Meno Mare sulla Terra

da un'idea di Antonio Sinfarosa

POD: per un motivo qualunque, ma non legato al clima (quindi per esempio: meno impatti meteorici, o semplice casualità), sulla Terra il livello medio del mare è di circa 150 metri più basso, rispetto al livello del mare attuale, come mostra la cartina soprastante.

La cartina è presa da un gioco per cellulari (TerraGenesis, per chi fosse curioso) nel quale, dopo aver terraformato Marte, Luna, Mercurio e, soprattutto, Venere, ho avuto la possibilità di sbloccare la Terra, che avrei potuto salvare da un’estinzione di massa o applicando il pay per win o, forse, giocando per 24 ore di fila; visto che non ho fatto entrambe le cose, ecco la mappa della Terra terraformata dopo un’estinzione di massa avvenuta a fine XXI secolo, dove anche i deserti sono stati resi fertili e quindi tutta la Terra è ricoperta da vegetazione ed è pronta per accogliere quadrilioni di terrestri (grazie a un bug del gioco, già verificatosi sulla Luna terraformata).

Le differenze macroscopiche, rispetto al mappamondo cui siamo abituati, sono:

Se la Terra fosse così, le più grandi civiltà insulari dell’Eurasia, l’Inghilterra ed il Giappone, non sarebbero più tali; addirittura l’Inghilterra non sarebbe neanche più riconoscibile.

Ecco una prima bozza di Timeline:

3500 a.C.: Mezzaluna fertile più grande di come la conosciamo, visto che il Golfo Persico non esiste; Assiri, Babilonesi, Egiziani, tutto come da storia nota, ma tutto spostato più a est;

Circa 2000 a.C. Mosè guida il popolo ebraico fuori dall’Egitto attraversando davvero il Mar Rosso (e non il Mar dei Giunchi), camminando all’asciutto sul fondo marino.

Persiani, Greci, Alessandro Magno come da storia nota.

I Romani potrebbero arrivare prima in Britannia, addirittura con Giulio Cesare durante (o poco dopo) la sua campagna di Gallia, e quindi il De Bello Gallico inizierà con “Gallia est omnis diuisa in partes sex”; Addirittura, la maggiore possibilità di terre, potrebbe spingere i romani ad avere un impero più a nord di quello che conosciamo, per esempio ignorando il Mediterraneo Orientale (tranne ovviamente per la Grecia). Questo potrebbe avere grosse conseguenze, visto che il Cristianesimo vivrebbe in orbita persiana (o egiziana?) e non romana. Per semplicità, però, ipotizzerò che l’impero romano sarà come quello che conosciamo, ma più esteso a nord.

Impero Carolingio, come la storia nota, ma la penisola Britannica ne fa parte quasi per intero;

Similmente in Asia, l’Impero Cinese, il Giappone, la Corea, i Mongoli… tutto come storia nota (anche l’Orda e Gengis Khan)

Nella nostra Indocina, c’è spazio per un nuovo impero nella penisola Myanmar-Kalimantan, oppure potrebbe finire sotto influenza cinese, o indiana. Se però fosse una nazione indipendente e con la vocazione marinara, potrebbe scoprire prima l’Australia-Nuova Guinea e, soprattutto, instaurare rapporti commerciali con i persiani e i romani, diventando una specie di potenza locale ante-litteram.

In Europa l’Inghilterra (che si potrebbe chiamare “Bretagna”, anche senza Gran) non potrebbe avere una politica di isolamento.

L’America (che ovviamente non si chiamerà così) verrà scoperta molto prima, ma da ovest, visto che la Terra di Bering (quella che sostituisce il nostro stretto omonimo). Da definire se da Cinesi o, forse dai Giapponesi. Ovviamente, gli Europei potrebbero a loro volta navigare fino in America da est, e incontrarsi con i giapponesi (o con i Russi, se aspettiamo qualche altro secolo) come è successo per l’Alaska nella storia nota.

Da questo punto è pressappoco la cronistoria del gioco: le federazioni sono frutto della mia fantasia. Molto è basato sulla casualità insita nel software, il resto sulla mia -poca- fantasia descrittiva. Logicamente, anche questi punti (a partire dalla grande carestia) sono passibili di modifiche e commenti.

Fine XXI secolo: grande carestia e estinzione di massa: le uniche "Nazioni" (in realtà, poco più che villaggi di qualche decina di abitanti l’uno) sopravvissute sono: Francia, Russia (ma solo la parte europea), Libia, Zambia, Iraq, Kazakhstan, India, Cina, Arkansas, Messico, Brasile, Australia;

XXII secolo; a causa della criminalità australiana e di un’epidemia in Zambia, le due nazioni diventano terre fantasma.

XXIII secolo: Francia, Libia e Iraq fondano la Federazione Mediterranea; con frequenti scambi e agevolazioni commerciali tra di loro. lo Zambia si ripopola, mentre l’Australia viene rasa al suolo e usata come giacimento industriale; altri poli industriali nascono in Antartide (nella penisola antartica), Siberia, Groenlandia e Alaska; un gruppo di scienziati stabilitisi nei pressi della stazione Casey fondano la città di Antartide-Birkana.

XXIV secolo: l’India aderisce alla Federazione Mediterranea, che si rinomina in Federazione Indoeuropea; similmente nascono le federazioni asiatiche (comprendente anche la Russia a ovest degli Urali) e americane.

Fine XXVIII secolo: la popolazione della Terra tocca i 2 miliardi; i giacimenti di Antartide, Siberia, Groenlandia e Alaska si esauriscono: i minatori, assieme alle loro famiglie, si stabiliscono permanentemente in quelle zone, fondando nuove città. Similmente in Groenlandia, una volta che la pesca.

Che ne pensate?

Antonio Sinfarosa

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Gli risponde Enrico Pellerito:

Un cambiamento molto incisivo nella dinamica che porta ad una tale conformazione, comporta un'altamente probabile diversità sull'evoluzione del pianeta. E difatti è stato uno dei motivi che mi ha portato ad interrompere l'ucronia di un genere umano che si trovi limitato ad un'Africa separata e molto distante dalle altre terre emerse.
Qui, però, tralasciando la trasformazione indotta dagli esseri umani per ottenere l'intero pianeta ubertoso, si ipotizza un livello dei mari più basso; ciò può davvero influire in maniera negativa nel processo iniziato nelle acque e che ha portato fino ai Sapiens?
Forse nell'andamento temporale, con un ritardo o un anticipo riguardo la comparsa dei primi ominidi, ma non mi sentirei di escludere del tutto una sostanziale coincidenza dello sviluppo della vita per come lo conosciamo.
Un modello di riferimento che parta da questa base necessiterebbe di una quantità enorme di dati e dubito che si possa censirli e considerarli tutti, comprese le loro interconnessioni e le varianti e le variabili che durante i lunghissimi tempi indirizzerebbero i processi evolutivi.
Possiamo solo provare a "giocare", accettando il quadro proposto, cercando di trovare un senso di plausibilità e verosimiglianza alle cause che producono questo effetto, speculare sul panorama del pianeta che, rispetto al nostro, subirebbe dei cambiamenti ambientali in molte aree, infine immaginare la diversa storia dell'umanità.
Quindi avremmo gli ucro-sumeri, gli ucro-egizi, gli ucro-cinesi e tutte le altre civiltà che sono sorte e dalle quali poi si è sviluppata la storia, in aree similari per caratteristiche a quelle della nostra realtà ma differentemente posizionate.
La mezzaluna fertile potrebbe essere un triangolo (o un parallelepipedo) fertile e situato in quella che, per esempio, potrebbe essere la nostra Algeria.
A questo punto, o si crea un modello con la sempre notevole mole di dati (lavoro estremamente complicato e oneroso e che dubito si possa anche solo ipotizzare per chi non è uno specialista) o si individuano zone destinate a rappresentare le varie culle della civiltà umana attraverso il lancio dei dadi.

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William Riker chiosa:

Mi permetto di aggiungere un esempio al puntuale intervento di Enrico. Nel capitolo 2 della Genesi è contenuta una vera e propria "carta geografica del Paradiso". In essa si dice che nel mezzo del Giardino dell'Eden c'era una sorgente che si divideva in quattro rami e dava origine a quattro fiumi: Pison, Ghicon, Hiddekel e Phrat. Questi ultimi due sono i nomi ebraici del Tigri e dell'Eufrate, gli altri due sono sconosciuti e c'è chi li ha identificati con il Nilo, l'Indo o il Gange. In realtà, come scrive Isaac Asimov nel suo saggio "In Principio", molto probabilmente il Pison e il Ghicon erano due affluenti del Tigri e dell'Eufrate che scorrevano nel deserto arabico, ancora in parte pieni d'acqua stagionalmente nel VI secolo a.C. quando si formò la redazione definitiva del Pentateuco, ma subito dopo completamente disseccati. In un mondo di mari più bassi è presumibile che anche il Tigri e l'Eufrate si dissecchino completamente, altrimenti alimenterebbero il Golfo Persico che sarebbe più ampio di quanto visibile nella mappa del Videogame, e di conseguenza il mito dell'Eden come giardino di delizie non nascerebbe. In un mondo come quello da te disegnato, è possibile che la Bibbia, e dunque anche il Corano, siano completamente diversi. Escludo però la Tetrapotamia in Algeria, anche quella regione sarebbe desertica anzitempo; secondo me i dadi non sono necessari, basta usare la ragione umana. Io la butto lì: la razza caucasica come la conosciamo nasce in Cina, dove i fiumi Giallo e Azzurro sono alimentati dagli inesauribili ghiacciai dell'Himalaya, e dunque assicurano alla pianura cinese uno dei tassi di umidità e fertilità più alti del mondo. Idem dicasi per la valle del Mississippi, alimentato dai ghiacciai del Canada: forse le piramidi saranno edificate nel nostro Missouri...

