Invincibile per davvero!


L'input è fornito da Lord Wilmore:

Contrariamente a quanto si crede di solito, l'Invincibile Armata fu sconfitta non dalle navi di Francis Drake e Charles Howard, ma dalle avverse condizioni climatiche: dopo che lo scontro con la flotta inglese finì in parità, a causa del mare tempestoso l'Armata non riuscì ad attraccare nelle Fiandre, dove avrebbe dovuto prelevare l'armata d'invasione e, per evitare un nuovo scontro con gli inglesi, dovette circumnavigare le isole britanniche; ma gli spagnoli non tennero conto della Corrente del Golfo, il cui effetto allora era sconosciuto, che deviò le navi mandandone la metà a fracassarsi contro le scogliere scozzesi. Le violente burrasche del Mare del Nord dispersero il resto della flotta, e così Drake e Howard aspettarono inutilmente il ritorno della poderosa flotta spagnola, che non avvenne mai.

Ma se le condizioni climatiche sono meno avverse e Filippo II riesce a conquistare l'Inghilterra, a catturare Elisabetta e a farle fare la fine di Maria Stuarda? Quale fantoccio spagnolo verrà posto sul trono inglese? Il capocomico William Shakespeare guiderà la resistenza protestante contro gli occupanti stranieri?

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Il francese Romain non si mostra d'accordo:

Anche se l'armata fosse riuscita a sbarcare, non vedo perché automaticamente l'Inghilterra intera sarebbe stata vinta. Sicuramente perdendo il controllo del mare sarebbe caduta in una pessima situazione, ma insomma c'era ancora tutta l'armata inglese guidata da una regina decisa, che sapeva come giocare sull'orgoglio nazionale. La situazione non sarebbe stata così disperata per gli inglesi.

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Invece Falecius commenta:

Ma il vecchio Will non era un cripto-cattolico? Comunque, per quello che ne so le forze inglesi di terra a disposizione di Elisabetta erano imbarazzanti. E l'Armada doveva sbarcare il più poderoso esercito di veterani che fosse in quel momento disponibile in Europa, al comando di uno dei migliori generali del tempo. Non si sa mai, ma la vedo dura per Betty.

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Passiamo alla geniale proposta di Paolo Maltagliati:

Mi è venuto in mente questo improbabile (ma possibile!) spin off. I tremendi soldati veterani della guerra delle Fiandre vengono caricati sulle navi. Sono guidati da uno dei più abili condottieri italiani, forse l'ultimo dei condottieri italiani degni di questo nome, Alessandro Farnese. Con uno sbarco dell'armada, Elisabetta non ha nessuna speranza. Era riuscita a malapena a raccattare 5000 uomini per difendere le coste, perlopiù contadini strappati a viva forza ai campi. Di cattolici in Inghilterra ce n'erano ancora tanti(Nonostante Maria la sanguinaria avesse inconsapevolmente lavorato a favore dei protestanti) e senza dubbio odiavano Elisabetta, di cui, con tutto il rispetto per questa figura semimitica per gli inglesi, non si può far altro che pensare che più che lei fu la sua età ad essere grande...

Alessandro Farnese sbarca e la difesa costiera si scioglie. Elisabetta pensa subito di fuggire da Londra e piegarsi ad un accordo con i baroni dell'Inghilterra meridionale. Al contrario, nello Yorkshire e nel Lancashire i signori sono tutti criptocattolici e stanno alla finestra. Il Farnese a questo punto ragiona più o meno in questi termini: non ci sarà vittoria se non catturo la regina Tudor. Per cui preferisce evitare l'assalto di Londra: perderebbe tempo e si troverebbe in una specie di enorme trappola. Da Margate passa a Rochester e da lì a Basildon. Nel frattempo, Drake il salvatore della patria sbarca a Bristol e solleva gli inglesi per unirsi contro l'invasore. Mentre il Farnese batte come tamburi gli inglesi a Sudbury, la regina gli scappa di nuovo. Fugge infatti a Oxford, insieme a Robert Cecil, dove pensa di incontrarsi con Drake e Howard. Ma Farnese riesce, con astuta diplomazia a guadagnarsi il sostegno dei duchi di York e di Lancaster. Senza tanti patemi annienta Drake. A questo punto, Elisabetta è perduta e per non fare una brutta fine pensa di fuggire verso un porto qualsiasi e far vela verso la Francia. Ma a St. Albans viene fermata da un gruppo di tercios guidati da un uomo a cavallo. E' lo stesso Farnese, che stavolta non voleva farsela scappare. L'italiano e la regina passano tutta la notta in una locanda del borgo, a parlare.

A: "Sia ben chiaro: non amo l'idea di tagliarvi il collo, mia regina..."

E: "Regina? e di che? ora il re d'Inghilterra è Filippo di Spagna. O sbaglio?"

A: "Anche in questo voglio essere chiaro: l'ho servito con fedeltà ma non è un gran padrone... Servirei voi, se non mi ripugnasse la vostra religione."

E: "Questo è un problema a cui è facile porre rimedio..."

A: "Volete vivere da regina o morire da martire? Scegliete. Ora"

E: "Cosa volete farmi italiano? esporre la mia testa dalla cima della torre di Londra? o portarla in regalo a Filippo?"

A: "Nessuna delle due cose. Mi avete fatto pensare ad una punizione molto, molto peggiore..."

E: "Ormai sono poche le cose che mi spaventano. Ma cosa, dunque"

A: "Sposatemi. da Cattolica si intende. In questo modo vivrete e potrete continuare a fare la regina. Siete vecchia, e non so se potrete darmi un erede. Ma a questo si possono trovare diverse soluzioni"

Così Alessandro, approfittando della sedentarietà di Filippo riuscì ad ingannarlo il tempo sufficente ad ammassare un esercito in grado di difendere l'isola molto meglio della regina e a portare i suoi figli a Londra. E quando i due si sposarono...Filippo schiumò rabbia, riconquistò Parma e Piacenza al ducato di Milano ma non riuscì a spodestare i Farnese da Londra. Come cambia la storia?

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Continuiamo con l'articolato intervento di Enrico Pellerito:

A quanto mi risulta, questo tema è caro agli scrittori e agli studiosi ucronici anglosassoni, non so per quelli spagnoli, ma non mi sembra che in terra d'Iberia ve ne siano (perlomeno la fama non ha attraversato i loro confini).

Per esempio, ci sono due libri (si tratta di una serie di racconti accomunati dalla premessa ucronica e da un filo narrativo sequenziale) che soddisfano non solo il POD, ma vanno anche molto oltre, spaziando sulle conseguenze in base all'effetto farfalla tanto a noi caro: "La società del tempo" di John Brunner (si svolge nel 1989) e "Pavana" di Keith Roberts (svolgimento nel 1968).

Preciso che non ho letto i due anzidetti libri (ho trovato le informazioni sulla rete) e si tratta di romanzi fantascientifici che utilizzano l'evento ucronico come fondamentale elemento di partenza, ma da quello che si può comprendere

http://www.fantascienza.com/magazine/rubriche/7571/

pare che gli autori hanno cercato di guardare ben oltre la siepe in termini di ripercussioni sociali, politiche e... "storiche".

Se invece vogliamo avere delle analisi più scientifiche, mi permetto di citare due scritti che ho personalmente letto, e che trovo interessanti.

Uno esamina la possibilità che Don Giovanni d'Austria sposi Maria Stuarda di Scozia, a firma di G. K. Chesterton, ed è uno dei saggi di storia virtuale raccolti in:

http://www.bol.it/libri/scheda/ea978887972354.html;jsessionid=25452BCD 199B40DC052C4FC45E620474

L'altro tratta della vittoria spagnola, l'autore è Geoffrey Parker e lo scritto fa parte della raccolta in

http://www.internetbookshop.it/code/9788817107099/storia-fatta- con.html

In tutte e due le ucronie i risultati sono la sconfitta del protestantesimo anglicano e il passaggio dell'Inghilterra fra le nazioni devote al Papa ed al cattolicesimo.

Lo so che posso essere tacciato di essere a mia volta influenzato dagli scritti di qualcuno, ma gli effettivi dati "politici" e "militari" dell'epoca sono più che sufficienti ad avvalorare le conclusioni delineate.

Specialmente l'operazione spagnola era stata progettata e preparata in modo veramente ammirevole, ma tutta una serie di "appuntamenti mancati" ne impedirono la riuscita.

In effetti, gli Inglesi fecero la loro parte, attaccarono sin dalla notte del 29 luglio 1588 la flotta spagnola del duca di Medina Sidonia che era entrata nella Manica, proseguirono la loro azione fino al 6 agosto, anche se l'Armada quel giorno gettò l'ancora al largo di Calais sostanzialmente non intaccata, ma mentre questa restava in attesa di riunirsi alla flotta d'invasione che avrebbe trasportato i 27.000 veterani di Farnese, gli Inglesi, nella notte fra il 7 e l'8 agosto usarono le navi incendiarie scompaginando l'Armada che dopo la battaglia si diresse verso il mare del Nord, dove incontrò la tempesta che completò l'opera iniziata da Lord Charles Howard di Effingham e Sir Francis Drake.

Il venir meno del ricongiungimento con le navi che trasportavano le forze del duca di Parma impedì l'invasione e tutto ciò che ne conseguì fino ai nostri giorni, dall'affermazione della politica elisabettiana al fatto che oggi alla Casa Bianca ci sia George Bush junior e non, per esempio, un ipotetico sovrano del Reiño do Norte America, o un altrettanto ipotetico presidente degli Estados Unidos, entità statali in ambedue i casi indipendenti da Madrid dopo la guerra d'indipendenza, ma legate alla potenza d'oltre Atlantico per la comune origine culturale ed etnica (come può constatare l'ingegnere Brugnoli, sto imparando ad ampliare l'orizzonte degli effetti e dei controeffetti, anche se con l'aiuto degli altri).

Certamente, se gli Spagnoli fossero riusciti a contenere l'attacco inglese (non britannico, e questo ha un suo peso) nonostante una certa superiorità di alcune, non tutte, le navi della Royal Navy, e fossero quindi riusciti a riunirsi con le 300 navi dove erano imbarcati i superbi tercios, una volta sbarcati, avrebbero dominato i campi di battaglia.

Fra le loro fila non mancavano rinnegati inglesi e irlandesi che si erano già venduti a Filippo II quando avevano affrontato le sue truppe nei Paesi Bassi, e avrebbero potuto fornire importanti informazioni sul territorio.

Sull'efficienza e l'efficacia dei tercios si è già scritto parecchio; era il tempo che nessun esercito era in grado di potersi confrontare in modo adeguato con essi.

La quantità numerica e la qualità delle milizie inglesi lasciava parecchio a desiderare, a parte i 4.000 reduci delle battaglie nei Paesi Bassi, parecchi dei quali schierati al confine con la Scozia temendo che Giacomo VI tirasse qualche brutto scherzo (Elisabetta regna sull'Inghilterra, non sulla "Gran Bretagna", e questo, come si è detto, ha un peso in termini strategici e militari), la maggior parte delle cosiddette "bande addestrate" e delle milizie delle contee erano, in verità, un'accozzaglia male equipaggiata (poche armi da fuoco e polvere da sparo, per alcuni, sufficiente solo per tre o quattro colpi), con una preparazione carente e uno spirito guerriero piuttosto latitante (quando l'Armada gettò l'ancora al largo di Calais, le diserzioni si incrementarono).

Né sarebbero stati sufficienti gli approntamenti difensivi (una barriera di tronchi attraverso il Tamigi, studiata per tenere lontane le navi nemiche si ruppe alla prima alta marea e non fu più ripristinata), le cinta murarie medievali delle città inglesi, compresa Londra, non avrebbero potuto resistere alla potenza del parco artiglieria dell'esercito di Filippo (dodici cannoni d'assedio da 40 libbre) e nella manovra del fuoco gli Spagnoli si erano dimostrati abili. Solo la determinazione degli abitanti avrebbe potuto impedire la caduta delle città, ma precedenti negativi si erano già avuti in Olanda: quando la conquista di una piazzaforte o di una città poteva risultare particolarmente costosa in termini di soldati uccisi, gli Spagnoli provavano a corrompere con l'offerta di "salve d'oro" invece che di salve d'artiglieria. E non pochi cittadini olandesi e guarnigioni anglo-olandesi avevano preferito l'oro al piombo e al ferro.

E quando Londra sarebbe stata assediata, credete che gli Scozzesi sarebbero rimasti a guardare, o non sarebbero corsi a dar man forte a quelli che si palesavano i vincitori e a spartire le spoglie dei vinti?

In conclusione, ritengo anch'io che le truppe del Duca di Parma avrebbero trionfato e Filippo II sarebbe diventato il sovrano più potente del mondo, ma sul serio! Da qui avremmo avuto un notevole contenimento del protestantesimo nelle isole britanniche, e poi in Francia e nella Germania settentrionale, e l'espansione nel nuovo mondo (e non solo) sarebbe stata all'ombra dei vessilli di Madrid ed accompagnata dalla benedizione del Papa.

Riguardo Shakespeare, penso proprio che non sarebbe diventato un guerriero, non avrebbe combattuto contro Elisabetta, né contro gli spagnoli, ma è probabile che ne avrebbe cantato le gesta, specialmente se si fosse veramente scoperto cattolico.

L'errore del piano degli Spagnoli fu causato proprio da Filippo II, che volle inviare la flotta di Medina Sidonia a protezione di Farnese entrando nella Manica proveniendo da Lisbona. Se invece l'avesse utilizzata, per come studiato da Bernardino da Escalante, come appoggio per un'operazione anfibia nell'Irlanda meridionale, dove avrebbe trovato un entusiastico appoggio dei locali, Howard e Drake sarebbe corsi ad affrontare l'Armada, mentre Farnese avrebbe condotto uno sbarco di sorpresa a Margate, senza che le poche imbarcazioni della Royal Navy rimaste in zona a disposizione di Elisabetta fossero state seriamente in grado di contrastarlo. Ed allora, lo svolgimento della campagna, per come sopra ipotizzato, avrebbe avuto ancora maggiore probabilità di verificarsi.

Inoltre, in quel periodo i missionari spagnoli avevano iniziato ad avanzare dalla Florida fino al territorio corrispondente all'attuale Virginia, e un'eventuale vittoria di Filippo II in terra d'Albione avrebbe prodotto, fra gli altri risultati, la cessazione delle scorrerie inglesi nell'Atlantico, lasciando quell'area nella sfera d'influenza di Madrid.

Credo che a quel punto, le "infiltrazioni missionarie" tenderebbero ad aumentare (mentre, nella realtà, andarono a diminuire), e gli Olandesi avrebbero poche possibilità di espandersi (non dimentichiamo che, una volta sistemata Elisabetta, i Tercios si sarebbero dedicati ai ribelli dei Paesi Bassi).

Restano Danesi e Francesi: a quanto mi risulta, in quel periodo, di fronte ad una eventuale contesa con la Spagna, né i primi né i secondi avevano flotte capaci da contrastare quella spagnola; ritengo, quindi, probabile una colonizzazione spagnola anche della costa atlantica.

Ciò non significa affatto che oggi dovremmo, di conseguenza, avere per forza un grande stato d'origine spagnola al posto degli USA. La mia era una ipotesi, considerando che tutto andasse a favore di Filippo II. Nella realtà, la Spagna di Filippo II aveva ormai raggiunto l'apice della sua egemonia. I germi della sua rovina erano già presenti all'interno della nazione: dalla galoppante e devastante inflazione, alla povertà genetica degli Asburgo che si sarebbero estinti con Carlo II nel 1700, alla forte tassazione per finanziare le continue guerre che indeboliva i redditi dei ceti mercantili, ma tutto ciò fu catalizzato dalla mancata vittoria sull'Inghilterra, da cui derivò poi la consacrazione dell'indipendenza olandese.

Anche se Filippo II avesse trionfato in Inghilterra, e poi nei Paesi Bassi, e poi avesse sconfitto Enrico IV di Francia, la Spagna era arretrata sotto molti punti di vista, rallentata nel progresso tecnico e scientifico dall'inquisizione, dalla visione ristretta della controriforma, da una politica colonizzatrice che riusciva a produrre solo arricchimenti fini a se stessi e dunque sterili. D'altra parte, gli stessi Francesi sarebbero riusciti a sconfiggere la Spagna, grazie anche all'inettitudine di Carlo II.

Se, comunque, la Spagna era destinata a retrocedere nel campo delle nazioni a causa dell'incapacità della sua casa regnante, ciò non toglie che un'espansione nell'ipotetico periodo d'oro di Filippo II avrebbe potuto consentire un predominio nel Nord America. Si può pure ritenere che l'area d'influenza spagnola avrebbe poi finito per collidere con l'espansione francese del 18° secolo, stante che ormai la "Gran Bretagna" è fuori gioco. Certo, le ipotesi sono parecchie, ma proprio per questo ci piace tanto l'ucronia...

