L’Impero Spagnolo

di Det0

La bandiera dell’Impero Spagnolo

La bandiera dell’Impero Spagnolo, presentante i simboli di Guascogna (in alto a sinistra), Castiglia (in basso a sinistra), Aragona (in alto al centro), Sicilia (in basso al centro), Provenza (in alto a destra) e Ungheria (in basso a destra): cliccare per ingrandire

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Per realizzare l’ucronia prendiamo in esame 5 POD diversi:

POD 1: Il matrimonio di Giacomo I d’Aragona ed Eleonora di Castiglia non viene annullato.

POD 2: Alla morte del re di Navarra Sancho VII, Giacomo I e i navarrini rispettano i patti di Tudela e il loro regno va nelle mani dell’aragonese.

POD 3: Andrea II d’Ungheria non ha figli maschi, da nessuna delle sue tre mogli.

POD 4: Alfonso III di Poitiers non riesce a placare le ribellioni dei feudatari del Poitou e della Guascogna.

POD 5: Carlo d’Angiò non è promesso sposo di Beatrice di Provenza.

1208: Presso Montpellier, dal matrimonio del re d’Aragona Pietro II il Cattolico e Maria di Montpellier, nasce Giacomo, che sarà detto il Conquistatore, erede al trono d’Aragona.
Viene educato sotto la tutela dei Cavalieri Templari presso il castello di Monzon, a Huesca.

1213: Durante la battaglia di Muret il padre di Giacomo muore e lui eredità il trono d’Aragona.

1214: Giacomo I presta giuramento dinnanzi alla corte di Lleida.

1219: Alla morte della madre Maria, Giacomo ottiene la signoria di Montpellier.

1221: Nella cittadina di Agreda Giacomo sposa la regina Eleonora di Castiglia, unione delle due corone spagnole.

1224-1227: Giacomo affronta dure lotte contro la nobiltà catalana e aragonese, che voleva arrivare al potere ed era opposta al suo matrimonio con Eleonora di Castiglia; con il concordato di Alcalá del 1227 la monarchia segna il suo trionfo sui nobili ribelli.

1228-1235: Giacomo tenta la conquista delle isole Baleari con un piccolo contingente di aragonesi e catalani; Minorca è conquistata nel 1229 ma una piccola minoranza musulmana resiste fino al 1232, Maiorca capitola nel 1231, Ibiza e Formentera nel 1235.

1229: Dall’unione di Giacomo e Eleonora nasce Alfonso, erede alla corona di Spagna.

1231: Giacomo firma il trattato di Tudela con il re di Navarra Sancho VII, che prevedeva che colui dei due re che fosse sopravvissuto avrebbe ottenuto la corona dell’altro.

1234: Sancho VII di Navarra muore, il suo regno passa nelle mani di Giacomo I d’Aragona.

Giacomo I di Spagna1233-1245: Campagna di Alcañiz, viene pianificata la conquista del territorio di Valencia, nel 1233 vengono conquistate Castellón, Burriana e Peñiscola.

Nel 1237 si arrivò ad avanzare a sud del fiume Jucar e a conquistare Puig.

Dopo la disfatta della squadra inviata dal re tunisino per aiutare la resistenza araba i cristiani continuarono ad avanzare fino a far capitolare Valencia nel 1238.

Tra il 1243 e il 1245 venne ultimato il processo di conquista della regione, vennero conquistati il Regno di Murcia e fissati i confini con quello di Granada.

1241: Muore Nuño Sanchez, il cugino di Giacomo, che in eredità ottiene le contee del Rossiglione e di Cerdanya.

1242: Rivolta dei feudatari del Poitou e della Guascogna, Giacomo I di Spagna ed Enrico III d’Inghilterra li appoggiano e sconfiggono il governatore Alfonso III di Poitiers, le zone del Poitou sono affidate agli inglesi, mentre Giacomo I ottiene la Guascogna.

1244: Eleonora di Castiglia muore a 42 anni, così Giacomo I sposa la regina ungherese Violante, figlia di Andrea II d’Ungheria, che non aveva eredi al trono.

1245-1247: Alla morte del conte di Provenza Raimondo Berengario IV, dato che l’erede era la dodicenne Beatrice di Provenza, Giacomo I decide d’intervenire e di entrare in possesso della contea, dopo alcune lotte con Carlo d’Angiò nel 1246 riesce ad impossessarsi della regione e nel 1247 entra a Marsiglia.

1249: Dall’unione di Violante d’Ungheria e Giacomo I di Spagna nasce Pietro III.

1251: Alla morte di Violante d’Ungheria il regno magiaro rimane senza una guida, così Giacomo decide di intervenire e farsi proclamare reggente.

1260: Il primo figlio di Giacomo, Alfonso, muore prematuramente, lasciando il titolo d’erede al fratellastro Pietro III.

1269-1276: Negli ultimi anni della sua vita Giacomo si dedicò alle lotte contro i musulmani, nel 1272 fece capitolare il Regno di Granada, rendendo la Spagna terra esclusivamente cristiana, organizzò alcune spedizioni verso la Terrasanta nel 1269 e nel 1274.

Il 27 giugno del 1276 morì a Valencia lasciando al figlio Pietro un immenso impero comprendente la Spagna, zone della Francia e l’Ungheria.

1278: La morte di Giacomo I porta scompiglio in Ungheria, dove lui era reggente, così Pietro III decide di andarci per controllare la situazione, arrivato in Ungheria ne viene subito nominato re legittimo, in quanto figlio della precedente regina Violante.

1282-1284: Vespri Siciliani: la popolazione dell’isola chiede l’aiuto del papa contro il dispotismo angioino, il papa nega il suo aiuto e i siciliani chiedono l’intervento di Pietro III di Spagna, che scende in Italia e in pochi anni riporta la tranquillità nell’isola.

1284: Le grandi famiglie feudali francesi del sud Italia rifiutano il dominio spagnolo sulla Sicilia così lanciano attacchi all’isola controllata da Pietro III, le flotte spagnole e francesi si affrontano presso le Lipari in più di un occasione ma quest’ultime sono ripetutamente sconfitte.

Un anno dopo Pietro III riparte all’attacco e sbarca a Taranto, conquistando in pochi mesi ampie zone della Puglia e dell’omonimo golfo.

Nel 1286 un contingente di circa 9.400 uomini attraversa lo Stretto di Messina ed avanza senza problemi verso l’entroterra calabrese.

Gli Angioini si rifugiano in Campania, che non viene presa dagli spagnoli grazie ai continui rinforzi dati ai francesi dal papa, ostile a Pietro III.

Dopo anni e anni di lotte anche il fronte campano cade e gli spagnoli entrano a Napoli nel 1289.

Per altri due anni le truppe spagnole vagano per l’Italia meridionale per placare le ultime resistenze angioine e nel 1291 sfondano il confine papale, Pietro III propone di fermare l’avanzata in cambio di alcune donazioni del papa, che nel 1293 da in feudo al re spagnolo la Sardegna.

1295: Morte di Pietro III di Spagna, gli succede il figlio Giacomo II, che controlla una vastissima compagine territoriale che va dal Danubio all’oceano Atlantico.
Possedendo tutti questi territori e il conseguente potere viene convocato a Roma da papa Bonifacio VIII e incoronato “Imperatore di Spagna”
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Se avete altre idee per la continuazione, scrivetemi a questo indirizzo.

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L'impero spagnolo di Giacomo II nel 1295 (clicare per ingrandire)

L'impero spagnolo di Giacomo II nel 1295 (cliccare per ingrandire)

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Intriganti anche le tre proposte di Enrico Pizzo:

1) Nel 1085, immediatamente dopo la conquista di Toledo, il re del León Alfonso VI face il primo, ed unico, tentativo di porre fine politicamente alla guerra civile che da quasi 400 anni vedeva contrapposti il nord ed il sud della Spagna.
Propose al suocero al-Mu‘tamid ibn Abbād, che regnava sulla parte sud della Spagna, di riconoscerlo come "al-Imbraţūr dhī-l-Millatayn", letteralmente Imperatore delle due Religioni.
L'idea era di applicare alla Spagna il meccanismo di integrazione delle elite economiche, culturali e militari islamiche che stava dando eccezionali risultati nella Sicilia Normanna.
Purtroppo il progetto naufragò miseramente a causa dell'ostilità di al-Mu‘tamid che, invece di riconoscere la sovranità del genero, preferì richiedere l'aiuto militare del Sultano Yūsuf Ibn Tāshfīn, il quale finirà per detronizzarlo.
Ma ipotizzando che al-Mu‘tamid sia meno testardo ed accetti di riconoscere la sovranità del genero, come cambierebbe la storia spagnola ed europea?

2) La sconfitta castigliana nella battaglia di Alarcos del 18 luglio 1195 fu aiutata anche dalla mancata partecipazione delle truppe Leonensi del re Alfonso IX
Immediatamente dopo la sconfitta castigliana Alfonso IX ruppe l'alleanza con la Castiglia stringendola invece col Califfo Abu Yusuf Ya'qub al-Mansur ed invadendo la Castiglia.
La guerra venne fermata grazie all'intervento papale che minacciò la formazione di un'alleanza Franco-Castigliano-Aragonese contro il regno di León.
Ma ipotizzando che Alfonso IX non si lasci intimorire dalle minacce papali e contribuisca a distruggere definitivamente la Castiglia insieme ad al-Mansur come cambierebbe la storia spagnola ed europea?

3) La sconfitta Almohade nella battaglia di Las Navas de Tolosa del 16 luglio 1212 fu causata sia dall'inesperienza del nuovo Califfo Muhammad al-Nasir, che accettò battaglia nonostante il suo Visir suggerisse il contrario, sia dalla mancata partecipazione delle truppe andaluse durante la battaglia.
I Qaid dell'al-Andalus erano in collera con il Califfo perchè questo aveva fatto giustiziare Abu Abd Allah ben Qadis, comandante del Castello di Calatrava, " colpevole " di aver consegnato la fortezza ad Alfonso VIII di Castiglia, e punirono il Califfo allontanando le loro truppe al momento dell'Inizio della battaglia.
Con una partecipazione più massiccia degli andalusi la vittoria cristiana a Las Navas non è affatto scontata, e come cambierebbe a questo punto la storia spagnola ed europea?

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Gli risponde Enrico Pellerito:

Riguardo la seconda ipotesi, al di là della formale scomunica da parte di Celestino III, sostanzialmente la minacciata coalizione sarebbe stata in grado di sconfiggere il León e l'impero almohade?
E se un'eventuale andamento favorevole del conflitto per i leonensi e gli almohadi comporti un'anticipazione di tutti gli eventi volti al concretizzarsi della "Reconquista" con l'aggregazione, oltre agli altri sovrani cristiani di Spagna, anche di Filippo II di Francia?
L'interesse di quest'ultimo potrebbe essere quello di mostrarsi sincero amico degli spagnoli, contribuendo alla distruzione della minacciosa presenza mussulmana in Europa e mantenendo i suddetti regni cristiani come fedeli alleati... pur sempre pretestuosamente e strategicamente divisi.

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Al che Enrico Pizzo ribatte:

Dipende molto da quando la coalizione si sarebbe mossa.Alarcos è stata combattuta a metà luglio 1195 i crociati, chiamiamoli cosi, non sarebbero potuti intervenire prima della primavera 1196 e si sarebbero dovuti confrontare con l'esercito Leonese e quello Almohade, quest'ultimo comandato direttamente dal Califfo e riforzato da rinnegati castigliani.
Considerando che nell'al-Andalus esisteva la tradizione che l'esercito nel periodo invernale si ritirava nella capitale il grosso del territorio andaluso sarebbe rimasto sguarnito, forse i crociati avrebbero potuto effettuare alcune scorrerie durante l'inverno ma non so con quali reali risultati.
I cristiani avrebbero passato l'inverno a nord, sotto la neve, mentre gli Almohadi al caldo e nella sicurezza di Siviglia, inoltre i cristiani nel proseguo della guerra si sarebbero allontanati dai loro centri logistici mentre gli andalusi ne erano vicini.
In queste condizioni non credo che una coalizione cristiana potesse ottenere grandi risultati, sicuramente le cose sarebbero cambiate dopo il 1199, con la morte di al-Mansur ma più che per merito cristiano per colpa della latente instabilità politica dell'al-Andalus.
Alfonso VIII stesso aveva deciso di muovere guerra agli Almohadi aprofittando di una guerra civile scoppiata nel califfato.

