Sekigahara, un'ucronia giapponese

di Falecius

POD: Mori Terumoto raggiunge il resto delle truppe fedeli ai Toyotomi invece di gironzolare nei dintorni di Osaka. Tokugawa Ieyasu perde la battaglia di Sekigahara nell'ottobre del 1600 (oppure Kobayakawa Hideaki non tradisce...)

La tomba di Tokugawa Ieyasu, foto di Perchè No?

La tomba di Tokugawa Ieyasu, foto di Perchè No?

Il 21 ottobre 1600, Ishida Mitsunari annienta le forze del clan Tokugawa e dei suoi alleati presso Sekigahara, grazie al decisivo intervento dell’armata di Mori Terumoto; nel corso del mese successivo, sconfigge Hidetada, il figlio di Tokugawa Ieyasu, presso Nara; Hidetada compirà il suicidio rituale. 
Mitsunari restituisce al principe shogunale, il bambino Toyotomi Hideyori i pieni poteri e si insedia quale reggente ( Shessho) per lo shogun bambino. La capitale dello stato è stabilita ad Osaka, feudo dei Toyotomi. Nel 1601 comincia il periodo Osaka nella storia giapponese, che molti storici chiamano anche periodo Toyotomi. 
Mitsunari impiegherà dieci anni a sottomettere i diversi daimyo dell’Est fedeli ai Tokugawa; nel corso della guerra, conquisterà le isole Tok (Takeshima) e Jeju-do (Saishu). Infine, nel 1609, Edo e Kamakura vengono conquistate da Mori e gli ultimi Tokugawa, tra cui lo stesso Ieyasu, compiono il suicidio rituale nel castello di Edo assediato. La piana del Kanto diventa un feudo dei Toyotomi, tranne Kamakura e la regione circostante che passano agli Ishida. 
Alcuni daimyo del nord continuano ad opporsi allo shogun, sotto la guida del cristiano Date Masamune; la loro ultima roccaforte, Sendai, cade nel 1615, ma Masamune si rifugia ad Oshima, nell’isola di Yezo, con alcune migliaia di fedeli.
Sempre nel 1609, le flotte del daimyo Shimazu di Satsuma occupano e conquistano le isole Amami e poco dopo, il regno di Okinawa. Il re di Okinawa è portato prigioniero a Kagoshima, capitale del feudo (han) di Satsuma, e la flotta giapponese annette l’intero arcipelago delle Ryukyu; Okinawa diventa un feudo dei Toyotomi, mentre le isole Amami e Sakishima passano a Satsuma. Nel 1610, dopo aver svernato a Naha, la spedizione avanza ulteriormente a sud e fonda Nankushima, nell’isola di Taiwan. 
La conquista di Okinawa mette nelle mani dei giapponesi la rete commerciale dell’isola; un ex samurai, Yamada Nagamasa, avvia un crescente commercio soprattutto con la crescente potenza del Siam di re Songtham, per il quale fornisce un contingente di Samurai (molti dei quali rifugiati che avevano combattuto per i Tokugawa; a loro, Ishida permette di stabilirsi a Nankushima o di servire il re Thai, ma non di tornare nelle isole patrie). Il contingente giapponese si mostra fondamentale nel respingere le invasioni birmane e nel conquistare Pattani e la Cambogia orientale; l’occupazione siamese del regno di Lannathai, invece, sarà effimera, ed il paese resterà vassallo della Birmania. 
Nonostante le malattie e la resistenza dei nativi Mien ed Akka, il feudo di Nankushima si espande a causa della sua crescente importanza commerciale, e del flusso di Ronin senza padrone che si stabiliscono nell’area. Attorno al 1625, tra i mercanti olandesi della VOC e quelli giapponesi, delle compagnia di Kagoshima, Okinawa e Nagasaki comincia a profilarsi la rivalità; Nagamasa ottiene da Songtham, oltre al governatorato di Ligor e Pattani, il divieto di commercio per gli olandesi e la loro espulsione da Ayutthaya nel 1629. 
Nel frattempo Hideyori, raggiunta la maggiore età, sale alla carica di Shogun, sempre assistito da Mitsunari, comincia a temere il potere dei clan Shimazu, Choshu, Hizen e Tosa, tra gli ultimi rimasti ad avere una forza effettiva; sceglie quindi di rafforzare il potere centrale con una campagna navale verso sud, guidata da un suo generale: il messaggio è che Kagoshima fa parte del Giappone e non può gestire da sola il commercio meridionale come un subappalto. Lo scopo della spedizione è conquistare Manila. Al comando un nobile cristiano, Hasekura Tsunenaga, che aveva servito il clan Date prima di passare ai Toyotomi. La spedizione parte da Nankushima nell’aprile del 1631, preceduta da una forza più piccola che ha conquistato le isole Babuyan e sconfitto gli Ilokano, gli indigeni della parte settentrionale di Luzon. 
Manila, assediata da preponderanti forze giapponesi, si arrende in settembre; nel 1633 cade anche Cebu, dove si è ritirato il governo spagnolo delle Filippine con alcuni rinforzi provenienti dal Messico. Nel 1634 Hasekura stipula un trattato col sultano di Maguindanao, a cui riconosce il dominio sull’isola di Mindanao, mentre il resto delle Filippine diventa una provincia giapponese; le isole di Cebu, Leyte e Samar gli sono concesse in feudo, mentre il resto dell’arcipelago è integrato nelle terre shogunali. Nel 1635 anche le Marianne sono conquistate ed organizzate nelle prefetture di Saipan e Gowan (Guam) dello han Toyotomi; quest’ultima include anche l’arcipelago di Belau.

Dopo la conquista delle Filippine, i rapporti con l’Olanda si fanno ancora più tesi, fino all’editto di chiusura del 1643, con il quale alla VOC è proibito commerciare in tutto l’Impero Giapponese. Nel frattempo, Hideyori decide di chiudere i conti con i Date, invadendo e conquistando Oshima nel 1639, e stabilendo il proprio dominio su Yezo nel corso degli anni successivi. L’isola sarà affidata ad Ishida Shigenari, figlio di Mitsunari. Il clan Ishida impiegherà trent’anni a sottomettere gli Ainu nella regione; inoltre, a partire da Shigenari, svilupperà una rete commerciale settentrionale, comprendente le isole Kurili e Karafuto (dove un si avrà un graduale insediamento giapponese), e le coste della Kamchatka e della Lamutia, dove invece la presenza dei giapponesi sarà unicamente commerciale, per procurarsi pellicce e legname.

Nel 1644, i Mancesi si impossessano di Pechino e stabiliscono il proprio dominio su tutta la Cina. Temendo la potenza dello Shogun Hideyori, cominciano a rafforzare la propria presa sulla Corea, e, invertendo la politica fino ad allora seguita dai Ming, aprono il paese al commercio con l’Olanda. Nel 1651 un esercito sino-mancese invade per la terza volta la Corea e la riduce a provincia, dato il continuo atteggiamento di opposizione e di sfida del “regno eremita”, senza che il Giappone intervenga: la sottomissione di Taiwan e delle Filippine richiede più energie del previsto, anche a causa delle continue interferenze della VOC e della crescente ostilità dei sultanati di Sulu (che, sconfitto nel 1646, è obbligato a cedere Palawan) Maguindanao e Brunei. Inoltre, la diffusione delle armi da fuoco, resa necessaria dalle guerre navali e dal conflitto con gli Ainu, inizia a mostrare la sua forza destabilizzante per la rigidità castale della società nipponica, così come aveva fatto per la Cina Ming e per la Corea stessa.

Koxinga, capo dei lealisti Ming nella Cina del Sud, interviene nella guerra civile vietnamita in aiuto ai lord Nguyen del Sud, dopo aver occupato il territorio rimasto agli imperatori della dinastia Mac. Nel 1655, occupata Ha Noi, annette il Tonchino, lasciando il grosso del Vietnam centrale ai suoi alleati Nguyen, ed eliminando i lord Trinh, che vengono uccisi o fuggono in Siam. La base di potere di Koxinga, così allargata, rappresenta una seria minaccia per i Qing; tuttavia, nel 1662 il nuovo imperatore mancese Kangxi ordina di porre fine alla rivolta lealista nel sud ed invia i generali Shang Zhixin e Wu Sangui ad occuparsi dei ribelli. Koxinga perde il controllo del Guandong, e due anni dopo muore di malaria, permettendo a Shang di occupare Ha Noi e attaccare i lord Nguyen, richiamando inoltre i Trinh superstiti; nel 1667, un nuovo regno Trinh, vassallo di Pechino, viene creato nel Vietnam centrale, mentre il nord rimane una provincia cinese col nome di Annam e nell’estremo sud i Nguyen mantengono uno stato (Viet Xin) con capitale a Dac Lat nel sud, da dove proseguono la politica di conquista dell’Impero Khmer; Viet Xin si popola di rifugiati delle guerre settentrionali. Shang governa il Guandong ed il Vietnam fino alla sua disfatta nel 1675, dopo che, assieme a Wu Sangui, si è ribellato ai Qing. Lo Shogun, per quanto preoccupato dall’espansionismo e dal potere di Kangxi, continua una politica essenzialmente marittima, conquistando nel 1669 Sulu e tra anni dopo Maguindanao, ed intervenendo ripetutamente nelle guerre civili del Brunei. Inizia a prendere forma una alleanza tra Siam, Giappone e Mataram contro la VOC. In questo contesto, avvengono scambi di ambasciatori tra Inghilterra e Giappone, e dopo il 1672, anche contatti con la Francia di Luigi XIV.

La Cina ha parecchi problemi: controllare il Viet Nam, tenere a bada gli Zungari ed i Mongoli, e poi i Cosacchi che cominciano ad aggirarsi alle frontiere settentrionali della Manciuria. Dopo la morte di Songtham nel 1630 e Nagamasa, nel 1637, il Siam inizia un periodo turbolento; il governatorato di Ligor diventa quasi completamente indipendente sotto Yamada Takeshi, figlio di Nagamasa; la sua capitale di Nakhon Si Thammarat si popola sempre più di Giapponesi, tra cui molti cristiani, che governano una popolazione mista di Malesi musulmani dell’ex sultanato di Pattani e Thai buddhisti o cristiani. Anche un certo numero di Filippini migra lì, sfuggendo alla dominazione dei Toyotomi e degli Hasekura. La lotta per la successione vede trionfare Prasat Thong, già ministro della Difesa di Songtham. Nel 1658, suo figlio Narai sconfigge i rivali col sostegno del governatore Yamada Takeshi di Ligor e dei samurai di Ayutthaya. 
Con Narai il paese tocca un nuovo momento di potenza e di influenza giapponese. Ligor torna a pagare regolarmente i tributi al re, pur essendo del tutto autonoma nei suoi affari interni (ad anzi venendo ingrandita con l’isola di Phuket) e si espande inoltre verso sud, annettendo i territori di Kedah, Perlis, Perak, Kelantan e Terengganu; cristianesimo e buddhismo di scuola giapponese si diffondono nel principato. 
Nel 1675 un governatore cinese viene inviato nell’Annam con l’ordine di sconfiggere i Trinh, colpevoli di aver appoggiato Shang Zhixin; gli Nguyen ne approfittano per estendere Viet Xin, e la ex capitale Cham di Nha Trang segna la frontiera tra il loro stato e la Cina. La capitale Trinh di Hue cade nel 1683. Viet Xin continua ad espandersi a spese della Cambogia, i cui sovrani sono vassalli degli Nguyen, mentre i sovrani locali di Batdambang e Siem Reap pagano tributo a Narai. La Cina ottiene da Viet Xin un vassallaggio più che altro formale ma ottiene l’espulsione dei mercanti giapponesi dalla regione e dalla dipendente Cambogia, mentre avvia un conflitto con l’indebolito regno di Lan Xang sulla regione di Muang Phuan, la Piana delle Giare, già soggetta alla sovranità feudale vietnamita di cui il governo cinese dell’Annam si proclama successore. Nel 1694 Lan Xang cade nella guerra civile; un esercito mancese occupa allora Muang Phuan e Luang Phrabang, la capitale, istituendo la nuova provincia di Lao Nan. Contadini Viet e Han si insediano nella regione. I due regni di Vianchang e Champasak sorgono dalla parte meridionale di Lan Xang attorno al 1700; Vianchang si riconosce vassallo di Pechino, mentre Champasak oscilla tra l’orbita di Ayutthaya e Viet Xin, e si espande a sua volta a spese degli Khmer. Un periodo turbolento termina con un nuovo intervento cinese nel 1713: Vianchang è distrutta, il suo territorio spartito tra Champasak, che diventa definitivamente vassallo della Cina, e la provincia di Lao Nan; i Siamesi sono ricacciati ad ovest del Mekong; inizia un fase di rapporti difficili tra il Celeste Imperatore di Pechino ed i sovrani Nguyen, sempre più restii a pagare i tributi e ad assorbire la cultura cinese. Ad ogni modo, la Cina li lascia liberi di dedicarsi al loro sport preferito, la politica del carciofo verso il regno Khmer; e anzi, avendo ridimensionato le ambizioni siamesi di fatto li favoriscono. 
Il Siam del resto ha ben altre gatte da pelare; la disastrosa politica di apertura agli stranieri di Narai ha portato all’ascesa del greco Konstantinos Phaulkon come primo ministro e ad una serie di scontri con la John Company inglese nella zona di Mergui. Nel 1688, mentre in Europa l’incoronazione dell’olandese Guglielmo d’Orange a re d’Inghilterra fa scoppiare la guerra dei Nove Anni, un colpo di palazzo estromette Narai e Phaulkon dal potere; l’influenza francese e giapponese nel paese è eliminata, ed il generale Phetracha si proclama re. Ligor dichiara allora la propria indipendenza sotto la dinastia locale di Yamada e con l’aiuto di una flotta francese conquista Mergui. Ayutthaya inizia un periodo di chiusura in se stessa e prevalente nazionalismo. Phetracha deve affrontare una lunga rivolta nel territorio orientale di Khorat, che è domata solo poco prima della sua morte.

