La Seconda Repubblica Romana

L'idea è quella di trasmettere al Medioevo l'idea di Repubblica, anziché quella di Impero. Così comincia Filobeche:

3 ottobre 42 a .C.: Cassio sconfigge Ottaviano nella prima battaglia di Filippi, tuttavia Cassio viene sconfitto da Antonio e costretto al suicidio.

23 ottobre 42 a .C.: Bruto sconfigge Antonio, che si uccide mentre Ottaviano fugge a Roma.

5 novembre 42 a .C.: Il senato dichiara Ottaviano "Hostis Publicus", e lo constringe a fuggire in Spagna.

15 novembre 42 a .C.: Bruto arriva a Roma esaltato da Cicerone e dal senato come restauratore della repubblica.

25 gennaio, 41 a .C.: Ottaviano, dopo una cocente sconfitta navale operata da Sesto Pompeo, figlio minore di Pompeo, che vendica padre e fratello, viene accolto in senato come supplice ma viene assassinato nel mamertino per ordine di Bruto. Stessa sorte tocca ai Cesariani più in vista come Lepido.

41-39 a .C.: restaurazione della repubblica come precedentemente a Cesare.

39 a.C.: Bruto, nominato dittatore, riceve dal senato il compito di annientare l'Egitto e completare la conquista dell'Ekumene.

5 maggio 39 a .C.: La flotta romana sbarca a Cirene e l'esercito Romano muove verso Alessandria.

13 maggio 39 a .C.: Sesto Pompeo sconfigge la flotta di Cleopatra a largo di Cipro, Bruto dopo una vittoria lampo sull'esercito Egiziano entra ad Alessandria. Cleopatra fugge verso la Persia nascondendosi in carro merci.

20 maggio 39 a .C.: Cleopatra viene catturata presso Antiochia da un gruppo di soldati Romani, non riconosciuta viene uccisa mentre tenta la fuga.

1 giugno 39 a .C.: Bruto in senato dichiara l'Egitto provincia Romana.

39-34 a .C.: Riforma della repubblica. Bruto conscio del fatto che due consoli annuali non sono in grado di gestire un impero vasto come quello romano, si adopera per passare una serie di riforme strutturali.

I) Il potere legislativo rimane nelle mani del senato che propone le leggi.

II) Il potere esecutivo è affidato a tre persone che con il nome di Triumviri (praticamente istituzionalizzando la divisione del potere da parte di Cesare, Crasso e Pompeo): uno eletto dal popolo romano, l'altro nominato tra i membri del senato ed il terzo scelto su consiglio dei militari.
I primi tre sono Bruto, Sesto Pompeo e Mecenate, quest'ultimo scelto per ingraziarsi gli Italici non di pura stirpe latina, e per far vedere che anche i sostenitori di Ottaviano ed Antonio, se fedeli al nuovo regime possono entrare nelle leve del potere.

III) I Triumviri(tre per evitare che possano sorgere nuove guerre civili e per permettere che uno si arroghi più potere) sono eletti in carica per un periodo di quattro anni a rotazione.

IV) Il comando dell'esercito è affidato ai tre, anch'esso a rotazione, ma può essere affidato anche a generali diversi se il senato lo ritiene necessario.

V) Viene stabilita la guardia pretoriana, una legione che ha l'unico scopo di difendere il senato e la città di Roma.

11 agosto 34 a .C.: Il senato incarica Sesto Pompeo di dividere tra i sostenitori di Roma i regni orientali, il giovane Pompeo si reca ad Antiochia per gestire lo spinoso compito.

23 agosto 34 a .C.: Il senato, incarica Bruto di occupare la Pannonia, il Norico e la Rezia che più o meno avevano sostenuto Cesare.

34-30 a .C.: Sistemazione dell’oriente: Cappadocia, Galazia, Ponto, Ponto Eusino, Armenia, rimangono alle loro dinastie nazionali anche se “protette” da almeno una legione romana. L’Egitto viene annesso, ma per rispetto alle antiche tradizioni locali, il governatore della provincia assume il titolo di Console e governa con amplissimi poteri.
La Giudea viene divisa in tre parti, la Samaria (affidata ad un governatore), la Decapoli e la Giudea vera e propria.
Erode è deposto ed al suo posto è nominato re un tale Giacobbe il vecchio, Giacobbe di professione fa il falegname, ma nelle sue vene scorre il sangue di Davide, il primo vero re d’Israele e perciò Giuseppe risulta agli occhi del popolo un sovrano più legittimo di Erode.

25 Maggio 31 a .C.: Sesto Pompeo fa costruire per il padre, sepolto sulla spiaggia di Alessandria, un imponente mausoleo pagato e costruito con il denaro strappato all’Egitto.

34-31 a .C.: Intanto Bruto si è recato in Norico dove ha affrontato i popoli locali, un mix poco riuscito di Germani e Galli.
Le legioni romane, formate da veterani hanno agile gioco contro i disorganizzati barbari.
I Reti, sicuri di essere il prossimo bersaglio attaccano alla spalle l’esercito romano causando la cocente sconfitta di Alae.
Bruto allora applica la strategia della guerra totale e fa distruggere villaggi, campi e terre dei Reti e dei Norici.
Alla fine del conflitto le tre regioni vengono annesse a Roma, e benché sia loro concesso una forma, limitata, di autonomia, vengono invase da veterani e coloni latini.

34-29 a .C.: Mecenate, invece, diventa una sorta di ministro della cultura, famoso per il suo gusto, la sua ammirazione per l’arte, convoca nella sua villa a Roma, tutti i migliori e promettenti astri nascenti della letteratura, Virgilio, Catullo, Orazio etc…etc…
Sebbene non forzati i poeti danno vita ad un circolo letterario dove glorificare la nuova repubblica nascente.
Sono composte allora da Virgilio, le“Ecloghe” e le “Georgiche”, che celebrano la ritrovata “Concordia Civium”, mentre Orazio Pubblica i “Sermones”, che sono salaci commenti sulla vita nella Roma dell’epoca e sulle avventure militari nell’esercito repubblicano.
Virgilio inizia anche a scrivere la sua opera più famosa “Brutus Capitolinus”, sul primo Bruto e su come liberò Roma dalla schiatta tirannica dei Tarquini.

5 marzo 31 a .C.: Per Bruto il senato decreta il trionfo, ma Bruto rifiuta per non indispettire gli altri due triumviri.

7 luglio 31 a .C.: Mentre Sesto Pompeo si trova a Alessandria di Egitto, a causa dei soprusi sul popolino greco, la città si rivolta. Affida la corona a Arsinoe, sorella di Cleopatra che viene incoronata a Menfi.