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Ed Enrico gli risponde:

L'intervento del Comandante permette di esplorare altri aspetti di questa Terra alternativa.
L'Algeria l'ho citata solo come un qualsiasi punto del pianeta, ma i riferimenti alla Cina sono davvero molto più congrui e realistici.
Non so quanto sia possibile la nascita di una civiltà molto antica nelle Americhe che raggiunga in questa realtà alternativa gli stessi livelli di quelle dei popoli eurasiatici, ma ammetto che qui sono influenzato da quanto espresso da Jared Diamond nei suoi scritti a proposito degli sviluppi dell'umanità nelle varie parti del mondo; pertanto il richiamo alla "ragione umana" di Franco Maria trova la sua congrua applicazione proprio facendo riferimento a quanto afferma lo stesso Diamond nei suoi scritti.
L'autore citato, per esempio, non esclude che le società di origine dell'agricoltura e dell'allevamento sorte nel territorio degli attuali Stati Uniti orientali e nella Mesoamerica (diverso il discorso relativo alle zone andine) avrebbero potuto, se non fossero prima giunti gli Europei, progressivamente svilupparsi fino a raggiungere un più elevato livello di struttura organizzativa e scientifica.
Ora, se ci vincoliamo a quella che è stata la ormai assodata espansione antropica sul pianeta, dai primi movimenti in Africa risalenti a circa 7 milioni di anni a.C., avremmo una diffusione verso l'Asia databile a circa un milione di anni a.C., poi, a seguire, i nostri antenati si sarebbero spostati verso l'Europa (mezzo milione di anni a.C.) e solo "recentemente" avrebbero raggiunto l'Australia (40000 a.C.), la Siberia nordorientale (20000 a.C.), l'Alaska (12000 a.C.), gli attuali USA (11000 a.C.) e l'America Meridionale (10000 a.C.).
Ammettiamo che sul nostro stesso pianeta ci possa pure essere una variabilità temporale di qualche migliaio di anni rispetto le date su riportate, le cose non cambiano poi molto, almeno nei risultati che ci hanno portato all'attuale configurazione globale; c'è da vedere se nella Terra alternativa il "continuum" territoriale incide (e in quale misura) sull'espansione antropica.
Se i criteri che Diamond espone, sostenuti dalla maggioranza degli studiosi di varie discipline scientifiche e che cercano di spiegare il perché determinate zone hanno consentito tutto il processo di sviluppo che ha portato, ad un certo punto della Storia, ad avere delle civiltà progredite poi primeggianti su quelle che hanno segnato il passo per vari contingenti motivi, allora possiamo pure ipotizzare che anche su questa Terra alternativa si verifichi lo stesso iter.
Probabile, quindi, che come dice Franco Maria la "mezzaluna fertile" nascerebbe proprio in Cina nei pressi dei fiumi Giallo e Azzurro, con tutti gli aspetti che comporteranno l'evoluzione umana lungo una fascia "orizzontale" dei territori del pianeta.
Alla fine, mi chiedo, avremmo un mondo umano differente dallo storica processo di espansione e progressivo raggiungimento di scoperte e risultati?
Se non consideriamo possibili ostacoli dovuti ad un molto più differente panorama climatico, secondo me il mondo non sarebbe molto diverso e ritengo pure molto probabile che una parte dei caratteri fisici, oggi tipici dei popoli mongolici, sarebbe presente in modo ancor più prevalente fra gli attuali abitanti delle aree euroasiatiche fino alle sponde dell'alternativo oceano Atlantico; conseguenza di ciò anche coloro che hanno poi raggiunto le attuali Americhe mostrerebbero (come in effetti avvenuto nella nostra realtà) le anzidette caratteristiche.
Diciamo che perfino noi "bianchi" (che mediamente, specie i mediterranei, siamo anche più scuri rispetto ai Cinesi) ci potremmo ritrovare con gli occhi caratterizzati da un particolare taglio e con conformazione di capelli e peli tipiche degli attuali popoli asiatici.
Importante differenza che qui sarebbe presente, è la possibilità di espansione antropica in maniera molto, ma davvero molto, più continua rispetto alla nostra Terra, per cui i popoli che si trovano al settentrione sarebbero comunque in contatto tra quelli insediati nella fascia temperata euroasiatica e coloro che vivono nel Nord America. O forse no?
Il clima sarebbe diverso, lo abbiamo già detto, ma resta il fatto che oltre un certo parallelo esso sarebbe pur sempre rigido, costituendo sempre causa di rallentamento nei commerci e nei contatti.
Forse, dunque, anche per questi motivi i popoli i cui antenati si sono spostati nelle Americhe si troverebbero qualche gradino più giù rispetto a quelli che si sono sparsi nell'Eurasia?
E allora ciò comporterà la medesima "colonizzazione" a danno dei meno forti da parte dei più forti?
Forse anche i popoli del Missouri non saranno in grado di opporsi all'espansione che proverrà da fuori?
Si può ipotizzare che il continuum territoriale renda meno invasivo il contatto tra i vari popoli del pianeta, pur non mancando scontri e lotte.
Possiamo pure essere in presenza di una sostanziale omogeneità della civiltà presente nell'Eurasia e nell'Africa settentrionale, con un equilibrio tra i progressi raggiunti dalle varie società e una interconnessione economica, culturale, scientifica grazie ai commerci e ai contatti.
A questo punto le civiltà americane potranno essere un po' più progredite rispetto a quelle che storicamente conosciamo?
L'allevamento di animali che tanto ha influito sul progresso umano, potrà essere diverso anche in virtù dei differenti climi che questa Terra alternativa potrebbe offrire?
Ciò vale anche se le diversità climatologiche hanno, per esempio, creato una qualche ampia area desertica tra l'Asia e l'Europa; assisteremo, in questo caso, ad un minore travaso di dati, informazioni e via dicendo tra la prima civiltà umana e una parte del resto del pianeta.
Allora dobbiamo stabilire se questa Terra alternativa (e siamo punto e a capo per come Paolo ha fatto presente) sia caratterizzata da condizioni orografiche molto differenti rispetto al nostro pianeta, proprio per comprendere quali assi di espansione umana possono essere diversi e portare a precipue condizioni.
Sull'aspetto della glaciazione che ha proposto Asaf, credo sia un elemento molto importante, tale da risolvere la questione del come si arriva a questo quadro ambientale, ma la "clausola" climatica deve restare in essere per tutto il tempo che dagli ominidi si passa ai Sapiens, con conseguenze notevoli per quanto riguarda l'espansione verso il Nord; ciò significa che la fascia temperata si riduce e la prima colonizzazione antropica potrà giungere nelle Americhe attraverso una molto più successiva esplorazione marittima.
E vi dirò che questo mondo alternativo trova il mio gradimento, permettendosi di creare un'espansione umana molto più lenta e ritardata rispetto al nostro tempo.
Che poi era uno dei miei pallini dell'umanità isolata alla sola Africa, dove intendevo ottenere un ceppo umano prevalentemente di cute scura e il raggiungimento delle terre vergini (cioè tutto il mondo eccettuato, appunto, l'Africa) in un periodo dove il livello di civiltà umana consentisse un approccio alla natura e al territorio molto meno dannoso.
Qui, invece, potremmo avere due principali ceppi umani, quello asiatico e quello africano.
In conclusione, ci troviamo di fronte ad un unico (caso raro) Punto di Divergenza: la glaciazione che in HL si è conclusa circa 10.000 anni fa persiste, rendendo il livello dei mari più basso, ma impedendo una colonizzazione umana persistente oltre un certo parallelo e, quindi, tutte le variabili sul territorio e sull'umanità sono contingenti all'elemento climatico e le conseguenze storiche discendono (e ricadono) direttamente da (e su) tale quadro.