In tutto questo, il Giappone ha poche risorse per intervenire. Il contrasto con l’espansionismo olandese a Sulawesi e Brunei, benché di natura essenzialmente difensiva per il mantenimento dell’ex sultanato di Maguindanao, è costosa. Nel 1669 gli Ishida sconfiggono finalmente gli Ainu di Yezo e annettono Karafuto. Nello stesso anno inizia una breve guerra con l’Olanda, che è costretta ad abbandonare il sultanato di Makassar; il Giappone annette la penisola di Minahasa, nel nord di Sulawesi; la pace è firmata nel 1672, in seguito all’invasione francese delle Province Unite. Da invasore, il Giappone comincia a presentarsi ai popoli dell’Indonesia come protettore contro la VOC, benché in concreto possa fare ben poco quando gli olandesi insediano Amangkurat II sul trono di Mataram, nel 1681, ed annettono Bantam l’anno seguente. Il dominio sulle Filippine e Taiwan è definitivamente assicurato solo verso il 1690, dopo una serie di rivolte sia cristiane che soprattutto musulmane, grazie alla politica di trasferire i cristiani delle isole patrie nella regione. Il buddhismo si diffonde in molte parti dell’arcipelago e soprattutto a Minahasa. Mentre i Filippini sono gestiti essenzialmente attraverso un misto di forza, tolleranza e buona amministrazione, tanto che alcuni gruppi, in particolare gli Ilokano e gli Igorot si nipponizzano, verso i Mien e gli Akka di Taiwan l’atteggiamento è di usare la forza punto e basta. Le aree dell’isola non insediate da giapponesi o ryukyuani sono sfruttate in modo coloniale, in particolare per il legname, dopo che verso il 1650 Hideyori emana una serie di decreti per proteggere le foreste di Honshu minacciate dall’eccessivo sfruttamento. Anche i Chomorro delle isole Marianne sono assimilati rapidamente ed accolgono il Buddhismo. 
Esploratori giapponesi iniziano a commerciare con le isole Ratak, Ralik e Caroline, e a spingersi lungo le coste della Nuova Guinea. Una base commerciale giapponese è creata a Yabeshima (Yapen). Inoltre, grazie all’alleanza con Makassar, equipaggi giapponesi raggiungono le coste settentrionali dell’Australia, dove le giunche Bugis hanno un commercio stagionale con gli aborigeni; tuttavia, si tratta solo di remote appendici delle rete commerciale giapponese, che è centrata sui mari attorno alla Cina e l’Indonesia, ed ha il suo principale punto d’appoggio a Nakhon Si Thammarat.

L’arrivo dei Russi sullo scenario est-asiatico avviene in sordina. Verso il 1680 i Cosacchi appaiono per la prima volta lungo il corso del fiume Heilongjiang, scontrandosi con guarnigioni mancesi, che hanno generalmente la meglio. Nel 1689 Un colpo di palazzo porta al potere in Russia lo zar Pietro, che invia un contingente nell’area dopo un attacco cinese all’avamposto russo di Albazan.

La politica ufficiale dei Toyotomi verso il Cristianesimo, stabilita dopo la conquista delle Filippine, fu di permetterne il culto, con alcune restrizoni, ma di vietare l'attività missionaria degli occidentali, ed anche dei giapponesi convertiti nelle isole patrie. I giapponesi che desideravano diffondere il cristianesimo a Ryukyu, Taiwan, Ligor o nelle Filippine erano invece liberi di farlo. Per un certo periodo, durante la minore età dello shogun Toyotomi Hideyori, il cristianesimo fu perseguitato nei territori settentrionali, poiché il clan Date, che dopo la caduta di Edo guidò la resistenza anti-Toyotomi, era cristiano. Dopo l'invasione di Yezo, i cristiani che vivevano sull'isola ricevettero uno speciale editto di tolleranza, purché però garantissero obbedianza allo shogun. Sotto il governo degli Ishida, Yezo perse gradatamente la sua maggioranza cristiana a causa dell'immigrazione. Nel 1669, il cristianesimo contribuì ad animare la rivolta Ainu, ma quando questa fu
stroncata, i margini di tolleranza nello Han Ishida si ridussero, e molti cristiani, sia Giapponesi che Ainu, furono incoraggiati a migrare a Taiwan o a Ligor. A Ligor, che aveva stretti legami con l'impero giapponese, ma non ne faceva parte, l'élite dominante era costituita da giapponesi cattolici, che spesero grandi sforzi per cristianizzare la popolazione Thai e malese. Con i malesi, musulmani, questi sforzi furono poco fruttuosi, mentre un percentuale di thai si convertì. Sia a Ligor che in Giappone, il giapponese divenne la lingua liturgica attorno al 1660, portando i già difficili rapporti con Roma sull'orlo dello scisma. Solo nelle Filippine la messa in latino rimase vitale. 
La cultura giapponese nel suo complesso fu poco influenzata dal cristianesimo, anche se un certo di numero di dotti, i "rengakusha" , conoscevano il latino e le lingue europee (specialmente spagnolo, portoghese, francese ed olandese). Nel 1694 apparve a Kagoshima una traduzione giapponese illustrata del "Don Kichote"; il celebre autore di teatro kabuki Monzaemon Junichiro adattò per il pubblico giapponese "la vida es sueno" di Calderon. Ma nel complesso i grandi scrittori ed artisti giapponesi erano ancora monaci o dotti confuciani, almeno fino all'inizio dell'era Genroku (1683) quando apparvero i primi ukiyozooshi, romanzi illustrati scritti da e per la nuova borghesia commerciale. 
L'equilibrio di potere su cui si reggevano i Toyotomi aveva tre pilastri: virtù confuciane, classe samuraica e borghesia.

Falecius

Il santuario shintoista di Yasukuni a Tokyo, foto di Perchè No?

Il santuario shintoista di Yasukuni a Tokyo, foto di Perchè No?

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Aggiungiamo questa proposta alternativa di Perchè No?:

Toyotomi Hideyoshi, uno dei grandi signori della guerra e padrone del Giappone prima di Tokugawa aveva lanciato una guerra per conquistare la Corea, progetto poi fallito; ma in origine Hideyoshi aveva un’idea pazzesca e megalomane. Pensava di conquistare la Corea e poi marciare su Beijing per rovesciare la dinastia cinese e diventare padrone anche della Cina. Voleva traslocare l’imperatore del Giappone in Cina e creare una dinastia cadetta a Kyoto, mentre la sua dinastia avrebbe tenuto in mano lo shogunato dei due paesi. Hideyoshi voleva poi conquistare le Indie, le colonie spagnole e portoghesi tra cui le Filippine e poi il resto del mondo. Chi troppo vuole, nulla stringe: non é riuscito neanche a mettere piede in Corea. Ma se il suo progetto di conquista riesce almeno in parte? A voi la palla.

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C'è poi la proposta di Rivoluzionario Liberale:

La Date Maru fu la prima nave costruita dai giapponesi nel 1614 con criteri europei, e fu anche il primo vascello europeo a raggiungere l'America. Cosa accade se i Giapponesi iniziano in questa data le esplorazioni del Pacifico, annettendo le Curili, Karafuto, il fiume Amur, l'Alaska, la Hawaii, la baia di Vancouver, la Nuova Guinea, addirittura l'Australia? Il Giappone aveva gia qualcosa come 20 milioni di abitanti nel 1600, e la sua popolazione potrebbe iniziasse a colonizzare le terre che si affacciano sul Pacifico? E se, spinti dalle persecuzioni dei cristiani, i giapponesi convertiti scappassero verso altri lidi? Una Mayflower giapponese porta i pellegrini nella baia di Vancouver, che accade?

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Cui replica ancora il prolifico Perchè No?:

Come indica il suo nome, la nave Date Maru era la proprietà del potente daimyo Date Masamune, il dragone cieco da un occhio, signore di tutto il Nord del Tohôku. Masamune era senza dubbio il signore più potente dopo lo stesso Shogun: quando Ieyasu aveva preso il potere, aveva preso numerosi provvedimenti a favore del suo potente vicino del nord, e Masamune era considerato come il suo vice. La leggenda dice che Ieyasu avrebbe anche chiesto a Masamune di rovesciare i Tokugawa se si fosse accorto che il loro dominio diventava tirannico, richiesta da capire in senso diplomatico e non letteralmente. Masamune non era cristiano, ma aveva lasciato i missionari totalmente liberi di predicare e convertire sul suo territorio, e la sua corte era piena di convertiti; ciò non gli impedirà di lanciare persecuzioni anticristiane quando lo Shogun gli ordinerà di farlo. Masamune aveva però un sogno, quello di aprire il Giappone al mondo e farne il rivale della Spagna, davvero improbabile, ma é all'origine della costruzione della Date Maru e delle ambasciate in Messico e poi in Spagna e a Roma guidata dal vassallo del Date, Hasekura (il primo Giapponese ad essere arrivato in Europa, ma non in America).

Però la costruzione di navi per il mare aperto era vietata dallo Shogun Tokugawa, la costruzione della Date Maru fu fatta con l'accordo shogunale e la politica procristiana di Date seguiva gli ordini di Edo, che voleva mostrare agli Europei che il Giappone non era totalmente ostile (e forse attirare verso il fedele Date le possibili congiure). Non possiamo dunque ipotizzare uno scenario del tipo Mayflower giapponese (soprattutto perché la nave fu venduta dopo due soli viaggi). Vi propongo allora lo scenario seguente.

Date Masamune, con l'accordo del secondo Shogun Tokugawa, prosegue la sua politica estera: forse lo Shogun é meno ostile ai cristiani, sopratutto se gli Europei non prendono partito in favore della ribellione dei Toyotomi annientata con la presa del castello di Osaka, il loro feudo. Date é riuscito a distaccare i missionari spagnoli dal partito di Osaka e a far loro giurare fedeltà a Edo. Conseguenza: gli Spagnoli non vengono espulsi a favore degli Olandesi, e il fondaco di Nagasaki (Dejima) sarà spagnolo. Masamune costruisce altre due navi, la Tokugawamaru e la Sendaimaru, e stabilisce un commercio diretto con il Messico, fondando un fondaco giapponese ad Acapulco.

Con le loro esplorazioni i Date scoprono le isole Hawaii e le colonizzano con la forza, facendone un loro feudo personale come Okinawa lo era per gli Shimazu di Satsuma. I re locali rimangono al loro posto ma sotto la protezione degli ufficiali Date e assorbono la cultura giapponese.

Come nella nostra storia, il Giappone si chiude lo stesso con l'editto del terzo Shogun Iemitsu, ma con due eccezioni. Tre porte rimangono aperte ma strettamente controllate: il fondaco spagnolo di Dejima, la Okinawa degli Shimazu e le isole Hawaii dei Date (più il fondaco di Acapulco). Il Giappone mantiene un contatto commerciale più stretto con il Messico, ma impedisce la diffusione delle idee. Comunque i Date diventano prosperi grazie a questo ruolo, e il Nord del Giappone si svilupperà ben più che nella nostra Timeline.

Prima della chiusura del paese un gran numero di Ronin, Samurai senza signore, riesce a partire verso il Messico e la Spagna come mercenari, dove avranno una numerosa discendenza (di fatto ci sono oggi dei discendenti di Giapponesi cristiani emigrati in Spagna nel XVI secolo, hanno in comune il nome Japon). E poi, secondo voi, cosa succede?

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Paolo Maltagliati gli replica:

Secondo me, i presupposti economici per un'espansione c'erano. Non va dimenticato che agli inizi dell'era Tokugawa i Ronin giapponesi addestravano ed erano parte degli eserciti di molti principati malesi. E nonostante la chiusura dei confini, le grandi riforme agrarie portano la popolazione ad un rapido incremento, tant'è vero che nell'epoca Genroku la popolazione nipponica è tre volte rispetto a quella dell'epoca Sengoku. Il problema della stagnazione alla fine dell'epoca Genroku ha tutti i tratti della ripercussione negativa dovuta ad un sistema chiuso. Perciò se i Tokugawa hanno dato ordine e prosperità la loro stessa politica ha gettato allo stesso tempo i semi della decadenza. Io comunque penso che in questa ucronia potrebbero comunque avere un ruolo fondamentale Choshu, Tosa e Satsuma. Magari una sana competizione tra essi e Sendai potrebbe essere ulteriormente salutare all'espansionismo commerciale nipponico, per quanto ciò potrebbe portare instabilità politica.

Comunque, io più che a nord mi espanderei verso sud. Obiettivi appetibili: la Corea, ma solo intorno al 1640-1650. Taiwan sempre nello stesso periodo. Filippine ma con una penetrazione commerciale e demografica, non una conquista vera e propria.

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E Perchè No? chiosa:

L’epoca Genroku, più o meno il regno del quinto Shogun Tsunayoshi, é stata una di queste epoche di meraviglie e di miseria che si vedono talvolta, culturalmente ricca ma con un’economia in decadenza. La colpa però era sopratutto dei pessimi raccolti successivi e delle carestie, ma anche del declino economico di Osaka che inizia a lasciare il posto a Edo (la capitale é diventata il vero centro economico del paese solo durante il XVIII secolo, prima era Osaka), e anche per colpa di incidenti come l’eruzione del Fuji (l’ultima grande eruzione storica di questo vulcano).

Tuttavia una colonizzazione propria non me la vedo, non era neanche nelle abitudini asiatiche e giapponesi il lasciare il paese degli déi per andare a finire in una campagna barbara chissà dove.

Però una dominazione politica attraverso dei regni vassalli con cui sarebbe stato più facile organizzare il commercio, questo sì. Ho ipotizzato questo per i Date. In Ezo (Hokkaido) e sulla costa siberiana avrebbe potuto essere la stessa cosa se ci fosse stato un interesse. Di fatto Ezo si é sviluppata solo da quando i Russi sono arrivati nella zona, attribuendo un interesse strategico ed economico a quest'isola. Ma non vedo perché i Giapponesi si preoccuperebbero di questa zona, non lo hanno mai fatto anche durante il XX secolo, quando hanno preferito la via di espansione a sud contro gli USA piuttosto che la via del nord contro l’URSS.

Ma l’idea interessante era quella di un effetto di bilanciamento tra i potentissimi feudi del Sud (Satsuma, Tosa, Choshu) e del Nord (Date, che proseguono fino al XIX secolo). I Date, con le loro posizioni nel Pacifico, avrebbero preso contatti con gli USA in anticipo e avrebbero iniziato una modernizzazione anticipata. Supponiamo che rimangano fedeli allo Shogunato: non é detto che la restaurazione Meiji arrivi in porto come nella nostra Timeline. Io vedo un'altra possibilità di ucronia: la via commerciale pacifica dei Date permette al Giappone di non conoscere la crisi dell’epoca Genroku, forse rendendo più dinamci i commerci o dando all’economia giapponese una via di espansione.

Quando all’inizio del XVIII secolo l’ottavo ed energico shogun Yoshimune salì al potere, aveva l’ambizione (veramente nella nostra Timeline) di riaprire in parte il Giappone, ma la crisi e il buco nelle finanze hanno mandato il progetto al diavolo. Se il Giappone é più prospero, Yoshimune potrebbe appoggiarsi a Date e Shimazu per lanciare nuove spedizioni e modernizzare in anticipo il paese sotto la sua direzione (niente restaurazione imperiale). Il Giappone é ancora forte, non è minacciato direttamente dagli Europei e può dunque svilupparsi e imparare alla scuola europea le scienze e la filosofia illuminista moderna. Appare possibile che il Giappone entri nella scena internazionale? La sua cultura non sarebbe europeizzata ma più mescolata, chissà se l’illuminismo non provocherebbe una sorte di rivoluzione locale anche se meno violenta, una monarchia parlamentare con una camera dei Samurai?

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Paolo continua il dialogo a distanza:

Questa discussione mi sta piacendo sempre di più. E l'equilibrio di potere tra un sud proiettato verso il commercio nel mar cinese e un nordest verso un commercio con l'America mi piace molto. Oltretutto la stessa California potrebbe avere una crescita economica molto più importante se sfruttano bene il canale di comunicazione con il Giappone. Ma voglio rilanciare e chiedo: e se invece dopo l'epoca Genroku Mori Shimizu e Date si alleassero per rovesciare i Tokugawa?

