532, l'Italia ostrogota

di Dans


Vi sottopongo un'ipotesi il cui spunto me l'ha dato una trasmissione di qualche tempo fa sui Barbari. Alla fine della trasmissione, Alberto Angela faceva un elogio della situazione dell'Italia sotto gli Ostrogoti, contrapponendoli agli Eruli e alle successive guerre tra Bizantini e Longobardi.
Ho ripreso quindi lo spunto, prendendo come POD una precoce scomparsa dell'imperatore Giustiniano, e la mancata riconquista da parte sua dei territori occidentali dell'Impero (Illiria, Italia, Spagna, Africa). In questo modo:

- non si ha la calata in Italia dei Longobardi, secondo alcuni chiamati proprio dai bizantini: permane il regno Ostrogoto in Italia, che convertendosi dall'arianesimo diviene protettore del papa (Bisanzio è troppo lontana e inizia a differenziarsi teologicamente per la maggior tolleranza ai monofisiti). Appoggiandosi il papa agli ostrogoti anzichè ai franchi, non c'è ragione per la nascita del Sacro Romano Impero.
- permangono al potere i regni dei visigoti in Spagna e dei vandali in Africa: civilizzazione dei berberi e loro inserimento nei due regni come soldati e poi generali.
- Bisanzio risparmia sulle campagne militari e su chiese e monumenti, evitando il dissesto finanziario dell'impero
- gli Arabi sono fermati a livello della Libia dalla flotta vandala e bizantina (aver evitato il momento di over-stretching sotto Giustiniano aiuta l'impero bizantino a resistere più a lungo).

 

LEGENDA:

fatti effettivamente avvenuti, mantenuti nell’ucronia

fatti ucronici

[fatti avvenuti nella HL, segnalati per contrasto]

 

11 gennaio 532: Rivolta di Nika, o dei Verdi e degli Azzurri del Circo a Bisanzio.

I due demi, partiti politici evolutisi dalle tifoserie sportive, si coalizzano contro Giustiniano, che, dopo aver favorito gli Azzurri da erede al trono, aveva cercato di liberarsi dell’influenza di entrambi. Al grido di vittoria di “Nika”, i demi chiedono la rimozione del prefetto cittadino, Triboniano, e del prefetto del pretorio Giovanni di Cappadocia, considerati responsabili della dura repressione di alcune zuffe tra tifoserie, con la condanna a morte di alcuni responsabili delle due parti. La rivolta si estende con l’incendio della prefettura e delle prigioni, quindi del vestibolo del palazzo imperiale e della chiesa di Santa Sofia. Giustiniano allontana i funzionari, ma la sommossa cresce di intensità. Allora l’imperatore si presenta all’ippodromo, promettendo un’amnistia generale e riconoscendo le proprie mancanze. Ma non ottenne l’effetto sperato. Il popolo incoronò imperatore Ipazio, un nipote di Anastasio I, cui era succeduto Giustino, zio di Giustiniano. Intanto un grupppo di Verdi attacca il palazzo imperiale, al cui interno sono rimasti Giustiniano, Teodora e i cortigiani rimasti fedeli.

Giustiniano pensa di fuggire, ma Teodora lo trattiene e lo convince a passare alla repressione militare, per mano dei magister militum Belisario e Mundus, oltre alla corruzione degli Azzurri gestita dall’eunuco Narsete. La repressione fa trentamila vittime, Ipazio è condannato a morte, i giochi vengono aboliti per alcuni anni e la polizia municipale rafforzata. I demi per una quindicina d’anni non crearono più alcun problema di ordine pubblico.

 

...e se Giustiniano fosse fuggito?

 

VI SECOLO

Imp.bizantino

Ostrogoti

Visigoti

Vandali

518-527 Giustino

476-526 Teodorico

Amalarico, 507 - 531

496-523 Trasamondo

527-532 Giustiniano

526-534 (Amalasunta)

Teudi, 531 - 548

523-530 Ilderico

532-554 Ipazio Trace

534-536 Teodato

Teudigisel, 548 - 549

530-553 Gelimero

554-569 Zenone II

536-552 Vitige

Agila, 549 - 554

553-574 Gibamondo

569-588 Ipazio II

552-559 *Viterico

Atanagildo, 554 - 567

574-586 *Guntimondo

588-602 Ipazio III

559-573 *Ilderico

Leova I, 567 - 572

Mauri

602-610 Foca

573-591 *Matila

Leovigildo, 567 - 586

 

 

591-603 *Matarico

Recaredo I, 586 - 601

 

 

 

Leova II, 601 - 603

 

 

- Ostrogoti

Il regno romano-barbarico degli Ostrogoti approfondisce il suo dominio sull’Italia.

Alla morte di Teodorico nel 526, sale sul trono degli ostrogoti il nipote Atalarico, di cui prende reggenza la madre Amalasunta. Tuttavia Atalarico muore a 18 anni nel 534, e Amalasunta si associa al trono il cugino Teodato. Alla notizia dell’assassinio di Amalasunta da parte di Teodato, nel 535, e alle richieste d’intervento da parte del papa e dei senatori romani, l’imperatore d’oriente Ipazio prepara una legione, al comando del generale Belisario, richiamato dal fronte persiano.