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Questo è il punto di vista di Ainelif:

Ora vi dico come la immagino io. La guerra combattuta fra il regno di Spagna e il regno d'Inghilterra dal 1585 al 1604 viene vinta dagli spagnoli, quindi durante lo scontro navale nella Manica non vi è nessun nubifragio e tempesta che indebolisce l'Invincibile Armada. L'esercito spagnolo nel 1601 sbarca sulle coste inglesi con ingenti rinforzi che schiacciano la resistenza inglese all'interno dell'isola, marciando poi compatto un anno dopo verso Londra che resiste eroicamente al fianco della regina Elisabetta I, che muore lo stesso anno della timeline (1603) ma di morte violenta, decapitata per ordine della Corona di Spagna per vendicare la morte della cattolica Maria Tudor. Ovviamente le piraterie antispagnole capeggiate da Sir Francis Drake assumono proporzioni mai viste prima in tutto l'Oceano Atlantico con varie incursioni sul Portogallo e a Cadice e proclamando stati-pirati autonomi in molte zone caraibiche, assaltando i galeoni mercantili dei vincitori.

Filippo III, figlio di Filippo II morto nel 1598, mette sul trono inglese un regnante cattolico, magari un suo parente fedele che utilizzerà come marionetta; l'Inghilterra diviene succube di Madrid e l'Irlanda può ritenersi finalmente libera dalle repressioni protestanti, la Chiesa d'Inghilterra è duramente perseguitata e abolita.

Oltretutto Madrid in questi cinquant'anni di relativa pace egemonica avvierà un parziale colonialismo più intenso al di là dell'oceano, tentando di sterminare i pirati caraibici e assorbendo le Tredici Colonie inglesi in Nordamerica, espandendosi a Cuba, Florida, attuali Missouri e Texas, annettendo l'intero continente americano sotto la corona di Spagna.

Cosa accade? Intanto penso che gli inglesi non accetteranno mai fino in fondo di rimanere sotto un dominio straniero, per di più spagnolo e dopo cinquant'anni di occupazione Oliver Cromwell riesce a scacciare i governativi spagnoli dall'Inghilterra e si autoproclama Lord Protettore, instaurando un regime militare sotto forma di repubblica nella sua persona, riapre il Parlamento e rende di nuovo legale la chiesa protestante suscitando grande rabbia alla corte madrilena, che ordina un assalto massiccio delle Isole Britanniche; a questo punto scendono in campo ancora i Paesi Bassi e altri stati europei che non sopportano più l'egemonia spagnola sul continente... l'Impero Spagnolo non vedrà sorgere il XIX secolo, o forse sì?

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A questo punto Paolo aggiunge:

La cosa divertente è che tutti danno per scontato un declino verticale dell'Inghilterra... Al di là del fatto quasi certo che a questo punto la Scozia non si unirà mai alla perfida Albione, io dico: una cosa è conquistare un posto, un altro è tenerlo... Vedasi Province Unite. Magari gli inglesi fanno la stessa fine. Se i protestanti si ribellano, il Cumberland, il Lancashire e lo Yorkshire riformati guarderanno agli scozzesi, mentre il Galles e la Cornovaglia cattolici e fedeli agli spagnoli magari faranno la fine del Belgio.

Comunque, in generale sono piuttosto d'accordo anch'io sul fatto che la superpotenza mondiale sarebbe stata la Francia (è stata ad un passo dall'esserlo già nella nostra Timeline). Resta il problema che l'imperialismo francese non guardò con eccessivo interesse all'oltremare fino al XVIII secolo, il che potrebbe causare scompensi demografici non da poco. Niente EUA (Etats-Unis d'Amerique), insomma. Anche perché non credo che le colonie francofone, anche per il livello di legami con la madrepatria, più simile a quelle ispaniche, potessero riuscire a sviluppare velleità indipendentistiche paragonabili a quelle delle 13 colonie inglesi in tempo così breve come accadde a quelle inglesi.

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E Massimiliano Paleari annuisce:

Si, la Francia avrebbe sostituito la Gran Bretagna nel ruolo di prima potenza mondiale fino al XIX Secolo inoltrato. Poi avrebbe dovuto vedersela comunque con la Germania. Chissà come sarebbe andata a finire... La Spagna avrebbe aiutato la cugina latina nel XX Secolo o si sarebbe alleata con la nuova potenza emergente tedesca per dare il colpo di grazia alla Francia accerchiandola? Sarebbe poi molto interessante approfondire anche gli aspetti culturali e di evoluzione tecnologica in una timeline alternativa siffatta. Con il prevalere dell'area latina e cattolica su quella protestante e anglosassone/germanica (in senso lato, intendo qui con "germanica" soprattutto l'Olanda e la Danimarca) avremmo assistito ad un rallentamento nell'evoluzione del pensiero liberale? Ad uno sviluppo tecnologico più lento? A diversi costumi sociali? Proudon avrebbe battuto Marx? Oppure l'area latina avrebbe imboccato una strada di sviluppo altrettanto rapida, seppur con caratteri in parte diversi?

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Rivoluzionario Liberale non può esimersi dal commentare:

Ipotizzo che lo scenario della "chess-alliance" prevalga, cioè l'alleanza con il confinante del confinante. quindi addirittura una guerra mondiale Francia e Russia contro Germania e Spagna.

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Ma Paolo rilancia:

Aspettate un attimo... non state correndo troppo? Chi vi dice che una tale Francia non riesca ad impedire l'unificazione tedesca?

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Secondo Massimiliano è venuto il momento di riportare il discorso sul giusto binario:

Eh sì, una Francia più forte avrebbe potuto, eccome. Comunque questo scambio di vedute era iniziato con l'ipotesi della vittoria dell'invincibile armata spagnola sull'Inghilterra. È proprio impossibile immaginare una timeline in cui la Spagna sfugga al suo destino di decadenza?

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Paolo allora precisa:

Il problema di fondo è che la Spagna, o meglio, la Castiglia, di cui la Spagna è diretta continuazione dal punto di vista culturale era economicamente e demograficamente debole sin da principio. ma vincendo a ben due lotterie di seguito (la scoperta dell'america prima e nucleo dell'impero asburgico di Carlo dopo), ha potuto staccare tutti, per un po'. Ma poi, stante il fatto che comunque i problemi di fondo che rendevano la Spagna intrinsecamente debole non vennero ultimamente risolti, era inevitabile che prima o poi venisse raggiunta e superata da potenze più aggressive. Un alieno che visitasse ad intervalli la terra, per assurdo, se lo sarebbe aspettato. Più che altro rimarrebbe basito nel vedere che l'egemonia politica e culturale mondiale sarebbe finita in mani anglosassoni. il candidato più ovvio e probabile per questo destino era la Francofonia. Ma, anche per una serie di colpi di fortuna ed errori politici (se non veri e propri harakiri) altrui, la nebbiosa isola aldilà della manica prima e la sua filiazione oltreatlantica poi, hanno staccato tutti.

La sensazione è un po' come se vivessimo in un'eccezione, per quanto quest'impressione non sia verificabile... (Per chi ha letto Asimov: Se Hari Seldon fosse vissuto davvero e avesse avuto a disposizione le informazioni sulla storia dell'uomo finanche al giorno del naufragio dell'armada beh, 9 su 10 avrebbe comunque toppato a prevedere il futuro).

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E Bhrghowidhon aggiunge:

È tutto molto vero. Anch'io propendo per una maggiore fortuna della Spagna dato che si tratta di un'ucronia in cui il successo arride appunto in primis alla Spagna, per il resto concordo in pieno che la migliore candidata al ruolo di Superpotenza era la Francia e infine è verissimo che la Storia reale era ben difficilmente prevedibile e si configura proprio come un'eccezione statistica. Per conciliare i tre dati, proporrei che l'ucronia - nella quale continuo a mantenere la posizione radicale di vedere come obiettivo più verosimile l'unione personale dell'Inghilterra ai dominî asburgici - porti a un Impero non solo e non tanto spagnolo, quanto asburgico, destinato come nella Storia reale a un confronto con la Francia e poi a un tentativo di confluenza con questa e, nell'ucronia, a una fusione da una posizione di forza, per cui la debolezza di alcuni fattori strutturali della Castiglia non comprometterebbe l'intera costruzione imperiale.

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Massimiliano prosegue la discussione:

Si, ma questa costruzione imperiale (intesa come unione di Spagna, Paesi Bassi, domini del futuro impero austro-ungarico e parte della Germania) era una costruzione troppo "barocca" e artificiale anche per l'epoca.... molto difficile immaginarne una sopravvivenza nel medio periodo. Anzi, senza il dissanguamento dato dalla lunga rivolta nei Paesi Bassi forse la Spagna sarebbe stata più forte (senza contare la mancata perdita di colonie e avamposti commerciali in Africa, Asia e nella stessa America latina a opera di questi). 
Vorrei invece focalizzare l'attenzione su un altro punto. La marina inglese (Francis Drake e compari) causò altissime perdite economiche all'impero spagnolo, intercettando i convogli carichi di oro provenienti dal Nuovo Mondo. Se la Spagna nella timeline proposta ha le rotte atlantiche meno infestate da nemici, si ritrova con più risorse in casa, forse sufficienti nel '600 a battere la Francia al termine della guerra dei 30 anni. Sono consapevole del problema di fondo legato all'arretratezza dell'economia castigliana, sostanzialmente parassiaria, ma non è impossibile immaginare qualche cambiamento in proposito. Altro elemento, non impossibile da realizzarsi, che avrebbe potuto contribuire a rafforzare e prolungare la potenza spagnola, lo possiamo individuare nel permanere dell'unione con il Portogallo (e con il suo impero brasiliano, africano e asiatico).

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Gli replica Bhrghowidhon:

No no, certo, la permanenza dell'Unione col Portogallo è parte integrante del progetto; per il resto però bisogna evitare la contraddizione: sia o no la storicamente esistita compagine asburgica una costruzione sostenibile, di fatto le guerre, sia con l'Inghilterra sia con la Francia sono state intraprese proprio per arrivare alla conquista territoriale attraverso vie dinastiche militarmente imposte (non certo per i motivi enunciati dalla Propaganda, di Difesa della Fede o dei Diritti Giuridici o oggi di Esportazione della Democrazia e Difesa dei Diritti Umani); se dunque anche in questa ucronia si dà per scontata una guerra continua con la Francia, per quale altro obiettivo avverrebbe se non questo? A maggior ragione quindi per l'Inghilterra.

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Anche Rivoluzionario Liberale dice la sua:

Beh, cosi demograficamente debole non direi. Erano "deboli" paesi some l'Inghilterra, le province unite, la Svezia, la Danimarca. Ecco la popolazione di alcuni stati europei in milioni di abitanti (Fonte: Jan DeVries, European Urbanization 1500-1800, Methuen and company, Londra 1984):

Stato

 1600

 1650

1700

Spagna

 8

 7

 7,5

Portogallo

 1,1

1,2

 2

Italia

 13,2

11,5

 13,3

Francia

 19

 20

 19

Paesi Bassi (tot.)

 3

 4

 4

Province Unite

 1,5

2

 2

Inghilterra

 7

 8,5

9,2

Germania

 16

 12

 15

Polonia

 3,5

3

2,8

La scoperta dell'America fu un evento incredibile per la diffusione della cristianità e della lingua neolatina, ma non fu tutto questo vantaggio economico. L'oro scoperto causava inflazione ma non beni e servizi in più, la Spagna al tempo stesso si spopolava. Certo, se non fosse stato per la scoperta dell'America, lo spagnolo non sarebbe diventato la seconda lingua più parlata del mondo, ma senza tale evento e senza la cacciata dei Mori e degli ebrei la Spagna avrebbe una popolazione notevole e avrebbe riunificato probabilmente il mondo neolatino.

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E Massimiliano puntualizza:

Formulo meglio il mio pensiero. Penso che uno dei motivi di debolezza del complesso imperiale asburgico al suo apogeo (Spagna + Portogallo + Paesi Bassi + Sacro romano Impero Germanico + Austria) sia stata propria la necessità di combattere (semplificando) su 2 grandi fronti: quello dell'Oceano Atlantico/Americhe e quello dell'Europa Continentale (Paesi Bassi e Germania). Qui sto invece immaginando una Spagna (+ Portogallo) che, dopo avere neutralizzato l'Inghilterra, si concentri unicamente sul consolidamento e l'espansione oltreoceano, limitandosi a presidiare la frontiera dei Pirenei. Una Spagna insomma poco interessata al Vecchio Continente, se non per salvaguardare un certo equilibrio di forze. Una Spagna siffatta sul piano geopolitico avrebbe quindi assunto il ruolo della "nostra" Inghilterra. E' vero che questa ultima è un'isola e la Spagna no, ma è anche vero che la sua posizione defilata all'estremità dell'Europa e con un confine abbastanza delineato la rende abbastanza "insulare". Senza la concorrenza inglese, e con la possibilità di sfruttare meglio le risorse americane, questa Spagna avrebbe potuto occupare anche gran parte del Nordamerica (la Francia ci arriva più tardi) e poi costruire un grande impero coloniale anche in Africa e in Asia. Il conflitto con la Francia sarebbe stato soprattutto per il controllo delle colonie, non sul continente. E chissà, con la Spagna e l'Inghilterra cattoliche forse la Francia sarebbe divenuta tutta (o quasi) ugonotta per reazione, restando sempre eterna seconda (ma della Spagna, non dell'Inghilterra).

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Dario Carcano aggiunge di suo:

Noi viviamo in un'epoca dominata dalla cultura anglosassone, e quindi anche da noi arriva la propaganda inglese che dipinge Elisabetta come una grande statista, la più grande sovrana della storia inglese, praticamente una santa che guariva con l'imposizione delle mani, camminava sulle acque e parlava direttamente con Dio.

In realtà Elisabetta I è la sovrana più sopravvalutata della storia inglese.
La politica religiosa di Elisabetta, che lasciò nella Chiesa anglicana molti elementi cattolici - l'uso dei paramenti liturgici, una liturgia codificata da un messale, una Chiesa guidata da vescovi che rigettava il presbiterianesimo - pur adottando molti elementi luterani e riformati - il rigetto dell'autorità papale, i 39 articoli di religione, il mantenimento di molti elementi calvinisti nel Book of Common Prayer del 1559 - nel tentativo di creare una Chiesa d'Inghilterra che soddisfacesse sia i cattolici che i protestanti, ottenne invece il risultato opposto, scontentando sia i cattolici - che nel regno di Elisabetta si ribelleranno più di una volta - che i protestanti più radicali, in particolare i calvinisti, che all'interno della Chiesa d'Inghilterra iniziarono a formare dei gruppi di pensiero molto critici rispetto agli elementi più papisti dell'anglicanesimo, i Puritani.
La politica religiosa elisabettiana di fatto fu il ritorno ai tempi di Enrico VIII, quando i cattolici erano decapitati come traditori e i protestanti bruciati sul rogo come eretici, e sostenere che questa politica avrebbe potuto evitare la guerra civile inglese significa ignorare che Giacomo I e Carlo I proseguirono questa stessa politica, deludendo le speranze dei Puritani che l'avvento degli Stuart avrebbe impresso una svolta più protestante all'Anglicanesimo, che l'arcivescovo William Laud è stato il più grande sostenitore e prosecutore all'interno della Chiesa d'Inghilterra della linea teologica stabilita da Elisabetta, e che in generale, la nascita del puritanesimo e la guerra civile inglese sono la diretta conseguenza del fallimento spettacolare della politica elisabettiana.

Elisabetta ha anche prolungato inutilmente la guerra contro la Spagna. La propaganda inglese narra di come la Royal Navy nel 1588 abbia sconfitto l'Invincibile Armada, ma nessuno dice mai che la "rivincita" inglese, la spedizione Drake-Norris del 1589, è fallita miseramente esattamente come la spedizione spagnola, e che il disastro fu di proporzioni tali da annullare ogni vantaggio che gli inglesi avevano ottenuto un anno prima con la sconfitta della flotta spagnola.
A peggiorare la situazione, negli anni 1590 la flotta spagnola intraprese una serie di riforme che ridussero l'impatto della pirateria inglese; inoltre, nel 1595 gli spagnoli erano stati in grado di organizzare un incursione in Cornovaglia, nella quale furono bruciati alcuni villaggi costieri, e nel 1601 erano stati capaci di sbarcare contingenti in Irlanda a sostegno dei ribelli.
Nonostante gli spagnoli stessero prevalendo e stessero arrecando danni all'Inghilterra, Elisabetta si rifiutò testardamente di negoziare, prolungando una guerra in cui le prospettive di vittoria erano sfumate da molto tempo.
Solo la morte della sovrana nel 1603 segnò la fine della guerra, con Giacomo I che accettò di negoziare con Madrid e col trattato di Londra del 1604 riuscì ad ottenere un dignitoso pareggio, ottenendo il nullaosta spagnolo alla creazione di insediamenti inglesi nel Nordamerica in cambio della fine della pirateria inglese contro i convogli iberici.

