo è sincretistico già di suo. 
Non credo che si corra il pericolo di "contaminarsi" con le altre confessioni cristiane in vista dell'Unità possa nuocergli più di tanto.

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Alessandro insiste:

Ma infatti il più grosso ostacolo con gli Anglicani è proprio quel che è venuto dopo. L'Act of Supremacy, pur da non sottovalutare (San Giovanni Fischer e San Tommaso Moro ci sono morti martiri, lungi da me...Peraltro, oggi anche gli Anglicani li considerano entrambi Santi, mi fa piacere), a confronto è poco.

Chiaro che se Lutero non avesse avuto gli appoggi politici che ebbe avrebbe fatto la fine di Whycliff (la cui eresia si diffuse proprio nel periodo dello Scisma d'Occidente... Se uno dei tre avesse accettato le sue idee, sarebbe stato il disastro), che disse, 2 Secoli prima, varie cose che Lutero aveva detto, e di cui oggi si ricordano in pochi (fu condannato poi a Costanza, già morto). Ma resta il fatto che il suo scisma non riguardava solo "chi è il legittimo successore di Pietro" (a cui peraltro la risposta di Lutero era: "nessuno"), ma mezza Fede Cristiana...Ah, peraltro, la bolla Exsurge Domine non dice "Lutero smettila che non ti sentiamo", ma condanna, nel merito, UNA PARTE delle sue Tesi (nemmeno la maggioranza!), chiedendogli di ritirarle. Il che vuol dire che la Chiesa era tutt'altro che sorda, dal momento che tutte le altre, evidentemente, le si riteneva quantomeno degne di discussione. Ed anche a Trento, anche nel condannare le sue Tesi, si partì dal condannare gli errori opposti (ad esempio, PRIMA si condannò chi riteneva che la Grazia non fosse indispensabile -cosa nemmeno necessaria, dato che per lo stesso motivo era stato condannato Pelagio circa un millennio prima...-, POI si condannò l'idea del "Sola Gratia"). Quindi comunque, processi storico-politici a parte, a fondo c'è quello.

Che poi, facendo il ragionamento inverso, anche lo Scisma d'Occidente s'intersecò con divisioni politiche. E, inizialmente, ben più in profondità (all'inizio Lutero "trovò rifugio" in Sassonia, solo dopo venne il resto...)! Questo però non impedì il suo "riassorbimento". Come insegnava, prima ancora di diventare Papa, il più grande Teologo contemporaneo (Joseph Ratzinger), ciò che accade nella Chiesa ha sempre innanzitutto motivazioni Religiose. Solo poi può intersecarsi con altre questioni.

Su ciò che è stato scritto sul sincretismo, non c'è NULLA nel Cristianesimo che non abbia solide basi Bibliche. Ora, delle due l'una, o si ritengono già gli scritti Neotestamentari "condizionati da sincretismo" (ma faccio notare che sono stati scritti tutti da autori nati Giudei, e nel I Secolo, quindi la cosa è poco credibile), oppure il discorso non sta in piedi.

Che i Santi intercedano presso Dio sta scritto nell'Apocalisse. Che Maria sia Immacolata (e quindi tutta Santa) deriva dal Vangelo di Luca, e che le sia stata affidata la Chiesa dal Vangelo di Giovanni (e taccio sulla "Donna Vestita di Sole" dell'Apocalisse, su cui le interpretazioni divergono). I Sacramenti sono stati tutti istituiti da Cristo ed hanno tutti precisi riferimenti Neotestamentari, e così il Ministero Petrino (il passo "famoso" è quello di Matteo, ma ce ne sono altri in Luca ed in Giovanni), quello Episcopale, invece, deriva da quello degli Apostoli ("ne fece 12"), e la successione apostolica ha radici Bibliche in Atti (la consacrazione di Mattia) e nelle lettere di Paolo (riferimenti chiari nella Lettera a Timoteo). Se poi per SPIEGARE MEGLIO talune realtà siano stati usati CONCETTI DI DERIVAZIONE ELLENISTICA, è tutt'altro discorso.

Sul Natale, a causa delle bufale che girano nel web, riassumo la questione:

-Calcolando il periodo in cui Zaccaria serviva al tempio (sappiamo qual era la sua classe sacerdotale, e con un calendario ritrovato a Qumran conosciamo i "turni") possiamo calcolare la nascita di San Giovanni Battista e, 6 mesi dopo, quella di Gesù. E guarda caso, viene alla fine di dicembre (ma va?)
-Il Natale da quando si è celebrato è sempre stato a data fissa, il 25 dicembre. Il Sol Invictus, invece, "a suo tempo", NON era a data fissa. Se si voleva, "sic et simpliciter", sostituirlo, i conti non tornano
-Scriveva Tertulliano che la Chiesa, da quando gli Imperatori avevano aperto al Cristianesimo (Natale è stato fissato a quella data poco dopo...), aveva avuto accesso ai documenti del Censimento, e da lì aveva tratto la data.
-Ma quand'anche tutto questo non vi fosse, e, quindi, si fosse arbitrariamente fissata quella data per comodità, dato che il popolo era già abituato a festeggiare in quel periodo, e fosse, quindi, una data puramente convenzionale, questo NON significa che il Natale sia qualcos'altro. A meno di non voler pensare che i primi capitoli dei Vangeli di Matteo e Luca siano stati scritti con questo intento, o che la nascita di Gesù ed il Mistero dell'Incarnazione (la cui profondità è ben espressa dal Prologo di Giovanni) siano qualcosa che non abbia senso celebrare se non con "altre radici"...

Come si vede, NESSUN SINCRETISMO. Che d'altronde, ripeto, la Bibbia condanna ripetutamente sin dai tempi dei Patriarchi (e la Chiesa Apostolica combattè sin dalle origini, si veda la vicenda di Simon Mago e degli gnostici).

Se da qui si vuol far discendere la liceità, per la Chiesa, di mettere tra parentesi la dottrina a cui ogni Cattolico è OBBLIGATO a credere (perché si tratta di cose su cui, per chi le nega, c'è tanto di anatema. Ah, anche l'anatema e le scomuniche hanno basi nelle lettere di Paolo, eh...) per "stare tutti insieme che è più importante", ovviamente ognuno può pensarla come vuole, ma significa che non sarebbe più la Fede Cristiana, ma solo una vuota organizzazione umana, in cui si può credere tutto e il contrario di tutto. Fermo restando che su certe cose (l'Eucaristia su tutte), il minimo "tocco" sarebbe abominio, e Cristo stesso ha detto, ripeto, "magari anche voi volete andarvene?", di fronte a chi riteneva "troppo dura" la dottrina secondo cui fosse la sua carne quella che ci "da da mangiare". Ora, chi non crede può dire "e chissenefrega", ma chi crede non può che rispondere come fece Pietro: "Signore, da chi andremo?"

Questo NON significa che non si possa e debba valorizzare ciò che ci unisce, dialogare per cercare di spiegarsi sul resto (ma, come dice la Unitatis Redintegratio, cioè il decreto sull'Ecumenismo, appunto, manifestando "tutta e integra la Dottrina", perché "nulla è più alieno dall'Ecumenismo del falso irenismo"), e fare insieme opere di bene. Anzi, questo si DEVE fare.

Ma pensare di mettere fra parentesi un solo infinitesimale punto di dottrina significa pensare di mettere tra parentesi una parte di Cristo stesso, perché per i Cristiani la Verità è, appunto, Lui. E dei Cristiani che mettono tra parentesi Cristo sono una contraddizione in se stessi (e non un "segno di contraddizione", la differenza è totale...). E non hanno senso alcuno.

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Bhrihskwobhloukstroy replica:

La domanda di fondo allora si può riformulare «perché nel XVI secolo le differenze teologiche sono state utilizzate dalla Politica e nel XV no?»; con ciò le spiegazioni proposte si riducono da tre a due (perché quella teologica viene assorbita dalla domanda stessa), in ordine di comparizione (e di estromissione dalla discussione):

1) per una ragione (geo)politica (il Papato è diventato uno Stato Pseudonazionale, nel XV secolo lo si pensava ancora riuniversalizzabile, nel XVI non più);

2) per una ragione sociologica (nel XV secolo erano discordie di élites, nel XVI coinvolgevano anche gli strati più bassi della Popolazione).

Finora le alternative sono queste, accettata la premessa della diversa rilevanza della Dottrina.

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Anche Iacopo dice la sua:

Sarebbe interessante confrontare gli scismi della prima età moderna anche con quello dei Tre Capitoli al tempo di Giustiniano. Inoltre per dare la giusta prospettiva al discorso sulla rottura tra Roma e Costantinopoli andrebbero valutate tutte le reciproche scomuniche fino al 1054, oltre alla Crociata del 1204, al rigetto del Concilio di Firenze, al Panegirico di Filoteo del 1510 e all'elevazione di Giobbe di Mosca a Patriarca.
Sarebbe anche interessante inserire nel discorso gli scismi post conciliari (e soprattutto i posizionamenti dei Vetero Cattolici) e l'attività ecumenica della Chiesa Cattolica post Giovanna, in particolare quella rivolto alle Chiese Orientali, compresa la poderosa crescita politica che ha portato il Papato da essere un relitto geopolitico ad essere il centro di un impero parallelo a quello americano.

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feder dal canto suo ci domanda:

Secondo voi, cosa dovrebbe accadere perchè nel 1477 la Francia appaia come nella cartina sottostante?

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Ed ecco ora la domanda che ci ha posto MattoMatteo:

Secondo voi, come sarebbe oggi il mondo se nessuno avesse mai inventato la polvere da sparo, e quindi non esistessero le armi da fuoco?

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Gli replica Paolo Maltagliati:

Sarò un ucronista, ma oltre un certo territorio non riesco ad avere sufficiente fantasia.

Detto sinceramente, è vero che certe invenzioni sono il frutto di un singolo genio, che può benissimo morire prima di inventare. Ma certe altre... beh, mi sembrano dei prodotti culturali più o meno inevitabili. L'unica cosa cui riesco a pensare è posticipare, all'interno di un range di tempo più o meno ampio, la diffusione di applicazioni concrete dell'invenzione stessa.

Perché c'è anche questo da dire: il problema vero, di solito, non è inventare qualcosa, ma l'applicazione su scala ampia dell'invenzione stessa (che è sempre stato sia il problema dei greci, sia quello dei cinesi, in particolare dalla dominazione mongola in poi).

Ecco, io ti ribalterei la domanda: quali cause avrebbero potuto "impedire" lo sviluppo delle armi da fuoco? Domanda non facile, mi rendo conto, ché vorrebbe dire rivoltare come un calzino almeno 1000 anni di storia...

