Genealogia di Gian Carlo I, Re d'Italia

di Enrica S.


Di seguito troverete elencata la genealogia ufficiale del Re d'Italia Gian Carlo I, come ricostruita dagli storici ufficiali della casa di Borbone-Savoia.

Patriarchi antidiluviani
1) Adamo (3760-2830 a.C.), il primo uomo (cfr. Gen 2, 4 - 3, 24 e 5, 1-5)
2) Set (3630-2718 a.C.), figlio di Adamo ed Eva (cfr. Gen 5, 6-8)
3) Enos (3525-2620 a.C.), figlio di Set e di sua sorella Azura (cfr. Gen 5, 9-11). Secondo Gen 4, 26 egli fu il primo sulla Terra ad invocare il nome del Signore.
4) Cainan (3435-2525 a.C.), figlio di Enos e di sua sorella Noam (cfr. Gen 5, 12-14)
5) Malaleel (3365-2470 a.C.), figlio di Cainan e di sua sorella Mualelet (cfr. Gen 5, 15-17)
6) Iared (3300-2338 a.C.), figlio di Malaleel e di Dina (cfr. Gen 5, 18-20)
7) Enoc (3138-2773 a.C.), figlio di Iared e di Baraka, fu assunto in Cielo prima della morte (cfr. Gen 5, 21-24)
8) Matusalemme (3073-2104 a.C.), figlio di Enoc e di Edua, figlia di Azaria. Morì sette giorni prima del diluvio universale, e fu l'essere umano più longevo della storia (cfr. Gen 5, 21-27)
9) Lamec (2886-2109 a.C.), figlio di Matusalemme e di Edua II, figlia di Barakel (cfr. Gen 5, 28-31)
10) Noè (2704-1754 a.C.), figlio di Lamec e di Betenos, scampò al diluvio universale (cfr. Gen 5, 32 - 9, 29)

Piero della Francesca, Morte di Adamo, Basilica di San Francesco ad Arezzo

Piero della Francesca, Morte di Adamo, Basilica di San Francesco ad Arezzo

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Patriarchi giapetiti postdiluviani
(secondo l'"Historia Brittonum" di Nennio, monaco gallese del IX secolo)
11) Jafet (2204-1702 a.C.), terzogenito di Noè e di Naama (Gen 4, 22), antenato di tutti i popoli indoeuropei.
12) Javan
(2173-1825 a.C.), antenato eponimo di tutte le genti di stirpe ellenica, come recita il suo nome, il quale diede vita al termine "Ioni" (cfr. Gen 10, 2)
13) Rodanim (2145-1916 a.C.)
, antenato eponimo degli abitanti di Rodi, come recita il suo nome (cfr. Gen 10, 4).
14) Joham (2111-1904 a.C.)

15) Jobat
(2088-1892 a.C.)
16) Bat (2054-1851 a.C.),
17) Hisrau (2026-1840 a.C.)

18) Esdra (1997-1851 a.C.), sposò Khnemt-nefer, figlia del Faraone egiziano Sesotri III.
19) Ra
(1964-1823 a.C.). Porta il nome di una divinità egizia, essendo figlio della figlia di Sesostri III.
20) Aber
(1939-1825 a.C.)
21) Oot
(1908-1812 a.C.)
22) Etec (1876-1787 a.C.)

23) Aurtac (1845-1766 a.C.), sposò la figlia del re Hammurabi di Babilonia.
24) Ettatur (1812-1735 a.C.)

25) Mair (1787-1701 a.C.)

26) Semione (1754-1673 a.C.)

27) Boibo (1726-1654 a.C.)

28) Toi (1695-1629 a.C.)

29) Ogomuin (1661-1578 a.C.)

30) Fetuir
(1638-1554 a.C.)
31) Alano (1609-1517 a.C.), antenato eponimo del popolo degli Alani.
32) Isicione (1575-1498 a.C.)

33) Eracle (1533-1466 a.C.)
, da non confondere con l'omonimo eroe tebano, posteriore di due secoli. Il suo nome significa "Gloria di Era".

Re di Dardania e di Troia
(secondo Omero, Euripide, Tzetze ed altri autori di lingua greca)
34) Corito (1490-1422 a.C.), re di Corinto. Adottò Telefo da cui nacque Tarconte; trasferitosi in Italia, questi vi fondò Tarquinia.
35) Dardano (1460-1414 a.C.), figlio di Corito e di Elettra, primo signore della terra che da lui prenderà il nome di Dardania (la Troade). Più tardi i troiani lo diranno figlio di Zeus.
36) Erittonio (1420-1368 a.C.), figlio di Dardano e di Bateia, figlia di Teucro. Il suo nome significa "terra contesa"
37) Troe (1375-1328 a.C.), figlio di Erittonio e di Astiope, fondatore e primo re di Troia. Da Calliroe ebbe tre figli: Assaraco, Ilo e Ganimede. Assaraco sposò Ieromnene dalla quale ebbe Capi, padre di Anchise, a sua volta genitore dell'eroe omerico Enea. Ganimede morì giovane e si disse che fu assunto in cielo, onde fungere da coppiere degli dèi.
38) Ilo (1345-1267 a.C.), re di Troia, figlio di Troe e di Calliroe. Fu lui a far fortificare la rocca di Ilio (che da Ilo prese il nome), sostenendo poi che era stata edificata dagli déi.
39) Laomedonte (1315-1235 a.C.), re di Troia, figlio di Ilo e di Euridice. Fu ucciso da Eracle.
40) Priamo (1270-1183 a.C.), re di Troia, figlio di Laomedonte e di Strimo. Il suo nome era Podarce ("Piè Veloce"), ma fu preso come schiavo da Eracle; la sorella Esione lo riscattò, e da allora i troiani lo chiamarono Priamo, "il Riscattato". Morì nella notte della presa di Troia per mano di Neottolemo, figlio di Achille.
41) Eleno (1225-1160 a.C.), figlio di Priamo e di Ecuba (figlia del re della Frigia Dimante), unico tra i cinquanta figli di Priamo a sopravvivere alla distruzione della città da parte degli Achei. Fratello gemello di Cassandra, si riteneva che anch'egli possedesse virtù profetiche. Fu preso come schiavo da Neottolemo, figlio di Achille, che lo portò con sé nell'Epiro. Liberato dallo stesso Neottolemo, sposò Andromaca, vedova di Ettore, e fondò la città di Butroto.