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Alessandro Cerminara prova a cambiare prospettiva:

Maria I d'Inghilterra non si ammala e riesce, anzi, a rimanere incinta. Nasce un maschio, erede di tutto l'impero di suo padre, Filippo II, e del regno di sua madre...

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Il più indicato a rispondergli ovviamente è Bhrghowidhon:

Questa discussione è un po' il nostro pezzo preferito, perchè questa è la "grande ucronia asburgica". Vediamo un po':

- Massimiliano II rimane Re di Polonia nel 1576; invece dei Re elettivi, la Dinastia degli Asburgo d'Austria subentra a quella degli Jagielloni
- da quello stesso anno, Rodolfo II (che rimane anche Principe di Transilvania nel 1598) attua una politica simile a quella di Sigismondo III Vasa, ovviamente senza la Svezia, ma mantenendo la Russia nel 1610 per il figlio Mattia
- Ferdinando II, che succede a Mattia su tutti i troni nel 1619, mantiene la Moldavia nel 1620
- Filippo IV d'Asburgo-Spagna mantiene il Portogallo nel 1640
- Carlo II d'Asburgo-Spagna non vede contrasti per la propria successione, perché il Cardinale di Portocarrero si rende conto che gli Asburgo d'Austria sono molto meglio in grado che i Borboni di mantenere l'unità dei dominî spagnoli
- Carlo VI d'Asburgo-Austria riunisce in sé senza contrasti- e quindi mantiene - tutte le Corone asburgiche (Portogallo, Spagna-Sicilia-Napoli, Inghilterra, Impero, Ungheria, Transilvania, Polonia-Lituania-Moldavia, Russia); per definizione, non si pone il problema dell'Asiento.

Francia nei confini di Luigi XIV; ugualmente Rivoluzione Francese e Napoleone, ma senza Indipendenza degli Stati Uniti. Nel XX. secolo l'Impero Asburgico possiede l'intera America, mezza Africa, l'intera Asia tranne Giappone, Corea, Indocina Francese e adiacenti Province Cinesi; gran parte dell'Oceania; in Europa tutto tranne Scandinavia, Scozia, Francia, Svizzera, Stato Pontificio (ridotto alla sola Comarca di Roma). Tutti i passaggi sono motivabili; non ho tempo di esporli, ma penso che ognuno sia perfettamente in grado di ricostruirli (il principio è «come nella Storia Reale fuorché i cambiamenti necessariamente conseguenti ai Punti di Divergenza»).

P.S. Per «Napoleone» intendo plechanovianamente «o chi per lui», visto che non è detto che i B(u)onaparte si trasferiscano in Francia, dato che le rivolte in Corsica sarebbero represse dal concorso di tutte le forze dell'Impero (e l'isola sarebbe probabilmente resituita come allodio all'Imperatore) per cui non ci sarebbe un contrasto con Pasquale Paoli all'epoca della Rivoluzione.

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Alessandro Cerminara suggerisce:

Ugualmente "rivoluzione francese" anche senza La Fayette che la importa dagli USA (e, aggiungo, senza quella inglese un secolo prima, da cui quella francese inizialmente prese, in parte, spunto, per poi, ma poi, procedere su altri binari)?

Tra l'altro, la colonizzazione del Nordamerica penso abbia tutt'altra storia a questo punto. Gli Asburgo, avendo tutta l'America Centro-Meridionale, non penso avrebbero molto interesse ad avventurarsi in quelle terre all'epoca ben più inospitali. Procederebbe ben più lentamente, penso (o ci penserebbe la Francia).

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E Bhrghowidhon precisa:

L'America Centro-Meridionale non è propriamente a disposizione, è riservata alla Castiglia (e al Portogallo il Brasile); questo era uno dei punti che avevamo già incontrato: l'Inghilterra continua a fare l'Inghilterra, a parte la politica estera propriamente detta.

L'avvenimento della Rivoluzione Francese in sé, in quanto culminata geopoliticamente nel tentativo neocarolingio di Napoleone (che a sua volta era in perfetta continuità non solo con Luigi XIV., ma anche con alcuni aspetti meno noti, ma più profondi, della politica di Luigi XV.), non cambia - che avvenga o no - questa impostazione dell'ucronia, quindi la possiamo espungere, certo con notevoli complicazioni nella ricostruzione degli eventi, ma senza alterare il risultato finale.

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Iacopo Maffi invece domanda:

In questa linea temporale sull'erede di Filippo e Maria, l'Impero Ottomano sorge e collassa con le stesse modalità della nostra Timeline? E il potere safavide in Persia? Lo chiedo perchè la mancata affermazione dello sciismo duodecimano integralista dei Safavidi ha avuto un impatto enorme sull'Islam moderno.

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E ora, l'idea di Alessio Benassi:

In base alla legge di successione del 1544 e secondo le volontà di Enrico VIII, a Edoardo (in mancanza di una sua discendenza) sarebbe succeduta la sorellastra, Maria. Se Maria non avesse avuto figli, la corona sarebbe passata a Elisabetta, figlia di Anna Bolena. Se anche Elisabetta non avesse avuto figli, la successione sarebbe tornata ai discendenti della sorella defunta di Enrico VIII, Maria Tudor. Edoardo VI e i suoi consiglieri, tuttavia, avevano disegni diversi. Sul suo letto di morte, Edoardo espresse volontà in contraddizione alle disposizioni di Enrico.

Maria ed Elisabetta vennero escluse dalla linea della successione come illegittime; anche Frances Brandon, duchessa del Suffolk (figlia di Maria Tudor), venne estromessa e al loro posto venne designata Lady Jane Grey, la figlia della duchessa del Suffolk e nuora del potente Duca di Northumberland. Alla morte di Edoardo, nel 1553, Lady Jane venne proclamata regina. Secondo la legge, tuttavia, questo non era possibile; la legge del Parlamento del 1544, voluta in seguito alla riconciliazione con le figlie, aveva specificamente consentito a Enrico di assegnare la corona con le sue volontà, ma nessuna legislazione simile era stata approvata per Edoardo. Con questa motivazione, Maria depose e fece condannare a morte Jane, prendendo la corona per sé stessa.

Quando Maria nel 1558 morì senza discendenza, le successe la sorellastra Elisabetta, la quale non si sposò né nominò mai un erede, causando una crisi di successione. Per impedire agli Stuart di diventare una famiglia dinastica in Europa e, quindi, scongiurare l'eventualità che i cattolici scozzesi sedessero sul trono d'Inghilterra, Elisabetta ordinò l'esecuzione di Maria Stuart. Secondo le volontà di Enrico VIII, a Elisabetta sarebbe dovuto succedere l'erede di Maria Tudor, Lady Anne Stanley. In realtà il regno passò a Giacomo VI, re di Scozia, figlio di Maria Stuart. Giacomo fu sin dall'inizio sufficientemente potente, quindi la sua successione non incontrò opposizioni. Giacomo VI di Scozia diventò così Giacomo I, primo re d'Inghilterra del Casato degli Stuart.

Il POD è questo: negli ultimi anni la Regina Elisabetta I stabilisce la linea di successione, al momento della morte gli succederà Lady Anne Stanley.

Elisabetta I muore nel 1603, Anna viene incoronata come Anna I d'Inghilterra. Essendo ancora nubile si meditava ad un matrimonio dinastico, con un fidato lord inglese di fede protestante.

Nel mentre Re Giacomo VI di Scozia, furioso per la decisione di Elisabetta I, inizia a meditare vendetta per reclamare il trono che secondo lui gli spetta di diritto divino. Nel 1604 Re Giacomo si accorda con alcuni nobili scozzesi e inglesi, abiura la fede protestante e abbraccia quella cattolica, insieme alla moglie Anna di Danimarca. La scelta, più politica che religiosa, aveva lo scopo di cercare appoggi tra i cattolici inglesi a danno della Regina Anna. Nel mentre, Anna I sposa nel 1605 Federico Enrico Principe d'Orange, di fede protestante e possibile alleato contro la Scozia.

Nel 1606 lord cattolici irlandesi insorgono, una violenta rivolta infiamma l'isola dietro appoggio di Edimburgo. Nel 1607 rivolte cattoliche scoppiano nel nord dell'Inghilterra, Re Giacomo marcia con un esercito vince alcuni scontri e assedia York. Federico Enrico d'Orange marciano verso nord, Re Giacomo viene sconfitto ma non desiste dalle sue rivendicazioni.

Tornato ad Edimburgo, lavora per realizzare fortificazioni solide, cannoni e costituire un esercito in grado un giorno di aprirgli le porte di Londra.

E poi? Che succede?

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Diamo adesso la parola ad Alessio Mammarella:

Sigismondo III di Polonia, subentrando alla morte del padre sul trono di Svezia, si rende conto che non è possibile mantenere uniti due regni popolati da sudditi di diversa confessione religiosa. Dopo aver pensato, in un primo tempo, di ricondurre la Svezia al cattolicesimo, cambia idea e decide di aderire alla Riforma. I malumori della nobiltà polacca vengono tacitati con la confisca e la spartizione dei beni ecclesiastici tra gli aristocratici. Solo il popolo minuto insorge in alcune città particolarmente devote come Cracovia, ma le sommosse vengono facilmente domate. Polacchi e svedesi restano due popoli abbastanza diversi ma smettono di farsi la guerra.

La Guerra dei Trent'anni
Sigismondo e il suo successore Ladislao intervengono nella Guerra dei Trent'anni con tutto il peso dei loro regni. Il 1632 è l'anno in cui muoiono ambedue (il primo di vecchiaia, il secondo nella dura battaglia di Lutzen) ma il testimone viene raccolto da Gustavo II Adolfo, che si rivela un comandante eccellente. Nel 1634 a Nordlingen, Gustavo II annienta un esercito imperiale ed uno spagnolo. La disfatta costa la vita al rampollo della dinastia asburgica, Ferdinando d'Ungheria. Dopo la sconfitta di Nordlingen e con il successivo intervento della Francia, il fronte cattolico è completamente sconfitto. La pace di Westfalia sancisce l'indipendenza delle Province Unite, la conquista francese dei Paesi Bassi Spagnoli, e la semplificazione politica della Germania, con l'ampliamento degli stati protestanti a discapito di quelli cattolici.

Il matrimonio di Cristina di Svezia
Gustavo II Adolfo vede solo la sua ultimogenita Cristina sopravvivere all'infanzia. La ragazza, vivace e mascolina, sembra riottosa all'idea di sposarsi ed a corte si diffondono voci umoristiche secondo cui la giovane sarebbe per il padre un avversario più aspro rispetto ai generali imperiali. Alla fine, comunque, Re Gustavo convince la figlia a sposare Federico Guglielmo Hohenzollern, Elettore del Brandeburgo e Duca di Prussia. Gustavo II Adolfo muore nel 1659, e l'anno successivo Cristina dà scandalo annunciando l'intenzione di convertirsi al cattolicesimo e di abdicare, lasciando la corona al proprio figlio maggiore Carlo Emilio, di soli cinque anni, con il consorte Federico Guglielmo come reggente. Parte in seguito dal paese per vivere una vita di viaggi e divertimenti, ritenendo di aver generato abbastanza figli maschi da onorare i suoi doveri verso la dinastia ed il regno.

Gli Asburgo-Sassonia
Nel 1654 muore di vaiolo il giovane Ferdinando d'Asburgo, unico discendente di Ferdinando d'Ungheria (nato l'anno prima di Nordlingen), che il nonno aveva fatto nominare Re dei Romani solo l'anno prima. Viene chiamato a sostituirlo lo zio Leopoldo Guglielmo, arcivescovo ed abile amministratore, ma ovviamente privo di eredi. Il destino sembra però accanirsi contro la famiglia: dopo la morte di Leopoldo Guglielmo, il suo successore Ferdinando Carlo, esponente del ramo cadetto dei Conti del Tirolo, sopravvive solo pochi mesi. L'ultimo esponente degli Asburgo d'Austria, Sigismondo Francesco, riesce a combinare il matrimonio della nipote, Carla Felicita, con Giovanni Giorgio di Wettin, figlio dell'elettore di Sassonia, che accetta di convertirsi al cattolicesimo per sposarla. La dinastia è salva, ma comunque il titolo imperiale va perduto perché Giovanni Giorgio è ancora troppo giovane alla morte di Sigismondo Francesco e nell'elezione si impone il Re di Francia Luigi XIV.
La sua elezione rappresenta in pratica la fine del Sacro Romano Impero: con il Trattato di Magonza, Luigi XVI ed il suo alleato Federico Guglielmo dividono la Germania in una parte protestante, soggetta agli Hohenzollern, e una parte cattolica soggetta alla supremazia francese. Restano esclusi dalla spartizione solo i domini degli Asburgo-Sassonia.

Nel XVIII° secolo le principali potenze europee sono la Francia e la Spagna, rette da due diverse linee di discendenti di Luigi XIV; il grande impero protestante che comprende Svezia, Polonia e Germania protestante, sotto la dinastia Hohenzollern; l'Austria (con gli altri domini degli Asburgo-Sassonia); la Gran Bretagna; i Paesi Bassi; la Russia; l'Impero Ottomano.

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Shark Peddis gli domanda:

Un attimo, ma se la Spagna è già sotto controllo francese ciò significa niente Guerra di Successione Spagnola e conseguente deiberizzazione dell'Italia? O la Guerra avviene comunque? In tal caso, l'Impero protestante farà le veci dell'Austria in HL? Anzi, forse è possibile che Austria e polacco-germano-svedesi si alleino in funzione antifrancese, assieme ovviamente alla Gran Bretagna.

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Alessio allora gli spiega:

Che ci sia o meno la Guerra di Successione Spagnola mancano dei candidati asburgici (Leopoldo I non è mai nato). La coalizione antifrancese potrebbe raccogliersi intorno a Vittorio Amedeo di Savoia.

La "grande potenza protestante" potrebbe scegliere di schierarsi contro la Francia ma magari potrebbe anche puntare a conquistare territori asburgici protestanti (Slesia, Boemia...). È per quello che mi sono fermato in quel punto. Se Filippo V ha ottenuto la corona contro un rivale asburgico, l'avrebbe ottenuta a maggior ragione contro rivali meno titolati...ma comunque resta da valutare come si combinerebbero le alleanze nel corso degli ultimi secoli. Una cosa è certa, in questo scenario non ci dovrebbero più essere le crisi dinastiche in Polonia ed Austria, quindi credo in generale meno conflitti.

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Vi è poi la proposta di Generalissimus:

E se la Rivolta dei Pezzenti fallisse e la Guerra degli Ottant'anni si risolvesse in modo assai favorevole per la Spagna e gli interi Paesi Bassi si ritrovassero legati in modo permanente alla Spagna?

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Gli replica il nostro maestro Bhrghowidhon:

Innanzitutto, per la realizzazione del Punto di Divergenza occorrerebbe un vantaggio decisivo per Filippo II. e questo potrebbe essere solo - credo - il mantenimento della Corona d'Inghilterra e Irlanda (la situazione in Francia sembra molto più difficile da modificare e in tutto il resto la posizione del Re Cattolico era già egemone o quasi), a meno che si voglia puntare sulla sua Elezione a Imperatore (che però rischierebbe di sollevare conflitti peggiori di quelli già da mettere in conto in Inghilterra).

Le conseguenze immediate della permanenza dei Paesi Bassi Settentrionali nella Corona Spagnola si rifletterebbero ovviamente anzitutto sulla Guerra Franco-Olandese (che non avrebbe luogo) e la Guerra della Lega di Augusta (non sulla Guerra di Devoluzione, che avrebbe praticamente lo stesso decorso). Non è detto che Guglielmo d'Orange potesse diventare ugualmente Re d'Inghilterra nel 1689 e comunque non avrebbe a disposizione le Provinc(i)e Unite; Luigi XIV. potrebbe forse arrivare a un miglior risultato per sé nella Guerra della Lega di Augusta.

Nella Guerra di Successione Spagnola, i Paesi Bassi Settentrionali sarebbero parte della posta in gioco anziché parte di uno degli schieramenti. Di per sé, questo potrebbe di nuovo favorire i Borboni (la Guerra della Quadruplice Alleanza finirebbe probabilmente allo stesso modo), poi però si dimezzerebbe l'opposizione al fidanzamento fra Don Carlos e Maria Teresa nel 1725 e questo scatenerebbe le grandi divergenze: probabile diversità dell'esito della Guerra di Successione Polacca (netta vittoria borbonica e assenza del teatro italiano dal conflitto), Guerra di Successione Austriaca - se mai scoppiasse - rapidamente vinta dallo schieramento (a questo punto) asburgo-borbonico, Alleanze già rovesciate e quindi anticipo della Guerra dei Sette Anni (o analoga) e in questo caso vittoria sempre asburgo-borbonica senza necessità di intervento russo, poi però nel 1764 si arriverebbe allo scontro con la Russia per la Successione Polacca, giacché il caso storico della Lorena fa sospettare fortemente che Luigi XV si sarebbe candidato a succedere al suocero anche (e a maggior ragione! Sennò tutta la vera Guerra di Successione Polacca non avrebbe senso) nella Rzeczpospolita.