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Non può esimersi dall'intervenire il nostro Webmaster:

Vedo che sei sulla stessa linea del paladino Orlando, che uccise Cimosco e buttò via la sua arma infernale, cioè l'archibugio:

"O maladetto, o abominoso ordigno,
che fabricato nel tartareo fondo
fosti per man di Belzebù maligno
che ruinar per te disegnò il mondo,
all'inferno, onde uscisti, ti rasigno. -
Così dicendo, lo gittò in profondo..."
(Orlando Furioso, IX, 91)

Il problema di evitare l'invenzione delle armi da fuoco è analogo al cosiddetto "problema steampunk": come evitare che il petrolio, il metano e poi il nucleare l'abbiano vinta sul vapore e sui dirigibili? Tempo fa c'era stata una discussione tra noi, durante la quale il mio amico ingegnere Sandro Degiani aveva duramente contestato l'ineluttabilità dello sviluppo tecnologico così come noi lo conosciamo, ed io sono d'accordo con lui. I Romani avrebbero potuto benissimo inventare la macchina a vapore (non lo fecero perchè non serviva loro, avevano gli schiavi, ma molti popoli li avevano anche nel XVIII secolo), la mongolfiera (secondo alcuni la inventarono quei precolombiani che tracciarono le linee di Nazca) e addirittura la fotografia (il bitume di Giudea usato nell'800 da Niepce era ben noto anche nell'antichità); se lo avessero fatto, la storia sarebbe cambiata. Dato che nessuno sa con certezza chi introdusse le armi da fuoco in Europa, è possibile benissimo che la sua introduzione sia quantomeno ritardata. Se è vero che a introdurre la polvere da sparo in occidente dall'occidente contribuirono le scorrerie mongole fin nei Balcani, basterebbe ipotizzare che Gengis Khan fallisca nel compiere la profezia del Lupo Azzurro, i Mongoli restino divisi e continuino a combattersi fra loro, anziché partire alla conquista dell'Eurasia. In ciò potrebbe avere un ruolo il regno dei Kara Kitai, alias il Prete Gianni...

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Ma MattoMatteo obietta:

Caro Riker, secondo me una soluzione del genere non elimina il problema, si limita a spostarlo.
La polvere da sparo fu inventata dai cinesi, ma usata solo come curiosità ludica (i fuochi d'artificio)... però, se ipotizziamo che l'europa non inventi, o inventi in ritardo, le armi da fuoco, a questo punto non è azzardato immaginare che sarebbero stati i cinesi a svilupparle per primi; in questo modo la cina prenderebbe il posto dell'europa come egemone del dominio del mondo.

Io pensavo a qualcosa di più "spinto", tipo che la polvere da sparo non sia realizzabile chimicamente in nessun modo... certo, è un po' una forzatura, ma non mi viene in mente niente di meglio.

Ammetto che, per spingere un proiettile, si potrebbe usare l'aria compressa (come ricordato da Paolo) o, come visto nell'anime Last Exile, dal vapore.

Vorrei ricordare solo che i primi fucili erano molto più lenti, imprecisi, e con una gittata minore di archi e balestre... quindi direi che, fino all'invenzione della retrocarica e delle canne rigate, le armi a distanza "primitive" avevano ancora un notevole potenziale bellico.

Quindi, tornando alla domanda iniziale, come potrebbe essere il mondo attuale se l'unica invenzione mancante fossero le armi da fuoco, mentre tutto il resto (navi, treni, aerei, metallurgia, medicina, vapore, elettricità, informatica, ecc.) fosse stato inventato?

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Invece Rivoluzionario Liberale la butta sul ridere:

Ve la immaginate la guerra nippo-cinese degli anni '30 a colpi di karate e Kung Fu? I terroristi, anziché dirottare gli aerei, saliranno in gruppo sul grattacielo e getteranno la gente una a una dalle finestre.

Pensiamo alla guerra civile spagnola combattuta con i tori e toreri... O allo scontro a colpi di frecce incendiarie tra il dirigibile "Hindenburg" nazista e l'ammiraglia della flottiglia di dirigibili britannica. Umberto Nobile con il suo dirigibile "Italia" deve limitarsi a tirare freccette con la cerbottana!

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Interviene anche Sandro Degiani:

Carissimi, In realtà la spallata alla Società Cavalleresca con le sue Regole di Onore e i duelli all'arma bianca la diede la balestra, che rendeva l'armatura inutile contro i suoi colpi. Per la prima volta i nobili erano alla mercè dei plebei in guerra e non potevano più duellare solo tra di loro ignorando le frecce della truppa.

Anche l'Arco inglese fece lo stesso, sconfiggendo due volte i Cavalieri nobili Francesi a Crecy e a Azincourt. La polvere da sparo ha solo reso più semplice e facile la cosa, ma l'ordine delle cose era già sconvolto... La balestra era così terribile che il Papa scomunicò chi la usava tra cristiani, tollerandone l'uso solo contro gli Infedeli!

Per trascurare i fucili ad aria compressa che austriaci e francesi usavano per sparare ai serventi dei cannoni per non farsi localizzare dal fumo e dal rumore dello sparo! ...Non è facile annullare la spinta tecnologica, ed è difficile persino indirizzarla!

Però... c'è un posto dove l'archibugio prima e il fucile poi ha avuto poco impatto sulla storia. Il Giappone andò avanti fino a fine ottocento a combattere essenzialmente all'arma bianca, la società congelata politicamente dall'Imperatore e dalla società Samurai non vedeva di buon occhio l'uso di una arma così "rivoluzionaria" a cui la spada non poteva opporsi... e la spada per un Samurai era tutto!

Certo, avevano gli archibugi... nel 1543 i Portoghesi portarono in Giappone una delle prime armi di questo tipo. L'Archibugio venne acquistato per 1.000 taeis d’argento (qualcosa meno di 40 kg. del prezioso metallo) e immediatamente passato al fabbro e maestro nell’arte della fabbricazione delle spade Yaita Kinbee Kiyosada al quale fu affidato il compito di fabbricarne delle copie. I giapponesi continuarono a copiarlo per 300 anni senza mai innovarlo o evolverlo.

Costruirono il "Teppo", un'arma molto rustica ad accensione a miccia, e la usarono tatticamente solo come metodo di "decimazione" del nemico che avanzava mediante il tiro simultaneo e non mirato. Non lo ricaricavano mai (non portavano con loro gli accessori necessari come fiaschette, bacchette, pezzuole, palle) ma passavano dopo la salva iniziale (trattenuta sino all'ultimo per eseguire un tiro a breve distanza, non più di 50/60 metri) al combattimento all'arma bianca. Per chi volesse approfondire, consiglio questo sito.

Per cui il mondo bellico (il mondo più sensibile alla innovazione tecnologica e la punta di diamante della tecnologia di ogni popolo) resta fermo all'arma bianca solo in una condizione di isolamento e di regime politico rigidissimo e strutturato, di cultura ben radicata e di rigida applicazione e rispetto delle tradizioni, delle norme e delle consuetudini.

L'arma è la misura della tecnologia (almeno sul nostro pianeta e per la nostra razza)... figuratevi che gli indiani d'america che non conoscevano il metallo erano però maestri nella lavorazione della selce per le punte di freccia, coltelli e fabbricazione di archi multistrato. Gli aborigeni australiani non hanno sviluppano nemmeno una lingua scritta o una religione strutturata che non sia animista ma hanno "inventato" il boomerang e il propulsore per la lancia che ci stupiscono ancora oggi per l'applicazioni di complesse leggi aerodinamiche e fisiche!

Nello "steampunk" la tecnologia semplicemente viene evoluta sfruttandola fino all'ultima possibilità prima di sostituirla con altre tecnologie. La ricerca è indirizzata quindi al miglioramento e non allo sviluppo di nuove tecnologie.

In effetti fino agli anni '20 le migliori auto sul mercato erano a vapore o elettriche! Poi arrivò Ford e la sua "Model T" e il petrolio da curiosità geologica e rimedio per la caduta dei capelli divenne l'Oro Nero!

Si poteva andare avanti con il vapore, si poteva volare benissimo con i dirigibili sostituendo all'Idrogeno l'Elio, si poteva fare a meno di tante cose, l'elettricità bastava per telegrafi e lampadine.

Senza il frigo restava la distribuzione punto punto dei piccoli negozi, dei mercati rionali, delle fiere, avremmo fatto a meno dei Centri Commerciali disumani e devastanti il commercio. Ci si può scaldare e cucinare con una cucina a legna.

Fino al 1950 si viveva così in tutti i piccoli paesi e nessuno aveva nulla da ridire. La sera si poteva ascoltare assieme la radio per un opera lirica, ascoltare musica da ballo o un radiodramma e non farsi rincoglionire dalla TV utrapiatta, megagrande ad Alta Definizione e 3D solo per trasmettere l'Isola dei Famosi o il Grande Fratello... e anche se un giovane non ci crederà, fino a venti anni fa' si poteva vivere senza un cellulare!

Insomma, senza una crescente avidità, insoddisfazione, tensione verso il futuro che deve essere per forza diverso, si può benissimo vivere e vivere bene! È l'equilibrio che è difficile da trovare e da mantenere... 

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E Paolo puntualizza:

Per quanto riguarda il Giappone, una piccola precisazione (che non fa altro che avvalorare la tesi di fondo). Non é che lo copiarono senza evolverlo solo per fanatismo tradizionalismo. In realtà fu una decisione politica di Yeiasu Tokugawa stesso che non desiderava che altri signori, in particolare i daimyo esterni di Kyushu e Shikoku, potessero, in un futuro in cui i suoi eredi si fossero mostrati deboli, sovvertire l'ordine da lui creato con fatica, con un utilizzo massiccio di tali armi (e/o dell'aiuto europeo). Per cui fu vietata la produzione se non ad una stretta cerchia di fedelissimi artigiani dello shogunato; coloro che violavano tali disposizioni incorrevano in pesanti ripercussioni. Quindi non solo non e non tanto non volevano produrli, ma nemmeno potevano.

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E ora, l'idea di Generalissimus:

Nel 1393 al Palazzo Saint-Pol si tenne una festa per celebrare il matrimonio di una delle dame di compagnia della Regina di Francia Isabella di Baviera, festa che divenne poi nota come Ballo degli Ardenti.
Su suggerimento di Huguet de Guisay, il Re Carlo VI e altri nobili si travestirono da uomini selvatici e si misero a danzare.
Erano vestiti con abiti di panno di lino zuppi di cera resinosa o catrame per mantenere una copertura di canapa logora, così da sembrare irsuti e pelosi dalla testa ai piedi.
Su suggerimento di un certo Yvain de Foix il re chiese che gli uomini che reggevano le torce rimanessero ai lati della stanza, così da evitare incidenti.
Ciononostante, il fratello di Carlo VI, Luigi I di Valois-Orléans, che era arrivato in ritardo, si avvicinò con una torcia accesa per scoprire l'identità dei nobili in maschera e per errore diede fuoco ad uno di essi.
Scoppiò il panico e l'incendio si diffuse.
Diversi cavalieri che cercarono di spegnere le fiamme rimasero gravemente ustionati.
Quattro degli "uomini selvatici" perirono: Carlo di Poitiers, figlio del Conte del Valentinois, Huguet de Guisay, Yvain de Foix e il Conte di Joigny.
Un altro, Giovanni, il figlio del Signore di Nantouillet, si salvò gettandosi nella vasca dove venivano lavati i piatti. 
Carlo VI scampò alla morte in extremis quando Giovanna II d'Alvernia gli gettò addosso lo strascico della sua gonna, salvandolo, ma che accade se invece anche il Re di Francia perisce nell'incendio?