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Enrico Pellerito poi aggiunge:

Riguardo invece alla tua terza ucronia, personalmente tendo a ritenere che una sconfitta degli iberici e dei loro alleati a Las Navas de Tolosa non avrebbe rappresentato una battuta d'arresto alla "Reconquista", se non in termini marginali, visto che, comunque, sarebbero stati necessari altri 280 anni per completarla.
Nel tempo, l'importanza delle conseguenze strategiche di questo scontro è stata rivista e anche il far coincidere la sconfitta subita dagli almohadi con l'inizio della loro crisi strutturale e politica non è proprio corretto, visto che erano già in essere problemi interni.
Gli obbiettivi che i sovrani spagnoli si erano dati erano caparbiamente perseguiti, e lo sarebbero stati ad ogni costo; specie dopo che avevano finito per superare le loro radicate conflittualità.
Al contrario, all'interno dei circoli almohadi incompetenze e invidia reciproca rodevano non poco l'apparato di guida musulmano.
Alla battaglia in questione ci furono, comunque, aliquote di andalusi ma che di fatto non diedero quasi alcun contributo alla lotta.
Una presenza di tutti i guerrieri andalusi avrebbe ancor più fatto pesare la preponderanza numerica musulmana che, oggi, viene sempre valutata 2 a 1 pur dopo le stime riviste delle opposte forze in campo partecipanti alla battaglia.
Il fatto è che, anche senza il letterale abbandono del campo da parte degli andalusi presenti, lo svolgimento tattico delle manovre compiute dalle truppe della coalizione cristiana risultò superiore alle azioni dell'esercito di Muhammad al-Nasir, per cui è lecito ritenere che un superiore numero di combattenti guidati dal sultano non avrebbe poi di molto cambiato le cose, visto la notevole incidenza di perdite fra questi proprio a causa degli accorgimenti tattici adottati sul campo dai cristiani, come l'ottimo impiego della cavalleria.
Nel caso i cristiani fossero stati sconfitti, credo che tutto il processo che porterà alla "Reconquista" verrebbe solo ritardato ma non definitivamente arginato.
Potremmo immaginare che Ferdinando e Isabella completino il suddetto processo ancora qualche anno più tardi, con la conseguente influenza su quella che è la spedizione di Colombo.
A questo riguardo ci sono state alcune ucronie pubblicate nel listone (e chissà quante ce ne saranno stampate o in rete) sulla scoperta del nuovo continente ad opera di un Colombo non più al servizio di Isabella ma di un'altra nazione europea (o addirittura del Sultano, come ipotizzato da Max Barzaghi), oppure su un posticipo, a volte anche di parecchio, dell'attraversamento del "Mare Oceano".
In ogni caso ci troveremmo di fronte ad una notevole controfattualità.

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Anche Basileus TFT dice la sua:

La reconquista in ogni caso è stata lentissima, per via della conflittualità fra i regni cattolici che spesso preferivano allearsi con gli odiati infedeli piuttosto che collaborare, nonostante le debolezze fisiologiche di Al Andalus si fossero dimostrate nel tempo. Una sconfitta non avrebbe appunto cambiato di molto le cose. Possiamo però pensare un'ucronia inversa. I regni cristiani restano compatti e perseguono la reconquista con maggior successo, magari anticipiamo l'unione di Castiglia-León come POD. A questo punto possiamo avere una penisola iberica con 2-3 regni cristiani già nel 1300.

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E ora, ecco a voi una serie di ben quindici ucronie angioine ed aragonesi inviateci da Paolo Maltagliati:

1) Urgell, XIV secolo. Giacomo II non riesce a consolidare il suo potere regio a danno dei potentissimi conti, che, peraltro, espandono i loro possedimenti anche nella Val d’Aran ed altri territori limitrofi. Gli Urgell riescono, nel giro di un cinquantennio a sostituire i Barcellona alla guida del regno. Avremo una corona d’Aragò più gravitante verso la Francia? Se sì, come cambieranno gli equilibri nel Mediterraneo?

2) 1285: Pietro il cerimonioso non riesce a contrastare l’avanzata francese su Barcellona. Al contrario della nostra Timeline, però, non gli viene in aiuto un’epidemia che falcidia i soldati nemici e li costringe alla ritirata. Viene deposto. La contea di Barcellona diventa feudo francese, come le molte altre terre aragonesi entrate nell’orbita di Parigi in Occitania. I domini periferici si staccano (Maiorca, Urgell, Valencia, la stessa Saragozza?). Sotto gli Angiò, o qualche altra dinastia cadetta, Barcellona diventa un centro di potere periferico e quando la monarchia di Parigi si indebolisce, è interessante vedere cosa succede. In particolare, che posizione prenderà Barcellona durante la guerra dei cent’anni? Le zone a cavallo dei Pirenei potrebbero diventare un centro di potere feudale alternativo simile alla Borgogna?

3) 1306: Maria di Lusignano dà un figlio a re Giacomo. Cipro entra nel complesso dei possedimenti della corona d’Aragò. La storia del levante e dell’intera Europa potrebbe avere una svolta imprevedibile. Sommateci il casino combinato dalla compagnia catalana, ed il regno cipriota aragonese potrebbe gettare la sua longa manus su Costantinopoli battendo sul tempo ottomani ed ungheresi. E per Venezia sarebbe un bell’osso da rodere...

4) Ruggero da Flor conquista l’impero bizantino. Variante: Ruggero da Flor si fa re nella parte asiatica (o quel che ne rimane) dell’impero bizantino. Dopo poco si dichiara vassallo di Giacomo ed entra nel circuito commerciale integrato degli aragonesi nel Mediterraneo. Giacomo fa in modo di prendere su di sé la corona del da Flor.

5) Giacomo III manda una flotta verso le Canarie nel 1342. La spedizione, invece di essere un fallimento, ha successo.

6) 1337: Muore Federico d’Aragò re di Sicilia. Roberto riesce a riconquistare l’isola.

7) 1348: Luigi d’Angiò Ungheria riesce a conquistare il regno di Napoli e silurare una buona volta Giovanna.

8) 1344: Pietro IV conquista Montpellier prima che un disperato re Giacomo di Maiorca venda la città ai francesi pochi anni dopo.

9) 1369: Enrico di Castiglia non riesce ad uccidere il suo caro fratello Pietro il crudele. La deleteria guerra Castiglia-Aragona (che poi era anche una guerra per procura Genova-Venezia, che poi era una guerra Inghilterra-Francia). La guerra va avanti e lascia entrambi i paesi prostrati e dipendenti dai potenti alleati. Le corone iberiche non si riprenderanno più e rimarranno potenze periferiche dell’Europa.

10) 1390: Giovanni d’Aragò non combina il matrimonio di sua figlia con Luigi II d’Angiò Provenza. In futuro gli angioini avranno meno titoli per rivendicare la corona d’Aragò rispetto alla nostra Timeline.

11) Il compromesso di Caspe, 1410. Affrontato in tutte le salse, lo so, ma proviamo a riprenderlo. Allora, i due più potenti candidati erano, almeno all’inizio, Giacomo conte di Urgell e Ferdinando d’Antequera (il Trastamara). Il diavolo sta nei dettagli. Giacomo aveva molto probabilmente il favore di re Martino, ma ebbe la pessima idea di far assassinare il vescovo di Saragozza, che era uno dei suoi più feroci oppositori. Danno di reputazione considerevole. Ora. Poniamo che il vescovo, invece, sia stato un suo sostenitore. I giuristi e i deputati dei tre regni avrebbero scelto comunque l’Antequera? Se Giacomo fosse diventato re, cosa sarebbe mutato? Una corona d’Aragò sicuramente meno legata alla Castiglia, questo è poco ma sicuro. E’ un bene o un male per la sopravvivenza futura della corona? Ah, giusto, una cosa apparentemente secondaria: l’atteggiamento verso gli ebrei. Gli Urgell avrebbero seguito la tradizione tollerante dei Barcellona o avrebbero fatto come i Trastamara (decisamente meno tolleranti)? Va detto che ha abbastanza del paradossale (almeno in apparenza) il fatto che i più grandi costruttori dell’“impero” Mediterraneo della corona d’Aragò siano stati i sovrani della dinastia castigliana Trastamara.

12) Il Bel René. No, non sto parlando di Vallanzasca ma di Renato d’Angiò, uno dei signori dalle più grandi potenzialità inespresse che il basso medioevo ricordi. Cominciamo da un primo elemento. Invece di farsi prendere dal suo spiccato senso di cavalleria, è molto più pragmatico ed invece di schierarsi con il trono di Parigi per farsi solo prendere a mazzate dai borgognoni a Bulgneville nel 1431, rimane neutrale, per cui non finisce in una prigione a Digione. Ora, va bene che COMUNQUE sarebbe stato in forte svantaggio contro Alfonso nel bel momento in cui entrò nell’agone come potenziale successore della povera Giovanna II, ma almeno non sarebbe stato a fare la muffa per anni mentre Alfonso si preparava per bene a mettere le mani su Napoli.

13) È un’ucronia angioina in senso indiretto: Filippo Maria non rimane granché affascinato da Alfonso il magnanimo per cui non lo libera (siamo nel 1435), facendo la pace con lui e diventandone amico. Rimane a marcire a Milano. Nel frattempo Renato è stato liberato da Filippo di Borgogna, per cui può correre, con l’aiuto milanese, ad occupare Milano. Filippo Maria è molto chiaro su cosa vuole in cambio: legami parentali, non sognarsi di toccare Genova e tutta una simpatica serie di altre clausole commerciali. Cosa faranno Firenze e Venezia a questo punto?

14) Andiamo al figlio di Renato, Giovanni di Calabria. Il ragazzo era politicamente e militarmente più capace di Renato. Ma morì sul più bello. Siamo nel 1466. I Catalani si ribellano a Giovanni II Trastamara e offrono il trono a Renato. Il quale spedisce Giovanni di Calabria. Che vince, vince e vince ancora, approfittando poi del fatto che Luigi XI occupa con le sue armate il Rossiglione. MA il portentoso angioino muore all’improvviso nel 1470, quando già si era impadronito saldamente di Barcellona. E se non morisse sul più bello. Non sono sicurissimo della sua tenuta a lungo termine, ma sono sicuro che almeno la Catalogna sarebbe entrata nei suoi domini. Sulle altre due corone (Valencia e Saragozza) sono più dubbioso. Certamente, il Mediterraneo avrebbe un destino completamente differente.

15) Torniamo indietro di un paio di decenni scarsi. Muore Filippo Maria Visconti. Ora, è abbastanza noto e pacifico affermare che l’idea di lasciare il ducato a Francesco Sforza non lo rendesse esattamente felicissimo:
“Meglio ne pare stare ad obedientia de uno Signore e Re naturale che stare a periculo de venire ad obedientia de communitate o signorie, in le quali sieno calzolari, sertori et ogni altra sorte et specie de homini, overo de capitani quali non sapiano ancora che sia stato suo padre”
Detto questo, c’è in ballo la famosa questione del “Testamento di Filippo Maria” che lasciava il ducato ad Alfonso il Magnanimo. Alfonso, onestamente, non se la gioca male, non vuole correre il rischio di incasinarsi la vita più di tanto e perde l’attimo per rivendicarlo sul serio. Fa giusto la voce un po’ grossa. Ma se prende la cosa veramente sul serio?
Possibilità che ci riesca a mettere le mani su Milano. Non tantissime a dire il vero... Ma sfidiamo i pronostici e mettiamo che ce la faccia. Il re di Napoli è anche duca di Milano e, implicitamente, signore di Genova. Certo che la possibilità di farsi re d’Italia diventa più vicina d’un colpo in questo modo.

OK, basta, la pianto qua...

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Gli risponde un entusiasta Bhrghowidhon:

Meraviglioso! Complimenti per tutto, quanto ben di Dio... Sono una più bella e interessante dell'altra! Non se ne potrebbe avere almeno una traccia di sviluppo? Almeno caratteristiche comuni e divergenze specifiche?

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E Paolo non si lascia scappare l'occasione:

Or dunque eccomi... In realtà, con un po’ di flessibilità, quasi tutti i POD proposti potrebbero essere considerati come varianti di due ucronie. Anzi, di una sola, pur con due protagonisti differenti (che, ovviamente, alla lunga rendono i passi e le priorità di volta in volta affrontate, sempre più divergenti), ossia Aragò e Angioini. Sto parlando della riproposizione di un impero Mediterraneo (occidentale, ma che poi, per forza della geopolitica si proietta anche nel Levante).

Mi si potrebbe obiettare che, tutto sommato, il compito, nella HL, sia stato svolto, entro una certa misura, da Carlo V dalla dinastia Asburgica. Se devo essere sincero, la mia personale opinione è che non sia del tutto così. L’impero di Carlo era sì romano, ma aveva un epicentro che definirei continentale, non Mediterraneo. Provocatoriamente, ritengo che anche gli Austrias di Spagna, non avessero un’ottica molto simile a quella dei Barcellona o ad Alfonso il Magnanimo, giusto per fare un esempio. Non so se rappresenti una prova, ma la non buona gestione dei domini portoghesi in Asia durante l’unione dinastica può, forse, essere un indizio.

Tornando più nel merito di quanto ho proposto, una Catalunya che mantiene un destino lontano dalla Castiglia e dalla penisola iberica e lega il proprio destino alla penisola italica e all’occitania francese mi sembra assolutamente attraente. E’ una timeline tutta da esplorare, e che non è detto che ricada nel cliché della tripartizione contemporanea Francia-Spagna-Italia...

