Ucronie fantageologiche

Il Mare CimmerioIl Ponte ItalicoFantamediterraneiContinenti in più e in meno...Senza il NiloL'altra AmazzoniaE se il Regno Unito non esistesse?E se l'America non esistesse?E se la California fosse un'isola?Il mondo allo specchio

1) Il Mare Cimmerio

Cominciamo con la pensata di Det0:

POD: Alla fine della glaciazione di Würm, il livello delle acque nel Mare del Nord è più alto, perciò la zona corrispondente alle nostre Germania e Francia (solo la parte centro-meridionale) vengono sommerse. ha così origine il Mare Cimmerio.

5000 a.C.: I Paleoeuropei danno origine a cinque ceppi culturali pre-indoeuropei: Liguri, in Costa Azzurra e sulle coste del Mare Cimmerio, Etruschi, in Toscana e nella Pianura Padana, Baschi, nel nord della Spagna, Sardi, in Sardegna, e Pelasgi, in Grecia.

4750 a.C.: I Baschi cominciano la loro espansione verso est e si scontrano con i Liguri, che vengono cacciati e si spostano sulle coste orientali del Mar Nero.

4500 a.C.: Arriva in Europa la prima ondata di popolazioni Indoeuropee, tra cui i Germani, che si stabiliscono in Danimarca, Scandinavia e sul Mar Baltico.
Celti e Cimmeri, arrivano alle soglie dell’Europa, i primi, si spostano nel Caucaso e in Kazakistan, i secondi attraversano l’intera Europa centrale e, attraversato il Mar Cimmerio (da cui prenderà il nome) si stabiliscono in Cimmeria (attuale Normandia).

4000 a.C.: Una terza ondata di Indoeuropei formata da Iranici e Slavi, non entra in Europa poiché fermati dai Germani e dalle altre popolazioni già insediatesi nel continente, ma gli Iranici si spostano in Cina e India e gli Slavi vanno verso la Siberia.

3800 a.C.: Gli Iranici, dopo aver sottomesso le popolazioni dravidiche indiane, si stabiliscono nella valle dell’Indo.

2300 a.C.: Fondazione di Babilonia, che invece di nascere sulle rive dell’Eufrate, è sulle rive dell’Indo. Impero Babilonese.

1900 a.C.: I Cimmeri attraversano la Manica e colonizzano la Britannia.

1700 a.C.: I Baschi attraversano lo Stretto di Gibilterra e colonizzano l’Africa settentrionale. A Babilonia regna Hammurabi, politica espansionistica che porta i babilonesi in Cina e Persia.

700 a.C.: I Baschi entrano in Italia dalla Sicilia e si scontrano con le colonie Etrusche in Campania.

450 a.C.: Nasce l’Impero Basco (Euskal Inperioa).

205 a.C.: Alcuni gruppi di Germani tra cui Angli e Sassoni, si spingono in Britannia, Scozia e Irlanda. Gli Juti, approfittando della situazione lasciata in Danimarca da Angli e Sassoni, la conquistano.

95 a.C.: Liguri e Sardi cominciano a fondare colonie sulle coste dei rispettivi mari.

80 a.C.: I Celti sottomettono i Liguri, Baschi e Etruschi sottomettono i Sardi.

55 a.C.: Sardi e Liguri si proclamano indipendenti e nascono due sottospecie di Repubbliche Marinare; che mantengono l’indipendenza commerciando per i popoli confinanti.

40 a.C.: Gli Slavi e i Siberiani cercano di infiltrarsi in Europa e spingono in Germani verso ovest.

30 a.C.: L’Illiria e la Dalmazia sono invase da Vandali e Burgundi. I Visigoti invadono le coste del Mar Nero e entrano in contatto con Liguri e Celti. Gli Ostrogoti invadono la pianura padana e le coste del Mar Cimmerio. I Franchi fondano il loro regno nel Centroeuropa.

L'Europa nel 30 a.C. (grazie a Deto)

25 a.C.: Quando i Cimmeri decidono di spingersi a Nord si scontrano con gli Anglosassoni, contro i quali intraprendono una guerra che durerà più di 40 anni.

21 d.C.: I Cimmeri sconfiggono gli Anglosassoni (che fuggono verso l’Islanda) e conquistano Irlanda e Britannia. Nasce il Regno delle Tre Cimmerie.

34 d.C.: Guerre Civili nel Regno Vandalo-Burgundo e tra gli Slavo-Siberiani; i primi avevano un governo diarchico, e, alla morte del re Vandalo Suabar, il Burgundo Biber prese il comando singolarmente, perciò scoppiò una guerra interna tra Burgundi e Vandali, e i secondi, appoggiati dai Visigoti, la vinsero.
La situazione Slavo-Siberiana era diversa, agli Slavi vennero offerti i territori al di là degli Urali, invece essi volevano governare sulla Scandinavia, gli Slavi attuarono una rivolta contro i Siberiani, che, con l’aiuto di Unni e Mongoli, riuscirono a scacciare nuovamente gli Slavi dall’europa.

56 d.C.: I Liguri attraversano il Canale di Suez e fondano città sulle coste del Corno d’Africa, cominciano i commerci con i Babilonesi.

89 d.C.: I Siberiani rimasti da soli al comando dell’europa orientale vengono attaccati da Juti, Franchi e Visigoti, ma perdono una minima parte dei possedimenti e la questione si risolve con un semplice patto di non-aggressione e qualche donazione territoriale ai regni germanici. Nasce il Regno della Grande Siberia.

107 d.C.: I Giapponesi entrano in guerra con Babilonia, che trova sostegno da Unni, Mongoli e Celti, il Giappone viene sconfitto e se ne spartiscono i territori.
I Babilonesi cominciano la colonizzazione delle isole del sud-est asiatico.

Il Mondo Antico nel 100 d.C. (grazie a Deto)

127 d.C.: I Burgundi cercano di riprendere il controllo del Regno Vandalo, che appoggiato da Regno Ostrogoto, Franco e Visigoto reprime nuovamente i Burgundi.

128 d.C.: A Zara, in Dalmazia, nasce la Lega Germanica, un alleanza tra i regni Germanici (Franco, Visigoto, Ostrogoto e Vandalo) che promettono aiuto reciproco in caso di guerra; gli Juti (pur essendo germanici) non accettano di entrare in questa lega.

134 d.C.: La penisola della Kamkatcka viene attaccata da una popolazione di stirpe europea arrivata dallo Stretto di Bering, dopo alcuni giorni si scopre che erano gli Anglosassoni, che, fuggiti in Islanda, avevano continuato il loro viaggio verso ovest arrivando in Nauland (Terra Nuova, la nostra America) e colonizzandola.

138 d.C.: Gli europei, riappacificatisi con gli Anglosassoni, partono alla mercè della Nauland, vengono sottomesse le popolazioni locali (Olmechi e Zapotechi) e fondate alcune colonie.

140 d.C.: L’Euskal Inperioa fonda Mexiko Hiria.

142 d.C.: I Liguri circumnavigano l’Africa, si apre un’altra porta al colonialismo europeo.

45 d.C.: Il Regno delle Tre Cimmerie colonizza la costa orientale della Nauland e il Sudafrica.

147 d.C.: Gli Etruschi arrivano in Brasile, Argentina e in Etiopia.

149 d.C.: I Pelasgi colonizzano la Florida, i Carabi e il Golfo di Guinea.

153 d.C.: La Lega Germanica organizza spedizioni di colonizzazione in Venezuela, Colombia, Ecuador, Camerun e Tanzania.

164 d.C.: La Grande Siberia annette ai suoi possedimenti l’Alaska.

171 d.C.: I Sardi prendono il controllo dell’istmo di Panama e controllano i commerci tra Europa e Nauland. I Liguri prendono il controllo del Canale di Suez e controllano i commerci tra Asia, Africa ed Europa.

184 d.C.: I Babilonesi scoprono l’Australia e la chiamano Ishtiya (in onore della dea Ishtar), stringono un alleanza con gli aborigeni e colonizzano solo una parte dell’isola.

190 d.C.: I Babilonesi sbarcano in Cile e colonizzano la fascia andina del Sudamerica.

194 d.C.: I Burgundi si ribellano nuovamente al dominio Vandalo, che con l’aiuto della Lega Germanica, ne attua il genocidio; che non viene accettato dalle nazioni europee, scoppia la Prima Guerra Mondiale; che vede schierarsi da una parte la Lega Germanica (Ostrogoti, Visigoti, Franchi, Vandali), e dall’altra la Quintuplice Alleanza (Regno delle Tre Cimmerie, Etruschi, Euskal Inperioa, Grande Siberia e Pelasgi).

197 d.C.: Dopo tre anni di battaglie finisce la Prima Guerra Mondiale, che vede uscire la Quintuplice Alleanza sconfitta, i Baschi perdono i possedimenti in Costa Azzurra e Italia, i Pelasgi perdono la Puglia, gli Etruschi (che si allearono a metà guerra con i germani) prendono il controllo dell’Italia e la Siberia deve concedere l’indipendenza ai Cimbri.

L'Europa nel 200 d.C. (grazie a Deto)

200 d.C.: Nel Trattato di Buona Speranza, a Città del Capo, tutte le nazioni del mondo firmano un trattato per l’alleanza e il disarmo.

Det0

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2) Il Ponte Italico

Diamo la parola a William Riker:

Ipotizziamo che per qualche arcano motivo, nella geologia si realizzi questa ipotesi, con due mari separati al posto del Mediterraneo ed un ampio ponte di terra che unisca l'Italia all'Africa, con la Sicilia che costituisca il relativo massiccio centrale... Come si modifica la storia?

Le premesse sono dunque:

1) Unione dell'Italia alla Sicilia ed alla Tunisia tramite un ponte di terra molto ampio che si estende anche per parte del golfo della Sirte. Ciò divide il Mediterraneo in due mari distinti: il Mar Tirrenico ad occidente ed il Mar Egeico ad oriente.
2) Presenza di un ampio mare interno, il Mare Atlantico, tra il Massiccio Tunisino e i monti dell'Atlante.
3) Trasformazione dell'Adriatico in un'ampia pianura, con un golfo residuale.
4) Ampliamento delle linee di coste in Anatolia ed in Grecia, che riduce l'attuale Egeo, trasformando in colline molte isole ed unendo Creta al Peloponneso.
5) Riduzione dell'estensione del Mar Nero.

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Così gli risponde il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Questa è una delle rare ucronie geologiche nelle quali mi sembra facile giustificare l'esistenza dell'Uomo come lo conosciamo, per il fatto che il Punto di Divergenza si potrebbe collocare (certo anche molto prima, ma al più tardi) al (posto del) termine del Pleniglaciale: in pratica, se il Pleniglaciale perdurasse a oltranza, il livello dei mari scenderebbe sotto gli attuali -200 e così il canale di Pantelleria emergerebbe, il che però - ribadisco - comporta non solo il prosciugamento della Sella del Canale di Messina, ma anche dell'intero Mar Rosso (per non dire del Golfo Persico...), dove rimarrebbero circa otto laghi salati delle dimensioni al massimo dell'Isola d'Elba e distanziati fra loro ogni volta da almeno 50 km di deserto, per cui vanno scordati sia Gibilterra sia qualsiasi canale simile a quello di Sūways.

Dal punto di vista della cosiddetta (non ho altro termine) etnogenesi, si rigistrerebbe una decisa persistenza della situazione del Pleniglaciale, con possibile sviluppo dell'agricoltura - in prossimità dell'Europa - solo nelle terre emerse fra le attuali Anatolia, Grecia e Italia Meridionale, oltre che lungo le sponde atlantiche della Penisola Iberica. Come storicamente il Neolitico ha interessato le popolazioni indoeuropee in una fase nella quale ancora condividevano il medesimo sistema fonologico (e probabilmente anche morfologico), a maggior ragione l'assenza della Deglaciazione Mesolitica e della conseguente dispersione demografica significherebbe un'unità indoeuropea ancora più stretta e duratura. Dunque il massimo di rottura della continuità etnologica potrebbe essere rappresentato da un Riforma Religiosa più o meno del tipo di quella di Zaraθuštrah (in questo caso *G'ĕrh₂nt-hₓúk'/strŏ-s) o di Bŭddháḥ (*Bʱŭdʱ-tó-s); il centro indiscusso dell'Indoeuropa andrebbe da Pantelleria a Trebisonda, affacciato su tre bacini endoreici (il Mediterraneo Occidentale, il Mediterraneo Orientale e il Mare Ponto-Caspio-Araliano), con massima concentrazione demografica e verosimile focolare di sviluppo dell'Urbanesimo, mentre la più potente area rivale sarebbe letteralmente l'Atlantide lusitanica, sempre indoeuropea e con connotazione regionale spiccatamente celtica. Un terzo punto di aggregazione agricola e protourbana sarebbe sicuramente la sponda settentrionale del Mar Nero, storicamente fulcro dell'unità baltosalvo-dacomisia.

Le Alpi sarebbero completamente inabitabili, in compenso la Pianura Padana si estenderebbe lungo tutto il fondo dell'attuale Adriatico fino alla latitudine dell'Albania. Contatti significativi con le popolazioni afroasiatiche sarebbero fortemente ostacolati dal grande Deserto a Sud dei Mediterranei. Fin qui possiamo essere abbastanza fiduciosi di non deformare troppo. Se vogliamo azzardare un'ipotesi di geopolitica statisticamente 'media', senza prevalenza di un unico polo, candidati verosimili sarebbero:

1) a Ovest l'atlantidea *Gʱōdʱo-h₁epiro-s (ca. 30 km al largo di Cadice), indoeuropea celtica;
2) sua rivale nel Mediterraneo Occidentale *B⁽ʱ⁾úrs(a)h₂/₄ (ca. 75 km a Nord di Cartagine), indoeuropea d'Africa;
3) simmetricamente, nel Mediterraneo Orientale la spettacolare Penisola di *Mélitah₂/₄ (non più di 5 km a Sud delle coste meridionali di Malta), indoeuropea sicula;
4) le due città gemelle di *Bʱauh₂/₄rio-m (Bari / Bar), allo sbocco del Golfo Padano nel Mar Ionio, indoeuropee illiriche;
5) alle foci del fiume omonimo, *Bʱoru-stenēs- (200 km a Sud di Mykolajiv / Nikolaev), indoeuropea baltoslavo-dacomisia;
6) *(S)krpndʱo-s (Scarpanto) a guardia dello stretto che collega il Mare di Creta al Mediterraneo Orientale, indoeuropea anatolica;
7) all'estremità della Penisola di Cipro, *Bʱng'ʱuos (Pafo), indoeuropea achea.

Per il principio del "nemico del mio nemico", si possono immaginare convergenze di interessi fra Atlantidei, Siculi, Geti e Achei da un lato, Afri, Illiri e Asiati dall'altro. A lungo termine, l'assenza di nemici alle spalle degli Atlantidei e dei Geti dovrebbe garantire la prevalenza al loro schieramento, con rispettiva egemonia sul Mediterraneo Occidentale (a partire dall'Atlantico) e Orientale (a partire dal Mare Ponto-Caspio-Araliano) e spartizione degli alleati (i Siculi agli Atlantidei, gli Achei ai Geti) nonché dei nemici (gli Afri agli Atlantidei, gli Asiati ai Geti; gli Illiri divisi a metà, con una capitale per uno).

Si noterà la complessiva sovrapponiblità degli Atlantidei (Celti) all'Impero Spagnolo (Cadice ÷ Madrid) e dei Geti (Slavi) all'Impero Ottomano (Boristene ÷ Bisanzio). In effetti, come i Celti sono chiamati Atlantidei, così i Geti andrebbero chiamati Iperborei.

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MattoMatteo ha una proposta alternativa:

Ipotizziamo la presenza di una striscia di terra che unisce Italia e Albania, all'altezza dello Stretto di Otranto, chiudendo il mare e trasformandolo in un lago.
Tale striscia, originata dall'innalzamento del fondale marino a causa della spinta della Placca Africana, avrebbe una larghezza minima di 40-50 km, ipotizzando che il lago mantenga l'attuale livello.

Nella nostra HL il Po immette nell'Adriatico parecchia acqua dolce, abbassandone la salinità rispetto alla media del Mediterraneo; bisogna quindi ipotizzare la presenza di un collegamento con lo Ionio, sotto forma di un fiume o di uno stretto, per evitare l'allagamento dell'intera Pianura Padana.
Nel caso di uno stretto, consiglierei una larghezza minima di 500 m e una massima di 2,5 km, contro i 75 km di ampiezza dello Stretto di Otranto.

Come cambierebbe la storia, a cominciare dai Greci e i Romani, con una situazione del genere?
Le prime due cose che mi vengono in mente sono:
1) una maggiore e precoce influenza greca nei confronti di Roma.
2) la mancata divisione tra impero romano d'oriente e d'occidente.

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E Paolo Maltagliati ipotizza:

Linguisticamente il Sud d'Italia diverrebbe quindi prima messapico, poi greco? Probabilmente non esisterebbe un impero romano.

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Ma MattoMatteo obietta:

Più probabile che l'impero romano, vista la maggiore espansione dei greci in Italia meridionale, decida di puntare principalmente verso nord e ovest: Italia centrale e settentrionale, Germania, Francia, forse Inghilterra, Spagna.
Forse anche Africa nord-occidentale: forse Tunisia, Algeria, Marocco... non sò quanto a sud potrebbe spingersi; potrebbe decidere persino di cercare la mitica Atlantide, finendo invece in America (chiamata "nuova Esperia)!
All'arrivo dei barbari da est, ci potrebbe essere un'emigrazione di massa (quanto meno quelli più ricchi, compreso l'imperatore) dall'impero romano verso la Nuova Esperia.

Tornando all'impero romano, il bacino del mediterraneo sarebbe quindi diviso tra tre imperi:
1) egiziano: principalmente Egitto e Sudan, ma comprenderebbe anche parte della Libia, le terre attorno al Mar rosso, e il Medio Oriente a sud della Turchia.
2) greco: principalmente la Grecia (grossomodo a sud della linea Bucarest-Tirana) e l'Italia meridionale (grossomodo a sud della linea Napoli-Bari), ma potrebbero arrivare a conquistare anche parte della Turchia.
3) romano: approssimativamente tutta l'europa ad ovest della linea Roma-Venezia-Berlino-Copenaghen (ma potrebbero arrivare a conquistare la parte meridionale di Svezia e Norvegia); per quanto riguarda l'Africa, ipotizzo grossomodo tutta l'area ad ovest del 10° meridiano est (il meridiano di Tunisi e del Golfo di Guinea, giusto per capirci), anche se in questo caso si tratterebbe quasi esclusivamente delle coste.

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Paolo insiste:

Per me, si creerebbe una situazione per cui Roma non può nascere, come potenza. La sua crescita è stata permessa dalla peninsularità di partenza. In questo caso è più probabile che il Sud d'Italia divenga casa di un regno ellenistico, mentre la Padania di uno celto-greco. Pirro, per dirne una, potrebbe contare su linee di rifornimento più facili.

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Lord Wilmore ha poi ideato quest'altra ucronia:

Recenti studi hanno mostrato come nell'Olocene il Sahara era attraversato da un fiume che dal massiccio del Tibesti si gettava nel Mediterraneo. Ammettendo che per qualche modifica del regime delle piogge sahariane anche questo fiume possa sopravvivere, assieme con il Nilo.

1) Se il comportamento è analogo all'altro grande fiume africano, nulla vieta la possibilità della nascita di uno stato analogo a quello egizio e suo rivale.

2) Se, come più probabile, mancando i grandi laghi africani il comportamento è analogo a quello del Tigri e dell'Eufrate, potrebbe svilupparsi una civiltà con un modello di sviluppo simile a quello mesopotamico.

In ogni caso, mancano probabilmente un sistema di rapide come quello Nilotico, i contatti tra il mondo mediterraneo e l'Africa nera potrebbero essere molto più stretti che nella nostra linea temporale.

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Così Edoardo Secco gli fa notare:

Questo post è interessante, perchè considerando la civiltà del fiume Sahariano, bisognerebbe anche ipotizzare che il Sahara non diventi un deserto quale è oggi, ma al massimo una distesa erbosa (almeno per un centinaio di chilometri da ambo le sponde del fiume all'intorno, dato che si sa che sotto il "nostro" Sahara si trovano laghi sotterranei).

Questa civiltà non avrebbe potuto avere forse scambi cultural-commerciali della stessa entità di quelli che aveva l'Egitto col Medio Oriente, ma si potrebbe pensare che grazie all'ambiente coltivabile (come detto prima, non diventa un deserto) riesca comunque a svilupparsi grandemente, avendo contatti con l'area del Niger-Congo. Invenzione di un altro metodo di scrittura oltre il cuneiforme mesopotamico e i geroglifici egizi?

I rapporti dell'Africa Nera con l'area Mediterranea sono più intensi, e se ipotizziamo che i Sahariani divengono avversari degli Egizi, i Romani vi troveranno un valente alleato (da sottomettere con comodo più tardi).

Inoltre, ben prima dell'espansionismo islamico, il Cristianesimo (Copto come nella nostra Timeline?) si diffonde molto più nell'Africa settentrionale, e al giorno d'oggi potremmo già aver avuto un "Papa nero"...

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C'è anche la domanda postaci da aNoNimo:

E se l'Italia avesse avuto questo aspetto, con un Tirreno emerso che mi immagino dominato dal vulcano Marsili, e un Tevere, qui chiamato con il suo antico nome di Albula, più lungo del Po? (la cartina è tratta da questo sito)

Gli risponde Lord Wilmore:

Per giustificare questo POD dovrei postulare che, quando nel Proterozoico si frammenta l'antico supercontinente di Pannotia, nell'oceano così apertosi fra le masse continentali precambriane si formi una cintura di isole vulcaniche (come il Giappone, ma in senso est-ovest) tra la Siberia a nord e il Gondwana a sud. Poi l'oceano si richiude a formare la Pangea, e un frammento di quell'arco insulare resta intrappolato all'interno del supercontinente. Poi si apre il mare/golfo Tetide, e quel frammento si ritrova unito alla Laurasia meridionale. Quando l'Africa si separa dal resto dei cratoni del Gondwana, il frammento dà vita all'Italia e il fiume Albula forma la pianura della cartina. A questo punto, si può ipotizzare che prima i Pelasgi e poi gli Achei e i Dori scelgano di stanziarsi qui, dopo la catastrofe ("diluvio universale") che ha allagato il Mar Nero, anzichè nei montuosi e aspri Balcani. A questo punto si può immaginare una guerra di Troia in Italia o comunque nel Mediterraneo Occidentale. Atene e Sparta prendono il posto di Siracusa e di Roma. Gli Etruschi si stanziano invece nell'attuale Grecia, ed ecco una bella inversione Grecia-Italia...

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E Iacopo aggiunge di suo:

L'immensa Pianura Tirrenica sarebbe anche più grande di quella Pannonica. Se fosse pure di origine vulcanica sarebbe fertilissima... una volta disboscata la foresta primigenia, magari per mezzo di estesi incendi, l'Italia diventerebbe una superpotenza agricola tale da cancellare l'Africa e far impallidire persino l'Egitto!

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C'è anche il contributo di Perchè No?:

Credo che questo sarà pane per i vostri denti. La cartina immagina una diversa geografia permettendo l'esistenza di una regione insulare italiana. Voi che ne dite? (cliccate sulla cartina per ingrandirla)

Lord Wilmore obietta:

Temo che l'isola di Posidonia sia difficilmente abitabile, sembra dovuta all'emersione del vulcano Marsili, qui chiamato Efesto, che è esplosivo e tre volte più grande dell'Etna...

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3) Fantamediterranei

La prima proposta in merito è quella di MattoMatteo:

In questo sito ho trovato la cartina sottostante, e mi è venuto in mente quanto segue.
Le Ande nascono perchè la placca sudamericana, scontrandosi con quella pacifica, viene sollevata (mentra la placca pacifica finisce sotto).
Quando la placca indiana si scontra con quella asiatica, invece che sollevarsi entrambe come in HL, solo la placca indiana si solleva, mentre quella asiatica finisce sotto.
L'abbassamento della parte meridionale della placca siatica provoca l'ingresso di grandi masse d'acqua oceanica da est, col risultato della creazione di un'enorme mare interno al centro dell'Asia; inoltre la catena dell'Himalaya si trova più a sud che nella nostra HL.
Quali effetti nella storia, dati dalla presenza di un "secondo mediterraneo" in Cina?
Saranno i cinesi a controllare il mondo, al posto degli europei?

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Lord Wilmore suggerisce:

Mmm... nella cartina c'è scritto "Gobi Desert" nell'area degli Inaclab (Balcani letti allo specchio, eheheh), ma io escludo assolutamente che lì si formi un deserto così arido in presenza di una tale massa d'acqua. Anzi, la Mongolia potrebbe essere una regione molto fertile e solcata da fiumi gonfi d'acque e lunghi come l'Ebro, il Tevere, il Po, il Danubio. Amu Darja e Sir Darja confluiranno nel Mare di Hei (o Oren Ram se preferite, eheheh), non nel Lago d'Aral. Mi sa che i Turchi a nord dell'Oenarretidem Ram, i Tibetani a sud e i Cinesi a est daranno vita a fiorenti civiltà cittadine monumentali fin dal 3000 a.C. Possibile anche che gli antenati dei Giapponesi restino nella nostra Manciuria e fondino lì la civiltà Yamatai, quella contro cui si batteva Jeeg Robot d'Acciaio... E poi, appartiene alla fantascienza la "Grande Muraglia Sottomarina". Che bisogno c'è di una così imponente opera difensiva, con milioni di chilometri quadrati d'acqua a separare i Turchi a Nord dai Cinesi Han a Sud? Correggetemi se sbaglio.

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E Perchè No? gli replica:

Non penso che la storia giapponese sarebbe cambiata molto (non é che l'arcipelago giapponese guardasse molto a ciò che succedeva nel resto del mondo). La Corea però dovrebbe essere meno dipendente dal modello cinese, ma i diversi Stati e imperi nomadi nati in Manciuria dovrebbero prendere il suo posto come minaccia di sempre. O la penisola coreana finisce annessa in diversi momenti della storia e la sua cultura ne sarà sempre più influenzata, o al contrario lo Stato si rafforza contro i cavalieri del Nord e potrebbe svilupparsi come reazione quale potenza imperiale. Direi che al posto del regno di Silla sarà il regno nordista del Goguryeo a unificare la penisola e ad espandersi, la capitale attuale dell'impero coreano sotto la dinastia Yi sarebbe a Pyongyang.

Il mare sarebbe una muraglia ben più efficace contro le incursioni nomadiche per la Cina già all'epoca degli Xiongnu durante la dinastia Han (il Nord della Cina attuale sembra il posto giusto per la sua localizzazione). Il problema é sapere se la civiltà cinese si svilupperebbe lo stesso. Le origini della civiltà cinese si trovano il lungo del Fiume Giallo con le dinastia mitologiche Shang e Xia. Possiamo forse immaginare un fiume giallo che confluisce nel Mare Interno per avere la civiltà cinese come la conosciamo noi, ma sarebbe un po' forzato.

A questo punto cambio la mia prima idea: se non c'é il modello cinese, ovviamente tutta la storia giapponese sarebbe da riscrivere, non ci sarebbe nemmeno l'Impero Yamatai e il modello sarebbe forse quello coreano. Se no il Giappone crea la sua propria civiltà interamente autoctona (sempre lo Shintoismo ma niente imperatore), a partire della cultura Yayoi.

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Shark Peddis poi propone:

Ma se invece del Mediterraneo cinese avessimo un Mar Caspio più esteso verso Est, con tanto di isole e penisole dalla forma e dimensione più varia? Mi pare l'approccio più pratico e razionale.

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Invece Inuyasha Han'yō ha un'altra idea:

Cinque milioni e mezzo di anni fa, a causa dell'ostruzione dello stretto di Gibilterra, il Mediterraneo restò isolato dall'Oceano Atlantico, e quindi non fu più in grado di compensare l'evaporazione con le precipitazioni e con l'apporto dei fiumi. Ciò lo portò a ridursi ad un'immensa distesa arida, zeppa di depositi di sale, la cui base in alcuni punti raggiungeva i 4 km al di sotto del livello degli oceani. Questo evento è oggi noto come Crisi di Salinità del Messiniano, dal nome del periodo geologico in cui ebbe luogo. Solo 700.000 anni dopo, all'inizio del Pliocene, l'innalzamento del livello del mare riaprì lo stretto di Gibilterra e il Mare Nostrum rinacque con una spettacolare cascata (Alluvione Zancleana). Ma che accade se il Mediterraneo resta prosciugato?

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Gli risponde Generalissimus:

Nel romanzo "Dramma nelle terrefonde" si immagina proprio questo scenario. In particolare esso è ambientato in questo mondo:

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E MattoMatteo aggiunge:

Senza l'influsso del Mediterraneo (umidità + "ammortizzatore termico"), le zone circostanti sono sicuramente molto più secche, probabilmente desertiche... prova ad immaginare un Sahara ampio 12 milioni di km2, al posto dei 9 attuali, ed esteso fino a Pirenei, Alpi e Carpazi.

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Bhrg'hros non può esimersi dal far notare:

Comunque resterebbero vasti mari interni, come nel Messiniano; la cartina mi pare poco meditata, perché se il clima è asciutto significa che la temperatura è più bassa (per trattenere le acque di fusione, il che di conseguenza provoca meno evaporazione dai mari) e quindi l'Arcipelago Britannico non sarebbe tale, ma parte dell'Europa Nordoccidentale fino al bordo dello Scudo Celtico. Se invece la temperatura si alzasse, alimenterebbe notevolmente il Mediterraneo (che è il Bacino di Raccolta di tutte le acque dell'Europa Meridionale, Alpi comprese, e da un certo momento in poi anche del Danubio e dei grandi fiumi russi e ucraini. Tutto questo a prescindere dal fatto che una Divergenza geologica ha bisogno di una causa molto remota (e riguarda solo lo Stretto di Gibilterra?) e mette in forse come minimo la precisa evoluzione dell'Umanità; in ogni caso il sapiēns e il neanderthalēnsis (ammesso che si selezionino proprio così) interagirebbero di più, lo stesso sapiēns avrebbe un accesso più facile all'Europa, non ci sarebbe la deindoeuropeizzazione dell'Africa Bianca e comunque le lingue avrebbero un'evoluzione con ogni probabilità diversa da quella implicita nei nomi riportati. Se volessimo sviluppare quest'ucronia ci sarebbe da lavorare per anni!

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Allora Generalissimus precisa:

Infatti nel romanzo Neanderthal e Sapiens coesistono pacificamente. E in questo caso bisognerebbe fare riferimento a questa cartina:

E così si tornerebbe alle ucronie del Ponte Italico. In questa cartina, poi, manca il Mar Pannonico.

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A sua volta William Riker propone:

Pochi lo sanno, ma il Paratetide fu il più grande lago conosciuto nella storia geologica della Terra, e scomparve completamente a causa di quattro cicli catastrofici legati ai cambiamenti climatici. Paratetide, nato come ramo dell'oceano Tetide circa 155 milioni di anni fa, si estendeva dalle attuali Alpi fino al lago d'Aral. Il corpo d’acqua nel suo momento di massima espansione avrebbe coperto un'area di circa 2,8 milioni di chilometri quadrati, trattenendo più di 10 volte la quantità di acqua dolce che si trova oggi nei laghi del Pianeta. Eppure, circa 6,8 milioni di anni or sono è quasi scomparso a causa di mutazioni climatiche, portando all'estinzione un gran numero significativo di specie che vivevano in esso e forzando una grande migrazione di megafauna, i progenitori delle giraffe e degli elefanti di oggi, verso l’Africa. Lo ha scoperto il paleogeografo Dan Palcu dell’Università di São Paulo, che tramite lo studio di reperti fossili, di depositi sedimentari e della geologia dell'area intorno al Mar Nero ha ricostruito le vicissitudini di questa importante scomparsa, individuando i movimenti tettonici che hanno contribuito alla sua formazione e i quattro principali cali nel livello dell'acqua di Paratetide. Il più grave è stato l'ultimo, accaduto tra 7,9 e 7,65 milioni di anni fa, durante un periodo siccitoso noto come Great Kherson Drying. Durante questo episodio, i livelli dell'acqua del lago di Paratetide sono crollati di ben 250 metri, separando il megalago in minilaghi probabilmente tossici per la maggior parte della vita acquatica, data l’elevata concentrazione sale e altri sedimenti nocivi in alte concentrazioni per le specie viventi. Al suo posto è sorto improvvisamente un vasto deserto, nato in poche migliaia d’anni durante i quali Paratetide potrebbe aver perso fino al 70 % della sua superficie e fino a un terzo del suo volume. Ora, che accade se invece il Paratetide esiste ancor oggi? Come ne risulta sconvolta la storia dell'umanità?

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Gli risponde Federico Sangalli:

É un’idea affascinante, ma credo che questo lago/mare sommergerebbe buona parte dell’Urheimat, quella fetta di steppa ponto-balto-caucasica che si ritiene essere stata la “patria ancestrale” dei proto-indoeuropei, dalla quale poi avrebbero iniziato le migrazioni che li ha visti diffondersi dalle Isole Britanniche all’India, un’esperienza che verrebbe indubbiamente stravolta da questa rivoluzione geologica. Mi domando cosa potrebbe spingere gli indoeuropei a migrare in occidente, abitando già terre rese così ospitali dal grande lago. Anche i Turchi non avrebbero ragione di spostarsi. Il khanato dei Gökturk resterebbe diviso fra influenze ora arabe (poi iraniche) e ora cinesi, finendo per costituire un caso di popolo analogo agli uiguri odierni. I Popoli del Mare potrebbero egemonizzare questo mediterraneo raddoppiato. Va da sé che per la Cina detenere uno sbocco su questo grande mare sarebbe cruciale. Insomma, come spesso capita con le ucronie geologiche, l’impatto del cambiamento è tale che, se non dubito che il lago Paratetide diventerà prima o poi un’autostrada privilegiata dei contatti tra Oriente e Occidente (ma anche tra Steppe euroasiatiche e Medio Oriente/Mediterraneo), ho paura che a usarla saranno popoli che difficilmente potremmo identificare con i greci e i romani, almeno per come li conosciamo noi.