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Perchè No? non si tira certo indietro:

All'epoca Genroku? Sarebbe senza dubbio troppo presto. La potenza dei Tokugawa é grande e lo Shogun controlla ancora perfettamente il suo sistema di vassalli. L'imperatore non può aspirare a una restaurazione anche se Tsunayoshi ha migliorato le sue condizioni di vita. I grandi Daimyo esteri (cioè che non hanno un legame di vassallaggio con i Tokugawa, ma gli riconoscono l'egemonia) non erano allora in grado di entrare in competizione, e nessuno voleva tornare all'epoca delle province in guerra.

Anche un’espansione verso la Corea é da escludere. Le spedizioni della fine del XVI secolo ordinate da Toyotomi Hideyoshi sono state un po' l'« Adua » dei Giapponesi, una vera sconfitta traumatizzante: oltre alla sconfitta della flotta, i samurai si sono ritrovati intrappolati in Corea morendo di fame. Il sogno megalomane di Hideyoshi é stato poi condannato da tutti, e ogni idea di conquista continentale ritenuta utopica. Il Giappone considererà ancora la Cina come la superpotenza assoluta fino alla metà del XIX secolo, quando vedrà i progressi dei Nanban, i barbari del Sud, cioè gli Europei.

 

E Paolo insiste:

Potremmo ambientare una rivolta simile all'epoca delle riforme kansei di Matsudaira Sadanobu, che ne dici?

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Immediatamente l'amico francese gli propone:

Mmm... Matsudaira Sadanobu, dici? Non operò durante una rivolta ma durante una crisi, quando lo Shogun perdeva a poco a poco il suo potere effettivo. Siamo tra le conseguenze delle rivalità tra i figli di Yoshimune; il suo successore, Ieshige, era debole (per non dire stupido), e il suo regno ha indebolito il bakufu. Sadanobu era un Matsudaira, la famiglia di principi legata ai Tokugawa, era proprio uno nipote di Yoshimune, da un ramo delle gosankyo (le tre famiglie di principi che potevano avere diritti alla successione se il ramo principale si fosse estinto), infatti era anche l'erede spirituale di Yoshimune.

Se Sadanobu o suo padre fossero riusciti a salire sul trono del bakufu, lo shogunato non avrebbe conosciuto il declino che ha permesso poi la restaurazione. Nella nostra idea, forse Sadanobu sarebbe in grado di diventare Shogun, lanciare delle riforme dell'era Kansei ben più ambiziose e continuare l'apertura e la modernizzazione del paese come voleva Yoshimune. In seguito a questo cambiamento possiamo prevedere delle lotte e forse una breve guerra civile di successione nella quale i daimyo del Nord avranno un ruolo. Che ne dici di questa evoluzione? Arriviamo quasi a una Timeline coerente.

Ti dirò di più: le riforme Kansei sono giusto contemporanee della rivoluzione francese; l'Europa stupefatta potrebbe vedere le sue idee esportate dall'altra parte e del mondo evolvere in una "rivoluzione giapponese". Quale sarebbe il peso nella cultura europea e mondiale di una "costituzione" giapponese che creerebbe una monarchia shogunale parlamentare? (Sì, lo so, esagero, non potrebbe essere così facile o cosi bene imitato)

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A questo punto William Riker cambia discorso:

Secondo te nella storia giapponese cambia qualcosa se nel 1594 il famoso bandito Ishikawa Goemon, poi diventato un eroe leggendario del folklore nipponico (e del teatro kabuki) come Robin Hood, riesce nell'impresa di assassinare Toyotomi Hideyoshi, reo di essere un malvagio despota come lo Sceriffo di Nottingham?

Ishikawa Goemon XIII, immaginario discendente di Ishikawa Goemon nel famoso manga "Lupin III"

Ishikawa Goemon XIII, immaginario discendente di Ishikawa Goemon nel famoso manga "Lupin III"

 

Naturalmente Perchè No? gli risponde:

Come hai scritto tu, Ishikawa Goemon é probabilmente un personaggio totalmente leggendario e le storie sul suo conto iniziano ad essere trascritte alla fine del XVII secolo (c'era una forte attività letteraria all'epoca e una forte produzione di romanzi popolari). Dunque il tentativo di assassinio appartiene al mito ma, come hai scritto, é spesso ambientato nell'anno 1594, dunque conservo questa data.

Siamo nella parte finale del regno di Hideyoshi, quando la sua ambizione si é gia trasformata in megalomania con l'invasione della Corea. La sua volontà di unificare il paese é diventata una volontà di sottomettere tutti a lui e ai suoi metodi, e i suoi metodi sono sempre stati crudeli. É già l'epoca del suo declino fisico e la crisi di successione é iniziata.

Il primo figlio di Hideyoshi, Tsurumaru, é morto nel 1591  a 3 anni e il Kanpaku (reggente) Hideyoshi ha preso la decisione di nominare come erede il figlio di suo fratello, Hidetsugu, già adulto. Hideyoshi si dimette ma continua a governare come Taikô (reggente ritirato). Però nel 1593 nasce un nuovo figlio (il futuro Hideyori) e Hideyoshi si ritrova con un erede in troppo e la madre, l'ambiziosa Dama Yodo (nipote di Oda Nobunaga), spinge per l'eliminazione di Hidetsugu. Questa eliminazione avverrà nel 1595 con il suicidio forzato di Hidetsugu e l'esecuzione della sua intera famiglia (bambini neonati inclusi).

Se Hideyoshi é eliminato nel 1594 ci saranno tre conseguenze maggiori:

- La campagna di Corea finisce subito con la morte del Taikô, i samurai superstiti riescono a negoziare il loro ritorno in patria e non ci sarà una seconda invasione come nella nostra TL. I superstiti saranno (giustamente) ostili ai Toyotomi, autori di questa follia (un'Adua giapponese), e la loro fedeltà ne sarà fortemente ridotta. C'erano pohi guerrieri di fama nazionale e clan di grande importanza tra loro (con conseguenze sulla storia coreana da rivedere più tardi).

- Il problema della successione diventa una crisi di regime. Hidetsugu é ancora vivo e ufficialmente al potere come reggente dell'impero, ma ha pochi sostenitori, tutti sapevano che lo zio stava per toglierlo di mezzo. Nell'altro campo Dama Yodo prende la direzione degli affari in nome del figlio Hideyori con l'aiuto di Ishida Mitsunari come nella nostra TL, ma la loro legittimità é limitata dall'esistenza stessa di Hidetsugu, il loro rivale, e tutti i malcontenti si sbrigano ad andare dalla parte di Hidetsugu. Hidetsugu se é intelligente dovrà denunciare gli eccessi e i crimini dello zio e comprare le fedeltà a colpi di titoli e terre. Ma Hidetsugu non era conosciuto come un leader di grande capacità e non era un grande guerriero, e non poteva fare altro che cercare alleati.

- Arriviamo al terzo punto: Tokugawa Ieyasu. Ieyasu era già in opposizione a Hideyoshi, i due rispettavano una pace armata per non dire una guerra fredda e fingevano di essere ormai alleati. Come nella nostra TL, Ieyasu vedrà nella morte di Hideyoshi l'occasione di rovesciare i Toyotomi e insediare il potere dei Tokugawa. Lo farà ancora più facilmente prendendo le difese di Hidetsugu, lottando per lui ma in realtà neutralizzandolo e svuotando il suo titolo di reggente di ogni potere effettivo. Ieyasu mobilita tutte le forze dell'est del Giappone più le forze "legittimiste" di Hidetsugu più i clan ostili tornati dalla guerra in Corea e tutti i clan corrotti da Ieyasu (come nella nostra TL aveva preparato per vincere prima di combattere).

La guerra Toyotomi-Tokugawa scoppia in anticipo, forse nel 1596 (ci vuole un po' di tempo per preparare tutto questo) e si conclude rapidamente con la battaglia di Sekigahara come nella nostra TL. Ishida Mitsunari, catturato, é giustiziato (come nella nostra TL), Dama Yodo e suo figlio sono assassinati dagli uomini di Hidetsugu (con il silenzioso consenso di Ieyasu).

Cosa avviene dopo? Lo shogunato Tokugawa viene proclamato in anticipo forse già nel 1598. Non c'é bisogno di rimuovere Hidetsugu per questo, ma l'ultimo Toyotomi rappresenta lo stesso un pericolo. Due alternative: Hidetsugu capisce la situazione e rimarrà nella posizione di Kanpaku ma rinunciando a ogni pretesa di potere effettivo, per questo deve soprattutto abbandonare il castello della famiglia a Osaka in favore di Ieyasu e privarsi così di ogni mezzo di difesa. la famiglia Toyotomi sopravvivrà come reggenti ereditari (titolo di cortesia) fino a oggi.

Altra alternativa, Hidetsugu non capisce la situazione, crede di poter dare ordini a Ieyasu, riunisce un partito e un esercito tutto suo nel castello di Osaka e finirà come Hideyori nella nostra TL: castello preso, suicidio forzato. Ieyasu però non è Hideyoshi e probabilmente al resto della famiglia Toyotomi sarà permesso di sopravvivere, a patto di perdere ogni titolo e tornare nell'oscurità (come gli Oda per esempio).

Conclusione: uno shogunato Tokugawa anticipato di 6 anni e fondato su una guerra ben più facile, i Tozama Daimyô potranno essere sottommessi più tardi con la forza o la negoziazione al contrario della nostra TL e lo shogunato sarà ben più forte e stabile che nella nostra TL. Avrà conseguenze nel XIX secolo, forse permettendo la sopravvivenza dello shogunato post-modernizzazione.

Altra conseguenza: Hideyoshi muore prima di avere ordinato le persecuzioni contro i cristiani, niente martiri di Nagasaki. La Chiesa cattolica (i Gesuiti) rimangono legali più a lungo, sostenuti da alcuni signori convertiti come Takayama "Justus" Ukon o Kuroda "Simeone" Kanbee. Più tardi i Tokugawa attueranno una politica di restrizione del cristianesimo, ma forse i cristiani avranno avuto il tempo di rafforzarsi sull'isola di Kyûshû e un'interdizione semplice diventerebbe impossibile da chiedere senza provocare una guerra civile con i signori cristiani. La soluzione finale secondo me sarà espellere tutti i padri Gesuiti ma acconsentire a la sopravvivenza del culto attraverso preti giapponesi autonomi e ordinati dai Gesuiti, un giuramento di fedeltà personale allo shogun e l'espulsione totale degli mercanti stranieri oltre gli Olandesi. Una maggior tolleranza verso i cristiani permetterà senza dubbi agli Olandesi di introdurre il protestantesimo nel Giappone che potrebbe diffondersi a sua volta. Questo porterà con sé una tolleranza maggiore nei confronti della scienza europea (nella nostra TL discriminata perché poteva facilitare la propagazione religiosa), dunque un Giappone più aperto alle scoperte e alle innovazioni dell'Ovest che potrebbe iniziare a modernizzarsi gradualmente e facilitare ulteriormente l'apertura del paese nel XIX secolo.

Questa naturalmente é la versione ottimista, se no finisce come nella nostra TL con persecuzioni e forse una guerra civile limitata.

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Lord Wilmore replica ammirato:

Chissà se sono mai esistiti dei briganti veri che hanno dato origine ai miti di Robin Hood e di Ishikawa Goemon...

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E Perchè No? rincara la dose:

Ishikawa Goemon é forse basato su un vero brigante chiamato Sanada, ma é stato talmente travestito di leggenda che i due non hanno più niente in comune. Questo vale per quasi tutti i grandi nomi della storia giapponese: Hideyoshi, Nobunaga, Takeda Shingen. Il grande problema degli storici nipponici é quello di separare il vero dalla finzione. Questo si spiega perché durante l'epoca Edo la storia é stata riscritta dai Tokugawa in una versione dove diventavano i buoni (Nobunaga visto come un tiranno psicopatico, Hideyoshi come un megalomane pazzo, ecc.). A questo si aggiunge la forte produzione letteraria del XVII-XVIII secolo. Numerosi racconti popolari e romanzi storici hanno fatto la stessa cosa che ha fatto Dumas, ma stavolta prendendo il posto della vera storia, poco documentata, ed é talvolta difficile capire: ogni ricerca storica finisce con una montagna di racconti e aneddoti la cui verifica è lenta e talvolta impossibile.

Per esempio abbiamo l'immagine di Oda Nobunaga come un eccentrico un po' matto, violento e crudele, capace di bruciare le cose più sacre. Ma abbiamo una descrizione di lui fatta dai Gesuiti (una descrizione obiettiva perché i Gesuiti volevano solo informarsi) che lo rappresenta come una persona calma, dotato di un'intelligenza fredda, che viveva nella sobrietà personale. Crudele contro i suoi nemici samurai, ma molto amichevole con i membri della classe popolare, non esitando a passeggiare, parlare, lavorare anche con loro.

In altri casi la verità é talvolte troppo sorprendente per sembrare vera: per esempio Hideyoshi era polidattilo! Una cosa generalmente dimenticata nelle versioni più tardive della sua vita perché visto come inverosimile. Questo mi ricorda l'imperatore romano Massimino il Trace (III secolo): la Historia Augusta dice che era alto 240 cm, e per secoli si è pensato che non potesse essere vero, così come Mosè non può essere morto a 120 anni come dice il Libro del Deuteronomio. Ma i patologi moderni, leggendo le descrizioni antiche, hanno avanzato l'ipotesi che soffrisse di acromegalia, una malattia che deforma i lineamenti e rende di proporzioni gigantesche. Di sicuro ne soffriva il famoso pugile italiano Primo Carnera, alto più di due metri e con un volto asimmetrico. Dunque a volte anche i racconti più incredibili possono nascondere un fondo di credibilità.

La storia giapponese insomma si é annegata nella fiction. Questo naturalmente vale per le storie di tutti i paesi. Ad esempio,  la storica Battaglia di Legnano del 29 maggio 1176 è stata mitizzata dagli storici risorgimentali facendone l'archetipo della vittoria degli Italiani (categoria allora inesistente) contro i Tedeschi (= Austriaci, ovviamente), ma in realtà il leggendario condottiero Alberto da Giussano che avrebbe guidato alla vittoria la Lega Lombarda (molto prima di Bossi e Salvini), e del quale troneggia un monumento in una piazza di Legnano, fatto proprio come emblema dai leghisti, quasi certamente non è mai esistito. Tuttavia io considero la storia giapponese particolarmente contaminata dalle aneddoti che mascherano la realtà, ed é una storia talmente personale! Si deve fare un grosso lavoro di sintesi solo per scrivere la storia dei grandi personaggi. Ma nello stesso momento questi personaggi sono così interessanti a studiare!

