Lucera la Grande

di Renato Balduzzi


Ecco la mia Ucronia di Lucera la Grande, ovvero cosa sarebbe successo se gli Angioini non avessero distrutto la Cordova d'Italia. Un'Italia dove il Papa è in grossa difficoltà, i principati padani indifferenti, Giordano Bruno sardo e Machiavelli un ricco pascià stimatissimo dal Sultano...
Leggete e siate liberissimi nelle critiche, in modo da evidenziare qualsiasi incongruenza o strafalcione (in ogni lettura io ne trovo parecchi). Buon divertimento.

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1300: I Luceresi appoggiano Carlo I d'Angiò, che quindi non si mette a capo della cosiddetta "crociata angioina" per disperdere i Luceresi.

1300-1350: i Luceresi conservano la loro religione sotto la protezione angioina. A Lucera giungono le meraviglie dell'Oriente e si sviluppa una cultura originale che unisce il sapere del mondo arabo con un vivo interesse per la civiltà romana. Petrarca avrà scambi proficui con umanisti luceresi. Ingegneri luceresi si prestano al servizio degli angioini e costruiscono in uno stile arabo originale numerosi edifici in tutta l'Italia meridionale. I papi di allora non vedono di buon occhio Lucera, spina nel fianco della cattolica Italia, ma hanno ben altro a cui pensare, dato che nel 1305 inizierà la cattività avignonese.

1350: Lucera è una città piena di vita e inizia ad espandersi in modo notevole, inglobando i villaggi vicini. Nel Meridione l'influsso degli ingegneri arabi si fa sentire sempre di più sull'architettura locale. Le cattedrali vengono costruite in stile arabeggiante in contrasto col gotico romano e padano. L'ingombrante presenza di Cola di Rienzo a Roma viene combattuta con l'aiuto di milizie provenienti da Lucera, in modo da conquistare la simpatia della nobiltà romana. Grazie ai numerosi appoggi militari forniti e alla eccellente perizia nell'arte della guerra messa nonostante tutto a servizio della fede cristiana, i Luceresi vengono risparmiati da invettive da parte del clero.

1396: I Luceresi partecipano alla battaglia di Nicopoli accanto alle milizie franco-ungheresi contro i Turchi.

1431: viene eletto papa il veneto Gabriele Condulmer con il nome di Eugenio IV. è il primo papa abbastanza scisso dalla politica romana ed angioina, e quindi il primo che riesce ad organizzare una crociata contro i Luceresi.. Gli abitanti della città hanno fiutato il pericolo, quindi mandano una rappresentanza alla corte del sultano Murad II per chiedere un aiuto concreto in caso di guerra. Il sultano intuisce immediatamente l'importanza di avere una base strategica così vicina al papato, quindi invia un copioso contingente a soccorso dei Luceresi. Lucera, anche se logora, vince la guerra e si dichiara indipendente. Il neonato emirato viene governato da un eroe di guerra, Hassane Capute.

1432: Gli Angiò, rimasti muti nonostante la loro dichiarata protezione di Lucera, si riappacificano con gli abitanti del neonato emirato. Affiancano ad Hassane I un principe fantoccio in modo da regolarizzare il governo. Lucera viene eletta capoluogo del Gargano. Iniziano le trattative tra l'antica alleata nobiltà romana, gli Angiò e l'emiro lucerese per tessere una congiura contro il bellicoso Eugenio IV. La congiura viene messa in atto ma fallisce.

1434: le attenzioni a Lucera vengono distolte da un tumulto repubblicano in Roma, puntualmente soffocato grazie anche all'intervento lucerese. Eugenio IV, convinto forse dalla buona volontà degli abitanti di Lucera, distoglie lo sguardo da quel pezzo di Italia e si concentra a contrastare l'espansione ottomana nei Balcani. Pone però la condizione che gli abitanti islamici di Lucera vadano a risiedere tutti entro le mura, in modo che il proselitismo islamico non si diffonda nelle campagne. Questo provvedimento porta Lucera ad un grande sviluppo dell'orticoltura, che darà origine a cultivar originali di ortaggi provenienti dall'Oriente, come la melanzana o l'okra (Hibiscus esculentum).

1441: successione degli Aragonesi al trono di Napoli. Lucera si trova priva dell'appoggio angioino. Hassane I tratta quindi con Murad II per ottenere ulteriori aiuti. Naturalmente il sultano, che già sa dell'amicizia tra i Luceresi e i Romani, non può perdere l'occasione di insediarsi stabilmente in Italia e tentare la conquista contemporanea sia di Costantinopoli che di Roma, e quindi si tiene pronto ad inviare un contingente in caso di attacco.

1443: in mancanza di appoggi militari, che vanno quasi tutti alla guerra in corso nei Balcani, gli Aragonesi sono costretti a scendere a patti con Lucera. Hassane I offre appoggio militare agli Aragonesi in cambio del governo del Gargano.

1444: i Luceresi partecipano in incognito alla battaglia di Varna dalla parte dei Turchi, dove muore Hassane I. L'espansione ottomana nei Balcani è ormai senza freni. Murad II rivolge definitivamente l'attenzione verso l'Italia. L'imponente esercito ottomano dall'Epiro sbarca a Manfredonia a soccorso dell'emirato di Lucera. Inizia la presa della Puglia. Il nuovo emiro Hassane II prende l'occasione per stracciare gli accordi presi con l'Aragona e allearsi definitivamente con i Turchi.

1445: Hassane II viene nominato dal Sultano "Emiro di Puglia" e gli vengono concessi in amministrazione tutti i territori da Termoli al Salento. Eugenio IV cerca di organizzare una nuova crociata contro Lucera, ma la sua proposta non viene ascoltata.

1450: le milizie luceresi riescono ad espugnare il castello di Kruje, facendo prigioniero Skandebeg, capo della resistenza albanese. Il sultano è gratissimo ai pugliesi, tanto da donare la città all'emirato.

1453: i Luceresi partecipano alla presa di Costantinopoli, ricevendo in dono alcune città costiere balcaniche e una maggiore autonomia, sempre sotto controllo dei Turchi.
Lucera nel frattempo partecipa a incursioni piratesche in Veneto e lungo la costa adriatica, riscuotendo però scarsi successi. In compenso in Puglia nasce la prima timida letteratura in garganico (la lingua popolare di Lucera, un misto tra siciliano e pugliese) scritto con caratteri arabi. Inizia un clima di distensione e relativa stabilità. A Lucera si trasferiscono molti intellettuali e religiosi del mondo arabo, e grazie al fermento intellettuale in breve tempo l'Islam esce dalle mura cittadine e si espande a macchia d'olio. Molti letterati traducono le rime dei poeti toscani e provenzali in arabo e in garganico. A quei tempi Lucera è una splendida città di 35.000 abitanti, una delle prime dell'epoca ad avere sobborghi anche fuori le mura.

1458: gli Aragonesi, insieme ad altri eserciti crociati, ritentano una presa di Lucera, approfittando della lotta dinastica tra i luceresi Capute e i molisani Capice. L'invasione funge da pretesto agli Ottomani per inviare una controffensiva. Vengono espugnate Taranto, Pescara e Potenza, che vengono direttamente annesse all'Impero Ottomano. Sacco di Napoli, seguito da un intervento pontificio che si arrocca su Benevento e Pontecorvo. Gli Ottomani appoggiano l'ascesa di Hassane Capice, nuovo emiro con posizioni maggiormente filo-turche.

1459: gli Ottomani marciano verso L'Aquila, precludendo agli aragonesi ogni possibilità di sbocco sull'Adriatico. Istituzione di una tassa di passaggio nel canale d'Otranto che penalizza i Veneziani ma arricchisce i Luceresi, la cui città si riempie di moschee grandiose, di palazzi sontuosi e di una fitta rete di strade per collegare le varie città italiane sotto il dominio ottomano.

1461: Dopo due anni di pausa, le guarnigioni ottomane nell'Abruzzo occidentale tentano di assediare Roma. L'esercito pontificio viene decimato, ma l'intervento congiunto di Genova, Venezia, Milano, Firenze e dell'Aragona, uniti nella Lega Italica, scongiura la presa della città. Negli anni successivi Roma si doterà di una doppia cinta di mura per scongiurare possibili catastrofi.

1462: l'esercito turco sconfitto ripiega su Perugia, dove lascia una guarnigione. Accordo segreto di non belligeranza fra Piero de Medici e il Sultano ottomano. Piero intendeva avvalersi del beneplacito ottomano per unificare la Toscana una volta salito al trono dopo il padre Cosimo il Vecchio, fortemente ostile ai Turchi. L'esercito ottomano attraversa totalmente incontrastato le Marche, mettendo a ferro e fuoco Pesaro e Ancona e fissando il confine imperiale sul fiume Metauro. Lo stato della Chiesa è presidiato dagli eserciti della Lega Italica ma è costretto ad arroccarsi sul Lazio.

1463: gli Sforza si ritirano dalla Lega Italica e si accordano con i Turchi in previsione di beneficiarne per l'unificazione della Lombardia.

1464: Piero de' Medici fa saltare la Lega Italica ma lascia segreto il suo accordo con i Turchi per evitare possibili scomuniche.

1470: nel timore di una possibile unificazione spagnola, il sultano Maometto II si organizza per una completa conquista dell'Italia meridionale. La prima città a cadere è Napoli, in febbraio. Seguono Salerno, Avellino, Cosenza, e Reggio, che capitolano nel giro di sei mesi. Invasione della Sicilia, dove i musulmani incontrano notevoli resistenze.
In questo periodo in Italia stanno avvenendo due rinascimenti: quello europeo e quello islamico, evolutisi in modi differenti ma influenzandosi reciprocamente.

1474: dopo la presa di Perugia, la Lega italica (o meglio ciò che ne rimane) è costretta ad un accordo con i Turchi. Anche il Papa si quieta e riconosce la conquista ottomana di Benevento e Pontecorvo a patto che in tutto il sud ottomano sia garantita la libertà religiosa per i cattolici e i benefici ecclesiastici, nonché la non aggressione di Roma. A Venezia viene riconosciuta la libertà di passaggio nel Canale d'Otranto.

1475: I Medici invitano una delegazione ottomana alla giostra tenutasi in Firenze per festeggiare il periodo di pace e prosperità tra le diverse potenze insite in Italia. Assassinio del prescelto successore Giuliano de'Medici da parte dei Pazzi (avversi all'egemonia ottomana in Italia) e ascesa di Lorenzo detto il Magnifico, che porta a termine le trattative con i Turchi per l'unificazione della Toscana. Aiuti turchi contro i Senesi, totalmente sconfitti. Influenza ottomana diretta sulla zona di Arezzo. In questo periodo sarà importantissima, da un punto di vista politico ma anche culturale, la mediazione di Pico della Mirandola.

1479: Assisi passa alla Toscana in cambio di Arezzo. Immigrati di origine anatolica fondano alcune moschee in Umbria, ma sono presto costretti a levare le tende. Giannizzeri toscani entrano nelle milizie ottomane.

1483: Venezia tenta di appropriarsi di Ferrara, ma viene fronteggiata dai principali stati italiani e dall'Impero Ottomano, che si stabilizza nelle Valli di Comacchio e nomina un emiro a Ferrara. Ci andrà il secondogenito di Yussuf II Capice, Abdul I, che resterà al trono fino al 1502.

1492: Carlo VI scende in Italia, chiamato dal Pontefice a sostegno del popolo umbro che mal sopporta i Turchi. Nel frattempo mette a ferro e fuoco la Toscana. Gerolamo Savonarola a capo di un comitato ultrareligioso inizia a prendere potere nella Toscana medicea.