Alessandro Varotari detto il Padovanino, Priamo ed Ecuba, Musei Civici di Padova

Alessandro Varotari detto il Padovanino, Priamo ed Ecuba, Musei Civici di Padova

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Re dei Cimmerii
42) Astianatte (1177-1122 a.C.), figlio di Eleno e di Andromaca. Ebbe lo stesso nome del defunto figlio di Ettore ed Andromaca. Lasciata Butroto, divenne re dei Cimmerii sulle rive del Mar Nero. I Cimmerii discendevano da Gomer, primogenito di Jafet, figlio di Noè.
43) Zenderio (1157-1104 a.C.)
44) Esdron I (1139-1097 a.C.)
45) Esdron II (1118-1069 a.C.)
46) Gellio (1095-1058 a.C.)
47) Basabiliano (1077-1036 a.C.)
48) Plaserio (1057-1002 a.C.)
49) Plesrone (1033-961 a.C.)
50) Eliacor (1013-944 a.C.), sposò Milca, figlia di Re Davide d'Israele. Per mezzo suo, il Re d'Italia Gian Carlo I discende anche dalla dinastia davidica!
51) Gaberiano (991-915 a.C.), figlio di Eliacor e di Milca.
52) Plaserio II (968-886 a.C.)
53) Antenore (949-864 a.C.)
54) Priamo II (920-838 a.C.)
55) Eleno II (901-806 a.C.)
56) Plesrone II (876-790 a.C.)
57) Basabiliano II (851-747 a.C.). Poiché gli Sciti si facevano ogni giorno più minacciosi, con lui iniziarono le scorrerie dei Cimmerii a sud del Caucaso.
58) Alessandro I (822-730 a.C.)
59) Priamo III (802-720 a.C.)
60) Gentiliano (774-698 a.C.). Nel 721 a.C. attaccò il regno di Urartu, in Armenia. Il sovrano Assiro Sargon II, che nomina i Cimmerii nei suoi annali con il nome di Gamirr, morì durante una spedizione militare contro re Gentiliano.
61) Almadione (752-672 a.C.). Nel 695 a.C., durante una scorreria in Anatolia, conquistò il regno di Frigia; il suo sovrano, il famoso Mida poi trasfigurato dal mito, preferì suicidarsi piuttosto che cadere nelle sue mani. In seguito Almadione fu sconfitto in battaglia dal re assiro Assaraddon.
62) Diluglio I (727-651 a.C.). Re Gige di Lidia (il Magog di Gen 10, 2) morì combattendo contro di lui, che ne occupò la capitale Sardi. Con lui il Regno dei Cimmerii raggiunse la massima estensione.
63) Eleno III (699-637 a.C.). Venne sconfitto e ucciso dal nuovo Re di Lidia Aliatte II, gli successe il figlio Plaserio III.
64) Plaserio III (676-606 a.C.). Fu costretto a ripiegare a nord del Caucaso a causa degli attacchi del Re di Media Ciassare.
65) Diluglio II (655-584 a.C.)
66) Marcomiro I (625-562 a.C.)
67) Priamo IV (592-549 a.C.). Morì combattendo contro gli Sciti.
68) Eleno IV (550-518 a.C.)
69) Antenore I (510-443 a.C.). Lo storico greco Erodoto di Alicarnasso soggiornò alla sua corte e descrisse il popolo dei Cimmerii nel IV libro delle sue "Storie".
70) Marcomiro II (473-396 a.C.), per sfuggire alle incursioni di Sciti e Sarmati guidò parte del popolo dei Cimmerii verso le coste del Mar Baltico. Qui giunta, la sua gente si mescolò con alcune tribù germaniche ivi residenti. Il resto dei Cimmerii restò però in Crimea, dove il principe Archeanace fondò il Regno del Bosforo Cimmerio e diede vita alla dinastia grecizzata degli Archeanacidi.

Una delegazione del Re dei Cimmerii Antenore I rende omaggio al Re dei Re Dario I di Persia, bassorilievo dal palazzo di Persepoli

Una delegazione del Re dei Cimmerii Antenore I rende omaggio
al Re dei Re Dario I di Persia, bassorilievo dal palazzo di Persepoli

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Re dei Sicambri
(secondo la "Storia dei Franchi" di Fredegario, morto nel 660 d.C.)
71) Antenore II (442-384 a.C.) sposò la nobile germanica Cambra. Il nome dei Cimmerii fu storpiato in Sicambri dalle popolazioni germaniche; Antenore II fu perciò il primo Re dei Sicambri.
72) Priamo V (417-358 a.C.) fu il primo ad adottare per il suo popolo una lingua germanica.
73) Eleno V (387-339 a.C.)
74) Diocle (360-300). Si alleò con i Sassoni nella guerra contro i Goti.
75) Bassiano il Grande (339-287 a.C.), re e sommo sacerdote, il maggiore tra i sovrani dei Sicambri. Sposò la figlia di Orcade, re di Norvegia.
76) Clodomiro I (290-232 a.C.)
77) Nicanore (275-198 a.C.)
78) Marcomiro II (226-178 a.C.)
79) Clodio I (189-159), morì in battaglia contro i Marcomanni.
80) Antenore III (169-143 a.C.)
81) Clodomiro II (149-123 a.C.)
82) Merodaco (128-95 a.C.)
83) Cassandro (106-54 a.C.). Nel 60 a.C. fu sconfitto dai Goti, e per la vergogna andò in esilio, lasciando il trono al figlio Antario.
84) Antario (80-37 a.C.), contemporaneo di Giulio Cesare, chiamato Ottavio dai Romani.