31-29 a .C.: Sollevazione dell’Egitto, l’intero paese si rivolta, come Cesare a suo tempo, anche Sesto Pompeo rimane prigioniero ad Alessandria, e deve fuggire di notte sull’isola di faro, che fa tagliare dalla costa.
Arsinoe incita alla rivolta i capi delle nazioni orientali, ma per paura di una vendetta romana nessuno muove un dito, anzi Giacobbe di Giudea invia ai Romani una trireme e 300 ausiliari.

30 a .C.: Un primo tentativo degli Egiziani di entrare ad Alessandria è frustato dalla cavalleria romana che riesce ad infliggere all’esercito Tolemaico diverse perdite.

15 agosto 30 a .C.: Nella battaglia di Pelusio i generali di Arsinoe vengono sconfitti dall’esercito di Sesto Pompeo, il basso Egitto cade in mani Romane, Arsinoe fugge a Menfi.

11 marzo 29 a .C.: Dopo un'eroica resistenza Menfi cade, Arsinoe si toglie la vita, si dice con un ceraste; la punizione è tremenda, più di 15.000 persone vengono crocifisse. Il senato concede ai governatori romani amplissimi poteri per sfruttare l’Egitto.

3 giugno 29 a .C.: Il senato decreta un duplice trionfo e per Sesto Pompeo e per Bruto. Orazio, per l’occasione laureato poeta, declama i suoi versi in onore dei due.

2 dicembre 28 a .C.: Giacobbe di Palestina muore, gli succede con alcune difficoltà il figlio Giuseppe, poco più che ventenne.

10 maggio 26 a.C.: A causa della situazione interna della Res Publica, i tre triumviri avevano governato oltre il mandato di 5 anni; essi vengono riconfermati dal senato in seguito alla IIa Riforma, voluta da Mecenate, che dà al senato il potere di scegliere i nuovi triumviri.

15 (Idi) marzo 25 a.C.: Mentre festeggia l’assassinio di Cesare nel foro, Bruto è colto da malore,. Immediatamente viene portato nella sua casa sul Palatino (una delle ville di Cesare), ma, benché assistito dai migliori medici della città, spira poco dopo le undici della mattina del giorno successivo.

20 marzo 25 a.C.: Subito il senato convoca Mecenate e Sesto Pompeo, per scegliere il terzo Triumviro, tuttavia mentre Sesto Pompeo si reca alla curia, viene aggredito da ignoti e gravemente ferito.

30 marzo 25 a.C.: Il senato dichiara lo stato di emergenza nazionale (Senatus consultum ultimum) ed emana, benché la costituzione Brutiana lo vieti, una serie di decreti volta a reprimere gli ultimi cesariani.

5 giugno 25 a.C.: Sempre sotto Senatus consultum ultimum viene nominato console, per volere dell’esercito, Lucio Domizio Enobarbo, padre di uno dei più fieri sostenitori di Bruto, e Messala Corvino (sotto la spinta di Mecenate).

11 Ottobre 25 a.C.: Messala Corvino, anch’egli grande patrono della arti, convince Mecenate a ritirarsi, ed a nominare al suo posto a Gaio Sosio (nella nostra Timeline morto ad Azio), cosi i nuovi tre consoli sono Messala Corvino, Lucio Domizio Enobarbo, Gaio Sosio.

1 novembre 24 a.C.: Lucio Antonio, fratello di Marc’Antonio, si ribella e con lui si schierano l’Etruria e diverse altre terre Italiche; si schierano dalla sua anche la Gallia Narbonese e quelle conquistate da Giulio Cesare.

24 dicembre 24 a.C.: Il senato, spinto anche da Messala, ordina un nuovo Senatus Cunsultum Ultimum e impone la legge marziale su tutta l’Italia ed in tutto l’impero. Gaio Sosio viene incaricato di reprimere la Rivolta.

Febbraio (data incerta) 23 a.C.: Lucio Antonio fa di Perugia la sua capitale e vi insedia i senatori cesariani, sopravvissuti all’epurazione di Bruto e Pompeo.

Aprile 23 a.C.: Gaio Sosio viene pesantemente battuto poco fuori Perugia; costretto al suicidio, la sua testa viene inviata a Roma come prova della vittoria.

4 maggio 23 a.C.: Mecenate propone al senato di eleggere come Console l’amico Orazio che, oltre ad essere un famoso poeta, gode di una certa fama come soldato.
Vistosi alle strette il Senato acconsente, ed ordina che Orazio riporti l’ordine in Gallia.

23-22 a.C.: Orazio arriva alle porte di Massilia, dopo un brevissimo scontro di cavalleria la città caccia i magistrati Cesariani e poi si arrende, memore della lotta condotta contro di essa da Cesare.
I capi galli però invadano la provincia e assediano in città il poeta soldato (che sarà poi il titolo di un simpatico poema scritto dallo stesso).
Intanto Lucio Domizio Enobarbo viene inviato a reprimere la rivolta dell’Etruria, presso Pistoia annienta un grande contingente di Italici e poi assedia Perugia.

21 a.C.: Con una sortita invernale, con somma sorpresa dei Galli, Orazio pone fine all’assedio di Massilia e cattura i capi ribelli, tuttavia dopo una nuova promessa di fedeltà li rilascia; la Gallia viene cosi domata, più per la paura della guerra che con la guerra stessa.
Privato degli alleati, Lucio Antonio tenta una sortita, ma viene ignominiosamente sconfitto da Lucio Domizio che lo cattura, fa radere al suolo Perugia e deportare gli abitanti in Egitto.

20 a.C.: I tre consoli danno il via ad una serie di grandi opere pubbliche, Orazio ad un grande teatro (Teatrum Horatianum Major) in campo marzio, primo vero teatro stabile di Roma.
Lucio Domizio inizia la costruzione del Pantheon Domitiani, per ringraziare gli dei della vittoria, mentre Messala Corvino apre la prima grande biblioteca pubblica di Roma.
Il senato ordina che venga costruita una grande tomba per Bruto (nota come Brutheion), alla quale affiancare un grande altare per celebrare il ritorno della pace, poi detto Ara Pacis Rei Publicae.

15 Marzo (idi) 15 a.C.: Riconfermati dal senato i tre consoli, viene inaugurata con solenne cerimonia l’ara della pace; in quel frangente il senato concede il perdono a Vipsanio Agrippa che aveva combattuto a fianco di Ottaviano e poi di Antonio.
Per ringraziare gli dei del perdono, sul Celio, egli erige l’ara agrippinensis deibus.

13 a.C.: I Cheruschi, una tribù germanica a confine con la Gallia Bellica, fattasi già minacciosa anni a dietro, adesso diventa addirittura incontenibile e dopo che Arminio, il loro capo, sconfigge una legione, il senato s’impegna ad agire.

12 a.C.: Domizio Enobarbo viene inviato a sconfiggere i Cheruschi; la sua perizia militare è tale che dopo poche settimane Arminio viene costretto alla resa, e ben presto i Cheruschi sono integrati nell’impero, almeno a prima vista.