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Gli risponde Never75:

Sarebbe diventato Re il fratello Luigi d'Orléans, assai più capace di Carlo VI. Magari le cose sarebbero andate meglio per la Francia.
Senza guerra tra Armagnacchi e Borgognoni, la Francia è più forte e riesce a tenere a bada gli inglesi.
Inoltre, quando diventa re Charles, è probabile che costui rivendichi anche il Ducato di Milano, in quanto figlio di Valentina Visconti.
In questo caso le Guerre d'Italia iniziano molto prima.

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E Perchè No? aggiunge:

Il "Bal des Ardents" é un episodio della storia di Francia che mi é sempre piaciuto. Dimenticate però la cosa più importante. Anche se la Francia viene sconfitta alla battaglia di Azincourt da Enrico V, il "Luigi XI" di questa Timeline non sarebbe talmente rimbambito da lasciare che Isabeau di Baviera autorizzi il trattato di Troyes che consegnava la Francia a Enrico V e ne faceva l'erede del trono contro il Delfino Carlo (creando la situazione sistemata poi da Giovanna d'Arco). Enrico V non si ritroverebbe con la maggior parte della Francia tutta sua, inclusa Parigi. Sarebbe un altro episodio della Guerra dei Cento Anni come le precedenti sconfitte di Crecy e Poitiers.
Un'altra cosa: il regno del "folle" Carlo VI é stato importante per la creazione dello Stato regio alla francese. Con un re maggiore ma incapace (impossibile metterlo sotto reggenza), gli agenti del re sono stati costretti a funzionare senza testa, e si inizia allora il lungo cammino che porterà a distinguere "il re" e "lo Stato" con l'apparizione di fazioni e partiti come Orleani, Armagnachi e Borgognoni.

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Passiamo ora alla proposta di Inuyasha Han'yō:

Il 18 giugno 1429 un cervo attraversò il campo inglese, accampato presso Patay, e i soldati, lanciato un alto grido, si misero al suo inseguimento; gli esploratori francesi, che si trovavano a poca distanza, poterono quindi indicare con rapidità e precisione la posizione del nemico ai capitani, che non si lasciarono sfuggire l'occasione. L'avanguardia dell'esercito, cui si unirono anche le compagnie di La Hire e della stessa Giovanna, attaccò improvvisamente il campo, prima che gli inglesi avessero modo di erigere la consueta barriera di rigidi stocchi dinanzi a loro, che solitamente impediva alla cavalleria di travolgerli e dava modo agli arcieri di compiere stragi tra le file del nemico. Senza questa protezione, in campo aperto, l'avanguardia inglese fu schiacciata dalla cavalleria pesante francese. Dopo questo primo caso fortuito, un'incredibile catena di errori, malintesi e tattiche errate lasciò inoltre l'esercito inglese nella più totale confusione. Dapprima alcuni contingenti tentarono di ricongiungersi in tutta fretta al corpo d'armata principale, guidato dal conte Talbot, ma questo fece credere al capitano dell'avanguardia che fossero stati sconfitti, al che egli stesso, accompagnato dal portastendardo, si diede ad una fuga disordinata, cui presto si unirono le altre compagnie poste a difesa del corpo d'armata principale, lasciando il grosso dell'esercito esposto agli attacchi francesi senza più alcuna protezione. Sopraggiungendo, sir John Fastolf si avvide del pericolo e prese la decisione di ritirarsi, anziché soccorrere Talbot, mettendo in salvo almeno il proprio corpo d'armata. Per gli inglesi si trattò di una sconfitta completa quanto del tutto inattesa; in quella che sarebbe stata ricordata come la battaglia di Patay lasciarono sul campo oltre duemila uomini, mentre da parte francese si contarono solo tre morti e alcuni feriti. Ma se quel cervo avesse preso un'altra direzione?

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Gli risponde il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Non è detto che la battaglia senza questo «caso fortuito» si sarebbe risolta con un paragonabile disastro per l’Esercito del Delfino. Se sì e se ciò avesse contribuito in modo decisivo al consolidamento della Dinastia Lancaster in Francia, ammessa poi appunto la Successione Tudor, il Matrimonio di Maria la Cattolica con Filippo II avrebbe probabilmente avuto meno vincoli e da ciò sarebbe alla fine derivata l’Unificazione di Inghilterra e Irlanda, Francia, Spagna (con i Paesi Bassi per intero) e Portogallo (poi impossibilitato a secedere) e tutto ciò (anche la Sicilia, come pure la Sardegna) sarebbe diventato di Carlo VI senza Guerra di Successione Spagnola, dopodiché, senza significative guerre in Europa Centro-Occidentale (quelle in Germania e in Europa Centro-Orientale sarebbero forse avvenute lo stesso, con più probabilità quanto maggiore fosse la distanza dall’Europa Occidentale) né Rivoluzioni (anche a motivo della persistenza degli Imperi Coloniali unificati), a Sud delle Alpi la situazione si sarebbe probabilmente stabilizzata con la conservazione di tre soli Stati non asburgici in Lombardia (Piemonte, Genova, Lucca) – a parte i Feudi Imperiali minori – e due al di fuori dell’Impero (Venezia e il Papato). Se avvengono ugualmente le Spartizioni della Polonia e in più la Riunificazione fra Svezia e Danimarca (infine anche la Successione dei Wittelsbach – che conservassero o meno i Feudi in Germania – o degli Hannover agli Stuart in Scozia), i focolai di tensione nella seconda metà del XIX secolo si concentrano al confine fra Austria, Russia e Impero Ottomano e in tutta Europa si hanno solo sette Stati Sovrani (contato come unico il Complesso Asburgico col Sacro Romano Impero; gli altri sei sarebbero la Scozia, il Regno Unito di Danimarca e Svezia, l’Impero Russo, Venezia, il Papato e l’Impero Ottomano coi relativi Principati Tributarî e Vassalli, compresa Ragusa: la Scozia confinerebbero per parte di terra solo con gli Asburgo, lo Stato Pontificio anche con Venezia, quest’ultima anche col Montenegro e, fino al 1878/1808, con l’Impero Ottomano). Se la Storia prosegue secondo i meccanismi noti (con o senza Serbia a seconda dell’esito della Settima Guerra Austro-Turca, 1736-1739), nel 1918 il Confine Austro-Russo sarebbe arretrato sulla Linea della Pace di Brest-Litovsk (/ Brest-Litowsk / Brześć nad Bugiem / Brest / Beras’ce / Brestas / Lietuvos Brasta) ed è possibile che, in caso di Seconda Grande Guerra, negli Anni Quaranta arrivi agli Urali.

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Iacopo gli domanda:

In un situazione quali sarebbero le caratteristiche e le relazioni di una Russia esclusivamente transuralica?

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E Bhrihskwobhloukstroy gli replica:

Se c'è stata la Pace di Brest-Litovsk postulo il successo della Rivoluzione d'Ottobre e quindi la fondazione dell'Unione Sovietica, che appunto sarebbe confinata a Est degli Urali (e a Nord del Kazachstan, entrato come tutta l'Asia Centrale nell'Unione Mitteleuropea come già da venticinque anni l'Impero Ottomano e la Persia) dopo la Seconda Grande Guerra. Immagino che, negli stessi anni, il Giappone avrebbe – come si dice a Milano – “trovaa el Signor indorment” nel Pacifico e in Cina, per cui, se non avesse attaccato direttamente le Colonie della Monarchia Cattolica, avrebbe potuto costituire davvero la Sfera di Co-Prosperità Asiatica. A quel punto, dalla fine degli Anni Quaranta, soprattutto se si perviene prima o poi all'utilizzo bellico dell'Energia Atomica, il confronto di Potenza nel Mondo sarebbe a tre Attori (dato che l'Abissinia e il Siam sarebbero in posizione subordinata rispetto all'Impero Europeo): Europa, Siberia, Giappone.

Facciamo purtroppo poca fatica a immaginare che le relazioni fra i tre non siano proprio amorevoli, ma in presenza della Deterrenza Nucleare la competizione militare è più tecnologica che sul campo di battaglia (non ci sono nemmeno aree in cui fare guerre per procura); naturalmente ci si può attendere che sia anche ideologica (con la Siberia Sovietica custode dell'Ortodossia Marxista), ma i due principali Rivali si presenterebbero entrambi come Tradizionalisti. Paragonato il Mondo a un arco parlamentare, l'Unione Sovietica avrebbe il ruolo dell'Opposizione di (Estrema?) Sinistra, mentre i due Imperi si contrapporrebbero più ‘etnicamente’, Colonialismo contro Anticolonialismo, per cui, se il Colonialismo è più di Destra del Culto dell'Imperatore (non ne sono affatto sicuro), la Sfera di Co-Prosperità Asiatica corrisponderebbe al Centro e l'Europa alla Destra; però, se la contrapposizione fosse invece Capitalismo contro ‘Militarismo’, le parti sarebbero, piuttosto, invertite.

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Iacopo insiste:

Ma se nella nostra Timeline gli Stati Uniti da soli sono riusciti a spazzare via il Giappone pur essendo impegnati su un altro fronte e intanto sostenendo la Russia su un terzo, come mai in quella da te proposta la Monarchia Cattolica, che riunisce gli USA storici e i loro alleati, più una buona parte dei loro nemici, non riesce a venirne a capo prima del '48?

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Gli ribatte Tommaso Mazzoni:

Perché il Giappone, immagino, ben si guarda dal far arruffare le piume dell'Aquila.

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E Bhrihskwobhloukstroy aggiunge:

...la quale sarebbe assorbita da un'operazione mai riuscita nella Storia: conquistare stabilmente – sia pure a partire da una linea decisamente avanzata quale quella di Brest-Litovsk – nientemeno che l'intera Russia Europea.

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C'è un'altra proposta di Generalissimus:

Umberto II del Viennois, ridotto alla rovina dopo non essere riuscito a raccogliere abbastanza tributi per ammortizzare i costi di una sua dispendiosissima crociata in Palestina e rimasto senza possibilità di avere eredi dopo la morte della moglie e del suo unico figlio, decise di non avere altra scelta se non quella di vendere il suo dominio, il Delfinato.

Dopo un po' riuscì ad accordarsi con Filippo VI di Francia: i due decisero che il Delfinato del Viennois sarebbe andato ad un figlio del futuro Giovanni II di Francia.