Teodato accetta le condizioni di pace propostegli dall’ambasciatore imperiale alla fine del 535, ma le tradisce nella primavera seguente, dopo aver ottenuto l’appoggio dei Franchi e aver riconquistato la Dalmazia. Nell’estate nel 536 Belisario sbarca a Classe e cinge d’assedio Ravenna, che dopo un anno deve capitolare, mentre i Longobardi, chiamati da Bisanzio, occupano la Dalmazia e vi scacciano gli ostrogoti. Teodato viene deposto dagli stessi ostrogoti, che eleggono nuovo re Vitige. Il nuovo sovrano rinnova il foedus con l’Impero d’Oriente, e Belisario fa ritorno sul fronte persiano.

Nello stesso 536 i goti perdono la Provenza, occupata dai Franchi.

Il figlio di Vitige, *Viterico, deve subito affrontare nel 553 un’orda di franchi ed alamanni che superano le alpi e dilagano per la pianura padana e il centro Italia, comandati da Butilin e Leutharis. Inizialmente l’esercito goto viene preso alla sprovvista, ma nel 554 Butilin è sconfitto presso Perugia e Leutharis presso Pesaro. I barbari, battuti, proseguono fino al Veneto, dove vengono decimati da un’epidemia.

Nella seconda metà del VI secolo gli ostrogoti in Italia consolidano il proprio dominio, attraverso una riforma agraria volta a stroncare il potere degli aristocratici, pericolosi per l’élite gota, fino ad arrivare all’esproprio dei latifondi, e  dotandosi di una flotta in grado di contrapporsi alle scorrerie dei vandali lungo le coste della penisola. [Totila 542-553]

La riorganizzazione militare invece prevede la creazione di una linea di frontiera alpina, con un buon numero di castelli e l’istituzione di quattro comandi militari di frontiera, a Forum Iulii, Trento, Lugano, Susa.

Riguardo alle questioni religiose, i re ostrogoti ariani, consapevoli della propria minoranza etnica e culturale (per la forte influenza cattolica del Papa) lasciano libertà di culto ai cattolici in cambio della rinuncia da parte del clero ad ogni funzione pubblica.

Il papato resta un’istituzione spirituale e non assume il controllo temporale, civile e politico, dell’Italia; mancano infatti l’anarchia causata dalle guerre greco-gotiche e dalla calata dei longobardi, la Prammatica Sanzione di Giustiniano del 554, la Donazione di Costantino scritta da papa Stefano II (+757)

 

- Bizantini

Nel 532 Ipazio viene proclamato imperatore, restaurando la dinastia Trace. Inizialmente deve appoggiare i demi del circo, che l’anno fatto eleggere. Tuttavia dal 540 inizia una lenta ma sempre più stretta repressione delle manifestazioni più violente di questi.

Impegnato dai problemi di ordine pubblico della città di Bisanzio, Ipazio non si interessa particolarmente a restaurare il dominio dei romaioi sui territori occidentali. Si accontenta dei giuramenti di fedeltà dei consoli goti, che mantengono formalmente i loro territori sotto l’autorità dell’imperatore d’Oriente, pur intervenendo direttamente in Italia durante la crisi di successione a Teodorico nel 534.

L’interesse militare bizantino si concentra soprattutto sulla difesa dal pericolo persiano ad Oriente, dove dal 527 l’Impero era in guerra con i Sassanidi. Tuttavia la morte del sovrano persiano Cavades nell’autunno del 531 aveva messo di fatto fine alle ostilità. I nuovi regnanti, Ipazio e Cosroe, favorirono la sottoscrizione della “pace eterna” del settembre 532, che prevedeva il ritorno allo status quo ante e un tributo di Bisanzio alla Persia.  Ipazio instaura una politica più cauta con i Sassanidi: prepara le difese ma evita gli attacchi, preferendo la deterrenza, e non alleggerendo troppo il fronte orientale neanche nei momenti di necessità dovuti a rivolte altrove per l’impero, per timore di un possibile attacco persiano, nonostante il trattato di pace. A tale scopo potè avvalersi della perizia del magister militum per Orientem Belisario, nominato da Giustiniano, che seppe respingere gli occasionali attacchi e trappole dei persiani evitando l’escalation del conflitto. [540: con le forze bizantine in lotta contro gli ostrogoti, Cosroe attacca]

Un altro fronte diretto per l’impero di Bisanzio sono i Balcani, dove a getto continuo popolazioni barbare superano il confine danubiano per inoltrarsi in territorio bizantino. Ipazio e i suoi successori riorganizzano il limes, attraverso la costruzione di un gran numero di castelli per dar rifugio alle popolazioni in caso di invasione da parte di bande di predoni, che per la loro incapacità negli assedi e la mancanza di rifornimenti erano costantemente costretti a ripiegare presto. Guarnigioni vengono poste a difesa delle principali città della Tracia e dell’Illirico, per garantire un minimo di difesa attiva; i negoziati diplomatici infine hanno lo scopo di comprare la ritirata degli invasori.