Per esempio Hideyoshi, nato figlio di contadini, vissuto per le strade per diventare il signore supremo del Giappone. Un episodio veridico della sua vita mi é sempre piaciuto: la riunione di Kiyosu. Siamo nel 1582 poco dopo la morte di Oda Nobunaga, ucciso dalla ribellione inaspettata del suo vassallo più vicino (Akechi Mitsuhide), Hideyoshi ha vinto Mitsuhide e messo fine alla usurpazione, é diventato l'eroe del clan Oda e il vendicatore di Nobunaga.

Ormai si deve sistemare il clan Oda e trovar uno successore a Nobunaga per preservare le sue conquiste, giacché con Nobunaga é morto anche il suo erede Nobutada e la linea di successione non é chiara perché i due figli superstiti Nobutaka e Nobukatsu sono della stessa età. I vassalli decidono dunque di riunirsi per eleggere il successore degli Oda. Infatti é la riunione dei quattro generali principali del clan: Hideyoshi, Shibata Katsuie, Niwa Nagahide e Ikeda Tsuneoki. Hideyoshi e Katsuie vogliono scegliersi un candidato per dirigere loro stessi il clan sottobanco. Katsuie ha come candidato Nobutaka che è il più decente dei due, invece Hideyoshi sceglie Nobukatsu, un imbecille, e tutti pensano che Katsuie avrà la meglio.

Ma Hideyoshi passa giorni a comprare le fedeltà, promette molto, si mostra amichevole e organizza feste mentre il vecchio orso Katsuie che sa solo fare la guerra dà ordini a destra e a manca. Il giorno della riunione, colpo di scena: Hideyoshi non sostiene Nobukatsu e sorprende tutti. Dice che non sono li per scegliere il successore di Nobunaga perché l'erede era chiaro, era Nobutada. Devono dunque scegliere un successore al defunto Nobutada, e l'erede logico è suo figlio, il piccolo Samboshi di 3 anni. Poi senza discutere oltre dice che gli é venuto il mal di pancia e se ne va a dormire. Il resto della giornata vede gli altri vassalli litigare e nessuno può attaccare Hideyoshi perché non é lì. La sua corruzione funziona e Samboshi é scelto come nuovo capo del clan Oda. Ma Katsuie si vendica e obbliga il consiglio a scegliere un reggente per il bambino con tutti i poteri in mano: Nobutaka, che ormai odia Hideyoshi. Hideyoshi non reagisce.

Il giorno dopo avviene l'intronizzazione del nuovo capo degli Oda ma il bambino é terrorizzato da tutti questi sconosciuti e il suo nuovo reggente non riesce a convincerlo ad andare con lui, piange e si dispera come un bambino di 3 anni sa fare. Ma arriva il gentile zio Hideyoshi che giocava con lui da giorni, regalandogli dolci e giocattoli. Samboshi accetta di andare a presentarsi ai vassalli solo se Hideyoshi lo accompagna. Con grande sorpresa di tutti, Hideyoshi entra nella sala portando Samboshi in braccio e siede al posto d'onore riservato al signore, con Samboshi sulle ginocchia che ride (e non sa che ha segnato la sua condanna a morte a 3 anni). Ormai la trappola é scattata, Katsuie e tutti gli altri non hanno più altra scelta che prosternarsi davanti a Samboshi, e cioè davanti a Hideyoshi, testa sul suolo, mostrando ormai chi é l'autorità (Hideyoshi si servirà di questo per giustificare la sua volontà di guidare il clan di persona). Immaginate questo momento dove tutti questi terribili guerrieri capiscono di essere stati giocati e impossibilitati di rifiutare, se no diventano ribelli al clan, uomini che disprezzavano Hideyoshi come figlio di contadini. Immaginate il trionfo interiore di quest'ultimo, non riesco a non immaginarlo con un sorriso pieno di ironia e crudeltà. Un anno dopo Katsuie muore, sconfitto da Hideyoshi nella battaglia di Shizugatake. Questa parte della storia mi piace ed é totalmente veritiera.

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Torna alla carica William Riker:

Hai parlato dell'esistenza e della diffusione di quei "romanzi popolari" nel Giappone del del sei-settecento. Questo significa che anche larghi strati del popolo sapevano leggere? Qui in Lombardia all'epoca raccontata da Alessandro Manzoni l'analfabetismo sfiorava l'80 % (l'Azzeccagarbugli chiede a Renzo se sa leggere e lui un risponde "Un poco"; quando io chiedo ai miei studenti di prima "Avete sentito parlare di Galileo Galilei?", se loro mi rispondono "Un poco", io capisco che sentono quel nome per la prima volta in vita loro)

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Anche Generalissimus dice la sua:

Non mi stupisce  L'alfabetizzazione in Giappone è sempre stata alta, alla fine del Periodo Edo era di circa il 50% per gli uomini il 20% per le donne, e da allora non ha fatto che crescere. Tra l'altro faccio notare che, a quanto ho capito, quando devono dare una risposta negativa neanche i Giapponesi utilizzano le negazione secca (che dovrebbe essere "ie"), ma il termine "chotto", che vuol dire "un poco". A quanto pare il no vero e proprio "rompe l'armonia sociale" e viene usato solo nelle situazioni di estrema tensione. Mi ricordo comunque di un documentario che dava per scontato che la figura di Ishikawa Goemon fosse assolutamente storica.

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E Perchè No? gli risponde:

É proprio vero, il livello di alfabetizzazione del Giappone Edo era alto: i figli dei Samurai dovevano andare nelle scuole dei feudi e imparare i classici confuciani. Il Giappone era una cultura della cosa scritta, i mercanti avevano archivi scritti della loro attività, i capifamiglia contadini dovevano essere capaci di leggere gli ordini del signore, ecc.

Vedi, il problema è che molti documentari possono solo basarsi su delle produzioni giapponesi e spesso la tv giapponese non cerca neanche di separare la verità della leggenda, si accontenta spesso di scegliere la sua versione secondo i bisogni. Si deve essere un appassionato hardcore (un otaku di storia) per riconoscere la differenza tra storia e aneddoti e cercare l'origine dei diversi racconti.

A proposito del « No », hai ragione, é troppo frontale e brutale rispondere così semplicemente. Si risponde « Chotto » o semplicemente « Si » aggiungendo una buona dosa di esitazione e condizioni per fare capire che é nei fatti un « No », tipo: « Si, ma… », « Si, forse più tardi », « Si, é una buona opinione ma… ».

All'epoca delle guerre civili del Giappone c'era una forte produzione di lettere tra signori: durante il XVII secolo già erano state costituite delle collezioni private riunendo queste lettere. Con il tempo queste collezioni sono state perse e semplicemente dimenticate dagli eredi e ancora oggi si ritrovano delle lettere preziose scritte da nomi famosissimi e talvolta ricche in informazioni. Per esempio, l'anno scorso é stata ritrovata una lettera di Akechi Mistuhide, l'uomo che ha ucciso Nobunaga, che permetteva di capire meglio la ragione della ribellione (mai veramente spiegata prima): avvenneper proteggere un clan amico, gli Hosokawa, che Nobunaga stava per conquistare.

La ribellione di Akechi Mitsuhide é un esempio perfetto di ciò di cui scrivevo prima. Molte ragioni sono state inventate per spiegare la sua ribellione che non era stata chiaramente annunciata da Mitsuhide:

- L'ha fatto per vendicare un insulto personale (Nobunaga lo avrebbe colpito davanti ai vassalli): provata propaganda Tokugawa.
- L'avrebbe fatto per vendicare la madre uccisa per colpa di Nobunaga: invenzione letteraria del XVII secolo.
- L'avrebbe fatto per impedire a Nobunaga di rovesciare l'imperatore: teoria recente e assai popolare ma secondo me dubbia perché il suo autore é uno storico chiamato Akechi, discendente diretto di Mitsuhide.
- L'avrebbe fatto per punire Nobunaga a causa della sua politica anti-buddista: versione propagandata dai templi buddisti già subito dopo la morte di Nobunaga.

Ma talvolta si trovano delle storie ancora più fantasiose della letteratura, per esempio la storia legata a Yasuke, il samurai nero. Yasuke era un Africano del Congo, preso come schiavo e al servizio dei Gesuiti della missione in Giappone. Era il primo nero mai visto in Giappone e Nobunaga era molto incuriosito, i Gesuiti hanno dunque regalato lo schiavo a questo potente signore. Poiché era alto e faceva paura ne ha fatto, almeno pro forma, uno samurai con diritto di portare le spade (non si sa se fosse poco più che una curiosità). É rimasto almeno 10 mesi al servizio di Nobunaga ed era presente alla sua morte durante il golpe di Mitsuhide. Ciò che scrivo viene da fonti storiche tra le quali un resoconto scritto dai Gesuiti e scoperto pochi anni fa.

Mitsuhide attacca il tempio Honnôji di Kyoto con 6000 soldati e prende di sorpresa Nobunaga e una guardia di più o meno 70 persone. Si era fermato nel tempio per un viaggio verso l'Ovest e come sua abitudine viaggiava leggero per essere rapido. Gli uomini di Nobunaga sono presto sommersi dagli Akechi, Nobunaga stesso si difende con l'arco ma viene ferito e si ritira nel tempio stesso. A questo punto si suicida come la tradizione vuole, ci sono dei testimoni, il corpo brucia con il tempio. I Gesuiti raccontano però che Yasuke fugge dal tempio e porta con sé due oggetti: la spada corta (wakizashi) di Nobunaga usata per il suicidio e la testa stessa del suo signore. Deve consegnare il tutto al figlio, Nobutada, appena 500 metri più lontano nel castello di Nijo, ma Nobutada é già morto. Yasuke si dirige allora verso il solo luogo che conosce, il Nanbandera (la chiesa dei Gesuiti a Kyoto). Yasuke consegna la spada e la testa ai Gesuiti ma gli uomini di Mitsuhide arrivano e confiscano il tutto. Tuttavia i Gesuiti dicono che hanno avuto il tempo di fare una maschera funeraria che esiste tuttora (anche se non autentificata a 100%). Yasuke é fatto prigioniero ma poi liberato da Mitsuhide che non sa cosa fare di lui e non vuole offendere i Gesuiti (sua figlia era cristiana). Yasuke é dunque liberato e da questo momento non si hanno più notizie di lui; probabilmente lascia il Giappone, ma come uomo libero o tornato schiavo dei Gesuiti? Non rimane in Giappone perché al massimo é rimasto un anno nel paese, 10 mesi come Samurai, e probabilmente non deve comunicare bene nella lingua locale. Il mio amico Chris Glenn ha visto la maschera funeraria e la spada, conservate da un privato che si era rifiutato finora di mostrare il suo tesoro:

Infine, i riferimenti alla storia, religione e letteratura giapponese nei manga sono onnipresenti. Per esempio Oda Eichiro (One Piece) poco tempo fa ha ripreso la condanna a morte di Ishikawa Goemon per un suo personaggio (farlo bollire vivo). Naruto é interamente costruito sullo shinto giapponese (personaggi come Jiraiya e Sasuke sono ispirati da ninja famosi della letteratura, Sarutobi Sasuke é probabilmente esistito). Ma non solo, usano anche la storia e letteratura occidentale: Arséne Lupin per esempio, King Lear nel Ran di Kurosawa Akira, ho letto un manga dove Oda Nobunaga era « ampliato » usando aneddoti della vita di Giulio Cesare. Il manga Evangelion saccheggia la mitologia giudeo-cristiana e tenta di usare simboli della cabala (secondo me con risultati pessimi), e così via.

Ma visto che siamo tra gentiluomini di gusto, ecco due link: uno per l'ultimo film Lupin III, che sembra bello. L'altro per un recente anime centrato su Firenze (e Venezia) del Quattrocento.

Non c'è dubbio: resteremmo ore a leggere gli interventi dell'amico Perchè No? sulla storia giapponese!

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Lord Wilmore aggiunge:

Volevo farti una domanda, Perchè No?. A guardare youtube, pare che il Giappone sia il paese con la più alta densità di fantasmi del mondo, ancor di più dei castelli scozzesi o valdostani. Secondo te come mai questa passione nipponica per le presunte apparizioni dei trapassati?

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A rispondergli per primo è feder:

Io credo (ma metto mille mani avanti perché non sono un esperto) perché, se da un lato qui è giunto il cristianesimo mitigando (ma non abbattendo) l'importanza attribuibile ai tuoi antenati ("Chi fuor li maggior tui?", chiede Farinata a Dante nel canto X della Divina Commedia), il Giappone non ha mai avuto una così forte spinta da parte di un'ala della religione che propugnava una messaggio del tutto originale: non importa chi sei qui sulla Terra, importa il bene che farai (e non quello che hanno fatto i tuoi padri) di fronte a Dio. Così la figura del fantasma, mai scomparsa, si è tuttavia ridotta a retaggio di epoca pagana, tanto che nelle aree di maggior civiltà nel Medioevo (come l'Italia) essa scomparve quasi subito, mentre il suo declino fu più lungo nei paesi del Nord, tant'è vero che Shakespeare imbastisce tragedie con anime defunte ancora nel tardo '500. É vero, i romantici hanno recuperato la figura del fantasma ma, per usare le parole di Hugo, hanno recuperato interamente il gusto del grottesco; la figura del fantasma che vive oggi è ben lontana dal simbolismo e dal significato che un antico poteva attribuire loro (ricordate "Mi vedrai a Filippi"?). Ci resta il rimasuglio confuso, l'ombra per così dire, della figura che meravigliava i nostri avi.

Ecco, io credo, per quel pochissimo che so di Shintoismo, che la religione tradizionale del Giappone non abbia mai superato questa fase, ponendo ancora larghissimo accento sull'importanza degli antenati e sulla tua ascendenza; pensa solo alla notorietà che consegue dall'appartenere a un certo clan o una data famiglia. In Sol Levante il cognome costituisce buona parte dell'identità di una persona: logico quindi che i fantasmi, quali rappresentazioni tangibili dei propri predecessori, sortiscano tanto interesse.

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E Perchè No? aggiunge di suo:

Sono d'accordo per la maggior parte con feder, ma si potrebbero aggiungere altre spiegazioni:

- In Giappone si sono mescolate la cultura indigena e la cultura cinese, tutte e due con le loro storie di fantasmi e mostri, raddoppiando il loro numero.

- I morti non sono considerati come separati dal mondo dei viventi: ci sono due feste dei morti dove le anime dei defunti tornano in terra, le feste di Obon. I Defunti sono presenti nelle case sull'altare di famiglia.

- Alcuni mostri e fantasmi sono delle deformazioni degli déi provinciali dello Shintô, una sorta di prima generazione di divinità che sarebbero state conquistate dai discendenti di Amaterasu e dai grandi déi nazionali (imperiali). Questi déi provinciali sono probabilmente degli déi di regni e tribù vinte dallo Yamato, incorporati o decaduti con il tempo.

- Il ricorso al fantastico e ai fantasmi é molto antico nell'arte giapponese, Zeami l'ha introdotto nel teatro Nô durante il XIV secolo. Il genere fantastico é dunque tradizionale e per niente disprezzato.