Presumibile vittoria anglo-russo-prussiana, dopodichè prima o poi Spartizioni della Polonia come da Storia nota. Nel frattempo, vittoria asburgo-borbonica nella Guerra di Successione Bavarese; ammesso che avesse luogo una Rivoluzione, la Prima Coalizione, senza la Seconda Pace di Basilea e il cambio di campo della Spagna, probabilmente vincerebbe il giovane Napoleone Bonaparte (che sarebbe comunque francese, perché a maggior ragione la Corsica sarebbe finita a una Corona Borbonica, a meno che la Spagna riuscisse a impadronirsene già prima, ma con la Garanzia Imperiale è più probabile che rimanesse a Genova, oltretutto nemica dei Savoia - che qui sarebbero strettamente neutrali, in quanto circondati dagli Asburgo-Borboni - e quindi mai coinvolta in una "fellonia" come quella del Balilla...).

La Francia non verrebbe "polonizzata" giacché la Coalizione sarebbe a guida (anche) borbonica. Piuttosto, ammesso che con la mutata costellazione dinastica si arrivasse ugualmente alle Guerre Carliste, queste avrebbero conseguenze enormemente più dirompenti, coinvolgendo tutto l'Impero. In questa possibile Guerra di Successione Borbonica lo schieramento angloprussiano potrebbe essere sconfitto solo grazie a una Sacra Alleanza con la Russia, da pagare col via libera a spese dell'Impero Ottomano, spartibile fra le tre Corone (russa, francese e austroispanica).

La questione successiva che si porrebbe sarebbe quella tedesca. La Prussia avrebbe qualche possibilità di successo solo se offrisse alla Russia più vantaggi di quelli (ormai esauriti) che potessero venire da parte asburgo-borbonica: in termini concreti, un protettorato russo (in questa ucronia finora inedito, senza Guerre Napoleoniche dopo il 1796-1797) su una Piccola Germania a egemonia grande-prussiana, ma quest'ultimo particolare (che implica l'annessione dell'Elettorato - rimasto tale - di Hannover) collocherebbe la Gran Bretagna nello schieramento avversario e collegherebbe il conflitto al Grande Gioco in Asia fra gli Imperi Russo e Britannico.

Mettiamo in conto che in questo scenario le Colonie Ispanoamericane hanno più probabilità di rimanere in mano alla Madrepatria; questo coinvolgerebbe anche gli Stati Uniti (che sarebbero comunque nati) contro i Borboni e quindi contro la Gran Bretagna, verosimilmente con tutta l'America (!) come posta in gioco.
Propaganda panslavista a getto continuo, in compenso mobilitazione della Polonia austriaca contro Prussia e Russia (la Prussia come simbolo dell'oppressione antipolacca, la Russia - che anche in questo caso non avrebbe la Podolia - come asservitrice della Lituania).

L'Impero Britannico avrebbe interesse a una sconfitta russo-prussiana, a riconquistare gli Stati Uniti, ma anche a una Vittoria di Pirro degli Asburgo-Borboni in Germania e Ungheria (nonché nel Bacino del Basso Danubio) e forse così avverrebbe...

Tutto questo nel tacito presupposto che durante il XVII. secolo gli Asburgo perdessero l'Inghilterra come gli Stuart; se così non fosse, al posto della Gran Bretagna avremmo la sola Scozia e tutto cambierebbe dalle Guerra di Successione Spagnola in poi, secondo uno schema già spesso ripetuto: vittoria asburgica, poi matrimonio di Don Carlos (che sarebbe Charles) e Maria Teresa, inevitabile Guerra di Successione Francese e tutto sommato ancora probabile vittoria di Filippo su Luigi, che in compenso a maggior ragione punterebbe alla Polonia, naturale convergenza russo-prussiana, anche con conseguente (a questi schieramenti) unione russo-svedese con Pietro III., possibile confluenza della Scozia stuarda nella Danimarca-Norvegia, niente unione anglo-hannoveriana, niente Stati Uniti, niente Rivoluzione, Guerra dei Ducati fra Danimarca e Prussia con intervento asburgo-borbonico a fianco della prima, Guerra Austro-Prussiana estesa a tutto il Mondo, Equilibrio in Europa fra le due Superpotenze Occidentale e Orientale.

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Aggiungiamo l'idea di Alfio:

Nel 1586 il gesuita spagnolo Alonso Sanchez propose all're di Spagna Filippo II una guerra contro la Cina, sia per portare il cattolicesimo in quel paese che per ottenere ricchi e lucrosi commerci tramite i porti cinesi. Il Celeste Impero avrebbe potuto essere un florido mercato per l'impero spagnolo; con una Cina sotto dominazione spagnola, i Re Cattolici avrebbero ottenuto il controllo non solo dell'oro o dell'argento delle Americhe, ma anche di merce come la seta, la porcellana, il tè. Tuttavia Filippo II aveva già speso montagne di denari e risorse per creare l'Invincibile Armata, e trovò l'idea di Sanchez uno spreco di risorse e un problema in più per l'Impero spagnolo, che già allora si stava ritrovando solo contro tutti. E se invece Filippo II decide che è meglio attaccare la Cina che l'Inghilterra? La conquista della Cina da parte dell'Impero Spagnolo sarà lunga, faticosa e con pesanti perdite, ma ci saranno dei ritorni economici. La Spagna sarà molto più ricca e potente, avrà il controllo di larga parte dell'Asia e potrà mandare all'diavolo gli accordi di Tordesillas e conquistare anche le coste dell'Africa, eviterà di essere troppo dipendente dall'oro e dall'argento delle americhe, creerà un "Commonwealth" ispanico, e in Cina la cultura autoctona si fonda con quella latina. Ci sarà una "Asia Latina" (come l'America Latina oltreoceano), la Francia e l'Inghilterra avranno ancora un temibile avversario nella corsa alle colonie, e la dominazione spagnola sull'Italia durerà assai più a lungo. Come muta la storia del mondo?

Fonte: "Contro la Cina, in nome di Gesù" di Michela Catto, dal settimanale "Domenica", allegato a "Il Sole 24 ore" del 6 luglio 2008.

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Massimo Berto a questo punto domanda:

Come ben ci spiega Bhrghowidhon, è obiettivo primario delle case regnanti rafforzare o ampliare il proprio regno con un accorta politica matrimoniale. I matrimoni più interessanti a mio parere sono stati quelli tra Ferdinando e Isabella , Giovanna la Pazza e Filippo il Bello. Ma a vostro avviso quale matrimonio non avvenuto avrebbe davvero cambiato la storia?

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E Bhrghowidhon gli replica:

Notoriamente ritengo della massima importanza il Matrimonio fra Ladislao Jagiełło ed Edvige/Jadwiga d'Angiò e che se quest'ultima avesse sposato l'amato Guglielmo d'Asburgo sarebbe cambiato tutto.

Edvige morirebbe ugualmente senza Eredi, ma per Diritto Uxorio il Marito sarebbe Re di Polonia e quindi gli Asburgo comincerebbero già nel XIV secolo a essere tali, nel 1575 aggiungerebbero la Lituania e al più tardi alla fine del XVII aggiungerebbero la Moscovia. Se anche non ammettiamo altro, basta questo per vincere la Guerra di Successione Spagnola e a quel punto si fa prima a elencare quel che non è asburgico: la Francia (se non subentrano i Guisa ai Capetingi), l’Inghilterra (ma è da vedere), la Scandinavia (ma la Svezia dipende da quali Vasa si impongono).

Se ammettiamo che il Guglielmo I sposi veramente l’amata Edvige d’Angiò e diventi Re di Polonia (come già prefigurato nella Carta di Košice del 1374 e voluto da Luigi il Grande), allora Ladislao Jagiełło non diventerebbe Re Consorte di Polonia nel 1386 e quindi il cugino Vytautas potrebbe, con l’aiuto dell’Ordine Teutonico, ottenere il predominio sulla Lituania e approfittare dell’attaco di Tuqtamış a Mosca per sottomettere quest’ultima insieme (pacificamente) a Novgorod, per poi guadagnare il tempo prezioso onde non far confluire (ma, al contrario, vincere separatamente) nel 1399 sulle sponde della Vorskla le truppe dell’Orda d’Oro con quelle timūridi di Yādigār / Edigej. A questo punto la Lituania sarebbe egemone su tutta la Rus’ e anche su parte dei Tatari ed è chiaro che entro dieci anni si volgerebbe contro l’Ordine Teutonico, ma l’omologo della Battaglia di Grunwald o Tannenberg (probabilmente più spostato verso Vilnius) vedrebbe le Divisioni Polacche (intere, senza nemmeno la diversione di una ai confini dell’Ungheria di Sigismondo, che sarebbe alleata e non nemica), sotto il comando dell’erede di Guglielmo, Alberto V d’Asburgo, schierate con l’Ordine Teutonico contro Lituani, Russi e Tatari ed è lecito pensare che costituirebbe l’elemento decisivo per un esito opposto a quello – già fino all’ultimo incerto – storicamente avvenuto il 15. luglio: l’Impero Lituano – esteso a tutta la Rus’ e a parte dei Tatari – passarebbe direttamente all’Ordine Teutonico.

Sempre per il meccanismo di Košice, alla morte di Sigismondo di Lussemburgo Alberto II (= V) d’Asburgo avrebbe un Regno in più, la Polonia, oltre a Ungheria Boemia e Germania; di nuovo, ciò comporterebbe una notevole variazione nell’estate del 1439, dato che Alberto avrebbe a disposizione non solo un piccolo esercito ungherese, ma tutto quello polacco (essendo la Lituania sotto controllo dei Cavalieri), giungerebbe rapidamente in Serbia e forse non contrarrebbe nella Bacska la dissenteria che lo ha ucciso di ritorno a Vienna il 27. ottobre.

Un Alberto in grado di regnare più a lungo (quindi senza le incombenze dinastiche successorie di Federico III) avrebbe con ogni verosimiglianza almeno cercato di attuare la Reformation Kaiser Sigmunds, che avrebbe posto con più di un secolo (se non quasi quattro) di anticipo la questione della secolarizzazione dei Principati Ecclesiastici e, se vogliamo adottare il modello storico del Gran Maestro Alberto di Hohenzollern del 1525, l’Ordine Teutonico tornerebbe a essere un Feudo dell’Impero (non esssendo l’Imperatore impegnato – come poi invece Carlo V – ad assicurare alla propria Dinastia la successione al Trono Polacco, già suo). Se avesse luogo qualcosa di simile alla Battaglia di Varna, non è detto che l’esito sarebbe uguale a quello storico, perché il Re d’Ungheria e Polonia, in questo caso pure Imperatore, avrebbe a disposizione le immense risorse russo-lituane attraverso la mediazione dei Cavalieri Teutonici.

Le principali Divergenze sono: 1) il diverso matrimonio di Edvige d'Angiò (1386), con gli Asburgo in Polonia e i Gediminidi ‘confinati’in Lituania, donde però 2) unificano gli Slavi Orientali e 3) vincono alla Vorskla (1399), 4) perdendo tuttavia l'omologo della Battaglia di Tannenberg o Grunwald (1410); 5) le quattro Corone riunite da Alberto II (1438), che 6) non si ritira davanti agli Ottomani né quindi muore prematuramente nel 1439, bensì 7) attua una sorta di Reformatio Sigismundi con cui 8) l'Ordine dei Cavalieri diventa a tutti gli effetti Vassallo dell'Impero.

Le conseguenze più schiettamente militari si concentrano nei punti 3., 4. e 6., che dipendono nel primo caso (punto 3.) da un vantaggio cronologico e negli altri due (punti 4. e 6.) dallo specifico apporto polacco agli ucronici Vincitori.

Il punto 1. non rappresenta una particolare concentrazione di Potere (anzi, rispetto al 1386 storico è molto minore) e lo considero il più incerto, per le reazioni deluse della Szlachta (che tuttavia possono rappresentare energia cinetica in vista dei punti 5. e, indirettamente, 8.).

Se consideriamo il punto 7. come una naturale conseguenza del precedente (6.), per ‘riempire’ l'ucronico prolungamento della vita di Alberto II., allora le perplessità (o lo sconforto) sulla tenuta dei progetti imperiali iperegemonici si concentrano sui punti 2., 5. e 8.

Sul punto 2. (che forse è il meno drammatico), il parallelo cui mi richiamerei è duplice: anzitutto lo storico successo di Ladislao Jagiełło – altrettanto dirompente e squisitamente dinastico – e insieme l'ancor più duratura stabilità delle conquiste moscovite di Ivan III (in fondo, la Russia ancora oggi è centrata su questo nucleo). In pratica, oserei pensare che Vytautas / Vitoldo possa avere altrettanto successo del cugino e che la Lituania equivalga alla Moscovia come unificatrice della Rus’.
Il punto 5. è il più vistoso, ma non mi sembra in realtà critico.

Il trucco di quest'ucronia è che Alberto II fa qui la parte anche di Ladislao III, per cui, se ammettiamo che i rispettivi Sostenitori fossero mossi da progetti egemonici e non da invidia per i proprî rivali, in questo caso i progetti egemonici vengono potenziati e i due Partiti si fondono in uno, senza contrasti residui (se non eventualmente di tipo personale e che, per amor di ucronia, possiamo affidare al trattamento che le capacità politiche del Sovrano sapranno trovare). Può sembrare ingenuo, ma di fatto in Polonia è avvenuto esattamente così e in Ungheria la rivalità era in quel momento davvero fra Asburgo e Jagielloni; un po' diversa è la situazione della Boemia, dove accanto a un Partito ‘Polacco’ più o meno Nazionalista Slavo c'era anche quello Hussitico, del tutto inconciliabile con Alberto: in questo caso non voglio cambiare la Storia, mi basta che alla fine prevalgano di volta in volta gli Jagielloni e gli Asburgo per assicurare al nostro ucronico Alberto II sì d'Asburgo ma funzionalmente anche Jagiellone (o alla sua Discendenza) la vittoria conclusiva. Dopo di ciò, la domanda cruciale è se quattro Corone siano troppe rispetto a tre: ammesso che in generale si possa inclinare per il sì (non ne sono affatto convinto e comunque dipende da quali Corone), nel nostro specifico esempio tre Corone (Polonia, Boemia, Ungheria-Triregno) delle quattro rappresentano l'unificazione della Slavia Romana, un'Area Geopolitica Circoscritta, che quindi si presenta all'‘Opinione Pubblica’ (= i Magnati dei rispettivi Regni) più come attrattiva logica che come bizzarria mostruosa. Di nuovo: nel 1438 tre Corone erano già unite (Germania, Boemia, Ungheria; le prime due più strettamente) e dopo il 1439 una di queste si è unita, per contrasto, proprio alla quarta (la Polonia senza la Lituania); una volta trasformato il contrasto in concordia, la quarta si può unire a tutte le altre tre insieme.

Arriviamo al punto 8., quello più tardo (non tratto qui delle conseguenze dal 1556 in poi perché vorrei approfondire – negli angusti limiti delle mie scarse possibilità – il tema in un'ucronia intorno a cui sto girando circa l'Unificazione del Mondo nel 1941, a partire da un unico Punto di Divergenza appunto a Westminster nel 1556). Potevano Ulrich von Jungingen e suoi degni successori (più simili a Heinrich von Plauen che a Michael Küchmeister) annettere stabilmente all'Ordine Teutonico l'ucronica Lituania-Russia (la prima ancora pagana) dei Gediminidi? Questa è la domanda più difficile. Verrebbe da rispondere di no, però in questa ucronia la Szlachta è rimasta con l'appetito per la Lituania e naturalmente rivendica i territorî dell'Ordine (siamo nel 1410 e Sigismondo ha già dato in pegno a quest'ultimo la Neumark senza ancora aver recuperato il Brandenburgo per poi investirne Federico di Hohenzollern): dal 28. settembre del 1421 il Re di Polonia (Alberto d'Asburgo) è il probabile successore di Sigismondo (Re di Germania dal 21. luglio di dieci anni prima, di Boemia almeno titolarmente dal 16. agosto 1419 e Sacro Romano Imperatore dal 31. maggio del 1433), perciò da allora la Nobiltà Polacca può scorgere una possibilità giuridica di trasformare in Vassallo, attraverso il proprio Sovrano, l'Ordine dei Cavalieri. Da questo momento la possibilità di una tenuta dell'Unione (Asburgo-Teutonica, per capirci) coincide con la storica stabilità (nonostante le temporanee riseparazioni iniziali) della Polonia-Lituania, qui naturalmente estesa alla Russia come nei programmi dei Wasa nel 1610-1612.