Re dei Franchi Orientali
85) Franco (58-11 a.C.). Il suo nome era Antenore, ma i nemici da lui sconfitti lo soprannominarono Franco, "il Valoroso", ed egli adottò questo nome per sé e per il suo popolo. Egli fu così il primo re dei Franchi Orientali (secondo alcuni però il nome dei Franchi sta a significare "uomini liberi"). Formò una lega con i Sassoni e con altre tribù germaniche orientali.
86) Clodio II (37 a.C.-20 d.C.)
87) Marcomiro III (16 a.C.-50 d.C.). Contemporaneo di Gesù Cristo, con lui ha inizio il cosiddetto "Periodo della Migrazione": spinti da invasori provenienti dall'Asia, dalla sovrappopolazione e dall'irrigidirsi del clima, i Franchi e i loro alleati abbandonarono le coste del Mar Baltico, e si diressero verso la vallata del Basso Reno.
88) Clodomiro III (2-63 d.C.). Egli formò una lega con Ampsivarii , Batavi, Bructeri, Chamavi , Catti, Cherusci , Dolgobni, Tenteri e Usipeti.
89) Antenore IV (25-69)
90) Rotario (52-90), rinnovò la lega con i Sassoni. Egli fondò la città di Rotterdam, che da lui prese il nome.
91) Ricimero (75-114)
92) Odomiro (96-149). Il suo nome è ricordato dagli storici romani per essere stato il primo Re dei Franchi a firmare un trattato con l'Impero Romano. Il Regno Franco continua a subire mutazioni di confine, a causa dell'abitudine dei sovrani germanici di spartire i loro regni tra i propri figli.
93) Marcomiro IV (114-166). Nel 139 d.C. sposò Atilde, figlia di Coilo (125-170), Re dei Siluri, popolo della Britannia. Coilo era figlio di Mario, re dei Siluri, e di una figlia di Boadicea, la grande regina degli Iceni. Mario a sua volta era figlio di Arvirago, re dei Siluri, e di Venissa, figlia dell'imperatore romano Claudio I. Grazie a questo matrimonio, il Re d'Italia Gian Carlo I può vantare una discendenza dalla casata romana Giulio-Claudia, e quindi dall'eroe virgiliano Enea, per tramite di Giulio Cesare.
94) Faraberto (131-186), figlio di Marcomiro IV e di Atilde.
95) Sumo (156-213), combatté contro i Romani e contro i Galli.
96) Ilderico (175-253). Al 250 risale la prima menzione dei Franchi nella "Historia Augusta".
97) Barterio (205-272). In compagnia degli Alemanni egli guidò un'imponente invasione che devastò l'intera Gallia, partendo dalla valle del fiume Mosella e dilagando nell'attuale Alsazia, spingendosi addirittura fino in Spagna. Oltre settanta città caddero nelle sue mani, e solo quelle dotate di mura, come Treviri, Colonia e Tolosa, scamparono alla devastazione ed al saccheggio. Fu infine respinto dall'imperatore Gallieno, che per questo ricevette l'attributo di "Restitutor Galliae".
98) Clodio III (230-297). Nel 288 tentò una nuova scorreria al di là del Reno, ma fu sconfitto dall'imperatore Massimiano che catturò suo figlio Gennobaudo, poi trattenuto a Roma come ostaggio. Di conseguenza l'erede al trono divenne il secondogenito Gualtiero.
99) Gualtiero (o Walter, 252-306). Nel 297 Costanzo Cloro consentì ai Franchi di Gualtiero di stabilirsi nel territorio dei Batavi (gli attuali Paesi Bassi), immediatamente al di là del confine del Reno.
100) Dagoberto I (275-317)
101) Genebaldo (296-358). Sotto di lui per la prima volta lo storico latino Ammiano Marcellino definì il suo popolo "i Franchi Salii", poiché erano stanziati lungo le rive del fiume Isala, oggi IJssel, nei Paesi Bassi.
102) Dagoberto II (314-379), figlio di Genebaldo e di Nastilla. Nel 358 Giuliano (poi noto come l'Apostata), Cesare delle Gallie, respinge un suo tentativo di attraversare in forze il Reno. In seguito però li accoglie come Foederati nella Gallia Belgica: primo stanziamento dei Franchi di qua dal Reno.
103) Clodio IV (332-389)
104) Marcomiro V (351-404). A causa dell'invadenza degli Unni, provenienti dall'Asia, egli premette sul confine del Reno, nel tentativo di trovare una nuova patria al di qua di esso.

François Louis Dejuinne, "Il battesimo di Clodoveo", 1839, Musée National du Château et des Trianons de Versailles

François Louis Dejuinne, "Il battesimo di Clodoveo", 1839,
Musée National du Château et des Trianons de Versailles

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Re Merovingi e conti Robertingi
(secondo la "Storia dei Franchi" di Gregorio di Tours ed altri autori successivi)
105) Faramondo (370-426). Con il crescere della minaccia degli Unni, egli fu il primo a riunire tutti i Franchi Orientali ed Occidentali sotto il proprio scettro grazie al proprio matrimonio (celebrato nel 409) con Argotta, figlia di Grimoaldo, duca dei Franchi occidentali; alla morte di Grimoaldo nel 419, Faramondo divenne re anche dei Franchi occidentali.
106) Clodio V (389-445). Sposò nel. 420 la principessa Basina, figlia di Widelfro, re dei Turingi. Clodio V tentò di espandere verso la Gallia il territorio a lui assegnato, ma fu sconfitto da Flavio Ezio nel 431. Egli comunque pose la sua capitale a Cambrai.
107) Meroveo (411-458), figlio di Clodio V e di Basina. Da lui prende il nome la dinastia franca dei Merovingi. Nel 451 Flavio Ezio gli chiese aiuto contro gli Unni che avevano invaso le Gallie. Assieme a Romani, Visigoti e Burgundi, Meroveo inflisse ad Attila una disastrosa sconfitta presso i Campi Catalaunici.
108) Childerico I (437-482). Questi firmò un trattato con Ambrosio Aureliano, capo romano-britanno legato al mito di Re Artù, assicurandogli che non avrebbe aiutato i Sassoni ad invadere la sua isola.
109) Clodoveo I (466-511). Consolidò i domini franchi in Gallia, sconfisse il gallo-romano Siagrio nel 486 e conquistò Parigi; più tardi sconfisse anche i Visigoti, espandendo il suo reame verso sudovest fino ai Pirenei. Clodoveo decise di convertirsi al cattolicesimo assieme a tutto il suo popolo, e ciò favorì l'integrazione con i gallo-romani, oltre a guadagnarsi il favore del Papa.
110) Clotario I (497-561). Alla sua morte, seguendo la tradizione del suo popolo, Clodoveo spartì il regno tra i suoi quattro figli Teodorico I, Clodomiro, Childeberto I e Clotario II. A quest'ultimo, figlio di Clodoveo e di Clotilde (figlia del Re dei Burgundi), toccò l'Austrasia con capitale Soissons. Nel 558 riuscì a riunificare l'intero Regno dei Franchi, ormai esteso dai Pirenei all'Elba, ma esso fu diviso nuovamente alla sua morte fra i figli Cariberto, Gontrano e Sigeberto, da lui avuti da Ingunde.
111) Cariberto (555-632), conte di Haspengau, figlio di Clotario I e di una delle sue concubine.
112) Rodoberto (581-641), Maggiordomo di Palazzo di Austrasia, referendario (cioè funzionario incaricato di esaminare le suppliche dei sudditi al loro sovrano) e poi segretario del Re di Dagoberto III, figlio di Clotario II.
113) Roberto I (600-660), referendario e poi segretario di Dagoberto III dal 631.
114) Erleberto (625-707), conte di Therouanne.
115) Roberto II (646-714), Maggiordomo di Palazzo di Neustria dal 653, referendario dal 658 e Conte di Alsazia dal 673.
116) Lamberto II (678–741), Conte di Neustria.
117) Roberto I di Worms e Oberrheingau (702-764), conte di Hesbaye.
118) Turimberto di Worms e Oberrheingau (736-791), Conte di Hesbaye. Combatté contro i Longobardi e contro i Sassoni durante le campagne di Carlo Magno.
119) Roberto III di Worms e Oberrheingau (770–807), Conte di Hesbaye.
120) Roberto IV di Worms e Oberrheingau (808–834), Conte di Hesbaye
121) Roberto V il Forte (820–866), conte di Parigi, Tours e Blois, Duca di Neustria.
122) Roberto VI (866–923), re dei Franchi. Sposò Beatrice di Vermandois, nipote del Re d'Italia Bernardo, a sua volta figlio di Carlo Magno. Attraverso di lei il Re d'Italia Gian Carlo I discende anche dal Fondatore del Sacro Romano Impero.
123) Ugo il Grande (898–956), conte di Parigi e Duca di Neustria, figlio di Roberto VI e di Beatrice di Vermandois. Pur non avendo mai avuto il titolo di Re, tenne di fatto le redini del governo durante il regno di Luigi IV e del suo successore Lotario.