10 a.C.: Arminio viene portato di fronte al senato per giurare fedeltà alla repubblica, secondo Tacito sarà quello il motivo che lo spingerà al tradimento, cioè l’estrema ricchezza dell’Urbe e doversi inchinare di fronte a dei civili.

Aprile 10 a.C.: Armino solleva i Cherusci ed i Catti, partecipano alla rivolta anche gruppi di Svevi e di Getoni; Domizio Enobarbo, come Propretore della Germania, viene incaricato di reprimere la rivolta.

Agosto 10 a.C.: Domizio Enobarbo viene ferito da una freccia durante una missione di pattugliamento, il comando è ceduto a Varo che era il secondo in comando, Domizio avverte l’altro che il rischio di tradimento è molto alto.

10-9 a.C.: Per un anno i Cheruschi, i Catti e le altre nazioni germaniche, come i Marsi, tengono in scacco le forze di tre legioni romane.
Varo non solo è incapace di porre ordine nel paese ma anzi il suo comportamento da “Console in divenire”(la Salute di Orazio Flacco era peggiorata assai) lo rende arrogante e meno attento.

9-11 Settembre 9 a.C.: Arminio finge di arrendersi, convocate le tribù a Teutoburgo, nasconde i Catti, mentre fa scortare Varo dai Marsi.

Filobeche

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Ed ecco un'idea alternativa di Lord Wilmore:

Sarebbe stato possibile che la Repubblica Romana, invece di evolvere nell'Impero Romano e quindi nell'assolutismo monarchico di stampo orientale, con tanto di divinizzazione dell'imperatore, di proskynesis, eccetera, si trasformasse con secoli di anticipo in una repubblica parlamentare moderna di stampo liberale, sul modello dei moderni Stati Uniti o della Germania? Questo comporta:

> l'estensione della cittadinanza romana a tutti i popoli sottomessi;
> la cooptazione dei provinciali nel governo, sia periferico che centrale;
> la trasformazione del Senato in un parlamento eletto da tutti i cittadini di almeno 21 anni a suffragio universale maschile e femminile;
> l'adozione di una struttura federale in cui ad ogni popolo è concesso l'autogoverno;
> la formazione di partiti politici e l'inizio di un'alternanza di governo;
> l'introduzione dell'insegnamento obbligatorio e gratuito per tutti gli strati sociali fino almeno ai dodici anni di età;
> l'abolizione della schiavitù, e la sua sostituzione con il lavoro di operai salariati o addirittura di una tecnologia meccanica ante litteram, con l'invenzione della macchina a vapore da parte di Archimede, dell'acciaio e del cemento armato da parte di Vitruvio, della bussola e dell'alchimia/chimica da parte di Plinio;
> i viaggi di esplorazione anticipati e l'eventuale scoperta dell'America e dell'Africa australe, dove impiantare basi commerciali per i traffici con gli indigeni;
> l'apertura a nuove culture affatto sconosciute come il buddismo asiatico e le tradizioni dell'Africa nera e dei popoli amerindi;
> la diffusione della stampa a caratteri mobili;
> l'ideazione della mongolfiera e l'apertura delle prime linee aeree tra le province;
> lo sviluppo anticipato della medicina e l'introduzione di vaccini da parte di Galeno;
> l'abolizione della pena di morte, sostituita con i lavori forzati;
> e chi più ne ha più ne metta. Secondo voi una simile metamorfosi che "saltasse" il Medioevo era possibile?

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Questa è l'apodittica risposta di Perchè no?:

In una sola parola: no.

Non era possibile. Roma era una repubblica antica; voglio dire che il suo sviluppo istituzionale era basso, come la sua definizione dello Stato. Le riforme che suggerite sono possibile solo in uno Stato come lo si definisce oggi, che é nato durante il Medioevo e si é sviluppato durante l'epoca moderna. Inoltre idee come l'abolizione della pena di morte non sono possibili: Roma non aveva la minima idea di cosa poteva essere l'umanità, era un concetto troppo complesso e vuoto per le società antiche. Vai a spiegare a un Romano che é uguale a un Barbaro, un Parto o un Greco, e ti taglierebbe la testa: semplicemente non ha senso. Non c'é nessun legame di sangue, di comunità o di interresse. L'umanità come la intendiamo noi si é costruita sull'idea della comunità cristiana universale, poi laicizzata e allargata oggi alle altre civiltà (anche se non tutti sono d'accordo). I Romani non sono gli uomini di oggi. In quell'epoca le idee di comunità fondata sul sangue, di famiglia, di clan ecc. sono ancora la base di tutta organizzazione. Non si parla mai dello Stato, si parla del popolo romano e del Senato. Solo gli Italiani per ottenere la cittadinanza romana hanno dovuto ribellarsi e costringere Roma a darla loro; poi le estensioni seguenti sono legate strettamente al sistema imperiale, dove tutto riposa sull'accordo di uno solo. Un sistema parlamentare era impossibile, questa grande invenzione nasce solo in Inghilterra nel Medioevo, il Senato non era una camera elettiva ma un consiglio di anziani un po' più sviluppato. Il sistema parlamentare si é costruito sull'eredità antica, il potere dei re moderato dalla nobiltà, l'ideologia cristiana di un ordine terrestre e divino e tante altre condizioni.

Inoltre votare a 21 anni non avrebbe avuto nessun senso, un uomo di 21 anni é ancora un giovanotto incapace per i Romani, 31 anni sarebbe meglio. Del suffragio femminile non ne parliamo neanche.

La forma federale non era possibile all'epoca della repubblica: non dimenticare che l'impero é solo la somma delle conquiste romane: perché dei popoli vinti, che pagano tributo, potrebbero diventare uguali agli Romani? Non avrebbe senso, il mondo antico é un mondo dove la forza domina, il vinto é inferiore al vincitore. L'idea di uguaglianza non esiste quasi mai, eccezione fatta per qualche città (Atene del V secolo a.C. è un'eccezione e non la regola) o un gruppo (religioso, sociale o altro). Una forma federale sarebbe stata possibile solo alla fine dell'impero, quando la differenza vinti/vincitori era dimenticata, allorchè tutti gli uomini dell'impero erano cittadini romani e il potere imperiale diventava debole.

Partiti politici c'erano, movimenti di idea costruiti attorno a una famiglia o un gruppo. Non erano partiti nel senso moderno con una gerarchia, una cassa ecc. Questo non era possibile perché se non era possibile definire uno Stato come lo intendiamo noi, non era neanche possibile farlo per un partito (forma ridotta del sistema nazionale).