Poi, forse, io stesso ricado in questo cliché quando immagino Alfonso il magnanimo Rex Italiae. Ha Napoli, si impadronisce di Milano (finendo anche con Genova). Le discriminanti sono, ovviamente, il papa e le due Repubbliche. Alfonso in questa Timeline può, forse prendere più sul serio di quanto già non abbia fatto, la sua intenzione di andare a crociata. La questione propagandistica è paradossalmente più vitale se pensa davvero di assumere la corona. Venezia correrebbe il rischio di boicottarlo, rimanendo indietro? (Il solito dilemma veneziano: scegliere come agire, calcolando la forza dei potenziali nemici: Alfonso, il turco, l’imperatore tedesco e le sue mire sul Veneto).

Poniamo che Callisto subordini una sua eventuale incoronazione all’allestimento di una crociata...
Alfonso non conquisterà certo Costantinopoli. Qualche porto in Albania, poi, magari occuperà la litigiosa Morea (buttando a mare Demetrio e tenendosi Tommaso Paleologo), accampando qualche strano diritto sulla base dell’avventura catalana.

Al suo posto, giusto per stare tranquillo, tra le altre cose troverei l’occasione buona per fare fuori una buona volta Firenze. Strategicamente e politicamente sarebbe decisamente importante in ottica futura.

A questo punto il problema principale sarà il rapporto con l’imperatore germanico, credo.

Alternativamente, meditiamo un attimo su un eventuale agglomerato angioino Aragona+Provenza+Genova (l’ucronia su Giovanni di Calabria). L’annessione di Napoli potrebbe essere una questione veramente di tempo, con una base del genere. E Milano? Traballerebbe anche lei. Assurdo, ma se la dinastia sforzesca resiste abbastanza a lungo, rischierebbe di rientrare (come pedone) in un pericolosissimo gioco a tre tra Angiò, Borgogna e la stessa corona di Francia. Da esiti tutt’altro che scontati che non oso valutare, senza studiare bene il caso.

Dettaglio forse apparentemente marginale. Granada, in una Timeline del genere, verrà molto più probabilmente occupata dall’impero Aragonese/Angioino, piuttosto che dalla Castiglia.

Una Timeline così, tra l’altro, secondo me mette decisamente in crisi la questione dell’”ineluttabilità” dello spostamento del baricentro economico mondiale dai paesi mediterranei a quelli del nord-Europa.

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Tommaso Mazzoni ha un'altra idea:

Se Giacomo III batte quel prepotente di suo cugino Pietro IV d'Aragona a Santa Ponca, e magari lo cattura, dichiarando l'indipendenza totale, il suo regno può restarlo fino ai giorni nostri?

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Paolo gli replica:

La vedo parecchio, parecchio dura. A meno di ottenere un deciso coinvolgimento (coronato dal successo) del regno di Francia. Ma lì cambia l’intera storia catalano-aragonese e in prospettiva del mondo...

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Ma Tommaso torna alla carica:

Bè, Maiorca e le Baleari sono isole; se si fanno una flotta possono reggere a lungo. Il Rossiglione, invece, può giocarsela con una politica alla Savoiarda, alleandosi ora con la Francia, ora con la Spagna.

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Paolo allora raccoglie le idee:

Sul fatto delle isole, il punto è che Palma era già spacciata perché si proponeva come una concorrente a Barcellona sulle rotte ovest-est. Quindi una cerca di neutralizzare l’altra, non ci sono santi. Costruire una flotta paragonabile a quella catalana non è esattamente semplicissimo. Certo, ci sarebbe sempre l’alternativa italiana da giocarsi (Genova sarebbe stata credo più che felice di sbarazzarsi della concorrenza di Barcellona), ma Genova, a propria volta, per perseguire una interessata tutela sul maiorchino avrebbe dovuto avvalersi della protezione di un potente: Milano o angioini. Complesso.

Sul Rossiglione, non è altrettanto facile rispetto ai Savoia per il semplice fatto che era un territorio che era già nel mirino. Ci vogliono degli autentici miracoli dinastici.

Il tutto senza dimenticare che dobbiamo necessariamente supporre quello che di solito si presuppone (scusa se il paragone ti sembrerà fuori luogo) per la sopravvivenza dei regni bizantini post 1204, il "disinteresse innaturale".

Traduco per spiegarmi meglio: il despota d’Epiro voleva diventare imperatore, così come il niceno, per cui si trovano a farsi guerra e nella competizione uno esce vincitore.

Allo stesso modo qui. Sia un ramo, sia l’altro, vogliono accumulare tutte le corone in mano ai Barcellona, per cui la competizione e il successo dell’uno o dell’altro ramo è questione di tempo.

Detto questo, visto che non voglio lasciare l’argomento senza nemmeno uno straccio di proposta compromissoria, torno a parare nel solito posto: se per grazia di Dio il regno trova il modo di sopravvivere sino all’inizio del ‘400, si può sempre giocare la carta di un apparentamento con gli Angioini, tale per cui al compromesso di Caspe il regno finisca nelle mani degli Angiò.

Questo forse non farebbe che dilazionare l’inevitabile al 1480, però nel frattempo c’è sempre il tempo per trovare qualche soluzione dinastica alternativa.

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Tommaso però insiste:

Comunque, vista la fortuna sfacciata avuta dagli Asburgo, ad esempio, nella nostra timeline, è pure possibile che, con molta fortuna, gli Aragona-Maoirca rimangano in sella, magari alleandosi con Navarra, Castiglia, Genova, chi può aiutare , insomma.  E poi, le battaglie sono animali strani; specialmente conquistare un'isola non è mai facile; Insomma, nel peggiore dei casi possiamo anche dire che gli Aragona-Maiorca sono una dinastia di geni della tattica difensiva, e respingono ad oltranza ogni tentativo d'invasione.

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E ora, una nuova ucronia di Boreale89: Manfredi il Grande!

Salve, questa è la mia prima ucronia e spero vi piaccia. Non di meno apprezzerò qualunque critica, correzione o suggerimento vogliate offrirmi.

Domanda: Cosa sarebbe successo se anche l’Italia, al pari di Francia, Spagna e Inghilterra avesse ultimato il suo processo di unificazione nel Medioevo?

Il 26 febbraio 1266 la Battaglia di Benevento tra Manfredi Re di Sicilia e del sud Italia e con un forte potere anche in Toscana, nel Ducato di Spoleto, nella Marca Anconitana, in Romagna ed in Lombardia e Carlo I d'Angiò, fratello del re di Francia, chiamato dal Papa ad opporsi allo strapotere svevo, termina con la sconfitta e la morte di Manfredi.

E se non fosse andata così?

Il 24 maggio 1265 riesce l'appello rivolto da Manfredi ai Romani con un manifesto in cui chiedeva di essere nominato loro re. L'esercito di Carlo nel dicembre 1265 penetrò per la Savoia ed il Piemonte in Lombardia, ove la parte ghibellina non riuscì ad opporre sufficiente resistenza e di là per la Romagna giunse nell'Italia centrale ed a Roma. Mosse quindi nel Mezzogiorno dove La battaglia decisiva, battaglia di Benevento, avvenne il 26 febbraio 1266; le milizie siciliane e saracene insieme alle tedesche ed italiane (nella nostra Timeline queste abbandonarono Manfredi al suo destino) combatterono strenuamente contro gli angioini sconfiggendoli. Come conseguenza viene di gran lunga potenziata la posizione siciliana nel ducato di Savoia e in generale nel nord Italia a discapito della Francia.

Con i pochi uomini rimasti Carlo I si reimbarcò per la Francia. Manfredi avanza quindi indisturbato nelle terre del papato ed ottiene la fine del pontificato di papa Clemente IV. Il suo successore, Urbano V, è costretto a ritirare la scomunica contro Manfredi, a cedere alcune terre e a riconoscere la legittimità sveva sul Regno di Sicilia. Il papato si trasforma in pratica in un protettorato del regno siciliano.

1270: Manfredi costituisce un forte esercito, concentrandone tutto il controllo e le decisioni in mano al re e relegando i feudatari a semplici ufficiali ai suoi ordini. Conscio del fatto che i forti ghibellini facevano capo a lui, Manfredi avvia una guerra di conquista della penisola italiana(con la benedizione del papa sotto il controllo svevo). Tale benedizione risulterà fondamentale: pone infatti fine alle lotte tra guelfi e ghibellini che vedono in Manfredi sia la forte figura di un nuovo imperatore sia un predestinato dal Signore e dalla chiesa e combattono al suo fianco. La riunificazione della penisola si trasforma in una sorta di crociata che lo porterà il 2 aprile 1272 a farsi incoronare dal Papa primo re d’Italia con capitale Napoli. Unificazione dei codici, delle istituzioni e della moneta (Tari Italiano) Solo le repubbliche di Genova e Venezia rimangono al di fuori dei confini del nuovo regno.

1310: Manfredi rimane gravemente ferito durante un tentativo di omicidio da parte di alcuni nobili traditori. Nonostante le gravi condizioni fisiche in cui versa, il re avvia subito una grande purga contro i nobili e una serie di riforme che limita i loro privilegi e i loro poteri. Grande gioia tra il popolo e i ricchi mercanti che iniziano a vedersi affidate importanti cariche pubbliche e militari.

Dicembre 1310: muore, a seguito delle ferite riportate, il re d’Italia Manfredi I. Viene seppellito a Napoli, in un grande mausoleo costruito in suo onore. È il Papa in persona a celebrare il funerale. Viene incoronato la notte di Natale suo figlio Enrico I.
Enrico scopre che i nobili traditori sono stati istigati dal Sacro Romano Impero, amareggiato di aver ormai effettivamente perso ogni influenza sulla penisola italiana e sul papato e corrotti con l’oro dei veneziani e dei genovesi che hanno visto diminuire il loro potere contro la schiacciante superiorità della marina italiana (l’unione della marina delle città di Pisa e Amalfi con tutte le altre flotte italiane).
La conferma di ciò non si fa attendere: a marzo 1310 Enrico VII di Lussemburgo scende in Italia per restituire vigore all'impero, seguito da Genova e Venezia ("Guerra dei due Enrichi").
La guerra durerà sei mesi e vedrà la netta vittoria delle truppe italiane su quelle tedesche la sconfitta delle flotte genovese e veneziana.
La Pace di Prato sancisce l’annessione della contea del Tirolo all'Italia; il Sacro Romano Impero inoltre d’ora in avanti dovrà tenersi fuori dagli affari italiani.
Continua invece la guerra contro Genova e Venezia che porterà alla loro completa annessione nel mese di maggio.

Maggio 1310: liberato dalla prigionia a Genova, l’esploratore Marco Polo parla dei suo viaggi a Enrico, il quale ne rimane molto impressionato.

Come continuare premettendo le continuazione di questa nazione fino ai giorni nostri ed un passato che non la faccia sfigurare di fronte ad inglesi e francesi? Aggiungere uno stato nazionale come l'Italia potrebbe cambiare la storia non di poco...

Per farmi avere il vostro parere, scrivetemi a questo indirizzo.

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Questo invece è il commento in proposito di Renato Balduzzi:

Per me il seguito non può che essere distopico:

a) il Papa a lungo andare sarebbe diventato un burattino in mano al re d'Italia. Ciò significherebbe una nazionalizzazione della Chiesa Cattolica, con conseguenze deleterie, forse addirittura catastrofiche, per la Chiesa di Roma. La nazionalizzazione delle chiese viaggerebbe a ritmo esponenziale e già nel '600 avremmo una chiesa per ogni nazione, con conflitti religiosi ancora peggiori di quelli della nostra storia.

b) uno stato unitario esteso a tutta l'Italia porterebbe a una crisi dei traffici marittimi dovuti alla scomparsa (nelle sedi originarie) di Genova e Venezia come repubbliche marinare. I capitali si dileguerebbero altrove. Forse Venezia si ricostituirebbe nell'Egeo e forse sarebbe inglobata dall'Impero Bizantino, che magari sopravvivrebbe all'avanzata ottomana grazie alla "freschezza" veneziana. Genova invece si trasferirebbe in Crimea, dove potrebbe dare l'impulso alla costituzione di una nazione ucraina. In compenso l'Italia potrebbe indebolirsi notevolmente ed essere facile preda di saccheggiatori stranieri.

c) lingua ufficiale il napoletano, o forse il siciliano. Niente poeti toscani, che rimarrebbero dei provinciali. Il centro e il nord italia potrebbero comportarsi come la Catalogna e la Galizia in Spagna, continuando ad utilizzare a livello ufficiale il toscano e la koiné lombardo-veneta e mantenendo la propria specificità etnica, il che non sarebbe poi così deleterio.. Il rischio però è che l'Italia diventi una sorta di "francia con le gambe all'insù" e che l'idioma meridionale si imponga completamente sugli altri così come è successo in Francia con l'idioma settentrionale nei confronti di quelli meridionali.

d) esistendo una corte comune, il Rinascimento, forte di una miriade di piccoli commissari, non esisterebbe. Nemmeno il Vaticano come noi lo conosciamo esisterebbe per il motivo citato all'inizio del mio intervento. Una cosa è certa, se fosse stata unificata nel Duecento, l'Italia non sarebbe detta il Bel paese e avrebbe meno di un quarto delle opere d'arte che nella nostra dimensione sono state prodotte, e per giunta quasi tutte a Napoli (o comunque nella capitale del regno).