Re Capetingi di Francia
124) Ugo Capeto (940–996), Re di Francia, figlio di Ugo il Grande e di Edvige di Sassonia, fondatore della dinastia dei Capetingi. Dante lo incontra nel XX canto del "Purgatorio": « Chiamato fui di là Ugo Ciappetta; / di me son nati i Filippi e i Luigi / per cui novellamente è Francia retta. » (Purg. XX, 49-51).
125) Roberto II il Pio (972–1031), Re di Francia, figlio di Ugo Capeto e di Adelaide d'Aquitania, a sua volta figlia di Guglielmo III di Aquitania e di Adele di Normandia, figlia del Primo Duca di Normandia, il vichingo Rollone.
126) Enrico I (1008–1060), Re di Francia, secondo figlio maschio di Roberto II e di Costanza di Arles.
127) Filippo I (1052–1108), Re di Francia, figlio di Enrico I e della principessa Anna di Kiev, a sua volta figlia di Jaroslav I il Saggio, sovrano del Rus' di Kiev, e di Ingegerd Olofsdotter di Svezia.
128) Luigi VI (1081–1137), Re di Francia, figlio primogenito del re di Francia Filippo I e di Berta di Frisia.
129) Luigi VII il Giovane (1120–1180), Re di Francia, figlio di Luigi VI e Adelaide di Savoia. Fu l'ultimo a fregiarsi del titolo di "Re dei Franchi".
130) Filippo II (1165–1223), Re di Francia, figlio di Luigi VII e della sua terza moglie Adele di Champagne.
131) Luigi VIII (1187-1226), Re di Francia, figlio di Filippo II e di Isabella di Hainaut.
132) San Luigi IX (1214–1270), Re di Francia, quarto figlio di Luigi VIII e di Bianca di Castiglia. Fu canonizzato nel 1297 da Papa Bonifacio VIII.

Statua dedicata a San Luigi IX di Francia nel Forest Park di Saint Louis, Missouri

Statua dedicata a San Luigi IX di Francia nel Forest Park di Saint Louis, Missouri

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Borboni di Francia
133) Roberto di Clermont (1256–1317), quarto figlio di San Luigi IX di Francia e di Margherita di Provenza, nel 1283 fu riconosciuto Duca di Borbone.
134) Luigi I di Borbone (1279–1342), Duca di Borbone, figlio di Roberto di Clermont e di Beatrice di Borgogna-Borbone.
135) Giacomo I di Borbone-La Marche (1319–1362), figlio cadetto di Luigi I di Borbone e di Maria di Hainaut, diventò Primo Conte di La Marche. Dal 1354 fu Conestabile di Francia.
136) Giovanni I di Borbone-La Marche (1344–1393), Secondo Conte di la Marche, figlio di Giacomo I di Borbone-La Marche e di Giovanna di Chatillon Saint-Paul.
137) Luigi I di Borbone-Vendôme (1376–1446), figlio di Giovanni I di Borbone-La Marche e di Caterina di Vendôme, divenne Primo Conte di Vendôme.
138) Giovanni VIII di Borbone-Vendôme (1428–1477), Secondo Conte di Vendôme, figlio di Luigi I di Vendôme e Jeanne de Laval, dama di Campzillon.
139) Francesco di Borbone-Vendôme (1470-1495), Terzo Conte di Vendôme, figlio di Giovanni VIII di Borbone-Vendôme e di Isabelle de Beauvau.
140) Carlo I di Borbone-Vendôme (1489–1537), figlio di Francesco I di Borbone-Vendôme e di Maria di Lussemburgo-Saint-Paul. Nominato primo Duca di Vendôme nel 1495, alla morte di Carlo III di Borbone-Montpensier, ne ereditò il titolo e i diritti di successione al ducato di Borbone.
141) Antonio di Borbone-Vendôme il Grande (1518–1562), Duca di Vendôme, figlio di Carlo di Borbone-Vendôme e di Francesca d'Alençon. Grazie al matrimonio con Giovanna III d'Albret divenne Re di Navarra, Conte di Foix, di Bigorre, d'Armagnac e di Périgord e Visconte di Béarn.
142) Enrico IV (1553–1610), Re di Francia e di Navarra, figlio di Antonio di Borbone-Vendôme e della regina Giovanna III d'Albret, detto "le Vert Galant". Capo della fazione protestante, accettò di convertirsi al cattolicesimo pur di ascendere al trono di Francia. Suo il celebre motto: "Parigi val bene una Messa!"
143) Luigi XIII (1601–1643), Re di Francia e di Navarra, figlio di Enrico IV e di Maria de' Medici. È tra i personaggi dei romanzi di Alexandre Dumas.
144) Luigi XIV (1638–1715), Re di Francia, detto "il Re Sole", figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria.
145) Luigi, il Gran Delfino (1661–1711), primogenito del Re Sole e di Maria Teresa di Spagna. Non successe mai al padre perchè morì quattro anni prima di lui.

Borboni di Spagna e d'Italia
146) Filippo V (1683–1746), figlio di Luigi, primogenito del Re Sole e di Anna Maria di Baviera. Divenne Re di Spagna in seguito alla Guerra di Successione Spagnola.
147) Carlo III (1716–1788), figlio di Filippo V e di Alessandra Farnese. Durante la Guerra di Successione Polacca conquistò i Regni di Napoli e di Sicilia, e alla morte del fratellastro Ferdinando VI divenne Re di Spagna, che governò come un monarca illuminato.
148) Carlo IV (1748–1819), Re di Spagna, figlio di Carlo III e di Maria Amalia di Sassonia. Fu detronizzato da Napoleone, e dopo il Congresso di Vienna fu costretto a lasciare il trono al primogenito Ferdinando VII.
149) Francesco di Paola di Borbone-Spagna (1794–1865), ultimo figlio di Carlo IV e di Maria Luisa di Borbone-Parma.
150) Francesco d'Assisi di Borbone-Spagna (1822–1902), duca di Cadice, figlio di Francesco di Paola di Borbone-Spagna e di Luisa Carlotta di Borbone-Due Sicilie. Fu principe consorte della regina di Spagna Isabella II.
151) Alfonso XII (1857–1885), figlio di Francesco d'Assisi di Borbone-Spagna e della regina Isabella II. Fu re di Spagna dal 1874, dopo la caduta della Prima Repubblica Spagnola.
152) Alfonso XIII (1886–1941), Re di Spagna, figlio di Alfonso XII e di Maria Cristina d'Asburgo-Teschen. Il quotidiano francese "le Figaro" lo definì "il più felice ed il più amato di tutti i sovrani della terra", ma fu costretto ad abdicare il 14 aprile 1931, dopo la vittoria dei repubblicani nelle elezioni municipali spagnole. Andò in esilio in Italia mentre veniva proclamata la Seconda Repubblica Spagnola. La sconfitta dei Falangisti nella Guerra Civile Spagnola gli tolse le residue speranze di tornare sul trono. È sepolto a Roma nella Chiesa di Santa Maria di Monserrat.
153) Giovanni I di Borbone-Savoia (1913-1993), Conte di Barcellona, figlio di Alfonso XIII e di Vittoria Eugenia di Battenberg, a sua volta nipote di Re Edoardo VII del Regno Unito. Diciottenne, seguì il padre in esilio a Roma quando venne proclamata la Seconda Repubblica Spagnola. Re d'Italia dal 1945 al momento della sua abdicazione nel 1978.
154) Gian Carlo I di Borbone-Savoia (1938-2014), figlio di Giovanni I e di Maria Mercedes di Borbone-Due Sicilie. Re d'Italia dal 1978 al 2014.
155) Umberto II di Borbone-Savoia (2014-regnante), figlio di Gian Carlo I e di Maria Gabriella di Savoia. Re d'Italia dal 2014 ad oggi.