Nel 536 Ipazio pensò di utilizzare i Longobardi contro gli Ostrogoti, durante l’intervento contro Teodato, per premere sull’Italia da est. Ma alla fine della campagna dovette accettare che gli stessi Longobardi si stanziassero in Illiria e Dalmazia come foederati.

Nel 528 e nel 540 gli Unni devastarono la Dacia e la Tracia, respinti solo a Filippi. Nel 545 e 548 gli Sclaveni saccheggiarono la Tracia e l’Illirico, respinti poi dai Longobardi della Dalmazia. Infine nel 559 Zenene I deve affrontare gli Unni Cutriguri, che passano in massa il Danubio ghiacciato, respinti da Belisario alle porte di Costantinopoli. Nel 561 gli Avari si presentano al limes danubiano, ma un tributo li convince a non oltrepassarlo.

[= serio risparmio di risorse spese in combattimenti contro Persiani, Vandali, Goti e Longobardi]

 

Nella politica religiosa, l’intransigenza di Giustiniano (che aveva restaurato la pena di morte contro eretici e pagani, mostrando cautela solo con i monofisiti) fu temperata da Ipazio e dai suoi successori. [Giustiniano: chiusura  dei più famosi santuari pagani, come il tempio di Iside a File, sul Nilo, o quello di Ammone nell’oasi di Augila in Cirenaica, oltre alla scuola filosofica di Atene.]

Sono comunque vani i tentativi, sponsorizzati soprattutto dal papa di Roma, di reprimere il monofisismo, che in Egitto acquista valenza di rivolta nazionalista contro l’Impero.

 

- Vandali

Il regno di Gelimero cerca di imporsi come potenza navale egemone nel Mediterraneo Occidentale (Baleari, Corsica, Sardegna).

Gelimero diviene Re nel 530 dopo aver deposto suo cugino Ilderico che aveva irritato la nobiltà vandala a causa della sua conversione al cattolicesimo. La maggior parte di loro infatti era devota all'arianesimo. L'imperatore d'oriente Giustiniano I, che appoggiava Ilderico e voleva restaurare l'impero nel Nord Africa, intendeva portare guerra contro i Vandali, non appena conclusa la pace con i Persiani; ma il ricordo della disastrosa spedizione navale del 468, e la contrarietà di generali e ministri, convincono il suo successore Ipazio a recedere dall’idea. Tuttavia, per destabilizzare il regno vandalo, i bizantini e i loro alleati ostrogoti inviano supporti al governatore vandalo della Sardegna, Godas, che si era dichiarato indipendente e stava impegnando i cinquemila soldati della flotta vandala per la riconquista dell’isola, mentre Gelimero combatteva in Bizacena contro i Mauri.

Nel 549 Gelimero riconosce autonomia al governatore della Sardegna in cambio del pagamento di un tributo, concludendo il conflitto.

Tra il 532 e il 544 Gelimero combatte contro i mauri; al termine delle campagne di Gelimero i mauri accettano il formale dominio dei vandali, in cambio del riconoscimento dei propri usi e costumi; i cavalieri mauri entrano a far parte dell’esercito vandalo, garantendo un’ottima forza di terra oltre alla grande flotta già esistente, e acquisendo talvolta anche fama e posizioni di potere.

La dominazione vandala introduce in tutto l’Atlante alcuni elementi di amministrazione statale romano-barbarica. I berberi mauri vengono cristianizzati secondo la fede ariana, ma solo superficialmente.

La dispendiosa campagna navale per la riconquista della Sardegna, e le campagne contro i mauri, impegnano a fondo le risorse del regno vandalo. Gibamondo, nipote e successore di Gelimero dal 553, eredita un regno allo stremo delle possibilità economiche e profondamente lacerato dalla mancata integrazione tra l’élite vandala, ariana, e la popolazione punico-romana, perloppiù cattolica. Gibamondo tende ad una politica più quietista (simile a quella del predecessore Ilderico), per riportare la pace interna al regno e lo sviluppo economico. Abbandona le persecuzioni contro i cattolici, pur senza rinunciare alla fede ariana, segno distintivo dell’aristocrazia vandala; cerca, senza troppi risultati, di promuovere una maggiore integrazione tra etnie e la rinascita dei traffici commerciali e marittimi.

Negli anni 580, numerose rivolte interne costringono *Guntimondo, succeduto nel 574 a Gibamondo, ad abbandonare le mire espansionistiche nel Mediterraneo. I bizantini fomentano le rivolte inviando aiuti. *Guntimondo è costretto a porre sotto assedio diverse città ribelli. Tuttavia il suo esercito è annientato dalla cavalleria dei Mauri, che gli si è sollevata contro, nella battaglia di Ippona del 583. Un anno dopo i berberi mauri entrano a Cartagine, accolti come liberatori dalla popolazione.

 

- Longobardi

I longobardi si stabiliscono definitivamente tra la Pannonia, l’Illiria e la Dalmazia, strappata agli ostrogoti nel 536 su richiesta di Bisanzio. I bizantini ne fanno un protettorato, concedendo al loro duca *Arioaldo la carica di console

 

- Visigoti

I visigoti stanziatisi in Spagna conquistano i territori baschi ad inizio secolo e quelli dei Suebi in Galizia nel 584.