E così Carlo V di Francia divenne il primo di una lunga lista di Delfini di Francia, come sarebbero divenuti noti da allora in poi gli eredi al trono francesi.

Il controllo del Delfinato era importante per la Francia, perché i suoi territori occupavano la Valle del Rodano, un'importante via commerciale tra il Mediterraneo e l'Europa settentrionale fin dai tempi antichi.

Inoltre senza le terre del Viennois la Francia non sarebbe arrivata a contatto diretto con Avignone, che all'epoca, oltre che essere sede papale era uno dei centri diplomatici dell'Europa medioevale.

E senza Delfinato, il giovane Carlo V forse si sarebbe ritrovato privo di una parte di esperienza politica e di governo che gli sarebbe stata molto utile in futuro.

Bisogna dire, però, che Filippo VI fu solo l'ultima spiaggia per Umberto II.

Cosa sarebbe successo se la cessione del Delfinato avesse preso una piega diversa? Prima possibilità: l'Imperatore Carlo IV di Lussemburgo si dimostra più interessato all'acquisto delle terre di Umberto ed è lui ad appropriarsene, dopotutto il Delfinato era un feudo del Sacro Romano Impero.

Seconda possibilità: è Papa Clemente VI ad acquistare il Viennois. Praticamente si verrebbe a creare un secondo Stato della Chiesa, chissà cosa potrebbe accadere al ritorno dei Papi a Roma...

Ultima possibilità: ad avvantaggiarsi della situazione è Aimone di Savoia. Il matrimonio tra Umberto e Bianca di Savoia va a buon fine e questa riesce anche a dare dei figli al Delfino. Non è escluso che in futuro i Savoia cerchino di aggiungere il Viennois ai loro domini.

Quali le altre conseguenze di questi fatti?

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Gli replica Perchè No?:

E intanto, l'erede francese avrebbe a sua disposizione delle terre per sé? Domando questo perché il futuro Luigi XI é conosciuto per l'odio portato al padre Carlo VII (il re di Giovanna d'Arco) a tal punto che non potevano vivere nello stesso posto. Dopo avere tentato un golpe contro il padre, Luigi XI é stato spedito/esiliato nelle sue terre del Delfinato (diventando l'unico Delfino ad avere veramente governato il Delfinato) fino alla morte del padre.

Ma se la Francia non compra il Delfinato, forse l'erede alla corona francese non avrebbe avuto terre per sé. Luigi XI sarebbe rimasto sotto custodia del padre, creando forse le condizioni di una guerra civile tra padre e figlio proprio quando la Guerra dei Cento Anni stava terminando. La Francia conosce allora ancora una volta il caos e la rovina. Forse questo convince gli Inglesi a tentare di nuovo la conquista e lascia alla Borgogna tutta la libertà per diventare un vero Stato?

Ovviamente ciascuno dei Delfini aveva anche altri titoli, generalmente duca o conte di una grande provincia (Anjou, Provence, Bourgogne, Normandie secondo le epoche), ma erano appannaggi e non veri feudi, solo il Delfinato era considerato come la sua terra e logicamente non poteva essere parte del domaine royal.

Chissà, si potrebbe fare all'inglese e farne il duca di Bretagna quando quest'ultima sarebbe stata integrata. La Bretagna conserverebbe allora delle istituzioni del tutto separate dal resto del regno e un'identità a parte della Francia (ancora più che nella nostra Timeline), rafforzando le pretese attuali di indipendenza.

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Filobeche suggerisce a sua volta:

Cosa sarebbe successo se Carlo VIII e Francesco I fossero riusciti a stabilire la loro superiorità ed egemonia nella nostra penisola? le guerre d'indipendenza sarebbero state combattute contro la Francia? ed avremmo ceduto il Friuli all'Austria? o la Sicilia all'Inghilterra? Come sarebbe cambiata la nostra storia?

Ecco la mia proposta:

1483-1525: Carlo VIII e poi Francesco I nelle guerre d'Italia conquistano il Milanese e poi il regno di Napoli che viene unito alla corona di Francia (Sconfitta imperiale a Pavia). Francesco I imperatore del sacro romano impero.

1618-1648: Guerra dei Trent'anni: la Francia e la Svezia sconfiggono Spagna ed Austria; I Francesi trasferiscono il titolo imperiale a Gustavo Adolfo ed a Cristina di Svezia. L'Olanda ridotta ad uno stato fantoccio.

1714-1721: Guerra di successione Spagnola. I francesi conquistano la Catalogna e mettono sul trono di Spagna Filippo di Borbone (Annessione alla Francia delle colonie Spagnole in America e quelle in Asia ed africa divise tra Svezia ed Olanda).

1754-1763: Guerra dei sette anni (Fra+Pru+NL vs Eng+Aus+Han); I francesi perdono le colonie in America del Nord a favore degli inglesi mentre l'Austria guadagna la Slesia e le sue risorse economiche.

1776-1783: Rivoluzione Americana; I francesi si vendicano sconfiggendo in america le forze Inglesi e conquistando per gli Usa una precaria indipendenza; la Louisiana torna alla Francia che annette direttamente la Spagna e ipoteca l'indipendenza del Portogallo.

1789-1793: Rivolta del Terzo Stato in Francia; le colonie e la quantità di terra disponibile evitano che il tumulto si trasformi in aperta rivoluzione; la casa dei Borbone viene esiliata(Regno di Haiti e Barbados) e sul trono vengono posti i Savoia (Unione personale di questa con il regno di Francia).

1795-1815: IIa Guerra europea (la prima è la Guerra dei Sette Anni) che vede contrapposte Rus+Aus+Ing VS Fra+Nl+Sve la guerra volge a favore della Russia e dell'Austria ma poi il generale Napoleone Buonaparte (Un suddito italiano abitante nella tutelata repubblica di Genova) ribalta la situazione e sconfigge le potenze coalizzate. Tuttavia la Francia perde la Louisiana e la Florida a beneficio dell'Inghilterra; la Lombardia viene occupata dall'Austria(Rottura Austro-Russa perchè l'Austria per rispettare gli accordi con la Francia crea il regno Lombardo-Veneto); la Prussia guadagna la Westfalia e la corona di sacro romano imperatore tolta agli svedesi.

1815-1836: Stretta tutela dei regni Italici da parte della Francia(Annessione della Toscana e di Genova; Il Papa viene messo sotto stretta sorveglianza per evitare che stringa rapporti con il regno d'Austria(dal 1815). Dopo un fallito tentativo di rovesciare le guarnigioni Francesi in Toscana con l'appoggio pontificio il papa viene deportato ad Avignone (seconda cattività) da Carlo Alberto.

1836-1848: Moti rivoluzionari scoppiano in tutto l'impero Francese, in Spagna(Guidati dai Borbone) e nelle americhe, tuttavia il terrore che le rivolte possano diffondersi anche nelle colonie inglesi spinge Londra a tradire la sua politica antifrancese e sconfiggere i ribelli. In Francia Josef Mazzinì (primo ministro di Re Charles Albert de Savoie) pianifica di controllare l'Italia attraverso guarnigioni Sud- americane da posizionare nei capoluoghi strategici (Firenze-Roma-Napoli) Carlo Cattaneo cerca di far sollevare Napoli ma fallisce, Papa Pio IX fugge a Roma e solleva l'Italia (Vi partecipano anche truppe Lombarde e Venete) ma viene sconfitto a Bologna e costretto ad abdicare: deve lasciare l'Italia per il Portogallo.

Filobeche

La Francia Imperiale nel 1814 (grazie a Filobeche!)

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E ora, il contributo di Samuele Fantini:

Stavo pensando ad un'ucronia che mi sembrava bella da proporvi. E se l'Italia si fosse unita in un unico Stato (probabilmente federale, con delle sorte di principi elettori come in Germania) a causa della vittoria dell'Inghilterra sulla Francia nella Guerra dei Cent'anni?

Già nella nostra Timeline gli stati italiani, non trovando uno stato guida che li potesse unire, firmarono un patto contro la Francia unita. Mi riferisco alla Lega Italica del 1454, che in seguito ad una Francia inglese sarebbe una federazione (con una monarchia elettiva, in modo da "accordare" repubbliche e monarchie). Grazie per l'attenzione.

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Tommaso Mazzoni approva:

Bella idea. Partendo da li aumenti le dimensioni del Regno Longobardo, e poi del Regnum Italiae, e nel contempo crei le premesse giuridico-storiche per un'unificazione.

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Ma Iacopo scrolla la testa:

I Longobardi non avrebbero mai potuto conquistare le Isole senza una flotta importante, in grado di tenere testa ai Saraceni. È vero che al tempo della calata di Carlo la talassocrazia saracena era in fase di risacca a causa della beduinizzazione della Siria operata sotto gli Abbasidi, ma comunque il Mediterraneo sarebbe restato un lago islamico anche ben addentro l'epoca Fatimide, almeno (a spanne) fino all'invasione del Maghreb da parte dei beduini Banu Hillel e Banu Sulayman. Carlomagno e i suoi successori avrebbero potuto imporsi sul mare solo alleandosi con i Vichinghi, ma questo avrebbe reso necessaria la conquista di uno dei due Stretti: Gibilterra o Dardanelli.

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E Paolo Maltagliati ribadisce:

La base di questa pur interessante idea però non può essere la Lega Italica storica, in quanto era un'alleanza (i miei amici lo hanno sentito da me sino alla nausea) troppo blanda e con il chiaro scopo non di unire gli stati regionali contro un comune nemico ma una tregua d'arme volta a danneggiare, per il momento, le ambizioni del vicino di casa. Insomma, era un po' come una cena di gala tra assassini, in cui si nascondevano i coltelli dietro la schiena mentre si stringevano mani e si davano pacche sulle spalle.

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Federico Sangalli invece propone:

Si potrebbe effettivamente formare un Regno d'Italia con il Sovrano eletto da un Consiglio di Grandi Elettori, in numero di sette, ovvero Savoia, Serenissima Venezia, Milano Sforzesca, Superba Genova, Firenze medicea, Papato e Regno di Napoli aragonese. Capitale una tra Roma, Firenze, Milano, Pavia e Napoli.

A Tommaso, per puro dispetto ;) , vorrei dire che le Monarchie avrebbero causato guai ben peggiori, pensiamo soltanto alla successione sul trono meneghino dopo l'estinzione degli Sforza (successione francese non più francese quindi inglese? Ritorno all'Impero? Lo decide il Consiglio? Rinascita - mi sembra più probabile - dell'Aurea Repubblica Ambrosiana?). Nelle repubbliche almeno il potere e le questioni si decidono per parere almeno maggioritario dei componenti, nelle Monarchie é ben più difficile stabilire quale dei millemila diritti dinastici debba valere e far riconoscere ciò agli altri con nessun'altra giustificazione che il fatto che magari il tuo proprozio aveva copulato con tal persona.