- Il periodo Edo é stato molto fertile in storie e romanzi venduti nelle librerie di Edo, come abbiamo detto, e il genere horror era molto popolare, creando nuovi fantasmi e mostri. Infatti i Giapponesi creano nuovi miti ancora oggi, come la Kuchisake Onna. Il mangaka Shigeru Mizuki ("Ge Ge Ge no Kitaro") é lui stesso padre di molti di questi nuovi mostri entrati direttamente nell'immaginario popolare.

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Diamo ora la parola a Generalissimus:

E se fossero i populisti e seguaci del Buddha Amida Ikkō-ikki ad abbattere lo Shogunato Ashikaga e unificare il Giappone? Magari potrebbe iniziare tutto con una riuscita conquista della capitale nel 1528, quando invece vennero respinti dai monaci seguaci del Nichiren...

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Gli replica ancora Perchè No?:

Non credo che potrebbero essere qualificati come "populisti", é un termine un po' anacronistico.

Non é impossibile vederli conquistare la capitale ma non credo che avrebbero potuto rovesciare lo shogunato. Anche se senza poteri lo shogun era una figura di potere (al contrario dell'imperatore), ci sarebbe sempre stata una famiglia o l'altra per spalleggiare gli Ashikaga e usarli per il loro proprio interesse come hanno fatto nella nostra Timeline fino a quando Nobunaga si é stancato del teatro dei pupi.

Le milizie buddiste avevano dalla loro il fanatismo e un'organizzazione attorno ai grandi templi, tra i primi l'Honganji. Ma non avevano la struttura per sviluppare un vero esercito professionale e ben addestrato (come ha saputo fare Takeda Shingen), erano fondamentalmente conservatori (senza la capacità di innovare, con il contatto con gli Europei come ha fatto Nobunaga), non sapevano come sfruttare il loro territorio (come ha fatto Tokugawa Ieyasu), non avrebbero potuto riportare l'ordine nelle province fuori dal Giappone centrale, non avendo neanche un mandato imperiale per farlo (e solo dei guerrieri avrebbero potuto riceverlo).

Sarebbe stata una vittoria effimera. Più probabile pensare che avrebbe spinto i samurai a coalizzarsi contro la Lega (Ikki significa Lega, talvolta é tradotto con "repubblica") con uno Ashikaga di turno come simbolo. Una coalizione che sarebbe durata fino alla vittoria prima di tornare alle guerre civili.

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Generalissimus si informa:

E se diventassero uno strumento nelle mani dei clan Mori, Azai o Asakura?

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E Perchè No? gli spiega:

I clan samurai, anche quelli molto buddisti, odiavano gli Ikki. Vedevano queste milizie come una minaccia per l'ordine feudale, dando a dei contadini l'idea di ribellarsi contro il loro signore. Uesugi Kenshin stesso, anche se fervente buddista, ha provato per anni a distruggerli.

Un clan samurai sarebbe diventato presto lui stesso lo strumento nelle mani dell'Ikkô-Ikki perché l'autorità spirituale dei templi superava l'autorità temporale del signore. Al primo conflitto tra i due le milizie avrebbero fatto a pezzi l'empio.

Gli Ikki erano fanaticamente fedeli ai templi e, anche se c'erano dei piccoli samurai tra di loro, erano per la maggior parte dei contadini che odiavano i samurai. Infatti l'unica maniera di sistemare la loro potenza é stata di sterminarli fino all'ultimo, donne e bambini inclusi, come ha fatto Nobunaga.

Azai e Asakura erano alleati con le milizie buddiste solo in un'ottica anti-Nobunaga (l'empio per definizione).

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Passiamo alla curiosa idea di MorteBianca:

Partendo dal presupposto che il Giappone, a causa di un'invasione, conosca una diaspora che conduca i vari clan ad emigrare in giro per il mondo, cosa succede se una parte consistente (con la casata regnante, magari) si stabilisce in italia, causando una fusione delle due culture? La cosa, che sembra fantascientifica, in realtà è successa molte volte nella storia antica, popoli che, sovrapponendosi ad altri, creano una sintesi culturale, cosa avviene dunque?

Probabilmente i clan all'inizio sarebbero in stato briganteggiante, a metà fra commercianti, predoni e mercenari. In seguito, guadagnando e stabilendosi, finirebbero per associarsi alle popolazioni locali, fondendo le due culture ma anche le due politiche, creando nuovi tipi di signori feudali (dei Baroni-Daymo), la nascita molto anticipata dei servizi segreti (i ninja, nei vari clan, avevano funzioni analoghe), le fusioni culturali (in clima decadentista avremmo D'annunzio e Nishima), politiche (il Partito Fascista e il Partito di sostegno al governo si fonderebbero), di letterature (i nostri fumetti farebbero concorrenza a quelli americani, avremmo il Manga di Romeo e Giulietta e una Divina Commedia in versione fumetto), di filmografia (Myazaki, il "Disney" Giapponese), di religione (come reagirà il Papa alla presenza di tempi buddhisti e shintoisti?) e un'unificazione accelerata, un'industrializzazione dall'alto simile all'epoca Meiji e, probabilmente, uguali destini nelle guerre, solo che la seconda guerra mondiale potrebbe non spingere gli USA ad attaccarci (dato che non ci sarò Pearl Harbour) e Hitler si ritroverebbe non un peso morto accanto ma un potentissimo alleato. Più crimini di guerra: gli italiano si limitarono a catturare gli ebrei e consegnarli ai nazisti, che fecero ciò che sappiamo, mentre i giapponesi furono molto attivi in questo senso. Infine una lingua diversa (un italo-giapponese!) una concezione classicistica che idealizza l'Impero Romano e l'Impero Nipponico.

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Gli ribatte Paolo Maltagliati:

Se diamo per scontato l’insediamento e l’influenza culturale reciproca tra italiani e nipponici (che scontata non è per nulla, ma non è questo il punto di quel che voglio dire), allora tutta la storia si dovrebbe riscrivere. Avremmo una cultura molto diversa sia da quella italiana, sia da quella giapponese come noi le conosciamo.

Secondo me parlare del XX secolo come se non fosse cambiato poi tanto a livello mondiale in 600/700 anni forse è un po’ esagerato. Esisterebbe l’Italia? Gli Usa? i paesi europei come noi li conosciamo?

A questo punto, per quanto ho letto e capito, in sostanza, le difficoltà di questa ucronia sono tre:

a) pensare a come potrebbe essere una cultura italo-nipponica e al suo sviluppo dal XIII/XIV secolo in poi.
b) i mutamenti a livello di politica interna dei singoli paesi coinvolti (italia ma non solo).
c) sforzarsi per mantenere inalterato il risultato finale geopolitico, mantenendo un buon livello di coerenza rispetto ai due punti precedenti.

Si tratta di una vera e propria impresa...

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E Rivoluzionario Liberale aggiunge:

Quello che non capisco è come fanno i giapponesi ad arrivare li, in mezzo al Mediterraneo. Io i giapponesi li vedrei ovunque nel Pacifico. Ad esempio le repubbliche marinare giapponesi raggiungere Filippine, Indonesia, Nuova Guinea, Malacca. Entrare in conflitto con portoghesi, olandesi, inglesi e spagnoli. Se gli europei si scannano fra di loro i giapponesi diventano padroni delle isole della Sonda.

Adottare religioni diverse o guerre di religione in Giappone, addirittura un Giappone diviso tra Daimyo cristiani e tradizionalisti fedeli allo shintoismo. Espulsione di minoranze religiose come gli Ugonotti.

Teoricamente, se il Giappone è unito e copia le tecnologie degli europei, potrebbero essere cosi forti da cacciare gli europei dalla zona degli stretti. Avremo un impero giapponese al posto di quello olandese nelle indie orientali, forse l'Islam dei regni indonesiani soggiogati arriverà fino alla madrepatria?

Alla fine l'Impero giapponese entra in conflitto nel XIX secolo con inglesi e russi, che vogliono strappargli l'immenso impero coloniale come all'impero ottomano. Un Giappone nella prima guerra mondiale affiancato alla Germania? Se il Giappone perse inglesi, francesi e russi (gli olandesi e i portoghesi sono ampiamente già tagliati fuori), potrebbero spartirsi le Indie Orientali. Altrimenti potrebbe cambiare la storia o arrivare a una pace unilaterale. Ma i giapponesi in Italia? Boh!

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Ma MorteBianca si difende:

La "difficoltà" di un'ucronia non è un difetto dell'ucronia, e comunque la fusione di culture è avvenuta moltissime volte nella storia (l'Italia ne ha subite almeno tre, e sono quelle che mi vengono in mente ora come ora, in realtà sono molte di più) e lo stesso vale per molti paesi, e spesso è avvenuta una fusione di popoli di origini molto lontane (basti pensare ai normanni e ai siciliani); quindi la mia ucronia, visti tali eventi, non dice nulla di nuovo. Il risultato geopolitico finale non è per niente detto, dato che bastano stravolgimenti anche minimi per cambiare di molto la storia: una fusione tanto grande non può lasciare inalterato lo scenario geopolitico che conosciamo.

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A questo punto Enrica S. suggerisce:

Voglio spezzare una lancia a favore di MorteBianca: usiamo lo stesso stratagemma della Legione Perduta. I Mongoli di Qublay Khan invadono il Giappone, compiono la solita strage (montagne di teste impilate fuori dalle porte di Edo e di Kyoto) e deportano il resto della popolazione.

I giapponesi sono grandi guerrieri e i Mongoli decidono di usarli per una rivincita della Battaglia di Ain Gialud (la Fonte di Golia). Però molti giapponesi buttano le armi e chiedono ospitalità ai Crociati di San Giovanni d'Acri. I Veneziani e i Genovesi intuiscono che possono essere fortissimi mercenari e li trasportano a Bisanzio, in Grecia, in Italia, in Francia, in Spagna a combattere i Mori.

I giapponesi ricreano la loro civiltà nel Mediterraneo. In Vaticano avremo le Guardie Samurai con i loro tipici vestiti tradizionali. A Bisanzio i giapponesi respingono l'assalto di Maometto II Fatih e resistono fin quando Ivan III il Grande decide di prendere la città, farsi incoronare Basileus e trasferire la sua capitale sul Bosforo. Riccardo III il Gobbo di York vince la Battaglia di Bosworth grazie ai suoi mercenari Samurai. Enrico il Navigatore si farà guidare da marinai Giapponesi per raggiungere non l'India, ma la Cina e il Giappone. Parte dei giapponesi si converte al cristianesimo, la Chiesa accetterà i "Riti Cinesi" di Matteo Ricci e la Cina sarà cristianizzata!

Non vi basta ancora? Prendete in considerazione Creta: è un'isola grande ma poco popolata. I Turchi Selgiuchidi o gli Ayyubidi la invadono e deportano quasi tutta la popolazione. Controcrociata: Federico II di Svevia o suo figlio Manfredi o Carlo d'Angiò incaricano i giapponesi giunti nel Mediterraneo di riprenderla. Se la riprendono, possono tenersela. Il loro capo non se lo fa dire due volte, spazza via i Turchi e ribattezza l'isola Takamanoara, come la mitica isola celeste residenza degli déi della sua religione (dopotutto è azzeccato: anche Zeus nacque a Creta, sul Monte Ida). Ecco rinata la nazione giapponese nel Mediterraneo. Cosa faranno i giapponesi mediterranei, quando a governare Creta/Takamanoara sarà un certo Mutsuhito, alias Meiji Tenno? La risposta la lascio a voi...

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Vuole dire la sua anche Bhrghowidhon:

Rimane qualche aspetto da decidere ancora: l'ucronia iniziale poneva (pone) nell'Italia del XX. secolo fatti o fenomeni (linguistici, letterarî, artistici &c.) caratteristicamente giapponesi dell'epoca, quindi attinti alla Storia vera del Giappone fino al XX. secolo incluso, il che implica una continua 'alimentazione' dal Giappone all'Italia (altrimenti non dico che i Giapponesi d'Occidente verrebbero assimilati, ma perlomeno non potrebbero avere - non trattandosi di effetti del DNA - ciò che si è storicamente sviluppato in Giappone dopo il XIII. secolo, no?), mentre d'altro lato il punto di divergenza e alcune conseguenze (assenza dell'attacco a Pearl Harbour) presuppongono che il Giappone come lo conosciamo non esista più (sul posto) dalla diaspora in poi. È dunque indispensabile completare il quadro con un vero e proprio Giappone 'di riserva' ambientato in un contesto geostorico che ne faccia un serbatoio di 'alimentazione' per le Colonie europee (non saprei come definirle altrimenti, in questa ucronia) sufficientemente simile a quello che conosciamo per produrre manifestazioni sovrastrutturali così precise e sensibili.

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Prende la parola Dario Carcano:

Come molti di voi probabilmente già sanno, sono un grande appassionato dei giochi della serie Total War, e tra i titoli della serie che posseggo c'è Total War: Shogun 2, che permette al giocatore di prendere il controllo di un clan al tempo dell'epoca Sengoku e unificare il Giappone sotto le proprie insegne, diventando Shogun.
Ebbene, mi sono imbattuto in un video che - usando una mod che rende giocabili i portoghesi - unifica il Giappone sotto il controllo del Portogallo:

Questo mi ha spinto a formulare la seguente sfida ucronica: qual è il PoD migliore affinché il Giappone sia conquistato dal Portogallo, e per fare in modo che il giapponese oggi sia una lingua neolatina derivata dal portoghese?

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Non può esimersi dal rispondergli Perchè No?:

A Sekigahara vince Ishida Mitsunari contro Ieyasu. Poi Mitsunari è fatto fuori dal suo alleato Konishi Yukinaga, che era cristiano e molto legato ai Portoghesi. A questo punto i daimyô cristiani, comprati dai Portoghesi o convertiti, riescono a prendere il controllo del governo Toyotomi a Osaka, essendo Hideyori ancora minore. Mediante violenza e corruzione i Portoghesi impongono il loro protettorato fino a rovesciare i Toyotomi. Ma il loro controllo sarebbe parziale e non potrebbe, almeno all'inizio, coprire tutto l'arcipelago, né toccare l'imperatore.

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E Alessio Mammarella aggiunge:

Secondo me ci sarebbe un fattore che potrebbe essere d'aiuto: il fallimento della spedizione di Magellano. In tal caso, infatti, la Spagna avrebbe forse rinunciato al proposito di raggiungere le Indie dall'America (troppo lontano e pericoloso per essere sensato in ottica commerciale) e quindi i portoghesi avrebbero beneficiato di una minore concorrenza in Estremo Oriente. Avrebbero stabilito un monopolio sulle ricche Molucche ed avrebbero potuto finanziare una più robusta presenza in quei mari. Inoltre, dalla discussione sul cristianesimo in Giappone, ricordo che l'approccio dei missionari spagnoli era più intransigente rispetto a quelli portoghesi ed ha contribuito in modo particolare ad indispettire l'aristocrazia giapponese. Senza spagnoli quindi i portoghesi avrebbero potuto investire più risorse, beneficiare dell'approccio più morbido e pragmatico dei loro missionari... e tutto ciò lo potremmo sommare alle divergenze interessanti già illustrate da Perchè No?.

