Napoleone II

di Perchè no?


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Ecco la nuova proposta di William Riker:

Marie-Josèphe-Rose de Tascher de la Pagerie, creola della Martinica e vedova del visconte Alexandre de Beauharnais, vittima eccellente del Terrore, inviò il giovane figlio Eugenio dal giovane Napoleone Bonaparte per riavere la spada del marito, sequestrata dai rivoluzionari. Il corso acconsentì alla richiesta e, quando la donna si presentò a lui per ringraziarlo, ne rimase stregato e le chiese di sposarlo, nonostante lui avesse 26 anni e lei 32. Dalle sue campagne militari egli la tempestò di lettere d'amore appassionate e, nonostante i due si tradissero reciprocamente molte volte, il corso restò sempre innamorato pazzo di lei, tanto da volerla incoronare con le sue mani imperatrice dei francesi, il 2 dicembre 1804. Era ancora innamorato di lei persino dopo il divorzio, dettato unicamente dalla ragion di stato e dal desiderio napoleonico di instaurare una dinastia: anzi, quando morì a Sant'Elena il 5 maggio 1821, pare che le ultime parole dell'ex Empereur siano state per i tre grandi amori della sua vita: la France, les armées, Joséphine.

È opinione di molti storici che Napoleone non sarebbe stato lo stesso, senza quella donna al suo fianco. Ma se i due non si incontrano mai? Come cambia la storia della Francia, se per esempio Napoleone sposa una donna più giovane di lui che gli dà figli legittimi senza bisogno di Maria Luisa d'Austria? Teniamo conto anche del fatto che allora la figlia di primo letto di Joséphine, Ortensia Beauharnais, non sposerà Luigi, fratello di Napoleone, e suo figlio, un certo Napoleone III, non nascerà mai....

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A rispondergli è il francese Perchè no?:

A mio avviso la candidata ideale per questo progetto sarebbe la signorina Désirée Clary, fidanzata ufficiale di Napoleone nel 1795. Prima era stata interessata a Giuseppe Bonaparte, ma in seguito quest'ultimo ha sposato sua sorella, Julie Clary. Napoleone era ancora fidanzato con lei quando decise di sposare Joséphine, e i due hanno continuato a scambiarsi lettere, le quali offrono testimonianza della vergogna di Napoleone per la sua indelicatezza. Anche se Désirée ha perso l'occasione di diventare imperatrice, divenne comunque regina di Svezia quando suo marito Bernadotte fu incoronato sovrano di questo paese (perciò Désirée é l'antenata degli attuali sovrani di Svezia). La famiglia Clary era importante a Marsiglia e numerosa (anche se soprattutto composta da figlie). Se Napoleone non rinuncia a Desirée, Joséphine dovrà accontentarsi di essere l'amante di Napoleone, e forse la regina dei saloni intellettuali parigini.

Supponiamo dunque che il matrimonio tra Napoleone e Désirée Clary abbia luogo prima della Campagna d'Italia: il loro figlio potrebbe essere concepito subito dopo e nascere mentre Napoleone é in Italia. Questo Napoleone junior sarebbe nato nel 1796 o al massimo nel 1797, e perciò avrebbe 18 anni nel 1814. Questo Napoleone II avrà un'educazione militare accanto al padre, e dunque una cultura militare e politica gia importante. Napoleone II sarà nominato re d'Italia (questo lascerà Eugenio di Beauharnais disponibile per qualcos'altro: in questa Timelne sua madre é stata l'amante di Napoleone, non vedo perchè non potrebbe fare carriera lo stesso). Quando Napoleone II avrà 16 anni, dunque nel 1812, suo padre gli darà il comando di un'armata e ne farà il reggente ufficiale durante la campagna di Russia accanto alla madre.

Nel 1814 Napoleone I é sconfitto, e suo figlio potrebbe seguirlo sull'isola d'Elba, ma personalmente lo vedo piuttosto tenuto come ostaggio per controllare il padre. Comunque Napoleone I decide lo stesso di tornare dall'Elba, e suo figlio sarà salvato da uno gruppo di ufficiali fedeli.

Dopo Waterloo Napoleone I é spedito a Sant'Elena, e cosi Napoleone II diventerà di fatto il capo della casa dei Bonaparte. Rinchiuso in prigione, immagino che il Secondo Napoleone riuscirà a fuggire all'estero, forse negli Stati Uniti, da dove potrà organizzare una resistenza ai Borboni.

Se sopravvive alle varie congiure e intrighi di palazzo, nel 1830 Napoleone II avrà 34 anni, e quando scoppia la rivoluzione a Parigi potrebbe fare un ritorno trionfale in Francia e farsi proclamare sovrano al posto dell'Orléans. Il Secondo Impero nascerà perciò con vent'anni d'anticipo. Napoleone II, educato dal padre, sarà anche lui un imperatore soldato, pronto a fare la guerra al resto dell'Europa; con quali risultati?

Talleyrand giocherà il ruolo di maestro di diplomazia e machiavellismo per Napoleone il giovane?

A questo si aggiunge la possibilità che non sia figlio unico. Cosa fanno i suoi fratelli e le sue sorelle?

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Gli replica il nostro William:

Dunque, Napoleone II potrebbe avere due sorelle (dopotutto il padre di Napoleone di figli ne ebbe una decina): Letizia (come la nonna, non come la Casta) che va in sposa a Carlo Alberto di Savoia-Carignano, e Désirée (come la mamma), che va in sposa al re dei Belgi Leopoldo. Con ciò Napoleone II intende creare una rete di alleanze in chiave antiasburgica ed antiinglese.

Penso che allora Napoleone II interverrà in Italia già durante la Prima Guerra d'Indipendenza del 1848-49: la coalizione formata da Francia, Savoia, Toscana e Stato Pontificio sbaraglia l'Austria e la espelle dall'Italia, il Piemonte annette subito Lombardia, Veneto, Trentino ed i ducati di Parma e Modena, cedendo Nizza e la Savoia a Napoleone II. Si realizza il progetto di Vincenzo Gioberti con la realizzazione di una federazione italiana sotto tutela francese formata dall'Italia Settentrionale, la Toscana, lo Stato Pontificio e l'Italia Meridionale, sotto la presidenza formale di Pio IX, e Napoleone II riesce a realizzare in altro modo il progetto del padre. L'Austria, avendo perso l'Italia prematuramente, cercherà di mantenere saldo il controllo sulla Confederazione Germanica, battendo la Prussia che dovrà accontentarsi solo di una Confederazione del Nord. Nella situazione da te prospettata abbiamo questa ripartizione degli schieramenti. Da un lato la Triplice Alleanza Francia-Italia-Prussia, cui aderirebbero anche Belgio, Olanda, Svezia e stati tedeschi del nord. Dall'altro la Triplice Intesa Regno Unito-Austria/Ungheria-Russia con l'adesione di Spagna, Portogallo, Danimarca e stati tedeschi meridionali (l'Intesa diventa la IX Coalizione Antinapoleonica). Gli USA vanno esclusi da questo gioco di alleanze, perchè a metà ottocento hanno ancora la questione schiavista da risolvere. Ci sarà allora una resa dei conti tra Parigi e Berlino, magari aizzata da Londra?

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Continua il dialogo a distanza con Perchè no?:

Però é sicuro che una Francia forte in quest'epoca non avrebbe mai tollerato un impero austriaco esteso fino alle sue frontiere. Senza dubbio se l'Austria conquista l'egemonia sulla Germania, la Francia diventerà alleata della Prussia per bilanciarne la potenza. Penso poi che anche la Svezia di Bernadotte sarebbe stata filonapoleonica.

Il Napoleone II della nostra Timeline non avrebbe mai perdonato agli Inglesi l'umiliazione del padre e la sua nel 1815, e avrebbe rifiutato una pace. Un suo successore al contrario porterebbe avanti la stessa politica economica e commerciale del "nostro" Napoleone III, e cercherebbe l'amicizia britannica con dei trattati di libero scambio. Un'Inghilterra neutrale potrebbe garantire ai Napoleonidi un periodo di statu quo.

Ma soprattutto, non sono certo che i repubblicani francesi avrebbero accettato il nuovo impero... Supponiamo che Napoleone II muoia a soli 55 anni nel 1851 (anche il padre e il nonno sono scomparsi prematuramente). Ciò potrebbe fornire l'occasione di cambiamenti politici interni capaci di riconciliare i Francesi. Per simmetria possiamo immaginare un tentativo rivoluzionario nel 1848, represso nel sangue come altrove in Europa. La morte di Napoleone II porterebbe al potere un governo più parlamentare (sopratutto se c'é una reggenza) e andremmo verso un impero parlamentare come nella nostra Timeline negli anni '60 (possiamo far giocare uno ruolo politico a Victor Hugo che sarebbe rimasto bonapartista)...

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E Riker gli risponde:

Concordo con la tua analisi. Se l'Impero diventa parlamentare, Victor Hugo avrebbe la strada spianata per diventare primo ministro ed avere in mano il potere effettivo. Se nella Confederazione Italiana, dove è stato riunito un analogo Parlamento Nazionale a Roma, Giuseppe Mazzini riesce a diventare capo del governo, allora avremmo la situazione ideale per fondare un'Europa Unita anticipata. Infatti Francesco Giuseppe, persa l'Italia, sarebbe costretto a concedere in anticipo l'autonomia (Ausgleich) agli Ungheresi, il già proscritto conte Gyula Andrassy diventerebbe cancelliere ed avrebbe tutto l'interesse a favorire la riconciliazione con Francia e Italia in chiave antiprussiana. Allora Bismarck vedrebbe impossibile il proprio progetto politico, lo Zar sarebbe emarginato dalla grande politica europea, la Turchia potrebbe partecipare a questo clima generale di appeasement, il fronte antifrancese sarebbe rotto e il Regno Unito sarebbe molto contento di vedere in Europa una situazione in cui le grandi potenze (Francia, Austria/Ungheria, Prussia, Turchia) si limitano a vicenda senza l'emergere di una superpotenza, ed allora una Comunità Europea a dodici (Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Baden, Baviera, Italia, Austria, Ungheria, Svezia, Norvegia, Turchia) potrebbe davvero nascere già verso il 1870... Voi che ne pensate?

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L'amico Perchè no? ha iniziato una cronologia di questa Timeline, eccola:

1795
A Marsiglia il 21 settembre 1795 sono celebrate le nozze tra Bernardine Eugénie Désirée Clary e il generale di brigata Napoleone Bonaparte, i due erano fidanzati solo da aprile ma il padre della bella, François Clary, aveva chiesto ai Bonaparte un matrimonio rapido dopo la nomina di Napoleone a Parigi. Questa fretta era giustificata, perché malgrado il matrimonio Napoleone incontrerà un mese dopo la bella Marie-Josèphe de Beauharnais, con cui avrà una spettacolare relazione almeno fino alla spedizione d'Egitto. La relazione con la Beauharnais permette a Bonaparte di essere introdotto nei gruppi di potere e di essere notato da Paul Barras. Désirée, presto delusa, rifiuta di mostrare qualsiasi emozione finché suo marito torna sempre a casa (Napoleone si sentirà sempre colpevole delle scappatelle con le sue amanti e prenderà l'abitudine di coprire sua moglie di gioielli e regali).

1796
In marzo Napoleone Bonaparte é nominato generale dell'armata d'Italia e parte subito, iniziando una campagna fulminea e vittoriosa. Lascia una povera Désirée Bonaparte incinta e una contenta Beauharnais che può ormai riposarsi di questo geloso amante. Il 14 luglio 1796 nasce a Marsiglia (dove Désirée si trovava insieme alla famiglia per essere più vicina al marito) un figlio chiamato Charles Joseph Napoléon Bonaparte. Il generale d'Italia interrompe per l'occasione la sua campagna per recarsi d'urgenza a Marsiglia e tenere con gioia immensa il suo primo figlio tra le braccia. Poi il generale torna alla sua guerra e arriva giusto in tempo per sconfiggere gli Austriaci a Lonato e Castiglione.

1797
Dopo il trattato di Campoformio Napoleone Bonaparte torna con la sua famiglia a Parigi, dove Désirée inizia a creare la sua collezione d'arte italiana con i regali di Napoleone. La coppia sembra felice, malgrado sia ricominciata la relazione tra Napoleone e la Beauharnais.

1798
Napoleone Bonaparte ottiene il comando della spedizione d'Egitto e parte di nuovo, stando lontano per lunghi mesi: sembra che questa lontana spedizione sia un po' legata alla sua posizione personale, dato che Désirée non sopportava più la relazione con la Beauharnais e Napoleone aveva consentito a smettere di vederla: per sicurezza qualche mese nel deserto gli farà bene. Dal canto suo, Désirée sembra abbia cercato di vendicarsi, e si data a questo momento la sua breve relazione con il generale Jean-Baptiste Bernadotte. Nessuno può dire se questa relazione é avvenuta davvero, ma il secondogenito della famiglia, nato lo stesso anno e chiamato François Eugène Bernard Bonaparte, sarà sempre poco stimato e amato dal padre.

1799
Napoleone Bonaparte, dopo le sue clamorose vittorie in Egitto, sbarca in Francia in ottobre con l'obiettivo di approfittare dei problemi del Direttorio. Senza dubbio é per le sue ambizioni politiche che fa pace con la sua moglie, i due si ritrovano e iniziano un periodo di riconciliazione vera, Bonaparte rompe definitivamente con la Beauharnais (che non lo aveva aspettato) anche se conserva con lei una forte amicizia, dal canto suo Désirée smette di vedere Bernadotte (relazione o no, Napoleone non voleva che sua moglie fosse vista come un'adultera). Il 9 novembre 1799 Napoleone Bonaparte, aiutato dall'esercito e da suo fratello Luciano, prende il potere e instaura un nuovo regime, il consolato. Désirée diventa la prima dama di Francia e suo figlio di tre anni gioca ormai nel palazzo delle Tuileries.

1800
Napoleone Bonaparte nomina Eugenio di Beauharnais colonnello della guardia. Il figlio della sua ex-amante gli é simpatico e Napoleone ha conservato l'amicizia verso sua madre. La Beauharnais continua a regnare nella vita mondana parigina ed é l'anima di un salone dove si riuniscono gli intellettuali favorevoli a Bonaparte, creando una base per la propaganda bonapartista.

1804
Dopo cinque anni di guerre, congiure, repressioni e vittorie, Napoleone Bonaparte suggerisce al Senato la possibilità di trasformare il suo consolato autoritario in impero, che conserverebbe le riforme della rivoluzione. Presenta l'impero come l'unica maniera per proteggere la repubblica con un sistema stabile, e parlando di stabilità mostra suo figlio di 8 anni (ha iniziato a educarlo e lo obbliga a accompagnarlo, mostrando la sua ambizione dinastica). Il 2 dicembre 1804 Napoleone Bonaparte diventa ufficialmente Napoleone I, imperatore dei Francesi. Alla cerimonia di incoronazione assiste quello che diventa ormai il Principe Imperiale L'erede al trono Napoleone II nel 1805 Napoleone, accompagnato da suo fratello François e dalla piccola Laetitia Françoise Julie, nata nel 1801.

1806
Nasce a Parigi uno nuovo membro della famiglia imperiale nella persona di Napoleone Luciano, nominato subito duca dell'impero. Poco dopo Napoleone I permette a suo figlio di rimanere con lui e partecipare accanto a lui a tutte le discussioni, e spesso il padre chiede al figlio il suo parere per verificare la sua capacità a capire di cosa si tratta. Chiede anche a Talleyrand di aiutare suo figlio a capire la diplomazia dell'impero, facendo di lui il vero maestro in diplomazia e machiavellismo del Principe Imperiale. Il Principe Imperiale é da questo momento sempre presente accanto al padre, anche durante la guerra (Napoleone assume lui stesso l'educazione militare del figlio), é presente a Tilsit e anche a Erfut durante l'incontro con lo zar Alessandro.

1809
Nascita della principessa Désirée Elisa Eugenia. Lo stesso anno Eugenio di Beauharnais é nominato generale e prende il comando delle truppe in Germania.