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Francesco però gli risponde:

Non credo che sarebbe stata una distopia. Anche in caso di unificazione dell'Italia con capitale Napoli, Roma, con  parte del Lazio, sarebbe rimasta al papa. Si sarebbe creata una situazione simile a quella che si è effettivamente verificata con il papa ad Avignone. Probabilmente ci sarebbe stato un Grande Scisma anche in questa Timeline, ma la conclusione sarebbe stata una Chiesa Cattolica in cui il Papa conta di meno, e con più poteri al concilio. In Italia meno opere d'arte? Forse. Ma anche in Francia non c'è solo Parigi!

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Anche Toxon ha voluto inserirsi nella discussione:

Ho letto l’ucronia di Boreale89 e vorrei intervenire nella discussione che si è aperta. Io non sono così pessimista su questo scenario. Per quanto riguarda Genova e Venezia, è probabile che a lungo termine trovino un accordo con lo stato svevo. Genova ha sempre dimostrato una certa elasticità nel rapportarsi con potenze più grandi, vedi le volte in cui Genova è stata senza troppi problemi sotto la Francia o Milano, o l’anomala tutela della Spagna nel cinque-seicento. Per Venezia le cose sono più complicate, sulla laguna si è sempre tenuto di più alla propria indipendenza, ma nel lungo periodo si può instaurare anche qua un modus vivendi pacifico, basato magari sulla concessione di una certa autonomia. Inoltre in quest’epoca Amalfi è già decaduta e ha comunque poco spazio a disposizione, quindi non potrebbe risollevarsi di molto, Pisa avrebbe più opportunità ma dovrebbe sempre affrontare il problema dell’insabbiamento del porto, quindi sarebbe nell’interesse della monarchia non deprimere troppo Genova e Venezia. Un cambiamento abbastanza rilevante rispetto all’OT potrebbe essere invece l’espandersi della marineria meridionale, soprattutto siciliana. Non penso però che un potere centrale porterebbe necessariamente a una riduzione degli investimenti commerciali: anzi, la monarchia avrebbe interesse a proteggere i mercanti, e se ne servirebbe per bilanciare il potere dell'aristocrazia.

Per quanto riguarda la questione papale, è vero che probabilmente si creerebbero tante chiese nazionali, ma in assenza di forti differenze dottrinali non penso che si assisterebbe a guerre di religione peggiori che in OT. Probabilmente si arriverebbe a un sistema “ortodosso”, con tanti patriarcati indipendenti; in questo modo, tra l’altro, si potrebbe probabilmente ricomporre lo scisma del 1054. In alternativa, come ha detto Francesco, si può pensare a un conciliarismo molto sviluppato che riesce a garantire comunque l’unità della Chiesa. C’è comunque una possibilità di tornare a una situazione simile a quella storica, a patto di avere qualche POD in più: a un certo punto un Papa trasferisce la sede papale da un’altra parte e forma un altro Stato della Chiesa, mentre il Lazio viene prima o poi inglobato dall’Italia. Posso suggerire Avignone? Un re di Francia, tentando di ingraziarsi la Chiesa contro l’Italia, le regala questo territorio, il Papa ne approfitta per insediarsi là durante un periodo di debolezza del potere regio, in un modo o nell’altro acquisisce tutta la Provenza e si forma così uno Stato della Chiesa tra Francia, Italia e Aragona.

Per quanto riguarda infine la lingua, la situazione non sarebbe poi tanto diversa da quello che è successo in OT (con il toscano prima lingua colta e poi ufficiale e gli altri idiomi relegati dopo l’Unità al ruolo di dialetti). I poeti toscani della prima generazione magari scriverebbero nel loro dialetto, ma già Dante adotterebbe la lingua della corte sveva (siciliano?).

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E Camus Vanz aggiunge:

Il disfacimento del regno di Sicilia iniziò nel 1245, con il Concilio di Lione quando la Chiesa decise la deposizione di Federico II dall’impero e dal regno di Sicilia, decisione applicata nel regno di Germania ma disattesa nel Regno di Sicilia, almeno fino a quando visse Federico.

E qui ci tengo a riportare un piccolo particolare: alla morte dell'Imperatore Federico, le popolazioni siciliane, furono istigate dall’ordine perentorio di papa Innocenzo IV “che nessun siciliano giurasse fedeltà né prestasse obbedienza a chi non fosse delegato dalla sua autorità pontificia"; così importanti città della penisola e dell’isola, tra cui Napoli, Caserta, Avellino, Capua, Barletta, Foggia e Palermo, si rifiutarono di riconoscere la successione sveva e molti comuni siciliani, sobillati da frate Ruffino da Piacenza sempre per conto del Papa, si riunirono in una federazione prendendo ad esempio la Lega lombarda.

Fatta questa premessa, veniamo al vero nocciolo della questione. Perché Manfredi cedette a Carlo?

Io credo forse perché Carlo, forte dell'appoggio papale, si era costruito un potere politico, attirando nella sua sfera d’influenza le città del nord Italia che prima erano alleate di Manfredi e perché aveva alle spalle una potenza europea come la Francia.

Al contrario gli Svevi, nello stesso periodo avevano assistito a una progressiva diminuzione della loro potenza militare, e avevano visto sciogliersi le alleanze del nord.

Tuttavia dopo la sconfitta degli Svevi i ghibellini del nord, quelli di Toscana e i fuoriusciti del Regno di Sicilia, si rivolsero all’ultimo degli Staufen, Corradino figlio di Corrado, (appena quindicenne) per strappare a Carlo ed al papato la supremazia In Italia.

Si sa che ha convincere Corradino furono soprattutto quei seguaci di Manfredi che erano sfuggiti alla cattura dopo la battaglia di Benevento: fra loro ricordiamo i Capece, i Ventimiglia, i Lancia, i Filangieri e soprattutto l’ammiraglio Ruggero di Lauria ed il medico Giovanni da Procida. Fra loro ebbe un buon ruolo anche Corrado d’Antiochia barone di Capizzi figlio illegittimo di Federico II, (questo personaggio e bene ricordarlo, perché riuscì a resistere agli attacchi che gli angioini sferrarono nell’isola costituendo un focolaio di resistenza che richiamò gli esiliati dalla Spagna e dall’Africa: Corrado Capace e Federico di Spagna, infatti organizzarono infatti un piccolo esercito, costituito da spagnoli, tedeschi e saraceni e sbarcarono a Sciacca dando il via ad una rivolta alla quale aderirono buona parte delle città isolane centro orientali Agrigento, Licata, Noto, Catania, Caltanissetta, che riuscì a strappare all’Angiò gran parte della Sicilia). Rimasero fedeli a Carlo le città Palermo e Messina e fu proprio nella cittadella di Messina che gli angioini, guidati da Filippo di Monfort, si rifugiarono.

Con una situazione simile sarebbe stato logico che il giovane Corradino avesse iniziato la sua marcia contro re Carlo dalla Sicilia verso la penisola! Così i due eserciti si affrontarono a Tagliacozzo il 23 agosto del 1268.

Pare che “l'ignobile” Angiò avesse chiesto consiglio al Papa su cosa fare del prigioniero, e da questo fu invogliato ad eliminarlo. Non solo. La rappresaglia fu violentissima: le città ribelli furono saccheggiate, ed i cittadini furono massacrati in maniera efferata.

Credo anche che senza la cacciata degli Svevi dalla Sicilia, il Meridione d'Italia sarebbe assurto a grande potenza mediterranea e il Sacro Romano Impero la principale, se non la prima potenza Europea! (poi si sa che il declino vero e proprio dell'Impero Sacro e Romano della Nazione Germanica, erede della tradizione imperiale e universalistica romana, e iniziato con la Pace di Westfalia). Siete d'accordo?

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Aggiungiamo anche questa proposta di Generalissimus:

Leopoldo I vince la Battaglia di Morgarten e sottomette i cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo, che entrano nell'orbita del Ducato d'Austria e fermando sul nascere il processo di espansione della Vecchia Confederazione Svizzera. Quali le conseguenze? E quale sarà il destino degli altri Cantoni? Cercheranno comunque di unirsi in una confederazione o cadranno uno dopo l'altro sotto il dominio di questo o quello stato?

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Gli risponde Paolo Maltagliati:

Quest'ucronia è una polveriera in grado di cambiare radicalmente il volto dell'europa. In gioco c'è la direttrice espansiva asburgica, che guarderebbe ultimamente molto più a ovest che a est, all'estremo andando magari a collidere persino con i savoia. Un diverso ruolo della potenza borgognona nella sua penetrazione meridionale, se i Valois di Digione riuscissero ad assorbire con successo gli Asburgo svizzeri. Che potrebbe fungere da volano ad una pericolosissima danza mortale a 3 (borgognoni, Parigi, Angiò) per l'egemonia sul mediterraneo occidentale. A est il clima potrebbe, viceversa farsi molto più caotico. L'asse Lussemburgo-Asburgo, determinante per i destini imperiali austriaci potrebbe non essere così scontato, nel grande gioco diplomatico del xv secolo. Potrebbe nascere un wunderkind in grado di raccogliere sulle proprie spalle la costruzione di un impero, magari già con le grinfie poste su alcuni territori italiani? Oppure, viceversa, potremmo vedere una Repubblica di Venezia con un piede stabilmente piantato in Tirolo e Carniola? Sempre tornando a ovest, e facendo un paio di passi indietro nel tempo, la potenza borgognona, viceversa, potrebbe addirittura rimanere sconfitta nel proprio tentativo di espansione nell'area fiamminga e germanica, per via di una ben più solida alleanza tra Asburgo e Baviera. Ciò contestualmente aprirebbe le porte ad una continuazione di una politica "francese", da parte della Borgogna, dagli esiti imprevedibili per la lotta politica d'oltralpe, all'indomani dell'ancor fluida situazione durante l'ultima parte della guerra dei cent'anni..e questo è solo quello che mi è venuto in mente in poco tempo. Strano che un posto tanto limitato possa essere così politicamente rilevante, eppure è così.

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E Bhrghowidhon fa notare:

Aggiungerei che con la massima probabilità l'attuale Lombardia Svizzera (Ticino e Grigioni a Sud delle Alpi) rimarrebbe milanese e comasca e quindi milanese.

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C'è poi l'altra idea di Generalissimus:

Quando Enrico VII morì nel 1313 i Principi Elettori scelsero di non far diventare Sacro Romano Imperatore suo figlio Giovanni di Boemia perché ritenuto troppo potente.
La cosa aprì le porte ad altri candidati al trono imperiale.
La scelta più probabile sembrava il Duca d'Austria Federico I d'Asburgo, ma per impedirne l'elezione il partito pro-Lussemburgo propose Ludovico il Bavaro.
Entrambi furono eletti Imperatori nel 1314 da due diverse assemblee elettorali in contrasto fra loro.
Questo portò ad un conflitto armato tra le due fazioni, che si trascinò fino al 1322, quando si svolse la decisiva Battaglia di Muhldorf, dove a Federico la vittoria sfuggì perché le truppe di supporto di suo fratello Leopoldo non riuscirono ad arrivare in tempo sul campo di battaglia.
Ma se invece Leopoldo riuscisse ad arrivare in aiuto del fratello, rovesciando le sorti dello scontro e permettendo così a Federico di diventare l'unico vero Imperatore? Ce la farà a stabilire la dinastia Asburgo sul trono imperiale con 100 anni in anticipo rispetto a Federico III? Il primo impegno di questo Imperatore Federico III alternativo però potrebbe essere una guerra contro la Svizzera: per indebolire la posizione di Federico, infatti, Ludovico il Bavaro decise nel 1316 di riconoscere l'indipendenza della Vecchia Confederazione svizzera.
Cosa altro cambia?

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Così gli replica il solito Bhrghowidhon:

Lo sviluppo di questa ucronia sarebbe particolarmente difficile, data la morte di Federico il Bello il 13. gennaio 1330 senza figli maschi. Come Ludovico IV ha per cinque anni avuto Federico quale Co-Imperatore, così probabilmente avrebbe fatto l'ancora più leale Federico, quindi si sarebbe arrivati all'Elezione del 1330 con due Candidati più potenti di chiunque altro (anche dei fratelli superstiti di Federico, Alberto e Ottone) e ugualmente potenti fra loro.

Per Ludovico il Bavaro avrebbe votato egli stesso come Conte Palatino e come reggente per il figlio Ludovico V del Brandenburgo; presumibilmente Alberto II-III-IV di Sassonia-Lauenburg come il padre Giovanni II nella precedente Elezione.