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Diamo la parola al grande Paolo Maltagliati:

Premessa 1: Questo schema segue le teorie di indoeuropeistica di Sir Colin Renfrew rivisitate da alcune considerazioni originali mie.

Premessa 2: per quanto riguarda l'espansione dei sapiens sul globo, mi attengo per semplicità alla OOA ortodossa, con uno scambio genico/linguistico/culturale tra sapiens in uscita dall'Africa e post-erectus scarso o nullo. Personalmente SO che è una teoria comoda, SO che da' ragione al collo di bottiglia genetico della Catastrofe di Toba, SO che semplifica le discussioni sull'Eva mitocondriale, eccetera eccetera. Ma ad oggi non mi convince pienamente e qualche influsso della cosa lo vedrete.

Premessa 3: questa timeline è, per ragioni di comodo, IPERMEGAULTRA conservativa. Cerco fittiziamente di mantenere i popoli più o meno uguali cercando in pari tempo di essere vagamente verosimile. Epperò per me cambiano molto più di così.

60 maf: La tribù dei cacciatori Mesavni (invenzione mia) popola le coste del grande lago.

60-15 maf: Era delle grandi cacce; i mesavni cacciano la megafauna pleistocenica sia nei periodi freddi, sia nei periodi freschi e temperati; progressiva divisione dei mesavni in tante piccole tribù. Le principali macrodivisioni linguistiche sono tra i mesavni del nord e del sud; ovviamente non è una divisione netta ma è transizionale

5 – 10 maf: Era mitica: la megafauna recede o viene cacciata troppo; le grandi creature si perdono nelle leggende e la fame e la pressione demografica scatena lotte, guerre e fa nascere eroi.
Ovviamente all'interno di questa era mitica non possono mancare le battaglie con giganti, orchi, troll e mezzi uomini, specie nell'ovest (Neanderthal, Denisova), che vengono sconfitti e dispersi... O forse si nascondono semplicemente alla vista nei recessi montuosi...

10-5 maf: Neolitico e perdita dell'unità dei mesavni. Nella prima fase c'è una divisione culturale tra i puri, seguaci delle antiche usanze, e gli altri. I puri perdono, ma man mano divengono asserviti ai 'signori' e ne divengono cacciatori (però di uomini, non più di mammuth). Nasce l'agricoltura e le caste.
Concentrando lo sguardo sui mesavni di sud-ovest, essi sono i primi che creano villaggi agricoli. Essi si incontrano-scontrano con le genti del mare occidentale e le genti del mare inferiore. Le genti del mare superiore invece creano villaggi di pescatori e iniziano a solcare il mare superiore per scambiare oggetti. In particolare, un oggetto molto prezioso è l'ambra, principale oggetto di scambio portato dalle genti delle coste settentrionali del mare superiore.
I mesavni di nord-ovest, appunto, vivono in terre più fredde, ma rese miti dalle brezze del mare. Essi sono divisi in molte tribù, sia di agricoltori, sia di pastori nomadi, sia di pescatori e marinai.
A est si ripete questo schema, tra gli stanziali, presso la costa e seminomadi dell'interno, più gli agricoltori delle valli.

Era storica: i mesavni di sud-ovest (smettiamo il nome di fantasia e d’ora in avanti iniziamo a chiamarli indoeuropei) vengono soppiantati/ assimilati progressivamente dalle popolazioni elamiche e sumere prima e dai semiti poi, limitandosi a popolare l'Anatolia e le coste della Paratetide.
Questa pressione, a sua volta, riduce verso nord l'areale delle popolazioni ancestralmente risiedenti sulle coste del mare, che progressivamente si rifugiano sulle grandi isole iberiane. Verso est, i gilani e i mazandarani sono più isolati rispetto alle popolazioni dall'altro versante della catena costiera, e continuano a espandere la loro rete talassocratica.
Sulla costa orientale della paratetide, la dicotomia tra Tocari stanziali e Saci seminomadi porta a un certi miscuglio tra i due gruppi etnici, ma con la netta superiorità gerarchica dei primi e delle loro città tra le valli dei fiumi e sulla costa. Resta però il fatto che i tocari 'spingono' molto di più che in TL verso sud-est e verso est i saci. Alcuni saci migrano verso ovest (con l'annosa confusione saka-sciti), ma sono proporzionalmente meno.
I ponto-baltici NON sono tutti sarmati, NON sono tutti satem; molte tribù sono centum e di maggiori affinità con i tocari, anche se l'influsso dei navigatori urartiani, dei mazandarani e dei pontici annacqua un po' alla lunga queste caratteristiche, tanto da renderle col tempo di difficile individuazione. '
Sulla coste più occidentali della paratetide vi sono diverse tribù (satemizzate?), con nomi simili (che sono traslitterazioni successive di altri popoli): Misi, Mesi, Muschi. Diventano pericolosi pirati, temuti e rispettati.

XV-X secolo avanti Cristo: 'Impero' meso-frigio sulle coste occidentali della Paratetide. In questo periodo la Troade è sede di uno scontro a tre tra questo impero, gli ittiti (che si dotano di potenza navale) e gli achei. Questo genera le più grandi saghe epiche dell'occidente, tramandateci da Omero.

XIII secolo: i mesi compiono un incursione nell'interno e devastano Hattusa, la capitale ittita, facendone crollare il grande impero. Pur tuttavia, non riescono nel tentativo di sostituirsi come fondatori di un impero centralizzato o di una grande potenza egemone in Anatolia; da ovest, intorno alle coste del Mar Pannonico, iniziano iniziano infatti le incursioni celtiche. I celti nei secoli futuri diventeranno anch'essi una potenza navale nella Paratetide occidentale.

Invasione indoeuropea della Cina settentrionale: il terribile popolo degli Shenxi delle saghe epiche cinesi della dinastia Shang e degli imperatori mitologici, da cui gli Huaxia si salvarono solo grazie a alluvioni fluviali di immane portata e indicibili sofferenze. Sospinti verso nord-est e sud-ovest, rimasero una spina nel fianco per cinesi (e altri) per secoli
Impero Cartico sulle sponde nord-occidentali.

X – VII secolo:
Secoli bui del Peloponneso e 'nascita' degli elleni. Questi ultimi iniziano la stagione delle grandi traversate e della fondazione di colonie.
Lotta senza quartiere tra città greche, misie e boie, tra battaglie navali, fondazioni di colonie, gloria
e caduta. In questo contesto, la dominatrice indiscussa è la città greca di Odesso, presso lo stretto di Dacia, ossia il passaggio dal mar Pannonico alla Paratetide vera e propria. L'arcinemico di Odesso sarà il regno di Nipseia (che sottometterà anche diverse colonie greche del nord). Invasione dei cimmeri che devastano 'Caschia dai mille templi', la più grande città pontica e forse più grande città della paratetide. Chi siano effettivamente i cimmeri non è facile da capire. Alcuni presumono popolazioni scitiche giunte da est, altri incolpano i pirati Arsaci. Sia come sia, per diverso tempo il traffico tra sponde occidentali e orientali della Paratetide viene ridisegnato. Nel mentre, i regni tocari iniziano a scricchiolare di fronte alla pressione del regno dei Singi, che inizia a controllare la via carovaniera dal Bacino del Tarim (molto più verde rispetto al deserto che c'è in HL) alle coste della Paratetide. Prime indicazioni di migrazioni altaiche verso le coste nord-orientali della Paratetide.

VI -V secolo: Apogeo della dinastia persiana Achemenide, che conquista l'Arsacia e si dota di una grande flotta. Una lega di dieci città greche, frigie e neocaschiane appronta una enorme flotta per sconfiggere il gran re di Persia, ma divisioni interne portano al disastro, presso Bisanzio. Il gran re volge dunque l'attenzione sul regno Nipseo. I greci si trovano di fronte al dilemma se aiutare l'atavico nemico contro il grande impero emergente dall'oriente, oppure approfittarne per liberasene. Odesso non risponde alla richiesta di aiuto e i nipsei vengono annientati. Mal ne incoglie ai greci Peloponnesiaci però, visto che in questo modo, i persiani hanno preso terra nei Balcani. Nel frattempo, i Persiani si dotano anche della flotta Fenicia, e la situazione si fa critica. La Lega Odessea (Odesso, Anchialo, Tomi, Sozopoli, Mesembria, Istro, Byzonia, Apollonia Pontica le principali) decide di rispondere all'appello delle madrepatrie peloponnesiace e cerca di impedire con una serie di battaglie navali, l'attraversamento degli stretti. L'impresa riesce, ma attira le ire dei persiani, che volgono dunque la loro attenzione presso le porte Dacie (si narra che nella seconda guerra di Dacia sia avvenuta la tanto agognata 'vendetta' dei mesi contro le flotte odessee). Ad ogni buon conto, i greci, con molte fatiche riescono a fermare l'invasione persiana sia a nord, sia nel Mediterraneo (complici anche 'strane alleanze' con i celti).
Intanto, l'impero cartico si disgrega in tanti piccoli regni in lotta tra loro, rendendo più difficile il commercio dell'ambra da occidente alla Cina.

V-IV secolo: Ciconio il trace riunisce i resti le regno di Nipseia e con abili alleanze, crea il regno di Tracia. Pur tuttavia, questo regno, già profondamente ellenizzato, con i processi di centralizzazione da lui messi in atto si ellenizza ancor di più, tanto da essere culturalmente molto poco mesio. Nel frattempo nel mondo ellenico c'è una feroce guerra fredda (e poi anche calda) tra la lega Ponto-Dacica e la Lega Delio-Attica, capitanate rispettivamente da Atene e Odisseo. Ironia della sorte, non vincono né l'una né l'altra, poiché le grandi spese e i grandi rovesci militari ne fanno implodere l'economia e la struttura politica a vantaggio di altre città (Sparta e Istro, per fare un esempio), anche se queste ultime non riusciranno mai a sostiuirsi alle due 'grandi'.
Il regno di Ciconia ne approfitta sul tardo IV secolo per 'legare i due mondi' greci e unificare il mondo ellenico o ellenizzato in un unico impero

Briareo il grande conquista Odesso, unifica le Dacie e si lancia alla conquista dei regni cartici. Non contento, volge poi la sua attenzione verso l'Anatolia. Sbarca presso le rovine di Caschia, dove fonderà poi Briareia, per sfidare l'impero Achemenide. Lo sconfiggerà attraverso un'epica serie di battaglie. Ancora insoddisfatto, grazie all'alleanza con le città stato Arsaci e Mazandarane arriva fin nella Tocaria, per poi giungere nel bacino del Tarim e, così vuole la leggenda, incontrare il re di Scengia e proporgli di conquistare nientemeno che la Cina. A quanto sembra non se ne fece nulla e Briareo, colmo di gloria, tornò all'isola di Chebilia, dove voleva erigere la sua capitale (simbolicamente al centro del grande mare, di cui lui dominava ogni costa).
I suoi generali, però, timorosi dei suoi progetti universalistici, decisero di avvelenarlo e spartirsi tra loro le sue straordinarie conquiste.
A Ciconio le tre Dacie; a Eraclio la Mesia e la Tracia; a Besso l'Asia (minore); a Farnace la Cartia; a Tolomeo la Siria e la Mesopotamia; a Boiomaro l'Arsacia con Chebilia, ad Efestione la Persia e la Tocaria.
Di questi regni i più longevi saranno quello di Ciconio (che oltretutto si espanderà anche a danno degli Illiri) e quello di Efestione (ma solo in Tocaria e che perderà progressivamente la sua impronta ellenistica con il passare dei secoli).

A questo punto arrivano i romani... To be continued?

(cliccare per ingrandire)

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feder suggerisce:

La TL è molto interessante. Mi viene da domandare come si svilupperebbe la presenza romana sulle coste della Tetide? Probabilmente, ad un iniziale regime di occupazione continuo, subentrerebbe l'abbandono delle regioni più periferiche al fine di mantenere intatte le frontiere atte al mantenimento del nucleo imperiale (Reno e Balcani). Certo, a meno che non immaginiamo una terza potenza ostile emergere sulle rive settentrionali, scenario a mio parere molto probabile... In ogni caso, insisto sulla prospettiva di commerciare direttamente con la Cina, condizione economica da non sottovalutare assolutamente. In questo scenario l'Iran è molto più debole e viene conquistato, se non da Crasso, almeno da Traiano, Severo o uno dei tanti imperatori che ci hanno provato. Poi sta a te decidere se Roma riuscirebbe a mantenerlo; secondo me sì, se il potere si dedicasse ad accentuare quelle caratteristiche di ellenizzazione della classe dirigente già presenti sotto il re dei Parti.

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E Paolo aggiunge:

Il problema dei romani non è mai stato il come, ma il cosa, nei confronti della Cina.

Mi spiego meglio: a parità di Cina (cosa che non è, come credo si sia potuto intuire, ma per amore di analisi postuliamolo) non è che l'esistenza della Paratetide avrebbe migliorato la bilancia commerciale tra est e ovest dell'Eurasia. L'abbondanza maggiore di certi prodotti si può ipotizzare, quindi possiamo dedurre una svalutazione monetaria un po' più lenta, ma non muterebbe il fatto che l'economia imperiale sia in sostanziale perdita.

Ci sono però alcuni elementi che la Paratetide cambierebbe:

1) l'accesso all'ambra per i romani sarebbe più semplice. Se i romani riuscissero a controllare il flusso di ambra verso la Cina, allora l'emorragia costante di metalli preziosi si potrebbe arginare. Ottimisticamente persino invertire? Non oso tanto ma non sarebbe completamente impossibile

2) il furto e l'arrivo di bachi vivi a Roma potrebbe essere più semplice e dunque avvenire prima di quanto avvenuto nella nostra TL. Se già nel I secolo dopo Cristo l'impero trovasse il modo di produrre, pur anche di qualità inferiore, la seta, l'esaurimento delle miniere auree e argentee europee potrebbe avvenire con un ritardo sufficiente da cambiare la storia mondiale

Aggiungo il fatto che la Cina stessa tra II sec. a.C. e III d.C. è piuttosto differente e un po' meno unita rispetto che in HL, a maggior ragione aumentando la plausibilità che il flusso monetario globale possa essere ridisegnato.

...A meno di una Cina più 'marinara' e anticipatamente proiettata sul sud est asiatico e che provi a controllare i flussi di spezie già in epoca classica... il che è altrettanto ipotizzabile.

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William Riker non può fare a meno di aggiungere:

Mi chiedevo: anzichè Mesavni, non potremmo chiamarli Edain o Atani? Così il Beleriand coinciderebbe con le coste settentrionali di Paratetide, la leggendaria Nùmenor "ai confini del mondo" verrebbe a coincidere con una civiltà nell'Italia meridionale, poi spazzata via da un'eruzione preistorica del Vesuvio (= Meneltarma), e nell'Età Mitica tra 15.000 e 10.000 a.C. troverebbero posto le guerre contro Morgoth, la Distruzione degli Alberi, le imprese di Beren e Luthien, la Guerra d'Ira e via via fino alla Guerra dell'Anello. Perché non pensare che Tolkien abbia ricostruito, invece di inventare di sana pianta?

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A questo proposito Generalissimus ha tradotto per noi la seguente ucronia:

E se il Mediterraneo non fosse mai esistito?

È incredibile che il Mediterraneo sia stato il centro di così tanta della storia del mondo, solo per fare qualche nome questa regione ha ospitato i Romani, i Greci, gli Egizi, gli Ebrei, i Cartaginesi, gli Arabi, gli Spagnoli, i Bizantini, i Francesi, gli Italiani, i Turchi, i Persiani e gli Ittiti, e si sono sviluppati tutti lungo le sue sponde.
È stato una forza connettrice per tutta la sua storia e non si può sottovalutare la sua importanza nella storia.
La cosa sorprendente è che il Mediterraneo rischiò di non esistere: sei milioni di anni fa lo Stretto di Gibilterra si chiuse, e questo significa che il Mediterraneo si chiuse a sua volta e gran parte dell’acqua evaporò, eliminando il mare.
Questo evento prese il nome di Crisi di Salinità del Messiniano, ma 5,3 milioni di anni fa lo Stretto si riaprì, causando l’Alluvione Zancleana, che allagò di nuovo il Mediterraneo.
Comunque, questo fa sorgere la domanda: e se lo Stretto di Gibilterra non si riaprisse mai e il Mediterraneo evaporasse? Come sarebbe il mondo? Come sarebbero i confini? Come sarebbe la cultura? Questa è la domanda di quest’ucronia.
Diamo un’occhiata alla geografia di questa nuova regione: ovviamente il Mediterraneo sarà asciutto, con dei laghi ipersalini.
Il terreno sarà composto da piane di sale come quelle dello Utah, del Nevada o del Kalahari, perché è questo quello che succede quando i mari si prosciugano e non c’è abbastanza acqua.
Il Mediterraneo crea una fonte d’acqua per il clima mediterraneo parzialmente arido che abbraccia le sponde del mare, perciò queste nazioni diventeranno semplicemente dei deserti.
Intere nazioni come l’Italia, la Grecia, la Turchia, Israele, la Siria e parti di Francia e Spagna saranno consumate dal deserto, in pratica l’intera regione diventerà un’enorme estensione del Sahara, che si fermerà solo alle Alpi.
Le uniche parti di questa regione che starebbero bene sarebbero le parti occidentali del Nordafrica e l’Iberia, che otterrebbero un po’ d’acqua dall’Atlantico.
Il Nilo sfocerebbe in un lago ipersalino che si trova tra quelle che nella nostra TL sono Creta e l’Egitto, ma il calore estremo lo farà evaporare e gli impedirà di diventare troppo grande.
Dove l’acqua non sarà evaporata, nel Mediterraneo ci saranno diversi laghi estremamente salati.
Il Mar Nero esisterà indipendentemente dal Mediterraneo, dato che esso deriva dal flusso diretto verso sud dello scioglimento dei ghiacciai, ma sarà molto più piccolo.
Fino a circa 8000 anni fa il Mar Nero era isolato dal Mediterraneo, ed era molto più piccolo, poi la diga formata dai Dardanelli si ruppe e le sue dimensioni raddoppiarono, ma questo non avverrà in questa TL, e il Mar Nero sarà grande circa la metà.
La diffusione dell’umanità nel mondo non sarà molto diversa, la maggior parte delle teorie affermano che gli umani arrivarono in Europa attraverso il Medio Oriente o addirittura l’Asia centrale, il che significa che la colonizzazione umana dell’Europa e l’estinzione dei Neanderthal non saranno molto diverse.
Sorgerà comunque la civiltà lungo il Tigri e l’Eufrate in Mesopotamia, che non è correlata col Mediterraneo.
Immagino che ci sarà abbastanza acqua proveniente dai monti della Turchia, dalla Russia, dal Mar Nero e dal Golfo Persico per far sì che quei fiumi continuino a scorrere attraverso l’Iraq, ma la Mesopotamia sarà la terra abitabile più occidentale.
Ancora più ad ovest la Siria, la Turchia e il Levante saranno degli assoluti deserti.
Il Nilo vedrebbe sempre l’ascesa dell’Egitto, l’irrigazione forzata intorno al fiume costringerebbe comunque la gente a collaborare sotto un singolo governo e a sviluppare la civilizzazione, ma le terre intorno alla foce del Nilo saranno piane di sale inabitabili, e questo significa che l’Egitto si ritroverà senza la foce del Nilo, da dove venivano la maggioranza della popolazione e delle risorse dell’Egitto.
Non ci sarebbe neanche alcuna costa che connetta l’Egitto al resto del mondo, e questo ritarderà la crescita dell’Egitto su molti livelli differenti.
Senza il Mediterraneo e il delta del Nilo l’Egitto si trasformerà nel Sudan, che ha il Nilo ma niente altro, e questo impedirà all’Egitto di diventare un’importante civiltà mondiale.
Senza offesa Sudan, hai costruito delle belle piramidi ma non sei una civiltà che ha avuto un ruolo importante nella storia.
Questo sarà il ruolo dell’Egitto in questa TL, una nazione poco importante che cerca di sopravvivere sulle rive del Nilo.
Quando la civiltà mesopotamica si espanderà, non lo farà verso ovest, perché Egitto e Mesopotamia saranno geopoliticamente isolati dal deserto, commerceranno ma non competeranno e combatteranno mai.
A causa del deserto nazioni come quella degli Ittiti e dei Fenici non nasceranno mai, inoltre, dato che Israele è un deserto, non ci sarà mai l’ascesa del Giudaismo e delle religioni abramitiche come il Cristianesimo e l’Islam.
La civiltà mesopotamica collasserà comunque e verrà conquistata dai Persiani, che, con sfumature babilonesi, saranno la cultura dominante della regione.
Senza l’Islam la religione dominante sarà lo Zoroastrismo, la religione che venera il fuoco purificatore.
Ovviamente non ci sarà nessuna delle civiltà che hanno avuto il Mediterraneo come base, come i Romani, i Fenici ecc., questo avrà effetti demenziali sulla storia e la porterà su tutto un altro binario.
Sul lato settentrionale del deserto ci sarà l’Europa del nord, che sarà ancora bagnata dalle piogge provenienti dall’Atlantico settentrionale.
Senza l’interferenza dei Romani, i Celti rimarranno il gruppo dominante e svilupperanno una loro civiltà con base nell’Europa settentrionale, anche se gli ci vorrà un po’ più di tempo per farlo.
Questa civiltà si diffonderà tra gli altri popoli come i Germani e gli Slavi, e diventerà la versione di questa TL della civiltà occidentale.
La mancanza delle civiltà classiche isolerà completamente il Medio Oriente, e questo porterà a civiltà occidentali molto meno sviluppate.
Senza connessioni col mondo esterno, l’Europa assomiglierà molto alla Cina e all’Asia orientale, che si svilupparono anch’esse in modo indipendente dal mondo esterno.
Questo fece sì che la civiltà cinese non fosse molto espansionista e culturalmente isolazionista, ovvero non ebbe mai molto a che fare con le culture esterne.
L’Europa probabilmente non raggiungerà mai questo livello di isolamento, magari non riuscirà ad unirsi in una singola nazione, visto l’isolamento di Inghilterra e Scandinavia, ma non sarà neanche molto connessa col mondo esterno.
Francamente potrebbe essere la Cina a diventare la cultura dominante di questa TL, perché col Medio Oriente e l’Europa a soffrire di forti limitazioni la Cina rimarrà la principale cultura mondiale e la regione più sviluppata e avanzata della Terra.
Il mondo di questa TL sarà molto meno sviluppato e diviso in molte regioni diverse e poco connesse, l’Europa, la Persia, l’India e la Cina andranno tutte nella propria direzione.
Senza i Greci, i Romani e probabilmente gli Egizi e gli Arabi il mondo sarà un posto più povero e meno sviluppato.
Il mondo in generale sarà mille o perlomeno cento anni tecnologicamente più arretrato rispetto al nostro.

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Antonio Mele propone a sua volta questa "Mediterramerica":

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Ora è il turno di questa proposta di Mattiopolis:

I popoli indoeuropei invadono il Vecchio Continente, ed influenzano la cultura di ogni singolo territorio in cui si stanziano... tranne uno. La civiltà cretese è così raffinata, per quei rudi guerrieri delle steppe asiatiche, che ne sono estasiati e ne adottano gli usi. Creta diviene così suddita di un èlite indoeuropea, che però diventa più "cretizzata" ogni giorno che passa, esportando la cultura di Minosse anche sul continente.

Si giunge così ad una singolare fusione tra le due culture, superiore a quanto accaduto nella nostra Storia: Micene scriverà la sua lingua in Lineare A e non in Lineare B, e reputerà Hera una divinità pari in dignità al suo consorte Zeus. Di conseguenza le donne saranno reputate uguali in tutto agli uomini, e per questo i Micenei consentono a loro di far parte dell' esercito, raddoppiando così la loro forza militare. I vestiti di foggia cretese e l' arte della stessa terra si diffondono tra i ceti alti e poi anche tra il popolo. Vengono costruite mura in stile miceneo, ma queste saranno probabilmente dipinte, come le case, magari con immagini apotropaiche o spaventose, per impressionare i nemici.

I Micenei adottano la consuetudine cretese di distribuire al popolo i beni necessari, creando una sorta di società socialista. La taurobolia perde il suo carattere sacro per divenire uno sport, che scatenerà passioni accese secoli prima delle Olimpiadi. Una civiltà così evoluta sarà padrona del Mediterraneo per secoli, Dori e Popoli del Mare dovranno fare i conti con una vera e propria superpotenza che concilia l'ardore guerriero indoeuropeo e la cultura cretese... riusciranno a conquistarli, ma con talmente tanta fatica che si arriverà quasi ad un pari e non ad una disfatta, e perciò conserveranno la cultura e l'organizzazione statale dei loro predecessori, replicando ciò che era successo tra minoici e micenei, evitando così il Medioevo Ellenico... Iliade ed Odissea saranno scritte secoli prima di Pisistrato, in una lingua greca con influssi micenei incalcolabili, e con anche qualche forma cretese. Si adotterà poi l'alfabeto fenicio per maggiore praticità, ma i caratteri ideografici della Lineare A rimarranno, creando una situazione simile a quella che è la lingua giapponese, dove hiragana-katakana e kanji convivono.

Le poleis si sviluppano quando il popolo decide di fare da se, togliendo il potere ai signori (che conserveranno però ruoli sacerdotali) ed istituendo democrazie elettive, in cui parteciperà gran parte del popolo, uguale per ricchezza in conseguenza del governo socialista di quello che era il palazzo, e uguale per condizione, essendo la schiavitù diffusa in misura molto minore rispetto alla nostra timeline. La filosofia nasce molto prima, date le condizioni favorevoli per il suo sviluppo, Omero ed Esiodo potrebbero essere dei Talete e Pitagora ante litteram, i quali metteranno le loro teorie per iscritto in bellissimi poemi. Il governo di uno solo si affermerà solo con Alessandro il Grande, e dopo la caduta del suo regno Grecia ed Asia Minore ritorneranno a furor di popolo alla democrazia "socialista" o a monarchie sul modello di quelle cretesi. Quando Roma conquisterà questa Grecia alternativa, le idee "progressiste" che questa veicolerà saranno talmente forti che l' idea di abolire la schiavitù, circolata in Grecia ed a Roma solo tra persone profondamente illuminate, potrebbe essere uno dei temi caldi discussi in Senato, così come la riforma del diritto romano per concedere uguaglianza e diritto di voto e di elezione alle donne...

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Gli replica Bhrg'hros:

Tutto benissimo e bellissimo, ma che gli Indoeuropei abbiano fatto un'invasione dell'Europa nel 2000 a.C. è una specie di mito colonialistico: attualmente ci sono anche altre due ipotesi, una che li identifica con gli agricoltori anatolici (all'origine degli stessi Cretesi!) espansisi pacificamente in Europa sudorientale e nordoccidentale nel 7000-3500 a.C., l'altra che li identifica con i popoli precedenti, cioè i cacciatori-raccoglitori paleolitici (i primi a popolare l'Europa).

La stessa lingua minoica può appartenere a tre famiglie (il dibattito è ancora aperto):

1) semitica;
2) indoeuropea (anatolica);
3) khattica (caucasica settentrionale?)

Comunque non cambia niente a parte le primissime parole dell'ucronia: basta sostituire "Arcadi" a "Indoeuropei".

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E Renato soggiunge:

Quindi gli Indoeuropei sarebbero giunti dall'Anatolia assieme ai buoi, al frumento, all'aratro e alle fave? Credo sia più plausibile della "calata da nord est". E poi, ironia della sorte, oggi in Anatolia non si parla più una lingua indoeuropea!

Comunque, ipotizzerei un Impero Cretese che ha a Cnosso la sua capitale e che si estende sulle coste mediterranee anche se con centro più spostato verso est, e quindi più interessato all'espansione in Mesopotamia e in Persia. L'area di cultura micenea potrebbe interessare quindi buona parte del continente europeo, le coste africane settentrionali, l'Arabia e la Persia.

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Cui segue la risposta di Bhrg'hros:

Che gli Indoeuropei siano giunti dall'Anatolia insieme al frumento è una delle (complessivamente) tre ipotesi; è detta Ipotesi Neolitica o di Sir Colin Renfrew. Quanto all'ipotesi della "calata da nord est", essa non nega che all'epoca delle invasioni calcolitiche (delle Culture dei Kurgany: ipotesi di Marija Gimbutas) ci sia stata un'espansione di Indoeuropei (parlanti indoeuropeo preistorico): semplicemente anche nei territorî invasi c'erano già (tanti) Indoeuropei (parlanti altri dialetti indoeuropei preistorici).

In Anatolia non si parla più una lingua indoeuropea solo dal 1922 (ed escludendo il Kurdistan), anche se la turchizzazione è iniziata nel 1071. Le lingue indoeuropee locali (anatoliche e frigio) sono però probabilmente cadute in disuso, almeno in gran parte, già in epoca bizantina.

Infine, tu hai immaginato un'ucronia ulteriore: ipotizzare che Creta alteri gli equilibrî nel Sistema Regionale del Vicino Oriente nell'Età del Bronzo. Davvero intrigante.

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Collegata ad essa è la proposta del Marziano:

La cultura della ceramica cardiale è una facies archeologica neolitica caratterizzata dallo stile della sua decorazione ceramica, ottenuta mediante l'impressione della conchiglia del mollusco Cardium edulis. Si diffuse nel bacino del Mediterraneo, dalle coste del Medio Oriente a quelle della Spagna. E se essa desse vita a una civiltà monumentale in Europa fin dal V millennio a.C.?

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Gli risponde Bhrg'hros:

Per chi aderisce (come faccio, limitatamente al Neolitico) all'interpretazione che ne dà Sir Colin Renfrew, la versione vulgata è già un'ucronia. Infatti Per Renfrew tutto il Neolitico, inclusa la Ceramica Cardiale, rappresenta l'espansione dell'indoeuropeo (secondo lui sarebbe la prima espansione, ma in questo caso non è fondamentale), mentre per tutti i Predecessori di Renfrew si tratta di popoli non indoeuropei. Ne consegue il pensierino un po' barocco che ciò che ognuno dei due respinge resta valido solo come una eventuale ucronia: per Renfrew è ucronico che la Ceramica Cardiale non fosse indoeuropea, per gli altri è ucronico che fossero Indoeuropei. Poi è chiaro che nessuno dei due schieramenti pensa abitualmente in termini di ucronia (bensì solo di "errore"), ma volevo fare una battutina pseudoriconciliativa...

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Ci si mette allora d'impegno Rivoluzionario Liberale:

Io ci provo. La lingua diffusa nella mia Timeline è un indoeuropeo mediorientale, i cui rimasugli hanno dato vita all'albanese. Però ne rimangono tracce in Catalogna, nel bacino dell'Ebro. in Liguria, e in Toscana. Con la romanizzazione le lingue arretrano, e con la cristianizzazione i locali vivono assieme ai latini accettando la religione cattolica romana.

Nel regno di Aragona, poi nella Spagna c'è una discreta presenza di "cardici", anche se la lingua ufficiale è il catalano; nella Francia del sud assieme all'occitano nell'interno si parla cardico. Il solo stato in cui è maggioritario il cardico è la repubblica di Genova, oltre all'Albania annessa all'impero ottomano.

Essendo cattolici sia in Spagna che in Francia sono tollerati, e sopravvivono alla cacciata dei mori, degli ebrei e degli ugonotti; anzi, aiutando lo stato francese, ampliano il loro territorio a spese degli ugonotti. I cardici di Francia sono ottimi soldati e fedeli alla corona, e non sono perseguitati.

Con l'annessione della repubblica di Genova al regno sabaudo inizia il declino del cardico di Liguria, via via sostituito dall'italiano. In Toscana è gia minoranza da secoli. Oltre alla Vandea nel sud della Francia c'è la Cardica, ostilissima alla Rivoluzione Francese. Con Napoleone il cardico di Francia inizia l'arretramento, anche perchè i cardici sono fedeli alla corona e alla religione cattolica, e per questa parlata inizia il declino.

Con l'unità d'Italia il cardico è decisamente minoritario in Liguria, e sfavorito dai Savoia. Tuttavia inizia un piccolo risorgimento cardico. Il Genoa è la squadra cardica per eccellenza, una specie di Altletico Bilbao.

Arriviamo alla guerra in Jugoslavia negli anni '90. La fratellanza illiro-cardica si fa sentire e Francia, Spagna e Italia si schierano a favore della Serbia, gli angloamericani, i tedeschi e i turchi a favore degli albanesi del Kosovo. Risultato: d'Alema non invia i caccia contro Milosevic. la guerra è comunque vinta dalla NATO. A Genova scoppia una manifestazione cardica a favore della NATO e dei fratelli albanesi, la polizia interviene, botte da orbi come al G8. Oggi il cardico è tutelato dall'Unione Europea.

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E c'è anche il contributo di Enrica S.:

Sul sito di Repubblica l'architetto Renzo Piano ha pubblicato un suo disegno del Mediterraneo, e ha chiesto ai lettori di immaginare e metterci la loro Italia "come piace a loro". « Il Mediterraneo è un grande lago salato ». ha scritto. « Il Mediterraneo è un grande lago salato. Anzi un brodo di culture, da quelle nordiche a quelle orientali, arabe ed africane. E l’Italia è lì nel bel mezzo a prendere il sole, e a congiungere i paesi del nord, con quelli del sud. Per questo è così bella e così fragile. Ragazzi, in questo disegno l’Italia non c'è. Mettetecela voi, come vi piace. E sarà sempre un Paese con un grande privilegio, regalato dalla geografia, nel mezzo di un mondo di antiche civiltà, diverso, ricco e bellissimo ». Il disegno lo vedere qui sopra: volete raccogliere anche voi la sfida del grande architetto? E se invece il Mediterraneo fosse proprio così, senza nessuna penisola italiana? Come cambierebbe la storia?