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Ed ecco l'immancabile parere di Bhrihskwobhloukstroy:

Quest’ucronia è il mio vero chiodo fisso (ben più che la Monarchia Universale in Età Moderna, il che è tutto dire)! Le obiezioni sono evidentemente perentorie e quindi la proposta iniziale è impraticabile per eccesso di variazione dei dati (considerata la situazione, non provo neanche a considerare l’addentellato dell’Estinzione di Massa nel XXI secolo; visto che questo messaggio non arriva al Gruppo, mi ritengo libero dal rispetto delle condizioni poste). Siccome gli unici Punti di Divergenza che non rischiano di modificare l’intero Universo sono quelli basati su una diversa decisione umana (dove la diversità è dovuta a una differente scommessa euristica sugli scenarî presi in considerazione da una singola mente umana, per cui la Divergenza da porre nel Big Bang è minima rispetto a qualsiasi altra), mi pare che l’ucronia si possa sviluppare soltanto ipotizzando che le Comunità Umane del Paleolitico si siano tramandate un timore reverenziale delle foreste più profondo di quel tanto che basta per inibire i disboscamenti neolitici attuati col fuoco (e dei quali si ritrova traccia nei carotaggi dei ghiacci groenlandesi).

Con la prosecuzione delle Glaciazioni (in realtà dei Cicli di Dansgaard e Oeschger) e senza lo sviluppo di un Modo di Produzione Neolitico di tali dimensioni da causare le Eccedenze Agricoli e quanto ne è conseguito fino alla Civiltà Urbana come la conosciamo (N.B. l’Urbanesimo non è escluso, lo è solo quello su modello mesopotamico con i suoi simili nel Mondo), tutto continua come nel Paleolitico superiore. A tale quota cronologica, l’Umanità era già molto simile a oggi (a parte l’abitabilità delle zone ghiacciate, che comunque non è del tutto azzerata, anche perché esiste pure una vasta e ramificata idrografia glaciale) e perfino molti macrotoponimi famosi dovevano già esistere (Genova e Milano, tanto per fare due esempi; uno che mi piace particolarmente è Phorbantia, l’attuale Lèvanzo, all’epoca promontorio e non ancora isola).

Un diverso Urbanesimo produce una Geopolitica diversa nei dettagli, ma identica nei principî (parto dall’idea che le tre Forze motrici della Storia siano appunto l’Urbanesimo, la Geopolitica e, contraria a entrambe, l’inerzia della Continuità). Se posso dare per nota l’interpretazione epipaleolitica di Atlantide come sommersione dello Scudo Celtico (con i corollarî toponomastici che ne avevo nel mio piccolo formulato), la ripresa dei Cicli Glaciali unita alla forza cumulativa della Continuità e all’eternità delle dinamiche geopolitiche produce come risultato massimamente probabile la Conquista dell’Area Egeo-Anatolica da parte degli Indoeuropei Atlantici dopo l’intervallo di tempo necessario alla ripresa dalla catastrofe della metà del X millennio a.C.: se il Punto di Divergenza è all’inizio del VII millennio a.C., una stima prudenziale ci permette di collocare dopo altri due millenni e mezzo – tre per scaramanzia (tanto per usare una parola atlantidea) – la ‘Vendetta di Atlantide’ e la Sottomissione di Atene, quindi più o meno verso il 4000 a.C., allorché siamo sicuri che ancora fossero parlate tutte le varietà indoeuropee preistoriche.

Senza Urbanesimo Mesopotamico vengono meno le conseguenze linguistiche della Torre di Babele e quindi l’Indoeuropa Preistorica rimane un àmbito etnico percepibile come continuo, per cui le consuete dinamiche ci conducono all’Impero Indoeuropeo (‘neopaleolitico’) in luogo di quelli Persiano e Romano (nonché di quelli Indiani) e appunto come compimento dell’Imperialismo Atlantideo. Grazie agli Indoeuropei della Serindia (i Tocarî storici), la cui azione di superstrato sulla Cina e il Tibet Protostorici rimane – in quanto preurbana – inalterata, l’Impero Indoeuropeo Atlantideo raggiunge l’Oceano Pacifico e, in questa geografia, il territorio (qui peninsulare) del Giappone, mentre per lentissima espansione demica l’Indoeuropa rinsalda – anziché sciogliere – i legami con le Popolazioni Altaiche, Paleosiberiane, Eskimo-Aleutine e Amerindie (anzitutto, gli Indoeuropei d’America – Ts’msyan, Miwok, Costanos, Takelma, Siminóli – permangono tali; come benvenuta conseguenza, il tubero *gordu-pl[h₁]o-s ‘pieno di nocchi’ – ossia la patata, Kartoffel – prosegue anticipatamente la propria diffusione in Europa).

È chiaro che la Cerealicoltura si sviluppa comunque, solo concentrata nei terreni da cui il mare si ritira durante il Pleniglaciale (e che l’Uomo sa benissimo come irrigare di acqua dolce); tuttavia la densità demografica rimane decisamente più bassa che dal nostro Neolitico in poi (senza che ciò impedisca realizzazioni megalitiche). Molto ritardato sarà invece l’impiego utilitaristico (al contrario di quello artistico) della Scrittura; poiché però il numero dei Pensatori sarà più o meno pari (in assoluto) a quello storico – dunque molto maggiore in proporzione – e ci saranno assai meno guerre, credo che le Scienze conosceranno uno sviluppo quanto mai gratificante...

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Enrico replica:

Grazie tantissimo per essere intervenuto. Gli aspetti su cui hai posto attenzione sono di notevole importanza e vanno vagliati.
Se non ho compreso male, si potrebbe addirittura configurare una minore e/o più lenta evoluzione del linguaggio in termini di diversificazione dai ceppi originari.
Purtroppo oggi sarà una giornata abbastanza complicata per me, ma appena posso intendo aggiornarti con i vari contributi che si sono susseguiti, dove Paolo ha giustamente sollevato la problematica relativa alla presenza o meno dell'elemento "cavallo" e al quale, forse, si è data una risposta.
Gli stessi spunti che Antonio Sinfarosa prospetta sono molto dipendenti dal quadro di partenza previsto nel gioco cui egli fa riferimento; se dal punto di vista geografico, a mio giudizio, sono abbastanza realistici alla terra alternativa, gli sviluppi storici sono opinabili, ma ciò non toglie che possano avere un loro peso specifico.
Si è, però , davanti ad una problematica che ho scoperto durante una ricerca fatta in rete; cioè la configurazione, non so quanto presumibile o proprio realistica, della biosfera sul nostro pianeta nel momento delle ultime glaciazioni.
In pratica, dove possiamo rintracciare aree di tipo "mediterraneo"?
La possibilità che la "mezzaluna fertile alternativa" sia inferiore come capacità produttiva e la stessa molteplicità dei prodotti cerealicoli sia limitata, potrebbe influire sullo sviluppo, non già delle società agricole come struttura di base, ma sugli effetti dell'alimentazione stessa.

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Bhrihskwobhloukstroy riprende la parola:

Il dibattito fin qui è stato, come logico, imperniato sul Punto di Divergenza da individuare; di fatto, mi pare che il grosso della discussione si raggruppi fra due estremi, da un lato la situazione attuale diecimila anni prima di Cristo (un’eventualità cui non avevo mai pensato e che, siccome sono sempre più lento, avrò bisogno di anni prima di riuscire a immaginare), dall’altro una Divergenza relativamente recente (come hai illustrato in modo cristallino) e dovuta a un clima anche solo di poco più freddo (come sottolinea l’Ucroniarca).

Senza alcuna originalità, mi sono inconsapevolmente unito a questa seconda prospettiva, insistendo poi sulla condizione che avvenga nel nostro Universo (un’alterazione del clima senza un contributo decisivo da parte dell’Uomo implica una catena di cause naturali non umane che per forza comincia dal Big Bang – ossia da un diverso Big Bang, per quanto poco diverso – e quindi in pratica può avvenire solo in un altro Ergocronotopo). Forse il Punto di Divergenza cui penso si colloca a una quota cronologica particolarmente bassa (il 7000 a.C.), quindi è – come al solito – quanto mai conservativo (perciò abbiamo tutta la Preistoria identica fino ad allora, compresa l’Antropizzazione delle Americhe e quanto ne consegue, inoltre anche molto di quel che di essenziale è avvenuto dopo – la Cerealicoltura, l’Addomesticamento del Cavallo, il pur dislocato Urbanesimo, la Geopolitica &c. – permane più o meno invariato); tuttavia, la Storia Evenemenziale ne risulta radicalmente stravolta. Praticamente tutte le Personalità Storiche vengono meno, se teniamo conto del fatto che la sola differenza demografica è come minimo di 1 a 400 (ogni 400 persone realmente esistite, 399 non nascono mai, né esse stesse né alcun loro omologo più o meno diverso) e le persone che comunque esisterebbero in questa ucronia sono il risultato di una combinazione genetica talmente alterata da non avere alcun rapporto riconoscibile con la Storia come la conosciamo. In altri termini: il 99,75% dei Personaggi Storici non c’è e non è sostituito da nessuno, il restante 0,25% è completamente diverso e irriconoscibile. Per fare qualche nome a caso fra tantissimi, niente Mosé, Buddháḥ, Cesare, Maometto, Činggis qaγan, Giovanna D’Arco, Lutero, Re-Sole, Napoleone, Bismarck, Hitler, ma neanche Re Davide né Maria Vergine SS. (o comunque sarebbero totalmente diversi, quindi insomma non sono loro).