Gian Carlo I di Borbone-Savoia, Re d'Italia dal 1978 al 2014

Gian Carlo I di Borbone-Savoia, Re d'Italia dal 1978 al 2014

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Come Gian Carlo I divenne Re d'Italia

Il 12 aprile 1931, in un pesante clima di scontro tra monarchici e repubblicani, questi ultimi vinsero le elezioni municipali in Spagna. Re Alfonso XIII decise di abbandonare il paese e andò in esilio a Roma, presso la corte di Vittorio Emanuele III, mentre a Madrid veniva proclamata la Seconda Repubblica, dominata da socialisti, comunisti e anarchici. Dopo la vittoria del Frente Popular nelle elezioni politiche del 16 febbraio 1936, e una serie di omicidi politici, tra cui quella del leader dell'opposizione monarchica José Calvo Sotelo il 13 luglio 1936, il generale Francisco Franco, di stanza nel Marocco Spagnolo, proclamò l'Alzamiento, cioè l'insurrezione contro il regime repubblicano. In aiuto dei rivoltosi vennero la Germania nazista, l'Italia fascista e il Portogallo, mentre la Francia, l'Unione Sovietica ed il Messico, oltre a volontari provenienti da tutto il mondo (tra cui l'americano Ernest Hemingway), supportavano il legittimo governo repubblicano. La guerra costerà oltre 300.000 morti su una popolazione di 24 milioni e mezzo di abitanti, e si concluse il 1 aprile 1939 con la completa vittoria dei Repubblicani e con la morte di Francisco Franco nell'assedio di Toledo. Manuel Azaña Diaz fu riconfermato Presidente della Repubblica. Grave scacco delle potenze dell'Asse; Hitler e Mussolini, che si sentivano traditi da Francia e Regno Unito, si rafforzarono nella loro intenzione di far scoppiare al più presto una guerra di conquista, che avrebbe dovuto essere anche una guerra di rivalsa.

La guerra scoppiò il 1 settembre 1939, in seguito all'invasione della Polonia, e la Francia venne invasa dal rullo compressore nazista, crollando in un solo mese nel maggio 1940. Il 10 giugno 1940 Mussolini, pur conscio dell'impreparazione italiana alla guerra, entrò in guerra contro Francia e Inghilterra; due giorni dopo la Spagna dichiarava a sua volta guerra a Germania e Italia, onde soccorrere la Francia. Nel giro di due mesi anche la Spagna repubblicana fu invasa dalle truppe di Hitler, Madrid capitolò, Azaña fu catturato dai nazisti e morì in carcere. L'ex re Alfonso XIII esultò, credendo che Hitler e Mussolini lo avrebbero restaurato sul trono; invece, l'Italia annesse le isole Baleari, e il Führer creò un governatorato militare a Madrid, affidato a un suo uomo di fiducia. Subito in Spagna divampò la "guerrilla" della Resistenza da parte delle forze di sinistra, vera spina nel fianco delle armate di occupazione con continui attacchi ed attentati, cui l'Asse rispondeva con massacri inenarrabili, come lo sterminio completo degli abitanti di Guernica, cittadina dei Paesi Baschi che ispirò a Pablo Picasso il suo omonimo capolavoro. Pare che, quando alcuni tedeschi intenditori d'arte gli chiesero se "Guernica" la aveva fatta lui, egli rispose: "No, no, è tutta opera vostra!"

Ad ogni modo, l'occupazione della Spagna (e di Gibilterra) rappresentò un ulteriore allungamento del fronte di guerra, e quindi un ulteriore dissanguamento delle forze nazifasciste, fiaccate da una ferocissima guerra partigiana. Alfonso XIII morì a Roma il 28 febbraio 1941: aveva ormai rinunciato da tempo al sogno di ritornare sul trono spagnolo. Il suo primogenito Alfonso era emofiliaco ed aveva già rinunciato ai suoi diritti al trono nel 1933 per sposare una borghese. Il secondogenito Jaime era fuori gioco perché sordomuto. Erede al trono di Spagna diventava perciò il terzo figlio maschio Giovanni III, Conte di Barcellona, che il 12 ottobre 1935 aveva sposato a Roma la cugina Maria Mercedes di Borbone-Due Sicilie. Da questa ebbe quattro figli: Pilar (nata il 30 luglio 1936), Gian Carlo (nato il 5 gennaio 1938), Margherita (nata il 6 marzo 1939, cieca dalla nascita) e Alfonso (emofiliaco, nato il 3 ottobre 1941).

Intanto, le cose per l'Italia andavano male, con la perdita di tutte le colonie africane, ed anche in Spagna la guerra prendeva una brutta piega. L'8 novembre 1942 scattava l'Operazione Torcia, che prevedeva lo sbarco a Cadice di tre corpi d'armata. Nonostante l'impreparazione degli americani, alla loro prima esperienza in operazioni di questo tipo, in seguito al ricongiungimento delle forze sbarcate con l'VIII armata britannica, le truppe italo-tedesche furono respinte fin quasi alle porte di Madrid, con il tacito assenso del portoghese Salazar che, pur essendo un ammiratore di Mussolini, aveva capito in fretta da quale parte stare. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia del 9 luglio 1943 (Operazione Husky), Vittorio Emanuele III decise di silurare Mussolini grazie all'aiuto dei gerarchi Dino Grandi e Galeazzo Ciani; il Duce fu destituito ed arrestato il 25 luglio, e il Maresciallo Pietro Badoglio fu nominato Primo Ministro; questi rassicurò Hitler che l'Italia avrebbe continuato a combattere a fianco dell'alleato germanico, ma intanto intavolò trattative con gli Angloamericani. Maria Josè di Sassonia-Coburgo-Gotha fu spedita in Svizzera con i suoi figli per proteggerli, ma anche per tagliarla fuori dalle trattative con gli Alleati, ma l'intraprendente principessa di Piemonte restò a Torino con la prole. L'8 settembre 1943 l'Armistizio, firmato a Cassibile il 3 settembre, fu reso pubblico troppo presto, e le truppe naziste furibonde per il tradimento, occuparono quasi tutta l'Italia. Il Re, la Regina Elena, Badoglio e il suo governo si rifugiarono a Brindisi, ma il Principe Ereditario Umberto rifiutò di lasciare vilmente Roma e tentò un'estrema difesa della capitale. Sconfitto, venne catturato e spedito nel campo di concentramento nazista di Buchenwald, dove morì il 28 agosto 1944, per ironia della sorte a causa di un bombardamento alleato. Le sue ultime parole sarebbero state: « Italiani, io muoio: ricordatevi di me non come di un principe, ma come di un vostro fratello italiano ».