Così ridotta, la perplessità va dal 15. luglio 1410 al 28. settembre 1421; dopo quest'ultima data l'Ordine viene prima sostenuto poi gradualmente rimpiazzato dalla Polonia e la questione finisce per spegnersi. Potevano i Cavalieri tenere la Lituania-Rus’ per undici anni? La conquista della Lituania era la missione storica, per antonomasia, dell'Ordine, la sua ragion d'essere geopolitica; la Storia non ci offre esempi di cosa sarebbe potuto accadere se fosse stata compiuta, ma è se non altro lecito immaginare che, almeno in un primo momento, si creasse una situazione di euforia in grado di reggere per qualche anno: forse undici anni no, ma nel frattempo sempre la congiuntura geopolitica avrebbe posto una nuova sfida ai Cavalieri – il confronto, implicito e rimandato dal 1242, con i Succedanei dell'Orda d'Oro. Avrebbero i Principati Russi sentito più affinità con l'Ordine Cattolico o con il Sistema dei Tatari? Ammettiamo pure che dopo la morte (15. luglio 1406) di Guglielmo I d'Asburgo(-Visconti) i legami fra Polonia e Milano siano gradualmente svaniti; è comunque un fatto che dal 27. marzo del 1413 a Genova era Doge Giorgio fratello di Antoniotto Adorno, capo della Parte Ghibellina e Popolare nonché grande Riformatore, anche attraverso l'Unione delle Colonie di Romania (Pera) e Gazaria (Crimea), e che nello stesso anno Sigismondo, pur concludendo una tregua con Venezia, si trovava in guerra con quest'ultima, sempre rivale – insieme a Firenze e (per la Corsica) all'Aragona – di Genova: è dunque verosimile che, in una situazione come quella prospettata in questa ucronia, Giorgio Adorno fiuti l'affare di una possibile intercettazione dei residui tributi tatari in Russia (quasi una seconda possibilità dopo Kulikovo, 1380) da reindirizzare nel circolo protocapitalistico euro-mediterraneo (ciò gli varrebbe un'assicurazione contro il Colpo di Stato del 1415) e dunque si presenti al Gran Maestro (ucronicamente, ancora un cinquantaquattrenne Ulrich von Jungingen) più o meno nel ruolo che la Dominante ha ricoperto nei confronti della Monarchia Cattolica durante il Siglo de los Genoveses. Questo significherebbe per la Russia un assaggio, anticipato di quattro o cinque secoli, di Accumulazione Originaria, un'esperienza ben più coinvolgente del pur decisivo «shock estetico» che la conoscenza di Bisanzio ha provocato nella Rus' di Vladimiro I il Santo, portando nel 988 alla Conversione al Cristianesimo entro il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli (fra le alternative c'era l'’Islām).

Dunque, le due compagini più vistosi create da questa ucronia sono la Monarchia Asburgica (Polonia + Ungheria-Triregno + Boemia; Sacro Romano Impero) – per metà ereditaria e metà elettiva – e la Lituania-Russia annessa all'Ordine Teutonico.

La Monarchia Asburgica e la Lituania-Russia superano l'esame del terminus post quem nōn, perché l'una equivale alla Monarchia Austro-Ungarica nel suo periodo di crisi (ha più Polonia, ma non ha parti dell'Austria Alpina né la Dalmazia né la Bosnia-Hercegovina) e l'altra è addirittura minore (ma molto minore) della Russia storica, che la include totalmente.

Di nuovo quindi la questione si concentra sull'Ordine Teutonico e sul suo rapporto col Sacro Romano Impero. Certo, che l'Ordine Teutonico conquisti la Lituania-Russia sembra controintuitivo, ma spero di aver mostrato che la differente collocazione della Polonia nell'omologo della Battaglia di Grunwald/Tannenberg sarebbe stata decisiva dal punto di vista strettamente militare; il trucco di fondo, naturalmente, è che lo sforzo per l'annessione della Moscovia (e di Novgorod) alla Lituania era già stato compiuto da Vytautas/Vitoldo, per cui il successo dei Cavalieri è un po' come a rubamazzetto.

Che lo Stato dell'Ordine potesse mantenere la conquista l'ho discusso nel messaggio di 23 ore fa; per quanto riguarda la possibilità generale che ciò potesse accadere senza scatenare una superiore reazione contraria dovrebbe essere garantito dal fatto storico che, se nel 1380 l'Istmo Ponto-Baltico era suddiviso fra Orda Bianca, Orda Blu, Moscovia, Novgorod, Pskov, Lituania, Polonia e Cavalieri Teutonici, proprio nei secoli successivi è stato tutto assorbito dalla Moscovia, in origine un Attore come gli altri, cui l'Ordine dei Cavalieri non era certo irrimediabilmente inferiore.

Perciò oserei credere che l'eventualità teorica di un'iperegemonia teutonica non sia esclusa ā prĭōrī.

Del resto, chi si sarebbe voluto opporre nel 1410? Sicuramente la Lituania-Russia, in quanto diretta interessata, ma per esempio non la Polonia, perché – in questa ucronia – appartenente alla stessa ‘cordata’; l'Orda d'Oro e i Timūridi non erano al momento in grado di coagulare una Coalizione sufficiente, la Cina Míng non era direttamente interessata, la macchina da guerra ottomana era troppo lontana e la Francia aveva altre urgenze. Resterebbe l'Unione di Kalmar, ma la Regina Margherita, oltre ad appartenere anch'ella alla medesima ‘cordata’ anglo-imperial-asburgica, mirava a propria volta all'Unione con l'Inghilterra, non voleva coinvolgimenti in guerre esterne ed era comunque da pochi giorni occupata dalla guerra per lo Schleswig contro la Contea di Holstein quando è improvvisamente morta (28. ottobre 1412), mentre il ventunenne pronipote e successore Bogusław/Eric di Pomerania è stato impegnato nella stessa guerra fino al 1435, cinque anni prima di essere deposto per essere sostituito dal nipote Cristoforo di Baviera, a sua volta coinvolto dalle Rivolte Contadine e rimasto sul Trono per soli otto anni (dopodiché l'Unione ha cominciato a dividersi).

Fin qui allora possiamo convenire che la duratura conquista teutonica della Lituania-Russia sia ammissibile almeno in questo periodo. Resta la perplessità più grande: che l'Ordine dei Cavalieri diventi effettivamente Vassallo dell'Impero. Storicamente, la contesa territoriale della Polonia coi Cavalieri ha visto gli Asburgo dalla parte del Regno; a maggior ragione, in quest'ucronia in cui i Re di Polonia sono gli stessi Asburgo – che contemporaneamente rimangono anche Imperatori – l'espansionismo ai danni dell'Ordine dovrebbe raggiungere la massima intensità, però si verifica un paradosso in grado di ribaltare le apparenze: mentre quando gli Asburgo non avevano la Polonia (ma vi aspiravano) potevano aver interesse a ‘rinunciare’ in quanto Imperatori alla Sovranità sullo Stato dei Cavalieri favorendo la Polonia nella speranza di irretirsela dinasticamente, una volta che invece la Polonia fosse già indissolubilmente ed ereditariamente asburgica diventerebbe vantaggioso tentare una sottomissione feudale dell'Ordine anziché passare per le vie militari, sempre pericolose. Legalmente, l'Ordine Teutonico era parte dello Stato della Chiesa sotto l'Alta Sovranità dell'Imperatore (che poteva infatti far deporre il Gran Maestro, come avvenuto proprio nel 1413 con Heinrich von Plauen); successivamente è divenuto, in tempi diversi a seconda dei luoghi, Feudo Polacco, ma a sua volta il Regno di Polonia era in origine Vassallo del Sacro Romano Impero, quindi nella nostra ucronia le tre dipendenze risultano a maggior ragione effettivamente compatibili fra loro.

Al di là degli aspetti giuridici, chi si sarebbe potuto opporre a questa politica negli Anni Quaranta del XV secolo? L'Unione di Kalmar era prossima alla crisi (1448); Inghilterra e Francia erano impegnate nella Terza Fase (1436-1453) della Guerra dei Cent'Anni o Seconda Fase della Guerra dei Lancaster (1420-1453); Filippo il Buono poteva nutrire timori ma non era in grado di interferire; Alfonso il Magnanimo era da poco Re di Sicilia e Napoli (primo del suo nome; secondo in Sardegna, Corsica e Baleari, III a Valencia, IV a Barcellona, V d'Aragona); Filippo Maria Visconti era nella crisi degli ultimi anni di vita; Venezia era assorbita dalle conquiste in Terraferma; Giovanni VIII Paleologo cercava in ogni modo aiuti; l'Orda d'Oro era in dissoluzione. In grande ascesa era invece la Turchia Ottomana ed Eugenio IV sollecitava la Crociata, poi conclusasi con la Battaglia di Varna del 10. novembre 1444.

Come già osservato, una corrispondente battaglia in questa ucronia avrebbe potuto avere diverso esito; in ogni caso, qui è rilevante sottolineare come la formazione di un blocco fra Impero e Ordine Teutonico risponda alla stessa logica che da un lato ha portato all'espansione dell'Impero Ottomano, dall'altro ha fatto sì che i più estesi Stati Europei dell'epoca e per i tre secoli successivi (Monarchia Asburgica, Polonia-Lituania, Impero Russo) confinassero proprio con questo e i suoi Tributarî Alla fine risponderei quindi al dubbio sulla possibilità che si potesse dare una tale concentrazione di Potere (Blocco Imperial-Asburgo-Teutonico) con una contro-osservazione: certo che si sarebbe coagulata un'opposizione esterna, ma questo coagulo – più forte del Blocco stesso – corrisponde alla realtà storica dell'Impero Ottomano stesso. Se c'è un terminus ante quem dopo il quale un Impero Iperegemonico diventa un mōnstrum, questo mōnstrum c'è già ed è l'Impero Ottomano, che perciò ‘giustifica’ la possibilità reale di un Blocco Impero-Ordine esteso dal Mar Tirreno al Mar Bianco.

E le pressioni interne? Per la Russia, la Polonia e l'Ungheria ho già accennato qualcosa (arricchimento per la Russia, obiettivi espansionistici per Polonia e Ungheria, secondariamente anche per Lituania e Russia), altrettanto per la Boemia (opposizione dimezzata rispetto alla Storia vera), per il resto dell'Impero – oltre alla Borgogna e Milano, di cui qui appena sopra – la Lega Anseatica sarebbe stata l'effettivo anello di congiunzione fra Impero (da cui la Lega era direttamente dipendente) e Stato dei Cavalieri (membro della Lega), onde gli Olandesi sarebbero stati contrarî (la Contea di Holstein poteva invece essere impensierita solo dalla Danimarca); restano gli Elettori Laici del Palatinato, di Sassonia e del Brandenburgo, fra i quali solo quest'ultimo poteva temere qualcosa da un accordo fra Imperatore e Cavalieri, ma Federico II Dente di Ferro era alieno dalla grande Geopolitica (storicamente ha rifiutato le Corone di Polonia e di Boemia).

Poiché il Granducato di Lituania aveva una superficie molto maggiore (circa il triplo) del pur grande Regno di Polonia, l’elezione di Massimiliano II nel 1575 potrebbe contare su molti voti identici a quelli storicamente espressi, una Maggioranza di circa due terzi (mancherebbero quelli polacchi, ma fra quelli della Nobiltà Russa se ne troverebbero almeno una parte come compenso), e potrebbe essere senza rivali, dal momento che nel 1575-1576 Stefano Báthory non può subentrare a Massimiliano II, sia perché la Transilvania è molto meno rilevante per la Lituania che per la Polonia-Lituania nel 1576 (le pressioni ottomane sarebbero comunque mediate dal Khānato di Crimea, in assenza di un confine diretto turco-lituanomoscovita, dato che gli interposti Zaporož’e e Podolia erano ormai polacchi, con la Polonia da 170/190 anni asburgica) sia perché qui la stessa Transilvania è asburgica dallo stesso tempo che l’Ungheria (139 anni). Inoltre, dato che con l’Unione Personale fra Polonia e Impero l’Ordine Teutonico nel 1525 diventerebbe Vassallo del Re e Imperatore, la Lituania, già Vassalla dell’Ordine Teutonico a causa dell’omologo della Battaglia di Tannenberg/Grunwald, avrebbe l’occasione di passare nella condizione di Dominio Diretto del Signore Feudale dello stesso Ordine Teutonico, un’opportunità che nessun altro Candidato sarebbe in grado di offrire.

L’altro grande Matrimonio mancato è quello conseguente al fidanzamento di don Carlos di Borbone-Farnese con Maria Teresa d’Austria (25. aprile 1725): la Quinta Guerra Russo-Turca = Settima Guerra Austro-Turca, 1736-1739, senza la contemporanea Guerra di Successione Polacca fra Austria e Spagna, verrebbe vinta dagli Austriaci. Francesco Stefano di Lorena avrebbe probabilmente sposato, invece di Maria Teresa, Maria Amalia di Sassonia, di 16 anni più giovane (la quale evidentemente non sarebbe stata la Consorte di Carlo III, maggiore di soli otto anni e mezzo).

Naturalmente, con questo Matrimonio saltano tutti i figli diretti di entrambi (anzi, coi due Matrimonî i figli diretti di tutti e quattro), mentre ovviamente restano identici tutti i Borboni di Francia fino al duca di Berry (Carlo-Ferdinando d’Artois) e i Borboni di Parma fino ai figli di Filippo I (1720-1765). Tuttavia, a motivo dei Matrimonî sistematicamente incrociati fra i figli di Maria Teresa d’Austria e Francesco Stefano di Lorena da un lato e di Carlo III di Borbone-Spagna e Maria Amalia di Sassonia dall’altro, i nipoti di tutti e quattro hanno forti probabilità di essere gli stessi, in particolare Francesco II (I d’Austria), sua sorella Maria Clementina e il marito di questa, Francesco I delle Due Sicilie, nonché la sorella di quest’ultimo, Maria-Teresa di Borbone-Due Sicilie (moglie dell’Imperatore Francesco II/I), quindi anche le figlie di Maria Clementina e Francesco I di Borbone-Due Sicilie, Maria Cristina (moglie di Carlo Ferdinando d’Artois) e Maria Carolina (moglie di Ferdinando VII di Spagna, che invece non sarebbe uguale perché figlio sì di Luisa-Maria di Parma (invariata perché figlia di Filippo di Borbone, che però in questa ucronia non sarebbe Duca di Parma, rimanendo tale Maria Teresa stessa in quanto Duchessa di Milano), ma anche di Carlo IV di Borbone-Spagna, che qui sarebbe diverso (perché i suoi genitori, Carlo III e Maria-Amalia di Sassonia, non si sarebbero sposati); soprattutto, i Discendenti di Francesco II/I sarebbero tali e quali.

Ciò fa venir meno le Guerre Carliste storiche (senza un Ferdinando VII identico a quello storico non c’è Isabella II). Questo significa non solo che gli Asburgo-Borboni d’Austria e Spagna – limitatamente a quelli che hanno come quattro nonni Maria Teresa, Francesco Stefano di Lorena, Carlo III e Maria Amalia di Sassonia – sono identici a Francesco II/I (il più anziano fra i nipoti maschi di Maria Teresa e Carlo III) e ai suoi Discendenti non incrociati con la Linea qui alterata dei Borboni di Spagna (praticamente i Discendenti del Carlo IV storico), ma che, dalla morte di Enrico V di Francia (Re dal 3. giugno 1844 al 24. agosto 1883, se non subentra  Luigi Filippo), saranno anche come minimo i Pretendenti Legittimisti alla Corona di Francia.

Cambieranno verosimilmente i nomi: il Primogenito di Maria Teresa si è chiamato Giuseppe come il prozio materno e il Secondogenito [Pietro] Leopoldo come il nonno paterno e il bisnonno materno, il cui Primogenito si è chiamato Francesco a sua volta come il nonno paterno, mentre il Primogenito di Carlo III ha ereditato il nome del nonno Filippo e il Secondogenito quello del padre, Carlo, il cui Primogenito, come lo zio Terzogenito, si è chiamato Ferdinando. In questa ucronia credo che il Primogenito e il Secondogenito si chiamerebbero come quelli di Carlo III, quindi rispettivamente Filippo (eventualmente Filippo Giuseppe) e Carlo (Carlo Leopoldo?), mentre il nipote più anziano si potrebbe chiamare o Carlo come il nonno paterno oppure Ferdinando, magari Carlo Ferdinando. I figli di Francesco II/I si sono chiamati Ferdinando e Francesco Carlo; se lo stesso Francesco si chiamasse Carlo, i figli si potrebbero chiamare Ferdinando (uguale) e Carlo Leopoldo, mentre se si chiamasse Ferdinando (o Carlo Ferdinando) diventerebbero rispettivamente Carlo e Ferdinando Leopoldo. Francesco Giuseppe sarebbe Carlo Giuseppe o Ferdinando Giuseppe.