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Non può mancare il contributo di Bhrihskwobhloukstroy:

Come potrebbe suonare una lingua basata sul portoghese ma con grossi influssi nipponici? La risposta dipende soprattutto dall’impostazione dell’ucronia. Tutto il messaggio fino alla penultima frase sembra lasciare aperta qualsiasi possibilità, compresa la sostituzione di popolazione (che creerebbe una situazione di tipo, per intenderci, ‘brasiliano’); l‘ultima domanda, invece, che contiene la specifica «con grossi influssi nipponici», porta direttamente agli esempi che conosciamo dalla Storia reale di lessemi portoghesi mutuati in giapponese (qui una comoda introduzione, che risponde in modo concreto alla domanda su «come potrebbe suonare»).

Il meccanismo si basa sulla pronuncia del portoghese da parte di Apprendenti che hanno il giapponese come madrelingua; dal punto di vista tecnico si parte dal confronto fra i due sistemi fonologici, si implementano anzitutto i fonemi comuni ai due sistemi, poi si sostituiscono quelli della lingua-bersaglio (portoghese) assenti nella lingua -replica (giapponese) con altri già presenti in quest’ultima (non importa se assenti nella lingua-bersaglio), mentre si cancellano tutti gli altri fonemi della lingua-replica (giapponese) assenti nella lingua-bersaglio (portoghese). Il risultato, come si vede, è talmente lontano dalla fonologia portoghese che solo con molto impegno e fatica risulterebbe comprensibile a un parlante monoglottico di portoghese. Questa condizione accelererebbe la trasformazione in creolo dell’iniziale pidgin giapponese a base portoghese; una volta divenuto creolo (ossia parlato da madrilingui = locutori di questa come lingua natia), sarebbe sullo stesso piano di qualunque altra lingua (di qualsiasi origine).

Considerata l’epoca di formazione del creolo (XVII. secolo?) e l’assenza di una colonizzazione demica dal Portogallo, la lingua verosimilmente si chiamerebbe (in quella che per noi è trascrizione rōmaji) ± *purutugezu (più difficilmente *zipunezu), ma in questa ucronia si scriverebbe, almeno fino al XX. secolo, in ortografia portoghese, quindi <português>, dopodiché eventualmente in alfabeto foneticheggiante (*<pɯrɯtɯgēzɯ>?).

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Rivoluzionario Liberale avanza una proposta più radicale:

Per qualche ragione il popolo giapponese semplicemente non esiste: l'arcipelago rimane popolato da Ainu, cacciatori e raccoglitori. Quindi nessun periodo Jomon, nessun pirata giapponese, nessun tentativo di invasione da parte dei mongoli, solo una colonizzazione parziale da parte di pescatori coreani nel sud del Giappone, commerciando con gli Ainu.

Nel XVI secolo inizia l'esplorazione portoghese, e missionari gesuiti convertono gli Ainu e i coreani della costa al cristianesimo. L'arcipelago viene chiamato Terranova, l'isola principale Santa Maria, le due a sud Boa vista e Espiritu Santo. Nel XVII secolo arrivano gli olandesi che esplorano l'arcipelago e ne iniziano la colonizzazione. Data la scarsità di manodopera Ainu e la conflittualità con i coreani, gli olandesi importano manodopera dalla Malacca, iniziando una colonizzazione graduale del sud. La componente dei noord-malay è la principale della popolazione, e pratica l'Islam. Un trattato tra Olanda e Portogallo assicura la convivenza tra le missioni gesuite e gli olandesi. Quando i gesuiti vengono espulsi del Brasile, alcuni emigrano in Giappone, nel quale le loro missioni non sono state molestate. Ezo (Hokkaido) diventa Vostochnyye Zemlja.

Durante l'epoca napoleonica i britannici occupano l'arcipelago. La colonizzazione britannica è modestissima, nessuna guerra tra russi e giapponesi. Terranova non entrerà mai nelle due guerre mondiali e non attaccherà mai la Cina, la quale finirà la sua guerra civile tra nazionalisti e comunisti. Alla fine del XX secolo Terra Nova ha circa 4 milioni di abitanti:

300.000 coreani, in aumento per l'immigrazione;
due milioni di malesi di lingua olandese e musulmani;
100.000 olandesi bianchi protestanti;
100.000 britannici;
250.000 portoghesi lusofoni;
80.000 Ainu, in massima parte cattolici.

E' un paese tranquillissimo e spopolato, con ampie vallate punteggiate da pochi villaggi: qualcosa di simile alla Nuova Zelanda, ma multiuetnica. Nieeuw Amsterdam (Tokyo) è una città di 700.000 abitanti fatta di ampi viali, con coloratissime case dei quartieri malay, moschee e chiese cattoliche una a fianco all'altra. La seconda città è Nova Lisboa (Osaka), 300.000 abitanti. Lo sport nazionale è il rugby... che ne dite?

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E Paolo Maltagliati commenta:

In questo caso, io me la vedo, a questo punto, con un destino più a metà strada tra Taiwan e le Filippine, però. Regni costieri che sono una copia conforme della cultura urbana e commerciale più vicina contro un interno con popolazioni di cacciatori raccoglitori. Nessun elemento per dirlo con certezza, ma che non sorgesse proprio niente niente, quantomeno nel Kyushu, mi stupirebbe un po’.

Si potrebbe pensare ad un Giappone diviso in un sud con genti austronesiane (come gli indigeni dell’interno di Taiwan) con dialetti molto arcaici rispetto ai gruppi malay e in un nord con i simpatici ainu. Zona costiera, come già detto, sino-coreana.

Poi, dal X secolo, potremmo avere un’espansione da parte di genti austronesiane meridionali, che scaccerebbero/diventerebbero l’elite dominante, delle formazioni statali che si creerebbero, penso, nel Kyushu, nel Shikoku e nel sud di Honshu (oltre che, ovviamente, le isole Ryukyu). Non si può nemmeno escludere che alcuni regni, più “coreanizzati” riescano a scacciare questo genere di sgraditi ospiti. Ad ogni buon conto sarebbe interessante vedere la cultura che ne vien fuori.

Dal XV secolo, si ripeterebbe a grandi linee quanto già detto, con annessa divergenza islam/culti tradizionali/cattolicesimo. Sulla questione linguistica sarebbe interessante pensare la nascita e lo sviluppo di diverse lingue locali. Un bel contrappasso per il nazionalismo nipponico sarebbe che in questo modo la lingua del “regno splendente delle isole” , ossia il Ryukyuano, sarebbe considerato una lingua alta o quantomeno letteraria...

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Citiamo anche un'altra proposta di Paolo Maltagliati:

Uzun Hasan vince in maniera decisiva le battaglie di Erzincan e Otluq Beli. Il fortunoso trasporto dell’artiglieria veneziana al sovrano dei montoni bianchi, anche grazie a Pir Ahmed e Qasim di Karman, riesce in tempo, grazie alle imprese marinare di Piero Mocenigo, cui, viene data più fiducia da parte del Senato rispetto alla nostra Timeline.

Caterino Zeno e Giosafat Barbaro, a questo punto, convincono il senato veneziano ad attaccare nuovamente gli ottomani, per riprendersi Negroponte e magari anche qualcosa d’altro. Il comando delle operazioni navali viene dato finalmente ad un ammiraglio in gamba e non uno “più adato a lezer libri che a governar cose de mar”, come erano stati definiti i capitani generali da mar della disgraziata guerra di Negroponte.

L’antica isola Eubea viene ripresa, anche se la battaglia è molto più dura del previsto. I veneziani lavorano alacremente per armare un’imponente flotta, cercando, almeno questa volta, di riformare il sistema di reclutamento dei sopracomiti su indicazioni dello stesso Mocenigo . Inoltre i veneziani assoldano una forza di terra agli ordini di Carlo III Malatesta.

Sciato Scopelo e Sciro vengono riprese, mentre si rifà un tentativo per rendere Tenedo una fortezza imprendibile (Imbro, Lemno, Tenedo Samotracia e Taso non erano ancora state evacuate).

Come lupi affamati, anche Rodi e l’Ungheria iniziano a dare segni di risveglio.

A questo punto, Maometto II chiede la pace a Venezia secondo il principio dello Statu Quo Ante, restituendo anche Scutari e Croia alla Serenissima in cambio dell’evacuazione della sola Tenedo.

Ma stavolta è proprio il leone di San Marco che non ci sta, chiedendo al sultano “tutti i possedimenti della Serenissima ingiustamente presi con viva forza dallo sultano Macometto”, intendendo con essi Tessalonica. In più vengono chieste anche alcune piazzeforti in Morea e la restituzione di Mistra a Tommaso Paleologo, sotto tutela veneziana. Nel frattempo Cipro entra nell’orbita Veneziana, data che Caterina Corner entra a Nicosia scortata da consiglieri veneziani.

Maometto II ovviamente rifiuta, anche se è stato nuovamente sconfitto ad Ankara da Uzun Hasan, forte anche del fatto che Karaman, sulla scia dei successi del montone bianco, si è unita con i suoi uomini alla lotta, e del fatto che Mattia Corvino, dopo aver preso Breslavia e chiuso le sue beghe boeme, ha deciso di dichiarare guerra anch’egli a Maometto II.

A questo punto, è però Venezia che si tira fuori: da Maometto II ottiene: Imbro, Lemno, Taso, Tenedo, la Morea, con Tommaso Paleologo come capitano generale a Mistrà, Tessalonica, Valona il Kommerkion azzerato a Costantinopoli, come all’epoca degli imperatori bizantini, il diritto di ricostruire il proprio quartiere nella regina delle città, un fondaco a Gallipoli, il reintegro di Leonardo III Tocco ad Angelocastro, sotto la protezione Veneziana.

Come va avanti la storia?

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Vi è poi la trovata di Generalissimus:

A partire dal 1685 Luigi XIV si interessò molto al Siam, e cercò di far crescere il più possibile l'influenza francese nella regione.
Nel 1687 Re Narai dell'Ayutthaya concesse perfino una base navale ai Francesi a Mergui.
Sfortunatamente per Luigi, Narai un giorno si ammalò gravemente e il Mandarino Phetracha, Comandante del Reale Reggimento di Elefanti, approfittò della situazione per mettersi a capo della rivoluzione nazionalista del 1688, uccidere il primo ministro filofrancese Constantine Phaulkon ed espellere dal paese tutti i Francesi dopo la Battaglia di Bangkok.
In conseguenza di tutto ciò il paese asiatico rimase isolato dall'Europa fino al 19° secolo.
Ma che accade se Narai vive più a lungo, i rapporti con la Francia si fanno sempre più stretti e alla fine i Borbone riescono a fare del Siam una colonia?

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Gli risponde Enrica S.:

Secondo me i francesi lo userebbero come base durante la Guerra dei Sette Anni per le operazioni in India. Forse l'India passerebbe in blocco in mani francesi, e l'equivalente della sconfitta di Dien Bien Phu avrebbe luogo nel subcontinente indiano. Guerra tra India e Pakistan come tra Vietnam del Nord e del Sud?

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Anche Federico Pozzi dice la sua:

Se il Siam diventa francese, é facile che vi si sviluppi un forte movimento indipendentista a guida comunista come in Vietnam, Laos e Cambogia; le basi americane della regione diventano Malesia e Brunei.

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Ed allora Generalissimus torna alla carica:

Il Siam fu l'unica nazione del sudest asiatico a non essere colonizzata e nonostante le grandi pressioni europee il suo destino fu quello di fare da stato cuscinetto tra i possedimenti francesi e inglesi nella regione.
Perciò se diventa una colonia anche in Indocina Francesi e Inglesi si ritrovano a contatto diretto.
Magari qualcosa come Fashoda avviene lì.

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Ed ecco ora un'ucronia russo-cinese, avanzata da William Riker:

La Dinastia Ming non crolla nel 1644, ma si trascina nella più completa decadenza ancora per una trentina d'anni. Alla fine non sono i Manciù ma i Russi ad approfittare del crollo della dinastia: nella loro progressiva espansione verso est conquistano la Mongolia e poi attaccano Pechino, prendendola. La Cina Meridionale, il Tibet e la Manciuria restano indipendenti ma vassalli di Mosca. Come cambia la storia del mondo, con una sola potenza a dominare quasi tutta l'Asia?

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Questo è lo sviluppo proposto da MAS:

Nel frattempo anche altre potenze (Olanda e più tardi Regno Unito) iniziano una seria penetrazione in Cina.

I Russi occuparono brevemente i territori oltre il fiume Amur tra il 1649 e il 1689, quando i Manciù gli tolsero queste terre; fino al 1850 i Russi non tentarono alcuna penetrazione né dall'Asia Centrale, che occuparono proprio in quel periodo, né dall'area mongolo-mancese.

Ipotizzando che i Manciù restino pastori e che Nurhaci (non è quello dell'ampolla di Indiana Jones e il tempio maledetto?) non li riunifichi nel 1616, che i Mongoli restino in "letargo" e che lo stesso facciano i Tibetani, probabilmente i decadenti Ming restano al potere nella Cina vera e propria; i russi, non vengono cacciati oltre l'Amur e attorno al 1720 iniziano una penetrazione in Manciuria e sottopongono la Mongolia ad un protettorato.

I Portoghesi sono troppo deboli per estendersi oltre Macao e gli Olandesi sono a loro volta in fase calante, riescono comunque ad assicurarsi Hong Kong, Amoy e qualche altro porto sulla costa cinese che fronteggia Formosa (dominio Olandese all'epoca) e un larvato protettorato sulle regioni del Guangdong e del Fujian; Francesi e Britannici sono troppo occupati a scannarsi tra di loro in India e nel Nord America per intervenire approfittando della lenta agonia della Cina.

Attorno al 1740, dopo aver completamente assoggettato Manciuria e Mongolia (all'epoca suddivisa) e sottoposto la Corea ad un protettorato, iniziano una seria campagna di penetrazione in Cina occupando Pechino nel 1744 e approfittando dell'anarchia generale che attanagliava la Cina da vari decenni si impadroniscono di tutta la Cina dei Ming entro il 1762, con la resa delle ultime guarnigioni Ming.

Vari Signori della Guerra si oppongono ai Russi ma il movimento non assume mai forme unitarie, anzi, spesso guerreggiano tra loro e vengono schiacciati entro il 1780 dai Russi che nel contempo occupano anche la Zungaria e nel 1790 impongono un debole protettorato anche al Tibet; nel contempo gli Olandesi si sono ritirati dalla costa mantenendo solo Hong Kong che passerà agli inglesi durante il periodo della Repubblica Batava (filo-francese).

Nel 1745 Elisabetta viene proclamata Imperatrice di tutte le Russie e di tutte le Cine.

Naturalmente occorre esaminare i riflessi sulla politica europea della Russia che, assorbita completamente dal lento e cruento asservimento della Cina (un boccone non facile da digerire), probabilmente si impegna assai di meno ad occidente: forse non partecipa o quasi alle spartizioni della Polonia; certamente risulta meno attiva nel Caucaso e sopratutto in Crimea; una volta strappata l'Ingria, la Carelia, l'Estonia e la Livonia alla Svezia arresta la sua marcia a nordovest.