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In seguito Alessio Mammarella aggiunge:

Nella Timeline basata sulla mappa sottostante, tratta da questo sito, "l'Italia" è molto più pianeggiante e paludosa (anche se le Alpi sono ancora al loro posto), tanto che i greci saranno interessati solo alla fertile Trinacria (la Sicilia). Dopo la caduta di Troia, Enea salpa "oltre le Colonne d'Ercole", verso la terra promessagli dagli dei; dopo un lungo e pericoloso viaggio approda sulle sponde del "regno delle Esperidi" (le Americhe), a poca distanza da dove un giorno sarà fondata Roma. Come continuare?

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Andrea Villa aggiunge:

Guardando l’immagine, non ho potuto non notare che la Sicilia appare nel Mediterraneo al suo posto, la Sardegna appare ne Golfo del Messico nella sua posizione relativa all’Italia, ma in nessuna delle due immagini compare la Corsica. L'Italia al posto della Florida potrebbe essere un eccellente ponte naturale tra America continentale e Cuba (e da lì, al resto dei Caraibi) con tutte le conseguenze politiche, militari, sociali, culturali e biologiche.

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William Riker tuttavia obietta:

Temo che non sia così semplice, e che il problema non sia solo l'assenza della Corsica: purtroppo molti ucronisti disegnano le loro mappe senza tenere minimamente conto delle dinamiche geologiche che governano la geografia terrestre. Vedete, l'Italia come oggi la conosciamo nel Mesozoico non esisteva, era solo una cintura di isole simili alle attuali Maldive o Bahamas; ecco perchè in Italia si trovano così pochi e frammentari resti di dinosauri. Se l'Espressione Geografica esiste, è perchè la zolla africana sta inesorabilmente navigando verso nord, premendo contro la zolla eurasiatica, movimento che ha provocato la chiusura del mare Tetide. Tale pressione inesorabile e costante, che avviene con la stessa velocità con cui crescono le nostre unghie, ha provocato il sollevamento di Alpi e Appennini, ed anche la formazione di grandi vulcani come l'Etna, lo Stromboli, il Vesuvio, ma anche come il vulcano Marsili, i Colli Euganei, i laghi di Nemi e Bracciano, i Campi Flegrei etc. Siccome tale pressione non è eliminabile senza un completo cambiamento delle dinamiche interne al mantello terrestre, e quindi alla geografia / orografia / ecologia della crosta, ne consegue che, se anche l'Italia avesse la forma della Florida, sarebbe comunque completamente montuosa, e forse il suo interno non sarebbe affatto paludoso come lo era molti secoli fa (vedi "Le paludi di Hesperia" di VM Manfredi), bensì desertico come la Meseta spagnola. Allo stesso modo, l'Italia caraibica sarebbe molto diversa dalla nostra, completamente pianeggiante e coperta di una fitta foresta pluviale. E così sarebbe la Sicilia.

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Paolo Maltagliati ha un'altra idea:

Invece di simmetrizzare, perché non semplicemente retrodatare il tutto a 12 milioni di anni fa, se vogliamo un'Italia subtropicale? I prodi pirati italici che pirateggiano dalle coste del Mediterraneo e oltre, fin giù nel mar Persico, mentre navigatori siberiani saccheggiano le assolate coste del mar Pannonico.

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Invece aNoNimo fa un'osservazione ingenua:

Beh, cambiamo la tettonica, no?

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Subito William Riker puntualizza:

So che è fiato sprecato, perchè per chi crede nella magia la scienza può essere aggirata come gli pare, ma io vivo per la scienza, e te lo dico lo stesso. Cambiare la tettonica a zolle per avere la Florida mediterranea grande e pianeggiante significa eliminare la pressione dell'Africa contro l'Eurasia, ma allora non si formano neanche la penisola iberica, le Alpi e i Balcani, e anche l'Europa è tutta pianeggiante. Non c'è il Mediterraneo, c'è un grande mare tropicale pieno di isole stile Micronesia, il Gondwana non si è frammentato, l'Africa è rimasta unita al Sudamerica e anche all'India, e quindi niente Himalaya, l'Antartide è priva di ghiacci, il Gondwana rimane coperto di foreste, non si ha la desertificazione parziale che porta alla nascita della savana, i primati non scendono dagli alberi e l'umanità non nasce. E no, ti prevengo, l'umanità non può nascere sugli alberi, perchè per tenersi ai rami ci vogliono quattro mani prensili, quindi le mani anteriori non vengono liberate dalla locomozione e non possono essere usate per produrre utensili, cacciare animali, aumentare l'apporto proteico (che la frutta non può assicurare) e con esso far crescere il cervello da 500 a 1400 cc, per non parlare dell'impossibilità di addomesticare il fuoco. Non siamo ancora al livello dei pipistrelli spaziali alieni cui accennano alcuni ucronisti a proposito di PoD radicali come quelli delle ucronie geologiche, ma certo questa sarebbe "l'Era Cenozoica Eterna" governata dai mammiferi ciclopici, e paradossalmente potremmo immaginare che a dare vita a una specie senziente siano i plantigradi. A differenza dei primati vivrebbero a terra, sarebbero capaci di andatura bipede, potrebbero maneggiare strumenti, e così ci troveremmo nonno e nonna... orsi!!

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Bhrg'hros approva:

Magistrale sintesi, di una cristallina ineccepibilità!

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4) Continenti in più e in meno...

La cartina sottostante, proposta da MattoMatteo. ha il merito di rendere storici in un colpo solo tre dei più famosi "continenti leggendari" della storia dell'uomo: Atlantide, Lemuria e Mu!

Al momento della frammentazione della Pangea, le cose vanno in modo diverso:

1) quando Sudamerica e Africa si separano, la parte occidentale del Nordafrica si stacca dal resto del continente e rimane al centro dell'Atlantico, formando il contitente-isola di Atlantide (8-10 milioni di km quadrati).

2) mancando la spinta dell'Africa nord-occidentale, l'Iberia rimane un'isola invece di congiungersi con la Francia (quindi non si formano né la catena dell'Atlante, né i Pirenei); inoltre non si formano né l'Italia (ridotta ad una manciata di isole), né le Alpi.

3) poiché la placca araba è più lunga, rallenta l'avvicinamento della placca indiana a quella eurasiatica; contemporaneamente il Madagascar si allontana dall'Africa, andando a scontrarsi con l'India; i due, pertanto, formano il continente-isola di Lemuria (4-5 milioni di km quadrati) al centro dell'Oceano Indiano.

4) mancando lo scontro tra India e Asia, la catena montuosa dell'Himalaya non si forma.

5) l'Australia si muove verso il Sudamerica molto più velocemente, formando il continente-isola di Mu (7-8 milioni di km quadrati) al centro del Pacifico meridionale.

Ho approntato una mappa geografica di questo strano mondo, comprendente le catene montuose e i confini delle placche tettoniche:

Voi che ne pensate?

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Il Marziano ha provato invece a togliere dei continenti:

1) I saggi di Salamanca avevano ragione e l'America non esiste. Primo caso possibile: l'America non c'è e il mondo ha le dimensioni previste da Colombo (12.500 miglia nautiche di circonferenza). Allora Colombo ce la fa a raggiungere il Cipango (il Giappone), guerre fra la Spagna e la Cina.

2) L'America non c'è e il mondo ha le dimensioni della nostra Timeline (21.500 miglia nautiche di circonferenza). In pratica sussiste la Pangea perchè Asia, Australia, Europa ed Africa sono assai ravvicinate tra loro, e non vi sono altri continenti. Allora Colombo non ce la fa a raggiungere l'Asia e deve tornare indietro. La Spagna (ma anche la Francia e l'Inghilterra) sono sconfitte nella corsa verso le Indie, perchè l'unica via praticabile è la circumnavigazione dell'Africa, monopolizzata dai Portoghesi. I Francesi vengono a patti con i Turchi per usare la via del Mar Rosso, e Ferdinand de Lesseps - o chi per esso - taglia l'istmo di Suez con tre secoli di anticipo, mentre Venezia non decade come potenza navale.

3) L'America non c'è e il mondo ha le dimensioni della nostra Timeline, ma esiste la famosa Terra Australis Incognita che occupa quasi tutto l'emisfero australe, abitato dall'equivalente dei nostri aborigeni, numerosi e minacciosi. Come si svolge l'epopea di conquista di questa terra australe, scoperta per caso da Cabral al posto del Brasile?

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MattoMatteo coglie la palla al balzo:

Mi piacciono molto la seconda e terza opzione, perchè partono dal presupposto che la Terra abbia le dimensioni vere, invece che quelle più piccole calcolate da Colombo. Proviamo quindi ad unirle, ricordando la tettonica a placche:

1) America settentrionale, centrale, e meridionale, sono su tre placche differenti, quindi l'assenza di una non obbliga necessariamente a far sparire anche le altre due.

2) la Placca Pacifica consiste quasi esclusivamente di mare, a parte alcune piccole isole (numerosissime, ma che sommate compongono meno dello 0,1% della superficie della placca), così come altre due placche più piccole, quindi non è impossibile immaginere un'altra placca con le stesse caratteristiche.

Tenendo presente questi due semplici punti, la mia idea è che manchi solo l'America settentrionale; sono invece presenti: Islanda, Groenlandia, le isole del Canada, l'Alaska le isole Aleutine, alcune isole la dove ci dovrebbero essere le Montagne rocciose, la penisola (ora solo isola) della California, i Caraibi, l'America centrale e meridionale (dalla penisola dello Yucatan in giù).

L'Oceano Nordamericano è poco profondo, in media appena 1.900 m (contro i 3.300 dell'Atlantico e i 4.300 del Pacifico), con ampie zone profonde meno di 500 m (soprattutto attorno alle isole). Questa caratteristica deriva dalla sua nascita: originariamente in quella zona era presente della terra emersa, ma milioni di anni fà il movimento delle placche ha fatto sprofondare quel continente, di cui ora emergono solo le vette più alte.

In queste condizioni per Colombo non cambia quasi niente (lui non è mai sbarcato in America settentrionale); per le potenze marittime del tempo raggiungere la Cina è possibile, anche se lungo e difficoltoso, ma le isole Rocciose, l'Alaska e le Aleutine potrebbero essere usate come punti intermedi, per arrivare al Giappone e alla Cina senza doversi fare un'unica tratta di circa 20.000 km. L'America centrale e meridionale sono quasi sicuramente disabitati, e dotati di una flora e fauna uniche (un po' come l'Australia); se mai ci fossero esseri umani, sarebbero arrivati dall'Oceania via mare, invece che che dalla Siberia via ponte di terra, e sarebbero presenti principalmente sul lato occidentale delle Ande.

(Cliccare per ingrandire)

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E Massimiliano Paleari aggiunge:

La prima cosa che mi viene in mente è che senza il Nordamerica il mondo intero sarebbe egemonizzato da qualche impero continentale eurasiatico, quasi sicuramente con connotati dittatoriali di destra o di sinistra (comunismo, fascismo). Non sarebbe un bel mondo...

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Ma William Riker non si mostra d'accordo:

No, Max, il mondo è sempre stato bipolare. Egitto e Assiria, Atene e Sparta, Roma e Cartagine, Roma e Ctesifonte, cristiani e musulmani, Francia e Inghilterra... penso piuttosto a due o tre grandi imperi continentali, tipo Eurafrica contro Russia + Cina e contro Califfato.

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Max allora precisa:

Si, è vero, ma se ci pensi la "scala territoriale" del confronto ha teso sempre ad ampliarsi. A partire dal secolo scorso il "teatro" dello scontro bipolare coincide con il mondo intero. Tieni conto che parto da una visone geopolitica alla Mackinder per intenderci, che vede l'inevitabile confronto tra una Potenza marittima (anello esterno) identificata prima nell'Inghilterra e poi negli Usa e un Heartland terrestre eurasiatico, coincidente con le steppe russe, turaniche e con le pianure del centro Europa. Partendo da questo modello e presupponendo l'assenza fisica del Continente nordamericano, diviene quasi inevitabile supporre il prevalere mondiale come unica superpotenza, dello Stato che riesce ad imporsi in questo spazio. Se pensiamo al XX secolo diventa facile pensare all'URSS o alla Germania nazista, entrambe alternative non gradevoli.

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Interviene Paolo Maltagliati:

Perché date per scontato che un mondo così fatto crei degli esiti storici uguali al nostro? caspita, abbiamo tolto un continente, non mi sembra poco. Per collegarmi all'argomento che si sta dibattendo, penso che nessuno abbia preso, per esempio, in considerazione l'ipotesi che una potenza egemone di livello mondiale sorga in sudAmerica. Oppure, dato che gli stati Uniti d'america non sono che la continuazione/sostituzione di un'egemonia mondiale inglese o, quantomeno, anglosassone, si può pensare che le molte isole (quanto sono grandi, a proposito?) rimangano solidamente in seno all'impero britannico. Comunque anch'io sono convinto che si balla sempre in coppia. la scala territoriale aumenta per accrezione, non di punto in bianco. Rimarranno due contendenti enormi comunque, magari, in direzioni in cui non siamo abituati a guardare perché troppo assuefatti da come gira nella nostra timeline.

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Massimiliano insiste:

Quello che penso è che senza il retroterra del Nordamerica, la potenza marittima imperiale (con ogni probabilità la Gran Bretagna), pur con il suo impero e i suoi Dominion fatti di isole (+ India + Australia) alla lunga non avrebbe potuto reggere il confronto con la potenza continentale di turno (Heartland). A meno di non ipotizzare come hai fatto tu uno sviluppo del Sud America (in termini industriali e quindi di potenza militare) paragonabile a quello del nostro Nordamerica.

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Anche Luigi Caratti ha la sua opinione in proposito:

Il mio piccolo guscio di noce...

1) secondo me l'influenza del Nord America sull'Europa si è fatta sentire in maniera determinante a partire dalla rivoluzione americana. Prima è stata una fonte di materie prime ma non penso sia risultata "determinante" per le sorti delle nazioni che sarebbero state i grandi "players" della scena mondiale qualche secolo dopo.

2) dove li mandiamo i "dissidenti" e tutta quella gente che hanno fatto degli Stati Uniti la nazione che sono? Si può pensare che il ruolo del nord America sia preso da un'altra colonia inglese? L'ideale sarebbe un'Australia scoperta con qualche secolo d'anticipo (non c'è un ostacolo a bloccare il passaggio dall'Atlantico al Pacifico, anzi c'è un unico immenso "panthalassa" che permetterebbe di raggiungere l'Oceania più facilmente, senza dover fare il giro del sud America).

3) a torto o a ragione che sia, ho forti dubbi che la rivoluzione francese possa scatenerasi ed essere così forte senza un'anteprima americana. Quello è stato il banco di prova degli ideali che sono poi quelli della Rivoluzione Francese. Un mondo senza nord America potrebbe voler dire un mondo senza Francia repubblicana, oppure con una Francia repubblicana "ritardata" di qualche decennio e molto più "estremista". Napoleone potrebbe essere l'alter ego di Robespierre in questo ipotetico mondo senza Nord America.

4) In ogni caso vedo l'Impero Britannico come "gendarme del mondo" fino alla prima guerra mondiale, come nella nostra timeline. In fondo lo è stato senza gli U.S.A., in assenza di un Nord America le risorse investite per quella colonia andrebbero semplicemente da qualche altra parte.

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Ridiamo la parola a MattoMatteo:

Per rispondere a Massimo: le isole Rocciose sparse nel Mare Nordamericano non sono molto grandi, come dimensioni totali sono all'incirca pari ai Caraibi o alle isole del Pacifico (sui 200.000 km quadrati). Concordo sull'idea dello sviluppo, in mancanza del continente Nordamericano, di una nuova potenza mondiale in Sudamerica e/o in Australia... anche se personalmente punterei soprattutto sul quest'ultima. La mancanza del Nordamerica, inoltre, potrebbe rendere più facile raggiungere e conquistare la Cina, da parte delle potenze del vecchio continente. Non dimentichiamoci, inoltre, che visto che gli Usa non ci sono, l'Alaska rimarrà in mano russa, assieme a tutte le sue enormi ricchezze... questo potrebbe permettere agli Zar di evitare la rivoluzione.

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Paolo all'improvviso ha una folgorazione:

Un attimo... avete pensato al fatto che senza il nordamerica non avremmo neanche il cavallo? Questo sì che cambia di parecchio le nostre prospettive per questa ucronia...

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Luigi non si fa certo pregare a rispondergli:

Ma il cavallo non lo abbiamo portato noi in America? In ogni caso l'idea di un mondo senza cavallo è eccezionale come esperimento mentale! Imporrebbe di ripensare:

a) trasporti: non ci sarebbe nessun modo di spostare rapidamente le persone (o comunque più velocemente dei propri piedi) fino all'avvento dell'automobile. Le grandi strade romane sarebbero percorse da gente a piedi o al massimo su carri trainati da buoi.

b) comunicazioni: mi azzarderei a dire che non sarebbe pensabile (secondo me) un impero delle estensioni di Roma (o della Macedonia, o della Persia, per quel che vale) senza cavalli. Una delle necessità di un impero centralizzato è quello di poter gestire in tempi ragionevoli una crisi su grandi distanze - i romani le strade le avevano, ma senza cavalli sarebbe stato un compito improbo cercare di governare. Non ci sarebbe stata una rete di comunicazione efficiente che potesse far capire al nucleo centrale di potere cosa stesse accadendo nelle periferie, ed un impero troppo vasto avrebbe finito con lo sfaldarsi da solo per "autoesaurimento". L'alternativa sarebbe quella di imperi sulla falsariga di Cartagine, sviluppati lungo le coste e lungo i fiumi (uniche vie di comunicazione relativamente veloci da un punto all'altro dei propri possedimenti).

c) strategia militare: senza cavalleria compagna Alessandro non sarebbe stato così Magno. Prima di lui, gli egizi non avrebbero avuto carri da guerra ed altre armi capaci di dare un'arma superiore sulla fanteria. Dopo di lui, i Parti sarebbero stati costretti a sviluppare un esercito sul modello di quello romano (fanteria forte, magari versatile e con la possibilità di "stuzzicare" il nemico con pilum ed armi da tiro) ed i popoli delle steppe asiatiche sarebbero stati molto più lenti nel loro spostarsi - forse una migrazione come quelle che hanno portato al crollo dell'Impero d'Occidente sarebbe stata impensabile. Gli scenari strategici poi sarebbero stati infinitamente più limitati senza la possibilità di esploratori a cavallo e la possibilità di avere una visione della situazione la più ampia possibile. La campagna di Cesare in Gallia sarebbe stata una serie campagne di piccole dimensioni (ammesso che in un'Europa senza cavalli ci sia un Bello Gallico) e sarebbe durata molto più a lungo per la necessità di dover operare su scala più ridotta.

Complicato, però mi piace.

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E Max ribatte:

E' vero! Non ci avevo pensato. Niente Nordamerica, niente cavallo, con conseguenze gigantesche. Gli elefanti però ci sono, e questi temibili "carri armati" faranno la differenza per le civiltà che possono utilizzarli. India ed Egitto in pole position quindi...

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Paolo allora puntualizza:

Il cavallo è nato in America, poi è migrato in Eurasia. Poi però nel continente in cui si è evoluto si è estinto. La teoria più accreditata è che in seguito alla "cometa di Clovis", un corpo celeste di notevoli dimensioni che ha impattato sul continente nordamericano, ci siano stati dei mutamenti climatici tali per cui la megafauna del continente si è trovata in difficoltà. Anche la cultura Clovis, la prima realmente identificabile, ha subito le conseguenze di tale cataclisma, e ha messo in atto un overkill, portando all'estinzione gran parte degli animali già colpiti, tra cui anche i cavalli (l'equus scotti era veramente gigante. E' paragonabile alle dimensioni di un cavallo di taglia grande attuale). Per tornare alle conseguenze sul nostro continente, io sarei ancora più radicale: gli indoeuropei fecero del cavallo la loro principale risorsa per i conflitti, per spostarsi e per prevalere su popolazioni magari più avanzate sa un punto di vista urbano e agricolo. Senza l'uso di questa bestia, tali popoli sarebbero stati sottomessi, credo e molto probabilmente noi parleremmo dialetti camitici o semitici...

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MattoMatteo si dà una manata sulla fronte:

Caspita, mi ero completamente dimenticato del cavallo! Però esistono due modi per aggirare l'ostacolo:

1) come ho scritto, il Nordamerica esisteva, ma poi si è inabissato a causa dei movimenti delle placche tettoniche; quindi non è impossibile ritenere che gli antenati del cavallo abbiano avuto il tempo di migrare in Sudamerica e Asia.

2) variante dell'ipotesi precedente... il più antico antenato del cavallo, l'Eohippus o Hyracotherium, circa 50-55 milioni di anni fa diede origine a due diversi tipi di discendenti: l'Orohippus in America, che si evolse nell'attuale cavallo, e il Propalaeotherium in Asia ed Europa, i cui discendenti si estinsero circa 40-45 milioni di anni fa; ma possiamo ritenere che, senza la presenza dell'Orohippus, il Propalaeotherium e i suoi discendenti riescano a svilupparsi in una forma affine agli attuali cavalli.

Anche se devo ammettere che sviluppare la storia di un mondo senza equini (cavalli, asini e zebre), è una sfida molto interessante. Di sicuro, senza cavallo, le popolazioni europee e mediorientali non avrebbero mai avuto niente da temere dalle popolazioni della steppa asiatica (unni, mongoli, ecc.).

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Paolo ritorna alla carica:

Mmm... l’ipotesi due mi sembra quella più interessante, visto che l’inabissamento di un intero continente in meno di centomila anni mi sembra... beh, un attimino troppo rapida. Poi porterebbe anche degli sconvolgimenti climatici non irrilevanti, credo. Guardate anche solo la micro-estinzione di massa post-miocenica: è stata causata dalla “sola” nascita della corrente circumpolare, per fare un esempio (quando la terra del fuoco si è staccata dall’Antartide).

Detto questo, magari tradisco la lettera della tua idea, caro Matteo, e me ne scuso profondamente, ma credo che il momento più “naturale” per un inabissamento possa essere dopo il Cretaceo, tra il paleocene e oligocene, poniamo. Nel cretaceo infatti gran parte dell’America del nord era già occupata dal mare. C’era un vasto mare interno tra l’isola orientale (gli Appalachi) e quella occidentale (le montagne rocciose). E anche diversi bacini poco profondi che facevano sembrare buona parte degli stati uniti una via di mezzo tra l’estuario del rio delle Amazzoni e gli llanos venezuelani. Verso nord, invece, il clima era più secco, tipo savana. Ora, poniamo che dal Maastrichtiano, invece che seccarsi progressivamente, questo mare si amplia progressivamente. Per il Pleistocene avremmo un risultato, se non proprio analogo alla drastica sparizione di un continente, ma quantomeno vicino, con tante isolette. Avremmo un lunghissimo arcipelago dall’Alaska alla California, per intenderci. Che paradiso per i pirati del ‘600 e del ‘700!

Comunque, anch’io mi associo volentieri all’esperimento “senza equini”.Potremmo provare a pensare ad animali da locomozione alternativi. Magari è un po’ irreale come prospettiva, ma si potrebbe pensare ad una maggiore diffusione del cammello e del dromedario. Ve lo immaginate un cammello “europeo”?

P.S.: mi è venuto in mente un altro inconveniente di questa ucronia: come sono le correnti oceaniche? No, perché mi sa proprio che qui la corrente del golfo non c’è... e se non c’è... bella fregatura per il continente europeo!

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MattoMatteo non può esimersi dal chiosare:

Le tue idee mi piacciono parecchio, sono approvate! Quanto alla Corrente del Golfo, ci avevo pensato; è uno dei motivi per cui ho lasciato il fondale del "mare nordamericano" così poco profondo (in fondo la profondità media del Mediterraneo è appena inferiore, 1.500 m). Come il Mediterraneo, anche il mare nordamericano avrebbe acque abbastanza calde (10-20 in inverno e 20-30 in estate), proprio in virtù del suo fondale poco profondo (in effetti, data la sua origine, la profondità potrebbe benissimo essere inferiore a quando avevo indicato originariamente, anche del 50 %)... ma non so se basta a creare una corrente calda verso l'Europa.

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A partire da quest'ultima discussione, Dans ha creato uno spin-off:

Supponiamo che per qualche motivo si abbia l'inversione della corrente oceanica calda del Golfo Persico, che ruota in senso antiorario anziché orario: le acque calde del tropico lambiscono le Canarie e le coste marocchine per poi attraversare l'Oceano e spingersi a riscaldare la baia di Baffin. Quali le conseguenze?

- Groenlandia, baia di Baffin, Labrador, baia di Hudson sono abitabili e con clima scandinavo;

- Scandinavia, Islanda, Baltico, Isole Britanniche hanno clima glaciale e non risultano abitabili;

- maggior piovosità sul Sahara atlantico, che risulta fertile ed abitabile;

- desertificazione della Florida e della costa atlantica americana;

- spostamento verso nord delle fasce climatiche nordamericane e verso sud di quelle europee.

Ed ecco ora le possibili conseguenze sulla storia dell'uomo:

- l'Impero Romano si sviluppa lungo le coste africane atlantiche; limite settentrionale sulla Manica;

- i Germani conoscono un minor popolamento e uno stanziamento più meridionale, per cui sono inglobati nell'impero romano:

- 600: caduta dell'impero romano occidentale sotto le invasioni slavo-gotiche;

- 622-800: conquista araba del Mediterraneo Meridionale e della Spagna;

- il Marocco respinge invasioni e conquiste, mantenendo i suoi caratteri post-latini (una sorta di impero bizantino d'occidente, successore di Roma);

- 800: Carlo Magno incoronato re dei Franchi a Tolosa perchè la Manica spesso gelata impedisce lo sviluppo della piana francese settentrionale, a vantaggio della costa atlantica: Sacro Romano Impero centrato su Occitania, Padania e Baviera.

Dopo l'anno 1000:

- sviluppo del feudalesimo in Europa;

- egemonia occitana su Neustria e Austrasia;

- sviluppo lento e faticoso di Irlanda, Gran Bretagna, Danimarca, spopolate per il freddo;

- nascita di urbanesimo e principati nella Moscovia su infiltrazione bizantina, non dei Variaghi;

- 1452: caduta di Costantinopoli;

- 1450-1500: Reconquista della penisola iberica;

- 1492: viaggio di Cristoforo Colombo verso l'America, conquista spagnola e portoghese dei regni precolombiani in Sud America;

- 1530: Riforma della Chiesa Cattolica: le tesi di Lutero sono accolte e fatte proprie dalla Chiesa di Roma;

- 1550: colonizzazione occitana della Guyana; prime colonie angle in Nord America, presto soppiantate dagli occitani; i marocchini colonizzano le Antille e le coste del golfo del Messico. Inglesi e danesi colonizzano Labrador, baia di Baffin, Groenlandia;

- 1600-1700: guerre di religione tra cattolici e ortodossi;

- 1720: pace di Spalato: fine dell'universalismo medievale, nascita di un moderno sistema internazionale di Stati Nazionali [Westfalia 1648];

- 1750 Rivoluzione Industriale in Austrasia, regno vassallo dell'Occitania (bacini carboniferi della Ruhr).

Altre idee?

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Ed ora, la proposta di Tommaso Filighera:

Se nel sud dell'Oceano Pacifico si fosse trovato un nuovo continente scoperto ed esplorato ancora più tardi dell'Australia? E se su questo continente fossero state presenti civiltà simili a quelle precolombiane?
Edward Davis, il primo esploratore che vide l'Isola di Pasqua, la ritenne parte di un nuovo continente... e se fosse stato proprio così?

Pacifica è un grande continente situato nell’emisfero australe, la Penisola di Pasqua (Rapa Nui) ne è l’estremità orientale e la Maoria è l’estremità occidentale. Pacifica si estende a nord fino al Circolo del Capricorno, da cui la zona detta Capricornia, e a sud fino allo stretto mare ghiacciato, lo Stretto di Ross (che l’esplorò nel 1841), che la divide dall’Antartide.

La Penisola di Pasqua viene coperta nel 1687 da Edward Davis (che la credette un’isola) ma il primo a sbarcare nella Pacifica Orientale è l’olandese Jakob Roggeveen la domenica di Pasqua del 1722, da qui la parte orientale del continente si chiamerà Pasqua (Penisola di Pasqua) o Pacifica Pasquale (o Roggeveenia). A metà del 1700 nasce un conflitto tra la Spagna, Olanda e Inghilterra per la colonizzazione della Pacifica Orientale (Pacifica Pasquale).

La parte occidentale del continente, Pacifica Occidentale o Maoria, e la grande isola di Nuova Zelanda vengono esplorate da una spedizione olandese guidata da Abel Tasman nel 1642 (l’esito della spedizione fu tenuto segreto per evitare intromissioni da parte Compagnia Inglese delle Indie Orientali). In seguito gli olandesi abbandonano l’idea di continuare l’esplorazione e la parte occidentale del continente viene esplorata da James Cook che segue la linea costiera nord del continente da est a ovest (da Pasqua a Nuova Zelanda).

Pacifica viene colonizzata originariamente attorno anno 1000 da popolazioni polinesiane provenienti dall’Asia in due ondate migratorie differenti. Nella zona orientale si sviluppa la fiorente ed evoluta civiltà megalitica di Rapa Nui che possiede una scrittura, il Rongorongo, e una religione incentrata sul culto degli antenati, a cui vengono erette statue colossali (Maoi) e il culto politeistico incentrato su l’Uomo Uccello (in polinesiano: Tangata manu). Nella regione occidentale si sviluppa la civiltà guerriera dei maori che ha scarsi contatti sia con gli aborigeni asutraliani che con i Rapa Nui.

La tipica fauna è rappresentata da struzzi, kiwi giganti, varani e ratti polineasiani. La flora, da foreste di felci.

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Lord Wilmore ha voluto aggiungere in proposito:

E se l'Indonesia fosse rimasta un subcontinente emerso, come era al tempo delle glaciazioni?

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Alessio Mammarella invece avanza la proposta contraria:

Il Mar Mediterraneo è noto per essere frapposto tra diversi continenti, ben tre: Europa, Asia, Africa. Esistono tuttavia altri mari nel mondo che vengono chiamati "mediterranei" e uno di essi è il Mediterraneo Australasiatico. Se c'è una cosa che trovo affascinante è che il Mar Mediterraneo è stata la culla di grandi civiltà e alla fine una di esse, quella latina, è riuscita a chiamare quel mare "Nostrum" sintetizzando nella propria civiltà un percorso di millenni di evoluzione materiale e spirituale dell'umanità. La diffusione delle lingue austronesiane ci dimostra che popolazioni di questo ceppo si sono spostate nei secoli diffondendosi in un'area molto ampia.

Io mi domando dunque che cosa sarebbe potuto succedere se, in qualche momento della storia, i popoli austronesiani fossero riusciti a creare un impero, che sarebbe stato evidentemente una talassocrazia. Dove si sarebbe potuto trovare il centro di un impero del genere? Come sarebbe cambiata la storia del colonialismo europeo se già i primi navigatori portoghesi avessero trovato la rotta del Madagascar sotto il controllo di un impero organizzato? Come sarebbe cambiata la storia dell'India e delle altre nazioni asiatiche più grandi?

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Perchè No? gli risponde:

Mi sembrava che gli Austronesiani venissero piuttosto del Sud della Cina e fossero arrivati a Formosa. Era una delle teorie, non so se la più probabile. Se vogliamo un impero austronesiano si dovrebbe comunque ipotizzare che la Cina non riesca a conquistare gli Yue del Sud. Gli Yue si sviluppano in regni indipendenti con una cultura separata dalla civiltà cinese. Possiamo partire di questo punto? Questo impero deve sopravvivere fino a oggi o crollare come l'impero romano?

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Paolo Maltagliati obietta:

Non esattamente: gli austronesiani della Cina meridionale vennero assimilati prima dagli austroasiatici (diciamo approssimativamente intorno al XV-XII secolo a.C). Gli Yue delle fonti cinesi erano già popolazioni austroasiatiche.

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E Federico Sangalli aggiunge:

Paolo è probabilmente il più grande esperto di questioni austro-micro-melanesiane che abbia mai incontrato, è stato lui a far evolvere la mia concezione dell'area pacifica da "Tante isole con palme e abitanti che mangiano noci di cocco fino all'arrivo degli Europei" ad una regione storica ed etnografica vivace e peculiare, ricca di civiltà affascinanti e saghe marittime che non hanno nulla da invidiare all'Odissea. Sull'argomento quindi mi fido ciecamente del suo giudizio.

Entrando nel merito, magari il leggendario Xie, capostipite della futura Dinastia Shang, non aiuta Yu il Grande, fondatore della Dinastia Xia, a controllare le inondazioni del Fiume Giallo, lasciando così la Cina centrale soggetta a questi flagelli stagionali e quasi tagliata in due? In più senza il controllo del fiume Yu avrà meno prestigio e dunque gli Xia saranno meno forti e le stesse inondazioni potrebbero determinare spostamenti di popolazione tali da indebolire il ceppo austroasiatico prima e sinico poi che in HL assorbì i nostri austronesiani, i quali invece, vivendo lungo le coste, si salverebbero e anzi inizierebbero ad assorbire i profughi austroasiatici rifugiatisi nei loro territori.

Come centro a questo punto proporrei i due regni austroasiatici (sacche di tale ceppo permasero fino al 240 a.C.) che in HL vennero sinizzati, cioè Yue e Wu: magari Kuaiji (attuale Shaoxing), capitale di Yue? Se Alessio ha parlato di "primi navigatori europei" ed India devo presumere che tale impero regnerà stabile come minimo fino al XVI Secolo.