L'insegnamento obbligatorio sottintende il fatto che tutti sono uguali, Roma non ha mai detto una cosa simile. L'insegnamento marca nella cultura classica una differenza sociale, solo il ricco ha il tempo di darsi un'educazione che contribuisce con la sua generosità, la sua bellezza (notabilità e bellezza vanno di pari) a farne un'aristocratico fondamentalmente differente del popolo brutto e stupido. E questo é talmente ovvio a quest'epoca, che un altro modo di pensare non é possibile. Inoltre un insegnamento obbligatorio significa professori pagati dallo Stato, l'organizzazione di un ministero, una certa potenza statale totalmente anacronistica.

L'abolizione della schiavitù forse era possibile, ma non durante la repubblica. Per un Romano lo schiavo é umano, certo, ma non quanto il cittadino, ha rinunciato alla sua libertà e dunque é diventato qualcosa di meno di un umano, inoltre è spesso un barbaro e dunque é normale non trattarlo come un Romano o un Greco che sono i soli veri umani. (questo modo di pensare era ancora vivo all'inizio del XX secolo anche se moderato, e non sono sicuro che sia sparito). La schiavitù persiste sempre nel Medioevo in Occidente e a Bisanzio. Se sparisce quasi alla fine dell'epoca antica é piuttosto per motivi economici e pratici, era diventato meno economico.

L'esplorazione sottintende la ricerca di ricchezze. Roma non vedeva niente di interessante ad Ovest, né a Sud, né a Nord; solo l'Est con le ricchezze dell'India e della Cina poteva interessarla, e per questo si dovevano eliminare i Parti, la via del mare non era economica né facile. Non sono riusciti ad aprire la via terrestre; perché non hanno circumnavigato l'Africa? Perché non sapevano che era possibile e non avevano navi capaci di sopravvivere all'oceano (a parte se usavano le navi del popolo gallo veneto).

Per la medicina, Galeno è a mille anni luce dai vaccini, è come pensare all'invenzione di Internet a Roma. Stessa cosa con la maggior parte degli sviluppi tecnici proposti, la scienza e la tecnica non erano pronte a questi balzi in avanti. La scienza antica é assai empirica, non c'é un'idea del progresso, le teorie sono emesse cosi nel vuoto. L'idea della scienza come la intendiamo riposa sull'idea che il mondo é ordinato dalla logica unica di un Dio unico, ciò permette anche l'idea di progresso, tutte le idee fanno parte di un sistema globale. Cosi il sapere nel Medioevo era monopolio dei monaci. La nostra scienza non sarebbe stata possibile senza il cristianesimo e l'islam.

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Ed ecco invece il parere di Never75:

In realtà il passaggio tra repubblica (teorica, dopo il periodo di guerre civili già da Caio Mario non si poteva più definire tale) a monarchia fu lentissimo e quasi impercettibile.
Soprattutto occorrerebbe distinguere il "Principato" dal "Dominato".
In realtà è solo a partire da Diocleziano che l'Impero Romano assume i caratteri veri e propri di una monarchia assoluta militarista.
Prima bene o male rimanevano qua e là ancora tracce (pur annacquate) del substrato repubblicano.

>l'estensione della cittadinanza romana a tutti i popoli sottomessi

Verrà fatta con Caracalla in una situazione già di semi-crisi.
In realtà la cittadinanza romana venne concessa solo per motivi fiscali cioè assicurare maggiori entrate quando già ce ne erano poche.
Assicurare la cittadinanza a tutti già nel I^ sec. non avrebbe avuto senso.
Innanzitutto perchè le casse dell'erario erano ancora piene e la crisi economica era ben lontana e poi perchè un provvedimento simile avrebbe allarmato all'inverosimile i cittadini romani, geloisissimi delle loro prerogative e pecularità da non volerle dividere con nessuno.
Pensa che già l'aver esteso (a partire da Mario) la cittadinanza a cisalpini e sanniti (che pure vivevano in Italia e da parecchio erano stati romanizzati) provocò subbugli e dissapori a non finire.

>la cooptazione dei provinciali nel governo, sia periferico che centrale

Questa in teoria sarebbe stata già più fattibile.
Esisteva in merito una proposta di Ottaviano di far votare per le magistrature anche i cittadini romani delle Province e poi far arrivare i loro voti in casse sigillate nell'Urbe, dove si sarebbe assistito allo spoglio.
Purtroppo però tali proposte rimasero sulla carta anche a causa della successiva deriva del governo stesso di Augusto.

>l'adozione di una struttura federale in cui ad ogni popolo è concesso l'autogoverno

Beh questo in realtà già esisteva.
Di fatto i governatori (proconsoli o propretori) delle Province avevano già moltissime autonomie e larghi spazi di manovra di governo.
Oltretutto, almeno fino a Diocleziano, in moltissime città sia italiche che non, continuavano a tenersi regolarmente libere elezioni, con tanto di comizi e campagne elettorali (vedi Pompei).
Non dimenticare poi gli enormi privilegi che gli Ebrei (soprattutto quelli abitanti la Giudea) avevano mantenuto fino alle Guerre Giudaiche.
Va anche considerato che il diritto romano valeva solo per i cittadini romani (tra di loro) o tra un cittadino ed un non cittadino.
Nel caso invece di beghe tra non-cittadini, valevano le leggi e le consuetudini locali...c'erano insomma una pluralità di diritti.

>l'introduzione dell'insegnamento obbligatorio e gratuito per tutti gli strati sociali fino almeno ai dodici anni di età

Non sarebbe stato fatto semplicemente perchè non era conveniente farlo (allora).
Dato che la maggior parte della popolazione era schiava, non aveva senso istruirla.
Per quanto riguarda invece le classi sociali più abbienti, una sorta di scuola primaria c'era già e di solito l'istruzione era impartita anche alle bambine

>l'abolizione della schiavitù, e la sua sostituzione con il lavoro di operai salariati

Gli schiavi servivano eccome... innanzitutto erano (relativamente) economici rispetto ai salariati e poi culturalmente non si era ancora pronti ad una liberazione completa.
Anche se filosofi come Seneca e Marco Aurelio raccomandavano di trattare con umanità gli schiavi, non si sognarono però neppure per un istante di proclamare la loro emancipazione completa.
A dire la verità nemmeno il Cristianesimo (dapprincipio) lo farà dato che in tutta Europa continueranno ad esistere gli schiavi fino a metà '700. Infatti anche nei secoli successivi alla caduta dell'Impero la schiavitù (seppur in forma minore) continuerà ad esistere anche se affiancata ad altre forme di "libertà condizionata" un po' più umane (servitù della gleba).