 

- I Franchi

Del 539, 576 e 590 sono le invasioni dei Franchi nel Nord Italia; nel 592 franchi e ostrogoti [longobardi] stringono un patto di non aggressione, che durerà per 150 anni.

 

VII SECOLO

Imp.bizantino

Ostrogoti

Visigoti

588-602 Ipazio III

 

602-610 Foca

 

Dinastia Eracliana

610-641 Eraclio I

641 Costantino III,

641 Eraclio II

641-668 Costante II

668-685 Costantino IV

685-695 Giustiniano II Rinotmeto

 

591-603 *Matarico

603-610 *Teodimero

610-611 *Gunterico

611-634 *Torimero

634-636 *Guntimero

636-651 *Ilderico II

651-659 *Erarico

659-661 *Toteia

659-671 *Eurico

671-680 *Alarico

680-682 *Alarico II

682-688 *Ildibaldo II

688-696 *Toribaldo

696-703 *Euribaldo

Recaredo I, 586 - 601

Leova II, 601 - 603

Witterico, 603 - 610

Guntimaro, 610 - 612

Sisibuto, 612 - 620

Recaredo II, 620 - 621

Svinthila, 620 - 631

Ricimero, ? - 631

Sisinanth, 631 - 636

Kindila, 636 - 640

Tulga, 640 - 641

Kindasvinth, 641 - 652

Reccesvindo, 653 - 672

Wamba, 672 - 680

Erwico, 680 - 687

Egika, 687 - 701

Witiza, 697 - 710

Roderico, 710 - [711]

 

- La conversione degli Ostrogoti

Nel 591 sale al trono d’Italia *Matarico, che nel 596 si converte al cattolicesimo, seguendo l’esempio del re visigoto Reccaredo pochi anni prima, nel 589

In breve il regno ostrogoto abbandona la Bibbia di Wulfila e la scrittura gotica (20 lettere greche, 3 latine, 3 runiche), per accogliere la Vulgata e l’alfabeto latino.

[Azz1] La conversione si configura come un atto teso all’irrobustimento dell’istituto regio, a fronte delle resistenze opposte dall’aristocrazia ostrogota. Nel cancellare le distanze tra visigoti e italo-romani attraverso la conversione, *Matarico dà al potere del re in Italia una definizione di carattere territoriale piuttosto che etnico, offrendo una base diversa, più ampia e solida, alla propria autorità.

Tra la monarchia cattolica e le gerarchie ecclesiastiche si crea un vincolo stretto: la Chiesa fornisce al re un sostegno ideologico, basato sulla lontana origine cristiano-ellenistica, a legittimazione del suo potere, oltre a specifiche e incontestate prerogative nel campo religioso; in cambio, ricevono l’opportunità di un massiccio coinvolgimento nella vita del regno, con la concessione ai vescovi di ben definite competenze civili, comprendenti tra l’altro un’ampia capacità giurisdizionale.

L’ “incontro” tra il re, il clero e l’aristocrazia avviene nel concilio, che viene aperto alla partecipazione dei laici e gravato di specifiche competenze politiche e amministrative. Dal 640 i concili generali vengono convocati in modo regolare, per occuparsi delle grandi questioni di fede o di interesse generale. Il concilio, le cui deliberazioni hanno effetti civili e vanno ad integrare l’ordinaria legislazione regia, si configurano come una sorta di grande “assemblea del regno”, al cui interno trovano espressione i diversi rapporti tra l’aristocrazia, laica ed ecclesiastica, e il potere monarchico. Nel concilio resta comunque centrale il ruolo del sovrano, a cui spetta convocarlo e presentare l’ordine del giorno (tomus).

Parallelamente al coinvolgimento del clero nella vita politica e amministrativa del regno, i sovrani visigoti si ingeriscono nell’ordinamento delle istituzioni ecclesiastiche, culminando con l’acquisizione, entro fine secolo, del pieno controllo delle nomine episcopali, dopo l’assunzione del diritto di indicare al papa, di fatto il primate della chiesa italiana, i nomi dei vescovi vacanti.

Tale facoltà di intervento regia rispondeva pur sempre a un modello condiviso della regalità cristiana. La solidarietà dimostrata dagli ecclesiastici nei confronti del sovrano e il loro pieno coinvolgimento nell’amministrazione dello stato contribuiscono a determinare una fortissima identificazione degli interessi; questa simbiosi comporta una sorta di restringimento del campo prospettico del clero italiano al solo ambito del regno, rarefacendo i contatti con i patriarchi orientali, identificati con quell’impero bizantino che, dalla riconquista del Sud Italia nel 623, rappresentava una minaccia latente per il regno.

La conversione comporta anche dei cambiamenti nei costumi goti: lentamente viene abbandonata, almeno in teoria, la pratica della poliandria e dei matrimoni di secondo ordine.

 

Potendosi garantire il pieno appoggio del papa, i sovrani ostrogoti iniziano una politica di maggiore indipendenza da Bisanzio. Nel 621 *Torimero mette fine al sistema delle due istituzioni (impero e regno) e delle due giurisdizioni (iudex imperiale e comex goto), e il diritto goto-romano diviene vincolante per tutti i sudditi del regno.