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Irrompe sulla scena il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Il Regno Longobardo, anche nel Sacro Romano Impero, arrivava a comprendere non solo i Principati Longobardi di Benevento e poi Salerno e Capua, ma anche il Ducato di Puglia e Calabria (così Enrico III al Congresso di Capua nel 1047). Dato che lo stesso nome di Regnum Totius Italiae era dovuto all'inclusione dello Stato Pontificio e che perfino Venezia (805-809, 810-812) ne ha fatto brevemente parte (la Sardegna era Feudo Imperiale diretto dal 10. agosto 1164, poi però dall'anno dopo è stata data in Investitura a Soggetti facenti parte del Regno d'Italia, a cominciare dall'Arcidiocesi di Pisa), le premesse giuridico-storiche c'erano realmente anche nella Storia vera; solo la Sicilia, appunto, ne restava fuori (Federico II non ha attuato l'Unificazione di diritto fra Regno e Impero).

Non è invece né possibile né pensabile, neanche nel 1454, tantomeno con una vittoria inglese nella Guerra dei Cent'Anni, che si formi un Regno d'Italia con Sovrano Eletto da (sette) Grandi Elettori: il Regno Longobardo era per Diritto di Guerra da Ottone I proprietà diretta del Regno di Germania rappresentato dall'Imperatore (N.B. non proprietà dell'Imperatore), quindi il Re d'Italia era sì eletto dai Sette (ecc) Elettori, ma quelli di Germania, dopodiché veniva separatamente incoronato come Re di Germania (= dei Franchi e dei Teutoni) e, in quanto tale, rappresentava il Regno di Germania quando, attraverso la sua persona, veniva incoronato (il Regno di Germania) Re dei Longobardi, infine, quando incoronato anche Imperatore (e quindi confermato Re dei Romani), era veramente Re di tutta l'Italia. Questo è il meccanismo giuridico fino alla fine dell'Impero.

Una Lega dei Prìncipi e delle Città d'Italia (giuridicamente estensibile appunto anche a Venezia, al Papa e al Re di Napoli) era ovviamente possibilissima allo stesso titolo delle Leghe di Prìincipi o di Città in Germania, ma ciò non creava un'Unità Politica per il banale fatto che quest'ultima già esisteva (con Venezia, Roma e Napoli solo teoricamente, certo; poi però dopo l'unificazione e la nuova divisione operata da Carlo V anche le Due Sicilie - e all'ultimo la Sardegna - sono andate a costituire parte del Consiglio d'Italia, separato dall'Aragona).

Politica degli Imperatori era, come quella dei Re di Francia, estendere i Dominî della Corona (nella forma compatibile con l'istituto elettorale dell'Impero), il che è loro riuscito anche meglio che in Francia (Ungheria, Boemia, Austria, Borgogna, temporaneamente Spagna) sia a Nord sia a Sud delle Alpi (per cui, fra Carlo V e Francesco II, di tutti i territorî attualmente italiani solo Roma non ha mai fatto parte dei Dominî Imperiali o Dinastici degli Asburgo – perfino le Legazioni Pontificie, il Piemonte e la Liguria sono stati sia pur brevissimamente annessi – o a maggior ragione degli obiettivi geopolitici immediati). Quindi, come già molto autorevolmente rilevato, l'unificazione era quella dell'Impero (ne estendo il senso articolandolo in: unificazione storicamente reale del territorio «italiano», comunque questa denominazione venisse intesa; unificazione – sempre perseguita, ma mai riuscita – dell'intero Impero, con incorporazione completa dei più grandi Feudatarî; priorità logica di questi processi, a maggior ragione, in sede ucronica). Concretamente, dei Membri della Lega Venezia e Milano erano già obiettivi imperiali (prima ancora che asburgici), Napoli e di conseguenza Siena, Genova, il Monferrato e il Piemonte si sono aggiunti come necessità geopolitiche assolute con Carlo V (a causa della prospettiva centrata sulla Spagna), Mantova Parma Firenze Modena e Lucca – realizzate – più Ferrara e la Romagna hanno completato il quadro con gli Asburgo d'Austria e i Lorena.

I Re di Francia, per parte loro, rivendicavano – spesso a ragione – Piemonte Monferrato Milano Mantova Genova Lucca Piombino Napoli Sicilia e Sardegna oltre a Pentapoli ed Esarcato dallo Stato Pontificio.

I Papi potevano mirare al riconoscimento dell'Alta Sovranità non solo sulle Due Sicilie e su Sardegna e Corsica, ma anche su tutta l'Aragona e l'Inghilterra e per fino sul Regno Apostolico d'Ungheria; a Sud delle Alpi, sui Beni Matildini e, in proiezione, sull'intera Cispadana (come storicamente avvenuto con Parma e Piacenza e, negli obiettivi, con inclusione della Liguria).

I Savoia, come sappiamo, hanno in Età Moderna sempre mirato a Monferrato Lombardia Parma Liguria Corsica Sardegna e Sicilia, ma al contempo non hanno mai abbandonato l'idea di recuperare tutti ciò che avevano posseduto nell'antico Regno di Borgogna (e magari di aggiungere il Delfinato); i Duchi di Milano aspiravano alla conquista dell'antico Ducato di Lombardia (da Nizza e Aosta a tutta la Liguria e il Bacino Padano) e alla riconquista di quello di Giangaleazzo (fino alla Marca Veronese e Trevigiana, a Bologna, Lucca, Pisa, Siena e Perugia), in pratica il Regno Longobardo nei confini effettivi da Federico II a Sigismondo, oltre alla Sardegna (la Corsica era già implicita con Genova).

Dato che poi della Lega Italica facevano parte – oltre al Vescovo di Trento – anche gli Svizzeri, che rivaleggiavano con la Borgogna per la conquista di Milano e Genova, gli unici Attori la cui Geopolitica non fosse radicalmente incompatibile con una Federazione del tipo proposto in apertura di questa discussione ucronica rimarrebbero i Paleolog(h)i, i Gonzaga e gli Estensi (se vogliamo estendere la Lega, anche i Malatesta e i Montefeltro, eventualmente i Bracceschi). Fra le Repubbliche, Lucca e Genova erano intrinsecamente legate da un lato all'Impero e dall'altro alla Francia, mentre Venezia ha sempre avuto un orizzonte propriamente neobizantino (di portata mediterranea), anche all'epoca delle grandi conquiste in Lombardia e in Italia. Gli obiettivi diretti di Genova e Venezia erano comunque del calibro di Cipro (o, in momenti diversi, perfino della Sicilia; Genova anche la Sardegna).

In pratica, l'unica Geopolitica inseribile con una sufficiente precisione nello schema della Lega Italica sarebbe quella dei Duchi di Milano, che però appunto non a caso sono stati i primi cui è subentrato direttamente Cesare.

Se il Ducato di Lombardia fosse stato ridotto ai minimi termini (come la Repubblica Ambrosiana) e comunque ugualmente confluito nei Dominî Imperiali diretti, una Lega Italica come compromesso fra una Francia non ancora pronta alla (ri)conquista e un Papato dagli obiettivi ridimensionati avrebbe potuto conoscere provvisoriamente una prima fase di secessione dall'Impero (senza contestuale annessione alla Francia o all'Aragona) nella forma di Confederazione a guida verosimilmente Pontificia, estesa da Napoli (meno facilmente dalla Sicilia o addirittura dalla Sardegna) ai Dominî Sabaudi e appunto alla Svizzera, con perno militare distribuito fra questi ultimi e Venezia e con centri economici principali nella stessa Venezia, a Firenze e a Napoli.

Tutto ciò sarebbe stato però in ogni caso provvisorio, perché Francia o Spagna e Impero – se caso coalizzandosi tutti insieme (più l'Ungheria) – avrebbero sempre avuto buon gioco a perseguire i proprî obiettivi di (ri)conquista, dapprima in forma di spartizione e poi scontrandosi per l'egemonia. Nella tipica politica del cambio sistematico di Alleanze, chi aveva meno possibilità di resistere fino all'ultimo erano proprio i Membri della Lega, Potenze minori o minime rispetto alle grandi Monarchie europee. Se, infine, queste ultime si fossero annientate a vicenda (senza che alcuna prevalesse), c'era poi pronto l'Impero Ottomano per cogliere in qualsiasi momento i frutti delle rivalità altrui.

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A questo punto, Generalissimus suggerisce un'alternativa:

Fine ultimo della Lega Italica creata nel 1454 doveva essere una crociata contro i Turchi, che ovviamente non avvenne. Ma se questa crociata partisse intorno al 1460? Come se la caveranno gli stati italiani contro la Sublime Porta?

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Gli risponde Paolo Maltagliati:

È un'ucronia un po' "piezz' e core", dato che praticamente è l'argomento della mia tesi di laurea magistrale... in cui peraltro faccio emergere come l'idea di crociata (e quella di lega italica stessa) siano una specie di farsa infattibile praticamente sin dal principio... Ti dirò, a costo di modificare un po' le tempistiche che l'unico soggetto che potrebbe vagamente (molto vagamente) essere disposto davvero ad una crociata in quel periodo fu Alfonso il Magnanimo. Se supponessimo che tra Callisto e Alfonso i rapporti siano più rosei (ossia che il primo accetta di essere un burattino nelle mani del secondo, e qui bisogna inserire un PoD caratteriale), e che Venezia percepisca che l'unico modo per stornare la minaccia aragonese sia accettare una(minima) partecipazione indiretta all'impresa bloccando sul nascere qualsiasi tentativo mediceo di farsi da mediatrice (con un secolo di anticipo) per l'empia alleanza, in cambio di laute ricompense, allora forse sì. In altre parole, credo che la precondizione necessaria (ma non sufficiente) sia la neutralizzazione di Firenze (e dite poco...).

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E Iacopo aggiunge:

Il confronto militare tra brigate di condotta da una parte e giannizeri, azab e akinci dall'altro sarebbe impietoso. Gli italiani verrebbero trucidati senza molto scampo, e forse qualche condottiero potrebbe pure farsi mussulmano. L'unica speranza di vittoria per una simile crociata sarebbe la pirateria d'alto mare e soprattutto costiera: i marinai veneziani, siciliani e genovesi potevano in effetti tenere testa a loro omologhi levantini. In assenza di una connessione via terra non credo ci sarebbe altra via. Un altro modo di impostare la campagna sarebbe quello di unire il piano strategico di Luigi IX e le tattiche di guerriglia degli almogavari, partendo dalla costa Barbaresca.