>i viaggi di esplorazione anticipati e l'eventuale scoperta dell'America e dell'Africa australe, dove impiantare basi commerciali per i traffici con gli indigeni;

Data la mentalità dell'epoca, più che traffici con gli indigeni, ci sarebbe stata la loro sottomissione/sterminio, come difatti sarebbe avvenuto 1.500 anni dopo

Un'ultima considerazione.
Non mi piace molto la frase "saltare il Medioevo".
Non solo per il fin troppo abusato "revisionismo medievale" alla Regine Pernoud, in cui si riconoscono SOLO le cose belle del Medio Evo tralasciando tutto il resto.
Ma anche perchè a mio avviso il Medioevo è stato importante proprio come periodo di passaggio.
Io sono infatti convinto che la Storia (come la Natura) non fa salti.
Occorre del tempo (anche lunghissimo) perchè da un'epoca con certe caratteristiche si passi ad un'altra.
In pratica noi (intesi come italiani) non è che siamo passati direttamente dalla fine dell'Impero Romano alla Repubblica Parlamentare Italiana... ma ci siamo arrivati per gradi.
Abbiamo seguito una specie di percorso che, con molti passi avanti e con qualche passo indietro, ci ha condotti ad uno Stato (teoricamente) libero e democratico (anche se visti gli ultimi sviluppi temo ancora per poco!).
Questo anche per dire che concetti come "democrazia", "libertà", "uguaglianza", "tolleranza" ecc. ecc. non possono essere inculcati da un momento all'altro nel DNA di un popolo, ma lui ci deve arrivare da solo pian piano. Da qui anche l'assurdità di voler esportare la democrazia (tra l'altro con i carri armati e i kalashnikov) in tutto il mondo, obbligando di fatto nazioni e popoli che la democrazia non l'hanno mai avuta a seguire il nostro (pur giusto) modello, da un giorno all'altro.
Forse una situazione di questo tipo sarebbe anche peggiore del Male che si vorrebbe così tanto estirpare.

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Vale la pena di tenere conto anche del parere di Emilio Saad:

L'unica maniera per salvare la repubblica romana per me sarebbe stata l'approvazione delle leggi dei Gracchi: in questa maniera veniva preservata la piccola proprietà in Italia e i soldati erano legati alla terra e non ad un generale che prometteva loro ricchezze...

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C'è poi l'idea di Generalissimus:

Nel 54 a.C. Giulio Cesare non si limita a creare una serie di clientele nella Britannia meridionale, ma la conquista militarmente, sottomettendo Dumnoni, Durotrigi, Belgi, Dobunni, Atrebati, Regnensi, Cantiaci, Catuvellauni, Trinovanti e Iceni. Cosa cambia?

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Gli risponde Massimiliano Paleari:

Un'occupazione romana anticipata dell'angolo sud occidentale della Britannia forse avrebbe comportato nel giro di 100 anni l'occupazione integrale dell'isola, con la sottomissione al nord dei Pitti. In seguito i Romani avrebbero potuto occupare anche l'Ibernia (Irlanda). Il processo di romanizzazione della popolazione celtica sarebbe stato più intenso (paragonabile a quello delle Gallie), e non limitato come nella nostra timeline all'area pianeggiante della nostra Inghilterra.

Nel periodo del tardo impero il "peso specifico" delle province romane britanniche e di Ibernia sarebbe stato maggiore (per peso demografico, strategico e per forza militare). Dopo lo sfondamento del limes renano all'inizio del V secolo sarebbe interessante ipotizzare la permanenza di una grande "isola romana" delle isole britanniche. Le legioni non vengono ritirate e alla lunga, con il decadere del potere centrale, vengono eletti pretendenti imperatori romani di Britannia (cosa peraltro avvenuta anche nella nostra timeline). Alla lunga si forma una dinastia imperiale romana di Britannia, che, dopo il 476 d.C., si proclama erede legittima del potere sull'Occidente, anche se di fatto governa solo su Britannia, Ibernia e forse sull'Armorica e parte della Lugdunense. Questo Stato romano/britannico respinge le invasioni anglo/sassoni...

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Bhrihskwobhloukstroy si mostra entusiasta:

L'ucronia è interessantissima e tra le più significative della Storia d'Europa; l'unico particolare è che come Punto di Divergenza non riesco a trovare necessario (né, soprattutto, sufficiente) l'anticipo di cento anni della conquista romana: ciò che conta è la permanenza delle Legioni, il che naturalmente ha un prezzo in qualche altra parte dell'Impero...

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Ma Generalissimus obietta:

Proprio sulla permanenza delle legioni in Britannia ho più dubbi. Le legioni in Britannia meridionale dovrebbero adottare una tattica difensivista, consolidare le conquiste fatte e cercare di sedare il dissenso ed eventuali rivolte.

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Riprende la parola Massimiliano:

L'occupazione anticipata di 100 anni della Britannia da parte dei Romani non è irrilevante, per una serie di motivi:

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Tocca ora a Dario Carcano proporre una nuova ucronia:

Il brutto Alessandrino

Quando si studia lo svolgimento della guerra civile tra Cesare e i suoi avversari (Pompeo e la factio senatoria anti-cesariana), si resta sempre di stucco scoprendo quante volte Cesare ha camminato sul filo del rasoio, quante volte si è trovato di fronte a situazioni che avrebbero messo in crisi chiunque altro, quante volte ha rischiato di perdere tutto.
Paradossalmente, la parte più difficile della guerra civile cesariana non è quella "pompeiana", ossia quella in cui affronta Pompeo, conclusasi prima con la vittoria di Farsalo e poi con la morte di Pompeo per mano di Tolomeo XIII, ma proprio la fase che si apre con la morte di Pompeo e l'intervento cesariano nella guerra civile alessandrina. Perché, finché Pompeo era vivo, era sempre possibile una riappacificazione tra i due ex triumviri; un nuovo patto di spartizione del potere, che avrebbe messo fine alla guerra civile senza altri spargimenti di sangue romano.
Ma dopo l'uccisione a tradimento di Pompeo, il fronte anti-cesariano perse il proprio leader riconosciuto, il leader che avrebbe potuto negoziare con Cesare una fine incruenta col conflitto, e la prosecuzione della guerra civile passò in mano ai figli di Pompeo e ai capiparte della factio senatoria; una coalizione eterogenea, tenuta insieme solo dalla volontà di opporsi a Cesare ad ogni costo.
E questo, paradossalmente, allungò il conflitto, facendolo finire solo con la battaglia di Munda (Cesare vivo), e a Nauloco con la sconfitta di Sesto Pompeo (Cesare morto).