Bisanzio cerca di reagire a quella che considera un’usurpazione del foedus stipulato a suo tempo: nel 623 l’imperatore Eraclio, già impegnato contro i persiani, organizza una spedizione per occupare l’Italia ostrogota. Ma i suoi generali riescono solo a riconquistare la Sicilia e il Sud Italia fino a Napoli. In aiuto degli ostrogoti vengono infatti le truppe dei cugini visigoti e degli alleati franchi.

Per la posizione di prestigio del regno ostrogoto, che controlla l’Italia e ospita il papa di Roma (seppur ridotto di rango dalla nazionalizzazione delle chiese cattoliche sotto ostrogoti, visigoti e franchi), *Torimero e i suoi successori cercano di porsi come egemoni e protettori dell’Occidente romano-barbarico, contro gli imperatori d’Oriente.

 

- Il regno dei visigoti in Spagna

In Spagna il regno visigoto si struttura con le stesse caratteristiche del regno ostrogoto: conversione al cattolicesimo (Reccaredo 589), coinvolgimento del clero nell’amministrazione statale, nascita di una chiesa autocefala centrata a Toledo, predominio del re sulle nomine vescovili, sistema dei “concili”.

 

- Il regno dei Franchi

Anche il regno dei Franchi, cattolico sin dall’inizio, si struttura con una chiesa autocefala.

 

- Il regno di Mauritania

La nuova élite berbera di Carthago mantiene le strutture organizzative e il funzionariato dell’amministrazione romano-barbarica dei vandali, ma si dimostra molto più tollerante e aperta alla popolazione autoctona; hanno termine le persecuzioni dei cattolici, e nel 612 il re berbero *Kansil si converte al cattolicesimo, riprendendo relazioni diplomatiche amichevoli con Bisanzio. La lingua berbera diviene una lingua scritta, che usa sia l'alfabeto latino che un alfabeto proprio di 30 lettere. Bibbia e Liturgia cristiana sono tradotte, favorendo la diffusione della nuova fede.

Nelle città comunque buona parte della popolazione è ancora di origine punico-latina.

Gli equites mauri, signori della guerra locali, fondano i loro domini costieri sul controllo della navigazione e sulla pirateria, che infesta le coste del Mediterraneo Occidentale

 

- La resistenza berbera agli arabi

Verso il 670 gli arabi arrivano alle porte del Maghreb, attaccando il regno mauro. I mauri chiedono e ottengono l’appoggio di Bisanzio, oltre a contrattaccare con la flotta, via mare.

Nel 683 il re berbero Kusayla sconfigge gli arabi nei pressi di Biskra, uccidendo il loro capo Uqba bin Nafi e costringendoli a ripiegare.

Nuovi attacci arabi a Carthago vengono respinti nel 695 e 698, anche grazie alla mobilitazione dei berberi, ottenuta dalla Dihya al-Kahina, la leggendaria profetessa dei berberi. [698 Carthagine espugnata]

VIII SECOLO

 

Imp.bizantino

Ostrogoti

Visigoti

698-705 Tiberio III Apsimaro

705-711 Giustiniano II Rinotmeto

711-713 Filippico Bardane

713-715 Anastasio II

715-717 Teodosio III

 

Dinastia Isauriaca

717-741 Leone III l'Isaurico

741 Costantino V Copronimo

741-743 Artabasdus

743-775 Costantino V Copronimo

775-780 Leone IV il Cazaro

780-797 Costantino VI il Cieco

797-802 Irene l'Ateniana

696-703 *Euribaldo

 

722 *Eurico III

 

775-778 *Widerico

 

794- *Riccardo

697-710 Witiza

710-722[711] Roderico

(Eurico III regg.)

740-764 *Kindila II

764-778 *Wamba II

778-796 *Roderico II

796-798 *Leova III

798- *Riccardo

 

 

 

- La crisi di successione visigota e l’intervento di Eurico III d’Italia

Nel 722, alla morte senza eredi di Roderico, il regno visigoto si trova in una crisi dinastica. I pretendenti al trono sono Wideri, governatore di Tarracona, e Svinthila, governatore di Corduba. Il concilio, convocato dal Patriarca di Toledo, non riesce a risolvere la questione. Wideri e Svinthila iniziano a preparare le milizie. Il patriarca di Toledo invita allora il re ostrogoto *Eurico III a presiedere il concilio. *Eurico sbarca in Spagna e arriva a Toledo. In concilio risolve la questione favorendo il matrimonio di Wideri con la figlia di Svinthila. I nobili ostrogoti lo nominano reggente, in attesa della maggiore età del futuro erede *Kindila, che nasce nel 724.

Nel 740 *Kindila II sale al trono visigoto e sposa la figlia di Eurico, *Amalieva.