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Al che Bhrihskwobhloukstroy ribatte:

Questa ucronia è diversa da altre da noi proposte. I Crociati Tedeschi sono qui guidati – per esempio – da Alberto Achille di Hohenzollern, ancora ‘solo’ Principe di Ansbach, ma non da Federico III d'Asburgo? Altrimenti, la morte dell'Imperatore quarantacinquenne potrebbe vedere l'Elezione a Re dei Romani (visto che Massimiliano era ancora al primo anno di vita) del suo irrequieto trentaduenne cugino Sigismondo il Danaroso del Tirolo (bisnipote di Bernabò Visconti): asburgico già nelle due precedenti Elezioni (1438 e 1440) era stato l'Arcivescovo di Colonia Dietrich (Teodorico) II di Moers (già invece oppositore di Sigismondo di Lussemburgo nel 1424) e pressoché sicuramente lo sarebbero stati l'Arcivescovo di Treviri Giovanni II del Baden, Federico II il Mansueto Wettin di Sassonia e Federico II Dente di Ferro Hohenzollern del Brandenburgo. È dubbio che si potessero presentare Giorgio di Poděbrady come Re di Boemia e perfino il neoeletto Arcivescovo di Magonza Diether (Teoderico) di Isenburg, non ancora confermato; l'unico verosimilmente contrario (a meno di particolari accordi di Sigismondo coi Wittelsbach, come effettivamente avvenuto in séguito) sarebbe stato Federico il Vittorioso del Palatinato.

Tuttavia, nel 1460 Sigismondo è stato scomunicato dal suo ex-Maestro Pio II a causa del contrasto con Nicolò Cusano ed era amico di Gregor Heimburg, nazionalista e nemico di Pio II proprio in occasione della Crociata. L'Elezione dovrebbe quindi avvenire prima della Scomunica, che da un lato priverebbe l'Imperatore del sostegno dei suoi Elettori (guadagnandogli, paradossalmente, quello dei suoi Nemici), dall'altro però lo metterebbe a capo del Movimento Conciliarista in Germania e in breve questo si tradurrebbe in un anticipo della Rivoluzione Evangelico-Riformata, questa volta con appoggio dell'Imperatore (contro la maggioranza dei Grandi Prìncipi). D'altra parte, se non abdica a favore di Massimiliano I nel 1490, entro il 1496 muore comunque senza Eredi e quindi il corso della Storia torna quello noto, ma con questa divergenza ‘incorporata’...

Se poi non si sta parlando di una crociata per liberare Costantinopoli, ma l'obiettivo semmai è quello di cementare i legami tra i vari stati che compongono la Lega Italica, allora perderebbero la vita Pio II (probabilmente non vi parteciperebbe Sigismondo Pandolfo Malatesta e forse nemmeno suo fratello Domenico o Novello Malatesta, però forse il figlio Roberto sì, che quindi otto anni dopo non scaccerebbe il fratellastro Sallustio), Jacopo Piccinino, Don Ferrante I d'Aragona (che lascerebbe il primogenito dodicenne Alfonso II), Federico III (ancora Conte) di Montefeltro (all'epoca senza Eredi), Borso d'Este (con ritorno del fratellastro Ercole I undici anni prima rispetto alla verra Storia), ovviamente Ludovico III il Turco (che lascerebbe il figlio diciannovenne Federico I con ben diciotto anni di anticipo) e forse anche il fratello frate Alessandro Gonzaga (che lascerebbe al nipote – anziché al fratello – la propria eredità con sei anni di anticipo), Francesco Sforza (con successione, anticipata di sei anni, di Galeazzo Maria), Ludovico di Savoia (che lascerebbe i Dominî ad Amedeo IX cinque anni prima che nella Storia reale), anche Giovanni IV Paleologo del Monferrato (cui subentrerebbe anticipatamente di quattro anni il fratello Guglielmo VIII), Ludovico I del Vasto (che lascerebbe il Marchesato di Saluzzo con quindici anni di anticipo al figlio ventiduenne Ludovico II) e Cosimo il Vecchio (sostituito con quattro anni di anticipo da Piero il Gottoso)?

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Tommaso Mazzoni non si dà per vinto:

Amico mio, la lega Italica potrebbe pure sconfiggere Massimiliano e obbligarlo ad una bolla d'argento che separasse le corone Italica e Germanica...

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Bhrihskwobhloukstroy però non è da meno:

Ora di Massimiliano la Lega Italica sarebbe moribonda (oppure, se introduciamo una mutazione genetica per cui gli Uomini diventano buoni, allora il Regno di Germania è ancora più forte) e comunque metterebbe in piedi una Coalizione Perfetta con Ungheria, Francia e Aragona (o Spagna) per cui le ultime due si spartiscono Napoli (ovviamente l'Aragona mantiene Sardegna e Sicilia), la Francia riceve pure Savoia e Piemonte, Modena e Firenze come Feudi Imperiali, Milano e Genova tornano all'Imperatore e Venezia va direttamente all'Austria (lo Stato da Mar all'Ungheria), dopodiché lo Stato Pontificio viene spartito fra Aragona (Siena, Perugia, Spoleto), Francia (Romagna, Ancona, Fermo) e Austria (Ferrara e Bologna) e la Comarca di Roma è ridotta a Principato Vescovile dell'Impero.

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Federico Sangalli tenta di metterci una pezza:

Beh, siamo ancora nel XV secolo, una scomunica papale potrebbe ottenere ancora qualcosa, tipo impedire un'alleanza con i cattolicissimi aragonesi(e forse anche con gli altri) e causare una rivolta in Germania da parte di nobili, principi e leghe cattoliche e/o contrarie all'Imperatore.

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Bhrihskwobhloukstroy non è da meno:

Beh, siamo ancora nel XV secolo, un Concilio in Germania potrebbe togliere qualsiasi valore al Papa di Roma purché l'Imperatore stia col Concilio...

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E neanche Tommaso:

Per cominciare. Poi Venezia, Firenze e Genova ingaggiano mezza Svizzera. La lega infligge a Massimiliano la disfatta di Varese e lo cattura. Massimiliano è costretto a firmare la Bolla Argentea che separa la corona di Re d'Italia da quella Germanica. Per il momento Massimiliano resta Re d'Italia, ma deve accettare chesia la Dieta dei Principi a governare.

Cinque anni più tardi la Dieta lo depone ed elegge al suo posto Giovanni dalle Bande Nere, che sconfigge di nuovo l'Impero e costringe Massimiliano a firmare la pace di Verona. Essa sancisce la rinuncia degli Asburgo al trono Italiano. Inizia l'egemonia dei Medici, con Firenze capitale.

Questo, se siamo nel 1511. Se invece siamo negli anni cinquanta del 1400, hai voglia se ci sono alternative; i meglio comandanti sono tutti Italiani, i capitali sono concentrati in Italia e il potere spirituale ce l'ha il Papa, e quel concilio sarebbe disertato da più della metà dei vescovi tedeschi; Stesso risultato, alla fine Lorenzo de'Medici Re delle Italie ede egemonia Fiorentina.

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Così Bhrihskwobhloukstroy conclude per ora il discorso:

Una smodata affezione ai miti che Vi hanno trasmesso negli scorsi decenni (memeticamente attraverso i Mezzi di Comunicazione Sociale, più che a scuola) Vi induce a preferire elaborazioni sentimentali rispetto a una più prosaica quantificazione critica; questo attraversa quasi tutta la discussione, dal Punto di Divergenza fino agli ultimi commenti (con poche evidenti eccezioni). Di fronte alla mancanza di un sistema condiviso di criterî di riferimento mi limito ad affermare quanto segue:

1) l'Autorità del Papa era frutto della mediazione tutta politica di Enea Silvio Piccolomini dopo la svolta anticonciliare: il Papa ha offerto all'Imperatore tutti i riconoscimenti possibili (altro che Lega Italica) in cambio di recupero in Germania dei 'crediti' persi in Francia, l'Imperatore ha pagato perdendo l'appoggio di tutti gli Stati, dagli Hussiti ai Viennesi, uno sfacelo compensato solo da una serie di circostanze imprevedibili (morti improvvise degli avversarî)

2) I Capitali e i Capitani: quante volte è stato scritto e ripetuto che queste erano rispettivamente le cause e gli effetti della rivalità geopolitica fra gli Stati Collegati? Perché questo fondamentale dato di partenza viene sistematicamente cancellato? Sarebbe come argomentare che, siccome nella Guerra Fredda gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica avevano il primato militare e tecnologico, allora la conseguenza naturale sarebbe stata che facessero una Lega fra loro per difendersi dagli 'Stranieri' (con la differenza che la Lega Italica non aveva certo un vantaggio tecnologico e strategico paragonabile nei confronti del resto del Mondo)

3) Se Venezia e Genova si fondono, allora possono farlo anche l'Impero Ottomano e il Sacro Romano Impero: perché sempre l'ottimismo programmatico per ciò che sta dentro gli estemporanei confini attuali della Repubblica Italiana e il pessimismo preconcetto per ciò che sta fuori?

4) La Lega Italica era soltanto un'Alleanza come tantissime altre, passibile di essere rotta a più riprese (come è stata di fatto); che senso ha non dico farci sopra un'ucronia (le ucronie devono partire da una deformazione storica), ma assumerla come presupposto indiscutibile e idiosincratico?

5) L'unificazione geopolitica degli Stati Collegati era molto più a portata di mano per altre Potenze (tant'è che poi Spagna e Impero praticamente la realizzano): perché respingere tutte queste possibilità per favorire quella meno probabile (in quanto implica la cessazione delle ostilità reciproche fra i Collegati, che era invece il dato più costante)? E perché insistere sempre sui confini attuali, che all'epoca non avevano alcuna non dico rilevanza, ma neppure esistenza? (Basterebbe il solo fatto che la Svizzera faceva parte della Lega e che si era seriamente discusso di includervi l'Impero; quindi era al contempo una Lega 'secessionista' - perché escludeva Stati ad arbitrio, l'Impero, i Malatesta, per Alfonso anche Genova - e comunque più estesa dell'Italia che molti oggi hanno in mente)

6) Perché poi puntare proprio sull'elemento più fragile di tutta la costruzione, Firenze, tradizionalmente porta della Francia nella Penisola, acerrima rivale sia di Milano sia di Venezia, continuamente minacciata dallo Stato Pontificio, timorosa pure di Napoli, al tempo stesso dotata di Imperialismo regionale senza alcuno sconto (Lucca, Pisa, Siena) e infine contraddistinta da contrasti di Famiglie e Partiti almeno quanto Genova?

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C'è poi questa proposta di Camillo Cantarano:

Dopo la Battaglia di Fornovo (6 luglio 1495) gli stati italiani si spartiscono il Regno di Napoli invece di restituirlo agli aragonesi. Cosa può succedere? Ciò potrebbe portare al rafforzamento di uno stato che si imporrà sugli altri? Oppure gli stati raggiungerebbero una potenza sufficiente per resistere agli attacchi esterni, ma anche quelli degli altri stati italiani, portando ad una situazione di stallo che durerebbe fino ad oggi? Oppure manterrebbero l'equilibrio una volta prese le signorie minori? Ed i Savoia in tutto questo se ne rimarrebbero con le mani in mano?