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Alessio allora precisa:

Io avevo pensato a un impero esistente al tempo delle grandi scoperte geografiche e che costituisse, insieme alla Cina, all'India, al Giappone un altro blocco politico e culturale dell'Asia. In realtà ci furono dei prosperi regni marinari a Giava e Sumatra che prosperarono poco prima dell'arrivo degli europei, ma la loro estensione comunque comprese solo una parte dell'area austronesiana (l'attuale Indonesia più o meno) e non arrivò mai a comprendere ad esempio le Filippine, Formosa (alla quale i cinesi non si interessarono prima del XVII secolo) o le isole della Melanesia o il Madagascar. Se si fosse formato un impero corrispondente all'estensione dei popoli austronesiani nel loro complesso, certamente avrebbe avuto una strategia "oceanica" e sarebbe stato un rivale degli europei, perlomeno per spagnoli e portoghesi nella fase iniziale dell'approccio europeo all'Oriente.

Una entità del genere sarebbe poi sopravvissuta fino a oggi? Né l'impero Moghul, né quello cinese sono sopravvissuti all'arrivo degli europei, mentre c'è riuscito il Giappone. Bisognerebbe conoscere la cultura di quell'area per capire se avrebbe avuto gli anticorpi rispetto agli occidentali oppure no. In HL tutti i territori di cui parliamo sono stati colonizzati, ma possiamo dire che almeno in parte ciò fu dovuto dalla frammentazione politica e dalla conseguente mancanza di una "strategia" in grado di contrastare la sistematica penetrazione europea.

Comunque preciserei che il punto di vista non è esclusivamente "anticoloniale", non ho pensato all'impero austronesiano come entità resistente al colonialismo europeo... ci ho pensato anche e soprattutto per ragioni culturali e linguistiche, per il fatto che oggi sarebbe magari decaduto l'impero nelle sue istituzioni tradizionali, ma sarebbe rimasto un grande paese, con una cultura molto più definita e nota a livello globale...

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E Perchè No? suggerisce:

Ho sempre voluto discutere di un impero di Majapahit più esteso e durevole; potrebbe essere il candidato ideale, no? A giudicare dalle mappe direi che se non ci riesce il Majapahit non ci riesce nessuno...

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5) Senza il Nilo

C'è spazio anche per la domanda di William Riker:

Come testimonia questo articolo, nel 2019 una ricerca italiana coordinata da Claudio Faccenna e Alessandro Forte ha proposto che il grande fiume Nilo scorra da almeno 30 milioni di anni, attribuendogli un'età sei volte maggiore di quanto era stato calcolato finora dagli esperti. Stando alla ricerca, se alle origini il suo corso non fosse stato incanalato verso Nord dai movimenti del magma mantello terrestre, il fiume avrebbe deviato verso ovest, modificando completamente la geografia dell'Africa. Orbene, come cambia la storia dell'uomo se il Nilo non attraversa il deserto del Sahara da sud a nord, creando l'oasi più vasta del mondo, ma scorre verso ovest e sfocia nel golfo di Guinea?

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Gli replica Andrea Villa:

Immagino niente civiltà egiziana, con conseguenze per tutta la Storia...

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Bhrg'hros tuttavia obietta:

Magari non proprio niente del tutto: niente Civiltà dell'Alto Egitto, mentre il Basso Egitto sarebbe stato nelle condizioni di tutte le altre regioni mediterranee. Siccome poi il Basso Egitto era verosimilmente indoeuropeo, non si sarebbe potuto innescare il processo che ha portato alla deindoeuropeizzazione prima del Basso Egitto, poi del Vicino Oriente (quello simboleggiato dal Mito della Torre di Babele), per cui si sarebbe potuta conservare una più stretta unità indoeuropea.

Per chi desideri maggiori informazioni, mi riferisco alla tesi dell'egittologo tedesco Frank Kammerzell, Old Egyptian and Pre-Old Egyptian: «Tracing Linguistic Diversity in Archaic Egypt and the Creation of the Egyptian Language», in «Texte und Denkmäler des ägyptischen Alten Reiches», hrsg. v. S. J. Seidlmayer, Thesaurus Linguae Aegyptiae 3, Berlin 2005, pp. 165-246, secondo cui in fase predinastica si possono riconoscere chiaramente (e, per quel che ho potuto constatare, è vero) due componenti della lingua egizia, una regolarmente camito-semitica, l'altra indoeuropea, la prima riferibile all'Alto Egitto e la seconda al Basso Egitto. Kammerzell lascia aperta la questione se tale componente indoeuropea sia un sostrato (quindi una lingua precedente) o un superstrato (dominatori successivi) o frutto di una relazione di adstrato (vicinanza geografica); fatto sta che in ogni caso una presenza indoeuropea sul posto c'era.

Per quanto riguarda il Mito di Babele, una scoperta analoga è stata fatta da Gordon Whittaker per la Mesopotamia del V. millennio a.C. e anch'io ho portato un sia pur minimo contributo toponomastico (che a sua volta include la Siria-Palestina): per farla breve, la cronologia (relativa) e la localizzazione del Mito di Babele sono perfettamente compatibili con il fatto (certo) che a quell'epoca in quella zona la comunione linguistica indoeuropea si è frammentata e differenziata a causa del contatto con le lingue semitiche, che è proprio – svestita delle forme mitologiche – la sostanza del racconto della Torre di Babele (ossia: quando si dice che «tutta la Terra parlava una sola lingua» si riferisce alla Terra conosciuta e all'unità linguistica indoeuropea).

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Generalissimus fa notare:

Se non sbaglio perfino il Corano sposta il mito della Torre di Babele in Egitto, e c'è perfino un Faraone al posto di Nimrod.

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Ma Alessio Mammarella sposta la questione sul cuore dell'Africa:

Solo che la visione dell'Egitto come "crocevia di popoli" dipende appunto dalla presenza del Nilo e della possibilità di sostentare un'ampia popolazione. Senza il Nilo, l'Egitto come sarebbe stato a livello ambientale? Probabilmente non diverso dalla Libia, che è sempre stata un effetti poco popolata e marginale nella storia dell'area mediterranea...
Se l'Egitto fosse stato una regione periferica ed arretrata, allora forse i popoli dell'Egeo si sarebbero sviluppati principalmente attraverso i rapporti con l'Asia Minore, e più lentamente. In un contesto del genere penso sia quasi sicura la possibilità per un impero Persiano (che ci sarebbe potuto essere comunque, la sua instaurazione dipendeva poco dall'Egitto) di sottomettere la Grecia.
A questo punto potremmo connetterci a tutte le ucronie che contemplano la vittoria persiana delle guerre contro i greci.

L'altro punto interessante, al quale nessuno sembra essersi ancora interessato, è la civiltà subsahariana che si sarebbe sviluppata grazie al Nilo. Se il Nilo ha reso prospero e civile l'Egitto, perché non avrebbe dovuto fare lo stesso altrove? Probabilmente quella civiltà, a causa della barriera rappresentata dal deserto del Sahara, avrebbe avuto contatti tenui con il mondo mediterraneo, però sarebbe sorta migliaia di anni prima rispetto a imperi come quelli del Ghana e del Mali in HL: inevitabilmente sarebbero state civiltà più antiche, più robuste ed evolute rispetto a quelle che abbiamo conosciuto.
Getto la "bomba"... e se fosse stato un navigatore africano a scoprire l'America?

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Ritorna alla carica Bhrg'hros:

Senza le dinamiche sociolinguistiche per cui il contatto con le lingue camito-semitiche ha portato alla frammentazione dell’unità indoeuropea, dal V. millennio a.C. fino all’eventuale espansione degli Arabi (anche tenuto conto di quelle degli Amorei, Aramei e Caldei) avremmo in tutta l’Indoeuropa, compreso il Vicino Oriente, una situazione paragonabile a quella della Cina e anzi caratterizzata da un’omogeneità ancora maggiore, perché i processi centripeti sarebbero iniziati con più di due millenni di anticipo. Tradotto in termini storico-ucronici, questo significa che le varie fasi sumeriche, assire, babilonesi, īrāniche &c. e perfino l’Ellenismo e l’Impero Romano e Bizantino (ma anche i Regni Romano-Germanici) sarebbero, come in Cina, una relativamente più semplice successione di Dinastie (per quanto di provenienza geografica e quindi dialettale diversa). Beninteso, le vicende evenemenziali sarebbero altrettanto complicate – a parte le condizioni dell’Egitto – che nella Storia reale, ma il loro contesto linguistico e dunque, almeno in una certa misura, etnico sarebbe molto meno frastagliato.

Se la Divergenza è imperniata sull’Egitto, una differenziazione delle classi linguistiche indoeuropee è comunque inevitabile, ma nei limiti di quella avvenuta all’interno della comunione linguistica sinica e, per la già ricordata precocità dell’inizio dei movimenti centripeti, probabilmente salterà alcuni mutamenti fonologici (quelli collocabili fra il V. e il I. millennio a.C.) oppure – se inaggirabili – li ritarderà di uno o due millenni (perlopiù non erano iniziati prima del II. millennio a.C.). In pratica, avremo una diversificazione lessicale delle classi linguistiche celtica, germanica, italica, greca, īrānica &c., ma nel contesto di una fonologia comune, più o meno come in India fino alla fase medioindoaria (I. millennio d.C.). Esisteranno dunque tutti i Popoli storici, ma parleranno lingue fra loro un po’ più simili e soprattutto di aspetto reciprocamente molto più vicino (a noi risulterebbero un po’ più ‘indiane’; Bisanzio, per esempio, si chiamerebbe *Bʱūg̑ăntĭi̯ŏm anziché Bȳzắntĭŏn pronunciato [vizˈandjon]; invece di Īrān si direbbe *Ări̯ānŏm, invece di Rōmă – *Rōmā, non molto diverso...).

L’Egitto ha avuto un ruolo essenziale nell’etnogenesi del Popolo d’Israele, senza il quale la Palestina rimarrà prevalentemente degli Etei, Evei, Gebusei e Gergesei, con possibile infiltrazione di Ebrei (ma distinti fra componente semitica, indoeuropeo-eufratica e indoeuropeo-bassoegizia) e per le stesse ragioni anche di Filistei. Non possiamo escludere che si imponesse ugualmente il culto del Dio delle Montagne Settentrionali e che in ultima analisi questo conducesse allo sviluppo di una religione simile a quella ’islāmica da parte del Profeta, che però a sua volta subirebbe un processo di ’īrānizzazione (nel nostro caso arianizzazione) anche più profondo di quello storicamente già riconoscibile. Alla fine, il Califfato di Baḡdād (in questa ucronia il *Dĭsădŏkātŏm ‘Diadocato’ di *Bʱăgŏdōtŏm) sarà anche di lingua ario-anatolica (per l’assenza della Semitizzazione nei millenni precedenti) e si estenderà fino all’Africa Nordoccidentale, per essere poi conquistato dai Turchi di lingua *ḱukudiana (‘sogdiana’).

Nel frattempo, l’ucronia Valle del Nilo longitudinale vedrebbe dinamiche geopolitiche molto più variegate e complesse di quelle della Storia reale; fra queste va inserito anche il ruolo dei Kirdi sul Lago Čād, immigrati dall’Indoeuropa intorno al 2000 a.C. e in questo caso decisamente più potenti, sia per retroterra sia per la maggiore ricchezza ambientale. In *Sūrōpā o *Ŭrōkʷā (Europa) il Regno di *Pĭkskʷānĭi̯ā (Spagna) potrebbe inviare *Gʱrīstŏbʱŏrŏs Kŏlŭmbŏs verso le *Sĭndʱĭi̯ās con un anticipo anche di un paio di secoli; dalla Guinea che cronologia possiamo ipotizzare?

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Così si è espresso in proposito Federico Sangalli:

L'assenza dell'Egitto, di fatto ridotto a qualche città lungo la costa dedite alla pesca e al commercio in modo simile al litorale libico, può avere notevoli conseguenze su tutta l'area vicino orientale. Prima, schematizzando, troviamo:

Ascesa e caduta dei Sumeri.

Impero Accadico (Armi di Bronzo).

Invasioni Gutee ed Amoree e Rinascita Sumera.

Ascesa di Babilonia come potenza mesopotamica.

Sviluppo parallelo di regno e civiltà in Fenicia e Palestina.

Ascesa degli Ittiti (Armi di Ferro), che con Mursili I sottomettono Babilonia.

Fin qui, in modo estremamente sintetico, le principali vicende della regione senza particolari mutamenti. Poi l'assenza dell'Egitto come potenza geopolitica organizzata inizia a farsi sentire.

Niente Battaglia di Qadesh, l'Impero Ittita raggiunge l'apice del suo potere, controllando de facto quasi tutto il Medio Oriente.

L'Impero Ittita crolla ugualmente sotto l'attacco dei Popoli del Mare e delle divisioni interne.

Niente Esodo: anche se Giuseppe sarà venduto al mercante egizio Potifarre dai fratelli invidiosi e riuscirà a ottenere fama e onori in Egitto grazie alle sue doti divinatorie, in ogni caso mi sembra dubitabile che Giacobbe si rivolga proprio al brullo Egitto per acquistare il grano necessario a superare la carestia delle Sette Vacche Magre e non piuttosto ai mercanti mesopotamici o fenici (ricordiamo che in questa Linea Temporale non esiste la Mezzaluna Fertile, poiché l'unica area fertile foriera di civiltà è la Mesopotamia). Anche ponendo che un giorno Giuseppe ritrovi la sua famiglia e si riconcili con essa, non vedo ragioni per cui il popolo ebraico debba migrare in Egitto quando questo non ha chiaramente di che sostentarli. E senza l'invito di Giuseppe penso che Giacobbe non lascerebbe mai la Terra Promessa. In ogni caso niente Prigionia e niente Esodo, Mosé (che non si chiamerà certo così) sarà un normale profeta della tradizione ebraica, famoso principalmente per le Tavole delle Leggi.

Nel mentre gli Assiri emergono nel vuoto di potere lasciato dagli Ittiti, sottomettendo buona dell'Anatolia, della Fenicia, della Siria e della Mesopotamia.

L'Impero Assiro ha facilmente ragione dell'Egitto e attorno al 701 potrebbe distruggere il Regno di Giudea di Re Ezechia, mettendo in sacco Gerusalemme e distruggendo il Tempio con centoquindici anni d'anticipo. Questo avrebbe importanti conseguenze ma visto che sono a lungo termine ne parlo dopo, per non interrompere la narrazione.

Alla morte di Assurbanipal gli Assiri vanno in crisi e un'alleanza di Babilonesi e Medi riesce a sconfiggerli e distruggere Ninive.

I Neo-Babilonesi diventano la potenza mediorientale di default, senza dover neanche sconfiggere l'Egitto.

Possiamo supporre che Lidia e Media facciano ugualmente la pace anche senza essere interrotti da un eclissi durante la battaglia (mi sembra improbabile che con un POD così lontano lo scontro avvenga esattamente lo stesso giorno alla stessa ora), che la sorella di Creso di Lidia sposi Astiage dei Medi, che abbiano Mandane che darà alla luce Ciro il Grande, il quale poi, con il sostegno babilonese e del generale Arpago, sconfiggerà Astiage e fonderà l'Impero Persiano.

Se non vogliamo pensarlo semplicemente nascerà l'Impero Medio invece che Persiano.

Ciro sottomette Babilonia, la Lidia e probabilmente anche l'Egitto.

In HL il suo successore Cambise II, dopo aver conquistato l'Egitto stesso, aveva tre progetti espansionistici il cui fallimento lo fecero cadere nella violenza e nella follia: conquistare la Nubia, trovare le Oasi Occidentali (la sacra Siwa sopratutto) e conquistare Cartagine. La Nubia senza il Nilo non sarebbe neppure abitata mentre forse Siwa sarebbe più popolosa al punto da essere facilmente rintracciabile. Ne consegue che Cambise potrebbe davvero tentare la conquista di Cartagine, via terra visto che come in HL i marinai fenici si rifiuterebbero di partecipare ad una campagna militare contro dei compatrioti. Ora, una campagna militare così lontana da casa, con in mezzo il deserto libico-egiziano, contro una città che grazie alla superiorità marittima può contare su ampi rifornimenti, non mi sembra destinata a finir bene.

Cambise II attacca così Cartagine, impegnata all'epoca nella Seconda Guerra Sardo-Punica, ma la spedizione è un disastro e Cambise stesso muore durante la ritirata, folle per la sconfitta: Dario I prende il potere, instaurando la Dinastia Achemenide.

Nel mentre i Cartaginesi potrebbero legarsela al dito. Mitograficamemte sarebbe molto facile identificare il perfido Re dei Re orientale che attacca a tradimento come il viscido Pumayyon (Pigmalione), il sovrano di Tiro che rese vedova e costrinse alla fuga l'eroica Didone, fondatrice di Cartagine.

Senza dubbio vedremmo un aumento notevole della pirateria cartaginese contro i porti persiani, che, con una marina inferiore e monopolizzata dai marinai fenici di scarsa lealtà, non potranno rispondere adeguatamente: una flotta cartaginese risponde all'appello di Mileto, sostenendola nella rivolta contro la Persia.

Da qui scaturiscono le Guerre Perso-Puniche, che vedranno verosimilmente la vittoria cartaginese e il consolidamento del potere punico sulla Cirenaica e forse anche su Cipro.

Filippo II conquisterà ugualmente la Grecia sui campi di Cheronea ma viene da chiedersi se, in assenza delle Guerre Greco-Persiane e di una conseguente coscienza "nazionale" ellenica, Alessandro avrebbe ugualmente tentato di conquistare l'Impero Persiano.

Se no sono immaginabili forti campagne per sottomettere definitivamente gli Illiri, seguite da un intervento nella Magna Grecia, probabilmente quando Taranto chiese aiuto alla madrepatria per la prima volta contro i Lucani nel 342: l'intervento alessandrino ricalcherebbe quindi quello di Pirro con sessant'anni d'anticipo, ma, con Roma impegnata nella Seconda Guerra Sannitica, gli avversari non saranno i discendenti di Romolo, bensì Siracusa e i cartaginesi, specie dopo che Alessandro sarà passato in Sicilia.

Senza una flotta in grado di competere con quella cartaginese però presto o tardi Alessandro morirà o sarà sconfitto e Roma, debellati i Sanniti, si alleerà con i punici per scacciare l'invadente vicino dall'Italia.

Senza l'Egitto, il "granaio del Mediterraneo", Roma dovrà appoggiarsi altrove per i propri rifornimenti, rivolgendosi probabilmente proprio a Cartagine.

Dopo la probabile conquista romana della Macedonia, il Mediterraneo rimarrà diviso in tre tra Roma, Cartagine e Persia, piuttosto in equilibrio, e penso possa rimanere così fino alle invasioni barbariche (certo senza Egitto cambia la storia romana, specie la disputa tra Marco Antonio ed Ottaviano).

Riprendendo invece la questione del Tempio, questa TL vedrà un profondo sconvolgimento della storia del popolo ebraico: la stessa cultura etnica e religiosa ebraica è fortemente legata a due eventi storici traumatici ma compattanti per l'identità ebraica, ovvero l'Esodo e la Prigionia a Babilonia, che qui semplicemente non avverrebbero. L'Esodo l'ho già spiegato, quando alla Prigionia Babilonese non penso che avvenga: con Gerusalemme e il Tempio distrutti dagli assiri con più di un secolo di anticipo (e proprio la sconfitta degli assiri fu un altro punto di orgoglio della storia israeliana) viene a mancare un importante periodo di consolidamento religioso che poggia proprio sulle riforme di Ezechia, il cui figlio e successore ancora adorava gli idoli nel Tempio e del quale solo il nipote, spinto dai Profeti, eliminerà dal Tempio il Pantheon pagano che finora vi aveva dimorato affianco alla Divinità Monoteista Ebraica. Non ci sarà neppure alcuna Prigionia a Babilonia anticipata: guardando al vicino Regno di Samaria, che nel 701 non fu così fortunato come quello di Giudea, vediamo che gli assiri distrussero le città e deportarono la popolazione, disperdendo oltre 27 000 persone in una sorta di piccola diaspora.

Se gli assiri faranno lo stesso con Gerusalemme e il regno di Giudea (e non vedo perché non dovrebbero), il popolo ebraico sarà sparso ai quattro venti in modo simile alla diaspora ma la maggior parte perderà la propria identità etnica e religiosa e verrà assimilata dalle altre culture dominanti della regione. Non si formerà mai una chiara identità etnico-religiosa ebraica, mentre l'ebraismo come lo conosciamo rimarrà una setta minoritaria, all'ombra dei politeismi pagani adorati dai Filistei e dagli altri popoli dell'area palestinese. Ciro il Grande permetterà ugualmente a Zorobabele di ricostruire il Tempio ma questo rimarrà un Tempio usato anche dagli idoli pagani e il fallimento delle profezie messianiche sulla ricostruzione del Tempio, che in HL sancirono la fine del Profetismo, decreteranno un ulteriore declino della predicazione ebraica.

Alla nascita di Gesù di Nazareth l'ebraismo sarà in gran parte compromesso con le idolatrie pagane e politeiste. Essendo la famiglia (umana) di Gesù discendente da Zorobabele (il che, tra l'altro, darebbe ragione alle profezie, che annunciavano che dal ricostruttore del Tempio sarebbe sbocciato un "germoglio" che sarebbe stato il Messia) possiamo dare per scontato che sia una delle ultime famiglie a praticare l'ebraismo classico. Per il resto il messaggio di Gesù era decisamente originale e anzi si distinse per la netta cesura rispetto ai vecchi precetti ebraici (basti pensare a festività, precetti per il vestiario ed alimentazione), per cui non dubito possa portarlo avanti senza differenze sostanziali rispetto all'HL, anzi: visto davvero come il "germoglio", sarebbe la tanto sospirata e attesa "rivoluzione" messianica del decadente ebraismo e verrebbe abbracciata più facilmente anche dagli ebrei stessi. Gesù al Tempio non rovescia solo le bancarelle dei mercanti ma anche gli idoli pagani e rifonda de facto il monoteismo: l'ebraismo viene assorbito fin da subito nel nascente Cristianesimo (anche se potrebbe continuare a chiamarsi ebraismo) e la condanna a morte di Gesù da parte del consiglio dei maggiorenti locali, ricchi mercanti che lucrano sul commercio degli idoli, non fermerà la diffusione del Suo messaggio all'interno dell'Impero Persiano.

Il Cristianesimo/ Nuovo Ebraismo sarà molto influenzato dalle sue componenti orientali, con forti correnti gnostiche, manichee e nestoriane, e avrà una penetrazione maggiore in Oriente e minore in Occidente.

Sappiamo che Maometto subì influenze da parte sia cristiana sia ebraica e penso che in questa TL potrebbe identificarsi molto con la figura di Gesù: entrambi vorrebbero annunciare un nuovo messaggio alle loro genti, entrambi vogliono scacciare gli idolatri pagani e i corrotti mercanti che profanano un luogo sacro, entrambi sono perseguitati da questi. Maometto potrebbe convertirsi e diventare l'Evangelizzatore e futuro Patrono d'Arabia, nonché prolifico teologo.

Cartagine, con i suoi fitti commerci, svilupperà presto una nascente comunità cristiana, a cominciare da Sant'Agostino, che alla fine prenderà demograficamente il sopravvento. La flotta punica proteggerà Cartagine dalle invasioni barbariche, anche se la perdita dei mercati europei rappresenterà un duro colpo, dando inizio ad una fase di declino e decadenza che porta le basi per una futura rinascita culturale basata sugli elementi cristiani e berberi.

L'Europa Continentale invece rimarrà a lungo pagana.

Per quanto riguarda l'Africa, come richiesto dal nostro Guido (e mi scuso per la lunga digressione mediterranea, ma volevo fissare un paio di concetti che mi erano venuti in mente), l'area interessata corrisponderebbe agli odierni Chad, Camerun, Nigeria e Repubblica Centroafricana, con la possibilità che la fascia tra i fiumi Niger, Nilo e possibilmente anche Congo possa diventare una nuova Mezzaluna Fertile affacciata sul Golfo di Guinea.

I primi a beneficiarne saranno la Civiltà Sao, nei pressi del Lago Chad, e la Civiltà Nok, nella Nigeria Settentrionale, che potrebbero già evolversi in proto-regni. Gli Yoruba e i Benin, principali gruppi ad ovest del Niger, potrebbero rapidamente seguirli. La lotta tra le città stato nate dalla fertilità della terra e dai commerci porterà alla crescita di una serie di regni spesso in lotta fra loro. Più tardi gli Imperi che storicamente si sono limitati al Bacino idrografico del Niger (-Senegal), come Ghana, Mali e Songhai, potranno allargare la loro influenza anche su queste aree.

Ma il punto forse più importante è che probabilmente le Migrazioni Bantu non avvengono o meglio: i Bantu lascerebbero sì le loro terre ancestrali a nord del fiume Congo e attorno ai Grandi Laghi ma per migrare lungo il ricco Nilo e non verso le steppe dell'Africa Meridionale.

Si tratta di un'autentica rivoluzione demografica, linguistica e sociale: senza i Bantu l'Africa Meridionale sarebbe abitata in primis dai cacciatori-raccoglitori di ceppo Khoisan, sopratutto nella parte sud-orientale, mentre sussisterebbe una forte componente Nilo-Sahariana (che costituiva un terzo degli abitanti pre-Bantu). Il Cuscita (stesso gruppo dell'Etiope) sarebbe parlato anche in Kenya e Tanzania, giù lungo la costa africana orientale fino all'inizio della fascia Khoisan.

Dai Bantu nascerà qualcosa di equivalente della Civiltà del Grande Zimbabwe, ma questa creerà un potente Impero nella nuova Valle del Nilo.

Il suggerimento di Alessio è molto interessante, ma purtroppo i regni africani non hanno mai avuto una grande tradizione navale, non andando oltre le canoe, e la presenza un'ampia zona fertile da sfruttare non incoraggerà certo l'intraprendenza marittima, insomma non a sufficienza da compiere un'impresa un poco titanica come l'attraversamento dell'Atlantico, impresa verso la quale per di più non ci sarebbe un grande impulso. Però se Cartagine sopravvive è praticamente certo che le spedizioni puniche verso l'Africa continueranno: nasceranno empori commerciali e comunità costiere dedite al commercio. Cartagine vorrà schiavi e materie prime e creerà colonie e alleanze per averle. Pian piano le comunità afro-puniche svilupperanno una loro capacità navale e continueranno gli scambi, mentre lo Zimbabwe e gli altri regni si arricchiranno e si potenzieranno. Alla fine è statisticamente probabile che, anche ben prima del 1492, una spedizione navale che sta praticando la rotta per il Capo, inaugurata dai mercanti cartaginesi che non vogliono pagare le tasse persiane per le spezie indiane, finisca sbalzata fuori rotta da una tempesta e approdi in Brasile, ricalcando Cabral, aprendo il continente americano alla colonizzazione berbero-punica, africana, vandala e vichinga.

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E Bhrg'hros gli ha risposto:

È uno splendido sviluppo, complimenti!

Come modestissimo contributo, aggiungo che comunque un più breve Nilo nella parte settentrionale dell’alveo storico ci sarebbe pur sempre stato, non è che l’Egitto potesse rimanere completamente deserto (come invece è accaduto al Wādī ʾal-Ḥamīm e al Wādī ʾal-Maqār in Libia, dove scorreva nella Preistoria proprio il Nilo da ʾAsyūṭ al Golfo della Sirte), perché le acque del Wādī ʾAllāqī dovevano in ogni caso defluire verso il Mediterraneo. Entrambi abbiamo ad ogni modo impostato l‘ucronia in maniera tale da neutralizzare gli effetti dell’Egitto sulla Storia del Vicino Oriente (ne approfitto per ricordare che tutte le Popolazioni semitiche citate sarebbero in questo caso di lingua indoeuropea; non cambia la Storia, cambia solo la Lingua).

Non cambia l’ucronia (né questa parte né la mia, dove il nome di *Gʱrīstŏbʱŏrŏs Kŏlŭmbŏs – a meno che, come probabile, il suo omologo di un paio di secoli prima non ne avesse un altro – implica una Religione richiamantesi a un *Gʱrīstŏs) la considerazione che verosimilmente Re Davide non sarebbe esistito (né quindi San Giuseppe, sempre ammesso che la Genealogia di Luca III 23-38, in particolare 24-31, in quanto diversa da Matteo I 2-16, in particolare 6-16 non si riferisca a Maria SS.): come osservato, infatti, gli Israeliti non sarebbero stati in condizione di conquistare la Terra di Canaan e quindi ʾĔlīméleḵ sarebbe emigrato nel Paese di Mốʾāḇ non da Betlemme, ma dalle Sedi originarie sulla sinistra idrografica del Giordano, dove quindi Nāʿămī avrebbe fatto ritorno, seguita da Rūṯ, la quale però in tal caso ben difficilmente sarebbe potuta andare a spigolare nei campi di Bṓʿăz (non che sia impossibile, ma sarebbe una coincidenza davvero poco probabile in generale), che quindi non avrebbe finito per sposare (oltretutto da Môʾāḇīta quale era).

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A questo proposito, Alessio Mammarella ha voluto aggiungere:

Nella rete ho trovato questa cartina (cliccateci sopra per ingrandirla), voi che ne pensate? Come potrebbe svilupparsi la storia dell'umanità con queste condizioni?

Le prime cose che mi vengono in mente:

- Fiumi: il Niger avrebbe solo il tratto che procede verso NE e poi sfocerebbe in mare, non ci sarebbero il tratto discendente e il grande delta nigeriano; Nilo Bianco e Nilo Azzurro resterebbero fiumi separati e anzi il secondo avrebbe un tratto particolarmente breve, non sarebbe affatto considerato importante.

- Clima: penso che l'Arabia, affacciandosi su un mare molto più esteso, avrebbe un clima migliore, ma ovviamente ci vorrebbero calcoli seri per capire qualche impatto climatico potrebbe avere un grande tratto di mare invece di un grande deserto come il Sahara.

- Navigazione: le civiltà sulla sponda nord del mare avrebbero libero accesso all'Atlantico e paradossalmente sarebbe più facile per le civiltà del lato orientale che quelle del lato occidentale (ammesso quindi che in questa TL ci siano greci e cartaginesi, sarebbero i greci a essere favoriti).

- Egitto: geograficamente non esisterebbe, non so se in Africa Centrale, lungo il bacino del Nilo Bianco o di qualche altro fiume, potrebbe svilupparsi una civiltà simile, ma in ogni caso i contatti con il Vicino Oriente e l'influenza a livello materiale e spirituale sarebbe molto minore; le civiltà che si svilupperanno in Europa saranno più strettamente tributari dei fuochi di civiltà dell'Anatolia e della Mesopotamia.

- Americhe: l'abitudine a navigare in spazi più ampi e un diverso andamento delle correnti marine potrebbero condurre a una scoperta più precoce di ciò che si trova oltre l'Atlantico; ciò potrebbe anche determinare un rapporto più equilibrato tra i due mondi, le civiltà americane potrebbero non scomparire a contatto con quelle dell'Eurasia.

- Terre scoperte e sommerse: se tutta la zona del Sahara si trova sommersa che significa a livello globale? Che il livello del mare è in generale più alto e che quindi ci saranno altre terre sommerse? Oppure dovremmo pensare che, a parità di massa d'acqua, la sommersione del Sahara sia compensata dalla presenza, altrove, di terre emerse dove nella nostra TL c'è il mare? Credo che ci siano ampi margini di fantasia...

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A questo punto, Generalissimus ha tradotto per noi un'altra ucronia:

E se il Sahara fosse verde?

Il Sahara è molto più grande di quanto pensiate, se in teoria doveste andare a piedi da una sua estremità all'altra dovreste percorrere una distanza più grande di quella che c'è tra il Maine e il Washington.
Immaginate un gigantesco scatolone di sabbia delle dimensioni degli Stati Uniti nel quale a malapena vive qualcuno: ecco cos'è il Sahara.
L'esistenza di questo deserto non suscita molti pensieri, è un oceano di sabbia e proprio come ogni oceano, i popoli che storicamente hanno imparato a navigarlo hanno trovato il modo di sfruttarlo, mentre quelli che non ci sono riusciti sono rimasti sulle coste.
Apparentemente il Sahara attraversa periodi secchi e umidi, ogni 20.000 anni circa in Nordafrica torna la pioggia e l'inabitabile Sahara si trasforma in una prospera distesa erbosa, poi la regione torna arida in breve tempo e torna il deserto.
Quello in cui viviamo è un periodo secco, fin da quando gli umani hanno scoperto l'agricoltura non abbiamo mai visto il Sahara verde, ma ci sono prove che 9000 anni fa molte persone lo videro, ci vissero e prosperarono.
Quando le piogge scomparvero, nel giro di soli due secoli per loro fu l'apocalisse: il loro paese stava morendo e tutte le forme di vita migrarono verso pascoli più verdi mentre tornava il deserto, ma cosa accadrebbe in una TL alternativa il deserto non tornasse? E se il Sahara non si inaridisse e invece oggi vedessimo un Nordafrica più fertile? "Cody", direte voi, "questo è piuttosto inaccurato dal punto di vista scientifico, il Sahara si è trasformato in un deserto perché le piogge scomparvero a causa dello spostamento dell'asse terrestre", e su questo sono d'accordo con te, Jimmy, ma questo è solo un esercizio speculativo, non bisogna considerare ogni singolo fattore climatico, volevo solo immaginare come sarebbe questo mondo, perciò accontentati.
Questo video sarà molto più generale del solito perché coinvolge più temi storici come le civiltà fluviali che eventi storici, perciò non pensate che io creda che le mie idee siano l'unico percorso che si sarebbe potuto realizzare.
Coprirà una grande quantità di tempo e spazio, perciò consideratelo come un divertimento con le mappe, la mia opinione personale su quello che sarebbe potuto accadere, tutto qui.
Inoltre, grazie a Sean McKnight per la sua fantastica mappa che ritrae un Sahara verde, che è stata la mia principale ispirazione per questo argomento.