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Diamo la parola a Perchè No?:

E se Ivan IV avesse sposato Elizabeth I, dando vita ad una dinastia russo-inglese? Dopotutto tra i due c'erano solo tre anni di differenza...

Le nozze tra Elisabetta I e Ivan IV (immagine creata con openart.ai)

Le nozze tra Elisabetta I e Ivan IV (immagine creata con openart.ai)

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E ora, un'annotazione di Enrico Pellerito:

Sulla figura di William Shakespeare, la sua reale identità quale drammaturgo e poeta e sulla paternità delle sue opere, c'è un saggio di John Collins Squire, il curatore della raccolta, già più volte citata, "If It Had Happened Otherwise" (Se la storia fosse andata diversamente).

Il titolo dell'ucronia in questione è "If It Had Been Discovered in 1930 That Bacon Really Did Write Shalespeare" (Se nel 1930 si fosse scoperto che Bacon aveva davvero scritto le opere di Shakespeare).

Nel breve racconto si narra la vera e propria rivoluzione scoppiata a seguito della scoperta in questione, e che ad un tempo sconquassa il mondo accademico britannico (e gli altri di lingua inglese), l'economia della zona di Stratford upon Avon, i palcoscenici di mezzo mondo e altro ancora; con un gustoso finale dove si accerterà, dopo successivi ritrovamenti, che le opere di Francis Bacon sono da imputarsi a... William Shakespeare.

L'argomento, nella sua frenetica paradossalità, può davvero poco toccare la fantasia e l'interesse di chi inglese non è, ma la diatriba relativa al famoso autore di Romeo e Giulietta e di tante altre opere è stata, ed è ancora, motivo di zuffe (non sempre solo verbali), tra gli studiosi della lingua che ha, nel "Bardo", la medesima importanza che per gli Italiani ha assunto Dante Alighieri.

In campo accademico (anche quelli non prettamente britannico o inglesi) si sono sempre rigettate le congetture riguardanti l'identità di Shakespeare, eppure non è mai mancato qualcuno disposto anche a farsi "ostracizzare" da università, istituti e salotti letterari, sostenendo le più varie ipotesi, ben differenti dalle tesi ufficiali, sulla questione.

Quella che Francis Bacon fosse il vero autore dell'intera (o di buona parte) delle opere intestate al "Cigno dell'Avon", resta una delle ipotesi controverse più considerate tra gli studiosi controcorrente "inglesi", mentre quella, appunto, che vorrebbe un italiano (il siciliano Michel Agnolo o Michelangelo Florio Crollalanza ovvero i Toscani Michelangelo Florio o il figlio di questi, John Florio) estensore di tutto il patrimonio di sonetti, poemi e testi teatrali, è osteggiata per motivi di carattere, diciamo, patriottico.

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C'è spazio anche per la proposta di MorteBianca:

Spesso ci si dimentica che il 5 Novembre è giorno di festa solo perché il governo britannico si salvò da una rivoluzione, sarebbe più corretto definirlo quindi un "giorno contro-rivoluzionario" e anche fortemente antireligioso verso i cattolici di Inghilterra in cerca di libertà, fra cui, ovviamente, Guy Fawkes.

Se invece Guy Fawkes fosse riuscito a far saltare in aria il parlamento inglese e ad uccidere James I? Dato che il parlamento di allora era composto in gran parte da nobili era come se tutte le uova fossero in un unico paniere, le personalità della nobiltà più potenti dell'Inghilterra vengono tutte uccise, e lo stesso Re perde la vita, i cattolici (guidati da Fawkes stesso, che è stato catturato dalle guardie poco dopo l'attentato) sono infervorati e ne fanno un martire, lo fanno evadere e a quel punto Fawkes prende le redini della rivolta, arma la popolazione in una maniera basata non più sul censo o sulla carica ma sull'abilità, una New Model Army di larghissimo anticipo, e con un'oratoria che fa leva, oltre che sul sentimento religioso, anche sulla corruzione della nobiltà, l'Army inizia a combattere in tutto il Regno, è favorita dagli Scozzesi (che hanno una forte presenza cattolica) e soprattutto nelle città, mentre nelle campagne i nobili si rifugiano nelle loro ville e si preparano al contrattacco.

Allo scontro finale (lo immagino ad Hastings) l'esercito regio e l'Army si affrontano, quest'ultima vince, il Re viene processato, condannato e decapitato. A questo punto potrebbero succedere tre cose:

Nel primo caso avremmo un Inghilterra nell'influenza spagnolo-asburgica.

Nel secondo caso mi chiedo che genere di politica etera possa adottare, magari intervenendo in Francia contro i sostenitori di James I (imparentato con i nobili francesi, anzi se non sbaglio per parte di madre con la famiglia reale) O in Olanda (la Guerra con gli Olandesi, tanto, ci sarà comunque) oppure in Germania, preso da qualche sentimento imperialistico.

Nel terzo caso, forse il più probabile, l'Inghilterra dovrà passare molte guerre civili, rivolte, tentativi di restaurazione della corona prima di stabilizzarsi, e forse sarà il focolare per la Rivoluzione Francese. Che magari sarà Inglese, e in anticipo, magari sarà proprio quella la prima, e subito ne seguiranno altre.

Le Tredici Colonie americane saranno fondate da protestanti fuggiti dalla repubblica cattolica (altrimenti ci pensano Francesi e Spagnoli). A meno che la Repubblica, molto borghese, non finanzi ancor di più le esplorazioni... Non sarebbe una novità, nemmeno per allora.

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A questo proposito, ecco l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

E se la Congiura delle Polveri avesse avuto successo?

Il 5 Novembre 1605 vide l’avvio di un piano per eliminare non solo il Re d’Inghilterra, ma anche i suoi successori, il suo parlamento e alcuni vescovi e nobili vicini a lui durante la Cerimonia d’Apertura del Regno Unito, quando tutti i bersagli sarebbero stati insieme in un solo posto.
Questo sarebbe stato raggiunto accendendo diversi barili di polvere da sparo che nel corso delle settimane erano stati attentamente portati di nascosto sotto la Camera dei Lord.
L’uomo al quale era stata affidata la responsabilità di accendere gli inneschi, un veterano di nome Guy Fawkes, venne scoperto mentre faceva la guardia ai barili di polvere da sparo, arrestato e giustiziato, sventando il piano e lasciando che questo venisse ricordato con infamia come la Congiura delle Polveri.
In generale queste sono le cose più conosciute della congiura, ma se le cose fossero andate diversamente? Per rispondere dobbiamo conoscere i motivi e i personaggi dietro la congiura, e il miglior punto da cui cominciare forse è il re, Giacomo I, che era succeduto a Elisabetta I, che era morta senza figli.
In realtà il miglior punto da cui cominciare potrebbe essere il padre di Elisabetta, Enrico VIII.
Durante il suo regno iniziale l’Inghilterra era Cattolica come gran parte dell’Europa dell’epoca, ma questa era l’epoca della Riforma, la gente stava diventando disillusa dalla Chiesa Cattolica e stava cercando un’alternativa.
Enrico era una di quelle persone, motivato come si sa dal desiderio di annullare il suo matrimonio contro i desideri del Papa.
Questo portò l’Inghilterra a voltare ufficialmente le spalle al Cattolicesimo in favore dell’appena creata Chiesa Anglicana.
Ovviamente il Papa e molti devoti Cattolici non erano contenti di questo, e diedero voce alla loro rabbia.
Enrico rispose sopprimendo e mettendo al bando le messe e gli ordini religiosi, una pratica più o meno continuata dai suoi successori.
Sua figlia non fece eccezione, dato che come è noto fece incarcerare e giustiziare una pretendente rivale al trono Cattolica, Maria Stuarda, Regina di Scozia e madre del ragazzo che un giorno sarebbe succeduto ad Elisabetta, Giacomo.
Giacomo stesso non era Cattolico come sua madre, ma nutriva simpatie verso la vecchia religione, anche se la sola simpatia non bastò a fargli mettere in atto l’agognata tolleranza religiosa che molti Cattolici chiedevano, lasciando che questi lo percepissero come un’altra continuazione dell’establishment anticattolico che durava da decenni, e qui entrano in scena gli ideatori della Congiura delle Polveri: la congiura venne orchestrata da un’alleanza di Cattolici radicalizzati guidati da Robert Catesby, che credeva che fosse compito suo restaurare l’ordine religioso dell’Inghilterra e salvare lo stile di vita Cattolico inglese da un percorso graduale di estinzione totale.
Il piano prevedeva la tabula rasa dell’establishment che era visto come troppo profondamente coinvolto nella Chiesa Anglicana e restaurare il vecchio ordine tramite l’ascensione al trono della sorella minore di Giacomo, Elisabetta, che sarebbe stata cresciuta come una Cattolica mentre Henry Percy, IX Conte di Northumberland, avrebbe agito da reggente fino al raggiungimento della sua maggiore età, essenzialmente nominando Percy come leader dell’Inghilterra per diverso tempo.
Il figlio minore di Giacomo, che era già noto per essere un devoto Protestante, sarebbe stato arrestato e mantenuto in carcere per evitare una rinascita dell’anticattolicesimo.
A causa di disaccordi nella cerchia dei cospiratori e dell’espansione del gruppo fino ad includere sostenitori meno zelanti, alla fine informazioni sulla congiura raggiunsero Re Giacomo, che venne avvertito di non prendere parte alla sessione d’apertura del parlamento, e fu per questo che ordinò le pattuglie di sicurezza supplementari che alla fine scoprirono Guy Fawkes.
In questo mondo alternativo quella lettera non viene mai letta da Re Giacomo, ci furono numerose opportunità nelle quali avrebbe potuto essere intercettata, distrutta, persa o semplicemente ignorata dal re.
In questa TL è esattamente quello che accade, il 5 Novembre Guy Fawkes accende gli inneschi, fugge a cavallo e attraversa il Tamigi mentre rivolte nelle Midlands distraggono l’attenzione dai cospiratori, che catturano il figlio e la figlia del re.
Fawkes aveva il compito di informare il papato e le potenze Cattoliche internazionali della piega che stavano prendendo gli eventi, così da far guadagnare legittimità alla sua causa, mentre in patria i cospiratori ristabilivano l’ordine attraverso i meccanismi di governo e garantendo a Henry Percy l’autorità, così come attraverso il supporto diretto della popolazione Cattolica.
In Inghilterra viene ripristinato il Cattolicesimo e la storia diventa molto diversa da quella del nostro mondo.
Con Re Giacomo ed essenzialmente tutto il suo ordine spazzati via viene spazzato via anche tutto quello che avevano messo in moto, e questo include le importanti plantation dell’Irlanda del Nord e la colonizzazione delle Americhe.
Fu sotto Giacomo I che la regione dell’Irlanda nota come Ulster iniziò a vedere l’insediamento di cittadini inglesi, che mise in moto il cambiamento demografico che avrebbe condotto di volta in volta l’Irlanda a ribellarsi contro gli Inglesi Protestanti.
In questo mondo non viene promosso alcun movimento simile, tranne che nei territori abitati da individui e organizzazioni indipendenti.
Senza il sostegno del re e del governo inglese i Cattolici irlandesi riusciranno a cacciare questi coloni e a riasserire il loro dominio sull’isola.
Questo mondo non vedrà mai l’anglicizzazione dell’Ulster, che rimarrà un grande centro della cultura gaelica, anche se questo significa ovviamente che lo sviluppo arriverà più lentamente e l’intera isola rimarrà rurale più a lungo.
Jamestown, così chiamata in onore di Re Giacomo, non viene mai creata come prima colonia permanente inglese in America, e col governo nel bel mezzo di una riforma e impegnato a recuperare i rottami della macchina politica, la coalizione potrebbe non essere una priorità importante per qualche tempo.
Inoltre Giacomo fu fondamentale per il perseguimento di un’unione più approfondita tra i regni delle Isole Britanniche, senza di lui a gettare le fondamenta dell’unità l’Inghilterra, la Scozia e l’Irlanda probabilmente rimarranno territori separati per un periodo di tempo più lungo, e durante quel periodo svilupperanno identità divergenti.
La Scozia probabilmente perseguirà l’alleanza con la Francia per sostenere ulteriormente le sue ambizioni di colonizzazione della regione delle Caroline, mentre un’Irlanda indipendente promuoverà la sopravvivenza della cultura gaelica e assicurerà che la regione rimanga abbastanza distinta dall’Inghilterra per evitare qualsiasi tentativo d’unione.
L’Inghilterra è costretta a prendere una posizione difensiva, ci sono molti avversari all’estero ai quali piacerebbe avvantaggiarsi di questi disordini momentanei, e la cosa migliore che potrebbe fare l’Inghilterra è ritirarsi momentaneamente per rimettersi in piedi, poi stabilire stretti legami con una potenza Cattolica, magari ristabilendo le relazioni con la Spagna per trarre benefici dal suo importante impero commerciale, che in questo mondo starebbe meglio nonostante probabilmente collasserà comunque a causa di qualche colonia in più in America centrale.
In assenza dell’impero inglese sarà l’impero commerciale olandese ad ascendere per prenderne il posto, occupando il territorio di New York come Nuova Amsterdam e assicurandosi la Colonia del Capo e i grandi porti costieri dell’India.
Negli anni seguenti l’Inghilterra, dopo il cambiamento politico e l’ascesa al trono di Elisabetta, adotterà una monarchia più assolutista simile a quella vista in altri regni Cattolici, e anche se il monarca avrà più potere, questo nuovo ordine potrebbe in realtà essere utile per evitare per qualche tempo la Guerra Civile Inglese, che venne scatenata dal figlio di Re Giacomo, un leader prepotente e sconsiderato che tentò di oltrepassare i limiti del suo potere, anche se non si può dire che la Guerra Civile Inglese verrà evitata del tutto.
Le popolazioni tendono a seguire un monarca assoluto fin quando egli è capace perlomeno di arrecargli un buon quantitativo di prosperità, come dice il proverbio nessuno si ribella se è più comodo non farlo, ma se i successori di Elisabetta cadranno nelle stesse trappole del successore di Giacomo allora è probabile che per la nazione riemerga il disastro, che causerà l’intervento di una potenza Cattolica vicina come la Francia, che potrebbe cogliere l’occasione per rendere l’Inghilterra un protettorato o un dominion con la scusa di mantenere l’ordine.
Farà questo con l’aiuto dell’alleata Scozia, e quando il potere della Spagna declinerà le due assumeranno il nuovo ruolo di principali potenze europee e capitani del commercio, instaurando una regolare rivalità con l’impero commerciale olandese.
Nel complesso, tentando di restaurare l’autorità Cattolica in Inghilterra, i cospiratori della Congiura delle Polveri avrebbero fatto rimanere inavvertitamente indietro l’Inghilterra in un’epoca nella quale fece i passi più cruciali per ottenere lo status di impero internazionale e avrebbero permesso ad altri di riempire quello spazio mentre essa rimaneva indietro.
Col tempo l’Inghilterra avrà l’opportunità di raggiungerli, ma potrebbe essere troppo tardi, e anche se presumiamo che i successori di Elisabetta mantengano un’autorità dominante senza scatenare una guerra civile rivoluzionaria, l’Inghilterra si ritroverà comunque circondata da concorrenti, rivali e nemici, siano essi gli Olandesi, gli Irlandesi, gli Scozzesi o i Francesi, e anche se riuscirà comunque a crearsi un cammino per sé stessa, senza tenere conto del dove o del come, potrebbe non esserci via di fuga dal fatto che vedrebbe un’importante riduzione del potenziale che aveva.

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Paolo Maltagliati subito obietta:

C'è una cosa che non ho mai capito e cioé perché nella stragrande maggior parte delle ucronie che prevedono il ristabilimento del cattolicesimo in Inghilterra (per me Guy Fawkes è un PoD molto difficile per riuscirci, ma non è questo il punto), si dà per scontato che l'Inghilterra faccia un flop coloniale.

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Dario Carcano propone:

Forse perché negli anglosassoni è diffusa l'idea che la ragione del successo imperialistico degli inglesi (e degli americani per estensione) sia l'etica protestante, idea che deriverebbe da un errata interpretazione di Weber, e in particolare di una delle sue opere più famose, 'L'etica protestante e lo spirito del capitalismo'. Da persona che Weber l'ha letto sul serio, posso dire che in quell'opera il sociologo tedesco faceva un ragionamento più complesso de "il capitalismo esiste solo grazie al protestantesimo" che molte persone gli attribuiscono...