Il Tricolore della Repubblica Spagnola

Il Tricolore della Repubblica Spagnola

Anche la Principessa Maria Josè e i suoi figli furono arrestati a Torino. La Principessa di Piemonte morì cadendo dal terzo piano della caserma nella quale era stata portata; i nazisti sostennero che si suicidò, gli Alleati asserirono che era morta durante uno sfortunato tentativo di fuga, ma i più pensano al delitto di stato. Dell'erede al trono Vittorio Emanuele non si seppe più nulla, come se si fosse letteralmente volatilizzato; la morte presunta fu dichiarata solo 15 anni dopo, nel 1958. Le tre figlie femmine Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice furono invece portate in Germania e affidate alle cure della loro zia Mafalda di Savoia, che aveva sposato il Langravio Filippo d'Assia-Kassel; Mafalda non fu perseguitata perchè ritenuta fedele al regime nazista, anche se venne praticamente confinata con le tre ragazzine nel suo castello di Kronberg im Taunus, vicino a Francoforte sul Meno.

Intanto in Italia veniva fondata la Repubblica Sociale e scoppiava una vera e propria guerra civile fra partigiani e repubblichini. Anche in Spagna la Guerra di Liberazione si era trasformata in quella che verrà ricordata come la Seconda Guerra Civile Spagnola: i miliziani della "Falange Española" guidata da José Antonio Primo de Rivera, marchese di Estella e figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera (in questa Timeline non è stato fucilato durante la Prima Guerra Civile) intendevano prendersi la "rivincita", massacrando quanti più repubblicani possibile. Questi ultimi però avanzavano inesorabilmente, conquistando Galizia, Asturie e León, e portandosi a pochi chilometri da Madrid, tanto che il governatorato militare tedesco si trasferiva a Barcellona. Il 15 maggio 1944 gli Alleati entravano in Madrid e il 4 giugno successivo a Roma, in entrambi i casi accolti come liberatori, mentre il 6 giugno 1944 lo Sbarco in Normandia segnava l'apertura di un terzo fronte in occidente, dopo quelli in Spagna e in Italia, e ad est i sovietici avanzavano inesorabilmente.

La guerra in Spagna ebbe fine il 5 febbraio 1945 con la resa di Barcellona; José Antonio Primo de Rivera fu catturato dai Partigiani spagnoli mentre cercava di fuggire nella Francia di Vichy, ed immediatamente passato per le armi. Fu così restaurata la Repubblica, e l'anziano Francisco Largo Caballero, liberato di prigione, ne fu eletto Presidente, con Juan Negrín Primo Ministro. Dopo l'esaurimento dell'Offensiva delle Ardenne, il 7 marzo 1945 gli inglesi superarono il Reno, seguiti il 23 marzo dagli americani. Hitler allora diede ordine di eliminare la Principessa Mafalda con le tre nipoti, ma le quattro erano già state messe in salvo da un contingente militare britannico. Il 25 aprile crollò la Repubblica Sociale Italiana, e Mussolini fu fucilato pochi giorni dopo insieme alla sua amante Claretta Petacci, mentre tentava di rifugiarsi in Svizzera (molti aspetti di quell'esecuzione restano però misteriosi). Il 30 aprile Hitler si suicidò, e l'8 maggio la Germania firmò la resa senza condizioni. La Seconda Guerra Mondiale era finita.

L'anziano Re d'Italia Vittorio Emanuele III, 76 anni, era stanco e sfiduciato, avendo perso sia il figlio Umberto che il nipote Vittorio Emanuele, ed era accusato dai partiti antifascisti, ora al governo con Ivanoe Bonomi, di aver firmato le leggi razziali e di essere il vero responsabile della guerra, avendo chiamato Mussolini al governo dopo la Marcia su Roma. Cedette perciò a quanti gli chiedevano di farsi da parte, e decise di abdicare. Siccome però non aveva più eredi maschi diretti, e siccome non aveva nessuna simpatia per il ramo collaterale dei Savoia-Aosta, decise di adottare in extremis come figlio proprio Giovanni di Borbone, che non si era mai mosso da Roma durante l'occupazione nazista, aveva sposato una principessa italiana, Maria Mercedes di Borbone-Due Sicilie, ed aveva già due eredi maschi. I monarchici spagnoli chiesero a Giovanni di rifiutare la nomina ad erede al trono d'Italia, poiché in tal modo avrebbe dovuto rinunciare per sempre ai diritti sulla corona spagnola. Giovanni però era un pragmatico, e tra un regno inesistente (quello spagnolo, dove la Repubblica si era rafforzata più che mai dopo la vittoria sui nazisti) e uno certo preferì quest'ultimo. Pretendente al trono spagnolo divenne perciò Saverio di Borbone-Parma (1889-1977), del ramo carlista, anche se alcuni monarchici appoggiavano invece Carlo Pio d'Asburgo-Toscana (1909-1953). Il 9 maggio 1945 Vittorio Emanuele III firmava l'atto di abdicazione, e il suo figlio adottivo veniva incoronato con il nome di Giovanni I di Borbone-Savoia. Questi era gradito anche a molti nostalgici dei Borboni di Napoli, avendo sposato Maria Mercedes di Borbone-Due Sicilie; altri legittimisti borbonici invece sostenevano Ferdinando Pio di Borbone-Due Sicilie (1869-1960). L'ex "Re Soldato" andò in esilio ad Alessandria d'Egitto, dove si spense il 28 dicembre 1947; oggi le sue spoglie riposano al Pantheon di Roma, insieme a quelle del figlio Umberto.