Per Giovanni di Boemia avrebbero votato egli stesso come Re Elettore di Boemia e lo zio Baldovino di Lussemburgo Arcivescovo di Treviri e Arcicancelliere di Borgogna nonché fra il 1328 e il 1336 Amministratore dell'Arcivescovato di Magonza; presumibilmente Rodolfo I di Sassonia-Wittenberg contro Alberto IV di Sassonia-Lauenburg e forse Enrico II di Virneburg, Arcivescovo di Colonia, in quanto nella precedente Elezione contrario a Ludovico il Bavaro e in quella ancora anteriore a favore di Arrigo VII.

Dato che il voto dell'Elettore di Sassonia era conteso fra due Pretendenti, per Ludovico il Bavaro sono sicuri due voti (i suoi stessi) e mezzo (uno dei due di Sassonia), per Giovanni di Boemia tre sicuri (il suo e i due dello zio) e mezzo (l'altro di Sassonia) più uno probabile (di Colonia), che risulta decisivo per far vincere Giovanni anziché far raggiungere la parità perfetta e lasciar decidere l'Elezione al Vincitore della contesa fra i due Aspiranti Elettori Sassoni.

Poiché nel frattempo Ludovico il Bavaro non sarebbe stato scomunicato per l'alleanza coi Visconti e dato che Giovanni XXII avrebbe tuttavia favorito comunque Giovanni di Boemia, è verosimile che si arrivasse anche in questo caso a una Diarchia, con Ludovico che rimane Re-Collega (e Re in Germania) e Giovanni che viene incoronato Imperatore.

Con ogni probabilità Giovanni da Imperatore avrebbe creato e garantito a sé e alla propria famiglia il Regno di Lombardia oltre alla Boemia.

Se fosse comunque morto a Crécy il 26. agosto 1346, Ludovico il Bavaro sarebbe rimasto unico Imperatore fino all'improvvisa morte l'11. ottobre 1347; Venceslao Carlo quindi, invece di essere eletto Antiré l'11. luglio 1346, sarebbe stato normalmente eletto – per la prima e unica volta – il 17. giugno 1349.

È tutto da discutere se Giovanni di Boemia potesse riuscire, da Imperatore, a ottenere le due Corone di cui era Pretendente (Polonia e Ungheria) o invece vi dovesse rinunciare come nella Storia vera; in tal caso il figlio Carlo avrebbe comunque attuato la politica dinastica che ha portato Sigismondo a sposare Maria d'Ungheria, mentre è a sua volta incerto se questa diventasse anche Regina di Polonia o, come nella Storia reale, fosse eletta al suo posto la sorella Edvige; per quest'ultima si pone poi sempre il dilemma se potesse sposare Guglielmo I d'Asburgo o dovesse sposare il marito storico Ladislao II Jagiełło.

Quanto agli Asburgo, Rodolfo IV avrebbe sicuramente chiesto con molta più insistenza e forse stavolta, con più possibilità effettive per Carlo, ottenuto in dote il Regno di Lombardia e comunque sarebbe lo stesso pervenuto al Trattato di Mutua Successione fra le due Dinastie.

Dato che, se Giovanni di Boemia non avesse conseguito entrambe le Corone di Polonia e d'Ungheria, al suo posto sarebbe diventato Re dell'una o dell'altra Luigi d'Angiò e quindi la Storia sarebbe continuata come la conosciamo, le possibilità complessive per Alberto II d'Asburgo di diventare nel 1437 Re d'Ungheria sono del 100%, Re di Polonia all'87,5% (50% attraverso Giovanni di Boemia e i suoi discendenti, in caso contrario per metà – quindi 25% del totale – attraverso Maria d'Ungheria e Sigismondo, altrimenti per un'ulteriore metà – 12,5% del totale – attraverso Edvige d'Angio e Guglielmo d'Asburgo).

Lo stesso 87,5% di probabilità ha quindi anche lo scenario – che si ripropone per la terza volta in pochi mesi di nostre discussioni – della conseguente vittoria lituano-teutonica alla Vorskla (1399) e imperial - polacco - teutonica nell'omologo di Grunwald/Tannenberg (1410), con annessione della Moscovia alla Lituania e rispettivamente sottomissione della Moscovia-Lituania all'Ordine Teutonico, che quindi nel 1525 diventerebbe Vassallo contemporaneamente dell'Impero e della Polonia insieme alla Lituania-Moscovia, di cui nel 1575 Massimiliano II d'Asburgo sarebbe eletto Granduca e nel 1610 Mattia Imperatore, laonde nel 1700 l'Arciduca Carlo erediterebbe la Monarchia Spagnola e nel 1711 imporrebbe l'Unione con l'Impero. Come minimo Polonizzazione della Francia nel 1800 e tutto il resto come nell'ucronia sulla Repubblica Veneto-Ungarica, solo con Venezia limitata al Dogado e al Domini da Mar (comunque all'Impero al più tardi dal 1509).

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Generalissimus replica:

Mi hai fatto venire un'altra idea. Nel 1347, alla morte di Ludovico il Bavaro, la fazione opposta all'Imperatore Carlo IV offrì la corona di Re di Germania ad Edoardo III d'Inghilterra, sperando poi che questi scendesse in campo contro l'Imperatore per prenderne il posto una volta sconfitto. Il Plantageneto rifiutò, ma se invece Edoardo accettasse l'offerta?

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E Bhrghowidhon non si fa pregare:

Mi devo limitare a uno schema scheletrico: Edoardo III accerchia la Francia e vince sùbito la Guerra dei meno di Cento Anni (forse solo Dieci), i Re d'Inghilterra e d'Irlanda restanoanche definitivamente Re di Francia.
(Ho comunque bisogno, per fare un'ucronia veristica, che i matrimonî interdinastici siano quandunque possibile uguali alla Storia reale, qui per il motivo dell'‘assimilazione dei Vinti’.)

È possibile che non restino sempre Imperatori (carica elettiva); in compenso, ai Lussemburgo subentrano senza concorrenti (né austriaci né ungheresi) gli Jagiellonidi in Ungheria (la Boemia invece torna all'Imperatore, di qualunque Dinastia sia, alla morte di Sigismondo), quindi alla morte di Ladislao di Varna Ungheria e Polonia vengono entrambe unite (risp. riunite) alla Lituania e anche dopo Mohács (che potrebbe non essere una sconfitta) rimangono insieme.

Intanto, nel 1519 i Candidati francese e inglese alla Corona Imperiale sono la stessa persona, Enrico VIII, che vince su Carlo d'Asburgo (già Re Cattolico e Arciduca d'Austria nonché Duca di Borgogna, forse anche Re di Boemia). Grande rivalità, Guerre d'Italia ecc. come fra Asburgo e Francia, ma al momento cruciale scatta l'alleanza matrimoniale interdinastica e Filippo d'Asburgo sposa Maria Tudor; nel 1556 diventano Re d'Inghilterra, Francia e Irlanda e Filippo lo rimane anche da vedovo, secondo la volontà di Enrico VIII. Viene eletto Re dei Romani Ferdinando d'Asburgo, mentre Filippo eredita la Corona di Spagna e poi diventa Re del Portogallo nel 1580/1581.

Nel frattempo, all'estinzione degli Jagiellonidi viene eletto Re di Polonia-Lituania un Asburgo anziché un Valois, quindi con ogni verosimiglianza il cugino (anziché il fratello minore) del Re di Francia, lo stesso Massimiliano che due anni dopo sarebbe stato comunque eletto; senza la vittoria ottomana a Mohács è anche possibile che la Transilvania non diventi mai tributaria della Sublime Porta e che quindi quest'ultima non imponga Stefano Báthory al posto dell'Imperatore, il quale dunque rimane Re di Ungheria, Polonia e Lituania e inaugura di conseguenza una sorta di Dinastia ‘eletta’ (come poi i Wasa), per cui nel 1610 è Mattia (anziché Ladislao IV) a diventare Car’ di Russia e, grazie alla sua caratteristica politica di tolleranza religiosa, lo rimane in luogo dei Romanov.

Niente Guerra dei Trent'Anni ecc., nel 1700 la Corona di Spagna (e Portogallo), Inghilterra, Francia e Irlanda passa in eredità all'Arciduca Carlo, che dal 12. ottobre / 22. dicembre 1711 è anche Sacro Romano Imperatore e Re d'Ungheria, Polonia, Lituania nonché Imperatore e Autocrate di Tutte le Russie.

Purtroppo dobbiamo mettere in conto tutto il Colonialismo Europeo, per cui anziché i tre Grandi Imperi d'Eurasia avremo un'Egemonia Eurocentrica (ovviamente senza Indipendenze Americane) e, se come nell'ucronia sul Giappone nell'Eurasia ammettiamo che nel 1905 diventi Tennō Nicola II di Holstein-Gottorp (Re di Svezia), nel 1913 in tutto il Mondo fra Sacro Romano Impero, Imperi Coloniali e Protettorati rimarranno indipendenti da Francesco Giuseppe d'Asburgo-Lorena solo le quasi commoventi eccezioni dei Sassonia - Coburgo - Gotha di Scozia, degli Oldenburgo-Sonderburg-Glücksburg di Danimarca-Norvegia, degli Holstein-Gottorp di Svezia e Giappone, del Papa nel Ducato Romano o Comarca di Roma, dei Wittelsbach in Grecia, dei Sassonia-Coburgo(-Saalfeld)-Koháry in Bulgaria e dei Wied in Albania, eventualmente dei Borboni in Alta Navarra, tutti comunque nell'Unione Mitteleuropea o nella Confederazione dell'Europa di Sud-Est.

Anziché Giorgio Alessandro Gerolamo Nicola I («Il Monarca» dell'omonima ucronia dell'11. maggio 2015), il Mondo negli Anni Trenta avrebbe avuto un Sovrano ancora più potente nella persona realmente – in tutti i sensi – esistita di Ottone d'Asburgo-Lorena e oggi del suo cinquantaseienne primogenito Carlo (ucronicamente V del suo nome, dato che Carlo IV, Carlo V e Carlo VII non sarebbero stati Imperatori e Carlo I sarebbe stato IV come Sacro Romano Imperatore) Tommaso Roberto Giorgio Francesco Maria Bahnām d'Asburgo-Lorena (forse anche Gran Maestro dell'Ordine Teutonico, giacché l'Arciduca Eugenio non avrebbe avuto motivi di restringere l'Ordine alle sole Attività Religiose).

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Passiamo alla proposta di Alessandro Cerminara:

La polvere da sparo non viene mai inventata. Come cambia tutta la storia dalla sua invenzione in poi?

Tanto per dirne una, la prima che mi viene in mente in ordine cronologico: nessun cannone abbatte le mura di Costantinopoli, che resiste all'assalto turco. Le città continuano ad alzare mura per difendersi, e l'espansione urbanistica rallenta di molto. I turchi non chiudono le vie di commercio con Cina ed India, e non vengono così incentivati quanto in HL i viaggi per mare...)

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Gli risponde Iacopo Maffi:

La polvere da sparo fu usata in Cina per produrre armi dall'inizio del X secolo, in Europa da XIV.

l'impatto sulla Cina è limitato: le armi da fuoco non furono così determinanti nel tentare di contenere i Mongoli, e comunque il ruolo che esse ebbero potrebbe essere svolto dalle armi termiche tipo lanciafiamme.

Nemmeno i Mongoli vengono influenzati: malgrado essi abbiano usato mine esplosive, il grosso della loro arte dell'assedio si basava su tunnel e trabucchi.

L'Europa del Tardo Medioevo viene influenzata solo tangenzialmente: gli sviluppi militari del XIV e del XV secolo, e anche quelli del XVI, sono dovuti più a mutamenti di ordine sociale e psicologico che tecnico. Storicamente l'uso delle bombarde iniziò con l'assedio di Algeciras e con la battaglia di Crecy, ma in nessuno di questi due casi fu determinante.

Il declino della cavalleria pesante, già iniziato da tempo, avrebbe continuato il suo percorso. La Battaglia di Pavia del 1526 avrebbe avuto lo stesso risultato senza polvere nera. Anzi, senza la possibilità di scompaginare le compatte formazioni di picchieri e balestrieri con il fuoco d'artiglieria, la cavalleria avrebbe perso ancora più rapidamente il suo ruolo. Schiantatasi contro i picchieri svizzeri e i balestrieri italiani (e contro il Tercio spagnolo che li avrebbe sussunti), la cavalleria non si sarebbe ripresa rapidamente. L'unica forma di combattimento a cavallo militarmente sensata sarebbe stato l'attacco di sorpresa seguito da una fuga repentina: russi e ungheresi sarebbero stati adattissimi.