Esistono invece le Nazioni che già erano individuate nel 7000 a.C., anche se ancora prive di alcune caratteristiche (per esempio linguistiche). Di quelle formatesi dopo, alcune sono sostituite da altre che invece nella nostra Storia sono scomparse, per esempio i Bassoegizi al posto degli (Alto)Egizi, gli Eufratici al posto dei Sumeri e degli Assiro-Babilonesi (in tutti questi casi per ragioni climatiche), di conseguenza gli Etei, Evei, Gebusei, Gergesei &c. al posto degli Ebrei, tutti comunque con ogni verosimiglianza annessi dagli Atlantidei. In questo contesto, il Mondo assume le sembianze di uno Stato Moderno, con una Nazione egemone e un po’ di Minoranze marginali; l’unica davvero antagonista è quella asiatica sudorientale, che controlla l’Indocina e soprattutto l’Indochersonesia (il corrispondente dell’Indonesia, con le isole fuse in un’unica gigantesca penisola): è una branca della Nazione egemone, ma distaccatasi ormai da una quindicina di millenni e quindi completamente a sé, svincolata da ogni legame linguistico, politico, culturale &c. (al contrario, le Americhe vengono progressivamente inglobate nell’Indoeuropa, prima o poi tutta atlantidea).

Geneticamente, si tratta degli Occidentali (che qui abitano anche la Cina) e rispettivamente, almeno per la maggior parte, dei Cinesi (dislocati in Indochersonesia insieme ai loro parenti prossimi Austroasiatici, Austronesiani &c.); per una grottesca ironia della Storia (linguistica), gli Atlantidei hanno fra le proprie denominazioni anche quella di “Liberi”, che ci ricorda tanta Propaganda di un recente Passato che non passa...

Le aree di tipo ‘mediterraneo’ c’erano, anche in epoca glaciale, ma sulla cartina non si vedono. Nel settore settentrionale e orientale del Mediterraneo, sono la Spagna Meridionale, gran parte della Sicilia (con la connessa Penisola corrispondente al nostro Arcipelago Maltese) esclusa la costa settentrionale, poi il Peloponneso, l’Anatolia Meridionale e gran parte del Levante (Siria integralmente compresa): non avevano il clima attuale, ma grosso modo quello della Liguria, quindi con neve per pochi giorni d’inverno e macchia mediterranea a ridosso della costa (in fase glaciale le precipitazioni erano inferiori alle epoche più calde).

Mi fa piacere ripetere – senza particolari motivi per farlo – che il Punto di Divergenza parte da una maggiore Sacralità degli Alberi, con un po’ di semplificazione assimilabile al Principio della Sacertà della Vita Umana, per cui – almeno come tendenza – ogni albero avrà (come aveva) un nome proprio e se ne tramanderà il ricordo anche dopo la morte. È questo il contesto da cui parte lo sviluppo del Pensiero Scientifico, che oso riproporre maggiore rispetto alla Storia reale; non è che abbiamo molti millenni a disposizione (solo nove di Divergenza), ma credo che, con tutta la dovuta prudenza, le attuali conoscenze si possano postulare intorno all’anno corrispondente al 1000 a.C. (tre millenni dopo la Vittoria di Atlantide su Atene), anche se magari senza la Tecnologia degli ultimi due secoli, che potrebbe attendere (a voler essere radicalmente pessimisti) altri due millenni: in ogni caso, nella peggiore delle ipotesi potremmo avere la Civiltà nostra contemporanea già mille anni orsono.

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Enrico domanda ancora:

Secondo la proposta ucronica originaria di Antonio Sinfarosa, il panorama mondiale ha più terre emerse di quello nostro e nel gioco citato ciò avviene con tutta una serie di "meccanismi", facendo pure ottenere una Terra fertile a tutte le latitudini.
Quest'ultimo aspetto sembra non interessi più, mentre per giungere alla geografia alternativa terrestre, non essendo questa affatto differente rispetto a quella coincidente durante le ultime glaciazioni, quale punto di divergenza ci si è orientati sulla permanenza fino al presente delle suddette glaciazioni.
Il quadro climatico è, dunque, almeno quello di 20.000 anni fa.
Orbene, secondo le ipotesi scientifiche la Siberia nord-orientale sarebbe stata raggiunta dagli esseri umani all'incirca prima del 20.000 a.C., proprio a causa del suo clima rigido che non poteva certo definirsi salubre, mentre il "passaggio" nell'allora Alaska sarebbe avvenuto prima del 12.000 a.C., ma l'effettiva antropizzazione del resto del continente americano sarebbe iniziata almeno 2.000 anni dopo (10.000 a.C.).
Cosa impediva ai cacciatori del periodo glaciale di proseguire oltre l'Alaska: «...una vasta coltre di ghiaccio simile a quella che copre oggi la Groenlandia, che si estendeva da una costa all'altra del Canada.» (Jared Diamond, "Il terzo scimpanzé").
E proseguendo: «A intervalli, durante le epoche glaciali, attraverso questa calotta si apriva, subito a est delle Montagne Rocciose, uno stretto corridoio libero dai ghiacci in direzione nord-sud. Tale corridoio si richiuse attorno a 20.000 anni fa [18000 a.C.], quando - a quanto pare - in Alaska non c'erano ancora esseri umani in attesa di percorrerlo. Quando però il corridoio si riapri, intorno a 12.000 anni fa [10000 a.C.], i cacciatori dovevano essere pronti, giacche subito dopo i loro utensili litici appaiono non solo all'estremo meridionale del corridoio, nei pressi di Edmonton (nell'Alberta), ma anche in altri siti a sud della calotta glaciale.».
E se dunque il su citato corridoio non si apre per il permanere della glaciazione, l'antropizzazione delle Americhe non dovrebbe conseguentemente proiettarsi in momenti molto successivi rispetto ad HL?

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Bhrihskwobhloukstroy non può esimersi dal rispondergli:

In tal caso i due sviluppi ucronici – quello di Antonio e quello che ho proposto – sono, nonostante le molte somiglianze, profondamente diversi alla radice. L’abbassamento climatico, anche di un solo grado, se lasciato alle sole cause naturali non umane ha radici in un diverso Big Bang e quindi appartiene a un altro Ergocronotopo; ci possiamo riflettere in maniera puramente teorica, ma confesso di non avere la capacità di tener conto, neppure per sommi capi, delle variabili che potrebbe dover essere rimesse in discussione. Va bene ottenere un semplice grado in meno, va bene che è poco, ma, se la causa ne è – come d’obbligo – nel Big Bang, le incognite (quanto d’altro ne può conseguire, anche con effetti sulla Terra) sono incalcolabili e non prenderle in considerazione è una petizione di principio che credo lasci insoddisfatti tutti e quattro noi. Non è certo una botta di fantasia, lo scenario fa la gioia di molti Astrofisici, è la minuziosità dell’unica conseguenza presa in considerazione (un grado in meno sulla Terra) che mi pare sproporzionata.

Quel che propongo è che invece la goccia che fa traboccare il vaso sia una decisione umana, di quelle comunque naturali, ma prese con valutazioni del tutto approssimative (euristiche): un personaggio influente determina l’insorgenza del dogma di non bruciare le foreste (neanche per ricavarne terra coltivabile). Poiché sappiamo che i disboscamenti neolitici hanno davvero contribuito ad aumentare la temperatura dell’atmosfera nell’Emisfero Boreale (mentre, essendo molto dispersi, non hanno potuto oscurare abbastanza l’irraggiamento solare da farne calare l’effetto riscaldante), se questi non avvengono il clima continua col Ciclo delle Glaciazioni e Deglaciazioni e quindi non c’è un periodo di caldo tanto prolungato da sciogliere i ghiacciai come avvenuto entro l’Ŏptĭmŭm Climatico. Dal 7000 a.C. non c’è quindi la permanente (o quasi) stabilità non glaciale, di conseguenza continua il Ciclo delle Glaciazioni. È questo il motivo per cui le terre emerse tornano a essere maggiori di oggi (magari come nel Pleniglaciale).

Nella mia versione, dunque, fino al 7000 a.C. non c’è alcun cambiamento. L’apertura del Corridoio a Est delle Montagne Rocciose nel 10˙000 a.C. è regolarmente avvenuta e i Cacciatori pronti in Alaska lo hanno sùbito attraversato tutto, esattamente come nella Preistoria reale. Così pure il cavallo ha avuto tutto il tempo di diffondersi nel Mondo ed è possibile che si estingua ugualmente in America (di sicuro se l’estinzione è avvenuta prima del 7000 a.C., senza garanzie se invece è avvenuta dopo, anche se in ogni caso non più tardi del 5600 a.C.).