Il Referendum Istituzionale del 2 giugno 1946 vide Socialisti, Comunisti, Azionisti e Repubblicani schierati a favore della Repubblica, con lo slogan « Facciamo come in Spagna »: una dichiarazione d'intenti non troppo fortunata, viste le centinaia di migliaia di morti costate all'instaurazione del regime repubblicano. La Democrazia Cristiana e il Partito Liberale, al contrario, decisero di schierarsi a favore del mantenimento della monarchia, certi com'erano che la presenza di un Re ai vertici dello stato avrebbe reso più difficile il tentativo di portare l'Italia nell'orbita di Mosca, come era accaduto a tutti i paesi dell'Est (Ungheria, Romania, Bulgaria, Jugoslavia, Albania) nei quali l'allontanamento della casa regnante aveva fatto da prologo all'instaurazione di una dittatura monopartitica ed alla fine della sovranità nazionale. E così la Monarchia prevalse sulla Repubblica con 12.718.641 voti, pari al 54,3% del totale, contro 10.718.502, pari al 45,7% (si ebbero anche 1.498.136 voti nulli). Da notare che alcuni monarchici italiani paradossalmente votarono per la Repubblica, in polemica con la decisione dell'ex re Vittorio Emanuele III di adottare Giovanni di Borbone come proprio erede: per loro il legittimo pretendente al trono italiano era Aimone di Savoia-Aosta, ex Re di Croazia (e per questo legato al passato regime, e quindi indesiderato a molti italiani), e dal 29 gennaio 1948 suo figlio Amedeo, tuttora sostenuto da alcune frange monarchiche.

La bandiera del Regno d'Italia dopo il Referendum del 2 giugno 1946

La bandiera del Regno d'Italia dopo il Referendum del 2 giugno 1946

Le elezioni politiche del 18 aprile 1948 furono vinte dalla Democrazia Cristiana di Alcide de Gasperi, che formò un governo di coalizione con liberali, socialdemocratici e monarchici. Questa vittoria permise l'adesione dell'Italia alla NATO come membro fondatore il 4 aprile 1949. La Spagna invece scelse la neutralità, come Svizzera, Austria, Svezia e Finlandia, deludendo così l'URSS, che aveva sperato di trascinare la Repubblica Spagnola nell'orbita del futuro Patto di Varsavia. « Non abbiamo intenzione di cedere a nessuno la tanto sospirata sovranità nazionale, e tanto meno a Stalin », pare abbia dichiarato Francisco Largo Caballero. La Spagna invece partecipa fin da subito al processo di integrazione europeo. Il 18 aprile 1951 Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna firmano il Trattato di Parigi che vede la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), mentre il 25 marzo 1957 questi sette paesi firmano il Trattato di Roma, con il quale viene istituita la Comunità Economica Europea (CEE). Il 7 febbraio 1992 i sette paesi fondatori della CEE, a cui nel frattempo si erano aggiunti Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Portogallo e Grecia, firmarono il Trattato di Maastricht che istituiva l'Unione Europea (UE), ed il 1 gennaio 1999 Italia e Spagna adottarono ufficialmente l'Euro come nuova valuta.

Spagna e Italia, impegnate nella ricostruzione postbellica, conoscono un vero e proprio boom economico, trasformandosi da paesi poveri e sostanzialmente rurali in nazioni fortemente industrializzate, tanto da divenire nel giro di un quindicennio rispettivamente l'ottava e la quinta economia del mondo. In Italia ai governi centristi seguì la stagione del centrosinistra di Amintore Fanfani, mentre il Partido Popular (PP) di destra si alternava al Partido Socialista Obrero Español (PSOE) nel governo della Repubblica Spagnola. Le poche colonie rimaste alla Spagna in Africa si resero rapidamente indipendenti: l'ex Rio de Oro e Saguia el Hamra non fu ceduto al Marocco, ma in esso il Fronte Polisario guidato da Mohamed Lamine Ould Ahmed il 27 febbraio 1960 proclamò la nascita della Repubblica Democratica Araba Saharawi. La Guinea Spagnola invece si rese indipendente il 12 ottobre 1960 con il nome di Guinea Equatoriale, mentre il territorio di Ifni fu  ceduto al Marocco il 4 gennaio 1961. Il consumismo dominava il nuovo stile di vita del popolo, la società andava secolarizzandosi, e all'orizzonte appariva lo spettro del terrorismo. L'Italia venne scossa dalle bombe e dagli attentati dei Separatisti del Sud Tirolo e dei movimenti eversivi sia di destra che di sinistra, mentre la Spagna fu tormentata dai Separatisti Baschi e da altri movimenti eversivi di vario colore.

La stagione del Sessantotto vide in Italia tutta una serie di contestazioni da parte di movimenti studenteschi che chiedevano la fine della monarchia e l'instaurazione di una repubblica (ovviamente sovietica). Re Giovanni, la cui salute non era delle migliori, fu molto amareggiato dagli slogan urlati contro di lui dai giovani contestatori (l'epiteto più benevolo era "Giovanni Senza Terra"), e cominciò a pensare di non essere mai stato benaccetto come sovrano dagli italiani, perchè di origini straniere. La goccia che fece traboccare il vaso fu però il rapimento e l'assassinio da parte delle Brigate Rosse di Aldo Moro, leader della DC e suo amico personale. Quando questi fu trovato morto il 9 maggio 1978 in una Renault 4 a poca distanza dal palazzo del Quirinale, residenza del sovrano, Re Giovanni si autoconvinse di non essersi speso abbastanza per la sua liberazione, e il 22 maggio decise di abdicare a favore del figlio Gian Carlo I,  40 anni (era nato a Roma il 5 gennaio 1938), ritirandosi in esilio a Cascais, in Portogallo, dove morì il 1 aprile 1993, poco prima di compiere gli 80 anni. Oggi è sepolto nel Pantheon di Roma insieme agli altri sovrani italiani.

E fu così che Gian Carlo I divenne Re d'Italia, sul cui trono sedette per 36 anni. Il 14 maggio 1962 ha sposato Maria Gabriella di Savoia (nata il 24 febbraio 1940), terzogenita dei defunti principi Umberto e Maria Josè, e salvata durante la guerra dalla zia Mafalda (che si è spenta il 18 marzo 1983). Grazie a questo matrimonio, la casa di Borbone e la casa di Savoia si fusero in un'unica dinastia, tanto da giustificare il nuovo nome dinastico di Borbone-Savoia. Dal matrimonio sono nati tre figli: Mafalda, Principessa di Venezia, nata il 20 dicembre 1963; Maria Josè, Principessa di Napoli, nata il 13 giugno 1965, e il principe ereditario Umberto, Principe di Piemonte, nato il 30 gennaio 1968. La scelta di nomi della tradizione sabauda per i figli indicava la volontà di Gian Carlo I di porsi in continuità con la casa regnante che aveva unificato l'Italia. Dopotutto, a differenza del padre, egli era nato e cresciuto in Italia, aveva sposato una Savoia e non era minimamente compromesso con il fascismo. A questo scopo, egli rinunciò allo stemma dei Borbone-Spagna con le insegne dei regni di Castiglia, León, Navarra e Aragona, adottando lo stemma con la croce sabauda sovrapposti alla quale ci sono i tre gigli dei Borbone.