1810
In occasione del 14° compleanno del Principe Imperiale, l'imperatore proclama suo figlio maggiorenne e lo nomina Re d'Italia al proprio posto con il nome di Napoleone II. La cerimonia di incoronazione ha luogo qualche mese dopo a Milano. Napoleone I crea per il principe imperiale uno Stato Maggiore composto da uomini di fiducia, per aiutarlo a governare veramente il suo regno (destinato a diventare il titolo degli eredi alla corona imperiale). Napoleone II deve lasciare Parigi e separarsi da sua madre con grande dolore. Napoleone I inizia anche a cercare una futura moglie per suo figlio. Si interessa sopratutto a Maria Luisa d'Austria, appena cinque anni più vecchia di suo figlio, ma l'imperatore preferisce aspettare ancora un po'.

1812
Napoleone I invade la Russia con la Grande Armée. Stavolta preferisce lasciare il figlio nel suo regno italiano, convinto che la partita sarà dura. Di fatto la campagna di Russia diventa un disastro. Quando la notizia giunge a Milano, Napoleone II non può credere a questa sconfitta, dato che ha conosciuto solo la vittoria durante tutta la sua vita. Organizza però il regno d'Italia per resistere malgrado le ribellioni interne.

1814
Malgrado un nuovo esercito composto da soldati giovanissimi, battezzati "i Desiderati" in omaggio all'imperatrice, Napoleone non é più in grado di impedire l'invasione della Francia. Il 31 marzo Parigi é presa e Napoleone I abdica dietro pressione dei suoi marescialli, lascia il trono a suo figlio e lo proclama imperatore Napoleone II. Però il senato non lo riconosce e abolisce l'impero, chiedendo il ritorno dei Borboni sul trono. Napoleone II prende coscienza di tutto questo solo quando tutto é finito. Lui stesso ha dovuto fuggire da Milano ed é arrestato dagli Austriaci poco dopo. Subito é spedito a Vienna come ostaggio per controllare più facilmente il padre, spedito sull'isola d'Elba. Qualche mesi dopo Napoleone II viene consegnato alla Francia come prigioniero di alto rango e rinchiuso nel castello di Chambort. Talleyrand dà segretamente l'ordine di ucciderlo se tenta di fuggire o se suo padre torna in Francia, però si oppone a Luigi XVIII che voleva farlo giustiziare subito per vendicare la morte del duca d'Enghien nel 1800. Dal canto suo l'imperatrice Désirée é autorizzata a raggiungere suo marito sull'isola d'Elba.

1815
Insoddisfatto di questa fine e sempre convinto che il suo solo nome potrà sollevare la Francia, Napoleone I prepara il suo ritorno in Francia, però esita a farlo davanti ai rischi per la vita di suo figlio. È in queste condizioni che una congiura di ufficiali diretti segretamente dal generale Beauharnais attacca di notte il castello di Chambort e libera Napoleone II, uccidendo alcuni soldati realisti. Napoleone II fugge con loro verso il Sud della Francia ma pubblica un proclama invocando la fedeltà all'impero. Quando la notizia diventa pubblica non c'é più niente che trattenga Napoleone I all'Elba: questi sbarca in marzo in Francia. Come previsto l'esercito e il popolo lo acclamano. Il padre e il figlio si incontrano ad Avignone e Napoleone II gli presenta il suo salvatore e ormai amico, Eugène de Beauharnais. Meno di un mese dopo Luigi XVIII fugge da Parigi e i due Napoleone si insediano di nuovo nella capitale (Désirée preferisce rimanere nella sua Marsiglia con gli altri suoi figli per sicurezza). Appena arrivato, Napoleone I pensa di far fucilare Talleyrand, ma questo gli rivela di aver organizzato e pagato l'evasione di suo figlio, é dunque perdonato. Per riunire tutti i Francesi attorno a lui contro i re dell'Europa, Napoleone I firma la Carta costituzionale del 1815 che offre garanzie sui diritti ed estende i poteri del parlamento.
Però quest'avventura non dura: il 18 giugno 1815 Napoleone I é battuto a Waterloo, il sogno di restaurazione imperiale muore con la guardia imperiale e svanisce per anni. Napoleone I sa che é ormai perduto e invia un messaggio a suo figlio: quest'ultimo deve fuggire per ritornare un giorno e completare l'opera di suo padre. Gli affida anche la direzione della famiglia imperiale e dei suoi fratelli e sorelle. Aiutato da Eugenio di Beauharnais, Napoleone II prende la via dell'esilio mentre suo padre prova a guadagnare tempo. Ricupera la sua madre e il resto della famiglia e si nascondono su una nave diretta verso gli Stati Uniti, dove chiedono ufficialmente asilo politico. Napoleone I é fatto prigioniero, consegnato ai Britannici e spedito nell'isola di Sant'Elena, solo e abbandonato da tutti.

1816
Napoleone II ottiene la protezione del governo degli Stati Uniti a condizione di non creare problemi diplomatici con la Francia e di non cercare di rovesciare il nuovo governo dei Borboni. Il governo americano gli permette di comprare una piantagione in Sud Carolina: la famiglia non é povera, Désirée ha portato molte pietre preziose e la famiglia riceve doni segreti da parte di fedeli in Francia. Per questo Napoleone II può respingere il compromesso di Luigi XVIII, che gli offriva una pensione se Napoleone II avesse rinunciato al trono di Francia.

1818
Da due anni Napoleone II si é fatto discreto, i suoi partigiani sono delusi ma il giovane esiliato si sente costretto a rispettare la promessa fatta al governo americano, e inoltre la situazione in Francia non é favorevole. Napoleone II esita anche a prendere le redini del partito bonapartista finché suo padre é ancora vivo a Sant'Elena. Solo in quest'anno invia in missione suo fratello François presso Bernadotte, appena salito sul trono di Svezia, per sapere se l'ex generale sarebbe pronto a riconoscerlo imperatore dei Francesi o almeno ad accoglierlo in Europa. Non riceve una risposta positiva, ma il nuovo re di Svezia convince il principe François a rimanere nel suo regno. Bernadotte non ha figli e ci sono sempre stati dubbi sulla nascita di François, possibile risultato della sua relazione con quella che non era ancora imperatrice.

1820
Napoleone II prende contatti con i gruppi carbonari d'Italia e decide di cercare il sostegno dei rivoluzionari e dei liberali, iniziando una campagna di propaganda destinata a presentare il secondo Napoleone come l'erede della rivoluzione. Napoleone II pubblica anche clamorosi proclami in favore dei movimenti liberali in Spagna, Portogallo e Napoli. Per la Francia annuncia il suo desiderio di mantenere la Carta del 1815, mentre i Borboni si mostrano sempre più repressivi. Ma il suo momento non é ancora arrivato, l'assassino del duca di Berry é presentato come l'atto di uno bonapartista e i fedeli dell'imperatore sono cacciati.

1821
Morte di Napoleone I a Sant'Elena. Quando la notizia giunge nella Imperial House in Sud Carolina, Napoleone il giovane cade durante per giorni in uno stato di prostrazione, e l'ex imperatrice Désirée deve obbligarlo a reagire con uno schiaffo che lascia tutti i membri della casa paralizzati e increduli; tuttavia Napoleone reagisce. Subito fa sapere in Francia che si proclama Napoleone II, legittimo imperatore dei Francesi e capo della casa Bonaparte. Di conseguenza Luigi XVIII condanna ufficialmente a morte il suo rivale.
Una delle sue prime decisioni é quella di sposarsi, cosa che non ha fatto fino a questo momento per rispetto a suo padre, che come ogni buon Corso doveva dare il suo assenso. Napoleone II sposa a Charleston sua cugina Letizia Murat (1802-1859), figlia del maresciallo Gioacchino Murat e di sua zia Carolina, che lo ha raggiunto negli USA dopo la fucilazione del padre. In tal modo Napoleone II intende rafforzare la famiglia attorno a lui e spera di poter rivendicare le pretese di Murat in Italia: niente di meglio per tenere l'eredità napoleonica in famiglia.

1822
viaggio di La Fayette negli Stati Uniti, con l'obiettivo di uno viaggio nostalgico l'ex generale rivoluzionario incontra segretamente Napoleone II alla Imperial House per cercare uno contatto tra i gruppi repubblicani e bonapartisti. Napoleone II accetta le condizioni di La Fayette per l'instaurazione di un impero costituzionale secondo la Carta del 1815. Però le condizioni del suo ritorno al potere non si sono ancora verificate.

1823
La Santa Alleanza chiede alla Francia di intervenire in Spagna contro il governo liberale. L'assolutismo é restaurato dalle truppe di Luigi XVIII. Napoleone II invoca inutilmente l'esercito alla ribellione.
Nello stesso anno Napoleone II ottiene dall'esercito americano il comando di un reparto mandato ad Ovest per combattere diversi ribelli indiani: Napoleone iunior vuole guadagnarsi una piccola fama militare per ricordare un po' la gloria del padre. Prima l'imperatore in esilio aveva provato a introdursi nelle lotte in America del Sud e nel Messico, ma nessuno voleva il suo aiuto e il governo USA lo minacciava di ritirare il suo asilo se fosse andato contro la dottrina Monroe (l'America agli Americani). Queste piccole imprese contro gli indiani sono presto riprese dalla sua propaganda, che aggiunge ad esse un colore esotico e pericoloso.

1824
Morte di Luigi XVIII, suo fratello diventa re Carlo X e orienta la sua politica verso l'assolutismo: sempre più leggi democratiche sono abolite e numerosi ufficiali dell'impero sono mandati in pensione. La repressione politica diventa sempre più pesante. Napoleone II denuncia dall'America questa politica e inizia a finanziare diverse congiure in Francia.

1829
Il governo Polignac in Francia segna l'apogeo dell'assolutismo di Carlo X, contro cui si rafforzano i partiti di opposizione. Da una parte Talleyrand e Thiers organizzano un'opposizione di destra in favore di Luigi Filippo d'Orléans, d'altra parte La Fayette riunisce i repubblicani moderati e i bonapartisti in favore della candidatura di Napoleone II. La tensione cresce ancor più con i problemi economici e l'aumento della disoccupazione in Francia.

1830
Contemporaneamente allo sbarco della flotta francese in Algeria, spedizione concepita come una maniera per distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica, Carlo X firma le quattro ordinanze, che limitano i diritti personali, sopratutto la libertà di espressione, e prevedono la dissoluzione della Camera. Subito questo colpo di forza provoca la ribellione di Parigi.
Per tre giorni di luglio la capitale si ribella e la ribellione diventa rivoluzione. Carlo X preferisce fuggire dalla città, il 31 luglio vedendo l'atmosfera rivoluzionaria il re preferisce nominare Luigi Filippo d'Orléans luogotenente generale di Francia. L'Orléans pensa di approfittare della rivoluzione per salire al trono, però molti repubblicani rifiutano questa manovra pensata da Talleyrand. Orléans ha solo bisogno del sostegno di La Fayette e va a trovarlo a Parigi, dove il vecchio generale ha ripreso il comando della guardia nazionale, ma l'incontro non si svolge come immaginava, La Fayette rifiuta di riconoscere il potere concessogli da Carlo X e annuncia che la nave di Napoleone II é attesa di lì a poco.
Vedendo l'evoluzione della situazione, La Fayette aveva consigliato all'esiliato di tentare un colpo di mano già alcuni mesi prima: Napoleone II avrebbe dovuto sbarcare platealmente per ricordare il volo dell'Aquila nel 1815 e sollevare l'esercito e Parigi. Ma la storia era andata più velocemente, e Napoleone II arrivava al momento giusto. Di fatto la sua nave (americana, prestata dietro la promessa di riconoscere la dottrina Monroe) arriva il 3 agosto mentre La Fayette ordina alle sue truppe di marciare contro Carlo X, messo al sicuro a Rambouillet. La Fayette solleva una seconda volta Parigi a favore di Napoleone II, e l'Orléans preferisce lasciare la città per Versailles, dove riunisce le truppe rimastegli fedeli. Lo stesso giorno la Camera riunita su ordine di La Fayette annuncia la fine dell'esilio della casa Bonaparte e accetta di esaminare i diritti di Napoleone II. Il 6 agosto Napoleone II entra a Parigi accolto da trionfatore, e dichiara di essere pronto a servire lo Stato se i Francesi lo vogliono. Il 7 agosto La Fayette propone alla Camera di nominare Napoleone Bonaparte e lui stesso consoli del Stato, e la proposta passa senza problemi. L' 8 agosto, abbandonato da tutti, il principe d'Orléans prende la via dell'esilio come aveva già fatto Carlo X il 3 agosto. Napoleone Bonaparte e La Fayette con il resto dell'assemblea nazionale esaminano le condizioni di una nuova Carta Costituzionale. Il 9 agosto l'assemblea propone di restaurare l'impero e offre la corona a Napoleone, che la accetta senza problemi. La proposta sarà ratificata due mesi dopo da un plebiscito che conferma la restaurazione imperiale. Da questo momento Napoleone II parlerà sempre del suo primo regno (le due volte dopo l'abdicazione del suo padre) e del suo secondo regno.
Napoleone II si proclama imperatore degli Francesi, giura sulla Carta del 1815 di proteggere i diritti e l'eredità della rivoluzione e proclama l'amnistia immediata per tutti i prigionieri politici. Napoleone II offre anche il suo aiuto a tutti i movimenti liberali d'Europa. La Fayette é nominato Maresciallo dell'Impero e primo ministro, in segno di apertura Adolphe Thiers é nominato ministro degli esteri e il potente Jacques Lafitte ministro delle finanze. Il 21 settembre 1830 Napoleone II, reinsediatosi nel palazzo delle Tuileries, firma la nuova Carta perpetua del 1830, concedendo una certa autonomia dell'assemblea nazionale ma conservando il controllo del Senato; l'esercito é interamente sotto controllo imperiale e nomina chi vuole come ministri, però questi devono essere approvati dall'assemblea, l'unica in grado di stabilire le tasse. L'equilibrio tra i due poteri é mantenuto per il momento dal potente ma vecchio premier La Fayette.
Intanto l'Europa esita a mobilitarsi per una nuova coalizione europea mentre l'agitazione liberale contamina altri paesi. Solo la Svezia riconosce subito il nuovo potere francese. Il Belgio si ribella contro l'Olanda e conquista la sua indipendenza, ricevendo l'assicurazione della protezione francese. Nel 1831 Napoleone II accoglie a Parigi, con tutti gli onori l'esule Giuseppe Mazzini. Rivoluzioni liberali hanno luogo anche in Assia e nel Brunswick. A Hambach degli studenti tedeschi si riuniscono per chiedere la nascita di una Germania unita. In questo momento gli Stato tedeschi più occidentali esitano tra l'alleanza con la Francia e il ricordo odioso dell'occupazione napoleonica: stavolta il nome di Napoleone crea dei problemi al nuovo imperatore. Più ad Est la Polonia si ribella contro la Russia, ma la protesta viene repressa con ferocia.