Detto questo, il PoD che vorrei proporre è questo: Cesare muore ad Alessandria nel 47 a.C., mentre cerca di dirimere la guerra civile tra Tolomeo XIII e Cleopatra. Quali conseguenze sulla Res Publica e sulla guerra civile?
Innanzitutto, la morte di Cesare ad Alessandria è tutt'altro che inverosimile. Cesare sbarcò in Egitto all'inseguimento di Pompeo, in fuga dopo Farsalo, con pochi uomini e impreparato ad affrontare la guerra civile in Egitto, per ritrovarsi assediato nella reggia di Alessandria dalle truppe fedeli a Tolomeo XIII. Cesare fu salvato prima dall'arrivo dei rinforzi della XXXVII Legione, e poi dall'esercito giudeo-orientale di Mitridate Pergameno ed Erode Antipatro, che inflisse agli egizi le decisive sconfitte di Pelusio e del Campo degli Ebrei, battaglia, quest'ultima, in cui Tolomeo XIII trovò la morte, permettendo a Cesare di sistemare la questione egiziana affidando il regno a Cleopatra, che non aveva lo stesso sostegno popolare del fratello, e proprio per questo sarebbe stata fedele a Roma.
Immaginiamo quindi che l'assedio alla reggia di Alessandria si concluda prima dell'arrivo dei rinforzi che in HL salvarono Cesare, e che quest'ultimo resti ucciso negli scontri con le truppe egizie.

Quale situazione accoglierebbe la notizia della morte di Cesare?

Nel 47, i repubblicani, guidati da Catone Minore, Metello Scipione, Marco Petreio, Lucio Afranio, Fausto Cornelio Silla e Tito Labieno, si stavano riorganizzando in Africa sotto la protezione del re di Numidia, Giuba I. Le forze repubblicane, composte sia da veterani scampati a Farsalo, sia da truppe reclutate in loco, assommavano un totale di dieci legioni e 14.000 cavalieri, cui si aggiungevano le quattro legioni numide di Giuba. La principale debolezza di questa armata era l'essere formata da truppe poco affidabili, essendo le dieci legioni composte soprattutto da indigeni e schiavi affrancati. Cesare avrebbe sfruttato proprio la scarsa affidabilità delle truppe repubblicane per avviare contro di esse una campagna di logoramento, che prima indebolì le forze repubblicane con uno stillicidio di diserzioni e cambi di fronte, e poi le annientò definitivamente nella battaglia di Tapso. Però, considerando che si trattava di una forza numerosa, che "giocava in casa" e comandata da generali capaci come Catone e Labieno, un avversario diverso da Cesare potrebbe non avere la stessa fortuna;

Invece, i pompeiani, nel 47 si stavano ancora leccando le ferite dopo Farsalo; formalmente, la Spagna era leale a Cesare, ma le clientele locali fedeli a Pompeo - e, di riflesso, ai suoi figli - stavano dando filo da torcere a Quinto Pedio e Quinto Fabio, i legati cesariani nella regione. In HL, l'anno successivo i figli di Pompeo, Gneo Jr. e Sesto, e Tito Labieno (scampato alla sconfitta di Tapso) sarebbero stati in grado di contare su un esercito di tredici legioni, che avrebbe affrontato Cesare nell'ultima, e più difficile, battaglia della guerra civile: Munda, dove Cesare vinse a costo di gravi perdite e dopo essere stato ad un passo dal disastro. Nel 47 quest'armata non c'era ancora, ma la notizia della morte di Cesare sicuramente spingerebbe i figli di Pompeo a lasciare l'Africa, dove erano riparati dopo Farsalo, per andare in Spagna e sfruttare le clientele locali per reclutarla e riprendere la guerra contro i cesariani, intontiti dalla morte del loro capo.

A proposito dei cesariani, nel 47, nonostante la vittoria di Farsalo, la situazione dei sostenitori di Cesare era tutt'altro che rosea. In Italia, Marco Antonio, magister equitum di Cesare, stava affrontando due situazioni molto pericolose:

Oltre a tutto ciò, c'è un'altro fattore che getterebbe ulteriormente nel caos i cesariani: l'assenza di un leader riconosciuto. Avevo parlato in passato di come, nel periodo tra il 49 e il 46, è probabile che Cesare avesse indicato il proprio erede nel cugino Sesto Giulio Cesare, e che solo dopo la morte di quest'ultimo Gaio Ottavio abbia avuto l'occasione di mettersi in mostra a Cesare (dove, secondo la perfida penna del suo rivale Antonio, "mettersi in mostra" va inteso nel senso più fisico del termine). Se dobbiamo credere ai commentarii, è probabile che Sesto avesse seguito il cugino in tutte le campagne della guerra civile fino alla sua nomina a governatore della Siria, il che vorrebbe dire che molto probabilmente Sesto era assieme a Cesare nell'assedio della reggia di Alessandria, e che quindi morirebbe assieme a lui. Morto Cesare e morto il suo erede, Antonio sarebbe il leader naturale dei cesariani, ma come abbiamo detto Antonio stava affrontando una situazione complicata in Italia, che lo aveva reso impopolare sia nei ceti popolari sia tra i legionari, il che vorrebbe dire che qualche ambizioso capoparte popularis potrebbe mettere in discussione il primato di Antonio nei cesariani, e dichiararsi il vero erede di Cesare, con conseguenze facilmente prevedibili.

Come se tutto ciò non bastasse, c'è un altro fattore che aggiunge ulteriore complessità e imprevedibilità a questo scenario: la 'quinta colonna' repubblicana all'interno delle fila cesariane, ossia quegli ex sostenitori della causa repubblicana passati dalla parte cesariana, che poi, storicamente, assassinarono Cesare in nome della Res Publica, in primis Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino.

Quindi, ricapitolando, in Oriente abbiamo due sovrani anti-romani, Tolomeo XIII in Egitto e Farnace II in Ponto, in grado di approfittare della confusione per togliere il Levante alla sfera d'influenza romana. In Africa c'è l'armata repubblicana di Metello Scipione e Catone Minore, e in Spagna presto si riorganizzeranno i figli di Pompeo, per portare avanti la loro guerra contro i cesariani.

In Italia abbiamo un agitatore che, seppur vittima della repressione di Antonio, è ancora libero e capace di far danni, e che incita il popolo a insorgere 'nel nome di Cesare', mentre le legioni mostrano numerosi segni di insofferenza e pre-ammutinamento. La guida del fronte cesariano passerebbe ad un leader impopolare, privo di legittimità testamentaria perché l'erede testamentario (Sesto Giulio Cesare) è morto assieme al dictator.

Personalmente, penso che (1) i legionari si coalizzeranno con Dolabella contro Antonio, che quasi sicuramente fuggirà dall'Italia per rifugiarsi in Gallia, e lì radunare le forze per una controffensiva, e (2) che non è detto che i pompeiani e i repubblicani facciano fronte comune; anzi, la morte di Cesare potrebbe rappresentare la definitiva spaccatura nel fronte anti-cesariano, e dare inizio ad un crescendo di tensione tra i capi repubblicani in Africa e i figli di Pompeo in Spagna, che potrebbe sfociare in una guerra aperta.