Risulterà invece più spedita la sua marcia nell'Asia Centrale e i vari Khanati saranno assoggettati in anticipo e sul finire del '700 e nell'800 probabilmente attaccherà in modo più incisivo la Persia e l'Afghanistan, giungendo ad una spartizione (a lei assai più favorevole di quelle prospettate storicamente nell'800) con i Britannici; probabilmente a quel punto più che verso Costantinopoli, le sue mire saranno su Bassora e sulla Siria...

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Diamo la parola al nostro Perchè No?:

Abbiamo scritto diverse ucronie su un Giappone cristianizzato o cristianizzato in un'altra epoca, ma non abbiamo fatto il contrario: un Giappone mai entrato in contatto con il cristianesimo, e neanche con gli Europei in generale.

Ho due POD in mente:

Il primo, più semplice, elimina il primo contatto tra Portoghesi e Giapponesi avvenuto nell'isola di Tanegashima. Questo contatto é avvenuto un po' per caso, quando é affondata una nave portoghese. In questa occasione i Giapponesi fanno conoscenza con le prime armi da fuoco.

Il secondo é più precisamente centrato sul cristianesimo. Poco dopo questo primo contatto Francesco Saverio arriva in Giappone (1549), conosce poco il paese ma gli sembra che potrebbe essere pronto ad essere evangelizzato (non aveva tutti i torti). Scrive delle lettere sul Giappone dove afferma la sua convinzione che il Giappone merita e deve essere convertito. Sotto il suo impulso lo sforzo missionario dei Gesuiti in Estremo Oriente sarà in gran parte diretto verso il Giappone. Ma se Francesco Saverio non va in Giappone o se la sua missione non lo convince? Potrebbe rivolgersi piuttosto verso la missione in Cina e non morire di malattia nell'isola di Shangchuan nel 1551.

Questo POD ha due conseguenze secondo me. Il Giappone non diventa terra di missione ma la Cina diventa l'obiettivo principale dei Gesuiti. Questi ultimi in Cina saranno più numerosi e lì le conversioni saranno cospicue (abbastanza per creare un cristianesimo cinese?)

Dalla parte giapponese, l'assenza del contatto con l'Europa e l'assenza del cristianesimo hanno delle conseguenze chiare:

- Senza introduzione di armi moderne le armate dei daimyô rimangono come erano prima e non evolvono verso dei reggimenti specializzati capaci di rovesciare le potenze tradizionali. Signori come Oda Nobunaga non diventano potenti, al contrario i Takeda diventano i migliori candidati per instaurare uno nuovo shogunato.

- Senza i mercanti europei il Giappone non vede arrivare i beni di lusso europei (ma anche cinesi) in grande quantità. Ancora una volta della prosperità commerciale creata grazie a loro approfittarono certi signori (come Nobunaga) e ha permesso loro la creazione di grandi porti. Senza questi il Giappone rimane ben più a lungo una società agricola senza grandi porti e senza classe mercantile importante, incapace di modernizzarsi quando l'inevitabile contatto con gli Europei avverrà più tardi.

Non sono sicuro che ci sarebbero delle conseguenze importanti per gli Europei, eccezion fatta di vedere mercanti e missionari centrare i loro sforzi solo sulla Cina (e forse sulla Corea) piuttosto che sul Giappone.

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La palla passa a Inuyasha Han'yō:

Il Giappone balcanizzato

Dal 1467 al 1603 il Giappone fu dilaniato da una cruenta guerra civile che contrappose vari clan di daimyo (feudatari), i quali puntavano all'egemonia sull'arcipelago. Fu un periodo turbolento, segnato da anarchia, conflitti sanguinosi e atrocità commesse sia dai vari eserciti di samurai che si davano battaglia in tutto il paese sia da bande di briganti. Le vittime erano sempre e comunque i contadini, che vedevano i loro villaggi depredati o incendiati, i loro cari massacrati o ridotti in schiavitù, i loro campi distrutti ecc. A porre fine a questa epoca di caos fu Oda Nobunaga, leader del clan Oda (situato nella provincia di Owari) che riunificò la nazione nel 1573 (per questo è considerato un eroe nazionale dai giapponesi). Nobunaga venne però assassinato nel 1582 e alla sua morte seguì un altro ventennio di instabilità, conclusa con l'ascesa al potere di Tokugawa Ieyasu, che inaugurò un periodo di pace, detto periodo Tokugawa o periodo Edo, che durerà fino al XIX secolo. Quanto al precedente periodo esso viene detto periodo Sengoku, o periodo degli stati belligeranti, e ci è noto grazie ad anime (Inuyasha), film ("I sette samurai" del maestro Akira Kurosawa) e videogiochi. Per darvi un'idea della frammentazione politica del Sol Levante in quell'epoca basti pensare che all'alba degli anni '70 del 1500 c'erano ben 19 clan a contendersi il predominio sul Giappone, come potete vedere dalla cartina:

Ammettiamo che Oda Nobunaga muoia prematuramente, magari eliminato da una congiura di elementi a lui ostili (ce n'erano) e che l'epoca Sengoku prosegua. Un Giappone indebolito e impoverito da questo stato di guerra perenne potrebbe essere colonizzato facilmente dalle potenze straniere: ai russi l'Hokkaido, agli USA L'Honshu e lo Shikoku, Il Kyushu potrebbe andare ai francesi (che già controllavano l'Indocina), agli inglesi (provenienti da Hong Kong) o agli spagnoli (che controllavano le Filippine). In alternativa possiamo immaginare un Giappone indipendente ma debole e in miseria, come la Cina dei Qing. In entrambi i casi la storia cambia notevolmente: in primis niente guerre sino-giapponesi, niente guerra russo-giapponese. La Corea rimane indipendente e monarchica. Inoltre, mancando il Giappone non avremmo il Manchukuo, e la guerra civile tra il Kuomintang e il partito comunista termina già negli anni '30 con la vittoria del primo. Durante la Seconda Guerra Mondiale non avremo un asse Roma-Berlino-Tokyo ma un asse Roma-Berlino-Nanchino. La Cina attaccherà prima l'India e l'Indocina, forse anche le Filippine, dipende da come è messa la marina cinese. Poi, dando per scontato che la guerra finisca come nella HL, assisteremo alla nuclearizzazione di Shanghai e Hangzhou. Dopo 7 anni di occupazione statunitense la Cina ritrova la propria sovranità, adottando il sistema democratico e stringendo alleanza con gli USA in chiave anti-sovietica.

Dal punto di vista culturale senza il Giappone non avremmo anime e manga, né film come il già citato "I sette samurai". Forse al loro posto avremmo le loro versioni cinesi, ma non ne sono sicuro. E, ultimo ma non meno importante, le olimpiadi 2020 non si svolgerebbero a Tokyo ma ad Istanbul...

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Alessio Mammarella gli risponde:

Nel XVII secolo fu probabilmente grazie alla ritrovata unità del paese che lo shogunato riuscì a chiudere il Giappone all'influenza europea, stroncando sul nascere la diffusione del cristianesimo e limitando al minimo il commercio con gli stranieri. Una situazione "balcanizzata" significherebbe clan che, per conto proprio, si rivolgono agli stranieri per ottenere appoggio. La penetrazione del cristianesimo sarebbe diventata anche una questione di lotta politica, si sarebbe formata una coalizione di clan cristiani appoggiati da Spagna/Portogallo contro clan tradizionalisti.

In ogni caso, da un punto di vista temporale parliamo del secolo XVII, al massimo la prima metà del XVIII, quindi abbastanza presto perché possano entrare in gioco Francia e Gran Bretagna (in quel momento concentrate su diverse aree geografiche) o addirittura gli Stati Uniti, che ancora erano di là dal sorgere. La lotta sarebbe stata limitata a spagnoli, portoghesi e olandesi e penso che facilmente avrebbero prevalso questi ultimi, visto che i portoghesi avevano risorse insufficienti a proteggere le colonie già esistenti (e ne persero molte proprio a causa degli olandesi) e che gli spagnoli avevano come priorità il mantenimento degli enormi possessi americani (le stesse Filippine erano politicamente una parte del Messico; solo nella seconda metà del XVIII secolo gli spagnoli iniziarono a gestirle come una colonia a sé stante).

Penso quindi a un Giappone colonizzato dagli olandesi e organizzato in modo simile all'Indonesia. I vertici della società giapponese avrebbero accettato la dominazione straniera perché quella si sarebbe limitata agli aspetti organizzativi e commerciali, senza alterare troppo i costumi locali (viceversa una colonizzazione spagnola avrebbe imposto il cristianesimo cattolico e determinato più profondi cambiamenti a livello di costumi e mentalità).

Se il Giappone fosse stato colonia olandese la Cina non avrebbe avuto alcuna remora a trasferire tutte le sue forze navali contro la Francia durante la guerra del Tonchino e avrebbe sconfitto la Francia, determinando un terremoto politico in Francia, avrebbero potuto prendere definitivamente il sopravvento coloro che erano contrari a proseguire nell'espansione coloniale. I grandi magnati, vedendo tale svolta politica come una minaccia ai propri interessi, avrebbero favorito un colpo di stato monarchico?

A livello internazionale, la Cina avrebbe visto rilanciato il suo prestigio di nazione imperiale, dopo aver sconfitto una delle principali potenze europee (e quindi mondiali). Il paese avrebbe dunque imboccato la strada della modernizzazione. Probabilmente sarebbe stato l'esito di una guerra russo-cinese a stabilire:

- quale dei due paesi avrebbe posseduto (o avuto influenza su) Manciuria e Corea;
- se la Cina sarebbe rimasta un Impero o se sarebbe diventata una Repubblica.

Tornando al Giappone, sarebbe diventato indipendente nel secondo dopoguerra come molte altre nazioni. Forse, considerando la maggior potenza cinese, non avrebbe avuto lo spazio per diventare, a livello economico e tecnologico, il Giappone che conosciamo. E' possibile che la lingua giapponese sarebbe stata trasformata adottando l'alfabeto latino?

Resta la questione Hokkaido. Sarebbe stata occupata dagli olandesi per unirla al Giappone (come avvenuto per la metà occidentale dell'isola di Papua) o sarebbe stata occupata prima dai russi?

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E Perchè No? aggiunge:

Il POD é troppo tardivo, anche la morte prematura di Nobunaga non avrebbe cambiato la marcia verso l'unificazione, si sarebbe spostata su un altro clan. Nobunaga ha accelerato le cose con la sua maniera... diretta di trattare i problemi con il ferro e il fuoco. Ma da quando i clan si sono resi indipendenti di fatto dal potere centrale alla fine del XV secolo erano già entrati in una fase di aggregazione di nuovi poteri. Al contrario di quanto detto da Inuyasha, malgrado le distruzioni della guerra, le campagne dell'epoca sono prospere e permettono di finanziare lo stato di guerra permanente, altre regioni si sollevano contro il potere dei samurai per conservare questa prosperità nelle loro mani: sono le leghe (ikki), tra i quali l'Ikkô Ikki. Le città, sopratutto i porti, sono ricchi, in primis il porto di Sakai dove i Nanban (gli Europei) non sono rari. L'introduzione delle armi da fuoco ha rivoluzionato l'arte della guerra (Nobunaga é stato il primo a capirlo ma non il solo) permettendogli di accelerare le conquiste.

Senza gli Oda il candidato più ovvio sarebbero i Takeda con il carismatico Takeda Shingen (senza Nobunaga potrebbe piantare le sue bandiere a Kyôto anni prima mentre nella nostra TL é stato costretto ad aspettare fino alla sua morte). Gli altri clan con possibile ambizione egemonica sarebbero i Mori di Hiroshima. I Shimazu di Satsuma sono troppo lontani nella loro Kyûshû (e troppo provinciali di mente), gli Hôjô sono sempre stati interessati a controllare il solo Kantô, i Date potrebbero unificare il Nord e avere ambizioni a Sud ma anche loro sono periferici. Se Nobunaga però fallisce dovrebbero tutti lottare contro l'Ikkô Ikki che é allora la vera potenza del Giappone centrale con il suo modo di governo "repubblicano" (ma infatti organizzati attorno alla dinastia degli abati dell'Honganji della setta Jôdô Shinshû).

Se una lega di signori cristiani si forma nel Kyûshû (con gli Ôtomo e gli Arima principalmente) dovrà prima sconfiggere sia gli Shimazu che i Môri, che potrebbero combinare le loro forze per annientarli (ciò non impedirebbe il commercio con i Portoghesi). E non dimenticare che, anche senza poteri, la dinastia shogunale esiste, é stata deposta proprio da Nobunaga che non aveva la pazienza di fingere la fedeltà alla dinastia.

Dunque senza il rivoluzionario Nobunaga immagino un'egemonia Takeda insediarsi per conto (tutto nominale) degli Ashikaga e instaurare una confederazione più lasca che nella nostra TL di signorie indipendenti riunite attorno a un trono imperiale e shogunale di mera rappresentanza. L'Ikkô Ikki finirebbe probabilmente per rientrare nell'ordine confederale come una sorta di signoria ecclesiastica. Probabilmente ci sarebbero delle tensioni ma la maggior parte delle guerre sarebbero evitate da una chiusura dei principati tra di loro in una guerra fredda permanente e dalla garanzia militare dei Takeda. Potrebbero però riunirsi in caso di pericolo esterno come all'epoca delle invasioni mongole. Tôkyô non sarebbe neanche fondata e Kyoto rimarrebbe la capitale politica del paese con Ôsaka come capitale economica (se viene fondata, altrimenti Sakai).

L'arcipelago sarebbe nelle mani principalmente degli Shimazu e Môri par rappresentare l'Ovest, i Takeda e Hôjô per rappresentare il Kantô, i Date nel Nord, l'Ikkô Ikki nel Giappone centrale accanto agli Azai piu i Chôsokabe nel Shikoku e una decina di signorie-cuscinetti. La politica anticristiana la vedo quasi inevitabile, la chiusura sarebbe tutt'altro.

La società giapponese sarebbe ben meno conservatrice e rigida di oggi senza la lunga pace Tokugawa e il suo ritorno a un ordine confuciano severo per riportare tutti al loro posto d'origine e cancellare l'evoluzione sociale e il movimento tra le classi. L'elevazione sociale sarebbe ancora possibile. Sarebbe un Giappone più aperto verso l'esterno e il commercio e potrebbe al momento giusto sviluppare il commercio internazionale nella zona anziché lasciarlo agli Europei o ai Ryûkyû, e la tradizione della pirateria giapponese non si perderebbe.

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E ora, la grande idea di MorteBianca:

Il Giappone britannico

L'Impero Britannico mette gli occhi sul Sol Levante, e decide di rompere il lungo isolamento culturale ed economico dell'impero favorendo come in Cina un commercio illegale di Oppio e altre forme di droga. Inizialmente si tratta di un commercio limitato a poche isole e città portuali, fatto di nascosto tramite navi pirata o membri dell'equipaggio corrotti ed infiltrati. La rete commerciale lentamente si allarga, sempre più porti vengono coinvolti che fanno da pompa per una serie di canali underground che distribuiscono l'oppio nell'entroterra.