Che tipo di armi si sarebbero sviluppate? e con quali conseguenze per il corpo sociale? Balestra, picca e alabarda rimangono armi importanti. Scudi pavesi e mantelletti avrebbero conosciuto un'evoluzione, così come il carro da guerra hussita. Le battaglie si sarebbero trasformate in assedi, e la fortificazione del campo avrebbe avuto un ruolo importante. Fabbricare una freccia è più complesso che fare un pallettone, quindi il rifornimento di munizioni sarebbe presto diventato il punto decisivo. Le armi termiche, in questa situazione, sarebbero diventate molto più utili. entro il 1650 potremmo avere balestre speciali progettate per lanciare bombe incendiarie, o balestre a mitraglia fatte per lanciare pallettoni. Le truppe mercenarie non sarebbero tramontate, e i sovrani avrebbero disposto di eserciti meno numerosi per via dell'addestramento necessario all'uso della armi a corda tesa e delle picche. i poteri centralizzati avrebbero così avuto vita più difficile.

L'impossibilità di armare i cavalieri alla leggera in maniera efficace (si può sparare da cavallo con una pistola, ma non con una balestra, e un dragone armato di moschetto può portare con se abbastanza munizioni da far fuori un reggimento, mentre uno armato di balestra ne può portare di meno), oltre che lo sviluppo di un'etica "del tenere la linea" avrebbe portato i nobili a ritenere più prestigiosa la fanteria. Forse nel XVII e XVIII secolo avremmo avuto compagnie mercenarie di finlandesi, ungheresi e slavi come unica forma di cavalleria.

Quali battaglie avrebbero avuto un corso differente? La prima sarebbe stata Lepanto: il coraggio e la disciplina turchi avrebbero avuto come unico avversario l'elmo svasato spagnolo. Forse la Baleari sarebbero cadute in mano turca, e se le cose fossero andate male anche la Sardegna (ma non credo che la Sicilia sarebbe abbandonata facilmente). La battaglia di Rocroi, senza caracollo e artiglieria, sarebbe stata stravinta dagli spagnoli, con conseguenze difficilmente immaginabili (per me). Altro?

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Spartaco Mencaroni aggiunge:

Sull'argomento c'è un bel libro di Carlo Cipolla, "Vele e Cannoni", dove spiega che il problema della superiorità dell'artiglieria navale aveva poco a vedere con la polvere da sparo, quanto con la capacità di fondere cannoni che non si spaccassero come banane split al momento dello sparo. Se la polvere da sparo non viene scoperta, è piuttosto difficile che si sviluppi una metallurgia degna di questo nome; invece l'esigenza di contrastare prima le incursioni vichinghe e normanne (IX-XI secolo) e poi la minaccia ottomana (XIV-XVI secolo) avrebbero comunque dato un notevole impulso alla tecnica navale. Credo che si sarebbero sviluppate, con tutta probabilità, navi più leggere e più maneggevoli, perché senza l'artiglieria pesante la maggiore manovrabilità avrebbe fatto la differenza.

Riguardo al resto, io continuo a pensare che l'impero romano d'oriente sarebbe caduto lo stesso, e che la successiva storia dell'espansione ottomana avrebbe ricevuto poche modifiche dall'assenza della polvere da sparo. Solimano II arrivò a Vienna senza cannoni, impantanati nelle grandi pianure fangose dell'est (problemi che ebbero tutti gli eserciti fino alla II guerra mondiale, peraltro) e comunque i difensori avevano fatto in tempo a rifornire di bastioni e puntelli le vecchie mura: probabilmente, se il Solimano non avesse avuto cannoni, ci sarebbe qualche vecchia casa ancora in piedi intorno alle mura di Vienna.

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Anche Perchè No? dice la sua in proposito:

la polvere da sparo viene inventata, ma é usata da altri. Diciamo che lo sviluppo delle armi basate sulla polvere da sparo avviene in Cina in una maniera analoga alla nostra Timeline e si propaga solo tardivamente nei paesi europei, diciamo durante il XVIII secolo. Per la tattica navale, le potenze estremorientali potevano lo stesso concepire da solo l'evoluzione del cannone come si é visto con l'ammiraglio Yi Sun Si in Corea alla fine del XVI secolo. Per la tattica militare i Giapponesi avevano anche ricevuto la tecnologia dell'archibugio dai, Portoghesi avevano ben capito come usarla e il signore della guerra Oda Nobunaga aveva già immaginato l'organizzazione a tre ranghi dei soldati armati di archibugio che sono stati poi fondamentali nella vittoria dei Tokugawa a Sekigahara. E se questa polvere da sparo si sviluppa altrove? India? Asia centrale (come nel romanzo ucronico di K.S Robinson)? Impero ottomano?

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Iacopo Maffi ritorna alla carica:

Le evoluzioni che portarono dalla Galea al Galeone sono solo in parte militari. Il punto era creare navi più stabili e veloci, non caricare più cannoni. Comunque è certo che fin dal '400 erano in corso tentativi di armare le fiancate delle navi, fino ad allora considerate il ventre molle dell'imbarcazione.

Senza polvere, e dunque senza cannoni, l'unica scelta sarebbe quella di caricare baliste e catapulte sulle galeazze, con il rischio che l'umidità le renda inutili.

Già in epoca romana un certo Ctesibio aveva realizzato delle baliste ad aria compressa, per ovviare al problema della salsedine che rendeva inutili le corde elastiche. In questa situazione la gomma proveniente dall'Oriente potrebbe diventare un prodotto di primario interesse per gli approvvigionamenti militari. La corda in caucciù permetterebbe anche di lanciare proiettili più pesanti, proiettili a mitraglia, palle incatenate e chi più ne ha più ne metta. Finchè non si possano ragionevolmente avere simili sviluppi (direi verso la metà del XVII secolo), la guerra sul mare sarebbe la continuazione della guerra sulla terra con altri mezzi (o meglio su di un'altra superficie).

Dunque si cercheranno navi più grandi, in grado di trasportare più fanti di marina possibile, e si useranno tutte quegli strumenti (dai rampini ai corvi) in grado di facilitare l'abbordaggio.

Una battaglia che fu decisa dall'uso massiccio della polvere da sparo fu l'assedio di Kazan del 1572, con il quale Ivan il Terribile mise fine ad un predominio turco-islamico sull'area del Volga che retrodatava fino all'antico regno dei Bulgari. Per espugnare la fortezza lo Zar (che mi pare non fosse ancora Zar, ma potrei sbagliarmi) fece costruire anche una torre d'assedio irta di canne da fuoco, dodici cannoni maggiori e cinquanta di piccolo calibro -questa macchina da guerra un po' surreale ebbe un ruolo chiave nell'esprimere un adeguato fuoco di soppressione e nel far tacere i cannoni turchi. Senza polveri, l'unica speranza di Ivan è di tagliare i rifornimenti di acqua potabile e dare fuoco rapidamente alla città. Nel caso ciò non gli riesca, l'assedio potrebbe protrarsi troppo a lungo, ed i suoi uomini sarebbero minacciati dalla guerriglia dei cavalieri turchi che infestavano la foresta. Avrebbe anche potuto rimetterci la pelle.

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Enrico Pellerito gli fa notare:

Mi permetto di fare un riferimento extramilitare; mancando gli esplosivi l'estrazione di materiali da cave e miniere ne risulterebbe notevolmente rallentata; con ciò avremmo un più mediato (ma sempre certo) scempio ambientale.

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Ed ecco l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

E se la polvere da sparo non fosse mai esistita?