Secondo me, una volta morto Andrea Doria, niente impedirebbe a Milano di mettere le mani su Genova, anche se è costretta a cedere la Corsica a Firenze, che si è scoperta potenza marittima e, sotto un regime repubblicano, riesce a conquistare anche le rivali Siena e Lucca. Dopo la morte di papi ambiziosi come Giulio II lo Stato Pontificio, che dopo Fornovo ha ricevuto Campania e Abruzzo, rimane sostanzialmente stabile. Venezia riceve la Puglia, la Basilicata e la Calabria, che diventano lo scalo intermedio che la Repubblica desiderava tanto. Milano, dopo aver preso il controllo della Sicilia dopo Fornovo e aver annesso Genova, conquista anche l'Emilia e Trento, vescovato di un Impero molto meno vivo rispetto a quello che riesce ad "Ammassare" Carlo V. La Savoia, prossimo obiettivo di Milano, viene in parte conquistata, ed i Savoia sono deposti dal popolo che si consegna nelle mani degli Svizzeri....

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Così gli risponde Francesco Dessolis:

Secondo te, una volta morto Andrea Doria, niente impedirebbe a Milano di mettere le mani su Genova, ma nella nostra Timeline lo ha impedito la Francia. In un'altra Timeline , per mettere fuori gioco la Francia, Fornovo avrebbe dovuto essere una disfatta totale per Carlo VIII che dovrebbe essere ucciso o fatto prigioniero. E forse non sarebbe bastato!

Quanto poi allo Stato Pontificio, prima di Giulio II c'è Alessandro VI Borgia. Perderebbe l'occasione di dare Napoli al figlio Cesare? Ci ha provato anche nella nostra Timeline!

Passiamo a Venezia. La Serenissima ha effettivamente occupato alcuni porti pugliesi all'inizio del XVI secolo. Non credo che sarebbe stata interessata alla Calabria, e ancora meno alla Basilicata.

Infine, la Sicilia. Dopo Fornovo essa era ormai saldamente sotto il controllo di Re Ferdinando di Aragona (il Cattolico) , cugino del re di Napoli. Nella nostra Timeline poi Re Ferdinando tradì il cugino alleandosi con i francesi. In un'altra Timeline, con i francesi fuori gioco, chi poteva impedirgli di occupare l'Italia meridionale... come poi fece nella nostra?

In conclusione temo che, anche con una vittoria clamorosa italiana a Fornovo, per l'Italia meridionale non ci sarebbero state speranze. Meglio sarebbe andata per il centro nord: in particolare Venezia, Milano e Firenze...

Qui sopra: l'Italia dopo Fornovo secondo Camillo. In blu scuro: Svizzera. In blu chiaro: Ducato di Milano. In giallo: Repubblica di Venezia. In rosso: Stato Pontificio. In verde: Repubblica di Firenze.

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Diamo la parola a Paolo Maltagliati:

La dura legge del gol

Ecco il testo di una mia alunna di terza che volevo condividere con voi:

« La difesa sballata, il centrocampo endemicamente fioco, l’attacco scomposto di gente molto sollecitata a impaurirsi. E dove credevamo di andare? »
(Gianni Brera, dopo la sconfitta dell’Italia con la Corea nel 1966)

La situazione geopolitica europea del XV secolo potrebbe essere descritta come una partita di calcio, infatti le tecniche di difesa e attacco che i vari Stati hanno utilizzato e quindi portati alla vittoria o alla disfatta sono paragonabili agli schemi di gioco.
Il ‘300 fu un secolo di crisi sotto, quasi, tutti i punti di vista e la prospettiva della creazione di un nuovo Impero che unificasse l’Europa sotto un unico sovrano, garante di pace e prosperità per tutti, era solo l’ombra del sogno originale, ormai inconsistente e anacronistico. Così sembrerebbe “palla al centro” in realtà a causa dello Scisma d’Occidente il Papato parte in netto svantaggio.
Con la guerra dei cent’anni l’Inghilterra subisce una battuta d’arresto perdendo tutti i territori che possedeva in Francia, fatta eccezione per il porto di Calais, questa guerra è come la finale della Coppa dei Campioni del 1999: Manchester United - Bayern Monaco, fino al novantesimo vinceva quest’ultimo 1-0 ma durante i minuti di recupero il Manchester rimonta concludendo con un 2-1 proprio loro che sembravano spacciati. Sarà anche indecisa sul tirare o meno in porta… una guerra civile durata trent’anni (1455-1485), più precisamente Guerra delle due Rose, il nome era dovuto agli stemmi delle due importanti famiglie: gli York e i Lancaster. La pace dei Tudor, eredi dei Lancaster, porrà fine al conflitto ma non senza gravi conseguenze: l’ordinamento giuridico-statale fu sconvolto, il Parlamento indebolito dalla corruzione, la nobiltà inglese distrutta mentre commercio e industria rimasero bloccati. Nonostante la partita sembrasse finita ad arrivare in contropiede è Enrico VII che attraverso una serie di trattati commerciali domò tutte le ribellioni rendendo così l’Inghilterra una delle nazioni più potenti d’Europa.
La Guerra dei cent’anni non fu inizialmente rosa e fiori per la Francia che perse gran parte delle battaglie ma fu salvata in corner da Giovanna d’Arco. La “Pulzella d’Orleans” sosteneva infatti di aver avuto delle visioni in cui Dio la incitava a combattere poiché la Francia avrebbe vinto la guerra. Re Carlo VII le diede ascolto ma meritò un cartellino rosso in quanto, quando la ragazza fu rapita per essere giustiziata, non intervenne. A lui succedette il figlio Luigi XI, uomo studioso e abile diplomatico (oltre che totalmente indifferente alla morte di chi cercava di ostacolarlo), riuscì ad unificare il regno creando un potente esercito e facendo rifiorire l’economia del paese diventando una delle nazioni più solide, a renderla potenza egemone del vecchio continente sarà Carlo VIII.
A Luigi XI era però sfuggito il ducato di Borgogna che dopo aver voltato le spalle agli inglesi si era arricchito (grazie al possedimento delle Fiandre), Carlo il Temerario cercò di unificare i suoi territori con scarsi risultati; non aveva infatti tenuto conto che gli Svizzeri erano ottimi mercenari, un po’ come Ventura aveva sottovalutato gli Svedesi nel 2017… una disfatta epocale in entrambi i casi, Carlo infatti muore sconfitto lasciando la figlia Maria con un ducato in ginocchio e sarà costretta a sposare Massimiliano d’Asburgo che entra in scivolata e ruba la palla ai francesi.
Questo porterà, attraverso una serie di matrimoni, alla creazione di un nuovo Impero sotto Carlo V e comprendeva i territori di Spagna, Austria (con Boemia e parte di Ungheria e Germania) e Fiandre… (ma il 29 maggio 1453, nonostante la resilienza dimostrata nei momenti peggiori, Costantinopoli cade in mano ai Turchi a dimostrazione che un Impero in Europa da lì in poi avrebbe avuto vita difficile), è la nazionale Danese del 1992 che da ripescata (causa conflitto in Serbia) è diventata campione d’Europa.
La penisola iberica, dopo la prima metà del secolo XV, era divisa in cinque regni indipendenti: la Castiglia, l'Aragona, la Navarra, lo Stato di Granada e il Portogallo. I suoi abitanti non possedevano un sentimento d'unità nazionale, né un'omogeneità linguistica. La borghesia, base del mercantilismo e del capitalismo, fu schiacciata sul nascere dal sistema feudale dei nobili e successivamente attraverso i secoli, dalla monarchia, interrompendo o ritardando l'evoluzione che invece si riscontrava nelle altre grandi nazioni europee. Nel 1469 la castigliana Isabella di Trastámara sposò Fernando d'Aragona. L'unione dei due Stati era solo nominale, i due regni conservarono la loro moneta, le loro leggi, istituzioni, lingua, dogane, e i cittadini di un regno erano considerati stranieri nell'altro.
Dopo otto secoli di dominio arabo la riconquista spagnola aveva relegato i mori in un piccolo stato: Granada e territori circostanti. Gli spagnoli cercavano di conquistare anche questo ultimo bastione arabo con una guerra durata dieci anni. Nel 1487 cadde Malaga e tutta la sua popolazione di 15.000 abitanti fu venduta come schiava, così da pagare l'esorbitante riscatto. Infine la fame e le discordie interne fecero crollare anche Granada. Dopodiché i Re centralizzarono il potere, limitando quello dei nobili. Sforzandosi di unificare i popoli della penisola diversi per tradizioni, razze, religioni e classi, i Re fecero ricorso a quella che sembrava essere la soluzione più facile cioè obbligare tutti a convertirsi al cristianesimo (nacque così l’Inquisizione). Gli ebrei e i mori che non vollero convertirsi furono espulsi dalla Spagna, mentre quelli che si convertirono furono spesso accusati di conservare segretamente i riti della loro religione precedente. Con queste disposizioni il commercio fu profondamente segnato in quanto era gestito in gran parte da ebrei e arabi. In Spagna si consolidò una burocrazia inefficiente, le cariche politiche e amministrative non si assegnavano in base ai meriti, ma per nepotismo o convenienza. Calcisticamente parlando la storia Spagnola è speculare alla resilienza (e silenzio) dei milanisti a San Siro sulle note di “C’è solo l’Inter”.
La frase iniziale è un chiaro riferimento alla situazione in Italia, era davvero possibile immaginare di creare un unico stato con tali premesse? Cinque potenze che si fanno la guerra per tutta la prima metà di secolo, questo era l’Italia. Il Ducato di Milano dopo il massimo splendore con Galeazzo Visconti a causa della peste entra in crisi e gli Sforza non riuscirono a riportarlo a tale grandezza e di fatto gli viene preclusa la possibilità di strapotere sulla penisola. Venezia sembrava la più propensa a ricoprire questo ruolo ma l’opposizione degli stati italici e la caduta dell’Impero Bizantino gli impedirono di espandersi. Nell’Italia centrale invece troviamo la Repubblica di Firenze (repubblica di nome ma non di fatto, signoria) che a mio parere era lo stato con maggior probabilità di assumere il comando in quanto economicamente stabile, tanto da diventare banchieri di altri staterelli, e guidata da Lorenzo il Magnifico leader carismatico e abile, qualità fondamentali per la riuscita dell’impresa ma rilevatesi insufficienti. Troviamo infine Napoli, meglio come Regno di Sicilia, che era governata dagli Aragonesi ma nonostante fosse considerata una potenza trovo che non si sia mai dimostrata come tale. Nell’Italia centrale troviamo anche il Papato già in decadenza nel secolo precedente, costellato di piccole rivolte interne da parte dei signorotti locali, che vede definitivamente sfumare la possibilità di tornare “grande” quando la proposta di una nuova crociata non viene accolta.
La verità è semplicemente che gli Stati in cui i sovrani sono riusciti a reprimere la nobiltà hanno avuto un grande successo e qualcuno resiste tutt’ora (Inghilterra) mentre dove i signorotti hanno avuto la meglio i sogni di gloria sono crollati; esempio lampante è l’Ungheria. Mattia Corvino, sovrano Magiaro, riuscì a respingere gli attacchi asburgici e turchi oltre che sopprimere temporaneamente le rivolte dell’alta nobiltà, organizzò inoltre lo Stato come monarchia, potere al Re e fisco regio… alla sua morte però i nobili si ribellarono e l’Ungheria fu sottomessa dai Turchi, Brasile-Germania 2014 semifinale, il Brasile aveva tutte le premesse per una vittoria netta ma finì per perdere 7 a 1.
Al contrario la Borgogna avrebbe potuto “rinascere dalle sue ceneri” rifiutando il matrimonio con la dinastia degli Asburgo, accettare di essere un piccolo stato ma che comunque comprendeva una delle parti più ricche d’Europa (Fiandre) e dopo essersi stabilizzato economicamente, con un sovrano più capace, rifondarsi, visto che comunque la nobiltà in Francia e dintorni non era mai stata opposta al sovrano. Insomma… poteva essere il Leicester di Ranieri. Sono stati disputati tanti campionati, tante partite ma la politica, come il calcio scommesse, è imprevedibile.