 

- Carlo Franco e la guerra franco-gotica

746?  Pipino il Breve depone l’ultimo re merovingio, Childerico III; i carolingi da maestri di palazzo divengono re dei Franchi. Papa Zaccaria deplora l’atto di forza, ma il Patriarca di Parigi lo legittima. [legittimazione di papa Zaccaria, pressato dai longobardi]

768 morte di Pipino il Breve; guerra civile tra i suoi figli Carlomanno e Carlo, detto Carlo Franco [Carlo Magno], nonostante gli sforzi di mediazione della madre Bertrada

771 morte di Carlomanno. Carlo Franco occupa la parte orientale del regno franco, unificandolo. La vedova di Carlomanno, Gerberga, e i suoi due figli, si rifugiano a Pavia presso la corte ostrogota [longobarda], chiedendo protezione.

772-775: guerra franco-gotica: gli ostrogoti [longobardi] intervengono contro i franchi, su richiesta della vedova e dei figli di Carlomanno, e per vendicare l’onta del ripudio da parte di Carlo Franco della sua seconda moglie *Widisunta [Ermengarda], figlia del re ostrogoto *Widerico [longobardo Desiderio]

Agli ostrogoti si uniscono i visigoti di Wamba II, figlio di Kindila II e della regina ostrogota Amalieva, e i burgundi che si sollevano contro i franchi.

Nel 775, al termine del conflitto, Carlo Franco deve accettare la rinascita del regno burgundo e il dominio dei visigoti sull’Aquitania e degli ostrogoti sulla Provenza.

[800: Carlo Magno incoronato da Adriano I come Imperatore del Sacro Romano Impero]

 

La crisi di successione ostrogota

Nel 778 muore senza eredi Widerico d’Italia. Il concilio di Ravenna invita in Italia il re visigoto Roderico II. La figlia di Widerico, Widissunta, sposa il secondo figlio del re visigoto Leova, facente intanto da reggente.

Nel 794 Riccardo (Reccaredo), figlio di Widissunta e Leova, diviene re d’Italia. Nel 796 il primo figlio di Roderico II muore, e Leova torna in Spagna come re dei visigoti. Alla sua morte nel 798 Riccardo cumula le corone dei visigoti e degli ostrogoti.

 

Il Sacro Romano Impero Gotico

800: papa Adriano I incorona a Roma Riccardo come Sacro Romano Imperatore Gotico.

 

 

Fonti

- Montanelli, "Storia d’Italia - I secoli bui", Milano : Rizzoli 1965

- Giorgio Ravegnano, "Giustiniano", Teramo : Lisciani & Giunti 1993

- "I goti: guida alla mostra", Milano : Electa Lombardia 1994

- Claudio Azzara, "Le invasioni barbariche", Bologna : Il Mulino 1999

- Claudio Azzara, "Le civiltà del medioevo", Bologna : Il Mulino 2004

- Herwig Wolfram, "I germani", München : Beck 1997          

- www.cronologia.it

Dans

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Ed ecco le osservazioni in merito di Filobeche:

1) Secondo me l'Italia Longobarda era ricca e potente e quello di cui mancò fu l'unità politica dovuta da un lato alla lotta tra i Duchi (per la cattiva concezione del potere da parte dei Longobardi) ed i maneggi dei Papi che contribuirono ad indebolire il regno.
2) Giustino potrebbe diffidare del nipote oppure basterebbe che la rivolta di Nika abbia successo.
3) Perchè non un sacro romano imperatore Italiano? Se nella tua Linea i Bizantini tendono al monofisismo Papa Leone potrebbe scegliere un re degli Ostrogoti come sacro romano imperatore da contrapporre all'imperatore Bizantino.
4) I vandali erano destinati ad una Brutta fine, troppo etnocentrici per guadagnare l'appoggio di Berberi e soprattutto dei latini (magari potrebbero essere conquistati dagli Ostrogoti)
5) La guerra con i persiani è stato il vero momento di debolezza dell'impero, anzi dei due imperi
6) Secondo me non devi escludere la possibilità che l'impero romano germanico si formi in Italia e Spagna e poi considera che se Roma fa parte del regno Gotico (L'italia cambia nome come la gallia?) il Papa viene ridotto al rango di un patriarca...
7) Possono resistere come regni ariani quelli dei visigoti e dei vandali? O si convertono o cadono, quello vandalo cade lo stesso
8) Riuscirà Bisanzio a resistere all'onda d'urto islamica dei turchi e dei mongoli, o cadrà come nella HL? Dipende dalle scelte fatte, in mille anni non è facile fare previsioni...

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Dario Carcano ha voluto dire la sua:

I germani essendo divisi non erano percepiti dai romani una minaccia primaria. Ma cosa sarebbe accaduto in presenza di un ipotetico regno Germanico unito lungo i confini del Reno? Essso avrebbe costretto Roma a tenere ancora più legioni su quel confine, che tuttavia sarebbero state più che altro un deterrente, come le armi nucleari nella Guerra Fredda: si sarebbe avuta quindi una “pace del terrore” dettata dal fatto che sia Roma che la Germania sarebbero state a conoscenza di non avere le forze per battere l’avversario. L’arrivo di Attila nel IV secolo cambierebbe gli equilibri in tavola e spingerebbe le due potenze o a fare fronte comune contro il nemico Unno, oppure una delle due si alleerebbe con gli Unni per sconfiggere l’altra potenza.