Torniamo indietro ad un 7000 a.C. alternativo: la pioggia continua a cadere senza interruzioni sul Sahara e la regione semplicemente non si inaridisce.
Potete immaginare grandi fiumi che sfociano in enormi laghi di dimensioni maggiori di quelle dei Grandi Laghi, chiamiamoli… Ehm… Lago Ciad, Lago del Fezzan e Lago del Maghreb.
Chiamarli laghi è un po' sminuente, queste masse d'acqua dolce sono più dei mari come il Caspio, e proprio come migliaia di anni fa, dei villaggi punteggiano le acque costiere.
Se volete immaginare come sarebbe questo Sahara verde non pensate ad una lussureggiante foresta tropicale, probabilmente sarebbe molto pianeggiante e coperto d'erba, più o meno come le savane e le Grandi Pianure di oggi.
I graffiti nelle caverne ci mostrano che in queste regioni vivevano animali come elefanti, giraffe e rinoceronti.
Il Sahara non è semplicemente un enorme e piatto catino di sabbia, ha grandi catene montuose e altipiani, perciò questi monti, fiumi e laghi dividerebbero questa enorme regione grande quanto gli Stati Uniti in altre più piccole.
E quindi quali sarebbero i popoli che vivrebbero in quest'area? Beh, dopo varie ricerche posso affermare che questa regione non sarà abitata da Europei, Arabi o perfino da popoli dell'Africa subsahariana, bensì la sua popolazione in questa TL alternativa sarà una miscela di questi tre gruppi che creeranno un gruppo intermedio tra le varie regioni.
Lasciatemi spiegare: si teorizza che i moderni Berberi siano una miscela genetica di tre continenti, durante i periodi umidi del Sahara, ogni volta che la regione diventava verde questo influenzava gli Europei, gli Asiatici e gli Africani a migrare, cambiando o contribuendo a costituire ogni volta l'aspetto genetico dell'area.
Perciò penso che la popolazione di questo Sahara alternativo assomiglierà ai moderni Berberi, anche se non sarebbe berbera., e spostandosi verso sud avrà caratteristiche più simili a quelle dell'Africa subsahariana.
Immagino che il Sahara sarà come l'India di oggi, composto da diversi gruppi etnici e perfino razze, più si va a sud più la pelle dei suoi abitanti sarà scura.
La maggior parte della popolazione vivrebbe intorno ai fiumi e ai laghi, creando regioni culturali forse separate l'una dall'altra.
Proprio come in ogni altra regione del mondo, immagino che potrebbero nascere delle città-stato.
Ricordate però che esistono anche tutti gli altri popoli, anche se non penso che un Sahara verde influenzi molto la storia antica, Mesopotamia, Cina, Persia, India e Grecia sono così lontane che non vengono influenzate da se il Sahara è sabbioso o meno, ma a questo punto vi starete chiedendo dell'Egitto.
Beh, è una questione un po' spinosa, ma penso che potrebbero avvenire due cose: se l'Egitto rimane comunque desertico, diciamo una continuazione del clima mediorientale, la civiltà egizia potrebbe non cambiare drasticamente affatto.
Di sicuro subirebbe più invasioni da ovest, ma la sua società non sarebbe troppo diversa.
Ma se l'Egitto fosse verde e fosse coperto da distese erbose invece che da deserti sabbiosi, allora questo cambierebbe fondamentalmente la società egizia: le coltivazioni, la struttura, la religione, il governo, cambierebbe tutto.
Prima di tutto sarebbe molto meno stabile, perché il deserto era una difesa naturale che teneva alla larga gli invasori, e seconda cosa, la popolazione dell'Egitto sarebbe molto meno concentrata, non avrebbe bisogno di aggrapparsi ad un fiume.
Il Nilo rimane comunque un buon fiume, non fraintendetemi, ma non rimarrebbero quasi più somiglianze con l'Egitto che conosciamo e amiamo.
Come mi hanno fatto notare, l'arenaria necessaria per costruire le piramidi non esisterebbe nemmeno, perciò diciamo addio anche a quelle.

Tornando al Sahara in sé per sé, c'è un ampio raggio di possibilità riguardo a che tipo di civiltà vivrebbe lì: se le piogge fossero consistenti e la popolazione rimanesse sedentaria non vedo perché non dovrebbero nascere città-stato sui diversi fiumi e laghi, a meno che in grandi regioni non prevalgano i pastori nomadi.
Il Sahara è così grande e diviso da montagne che potrebbero benissimo formarsi vari gruppi divisi da varie società.
Ecco secondo me qual è l'aspetto più interessante dello scenario. una regione completamente nuova con migliaia di anni di storia politica che nella nostra TL sarebbe interamente ricoperta dalla sabbia, una regione culturale o diverse regioni culturali che si espande su un intero continente proprio come la Cina e l'India.
Ora, contro chi combatterebbero questi popoli? Prima di tutto i nativi stessi combatterebbero tra di loro, il Sahara verrebbe diviso tra vari gruppi che combatterebbero per i motivi più disparati.
Poi ci sarebbero gli invasori dal meridione e dall'occidente, imperi come il Mali e il Ghana arricchitisi con il loro commercio di oro e avorio.
Infine ci sarebbero i popoli del Mediterraneo provenienti da nord, come i Cartaginesi, ma dubito che Cartagine avrà un impero africano molto più grande, anche se penso che la sua influenza economica e culturale sarà profonda nel Sahara settentrionale.
Essendo una regione generalmente pianeggiante con accesso a fiumi e laghi i confini politici fluttueranno parecchio, e visto che i soldati possono attraversare con facilità le savane, così faranno anche le carovane, e il commercio costruisce le relazioni tra popoli diversi meglio di ogni altra cosa.
Anche se Cartagine viene comunque rasa al suolo da una Roma infuriata essa sarebbe solo il primo impero ad avere relazioni con i ricchi imperi del sud.
Nella nostra TL esistevano rotte commerciali nel Sahara, ma il commercio era comunque scarsissimo, perciò immagino che un Sahara verde renderebbe il transito più sicuro e più accessibile, per non parlare del fatto che con un'altra regione popolata da imperi tra l'Europa e l'Africa subsahariana il viaggio non sarebbe così pericoloso.
Il Sahara rese l'Africa subsahariana piuttosto misteriosa per gli Europei, con rotte commerciali più facili da percorrere c'è un consistente flusso di commerci e forse popoli di tutte le regioni andrebbero avanti e indietro dall'Europa al Sahara all'Africa subsahariana.
All'epoca dei Romani l'Africa sarà molto più importante nella storia occidentale, chissà cosa faranno i Romani? Forse vorranno la loro fetta di Sahara? Ciò che conta è il costante commercio dalla Costa d'Oro fino alla Britannia, una nuova Via della Seta.
Ora, per via della mancanza di tempo, non voglio dedicare 20 minuti ad ogni singolo dettaglio, altri hanno già parlato di cosa accadrebbe con l'imperialismo e quando lo menziono io la sezione commenti diventa sempre orrenda, perciò concludiamo con una nota allegra: in un mondo dove il Sahara è verde quest'area certamente avrebbe una propria regione culturale con antichi imperi come la Cina e l'India, le distese erbose permetterebbero un accesso più semplice ai commerci e maggiori connessioni tra l'Africa e l'Europa, e se ciò finirà in conquista o genuini contatti benefici per entrambi lo lascerò decidere a voi.
La previsione migliore che posso fare è che l'Africa sarà maggiormente inclusa nelle storie di Europa e Asia e nella cooperazione fra tutti.
Il Sahara è come un oceano, di sicuro alcuni sono riusciti a navigarlo, ma per molti è rimasto un ostacolo, perciò, senza una simile barriera, ci sono infinite possibilità per le culture che nascerebbero in un mondo dove il Sahara non si è mai inaridito.

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6) L'altra Amazzonia

E ora, un'idea ucronica che Lord Wilmore ha ripreso addirittura dal sito del Corriere della Sera:

Circa 130 milioni di anni fa il supercontinente Gondwana iniziò a dividersi. Il Sudamerica si separò dall’Africa, e così fecero anche Australia, Antartide e successivamente l’India. Come hanno scoperto alcuni geologi del Centro Helmholtz di ricerche di geoscienze di Postdam in Germania, nel bel mezzo di quello che è oggi il Sahara si sviluppò un rift dalla Nigeria alla Libia, simile a quello presente oggi in Africa orientale da Gibuti al Mozambico. E se questa spaccatura prosegue, spaccando in due il continente africano e lasciando gran parte del Sahara dall'altra parte dell'oceano?

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Gli risponde MattoMatteo:

La prima cosa che cambia è il percorso delle correnti atlantiche, con cambiamenti nel clima in Africa, Europa, e Sudamerica. A occhio e croce direi che, senza l'ostacolo dei Monti dell'Atlante, il Nordafrica non rischia di diventare un deserto, e questo non porterà gli antenati dell'uomo ad evolversi da scimmie arboricole a scimmie terrestri, e da quadrupedi a bipedi, quindi niente umani evolutisi in Africa.

Il Mediterraneo, con un ingresso molto più ampio, diventerebbe un'estensione dell'Atlantico, ma non sono sicuro di come cambierebbe il clima... tra l'altro, senza una parte dell'Africa a spingere verso nord, non so nemmeno se la Spagna si aggancerebbe alla Francia, e se l'Italia emergerebbe dal mare! Vorrei far notare che, mancando la spinta dell'Africa nord-occidentale (o dovrei chiamarla Sudamerica nord-orientale, ora), ci sono alcune modifiche all'orografia di tre continenti: l'Italia non si è formata, e la Spagna è più lontana dalla Francia; questo ha fatto si che Alpi, Pirenei e montagne dell'Atlante non si formassero; il Mediterraneo, ora, comprende solo il tratto di mare tra Grecia, Turchia, e Nordafrica.

Ora vediamo le correnti:

1) grazie alla corrente equatoriale, calda ed umida, il Sudamerica gode di una piovosità notevole; i fiumi (tra cui il Rio delle Amazzoni, il Niger e il Volta), così caricati d'acqua, hanno formato al centro del continente uno dei laghi d'acqua dolce più grandi del mondo; il fiume che ne esce è chiamato "Rio Dorado" (fiume dorato), a causa del suo colore, generato dai sedimenti che trasporta.

2) la corrente fredda che arriva dall'estremità settentrionale del Sudamerica, unita alla massiccia quantità di depositi generati dal Rio Dorado, rende le acque del Golfo estremamente pescose.

3) grazie alla confluenza della Corrente Africana e quella del Golfo (entrambe calde ed umide), il clima di Spagna, Francia e Grecia è estremamente caldo è umido; anche il Nordafrica beneficia, seppure in misura minore, di questi effetti.

4) la corrente fredda proveniente dal Mediterraneo, unita ai depositi prodotti dal Nilo, rende le acque dell'Africa nordoccidentale molto pescose. Ecco la mia cartina, cliccate per ingrandire:

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Paolo gli fa notare:

Io dico che la storia delle civiltà viene modificata di parecchio. Già i Fenici potrebbero creare diverse colonie in Sudamerica occidentale.

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E Bhrg'hros suggerisce:

Proporrei a questo proposito di chiamare *Kanekodubron (in celtico) il Rio Dorado, se non si forma l'Italia e quindi la Spagna non viene latinizzata.

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Federico Pozzi poi aggiunge:

Il continente africano diventa invece una grande isola-continente lontana da qualsiasi altra terra emersa. Conseguenze:

1) L'Africa in questa TL potrebbe non risentire delle glaciazioni (che trasformarono le lussureggianti foreste etiopi dove girovagavano i nostri antenati pitechi in savana costringendoli ad abbandonare i loro comodi rifugi arbicoli e a mettersi letteralmente "in cammino") però potrebbe essere comunque esposta a oscillazioni meteorologiche come quelle causate dal Niño.

2) In questo Alternativo per non essere troppo vicina a nessun continente abitabile il Sud Africa sarebbe come la Patagonia della nostra TL molto vicina all'Antartide.

3) Le prime civiltà sorgeranno sul Nilo (ovvio) e sul Niger e forse anche sul lago Tana, si dedicheranno alla coltivazione intensiva del miglio (poiché grano e orzo provengono dal medio oriente) e più tardi di alberi da frutto (Banani, cocchi, palme da vino, ecc...).

4) Sarà un problema la domesticazione del bestiame perché benché io non creda del tutto alla teoria di espressa da J. Diamond in "Armi, Acciaio e Malattie" secondo il quale nessun grosso mammifero africano è domesticabile bisognerà riconoscere che non avremmo né ovini né caprini, forse (sottolineo il forse) i facoceri potrebbero andare a formare il gruppo suini (maiali insomma) e gli gnu quello dei bovini (mucche e tori), ma come fare per il gruppo equino? Potremmo provare con le Zebre, ma effettivamente le Zebre come dice Diamond hanno davvero un brutto carattere... certo ci potremmo affidare agli elefanti come animali da trasporto (e non nascerebbe mai la cavalleria), prevedo anche tentativi di selezionare e domesticare anche qualche altro mammifero africano (gazzelle e forse giraffe).

5) Individuo almeno quattro grandi aree per la fioritura di civiltà che potranno influenzare i popoli adiacenti (ed eventualmente poi tentare di inglobarli in un sistema di regni /imperi/città stato): il Niger e il suo fiume influenzeranno più o meno quella che fu l'Africa settentrionale francese, anche se probabilmente avranno difficoltà a imporsi sui "barbari" che si troveranno sui monti dell'Atlante (Marocco), nelle propaggini più desertiche (Ciad-Libia) e nelle intricate foreste (Camerun-Zaire), Il Nilo e il suo fiume influenzeranno più o meno la dorsale dell'oceano indiano con propaggini fino in Libia, ma con uno stacco sia lungo il corno d'Africa (la culla dell'umanità sarà inevitabilmente un luogo dove fiorirà una civiltà forte ) sia verso le coste del Mozambico (Il Madagascar sarà infatti unica grande isola sarà inevitabilmente sede di un altra cultura forte e probabilmente con una grande tradizione nautico-marinara se dovessi scegliere un candidato per una spedizione del 1492 sceglierei il grande re del Madagascar).

6) Probabilmente quindi avemmo grosso modo due grandi blocchi linguistici a fronteggiarsi, una direi "atlantica" le cui lingue deriveranno probabilmente dal gruppo delle lingue pigmee che oggi parlano pochissime persone e che risultano ostiche persino ai più esperti glottologi, filologi e linguisti e l'altra invece derivante dalle lingue nilo-sahariane.

7) Fa comodo pensare che i primi a mettere sotto forma di scrittura la lingua siano gli abitanti dell'Egitto perché effettivamente nella nostra TL furono tra i primi , quindi è molto probabile che si diffonda nella maggior parte del continente una scrittura pittogrammatica, mentre la fonetica venga adottata solo in aree molto limitate (anche qui un ottimo candidato potrebbe essere il Madagascar e forse altre piccole isole che sono vicine all'Africa come le Seychelles , le Azzorre e le Isole di Zanzibar).

8) E' divertente (e non impossibile) immaginare che sorgano governi fortemente ecologisti per quello che dicevo nella mail precedente (probabilmente avremmo causato almeno un paio di grosse catastrofi ecologiche) molte misure ecologiste potrebbero fare riferimento a tradizioni religiose (sullo stile elfico dei fantasy, non si possono tagliare gli alberi perché sacri) a tabù (per esempio potrebbero esserci tabù su diversi tipi di carne e/o pesce magari riservati ad una stretta minoranza della popolazione o espressamente proibiti a tutti come il maiale per ebrei e musulmani ) o a divieti governativi (questi alberi non possono essere tagliati perché appartengono al nobile tale o al sacerdote talaltro sulla falsa riga delle proibizioni imposte dagli Shogun Tokugawa sulle foreste giapponesi). Attorno queste linee-guida (ampiamente modificabili perché frutto di mie convinzioni ) credo si potrebbe cominciare a ragionare su una cronologia, è bene non dimenticare che quando nell'Anno 1492 gli esploratori-conquistatori toccheranno terra su un nuovo modo, non vi sarà nessuno ad accoglierli in questa TL la conquista dei "nuovi mondi" verrà fatta davvero su "terra vergine" non ci saranno scontri/incontri con popolazioni locali è difficile che si mettano ad assaggiare le piante locali (a meno che non muoiano di fame) o che tentino di addomesticare la fauna locale (se non in epoca molto tarda) è infatti dubbio che gli spagnoli avrebbero mangiato patate se non avessero visto gli Incas fare altrettanto o che avrebbero saputo che lama, vigogne e tacchini sono specie domesticabili se non li avessero visti nei recinti di Incas e Aztechi. Ci eviteremmo i massacri dei nativi, ma forse non mangeremmo mai patatine fritte (le sostituiremmo con le banane fritte), ci sarebbe un esplosione di popolazione quando i collegamenti verso questi nuovi mondi saranno disponibili, prevedo rapide colonizzazioni (poiché non ci sarebbe alcuno ostacolo se non quelli posti dalla natura stessa) di tutto il mondo e una serie di guerre di indipendenza che renderà mano mano le colonie (partendo da quelle più lontane per esempio in Nord America e Asia Pacifica) indipendenti.

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Tommaso Mazzoni propone:

Io credo che, selezionando e allevando la zebra, sia possibile sviluppare la cavalleria.

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Enrico Pellerito commenta:

Mi chiedo se, così come si è giunti, ovviamente dopo tempo, ad addomesticare lama, vigogne e tacchini (successivamente o prima ancora, a seconda quale continente viene scoperto per primo, equini e altri bovini e suini) e a finire per mangiare le patate (come a coltivare altri cereali), non si possa arrivare agli stessi risultati accelerando il progresso tecnologico e intellettuale relativo agli studi scientifici fatti su fauna e flora delle "terre vergini"?
Ma questo rientra in una serie di dubbi che spero riuscirò a sciogliere con il Vostro contributo.
Per meglio essere chiaro, c'è un aspetto che desidero affrontare ed è legato al progresso tecnologico della supposta, alternativa, umanità solo africana ed isolata.
Mai come adesso vorrei una solida base di conoscenze antropologiche.
Non sono razzista, non credo proprio di esserlo, per cui quanto scriverò è in assoluta buona fede.
Penso che il raggiungimento di un livello di civiltà (nell'accezione comune con cui s'intende questo termine e che coinvolge i campi del sociale, della politica, della cultura, dell'economia, della tecnica e della scienza e chi più ne ha più ne metta), non sia dovuto a fattori genetici che distinguono un determinato popolo rispetto ad un altro, ma, ripeto penso, a fattori ambientali, clima compreso, che possono incidere sulle difficoltà con le quali ci si deve confrontare e che influiscono sul progressivo ingegno umano a seguito anche delle esperienze provate.
Domanda da perfetto ignorante: i popoli africani quale stadio di civiltà avevano raggiunto (o avrebbero potuto realisticamente raggiungere senza esserci importazione esterne) nel periodo (poi si può decidere di postergare il riferimento temporale per comodità nostra) prossimo al 1492 dell'era volgare?
Onestamente, mi pare fosse modesto se paragonato ai contemporanei che vivevano in Europa e Asia. 
Nella dinamica reale, i cosiddetti Out of Africa possono aver influenzato, in una fase di "marea di ritorno" il territorio corrispondente all'antico Egitto o qui, come nel resto del continente, era solo questione di tempo (ma quanto?) per progredire sempre di più?
Intendo dire che se un'area come quella nilotica si è sviluppata in maniera autonoma, ma anche contemporanea, rispetto quella mesopotamica, vuol dire che certe scelte e certi sviluppi possono nascere anche a distanza, senza reciproche influenze.
Sono esistite civiltà africane nere, come quella che fa riferimento al Grande Zimbabwe, quale livello hanno raggiunto prima di collassare?
E se il collasso è stato dovuto a fattori antropici esterni all'Africa, mancando tali fattori è realistico presumere un possibile ulteriore sviluppo delle anzidette civiltà nere?
Ancora più banalmente, le scoperte dello "zero" in matematica o della polvere da sparo, si sarebbero potute concretizzare (anche se in ambienti e tempi differenti) proprio perché conseguenza dell'evoluzione umana a prescindere?
Tutte queste domande si aggiungono a quella relativa alla pigmentazione.
Riguardo la zebra, non risulta si sia mai riusciti ad addomesticarla, nonostante parecchi sforzi; forse è questione di tempi davvero molto lunghi.

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Ecco il contributo di Federico Sangalli:

Lo stesso concetto di razzismo sarebbe profondamente diverso, visto che il colore della pelle dipende dalla concentrazione di melanina accumulatasi geneticamente nei millenni (se per esempio lasciassimo un gruppo di congolesi per 3000 anni in Antartide dovrebbero diventare bianchi di carnagione, analogalmente un gruppo di norvegesi in Centrafrica diventerebbero pian piano neri). In un'Africa staccata dal continente (ove tutta la popolazione è esposta alla stessa dose di raggi solari) esisterebbero solo persone di carnagione scura(come gli abitanti centroafricani) e piú chiara (come gli arabi per intenderci). Anche il Sud Africa essendo piú a Sud sarebbe abitato da persone di pelle piú chiara. Sono piú incerto sulle caratteristiche fisiche(quelle che, come nei telefilm, quando descrivono un cadavere o un fuggitivo, sono classificate come razza caucasica, asiatica,...). Culturalmente la scrittura sará prima geroglifica egizia(poi dominante nel Nord) e quindi anche fonetica nel Sud(i fenici da bravi navigatori vanno a Sud, in Mozambico o Tanzania, e sono loro a sbarcar in Madagascar-Cartagine-e il vicino Regno dello Zimbabwe diveneterá un gran centro di diffusione di tale lingua. Per rispondere ad Enrico tale civiltá (nota anche come Impero di Monotapa) fiorí tra il VII e il XV secolo dopo Cristo e si costituí di palazzi di pietra, statue, strade oltre ad una notevole produzione manufatturiera (celebre l'Uccello dello Zimbabwe, oggi simbolo nazionale; mi ricorda un poco l'Aquila romana). Si sa solo che quanto i portoghesi vi giunsero nel XVI secolo la cittá era stata abbandonata per cause sconosciute. Il grado di civiltá era molto simile a quello di atzechi, cretesi et simili direi. Comunque credo che un maggiore sviluppo sia posdibile. Territori come America e Africa erano particolarmente spopolati e, come cobseguenza, avevano un tasso di guerre e competizione inferiore rispetto ad Europa e Cina. Lo stare più stretti, l'aumento di popolazione, il bisogno di risorse e i conflitti derivati da questo hanno secondo me inciso molto sullo sviluppo della civiltá. All'opposto gli aborigeni australiani per esempio non avendo conflitti o sovraffollamenti(erano soli sulla loro immensa isola) hanno avuto un grado di sviluppo basso, ma semplicemente perchè non era necessario svilupparsi di piú. Quindi uno sviluppo piú rapido delle civiltá umane in Africa sarebbe molto probabile, indipendentemente dal clima (in Nord America c'é un clima simile a quello europeo ma i Sioux non hanno mai creato una civiltá pari a quella europea). Che altro? Niente cavalleria nè carri da guerra, ma armate di elefanti. Anche la marina é ridotta (a parte il Madagascar non c'é niente da raggiungere). La povere da sparo dipende se esiste un'area con giacimenti di carbone, zolfo e salnitro nei pressi di una civiltá che cerchi l'elisir di lunga vita come i cinesi(ma potrebbero scoprirla anche altri popoli, basterebbe che uno sciamano mischiasse delle polveri per qualche rito e le avvicinasse ad un fuoco). I numeri arabi in sè dipendono dall'evoluzione culturale. Molto importante sará poi lo spostamento delle popolazioni (sumeri, indoeuropei, celti...) nel nuovo ambito africano.

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Paolo Maltagliati suggerisce:

Se l'Africa sta leggermente più a sud, l'Irharhar, il Sahabi e il Kufrah (questi due porebbero essere addirittura immissari del Chad?) potrebbero essere fiumi ancora attivi attorno a cui far nascere civiltà.

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A questo punto Bhrg'hros riprende la parola:

Distinguiamo non solo cultura materiale e lingua, ma anche il caso dei Sumeri da quello degli Indoeuropei in generale: i Sumeri potevano essere Eurasiatici (o addirittura Indoeuropei) con sostrato o superstrato schiettamente indoeuropeo (eufratico), quindi una combinazione abbastanza idiosincratica; gli Indoeuropei invece rappresentano una macroarea conservatrice dell'euroafroasiatico, quindi non solo ci sarebbero stati lo stesso, ma avrebbero rappresentato la maggior parte dell'Umanità africana. Ovviamente non avrebbe senso chiamarli Indoeuropei, ma la lingua sarebbe praticamente quella, i geni di quelli che la parlavano sarebbero gli stessi (le mutazioni genetiche del DNA mitocondriale e nucleare / Cromosoma Y non sono direttamente connesse all'ambiente), semplicemente sarebbero in assoluto meno numerosi, ma proporzionalmente se non la schiacciante maggioranza (come nel Calcolitico) almeno la maggioranza assoluta.

La Facoltà del Linguaggio è con ogni verosimiglianza positivamente selezionata dall'Ambiente, i Livelli di Analisi delle singole Lingue Storico-Naturali - specialmente il Lessico - sono ovviamente in funzione dell'Ambiente, i Mutamenti Linguistici hanno almeno in parte cause ambientali e naturalmente la distribuzione delle Lingue nonché, di conseguenza, i loro reciproci rapporti sono determinati dalla Geografia.

Quel che intendevo era che da un'Umanità esclusivamente Africana potesse emergere l'indoeuropeo prìstino: il motivo - per limitarci a questo specifico caso, che poi storicamente ha rappresentato l'assoluta Maggioranza di Hŏmō lŏquēns - è che le trasformazioni accertabili dallo stadio linguistico precedente (da collocare con altissima verosimiglianza in Africa) sono, per la parte decisiva (il Livello di Analisi Fonologico, dato che il Lessico è continuamente sottoposto a pressioni di adeguamento), strutturali, quindi rappresentano uno dei rari casi di mutamento endogeno (e in quanto tale indipendente dallo specifico Ambiente).

Per esempio, la massima variazione diacronica concepibile per una parola come il numerale "quattro" (*kʷĕtu̯ŏ́rĕs, femminile *kʷĕtĕsŏ́rĕs) può essere stata la serie di lenizioni e sincopi da ***kbaytʰäbaurayti risp. ***kbaytʰaytyaurayti (o simili), che, per quanto vistosamente dissimile, è la regolare coppia di antecedenti che ci attenderemmo in un passaggio 'banale' come quello dall'irlandese primitivo all'antico irlandese: lenizioni e sincopi sono fenomeni endogeni, che nascono come conseguenza del Principio Generale del Minimo Sforzo (finoché non violano l'altro Principio Generale, della Massima Distinzione) e - quel che ci interessa qui - avrebbero agito in Egitto come hanno storicamente agito in qualche punto fra l'Africa e il Vicino Oriente (forse proprio l'Egitto stesso).

Almeno la Questione di Atena Nera dal punto di vista glottologico è falsificata; invece è molto verosimile che gli Indoeuropei originarî fossero anche in Egitto fin dalla loro formazione. Mi sembra che il punto cruciale nell'argomentazione di Cheikh Anta Diop sia anche il più discutibile, l'equazione fra Africa e Africa Nera, un'operazione che a rigor di termini si potrebbe impietosamente definire «razzistica».

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La palla torna ad Enrico Pellerito:

Il PoD che ho proposto è nato con lo scopo di giungere alla conclusione se scientificamente l'umanità può essere costituita solo da individui con caratteristiche fisiche esteriori tipiche dell'etnia negroide, di fatto non costituendosi le etnie europoide e mongoloide (tutti termini che credo siano corretti).
In pratica, come ho già detto, non ci sarebbe il tempo sufficiente per l'attuale umanità alternativa di subire quei cambiamenti indotti dalla diversa esposizione al sole e dagli altri fattori ambientali che hanno finito, nel corso dei lunghissimi periodi preistorici, per diversificare l'aspetto esteriore degli individui.
Con ciò non si otterrebbe una fratellanza universale, così come puntualizzato da Federico Pozzi.
Per ottenere tale unicità esteriore, il PoD deve essere di carattere geologico e in questo senso esso è già stato ipotizzato dal nostro Webmaster:
"L'Isola Africana. Per qualche motivo, al momento della rottura del continente di Gondwana l'Africa non comincia a muoversi verso nord, in direzione dell'Eurasia, ma si sposta verso oriente, magari restando unita ad India e Madagascar. Di conseguenza il mare Tetide non si chiude (il Mediterraneo oggi ne rappresenta l'ultimo rimasuglio), ma rimane sotto forma di un largo canale che separa l'Africa dall'Eurasia. Non avviene l'Orogenesi Alpina, dunque Alpi e Appennini non si solleveranno: l'Italia resta una cintura di isole sabbiose simili alle Bahamas, disseminate nel vasto mare Tetide. Anche il Vesuvio, l'Etna e lo Stromboli non avranno mai origine, perché la loro attività vulcanica è proprio dovuta all'attrito dell'Africa contro la placca eurasiatica: se mai Pompei avrà origine, non subirà alcuna distruzione. Ma soprattutto l'Africa resta isolata: quando l'umanità nasce, resta confinata in Africa fino ai tempi storici, quando le navi egizie di papiro inizieranno la colonizzazione delle isole nel mare Tetide. Come cambia la storia dell'uomo?"
Al momento io focalizzerei sulla mancata unione con l'Eurasia.
La struttura territoriale immaginata da Franco Maria comprenderebbe anche India e Madagascar, il che non dovrebbe significare stravolgimenti particolari.
La differenza geologica da me formulata, solo in parte diversa da quanto sopra espresso, è che la deriva dei continenti tiene sufficientemente lontana l'Africa dall'Eurasia; questo significa che certo non dev'esserci spostamento verso nord ma è sufficiente quello verso oriente o sarebbe meglio che questo avvenisse in senso contrario, portando l'Africa quasi al centro dell'attuale Atlantico?
E ciò sarebbe bastevole per tenere la massa continentale africana lontana dagli altri continenti senza doverla riposizionare troppo verso sud, creandosi un'area meridionale simile alla Patagonia?
Parallelamente, quali conseguenze climatiche sorgerebbero a seguito delle correnti marine?
Direi di vedere se queste tre domande possono avere risposte, trattando tutto il resto che è già stato proposto in un successivo step.

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E Bhrg'hros gli replica:

Sarei per una soluzione intermedia: la plica Mongolica non avrebbe un contesto ambientale da cui essere favorita, ma la pigmentazione chiara potrebbe (che, per quanto riguarda la cute, è più antica di quella decisamente nera) potrebbe rimanere, a seconda della latitudine, o nell'Africa Bianca (dove storicamente non è stata introdotta né più di tanto favorita da immigrazioni dall'Eurasia) oppure all'Estremo Australe. Quindi Africa Bianca e Africa Nera.

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Allora Enrico propone questa Timeline:

- Circa 180 milioni di anni fa: il supercontinente (nostra Pangea) che unisce tutte le terre emerse inizia a frammentarsi; si creano due masse continentali (nostre Laurasia e Gondwana). La massa continentale boreale si sposta verso nord, quella australe comincia a dividersi in due blocchi che rappresentano rispettivamente le nostre America meridionale-Africa-India e l'Antartide-Australia.

- Circa 135 milioni di anni fa: il megacontinente boreale ruota principiando a chiudere la parte orientale di una vasta area marina (nostro Oceano Tetide); il vasto oceano ancestrale che invece dominava il pianeta si va separando in più bacini.

- Era terziaria (nostra cenozoica) circa 65 milioni di anni fa: la parte occidentale del megacontinente australe si è separato e procede verso occidente, l'immensa zolla che comprende le nostre Africa e India si dirige molto più lentamente verso settentrione e resta nella proiezione originaria (diciamo circa 40, 45 gradi a destra rispetto alla realtà, per cui il punto più settentrionale sarà, grosso modo, dove oggi c'è Tangeri, facendo la tara al fatto che mancherà la catena dell'Atlante); l'altra massa meridionale dirige verso oriente.

- Fra i 55 e i 45 milioni di anni fa: la massa meridionale orientale si è a sua volta separata, una parte si dirige verso il polo sud del pianeta, l'altra viene spinta ancora più a oriente e non si avvicina a quella che è l'attuale Asia sudorientale; la massa meridionale centrale si assesta sfiorando il parallelo 23 a nord e il 35 a sud (felice di ricevere correzioni in merito). Quello che è il nostro Sud America si collega ad un'altra massa che si è a sua volta staccata dal megacontinente boreale. Venendo meno lo scontro tra Africa ed Eurasia l'orogenesi alpina non si verifica: niente catena montuosa Alpino-Himalayana dal Marocco all'Indocina.

E poi?

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Francis Littlewilliam ha avanzato un'altra proposta:

Cosa sarebbe accaduto se il microcontinente di Avalonia non si fosse saldato all'America del Nord, o se se ne fosse distaccato a causa dell'apertura di una nuova faglia, ma l'attuale costa orientale degli Stati Uniti d'America fosse rimasta isolata al centro dell'Oceano Atlantico, formando una specie di Atlantide esistita davvero, come mostra la cartina sottostante tratta da questo sito?

Chi se la passerebbe meglio sarebbe sicuramente il Messico, che sarebbe diventato uno stato enorme. Vengono in mente le parole di Porfirio Diaz: "Povero Messico! Così lontano da Dio, e così vicino agli Stati Uniti d'America!" Oppure secondo voi gli inglesi dal Canada avrebbero comunque occupato la costa orientale del Nordamerica?

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7) E se il Regno Unito non esistesse?