Le persone hanno la simpatica tendenza ad ammazzarsi fra di loro.
Per la maggior parte della storia umana le battaglie sono state combattute da gruppi che si scontravano e combattevano corpo a corpo, ma poi qualcosa cambiò.
Una nuova invenzione, che quando data alle fiamme poteva reagire con una forza tremenda.
"Sappiamo che stai parlando della polvere da sparo, vai avanti!" Sì, la nuova invenzione era la polvere da sparo.
Dal loro viaggio dalla Cina al resto del mondo le armi funzionanti con la polvere da sparo si evolvettero per diventare l'unica forza dominante del campo di battaglia.
I cannoni distruggevano gli eserciti, i fucili distruggevano la cavalleria, le bombe distruggevano intere città, il modo in cui le persone si uccidevano tra di loro non sarebbe mai più stato lo stesso.
Che bella epoca in cui vivere! Perciò, come da tradizione, questo fa sorgere una domanda interessante: e se in una TL alternativa la polvere da sparo non venisse mai inventata? Ma prima, come al solito, un po' di storia.
Da dove veniva la polvere da sparo? Dalla Cina! Fu inventata da monaci Taoisti nel 9° secolo.
La teoria più accettata è che stessero creando una pozione per la vita eterna e nel processo diedero fuoco alla loro casa, ma dal mucchio di cenere i monaci in Cina videro che avevano creato qualcosa di speciale.
Nella tetra oscurità del 9° secolo esisteva solo la guerra, i Cinesi stavano combattendo i raid mongoli fin dalla nascita della Cina e la polvere da sparo venne immediatamente utilizzata contro i Mongoli in diversi modi.
All'inizio non veniva utilizzata come esplosivo, ma di sicuro era infiammabile, perciò le prime armi erano molto simili a dei lanciafiamme.
Col passare del tempo la tecnologia migliorò, e i Cinesi inventarono polveri più esplosive, che vennero utilizzate per creare i primi cannoni, granate e bombe.
Il soldato mongolo indurito dalle battaglie conosceva solo il combattimento con armi da punta, ma questo nuovo tipo di guerra faceva rumore come un tuono e uccideva con le fiamme, se non avevi mai visto i fuochi d'artificio avresti potuto pensare che fosse arrivata la fine del mondo, ma la polvere da sparo non bastò ad impedire che Gengis Khan e l'Impero Mongolo conquistassero la Cina, e presto il segreto trapelò.
I Mongoli si espansero in tutta l'Eurasia, portando la polvere da sparo con loro, e dopo aver conquistato praticamente tutto, stabilirono una rotta commerciale con Europa, Medio Oriente e Asia.
La polvere da sparo venne adottata dal mondo Islamico, e l'Europa, dopo aver visto questa nuova tecnologia usata contro di lei, capì che doveva adattarsi.
Non sorprende che l'Europa medievale fosse un luogo di conflitto e guerre, ed è una regola generale della guerra che nella maggior parte dei casi l'esercito meno tecnologicamente avanzato perde.
Puoi avere i migliori combattenti del mondo, ma se hai solo delle pietre e il tuo avversario ha spade di bronzo, o sei armato di spade di bronzo e affronti avversari armati con spade di ferro, molto probabilmente perderai.
Per millenni questo volle dire che gli eserciti dovevano migliorare la qualità delle spade, delle armature e delle frecce a disposizione.
L'evoluzione militare significò acciaio più affidabile e durevole, ma anche migliorare le abilità dell'uomo che lo brandiva, anch'esso un fattore importante (ne parlerò di più in seguito).
Alla fine furono i cannoni a cambiare le carte in tavola: quando vennero introdotti per la prima volta in Europa nel 14° secolo, all'inizio erano piuttosto inutili e pericolosi, ma presto le loro dimensioni si ridussero, rendendoli più maneggevoli, e ci fu l'introduzione dei mortai, degli schioppi e, presto, dei cannoni a mano, le prime armi da fuoco individuali portatili.
(Semplificando parecchio per mancanza di tempo) la polvere da sparo cambiò le dinamiche del combattimento, indipendentemente da se fossero armate con cannoni o fucili, adesso meno persone avevano la capacità di causare molti più danni con meno addestramento.
Prima dell'introduzione delle armi da fuoco la forza di un soldato era determinata dalla sua stazza, dalla sua forza e dalla sua abilità nel combattimento, ovviamente una freccia poteva uccidere i soldati dalla lunga distanza, ma la maggior parte della guerra era composta da combattimenti corpo a corpo, di solito vinceva il soldato più forte.
Più guerre voleva dire più investimenti: le armi vennero migliorate, e alla fine i soldati medi divennero capaci di maneggiare un'arma da fuoco invece che una lancia, ma le armi da fuoco richiedevano ancora lunghi tempi di ricarica e in quei pochi secondi su un campo di battaglia poteva succedere di tutto.
La Svezia risolse questo problema: un muro di proiettili.
Questa nuova tattica richiedeva due file di soldati tutti armati di fucile, dopo che la prima fila aveva aperto il fuoco questa si abbassava per ricaricare, mentre la seconda fila dietro di essa sparava, e nel processo la prima fila si rialzava e sparava di nuovo.
Questa era la tattica della salva di moschetteria, un costante flusso di spari.
La polvere da sparo divenne un'equalizzatrice, grazie all'invenzione delle armi da fuoco CHIUNQUE poteva diventare un soldato, senza bisogno di molto addestramento un uomo armato di fucile poteva uccidere il fante più esperto, o un cavaliere a cavallo.
Cos'è che gli Europei amano più di tutto? Combattere contro altri Europei, ovviamente! E così continuò la corsa alle armi per combattersi l'un l'altro.
Guerra costante volle dire che la tecnologia migliorò, e così gli Europei ottennero una tecnologia in termini di armi di molto superiore, anche rispetto alla Cina e al resto del mondo.
Gli Europei misero dei cannoni sulle navi, e usarono queste navi per attaccare i vascelli nemici (e questo si sarebbe in seguito rivelato utile).
L'Europa conquistò il mondo con la Rivoluzione Industriale, l'epoca nella quale investì più nelle armi di chiunque altro.
Con armi migliori, meno persone avevano più potenza distruttiva: i Conquistadores riuscirono a conquistare l'Impero Azteco, vennero create più colonie, iniziarono più guerre, vennero investite più risorse per migliorare la tecnologia militare, cosa che permise la conquista di più territori, e il ciclo continuò fino alla Seconda Rivoluzione Industriale.
(L'ho messa nel modo più semplice che potessi, adesso rimuoviamo tutto questo).
E se la polvere da sparo non fosse mai esistita? Ecco uno scenario: in questa TL alternativa nessuno inventa mai la polvere da sparo.
Forse nessuno ci riesce, ma non è questo il punto, il punto è che questa invenzione, con gli effetti che ha avuto sulla storia, viene completamente rimossa dalla TL.
Rimuovendo la polvere da sparo dalla TL si hanno effetti significativi su ogni battaglia o guerra in cui è stata usata la polvere da sparo (e ciò non sorprende).
Non posso esaminare ogni singola battaglia su cui ci sarebbero degli effetti perché 1) non ne ho il tempo e 2) molte battaglie non ci sarebbero.
Il punto è che in questo mondo alternativo più le guerre sono dipese dall'uso di armi da fuoco, maggiori saranno i cambiamenti.
Avete capito? Bene! La rimozione della polvere da sparo ha effetti ampissimi (davvero troppo ampi) sul modo di muovere guerra.
1) La guerra è molto meno devastante.
2) Ci sono molte più guerre.
Per la maggior parte la guerra verrebbe combattuta nello stesso modo in cui viene combattuta fin dall'inizio della civiltà, tutti userebbero semplicemente un'arma con una punta acuminata.
Prima delle armi da fuoco la guerra era cambiata in molti modi: la tecnologia, la metallurgia e le armi da lancio si erano evolute, ma la relazione tra la guerra e la distruzione delle città e del paesaggio intorno ad esse non era realmente cambiata in quelle migliaia di anni.
La polvere da sparo portò la guerra ad un livello superiore, in termini di football americano portò la guerra dall'NCAA alla NFL.
Le regole della guerra ora sono diverse, come sono diversi anche i suoi effetti sulla società, nessuna nuova arma aveva mai avuto quel tipo d'impatto prima.
L'introduzione delle armi da fuoco e delle salve di moschetteria fece impennare drasticamente la mortalità sui campi di battaglia, la guerra non era più una questione di combattimenti corpo a corpo o di cavalieri sul campo, divenne più una questione di violenza casuale.
Le città venivano distrutte anche prima dell'invenzione della polvere da sparo, potevano essere saccheggiate, date alle fiamme o rase al suolo, ma ci volevano giorni perché venisse fatto.
Con l'invenzione della polvere da sparo e l'evoluzione delle bombe all'epoca della Prima e della Seconda Guerra Mondiale la gente ottenne l'abilità di devastare interi paesi e città in poche ore, le capacità di uccidere di un uomo aumentarono di parecchio.
In questa TL alternativa la guerra viene ancora combattuta con armi affilate e armature, uno stile di guerra non molto dissimile da quello rinascimentale.
Balestre, soldati in armatura, cavalleria, tutto ciò si può ancora trovare sui campi di battaglia.
Senza la devastazione della Prima Guerra Mondiale e i brutali massacri della guerra basata sulle armi da fuoco il combattimento rimane un'altra delle "nobili" imprese degli stati per diverse ragioni.
Nella nostra TL, oggi vediamo una delle epoche più pacifiche della storia umana, e anche se ci sono guerre civili, terrorismo e rivolte, questa è la migliore se comparata alla violenza di secoli fa.
Le guerre mondiali furono possibili solo grazie alla tecnologia della polvere da sparo.
L'Europa ha sempre avuto la tradizione di combattere in guerre complesse, ma con l'invenzione delle armi da fuoco andò in frantumi l'idea della vecchia aristocrazia europea di una "guerra giusta".
In questa TL alternativa, anche nel nostro 21° secolo è probabile che la guerra venga vista come una nobile impresa, e dato che fa meno danni è probabile che ce ne siano di più, anche se limitate ai confini dei tipici campi di battaglia.
Il cannone rese obsolete le mura delle città, ed è per questo che oggi non ci sono più strutture importanti circondate da grandi mura o forti a stella, dato che un proiettile esplosivo potrebbe comunque distruggerle.
In questa TL alternativa vedremo cinte murarie anche nel 21° secolo, perché che motivo c'è di aggiustare qualcosa che non è rotto? Se la guerra viene combattuta in stile medievale, allora ci saranno risultati diversi, ma alcuni eventi accadranno comunque a discapito di tutto.
Nella nostra TL, negli anni '50 del '400 le armi da fuoco esistevano, ma solo sotto forma di cannoni, e all'epoca l'Impero Bizantino era una piccola enclave circondata dall'ormai dominante Impero Ottomano.
L'unica cosa che impediva la caduta della capitale erano le grandi mura di Costantinopoli.
Gli Ottomani avevano importato un'invenzione usata in Europa fin dall'inizio del '400: il Cannone dei Dardanelli.
Questo cannone riuscì a praticare una breccia nelle mura di Costantinopoli, e la città cadde.
In questa TL alternativa, anche senza questo cannone, Costantinopoli potrebbe resistere per qualche decennio in più, ma cadrebbe comunque per mano dei Turchi.
In questa TL alternativa ciò che cambierebbe di più sarebbe la relazione tra l'Europa e il resto del mondo: nella nostra TL gli ultimi 5 secoli sono stati piuttosto buoni per l'Europa, è passata dall'essere un continente con lo stesso livello tecnologico di base del Medio Oriente e dell'Asia orientale all'essere il centro del mondo industriale.
Gli Europei avevano colonie sulla costa africana, in India e in America anche prima della Rivoluzione Industriale, i Portoghesi riuscirono a conquistare porti commerciali africani sparando coi cannoni sulle città portuali.
Certo, l'economia europea ebbe la sua parte nell'ottenimento del prestigio globale, ma questo commercio veniva soprattutto dal riuscire a dominare terre ricche di risorse.
Gli Europei potevano ora investire nelle colonie, e ciò gli diede per la prima volta un vantaggio commerciale.
In questa TL alternativa l'Europa non diventa mai la potenza dominante.
In alcune parti del mondo l'Europa può ancora avere un vantaggio, come nelle Americhe (dato che la popolazione verrebbe decimata dal vaiolo e la cavalleria è comunque estremamente efficace contro i guerrieri tribali), ma nel Vecchio Mondo l'Europa non può semplicemente prendere il controllo come fece nella nostra TL.
Schierare soldati sul terreno è molto più rischioso quando non c'è molta differenza tra te e la popolazione nativa.
Fatto divertente: l'Europa è una penisola da cui spuntano molte penisole, perciò non sorprende che gli Europei siano diventati ottimi costruttori navali.
Nella nostra TL montare cannoni sulle navi permise all'Europa di conquistare tutte le aree costiere che voleva, ma senza polvere da sparo questo non accade.
La guerra navale prima dei cannoni consisteva letteralmente nello speronare il nemico con la tua nave ed assaltarlo con spade e frecce, perciò in questa TL alternativa le cose rimarrebbero invariate.
Senza cannoniere gli Europei non impressionano mai i Giapponesi con la loro tecnologia, e perciò il Giappone rimane una società in stile samurai.
La Cina non affronta mai le sfere d'influenza europee come nella nostra TL e rimane un attore importante nella politica globale.
Per quanto riguarda le Americhe, anche col vaiolo che decima la popolazione nativa, è estremamente difficile combattere e stabilire colonie nel Nuovo Mondo.
Aztechi e Inca potrebbero cadere comunque, dato che gli Europei avevano la cavalleria e un vantaggio sui fanti del Nuovo Mondo, ma sarà molto più pericoloso e lento stabilire delle colonie.
Senza polvere da sparo la tecnologia bellica avanzerà comunque: le balestre stavano diventando sempre più comuni sui campi di battaglia della nostra TL, e probabilmente diventeranno più potenti, ma le frecce sono costose da costruire, e non verrebbero usate tanto quanto i proiettili (per quanto sarebbe comunque fico vedere un'invasione in stile Sbarco in Normandia con le frecce e le armature).
In questa TL alternativa la cavalleria nel Nuovo Mondo potrebbe non morire come fece nella nostra TL: le frecce di solito uccidevano i cavalli, e i cavalieri in armatura smontavano per diventare dei carri armati contro la fanteria non specializzata, ma contro i nativi americani, che non hanno mai visto un cavallo prima d'ora, la cavalleria potrebbe ancora venire utilizzata.
Ora potreste chiedervi: "Ma allora la tecnologia militare non avanzerà più di così?" Sì, ma in maniera differente.
Senza polvere da sparo, la tecnologia avanzerebbe per produrre metalli migliori e più resistenti per le armature, vedremo frecce e spade più forti per contrastare queste armature, ma in pratica è tutto qui.
Ma allora in questa TL alternativa stagna tutto? Questo non significa che la tecnologia non avanzerà, la Rivoluzione Industriale potrebbe avvenire comunque, anche se non in Inghilterra e non nel 18° secolo.
Non c'è modo di predire come sarebbero potute andare le cose, ma c'è la possibilità che la tecnologia avanzi anche senza armi da fuoco, forse queste guerre moderne alternative saranno l'equivalente di battaglie medievali steampunk, chissà, ma il punto è che senza polvere da sparo la storia militare avrebbe potuto prendere una strana svolta mentre la società continua ad evolversi.
La domanda su se la polvere da sparo abbia influenzato o meno la società, il capitalismo e il moderno stato nazione scatena dibattiti che fanno ancora discutere gli storici di oggi, con l'avanzare del 21° secolo cambierà anche la nostra opinione su come le armi hanno cambiato il mondo.
Non posso predire come sarebbero diverse la democrazia, il capitalismo o l'economia moderna, dato che le istituzioni che le hanno create potrebbero non esistere affatto.

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Restituiamo ora la parola a Generalissimus:

Vi propongo tre ucronie ungheresi fresche fresche:

1) L'Austria ungherese.
E se Béla IV d'Ungheria vincesse la Battaglia di Kressenbrunn del 1260 e riuscisse ad impadronirsi dell'Austria?

2) La Bulgaria ungherese.
Alternativa alla precedente: e se invece riuscisse ad assoggettare il Secondo Impero Bulgaro?

3) Regno di Galizia-Volinia-Ungheria.
Terza possibilità: nel corso della loro storia l'Ungheria e il Principato di Galizia-Volinia si ritrovarono spesso ai ferri corti, arrivando più volte allo scontro armato tra di loro, ma senza ottenere alcun risultato significativo. Ma cosa accadrebbe se uno dei due stati riuscisse a prevalere sull'altro, conquistandolo?

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Gli replica l'immenso Generalissimus:

Tutte e tre le proposte qui enunciate riguardano profondamente l’Italia Moderna e Contemporanea, ed ora ve lo dimostrerò.