1493: Liberazione di Perugia, che viene ceduta allo Stato della Chiesa. Innocenzo VIII è grato ai francesi che continuano la loro marcia verso Lucera per sconfiggere definitivamente i maomettani d'Italia. Troveranno un'ampia disfatta presso l'Aquila, dove, grazie all'intervento della popolazione locale ormai islamizzata e all'asperità del territorio, l'esercito francese viene scardinato. I Turchi si vendicano con un sacco di Roma e occupando la città. Massacro di cristiani riottosi a Napoli che influenzerà per sempre l'equilibrio religioso della Campania.

1499: Luigi XII ritenta la presa del Sud Italia costeggiando l'Adriatico, ma viene bloccato a Pescara. Le Marche sono comunque liberate. Il Pontefice Alessandro VI viene imprigionato dai Turchi nella Stanza della segnatura.

1501: il Papa chiede la liberazione della Città Eterna. I Turchi accettano ma chiedono un tributo annuale dai soldi delle indulgenze nonché il rispetto degli accordi di non belligeranza anche alle altre potenze europee. Questo alimenterà il dibattito protestante che considererà la Chiesa come una "mercenaria di anime".

1502: l'espansione ottomana interessa il Nord, controllato dai francesi. Invasione diretta della Toscana. Venezia riesce a conquistare Ferrara, rimasta senza emiro. L'esercito ottomano varca gli Appennini della Cisa per invadere Milano, ma una conguinta operazione casuale di morsa elvetico-franco-veneta li costringe nella Lombardia orientale. Qui le milizie ottomane vengono attanagliate e atomizzate. Molti si ritirano scappando in Toscana. Alcuni battaglioni però rimangono fino all'ultimo e invadono le Alpi orobiche prima di essere pesantemente sconfitti nella battaglia di Clusone. Le milizie sono fatte prigioniere ma la Serenissima dà ai civili che facevano seguto della spedizione di la possibilità di insediarsi in zone disabitate del territorio in cambio della conversione al cristianesimo. Nacque così' la minoranza turco-lombarda delle Prealpi orobiche, che darà a Venezia numerose spie e interpreti di lingua turca.

1503: i Turchi anneintati, sono costretti alla ritirata oltre l'Appennino. L'esercito francese occupa la Toscana, nominando alla reggenza Gerolamo Savonarola, capo della resistenza nazionale toscana. A Savonarola viene data in concessione l'Umbria e la zona di Ascoli, dove reprimerà ferocemente le minoranze musulmane. Attacco a sorpresa della Spagna a Ostia, per liberare il connazionale Alessandro VI dalla cattività turca. Trasferimento della sede papale a Valencia. Con la presenza papale, la Spagna è cattolicissimissima, ma il pontefice inizia ad avanzare pretese di dominio diretto sulla Valencia e la Catalogna. Intanto l'Impero Ottomano revoca i privilegi ecclesiastici e si sfoga sulla cittadinanza di Roma. Alcune opere artstiche di inestimabile valore vengono distrutte o portate a Istanbul.

1506: Svonarola, sotto protezione francese, entra a Roma e la libera. Gli Ottomani ne approfittano peò per un ritorno di fiamma e invadono per la seconda volta la Toscana. Savonarola lascia un contingente a Roma e torna a Firenze dove però viene fatto prigioniero dei Turchi e infine viene suppliziato a Istanbul. I Francesi si ritirano dall'Italia del sud e prendono l'occasione per consolidare il potere nel nordovest. A Firenze giungono numerosi intellettuali islamici che si dimostrano molto interessati ai modelli rinascimentali. Costruzione a Roma, per volere del sultano, di sette moschee, una per ogni colle, sulla base delle basiliche cristiane. Il Papa a Valencia scrive un'encliclica "prendiamo tempo" in cui rassicura le anime pie che i Turchi non supereranno mai più gli Appennini, nonché un appello alle poenze europee di non intervenire militarmente per prendere Roma in modo da evitare rappresaglie contro i cristiani d'Italia. La reconquista si farà, ma non subito. Michelangelo, a seguito della corte papale, dipinge le Stanze e la Cappella Sistina nel palazzo papale a Valencia.

1509: l'ultimo emiro di Lucera muore senza eredi. Il suo emirato viene lasciato in toto in mano ottomana. Costituzione dalla provincia Italia, con capoluogo Roma, divisa in Toscana (con aggiunta del'Umbria), Papalia (l'ex Stato della Chiesa fino a Rimini), Puglia (il sud adriatico), Campania (il Sud tirrenico), e Sicilia. Bayezid II autorizza l'utilizzo del toscano in caratteri arabi per i documenti ufficiali della provincia. Nel frattempo segue un periodo di stasi in tutta Italia. In quell'anno il giovane Niccolò Mustafà Machiavelli viene assunto come governatore di Firenze dopo che i Medici vengono definitivamente scacciati dalla città a seguito di una congiura contro i Turchi. Il Machiavelli aveva viaggiato a lungo come ambasciatore in tutta Europa per conto di Savonarola prima, dei Turchi poi. Inizia la stesura delle "cose di Turchia".

1514: Machiavelli si reca ad Istanbul e regala al sultano una copia in turco de "il principe", con dedica. Per ricompensare il genio del governatore di Firenze, Selim I lo ricopre di doni lussuosi e lo nomina governatore di tutta l'Italia. Il libro, attraverso l'edizione in toscano, circola anche in Europa, dove si diffonde la diceria che Machiavelli si fosse convertito all'islam. Nel frattempo gli stati del Nord tremano all'affermazione contenuta nel libro, secondo cui si sarebbe dovuta unificare l'Italia ora, dato che l'unificazione per tre quarti era già stata completata ed era stato nullificato il potere temporale della Chiesa. Baldesar Castigione, che ha visto con i propri occhi la Urbino di Guidubaldo di Montefeltro soccombere sotto le scimitarre ottomane, si oppone fermamente a questa visione, dato che in tal modo l'Italia, centro della cristianità, si sarebbe trasformata a breve in una nazione musulmana. Egli, negli anni successivi, proporrà con sempre più fermezza l'utilizzo di una lingua lombarda, "di quella Lombardia che Dio volle per sempre cristiana, e mai maomettana" (cit. da Il cortegiano). Altri intellettuali del Nord, tra cui il giovanissimo Bembo, fiduciavano in una riconquista almeno del centro Italia, e facevano ben presente di come a Lucera e a Napoli, pur essendo islamiche, si parlasse e si scrivesse toscano presso i maggiori centri di cultura e nelle cancellerie. Non mancarono addirittura i lombardi filo-ottomani, quale il Trissino, che auspicava la conquista d'Italia da parte del "clementissimo et illuminatissimo Sultano". Da quest'anno, annualmente, Machiavelli invierà alla corte di Istanbul scritti e commedie tradotti in turco.

1517: il Sultano invia a Valencia degli ambasciatori per discutere l'eventuale ritorno a Roma del Pontefice, in cambio della concessione dei precedenti benefici ecclesiastici. Il Papa non accetta. Lutero in Germania si scaglia contro il Papato per tra motivi: le dispute teologiche, la remissiità nei confronti dei Turchi e l'indulgenza da destinare al Sultano che viene tuttavia intascata in buona parte dalla Curia di Valencia. Inizio dello scisma protestante.

1524: Approfittando dell'isolamento in cui si trovavano i vari ducati romagnoli, Venezia inizia l'espansione verso sud fino a Rimini.

1525: esce "le prose della volgar lingua" di Pietro Bembo, che propone di utilizzare il fiorentino aureo con caratteri latini. Polemiche con alcuni intellettuali fiorentini che si stanno lentamente convertendo ai caratteri arabi. La situazione linguistica dell'Italia letteraria è così suddivisa: i Bembisti, a favore del fiorentino arcaico in caratteri latini; i Semitisti, a favore del fiorentino moderno in caratteri arabi; i Lombardisti, capitanati da Baldesar Castiglione, che prendono atto dell'esistenza di due nazioni distinte in Italia, una mediorientale e una europea, appunto quella lombarda, che deve trovare una lingua partendo dai suoi volgari, senza guardare all'estero. Molti altri autori, tuttavia, preferiscono il francese (Lombardia, Piemonte, Emilia) o il tedesco (Veneto, Romagna)

1526: iniziano le manovre militari turche in Ungheria. L'Impero si disinteressa totalmente all'espansione in Italia.

1530: in Europa scoppia il protestantesimo. I Turchi d'Italia leggono con interesse le questioni che giungono nel mezzogiorno tramite i libri che Aldo Manunzio stampa a Venezia appositamente in caratteri arabi per il mercato meridionale. In compenso, inizia in Toscana un certo malcontento, che si unisce alle piccole sommosse popolari del Lazio e dell'Umbria, creando la Milizia Italica. Questa associazione partigiana ante-litteram attirerà anche molti stranieri, tra cui parecchi protestanti, convinti che sia necessario liberare dai mori almeno l'Italia cristiana. La convivenza di calvinisti, cattolici, luterali, eretici vari e persino qualche ortodosso, fa sì che la Milizia si basi sulla tolleranza religiosa. Vi aderisce Ludovico Ariosto, che scriverà un Orlando Furioso molto politicizzato e quasi illuminista.. Questa associazone aspira alla ricostruzione della Repubblica Cristiana di Savonarola nelle terre ancora cattoliche della penisola. Praticamente è un'ETA ante litteram che fa attentati e guerriglia in tutta l'Italia peninsulare, finanziata indirettamente dal Pontefice e vista di buon occhio dall'Imperatore.

1533: il rappresentante della Milizia Italica si reca presso Carlo V per chiedere un intervento militare da parte di Impero e Spagna per il ritorno del Papa. Carlo non si lascia sfuggire l'occasione e organizza così una grande crociata per liberare il Sepolcro di Pietro. Tuttavia i consensi dei volontari sono scarsi, perchè molti ritengono inutile difendere la Chiesa Cattolica, a monte dei tentativi di riconquista precedenti, tutti falliti. Si diffonde così in Germania il malcontento da parte della nobiltà nei confronti dell'iniziativa che toglie risorse contro le rivolte contadine per impiegarle in Italia.

1536: rivolte dei contadini a Memmingen riescono perfettamente a causa della mancanza di appoggio militare ai nobili e in Germania del sud nascono e si consolidano "signorie libere". Il tentativo di riprendere Roma ha un successo breve. A Napoli seconda grande rappresaglia nei confronti dei cristiani, che al Sud rimangono ormai solo in Calabria e Sicilia. Gli imperiali se ne vanno dall'Italia nel 1541.

L'Europa nel 1550 (grazie a Renato Balduzzi)

1555: pace di Augusta in Germania sancisce ll'inizio di nuove ostilità contro i Turchi, ma questa volta sulle Alpi carinziane. L'idea del Sultano è quella di togliere l'attenzione dell'Impero da Roma attccando l'Europa centrale, e contemporaneamente sgravare le bellicose popolazioni italiche cattoliche dal fardello della guerra. Viene concessa autonomia amministrativa alla Papalia. Privilegi ecclesiastici sono di nuovo concessi in tutta l'Italia ottomana, ma di fatto la presenza cattolica al sud rappresenta ormai una minoranza. La milizia italica viene scomunicata dal Papa per questioni sia religiose (tolleranza eccessiva all'eresia) che politiche (avversione all'accordo Papa-ottomani).
Torquato Tasso, un giovanotto nato da padre bergamasco e madre toscana, lascia l'università di Padova per trasferirsi a Lucera, affascinato dalla cultura italo-islamica.