La discussione parte da un'idea di William Riker:

Propongo un altro PoD geologico, che ha profonde implicazioni sull'Olocene. Ebbene, quando l'Oceano Giapeto si chiuse 400 milioni di anni fa, per formare la Pangea, rimase una linea di debolezza lungo la sutura, che poi favorì la riapertura più o meno nello stesso punto dell'Oceano Atlantico. Ma la fossa tettonica che diede vita all'Atlantico non seguì esattamente la vecchia linea di costa: parte delle isole britanniche rimasero "sulla riva sbagliata" dell'Oceano, ed anche una parte di Terranova, che in precedenza si trovava sull'altra riva dell'oceano Giapeto, finì invece in America. Ora, che succede se la Rift Valley si apre più ad est, e non solo la Scozia, ma tutte le Isole Britanniche restano sull'altra riva dell'oceano? La civiltà anglosassone non nascerà, o nascerà altrove? E come cambierà la storia del mondo, senza la potenza britannica sui mari? Impero mondiale dei Borboni di Francia? O la Spagna non tramonta e los Estados Unidos oggi sono di lingua spagnola? Senza la Britannia, l'imperatore Claudio riproverà a conquistare la Germania? Con che esiti? Senza le miniere di carbone del Galles (sarebbero in effetti in Nordamerica, in una zona presumibilmente impervia, coperta da un intrico di conifere e pullulante di bellicosi nativi americani ben decisi a tenere lontani i "visi pallidi"), dove avrà inizio la Rivoluzione Industriale? In Germania, ricca di carbone? Senza Isaac Newton, chi fonderà la gravitazione universale? Blaise Pascal? Gottfried Leibniz? Ruggero Boscovich? Il tè resterà una bevanda esclusivamente cinese e giapponese?

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Il primo a rispondergli è Perchè No?

I cambiamenti sarebbero numerosi, in ordine cronologico direi:

- Le popolazioni megalitiche rimangono sul continente, Stonehenge in Francia?
- Assenza delle risorse di stagno utile per il bronzo (conseguenze sull'età del bronzo?), probabilmente i Greci non si stanziano a Massalia per questa ragione.
- Anche Cesare ci ha provato. Senza la sua piccola avventura sull'isola, forse ha più tempo per riprovarci in Germania.
- Adriano non ha bisogno di fare un grosso sforzo per la costruzione del Vallo Adriano, queste risorse come potrebbero essere impiegate?
- Senza le isole britanniche non ci sarebbe una lingua e cultura gaelica ancora esistente dopo la romanizzazione sul continente.

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Allora William torna alla carica:

Complimenti, mon ami. In effetti non ci avevo pensato, ma tutta la saga arturiana andrà riambientata in Francia. Camelot sarà nella Piccola Bretagna, che a questo punto sarà Bretagna e basta; ma tutta la Normandia e forse tutto il nord dell'Esagono potrebbe essere bretone in questa TL. Probabilmente Re Artù sarà un misto di Lucio Artorio Casto, Siagrio e di un Ambrosio Aureliano che ha combattuto in Gallia (forse Siagrio e lui saranno la stessa persona), e sarà lui il mito fondativo della nazione franca; il Ciclo Carolingio potrebbe non nascere o restare al livello di letteratura minore. Come conseguenza, Boiardo e Ariosto scriveranno il Lancillotto Innamorato e il Lancillotto Furioso.

Lo stagno potrebbe essere reperito in Scandinavia (i Fenici erano abbastanza avventurosi per arrivarci) e Marsiglia essere fondata lo stesso. Adriano potrebbe decidere di costruire una Grande Muraglia Romana sul continente per difendere meglio il suo Impero. Attenzione, i Sassoni restano tutti in Germania, e la Germania stessa potrebbe coincidere con la Sassonia, con conseguente distruzione della Baviera. Il mio cuore sanguina, ma i Bavari potrebbero emigrare a sud e sostituirsi ai Longobardi in Nord Italia. Altre idee?

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Il grande Bhrg'hros dice la sua:

Come premessa, mi permetto di far notare che il Comandante, da par suo, ben conosce le conseguenze di un Punto di Divergenza geo-tettonico (ossia, in ultima analisi, da collocare nel Big Bang, non essendoci intervento da parte di volontà umane da allora all’apertura della Rift Valley Medioatlantica): in questa ucronia – nella quale l’Islanda è comunque dov’è nella nostra Storia – la Crosta Oceanica Neogenica complessivamente prodotta è la stessa e quindi, se l’andamento attuale delle altre coste risulta identico al nostro, il fondale del Mare del Nord dev’essere ancora più basso (ossia più alto rispetto al Mantello Litosferico) e quindi la sua sommersione corrispondentemente più tarda rispetto alla Preistoria reale; l’ultimo residuo di Dogger Island non sarebbe dunque scomparso intorno al 3500 a.C., bensì più tardi e, siccome dopo di allora il clima si è costantemente raffreddato fino al I. sec. d.C., è solo nella seconda metà di quest’ultimo che si può cominciare ad ammettere l’andamento delle coste descritto nella cartina ucronica. Tutto ciò comunque non altererebbe troppo la Preistoria indoeuropea dell’Europa fino alla cristallizzazione delle Nazioni antiche (Celti, Italici, Greci &c.).

La data è dunque molto ribassata e perciò Stonehenge si può ugualmente trovare più o meno alle coordinate storiche, solo che poi finirebbe sotto il Livello del Mare (altri siti simili non sarebbero solo nell’attuale Francia, ma – anche di più – in tutti i Paesi Bassi). La divergenza sullo sviluppo di Marsiglia si può invece postulare (anche se Colonie Greche sono sorte pure a prescindere dalla Rotta dello Stagno), perché la divergenza geologica decorre dall’apertura della Rift Valley Medioatlantica; fiorirebbe di più, allora, Adria.

In queste condizioni Cesare, invece della Spedizione in Britannia, avrebbe più Gallia da conquistare (poi destinata a venire sommersa un secolo più tardi); ma in questa ucronia è meno probabile che la Repubblica Romana sopravviva fino alla sua epoca, perché, essendo comunque la parte di Mare del Nord (ancora) emersa minore rispetto alla superficie (proto)storica delle Isole Britanniche, non assorbirebbe tutta l’emigrazione dalle regioni vicine (per esempio dei Belgi in Britannia), la quale perciò sarebbe più numerosa nelle altre direttrici che ha effettivamente preso, in particolare verso la Cisalpina. In pratica, il Brenno conquistatore di Roma sarebbe più forte (più ricco di uomini) e, se anche l’Urbe lo respingesse lo stesso, finirebbe presto o tardi per soccombere ad altri attacchi dalla medesima regione e sappiamo che Senoni e Boi puntavano, oltre che all’Etruria e a Roma, addirittura alla Daunia. Anche ammesso che i Galli non infliggessero al Lazio il trattamento che Roma ha riservato ai Senoni e ai Boi, l’espansione romana cesserebbe per sempre nella prima metà del IV. sec. a.C.; le Città-Stato megaloelleniche (e Sagunto, forse più tardi che nella nostra Storia) chiamerebbero in aiuto contro Cartagine la Macedonia (oltre a impiegare più mercenarî galati), mentre nei territorî storicamente conquistati da Roma proseguirebbero i processi di egemonia locali, fra i Galli Cisalpini (in questa ucronia i più potenti fra i Celti) quello che già si era più sviluppato (Milano).

Al posto di Roma continua dunque l’espansione di Cartagine e, nel Mediterraneo Orientale, quella del più potente Regno Ellenistico, la Macedonia, che aveva le maggiori potenzialità per (ri)conquistare gli altri; nel settore settentrionale del Mediterraneo, invece, anziché una Repubblica Romana che finisce per assorbire la Confederazione Italica è massimamente probabile che gli Insubri di Milano (forse sempre sotto la dinastia belgica di Britomarto/Vir[i]domaro) unifichino la “Confederazione Celtica” o almeno Gallica (anche transalpina e, in prosieguo di tempo, ispanica, col che si arriverebbe alla Prima Guerra Punica di Milano), prima o poi giungendo invece in Italia – come Roma – alle proprie Guerre Sannitiche. Da notare, poi, che l’egemonia celtica sui Germania (ancora sensibile perfino al tempo dei Cimbri e dei Teutoni) non verrebbe mai interrotta (il che significa che l’Impero Mediolanio arriverebbe a comprendere tutto lo Jütland).

Si configura perciò, allo scoppio della Prima Guerra Punica (di Milano; ovviamente la Macedonia ne avrebbe combattute prima), con pressapoco tre secoli di “ritardo” (ossia nella prima metà del I. sec. d.C.), a una situazione che ricorda l’Europa reale di un millennio dopo: l’Impero Macedone (simile all’Impero Bizantino), una Talassocrazia nordafricana (Cartagine) estesa anche a parte della Penisola Iberica e alle Isole Maggiori e un Blocco Gallico (anziché Romano-Germanico) a Nord. Prima della Prima Guerra Punica, però, è verosimile che l’Impero Mediolanio sottragga (“normannicamente”, sfruttando l’eccesso di emigranti dalle aree in via di sommersione nel Bacino del Mare del Nord) la Magna Graecia alla Macedonia (grosso modo come ha fatto Roma – con tutte le differenze del caso – nella Guerra Tarantina).

I pretesti della Prima Guerra Punica potrebbero essere contemporaneamente i Mamertini e Sagunto (Cartagine si sarebbe espansa in Spagna costretta dalla pressione macedone); data l’entità delle forze in campo e l’ormai abbondante disponibilità di flotte anche per i Galli (a partire dalle Città-Stato marittime alleate, come le Repubbliche Marinare al tempo delle Crociate), l’esito del conflitto è con ogni verosimiglianza una vittoria gallica, che porterebbe all’annessione – come minimo – dell’intera Penisola Iberica e della Sicilia (nonché, prima o dopo, delle altre Isole Maggiori).

Se il modello persiano si impone all’Impero Macedone (molto probabilmente nella forma del Cristianesimo che conosciamo), presto o tardi sarà fatto proprio anche dall’Impero Mediolanio, certo senza mai Comunione col Patriarcato Macedone; anche in questo caso, avremmo un’anticipazione dello Scisma c.d. “d’Oriente”, addirittura senza un vero e proprio Scisma (in mancanza di una precedente unità) né possibilità che venga superato in prosieguo di tempo. Ricordiamo poi che, nell’Impero Mediolanio, i Germani sono già (da secoli) parte dell’egemonia celtica (dunque l’estinzione linguistica riguarderebbe soprattutto il venetico, l’etrusco e le lingue latino-italiche). Dato ciò e l’improbabilità di un’unione dei due Imperi (omologhi ai nostri d’Oriente e d’Occidente), non si avrebbe un ‘travaso’ altrettanto immediato di Popoli Federati da una Parte all’altra: alcuni sarebbero già da secoli inclusi nell’Impero Mediolanio, altri – spinti dai Popoli delle Steppe – in parte si stanzierebbero stabilmente nell’Impero Macedone, in parte verrebbero assimilati nell’Impero Mediolanio. L’espansione dei due Imperi – Macedone e Mediolanio – ricalcherebbe quella medioevale dei Patriarcati di Costantinopoli e di Roma (ma il confine fra i due potrebbe essere un po’ spostato verso Oriente; con ogni probabilità passerebbe per le Porte di Ferro e correrebbe lungo il crinale delle Alpi Transilvaniche).

Come (forse) noto, è mia convinzione che, anche senza l’Impero Romano, molte genealogie (compresa quella di Newton) e addirittura alcuni principali episodî storici sarebbero inalterati, a prescindere dalle affiliazioni linguistiche degli interessati. Avevamo già discusso nell’ucronia sulla Grecia unita nell’Antichità, sul concreto caso di Carlomagno (che, significativamente, qui si chiamerebbe *U̯ĕrkĭngĕs [genitivo *U̯ĕrkĭngĕtŏs] e, come Re, *U̯ĕrkĭngĕtŏrīx) e su altre conseguenze dell’eventualità che Roma non si espandesse mai in Oriente, le quali si possono mantenere anche in questo caso, solo con l’aggiunta di dover togliere la stessa esistenza di Roma come qualcosa di più che una città senonica (nonché del suo Impero): per esempio, che il Regno d’Ungheria sia di lingua baltoslava (anziché proprio rutena, perché in questa ucronia le caratteristiche distintive delle lingue slave sarebbero prive di quelle dovute al contatto col latino balcanico) e collocato a Nord-Ovest del Mar Nero, fino alla Moldavia inclusa.

Mi rendo conto che, senza l’Impero Romano, la Storia dell’estremità occidentale dell’Eurasia cambia molto, forse troppo per un’ucronia di dettaglio come siamo abituati a scrivere (d’altra parte, un Punto di Divergenza nel Big Bang difficilmente potrebbe avere meno conseguenze); però a grandi linee il Mondo resta quello che conosciamo: l’Impero Macedone è indistinguibile dall’Impero Bizantino (se addirittura non trasferisce la Capitale, a un certo punto, a Bisanzio), tutto ciò che vi è a Est e a Sud è tale e quale alla Storia reale (compresi il Califfato e i Turchi Ottomani). Gli Slavi Orientali sono una sorta di estensione dei Balti (e forse vi rientrano pure i Magiari, nonostante la diversissima origine); può darsi che perfino i Bulgari restino equivalenti a quelli storici, per quanto magari non slavi ma (neo)traci (forse). Il grande cambiamento, com’è ovvio, riguarda l’Europa Cattolica medioevale (e comunque la Scandinavia sarebbe più o meno la stessa): dal Portogallo alla Lituania si avrebbe l’effetto storico dell’Impero Mediolanio, una famiglia di lingue celtiche continentali (più o meno omologhe alle nostre neolatine) e una tradizione imperiale (milanese anziché romana; in ciò non troppo differente), eventualmente con (ri)colonizzazione bassomedioevale – come quella tedesca – nelle due principali parti orientali, le nostre Polonia-Lituania e Ungheria-Triregno. Con un po’ di pazienza e salvando alcune personalità storiche reali, ci sono i margini per varî sviluppi ucronici verosimili. Per stavolta passo e chiudo.

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E Perchè No? riprende la parola:

In tutta la ricostruzione di Bhrg'hros c'è un punto in particolare che vorrei sviluppare.

Bhrg'hros ipotizza un impero "gallico" centrato su Mediolano, ma quale status avrebbe questo impero? Come si governavano i popoli gallici del Nord Italia prima di Roma? Erano diretti da re o da consigli di anziani molto simili a uno senato (come tra i popoli della Gallia stessa nel IV-I secolo che avevano proprio delle magistrature elette)? Avremo una transizione verso una monarchia sul modello romano? La potenza egemone tra i Galli non potrebbe essere centrata sulla Gallia stessa? Alla fine del II secolo gli Arverni stavano conquistando una vasta area ma sono stati fermati dai Romani, l'Arvernia non potrebbe essere la base dell'impero (o gli Edui)?

Proprio questo modello di organizzazione in Gallia è spesso legato a un'influenza mediterranea tramite Massalia. Ma se Massalia non viene fondata in questa TL o i Greci non si stanziano li? A proposito, i Cartaginesi non potrebbero fondare le loro proprie colonie sul posto come porti sulla via verso l'Italia? Senza Marsiglia e senza conquista romana, quale forma prendono gli Stati gallici? Repubbliche? Regni? Confederazioni sotto un'egemonia? Più in generale, i Galli avrebbero potuto creare un impero stabile?

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L'interpellato gli risponde prontamente:

L’Impero Mediolanio, come qualunque altra variante gallica di ucronie come questa, sarebbe certamente stato fondato sulla Gallia: in questo caso Gallia Cisalpina e così pure in ogni variante che avesse come Egemone una *tŏu̯tā cisalpina; se transalpina, allora la Gallia Transalpina, ma la differenza sarebbe solo una sfumatura entro il comune quadro di un perno sulla Gallia. Il presupposto è infatti che un Impero Gallico sarebbe stato fondato sulla Gallia (sempre Cisalpina e Transalpina insieme) tanto quanto ogni Impero Latino o Italico sarebbe stato fondato su una Confederazione Italica come quella di Roma.

La prima tappa sarebbe stata la costruzione di un’Egemonia, diretta e indiretta, come stava avvenendo per Milano in Cisalpina fino alla Seconda Guerra Punica e come in Transalpina non solo gli Arverni, ma anche gli Edui, i Sequani, i Remi &c, ognuno con i proprî Clienti e come Roma con i Latini; poi sarebbero venuti conflitti omologhi delle Guerre Sannitiche, Etrusche e Italiche, fino alla Confederazione Gallica (le Legioni di Cesare in Transalpina erano pur sempre reclutate nella Gallia Romana – Cisalpina e Narbonese – oltre a una parte minoritaria dell’Illiria) corrispondente alla Confederazione Italica (ma ovviamente ben più vasta): come quest’ultima si estendeva anche a molti popoli non italici (Etruschi, Apuli, Greci &c.), così quella lo sarebbe stata ad altri popoli celtici (Celtiberi, alcuni Germani) o meno (Aquitani, Lusitani &c.), compresi – in prosieguo di tempo – gli stessi Etruschi, Italici, Latini, Apuli &c. sottomessi da “Brenno” in poi. Gli Arverni, gli Edui e così via avrebbero nell’Impero Mediolanio – e in qualsiasi Impero gallico – un ruolo paragonabile a quello storico dei Latini, Sanniti, Etruschi &c. in quello Romano.

Per le Colonie Puniche non vedo più possibilità di quelle storiche, ma, anche se ce ne fossero, verrebbero infine assorbite dalla Confederazione egemone così come è successo nella Storia reale a quelle, per esempio, in Sardegna; nella formulazione che ho scritto nei precedenti messaggi non era chiaro, ma, in Spagna, Sagunto chiamerebbe in aiuto Milano (non la Macedonia, come pure poteva sembrare).

L’assenza di Marsiglia è appunto possibile, ma non ne farei un dogma, perché altre Colonie – come Pirene – non presuppongono per forza la Rotta dello Stagno; ma ammettiamo pure che Massalia, rimanesse celtoligure (*Māssăli̯ā – perciò ugualmente resa con Μασσαλία dai Greci, per quanto lontani – dal celtico *Māssŏ-ɸăli̯ā ‘barriere di protezione [antico irlandese aile] delle colline rotonde’ < indoeuropeo *Mādstŏ-pl̥i̯ā < *Măhₐdtŏ-pl̥i̯ăhₐ; il nome non è greco e le etimologie basate sul greco sono irregolari nello stesso greco): se proprio non vogliamo accettare alcuna possibilità di evoluzione politica endogena, c’è sempre a disposizione il ruolo che Adria – qui ancora più forte – avrebbe esercitato sulle strutture cisalpine e di conseguenza, indirettamente, su quelle transalpine.

Dunque gli Stati gallici sarebbero Confederazioni sotto un(’)Egemone, diretti da Consigli di Anziani molto simili a un Senato (come avveniva anche in Cisalpina) e in transizione verso la Monarchia, come è accaduto a Milano, che tale risulta al momento dello scontro con Roma (sappiamo anche il nome del Re, Britomarto e/o Vir[i]domaro). La stabilità di un Impero Gallico sarebbe stata come quella dell’Impero Romano.

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8) E se l'America non esistesse?

Ecco due ucronie tradotte per noi da Generalissimus. Nel primo caso il mondo ha le dimensioni che conosciamo, nel secondo l'assenza dell'America corrisponde anche ad una Terra più piccola.
Entrambe le premesse gettano un'ombra di aleatorietà sugli scenari presentati.

Le Americhe, anche note come il Nuovo Mondo, sono state le protagoniste degli ultimi 500 anni: la colonizzazione, le epidemie di vaiolo, gli Stati Uniti d'America, sono tutti avvenuti su questi due continenti… O continente, come amano ricordarmi molti Latinoamericani.
Ora, anche se mi trovo in un conflitto d'interessi, essendo nato e cresciuto nel Nuovo Mondo, le Americhe hanno avuto un ruolo importantissimo nella civiltà, e non solo perché gli USA hanno aiutato a diffondere in tutto il mondo la Coca Cola e il McDonald's, è bastata la loro semplice esistenza a determinare il futuro del Vecchio Mondo.
Queste due masse di terra hanno definito l'Europa e le hanno dato la potenza per conquistare tutto il resto, e questo fa sorgere la domanda: e se le Americhe non fossero mai esistite? Quando Colombo partì per il suo viaggio si aspettava di poter raggiungere l'Asia dall'Europa.
Fortunatamente per lui, ma sfortunatamente per i nativi che vivevano lì, sbarcò nei Caraibi.
Senza le Americhe navigherebbe nell'oceano vuoto e morirebbe prima di poter raggiungere l'Asia orientale, ma cosa altro accadrebbe in questa TL alternativa se non ci fossero le Americhe? Il Nuovo Mondo non è mai esistito e al suo posto c'è solo acqua, Atlantico e Pacifico sarebbero uniti in un superoceano.
Ciò come influenzerebbe tutta la storia umana? Beh, ecco uno scenario: dato che questo è un canale di storia alternativa e non uno scientifico, non parlerò degli ampi effetti causati dall'inesistenza di due interi continenti, e di come questa cambierebbe il clima globale.
Ovviamente la storia umana è dominata dal clima, ma per risparmiare tempo non lo includeremo nello scenario, diciamo semplicemente che il clima non cambia, l'unica cosa che cambia sono le Americhe sostituite da un oceano.
Prima di tutto, se le Americhe non esistono, questo vuol dire che non esisterebbe tutta la storia avvenuta su quei continenti: niente nativi americani, niente conquista europea del Nuovo Mondo, niente Stati Uniti, tutta la storia in fumo, e questo è in gran parte negativo per l'Europa.
Prima del '500 la forza dell'Europa sulla bilancia globale era molto piccola, ed eccetto per l'Impero Romano, che si estendeva anche sul Medio Oriente e l'Africa, nessuna entità politica si espanse mai oltre il continente europeo.
Perché? Beh, per molte ragioni: il feudalesimo rendeva i conflitti più locali, perciò in generale i regni europei combattevano tra di loro ed erano isolati dagli eventi in Asia o Medio Oriente, e l'Europa non ottenne mai un vantaggio significativo contro i suoi vicini, o almeno non un vantaggio che sarebbe potuto risultare in una loro sconfitta catastrofica.
Le malattie e la geografia dell'Africa la rendevano impossibile da invadere per i paesi europei, visto che tutti i loro soldati sarebbero potuti morire di peste.
La Cina era il centro di tutti i commerci e dominava il mercato globale, ma i paesi europei non riuscirono mai a commerciare un bene abbastanza prezioso da soddisfare l'Asia, almeno fino alla scoperta dell'America.
La conquista delle Americhe diede il via al dominio europeo del mondo, esse fornirono alle potenze europee nuove risorse che avrebbero concesso loro un vantaggio economico: l'argento estratto dal Perù poteva essere scambiato con le porcellane cinesi, che divennero un bene incredibilmente ricercato.
Se non ci fossero le Americhe a fornire argento o altre risorse, l'Europa non avrebbe mai ottenuto il vantaggio commerciale con la Cina.
Le risorse raccolte nel Nuovo Mondo e portate in Europa diedero energia al vecchio continente, la competizione per il possesso di territori in America crebbe, gli Europei riunirono le loro forze e tecnologie per prevalere gli uni sugli altri, e questo aiutò l'innovazione.
Senza le Americhe non esisterebbero i nuovi mercati e le espansioni imperiali che diedero il via alla Rivoluzione Industriale, o almeno questa non ci sarebbe nel periodo in cui avvenne, perciò la tecnologia potrebbe essere più arretrata.
Ma che dire del resto del mondo? Beh, senza colonizzazione non ci sarebbe richiesta di schiavi africani, e quindi la schiavitù non esisterebbe su scala così massiccia, oppure non esisterebbe affatto.
Sì, gli USA non esisterebbero, ma dato che gli eventi globali cambierebbero comunque, è piuttosto inutile dire quanto sarebbero diverse senza di essi, ne ho già parlato in un altro video.
Dato che gli eventi in America aiutarono l'ascesa di Napoleone, la nascita dell'Impero Tedesco e l'industrializzazione che vediamo oggi, ci sono infinite possibilità per quello che sarebbe potuto accadere.

Quando Colombo attraversò l'Atlantico non voleva scoprire un altro continente, egli riteneva la terra più piccola di quanto non fosse in realtà.
In quell'epoca la gente andava pazza per le spezie, la nuova moda che poteva rendere ricco un uomo o permettere ad una nazione di controllare i commerci, ma le rotte commerciali verso i paesi produttori di spezie, come l'India, erano controllate dai commercianti Musulmani, che gonfiavano i prezzi.
Questo voleva dire che gli Europei erano decisi a scoprire una rotta per est che aggirasse i Musulmani.
Colombo, credendo che il mondo fosse molto più piccolo, pensava che salpando dalla Spagna verso ovest e attraversando l'Atlantico si sarebbe imbattuto nel Giappone in poche settimane, accorciando così il viaggio di parecchi mesi.
Si scoprì che Colombo si sbagliava, invece di sbarcare in Giappone o Indonesia sbarcò nella Repubblica Dominicana e trovò due nuovi continenti, comunque la domanda da farsi è: e se Colombo avesse ragione? E se si potesse navigare dalla Spagna all'oriente in poche settimane? Come sarebbe diverso il mondo senza America? Quali sarebbero i confini? Come cambierebbe la cultura? Prima di iniziare, so che questa Terra radicalmente più piccola cambierebbe la scienza in molti modi diversi.
La spinta gravitazionale della Terra sarebbe inferiore, e questo vuol dire che la Luna non esisterebbe, e le correnti oceaniche sarebbero completamente diverse e cambierebbero il clima, ma questo è un canale di storia alternativa, non di scienze, perciò presumiamo che la Terra sia la stessa, eccetto che per l'assenza dell'America.
Prima di tutto Colombo non sarebbe la prima persona a scoprire la rotta per l'Oriente, in questa TL i Vichinghi oltrepasserebbero la Groenlandia e finirebbero in Siberia, e discenderebbero le sue coste fino ad arrivare in Giappone.
Nella nostra TL i Vichinghi erano lontani da casa e in America trovarono solo tribù barbariche risalenti a prima dell'Età del Ferro, molti tornarono indietro e non sprecarono molto tempo con quel continente.
Ma in questa TL, con i Vichinghi che riescono a seguire facilmente la costa della Groenlandia e che scoprono l'avanzata cultura giapponese, probabilmente vorranno rimanere ed esplorare di più la regione.
In questo periodo di tempo i Giapponesi abitavano solo le parti centrali e meridionali dell'arcipelago, le parti settentrionali erano abitate dagli Ainu, popolo indigeno del Giappone settentrionale che viveva in confederazioni tribali.
I Vichinghi, vedendo questa terra fertile abitata da un popolo primitivo, si insedierebbero nel Giappone settentrionale e nell'Hokkaido, l'isola giapponese più a nord.
Probabilmente i coloni vichinghi si mescolerebbero con gli Ainu.
I Vichinghi basati in Giappone vagherebbero per le ricche coste dell'Asia orientale in cerca di bottino.
Prima del 1132 nessuna delle nazioni della regione aveva una marina militare, e quindi non ci sarebbe nulla a fermare i Vichinghi, che farebbero razzie sulle coste di Cina, Giappone, Corea e forse Vietnam.
La Dinastia Song in termini militari era un fallimento, e non riuscirebbe a contrastare la minaccia.
Anche la Dinastia Liao e i signori della guerra Jurchen a nord avrebbero dei problemi ad affrontare una minaccia proveniente dal mare.
L'Europa ebbe un'enorme esplosione demografica dopo l'anno 1000 a causa del clima migliore, di nuovi tipi di aratri capaci di tracciare solchi nei terreni argillosi del nord Europa e della stabilità causata dalla creazione del feudalesimo, e questo si manifestò con l'espansione europea all'inizio del Medioevo, che culminò nelle Crociate, nella conquista del Baltico ad opera di Tedeschi e Scandinavi, nella Reconquista e nella conquista inglese di parti delle isole britanniche.
In questa TL alternativa parte della popolazione in eccesso potrebbe andare ad ovest oltre l'oceano, dove ci sono le poco abitate coste della Siberia e della Manciuria.
In Occidente è diffuso lo stereotipo che vede la Siberia come una landa desolata completamente inabitabile popolata da orsi congelati.
Questo in larga parte è vero, ma grandi parti, specialmente sulla costa del pacifico, sono abitabili, e sono poco popolate solo perché non ci sono abbastanza Russi per riempirle.
In questa TL Europei di varie stirpi, Normanni, Inglesi, Vichinghi o Francesi si stabilirebbero lungo le coste della Siberia e della Manciuria, creando grandi imperi Cristiani.
L'Europa di inizio Medioevo drogata di conquiste vedrebbe la Cina come piena di pagani e ricchezze, e probabilmente dichiarerebbe una crociata per convertire i Cinesi.
Questa crociata avrebbe successo sul breve termine, con la Cina nel caos a causa delle invasioni della Dinastia Liao e degli Jurchen accoppiate a quelle dei Vichinghi, inoltre il tallone d'Achille degli eserciti cinesi stava nella cavalleria, il suolo cinese non era adatto a sostenere delle buone cavalcature, perciò i cavalieri Cristiani potrebbero godere di alcuni successi iniziali.
Comunque i Cinesi alla fine avrebbero il vantaggio numerico, organizzativo e tecnologico, più quello di giocare in casa, e questo vuol dire che alla fine la crociata verrebbe sconfitta.
Nella nostra TL per la Cina è stato facile ignorare il mare e gli stranieri, e questo perché era circondata su tutti i lati da deserti, giungle, montagne o steppe insormontabili, non c'erano grandi potenze oltre l'oceano che potessero minacciare la Cina dal mare, con l'eccezione dei Giapponesi per un paio di secoli.
La Cina era semplicemente così ricca da non avere motivi per commerciare con il resto del mondo, e questo significa che non era interessata alle colonie o al prendere risorse dalle altre culture, anche se sarebbe potuta diventare una grande potenza coloniale.
In questa TL questa dinamica verrebbe innescata, perché la Cina subirebbe costanti razzie dalla Siberia, dai Cristiani e dai Giapponesi del nord, e questo significa che dovrà costruire una marina militare per proteggere i suoi interessi, se vorrà sopravvivere.
La Cina dovrà rendersi conto che non è l'unica civiltà, e questo vuol dire che la Cina in questa TL diventerà una potenza coloniale, a causa delle incursioni straniere che metterebbero la Cina alle strette.
Per il Giappone sarebbe lo stesso: nella nostra TL il Giappone non venne invaso per 2500 anni, ed era piuttosto remoto per il resto dell'Asia, e questo significa che poté permettersi di ignorare il mondo per migliaia di anni, anche se con brevi periodi d'espansione nel 9°, 16°, 19° e 20° secolo.
In questa TL il Giappone dovrebbe affrontare una continua guerra per la sopravvivenza contro i Vichinghi e i Crociati, perciò le spinte esterne e il mescolamento culturale renderebbe il Giappone metaforicamente e fisicamente simile all'Inghilterra, considerato il gran numero di coloni inglesi e il maggior numero di invasioni.
L'Inghilterra venne invasa da tutti i popoli della regione almeno una volta, e dovette rimanere coinvolta alla politica continentale per poter sopravvivere, venendo costretta ad affrontare il mondo esterno e ottenendo la possibilità di creare un impero.
In questa TL possiamo aspettarci che anche il Giappone abbia un impero coloniale, competendo con la Cina in quel campo.
La ricchezza creata dal commercio con la Cina arricchirebbe le nazioni vichinghe presenti sulle rotte commerciali, e questo vuol dire che la loro cultura si diffonderà in Europa settentrionale, Inghilterra, Russia e Germania.
L'Europa sarebbe divisa tra una cultura norrena che guarda a nord e una cultura romanza che guarda a sud, e ciò renderebbe la Via della Seta meno importante, perché il commercio scorrerebbe attraverso l'oceano, piuttosto che attraverso l'Asia.
Ironicamente, questo vuol dire che probabilmente l'Europa non vedrà l'era delle esplorazioni, perché non ci sarebbe il bisogno di evitare i Musulmani per raggiungere le spezie e le sete dell'oriente, anche se l'esplorazione del mondo potrebbe comunque esserci per il semplice fatto che può essere intrapresa.
L'Europa sarebbe molto più povera in questa TL, e questo perché l'America diede un'enorme spinta all'Europa.
Gli Europei in eccesso poterono stabilirsi lì e le risorse da essi estratte in America poterono nutrire la popolazione in crescita dell'Europa.
Questo vuol dire che in questa TL l'Europa sarebbe sovrappopolata, malnutrita e in tumulto.
Probabilmente la Russia finirebbe col diventare la potenza dominante, o per lo meno sarebbe molto più potente, questo perché nella nostra TL la semplice taglia degli USA creata dall'eliminazione dei nativi creò un controbilanciamento delle enormi dimensioni della Russia create dalla conquista delle tribù siberiane e dei popoli della steppa.
In questa TL, con l'assenza dell'America non ci sarebbe nessun controbilanciamento, tranne quello della Cina, e anche con la presenza di stati europei sulla costa del Pacifico la Russia sarebbe comunque un paese enorme e dominerebbe l'Europa.
Nella nostra TL gli immigrati ebbero pochi motivi per colonizzare il Sudafrica, questo perché intorno alla colonia europea di Città del Capo il terreno era arido e orribile.
Inoltre era anche più lontana dell'America, perciò c'erano pochi motivi per percorrere quella distanza in più.
Questo condusse ad una carenza di operai, che portò ad un'economia basata sugli Africani che venivano rapiti dall'Africa settentrionale, e con lo stabilirsi di questo sistema ci furono pochi modi per i bianchi poveri di competere con il lavoro basato sulla schiavitù, e ciò condusse i bianchi non possessori di schiavi alla povertà.
Questo a sua volta diede pochi motivi ai bianchi di stabilirsi in Sudafrica, semplicemente perché sarebbero rimasti poveri.
Ecco perché il Sudafrica è a maggioranza nero mentre nazioni come gli USA e l'Australia non sono a maggioranza nativa.
Comunque, in questa TL non c'è un'America che accolga la popolazione in eccesso dell'Europa occidentale, e questo significa che ci sarebbe una maggiore immigrazione bianca in Sudafrica.
Senza necessità del suo lavoro la popolazione nativa verrebbe uccisa in numeri molto più grandi, come in America, inoltre con più popolazione in eccesso l'espansione verso nord in Africa sarebbe più veloce, e senza conflitto razziale ed economia schiavista il Sudafrica riuscirebbe a modernizzarsi e diventare una potenza.
Questa in generale sarebbe una TL più Comunista, nella nostra TL i membri delle classi più basse della società europea si trasferirono nelle colonie trasformando la società a loro immagine.
In questa TL, comunque, con molte meno colonie sarebbe impossibile, la gente si istruirebbe nelle proprie società, lotterebbe contro i nobili che la sfruttano e sosterrebbe il Comunismo.
Questo si combinerebbe con le condizioni in Europa peggiori, e il sostegno al Socialismo crescerebbe.
Inoltre in questa TL la Rivoluzione Industriale sarebbe più lenta, una popolazione più grande in Europa disincentiverebbe la meccanizzazione, perché il lavoro costerebbe di meno.
Inoltre senza la coltivazione di cibo nelle colonie l'Europa non riuscirebbe a creare grandi città industrializzate.
Stati come l'Inghilterra e la Germania non sarebbero abbastanza grandi da sostenersi col cibo prodotto dai loro campi, inoltre non ci sarebbe un mercato dove vendere i prodotti dell'industria, perché la popolazione europea sarebbe povera.