1831
L'Europa reagisce in diversi modi: la Gran Bretagna esita tra l'azione immediata e la pazienza di fronte alla nuova Francia imperiale. Questa attitudine é motivata dai moti e dalle manifestazioni che si moltiplicano in Francia. Napoleone II deve affrontare l'opposizione, talvolta anche violenta, dei legittimisti Borboni, degli estremisti repubblicani ed i problemi sociali come la disoccupazione che provoca la ribellione operaia di Lione. Ma altrove le reazioni sono più ostili: l'Austria di Metternich preme per la creazione di una nuova coalizione antinapoleonica composta da tutti i paesi della Santa Alleanza, ma la Prussia non sembra interessata e la Russia é troppo occupata con la repressione polacca e la ribellione della Lituania. In Italia il nuovo papa Gregorio XVI condanna ufficialmente la restaurazione imperiale.
In Francia Napoleone II sarebbe pronto a negoziare e a fornire garanzie di pace, però vuole prendere le redini dell'eredità napoleonica e restaurare il prestigio internazionale della Francia. Infatti il nuovo imperatore decide di sostenere l'indipendenza del Belgio dall'Olanda. La crisi potrebbe finire con un trattato, ma il 3 agosto l'Olanda invade il Belgio provocando l'intervento militare della Francia. Napoleone II si mette subito alla testa dell'esercito e della nuova guardia imperiale. L'esercito olandese é rapidamente sconfitto, però la vittoria provoca la reazione delle altre potenze. Vienna convince finalmente gli alleati af unirsi contro Napoleone II, e nasce così la IX Coalizione composta dall'Austria, dalla Gran Bretagna, dal Portogallo e dall'Olanda, contro la Francia e il Belgio.
L'Austria vuole lanciare un'azione decisiva e mobilita due eserciti per l'Italia e la Germania. Dal canto suo, Napoleone II richiama le truppe dall'Algeria, abbandonando la conquista del paese (conserverà solo Algeri) per spedirle in Italia. I Francesi possono contare sui movimenti liberali locali, che approfittano di questa occasione per lanciare un'insurrezione in grande stile: Giuseppe Mazzini organizza l'Armata della Giovane Italia e mobilita i patrioti. I filo-Francesi si mobilitano al grido di « Ricordatevi del 1796 ! » (precisamente l'anno di nascita di Napoleone II!). A Bologna e Modena vengono rovesciati i governi legittimisti, subito sostituiti da governi rivoluzionari. Il Piemonte fino a questo momento ha tenuto una politica decisamente conservatrice e filoaustriaca, ma entra nel conflitto appena sale al trono Carlo Alberto di Savoia-Carignano, che ha pensato di cogliere l'occasione di questa guerra per conquistare il Lombardo-Veneto. Anche gli stati tedeschi si dividono di fronte all'incipiente invasione da parte degli Austriaci: Baviera e Baden si schierano con l'Austria, ma la maggior parte degli Stati tedeschi rifiutano, e la Prussia mostra tutta la sua ostilità nei confronti dell'”ingerenza” da parte di Vienna, dato che per Berlino si tratta solo di una scusa per far fallire i progetti di unione germanica come la Zollverein, che doveva entrare in vigore giusto quest'anno. Subito Napoleone II contatta la Prussia per negoziare una possibile alleanza.
In Gran Bretagna la Guerra non riscuote grandi consensi, dal momento che il regno conosce forti agitazioni sociali, e numerosi membri del Parlamento vedono di mal'occhio l'invio di nuovi eserciti sul continente. Inoltre il Belgio é gia in mani francesi e Napoleone II non sembra pronto a invadere l'Olanda. Per il momento la guerra si combatte su mare: la Royal Navy impedisce alla flotta francese di bombardare Lisbona.

1832
Mentre la guerra prosegue, a Parigi La Fayette, rimasto premier perché troppo vecchio per combattere, approfitta del fatto di avere le mani libere per costruire delle istituzioni imperiali più democratiche, convocando un parlamento con ampi poteri decisionali, malgrado l'opposizione dell'imperatrice-madre Désirée e della giovane imperatrice Letizia. Intanto quest'ultima dà alla luce il secondo figlio dell'imperatore, Napoléon Joachim Charles. Il governo spera che quest'ultimo sopravvivrà dopo la morte del primogenito di 5 anni l'anno precedente. 
In Europa la guerra prosegue: l'Inghilterra sbarca le sue prime truppe in Olanda come rinforzi all'esercito locale, però i Francesi si accontentano per il momento di assediare città strategiche come Anversa. Lo stato maggiore vorrebbe inviare sul continente un esercito britannico più numeroso, però il parlamento é ancora diviso e le decisioni vengono prese in ritardo, vista la mancanza di entusiasmo della popolazione britannica. In Germania, la marcia dell'esercito austriaco attraverso gli Stati tedeschi provoca delle ribellioni popolari (eccezion fatta per la Baviera): ad Hambach si riunisce un'assemblea nazionalista che esorta i Tedeschi a sollevarsi con l'aiuto della Prussia. Napoleone II coglie l'occasione favorevole e firma la convenzione di Bonn con il re Federico Guglielmo III: Napoleone junior riconosce il diritto dei Tedeschi a creare una nazione, a condizione che essa escluda l'Austria. Promette anche che le truppe francesi non oltrepasseranno il Reno. Dal canto suo la Prussia dichiara guerra all'Austria e riconosce l'Alsazia, la Lorena e il Saarland come territori francesi. L'intervento prussiano obbliga l'Austria a ritirarsi per proteggere il cuore dell'impero. Le due armate si incontrano in Boemia presso Sadowa, dove l'esercito asburgico è annientato dai Prussiani. Questa clamorosa vittoria permette al re prussiano di avanzare pretese sull'egemonia tedesca.
Intanto l'imperatore Napoleone II si trova in Italia, dove le sue truppe si uniscono ai Piemontesi. Le difficoltà austriache in Germania hanno conseguenze nella penisola: la Lombardia é invasa facilmente con l'aiuto delle insurrezioni locali. Dopo le gloriose Cinque Giornate, Milano apre le porte a Carlo Alberto e all'imperatore, che sfilano trionfalmente in Piazza Duomo, e subito dopo i due alleati affrontano gli Austriaci a San Martino, presso Mantova. Durante la battaglia Napoleone II imita il padre mostrandosi di persona sul campo di battaglia e organizzando di persona la strategia francese. Può contare anche sull'eroismo del cugino Gerolamo Bonaparte, detto Plon-Plon, figlio di suo zio Gerolamo. Il popolarissimo e simpatico principe é molto amato dal cugino, che gli affida missioni prestigiose. Questa battaglia sanguinosissima, passata alla storia per l'alto numero di morti e feriti, provoca la definitiva ritirata degli Austriaci: la Lombardia é liberata, il Veneto minacciato, diverse città come Bologna si sollevano scacciando i sovrani della Restaurazione. 
1833: l'anno non fa in tempo ad iniziare che già gli eventi accelerano. A Francoforte si riunisce uno parlamento pangermanico che offre al re di Prussia la corona di Imperatore. Napoleone II da la sua approvazione a condizione di ottenere il Saarland. Federico Gugliemo accetta e diventa il Kaiser Federico Gugielmo I, sovrano federale di Germania e re di Prussia. Gli Stati tedeschi aderiscono uno dopo l'altro a questa confederazione, eccezion fatta per la Baviera e il Baden, che rimangono indipendenti e pro-Austriaci. L'Austria stessa non é in grado di opporsi ai Tedeschi a Nord e ai Franco-Piemontesi a Sud, ed è costretta a chiedere la pace, mentre Metternich perde il posto dopo aver visto il fallimento di tutto ciò per cui ha sempre lavorato. La Gran Bretagna, vittoriosa su mare, non può impedire però la caduta di Anversa: questo fatto e la sconfitta austriaca convincono Londra a negoziare la pace in posizione di forza. Le potenze europee decidono di riunirsi a Firenze, territorio neutrale.
La Conferenza di pace di Firenze vede la vittoria della Francia, del Piemonte e della neonata Germania. L'Austria cede il Lombardo-Veneto a Napoleone II, che lo cede a sua volta al Piemonte; come contropartita la Francia ottiene la Savoia e il diritto di usare l'isola sarda di Sant'Antioco come base navale. Inoltre il Regno di Sardegna annette i ducati di Parma, Modena e Reggio. Questa splendida vittoria é pero mutilata da una clausola del Trattato di Firenze, con cui Carlo Alberto e Napoleone II si impegnano a non avanzare pretese sulla Toscana, sullo Stato Pontificio e sulle Due Sicilie. In tal modo Bologna è abbandonata alla repressione. I mazziniani e i patrioti più radicali considerano tutto ciò come il tradimento della causa nazionale, ma la mancata estensione del conflitto al resto della Penisola non impedisce a Carlo Alberto di proclamarsi re dell'Italia Settentrionale. Ma soprattutto la Gran Bretagna e i suoi alleati riconoscono i diritti dei Bonaparte alla corona imperiale francese, e promettono di cessare ogni sostegno ai realisti se la Francia smetterà di sostenere i movimenti liberali in Europa. L'Olanda deve rassegnarsi a perdere definitivamente il Belgio che diventa un regno indipendente, la cui corona é offerta a Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha che sposa la principessa imperiale Désirée, sorella di Napoleone II. La Gran Bretagna é assai soddisfatta di questa pace, la sua potenza rimane intatta e l'Europa rimane divisa in potenze rivali che si controllano a vicenda. Francia e Germania confermano la loro alleanza militare. 
Napoleone II può rientrare trionfalmente a Parigi, dove il suo trono é ormai giustificato dalla vittoria militare e consolidato dal governo efficace di La Fayette. La guerra ha provocato l'unione sacra e i repubblicani si sono ormai abituati al nuovo impero, i realisti sono isolati. Napoleone II ordina di completare l'arco di trionfo, fa rialzare la statua del padre sulla colonna Vendôme come segno di vendetta compiuta. A chi gli fa notare che la Gran Bretagna non é stata vinta l'imperatore risponde che la miglior vendetta era quella di obbligare la perfida Albione ad accettare un Bonaparte sul trono di Francia. Napoleone II chiede anche ufficialmente alla Gran Bretagna il ritorno della salma del padre, seppellita a Sant'Elena, ma Londra non nasconde la sua ostilità al progetto e lascia che la proposta cada nel vuoto: le ripetute richieste di Napoleone II non saranno mai soddisfatte.

1851
Morte di Napoleone II, suo figlio primogenito (26 anni) é proclamato imperatore e giura fedeltà alla Carta sotto il nome di Napoleone III.

1860
Morte dell'imperatrice Désirée a 83 anni.

Perchè no?

Per fornire all'autore i vostri suggerimenti e consigli, scrivetegli a questo indirizzo.

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E ora, una proposta di Generalissimus:

E se Napoleone, ritornato in Francia dall'Elba e resosi conto di non poter ripetere gli exploit del passato e sfidare di nuovo l'Europa da solo, si accontentasse di regnare sulla sola Francia fino alla sua morte intorno al 1830? Un'ipotesi quasi impossibile vista l'incompatibilità delle parole "Napoleone" e "accontentarsi", ma se fosse successo? Che piega avrebbe preso la storia della Francia?

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Gli risponde Bhrghowidhon:

Dati gli effetti dirompenti della costruzione delle 'Nazioni' da parte degli Stati dell'Ottocento, tutto si gioca sui confini; persino sul fatto che l'Isola d'Elba restasse o no a Napoleone e quindi alla Francia.

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Allora Generalissimus puntualizza:

E se cedesse l'Elba?

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Ma Bhrghowidhon obietta:

Perché dovrebbe cedere pure l'Elba? Come 'compenso' farebbe ridere, ma qualsiasi altro motivo sarebbe insostenibile... Il punto comunque sta proprio nei precisi confini della Francia 'metropolitana': al Reno o al 1792 o al confine linguistico (quindi con la Vallonia ma senza Alsazia)? E verso la Svizzera e i Savoia? E perché la Corsica sì, visto che lo stesso Imperatore era stato secessionista dalla Francia fino al 1790?

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E Generalissimus insiste:

In pratica quale sarebbe la soluzione migliore per far stare tranquillo Napoleone e il suo Impero francese senza che si vengano a creare Coalizioni dopo Coalizioni di stati europei con l'obiettivo di toglierlo di mezzo?

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Questa è l'articolata risposta di Bhrghowidhon:

Più che Napoleone è la stessa Élite francese a dover essere soddisfatta e in effetti la sua soddisfazione comporta automaticamente le Coalizioni altrui. Il problema è apparentemente senza soluzione e infatti la Storia Contemporanea dimostra che finché l'Europa non è stata spartita tra due Superpotenze non ha mai trovato il conclamato Equilibrio, il che è al tempo stesso la dimostrazione che la Politica Internazionale della Gran Bretagna è stata bensì tatticamente vincente (la Gran Bretagna è rimasta indipendente fino alla Seconda Guerra Mondiale, che è quel che contava), ma negli obiettivi dichiarati ha fallito (o è fallita) quanto non si potrebbe immaginare di più.

Formulato altrimenti, il modello dello Stato presunto Nazionale di dimensione 'francese' / 'inglese' / 'spagnola' (questa stessa finzione è a sua volta in contraddizione con sé stessa, dato che queste tre cosiddette Nazioni hanno per prima costantemente mirato a espandere i proprî confini) quando ha cominciato a essere esportato nel resto d'Europa non era più sufficiente perlomeno né alla Francia né alla Gran Bretagna. Quest'ultima è riuscita a ricavarsi un surrogato accettabile nella Colonizzazione transoceanica (non mi riferisco alle Colonie, ma ai futuri Dominions) e altrettanto nell'unificazione imperiale dell'India; la Francia invece si è dovuta accontentare delle briciole (per poi perdere anche quelle - l'Algeria), mentre ormai da tre secoli la più lampante evidenza geopolitica era che la Francia aveva vitale necessità di inglobare tutta l'Italia (compresa come minimo la metà occidentale dell'interposta Cisalpina) e la Spagna (con o senza Portogallo) oltre che ovviamente come minimo la Vallonia (per il resto il confine al Reno era una foglia di fico, già Napoleone I. ha dimostrato che si trattava né più né meno che di una trincea temporanea).

Nell'Europa della Restaurazione, come nella stessa Francia, non potevano coabitare Borboni e Bonaparte (né questi e i Savoia). Ammessa la continuazione di Napoleone in Francia, i Borboni sarebbero stati eliminati anche in Spagna e nele Due Sicilie e altrettanto sarebbe avvenuto ai Savoia, così come l'altro Stato-Cuscinetto - i Paesi Bassi - non avrebbe avuto possibilità di sussistere nei suoi confini del 1815 (e in effetti non ce l'ha fatta); il comportamento di Napoleone I. verso la Svizzera ha invece costituito un precedente che le avrebbe potuto permettere di attraversare indenne anche una Restaurazione con persistenza bonapartista.

Per tutto ciò, la risposta più ottimistica e collaborativa che oserei dare è che Napoleone avrebbe potuto condurre la Francia a un punto di equilibrio accettando il compromesso del confine linguistico verso la Germania (= Fiandre, Olanda, Lussemburgo granducale, Lorena e Alsazia) e quello del confine storico verso la Svizzera, conservando all'Impero tutti i territorî a Est delle Alpi Occidentali (incluso il Dipartimento italico dell'Agogna) fino ai confini del Sistema Asburgico del 1815 (Lombardo-Veneto, Parma-Piacenza, Modena-Reggio, Toscana), l'Elba, l'ex-Stato dei Presidî (già francese) e il resto del Regno di Napoli, lasciando ai Borboni di quest'ultimo la riserva della Sicilia come ai Savoia la fonte del loro titolo regio (la Sardegna); rinunciato al Regno d'Italia (e alle Province Illiriche), l'unione personale sarebbe stata compensata con quella con la Castiglia, mentre l'annessione diretta di tutto l'ex-Regno di Aragona (anziché della sola Catalogna), con le Baleari, avrebbe costituito l'indennizzo delle Province Illiriche e delle Isole Ionie (i Borboni di Spagna sarebbero rimasti Re di Nuova Spagna, Nuova Granada, Perù e della Plata).

Naturalmente, la seconda condizione - la prevenzione delle Coalizioni - richiede a sua volta trasformazioni indispensabili che, dall'esempio in negativo dell'Ottocento, comprendono perlomeno mano libera per la Russia verso la Turchia (non solo asiatica, ma anche europea) e, di conseguenza, l'egemonia asburgica nella Confederazione Germanica, che a questo punto si porrebbe come Secondo Reich (con tanto di unione economica, militare e politica) in continuità pressoché diretta col Primo (il Sacro Romano Impero); alla Prussia sarebbe riservato il ruolo di Quinta Colonna russa nel Secondo Reich. Per controbilanciare le egemonie austro-russe (e la sostanziale sopravvivenza di quella francese), l'Impero Britannico dovrebbe avere invece la garanzia del Mediterraneo (verosimilmente compresa l'Algeria) virtualmente fino all'Egitto e alla Palestina, confinando con la Russia nei Luoghi Santi e riservandosi una totale egemonia (in prospettiva) sulla Persia onde realizzare una più breve e diretta continuità territoriale con l'India. A questo punto la Gran Bretagna si sarebbe potuta dedicare alla riconquista delle proprie ex-Colonie Americane (anziché a quella di fatto delle Colonie Spagnole e Portoghesi) e le uniche quattro questioni residue in Europa sarebbero state il Portogallo, le Fiandre, la Polonia e la Lombardia.

Per disinnescare la questione lombarda si potevano fissare i confini occidentali del Lombardo-Veneto secondo quelli del Ducato di Milano per il Trattato di Cateau-Cambrésis del 1559 (includendovi tutti i Feudi Imperiali minori); tutti sarebbero rimasti insoddisfatti, ma nessuno avrebbe giuridicamente perso alcunché di essenziale rispetto alla situazione fino al 1814.