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Gli risponde il solito Bhrihskwobhloukstroy:

L’ultimo capoverso ci chiama (sia pur indirettamente) in causa come ucronisti e quindi spero che l’Autrice – con la cui cultura non oso assolutamente competere (verbo che mi è alieno, del resto) – possa gradire una rispettosissima discussione.

Prima un dato di fatto: Milano, Venezia, Firenze, Napoli, la Sicilia, la stessa Spagna già unificata, l’Ungheria, per un sessantennio anche il Portogallo e brevemente perfino l’Inghilterra sono poi confluite pacificamente (tranne, di fatto, Venezia) in un’unica Dinastia o addirittura persona. Questa condizione è stata anche la garanzia di sopravvivenza per lo Stato Pontificio (qui cominciamo già ad aprire un’ucronia: senza Asburgo lo Stato Pontificio sarebbe sopravvissuto altrettanto a lungo?)

Per tornare al paragone calcistico (o sportivo in generale), le Unioni Matrimoniali hanno un effetto paragonabile a una politica di successo nel Calciomercato: il risultato che ne viene è una squadra da sogno, con tutti o quasi i migliori atleti. Quel che non c’è nel paragone è la coalizione di tutti contro il Campione: mi pare evidente che contro gli Asburgo ci sia stata una convergenza ostile di gran lunga maggiore che contro gli Ottomani (benché questi abbiano conosciuto una crescita più rapida e aggressiva e comunque fossero più potenti per territorio e risorse che l’intera Arcicasa).

Infine di nuovo la Borgogna: anche senza Matrimonio con Massimiliano, l’esito sarebbe stato che al termine – prima o poi – della Dinastia i Feudi Imperiali sarebbero stati incamerati dall’Imperatore (come è puntalmente avvenuto a Milano, Mantova, Firenze, Modena), a meno che accadesse come alla Provenza. Ma ipotizziamo pure, contro le Genealogie storiche, che restasse una Dinastia Borgognona (come ha fatto il nostro Comandante): che cosa sarebbe successo? Verso l’Olanda avrebbe adottato la stessa politica di Carlo V.: l’avrebbe poi persa, come gli Austrias? Oppure sarebbe arrivata fino al XIX. secolo, governando il Regno dei Paesi Bassi come e al posto degli Orange? Avrebbe conservato la Franca Contea contro il Re Sole? Avrebbe potuto contendere la Lorena a Luigi XV.? Queste ultime due eventualità mi sembrano poco probabili; e poi nel XIX. secolo non ci sarebbe stata una divisione come fra Olanda e Belgio? Tutto questo per approfondire un po’ gli scenarî della “rinascita della Borgogna dalle sue ceneri”...

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C'è posto anche per questa proposta di Ainelif: la schiavitù bianca!

Premessa: La schiavitù e la sua abolizione si riferiscono prettamente alla manodopera degli schiavi neri africani deportati dall'Africa nelle Americhe; non per questo gli schiavi comunemente detti furono solo "neri" ma di qualsiasi altro colore, dato che nelle antiche Grecia e Roma persisteva lo schiavismo tra classi sociali e nemici continentali; c'è anche da rammentare qualche milione di schiavi europei bianchi deportati dai turchi in Nordafrica a lavorare... e se da questi eventi prende piede la schiavitù bianca? Ecco una possibile cronologia di tale storia.

1571: Si svolge la celebre battaglia di Lepanto, le flotte dei paesi europei comandata dal doge veneziano Sebastiano Venier e da Don Juan d'Austria insieme ai Cavalieri di Rodi, al Ducato di Savoia, alla flotta pontificia e ad altri riescono a fronteggiare e sconfiggere la flotta ottomana ma non trionfalmente come nella nostra timeline, l'Europa respinge a fatica le mire turche dal continente.
L'Impero Ottomano è ancora potente ed inizia con il beneplacito del sultano Selim II una dura guerra di corsa in tutto il Mediterraneo.

1574: Iniziano le prime deportazioni verso l'Egitto, la Tripolitania, Algeria e Tunisia di migliaia di prigionieri europei catturati nei porti di Napoli, Marsiglia, Siviglia e Barcellona, durante incursioni turche che hanno messo a dura prova le città costiere e portuali mediterranee.
Inizia una progressiva penetrazione turca nell'Europa orientale, in paesi come Ungheria, Romania, Moldavia, Slovacchia e addirittura Polonia. Muore il sultano Selim II.

1580: Continua il processo di trasferimento di prigionieri europei in Nordafrica, la popolazione di Algeri è a maggioranza marsigliese o napoletana, gli Arabi sono un'esigua minoranza che preferisce stabilirsi in Marocco o nell'Africa sahariana.
Il sultano ottomano Murad III e la sua autorità sono minacciate dall'harem e con le pressioni della madre, ed emana in seguito un trattato che prevede il trasporto di tutti i giovani maschi polacchi e ceco-slovacchi in campi di lavoro libici ed egiziani.

1593: Enrico IV di Francia si converte al cattolicesimo ponendo fine alle guerre di religione e decide di forzare la flotta turca al largo della Corsica, ma le navi francesi vengono sbaragliate.
L'antica città di Cirene (3000 abitanti arabi e berberi) viene adibita a centro e polo di smistamento degli schiavi bianchi in arrivo dall'Europa e si ingrandisce contando circa quest'anno 200.000 schiavi lavoratori europei sottoposti alla rigida struttura politica ottomana.
Mentre le guerre coloniali di Spagna e Portogallo ingrandiscono i domini europei nelle Americhe, l'Impero Turco viene assuefatto dall'idea di poter dominare i bianchi e utilizzarli come manodopera servile anziché dei neri, più stanziati nell'Africa del Sud.

1613: Michele I Romanov sale al trono russo; egli è profondamente nemico dei Turchi e mira a riconquistare ed evangelizzare l'Europa orientale.
Rivolta polacca antiturca a Cracovia, le guarnigioni militari intervengono e reprimono nel sangue le aspirazioni indipendentiste.
Caicchi da guerra ottomani solcano un tratto di Atlantico e giungono fino in Aquitania e Bretagna a minacciare popolazioni inermi in villaggi, città e paesi, alla fine di questo anno il Nordafrica conta 15 milioni di bianchi europei, più tardi un nuovo trattato schiavista comprende anche la Grecia i cui abitanti diventeranno servi delle famiglie ricche turche, come i neri africani in Brasile per i Portoghesi.

1635: La Guerra dei Trent'anni nel pieno delle sue attività vede il conflitto tra cattolici e protestanti, distogliendo Russia ed Inghilterra dal continente per guardare il concentrarsi dei bianchi europei nelle regioni egiziane e libiche.
Nasce il Duplice Patto tra Londra e Mosca per contrastare l'Impero Ottomano, oramai rinvigorito dalle sconfitte di un secolo prima, la flotta inglese a Cadice forza la base turca di Malàga senza però una vittoria effettiva, i Russi penetrano in Moldavia e Polonia settentrionale senza resistenze.
Per le estreme condizioni che gli schiavi sono ridotti tra il caldo torrido del deserto e l'avversità dell'ambiente in cui devono lavorare, Istanbul vorrebbe spopolare l'intere regioni europee che ha nel suo impero per popolare le zone disabitate nordafricane, anche sinti e rom vengono deportati in Nordafrica e pure austriaci prigionieri di guerra inglesi, francesi ed italiani.

1721: Pietro Romanov è acclamato "Imperatore di tutte le Russie" l'esercito russo contemporaneamente alla sua incoronazione sconfigge i Turchi a Varsavia, a Bucarest e a Buda, scacciandoli nei Balcani dove l'impero asburgico ha ripreso la sua avanzata e la flotta inglese può finalmente rientrare nel Mediterraneo più sicura.
La popolazione europea del Nordafrica raggiunge le 60 milioni di unità, le popolazioni arabe e berbere sentendosi minacciate si ritirano verso la penisola arabica, Corno d'Africa e Marocco.

Con la Guerra d'Indipendenza Americana le Tredici Colonie ottengono l'indipendenza dall'Inghilterra con il nome di Stati Uniti d'America, l'Impero Ottomano non riesce più a controllare i movimenti dei suoi schiavi che con una gigantesca ribellione appoggiata dalla Chiesa e dai Paesi europei e Russia frantuma i domini turchi in Nordafrica più di due secoli prima della timeline reale.
Cosa accade? La popolazione europea cresce incontrollata per numerosi anni, Egitto, Libia e Tunisia e parte dell'Algeria possono considerarsi a tutti gli effetti paesi europei d'oltremare dove le minoranze arabe sono ampiamente discriminate.
L'Africa non è un Continente Nero ma solo metà, compaiono chiese cristiane cattoliche ed ortodosse ovunque, sorgono più città e il progresso e lo sviluppo arrivano contemporaneamente alla Rivoluzione Industriale ottocentesca in Europa.
Le previsioni risultano difficile se si pensa alla corsa coloniale verso l'Africa verso il 1870, quali decisioni si prenderanno al Congresso di Berlino? Magari sorgono ante litteram una serie di stati federali europei sulle coste nordafricane che sono in grado di opporsi al dominio militare straniero.
Con la finale abolizione della schiavitù nei confronti dei bianchi quali scenari sono possibili nel XX secolo dopo la caduta dell'Impero Ottomano? Magari avremo più Lawrence d'Arabia e stati come Giordania o Siria saranno senz'altro più amichevoli nei confronti dei "Bianchi Nordafricani".
E ai giorni nostri? Al Qaeda e la Lega Araba come reagiranno?

Ainelif

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Per contribuire alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


 

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