1569: a Napoli nasce Usam'allà Marino, poeta che poterà presso al corte di Istanbul il gusto barocco della sua poesia, considerata oggi un classico della letteratura in lingua turca.
Tra gli altri letterati meridionali c'è Giaffaro Basile, che però si converte al Cristianesimo e prende la strada della Francia. Tra i letterati padani il padovano Carol fon Dotori, che scrive in tedesco; il piemontese Federic de la Vallè scrive in francese La reine de Scotie.
Jordano Bruno nasce in Sardegna da genitori emigrati da Napoli. Fa la stessa vita della nostra timeline, ma in Spagna anziché in Italia. L'ulema Selimo Campanella scrive pamphlet dove si scontra contro l'Islam radicale. Paragona l'Islam sunnita al cattolicesimo e al protestantesimo; entra nella confraternita sufi di Stilo (Calabria). Scrive la Città del Sole, di cui esce solo una versione araba.

1571: primo successo militare della Milizia italica dopo decenni di guerriglia: i ribelli riescono ad isolare una piccolissima zona tra la Cisa il passo di Futa e vi instaurano la Repubblica degli Italici, mentre a Lepanto i Veneziani sconfiggono gli Ottomani. Ritiro della scomunica papale al Fronte.

1572: colti dall'entusiasmo della Riconquista, gli italici, insieme a numerosi volontari, partono alla riconquista della Toscana, ma il piccolo esercito viene fermato alle porte di Firenze.

1574: secondo tentativo di appropriazione della Toscana a seguito del riconoscimento della Repubblica da parte della Spagna: si tenta un'invasione a partire dalla Garfagnana per confluire a Massa. Gli Italici, spossati per la traversata delle Alpi Apuane, sono raccolti dalla Marina di Spagna, che batte senza problemi la flotta ottomana e in poco tempo libera Firenze instaurandoci un dominio fantoccio.

1575: liberazione di Pisa, mentre gli Ottomani, impegnati contro l'Impero, giungono in Toscana male armati e sono costretti a ripiegare oltre Grosseto.. I Veneziani ne approfittano per una espansione nel Montefeltro, conquistando Urbino, Pesaro e Senigallia. Fano rimane exclave ottomana.
Torquato Tasso, fortemente deluso dall'esperienza a Lucera, finisce di scrivere un poema cavalleresco ispirato ad una futura liberazione del sepolcro di Pietro, che si intitola "la Roma liberata".

1576: Gli Spagnoli sono sbaragliati a Civitavecchia e si rafforzano in Toscana. L'esercito imperiale scende verso l'Italia ma è fermato delle milizie francesi a Lecco. Incrinamento dei rapporti francoimperiali.

1577: accordo Spagna-Turchia che riconosce la cessione della Toscana. Tregua per permettere agli Spagnoli di togliere a Venezia i domini marchigiani, tranne Senigallia e Montefeltro.

1580: l'Impero ottomano ritenta la presa di Senigallia, ma è bloccato dalla guerriglia italo-spagnola che nel frattempo tenta la presa di Spoleto.

1595: dopo 15 anni di guerriglia con appoggio spagnolo, la Confederazione Italica riesce a liberare i territori cristiani dell'Italia peninsulare, scacciandone gli abitanti di religione islamica e vietando l'alfabeto arabo. Rimangono tuttavia intatte alcune grandi opere, come le maestose moschee di Roma e di Firenze, convertite in chiese, nonché la bellissima tomba di Machiavelli presso l'Albergaccio, la sontuosa villa nella campagna fiorentina che Solimano il Magnifico regalò a Niccolò Mustafà in segno di gratitudine. La tomba consiste in una cappelletta dove sono incisi sulla volta e sul sarcofago, in caratteri arabi, i punti salienti del Principe. 
1596: un tentativo di marcia verso Lucera viene scongiurato dalle milizie ottomane che sbaragliano l'esercito ad Ascoli Piceno. Riconoscimento ottomano e patto di non aggressione. Il papa viene invitato a tornare a Roma, ma annuncia che prima verrà chiamato un architetto, un certo Bernini, per la realizzazione di una serie di opere, tra cui Piazza San Pietro, edificata intorno alla sontuosa moschea del Vaticano convertita a basilica. Grandi festeggiamenti per tutti i cristiani nonché indulgenza plenaria a tutti coloro che nel 1600 affluiranno a Roma per il Giubileo. Nel timore di un nuovo attacco, i Turchi preparano milizie stabili in buona parte del sud Italia.

1600: il Giubileo magnifico si trasforma in una sorta di expo ante-litteram, con tanto di scienziati, intellettuali, artisti di tutta Europa che presentano le loro opere nuove ispirate alla grande ritirata ottomana. La lettura pubblica di "la Roma liberata" accende il popolo di entusiasmo. Vengono invitate a festeggiamenti anche le delegazioni di Genova, del ducato di Savoia, di Venezia e di Milano per riallacciare i rapporti recisi e tornare ad un'idea nazionale italiana nell'ottica di una futura riconquista del sud.

L'Europa nel 1600 (grazie a Renato Balduzzi)

Nel corso del lustro 1600-1605 la Repubblica italica vede un governo repubblicano con sede a Roma e riconosce il Papa come sovrano nonché co-elettore con diritto di veto della Massima Assemblea, organo di governo. Lo stato è diviso in diverse prefetture.

1603: inizia la cacciata dei musulmani dai territori della Repubblica Italica. Molti di essi emigrano nell'Italia ottomana, 
ma alcuni si stabiliscono sulle coste della Tunisia e nei Balcani mantenendo i propri usi e la propria lingua.

1605: Roma è ricettacolo di numerosi artisti che danno vita alla Roma Nuova, ripulendola di ogni ricordo della dominazione ottomana. Jordano Bruno è messo al rogo a Madrid. Il pittore lombardo Caravaggio fugge da Roma per rifugiarsi a Malta. Passando da Lucera, viene immediatamente riconosciuto dagli intellettuali della città e quindi presentato al prefetto ottomano d'Italia. Gli viene proposto di rimanere a Lucera, di professare la propria fede presso la comunità cristiana della città e di avere una sostanziale impunità e alloggio pagato in cambio di una serie di ritratti ai volti illustri dell'Italia meridionale. 
L'elezione di Paolo V a pontefice rende tesi i rapporti tra Curia romana e Massima Assemblea. L'idea del papa è quella di ripristinare l'antico Stato Pontificio in base alla Donazione di Costantino. L'Assemblea controbatte che la suddetta donazione è un palese falso. Così l'Assemblea stessa, su ordine papale, viene scomunicata. Di tutta risposta, viene riorganizzata la Milizia in funzione antipontificia, con l'appoggio dell'Inghilterra, della Svezia e delle Provincie unite. Di tutta risposta, l'esercito pontificio trova alleati presso l'Impero e la Spagna. Primo scontro nei pressi di Grosseto a dicembre decreta la momentanea vincita dei neoguelfi.

1606: continua lo scontro tra neoguelfi e neoghibellini nelle campagne laziali. Approfittando del caos generale, i Turchi progettano una nuova espansione in Italia. L'esercito viene stanziato ad Amatrice, paese di confine, in attesa di imponenti aiuti da tutto l'Impero e addirittura dalla Persia. Il sultano 
Ahmed I ha intenzioni molto serie ed è convinto a varcare le Alpi e conquistare definitivamente l'Europa.

1607: Iniziano le ostilità tra Turchi e italici nelle Marche. I Turchi irrompono nelle frontiere, mentre l'esercito italico è in gran parte impegnato in una battaglia nell'arcipelago toscano. Venezia interviene tempestivamente per impedire l'espansione ottomana, ma è rovinosamente sconfitta ad Urbino. Gli eserciti papale e repubblicano vengono sorpresi e annichiliti al largo dell'Isola d'Elba da un'imponente flotta. Paolo V è costretto a lasciare Roma e trasferirsi a Valencia per evitare la prigionia subita da Alessandro VI. 
Caravaggio si trasferisce a Napoli, dove esegue un ritratto dell'allora sultano. La sua arte assorbe le atmosfere orientali, che vengono inserite nei quadri ambientati nella Palestina biblica.

1608: i vessilli ottomani sventolano ormai a Roma, Firenze e Ancona. La conquista ottomana non si ferma. Venezia rimane sola nel contrastare i Turchi che invadono la Romagna e si dirigono immediatamente verso i ducati dell'Emilia. Conquista di Mantova e fondazione della base di Rovereto, sul lago di Garda, per impedire i contatti tra l'Orobia e Venezia. Il sultano si reca segretamente a Torino alla corte dei Savoia. Ne conseguirà un interessante accordo. Se i Savoia offriranno la loro resa incondizionata e l'appoggio alla conquista ottomana dell'arco alpino, sarà loro concessa la potestà su tutti i territori conquistati a nord dell'Appennino e ad ovest del lago di Garda, con ampia autonomia amministrativa e libertà religiosa sotto l'egida della potenza ottomana. Il duca, importunato da decenni da parte della Francia che non perde occasioni per manifestare la volontà di assorbire Torino, non si lascia sfuggire l'occasione e, dietro una cospicua donazione, schiera le proprie truppe a fianco di quelle ottomane.

1609: dopo due mesi di assedio, cade Genova e anche la Repubblica ligure, che viene immediatamente passata all'amministrazione savoiarda. Mentre i Savoia parano le spalle ad una possibile aggressione da ovest, i Turchi invadono la campagna veneta e mettono a ferro e fuoco Venezia. 
Nel frattempo in Germania una rivolta popolare nel contado della città di Memmingen (causata dalla restaurazione del principato e l'abolizione del comitato di liberi cittadini) accende una miccia che mette a soqquadro la Baviera, precludendo la possibilità dell'Impero di intervenire in forze contro l'Impero ottomano.

1610: il Gran Consiglio della Serenissima sventola bandiera bianca e concede la resa, mentre il doge e alcuni collaboratori si rifugiano a Candia dove rifondano il Gran Consiglio della Repubblica ormai limitata a Creta, Cipro e alcune isole egee. I Turchi risalgono passando per Bolzano ed espugnano Innsbruck, per poi saccheggiare i Grigioni durante l'estate e giungere a Milano a settembre.

1611: l'Impero Ottomano, con l'appoggio savoiardo, espugna Ginevra. Ahmed I si reca nella città rasa al suolo e impone la sua ricostruzione secondo l'architettura ottomana. L'aver distrutto la Roma protestante è visto di buon occhio dalla Francia di Richelieu, che si dichiara neutrale nel conflitto in atto.

1612: sono espugnate Basilea e Berna. Le libere signorie bavaresi, unite in una lega, stringono ad Istanbul accordi di alleanza col Sultano in funzione anti-imperiale. L'esercito ottomano espugna Strasburgo. I Persiani ottengono la cessione di Georgia, Azerbaijan e delle terre ad est del Tigri e si ritirano dal conflitto.

1613: durante la sua seconda visita in Europa, Ahmed si reca a Memmingen. Passando per le Alpi, rimane affascinato dalle Dolomiti e decide di costruire in Val Pusteria, vicino a Brunico, Sultanahmet, una cittadella che circonda una bellissima Moschea Azzurra. Le truppe ottomane conquistano l'Alsazia e e radono al suolo Strasburgo su ordine del sultano.

1614: la Lega delle libere signorie ottiene il controllo della Baviera sotto tutela ottomana e indice le prime libere elezioni. Il duca di Baviera viene condannato a morte insieme a buona parte della nobiltà locale. I Savoia sono nominati ufficialmente viceré delle Alpi. La Spagna, da anni intenta in una guerriglia contro i Turchi-savoiardi in Corsica, riscuote un notevole successo in Sicilia, conquistandone la costa occidentale. La riottosa Dalmazia viene messa a tacere ed annessa ufficialmente all'impero ottomano.