Le Fiandre finirebbero per staccarsi dai Paesi Bassi e tornare sotto gli Asburgo, quindi anche entro la Confederazione Germanica; le Legazioni Pontificie già nella breve Restaurazione dell'anno 1800 erano obiettivo austriaco, e una loro annessione al Lombardo-Veneto avrebbe contribuito a esorcizzare la questione lombarda.

Probabili contraccolpi nello svolgimento dell'Etnocidio otto-novecentesco dei Basiletti sarebbero che:

- il francese dilagherebbe Catalogna e Aragona, Piemonte, Liguria e Sicilia al di qua del Faro, nel lungo periodo anche in Castiglia;

- il castigliano resterebbe confinato, in Europa, alla Sardegna sabauda ed eventualmente alla Sicilia borbonica;

- il toscano supererebbe il francese nello Stato Pontificio, in Toscana, Lombardia (coi Ducati Padani), Venezia (compresa l'Istria ex-veneta e la Dalmazia) e verosimilmente anche in Trentino e nel Litorale Austriaco, inoltre anche in Transilvania secondo appunto le proposte della Scuola Transilvana;

- in Valacchia e Moldavia il romeno tornerebbe al cirillico e l'acroletto sarebbe lo slavo ecclesiastico, che farebbe dei Principati Danubiani la (nuova) patria del 'buon uso' slavonico;

- anziché sul veneto e sul toscano, il croato verrebbe incoraggiato dalla Monarchia Asburgica a imporsi sul serbo nei Confini Militari, soggetti alle mire russe (come, specularmente, la Hercegovina diventerebbe obiettivo dell'Irredentismo croato);

- la Galizia diventerebbe la roccaforte del polacco e alla 'resistenza' dell'ucraino e del ruteno subentrerebbe l'adozione 'clandestina' del russo.

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Paolo Maltagliati vuole dire la sua:

Una Anti-rivoluzione coi fiocchi, insomma. E tanti saluti al grande male del XIX (e del XX, sperando non anche del XXI) secolo, il nazionalismo.

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Bhrghowidhon aggiunge:

I pretesti basati sul Nazionalismi sarebbero stati esauditi lungo l'unico confine riconoscibile, quello germano-romanzo tra francese e tedesco (alto, medio e basso), fuorché nel Giura, dove sarebbe rimasto il confine franco-svizzero: Svizzera, Olanda, Stato della Chiesa (senza le Legazioni), Sicilia, Sardegna e Portogallo sarebbero rimasti a separare i grandi Blocchi, Britannico, Franco-Germanico, Asburgo-Germanico e Russo, dove il primo e l'ultimo sarebbero le vere Potenze, mentre i Bonaparte e gli Asburgo sarebbero egemoni solo entro l'orizzonte europeo (a livello mondiale una grande Superpotenza sarebbe invece rimasta - o destinata a diventare - l'Unione Borbonica americana della Nuova Spagna, Granada, Perù e La Plata).

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Segnaliamo ora la proposta di Ainelif:

Nel 1803 l'Elettorato di Hannover viene occupato dalla Francia napoleonica, su cui governerà per dieci anni, unito al Regno di Westfalia. Nel 1813 l'Elettorato è ripristinato e al Congresso di Vienna viene elevato a Regno tedesco autonomo. La Gran Bretagna si impone come protettrice del regno germanico. E continuerà ad essere tutelato dal governo britannico anche dopo il 1837, con l'incoronazione della Regina Vittoria, con l'abolizione della Legge salica e la possibilità di una donna di ereditare la Corona hannoveriana. Evoluzione parlamentarista dell'Hannover. Nel 1871 durante la guerra franco-prussiana Bismarck rinuncerà all'Hannover per non scontrarsi anche con l'Impero Britannico, ma sarà motivi di discordia tra la Germania guglielmina e Londra e uno dei tanti obiettivi della Grande Guerra. Nel 1901 con la morte della Regina Vittoria subentra un ramo più tedesco della dinastia in Hannover ma che continua ad avere legami con le democrazie parlamentari e rifiuta ogni alleanza con gli Imperi Centrali. Scosso da moti rivoluzionari e sociali resisterà a golpe nazionalisti e verrà invaso dai nazisti. Ricostituito nel 1946 perdura tutt'oggi, come uno degli Stati europei più avanzati, ricchi e prosperi.

Nome ufficiale: Königreich Hannover
Forma di governo:
monarchia costituzionale
Capo di Stato: Ernesto Augusto V di Hannover, nato il 26 febbraio 1954, sul trono dal 9 dicembre 1987
Suddivisione amministrativa: 30 Circondari
Partiti maggiori: l'SPD di Hannover, i Cristiano-sociali, il Partito Nazionale delll'Hannover, partiti di sinistra radicale minori
Capitale: Hannover (circa 7 milioni di abitanti)
Valuta: Tallero dell'Hannover fino al 2002, poi Euro
Religione preminente: Protestantesimo
Lingua: Tedesco molto influenzato dal Basso Sassone, forte presenza anglofona
TLD: .ha

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Gli risponde Tommaso Mazzoni:

Direi che con l'abolizione della Legge Salica, il figlio di Vittoria, Edoardo VII (Che mantiene il nome Alberto, almeno per l'Hannover,) è l'erede di diritto e mantiene la corona in unione personale; L'Unione potrebbe essere sciolta nel 1937 con Edoardo VIII che mantiene il trono d'Hannover, e ricostituita con la morte di Edoardo, magari vittima dei tedeschi (per quanto filotedesco, Edoardo amava l'Inghilterra e non le avrebbe mai dichiarato guerra, quindi Hitler avrebbe invaso sicuramente l'Hannover, magari provocando la morte del Re).

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E adesso, un'altra idea di Perchè No?:

Il 22 luglio ricorre l'anniversario della morte di Napoléon II a soli 21 anni. Abbiamo già immaginato ucronie in cui la vittoria del padre gli permetteva di diventare imperatore dei Francesi. Ma se il duca di Reichstadt OTL fosse sopravvissuto, anche solo farlo morire all'età del padre (Charles e Napoleone Bonaparte non sono stati cosi longevi) ci porterebbe al 1863.

Cosa possiamo dire del Napoleone II storico?

- É stato educato, e probabilmente amato (eccezion fatta per la madre), dalla famiglia imperiale austriaca, infatti parlava tedesco.
- Su ordine dell'imperatore Francesco I, gli era stato permesso di imparare il francese e la storia di suo padre. Ha letto e amato il Memoriale di Sant'Elena che Napoleone I ha scritto specialmente per lui, raccomandando di lasciarglielo leggere a 16 anni.
- Di conseguenza aveva una passione per l'esercito, aveva iniziato come caporale e seguito la formazione come ufficiale fino a colonnello, era competente in materia.
- Napoleone I aveva chiesto che suo figlio rimanesse un principe francese, cioè di non lasciarlo salire su un altro trono che quello francese. la sua candidatura al trono del Belgio era stata respinta. Dei ribelli polacchi volevano farne il loro re, senza successo. Era visto come un pericolo in molti paesi, Francia inclusa. Temevano di vederlo sviluppare ambizioni ereditate dal padre, ma era probabilmente fedele all'Austria e alla sua famiglia regnante.
- Come duca di Reichstadt poteva trasmettere il titolo ai suoi discendenti e Francesco I avrebbe probabilmente organizzato un matrimonio degno di lui prima di vederlo arrivare ai 30 anni.
- Era amico della madre del futuro Francesco Giuseppe e sarebbe probabilmente rimasto fedele all'Austria sotto il nuovo imperatore.

Possiamo prevedere due evoluzioni del duca di Reichstadt:

1- Via francese: il duca ascolta la voce del sangue e vuole tornare in Francia. Troppo tardi per la rivoluzione di 1831, ma nel 1848? Avrebbe potuto essere una scelta alternativa a suo cugino Napoleone III? (Anche se non torna in Francia, un Napoleone II ancora vivo avrebbe impedito il Secondo Impero di Napoleone III e l'eredità napoleonica sarebbe rimasta in linea diretta).
2- Via austriaca: il duca ascolta la sua educazione e rimane a Vienna dove diventa un membro importante della famiglia imperiale. Quale potrebbe essere il suo ruolo militare e politico, sopratutto dopo la caduta di Metternich?
3- Altra via : le raccomandazioni del padre non sono ascoltate e il duca si vede offrire la corona di un'altro paese. Quale paese? Il Messico?

Lunga prospettiva: nel 1940, come OTL, la Francia è sconfitta dalla Germania. Hitler ha allora l'idea di forzare il discendente tedesco del duca di Reichstadt a salire sul trono francese, creando uno "Terzo Impero" fantoccio.

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Gli risponde Alessio Mammarella:

Tanti spunti interessanti. Prima di tutto, da capire chi avrebbe potuto sposare, per vedere magari di attribuirgli una discendenza ucronica. Poi, per quanto riguarda i paesi, trovo affascinante l'idea di una dinastia napoleonica in Belgio o in Polonia, perché questo avrebbe potuto sconvolgere gli equilibri europei. In ogni caso la Francia sarebbe rimasta repubblicana, quindi forse la sua politica estera sarebbe stata diversa rispetto a quella napoleonica...

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Perchè No? gli replica a sua volta:

Per quanto riguarda la Francia, credo che l'esistenza di Napoleone II come erede naturale dei Bonaparte avrebbe silurato la carriera politica di Louis-Napoléon, non avrebbe neanche potuto presentarsi come il capo di un partito bonapartista in nome di suo cugino se questo cugino non aveva intenzioni di scendere nella politica francese. Sarebbe rimasto secondario.

Ma la II Repubblica avrebbe lo stesso conosciuto la sua svolta conservatrice, il generale Cavaignac sarebbe diventato un presidente autoritario con un'assemblea conservatrice, ma niente Secondo Impero. Immagino un decennio 1850 con una Francia centrata su se stessa e sul suo sviluppo industriale come nella nostra TL, forse solo con qualche avventura coloniale in Africa del Nord ma in pace a livello europeo (beh, con probabilmente l'eccezione della guerra di Crimea). Ci sarebbero delle ribellioni locali e forse qualcosa simile alla Comune che infine porterebbe a una liberalizzazione nel decennio 1860 simile alla Terza Repubblica degli anni 1880. Infine si potrebbe sperare in una Francia democratizzata e stabile già all'inizio del 1870, avrebbe lo stesso combattuto la guerra prussiana? Un'eventuale sconfitta riporterebbe la monarchia?

Se Napoleone II fa una carriera militare al servizio dell'impero Austriaco, quale peso avrebbe avuto? Sembra essere stato un buon ufficiale e aveva studiato a lungo le campagne del padre. Mi fa sognare vederlo come generale austriaco che sconfiggere la Prussia prima di Sadowa. Pensate a questo scenario con un duca alla pari del padre quanto a competenze...

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Restituiamo ora la parola al grande Bhrghowidhon:

Dalla Restaurazione alla Crisi del 1860

Ucronia ottocentesca come tantissime altre; in quanto tale coinvolge anche l'Italia e il Risorgimento, ma non è (o non soltanto) un'ucronia “risorgimentale”, riguarda tutte le Potenze europee e una possibile Crisi come quella d'Oriente. Chi non è interessato non si senta quindi perseguitato da questi argomenti: come al solito, basta non proseguire nella lettura (con sincere scuse da parte mia per la noia). Pregherei comunque di dare la precedenza alla due ucronie appena proposte (su Creta nel 1204 e su Bonifacio), che sono più interessanti, o almeno di voler intervenire anche su quelle (come ho fatto anch'io).

Il Punto di Divergenza è il consueto: al Congresso di Vienna (anzi, nelle sue fasi preparatorie, che sono state molto più decisive) si opta per una Restaurazione integrale (anche all'interno della Germania); il motivo può essere molto banale (qualche parola data di troppo; l'insistenza del Papa – onde recuperare Avignone e i Feudi Ecclesiastici nell'Impero – può far breccia in qualche Diplomatico cattolico in più), ma non è rilevante, perché ognuno è abbastanza semplice e al contempo verosimile da essere ammissibile. (Chi non gradisce i dettagli tecnici territoriali può saltare i quattro capoversi seguenti.)

L'applicazione integrale causa sùbito qualche dolorino a ognuna delle Potenze vincitrici (oltre che alla Francia, che deve rinunciare non solo ad Avignone, Montbéliard/Mömpelgard, Salm e Saarwerden, ma anche alla formale annessione della Corsica): la Gran Bretagna dovrebbe abbandonare le Isole Ionie e Malta, l'Austria Salisburgo, Bressanone, Trento, Venezia e Valtellina-Valchiavenna, la Russia Bessarabia (all'Impero Ottomano), Białystok (alla Prussia) e Finlandia (alla Svezia); la Prussia recupera tutta la propria parte di Polonia (compresa la Nuova Prussia Orientale) e la Frisia Orientale, ma perdendo la Pomerania Anteriore Svedese e la possibilità di annettere la Sassonia (perlomeno settentrionale), la Westfalia e tutta la Renania.

Alessandro I (che approfitta della situazione per recuperare il preziosissimo avamposto russo sul Mare del Nord costituito da Jever) si mostra intransigente su Bessarabia e Finlandia, che – come per esempio la Georgia – sono acquisizioni sì contemporanee ma indipendenti dalle Guerre Napoleoniche; di conseguenza la Svezia esige un compenso (la Norvegia) a spese della punita Danimarca e l'Austria (che ugualmente coglie l'occasione per tornare nei Paesi Bassi) si appella al Giuramento di Fedeltà all'Imperatore da parte del Doge nel 1798. A questo punto la Gran Bretagna ha due rivali (Austria e Russia) per le Isole Ionie, rischia di cedere alla Russia perfino Malta e nel frattempo vede la Francia recuperare Minorca (francese nel 1756-1763 e 1782-1798, quindi incontestabile perché acquisizione prerivoluzionaria); dunque rilancia reclamando la Corsica, che nel 1789 era ancora teoricamente genovese in pegno alla Francia per i costi della repressione dei disordini, quindi può essere trasferita al Regno Unito – conguagliato il pagamento da parte genovese con le Indennità di Guerra da parte francese – sotto il pretesto, per quanto specioso, che nel 1793-1796 la Legalità non Rivoluzionaria sull'Isola sarebbe stata rappresentata dal Regno di Pasquale Paoli (già «Stato della Nazione Corsa» nel 1755-1769) proprio sotto Protettorato Britannico.

La rivendicazione russa delle Isole Ionie viene respinta per il fatto che, se valessero le acquisizioni di territorio avvenute nel 1799-1800 a spese della Francia, allora l'Austria avrebbe diritto al Piemonte, a Genova e a incorporare nell'Impero tutte le Legazioni Pontificie, mentre su Malta si addiviene al compromesso che venga restaurato lo Stato dei Cavalieri (dei quali la Carica di Gran Maestro non è ereditaria, quindi dopo la morte di Paolo I ritorna all'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme), ma sotto Protettorato Britannico.

Sulle Isole Ionie la questione diventa bilaterale fra Austria e Regno Unito: si conviene di accettare la Dedizione all'Austria del 1798 come mutamento “non rivoluzionario”, quindi in teoria la Sovranità dell'Imperatore sull'Arcipelago, che però viene contestualmente sostituita con la creazione degli Stati Uniti delle Isole Ionie sotto Protettorato Britannico (identici alla Storia vera) in cambio della costituzione di Genova in Regno, come richiesto dal Governo Provvisorio del Genovesato e discusso nelle Sedute del Congresso di Vienna dal 13. novembre al 1. dicembre 1814 («Acten des Wiener Congreſſes in den Jahren 1814 und 1815» editi da Johann Ludwig Klüber a Erlangen presso J. J. Palm e Ernſt Enke nel 1817, vol. VI, Fascicolo 28., pp. 415-416), sotto un Arciduca asburgico (Secondogenitura per indennizzo all'Imperatrice dei Francesi Maria-Luisa e poi al fratello secondogenito maschio superstite, Francesco Carlo), secondo le indicazioni date dal Governo Provvisorio al Senatore Agostino Pareto (inviato a Parigi e a Londra nei mesi di maggio e giugno del 1814) e la nota presentata dal Marchese Antonio Brignole Sale a Vienna il 3. ottobre dello stesso anno.