La boutade del maggior progresso scientifico è dovuta a questo: la minore diffusione dell’Agricoltura impedisce la crescita esponenziale della Popolazione e quindi scongiura l’abbassamento generale del tenore di vita e della stessa vita media (dovuto all’assenza di difesa dalle carestie), la guerra rimane allo stadio primitivo di blandi scontri fra giovani di villaggi confinanti (gli stessi villaggi non sono altrettanto fittamente diffusi sul territorio), le conoscenze naturalistiche sono essenziali per la sopravvivenza e ogni persona dispone di una quantità di tempo libero molto superiore a quello necessario per il procacciamento del cibo (esattamente come nelle comunità di Cacciatori/Raccoglitori osservabili ancor oggi). La crisi di crescita dell’Umanità (per esempio, nel Vicino Oriente, fra il 7000 e il 1500 a.C.) non ha luogo, per cui il patrimonio di conoscenze evita cinque millenni e mezzo di rallentamento: già questo comporta che al massimo un secolo dopo la Conquista Atlantidea di Atene può sorgere un Galileo e verso il 3500 a.C. ci si potrebbe attendere la Teoria della Relatività. A rigore, infatti, da un lato il rapporto della Popolazione è di un uomo per ogni 400 di oggi, dall’altro, se oggi gli Scienziati sono circa lo 0,1 % dell’Umanità, in una società di Cacciatori/Raccoglitori la Conoscenza è un patrimonio collettivo senza specializzazioni (il che significa che in una famiglia di due persone per quattro generazioni a tasso di crescita nullo almeno una, pari al 12,5%, deve tramandare la conoscenza) ossia la popolazione intellettuale è di 125 volte maggiore rispetto a noi: poiché il tempo libero di tutti è di dieci volte superiore, ci potremmo aspettare che il progresso scientifico sia almeno tre volte più rapido del nostro, ma calcoliamo pure solo il “lavoro” intellettuale (in un “dilettante”, grosso modo, meno di un terzo rispetto a un professionista) e otteniamo un progresso che segue lo stesso ritmo medio del nostro.

Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, ci dobbiamo riferire alla Geopolitica. Se nella Storia (senza particolari innovazioni nei trasporti che non siano possibili anche in questa ucronia) il collegamento fra tutte le Potenze dell’Eurasia è avvenuto al più tardi in epoca romana, nel nostro caso più o meno alla stessa quota cronologica si avrà il bilanciamento definitivo fra l’Impero Atlantideo e l’Indochersonesia. Fino ad allora, il progresso scientifico – in assenza di vere guerre (a parte quella fra Atlantide e Atene) – sarà stato utilizzato più per scopi legati alla sopravvivenza (cura delle malattie) che all’emergenza geopolitica; abbiamo quindi un ritardo di circa due millenni e mezzo nella tecnica e tecnologia militari. Tuttavia, quando comincia la competizione tecnologico-militare fra Potenze, il livello delle conoscenze scientifiche sarebbe (anche se immaginiamo, nella peggiore delle ipotesi, che nel frattempo non abbia più segnato progressi rispetto a noi) almeno come quello attuale, per cui è come se, con le nostre conoscenze, avessimo i mezzi di Sargon I. Quanto occorrerebbe per colmare i 44 secoli di differenza rispetto alla guerra cibernetica? Di sicuro meno che altrettanto tempo (perché le conoscenze di partenza sono appunto altrettanto maggiori); quanto esattamente non so proprio come calcolarlo: se ci volesse la metà del tempo, ai nostri giorni potremmo essere più o meno come effettivamente siamo, se basta ancora meno potremmo essere arrivati alla moderna Tecnologia (quelli di noi che esistessero; statisticamente, di noi quattro non esisterebbe probabilmente nessuno) già da un millennio (se andiamo per date tonde).

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Enrico si informa:

Lo sai che sono un pervicace assertore del PoD unico, pertanto quanto da te proposto mi sta bene: non avvengono i disboscamenti attraverso gli incendi e le Americhe hanno iniziato ad essere antropizzata come in HL.
Se il più volte citato corridoio tornerà a chiudersi, perché intorno al 7000 a.C. ritorna il periodo glaciale, allora le Americhe subiranno lo stesso processo storico, con la successiva esplorazione e tutto quanto è similarmente avvenuto nella nostra realtà, restando il quadro del pianeta, fino all'oggi alternativo, del tutto simile a prima di 12.000 anni fa.
Un altro aspetto, che mi ripromettevo di chiederti dopo aver meglio compreso l'intelaiatura climatica: ma chi intendi per Atlantidei?

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E Bhrihskwobhloukstroy gli spiega:

Se lasciamo stare Platone, intendo gli Indoeuropei (realmente esistiti) dell’Europa Atlantica, Centrale e Mediterranea Occidentale, che nei periodi di abbassamento del Livello dei Mari abitavano anche le pianure oggi sommerse come piattaforma continentale nel Mare del Nord, nell’Altantico Settentrionale fra l’Arcipelago Britannico e la Francia Atlantica e nel Tirreno fra la Toscana e le Isole Maggiori. I loro discendenti diretti del II e I millennio a.C. sono i Celti, Celtiberi, Lusitani, Liguri &c.

Li ho chiamati Atlantidei perché ritengo probabile che l’eventuale base reale del mito platonico sia proprio quella, a preferenza del centinaio di ipotesi alternative che sono state avanzate (compresa quella che Platone si sia inventato tutto); mi baso su concordanze linguistiche che trovo convincenti, ma ai fini della nostra ucronia tutto questo è irrilevante, se non il fatto che è da lì che traggo la nozione di un conflitto fra Atlantide (in pratica, gli Indoeuropei futuri Celti) e Atene, che potrebbe pure non essere mai avvenuto in questa ucronia (non è importante), mi serve soltanto come modello per un conflitto – questo mai avvenuto (perché il Livello dei Mari si è alzato) e dunque ucronico – fra gli Indoeuropei dell’Europa Occidentale e Centrale da un lato e una più o meno forte Potenza locale (altrettanto indoeuropea) in area egea.

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A questo punto. Paolo Maltagliati osserva:

Tutto questo, però, ha effetti sulla fauna. O meglio, sulla macro-fauna (che non si estingue né direttamente né indirettamente per mano d'uomo) Francamente questo credo alteri sia la storia dell'allevamento, sia l'apporto nutrizionale che ciò ha sulle diverse popolazioni umane.

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Enrico annuisce:

Vi confesso che, forse anche per l'età, sono sempre più scettico sul fatto che gli esseri umani possano migliorare in tempi brevi, pur riconoscendo che negli ultimi 100 anni qualcosa ha cominciato a muoversi; non è stato sufficiente ad impedire la catastrofe bellica di 80 anni fa, il progressivo inquinamento, il disboscamento selvaggio, lo sfruttamento smodato delle risorse naturali che sono iniziate sin dagli albori e si sono accentuate con il progresso, in specie quello recente, eppure, ad un ritmo sempre un po' più accelerato, la quantità di persone che si sono sensibilizzate su temi quali quelli su citati, è andata aumentando.
C'è da presumere che le cose potrebbero davvero migliorare per il pianeta e per la razza umana, man mano che la presa di coscienza coinvolgerà gli esseri umani (i vecchi come me e come quelli più anziani di me spariremo e i giovani attenti all'ambiente, alla pace e alle tematiche sociali saranno la maggioranza).
Si può ipotizzare che altrettanta sensibilità non sarà avvertita dai paesi del Terzo e Quarto Mondo, intenzionati a raggiungere livelli di benessere che comporteranno lo stesso iter che ha interessato il mondo industrializzato, ma questo non possiamo saperlo.
Anzi, nulla vieta di pensare che aver spostato le industrie inquinanti nei paesi arretrati, e averli resi discariche dei nostri rifiuti non faccia scattare anche li una presa di coscienza.
Ma è possibile presumere che questa "miglioria" sarebbe potuta avvenire in precedenza?
Temo di no, perché allora per qualsiasi ucronia il vero punto di divergenza sarebbe una natura umana ben diversa.
Ormai è acclarato che nessuna società antica abbia vissuto in sintonia con l'ambiente circostante e con la Natura intesa nella sua universalità, dovendosi misurare con essa per sopravvivere.
Alcune (poche) culture hanno dimostrato maggiore accortezza, più moderazione, una tendenza a non sfruttare oltre misura perché avvertivano la concreta possibilità di depauperare i territori dove insistevano, ma in genere antenati e discendenti appartenenti al genere umano non hanno mai guardato troppo per il sottile quanto li circondasse.
Il sistematico killeraggio delle mega-faune da parte dei nostri progenitori è una fatto assodato e qualsiasi divergenza storica, se non fa riferimento ad una diversa natura umana, può solo alterare tempi ma non modalità.
Con questo, intendo sostenere che il sogno (ucronico) che Paolo e io abbiamo su una sopravvivenza della macro-fauna sia destinato a non esaudirsi.
Meraviglioso, ad esempio, sarebbe che una civiltà, anche solo medievale come quelle storiche, si approcci a territori mai prima esplorati da esseri umani.
Non siamo di fronte a cacciatori-raccoglitori preistorici che arrivano in un continente vergine e iniziano a massacrare allegramente tutto ciò che si muove per nutrirsi, infischiandosene se di una grande bestia uccisa si usi solo una minima percentuale come cibo, semmai a persone che hanno raggiunto livelli etici e culturali tali che consentiranno la sopravvivenza di tutte queste specie mai viste prima, studiandole, catalogandole, ecc. ecc.
Pensiamo a quanti animali derivati dall'evoluzione di ciò che esisteva nel 10000 a.C. nelle Americhe sarebbero stati oggetto di meraviglia e di osservazione.
Però, basta pensare a come nell'ottocento ci siamo comportati nei confronti dei bisonti per concludere che le cose non sarebbero state molto diverse.
Forse, se l'Australia o le Americhe fossero state scoperte nel nostro 1980 si potrebbe concretizzare quanto sopra ho riportato.
A meno che il rispetto per le foreste non sia accompagnato anche per il rispetto degli animali che vi vivono, allora temo che nessuno vieterà ai cacciatori siberiani di sterminare i mammut, così come anche in questa TL i loro discendenti passati in Alaska faranno con tutto ciò che incontreranno nelle Americhe.
E questo vale per tutti i posti, a tutte le latitudini l'uomo si proietti, come storicamente avvenuto.