1615: a seguito dello sconfino di alcune truppe in Provenza orientale, la Francia ritira la propria neutralità e dichiara guerra all'Impero Ottomano. Di tutta risposta il Sultano tenta di attaccare frontalmente il regno, partendo dall'Alsazia, intenzionato ad assediare Parigi. L'intervento congiunto dell'esercito francese, inglese e delle Province unite permette di evitare che i Turchi raggiungano l'Ile de France e facciano prigionieri Luigi XIII e Richelieu, come annunciato da Ahmed I prima che le truppe si muovessero dal confine alsaziano. Gli Imperiali riescono a penetrare a Memmingen, devastando la regione e perseguitando senza pietà chi avesse appoggiato il libero governo. Il Sultano, costretto a ritirarsi a sud delle Alpi, accoglie gli esuli in Romagna.

1616: L'Italia è attaccata su tre fronti: a nordest l'Impero, ad ovest la Francia e a sud la Spagna. Il Sultano è in grande difficoltà, e viene travolto da schiaccianti sconfitte in Piemonte, in Sicilia e nel Veneto.

1617: Ahmed II muore improvvisamente e l'Impero piomba nel caos. L'ascesa dell'inetto Mustafa I non fa che peggiorare la situazione. La Francia penetra profondamente in Piemonte e Liguria, mentre la cavalleria polacca e imperiale libera il Veneto.

1618: l'Imperatore nomina un nuovo doge (quello precedente è morto a Candia) e un nuovo Gran Consiglio, mentre Osman assume il titolo di Imperatore ottomano. I confini della Repubblica veneta vengono ripristinati tali e quali, mentre in Piemonte tutta la famiglia dei duchi di Savoia viene imprigionata. Il ducato passa sotto il regno di Francia, che prosegue la riconquista dell'Italia giungendo fino a Roma.

1619: il trattato di Roma prevede il ritiro dell'Impero ottomano entro le frontiere del 1600, con l'eccezione della Sicilia, che va alla Spagna. 
La Padania viene divisa tra Francia e Repubblica veneta, utilizzando come confine grossomodo la linea dell'Adda e del Trebbia. 
La Confederazione Elvetica ritorna ufficialmente a far parte dell'Impero
, la Toscana diviene un principato indipendente e il resto l'Italia centrale va a formare lo Stato Pontificio. A quest'ultimo sono attribuite anche le Marche Maomettane, ossia la regione compresa tra Macerata e Ascoli a maggioranza musulmana. Inizia, in cooperazione con la Spagna, un periodo di restrizioni religiose in Sicilia che permette alla minoranza cristiana di espandersi ma provoca un grande malcontento popolare.

1620: la Repubblica di Venezia inizia un periodo di riforme. Per pacificare i riottosi ex memmingeniani insediati dal Sultano in Romagna, concede ampia autonomia ai possedimenti a sud del Po e adotta 
la lingua tedesca, accanto a quella veneta, per redigere i documenti ufficiali. Questa mossa è in concomitanza con il nuovo legame politico che unisce la Serenissima all'Impero. 
Sacro Macello in Sicilia da parte della popolazione cattolica ispanofona e sardofona recentemente immigrata sulle coste occidentali nei confronti della popolazione musulmana dell'isola, che tende ad arroccarsi all'interno o nelle regioni orientali.

1621: il nuovo pontefice Gregorio XV chiede alla Spagna di annacquare la repressione nei confronti dei musulmani in Sicilia anche per timore di ritorsioni militari da parte dell'Impero ottomano.

1630: Galileo Galilei pubblica Dialogo dei Sistemi dei Mondi ed è subito processato per eresia. Non volendo ritrattare le proprie posizioni, si rifugia presso la comunità protestante di San Marino nel Montefeltro.

1641: la Spagna non riesce a fermare l'egemonia francese in Italia, e quindi organizza una congiura con alcuni nobili francesi ostili all'opera di Richelieu, capeggiati da Cinq-Mars. Richelieu riesce a sedare in tempo la rivolta, ma ne approfitta per allungare le mani sulla Corsica. Gli Spagnoli attaccano quindi la riviera di Levante, reinstaurando la Repubblica di 
Genova, anche se la capitale sarà Sarzana, e non Genova, che rimane in mano ai francesi.

1642: Nei successivi due anni la Francia, pur provata da trent'anni di guerra, riesce ad ottenere la Corsica e a scacciare gli Spagnoli dalla Liguria, spalleggiati dai Turchi che nel frattempo invadono la Sicilia. Gli Spagnoli sono costretti a una vergognosa ritirata in Sardegna. 
Nell'Impero Ottomano l'abruzzese Mohamed Mazarino diviene gran visir dell'Impero.

1644: la Spagna si rappacifica con la Francia e si accorda per l'invasione di Napoli. Luigi XIV si dimostra interessato a un'eventuale spartizione dell'Italia sudoccidentale in due stati.

1645: offensiva franco-spagnola a Napoli, che viene presto espugnata. Dopo poco cadono anche Salerno, Torre del Greco. La riviera campana viene divisa tra Francesi e Spagnoli: ai primi vanno tutte le regioni a sud di Torre del Greco.

1646: grande repressione e saccheggi a Napoli da parte delle truppe spagnole.

1647: rivolta popolare a Napoli capitanata da Usama Aniello, detto Masaniello, che instaura 
per alcuni giorni un principato personale nella costa campana prima che l'esercito ottomano ritorni in città e lo deponga.

1648: sale al potere Maometto IV, 
che scaccia completamente i soldati cristiani dall'Italia meridionale. La sua azione tuttavia si concentrerà sull'europa centroorientale, giungengo ad assediare Vienna di lì a qualche anno.

1663: i Turchi premono contro i confini asburgici nei Balcani. Tuttavia il Sultano non si dichiara intenzionato ad attaccare l'Europa partendo dall'Italia.

1664: a Mantova viene pubblicato il primo giornale della storia d'Italia, la Gazzette di Mantuve, in lingua francese. La Repubblica di Genova passa sotto la tutela francese.

1683: i Turchi assediano Vienna, tuttavia senza successo. La sconfitta innesca una grande ritirata dai Balcani dell'Impero Ottomano, ma in compenso le forze sono concentrate sul fronte italiano.

1684: Approfittando della debolezza spagnola, vengono varcate le frontiere pontificie e occupata la Ciociaria. Il confine marchigiano viene spostato sulla Valpotenza, occupando la maggior parte delle Marche maomettane.

1685: L'esercito ottomano conquista allo Stato pontificio Rieti, Fiuggi e Subiaco.

1686: i Turchi sono sconfitti presso Gubbio da uno schieramento comprendente Venezia, Impero e Francia.
I Turchi indietreggiano nel Lazio, pur conservando le Marche maomettane e la Ciociaria. Le forze imperiali sono arroccate tra i monti Lepini e i monti Ausoni. Il progetto imperiale è quello di creare un cuneo ottomano nel Lazio tale da influenzare la politica pontificia. Viene quindi messa in atto un'opera di popolamento della Ciociaria da parte di abitanti del Sud Italia e di conversioni all'islamismo della popolazione rurale unite a restrizioni per i sudditi cattolici.

1692: il progetto di islamizzare la Ciociaria viene interrotto a causa della pressione costante da parte dell'esercito pontificio e dalle crisi interne dell'Impero Ottomano. Il confine torna ad assestarsi sulla linea Gaeta-Pontecorvo-Cassino. Tuttavia, l'impronta della dominazione turca rimane impressa nei costumi della popolazione locale.

Conseguenze etniche: cosa cambia in questo secolo?

- nel Nordest si diffonde l'uso ufficiale del francese, mentre l'italiano viene completamente dimenticato; 
- Nel nordest la lingua veneta è più viva che mai, ma è aperta all'influsso del tedesco a causa del legame con l'Impero; 
- In Romagna e nel Montefeltro si forma una forte minoranza etnica di origine bavarese che lascerà un'impronta molto forte sulla cultura della regione. Ad esempio, oggi si berrebbe indifferentemente birra e sangiovese come accompagnamento di piadine con wurstel! E il liscio sarebbe arricchito dal canto jodler! 
- La Ciociaria, pur conservando il suo legame con Roma, avrebbe molti aspetti in comune con l'italia meridionale, tra cui la religione musulmana, gli usi e i costumi di ogni giorno e il dialetto. 
- La Sicilia, oltre ai siciliani di religione islamica, ospiterebbe anche sardi e spagnoli, soprattutto nelle regioni costiere occidentali.

Come continuarla?

Renato Balduzzi

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Anche Enrico Pizzo si è fatto contagiare dalla stessa passione:

I Marchesi d'Este avevano un progetto di egemonia sulla pianura Padano - veneta. Alla sua morte, nel 1212 il Marchese Azzo VI controllava la transpadana Ferrarese, aveva una fortissima influenza, sia in quanto grande proprietario terriero che per i rapporti di vassallaggio con le élite locali, su Veronese e Padovano, controllava Mantova, essendo quest'ultima sotto il controllo politico di Verona e tra i suoi parenti abbiamo i Welfen, ramo cadetto degli Este e Duchi di Baviera e Sassonia, la famiglia reale Ungherese, i Principi di Antiochia e il futuro imperatore, il Balarmita Federico II di Hohenstaufen. Il progetto egemonico fallì per l'opposizione dei Bassanesi Da Romano che, alla morte del Marchese riuscirono a togliere agli Este il controllo del Padovano ed a distruggere, nel 1213, il loro castello di Este costringendo la famiglia a rifugiarsi nella rocca di Ferrara. Ma se le cose fossero andate diversamente ed il progetto egemonico avesse portato alla nascita di una signoria sovraregionale?

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Gli risponde Paolo Maltagliati:

È un’ipotesi molto interessante. Pur tuttavia mi sento di dire che, per quanto nel XIII secolo vi siano stati molti tentativi egemonici di natura sovraregionale, essi non contengano molti dei requisiti necessari a progetti di carattere stabile e duraturo. Non dico che sia scritto nella pietra naturalmente, ma la storia dei decenni e dei secoli successivi ci mostra come le signorie e, progressivamente, gli stati regionali italiani si siano originati, per quanto riguarda l’Italia centro-settentrionale, da un forte nucleo urbano che progressivamente estendeva la sua posizione di dominante prima entro i confini della sua diocesi originaria, in seguito verso le diocesi limitrofe.

le dinastie di natura prettamente allodiale-feudale si sono trovate inevitabilmente tutte assorbite (secondo una natura pattizia di diverso ordine e grado, naturalmente) dall’espansione del dominio della città nel contado. Oppure si sono “trasferite” nella città e hanno attivamente preso il potere partecipando al gioco politico al suo interno. Ma stiamo parlando comunque di un fulcro cittadino.

Ulteriore prova sta nel fatto che l’unico stato che ha mantenuto un assetto feudale e che abbia superato le forche caudine del XIV secolo espandendosi entro i confini di uno stato “regionale” sia stato il ducato sabaudo, espansosi in un territorio, quello piemontese(intendendo il Piemonte storico), in cui non vi erano città diocesane di popolazione ed estensione notevoli.

Pertanto, l’ulteriore premessa a che questa ucronia abbia successo è che gli Este si insedino precocemente come elemento politico cardine di una città “dominante” possibilmente di sede vescovile, e non abbiano un rapporto da “elemento esterno a cui si deve obbedienza (possibilmente temporanea)”. Naturalmente, influenzato dagli eventi della storia successivi mi verrebbe da pensare a Ferrara.

Spero di non esserti venuto a noia con il mio prolisso tentativo di chiarimento del mio punto di vista...

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Ed Enrico replica:

Non mi sei venuto a noia. E non vedo particolari contraddizioni tra la mia ipotesi e la tua risposta.

È vero che almeno fino al 1213 gli Este risiedevano ad Este, ma si trattava solo della loro residenza privata non della loro " capitale " politica.

Il progetto di Azzo VI era finalizzato ad acquisire il controllo dei Fiumi Adige, Bacchiglione e Brenta in modo tale da poter controllare il commercio tra il mondo Germanico e la laguna.