Questo vorrebbe dire che la guerra civile diventerebbe tra quattro fazioni:

Una situazione complicata, da cui non so dire chi potrebbe uscire vincitore, e come si strutturerebbe la Res Publica romana dopo questa guerra civile.

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Gli risponde feder:

Secondo me ad avere le carte in regola per trionfare è Dolabella, poichè ha dalla sua le legioni di Cesare.

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E Dario spiega:

Il problema delle legioni cesariane, qualora Dolabella dovesse portarle dalla sua parte, è che si tratterebbe di truppe validissime, temprate da anni di combattimenti in Gallia e contro i pompeiani, ma prive di comandanti altrettanto validi, perché molto probabilmente la gran parte dei comandanti cesariani seguirebbe Antonio in Gallia. Sarebbe la situazione opposta dei repubblicani in Africa, che hanno molti generali validi, ma un esercito inaffidabile. Si tratterebbe, insomma, di un esercito senza testa.

Però ci sarebbe un modo per rimediare: sotto il regime popularis di Dolabella molti giovani talentuosi, ma di condizione modesta, riuscirebbero ad emergere rapidamente proprio grazie alla mancanza di comandanti validi. Uno di questi sarebbe Marco Vipsanio Agrippa, comandante validissimo che non sarebbe affatto inverosimile vedere emergere come "braccio militare" del regime di Dolabella. Questo scenario avrebbe il vantaggio di far rientrare in scena Gaio Ottavio, che sfruttando l'amicizia con Agrippa e la (remota) parentela con Cesare, si vedrebbe aperte le porte della carriera politica nel regime popularis.

Oltre a Gaio Ottavio, Agrippa e Mecenate, altri nomi che potrebbero compiere una rapida carriera nel regime popularis di Dolabella potrebbero essere:

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Iacopo chiosa:

Alla fine Agrippa e Ottaviano emergerebbero comunque, erano semplicemente troppo bravi. E in effetti ci sarebbe una via sottile nella quale infilarsi: riconciliare Dolabella e i repubblicani dell'Africa. Era proprio il tipo di mediazione nella quale Ottaviano eccelleva.

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Anche Perchè No? dice la sua:

Bella questa idea. Mi ricordo che a un certo punto Cesare è stato bloccato sull'isola di Faro e ha dovuto scappare nuotando fino a una barca, se mi ricordo bene ha dovuto anche lasciare il suo mantello troppo riconoscibile che l'avrebbe fatto prendere in mira dagli arcieri (e probabilmente era impossibile nuotare con un mantello addosso). Dunque le circostanze possono essere facili da trovare.

Ma non vedo l'Egitto in una situazione cosi vantaggiosa dopo questa vittoria. Non possiamo dire che Tolomeo XIII era "popolare" a Alessandria o che i suoi generali erano dei "nazionalisti". Era piuttosto l'abituale mix di fazioni rivali con le loro clientele. Dopo aver ucciso sia Pompeo che Cesare, Tolomeo XIII sarebbe anche il primo nome nella lista nera del vincitore finale della guerra civile romana.
Immagino piuttosto una lotta tra il generale Achillas e l'eunuco Pothinos. Tolomeo XIII stesso sarebbe stato il loro pupazzo. Potrebbe anche essere cacciato da Alessandria da una ribellione popolare, era gia avvenuto. Senza Cleopatra, immagino che sarebbe sua sorella Arsinoe IV, sposando suo fratello Tolomeo XIV, a prendere le redini del potere.
In questo casino non vedo l'Egitto riprendersi qualsiasi cosa all'estero, continuerebbe la sua decadenza fino all'inevitabile vendetta romana (ma forse Arsinoe IV sarebbe abbastanza astuta per denunciare i capi delle fazioni che sostenevano allora Tolomeo XIII, forse anche suo fratello stesso per farsi riconoscere regina).

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Ed ora, un'altra proposta di Never75:

Non se qualcuno di voi ha mai letto i romanzi storici (?) di Conn Iggulden. Mi riferisco in particolare alla sua quadrilogia su Giulio Cesare:

2003 - Le porte di Roma 
2004 - Il soldato di Roma 
2004 - Cesare, padrone di Roma 
2006 - La caduta dell'aquila

Vabbè che un romanzo storico non deve essere un saggio, ma in questi libri c'è dentro veramente di tutto!!!

Ecco a voi alcune chicche:

- Bruto è rappresentato come un coetaneo di Cesare, una sorta di fratellastro adottato in tenera età da Aurelia.

- Silla fa ritorno in Italia per sedare una rivolta di schiavi e finisce col far la guerra a Mario, il quale viene catturato vivo dai legionari sillani e grida ai suoi soldati di resistere prima di essere ucciso.

- Silla muore avvelenato da uno schiavo di Cesare, Tobruk (nome di una città della costa libica durante la Seconda Guerra Mondiale: probabile che a quel fesso di Iggulden servisse un nome "esotico" e allora abbia preso un mappamondo puntando il dito a caso).

- La moglie di Mario e zia di Cesare, Giulia, si taglia le vene per non essere catturata da Silla.

- Silla violenta più volte la giovane moglie di Cesare, Cinnilla.

- Il giovane Cesare in Asia arruola due legioni e sconfigge Mitridate del Ponto.

- Cesare pretore affronta Catilina a Pistoia e lo sconfigge portandone il corpo a Roma.

Di spunti ce ne sarebbero abbastanza per farne altrettante ucronie, non credete? Ma secondo voi questi possono essere classificati come romanzi ucronici?

Ai posteri l'ardua sentenza...

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Aggiungiamo un'incredibile idea di Lord Wilmore:

Sul "Giornalino", il grande giornale a fumetti delle Edizioni San Paolo, e precisamente sul numero 8 del 21 febbraio 2010, è iniziata la pubblicazione della "Vita di Tiberio a fumetti", una delle tante, straordinarie iniziative di quella rivista per far conoscere la storia e la letteratura ai nostri ragazzi. Una tale iniziativa merita tutti i nostri complimenti, ma in essa compariva un'incredibile inesattezza. Infatti a pag. 7 del suddetto numero il disegnatore R. Torti ha rappresentato la tripartizione della Repubblica Romana durante il Secondo Triumvirato, regolato dalla lex Titia del 27 novembre del 43 a.C. Ma le porzioni toccate ad Antonio e a Lepido sono scambiate, come si può vedere dalla seguente vignetta:

Nella nostra Timeline, invece, a Lepido toccò l'Africa e ad Antonio l'Oriente; e fu per questo che quest'ultimo si innamorò di Cleopatra. Ma che cosa sarebbe accaduto se la suddetta cartina avesse invece rappresentato l'effettiva spartizione della Res Publica, cioè se la Pars Orientis fosse davvero toccata a Lepido e l'Africa ad Antonio? Lepido si sarebbe innamorato ugualmente della discendente di Tolomeo dal proverbiale naso? Marco Antonio avrebbe ricattato Ottaviano tagliandogli i rifornimenti di grano dall'Africa? Davvero un interessante esperimento di ucronia. Voi che ne pensate?