1) L’Austria ungherese. L’Austria non sarebbe sufficiente a rafforzare Béla IV contro Batu Qāγān, ma da Luigi il Grande in poi sarebbe decisiva contro Venezia: lo stesso Luigi o, al più tardi, Sigismondo avrebbe il vantaggio geostrategico sufficiente per sconfiggere e conquistare la Serenissima, che non si espanderebbe a scapito di Milano (cui di conseguenza rimarrebbero anche Vercelli nel 1427 e probabilmente Genova nel 1435 – perché Sigismondo ed Eugenio IV, in questo caso nato suddito dell’Imperatore, sarebbero in grado di esercitare una pressione sufficiente su Filippo Maria Visconti per non liberare Alfonso il Magnanimo – e che potrebbe conservare stabilmente anche l’Umbria col Piccinino nel 1445, per cui Francesco Sforza rimarrebbe Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa nelle Marche) e dopo la morte di Filippo Maria costituirebbe per Federico III la base per il reincameramento del Ducato (Napoli passerebbe a Luigi XI con l’Eredità Angioina – che potrebbe non comprendere la Provenza, con gli Asburgo ben saldi a Venezia e Milano anche se eventualmente non in Ungheria – e verrebbe conquistata da Ferdinando il Cattolico a Luigi XII).
Ferdinando I d’Asburgo sarebbe sùbito investito (28. aprile 1521) – specialmente nel caso che l’Austria, con l’Ungheria, fosse di Ladislao VII/II Jagiełłone – di Venezia, Milano, Asti, Genova e (se imperiale) della Provenza (che non andrebbero mai in Feudo alla Corona di Spagna), in tutti i casi un complesso territoriale in grado di garantire all’Impero l’Eredità Mantovana e le acquisizioni nei Grigioni durante la Guerra dei Trent’Anni nonché la Vittoria su Carlo Emanuele III nella Guerra di Successione Polacca (e perciò la conservazione delle Due Sicilie, verosimilmente anche della Serbia e dell’Oltenia), infine di subentrare a Genova in Corsica nel 1768 (come nel 1731) e – senza Napoleone Generale della Repubblica – di mantenere il Piemonte e le Legazioni nel 1799 (in questo caso anche Roma; l’Umbria era già asburgica dal 1447, le Marche dal 1535). Dato che Venezia era già asburgica, nella Restaurazione l’Austria recupera i Paesi Bassi Meridionali (la Polonia resta spartita come nel 1795). Se nella (sola) Sardegna si ha la Successione di tipo spagnolo, Francesco Ferdinando – non assassinato, perché la Serbia è rimasta austriaca – ne attua l’Unione con l’Impero Austro-Ungarico (non diviso in Cis- e Transleithania, perché l’Austria è Ungheria) e così chi desidera un unico Stato che comprenda l’Italia, Malta, la Corsica, Nizza, la Savoia, il Ticino, i Grigioni, il Trentino, il Tirolo, Trieste, l’Istria e la Dalmazia è accontentato. Tutta questa ucronia ha come prima e forse massima conseguenza una maggiore semplificazione geopolitica a Sud delle Alpi, a partire dalla soluzione dei conflitti in area alpina orientale già dal XIV-XV secolo.
Una Prima Guerra Mondiale come la conosciamo è poco verosimile (Belgio e Serbia sono dell’Austria); piuttosto, la prima crisi dopo le Guerre Balcaniche potrebbe essere una Rivoluzione (forse ritardata) in Russia, che provocherebbe una guerra con i Vicini (come la Rivoluzione Francese) la quale, secondo ogni probabilità, si concluderebbe con una Pace negli stessi termini di Brest-Litovsk. L’inevitabile tentativo di rivincita da parte sovietica finirebbe prima o poi col successo di un equivalente dell’Operazione Barbarossa fino agli Urali (realisticamente non oltre); da allora in poi, l’Equilibrio del
Terrore impedirebbe altri conflitti diretti.
Risultato: Blocco Mitteleuropeo dal Confine Orientale della Francia agli Urali con inclusione dell’Impero Ottomano e Colonie (storicamente Tedesche e Italiane) soprattutto in Africa.

2) La Bulgaria ungherese. In questo caso l’accrescimento per l’Ungheria sarebbe enormemente maggiore, ma ciononostante non abbastanza contro Batu Qāγān. Luigi il Grande sarebbe ancor più tale, ma tutto ciò non basta a fermare le successive grandi Conquiste Ottomane, per cui l’unica conseguenza a lungo termine del Punto di Divergenza potrebbe essere una molto maggiore insistenza asburgica nelle Guerre Austro-Turche, che qui avrebbero come obiettivo finale il recupero integrale dei territorî della Corona d’Ungheria ucronica e quindi una Politica Metternichiana meno turcofila, quanto piuttosto improntata a concordare con la Russia un’ampia spartizione dell’Impero Ottomano (il quadro più logico sarebbe il ritorno dell’intera Bulgaria – con i Principati Danubiani – all’Ungheria in cambio di mano libera alla Russia in Armenia, Anatolia, a Costantinopoli e in Grecia).
Naturalmente non ci sarebbe alcuna Guerra Austro-Prussiana e perciò la Terza Guerra d’Indipendenza (o Austro-Sarda) finirebbe come minimo col ritorno ai Confini del 1858 (probabilmente con arretramento del Piemonte a quelli di prima della Guerra di Successione Spagnola, come già avvenuto nel 1799) e l’istituzione di una Confederazione Italiana entro la Triplice della Grande Austria (le altre due sarebbero la Confederazione Elvetica e la Confederazione Germanica estesa all’Austria-Ungheria, qui con Moldavia, Valacchia, Bulgaria e verosimilmente la Serbia degli Obrenović in posizione subordinata). Se scoppia una Prima Guerra Mondiale è più facilmente fra Austro-Russo-Tedeschi da un lato e Franco-Britannici dall’altro per l’Eredità Ottomana; l’esito non ne sarebbe affatto scontato, a meno che vengano fatte scoppiare Rivoluzioni che provochino la caduta delle Dinastie e la dissoluzione degli Imperi Plurinazionali (a cominciare dalla Russia, dove però, se anche fallisse ogni tentativo di repressione da parte degli Imperi Centrali, questi ultimi si estenderebbero territorialmente rafforzandosi, se caso in due tappe, come nell’ucronia precedente).
Risultato: Blocco Europeo Orientale dal Confine Orientale della Francia all’intera Russia (o solo quella Europea) compresa, con la parte settentrionale dell’Impero Ottomano (inclusa l’Anatolia) e le Colonie (storicamente Tedesche e Italiane) soprattutto in Africa.

3.1.1) Regno di Galizia-Volhynia-Ungheria. Se è l’Ungheria a incorporare i Principati di Galizia e Volhynia, tutto procede in modo abbastanza simile alla Storia reale fino al 1526. Al momento della Conquista Ottomana, è più probabile che Galizia e Volhynia vadano a Ferdinando – come Erede d’Ungheria – che alla Transilvania e, in questo caso, sarà considerevolmente meno facile per Stefano Báthory farsi eleggere Re di Polonia-Lituania al posto di Massimiliano II.
Questo, come sappiamo, è il preludio a una delle ucronie che, attraverso i Vasa Cattolici in Svezia, la stabile annessione della Moscovia, le Guerre dei Trent’Anni e di Successione Spagnola e Austriaca, vedono l’unificazione di gran parte del Mondo – in varie forme (conquiste nell’Impero Ottomano, occupazione in Persia, Protettorati in India, Concessioni in Cina) – sotto gli Asburgo-Lorena (ne potrebbe restar fuori la Francia se non prevalgono i Guisa; probabile invece la Restaurazione Stuarda in Inghilterra), senza Indipendenze Americane (l’unica vera Sovranità residua, a parte la Francia, sarebbe – fuori dall’Europa –il Giappone).

3.1.2) Nel caso che invece la Galizia e la Volhynia vadano all’Ungheria Orientale e alla Transilvania, dopo la morte di Michele I. Korybut Wiśniowiecki (il 10. novembre 1673) sarebbe inverosimile l’elezione di Giovanni III. Sobieski, per cui diventerebbe Re di Polonia Carlo V di Lorena (dopodiché la Galizia e la Volhynia sarebbero conquistate dal Principe Eugenio insieme all’Ungheria Turca). La grossa Divergenza comincerebbe con la Guerra di Successione Spagnola, nettamente vinta da Carlo VI (grazie alla Polonia-Lituania, che senza Stanislao Leszczyński può restare al riparo dal conflitto russo-svedese nella Terza Guerra Nordica); non ci sarebbe Guerra di Successione Polacca (nemmeno quindi annessione della Lorena da parte francese né perdita della Serbia e dell’Oltenia da parte austriaca) né Austriaca (con la Baviera incorporata fin dal precedente conflitto), ma solo per la Slesia, in questo caso vinta infine da Maria Teresa. I Savoia sarebbero Re di Sicilia, Napoleone nascerebbe nella Corsica Imperiale, nel 1799 -1800 con la Baviera incorporata fin dal precedente conflitto), ma solo per la Slesia, in questo caso vinta infine da Maria Teresa. I Savoia sarebbero Re di Sicilia, Napoleone nascerebbe nella Corsica Imperiale, nel 1799-1800 la Prima Coalizione sconfiggerebbe la Francia Rivoluzionaria, tutto lo Stato Pontificio sarebbe reincorporato nell’Impero, che non verrebbe sciolto nel 1806.
Come nell’ucronia sull’Austria ungherese, se i Savoia adottano la Successione Spagnola nell’unica Isola su cui continuano a regnare, questa passerà all’Austria con Francesco Ferdinando; in ogni caso, il risultato complessivo sarà (Sicilia o no) molto simile a quello dell’ucronia 1.

3.2) Se sono i Principati di Galizia e Volhynia a incorporare l’Ungheria, il dilemma si pone per la continuazione della Dinastia locale, mentre l’assenza degli Angiò in Ungheria comporta pressoché automaticamente (dato che i Matrimonî Interdinastici, come mostra la biografia di Guglielmo d’Asburgo, sarebbero gli stessi) il subentro dei Lussemburgo o comunque degli Asburgo nel Regno di Napoli, che non sarà conquistato da Alfonso il Magnanimo (il quale non può affrontare l’intero Impero; Genova perciò resta milanese, probabilmente anche l’Umbria del Piccinino) e non diventerà un Feudo della Corona Spagnola, ma andrà a Ferdinando I d’Asburgo (come pure Milano, a Federico III dal 1447, nonché Venezia, che si darà a Massimiliano I nel 1509) e tutto ciò porterà a Sud delle Alpi a una situazione identica a quella dell’ucronia sull’Austria ungherese.

3.2.1) Se la Successione nei Principati di Galizia e Volhynia finisce (come storicamente) a Casimiro III di Polonia, questi sarà anche Re d’Ungheria, per cui Luigi il Grande diventerà Re di Polonia e d’Ungheria partendo come Re di Napoli e Maria potrà essere riconosciuta Re di Polonia e d’Ungheria con Sigismondo come Consorte e poi (come Ladislao Jagiełło) Erede iūrĕ ūxōrĭs (laonde non ipotecherà a Federico di Hohenzollern il Brandenburgo), mentre Edvige Regina di Napoli sposerà Guglielmo d’Asburgo e sarà Federico III a riunificare la Polonia-Ungheria con Napoli.
Con queste condizioni di partenza, abbiamo visto molte volte che Massimiliano II, anche se figlio di un Ferdinando I sconfitto in Ungheria da Solimano il Magnifico, o comunque prima o poi un suo Erede (all’estinzione degli Jagielloni che nella Storia reale sono stati d’Ungheria) sarebbe stato eletto Granduca di Lituania (Stefano Báthory non avrebbe avuto alcuna possibilità in Lituania) e da qui scatta l’ucronia che porta all’Unificazione del Mondo (compresa la Francia dei Guisa).

3.2.2) Meno facile, ma pur sempre possibile, è che la Successione nei Principati di Galizia e Volhynia passi, per via dinastica, ai Piasti di Masovia e, attraverso di questi, agli Odrowąż(owi)e (da Stanisław sposo di Anna di Masovia) e quindi ai Kostkowie, il cui Ramo Pomerano-Moravo (che esisterebbe anche in questa ucronia, perché storicamente i Kostkowie sono sempre stati filoimperiali e quindi perseguirebbero a maggior ragione la medesima Politica Matrimoniale) sussiste tuttora (parte della Nobiltà Austriaca; in questo caso, senza Unione di Lublino, rimarrebbero anche Prìncipi del Sacro Romano Impero, dal 1515). Non si vedono gli estremi per le Spartizioni della Polonia; la Riconquista dell’Ungheria Ottomana sarebbe forse condotta insieme agli Asburgo (oppure dovrebbe attendere più tempo, forse fino al XIX secolo).
Al più tardi alla morte di Giorgio di Poděbrad (22. marzo 1471), la Corona di Boemia passerebbe a Federico III, mentre la Politica Matrimoniale di Massimiliano I si orienterebbe alla Lituania degli Jagielloni, dove – come nell’ucronia precedente – Massimiliano II o un suo Erede sarebbe eletto Granduca all’estinzione della Dinastia degli Jagielloni, i Vasa Cattolici rimarrebbero in Svezia, la Moscovia verrebbe unita alla Lituania o alla Svezia, dove ai Vasa succederebbe Carlo V di Lorena (già alla morte dello storico Giovanni II. Casimiro, il 16. dicembre 1672). Come nell’ucronia precedente (3.2.1), è probabile che i Guisa ottengano il Trono di Francia, dunque alla fine il risultato è la quasi totale Unificazione del Mondo tranne l’Ungheria-Polonia sotto i Kostkowie von Liebinsfeld.

Ho già ribadito che questi scenarî sono ripetitivi. Ma è colpa mia se i Punti di Divergenza sembrano scelti apposta per portarvi? Non li ho certo proposti io e non hanno provocato alcuna discussione, quindi immagino che il disinteresse implichi il riconoscimento che la conclusione sarebbe stata questa (che evidentemente non suscita entusiasmo). Dal resto, ogni Punto di Divergenza che favorisca le Dinastie confluite negli Asburgo o nei Lorena conduce pressoché automaticamente ai Fasti dell’Impero. Poi ognuno è libero di non leggerle o di non andare oltre le prime righe; sarebbe curioso che, dopo più di una settimana di silenzio, improvvisamente si scatenasse una polemica solo perché un ex-docente di Storia dell’Ungheria e di Filologia Slava vi ha alla fine aggiunto qualche banale e scontato commento.

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