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Restituiamo la parola a Bhrihskwobhloukstroy:

Si tratterebbe di salvare – quasi letteralmente – capra e cavoli... In modo diretto non ne sono capace; vediamo invece se a osservare più in dettaglio il Punto di Divergenza se ne ricava qualcosa. Non ho soluzioni da proporre; specifico soltanto ciò che ritengo sarebbe (o potrebbe essere) implicato da ciò che intendevo. Il Punto di Divergenza riguarda i primi Agricoltori (è infatti chiaro che ai Cacciatori-Raccoglitori non verrebbe mai in mente di bruciare un bosco), quindi almeno le prime tecniche agricole sono già state elaborate. Il divieto che innesca la Divergenza riguarda solo gli incendi dei boschi; non, evidentemente, il taglio degli alberi (che sarebbe un’innovazione incredibile e improponibile per società ancora immerse nel Modo di Produzione mesolitico). La prima conseguenza, come abbiamo visto (e ammesso che l’ipotesi di William Ruddiman colga nel segno), è che il Clima resta com’è e presto o tardi comincia una nuova fase di raffreddamento; un’altra conseguenza, però, è anche che l’Espansione Demica dell’Agricoltura è più lenta e ciò comporta un aumento molto più graduale della Popolazione. Fin qui era evidente o comunque sottinteso; vediamo se si può approfondire. Non aumenta la popolazione di Cacciatori-Raccoglitori; aumenta quella di Agricoltori, ma più lentamente. Come è possibile che una popolazione di Agricoltori non aumenti alla velocità che storicamente conosciamo? L’unica possibilità è che permanga un Controllo delle Nascite, più o meno come nelle società di Cacciatori-Raccoglitori (o di Cacciatori e Pescatori specializzati come nel Mesolitico): non nella stessa misura, ma con gli stessi effetti di evitare il sovrapopolamento. Qui incontriamo un bivio ucronico: il Controllo delle Nascite è tale da permettere agli Agricoltori di sopravvivere alle periodiche (e impreviste) carestie o no? Propenderei per un deciso no, perché il vantaggio dell’Agricoltura sta quasi tutto nella maggiore resa del territorio sul piano della produzione di cibo, quindi sarebbe impensabile di produrne per ottocento persone e buttarlo via perché non ci sono abbastanza bocche da sfamare (anzi, un maggior numero di persone serve ad alleviare la fatica del lavoro agricolo): quindi consueto meccanismo di cibo-popolazione-carestia-morte e quanto ne consegue in termini di Durata e Qualità della Vita (Media).

In questi termini, per la Selvaggina si mette male (perché, prima di morire di fame, gli Agricoltori in carestia si spargeranno nelle vicine foreste – rimaste in grande quantità – per procacciarsi cibo), anche se non ancora così male come con i grandi Incendi Neolitici. A lungo andare, il limite sarà costituito da quello della disponibilità di riserve di cibo nelle foreste nei casi periodici di carestia (per la rovina dei raccolti): esaurite anche queste riserve (che di certo verranno sfruttate più intensamente – il che significa anche senza sprechi – dalle comunità agricole, relativamente più popolose di quelle paleo- e mesolitiche), si comincerà a morire davvero di fame in ‘massa’ (per le proporzioni dell’epoca) e le comunità di Agricoltori, già minori rispetto alla nostra (Prei)storia, si ridurranno drasticamente, dopodiché – se non scompaiono del tutto – il processo ricomincerà fino al successivo raggiungimento del limite. Nel frattempo, ci si adatterà a vivere (per procacciarsi Grandi Prede) in zone prima evitate perché troppo ostili per le esigenze umane, quindi sia il Ghiacciaio Alpino (a maggior ragione quelli Pirenaico, Caucasico, Īrānici) sia quello Nordeuropeo verrano colonizzati nei limiti in cui possono sostenere un popolamento umano, per cui postulerei che clanna (plurale di clan) come quello di “Ötzi”, l’Uomo del Similaun, vivano, più o meno nei medesimi luoghi in cui li conosciamo, nello stile degli Inuit (evidentemente con qualche cambiamento, per esempio la più vicina località il cui nome risale alla preistoria, l’Alpe di Vent, non si potrà chiamare così, se risale all’indoeuropeo *Bʱĕndʱăhₐ ‘canniccio’, mentre è ben possibile che il Brennero sia così denominato lo stesso, se trae nome dai *Bʱrĕu̯[hₓ]nŏ-ĕs ‘quelli che hanno il limite [= lo Spartiacque]’).

Sufficienti successioni di annate di buoni raccolti creano abbastanza eccedenze agricole per lo sviluppo di un sia pur modestissimo urbanesimo di “legno, paglia e fango” come quello, per intenderci, che poteva esistere nella Germania esterna all’Impero Romano. Certo, man mano che la superficie agricola (pur senza incendi) si espande, proporzionalmente si riduce la foresta con le proprie riserve di cacciagione e la stessa tundra europea centrosettentrionale, sempre più sfruttata nei periodi di carestia, non potrà evitare periodiche catastrofi umanitarie, ma ormai il meccanismo sarebbe avviato e, per quanto lento, credo che non si interromperebbe mai in modo definitivo. La densità di popolazione della Cisalpina al termine del Neolitico era infatti paragonabile a quella del XIX secolo, allorché l’Impero Russo è stato in grado di superare i 150 milioni di abitanti (con ampie aree dal clima che l’Europa centromeridionale avrebbe avuto in fase glaciale), mentre l’Indoeuropa Preistorica alla massima espansione non arrivava a 15 milioni eppure aveva già tutti i mezzi che nel giro di due millenni hanno permesso lo sviluppo dell’Urbanesimo senza invasioni né annessioni a Imperi esterni.

Bassa densità di popolazione, ambiente steppico, sviluppo dell’agricoltura (con massima concentrazione nelle antiche praterie tropicali), riserve di cibo (sia pure in progressiva riduzione) nelle residue foreste e nelle aree più fredde, embrionale sviluppo dell’Urbanesimo: tutto ciò porta, come passo successivo, alla nascita di vere e proprie dinamiche geopolitiche, a mio umilissimo parere nella forma di un Impero delle Steppe che ha il controllo delle Civiltà Urbane e del relativo bacino di Produzione del Cibo; nella cartina qui sopra, l’Indoeuropa comprenderebbe sei zone:

1) il Deserto Polare e Alpino (con gli adiacenti Ghiacciai) come periferia esterna settentrionale,
2) la Steppa-Tundra dall’Atlantico all’Asia Centrale (come periferia interna settentrionale),
3) la Steppa Forestale mediterranea settentrionale (come base territoriale; nella cartina non sono segnate le aree a clima e
ambiente mediterraneo: Spagna Meridionale, gran parte della Sicilia con l’attuale Arcipelago Maltese, Peloponneso, Anatolia Meridionale e gran parte del Levante),
4) il Semi-Deserto Tropicale indo-mediterraneo e dell’Atlante (come periferia interna meridionale),
5) la Prateria Tropicale indiana (come granaio),
6) la sottile striscia settentrionale del Deserto Tropicale Estremo (afroasiatico) come periferia esterna meridionale (il resto è abitato dai Camito-Semiti).