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E ora, un divertissement proposto da Paolo Maltagliati:

E se Augusto avesse provato ad immaginare come sarebbe apparsa Roma ed il suo Impero molti secolo dopo di lui? Secondo me, In epoca augustea, la cartina dell'Europa di 500 anni dopo sarebbe praticamente fantascienza. E di quella di altri 500 anni dopo, i nomi a lui familiari si conterebbero sulle dita di una mano!

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Gli replica il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Per me l'immagine del 500 o del 1000 d.C. da far prevedere ad Augusto è di una suggestione irresistibile. Premetto una croce (†) ai nomi che nel 1000 sarebbero obsoleti, ma necessarî per farsi capire da Augusto.

Roma sarà governata di fatto da un Duumvirato; uno dei due Imperatori risiederà a Bisanzio e sarà un Macedone, mentre quello di Roma sarà un Sassone. La Gallia Transalpina sarà retta da Re †Ubii [Franchi], il più potente dei quali residente a Lutezia dei Parisii, tutti Soci e Amici del Popolo Romano, come pure i Regoli di †Mesia [Serbia] (†Daci [Slavi]), †Dalmazia [Croazia] (†Alani [Croati]) e †Pannonia [Ungheria] (†Sciti al di là dell'Imao [Ugri]). La †Partia [Califfato di Baḡdād] sarà governata dagli Arabi, come anche l'Egitto (esteso dalla Siria alla Mauritania) e la maggior parte della Spagna, mentre nella parte settentrionale della Penisola dominerà un Imperatore di Gallecia e Asturia.

L'Ibernia si sarà estesa alla †Caledonia [Scozia] (col tempo però divenuta indipendente e in parte circondata dai †Tuliti [Norvegesi]); i Britanni saranno ristretti nella parte occidentale della loro isola, mentre in quella orientale regneranno Angli e Sassoni. La †Chersoneso Cimbrica [Jütland] apparterrà alla Scandia, nel cui Settentrione i Regni dei Gauti, degli Suioni e dei †Tuliti [Norvegesi] impiegheranno comunque la lingua di Roma e saranno sottomessi al Pontefice Massimo. I †Venedi [Slavi Settentrionali] saranno divisi in due Regni, di cui quello Orientale sarà di un Imperatore degli †Suioni [Variaghi]. I †Sarmati saranno sottomessi ad altri †Sciti di là dall'Imao [Peceneghi], mentre la maggior parte degli †Alani [Chazari] avrà adottato la Religione dei Giudei. L'Iberia avrà conquistato la †Colchide.

In un millennio, 22 nomi uguali e 17 obsoleti, in effetti con quattro volte tanto tempo gli obsoleti diventerebbero il 100%. Dopo 2000 anni si possono considerare ancora grosso modo comprensibili i nomi di Persia, Armenia, Asia, Siria, Palestina, Arabia, Egitto, Libia, Africa, Spagna, Gallia, Italia, Europa, Germania, Belgica, Britannia, Ibernia e almeno etimologicamente quelli degli Esti, degli Suioni (Svedesi) e dell'Atropatene [Azəbaycan / Azerbajdžan]: una ventina, quindi fra quattromila anni potrebbero rimanere dieci di quelli correnti oggi?

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Paolo Maltagliati aggiunge:

Ci sarebbe anche Elvezia. Dovendo notare però che Gallia è un termine usato in un contesto piuttosto ristretto e che Belgica è un ottocentesco classicismo di ritorno (e forse, per certi aspetti, anche Germania...)

Sic stantibus rebus, non è poi detto che la progressione sia aritmetica. C'è da dire poi che per altre parti del mondo le proporzioni sono differenti (un cinese del 100 d.C. avrebbe forse più fatica a capire la cartina del 1200 che quella attuale, e comunque non sarebbe un'esperienza così traumatica come per un romano. Anche per un Maurya varrebbe lo stesso pensiero, anche se in questo caso solo molto superficialmente) Comunque assumiamo di sì.

Statisticamente, noto che, in linea generale, i nomi con maggior probabilità di resistere sono quelli di macroaree o comunque agglomerati piuttosto vasti. Quindi, se dobbiamo fare una considerazione di massima, è più probabile che resistano "America" o "Russia", piuttosto che "Polonia" o "Bulgaria"...

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Ma Iacopo obietta:

Sia Libia che Germania sono due (neo)classicismi italiani, in luogo di Tripolitania e Teutonia (due parole adottate dopo una sostituzione linguistica e prese a prestito dalle lingue parlate precedentemente!).
Comunque io non sarei tanto interessato a descrivere il mondo moderno con parole comprensibili ad Augusto, ma piuttosto a descrive con non importa che lessico il mondo che Augusto avrebbe immaginato. Probabilmente questo immaginario sarebbe diverso prima e dopo Teutoburgo.

Per esempio la sola idea di un imperatore Sassone (!) e di uno greco (!!!) sarebbe risultata assurda per Augusto o per un suo contemporaneo (e forse per chiunque fino all'epoca di Carlo Magno e del Logoteta).

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Allora Bhrihskwobhloukstroy corregge il tiro:

Tutto verissimo: mi sono dimenticato Elvezia (trovandomivici; freudiano anche questo?), sopravvivono soprattutto gli epironimi (Africa, Asia, Europa, la stessa Libia), molti sono neoclassicismi (perfino Italia; nel più riconoscibile degli esiti possibili sarebbe *Itaglia, come *Germagna, *Gaglia, *Elvezza ecc., come Alemagna o La Magna per Alemannia e Bretagna per Britannia, anche se i referenti sono cambiati) e/o ristretti all'italiano o poco più (introdurre i criterî della contrinuità diretta e dell'universalità ridurrebbe ancora più drasticamente le sopravvivenze, ma se un nome è un recupero o solo italiano non ha rilevanza - o non ne aveva all'inizio della discussione - per la comprensibilità di una cartina in italiano sul futuro fra 3986 anni; ovviamente mi interesserebbe lo stesso!) e di certo ciò che più spesso facciamo è di proiettare nel futuro per noi passato (B) del passato ancora più antico (A) le previsioni e le attese degli uomini o dei protagonisti di quest'ultimo (A), così come per il nostro futuro possiamo fare solo così (proiettare le nostre attese) e quindi mettere in conto anche questi cambiamenti onomastici...

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Chiudiamo per ora con la domanda di Enrica S.:

Come fare in modo che nel 1553 ab Urbe Condita, cioè nell'800 d.C., i confini dell'Impero Romano siano quelli della cartina seguente? Accetto suggerimenti.

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Per contribuire alla discussione, scriveteci a questo indirizzo.


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