Rispetto al 1814-1815 reale, la Russia perde il Circondario di Białystok (che restituisce alla Prussia) e non ottiene la Polonia del Congresso, anche se recupera il Feudo Femminile (Kunkellehen) di Jever sul Mare del Nord; il Regno Unito, invece delle Isole Ionie, controlla la Corsica, che – rispetto al 1789 – la Francia di fatto perde (come pure, per altri motivi, Avignone, Montbéliard/Mömpelgard, Salm e Saarwerden), riottenendo invece Minorca (non riavuta nel 1814-1815) a spese della Spagna (compensata, come voleva, con Parma, Piacenza e in aggiunta di nuovo Guastalla da sùbito restituite ai Borboni di Parma); l'Austria – ripristinato il Sacro Romano Impero, con i relativi vantaggi indiretti (Feudi Imperiali) e svantaggi diretti (perdita delle Mediatizzazioni) – riprende i Paesi Bassi, l'Austria Anteriore sveva e la Galizia Occidentale, rinunciando a Salisburgo, Bressanone, Trento, Chiavenna e la Valtellina (in Toscana a Piombino e allo Stato dei Presidî), mentre al posto di Parma e Piacenza provvisoriamente per Maria-Luisa (poi compensate con Lucca alla Toscana) consegue definitivamente Genova (sempre come Secondogenitura); la Prussia riottiene in Polonia quanto acquisito in tutte e tre le Spartizioni (non solo Danzica e la Posnania, ma tutta la Prussia Meridionale, la Nuova Slesia e la Nuova Prussia Orientale con Varsavia) e quanto aveva perduto in Germania fra il 1795 e il 1807 (Gheldria, Kleve, Mark, Frisia Orientale, Lingen-Tecklenburg, Ravensberg, Minden, Hohnstein, Halberstadt, Mansfeld, Halle, Bayreuth, Ansbach e la Altmark), ovviamente senza i temporanei compensi ed espansioni sotto Napoleone (Münster, Paderborn, Hildesheim, Eichsfeld, Hannover), ai quali quindi deve rinunciare, come pure all'annessione (fino al 1814-1815 inedita) di Renania, Westfalia e Pomerania Anteriore Svedese. In complesso, tutte e sei le principali Potenze europee cristiane (Regno Unito, Francia, Austria, Prussia e Russia) hanno un bilancio territoriale in pareggio rispetto al 1789 (tranne la russia, che si è accresciuta) e al 1815 storico, ma qui con forte insoddisfazione della Russia (che non si espande più in Polonia, anzi rende Białystok alla Prussia come già Leopoli all'Austria); per il Portogallo non cambia niente, la Svezia compensa la cessione della Finlandia con l'acquisizione della Norvegia (la Danimarca, come nella Storia reale, perde senz'altro). In Germania, la Sassonia non viene punita, mentre Baden, Württemberg e Baviera (in misura minore Assia-Darmstadt e Hannover) non si ingrandiscono attraverso le Mediatizzazioni.

In breve, la carta d'Europa del 1815 è molto più simile a quella del 1789 (1795 per la Polonia), con la differenza che Malta e le Isole Ionie rimangono britanniche e anche la Corsica torna a esserlo, mentre Venezia è confermata a Vienna (ma non la Valtellina e la Valchiavenna) e Genova si mantiene ‘autonoma' con Maria-Luisa d'Asburgo-Lorena. La formula è: Europa del 1789, Corsica del 1793, Polonia del 1795, Venezia, Isole Ionie e Malta come nel 1815, Genova a Maria-Luisa (come proposto nel 1814).

Per placare Alessandro I, si giunge a un accordo segreto per cui le altre Potenze non si opporranno ad azioni tese a costituire un Regno di Grecia in Unione Personale con l'Impero Russo, l'equivalente ellenico della Polonia del Congresso (Metternich si rende conto che far saltare tutto l'accordo e tornare alla Restaurazione dura e pura significherebbe una perdita secca per l'Austria, quindi decide di salvare l'interesse dell'Impero sacrificando quello della Sublime Porta, come del resto in quest'ultimo caso è poi ugualmente avvenuto nella realtà). Le vicende della Guerra d'Indipendenza Greca si svolgeranno più o meno in modo analogo, tenuto conto che Metternich non farà alcuna opposizione formale (quindi neanche la Prussia), dunque il Conte di Capodistria non si dimetterà e Aléxandros Hypsēlántēs non verrà arrestato, forse vivendo perciò più a lungo; d'altra parte, l'impegno di Francia e Regno Unito sarà proporzionalmente assai minore, non avendo veruna delle due Potenze la minima intenzione di combattere a esclusivo vantaggio della Russia né alcunché da perdere da un suo insuccesso. Poco dopo la morte di Giovanni Antonio di Capodistria (9. ottobre 1831), lo Car' (ormai Nicola I) viene proclamato Re di Grecia (titolo che in séguito muterà in “Re degli Elleni” e “Basileús dei Romei”) e per tutto il resto del secolo la Grecia proseguirà, anche con più decisione, la stessa politica espansionistica che l'ha caratterizzata nella realtà; naturalmente, il Regno Unito non le cederà le Isole Ionie né nel 1864 né mai.

Tutto il resto, fino al 1849, si svolge come nella Storia che conosciamo (Luigi-Napoleone opera comunque in Francia, senza interessarsi della Corsica britannica): in séguito alla Guerra Austro-Sarda, tutti i Feudi Imperiali Sabaudi sono requisiti (al Reichstag qualcuno fa presente che la Savoia non fa parte del Regno Longobardo e quindi, per quel Feudo, la Fellonia non priverebbe l'intera Dinastia, ma la Reichsexekution viene comunque approvata per ragioni geostrategiche) e incamerati dall'Imperatore (ormai Francesco Giuseppe, che dal padre ha ereditato anche Genova). Un'eventuale spedizione di Garibaldi per recuperare Nizza non avrebbe comunque successo.

Un mutamento ancora maggior si ha nella Guerra di Crimea: l'Austria mantiene, come la Prussia, un atteggiamento di rigida neutralità (non può desiderare un ampliamento russo ai proprî confini, ma nemmeno favorire il Revanchismo napoleonico), che irrita – ma non tanto quanto l'ambiguità storicamente mostrata – la Russia, del resto più disposta a sorvolare su questi dettagli (non si può pretendere l'entusiasmo del vicino), essendo uscita vincitrice dal conflitto e dunque padrona di Valacchia e Moldavia.

Alla Guerra di Crimea ha partecipato il Regno di Sardegna (anch'esso dalla parte degli Sconfitti, pur senza aver perso alcuna battaglia); il desiderio sabaudo di rivincita, unito alle ambizioni napoleoniche, porta a un accordo segreto franco-sardo (è indifferente se il 21. luglio 1858 o dopo – prima è meno verosimile – e probabilmente non a Plombières – dato che la stazione termale si trova a metà strada fra Parigi e Torino, che però in questo caso non è più, perlomeno al momento, capitale del Regno di Sardegna – bensì in qualche località provenzale, magari Saint-Tropez o Tolone più che proprio Marsiglia, città troppo grande e rischiosa), secondo il quale l'Impero Francese non si opporrà alla conquista sabauda del Regno delle Due Sicilie e anzi contemporaneamente la favorirà in modo indiretto impegnando l'Austria con un attacco sia ai Paesi Bassi (da annettere) sia al Lombardo-Veneto (dal 1849 esteso fino a Nizza e Savoia, che pure andrebbero direttamente alla Francia), da destinare, insieme ai Ducati Padani e alla Toscana, a Girolamo Bonaparte e Ludovica Teresa Maria Clotilde di Savoia.

Tutto il 1859 trascorre nella preparazione delle Insurrezioni e della Spedizione dei Mille (molto più difficili da raccogliere, essendo il loro storico bacino di reclutamento tutto in mano all'Austria); la partenza – da Cagliari – potrebbe comunque avvenire lo stesso in data 5. maggio (in omaggio al Grande Còrso), per giungere a destinazione (più vicina) con un discreto anticipo rispetto ai tempi storici. Data la segretezza degli Accordi Franco-Sardi, Lord Palmerston appoggia secondo le modalità note la Spedizione Garibaldina e in aggiunta dispone un Blocco Navale dalle Isole Ionie nei confronti della Grecia, da cui Alessandro II intende intervenire in soccorso di Francesco II.

La trappola per Francesco Giuseppe scatta nel momento in cui l'Austria, che dal 1814 è ufficialmente garante a favore dei Borboni contro qualsiasi attacco da Nord, intima l'arresto alle Truppe Francesi di Occupazione a Roma, che sono entrate nel Regno con la dichiarata motivazione di fermare l'avanzata della Rivoluzione Garibaldina: Napoleone respinge l'Ŭltĭmātŭm di Vienna ed è guerra fra l'Impero Francese e il Sacro Romano Impero (dove però la Prussia di Federico Guglielmo IV, ormai vicino alla fine, è ancora militarmente arretrata). Austria e Russia si ritrovano, inaspettatamente, dalla stessa parte del conflitto.

Francia e Austria sono impegnate su tre Fronti con tutte le loro forze (si noti che l'Austria dispone anche degli effettivi che in quegli stessi anni erano dei Savoia, eccettuato il reclutamento in Sardegna); Palmerston, che già accarezzava l'idea di fare proseguire Garibaldi verso la Grecia per “liberarla dalla Tirannide zarista”, si ritrova invischiato, di fatto accanto a Napoleone III, in un conflitto europeo contro tutte le “Potenze Orientali” (Russia, Austria e perfino Prussia), mentre il trentasettenne Abdülmecīd I (nell'ultimo anno di vita che la tubercolosi gli lascia) può sognare di tentare un recupero di Valacchia e Moldavia, sicuro di poter contare sul sostegno di tutte le Potenze europee (cui farebbe con ciò un enorme regalo). Al contrario, se Alessandro II si libera dalla ‘rete' britannica può anticipare di diciotto anni la creazione della Bulgaria di Santo Stefano e tenerla tutta per sé (con Austria e Prussia costrette a inghiottire l'amaro boccone, al massimo con una consolazione per la prima in Bosnia).

Gli schieramenti quindi sono: Francia – Sardegna – Regno Unito – Impero Ottomano contro Russia – Due Sicilie – Austria – Sacro Romano Impero – Prussia; due massime Potenze (Francia e Regno Unito) contro altre tre allo stesso livello (Austria, Prussia e Russia), due Regni contrapposti di media o medio-piccola grandezza (Sardegna contro Due Sicilie) e due compagini imperiali ‘fragili' (Sacro Romano Impero da un lato, Impero Ottomano dall'altro). La guerra è continentale e appare come una resa dei conti rimandata da cinquantacinque anni; la Dottrina Militare non è più come all'inizio del secolo, ma non è ancora ai livelli della Guerra-Lampo prussiana (men che meno è immaginabile una guerra di trincea come nel 1914-1918 della nostra Storia): si preannuncia un conflitto costellato di battaglie sanguinose come Solferino e San Martino, ma qui nel 1860 senza ancora la Croce Rossa. Questo è il prodotto della miscela esplosiva costituita da una Restaurazione più ‘vera' (anche se non del tutto coerente), dagli sconvolgimenti del 1848-1849 e dal Revanchismo franco-napoleonico; l'uomo che scatena la guerra è Giuseppe Garibaldi, ma dietro di lui sono (stavolta insieme) Vittorio Emanuele II e Cavour e il Regista è Napoleone III. L'Europa è tornata all'improvviso alle Guerre Napoleoniche, ma stavolta il Regno Unito è – per la sorpresa di tutti, anche propria – a fianco della Francia e sa che non si può ritirare senza lasciare campo libero alla Russia non solo nei Balcani, ma anche in Italia (il Papa è ufficialmente sotto la protezione di due Imperi nemici, Francese e Austriaco); le “Potenze Liberali” incitano alla rivolta contro il Dispotismo tirannico (non definito “orientale” per rispetto alla Sublime Porta), le “Potenze Reazionarie” chiamano alla Lotta contro i Nemici della Cristianità (nella speranza di trarre il Papa del tutto dalla propria parte).

Presumibilmente il piano di Napoleone sarà di investire di sorpresa i Paesi Bassi Austriaci e raggiungere quanto prima la Linea del Reno, se possibile estromettendo i Prussiani dalla Gheldria, quindi mettersi sulla difensiva; nel frattempo attaccare la Savoia fino alla Spartiacque Alpino e sfondare invece più a Sud, a partire da Nizza, per proseguire lungo la Riviera verso Genova. Nello Stato Pontificio, fare dietro-front dal confine napoletano verso le Truppe di Occupazione austriache nelle Marche (forse ormai passate in Umbria) e cercare di farle ritirare verso Nord, inseguendole fino in Romagna e da lì nel Veneto, per raggiungere lo Spartiacque Alpino stavolta da Sud e chiudere in una sacca le Forze Nemiche in Lombardia e Piemonte.

In Toscana e nei Ducati apposite Insurrezioni dovrebbero proclamare il rovesciamento dei Regimi appoggiati dall'Austria e indire Plebisciti di Annessione al costituendo Regno dell'Alta Italia (con Capitale Milano).

Un'incognita è rappresentata da Garibaldi, che potrebbe approfittare dell'inseguimento da parte francese degli Austriaci in ritirata per tentare un colpo di mano su Roma (mentre Palmerston preferirebbe appunto dirottarlo sulla Grecia – fornendogli tutta l'assistenza necessaria – sia per bloccare i Russi oltreadriatico sia per evitare, a questo punto, un'esiziale Crisi Romana con Napoleone).
Se la Sublime Porta entra nel conflitto, i Russi sono circondati in Grecia e si devono difendere sul Danubio, senza dunque poter soccorrere gli Austriaci e i Prussiani in Germania (d'altra parte, gli stessi Turchi sono circondati dagli Austro-Russi in Europa). L'ideale sarebbe di far scoppiare rivolte antitedesche in Polonia (Varsavia e Cracovia) – chiaramente destinate a una brutta fine – in modo da distrarre ulteriori forze di Vienna e Berlino.

Nello Stato Pontificio, gli Austriaci sono sùbito sconfitti in Umbria e si ritirano sullo Spartiacque Appenninico, dove organizzano la prima resistenza. L'offensiva napoleonica investe la Savoia e raggiunge rapidamente l'obiettivo dello Spartiacque Alpino. Anche Nizza cade in pochi giorni, l'Austria tenta con qualche successo di resistere a Mentone, poi indietreggia gradualmente fino a Bordighera, dove la Costa (crinale fra due valli) di Seborga offre un ostacolo naturale quasi fino al mare (Sasso di Bordighera): i Francesi si accampano fra Vallecrosia e Vallebona e la Linea di Fronte si assesta.

I ricordi della Dominazione Napoleonica di cinquant'anni prima sono ancora vivi presso la Popolazione locale e alimentano i primi fenomeni di guerriglia.

In Belgio, l'antico sistema di Fortificazioni risalente al XVII secolo regge al primo urto da Sud; nel frattempo il Regno dei Paesi Bassi interviene nel conflitto rafforzando le Linee di Difesa austriache, ma l'Armata Napoleonica travolge le debolissime Guardie dell'Arcivescovato di Treviri e irrompe lungo la Valle della Mosella, raggiungendo il Reno a Coblenza, donde risale il fiume chiudendo in una sacca l'intero Palatinato cisrenano, mentre a Nord invade altrettanto agevolemnte l'Arcivescovato di Colonia e si arresta solo quando arriva alla Gheldria prussiana. Il Ducato di Jülich è occupato sùbito dopo e la Difesa Austro - Prussiano - Olandese si assesta lungo la Mosa.

Nei Ducati Padani, le Insurrezioni vengono represse senza grandi difficoltà dalla Polizia supportata dalle pur poche Forze austriache residue di occupazione; altrettanto avverrebbe in Toscana, se non che l'Esercito Francese invade il Granducato dalla Valdichiana e dalla Maremma: il Granduca, la famiglia e il Governo riescono a fuggire oltreappennino, mentre i Francesi investono Lucca, Viareggio e Massa, ma vengono fermati a Sarzana dalla Guarnigione austriaca ivi di stanza.