Padrone direttamente di Ferrara e Padova, indirettamente di Verona e Mantova e per transfert di Vicenza, tutte sedi vescovili, il controllo sui fiumi era realtà.

Probabilmente la " capitale " sarebbe stata posta a Verona, per via della sua posizione al termine della Val d'Adige e quindi relativamente vicina ai territori controllati dai cugini Welfen.

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E ora, passiamo a questa proposta di Yoccio Liberanome:

È possibile trovare un PoD attraverso il quale i Savoia, attraverso una significativa espansione territoriale o venendo in possesso di un'enorme ricchezza e il giusto gioco di alleanze coi vicini, riescano a diventare Imperatori del Sacro Romano Impero?

Forse una prima possibilità è che alla Lega Italica partecipino anche i Savoia, e che grazie alla maggiore buona volontà delle parti, la Lega si dimostri più solida e, per maggiore timore dei francesi, si dia già una vaga forma confederale. Quando Carlo VIII scende lo fa con un esercito maggiore, in Italia trova forte resistenza, ma riesce comunque ad arrivare a Napoli, grazie alla sottomissione di Piero de Medici, prima di essere sconfitto. L'avventura del re francese invece di dimostrare la debolezza degli stati italiani all'Europa intera ne dimostra la coesione, anche se ciò non impedisce che Napoli diventi una preda succosa per i regni europei. L'Italia del Nord quindi deve resistere agli appetiti stranieri e ciò nel tempo stimola un sentimento nazionale. Con le maggiori dinastie italiane cadute(Medici e Sforza) saranno i Savoia a essere indicati come possibili artefici dell' unificazione del nord (essendo venezia troppo marinara). Ciò permetterà a essi di espandersi fino a diventare un Regno che possa rivendicare la corona imperiale?

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Gli risponde il nostro Bhrihskwobhloukstroy:

Il sentimento "nazionale" è, in quel frangente, strettamente lombardo (inteso come riferito al Regno Longobardo), ce ne sono molte attestazioni, sempre subordinate o all'Impero o all'affiliazione a una Parte (Ghibellina oppure "Guelfa", all'epoca ormai "Franciosante"); questo facilita molto la possibilità di un'elezione imperiale, l'ostacolo mi sembra piuttosto in questi due elementi:

1) dal 1536 al 1559 i dominî si riducono ad Aosta, Vercelli e Nizza (sono sempre Feudi Imperiali, quindi sufficienti per una Candidatura all'Elezione, ma il problema geopolitico del rapporto con la Francia rimane intero);

2) dal 1298 gli Imperatori sono stati tutti esclusivamente di tre Dinastie (se consideriamo Francesco Stefano di Lorena come "Asburgo", sia pure adottivamente) e se ci sono state variazioni stabili è stato solo per l'estinzione di una (o due, se consideriamo tali gli Asburgo) delle tre, quindi alla fine gli Elettori, pur nella loro avidità e poi con le loro divisioni confessionali, si sono dimostrati molto conservatori (nel 1519 il denaro di Francesco I. non è bastato; del 1657 avevamo già discusso a lungo, solo una politica di larghissime concessioni di Appannaggi avrebbe potuto modificare l'esito).

Siccome poi anche Adolfo di Nassau è stato un caso eccezionale, mi sembra che l'unica concreta occasione per i Savoia (anche se effettivamente un po' precoce) fosse l'Interregno del 1254-1273.

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Generalissimus ne trae le conclusioni:

Quindi, prendendo come più probabile il periodo dell'Interregno i candidati sarebbero Bonifacio di Savoia, Pietro II alias Il Piccolo Carlomagno e Filippo I.

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E Bhrihskwobhloukstroy precisa:

Sì, anche Tommaso II; Filippo II. potrebbe avere un appoggio da Riccardo di Cornovaglia per la mediazione dell'altro fratello (minore) Bonifacio (1217 – 1270), arcivescovo di Canterbury.

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Ma Iacopo ha un'altra idea in mente:

Oppure potremmo immaginare un'inversione tra Lorena e Savoia. Come? Attraverso il matrimonio di Maria Teresa con Carlo Emanuele III. In questo modo avremmo i Savoia Imperatori fino al 1773 e poi una dinastia Asburgo-Savoia.

Un'alternativa migliore sarebbe una simmetrizzazione totale tra Savoia e Asburgo, con i Savoia che entrano in possesso dell'Austria al tempo degli Imperatori Svevi. La cosa interessante di questa linea di sviluppo sarebbe l'avere dei sovrani di origine germanica-orientale (Burgunda) che finirebbero per regnare sui territori classici di stanziamento dei germani orientali. In questo caso, quale sarebbe l'assetto dell'Italia alla fine delle Guerre di Successione?

Propongo: Savoia Transalpina, Sardegna, Due Sicilie e Toscana ai Borbone, Piemonte, Lombardia e Ducati agli Asburgo-Savoia e affiliati, Venezia e Papato indipendenti. E nel 1821? Avremmo sul trono imperiale degli Asburgo-Savoia-Carignano?

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Federico Pozzi dice la sua:

Mi pare che tutti qui si stiano dimenticando dell'unico Savoia che ha avuto una vera ed effettiva influenza sull'Impero Austriaco, il "Regale cugino" Eugenio di Savoia, più volte vincitore dei Turchi, quello che si è fatto costruire il magnifico palazzo del Belvedere. Se dovessi puntare su un Savoia Imperatore, punterei su di lui. Certo, era un servitore fedele degli Asburgo, ma per anni fu "l'uomo ombra" dietro al potere ed era pure il comandante dell'esercito: questo potrebbe far venire in mente qualche ideuzza a un ambizioso.

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E Yoccio Liberanome suggerisce:

Se magari Leopoldo I ha troppa paura per unirsi alla Lega di Augusta contro Luigi XIV, Eugenio con il supporto delle truppe e dei vertici tedeschi attua un colpo di stato "per la salvezza della Germania dai francesi".

Magari se i francesi vincono qualche battaglia in più durante le prime fasi della guerra ed evitano di bruciare il Palatinato e se ne ingraziano la popolazione che quindi accoglie i francesi e permette loro di mantenere quelle posizioni e di penetrare in profondità in Germania, Leopoldo, dopo aver badato ai turchi decide di non attaccare Luigi ritenendo la guerra già persa, era molto complessato rispetto al potente cugino. Ma i potenti di Germania non tollerano che il loro Imperatore fugga però hanno anche paura di eleggerne un altro e dover fronteggiare anche l'Austria. Così si mettono in contatto con Eugenio sapendo che ha un carisma unico e gli offrono di riconoscergli la reggenza dell'Impero finché non finisce la guerra. Così Eugenio liquida Leopoldo,assume tutto il potere e dichiara la Germania in pericolo. La guerra della lega di Augusta sarà più lunga e difficile. Alla fine la Francia ne esce più forte e con più territori mentre il S.R.I. più indebolito eppure più solido poiché la nazione tutta si è raccolta intorno alla carismatica figura di Eugenio di Savoia. Egli è talmente popolare e visto come il salvatore della Germania che i principi elettori sono costretti a confermargli a vita i poteri che gli avevano riconosciuti, simili a una reggenza politica e militare che tiene Leopoldo come figura simbolica. Poco dopo quando scoppia la guerra di successione spagnola, Eugenio coglie ulteriori vittorie e la sua fama aumenta. La guerra finisce circa come nella nostra TL ma Eugenio è più generoso verso la sua Dinastia, che entra in guerra subito con l'Austria e le concede Milano, la Sardegna e la Sicilia e il titolo di re a Vittorio Amedeo che così entra a far parte dei principi elettori. Eugenio tiene il potere fino alla sua morte. Egli muore da Eroe, è il Salvatore della Nazione Germanica, ha anche ridotto i poteri dei principi, e riesce ad assicurare la successione di Carlo Emanuele III di Savoia, che fa sposare con un'Asburgo, i quali sono legati per sempre al servizio dei Savoia che si faranno riunificatori della Germania e dell'Italia.

Carlo Emanuele renderà la corona imperiale ereditaria grazie al potere e il prestigio delle vittorie. Wow ci sono tutti gli elementi per un'ucronia completa, voi che ne dite?

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Al che Bhrihskwobhloukstroy gli risponde:

Se, come ovvio, Carlo Emanuele III. si schiera con l'Austria nella Guerra di Successione Polacca e da sùbito (essendone direttamente interessato!) in quella di Successione Austriaca, premesso che l'esito della Guerra di Successione Spagnola sia come nella Storia vera, questo scenario mi sembra oltremodo riduttivo per lui e il suo schieramento: Parma-Piacenza passano direttamente ai Savoia (come prima la Sicilia permutata con la Sardegna), che mantengono il Ducato eponimo, mentre Lombardia (con Mantova) e Sicilia (in precedenza la Sardegna) agli Asburgo passano per matrimonio ai Savoia-Asburgo e come Secondogenitura Modena; la Toscana direttamente a Carlo Emanuele come Imperatore.
Quindi tutto ai Savoia-Asburgo eccettuati il Papato e Venezia.
Io però non ho elencato tutto ciò cui avrebbero avuto diritto (che sarebbe soprattutto fuori d'Italia), ma solo ciò che militarmente avrebbero avuto in Italia con un sano metodo da Eugenio di Savoia (ciò che ti conquisti con l'esercito è tuo). In particolare:

1) nella Guerra di Successione Spagnola e in quella della Quadruplice Alleanza, tutto come da Storia nota;
2) nella Guerra di Successione Polacca, Carlo Emanuele III. è con gli Asburgo e questo fa la differenza: gli Asburgo mantengono ciò che già hanno (casomai il problema è come compensare Francesco Stefano di Lorena, che qui, senza sposare Maria Teresa, non può subentrare ai Medici in Toscana; la soluzione più semplice è il Lussemburgo), solo senza bisogno di cedere Novara e la Lomellina ai Savoia, che invece ottengono Parma e Piacenza (la Guerra viene pur sempre persa dai Borboni, con questo cambio di alleanza; non è che i Savoia abbiano guadagnato chissà cosa e comunque gli Asburgo assolutamente niente);
3) nella Guerra di Successione Austriaca (che comunque avverrebbe), gli Asburgo perdono già la Slesia, non c'è bisogno di cedere ai Savoia Vigevano e l'Ossola, mentre per massimo amore di simmetria si può cedere (da moglie a marito) come premio la Sicilia (che nella realtà - in quanto borbonica - era obiettivo di guerra di Casa Savoia) e proprio per esagerare la Toscana (che quindi non diventa Secondogenitura).