Il modello cui mi rifaccio (con tutti i limiti facilmente intuibili; è il primo su cui abbiamo un minimo di documentazione) è l’Impero degli Unni Neri, in questo caso esteso al territorio degli Unni Bianchi e nella compiutezza del suo obiettivo geopolitico di egemonia sugli Imperi Sedentarî (qui ridotti al Granaio Indiano). Mi piace notare che il nome di Attila, notoriamente traducibile come “Piccolo Padre” (come gli Carí “Zar” russi), dal gotico attila appunto diminutivo di atta ‘padre’, nella motivazione etimologica indoeuropea di quest’ultimo lessema (atta) significa ‘colui che per antonomasia possiede ciò con cui si mangia’ (indoeuropeo *h₁ŏd-nŏ́-h₃ōⁿ). Dati per ammessi l’addomesticamento del cavallo e l’invenzione del carro, mi immagino i contadini del Gange che coltivano il grano poi inviato con le carovane attraverso l’Altipiano Īrānico fino ai numerosi centri neolitici nelle zone del Mediterraneo a clima ‘ligure’ e da questi al Centro del Potere nella Fascia delle Steppe fra l’Atlantico e il Mar Nero, dove il Piccolo Padre tiene la propria Corte itinerante. Credo che da questo punto si possa ripartire per discutere l’ucronia vera e propria (mentre finora ci siamo giustamente concentrati sul Punto di Divergenza).

Attenzione però che adesso arriva l’ucronia vera e propria, dopo un addentellato (senza le Civiltà Urbane del Vicino Oriente contrassegnate dalla compresenza di Indoeuropei, Sumeri e Semiti [e altri], il cŏntĭnŭŭm indoeuropeo non viene solcato da innovazioni macroscopiche come quelle che lo hanno frantumato nell’Età del Bronzo) e un richiamo (per la maggiore estensione delle aree desertiche, prevalgono i Bassoegizi sugli Altoegizi, gli Etei &c. sugli Ebrei, gli Eufratici sui Sumeri e sugli Assiro-Babilonesi): il persistente cŏntĭnŭŭm indoeuropeo fa interamente parte dell’Impero delle Steppe e quindi, sia pure con tutte le alternanze dinastiche e di clanna che possiamo immaginare (come normale negli Imperi delle Steppe), riassume in sé gli Imperi Persiano, Greco-Macedone e Romano nonché i Celti, i Germani e i Balto-Slavi, quindi anche la Gran Bretagna e la Russia (fin qui tutto abbastanza prevedibile), ma ingloba anche i territorî che per noi sono altaici (comprese la Corea e l’ucronica Penisola Giapponese) e la Cina Settentrionale, almeno a Nord del Fiume Giallo (Huáng Hé < cinese arcaico *N-kʷˤaŋ [C.q]ˤaj; si noti che huáng ‘giallo’ è un indoeuropeismo in cinese, da *kn̥h₁ĕkŏs ‘d’oro’), in virtù della sua natura di Impero delle Steppe, mentre il resto della Cina rientra nella gigantesca compagine delle Civiltà dell’Indochersonesia, meno estesa ma almeno altrettanto potente, ricca e popolosa (anzi, sotto questo aspetto assai di più) dell’Indoeuropa. Importante: per amor di ucronia, dobbiamo postulare che il divieto di incendiare i boschi sia incontrastato anche nell’Indochersonesia, nelle Americhe e in Africa, quindi che sia in realtà molto più antico del Neolitico, anche se i suoi effetti si vedono solo dal Neolitico in poi.

Fra le due culture, per ragioni territoriali solo l’Impero delle Steppe si può estendere per via di terra alle Americhe (sia pure con tutta la lentezza che abbiamo messo in conto anche per le fasi precedenti), Il quadro ucronico che propongo è quindi che l’Impero delle Steppe arrivi, in prosieguo di tempo, prima a raddoppiare le proprie dimensioni estendendosi a tutta la Fascia delle Steppe eurasiatica (qui più estesa che nella nostra Storia), poi le raddoppi ulteriormente infiltrandosi senza alcun ostacolo nel (qui Sub-)continente Americano.

Questi due punti ucronici – l’espansione eurasiatica e quella americana – sono cruciali per il nucleo di tutta la Storia Alternativa nello scenario ipotizzato. Le vicende evenemenziali saranno complicate fin che si vuole, con più o meno frequenti sostituzioni e rovesciamenti di clanna dinastici nell’egemonia dell’Impero, ma in ogni caso siamo in presenza di processi etnogenetici che portano a una vera e propria Nazione, le cui dimensioni coincidono con quelle dell’Impero nella sua massima estensione. Come visto, è del tutto improbabile che esista Činggis qaγan come persona, ma qualche figura nel suo ruolo è invece prima o poi inevitabile e si tratta appunto di convenire se il suo Dominio vada dall’Atlantico al Fiume Giallo o alla Terra del Fuoco.

Molto meno controverso mi pare lo sviluppo gradualmente centripeto dell’Indochersonesia dal Mesolitico al Neolitico fino alle locali Grandi Civiltà, di certo fluviali oltre e più che marittime, ma sempre con grandi estensioni forestali (sia pure in progressiva contrazione). Nel caso che tutto ciò risulti accettabile, il punto critico si raggiunge quando, fatalmente, l’Impero delle Steppe comincia a premere da un lato lungo il Fiume Giallo, dall’altro lungo la Costa del Golfo del Bengala verso l’Indocina. Se ciò, come credo, deve accadere, temo che da allora in poi si crei una condizione di conflitto permanente che somiglia in modo preoccupante ai più cupi delirî hitleriani, perché da un lato l’Indochersonesia ha troppe risorse per poter essere sconfitta, dall’altro l’Impero delle Steppe è troppo potente per non ricominciare di continuo...

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Enrico propone:

La decisione di non procedere alla devastazione boschiva la si potrebbe datare, come proposto, anche prima del 7000 a.C., ma è certo che con il passare del tempo le dinamiche culturali, per quanto lente, limitate, controllate, frenate o perfino contestate non influiranno sui comportamenti futuri producendo approcci diversi nei confronti della natura?
Ovvio, se gli studi evidenziano che certe decisioni del nostro passato sono rimaste in essere per decine di secoli, il problema non si pone.
Ma anche se la scelta si fosse concretizzata 9.000 anni orsono, senza coinvolgere i cacciatori-raccoglitori dell'allora Alaska, proprio per la loro peculiarità essi non incendierebbero foreste e la realtà faunistica con la quale si troverebbero a contatto verrebbe trattata come in HL.
Essendo questo l'ambiente, la domesticazione di piante e animali non sarebbe differente da quella effettivamente avvenuta, e presumo non ci sarebbero incendi boschivi come avvenuti in realtà in Eurasia e qui non verificantisi.
Tornerò a rileggere le analisi di Guido per meglio comprendere il tutto.
Certo, come scrive Paolo, in un simile alternativa le diversità riguardo le religioni sarebbero davvero importanti.

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E Bhrihskwobhloukstroy precisa:

La generale tendenza alla conservatività che dobbiamo postulare per salvare l’ucronia (che comunque non significa aggiungere Punti di Divergenza, solo scegliere di considerare quello in cui la decisione di non incendiare le foreste è più efficace anche in prosieguo di tempo) suggerisce di ricostruire un complesso religioso in cui coesistono il Culto dei Morti dei Cacciatori-Raccoglitori del Paleolitico, il Totemismo Animalistico del Mesolitico, il Culto neolitico della Madre Terra (in questo caso non esclusivo) e la Religione Astrale dei Pastori-Allevatori del Calcolitico; tutto ciò potrà essere reinterpretato nella forma di un Pantheon di Divinità Antropomorfe come nell’Età del Bronzo (che comunque prima o poi arriverà) e infine non vedo ostacoli all’elaborazione di una Dottrina dell’Immortalità dell’Anima come nell’Età del Ferro. Non ci saranno le specifiche persone dei grandi Riformatori Religiosi, ma questo non impedisce che abbiano luogo Riforme Religiose.

Si tende a ritenere che la struttura sociale degli Imperi delle Steppe favorisca il Monoteismo (Celeste) e il Patriarcato, per cui almeno provvisoriamente inserirei nel quadro queste caratteristiche. Purtroppo tutto ciò configura una società estranea ai nostri gusti e di nuovo ci troviamo vicini al ‘delirio barbarico’ di certo Neopaganesimo... In pratica il ritorno della Glaciazione – a Neolitico già cominciato – finisce per favorire, più che i Cacciatori-Raccoglitori, i Pastori-Allevatori che per noi sono stati caratteristici del Calcolitico, dopo l’Ŏptĭmŭm Climatico.

Mi chiedo a questo punto come saremmo messi col Razzismo. Dal punto di vista geopolitico, abbiamo visto che l’Impero delle Steppe può assimilare tutto fino alle Americhe (incluse). L’Indochersonesia ha l’esclusiva sull’intera Oceania; l’Impero delle Steppe controlla le vie d’accesso all’Africa Nera, che però, a differenza delle Americhe, è già popolata a sufficienza per rendere impossibile l’assimilazione da parte dell’Indoeuropa. Tenuto conto che la Schiavitù per Debiti è un’eventualità molto verosimile, ho paura che il passaggio successivo sia l’approvvigionamento di Schiavi dalle aree non assimilabili... Un freno peggiore del male sarebbe che queste società non avessero sufficienti eccedenze per potersi permettere il mantenimento degli schiavi, per cui nelle razzie non verrebbero fatti prigionieri; tuttavia gli Imperi delle Steppe sono di solito molto sottopopolati e quindi l’assimilazione potrebbe alla fine rivelarsi la strategia più fortunata.