Francesco II di Borbone si ritira verso l'Adriatico, ma gli Inglesi sbarcano nel Salento e da lì risalgono la Puglia. L'Esercito Austriaco che nelle Marche ha organizzato la prima resistenza sugli Appennini varca il confine napoletano e appronta una seconda Linea di Difesa sull'Ofanto, a Nord della quale si rifugia il Re. La superiorità navale britannica nell'Adriatico è però schiacciante e la Marina Imperiale non si arrischia a formare un Blocco fra il Gargano e Cattaro.

E ora, alcuni chiarimenti necessari. Diversamente dal solito (almeno per quanto mi riguarda), non si tratta né si trattava di un’ucronia in cui, mirando a un risultato, cerco il Punto di Divergenza più adatto ed economico per raggiungerlo, bensì proprio di una riflessione (e un invito ad approfondirla) su che cosa sarebbe accaduto se la Restaurazione fosse stata davvero tale. La risposta che sembra delinearsi è un anticipo di Versailles (il che mi farebbe partire per la tangente generalizzando questa conclusione e quella che avevo a suo tempo esposto sulla conclusione della Prima Guerra Mondiale: o lo Sconfitto viene completamente annesso / spartito fra i Vincitori – come avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale – oppure il Revanchismo porterà a una replica peggiorata del conflitto appena terminato; ma su questo avremo numerosissime occasioni di tornare).

Un dato di incontrovertibile evidenza mi pare, anzitutto, che la Restaurazione totale, senza residui, non è in alcun modo possibile. In questa ucronia ciò è rappresentato emblematicamente dalla Russia, che come ovvio si rifiuta di cedere tutte le proprie conquiste del periodo 1789-1814, per l’ottima ragione che alcune (Alaska, Georgia, Bessarabia) sono indipendenti dalle Guerre Napoleoniche, scivolando poi a giustificarle tutte (v. Finlandia), anche quando sono in effetti dovute a Napoleone (Białystok); la questione, del resto, è definitivamente chiusa se si considera la Louisiana, conquista francese alla Spagna (entrambi Stati ben coinvolti nelle Guerre Napoleoniche) e che quindi dovrebbe essere restituita a quest’ultima, se non che nel frattempo l’hanno acquistata gli Stati Uniti, giammai disposti a rivenderla né tantomeno a renderla gratis. In questo caso, la Restaurazione in Nordamerica sarebbe possibile solo se il Regno Unito riconquistasse gli Stati Uniti, ma allora anziché al 1789 torneremmo al 1785 (non sarebbe più la Restaurazione ‘prerivoluzionaria’ riferita alla sola Rivoluzione Francese) e allora perché – potrebbe dire la Polonia (se esistesse) – non a prima del 1772 (Prima Spartizione) e comunque perché non includendo anche, appunto, la Polonia (spartita per la seconda e terza volta nel 1793 e 1795)? Ma allora – aggiungerebbe l’Austria (priva della propria parte di Polonia, presa nel 1772) – perché non tornare al 1730? In una prospettiva mondiale, poi, è chiaro che sarebbe assurdo e arbitrario andare in giro per il Mondo imponendo ai varî Sultanati d’Asia e Africa di restituire tutto ciò che hanno acquisito fra il 1789 e il 1814 (perché mai? E, in ogni caso, perché proprio fra il 1789 e il 1814?).

Dunque la Restaurazione totale è impossibile. Inoltre, la ricostituzione della Polonia va contro gli interessi di tre delle quattro principali Potenze vincitrici, quindi, per quanto a noi risulti auspicabile e doverosa (anche se, faccio notare, la Polonia-Lituania non era tutta “polacca e lituana”: per più di metà era slava orientale e ortodossa, il che a mio modestissimo parere non è un difetto, però di sicuro impedisce di considerare la Polonia-Lituania come uno Stato anche solo binazionale come – di nome e solo per la maggioranza, non la totalità, del territorio – il Sacro Romano Impero, tantomeno come uno Stato Nazionale quale veniva rappresentato dalla prospettiva risorgimentale del XIX secolo), innegabilmente non sta insieme alla Restaurazione intesa contro la Rivoluzione Francese. Questo aspetto impone di restringere ancora di più l’estensione semantica di «Restaurazione», perché a ben vedere c’è una contrapposizione completa fra lo scenario “Rivoluzione Francese-Spartizione della Germania e dell’Italia (compresa l’Olanda; Svizzera, Ungheria e Spagna hanno sofferto ‘solo’ amputazioni territoriali)-Restaurazione della Polonia” e lo scenario “Restaurazione della Germania (Italia, Olanda)-Spartizione della Polonia-Spartizione della Francia”: «Rivoluzione» è una formula abbreviata per il primo, «Restaurazione» per il secondo, ma nessuno dei due termini va inteso alla lettera, bensì con tutte queste implicazioni.

Così siamo arrivati a concludere, credo tutti d’accordo, che «Restaurazione» nel 1815 significava, propriamente, “Restaurazione della Germania, Italia, Olanda, Reintegrazione della Svizzera, Ungheria, Spagna, (Ritorno alla) Spartizione della Polonia-Lituania, Spartizione – o, in subordine, Ridimensionamento (grave errore geopolitico, v. sopra) – della Francia. Questo era il contesto di partenza; poi, a Parigi e di conseguenza a Vienna, le considerazioni geopolitiche e geostrategiche hanno preso il sopravvento e quasi tutti i punti del Programma sono stati stravolti (la Germania e l’Italia sono state ulteriormente spartite – che non significa “polverizzate”, ma, al contrario, “raggruppate e suddivise fra pochi Privilegiati” – e la Francia è stata bensì ridimensionata rispetto al 1812, ma non fino ai confini del 1789, perché ha conservato alcune conquiste: uno dei paradossi è che, rispetto al 1789, la Francia sconfitta ha guadagnato di più che l’Austria vittoriosa).
È qui che si innesta la domanda: «che cosa sarebbe successo se, invece, fosse stata applicata davvero la Dottrina della Restaurazione, ovviamente nella sua accezione precisa e realistica (quindi senza Restaurazione della Polonia) e col solo compromesso, inevitabile (quindi realistico), di (commettere il fatale errore geopolitico di) non spartire (né annettere) la Francia?». Entro questo quadro, è verissimo, la Francia è in perdita rispetto al 1815 e pure rispetto al 1789; è stato un mio errore includerla nella lista di «tutte e sei le principali Potenze europee cristiane (Regno Unito, Francia, Austria, Prussia e Russia)» (come si vede, la frase è stata rimaneggiata, perché l’elenco è di cinque – manca la Spagna – e all’inizio avevo scritto «tutte e cinque le principali Potenze vincitrici» (quindi senza Francia e intendendo la Spagna come quinta), poi ho pensato di scrivere – al posto di «vincitrici» – «del Congresso di Vienna», solo che «le cinque principali Potenze del Congresso di Vienna» comprendevano la Francia e non la Spagna (qui ho scritto l’elenco, rimasto perciò a cinque), allora ho corretto in «tutte e sei le principali Potenze europee» (dimenticando che l’aggiunta della Francia falsificava la frase), precisate come «europee cristiane» per escludere l’Impero Ottomano (che in effetti resta fuori dal ragionamento) e il risultato è stato un’affermazione erronea. Ne chiedo umilmente scusa... Inoltre, ho volutamente specificato che anche la Savoia, per “viste politiche” (come si chiamavano allora), viene requisita e incamerata.

Il paragone col Baden è perfetto (potrebbe essere anche col Württemberg o con la Baviera, Potenze appunto di quart’ordine in Germania dopo Austria, Prussia e Hannover, nel 1815 ancora in Unione Personale col Regno Unito); se completiamo il paragone fra Germania e Italia (intesa, chiaramente, davvero come “Espressione Geografica” secondo i rapporti di forza geopolitici del tempo), in questo ucronico 1815 il ruolo dell’Austria è uguale in entrambe (come del resto era nel nostro 1815), quello della Prussia (che in Germania era un Complesso Dinastico, sia pure molto squilibrato al proprio interno) era sicuramente, a Sud delle Alpi, del Complesso Dinastico Borbonico (anch’esso squilibrato, nel nostro 1815, fra Parma e Due Sicilie, ancora più squilibrato se includiamo anche Spagna e Francia; la Spagna al Congresso di Vienna rappresentava i Borboni di Parma nelle questioni dell’“Espressione Geografica” ed è proprio nella Seduta del 13. novembre 1814 che Metternich ha usato per la prima volta quest’espressione respingendo la proposta di Gómez y Labrador di istituire una Sessione generale dedicata a tutte le questioni “italiane” come quella per la Germania), nella presente ucronia limitato a Due Sicilie-Spagna(-Francia, fino al 1848), invece il ruolo della Toscana (se lo vogliamo considerare distinto da quello dell’Austria) è appunto – pur con tutte le differenze del caso (si trattava di Secondogenitura e non di Unione Personale, con la stessa Dinastia della prima Potenza e non con una terza Potenza – assimilabile a quello del Regno di Hannover. Quindi pienamente d’accordo: «Austria : Prussia : Hannover : Baviera-Baden-Württemberg» (in Germania) = «Austria : Borboni : Toscana : Sardegna» (in questa “Espressione Geografica” ucronica). Come Napoleone I ha favorito Baviera, Baden e (indirettamente) Württemberg, così Napoleone III favorisce l’unico loro omologo rimasto a Sud delle Alpi, il Regno di Sardegna (ovviamente non può puntare sulle Secondo- e Terzogeniture Asburgiche; un Bonaparte non punta mai nemmeno sulla Prussia, se non tatticamente e temporaneamente, quindi nemmeno sui Borboni in Italia).

Qualcuno propone come primo Candidato (antiaustriaco) all’«iniziativa unificatrice» Napoli: vedremo se è possibile, la discussione è aperta, non ho un mio piano prestabilito dell’ucronia, anzi se l’ho inviata senza concluderla né aver intenzione di continuarla è proprio per capirlo.

Tutto il resto viene restaurato nell’accezione propria e usuale del termine, comprese ove possibile le Colonie (naturalmente, come visto, per la Spagna l’unica via per riavere la Louisiana sarebbe una riconquista britannica degli Stati Uniti, che però non consegue direttamente dal Punto di Divergenza e quindi non ho preso in considerazione) e naturalmente le Repubbliche di Lucca e di Ragusa (quest’ultima sotto Protettorato Austriaco e non Ottomano, dato che chi la sgombera dai Francesi è l’Austria e non la Turchia, ma dal punto di vista territoriale e istituzionale è una Restaurazione completa).

Veniamo a Venezia e Genova. La seconda è davvero restaurata – la Questione Genovese nel 1814 era scabrosissima, perché la Repubblica Ligure veniva trattata come Alleato della Francia fin dall’inizio e ‘volontariamente’ (non è vero, ma lo si voleva far credere) unitasi all’Impero Francese, quindi alla fine come un pezzo di Francia – perché torna nei suoi confini del 1789 (senza Feudi Imperiali, chiaramente) e – in omaggio alla suddetta visione – mantiene perfino il proprio Sovrano nella Persona dell’Imperatirce Maria-Luisa. È ovvio che tutto ciò contiene molta speciosità (Successore designato di Maria-Luisa non è certo Napoleone II, ma suo zio Francesco Carlo e, dopo l’Abdicazione di questi, suo figlio, il cugino Francesco Giuseppe), ma corrisponde a quanto il Governo Provvisorio Genovese desiderava e perfino ha chiesto, quando è diventato chiaro che a Genova era riservato un trattamento da Repubblica Giacobina. Per Venezia si fa invece valere, con somma ipocrisia, il Giuramento di Fedeltà all’Imperatore pronunciato dal Doge nel 1798 (un criterio analogo a quello usato con la Polonia, ‘restaurata’ nella... sua Spartizione del 1793-1795!), ma contro l’argomentazione che il motore di tutto ciò era stato Napoleone e il Veneto valeva come compenso ai Paesi Bassi (per cui, recuperati questi, bisognava restaurare la Serenissima) si faceva valere, sul piano dell’equilibrio geopolitico, il fatto che, nelle Spartizioni della Polonia, l’Austria è stata l’unica Potenza a essere danneggiata dalla Rivoluzione Francese (a causa dell’occupazione dei Paesi Bassi non ha potuto partecipare alla Seconda Spartizione) e quindi il Veneto vale come compenso non più dei Paesi Bassi, ma della mancata parte di Polonia nel 1793 (che presumibilmente sarebbe consistita nell’intero Voivodato di Cracovia, in quello di Wolhynia e nelle parti cattoliche – quindi la metà occidentale – di quelli di Brześć Litewski o Brześć nad Bugiem / Brest-Litowsk / Brest[-Litovsk] / Beras’ce / Brestas / Lietuvos Brasta e, forse, di Nowogródek), inoltre il calcolo di convenienza per il Regno Unito che, se fosse stata restaurata la Repubblica, le Isole Ionie non sarebbero più state Protettorato Britannico: lo restano e perciò l’Austria ha ‘diritto’, in cambio, a mettere l’ipoteca (considerata dagli Abitanti il male minore) su Genova... Ritengo poi che gli anni di Maria-Luisa sarebbero stati considerati dai Genovesi come i migliori vissuti da molto tempo a quella parte (come realmente avvenuto a Parma).

La soluzione dell’Imperatore-Doge è manifestamente la più logica, l’abbiamo invocata già varie volte, storicamente non è stata adottata ma in questo contesto potrebbe ben esserlo; l’essenziale comunque sarebbe che Venezia conservi anche l’Istria (costiera) e la Dalmazia fino a Cattaro (senza Ragusa, certo). Le Isole Ionie, come visto, no (di fatto al Regno Unito per l’ŭtī pŏssĭdētĭs) ed è proprio la natura bilaterale dello scambio fittizio fra Isole Ionie ‘Veneziane’ (quindi spettanti all’Imperatore) e Genova (occupata da Lord Bentinck) che Castlereagh non arriverebbe a chiedere una clausola di Secondogenitura perpetua (del resto alla fine, sia pure virtualmente, non valida neppure per Modena: quando la Genealogia lo ha voluto, Francesco Ferdinando è diventato Erede designato dell’Impero) – le due Abdicazioni di Ferdinando e Francesco Carlo non erano prevedibili – e comunque il 1847 storico dimostra che, alla morte di Maria-Luisa, il principio universalmente accettato era ormai quello dell’Annessione tout court (Lucca, che per le dimensioni del Granducato è in proporzione molto maggiore che Genova per l’Austria o anche solo il Lomabardo-Veneto già più che triplicato in questa ucronia).

Quel che mi interessava era di impostare la questione delle conseguenze di una Restaurazione ‘vera’. Fino allo scoppio del conflitto del 1860 – che mi pare il fatto più macroscopico, ancor più della pur clamorosa Unione Personale fra Russia e Grecia (se ‘sostituisce’ quella con la Polonia non è così incredibile come potrebbe sembrare a prima vista) – ho riflettuto molto a lungo (da decenni) e credo di aver esposto ipotesi condivisibili: un omologo degli Accordi di Plombières come quello delineato sarebbe stato addirittura più verosimile di quelli storici, con la Francia di Napoleone III finalmente libera di avere un vero Vassallo in Lombardia (-Venezia), Liguria e Toscana, occupare come Protettrice lo Stato Pontificio e, più a Sud, un Alleato non in grado di nuocerle, ben confrontabile con un Murat (oltre all’impagabile vantaggio di annettere sùbito, insieme a Nizza e Savoia, il Belgio e la Renania!).

L’andamento del conflitto, invece, è molto meno ‘trattabile’ e vorrei appunto approfondire tutti questi aspetti; quel che ho scritto vale solo come una specie di provocazione, sia pur abbastanza banale, perché è da attendersi che la fase iniziale veda l’effetto di un attacco a sorpresa (le stesse Alleanze si creano di fatto quasi all’insaputa dei Contendenti, eccettuati gli astutissimi Napoleone, Vittorio Emanuele e Cavour, ammesso che quest’ultimo non sia rimasto in Piemonte come Suddito Austriaco) e che però non tutto vada esattamente come nei piani, perché le Forze Terrestri Franco-Sarde sono in questa ucronia diminuite di quel tanto che può far la differenza in punti strategicamente cruciali come il Furlo, Sarzana e Bordighera, forse anche sull’Ofanto e lungo le Fortificazioni del Belgio, che sicuramente in questa ucronia sarebbero state potenziate fra il 1814 e il 1860 come in nessun’altra epoca.