Casomai sorge il dubbio su Genova. In questo caso probabilmente avrebbe fiutato in tempo che l'aria non tirava a favore dei Gallispani (che quindi non hanno Napoli e la Sicilia) e soprattutto non avrebbe dichiarato guerra ai Savoia (come storicamente non l'ha dichiarata alla Toscana), perché avrebbe comportato sùbito (dopo il 1745) la fellonia contro l'Impero. Se invece proprio vogliamo aumentare la schiera dei nemici degli Asburgo, ecco che a fine conflitto Genova va dritta dritta ai Savoia e quindi dal figlio di Carlo Emanuele e Maria Teresa in poi fa parte dei beni di Casa d'Asburgo-Savoia (i Savoia non praticavano Secondogeniture).
Mantova, Massa e Modena-Reggio come da Storia nota (non è tecnicamente possibile altrimenti) a meno che in quest'ultimo caso - come nella Storia nota - ci sia fellonia contro l'Impero, che qui non verrebbe perdonata (e dunque Modena-Reggio diventerebbe Piemonte, come Parma-Piacenza-Guastalla, il che è anche molto logico).
Qui non è questione di diplomazia, è tutto deciso sul campo, come del resto nella Storia vera, sennò retrospettivamente uno potrebbe dire che i Borboni hanno preso troppo (tutta l'eredità spagnola tranne Milano e i Paesi Bassi, che poi vengono comunque persi entrambi a fine secolo, con la riacquisizione solo di Milano e il compenso di Venezia per i Paesi Bassi) mentre gli Asburgo hanno perso tutti i compensi (Parma e Piacenza nella Guerra di Successione Austriaca e la Toscana per la clausola della non unificabilità): se non è violazione dell'Equilibrio questa... (eppure è ciò che è avvenuto; pertanto un'ucronia che unisca gli Asburgo a una Dinastia vincente deve produrre perlomeno un risultato un po' diverso - direi "più equilibrato" - che nella Storia vera).
Da Aquisgrana in poi Luigi XV. si è reso conto che in Italia non aveva guadagnato niente (come si è visto nella Guerra dei Sette Anni), l'unico successo è stata la Corsica, che però potrebbe perfino essere diventata stabilmente sabauda. Quindi l'elenco che avevo fatto era minimo, in quello massimo rientrerebbe anche Genova con la Corsica (e Modena-Reggio annesse direttamente, per cui si avrebbe un grande Regno di Lombardia dalla Savoia e Nizza fino a Modena-Reggio, alla Toscana e alla Corsica, con prosecuzione in Sardegna e Sicilia e collegamento attraverso il Regno di Napoli). Questo è di fatto ciò che è avvenuto (tranne Nizza-Savoia e in compenso senza Legazioni Pontificie) nel XIX. secolo.
Nel 1821, se rimane l'Impero (con un Imperatore diverso da Francesco I. e membro di una Casata che agognava da quattro secoli la dignità di Vicario Imperiale - e l'ha fatta valere "fuori tempo massimo" nel 1859-1860! - è pressoché sicuro che rimanesse o almeno venisse integralmente restaurato, anche e soprattutto a Sud delle Alpi), l'elezione (con ormai dieci Elettori, tredici nel caso di ripristino della Chiesa Imperiale) potrebbe al massimo essere contestata da una candidatura prussiana, ma Federico Guglielmo III. non aveva particolare interesse a farlo (fino a Bismarck l'unica ossessione prussiana era l'unificazione territoriale, quindi soprattutto Hannover, poi l'ingrandimento in Sassonia e nei Ducati Danesi, infine la Lorena).

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Iacopo suggerisce:

Avevo ipotizzato delle cessioni in nome dell'equilibrio tra potenze: degli Asburgo-Savoia Imperatori e Egemoni d'Italia si sarebbero attirati le ire di Prussia, Francia Inghilterra e Papa nel giro di pochi anni. Se avessero voluto tenere tutti gli stati su cui avevano diritti legali, avrebbero dovuto difenderli in una Guerra dei Sette Anni ucronica, con Tutti contro gli Asburgo-Savoia.
Possiamo anche ipotizzare che funzioni e ci si presenti alle Guerre Napoleoniche con una compagine del genere.

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E Bhrihskwobhloukstroy aggiunge:

Riguardo poi ad Eugenio di Savoia, avrei le seguenti osservazioni:
1) il precedente di Wallenstein (in un momento in cui la Monarchia Austriaca era messa molto peggio e senza il prestigio per le Vittorie sui Turchi) sconsiglia del tutto e definitivamente la possibilità di una reggenza a vita. Chi lo tentasse sarebbe sùbito bandito dall'Impero, non ci sono speranze in alcun modo; c'era una Polizia e anche il più abile Condottiero doveva pagare i Soldati, se non poteva saccheggiare non c'erano mezzi, vinceva chi aveva più terre, quindi gli Asburgo (questa fra l'altro è una considerazione dello stesso Principe Eugenio). Il Sacro Romano Impero non era la Russia del 1919 (dove già non sarebbe stato possibile niente di tutto ciò). Questa è una difficoltà decisiva, purtroppo...
2) Gli Elettori non avevano alcun interesse a una Germania forte, il loro scopo era ingrandirsi gli uni a spese degli altri, quindi messi insieme non costituivano un elemento di forza (come invece quando erano gli uni contro gli altri, ciascuno alleato a qualche Potenza), ma anzi di debolezza e di caos. Se poi l'Impero esce sconfitto dalla Guerra della Lega di Augusta siamo messi ancora peggio...
3) Nella Guerra di Successione Eugenio combatte per l'Imperatore, quindi chi si rafforza è l'Imperatore, non il Generale: il Generale può avere soldi, terre private e soldati, l'Imperatore ha Stati. Nella Pace, invece, chi dispone non è né l'Imperatore né tantomeno il Generale, ma il Congresso delle Potenze, quindi ai Savoia non va proprio niente che non rientri nella Geopolitica della Maggioranza delle Potenze.
4) Per diventare Elettori non basta essere Re (tant'è che, appunto, i Savoia non lo sono mai diventati, benché lo chiedessero insistentemente), neppure entro l'Impero (in teoria impossibile, ma lecito all'Imperatore; eppure lo stesso Imperatore, come Re di Boemia, a lungo è rimasto senza Elettorato!).
5) Non è assolutamente facile assicurare una Successione con cambio di Dinastia. Di fatto è accaduto molto raramente, solo in circostanze del tutto eccezionali e soprattutto col favore degli Elettori, non certo «riducendo il potere dei Principi»...
6) In ogni caso mi sfugge del tutto come possano i Savoia «fregare territorî tedeschi agli Asburgo» (prima della Prammatica Sanzione!)

Inoltre non mi so immaginare chi sarebbe il Capo di Casa Savoia nel 1821, perché l'apporto genetico di Maria Teresa sarebbe stato sicuramente diverso da quello di Polissena d'Assia-Rheinfels-Rotenburg e anche la diversa data del matrimonio - perlomeno quello da cui nascerebbe la linea maschile del primogenito superstite (forse comunque di nome Vittorio Amedeo) - di Carlo Emanuele (che deve lasciare a Maria Teresa, nata nel 1717, il tempo di diventare uĭrĭpŏtēns) avrebbe contribuito a modificare in modo imprevedibile la discendenza.

Ciò che terrei fermo è che, se nella Storia nota gli Asburgo hanno avuto una quantità x di guadagni e i Savoia una quantità y, in un'ucronia in cui le due Dinastie si fondono (anziché combattersi o boicottarsi) la somma dei rispettivi guadagni ucronici x₁ e y₁ non può essere minore di x+y. La Politica dell'Equilibrio è stata, sciaguratamente, fin troppo vera, ma è stata anche incoerente, perché di certo non c'è stata alcuna attenzione all'Equilibrio quando a guadagnare erano la Gran Bretagna o la Russia (e non solo fuori d'Europa), così come non c'è stata quando vinceva la Francia o la Prussia (solamente nel caso delle Spartizioni della Polonia i Partecipanti si sono accordati, ma anche in questo caso la Russia ha preso sùbito nelle prime tre Spartizioni più degli altri due messi insieme - uno dei quali ha saltato una Spartizione - e poi per di più ha preso nelle successive due Spartizioni - solitamente non numerate - la metà di quel che avevano già preso prima gli altri due...). Quindi il cosiddetto Equilibrio era una vuota copertura della Legge della Forza militare e perciò, se in questa ucronia i rapporti di forza cambiano (beninteso solo a Sud delle Alpi, quadrante che del resto dopo il 1748 non ha più avuto modifiche sostanziali a parte l'incameramento di fatto del Feudo Estense), è chiaro che appunto in Italia si creerà un'egemonia sabaudo-asburgica (ripeto, i Savoia non praticavano politiche di Secondogenitura come invece gli - alquanto irresponsabili, da questo punto di vista - Asburgo, emuli dei Carolingi).

A ripensare alla questione del Finale, è abbastanza inevitabile che un Imperatore Sabaudo avrebbe prima o poi costretto Genova al 'suicidio' geopolitico (magari buttandola nelle mani della Francia per poi chiederne il sacrificio al tavolo della Pace) e, con una simile geografia politica, non sarebbero state al sicuro né Venezia né la Svizzera (solo l'altra Repubblica uscita dall'Impero nel 1648, l'Olanda, si sarebbe salvata in virtù delle proprie forze e probabilmente anche dell'appoggio britannico) e perfino il Papato avrebbe avuto molto da temere (il progetto di unire il Piemonte e la Sicilia attraverso la Penisola Italica risaliva proprio a Carlo Emanuele...).

Quindi l'intera politica europea sarebbe stata abbastanza sconvolta, con la Dinastia Sabaudo-Asburgica che rivendicava a doppio titolo la Successione Spagnola (ormai persa per sempre - o solo fino al 1870?) e per la quale l'Italia (intesa sia come Reichsitalien sia come Penisola) sarebbe stata riserva pressoché esclusiva (i Borboni non vi avrebbero mai messo piede); la Svizzera sarebbe stata sotto continua minaccia, trovandosi a metà fra i Dominî Ereditarî Sabaudi e Asburgici (Austria Alpina e Austria Anteriore) e perfino il Lussemburgo divenuto Lorenese sarebbe stato sotto interessata osservazione (bisogna tener conto che in questa ucronia la discendenza di Francesco Stefano sarebbe diversa e si potrebbe estinguere).

Insomma, dopo il matrimonio Carlo Emanuele avrebbe spostato la capitale a Milano (come già intendeva fare nella Guerra di Successione Polacca) e dopo l'Elezione Imperiale a Vienna; a Sud delle Alpi avrebbe avuto luogo un processo centripeto come nel 1859-1870 (forse senza Comarca di Roma, ma con mantenimento di Savoia, Nizza e Corsica e abbastanza verosimilmente esteso a tutto il Dominio Veneziano, fino alle Isole Ionie).
Gli Asburgo fino a Maria Teresa usavano in famiglia il toscano, i Savoia preferivano il francese ma nei loro possedimenti cisalpini (esclusa Aosta) era lingua ufficiale il toscano (in Sardegna è rimasto ufficiosamente il castigliano fino al XIX. secolo), mentre gli Asburgo nelle Due Sicilie hanno mantenuto il castigliano (anche a Milano fino al 1740, ma nel Reichsitalien vigevano il latino scritto e il toscano parlato); si può quindi immaginare che Maria Teresa passasse al francese (come con Francesco Stefano), ma che a Sud delle Alpi si stabilizzasse una tripartizione sociolinguistica per cui in Sardegna e nelle due Sicilie rimanesse il castigliano, nel Reichsitalien e nelle eventualmente conquistate Legazioni ex-Pontificie il latino (almeno a livello scritto), sempre nel Reichsitalien (a livello parlato - ovviamente acrolettale - ufficioso) e negli eventualmente conquistati Dominî ex-Veneziani (a tutti i livelli) il toscano (poi naturalmente il basiletto sarebbe stato dovunque il 'dialetto' locale per il 98% della Popolazione).

Chiaramente, nel giro di un secolo e mezzo ci sarebbe stato almeno un tentativo in grande stile da parte francese di demolire questo sistema, ma il risultato sarebbe stato alla fine lo stesso che si è avuto in Germania (lo sviluppo di un - innaturale e rovinoso - sentimento francofobo), anzi in questa ucronia più che altrove l'Ottocento avrebbe visto - anche in opposizione a un progetto kleindeutsch che sfruttasse strumentalmente il Nazionalismo tedesco nel senso più ristretto del termine - l'insistenza ossessiva sulla nozione di "Nazione Imperiale" romano-germanica (molto di più che il Triplicismo nell'Italia Umbertina).