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Dice la sua anche Federico Sangalli:

A me fanno sempre sorridere gli autori anglosassoni che trattano di Cattolicesimo, Protestantesimo e istituzioni collegate perché si percepisce sempre un’idea di fondo che vede come ciò che non è parte della civiltà protestante di lingua inglese (nata così di punto in bianco per intervento divino, che l’autore pensi a un Dio religiosamente inteso che li ha autorizzato a essere il nuovo Popolo Eletto come fanno i destrosi o un’idolo culturale come l’eccezionalismo anglosassone come lo intendono i più liberali) sia da associarsi con barbarie, ignoranza, istituzioni arcaiche o una combinazione delle tre.
Per esempio l’autore del “What if?” in questione parla della restaurazione del Cattolicesimo inglese come un ritorno “all’Assolutismo”. Analizziamo questa espressione.
L’Assolutismo inteso come tutti i poteri nelle mani del sovrano (alla Zar di Russia insomma) non ha fattualmente precedenti prima del XVII secolo, fatta appunto eccezione per la Russia di Ivan il Terribile che però non era cattolica bensì ortodossa e infatti si ispirava all’analogalmente autocratico Impero Bizantino. La società cattolica medievale e post-medievale era tutt’altro che assolutista e per un buon motivo: se il Re è onnipotente, temporalmente e spiritualmente, che ruolo resta alla Chiesa, se non quello di reggergli il moccolo? Così nel dibattito medievale la posizione cattolica era centrata su una visione che potremmo chiamare “corporativista”, cioè incentrata su un corpus sociale (il sovrano, la nobiltà nei suoi vari livelli di vassallaggio, i contadini liberi, la servitù della gleba, la Chiesa e tutti i suoi vari ordini ecclesiastici, i mercanti, le varie corporazioni degli artigiani) che secondo il pensiero politico dell’epoca trovava legittimità nel fatto di essere stata ispirata da Dio e come tale era perfetta e senza alcuna necessità di modifiche. Se il sistema favoriva così l’immobilismo sociale (salvo eccezioni, se nascevi in un ceto ci rimanevi e così i tuoi discendenti) questo non ha mai tarpato le ali allo sviluppo economico (i Fugger erano cattolici, i Medici erano cattolici, le repubbliche marinare erano cattoliche, i mercanti anseatici erano cattolici), culturale (i più grandi dotti dell’epoca erano cattolici), artistico (non faccio neanche esempi) o infrastrutturale (dalle cattedrali ai primi moderni centri urbani) del Vecchio Continente. Ma soprattutto il modello corporativista assegnava a ogni soggetto un determinato peso e ruolo politico nel sistema e lo imbullonava lì. Per esempio, il sovrano stesso era potente, di solito nel suo regno stava al vertice del sistema ma comunque doveva confrontarsi con contrappesi sociali praticamente inamovibili: diritti e rappresentanti dell’aristocrazia vassalla, borgomastri delle città e delle loro corporazioni, la Chiesa che si muoveva su un piano parallelo tutto suo. Carlo V aveva tante corone ma anche altrettanti sistemi di potere con cui confrontarsi: le Cortés iberiche, di Castiglia e di Aragona, la Dieta imperiale completa di nobili, vescovi-principi e legati delle città libere, il Papa e la Chiesa, che era un soggetto staccato dai vescovi tedeschi rappresentati nella dieta (come spesso capitava alle autorità religiose locali: la Santa Inquisizione ubbidiva al sovrano del regno per dire), nobili e liberi comuni del Regno d’Italia e così via. Ogni dinastia imperiale ha tentato di rendere elettiva la carica e ha fatto cilecca, così come i tentativi (Lotta delle Investiture) di replicare in Occidente il modello cesaropapista orientale russo-bizantino, che non a caso era stato alla base dello Scisma anti-Cattolico ortodosso e rappresentava il principale sistema contrapposto a quello corporativista, il cui esempio massimo furono gli Stati Generali del Regno di Francia, un perfetto organo corporativista dove ogni parte del corpus era rappresentata e votava per sé stessa come un unico soggetto.
L’Inghilterra non fece eccezione se il cattolico Re Giovanni dovette concedere la Magna Charta a favore di un organo corporativista come il proto-parlamento composto dai Comuni (nobilita terriera e mercantile) e dai Lords (grande nobiltà e clero). Il primo passo verso l’Assolutismo lo fece Enrico VIII, quando impose una chiesa di Stato nominata da lui medesimo, una chiara svolta verso il cesaropapismo orientale, e con la soppressione degli ordini religiosi, una politica continuata poi da Elisabetta. Il Protestantesimo giocò un ruolo fondamentale in questo passaggio, prima sradicando e facendo tabula rasa del vecchio sistema in nome del diretto contatto tra individuo e Dio e poi, spaventati dalla conseguente anarchia, ritrattarono tutto in favore di un sistema che affidava a potente terreno poteri assoluti (schema ben rappresentato dalle rivolte contadine aizzate dai luterani in Germania e Lutero stesso che incoraggia i nobili a “scannare come cani” i ribelli).
Giacomo I, il sovrano il cui assassinio avrebbe portato a un ritorno all’Assolutismo secondo l’autore del video, scrisse quand’era ancora solo Re di Scozia due trattati, La Vera Legge delle Monarchie Libere (1598) e Basilikon Doron (1599), che sono oggi considerati i primi trattati sull’Assolutismo Monarchico. Il secondo in particolare, pensato come un “dono reale” (da cui il titolo) e un trattato educativo per i suoi figli, illustrava il potere totale che un monarca di diritto divino doveva avere nel suo regno. I pamphlet di Giacomo I inaugurarono l’Assolutismo come pensiero politico, ad essi si ispirò Hobbes per il suo Leviatano e i tentativi di praticarlo da parte dei monarchi protestanti britannici portò alla Guerra Civile (dove Cromwell si dimostrò più assolutista del Re) e poi al golpe della Gloriosa Rivoluzione. Ma quest’ultima non invertì il processo, anzi: in un sistema ormai scardinato del suo vecchio ordine le parti del corpus lottavano per il potere e quando il Parlamento (la cui funzione corporativista andava diluendosi nella formula “incarnazione della Nazione” poi consacrata da Burke) ci mise le mani sopra se lo tenne stretto, rimpiazzando progressivamente il Re, approfittando dei suoi momenti di debolezza (Giorgio I che non sapeva parlare inglese, Giorgio III che era affetto da turbe mentali gravi). Ma il potere rimase concentrato, anzi nel 1701 (Act of Union) le autonomie locali rappresentate dai vecchi Regni di Scozia e Irlanda furono soppresse (causando le rivolte dei clan locali guidati dai pretendenti cattolici giacobiti). Non è un caso se le nazioni anglosassoni rimangono molto carenti sul piano della rappresentanza locale, incentrata ancora su istituzioni arcaiche come le contee, gli sceriffi e i bailiffi, carenza che la Devolution (di fatto l’annullamento parziale dell’Act of Union) ha solo in parte affrontato, e su quello dei contrappesi istituzionali (la “Presidenza Imperiale” americana, ricalcata esplicitamente dai Padri Fondatori sulla figura del Re britannico, tant’è che inizialmente bisognava rivolgersi a lui col titolo di “Vostra Maestà Elettorale”, parola di John Adams, ma anche l’assenza di una costituzione scritta, di limiti espliciti al potere reale e di una corte suprema in Gran Bretagna). Le guerre di religione scatenate dai protestanti spinsero a de-confessionalizzare lo Stato e a rafforzare il suo potere per riportare l’ordine entro i suoi confini: il principio Eius Regio Cuius Religius stabilito a Vestfalia è molto chiaro in questo. Questo processo si è mostrato appieno in Francia, nazione cattolica è vero, ma in cui l’evoluzione ha preso tratti palesemente anti-cattolici e anti-corporativisti: la sospensione degli Stati Generali, le pulsioni gallicane di Luigi XIV, l’espulsione dei Gesuiti, la decisione di trasformare i religiosi in dipendenti pubblici fedeli allo Stato e la strage di chi rifiutava operata dai rivoluzionari, la centralizzazione realizzata da Napoleone, un uomo che teneva il Papa letteralmente in catene.
Insomma, una Congiura delle Polveri coronata dal successo avrebbe probabilmente comportato un’Inghilterra meno assolutista, almeno sul medio periodo. D’altro canto le condizioni sarebbero favorevoli. I vertici del proto-stato centrale sono saltati per aria, la nuova Regina ha nove anni e il potere è nelle mani di una reggenza guidata dai nobili cattolici che, dovendo affrontare le rivolte dei protestanti, dovranno prendere difficili decisioni in campo politico e militare che poi renderà difficile per futuri monarchi riprendersi la totale autorità nei suddetti campi. Ci sarà un ritorno al corpus della società cattolica. Gli opuscoli di Giacomo I sull’assolutismo? La prova del suo essere un aspirante tiranno. I regno di Irlanda e Scozia? Fedeli sacche di autonomia locale da promuovere e tutelare come regno separati. Il demanio reale creato col sequestro dei beni della Chiesa e dei cattolici? Restituito in gran parte ai suoi proprietari. L’Olanda perse contro l’Inghilterra da sola nelle Guerre Anglo-Olandesi della nostra storia, non vedo come potrebbe batterla alleata con Francia, Spagna e Portogallo e “sostituire Londra” nel commercio atlantico (la cui ascesa a scapito del Mediterraneo precedette lo Scisma) solo perché questa è tornata cattolica. Chi lo sa, dato il successo marittimo sperimentato da spagnoli e portoghesi, magari Weber scriverà un “L’Etica Cattolica del Capitalismo” dove spiegherà che lo spirito missionario e la necessità di compiere azioni buone verso il prossimo per guadagnare la Salvezza ha favorito scambi commerciali, relazioni economiche durevoli e con esse l’affermarsi del moderno sistema finanziario.

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E Paolo Maltagliati conclude:

Sintetizzo il post di Federico (un saggio straordinario) con queste parole: « ma gli anglosassoni Tocqueville lo leggono? »

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Questa ucronia invece è stata pensata da William Riker:

Durante la "Guerra dei Tre Enrichi", per Enrico di Navarra le cose si misero male quando, dopo una lettera piena di insulti da lui spedita a Papa Sisto V, la sua regione, la Guienna, fu invasa da ben tre eserciti avversari. Il Borbone dei tre Enrichi era certamente il più debole, ma riuscì a prevalere grazie alle sue doti militari. Il 20 ottobre 1587 infatti sorprese un forte esercito reale comandato dal duca di Joyeuse Anne, a Coutras, nel Poitou, e grazie a un intelligente uso della cavalleria riuscì ad annientare l'esercito della Lega Cattolica. Quando re Enrico III morì assassinato da un giovane domenicano, Jacques Clement, senza lasciare eredi diretti, Enrico di Navarra si rivelò il primo nella linea di successione, anche se per arrivare a lui bisognava risalire fino a San Luigi IX, vissuto tre secoli prima (Enrico discendeva da Roberto di Clermont, figlio cadetto di Luigi IX). Fu in quell'occasione che pronunciò la frase storica "Parigi val bene una Messa!" Lui, il campione del protestantesimo francese, accettò di convertirsi al cattolicesimo e divenne Re con il nome di Enrico IV: da lui discendono tutti i successivi Borbone che furono re di Francia, di Spagna e di Napoli, fino all'attuale Re di Spagna Felipe VI.
Ora io vi chiedo: se Enrico di Navarra morisse nella Guerra dei Tre Enrichi, al momento dell'assassinio di Enrico III chi salirebbe al trono di Francia? Quale sarebbe la successione dei re francesi a partire da allora? Forse a Parigi si decideranno ad abolire la Legge Salica, e ad accettare sovrani provenienti da una linea femminile?

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Gli risponde Dario Carcano:

Il candidato alternativo a Enrico di Navarra era lo zio di Enrico, il cardinale Carlo di Borbone-Vendôme, che però essendo sacerdote non era sposato e non aveva figli. Alla sua morte quindi si aprirebbe una nuova crisi di successione. Storicamente morì nel 1590, ma era in carcere prigioniero del nipote; se fosse re probabilmente vivrebbe più a lungo.
Comunque ho fatto un po' di ricerca tra i parenti di Enrico IV, ossia i discendenti di Carlo IV di Borbone-Vendôme. Escludendo da una possibile successione Luigi I di Borbone-Condé e i suoi discendenti perché calvinisti, gli eredi più probabili dell'ucronico Carlo X sono i conti di Soissons, ossia Carlo di Borbone-Soissons e i suoi discendenti.

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Federico Sangalli invece obietta:

Però i Borbone-Condé sono in una posizione ideale. Il capo del Casato, Enrico I, muore nel 1588 mentre si sta riprendendo dalle ferite riportate proprio a Coutras. Ma l’autopsia denuncia un possibile avvelenamento e sua moglie Carlotta Caterina, incinta al terzo mese, viene accusata e imprigionata. In carcere dà alla luce il piccolo Enrico II il 1 settembre 1588, che le viene immediatamente tolto. L’anno dopo Re Enrico III è assassinato come vendetta per l’omicidio di Enrico di Guisa. Lo zio del defunto Enrico di Navarra, il Cardinale Carlo di Borbone, diventa il nuovo sovrano come Carlo X ma è privo di eredi. Senza considerare l’aspetto religioso la linea di successione include:

- il bisnipote di Carlo X, cioè il piccolo Enrico II (1 anno, nessuna religione).
- lo zio di Enrico, Francesco di Borbone-Conti (31 anni, cattolico ma avversario della Lega Cattolica).
- un altro zio di Enrico, l’abate Carlo di Borbone (27 anni, cattolico).
- infine lo zio più giovane di Enrico, Carlo di Borbone-Soissons (23 anni, cattolico ma avversario della Lega Cattolica).

Nella HL Enrico IV decise di riconoscere il suo erede maschio più prossimo, cioè il piccolo Enrico, come erede finché non avesse avuto figli suoi. Con suo padre e suo nonno morti e sua madre in prigione, si poteva stare tranquilli che non sarebbe cresciuto sotto influenza calvinista. Quindi il bambino fu battezzato e cresciuto come cattolico e tale rimase.
Ora, Carlo X potrebbe essere tentato di passare sopra il piccolo Enrico, non riconoscendolo come erede legittimo per via delle circostanze della sua nascita (genitori calvinisti, madre accusata di aver ucciso il padre). Ma poi sarebbe difficile giustificare l’esclusione di Francesco e del Borbone-Soissons, ambedue cattolici, soprattutto tenendo conto che in assenza di una dinastia alternativa i loro nomi torneranno in auge al più tardi con la morte dell’abate Carlo.
Avrebbe quindi più senso seguire ciò che in HL fece Enrico IV: Carlo X riconosce il piccolo Enrico e lo adotta, assicurandosi che cresca come cattolico. Alla morte del Re, diciamo nel 1592, la madre è esclusa da qualunque reggenza per le vicende citate e così gli zii, per aver militato contro la Lega Cattolica. Il giovanissimo Enrico IV è posto sotto la reggenza dell’abate, ora promosso a Cardinale, Carlo di Borbone-Vendôme. Qua semmai potrebbe aprirsi un possibile bivio. Se il Borbone-Vendôme si accontenta, sarà reggente fino alla sua morte nel 1594, poi seguirà la reggenza del Borbone-Conti fino al 1602, quando Enrico IV diventerà maggiorenne. Ma dato il clima di intrigo del periodo non si può escludere che il piccolo Enrico faccia una brutta fine. I protestanti infatti potrebbero volerlo morto nella consapevolezza che ormai Enrico è perduto alla loro causa e dunque meglio toglierlo di mezzo e aprire la strada ai Borbone-Conti. In questo caso infatti la corona passerebbe a Francesco III che morirebbe senza eredi nel 1614, dopo di cui il titolo passerebbe ai Borbone-Soissons.

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E Alessio Mammarella aggiunge:

Quindi, se non ho capito male, Luigi di Borbone-Soissons in questa TL sarebbe Luigi XIII. Chiaramente in questa TL potrebbe sposarsi (avendo un maggiore interesse ad avere una discendenza) e quindi la dinastia borbonica potrebbe continuare mediante lui.
In alternativa, potrebbe morire senza figli come in HL, e questo caso mi sembra che proseguire con la legge salica fosse difficile: o bisognava cercare in qualche misconosciuto ramo cadetto originatosi intorno all'anno 1000 oppure bisognava rassegnarsi all'idea di:

- abbandonare la legge salica, per consentire l'accesso al trono a qualche nipote figlio della sorella di Luigi XIII (la quale, trovandosi a essere la sorella del Re di Francia, potrebbe sposare qualcuno di più prestigioso rispetto a Tommaso Francesco di Savoia);
- dichiarare la dinastia estinta e quindi eleggere un nuovo sovrano, rinunciando al principio della continuità dinastica.

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A proposito di Enrico IV, invece, ecco cosa ha proposto il francese Perchè No?:

Il “Vert galant”

Ho letto una nuova versione dell’assassino di Enrico IV di Francia nel 1610, che mi ha fatto vedere quest’evento sotto una luce nuova.