Perciò sono arrivato a immaginare che, a due mesi dall’inizio delle ostilità, la Linea di Fronte veda in mano francese tutta le Renania (attualmente tedesca) alla sinistra idrografica del fiume (= a Ovest del Reno), mentre tutti i Paesi Bassi (Belgio e Lussemburgo compresi) restano alla Coalizione Antifrancese; le Alpi Occidentali separano i contendenti (come se fossero oggi Francia e Italia), fino al punto in cui la Fronte raggiunge il Mar Ligure a Bordighera (quindi la metà occidentale dell’attuale Provincia di Imperia, ma non Sanremo, è in mano francese), poi si ha una sorta di inizio di “Linea Gotica” a partire da Sarzana lungo il Crinale Appenninico (Austriaci a Nord, Francesi a Sud), che in questo caso fa da Fronte anche nella prosecuzione peninsulare (quindi Austriaci sul Versante Adriatico, Francesi sul Versante Tirrenico) per deviare a Est verso il mare e raggiungere l’Adriatico solo in Puglia, lungo il corso dell’Òfanto (Austriaci nell’attuale Provincia di Foggia, Inglesi in quella di Bari). Firenze è Capitale Provvisoria del Regno dell’Alta Italia sotto Girolamo Bonaparte, di fatto quattro Dipartimenti francesi (Arno, Ombrone, Mediterraneo e, per l’occasione, Serchio); lo Stato Pontificio è ormai diviso in due: Ferrara, Bologna, Romagna e Marche ormai sotto Amministrazione (Militare) Austriaca, Umbria e Lazio Protettorato Francese. Il Regno di Napoli ancora sotto controllo di Franceschiello è ristretto agli Abruzzi, al Molise e alla Capitanata; nel resto, Vittorio Emanuele II è ormai Re di Sardegna e delle Due Sicilie e si appresta a proclamare il Regno d’Italia (rifiuta la denominazione “Bassa Italia” voluta dai cugini Bonaparte).

Se abbiamo il timore di «dissolvere» l’essenza della questione, azzardo una prospettiva. Come anticipato, non è concepibile nel 1860 una guerra di trincea di cinque anni; siamo ancora alla fase delle battaglie campali decisive. Se si dovesse arrivare a grandi sanguinosi rovesci, Francesco Giuseppe chiederebbe la pace e Napoleone III si potrebbe accontentare dell’ŭtī pŏssĭdētĭs, specialmente se il Regno Unito si ritira dal conflitto per concentrarsi sui Balcani: Vittorio Emanuele Re d’Italia (= di Sardegna, Sicilia e Napoli), Francesco II Re Titolare delle Due Sicilie confinato in Capitanata, Molise e Abruzzi, Stato Pontificio dimezzato (Lazio e Umbria), Girolamo Bonaparte Re dell’Alta Italia (si conviene che «Italia« significhi proprio l’«Espressione Geografica» riferita alla Penisola Appenninica), l’Austria conserva la Liguria e annette le Legazioni Pontificie come compenso per Ventimiglia, Nizza e la Savoia, tutte alla Francia, come anche la Riva Sinistra del Reno (senza Paesi Bassi, neanche il Lussemburgo). Disperazione in Germania, “Grida di Dolore”, proteste contro l’Imperatore, manifestazioni di odio antifrancese; nella possibile Guerra Austro-Prussiana, Guglielmo I – che in questa ucronia parte due ‘tappe’ più indietro, perché la Prussia è sotto l’Impero e non ha, in Germania, l’estensione che aveva nel 1865 – diventa, al massimo, Secondo Re di Germania (come Federico il Bello all’epoca di Ludovico il Bavaro), dopodiché tutto l’Impero cerca la Rivincita contro Napoleone e si arriva alla Guerra Franco-Prussiana come da Storia nota, solo che in questo caso la posta in gioco è non solo tutta la Sinistra del Reno (e in più l’intera Lorena, Ducato eponimo della Dinastia Imperiale), ma anche una resa dei conti in Italia.

In “Oriente”, la Russia (che già quattro anni prima ha vinto la Guerra di Crimea) sconfiggerebbe di nuovo la Turchia se non intervenisse anche la Francia (ormai fuori dalla guerra in Europa Centro-Occidentale) a fianco del Regno Unito: il conflitto si conclude senza né Vincitori né Vinti e la puntata successiva arriva, come nella Storia reale, nel 1877; Vittoria Russa e Trattato di Santo Stefano, ma niente Congresso di Berlino, perché tutte e tre le Potenze “Reazionarie” sono ancora in rapporti tesi con quelle “Liberali” (Revanchismo in Francia, Questione Italiana) e l’Austria occupa tutto l’Eyâlet Ottomano di Bosnia.

Nel frattempo, infatti, Garibaldi ha tentato due volte la Presa di Roma (come nella Storia vera), nel 1866 Vittorio Emanuele coglie l’occasione della sconfitta austriaca per conquistare il residuo Regno Borbonico, nel 1870 occupa e annette Roma, ma l’Austria (oltre a riprendere la Savoia, Nizza e Ventimiglia) invade la Toscana e l’Umbria, restaurando i Lorenesi a Firenze e un ridotto Pătrĭmōnĭŭm Pĕtrī nei Ducati di Perugia e Spoleto, stavolta – con l’assenso del Papa, che si rifugia ad Assisi – come Feudo Ecclesiastico entro il Sacro Romano Impero (per evidenti ragioni di sicurezza). L’Italia è divisa definitivamente in due, Roma nuova Capitale Sabauda (a onta delle prevedibili grandi proteste a Napoli), la Corsica rimane inglese, il resto è Sacro Romano Impero sotto permanente occupazione militare austriaca, quasi tutto (tranne Ragusa, Parma - Piacenza - Guastalla, Lucca e i Feudi Imperiali minori) Dominio diretto Asburgico (la Secondogenitura Toscana, la Terzogenitura di Modena-Reggio-Massa, dalla Savoia e Nizza fino al Tronto e a Cattaro Regno Lombardo-Veneto in Unione Personale al Regno di Genova; Trento e Bolzano, Gorizia e Trieste nell’Impero d’Austria).

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C'è anche la curiosa proposta di Inuyasha Han'yō:

La Francia Balcanizzata

All'indomani delle guerre rivoluzionarie/napoleoniche, le potenze vincitrici decidono di "spezzare le gambe" in modo definitivo alla Francia sconfitta, così che non minacci più l'ordine europeo con le sue politiche espansionistiche (non solo napoleoniche, ma anche quelle di Luigi XIV e di Carlo VIII). Le sottraggono vasti territori (tipo l'Inghilterra ottiene Normandia e Bretagna, la Spagna Aquitania e Occitania, i Paesi Bassi l'Alta Francia ecc.), riducendola a un micro-stato senza sbocco al mare. La contea venassina e Avignone sono restituite al Papa. Ciò cambia radicalmente le vicende successive.

In primo luogo l'impero coloniale francese non nasce, quindi Algeria, Indocina, Madagascar e altri territori andranno agli inglesi o ad altri.

In secondo luogo senza il sostegno francese Cavour e Vittorio Emanuele II non possono sfidare l'Austria e l'unità d'Italia non si realizza.

In terzo luogo non si ha la spedizione francese in Messico, di conseguenza Massimiliano d'Asburgo non vi andrà mai, evitando la fucilazione da parte dei repubblicani di Juarez.

Oltre a ciò non si ha neanche la guerra franco-prussiana, e ovviamente non avrà luogo la crisi di Fashoda. In questa TL avremo una duplice alleanza austro-tedesca.

Senza l'Italia non si avrà la guerra italo-turca del 1911, quindi le guerre balcaniche verranno posticipate, se non evitate. Quali altre conseguenze?

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Perchè No? tuttavia obietta:

Leggendo la proposta mi viene una sola reazione: una spartizione della Francia condurrebbe solo a una nuova rivoluzione francese entro la generazione seguente (come nella nostra TL). Potete essere sicuri che tra il 1830 e il 1848 ci sarebbe stata una riunificazione sotto pressione della nazione armata. La monarchia sarebbe stata abolita definitivamente e ci sarebbe stata una Seconda Repubblica in anticipo (forse con approvazione britannica per seguire la discussione). Il resto del secolo vedrebbe una politica francese volta alla riunione di tutti i territori persi e probabilmente di altri (la Vallonia, per esempio). La Francia esisteva da secoli: vedi la Polonia, è rimasta divisa per tanti anni ma il sentimento nazionale polacco è sopravvissuto. La Polonia ha avuto la sfortuna di non trovare le condizioni per la riunificazione. La Francia non era nella stessa posizione: demograficamente, geograficamente, culturalmente, economicamente, anche i Britannici sarebbero stati favorevoli a una Francia capace di bilanciare le altre potenze continentali.

Se siamo in un'epoca di nazionalismi e di unificazioni in Italia e Germania, poi, non vedo perché la Francia dovrebbe rimanere divisa quando aveva già all'epoca il più forte sentimento nazionale d'Europa ed era rimasta unita per secoli. La popolazione di Avignone era ostile a un ritorno in mani pontificali. Non me la vedo la Gran Bretagna pensare che mantenere dei territori occupati in Francia potrebbe essere una buona idea. E poi quale sarebbe la legittimità dei sovrani di questi staterelli? Non avrebbero né legittimità dinastica, né nazionale, né popolare, imposti com'erano dalle potenze straniere.

Voi sopravvalutate i regionalismi (come fanno spesso gli Italiani). Siamo già dopo la grande unificazione rappresentata dalla Prima repubblica e sopratutto dall'Impero. L'esercito e il liceo in particolare hanno già creato una generazione che si pensa francese prima che cittadini del suo paese. Le elite nelle regioni parlano francese e hanno la cultura francese, il dialetto è una cosa da contadini che neanche loro vogliono preservare. La maggior parte dei movimenti regionali francesi sono nati in reazione al centralismo parigino alla fine del XIX secolo: senza questo centralismo e con la spartizione prevarrebbe al contrario il movimento nazionalista di riunificazione. Quella occitana non era un'identità in quell'epoca, è una creazione della fine del XIX secolo. E anche una Bretagna indipendente sarebbe rimasta per sempre una dipendenza britannica se voleva sopravvivere, e non sono convinto che i Bretoni stessi lo avrebbero voluto.

Ridimensionare la Francia sarebbe la sola cosa possibile, sopratutto nel Nordest. Ma infine la reazione francese sarebbe la stessa. Abbiamo già parlato di un congresso di Vienna ad imitazione del trattato di Versailles del 1919, ma era piuttosto per immaginare un diktat imposto alla Francia, non la sua eliminazione.

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Anche William Riker scuote la testa:

Se si vuole costruire un'ucronia "di scopo" in cui la Francia resta divisa in più stati come l'Italia per più di un millennio, il PoD va anticipato ai tempi della disgregazione dell'Impero Romano d'Occidente. Ma anche in tal caso, come ha scritto Romain, la Francia si sarebbe riunificata nell'800 con Italia e Germania.

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E Iacopo Maffi aggiunge:

Anch'io ho difficoltà a immaginare una Francia spartita a lungo. Senza una Francia unita non ci sarebbero i Centomila Figli di San Luigi e nel 1823 Ferdinando VII non potrebbe rigettare la Costituzione di Cadice. Al più tardi negli anni '30 la Francia sarebbe ricostituita, magari proprio sotto Luigi Filippo. Però a questo punto il ritardo francese nella costituzione di un Impero Coloniale sarebbe notevole. Forse avremmo un'Algeria Asburgica?

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Anche Federico Sangalli dice la sua:

Però l'unificazione italiana e tedesca sono avvenute perchè alcune potenze avevano un certo interesse a favorire la loro nascita (in primis la Francia per usarle contro l'Austria, ma anche Inghilterra e Russia, oltre ovviamente alla Prussia). Quali potenze potrebbero avere interesse a una rinascita francese? Non l'Austria che come in HL sarebbe guardiana dell'assetto di Vienna. Forse Berlino per la stessa ragione per cui Parigi appoggiò l'ascesa prussiana, cioè creare un contrappeso all'Austria. Temo che la Russia sarebbe ostile e questo sarebbe un bel problema, visto che in HL arrivò a un passo dall'invadere Francia e Belgio per schiacciare i Moti del 1830 e venne dissuasa solo da Austria e Gran Bretagna. Anche Londra non avrebbe troppo interesse, con il Continente apparentemente dominato dall'Austria mantenere l'equilibrio in cambio del dominio dei mari (cioè del mondo) sarebbe forse più conveniente.

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A questo punto la parola torna al grande Bhrghowidhon:

Messa così, l’ucronia è morta. La si può recuperare in qualche maniera? È quello che provo a proporre.

La formulazione di partenza era «all’indomani delle guerre rivoluzionarie/napoleoniche, le potenze vincitrici decidono di “spezzare le gambe” in modo definitivo alla Francia scontitto, così che non minacci più l’ordine europeo con le sue politiche espansionistiche [...]. Le sottraggono vasti territori [...], riducendola a un mico-stato senza sbocco al mare. Ciò cambia radicalmente le vicende successive.» È possibile?

Per rispondere, dobbiamo distinguere ciò che viene escluso perché impossibile da ciò che è solo poco probabile. Questa ucronia configura per la Francia ciò che è realmente avvenuti in altri casi di spartizione fra fine Settecento e primo Novecento: Polonia, Sacro Romano Impero, Impero Coloniale Spagnolo, Austria-Ungheria, Impero Ottomano; nessuno di questi era un «qualunque paesino europeo», eppure solo la Polonia è stata alla fine, con enormi travagli, restaurata (e soltanto in parte), dunque ciò che è accaduto alla Spagna o alla Turchia poteva toccare anche alla Francia e avere conseguenze durature, anche se d’altro lato è verissimo che una «balcanizzazione» duratura («a lungo») è inimmaginabile. L’Equilibrio Europeo dopo la Guerra dei Sette Anni è durato 29 anni (con la parentesi solo tedesca della Guerra di Successione Bavarese); il Sistema di Metternich 39, quello di Bismarck 41, quello di Versailles 20, quello di Jalta 43. In questa ucronia dobbiamo cercare una situazione stabile per almeno un secolo (nella formulazione di partenza si arriva al 1913).

Il Comandante parte da Siagrio e Clodoveo, ma ugualmente non arriva oltre l’epoca di Napoleone III. Ci chiediamo allora se c’è qualche possibile Punto di Divergenza più tardo, che permetta di superare l’Ottocento: sicuramente il parallelo del Sacro Romano Impero applicato al caso del Regno dei Franchi Occidentali, con la progressiva trasformazione dei Feudi fino a Stati Westfaliani e infine a Stati Sovrani entro una Confederazione “Gallica”, arriverebbe anch’esso perlomeno al 1871, poi però resta comunque la forte possibilità che un omologo francese della Prussia divida in due la Confederazione (insisto sempre che è un paradosso chiamare Unificazione la Soluzione Piccolo-Tedesca).

Credo anch’io che il cuore della questione sia quello che hai indicato: la ‘balcanizzazione’. In effetti, è stata la discussione a fissarsi su questa prospettiva, mentre la proposta di partenza non la prevedeva, bensi in suo luogo da una parte la sottrazione di vasti territorî, dall’altra la riduzione «a un micro-stato senza sbocco al mare». Proviamo allora a ripartire da qui.

Una prima considerazione è che una delle Potenze Vincitrici – la Russia – non confina con la Francia; la seconda è che, una volta spartita la Francia, cessa il vincolo geopolitico da questa determinato per garantire l’esistenza di Svizzera e Olanda come Stati Sovrani. Traiamone le conseguenze: per spartire la Francia – che implica anche la fine dell’Olanda e della Svizzera – bisogna spartire anche uno Stato altrettanto grande, sconfitto, confinante con la Russia. Risposta ovvia: la Danimarca-Norvegia. Procediamo dunque, con l’aiuto del Senno di Poi.

Le Potenze Vincitrici cercano un accordo sulla base dell’eliminazione della Francia (con la Svizzera e l’Olanda) e della Danimarca-Norvegia. Della Francia, il Rossiglione torna, come giustamente previsto, alla Spagna; di tutto il resto dei confini del 1789, ciò che è appartenuto al Sacro Romano Impero (dagli Ottoni in poi) e/o agli Asburgo va al ricostituito Sacro Romano Impero, mentre gli altri circa due terzi ‘tornano’ a far parte del Regno d’Inghilterra, Francia e Irlanda. Solo un «micro-Stato senza sbocco al Mare», la Bassa Navarra, rimane il Regno dei Borboni.