Sul ponte in legno di una nave, sotto uno sfiancante sole ardente, Miguel, un membro dell’equipaggio, si lascia dolcemente andare contemplando un orizzonte disperatamente vuoto.
Ai suoi fianchi, i suoi compagni di sventura sono o morti o impazziti per la fame e la sete.
Dopo un viaggio di parecchi mesi senza toccare terra, le riserve di acqua e di cibo sono completamente marce e qualche giorno di malattia attende i pazzi che osano toccarle, ma malgrado la fame, malgrado la sete terribile, Miguel non è riuscito a risolversi all’innominabile.
Giammai, lui che è un buon Cristiano, riuscirà a mangiare un altro essere umano, preferisce lasciarsi morire piuttosto che passare l’eternità all’Inferno.
Dall’altro lato del ponte, il resto dei marinai non si è fatto gli stessi scrupoli di Miguel.
Dalla sua posizione egli riesce a capire che i suoi compagni si preparano a tagliare la gola al malaugurato estratto a sorte di oggi.
La persona che verrà ridotta in tartare in questo bel giorno del 15 Novembre 1492 non è altri che Cristoforo Colombo, il capitano e istigatore di questa disastrosa spedizione.
In questa realtà alternativa la Niña, la Pinta e la Santa Maria, in rotta verso l’Asia, non incappano in un nuovo continente, né nell’oriente e le sue ricchezze, ma in un immenso oceano che si estende dalle coste del Giappone al litorale della Penisola Iberica.
L’esploratore e il suo equipaggio qui non scoprono mai l’America, per la pura e semplice ragione che essa non esiste affatto.
Buongiorno a tutti, cari abbonati e spettatori, oggi, come d’abitudine, uno degli scenari più richiesti, ci domanderemo cosa sarebbe potuto succedere se l’intero continente americano non fosse mai esistito.
Colonizzato dall’umanità fra il 26.000 e il 19.000 a. C., questo continente fu, prima della colonizzazione europea, la culla di grandi civiltà oggi scomparse.
Aztechi, Inca o Maya sono le più conosciute, ma c’erano anche la Cultura del Mississippi o Teotihuacan.
La varietà delle culture presenti sul continente, anche se ancora un po’ presente in certi paesi, fu come sappiamo quasi annullata in seguito all’arrivo degli Europei e alla diffusione delle malattie provenienti dal Vecchio Continente.
La colonizzazione che andò avanti per diversi secoli cambiò il volto del mondo e fece nascere un immenso sistema economico, geopolitico e schiavista che modellò la realtà nella quale viviamo oggi, ma in questo scenario partiremo dal postulato che al posto di queste immense terre ricche di risorse si trovi… Ehm… Beh, niente… Niente di niente… Solo un immenso Oceano Atlanto-Pacifico che si estende dall’Asia fino all’Europa.
Allora, sicuramente la scomparsa totale di un continente avrà conseguenze su ben più cose che la storia dell’umanità, per esempio il meteorite che ha ucciso i dinosauri, senza America sulla quale finire, si sarebbe sicuramente schiantato in acqua, e col suo urto ammortizzato in questo modo avrebbe così risparmiato alla Terra un’estinzione di massa.
Allo stesso modo, la Corrente del Golfo, la corrente calda che dona all’Europa il suo clima temperato, sarebbe modificata in questo scenario e avrebbe reso il Vecchio Mondo più freddo di quanto è oggi, ma noi non terremo affatto in conto questi fattori per la pura e semplice ragione che avrebbero reso il mondo irriconoscibile milioni di anni prima della comparsa dell’umanità, no, qui ci concentreremo sugli effetti dell’inesistenza dell’America sulle civiltà europee e sul mondo in generale, al fine di mettere in luce l’importanza che ha avuto questo continente nella storia, ma la Terra è delle stesse dimensioni, il che vuol dire che al posto dell’America si trova un oceano che copre metà del pianeta, cosparso di isole come le Hawaii o la Polinesia, in breve un mondo dove Cristoforo Colombo non avrebbe trovato che acqua a perdita d’occhio.
Un pianeta dove il Nuovo Mondo non apporta alcuna ricchezza a quello vecchio avrà dunque una storia molto differente, e senza tardare ulteriormente, cari abbonati e spettatori, passiamo allo scenario, che, come d’abitudine, non rappresenta che il mio punto di vista.
Alla fine del 1492, nel porto di Cadice, in Spagna, la folla si affretta ad assistere al ritorno della Pinta, una delle tre navi partite con Cristoforo Colombo e la sola a rientrare.
Quando la nave attracca, la folla riesce a vedere qualche emaciato marinaio apparentemente mezzo impazzito sul ponte.
La disastrosa avventura di Colombo è fallita, non si può raggiungere l’Asia andando verso ovest, e la corona di Spagna non potrà contare su una nuova rotta commerciale per contrastare il commercio portoghese di spezie.
Questa notizia ha grande clamore sul continente, le grandi potenze dovranno condividere le due sole rotte commerciali verso le Indie, quella che passa per il Medio Oriente, gestita dall’Impero Ottomano, e quella che passa per il Capo di Buona Speranza, dominata dai Portoghesi.
Ognuno vuole la sua parte della manna finanziaria del commercio delle spezie, e senza un nuovo continente da spartirsi la competizione rischia di essere feroce.
Gli anni seguenti vedono il Portogallo estendere la sua rete commerciale in oriente.
In questa realtà, nel 1495, il Trattato di Tordesillas, che divise il mondo fra Spagna e Portogallo, non viene mai firmato.
Sapendo che fare rotta verso ovest è impossibile, la Spagna si getta sulla stessa rotta del Portogallo e apre degli empori delle coste africane.
Queste, essendo vaste, possono per il momento accogliere i mercanti dei due regni, ma la cosa durerà poco, perché senza le Americhe la Spagna non ha altra scelta che andare a concorrere col suo vicino iberico sul suo stesso terreno.
Alla nascita di questa rivalità, il Regno di Francia, l’Inghilterra o le altre grandi potenze restano più o meno indifferenti, e senza la scoperta di un nuovo continente il finanziamento di costose spedizioni è l’ultima delle loro priorità.
Nel 1519, poco dopo l’arrivo della dinastia Asburgo alla testa della Spagna, sullo sfondo della rivalità commerciale scoppia una guerra navale col Portogallo per il controllo della Costa d’Oro Portoghese.
Vittorie e sconfitte si susseguono, ma le ricchezze dell’impero commerciale portoghese gli assicurano la vittoria sul lungo termine.
In effetti la Spagna vivrà un problema che nella realtà non è affatto emerso: la mancanza d’oro e d’argento.
E mentre il Portogallo fa la guardia al suo quasi monopolio sul commercio con le Indie attraverso l’Africa, la Spagna affonda in una serie di crisi dovute alla mancanza di metalli preziosi.
Senza le ricchezze del Nuovo Mondo e la creazione del suo impero coloniale, la Spagna entra in stagnazione e non diventa ma la prima potenza europea, né la perla dell’impero degli Asburgo.
Anche se il regno cadde presto in un’inflazione spettacolare e in una dipendenza dalle ricchezze delle colonie, il mondo di questa realtà porterà soprattutto a conseguenze molto più importanti: dal 1520 al 1545 Carlo V, Re di Spagna e Sacro Romano Imperatore, non potrà affatto contare sulle tonnellate d’oro e d’argento provenienti dalle colonie per finanziare le sue guerre in Europa.
Il suo grande nemico, Francesco I, ne approfitterà.
La rivalità fra questi due uomini girerà a vantaggio del Re di Francia.
Senza le enormi ricchezze dell’impero coloniale spagnolo, Carlo V deve indebitarsi per gestire i problemi religiosi del suo impero, corrompere le potenze d’Europa o finanziare delle costose guerre contro il suo rivale francese.
Quest’ultimo si espande in Savoia e in Borgogna, mentre nell’immenso impero di Carlo V le guerre, le rivoluzioni e il debito colossale indeboliscono l’autorità dell’imperatore.
Affetto da gotta precoce, egli deve abdicare nel 1545 e dividere l’impero fra i suoi eredi.
Malgrado il genio del suo rivale, in questa realtà alternativa Francesco I estende considerevolmente i territori francesi in Italia, conquistando il Ducato di Milano.
In questo scenario, l’oro che non arriva dalle Americhe fa del Regno di Francia la prima potenza europea, e della dinastia Asburgo l’ombra di quello che fu nella realtà.
La Spagna non conosce ma il suo Siglo de Oro e inizia un lungo e inesorabile declino un secolo in anticipo rispetto alla nostra realtà.
Dal 1545 al 1600, con una dinastia Asburgo molto più indebolita rispetto alla nostra realtà, l’Impero Ottomano ne approfitta per far avanzare i suoi soldati in Europa centrale e conquista la città di Vienna nel 1570.
La Cristianità, scioccata, si unisce alla potenza europea più grande di questa realtà alternativa, il Regno di Francia, non la Spagna.
Alla fine del Rinascimento la Francia ascende come prima potenza d’Europa e soprattutto come campionessa del Cattolicesimo.
In questo scenario la cancellazione della Spagna e degli Asburgo di cui ha approfittato la Francia cambia i re e le guerre, dando il via a reazioni a catena dinastiche in tutta Europa.
I Paesi Bassi, per esempio, approfitteranno della debolezza della Spagna per ottenere la loro indipendenza in anticipo di 80 anni.
Nel 1599, più di cento anni dopo la spedizione perduta di Cristoforo Colombo, una nave inglese scopre le Hawaii e vi resta per qualche tempo.
Credendo di aver scoperto l’Asia, il navigatore torna l’anno seguente per scoprire che le isole sono circondate dall’oceano, solo che la scoperta di una terra sconosciuta motiva il finanziamento di spedizioni supplementari.
Tra il 1600 e il 1700 l’Europa è sovrappopolata e alterna carestie ed epidemie a periodi di crescita.
Senza nuove terre dove emigrare, le terre coltivabili e alcune risorse come l’oro si fanno rare.
Il commercio con l’Asia diventa allora molto redditizio, perché il Portogallo affronta dei concorrenti e perde il monopolio della rotta africana.
Inglesi e Olandesi lanciano le loro navi verso le Indie e i loro corsari contro i concorrenti, le coste africane si riempiono di empori con obbiettivi unicamente commerciali.
In questa realtà alternativa, in effetti, l’assenza della colonizzazione delle Americhe ha impedito lo sviluppo del commercio transatlantico e di conseguenza il boom della tratta degli schiavi.
La nozione di impero coloniale qui ottiene un carattere piuttosto commerciale, solo il Capo di Buona Speranza vede svilupparsi colonie europee di popolamento.
In Medio Oriente e in Asia gli Europei attaccano e sottomettono numerosi popoli come nella realtà, ma per interessi puramente commerciali, mai per sostituire la popolazione locale come in America, e allora la rotta delle spezie levantina, che passa per l’oriente, approfitta di questa acuita concorrenza tra gli Europei.
In Medio Oriente gli Ottomani ottengono dei grandi ricavi grazie a questo commercio, e diversi imperi che nella realtà sono scomparsi a causa dello sviluppo di altre rotte commerciali non crollano.
Senza un nuovo continente dove diffondere la fede Cattolica, i missionari europei si rivolgono all’Asia, che diventa un gigantesco terreno di conversione.
Grazie allo zelo dei sacerdoti e di altri monaci, l’Asia di questa realtà alternativa vede la religione Cristiana espandersi molto di più, cambiando in profondità numerose società.
L’Europa avanza come al rallentatore, senza la patata, originaria dell’America, la popolazione conosce carestie e frequenti guerre per le terre e le risorse che ostacolano lo sviluppo economico del continente.
In questo scenario, l’assenza di un abbondante commercio nell’Atlantico che fa la spola con le Americhe, e senza la costituzione di vasti imperi coloniali, il mercantilismo, antenato del capitalismo, non si sviluppa affatto, o almeno non lo fa velocemente come nella realtà, e l’erezione di questa dottrina a modello avviene con due secoli di ritardo rispetto alla realtà, cambiando completamente la storia.
Nel 1650 si svolge il primo giro del mondo: un esploratore olandese, dopo uno scalo alle Hawaii, scopre le isole polinesiane per poi arrivare in Europa passando per le rotte ben conosciute dell’India e dell’Africa.
Ormai si sa che un immenso Oceano Atlanto-Pacifico copre metà della Terra.
Nel frattempo la rotta africana resta molto più sicura e redditizia per il commercio delle spezie.
Nel 1700 tutti i paesi europei hanno degli interessi commerciali in Asia e praticano un commercio molto più concorrenziale e dunque meno redditizio rispetto alla realtà.
A proposito, le grandi coltivazioni coloniali di tabacco, cotone, cacao e caffè non esistono affatto e non rimpiazzano mai le spezie sulle tavole dei ricchi.
L’inesistenza delle Americhe e delle loro ricchezze limitano l’ascesa di una borghesia mercantile e finanziaria, lo sviluppo del capitalismo e numerosi progressi tecnologici ed evoluzioni societarie, così, nel 1715 di questo mondo, l’Illuminismo non comincia affatto.
La messa in dubbio dei modelli della società monarchica e religiosa è molto più lenta, e questo si traduce in una perpetuazione dell’assolutismo.
Un continente in meno vuol dire anche che alcuni conflitti non arrivano mai: nel 1756 non scoppia la Guerra dei Sette Anni tra la Francia e l’Inghilterra.
Senza i loro imperi coloniali, gli interessi dei due paesi sono molto più incentrati sull’Europa e le sue vicinanze.
Delle potenze che nella realtà avrebbero colonizzato e proiettato la loro influenza su grandi parti del mondo, in questo scenario non andranno più lontano delle loro dirette vicinanze.
Gli Europei restano a casa loro e non colonizzano senza limiti, l’equilibrio del mondo si ritrova completamente cambiato, solo qualche isola e qualche luogo come l’Australia e il Capo di Buona Speranza vengono colonizzati per davvero, mentre la mancata comparsa del capitalismo e dei suoi finanziamenti, in questa realtà alternativa anche la Rivoluzione Industriale non comincia nel 18° secolo, e l’effetto farfalla di ciò è immenso.
Nel 1789 la monarchia francese resta al suo posto, la borghesia è meno ricca, meno numerosa e non è mai stata influenzata dagli Illuministi o dalla Guerra d’Indipendenza Americana, e non tenta affatto di cambiare il vecchio modello della monarchia assoluta.
Nel 1800 le diverse compagnie commerciali europee costringono la Cina e il Giappone ad aprirsi al commercio internazionale, ma questa dimostrazione di forza non può affatto mascherare il declino di queste istituzioni commerciali.
La corruzione e l’assenza di innovazione costringono le compagnie a indebitarsi, mentre la competizione fra Europei aumenta sui vari mercati e l’assenza di alternative fa aumentare continuamente i prezzi.
Dal 1800 al 1900, sotto l’impulso delle grandi piazze finanziarie come Amsterdam o Londra, il capitalismo come noi lo conosciamo ha finalmente inizio, ma in una forma diversa e più lentamente.
La rivoluzione industriale che segue non può beneficiare del commercio con le Americhe, in questo mondo diversi campioni dell’innovazione e dell’industria come Edison ed Henry Ford non nascono mai, perché gli Stati Uniti non esistono affatto.
I paesi asiatici sono i principali beneficiari del commercio europeo e ne approfittano per modernizzarsi.
In alternativa alla patata, ormai è il riso ad essere coltivato in Europa per compensare le carestie a ripetizione.
Nel 19° secolo la popolazione del Vecchio Continente è molto meno grande che nella realtà per via delle carestie e della lentezza del progresso tecnologico.
Questa lentezza permette quindi agli Asiatici e ad alcuni regni africani di integrarsi pian piano per poi assimilare le tecnologie e i concetti occidentali, allora i protettorati africani e asiatici creati all’europea diventano dei centri di potenza e di innovazione delle loro regioni, creando in questo 19° secolo un mondo multipolare, dove il vantaggio dell’Europa sugli altri continenti si riduce di anno in anno.
In questa realtà dove il continente americano non esiste affatto, l’Europa è meno popolata, meno ricca e meno potente, la monarchia assoluta è ancora il sistema predefinito, anche in Francia.
Tuttavia una cosa è certa, gli avvenimenti posteriori al 1900 in questo scenario non hanno assolutamente nulla a che vedere con la realtà.
La nascita tardiva del capitalismo avrebbe cambiato il gioco e permesso all’Europa di proteggere la sua posizione.
L’Africa non sarebbe stata spartita, visto che qui la nozione di impero coloniale è molto diversa.

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9) E se la California fosse un'isola?

Nuova ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

Fatto storico divertente: prima che avessimo i satelliti il modo migliore per sapere che aspetto avesse il mondo era guardare le mappe! E il modo migliore per disegnare le mappe era navigare intorno al mondo, ma a volte quelle navi non facevano il percorso completo e di tanto in tanto ci si prendeva delle libertà per riempire quelle lacune, come per esempio...

Nel 16° secolo gli Spagnoli stavano esplorando le coste americane, e all'epoca era diffuso un popolare romanzo intitolato "Las Sergas de Esplandián", dove si narrava di una mitica isola popolata da una razza di donne nere, e il nome di quest'isola era… California! Esatto, Californiani, il vostro nome si basa su questo.
Gli Spagnoli non potevano esplorare la costa con molta facilità, considerato che le correnti li spingevano verso sud, spesso le spedizioni fallivano, perciò gli Spagnoli semplicemente… riempirono i vuoti e presunsero che fosse l'inizio di un'isola, e questo errore rimase sulle mappe per qualche tempo.
Oggi ci ritroviamo con una noiosa California attaccata all'America, ma se in una TL alternativa gli Spagnoli ci avessero visto giusto? E se la California fosse davvero un'enorme isola separata dal resto del continente? Beh, ecco uno scenario alternativo, ma dato che è un esercizio mentale - fatto solo per divertirsi - non entrerò nel dettaglio su ogni singolo fatto che cambierebbe con precisione scientifica.
"Ma Cody", direte voi, "e le faglie?" Le spostiamo più ad est, contenti? Questo video è stato fatto soprattutto per divertimento, per mostrare come sarebbero le cose se le mappe sbagliate avessero ragione, perciò come questo avverrebbe non è una parte importante, perché guardate, è semplicemente ridicolo, lo adoro! Perciò, guardando alla prospettiva distorta di questa mappa, l'isola va dalla punta della Bassa California a più o meno l'Oregon centrale (più o meno alla latitudine dei Grandi Laghi).
L'isola di California è ovviamente molto grande, sarebbe sicuramente la seconda isola più grande del mondo, perché sorpresa, la Groenlandia sarebbe più grande.
In questo scenario alternativo sarebbe molto più difficile per i popoli nativi migrare in California, ma non per il motivo che vi aspettereste! Ci potrebbero arrivare tranquillamente navigando - lo hanno già fatto nei Caraibi - il problema sarebbe l'elevazione delle coste.
Se la California fosse un'isola come pensavano in origine gli Spagnoli, questo stretto, chiamiamolo "Stretto di Cortez", non avrebbe le spiagge sabbiose che vi immaginate.
L'elevazione negli Stati Uniti centrali è ovviamente alta e il passaggio dal livello del terreno a quello del mare è ripido, molto ripido.
La costa apparirebbe come una serie di falesie, il loro punto più basso raggiungerebbe i 3962 metri.
Non pensate alle Scogliere di Dover, e nemmeno al Gran Canyon, che, per fare un paragone, arriva solo a 1828 metri, stiamo parlando di falesie vaste e irrealistiche le cui ramificazioni dal punto di vista scientifico sono troppo grandi da poter essere discusse, voglio solo concentrarmi sull'elemento umano.
Queste falesie impediscono l'immigrazione e ci sono pochissime regioni adatte ad ospitare delle città portuali: le coste dell'Oregon, le coste della California e le baie del Sonora.
Avanti veloce di alcune migliaia di anni, la colonizzazione non cambia affatto, perciò non dobbiamo preoccuparcene.
Gli Spagnoli esplorano la costa e mappano la zona alla perfezione ritraendola come un'isola, ben fatto ragazzi! Ora è il 19° secolo, quando il Messico dichiara l'indipendenza si porta con sé il territorio scarsamente popolato della California spagnola.
Purtroppo per il Messico anche il Texas vuole l'indipendenza, e dopo dieci anni di indipendenza texana abbiamo la Guerra Messico-Stati Uniti, ma con un po' di cambiamenti.
L'America vincerebbe la guerra a discapito di tutto (scusa, Messico), perciò quello che cambia è il concetto di Destino Manifesto per il quale gli Americani andavano pazzi:
1) Lo Stretto di Cortez rende l'immigrazione americana in California via terra impossibile, a causa delle falesie l'unica cosa che si può fare è andare in alcune aree per salpare per l'isola, e questo renderebbe la popolazione americana nella California messicana troppo piccola perché ci sia un'insurrezione della "Repubblica della California"
2) La California non è così importante come nella nostra TL, il vero premio è lo stato messicano di Sonora, la cui bassa elevazione lo renderebbe uno dei pochi territori con costa sabbiosa nel West.
3) L'America potrebbe comunque volere l'isola a causa del Destino Manifesto, perciò le forze armate americane la invadono anche senza la Repubblica della California, prima conquistando il Sonora e poi usando le sue spiagge per salpare per l'isola.
Essendoci pochi militari è probabile che l'isola cada in mani americane, il Messico ammette la sconfitta e Texas, New Mexico, California e Sonora vanno agli Stati Uniti.
Il problema immediato della California è la geografia, in poche parole è davvero isolata, a causa di quelle falesie alte quattro chilometri nessuno riesce ad arrivare nello stato se non da pochissime aree.
Se la California avesse davvero questo aspetto il sistema dei trasporti statunitense sarebbe un incubo, ci vorrebbero due passaggi in qualsiasi rotta che coinvolge l'isola, sia che si guidi che si stia trasportando merci.
Il sistema delle interstatali dovrebbe prevedere due sistemi, uno per la California e uno per tutti gli altri stati.
Diciamo che in questa TL alternativa voi e la vostra famiglia volete fare un viaggio in California: prima di tutto non potreste arrivarci direttamente in auto, dovreste arrivare fino al Sonora e poi prendere il traghetto per raggiungere l'isola.
Sembra una cosa semplice, ma cambia l'intero destino della California.
Le lunghe coste sabbiose della California e la sua connessione col continente sono quello che l'ha resa la sesta economia globale.
Il commercio è tutto: Los Angeles, San Francisco e San Diego sono fiorite a causa dei loro porti, ma se la California non è connessa al continente non può spedire i suoi beni dai suoi porti al resto del paese, perciò come potrebbe la California prosperare grazie al commercio in questa TL alternativa? Per farla breve, non può.
L'unica utilità dei porti californiani sarebbe accogliere beni destinati alla California, il commercio destinato agli Stati Uniti passa invece per gli stati di Washington e Sonora, regioni costiere collegate al continente.
La città di Guaymas si trova in una delle poche aree costiere e in questa TL alternativa diventa una delle più grandi città portuali americane.
I profitti principali del Sonora provengono dalla sua collocazione geografica tra la costa ovest e la California, e sì, la California non sarebbe la costa ovest.
La costa ovest sarebbe composta dalle vaste falesie che svettano sul mare, sarebbe costituita da deserti e vaste pianure e sarebbe scarsamente popolata.
Non si possono costruire molte città in un deserto lungo una strada che conduce ai confini del mondo, le Scogliere del Nevada.
Mi immagino i poveri pionieri che si trascinano lungo il deserto solo per arrivare su un ripido strapiombo senza avere un modo per andare dall'altro lato dello Stretto di Cortez… E dunque, qual è il senso di questo video? La geografia è importante per il destino di una regione, se la California avesse davvero l'aspetto che gli Spagnoli pensavano avesse, in questo mondo alternativo non avrebbe affatto l'influenza e l'economia che ha nel nostro mondo, ma questo è semplicemente uno scenario degli innumerevoli che si sarebbero potuti realizzare.
Non sapremo mai cosa sarebbe potuto succedere se la California fosse stata un'isola, ma è interessante quanto la geografia può avere un ruolo importante nel plasmare le nostre vite.

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Gli replica William Riker:

L'autore del video dimentica un fatto: che secondo alcuni cartografi la California era un'isola, secondo altri il golfo di Baja California, lungo e stretto, era invece l'imbocco dello "Stretto di Aniàn" (cioè del Passaggio a Nord-Ovest) che metteva in diretta comunicazione il Pacifico con la baia di Hudson. L'ucronia più interessante è: che accade se questo passaggio fantomatico esiste davvero, e permette di navigare dall'Europa alla Cina senza fare il giro dall'impervio Stretto di Magellano?

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Ma non basta, perchè Generalissimus ha tradotto per noi un'altra ucronia:

E se i Grandi Laghi non esistessero?