Stemma di Gian Carlo I, Re d'Italia

Stemma di Gian Carlo I, Re d'Italia

Gian Carlo I si rivelò un monarca capace e in grado di attirarsi le simpatie dei suoi sudditi, tanto che un sondaggio condotto nell'anno 1990 rivelò che solo il 59 % degli italiani era effettivamente favorevole al mantenimento della monarchia e della corte, ma oltre il 75 % era "giancarlista", cioè giudicava favorevolmente l'operato di Re Gian Carlo I. Persino una buona percentuale degli abitanti delle vicine Austria, Slovenia e Croazia si disse desiderosa di avere un capo di stato come lui, nonostante in tali paesi le simpatie monarchiche siano davvero esigue. Il Borbone-Savoia ha mostrato mano salda nel condannare le azioni dei movimenti eversivi fascisti, comunisti e anarchici, dicendosi altresì favorevole all'indulgenza nei confronti dei terroristi che si pentono e si dissociano dalla lotta armata. Ha inoltre affrontato con decisione la più grave crisi del suo Regno, rappresentato dallo scoppio nel 1992 dello Scandalo di Tangentopoli. Ha convissuto senza problemi con i governi di Sinistra guidati da Prodi e D'Alema, così come con i governi di Destra sostenuti dal movimento separatista ed antiborbonico della Lega Nord; per due volte ha avviato la formazione di governi tecnici di unità nazionale in seguito alla caduta dei governi guidati da Silvio Berlusconi: nel 1994 con l'affidamento dell'incarico a Lamberto Dini, e nel 2011 con la formazione del governo Monti. Resta famoso un suo alterco con il dittatore venezuelano Hugo Chávez al vertice di Santiago del Cile tra i paesi dell'Unione Europea ed i paesi dell'America Latina, il 10 novembre 2007. In quell'occasione Chávez accusò violentemente Berlusconi (non presente al vertice) di essere un fascista, avendo appoggiato nel 2002 un golpe ai suoi danni; il Capo del Governo italiano Romano Prodi gli ricordò che Berlusconi era stato eletto dal popolo con regolari consultazioni, e che la democrazia prevede il rispetto anche dei propri avversari politici, ma Chávez lo interruppe più volte, gridando che « una serpiente es más humana que un fascista» (« un serpente è più umano di un fascista »). A questo punto Re Gian Carlo I gli si rivolse con inaspettata veemenza: « ¿Por qué no te callas? » (« Perchè non chiudi il becco? ») Tale frase divenne rapidamente un tormentone grazie ad Internet, fu oggetto di dibattiti televisivi, fu parodiata dagli imitatori, venne usata come suoneria per i cellulari, e suggerì persino il titolo ad una trasmissione televisiva argentina!

E quanto all'erede al trono? Il Principe di Piemonte Umberto ha iniziato gli studi in una normale scuola pubblica di Roma, senza alcun trattamento speciale; successivamente ha studiato al Lakefield College School in Canada. Ha poi frequentato l'Accademia Navale di Livorno, ed ha studiato diritto ed economia all'Università di Roma Tor Vergata, conseguendo un master in relazioni internazionali alla Edmund Walsh School of Foreign Service presso la Georgetown University. Umberto ha partecipato anche ai Giochi Olimpici di Barcellona del 1992 come membro del team di vela, è stato portabandiera dell'Italia durante la cerimonia di apertura dei Giochi e si è classificato in sesta posizione nella sua competizione, ottenendo un diploma olimpico. È presidente della "Fondazione Principe di Piemonte", un'organizzazione no profit il cui obiettivo è la promozione dei valori scientifici, culturali ed umanistici della penisola italiana. Dal mese di gennaio 1996 presenzia come rappresentante ufficiale dell'Italia alle cerimonie del giuramento per molti presidenti europei, ed ha compiuto molte visite ufficiali in vari paesi europei, in paesi del mondo arabo, in Estremo Oriente ed in Australia. Riguardo alla sua vita privata, i tabloid hanno avuto poche occasioni di alimentare il gossip nei suoi confronti, essendo egli una persona estremamente riservata (a differenza ad esempio della sorella Maria Josè, considerata la "bad girl" della famiglia). Il 22 maggio 2004 il Principe Umberto ha sposato la popolarissima giornalista e conduttrice televisiva romana Ilaria d'Amico, nata il 30 agosto 1973 e senza una sola goccia di sangue blu nelle vene. Dal matrimonio sono nati la Principessa Beatrice (il 31 ottobre 2005) e l'erede al trono, Principe Gian Carlo (il 29 aprile 2007).

Infine il 22 maggio 2014, 36esimo anniversario della sua ascesa al trono, Re Gian Carlo I, che aveva 76 anni, decise di abdicare a favore del figlio Umberto II per motivi di salute dopo aver « servito la nazione italiana con tutte le sue forze », come egli ebbe a dire nel Messaggio di Fine Anno del 1992, il più drammatico del suo regno, durante la buriana di Tangentopoli e dopo l'assassinio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. « È più facile essere eroi che buoni servitori del Paese », ebbe a dire in quell'occasione: « eroi si può esserlo una volta sola nella vita, mentre buoni servitori del Paese occorre esserlo tutti i giorni! »

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Titolatura completa del Re d'Italia

Sua Maestà Umberto II, per Grazia di Dio e per Volontà della Nazione Re d'Italia, Re di Napoli, Re di Sicilia, Re di Sardegna, Re di Cipro, Re di Gerusalemme, Re di Armenia, Re di Ungheria, Re di Dalmazia, Re di Croazia, Re delle Indie Orientali, Occidentali, delle Isole e della Terraferma del Mare Oceano, Principe di Svevia, Margravio del Sacro Romano Impero, Principe di Piemonte, Principe Balì del Ducato di Aosta, Nobil Homo Patrizio Veneto, Patrizio di Ferrara, Granduca di Firenze, Duca di Borgogna, Duca di Milano, Duca di Atene e Neopatria, Duca del Lussemburgo, Duca di Lotaringia, Duca del Württemberg, Langravio d'Alsazia, Duca di Vendôme, Duca di Genova, Duca di Monferrato, Duca di Brescia, Duca di Piacenza, Duca di Genova, Duca di Parma, Duca di Modena, Conte palatino di Borgogna, Conte delle Fiandre, Conte del Palatinato, Conte di Verona, Conte di Gorizia, Conte di Caserta, Conte di Brindisi, Conte di Barcellona, Conte di La Marche, Conte di Namur, Marchese di Saluzzo, Marchese di Ancona, Marchese di Oristano, Signore di Frisia, Signore della Marca Slovena, Signore di Pordenone, Signore di Tripoli, Capitano Generale della Reale Forza Armata e Supremo Comandante, Protocanonico della Basilica di Santa Maria Maggiore, Gran Maestro e Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro.

Enrica S.


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