Il Regno d’Inghilterra, Francia e Irlanda è ormai Regno Unito di Gran Bretagna, Francia e Irlanda, con Capitale Londra, rispetto a cui Parigi sarà nello stesso rapporto di Edinburgo o Dublino, ma – come le Isole Normanne – di lingua francese, non inglese (la Bretagna può avere una condizione paragonabile al Galles). Che sia concepibile è provato dalla nota Franco-British Union del 16. giugno 1940 (Great Britain, Parliament, Parliamentary Debates, Fifth Series, Volume 365. House of Commons Official Report, Eleventh Volume of Session 1939-40 [London, His Majesty's Stationery Office, 1940], coll. 701-702) voluta da de Gaulle (e Churchill) e accolta con entusiasmo da Reynaud e dall’analoga Unione Franco-Britannica chiesta dai Vertici della Quarta Repubblica sedici anni più tardi.

Nella parte restituita al Sacro Romano Impero, Avignone può ben tornare al Papa, il Principato di Orange all’omonima Dinastia (così sistemata), mentre Corsica, Provenza e Delfinato si uniscono a Nizza e Savoia (cui ritornano anche Bresse, Bugey, Dombes e Gex) nel Regno di Sardegna e Corsica, Provenza e Bassa Borgogna (Capitale Arles) ai Savoia (il Piemonte e Aosta vanno all’Austriaca Lombardia; il Regno di Genova Secondogenitura Asburgica al dodicenne Arciduca Francesco Carlo), tutto il resto (dalla Franca Contea all’Alsazia, dalla Lorena all’Artois) al Regno di Lotaringia e Alta Borgogna (Capitale Bruxelles). La Svizzera va interamente all’Imperatore (fra Austria, Borgogna e Lombardia); l’Olanda alla Prussia, che somma l’estensione del 1795 a quelli del 1815 (tranne le parti di Lussemburgo e Aquisgrana, che resta Città Imperiale) con l’aggiunta di Schleswig-Holstein e addirittura dell’Elettorato di Hannover (cui l’omonima Dinastia rinuncia in cambio del Trono Francese). Gli Elettorati restano i dieci degli ultimi anni dell’Impero, ma le tre principali Dinastie ne hanno due ciascuna (gli Asburgo Boemia e Salisburgo, gli Hohenzollern Brandenburgo e Hannover, i Wittelsbach Baviera e Ratisbona-Aschaffenburg), le altre uno (Sassonia, Württemberg, Baden, Assia-Kassel). Come nel 1799, il Sacro Romano Impero torna a comprendere le Legazioni Pontificie (che restano tali) e, secondo i piani di allora, anche Roma e il Regno di Napoli (tranne la Calabria Inferiore); corrisponde all’area di pertinenza austriaca secondo la Santa Alleanza.

La Polonia torna spartita come nel 1795, compreso Białystok, dal momento che la Russia recupera le preziosissime Isole Ionie; ma la novità dirompente è che la Norvegia va, secondo le rivendicazioni ereditarie dinastiche, agli Holstein-Gottorp (i Románovy), con l’aggiunta, per gradire, del ritorno del Kunkellehen di Caterina II., le quanto mai strategiche Signorie di Jever e Kniphausen (sul Litorale fra la Frisia Orientale e Oldenburgo). Helgoland, naturalmente, al Regno Unito; la Danimarca alla Svezia, come garanzia contro l’accerchiamento da parte russa. L’Islanda rimane agli Oldenburgo-Sonderburg-Glücksburg, ma la Færøerne e la Groenlandia diventano Colonie Britanniche.

Potevano le Potenze Vincitrici accordarsi su queste spartizioni? Certo; era in loro potere e bastava che non insistessero ciascuna sulla restaurazione della Francia come Potenza ai fini dell’(illusorio) Equilibrio Europeo. Le rivisitazioni medioevali ci suonano oggi anacronistiche, ma prima dell’Americanizzazione andavano molto di moda e piacevano anche a Napoleone, Hitler e Stalin.

Veniamo al dunque: poteva questa spartizione resistere al XIX. secolo? Cominciamo da Cadice: lo storico Duca d’Angoulême può benissimo comandare, da Erede di Bassa Navarra, i Centomila Figli di San Luigi come Corpo di Spedizione della Francia Britannica (Re di cui gli stessi Hannover si potevano considerare legittimi Eredi). I Moti del 1820-1821 abortiscono sul nascere, quelli del 1830 vengono repressi nell’àmbito dell’Impero. Ma la questione è la Rivoluzione in Francia fra il 1830 e il 1848, secondo la stima di Perchè No?.

Teniamo conto che nel Regno di Francia sarebbero stati stanziati Inglesi, Scozzesi, Gallesi e Irlandesi, mentre i Coscritti francesi sarebbero stati impiegati nell’Arcipelago Britannico e nelle Colonie (così come la politica dell’Austria e in fondo ancora oggi dei Carabinieri); nell’adiacente Regno di Lotaringia e Alta Borgogna, entro l’Impero, i Militari sono tedeschi, ungheresi, croati, polacchi, ucraini &c., in quello di Arles sono sardi e corsi. Allo scoppio della Rivoluzione a Parigi, nel caso che Londra non riuscisse a domare i disordini con le proprie Forze Armate interverrebbero quelle dell’Impero, soprattutto austro-prussiane, ma anche sardo-corse e, perché no, spagnole dal Rossiglione: i Rivoluzionarî non hanno la benché minima speranza di successo.

Nei decenni successivi, la Francia sarà blandita da Londra come la Scozia, attraverso la partecipazione all’Impero Coloniale, che in questo caso sarà costituito dalla somma dei due Imperi storici Britannico e Francese, il che a sua volta renderà più urgente per San Pietroburgo la competizione in Asia (anzitutto in Persia) che qualsiasi tentativo di conquista o almeno spartizione dell’Impero Ottomano, rimandata a tempi migliori; del resto, con tutte e quattro le Potenze Vincitrivi direttamente affacciate sul Mare del Nord, lo sbocco al Mediterraneo interessa principalmente a Londra per via del comunque (anzi, a maggior ragione) costruito Canale di Suways.

Nel 1848 non saranno contrapposti una Soluzione Grande Tedesca e una Piccolo-Tedesca, quindi si procederà direttamente alla riforma dell’Impero, in modo paragonabile alla costituzione del Secondo Reich. Al suo interno, la Prussia e in particolare Guglielmo II. perseguiranno prima (già con Bismarck) e con più determinazione una politica marittima e coloniale (puntando forse al Congo); l’Impero rimarrà comunque una Potenza di second’ordine rispetto ai due colossi planetarî, l’Impero Franco-Britannico e quello Russo.

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Interviene Findarato Anàrion:

Ho trovato davvero interessante ed illuminante il Tuo paragone tra la Francia, che pochi di noi, me compreso, considera(va)no “balcanizzabile” (ma a pensarci bene, nell’Universo che hai proposto, non sarebbe stata la Jugoslavia, qualora fosse mai nata, a “francesizzarsi”?) a Polonia, Impero Ottomano, Austria-Ungheria, e mi permetto anche di aggiungere la stessa Jugoslavia, Stati, se non addirittura Potenze, qualcuno con mille e più anni alle spalle (se consideriamo, come faccio io, l’Impero Ottomano la continuazione della Pars Orientalis dell’Impero Romano…), che si sono disintegrate senza che nessuno abbia mai battuto ciglio, perché ritenere assurdo che un destino del genere possa accadere a Stati come la Francia, l’Inghilterra, la Russia, la Spagna, ma anche gli Stati Uniti d’America, il Brasile, l’India, la Cina? Per quanto mi riguarda, adesso anche San Marino potrebbe avere un destino simile, chiaramente, scrivere un’ucronia su San Marino balcanizzato è meno “divertente” che scriverne una sulla Francia o gli USA che scompaiono dalla cartina geografica mondiale.

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E Bhrghowidhon riprende:

Non ho in effetti sfruttato come sarebbe stato opportuno il confronto con le altre spartizioni storiche, troppo preso com’ero dall’ansia di precisare che sono pienamente d’accordo col fatto che la balcanizzazione della Francia non sarebbe durata a lungo. Questo è vero anche in generale: se si divide uno Stato in tanti più piccoli, semplicemente si riporta il processo a una fase anteriore, ma poi è comunque molto probabile che uno prevalga di nuovo e così si ricomincia. Romain ha infatti pienamente ragione. L’ucronia si realizza senza la balcanizzazione, quindi con una spartizione non in (tanti piccoli) Stati, ma fra (pochi grandi) Stati esterni, già esistenti. È un’impostazione completamente diversa, cui le giuste osservazioni critiche del Maestro e del Comandante non si applicano, perché non era stata proposta. Poi non voglio escludere che entrambi siano magari altrettanto o perfino più contrarî a questa proposta, ma se non altro finora non c’è alcuna contraddizione con quanto hanno, sempre correttamente, scritto e affermato.

Dunque, per riassumere, Francia spartita fra Regno Unito (due terzi), Austria, Regno di Sardegna (entrambi nel Sacro Romano Impero, che all’epoca era restaurabile senza alcuna forzatura; ivi anche Avignone al Papa e Orange all’omonima Dinastia) e (in minima parte) Spagna, col microresiduo del Regno di Bassa Navarra. La Prussia è compensata con un’espansione mai vista (perfino maggiore che nel 1866!), la Russia con ciò che di più prezioso poteva sognare e desiderare (la Norvegia; per gradire, Jever e le Isole Ionie), la Svezia tranquillizzata con la garanzia dell’annessione della Danimarca, il Regno Unito ulteriormente gratificato dalle Færøerne e dalla Groenlandia.

Come visto, le Rivoluzioni del 1830 e 1848 non hanno alcuna possibilità di successo in questa ucronia. L’Impero Britanno-Francese diventa la Superpotenza egemone, la Russia segue seconda, in Europa Centrale Austria e Prussia convergono per non soccombere del tutto. Non ho toccato la questione delle Indipendenze Americane, ma, a prescindere da tutto il resto, la situazione europea è una di quelle che garantiscono la massima stabilità (otto Stati – più un micro-Stato – esauriscono la superficie del subcontinente).

Mi aspetto già alcune obiezioni. Anzitutto, la Francia: non si ribellerebbe a Londra? Ripeto che è militarmente impossibile (così come secoli di guerre interne al Primo Reich sono terminati di colpo con la nascita del Secondo: l’annessione diretta ha queste conseguenze). Ma non tenterebbe in un modo o in un altro la riunificazione? Non è affatto detto, perché in Germania dopo la divisione del 1866/1870 ci sono voluti circa un settantennio e in mezzo una guerra mondiale per ritornare all’unificazione (del resto durata poi solo sette anni). In questo caso il Regno di Lotaringia e Alta Borgogna (con Capitale Bruxelles) sarebbe una sorta di grande Belgio e quello di Sardegna e Corsica, Provenza e Bassa Borgogna (con Capitale Arles) avrebbe buon gioco a far diventare il provenzalismo (pur sempre francofono) di Mistral l’ideologia nazionale di Stato (il franco-provenzale sarebbe considerato come una varietà provenzale). I Savoia non sarebbero più i Piemontesi e nemmeno verrebbero più chiamati Sardi, ma diventerebbero i Provenzali per antonomasia. Aver fatto parte (fuorché la Sardegna) della Francia sarebbe come per l’Olanda o la Svizzera aver fatto parte della Germania (o, per il Belgio, anche della Spagna e dell’Austria); l’uso del francese – che rimarrebbe probabilmente più forte del pur simbolicamente fondante provenzale – avrebbe un valore paragonabile a quello che ha oggi nella Svizzera Romanda.

E l’altra grande spartita, la Danimarca-Norvegia? Per la Danimarca, il rapporto con la Svezia sarebbe oggettivamente come quello storico della Norvegia nel 1814-1905; la Dinastia però rimarrebbe, in Islanda: abbastanza per conservare la dignità, non abbastanza per tentare di rovesciare la situazione. Per i Danesi sarebbe certo peggio del trattamento del 1814, ma la sostituzione delle Færøerne, dell’Islanda e della Groenlandia con un supplemento di Scandinavismo (l’unione paritaria con la Svezia) potrebbe incontrare il favore di almeno una parte.

Naturalmente, la grande questione è la Norvegia: accetterebbe di passare dalla Danimarca alla Russia anziché alla Svezia? Dipende dalle condizioni: con una Dinastia in grado di presentarsi come ‘nazionale’ (gli Holstein-Gottorp) e un livello di autonomia privilegiata come i Tedeschi del Baltico, si potrebbe perfino sviluppare un Nazionalismo Russo dei Norvegesi come quello dei Balto-Tedeschi («Wir sind Russen! Alle sind wir Russen! Sonst nichts wollen wir sein!», dalla Patente № 5542 del Governatorato Civile e Militare di Livonia e Curlandia, 9. giugno 1812, a firma del Cav. Magnus Gustav [Iván Nikoláevič] von Essen, organizzatore della difesa di Riga dai Prussiani alleati di Napoleone).

E l’Olanda sotto la Prussia? E la Svizzera sotto l’Austria? Non avrebbero fatto più di quanto è accaduto a Venezia, quindi niente che potesse cambiare il corso degli eventi. Non dico che tutto ciò potesse evitare la Prima Guerra Mondiale (forse sì; bisogna discuterne), ma almeno un secolo sarebbe durato, che è più del doppio di qualsiasi altro sistema storico.

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Per ora chiude le danze Alessio Mammarella:

Riflettevo sul fatto che la Francia è sempre stata compresa nel novero delle potenze europee, e funzionale agli equilibri complessivi. Diventata un paria dopo il Congresso di Vienna, è stata "riabilitata" già nel 1822 e autorizzata a condurre una spedizione militare in un paese vicino. Ciò non significa, ovviamente, che lo scopo dell'ucronia sia impossibile, significa però che la decisione di spartire la Francia dovrebbe basarsi sulla "non-necessità" della stessa come potenza europea. In quale caso la Francia non sarebbe stata necessaria? Mi vengono in mente due possibilità:

- le altre potenze si organizzano in modo da poter gestire solo in 4 tutti gli affari europei;
- sorge una nuova potenza europea idonea a sostituire la Francia (attenzione, non semplicemente un nuovo stato di una certa dimensione... uno stato di una certa dimensione e con una politica indipendente rispetto alle altre potenze già esistenti).

Se per esempio la Gran Bretagna annette gran parte della Francia, allora viene da sé che non potrà limitarsi al dominio dei mari e degli stretti, ma dovrà avere un ruolo più attivo sulle questioni continentali, per esempio dovrà essere la Gran Bretagna a sopprimere i moti costituzionalisti in Spagna (andando un po' contro la sua vocazione liberale) o altrimenti lasciare che la Spagna abbandoni l'assolutismo "impunemente" mettendo subito in crisi i rapporti con la Santa Alleanza. Se invece si pensasse di rilanciare la Spagna come potenza europea in sostituzione della Francia, parimenti bisognerebbe poi lasciare il paese seguire la sua strada, anche eventualmente in contrasto con la Santa Alleanza.

Provo a seguire l'ipotesi di una "Grande Spagna" che è abbastanza originale rispetto a quanto scritto finora. La Francia viene divisa fondamentalmente in quattro stati, che ricalcano le divisioni altomedievali: una parte nordovest (Neustria) attribuita alla Gran Bretagna, una nordest (Austrasia) attribuita al Sacro Romano Impero, una sudoccidentale (Aquitania) attribuita alla Spagna e una sudorientale (Borgogna) attribuita ai Savoia. Volendo sostituire la Spagna alla Francia come potenza europea, e al tempo stesso evitare che la Gran Bretagna abbia un peso eccessivo, le poche colonie oltremare rimaste alla Francia passano interamente alla Spagna. Quest'ultima inoltre annette la Sardegna (lasciata dai Savoia). L'Italia viene in pratica spartita tra un nord asburgico e un sud borbonico con le due potenze che esercitano congiuntamente la protezione dello Stato Pontificio. La Russia, che ovviamente non potrebbe aver parte nella spartizione della Francia potrebbe essere compensata direttamente dall'Austria, per esempio con la Galizia (ed eventualmente con altri territori, se la Galizia è troppo poco).

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Per partecipare alla discussione in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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