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Bhrghowidhon gli replica:

Storicamente i Goti si sono divisi fra Visigoti Alleati di Roma e Ostrogoti uniti agli Unni; nel caso di un grande Impero Germanico (esteso dal Reno al Don) sarebbe potuto accadere altrettanto, ma col confine intragotico sempre sul Dnestr, quindi in linea di massima con Germania e Dacia Federate all’Impero Romano e l’Impero Ponto-Baltico degli Ostrogoti in quello degli Unni.

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Dario gli tiene dietro:

Credo dipenda anche da altri fattori, ad esempio da quanto tempo esiste l’Impero Germanico all’arrivo di Attila: se esiste da poco tempo, quindi il potere centrale non è ancora consolidato, allora sarebbe plausibile una divisione; se invece esiste da più tempo, diciamo già dall’epoca di Caracalla, allora il potere centrale sarebbe più consolidato, allora il regno affronterebbe unito l’invasore unno. Un’altra variabile indipendente (deformazione professionale: oggi ho fatto l’esame di Psicologia Generale 1) potrebbe essere la modalità con cui il sovrano diventa tale: se il sovrano è eletto, modalità tradizionale dei popoli germanici, allora l’assestamento del potere centrale su quelli periferici sarebbe molto più lento; se la monarchia invece fosse ereditaria, questo processo sarebbe più rapido.

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E Bhrghowidhon stigmatizza:

In base alla storia successiva pare più probabile elettiva, sia pure entro poche Dinastie selezionate. I popoli germani pagani hanno sempre optato per l'elezione del "più forte", dai vichinghi scandinavi, ai sassoni, ai goti. Potremmo dunque avere una Successione da Arminio a Vitichindo; dal momento dell’attacco degli Unni, in particolare, Ermanarico († 375), Vinitario (375-376), Fritigerno (376-380), Atanarico (380-381), Radagaiso (381-406), Alarico I (406-410), Ataulfo (411-415), Teoderico I (418-451), Genserico (451-477), Odoacre (477-493), Clodoveo (493-511), Teoderico il Grande (511-526), Vitige (536-540), Totila (541-552), Teia (552-dopo il 553), Turisindo (553-560), Cunimondo (560-567), Alboino (567-572)...

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Generalissimus aggiunge:

Teodorico il Grande cercò sempre di farsi riconoscere dall'Impero Romano d'Oriente il titolo di Augustus, ma non ebbe mai successo. E se invece riuscisse finalmente ad ottenerlo? Praticamente una cosa del genere equivarrebbe a legittimare il Regno Ostrogoto come il nuovo Impero Romano d'Occidente. Quali sarebbero le conseguenze?

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Iacopo suggerisce:

E se anticipasse Carlomagno di trecento anni, e offrisse al Papa la conversione dei Goti in cambio dell'unzione imperiale?

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E il solito Federico Sangalli commenta:

Se gli Ostrogoti accettano di essere incoronati dal Papa Imperatori (o meglio il contrario, se il Papa accetta di incoronate Teodorico Imperatore) questo ne cambia in primis la postura, cioè i rapporti con gli altri stati, e in secundis la cultura. Se il sovrano gotico è Imperatore Romano per mano del Papa non potrà esimersi dalla conversione al Cattolicesimo né potrà lanciare campagne contro la romanizzazione dei goti senza automaticamente rinnegare il titolo. Almeno Boezio e un paio di Papi non verranno martirizzati. Le paranoie di Teodorico si concentreranno sugli Ariani, cioè Vandali e Visigoti, ora nemici della fede. Credo che fosse per questo che Iacopo teorizzava un'alleanza franco-ostrogota contro i Visigoti (e i Vandali, aggiungo io). La domanda vera è però come reagirebbe Bisanzio, non sono sicuro sarebbe così felice di accettare la cosa. A differenza di Carlo Magno qui sono passati pochi decenni dalla caduta dell'Impero d'Occidente, per la corte bizantina la sovranità spetta a loro in forza delle insegne mandate a Costantinopoli di Odoacre (e infatti a Costantinopoli Teodorico era riconosciuto come Patrizio d'Italia, sottoposto al dominio formale bizantino, alla pari con Odoacre) e non certo al primo ubriacone goto intortato di chiacchere da quel ficcanaso di un vescovo di Roma che non si fa mai gli affari suoi e mette sempre il becco in come l'Imperatore tratta la Chiesa in Oriente. La retorico da riconquista che avrebbe preparato la Restauratio Imperii di Giustiniano era già lì a carburare. Tuttavia sarebbe utile porre una data per capire meglio che impatto avrebbe una tale proclamazione sulle dinamiche di Costantinopoli: avverrebbe sotto Zenone, sotto Anastasio o sotto Giustino?

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Diamo la parola a Dario Carcano:

Questa discussione sui Goti mi ha fatto venire in mente un video molto interessante che ho visto tempo fa, in cui si spiega come l'idea che Roma sia caduta nel 476 con la deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre sia, in sintesi, una fabbricazione propagandistica degli stessi romani per giustificare la Restauratio Imperii di Giustiniano.