In Francia abbiamo l’abitudine di vedere il “Bon Roi” Enrico IV come un eroe popolarissimo per aver messo fine alle guerre di religione, invece quand’era vivo non era amato da tutti. Per numerosi Francesi, nobili o no, rimaneva un ex protestante, mentre noi vediamo la sua volontà di riconciliazione. Noi vediamo il fondatore di una nuova dinastia mentre allora era per molti un usurpatore, un caso unico o ancora meglio una transizione (come speravano i Condé e altri rami cadetti). Noi vediamo un uomo che amava la vita, loro vedevano un uomo con uno stile di vita scandaloso e un guerriero che stava per iniziare una guerra sanguinosa contro la Spagna. Quest’opinione era in gran parte la conseguenza dell’ostilità assoluta del clero al nuovo re: tutte le settimane ripetevano al popolo che Enrico IV era il diavolo, il nemico delle fede e che non doveva essere obbedito.

Cosa ha fatto cambiare tutto questo? Proprio la sua brutale fine. Il fatto di morire sotto i colpi di un fanatico cattolico ha traumatizzato il popolo francese, facendo subito risalire la paura della guerra civile come ai tempi dell’assassinio di Enrico III. La fine di Enrico IV ha permesso di mantenere più a lungo la sua politica di tolleranza diventata legittima con la fine da "martire" del re. I suoi discendenti hanno approfittato di quest’immagine di re-martire per ricevere più legittimità, cosi Luigi XIII era visto con emozione come il figlio di Enrico e la gente cercava nei tratti e il carattere di Luigi XIV i segni del nonno. Le difficoltà della reggenza hanno finito di santificare il suo regno, in cui ogni sforzo era diretto verso la ricostruzione e il ritorno della prosperità per il popolo.

In breve, le tendenze attuali vedono l’assassinio di Enrico IV come la sua più grande vittoria, anche se postuma.

Dunque ho pensato a una nuova ucronia su questo argomento:

Anno 1610: Ravaillac é arrestato all’entrata del Louvre mentre chiedeva di incontrare il re, nascondeva un coltello (cosa vera, ma non é stato arrestato). Enrico IV non si preoccupa più di tanto di questo incidente, anche se esso dimostra l’ostilità crescente della popolazione contro i suoi progetti di guerra contro la Spagna.

Comunque Enrico IV parte per il Nord e penetra nelle terre spagnole, alleandosi con i principi protestanti tedeschi. Quest’alleanza provoca lo scandalo dei cattolici di Francia, ancor di più dopo la condanna del re da parte del Papa, che considera la sua guerra come empia. Il Papa dichiara anche il re un falso convertito. Ciò contribuisce alla nascita della Nuova Lega Santa sotto il comando dei duchi di Soissons e di Epernon.

Questiultimi convincono Maria de' Medici a tradire il marito, e prendono come ostaggio il Delfino Luigi. A questo punto, attaccato dagli Spagnoli e dai nemici interni, l’esercito reale crolla e Enrico IV deve ritirarsi verso il Sud per ritrovare la protezione degli Ugonotti.

La guerra religiosa risorge in Francia con la sua coorte di massacri e orrori. Una nuova San Bartolomeo scoppia a Parigi, che riesce a massacrare il migliore ministro del re, Sully. A questo si aggiunge l’attacco inglese da parte di Giacomo I, che vede nella guerra civile francese l’occasione di riprendere il controllo di Calais. Enrico IV però non é ben accolto dai protestanti che non dimenticano la sua conversione alla religione nemica.

Alla fine Enrico IV trova la morte durante la battaglia di Limoges del 1615, ucciso da un soldato semplice della Lega. I ribelli proclamano subito re il piccolo prigioniero Luigi XIII, che non governerà mai, lasciato in una prigione dorata mentre si insedia un consiglio feudale dei principi che lottano tra loro.

La loro prima decisione é quella di fare la pace con la Spagna, che annette la Navarra e diverse piazzeforti nel Nord della Francia, un’alleanza sinonima di vassallaggio é firmata ad Amiens. La seconda decisione é quella di vietare totalmente il protestantismo in Francia. Ciò provoca l’ultima guerra di religione, la peggiore di tutti.

L’esercito reale ha ricevuto l’ordine di massacrare la popolazione ugonotta. Quest’ultimia, mal organizzata, chiede aiuto al re d’Inghilterra che nel 1618 conquista La Normandia, mentre La Rochelle apre il porto alle sue navi, creando una piccola repubblica marinara che diventerà il porto di partenza degli ugonotti superstiti verso l’America o i Paesi Bassi.

Nel 1620 la presenza protestante in Francia sparisce del tutto, e si instaura una monarchia debole e frammentata. La Francia non diventerà mai una potenza europea e, al contrario, diventa il fantoccio della Spagna, ancor di più quando Luigi XIII sposerà una principessa spagnola. il loro figlio, il debole Luigi XIV, non avrà figli e la sua morte prematura provocherà l'inizio della Guerra di Successione Francese, alla fine della quale un principe spagnolo diverrà re a Parigi.

E nei decenni successivi alla Guerra di Successione? Forse ci troveremo con un altro "Patto di famiglia" tra Spagna e Francia come nella nostra Timeline, però con una leadership spagnola, almeno nei primi decenni, poi la Francia potrebbe ritrovare un po' della sua potenza, approfittando della sua ricchezza naturale e del suo peso demografico. Ciò provocherebbe una sorta di rinascita del regno di Francia, però senza assolutismo: sarebbe una Francia più decentralizzata, con una cultura ispanizzata. Una Francia asburgica sarebbe una garanzia di pace continentale in un'alleanza forte con la Spagna e l'Austria (almeno dopo l'eliminazione degli Stati protestanti, o se l'Inghilterra non riesce a spaccare questo blocco).

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Così commenta Bhrghowidhon:

Mi interessa molto CoDesta ucronia, perché configura un blocco di ben tre Potenze continentali (fra l'altro con il corollario di un loro complessivo dominio completo dei territorî cisalpini e italiani), paragonabile - pur nell'evidente diversità - a Carlo V. d'Asburgo (con tanto di crisi interna al Sacro Romano Impero) e, più lontanamente, a Carlo Magno, quindi più avanzato che Luigi XIV. quanto a successo territoriale (persino nell'ipotesi di una sua vittoria piena nella Guerra di Successione Spagnola della nostra linea temporale) e tendenzialmente prossimo a Napoleone I., addirittura fornito - al contrario di quest'ultimo - di un enorme impero coloniale.

Siccome uno dei principali interrogativi che mi affascinano negli studî storici di sviluppi alternativi è la possibilità di realizzazioni di grandi Imperi, una prospettiva del genere è irresistibile!

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Lord Wilmore invece propone:

Ma se la Spagna non decade e conserva un ruolo egemone in Europa (dominio diretto di tutta l'Italia eccetto Venezia, dei Paesi Bassi cattolici, controllo a tenaglia su Francia, Piemonte e forse anche Portogallo) è possibile che la Rivoluzione del 1789 scoppi addirittura a Madrid, con le Cortes che si proclamano "Assemblea Costituente" ed un Terrore giacobino (ovviamente dal nome di un ex convento dedicato a San Giacomo di Compostella) molto simile alla Guerra Civile del 1936-39 tra Falangisti e Repubblicani. È probabile che re Carlo IV (ma sarà di Borbone?) si ritrovi senza testa come il "nostro" Luigi XVI, e che il corso Napoleone Bonaparte si metta al servizio della neonata Repubblica Spagnola (della quale poi diverrà il padrone). E se decidesse di vendere il Messico agli Stati Uniti d'America?

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Ma così gli risponde Perchè No?:

Non sono sicuro che una rivoluzione come in Francia sarebbe stata possibile in Spagna. La Spagna non era abbastanza centralizzata, troppe Cortes uguali negli diverse parti del regno, c'erano dei poteri intermedi tra il popolo e la corona, dunque c'é un controllo locale più esteso, una responsabilità comune nelle decisioni, molti cervelli in più a pensare una soluzione alle crisi o a come impedire il cambiamento. In Francia al contrario il re si é ritrovato ad essere il solo colpevole di fronte all'ostilità popolare, e del tutto incapace di imporre le sue decisioni. No, definitivamente, anche con l'esempio inglese e americano, non penso che la rivoluzione fosse possibile in Spagna, ma la riforma sì.

Inoltre, penso che probabilmente non nascerà un Québec francese, creando un'America del Nord interamente anglofona e protestante: niente Canad,a dunque. forse ci saranno una o due piccole colonie di fuggiaschi ugonotti e ci sarà una forte minoranza francofona negli USA di oggi. Poi il Messico non sarebbe venduto, non era una povera e lontanissima colonia che non serviva a niente come la Louisiana. Il Messico era il cuore dell'impero coloniale spagnolo. Forse avrebbe venduto la Florida. Penso che il blocco continentale asburgico si sarebbe spaccato prima o poi, perché ci sarebbe stato lo stesso una rivalità tra Francia ed Austria. Poi penso che ci sarebbe stata un'alleanza stabile della Gran Bretagna con l'Olanda e la Prussia. La Germania sarebbe stata il campo di battaglia di sempre. La Francia sarebbe scesa più volte in guerra contro la Gran Bretagna per recuperare Calais e La Rochelle, ma non sorgerebbe mai come potenza navale e non avrebbe avuto colonie, lasciando il campo aperto agli Inglesi.

Sto pensando anche a come far proseguire la dinastia asburgica di Spagna e tgliere di mezzo la dinastia borbonica. Per far concludere a forza la pace alla Francia, come nella nostra Timeline Filippo III fa sposare a suo figlio (il futuro Filippo IV) la sorella di Luigi XIII, Elisabetta. Luigi XIII forse si sposa come nella nostra storia, ma comunque stavolta non ha figli (gia é stato abbastanza difficile nella nostra Timeline). Dunque niente Luigi XIV. Alla morte di Luigi XIII sono i figli della sua sorella a pretendere la corona francese (prima Baltazar-Carlos poi dal 1646 Maria Teresa). La guerra si combatterà tra i partigiani di Maria Teresa e i partigiani dei Condé, che non vogliono una donna sul trono.

Comunque Maria Teresa non può sposare un Luigi XIV che non esiste, diventa regina di Francia e Spagna (o allora le due corone sono separate e c'é un posto per Carlo II sia in Francia che in Spagna). Maria Teresa sposa qualcun altro, ha figli e può continuare la dinastia degli Asburgo di Spagna.

Riguardo infine alla "tua" Italia, con questa ipotesi essa rimane divisa tra Stati dominati dalle tre potenze continentali, Francia, Austria e Spagna. Comunque sarebbe in pace e forse a un certo punto sarebbe creato appositamente un regno d'Italia per un Asburgo. Mi piace l'idea dell'Inghilterra che si introduce nella partita, ma allora solo in Italia meridionale, perché quest'intervento potrà solo venire dal mare ed avere l'obiettivo del controllo del Mediterraneo.

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Gli replica Lord Wilmore:

Io la vedo così. L'Italia rimane ripartita tra:

1) un Regno d'Italia Settentrionale dominato dagli Asburgo-Lorena (poche volte abbiamo pensato a loro come possibili riunificatori), e controllato dall'Austria;

2) lo Stato Pontificio (con i confini della HL oppure variamente sforbiciato), protetto dalla Spagna;

3) il Regno d'Italia Meridionale, che potrebbe essere dato a un Hannover e protetto dall'Inghilterra. Isole Egadi, Eolie e Lampedusa potrebbero essere direttamente annesse da Londra.

Questa situazione permarrebbe fino al nostro oggi, a meno di sorprese se la/le guerra/e mondiale/i scoppiano comunque...

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E ora, la parola a Iacopo:

Poniamo che, dopo l'unione personale tra Prussia e Brandeburgo ma prima dell'eventuale uscita della Prussia dalla Repubblica di Polonia-Lituania, si sancisca una solida e duratura unione personale tra Austria (e quindi Impero) e La Repubblica stessa; poniamo anche che il ruolo di Svezia, Impero Ottomano e Russia resti invariato. Come cambierebbe l'evoluzione territoriale e statale della Prussia(-Brandeburgo), e soprattutto come cambierebbe il suo ruolo nell'Impero?

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Tommaso Mazzoni gli fa notare:

La Prussia, se non può espandersi ai danni della Polonia, può farlo ai danni di Svezia, Sassonia e Baviera.

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Così conclude per ora Federico Sangalli:

Se non erro siamo tra il 1618 e il 1656. Se é così probabilmente non solo la Prussia avrà serie difficoltà ad uscire dalla Polonia ma non potrà neppure ottenere il titolo regale nel 1701: in HL la Polonia non riconobbe quella che riteneva, in forza del diritto di quattro o cinque secoli prima, un'usurpazione (ed è il motivo per cui per il primo mezzo secolo si formavano Re in Prussia e non Re di Prussia) ma Varsavia non era in grado di far valere il suo diritto e Augusto II privatamente diede il suo benestare anche perché come Elettore di Sassonia teneva spesso le beghe tedesche più in considerazione di quelle polacche. Gli Asburgo furono contenti di dare la loro benedizione ma in questo caso gli Asburgo dovrebbero darsi la zappa sui piedi: in altre parole il tentativo degli Hohenzollern di ottenere il titolo regalo "spostandosi" fuori dall'Impero fallirebbe perché sarebbero sempre sottoposti agli stessi padroni di casa, cioè gli Asburgo. Aperta parentesi, se poi gli Hohenzollern non riescono ad ottenere la migrazione di protestanti di Salisburgo e dintorni o se questi vanno da un'altra parte la Prussia rimarrà una regione depopolata e povera. Chiusa parentesi. Se gli Hohenzollern vogliono ancora il titolo di Re, ed è logico supporlo visto che lo volevano come segno d'Indipendenza da Vienna, a meno che questa non sia disperata in qualche guerra da necessitare assolutamente del suo aiuto, dovranno per forza andare a Nord: Berlino parteciperebbe come in HL alla Grande Guerra del Nord e si annetterebbe l'intera Pomerania Svedese, ottenendo uno sbocco sul Baltico. Ma la Pomerania fa ancora parte dell'Impero. Ma c'è una scappatoia: in HL dopo la morte di Carlo XII la Svezia fu divisa tra i sostenitori di Federico I di Hesse-Kessel, genero di Carlo, e Carlo Federico di Schleswig-Holstein-Gottorp, nipote di Carlo. Dopo aver già stretto la pace con Russia, Prussia, Gran Bretagna e Polonia la Svezia in HL dovette stringerla anche con la Danimarca, che non era in condizione di dettare alcuna pretesa, ma Federico I, ottenuta nel frattempo la Corona, decise di permettere ai danesi di prendere il controllo dello Schleswig in modo tale da disarcionare il rivale (il cui figlio Adolfo sarebbe comunque diventato Re di Svezia più tardi). Allora ecco, la Prussia non si accontenta e continua la guerra e Federico I decide di permettere che Schleswig, Holstein e Gottorp siano annessi da Berlino. A Carlo Federico od ad Adolfo potrebbe essere data come consolazione la Corona di Finlandia che in HL gli fu offerta durante le Guerre Russo-Svedesi. I Ducati danesi come sappiamo era proprio al confine del Sacro Romano Impero ed era incerto se fossero dentro o fuori (la Guerra del 1864 scoppiò in pratica per gli strascichi di questa questione irrisolta). Quindi, se gli Hohenzollern riuscissero a farsi riconoscere come esterni e a ottenere il permesso dagli Asburgo come con il Trattato della Corona dell'HL, potrebbero poi provare a dichiararsi Re dell'Holstein o Re degli Juti o qualcosa del genere (da chi si inventa Re in Prussia mi aspetto fantasia). É probabile che poi si allei con la Svezia contro Danimarca e forse Russia e poi con la Russia contro la Svezia. Se c'è Federico il Grande o almeno Federico Guglielmo i prussiani potrebbero anche conquistare la Danimarca ed espellerne la Dinastia in Norvegia. Diamine, potrebbero anche occupare Stoccolma e obbligare il Rikstag ad eleggere un Hohenzollern Re, sarebbe legale, ma Cristiano di Danimarca l'aveva già fatto una volta e non era finito benissimo. In ogni caso la geopolitica prussiana si sposta verso Scandinavia e Mare del Nord attraverso un solida alleanza con la Russia e forse con la Gran Bretagna, il tutto per sfuggire al soffocante abbraccio della grande coperta asburgico-imperiale.

Poi tutto dipende dalla Slesia: se Federico il Grande l'ha invasa perché la geopolitica di Berlino mirava alla Polonia, allora potrebbe anche non invaderla, alterando Guerra di Successione Austriaca e Guerra dei Sette Anni, e puntare invece contro la Danimarca appunto; se invece l'ha invasa per le sue risorse allora potrebbe farlo lo stesso e la Prussia cesserà di essere uno stato vassallo, forte e con possedimenti esterni, ma comunque sottoposto agli Asburgo all'interno del sistema imperiale, per diventare la sfidante di Vienna per il predominio dell'area germanica che conosciamo

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