La geografia determina la storia: l'accesso naturale al mare dell'Europa le permise di crearsi delle colonie in tutto il mondo; le piatte pianure dell'Eurasia hanno permesso ai Mongoli di creare il più grande impero mai visto; e il clima umido della Florida ha creato… Ehm.. La Florida.
I Grandi Laghi non sono semplici laghi, sono più una serie di mari interni.
Se sei cresciuto lontano dal Midwest probabilmente non gli hai mai dato molto peso, ma io, essendo un abitante dell'Ohio, non ho praticamente l'accesso al mare, sono a centinaia di chilometri dall'oceano più vicino, ma grazie a questi laghi non ho questa sensazione, essi sono praticamente una quarta costa sul confine settentrionale dell'America e per quanto riguarda voi Canadesi… Beh, sapete già quanto sono essenziali questi laghi.
Rimuovere i laghi dalla mappa è una grande stranezza, il Nordamerica sembra più… Vuoto, e diventa un'ininterrotta massa di terra, perciò ho pensato: e se questa infausta immagine fosse vera? E se in una realtà alternativa i Grandi Laghi non esistessero affatto? Sembra piuttosto facile da predire, giusto? Qualcosa che avrei potuto fare in fretta prima di VidCon, no? Ragazzi, mi sbagliavo.
Durante l'ultima Era Glaciale i ghiacciai che dominavano il Nordamerica ricoprivano quella terra.
Quando i ghiacciai si ritirarono e si sciolsero l'acqua si riversò nelle aree meno elevate, creando i laghi che oggi conosciamo e amiamo oggi, e per qualche tempo qualcosa che abbiamo scoperto solo di recente.
In questa TL alternativa, beh, i ghiacciai semplicemente non arrivano così a sud, e questo ha certamente ramificazioni più grandi, perché l'unico modo per cui i ghiacciai non arrivano così a sud è una Terra più calda, e questo cambierebbe anche i livelli globali degli oceani, ma diciamo semplicemente che tutto questo non succede.
Capito? Levatevelo dalla testa! Ma ora che succede? Il comune buonsenso mi obbligherebbe a parlare prima di tutto di come verrebbero influenzati i nativi americani, ma penso che il modo migliore per spiegare tutto questo sia iniziare dalla colonizzazione europea.
Gli Inglesi avranno anche colonizzato la costa est, ma furono i Francesi a partire in vantaggio nell'alto Nordamerica.
Invece di sbarcare sulle spiagge del Massachusetts decisero di stabilirsi nell'estremo nord, esplorando il Golfo di San Lorenzo nel 1534 e usando il fiume omonimo come autostrada naturale per arrivare nell'interno del continente.
In un'era senza ferrovie i fiumi e gli oceani erano le vie più facili, sicure e veloci per trasportare qualsiasi cosa sulle lunghe distanze.
Furono il fiume San Lorenzo e la regione dei Grandi Laghi che diedero vita allo sforzo coloniale francese, anche se la situazione non era come quella degli Inglesi nelle Tredici Colonie: in maniera molto francese, le colonie erano abitate da pochissime persone, perché ai Francesi non piaceva lasciare la Francia ma gli piacevano i soldi.
La regione dei Grandi Laghi era una miniera d'oro per la Nuova Francia, gli avamposti e le città creati lungo i fiumi come Québec e Montréal erano più che altro basi per un impero commerciale che si estendeva sulle vie d'acqua del Nordamerica.
In una TL alternativa senza Grandi Laghi non c'è nessun fiume San Lorenzo, che nasce dal Lago Ontario e sfocia nell'Atlantico, perciò niente laghi, niente fiumi, e quell'autostrada per la Francia nel continente non esisterà.
Qualsiasi operazione avrebbe dovuto stabilire la sua base lungo la costa e forse la situazione avrebbe incoraggiato qualche nave a navigare più a sud.
Dato che Francia e Inghilterra iniziarono a colonizzare queste regioni intorno allo stesso periodo di tempo, questa corsa alle colonie alternative diventa una competizione serrata per terre che confinano.
Poiché la Francia cercherà di reclamare quelli che oggi sono il Massachusetts e il Maine prima ancora che esistessero, la guerra tra Francia e Inghilterra scoppierà con molto anticipo rispetto alla nostra TL? Beh, no.
Prima della Guerra dei Sette Anni il Nordamerica vide diverse guerre e scaramucce tra le due potenze coloniali che non sfociarono mai in una grande guerra globale, era pensiero comune che le guerre coloniali dovessero essere gestite dagli stessi coloni, ma con le due che sono praticamente vicine questi conflitti sono molto più frequenti e prima o poi dovranno finire con un vincitore decisivo.
A cominciare dal 17° secolo la Francia, anche se in possesso del Québec della nostra TL, non avrebbe la popolazione per superare gli Inglesi.
Per farla breve gli Inglesi potrebbero, in pochissimo tempo, superare di numero i commercianti francesi e assorbire le loro colonie, il loro breve esperimento nel New England verrebbe ricordato come quello olandese con Nuova Amsterdam o quello svedese.
Tutto questo accadrebbe potenzialmente un secolo prima della Guerra dei Sette Anni della nostra TL e questo significa che… Beh… Sì, lo so che la Guerra Franco-Indiana fu un teatro della Guerra dei Sette Anni, ma questa iniziò in Nordamerica, quando la Francia e l'Inghilterra diedero il via a delle scaramucce per l'Ohio.
Queste scaramucce durarono per due interi anni prima che si espandessero all'Europa.
Questa guerra fu diversa semplicemente a causa delle politiche europee, all'epoca l'Inghilterra era preoccupata che la Francia avrebbe utilizzato le dispute coloniali per attaccare i suoi possedimenti in Hannover, perciò si alleò con la Prussia.
La Francia, temendo la Prussia, si alleò con l'Austria e iniziarono a spararsi addosso, non vi ricorda qualcosa? Se però la Francia non ha avuto la possibilità di impossessarsi di grandi parti del Nordamerica non c'è nessun grande conflitto coloniale che si trasforma in una guerra europea in questo esatto momento storico, se ci sarà comunque una qualche Guerra dei Sette Anni intorno agli anni '50 del '700 (cosa della quale dubito) l'Inghilterra non otterrà vaste quantità di territorio in un periodo così breve, perché non c'è nessun territorio francese da conquistare, ed è per questo che mi ci è voluto così tanto tempo per sviluppare lo scenario: l'azione dell'effetto farfalla.
Ci sono comunque guerre europee, ma non sono la Guerra dei Sette Anni che conosciamo, il che significa che l'Inghilterra non si ritroverà sommersa dai debiti dopo il conflitto e non aumenterà le tasse sui suoi cittadini e, soprattutto, sui coloni, che il parlamento credeva avessero ricevuto più benefici dalla guerra.
Non solo non ci sono tasse più alte, non ci sarà nessun Proclama Reale del 1763 per fermare l'espansione coloniale in Nordamerica, perché l'Inghilterra non dovrà preoccuparsi di un'altra costosa guerra, se non ce ne è mai stata una.
L'unico popolo contro il quale muoverà guerra saranno i nativi, perché non ci sono coloni francesi, a parte forse in Louisiana.
L'esistenza della Nuova Francia creò la situazione che portò le potenze globali in guerra, una guerra che alla fine l'Inghilterra vinse, ma che in definitiva le fece perdere uno dei suoi possedimenti migliori, le Tredici Colonie.
Senza i Grandi Laghi non c'è nessuna Rivoluzione Americana, e detto questo aggiungo che rimuovere la Guerra dei Sette Anni e la Rivoluzione Americana ha effetti drammatici su, beh, tutto: non vedremo la Francia cadere vittima della rivoluzione, nessun Napoleone, nessuna distruzione improvvisa del Sacro Romano Impero e nessuna ascesa della moderna Germania, ma voglio concentrarmi sulla prospettiva americana.
Nella nostra TL, dopo la rivoluzione, non sorprende che i primi coloni che si mossero verso ovest lo fecero usando i Grandi Laghi, come ho detto erano delle autostrade naturali, le loro coste erano terreni di prima qualità che gli permisero di creare delle proprie città come New York e Boston all'interno del continente.
Nella nostra TL il Canale Erie permise alle navi provenienti dall'Atlantico di attraversare i fiumi del New England e arrivare nei laghi, permettendo a posti come Chicago e Detroit di diventare città commerciali collegate.
Passiamo all'inizio dell'800 alternativo: come sarà il Nordamerica, almeno per i coloni inglesi? Ad ovest c'è una vasta catena montuosa, che, sebbene difficile da attraversare, non è nulla di tremendo, ma al di là di essa c'è un infinito mare di foreste che ovviamente, a causa della diversità dei climi, diventerà una rada taiga con l'avvicinarsi allo Scudo Canadese, cosa che ostacolerà l'espansione nel continente.
Un fiume sarebbe estremamente prezioso, perché prendere dei carri e addentrarsi in profondità nel continente non solo sarebbe impossibile, ma neanche molto saggio: gli inverni sono estremamente pericolosi, allontanati troppo da un corso d'acqua naturale e potrebbero volerci settimane o mesi per tornare indietro e rifornirsi o ricevere aiuto.
Senza i laghi il clima rimarrebbe relativamente lo stesso, la differenza principale è che non c'è nessun Lake-effect Snow o simili quantitativi estremi di neve durante l'inverno.
A parte questo il clima non cambia drasticamente, i coloni inglesi si espanderebbero verso ovest solo attraverso i fiumi.
Va bene, e allora quale sarà questo fiume vitale? In origine pensavo che forse sarebbe diventato l'Ohio l'arteria vitale più importante per il Midwest, ma dopo delle ricerche ho capito che in realtà l'Ohio non esisterebbe.
L'Ohio nacque dagli stessi ghiacciai che diedero vita ai laghi, perciò se vogliamo rimanere verosimili questo fiume semplicemente non esiste, quello che i ghiacciai creano i ghiacciai distruggono.
Voglio presentarvi l'antico fiume pre-glaciale Teays, una serie di vie d'acqua perfette non solo per la difesa ma anche per l'agricoltura e gli insediamenti.
Anche se il sistema fluviale del Teays sarebbe perfetto per i coloni, sarebbe la casa di una grande popolazione di tribù native, ed è per questo che non ho parlato dei nativi in questa regione fino ad ora.
I nativi delle foreste del nordest erano divisi unicamente dalla geografia dei laghi, ma senza di essi la loro identità e il loro stile di vita cambiano completamente.
La popolazione nativa si stanzierebbe principalmente a sud, vivendo nei pressi di questo sistema di fiumi alternativi, e probabilmente avrà lo stesso stile di vita della Cultura del Mississippi.
Non aspettatevi nazioni come la Lega Irochese o che tribù come i Miami, gli Eriez e gli Odawa rimangano le stesse, avremo a che fare con una regione culturale di tribù completamente differente con stili di vita completamente diversi e sarà qui che nasceranno i primi insediamenti.
Si pensa che questo fiume fosse collegato al Missouri, che a sua volta è connesso al Mississippi, perciò creerebbe un'area fondamentale che gli Inglesi vorranno conquistare.
Questo fiume diventa una linea di confine per molte colonie/stati, proprio come il Mississippi lo è nella nostra TL, perciò darebbe un aspetto strano agli insediamenti.
Col proseguimento della colonizzazione e la cacciata dei nativi, la popolazione dei coloni europei si sposta verso sud.
Non sorprende che non ci sia nessun Canada, perciò il vasto nord è popolato principalmente da nativi, anche in quella che oggi è Toronto.
Ora, come risultato della mancata ascesa di Napoleone, potrebbe facilmente succedere qualcosa di folle, forse il destino di questa Europa alternativa è dominato dall'Austria, chissà? Senza la Guerra dei Sette Anni ci sarebbe un grande effetto farfalla, considerato che la Francia sarebbe ancora in possesso del territorio della Louisiana e che certamente non la cederà agli Inglesi, perciò in questo video non parlerò dei coloni che vanno oltre il Mississippi o di un'eventuale colonizzazione del West.
Abbiamo già parlato di molte cose, ma c'è un evento di cui penso dovremo discutere e che alla fine potrebbe portare ad una spaccatura tra i coloni e la madrepatria: la schiavitù.
Nel 19° secolo fu piuttosto facile per l'Inghilterra rendere la schiavitù illegale, perché le principali colonie schiaviste si trovavano solo nei Caraibi e non doveva preoccuparsi del potere degli schiavisti che contestasse questa decisione, semplicemente perché quest'istituzione era praticata da un numero troppo basso di persone.
Comunque in questa TL alternativa il sud è ancora nell'Impero britannico, e questa cosa complica la situazione, no? Ma quello che è ancora più complicato è che l'Inghilterra compensò finanziariamente le perdite delle famiglie proprietarie di schiavi, dei pagamenti che causarono debiti così grandi che non vennero ripagati fino al 2015.
Penso che se la colonia rimarrà parte dell'Inghilterra questo problema causerà nuovo risentimento contro il parlamento oltre il mare da parte dei coloni.
Anche se si parlasse di compensazioni penso che il pubblico, per via della sua cultura e dei profitti guadagnati ad inizio del 19° secolo, sarebbe furioso al pensiero dell'abolizione della schiavitù e inizierebbe a lamentarsi del fatto che queste decisioni vengano prese da un parlamento lontano e corrotto.
Non vi ricorda qualcosa? Una dichiarazione d'indipendenza dall'Impero britannico in questo caso averrebbe per proteggere l'istituzione della schiavitù.
I patrioti saranno in pratica dei Confederati alternativi e i lealisti saranno gli abolizionisti, gli abitanti del New England e i rurali che riescono in qualche modo a sopravvivere nelle foreste del Canada.
Questa rivoluzione è strana e complessa, e potrebbe facilmente diventare un evento che può sfuggire di mano molto velocemente e diventare persino globale.
Rivali come la Francia potrebbero trarre vantaggio dalla brutta situazione dell'Inghilterra e forse aiutare i ribelli, considerato soprattutto il fatto che sono molto vicini al territorio francese, sempre presumendo che la Francia non l'abbia già ceduto.
Che il sud vinca o meno non conta, perché non c'è l'identità delle Tredici Colonie originali e non c'è nessun senso di unità nazionale in tutti gli stati, perché in realtà la rivoluzione è una guerra civile.
Anche se il sud perdesse, quell'associazione col separatismo dall'Inghilterra, come, per esempio, il Canada e l'Australia nella nostra TL, porterebbe sempre alla memoria la ribellione, e se il sud vincesse il nord cercherebbe di rimanere estremamente legato all'Inghilterra per avere protezione.
Tutto questo senza nemmeno addentrarsi nel come il cotone abbia alimentato la Rivoluzione Industriale e cosa significhi questo per il mondo moderno, ma non posso andare avanti all'infinito, e questa TL sta andando fuori controllo, perciò riassumiamo il tutto: secondo me la storia alternativa non riguarda solo il teorizzare, riguarda il contestualizzare uno specifico evento o persona, mostrare come qualcosa di piccolo, grande o poco importante nella storia in realtà abbia dato drasticamente forma alle nostre identità e al mondo.
La geografia dà forma ad un sacco di cose, e questo non sorprende, ma la semplice esistenza dei Grandi Laghi trasformò del tutto la colonizzazione del Nordamerica, creò confini che alla fine diedero forma ad alleanze politiche che si trasformarono in grandi guerre e diedero vita a delle nazioni.
Anche se non sei Americano o Canadese questi laghi lontani mezzo mondo finirono per contribuire al tuo codice legale, alla nascita della tua nazione o ad eventi che definirono un'epoca importante nella storia globale.
Certi eventi storici non avvengono in una bolla, tutto è connesso, e un solo piccolo cambiamento può avere influenza su tutti noi.

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10) Il mondo allo specchio

Chiudiamo per ora con un'altra grande trovata di Ded17:

Mi è venuta l'idea di scambiare completamente Europa/Africa con Nord America/Sud America.

Inizio col dire che l'ipotetico POD ha luogo con l'evoluzione dell'uomo nelle steppe brasiliane, da dove col passare dei millenni si sposterà in tutto il continente americano e grazie alle glaciazioni passerà lo stretto di Bering verso la Russia.

Le prime civiltà si formeranno nella zona brasiliana, boliviana e argentina. Ci sarà anche qua una Mesopotamia con assiri, babilonesi e sumeri, solo che si troverà non tra il tigri e l'Eufrate a tra il Rio Paranà e il Rio Paraguay.

Al posto dell'Egitto ci sarà uno stato "venezuelano" e l'Impero Commerciale Fenicio sarà preso posto dal nuovo Impero Commerciale Panamese, che controllerà gran parte delle isole caraibiche.

La Civiltà Haitiana sarà l'equivalenza di quella Minoica, e in corrispondenza del declino di questa ci sarà l'avvento del predominio della nuova Civiltà Cubana/Yucatana che costituirà la Grecia delle Poleis, in questo caso saranno la Città-Caserma L'Havana, e la città democratica Merida a svolgere i ruoli rispettivamente di Sparta e di Atene.

Intanto nel Sud America sta avanzando l'Impero Cileno, il nostro Impero Persiano, che darà non pochi fastidi alle poleis cubane/yucatane.

La storia Romana di questa ucronia nascerà su uno spicchio di costa interna della Florida, magari nella zona di Clearwater; e la Florida fungerebbe da penisola al posto dell'Italia.

Il nostro Impero Cartaginese nascerà nella zona texana e verrà presto annesso da "Clearwater". Come nella nostra timeline la Repubblica di "Clearwater" si porterà avanti con le conquiste e arriverà fino al corrispondente del nostro Egitto, il Venezuela, e fino in Mesopotamia.

Al nord, con un capo simile a Cesare, verrà conquistata la "Gallia" (il nostro New England).

Dopo la suddivisione tra nord (fino allo stretto di Panama) e sud, il nord vedrà il suo declino a causa delle popolazioni barbare centrali (l'attuale centro-ovest degli Stati Uniti).

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Perchè No? gli fa notare:

E cosa rimane allora per il "vecchio" mondo? Per me l'idea di un'ucronia a specchio non basta, si dovrebbe ricreare tutta una nuova Timeline dove i popoli precolombiani imboccano una via imperiale alla loro maniera. Avevo provato a fare questo con la mia idea su Pitea (a proposito, i nomi usati erano storici, si possono dunque riusare...)

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Ded17 ribatte:

Ipotizzando un confine naturale quasi invalicabile tra Europa e Russia, per l'Europa e l'Africa si avrà la stessa scoperta e colonizzazione che hanno avuto le americhe nella nostra timeline...

Comunque pensavo che pure la Russia potrebbe avere il suo centro economico nell'estremo est invece che a ovest, e viene immessa nella storia asiatica; nello stesso momento negli "sconfinati" continenti Europa e Africa, si avranno più storie: in Europa vivranno popolazioni "pellegrine" (come quelle indiane in america del nord) potrebbero esserci ipotetici germani nella zona centrale come ci furono gli Anasazi; e in Africa si formeranno nella zona di Israele l' impero Israeliano (atzeco), nella zona della Grecia quello peloponnesiaco (Maya).

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E Perchè No? gli obietta:

OK, però per quale motivo i popoli di Europa e Africa potrebbero rimanere nomadi e senza metallurgia (se vuoi mantenere la simmetria)? Ci vorrebbe un secondo POD localizzato durante la preistoria, che non conosco abbastanza bene per avanzare ipotesi.

E poi, pensando un po' ai nostri primi imperi, essi sono legati ai grandi fiumi. Piuttosto che rimanere sulle civiltà precolombiane penso piuttosto che il POD dovrebbe essere localizzato sul fiume Mississippi, forse l'antica civiltà dei Mound's Builders del primo millennio a.C.!

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Aggiungiamo l'osservazione di Bhrg'hros:

(Avvertenza: siccome né John Stuart ‘Jack’ Williamson né Herman Sörgel avevano le competenze per formare un composto corretto [Pan-ropa è formato come se in Europa Eu- fosse il prefissoide neoclassico eu- “bene”; Atlant-ropa è formato come se -ropa fosse un secondo elemento di composto, il che è possibile ma non garantito e comunque in greco è ormai irriconoscibile da millennî; Terra- nei composti diventa Terri-] e l’italiano ha perso due occasioni per correggere in traduzione i loro errori, personalmente uso «Paneuropa» e »Atlanteuropa» invece di «Panropa» e «Atlantropa», «Terriformazione» invece di «Terraformazione»).

Avevamo già discusso di Atlant(eu)ropa, ma qui c’è la possibilità di considerazioni più generali, non legate agli Anni Trenta. Il progetto di Sörgel era di tornare al livello del Mediterraneo durante l’ultima Glaciazione (ca. -200 m), con l’effetto che si può vedere in questo sito.

L’opera-chiave sarebbe la diga di 14 km e 286 m di profondità attraverso lo Stretto di Gibilterra. Il progetto è fallito a causa della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda, ma evidentemente non sarebbe mai accettato neppure oggi dalla Russia (perché il Bosforo e i Dardanelli diventerebbero terre emerse) né, se non altro, dalla Slovenia (dalla Jugoslavia forse sì; dall’Austria solo dopo l’Annessione di Venezia). Gli unici scenarî che l’avrebbero reso possibile in Età Contemporanea sono, in ordine regressivo di tempo:

1) Vittoria Sovietica nella Guerra Fredda e annessione della Turchia all’URSS;
2) Vittoria del Terzo Reich nella Seconda Guerra Mondiale;
3) Vittoria degli Imperi Centrali nella Prima Guerra Mondiale;
4) Conquista dell’Impero Ottomano da parte della Russia nel XIX secolo;
5) Conquista dell’Impero Ottomano (Egitto incluso) e della Russia da parte di Napoleone I;
6) Sopravvivenza dell’Impero Bizantino, Successione dei Wasa in Russia e dei Lorena ai Wasa.

Nessuna di queste Divergenze si è potuta realizzare; come di consueto, credo che più si va indietro nel tempo meno difficile diventa alterare il Corso della Storia (perché la Divergenza ha più tempo per svolgersi).

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Enrico gli replica:

Quanto mai vera l'ultima affermazione, ma bisogna anche considerare le eventuali soluzioni di continuità che possono intervenire nel frattempo, specie per gli imperi di ampia estensione.

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Allora Bhrg'hros parte a ruota libera:

Infatti le due constatazioni, combinate, hanno qualche conseguenza importante sulle ucronie in generale. Penso che sia evidente che Napoleone, arrivato al culmine del suo successo storico, aveva più possibilità di vincere l’Impero Russo di quante ne avesse Hitler nei confronti dell’Unione Sovietica; addirittura, in questa prospettiva, dovremmo pensare che sarebbe stato (relativamente) più probabile che Napoleone conquistasse sia la Russia sia l’Impero Ottomano rispetto a una (stabile e definitiva) Vittoria dell’Asse nella Seconda Guerra Mondiale (la Vittoria degli Imperi Centrali nella prima si collocherebbe a metà fra queste due, meno probabile rispetto a Napoleone ma più rispetto a Hitler). E d’altra parte rimane il fatto storicamente innegabile che nessuno di loro ha vinto perché, nelle condizioni reali, nessuno di loro avrebbe potuto vincere: ognuno è arrivato fin dove poteva, dopodiché inesorabilmente la Coalizione avversaria li ha fermati e annientati. Questo vale anche per l’ipotesi che la Russia conquistasse (da sola) l’Impero Ottomano o che l’Unione Sovietica vincesse la Guerra Fredda; è lo stesso motivo per cui un processo di unificazione europea in Età Moderna (XVI-XVIII secolo) non ha mai superato la fase preliminare: ogni volta la Coalizione avversaria si è rivelata più potente (non mi riferisco solo agli Asburgo e Lorena, compresi i Wasa, ma anche agli stessi Ottomani, subentrati a Bisanzio: una crescita impressionante – paragonata a quella, loro contemporanea, degli Asburgo è come se questi ultimi avessero incamerato tutti i Feudi Imperiali e conservato perlomeno sia l’Inghilterra-Irlanda sia la Polonia-Lituania) e anzi la crescita stessa di una Potenza ha di solito favorito la crescita uguale e contraria di un agglomerato che la controbilanciasse (di nuovo, il caso di Solimano il Magnifico e Carlo V-Filippo II).

Così, la Vittoria del Comunismo parte, nelle ucronie, da quella di Trockij (e della Rivoluzione Mondiale) su Stalin (e non dalla Guerra Fredda propriamente intesa); nessuno scenario alternativo alla Seconda Guerra Mondiale può far vincere l’Asse senza stravolgere la Geopolitica di Hitler (il Terzo Reich si sarebbe dovuto spartire il Mondo con l’Impero Britannico – come infatti il Führer desiderava – o con l’Unione Sovietica – secondo gli auspìci di Haushofer – o con gli Stati Uniti); la Vittoria degli Imperi Centrali richiede sistematicamente se non altro un’effettiva Neutralità degli Stati Uniti; la Conquista Russa di Costantinopoli non sarebbe stata possibile senza che Austria e Prussia, oltre a prendervi ampiamente parte, neutralizzassero almeno la Francia. Con Napoleone I cominciamo a ridimensionare la Divergenza richiesta: sarebbe bastato che la Russia non cambiasse fronte e accettasse la proposta dell’Imperatore di spartire l’Impero Ottomano (con l’aggiunta di Persia e India), ma anche in questo caso non possiamo lo stesso arrivare, neppure lontanamente, alle condizioni necessarie – Conquista Napoleonica sia della Russia sia dell’Impero Ottomano – per permettere nel XX secolo la realizzazione dell’Atlant(eu)ropa.

La questione cruciale è dunque se una Divergenza anteriore – ma non al punto di cambiare l’esistenza stessa dei Popoli, come sarebbe se collocata nel Tardoantico o nell’Alto Medioevo (per non dire in Epoca Romana classica o prima ancora) – potesse alterare la Storia in modo tale da arrivare al XX secolo con una situazione favorevole all’Atlant(eu)ropa. In particolare, per il Progetto ‘Cattolico’ sono stati esiziali i contrasti religiosi in Germania e Francia, il distacco dal Cattolicesimo in Gran Bretagna e Scandinavia, l’opposizione ortodossa in Moscovia e il trionfo del Principio di Equilibrio di Potenza (in realtà tutt’altro, come abbiamo spesso visto, ma dato che così si chiama manteniamone il nome per intenderci) a cominciare dalle Paci di Westfalia (con la successiva Restaurazione Portoghese) e soprattutto con la Guerra di Successione Spagnola; ritengo che, invece, qualsiasi Guerra di Successione Polacca in assenza di almeno uno dei fattori elencati non avrebbe fermato i processi centripeti, perché si sarebbe scatenata ormai ‘troppo tardi’.

Questo significa che si può ipotizzare una sorta di Punto di Non Ritorno, oltrepassato il quale le Coalizioni Nemiche dell’Impero in ascesa non riescono più a contrastarlo. Già con Napoleone questo Punto di Non Ritorno sarebbe forse stato irraggiungibile, perché, anche nello scenario più favorevole, oltre alla Francia (pur se capace di recuperare le Colonie Ispanoamericane) sarebbero altrettanto potenti la Russia e – siamo nella prima metà del XIX secolo – il Regno Unito, per non mettere in conto il potenziale degli Stati Uniti. In pratica: da Napoleone in poi le ucronie non possono portare all’Unificazione del Mondo e neppure dell’Europa in termini tali da rendere concepibile l’attuazione dell’Atlanteuropa.

Prima di Napoleone (ma dopo l’Alto Medioevo, altrimenti cambiano perfino le Nazioni), i Candidati più probabili – chiaramente in Europa, perché se l’Unificazione partisse dall’Asia la questione non si porrebbe (a meno di pensare a una Conquista Ottomana dell’Europa o di una sua gran parte; questa sarebbe logicamente ideale per il progetto, ma in compenso impossibile da attuare, per le stesse ragioni di Napoleone: rimarrebbero troppe Potenze rivali) – sono i varî Imperatori, come discusso in tante ucronie. Quali sarebbero i possibili Punti di Non Ritorno?

Uno, facilmente prevedibile, è il mantenimento dell’Unità Cattolica; tuttavia, i Punti di Divergenza necessarî per conseguirlo sono di regola difficilissimi da innescare (fra gli altri motivi, anche per l’aleatorietà dei Conclavi, dovuta oltre al resto al fatto che i Cardinalati non sono ereditarî né, almeno in teoria, in numero abbastanza fisso, perché si possono creare in qualsiasi momento nuove Parrocchie a Roma).

I Wasa al posto dei Romanov sono un’ucronia abbastanza efficace nella nostra prospettiva; richiedono un Punto di Divergenza abbastanza circoscritto (la mancata introduzione della Riforma Evangelica in Svezia oppure semplicemente che non sia definitiva) e producono conseguenze decisive perché il processo si alimenti da solo. Più deboli sono le ucronie in cui Carlo V di Lorena viene eletto ‘soltanto’ Re di Polonia-Lituania o quelle in cui Carlo VI vince la Guerra di Successione Spagnola, perché lasciano comunque Potenze rivali in Europa, ma possono essere sufficienti a far vincere al Reich la Prima e la Seconda Guerra Mondiale (nel caso, comunque possibile, che abbiano luogo) e così arrivare in tempo con le condizioni adatte per l’Atlanteuropa entro la vita di Herman Sörgel.

Le «soluzioni di continuità», naturalmente, sono più probabili in questi ultimi scenarî che nell’ucronia dei Wasa a Mosca, la quale dunque – combinata con la quasi certa e comunque incontrastabile Elezione di Carlo V di Lorena – mi pare la più adatta in tutta la Storia (senza alterare le Genealogie né tantomeno le Nazioni Europee) per portare all’Atlanteuropa (sottolineo che non produce l’Unificazione del Mondo, perché di sicuro la Francia e verosimilmente anche il Regno Unito non entrano mai – comunque mai di necessità e la Francia in nessun caso – a far parte dei Dominî Imperiali). Ciò si deve al fatto che le conseguenze si concentrano soprattutto nelle aree rilevanti per il progetto (Europa Orientale e Sudorientale), dove sono inarrestabili (nessuna Coalizione Nemica le può realisticamente impedire), e in più fornisce alla Concentrazione di Potere un’enorme base territoriale aggiuntiva oltreoceano (come minimo l’Impero Coloniale Spagnolo, anche se senza Portogallo) che, in questo particolare contesto (nel quale l’egemonia raggiunta in Europa Centrale lascia a Vienna il controllo sulla Corsica, con quel che ne consegue per il ruolo di Napoleone), l’Impero ha tutti i mezzi per conservare (di sicuro più di quelli a disposizione dei potenziali Avversarî, Francia e Regno Unito, dato che gli Stati Uniti non sussisterebbero).

Quando si manifesterebbero le conseguenze del Punto di Non Ritorno? Non certo nel 1613; la fase fondamentale sarebbe il prosieguo del XVII secolo, anzitutto con la cancellazione delle Guerre Russo-Polacche e soprattutto per il drastico ridimensionamento della potenza della Svezia (con i relativi riflessi in Germania e anche nei conflitti fra l’Unione Iberica da un lato e Francia o Inghilterra dall’altro) nonché per il diverso andamento delle Guerre Russo-Turche (e da un certo punto in poi anche Austro-Turche); la Resa dei Conti arrivverebbe con la Guerra di Successione Spagnola, sul cui esito si possono nutrire dubbi in misura paragonabile a quelli circa la Seconda Guerra Mondiale o tutt’al più la Prima.

È per questo che collocherei le possibili «Soluzioni di Continuità» essenzialmente nel 1612-1613 (anche alla Successione dei Lorena ai Wasa, ma, come anticipato, meno). Il Punto di Divergenza (giacché è ovvio che non basta ribaltare gli avvenimenti di quegli anni, bisogna trovarne delle cause sufficienti) deve quindi essere tale da lasciare il minor margine possibile di realizzazione a queste Soluzioni di Continuità. Il migliore, per le ragioni viste tante volte, è che la Polonia-Lituania rimanga asburgica da Massimiliano II in poi: questo raddoppia le possibilità di una Dinastia Cattolica a Mosca (i Wasa stessi – qui con ogni verosimiglianza solo Cattolici – dalla Svezia, come hanno fatto storicamente sia col Ramo Cattolico dalla Polonia sia con quello Luterano dalla Svezia) e in séguito rafforza oltre qualsiasi rischio l’Elezione di Carlo V come Successore dei Wasa. È però innegabile che, se si tratta del miglior Punto di Divergenza, non basta a eliminare la possibilità di Soluzioni di Continuità proprio nel 1612-1613 e anni successivi: le riduce più che qualsiasi altro Punto di Divergenza, ma non le rende impossibili.

Inoltre, lo stesso Punto di Divergenza ha bisogno di qualcosa per potersi verificare, dato che storicamente i fatti sono andati in altro modo. Alterare la Storia Russa non lo faciliterebbe nello specifico, ma paradossalmente sarebbe funzionale all’ucronia, perché, se fosse  Ivan IV a diventare Re almeno di Lituania, gli Ortodossi avrebbero decisamente meno possibilità di opporsi a una Dinastia Cattolica trentacinque-quarant’anni dopo. Molte altre sarebbero le divergenze possibili, ma la più diretta di tutte sarebbe una Vittoria Bizantina – nel lungo periodo – contro gli Ottomani (la quale, fra l’altro, rafforzerebbe ulteriormente l’ucronia, grazie alla Successione Lorenese nell’Eredità dei Gonzaga-Paleologi). Certo, partire dal 1453 è troppo tardi; ma che gli Ottomani subentrassero a Bisanzio non era certo inevitabile. Inoltre, mi pare quanto mai adatto che il Punto di Divergenza per prosciugare il Bosforo e i Dardanelli parta proprio da Costantinopoli.

Insomma, concluderei affermando che il Punto di Divergenza che comporta meno rischi di Soluzioni di Continuità per arrivare all’Atlanteuropa sia la Persistenza dell’Impero Bizantino coi Paleologi (in Unione con Roma, di modo da non dover favorire il Candidato Transilavano in Polonia nel 1576). Come già ripetuto, non è affatto una certezza; una possibilità migliore delle altre, però, esiste sempre e in questo caso ritengo che si tratti di questa.

N.B.: Come vedete, l'ucronia dell'andamento delle coste che rimane come nel Paleolitico mi appassiona per la questione della Preistoria indoeuropea, inoltre il progetto di Atlanteuropa (di fatto l'Eurafrica) rientra in una della principali teorie geopolitiche, per cui i due temi messi insieme sono già di per sé molto interessanti; in più, in questo caso si apriva una questione essenziale per molte ucronie, ossia una classifica in ordine di grandezza della Divergenza provocata, quindi meriterebbe una discussione più approfondita. Di fatto è un giudizio complessivo sulla maggior parte delle ucronie di cui noi discutiamo...

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Andrea Mascitti aggiunge:

Guardate questa cartina: l'Africa come il Sudamerica!!

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E MorteBianca ipotizza:

L'Etiopia si espande e diventa un grande impero sfruttando l'impenetrabilità delle sue montagne come difesa e partendo come base per un movimento anti-colonialista, panafricano e panarabo. la Libia di Gheddafi crolla miseramente e viene spartita tra i signori della guerra locali. La Tunisia è una superpotenza, vuoi perché l'Algeria collassa e ne approfitta, vuoi perché Cartagine sopravvive. Gli Stati Uniti trattano la Liberia come Colonia e questa si espande incredibilmente. Il Madagascar crea un impero mercantile e piratesco.

In Sud America, invece, il Brasile viene balcanizzato, forse dopo la rivolta contro il regime militare, forse ancora prima al momento dell'autonomia dal Portogallo. Gli Indios proclamano la loro indipendenza ed ottengono il supporto di mulatti e poveri creando dei propri stati nazionali. In generale crollano tutti i progetti Bolivaristi et similia. O più semplicemente Francia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Belgio, Italia e Germania si gettano alla conquista del Sud America in un momento di difficoltà di Spagna e Portogallo. Magari con la seconda guerra mondiale i due entrano con l'Asse senza cambiare molto.

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Chiudiamo per ora con le considerazioni del grande Bhrg'hros:

I Continenti Antropogeografici

Come noto a tutti, il più esteso blocco di terre emerse è formato dall’Eurasia e l’Africa, oggi di fatto separate dal Canale di Suways; il secondo dalle Americhe, tagliate dal Canale di Panamá (nessuno dei due Canali costituisce un confine antropico, neppure relativo); il terzo dall’Antartide, il quarto dall’Australia, seguìta a distanza dalla Groenlandia. Fino alla più recente Età Glaciale propriamente detta i primi due blocchi costituivano un’unica massa continua.

Le specie animali che li abitano vi sono variamente distribuite. L’Uomo Moderno si articola, dal punto di vista genetico, molto approssimativamente fra Africa Nera, Australia (entrambe con popolazioni esclusive o quasi, ma non solo) e Resto del Mondo (in Antartide non si hanno Indigeni prima degli attuali stanziamenti); il Colonialismo e lo Schiavismo hanno causato forti alterazioni nelle Americhe, in Australia, Nuova Zelanda e in buona parte dell’Oceania. Uno dei paradossi dell’America è che i fenotipi antropologici noti con i cromatonimi razziali (in ordine cronologico progressivo Rossi, Bianchi, Neri, Gialli) sono apparentati in guisa che “Rossi” e “Bianchi” sono i più simili e nel complesso sono a propria volta più vicini ai “Gialli”, mentre i “Neri” risultano i più distanti, benché poi fra “Bianchi” e “Neri” sia avvenuta la massima parte di ibridazioni (uso il termine tecnico della Genetica).

Sul piano linguistico, la divisione è molto più chiara e netta: Africa Nera da un lato (divisa in due e con due penetrazioni dall’Africa Bianca e dall’Asia), Aborigeni d’Australia dall’altro e Resto del Mondo compreso fra interpretazione unitaria a un estremo e tripartizione (in nostratico, amerindio e asiatico sud-orientale con discusse appendici) all’altro estremo (di nuovo, non esistono lingue indigene dell’Antartide; la Groenlandia è in continuità con l’America più settentrionale e l’estremità nordorientale dell’Asia).

Le Tradizioni Religiose sono in massima parte tipiche di ogni regione o al massimo subcontinente, ma la maggioranza relativa dell’Umanità si raggruppa intorno a pochissime varianti di Monoteismo, a loro volta storicamente legate alla Tradizione caratteristica del Subcontinente Indiano, una cui Scuola è invece assai diffusa in tutta l’Asia Orientale.

Come si vede già da questa banalissima rassegna, il Globo è interamente interconnesso, anche se tale interconnessione è in parte molto recente e dovuta a fenomeni di invasione (delle Americhe e dell’Oceania – oltre che del Sudafrica – da parte dell’Euopa) e deportazione (soprattutto dall’Africa Nera nelle Americhe). Poiché l’Umanità Moderna è una specie di origine africana (disambiguazione: una specie originaria dell’Africa), qualsiasi sua suddivisione interna deve al contempo dividere l’Africa stessa, che del resto si distingue dall’Eurasia solo per un Canale recente e che non rappresenta in alcun modo un confine antropico. Il Panafricanismo non ha dunque senso se non come parte integrante del Mondialismo (uso il termine nell’accezione neutra di ‘progetto politico di unificazione del Globo’); il Panamericanismo lo avrebbe solo nella prospettiva di una cacciata degli Europei e degli Afroamericani, che hoggicondì pressoché nessuno si augurerebbe (altrettanto vale per l’Indipendenza dell’Australia e per gli Aborigeni, così come per la Nuova Zelanda &c.).

Per tutto ciò, è molto difficile sostenere che le Nazioni al Mondo siano più di quattro (due Negroafricane, una residua Aborigena Australiana e tutto il Resto dell’Umanità), distribuite su di un unico blocco continentale (afroeurasiatico-americano, appena solcato dal relativamente recente Stretto di Bering) connesso nella maniera più stretta all’Australia tanto quanto alle quasi innumerevoli altre isole, maggiori o minori (da quelle che solo l’ultima fase dell’innalzamento dei Mari ha separato dal Continente – come le Isole Britanniche – ai veri arcipelaghi oceanici del Pacifico), mentre l’unico altro effettivo Continente rimane l’Antartide.

Per riassumere:

- due Continenti (l’Antartide e l’Ecumene, unita a Settentrione e articolata a Meridione in Africa, Australia e America);
- quattro Nazioni (tutte nell’Ecumene: due residuali – Khoi-San e Aborigeni Australiani – e due grandi).

Dato che un Continente è anecumeno e due Nazioni sono residuali, in pratica il Mondo si raggruppa in due grandi Nazioni (‘Negroafricana’ – con inclusione degli Afroamericani – e Resto dell’Umanità) su un solo Continente, l’Ecumene (la prima soprattutto in due Penisole, l’Africa Nera e le Americhe). Come è evidente, le due Nazioni non sono separate, perché esiste una porzione sempre crescente di Umanità che è materialmente nata dall’unione di entrambe.

Le basi obiettive della distinzione delle Nazioni si esauriscono qui. Tutto il resto sono costruzioni artificiose nate per contingenze storiche e falsificate dalla semplice osservazione della Realtà.

Un corollario geografico potrebbe essere che, agli effetti pratici, dato che l’unico Continente antropico risulta l’Ecumene e che questa è costituita da una grande massa settentrionale con tre grandi Penisole meridionali (Africa, Americhe e in mezzo, per approssimazione, l’Australia), il centro (simbolico più che geodetico) dell’Ecumene potrebbe essere visto nel Monte Qomolangma (= Everest). Da qui si potrebbero misurare l’Occidente e l’Oriente.

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