Il video quindi spiega le conseguenze a lungo termine di questa idea, e della guerra greco-gotica che ha giustificato: il fatto che l'Impero Romano abbia distrutto uno stato che culturalmente era ormai profondamente romanizzato, ha implicato che Roma abbia smesso di avere un significato culturale, assumendone invece uno politico. Uno stato si definisce romano non più quando si ritiene il continuatore del patrimonio culturale di Roma, ma quando si fa portatore dell'ideale di Impero della Cristianità incarnato dal tardo Impero Romano, e anche dall'Impero Bizantino, che da Giustiniano in poi darà molta più importanza all'appartenenza all'ortodossia calcedoniana che ad aspetti linguistici e culturali come metro della romanità.

Si tratta di un video molto interessante, perché tratta - seppur in maniera indiretta - un tema che ho sempre trovato affascinante, ossia come il passato sarebbe studiato e interpretato in TL diverse dalla nostra. Senza la Restauratio Imperii di Giustiniano non si sarebbe mai parlato di una caduta di Roma; si sarebbe piuttosto parlato di una riforma dell'Impero d'Occidente operata dai sovrani germanici.

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E Alessio Mammarella aggiunge:

In effetti, se guardiamo a com'è rimasta latina la Spagna, può essere lecito pensare che i goti avessero la tendenza ad adottare i costumi della popolazione latina maggioritaria, invece che imporre i loro. Un ipotetico stato degli Ostrogoti sopravvissuto e in espansione avrebbe potuto davvero essere considerato l'erede dell'Impero Romano d'Occidente, avendo per baricentro l'Italia (come l'Impero d'Occidente della lunghissima ucronia "Il Casato di Teodosio" ancora in sviluppo), un sistema di governo basato sull'antica amministrazione imperiale e per l'appunto costumi indiscutibilmente latini.

Al di là della questione Roma/Impero, io pensavo che il regno ostrogoto avrebbe potuto fare al caso nostro soprattutto per la sua conformazione geografica più estesa rispetto all'Italia attuale e più "sicura". Vedete, secondo me il medio corso del Danubio sta all'Italia come le Fiandre e le Ardenne stanno alla Francia: si tratta di territori il cui possesso renderebbe impossibili le invasioni. Se i sovrani francesi hanno cercato per secoli di conquistare quei territori non è stato tanto per capriccio o solo per sete di ricchezze (sì che si trattava, e si tratta ancora oggi, di territori ricchi) quanto per evitare che eserciti stranieri potessero partire da lì e puntare direttamente su Parigi (e infatti nelle Guerre Mondiali i tedeschi sono passati proprio da lì). Analogamente, se il Norico e la Pannonia (per usare la terminologia romana) non fanno parte dell'Italia, allora fatalmente quelle diventano comode basi d'invasione, perché le Alpi Orientali offrono una protezione insufficiente. Chiaro che quella frontiera avrebbe potuto teoricamente essere riguadagnata anche in epoche successive all'Alto Medioevo e più vicine a noi, ma il problema fondamentale resta il popolamento: germani, slavi e magiari abitanti moderni di quelle terre avrebbero percepito l'appartenenza a un regno/impero italiano come oppressione, come dominazione straniera. Siccome io mi rifiuto di prendere in considerazione situazioni di confini che non tengono conto delle minoranze e ne causano la turbolenza, prediligerei un PoD "antico" tale per cui la popolazione di quei territori strategici sarebbe rimasta con una identità latina, omogenea con chi vive al di qua delle Alpi.

Tra l'altro queste considerazioni mi portano a concludere che comunque l'Italia unitaria non avrebbe mai potuto diventare un impero, proprio perché gli sarebbe mancata, anche nel caso di vittoria nella II Guerra Mondiale, quella barriera fondamentale senza la quale sarebbe stata comunque esposta a un attacco militare risoluto dalla frontiera di nordest. La classe politica postunitaria avrebbe dovuto prendere atto di questa debolezza fondamentale, e non inseguire sogni di gloria non compatibili con l'ordine europeo esistente (a sua volta derivante da fenomeni demografici e politici consolidati da secoli, quindi non modificabili con dei "colpi di testa" come quelli di Mussolini).

n alternativa, volendo pensare a un PoD meno remoto per unificare lo Stivale in anticipo, ho pensato ad un regno d'Italia angioino. Immaginando per esempio che Carlo d'Angiò avesse fallito nella conquista del Regno di Sicilia, ma fosse stato comunque abbastanza forte da assumere il controllo dell'Italia settentrionale, avrebbe potuto poi unire quel regno a quello d'Ungheria e tra Italia e Ungheria sarebbe cominciata poi l'espansione verso sud. Tuttavia nel caso di una unione personale tra Regno d'Ungheria e Regno d'Italia (evidentemente staccato dal Sacro Romano Impero - la finestra di opportunità era aperta visto che il periodo storico era quello del Grande Interregno e poco dopo) ci sarebbero stati comunque due problemi:

- l'imperfetta congiunzione geografica tra i due regni (da conseguire prima o poi);
- (soprattutto) la netta differenza culturale tra italiani e ungheresi (chissà se sarebbe bastato qualche secolo per pervenire a una omogeneizzazione dei due popoli).

Nel caso, comunque sarebbe, interessantissimo capire come potrebbe essere una cultura nata dalla fusione tra quella italiana/latina e quella magiara...

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