A lungo termine, la prospettiva coloniale potrebbe avere assai meno forza (a parte la classica rivendicazione dell'eredità ottomana, ma forse più balcanica che mediterranea), mentre più probabilmente sarebbe lo sbocco (non mediterraneo) al mare nelle Fiandre a focalizzare la massima attenzione da parte del Governo Imperiale. Un momento decisivo sarebbe la soluzione della Questione Tedesca, che per le medesime ragioni ricordate (unione anziché guerra fra Asburgo e Savoia) dovrebbe essere più favorevole all'Impero rispetto alla Storia vera e quindi sfociare nella versione massimalistica del progetto großdeutsch (qui denominabile, invece che großösterreichisch, piuttosto großrömischdeutsch o meglio ancora großwelschdeutsch)

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Iacopo torna alla carica:

In questo quadro, come si sviluppa la storia del Belgio? L'Unione con i Paesi Bassi avverrebbe come nella storia originale, a valle del tentativo imperiale francese? Se, come credo, sì, allora cosa accadrebbe con lo scioglimento dell'Unione nel 1830? I gli Asburgo-Savoia riuscirebbero a mettere sul trono un loro rampollo, invece di un Sassonia-Coburgo-Gotha?
Altra questione: la posizione inglese nei confronti del tentativo egemonico francese non dovrebbe essere molto più favorevole? Insomma, non rischiamo che gli Asburgo-Savoia si trovino contro sia Napoleone che Wellington? Potrebbero resistere a un simile attacco?
Con la sconfitta e la probabile annessione della Prussia (almeno la sua parte storicamente imperiale), il Großwelschdeutschenreich avrebbe assunto lo stesso ruolo avuto storicamente dalla Germania nella spartizione dell'Africa?
Chiedo tutte queste cose perché sto cercando di figurarmi il possibile profilo della Grande Guerra, con tutti i membri della Triplice già uniti in un unico Stato...

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Così gli replica Bhrihskwobhloukstroy:

Se ammettiamo che in Francia la Rivoluzione avvenga comunque nelle modalità note (solo è incerto se ci sia Napoleone, perché la Corsica potrebbe rimanere sabauda dal 1746, nel qual caso però Napoleone sarebbe verosimilmente un indipendentista e in una faida fra Indipendentisti potrebbe effettivamente cercare riparo e fortuna in Francia) e così pure le Spartizioni della Polonia, la politica della Gran Bretagna potrebbe essere tutto sommato molto simile a quella storica, perché:

- nei primi anni della Rivoluzione l'obiettivo non era di impedire un'egemonia francese, ma di spartire la Francia, quindi se ci sono Alleati in grado di far vincere la Coalizione ben vengano, se sono forti meglio ancora, naturalmente a patto che non alterino le proporzioni nella progettata Spartizione (ma c'era ancora molto territorio per accontentare tutti);
- nel Tentativo Egemonico, la Francia è arrivata a controllare direttamente tutta l'Italia (nel senso più esteso, anche se senza Isole Maggiori), la Spagna (con radicale ipoteca sul Portogallo) e, più o meno direttamente, la massima parte dell'Europa Centrale; rispetto a questo, l'Impero Asburgo-Sabaudo sarebbe pressappoco la metà, quindi la dimensione ideale per il fatidico Equilibrio (quando non si può spartire si invoca l'Equilibrio).

Se nella Reazione al Tentativo Egemonico Francese i Paesi Bassi venissero ugualmente unificati sotto l'Olanda mi pare invece di nuovo incerto. Il parallelo storico suggerisce ovviamente di sì; le ambizioni sabaude sommate all'estrema necessità austriaca di uno  sbocco non mediterraneo al mare militano, al contrario, per il no e di certo favoriscono una soluzione dinastica imperiale al momento della Secessione del Belgio.

In ogni caso, la Riforma dell'Impero (corrispondente alla fondazione del Secondo Reich nel 1871) dissolverebbe la questione, anzitutto perché in questo caso (particolarmente alla caduta dell'eventuale Secondo Impero Francese) l'Unione Dinastica del Belgio con gli Asburgo-Savoia porterebbe con ogni verosimiglianza l'adesione dello stesso Belgio al Reich, inoltre perché a quel punto lo sbocco sul Mare del Nord verrebbe già garantito da Prussia, Hannover, Amburgo e Brema.

É qui che potrebbe scattare la Mutazione Imperialistica. Finora si era trattato di Geopolitica Dinastica in un quadro ancora in gran parte feudale; l'umiliazione della Prussia potrebbe invece richiedere una terapia geopolitica di tipo - ironicamente - bismarckiano, consistente nel consenso imperiale a uno sfogo coloniale per il rivale perdente. Al tempo stesso, l'Impero Riformato avrebbe raggiunto, con l'annessione dell'Alsazia, della Lorena ed eventualmente di altre antiche rievendicazioni sia sabaude sia asburgiche in Borgogna e regioni vicine, i limiti estremi delle proprie possibilità di espansione in "Europa" (rimarrebbe sempre l'auspicio di un'adesione della Svizzera, dell'Olanda e della Danimarca) e, essendo l'Impero Russo un vicino troppo potente da sfidare, ne conseguirebbe di necessità un riorientamento verso Sud-Est, in esorcistica collaborazione (ma anche col retropensiero di tentare un minimo di contenimento in forma di "riequilibrio" nelle annessioni) nei confronti appunto della Russia.

Dati come ineliminabili il contrasto russo-britannico in Asia e la rivalità franco-imperiale in Europa (con proiezione in Africa per il citato tramite della Prussia), le quattro Potenze Mondiali vedrebbero le due maggiori (Gran Bretagna e Russia) contrapposte e le due minori (Francia e Großwelschdeutsches Reich) destinate ad affiancarsi ciascuna a una sola (e diversa) delle maggiori; entrambe le minori, tuttavia, avrebbero più interesse ad allearsi alla Russia che alla Gran Bretagna: bisogna quindi capire quale delle due ha più da perdere da un'alleanza con l'Impero Britannico.

Dato che Albione non aiuta gli Alleati (se non aggiungendo nemici ai loro nemici), il Großwelschdeutsches Reich andrebbe incontro a una Guerra su due Fronti nel caso che non avesse l'alleanza della Russia contro la Francia. Quest'ultima, invece, avrebbe meno da temere da un'alleanza britanno-romanogermanica, perché appunto le possibilità di dover subire un'invasione dall'Inghilterra sarebbero minori di quelle di un'invasione russa del Großwelschdeutsches Reich (potenziale invasore della Francia, ma appunto inibito dalla minaccia russa).

La Francia ricercherebbe dunque l'alleanza russa per vincere, mentre il Großwelschdeutsches Reich la ricercherebbe per non morire. Quanto alla prospettiva di guadagni, dato che i principali obiettivi francesi sarebbero il recupero di territorî dal Großwelschdeutsches Reich, un'alleanza con la Russia potrebbe far sperare in un'eliminazione totale dell'Impero nemico (spartito fra i due vicini), mentre Albione - come visto all'inizio del secolo - alla fine impedirebbe il ritorno di un'egemonia francese sull'Europa sia Occidentale sia Centrale. Parallelamente, il Großwelschdeutsches Reich potrebbe mirare perfino a metà dell'Impero Ottomano nel caso di una Vittoria condivisa con la Russia, mentre da un'alleanza con l'Impero Britannico potrebbe venire al massimo una spartizione delle Colonie Francesi (non però della Francia Metropolitana) e comunque in nessun caso l'eliminazione dell'Impero Russo, anche se sconfitto (anzi, ancora più ostile in tale evenienza).

La Russia verrebbe dunque corteggiata a oltranza sia dalla Francia sia dal Großwelschdeutsches Reich (tutti e tre consapevoli dell'inevitabilità della guerra; chi rimasse neutrale si candiderebbe a essere spartito dai due Vincitori del risultante Conflitto a Tre). La decisione è quindi nelle mani della Russia, che potrebbe massimizzare il risultato alleandosi prima col Großwelschdeutsches Reich per spartirsi l'Impero Ottomano (tanto avrebbe comunque l'opposizione dell'Impero Britannico) e poi con la Francia sconfitta e umiliata per spartirsi con questa lo stesso Großwelschdeutsches Reich. Si prospettano, perciò, due Grandi Guerre, una della Russia insieme al Großwelschdeutsches Reich contro l'Impero Ottomano difeso da Francia e Gran Bretagna, poi, in caso di Vittoria, una seconda, nella quale il Großwelschdeutsches Reich rimasto sostanzialmente solo verrebbe sconfitto e spartito fra Russia e Francia. È per questo motivo che agli Asburgo conviene, nel XVIII. secolo, confluire non tanto nella Dinastia Sabauda, quanto in quella Borbonica: senza una fusione fra Sacro Romano Impero e Francia non c'è futuro per l'Impero (mentre la Francia può arrivare a un grande successo, sia pure solo alla fine). Siccome però senza Spagna (con le sue Colonie) la vita per la Francia diventa molto dura (nonostante la probabile Vittoria Finale sul Großwelschdeutsches Reich e simili Imperi ucronici) e, d'altra parte, senza il consenso e l'appoggio dell'Impero sarebbe impossibile una fusione gallispanica (qualsiasi altro Alleato vi si opporrebbe; solo il Sacro Romano Impero avrebbe interesse a favorirla, ovviamente a condizione di parteciparvi diretttamente), ancora una volta arriviamo a dover constatare che l'unica alternativa alle Guerre Mondiali e alla Spartizione che ne è seguita è l'Unione fra Spagna, Francia e Sacro Romano Impero.

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Ecco la risposta di Iacopo:

Mi pare che la vicenda geopolitica proposta da Bhrihskwobhloukstroy ricalchi in maniera fedele quella dell'Austria e della Prussia nella nostra storia.
In questa vicenda gli Asburgo giocano un gioco a non perdere -ma chi gioca a no perdere si preclude la possibilità di vincere, e di questo si condanna alla sconfitta. È chiaro che l'unica possibilità per gli Asburgo (e per qualunque attore "imperiale" nel senso di SRI e/o di Impero Romano d'Oriente) fosse quella di confluire in uno degli altri tre imperi (o in un quarto, come storicamente è successo).
Ma forse i nostri Asburgo-Savoia potrebbero avere un'alternativa, cioè giocare la partita come Savoia e non mi me Asburgo. So che non sembra promettere nulla di buono, ma forse se mi spiego sarò più convincente. Il punto centrale è trovare una linea d'azione geopolitica che porti l'impero italo-tedesco-magiaro-slavo a presentarsi unito e non spartito in sfere di influenza al momento della Successione Americana.
Ecco come procederei:

1) dopo il tentativo egemonico francese i Savoia-Asburgo capiscono che l'Impero è una polpetta avvelenata. Non che non abbia il suo fascino, ma perseguire l'unità germanica inchioderebbe la dinastia in un cul de sac geopolitico.
Al tavolo del Congresso di Vienna dunque i Savoia-Asburgo si disimpegnano dalla Germania. favoriscono in ogni modo la Prussia e ottengono in cambio delle concessioni in oriente.

2) i Savoia-Asburgo stringono un patto d'acciaio con l'Impero Ottomano in funzione antirussa. Nel '28, nel '53 e nel '77 sostengono militarmente i turchi. Nel '49 però supportano anche Mehmet Alì, con lo scopo di far capire alla Gran Bretagna che l'Impero Ottomano è troppo debole per resistere alla pressione russa. In generale la politica di Vienna (o Milano?) è quella di minare le difese ottomane (con spionaggio e supporto alle insurrezioni) presentandosi però di volta in volta come un utile difensore.

3) Nel '70 i Savoia-Asburgo non si oppongono all'unificazione della Germania del Nord sotto l'egemonia prussiana. Baviera e Baden rimangono fuori dalla Grande Prussia, che si ammette l'Alsazia ma non la Lorena (Vienna media la pace tra Prussia e Francia).