Nella comune percezione, i Popoli Preistorici e quelli ‘Primitivi’ (o di Interesse Etnologico, come si dice) “non hanno Storia”. In parte, questa percezione è dovuta al fatto che non abbiamo documenti né monumenti (materiali o scritti) e quindi, in pratica, soggettiva. In parte, tuttavia, è vero che alcuni fenomeni sociali, come il mutamento linguistico, avvengono a ritmo notevolmente più lento rispetto alle società in cui viviamo. Indubbiamente, ciò si deve anche alla minor quantità di popolazione, inoltre alle spesso più limitate dimensioni delle comunità politiche, a volte anche al fatto che i contatti con altri popoli sono di meno perché ci sono possibilità di comunicazione più difficili (localizzazione su isole o in foreste o comunque in aree isolate; nella Preistoria anche per la vastità delle aree desertiche o in ogni caso deserte).

Quanto di tutto ciò ricorrerebbe in questa ucronia? Le aree desert(ich)e sarebbero le stesse dell’Era Glaciale, anche se l’addomesticamento (prima o poi inevitabile) di alcuni animali permette di percorrerle meglio che nella Preistoria; la Popolazione sarebbe in assoluto minore, anche se comunque in crescita, per quanto lenta. L’ampiezza delle comunità politiche sarebbe invece forse maggiore che nella nostra Storia, perché la facilità dell’amministrazione di un’ampia area è inversamente proporzionale alla numerosità della popolazione e direttamente proporzionale alle tecniche di comunicazione: nella nostra ucronia, la Popolazione cresce meno, mentre le tecniche di comunicazione si sviluppano alla stessa velocità, quindi il risultato è una maggiore facilità di controllo del territorio (a parità di mezzi a disposizione) rispetto alla nostra Storia.

E allora la Storia evenemenziale? Azzardo un accostamento: forse potrebbero essere come nell’Età Eroica, quindi con un discreto numero di No(ta)bili tutti presi dai reciproci rapporti personali (questo mi ricorda anche l’infantile pseudopolitica che ci viene propinata dai Mezzi di Comunicazione Sociale) e di notevole non succede praticamente niente...

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Paolo Maltagliati dal canto suo commenta:

È affascinante e inquietante in pari tempo. Ho solo un enorme dubbio che mi farebbe pensare che alla fine l'Indochersonesia possa vincere.
La 'grande secessione' periodicamente tentata dai granai nei confronti della steppa. Se sfruttata dall'Indochersonesia, nel giro di qualche tempo (pur sempre secoli, comunque) l'impero delle steppe non può autosostentarsi e crolla.

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Bhrihskwobhloukstroy gli risponde:

Per quell'epoca l'Impero delle Steppe potrebbe contare su almeno due granai grandi quanto l'Indochersonesia: le ex-Praterie Tropicali dell'ìndia e in America. D'altra parte, mi figuro che l'Impero delle Steppe non conquisti mai l'Indochersonesia.

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Però Paolo obietta:

È proprio la 'grande secessione americana' il nodo, per me.
Cerco di essere l'avvocato del diavolo, introducendo la variabile della maggiore velocità di sviluppo dei mezzi di navigazione da parte dell'Indochersonesia da una parte e dalla difficoltà comunque di attraversare la Beringia, che rende una secessione in grado di controllare lo stretto particolarmente incisiva.
In realtà, la 'rivolta del granaio' americana potrebbe avere conseguenze devastanti non solo da un punto di vista geopolitico, ma soprattutto perché potrebbe indurre a sdoganare l'incendio boschivo.
Le alternative sono tre:
1a) ripresa del controllo da parte dell'impero delle steppe
1b) i clanna steppici americani conquistano il potere centrale.
In ogni caso si mantiene l'impero
2) i clanna steppici americani sfruttano la secessione del granaio: abbastanza da impedire l'accesso alla Beringia, ma non abbastanza da conquistare l'heartland, motivo per cui si crea un impero americano
3) il granaio prende il potere, i clanna steppici giurano obbedienza alle città e alla dea madre; inizio degli incendi.

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Bhrihskwobhloukstroy replica:

Un programma impegnativo... Il terzo scenario è forse il più probabile, ma lo dobbiamo scongiurare per definizione, altrimenti l’ucronia stessa si annulla. In questo caso, verrebbe annullato ciò che ha costituito il Punto di Divergenza, frutto di una decisione umana; ci chiediamo quindi se tale decisione umana sia per forza destinata a essere prima o poi neutralizzata oppure se se ne possa concepire almeno una forma in grado di avere effetti duraturi. Come per quasi tutte le decisioni umane, allo stesso modo in cui non credo che ce ne possano essere di talmente forti da essere sempre e comunque immuni dall’eventualità di essere prima o poi rovesciate, così tenderei a escludere che siano sempre così deboli da essere per forza, presto o tardi, neutralizzate; in altri termini, per ogni Divergenza causata da una decisione umana ci sono tot possibilità di avere conseguenze permanenti e tot di non averne. Interessante sarebbe di poter stabilire quante esattamente nel primo caso e quante nel secondo, ma in fondo non è essenziale per la nostra ucronia: ci può bastare di sapere che esistono le possibilità di un divieto permanente di incendiare i boschi, per cui possiamo optare per questo Punto di Divergenza (per esempio, a un certo punto della Preistoria una comunità umana relativamente grande per l’epoca potrebbe essere morta in modo orribile nell’incendio di una foresta e questo trauma collettivo si sarebbe tramandato in tutte le generazioni successive venutene a conoscenza e in quelle in contatto con loro, attraverso miti, precetti, atteggiamenti culturali, proverbi &c.).

Naturalmente, a livello geopolitico il terzo scenario si può comunque riproporre, dimidiato della sua parte finale (gli incendi): si tratta dello scenario 1b oppure, in caso di ‘sola’ secessione permanente delle Americhe, del secondo scenario. Dato che lo scenario 1a ritorna a quello che ho proposto (migliorandolo, perché contempla la realistica eventualità di una ribellione delle Americhe), dobbiamo confrontare le possibilità di 1a rispetto a 1b e rispetto a 2. 1a ha a proprio favore, a breve termine, il fattore demografico (il granaio indiano è inferiore a quello dell’Indochersonesia e a quelli americani, ma vale comunque come granaio); 1b ha a proprio favore le risorse a lungo termine (lungo perché la scarsità demografica iniziale non permette nemmeno di sfruttare tutte le risorse). Tutti e due gli esiti sono possibili e realistici, ma mi pare che siano di più i casi in cui chi ha più possibilità all’inizio vince chi ne avrà di più solo in séguito rispetto a quelli in cui chi ha più possibilità in séguito riesce a resistere a chi ne ha di più in partenza. Per questa stima molto euristica, propenderei per vedere maggiori possibilità a favore di 1a che di 1b.

Nel confronto fra 1a e 2, valgono considerazioni simili, ma evidentemente il vantaggio di 1a si riduce drasticamente: è tanto più sicuro quanto maggiore è la superiorità dell’Eurasia rispetto alle Americhe, quindi in prosieguo di tempo cala, a meno che aumenti l’integrazione fra i due Semicontinenti, al punto da rendere meno conveniente alle Americhe la Secessione.

Nel complesso, disporrei gli scenarî in questo ordine di probabilità decrescente: 3, 1a, 2, 1b. Il 3 viene tuttavia escluso dalla nuova e più rigida formulazione del Punto di Divergenza, quindi restiamo con: 1a, 2, 1b, dunque in sostanza la vera lotta è fra 1a e 2, secondo l’asse di variazione visto, per cui in prosieguo di tempo il vantaggio di 1a diminuisce se non aumenta l’integrazione fra Eurasia e Americhe. Noi sappiamo che nella nostra Storia l’integrazione fra Eurasia e Americhe è drammaticamente diminuita (per la maggior parte del tempo); in questa ucronia è abbastanza chiaro che la diminuzione sarebbe minore, perché le trasformazioni sono in generale più lente (a parte quelle intellettuali, ma non per esempio quelle culturali a livello linguistico): ciò significa che in questa ucronia il pessimismo cui tendiamo (a questo riguardo) deve essere mitigato.

A questo punto sarà diventato chiaro che il Granaio a Oriente dell’Impero delle Steppe ci ricorda molto il Granaio dell’Europa Orientale come Lebensraum per il Terzo Reich e quindi una volta tanto ci permette di pensare all’eventualità, che di solito dobbiamo escludere per le tante note ragioni, di una vittoria di Hitler nella Seconda Guerra Mondiale (senza il freno di un Nemico più a Occidente) e di immaginarci che cosa sarebbe successo dopo, all’interno del Großgermanisches Reich (in cui comunque la maggior parte dei Tedeschi sarebbero stati di origine slava). Meno mare (ops, male) che non è la nostra Timeline...

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