4) nel '77 i Russi arrivano alle porte di Costantinopoli mentre premono sull'Afghanistan. Britannici e Welschen intervengono e si spartiscono l'Impero Ottomano con quarant'anni di anticipo: area araba alla Gran Bretagna, area balcanica e Anatolia ai Savoia-Asburgo.

5) La spartizione dell'Africa viene guidata dalla Prussia, i Savoia-Asburgo non vi partecipano se non per una colonia simbolica in Tripolitania e in Eritrea. Forse però l'attività missionaria cattolica è ancora più spalleggiata che nella HL.

6) l'Impero Savoiardo si pone come l'equivalente ucronico di quello Ottomano, ma rimane sempre fedelmente alleato con la Gran Bretagna. Dal 1905 i Britannici sono però anche corteggiati dai Russi. In questa tl però la Prussia è indipendente, e con ogni probabilità sarebbe alleata della Russia in funzione anti-savoiarda. Inoltre I Savoia avrebbero Il controllo degli Stretti e dei porti caldi. Il ribaltamento di alleanze con la creazione di un asse russo-britannico non sarebbe possibile.

Può funzionare?

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E Bhrihskwobhloukstroy ribatte:

Forse possiamo introdurre una distinzione di procedura nelle ucronie finora poco discussa. Premesso che già queste ucronie costituiscono un genere a sé - quelle che forse sarebbero state un passatempo per Oswald Spengler o Arnold Toynbee: geopolitiche ed etniche, basate almeno in partenza su concrete situazioni e persone storiche - mi accorgo, buon ultimo (col mio solito ritardo), che possiamo applicare un'attitudine conservatrice (di apparenza severa: per quanto si modifichi, la situazione ritorna a qualcosa di paragonabile a quella nota, pur ovviamente con tante differenze di dettaglio) e una alternativa (più 'collaborativa' al livello della discussione e più 'ottimistica' dal punto di vista del soggetto dell'ucronia).

Nello scorso intervento mi sono (involontariamente) attenuto a un'attitudine molto conservatrice (come è risultato evidente); se continuassi a farlo dovrei insistere sulla comparazione fra Questione Tedesca e Questione Slava: se l'Impero poteva risultare un boccone avvelenato (per me già la polpetta normale è un cibo velenoso...), ancora di più lo erano l'Ungheria, l'Illiria, la Boemia e la Polonia. Mentre l'Impero - finché è esistito - poteva almeno in teoria garantire l'esistenza sia di una Grande Prussia sia della Monarchia Asburgica entro la stessa compagine politico-istituzionale, la soluzione della Questione Slava in generale era totalmente incompatibile con l'esistenza dell'Ungheria (questo è un micidiale retaggio dell'ambiguità del rapporto fra Stefano I. Árpád e Ottone III.). Di conseguenza, se il Großwelschdeutsches Reich era verosimilmente destinato a finire prima o poi spartito fra Impero Russo e Francia, a maggior ragione l'Impero Sabaudo-Asburgo-Ottomano sarebbe andato incontro - perfino prima - alla spartizione fra Russia, Prussia, Francia e, a questo punto, Gran Bretagna: uno contro quattro, il più debole perché circondato, non avrebbe avuto scampo. In particolare, il punto critico sarebbe intorno al 1877-1878: troppo ghiotta l'occasione per resistere alla tentazione di coalizzarsi intorno alla grossa preda (beneficiare un potenziale rivale - per esempio la Prussia - serve solo a promuoverlo prima al rango di nemico mortale: una volta unificata la Germania Settentrionale e/o Protestante, la sua direttrice geopolitica principale sarebbe diventata - se non altro per esclusione a causa dei troppo potenti altri vicini - il Pangermanesimo). In questo caso l'Impero Sabaudo-Asburgo-Ottomano si sarebbe trovato nella sgradevolissima condizione di rappresentare l'unico residuo obiettivo geopolitico per tutte e quattro le altre Potenze, due delle quali assolutamente non neutralizzabili (la Russia non può essere conquistata e quindi ogni sgarbo o sgarro al suo Impero viene prima o poi pagato con gli interessi; l'Impero Britannico non può invece tollerare Alleati al di sopra di una dimensione che già gli Asburgo da soli - senza nemmeno i Savoia - eccedevano in partenza) e le altre due legate a uno Spazio Vitale purtroppo coincidente con quello stesso dei Savoia e degli Asburgo (disgraziatamente, i Savoia non potevano concedere alcunché alla Francia, essendo essi stessi una piccola alternativa alla Nazione centrata sulla Monarchia di Parigi).

Con un'attitudine conservatrice, non c'è alcuno spazio non solo per gli Asburgo o i Savoia, ma in generale per alcuna Potenza europea che superi le dimensioni della Francia o della Spagna e non abbia una proiezione coloniale pluricontinentale. Da questo punto di vista, ogni ucronia è destinata o ad arrivare a un Superimpero o a concludersi con un fallimento del protagonista...

Se invece manteniamo un'attitudine collaborativa ('ottimistica'), l'insormontabile ostacolo costituito dall'Imperialismo russo - che giocava su tre tavoli: Panslavismo, Ortodossia, Eurasismo - può essere aggirato cedendo tutti i suoi obiettivi non difendibili da parte sabaudo-asburgica: Bucovina, Galizia-Lodomiria, Boemia-Moravia-Slesia, Slovacchia, Transilvania, Banato, Croazia-Slavonia-Dalmazia, Slovenia e Istria. Se i Savoia abbandonano alla Prussia tutto ciò che gli Asburgo non potevano controllare direttamente nel Sacro Romano Impero, a maggior ragione devono cedere alla Russia tutto ciò che i Savoia stessi non possono sottrarre al Panslavismo e alla Politica di Protezione degli Ortodossi; in pratica, possono mantenere soltanto l'Austria Alpina e i Sudeti, il Litorale Giuliano e Istriano, le Isole del Quarnero e della Dalmazia con una catena di città selezionate fra Pola e Cattaro (Abbazia, Fiume, Zara, Sebenico, Traù, Spalato, Ragusa).

Dopo di ciò, la loro Politica Ottomana può solo aspirare a subentrare alla Sublime Porta dove non arriva l'Imperialismo Russo, quindi rinunciare alla Grecia, a Costantinopoli, all'Anatolia Ellenica, a Cipro e al Levante Cristiano, limitandosi all'Albania Cattolica e Musulmana, forse temporaneamente a qualche Isola dell'Egeo (per gentile concessione dell'Impero Russo contro l'Irredentismo Greco) e precedere Francia e Gran Bretagna nei settori Arabi Musulmani (senza una base imperiale in Europa Centrale la Politica Balcanica sarebbe stata impraticabile nei secoli XVIII.-XIX.; era un'opzione per il Großwelschdeutsches Reich, non per un Impero Sabaudo con Residui Asburgici).

In tutto ciò i Savoia possono solo agire come Soci di Minoranza dell'Imperialismo Russo, che in tal modo può contrastare l'Impero Britannico in Asia avendo guadagnato in Europa e nel Mediterraneo più di quanto avrebbe potuto alleandosi insieme con la Francia e la Prussia. In questo contesto, potrebbero conservare il Trono di Spagna oltre il 1873 e forse perfino arrivare a una confluenza dei Regni. Questa è stata, in molti punti letteralmente, la Politica Imperialistica Sabauda, dal XVI. secolo fino alla Seconda Guerra Mondiale inclusa.

Solo a questo punto, ormai a XX. secolo iniziato, giunge l'ora del Cambio di Alleanza (stiamo ragionando con la storicamente nota Lealtà Sabauda): associazione con la Grande Prussia nell'Unione Mitteleuropea, a sua volta alleata con la Gran Bretagna contro Russia e Francia, purché gli Stati Uniti d'America si allontanino dalla tradizionale alleanza preferenziale con la Russia, a favore invece del progetto di Greater Britain (con lo storico nemico rappresentato dalla ex-Madrepatria) entro la grande "Teutonic Connection" contro Russia, Cina e Giappone.

Devo però aggiungere che, con un'attitudine ottimistica anziché conservatrice, anche il Großwelschdeutsches Reich cui pensavo nel precedente messaggio (= gli Asburgo-Savoia che praticano una Geopolitica Asburgica) potrebbe «giocare a vincere». L'occasione migliore sarebbe alla minima distanza dal fallimento del Tentativo Egemonico Francese e il modello sarebbero i progetti di conquiste in Francia e Svizzera accarezzati dal giovane Carlo Alberto all'epoca dell'incontro con Metternich a Genova (maggio 1825); tenuto conto che lo stesso Metternich pensava a un possibile intervento in Svizzera nel 1847 insieme alla Francia (con malcelate intenzioni spartitorie), l'ucronico Punto di Divergenza costituito dalla Fusione Sabaudo-Asburgica potrebbe catalizzare in quel contesto (o simili) un effetto davvero dirompente.

Si tratterebbe di immaginare un omologo del Congresso di Vienna, informato da un Europeismo meno confederale e più dinastico. Ad esempio, la «Polonisation de la France» era pensabile solo se la Gran Bretagna avesse avuto l'assoluta maggioranza del territorio, tuttavia entro il quadro istituzionale del Sacro Romano Impero tornato ai confini carolingi. Dopo di ciò, il Sacro Romano Impero (che a questo punto si sarebbe continuato a chiamare proprio così) si sarebbe dovuto attenere a una Politica rigorosamente amica dell'Impero Russo, per quanto la condizione di Protettore del Sovrano Britannico sul Continente Europeo permettesse (quindi: via libera alla Russia nei confronti degli Imperi Ottomano, Persiano e Cinese, strettissima Neutralità invece per quanto riguarda l'India).

In tale contesto, il Sacro Romano Impero avrebbe rappresentato in Europa l'unica istanza unitaria cui si potessero rivolgere i Regni medî e minori (Olanda, Danimarca, Svezia) e il Protettorato Britannico sul Portogallo avrebbe probabilmente favorito, per contrasto, la già accennata persistenza della Spagna sotto la Dinastia Sabauda oltre il 1873.

La crescita dell'Impero Russo avrebbe richiesto un processo abbastanza lungo perché si giungesse nel frattempo al momento della Successione Britannica, che - proprio a causa dell'alleanza russo-americana - si sarebbe orientata molto più probabilmente verso l'omologo ucronico della Potenza Germanica e quindi verso il Sacro Romano Impero: un «Sacro Romano-Britannico Impero» poteva forse sperare di avere le dimensioni per resistere al prima o poi inevitabile attacco russo (richiesto dalle esigenze dell'unificazione eurasiatica), ma per questo sarebbe stata necessaria la stessa Teutonic Connection (eventualmente senza l'intermediazione del passaggio attraverso la Greater Britain) accennata sopra. In proposito bisogna rilevare - con notevole imbarazzo - che l'Ideologia più adatta sarebbe stata qualcosa di corrispondente al Nazionalsocialismo.

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Andrea Carrara cambia discorso:

E se invece partissimo dalle origini? Se fosse accaduto ai tempi in cui gli imperatori non erano ancora né Asburgo né Lussemburgo? Potrebbe accadere che i Savoia diventino imperatori se già al inizio della loro storia riuscissero ad ottenere un cospicuo territorio e una maggior importanza.

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Allora Bhrihskwobhloukstroy chiarisce:

Con questo si ritorna alla discussione - rimasta in sospeso - sulll'Interregno 1254-1273, in particolare sul 1272-1273, con Filippo II. di Savoia come Candidato (successore di Riccardo di Cornovaglia), per la mediazione dell'altro fratello (minore) Bonifacio (1217 – 1270, arcivescovo di Canterbury) e contrapposto in luogo di Rodolfo I. d'Asburgo ad Alfonso di Castiglia.

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Per partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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