La droga ha un successo enorme nella società para-medioevale giapponese ancora immersa in un rigidissimo sistema di caste, con una concezione dell'onore e del lavoro molto stressante per l'uomo comune, e trova terreno molto fertile in una nazione così isolata e poco abituata all'assuefazione.

La Yakuza esisteva già, ma proprio come la Mafia prima dell'Unità era un fenomeno ancora limitato, largamente rurale, basato su pochi gruppi di guerrieri briganti immersi nelle poche attività illecite (principalmente furto, gioco d'azzardo) su cui i latifondisti facevano conto per tenere sotto controllo i braccianti. E' proprio questa organizzazione criminale a prendere il controllo della rete di droga e a diffonderla. C'è da dire che gli storici hanno collegato il fiorire della Yakuza alla nascita della borghesia giapponese (ritenuta una delle caste più basse), che ottenne sempre maggiori privilegi (compreso quello di portare una piccola spada). La Yakuza inizia a gestire le case dell'oppio, i primi "casinò", sistemi di credito, arrivando a comprare (o estorcere) i titoli di nobili caduti in disgrazia o nei debiti. Nasce così una vera e propria Nobiltà Togata giapponese. La Yakuza inizia anche a gestire la prostituzione, ispirandosi al modello occidentale. Le prostitute della Yakuza sono semplici ragazze del popolino che si vendono per debiti familiari, per dipendenza da droga o semplicemente sotto ricatto. Non sono Geishe, quindi non richiedono un lungo addestramento, non sono costose e non offrono altro che l'atto pratico, in Giappone vengono inizialmente derise come "Geishe dei poveri". Queste ragazze finiranno però per oscurare le loro più "aristocratiche" colleghe, troppo costose e complesse per il popolo comune. Celebre la storia di Okanna, una prostituta così bella e così ambita che arrivò a "valere" più della più bella Geisha della sua città. La Yakuza arriverà a controllare anche le Okia che addestrano le Geishe, iniziando una contrapposizione analoga alle nostre Escort/Ragazze da strada.
La crisi dell'oppio diventa una vera e propria epidemia culturale. L'Imperatore cerca di arginare il fenomeno e punire i responsabili, ma la rete è organizzata in modo da non far raggiungere il cuore partendo dalle molteplici teste che le autorità possono catturare. L'Oppio ha una diffusione così capillare che anche la burocrazia e la nobiltà giapponese ne rimangono preda, e così la Yakuza può semplicemente comprarsi il benestare. Alla fine l'Inghilterra e le altre nazioni occidentali decidono di entrare per mantenere il commercio dell'Oppio (e, già che ci sono, penetrare ulteriormente). Il Giappone perde, e viene sottoposto a trattati di pace umilianti:

-Diverse città costiere vengono cedute alle varie nazioni, l'Hokkaido diventa protettorato russo. L'Inghilterra è la maggiore vincitrice per ovvi motivi. Anche l'Italia guadagna un piccolo possedimento, un pezzo di Nagasaki.
-Profondi limiti nel numero di soldati e la flotta che il giappone può armare.
-Il Giappone deve permettere il commercio dell'oppio e pagare ricche riparazioni di guerra.
-L'Imperatore viene de-divinizzato ed obbligato ad accettare una costituzione liberale, nonché modernizzarsi (anche in termini di moda, architettura e cultura).
-Lo Shogun diventa un primo ministro nominato dall'Imperatore dopo una consultazione con un Parlamento a modello Inglese.
-Liberalizzazione del Cristianesimo, i Gesuiti iniziano a penetrare il Giappone (di nuovo).
-Obbligo dei giapponesi a riconoscere Rei Ayanami come Best Girl.

Il Giappone, sotto la spinta della borghesia (che ora inizia una divisione non proprio demarcata fra una porzione "legale" assistita dagli Inglesi e una porzione "illegale" che rimane nei settori più underground e si specializza nelle attività illecite) inizia a modernizzarsi. I Nobili in modo più o meno amichevole si convertono nella nuova classe dirigente del capitale nipponico. Il Giappone diventa ora la testa di ponte in Manciuria (e in generale in Cina), anche per quanto riguarda l'Oppio. In Giappone ovviamente nascono subito dei movimenti che si oppongono a questa occidentalizzazione, che vogliono restaurare la figura dello Shogun come figura autoritaria e dell'Imperatore come divinità, che vogliono riottenere l'autonomia e combattere la dipendenza da oppio. Questo generale malcontento ha diverse figure come rappresentanti, non ha un leader unito e quindi manca di un'ideologia unita. Ed infatti ben presto si spezzano in due fronti: un fronte filo-governativo che accetta le moderne tecnologie ma intende utilizzarle a vantaggio del Giappone, che si dovrebbe modernizzare proprio per mantenere la propria autonomia e scacciare gli occidentali (movimento guidato mecenaticamente dall'Imperatore stesso, che intende riottenere il potere dallo Shogun) ed un secondo gruppo tradizionalista che non solo rifiuta tutto ciò che è occidentale (e moderno), ma soprattutto rifiuta il concetto di Guerra Occidentale. La Guerra intesa dagli occidentali (condotta con la polvere da sparo, a distanza, da soldati presi a caso dal popolo, con un addestramento sommario uguale per tutti, mandati a combattere guerre di interesse economico. Contrapposta alla nobile guerra di uomini liberi che combattono solo per autodifesa (o per difendere il prossimo), faccia a faccia con il nemico, dopo un lungo addestramento fisico e mentale e soprattutto personale, completo e dettagliato e soprattutto con pratiche di combattimento reali, con un rigido codice d'onore e soprattutto che vede l'arte marziale come (appunto) arte, non solo mezzo bellico. Questo gruppo ha un successo enorme nei circoli di arti marziali, in particolare del Karate, proliferando soprattutto ad Okinawa, dove sempre più giovani vengono salvati dalla strada e sfogano la propria frustrazione esistenziale (data da un periodo buio della società giapponese in bilico fra modernità ed antichità ed in piena crisi identitaria e culturale). Il Karate diventa il mezzo di sfogo per moltissimi giovani, per lavoratori alienati, per anziani che vogliono continuare a vivere nel mondo in cui sono cresciuti da giovani, nel Dojo l'atmosfera giapponese non è mai morta. I Sensei usano iniziare le proprie lezioni elencando qualche semplice regola:

Prima regola del Karate: non si parla del Karate.
Seconda regola del Karate: non si usano armi
Terza regola del Karate: si combatte fino alla resa, al KO o fino a quando il Sensei non stabilisce il punto.
Quarta regola del Karate: Kimono uguali per tutti, si parla solo Giapponese stretto.
Quinta regola del Karate: quello che succede nel Dojo resta nel dojo.

Questi circoli di Karate non solo diventano sempre più numerosi e meglio addestrati, ma anche influenti: grandi quartieri popolari si muniscono di "milizie bianche (dal colore del kimono)" per proteggersi dalla Yakuza, dagli spacciatori o da criminali di vario genere. Il popolo inizia a reagire, le famiglie possono proteggersi dai soprusi (e anche vendicarsi, nonostante la vendetta sia proibita dal codice etico di un Karateka).

Il movimento dei Karateka si unifica, si organizza, sempre più persone migrano o fanno visita ad Okinawa, la nuova Mecca culturale del Giappone. Questo movimento ben presto si militarizza e si riorganizza in senso apertamente rivoltoso con l'intento di fare una rivoluzione e riportare il giappone all'antica via. Contrastano la Yakuza, distruggono mercanzie inglesi, fanno atti spettacolari di protesta. Sono praticamente i Boxer giapponesi, ma con una differenza notevole: i Boxer rifiutavano le armi da fuoco, ma non disdegnavano l'uso dell'arma bianca (e volendo anche di archi e balestre a distanza). I Karateka invece rifiutano ogni tipologia di arma che non sia strettamente il corpo umano (definizione che diventerà, come vedremo, molto ambigua). Come la parola Karate stessa stabilisce (mano aperta), il karateka combatte solo con le braccia e le gambe, senza alcuna arma (sebbene siano addestrati a disarmare gli altri). Considerano le armi bianche (soprattutto quelle a distanza) un segno di debolezza dell'uomo, che deve "rafforzarsi" con altro e che rifiuta di contrastare il nemico corpo a corpo, "allontanandolo" da sé.

I Karateka non sono stupidi e sanno che, se una vittoria contro gli occidentali è difficile con le tecnologie moderne, molto difficile con tecnologie antiche, è quasi impossibile a mano nuda. Per questo motivo iniziano a compensare in ogni modo la propria grave carenza, nel tentativo di trasformare il corpo in un'alternativa utile alla spada e al moschetto. Si addestrano nel combattere, correre e vivere la vita quotidiana portando pesantissime armature d'acciaio e numerosi pesi legati alle articolazioni (mezzi di difesa non sono proibiti, se da indossare). In tal modo non solo aumentano la propria resistenza e tono muscolare, ma anche l'agilità e si abituano ad indossare armature pesanti. Ispirandosi al Kung Fu cinese, iniziano ad allenarsi a sfondare tavole di legno, blocchi di pietra, sempre più di frequente, sempre più spessi, con materiali sempre più duri (sia a mano nuda, sia ricoperti dalla loro pesante corazza), fino a rendere i propri colpi ben più letali di un proiettile. L'intenso addestramento quotidiano, le lotte (anche in tutti contro tutti, o tutti contro uno) che a turno si devono fare, la dieta molto ricca a cui vengono sottoposti li rendono in breve tempi il culmine di ciò che un corpo umano può diventare.

Per arrotondare il proprio difetto, mettono spuntoni estremamente affilati a tutte le loro estremità (Borchie per le nocche, per i gomiti, le ginocchia), ispirandosi alle tecniche metallurgiche con cui si fabbricano le katane.

Alla fine del loro lungo addestramento questi guerrieri ricordano antichi cavalieri medioevali, solo con armature più pesanti e capacità di corpo a corpo molto più letale, e diversi spuntoni nei punti chiave.
Il giorno premeditato inizia la rivolta, le milizie karateka arrivate da tutto il giappone per un torneo in onore dell'Imperatore si rivelano essere in realtà tutte parte della grande rivoluzione.

Vengono subito preparate le barriccate, molto rapidamente dai vari Dojo escono tutti gli uomini pronti a ripulire le strade dalle forze dell'ordine. Numerose città cadono rapidamente poche ore dopo che il segnale viene dato.

Prima che le forse dell'ordine di Okinawa possano organizzarsi, i Karateka si rifugiano nell'entroterra, dove li logorano con tecniche di guerriglia non convenzionale apprese da soldati tedeschi (che hanno interessi a supportare la rivolta ed indebolire la presa inglese sul Giappone) e russi. Nonostante l'Isola di Okinawa si sia dichiarata indipendente dal Giappone ormai ritenuto occidentalizzato e traditore, il governo giapponese finanzia attivamente la rivolta nella speranza di indebolire la presa degli europei sull'arcipelago ed iniziare una lunga propaganda di stampo indipendentista. Il Giappone inizierà movimenti analoghi anche in Corea, Indocina, Hokkaido e Taiwan, tutti i suoi ex domini o le sue mire espansionistiche ora sono viste come nazioni sorelle nella lotta contro l'imperialismo occidentali. Con il supporto russo, tedesco, giapponese, la superiore conoscenza del territorio, gli inarrestabili guerrieri ed infine catapulte e i Kamikaze (navi caricate di esplosivo e mandate a schiantarsi per incendiare la flotta inglese) gli inglesi vengono definitivamente sconfitti quando due Kamikaze (la flotta di navi esplosive (kamikaze inteso come soldato) e una tempesta che devasta la loro flotta e bagna le polveri da sparo (Kamikaze inteso come vento divino)) insieme ne obliterano le armate.

Il nuoco piccolo stato di Okinawa organizza subito la sua particolarissima politica ed il suo esercito:

-La forma di governo è particolare: un Consiglio degli Anziani formato da tutte le cinture nere di decimo Dan e i massimi maestri delle arti marziali riconosciute dalla costituzione di Okinawa. Questo consiglio legifera, fa da corte suprema e anche da governo. Fra i vari anziani viene eletto il più saggio per due terzi dei voti, e governa a vita salvo voto di dimissione (sempre per due terzi dei votanti).
-Amministrazione ed Esercito totalmente meritocratici, si premia l'abilità in primo luogo e l'anzianità in secondo luogo (cosa che crea una grande nomea di Nonnismo e Gerontocrazia).
-L'esercito ovviamente rifiuta qualsivoglia forma di arma che non sia un sistema di protezione del corpo, per questo Okinawa è l'unica nazione al mondo dove non sono permesse armi in nessun caso (i coltelli sono considerati utensili domestici).
-Il Karate è sport nazionale ufficiale che fa parte del programma scolastico obbligatorio e dell'addestramento dell'esercito e della forza di polizia. I famosi Tornei di Karate sono l'evento più importante dell'Isola, la Squadra di Okinawa è campione costante nelle arti marziali (e fa ottimi punteggi anche in quelle non giapponesi).

Okinawa ha mantenuto una strettissima neutralità (chiamata la Svizzera d'Oriente): l'Isola può intervenire in un conflitto solo per autodifesa, e sebbene possa stringere alleanze, non può intervenire neanche per difendere gli alleati (motivo per cui le alleanze sono di soliti di mero sostegno economico). Il Giappone, una volta ottenuta la liberazione, ha cercato di riallacciare i rapporti con la piccola isola, che però ha sempre rifiutato: la cultura di Okinawa (già di suo diversificata rispetto al resto dell'Arcipelago) si era ormai emancipata ed allontanata dall'Impero, condannato ormai nella sua modernizzazione inevitabile. Il Giappone ha mantenuto rapporti commerciali e una sorta di protettorato, fino alla Prima Guerra Mondiale, quando il crescente imperialismo giapponese iniziò a vedere in Okinawa una terra irredenta. Le alte gerarchie giapponesi erano divise, se mantenere ed anzi intensificare il protettorato verso la piccola isola (facendo una pseudo-annessione legale), oppure se invaderla rompendo i trattati.

In ogni caso Okinawa aveva dei piani di difesa per la guerra ventura, sia contro le forze socialiste sia contro quelle Alleate. Vennero preparate trappole in tutta l'Isola, catapulte, combustibile e i soldati vennero armati con le primissime giacchette in Kevlar (fu Okinawa a scoprire il giubbotto anti-proiettile, facendo virtù della propria necessità). Il Giappone non obbligò Okinawa ad entrare in guerra, ma pretese che l'isola venisse usata come base navale ed aereoporto. Il Consiglio degli Anziani proclamò che usare l'isola come base l'avrebbe esposta ai bombardamenti nemici (ed al conflitto in generale), quindi rifiutarono, lasciando tuttavia ai giapponesi il diritto di navigare su tutte le acque attorno ad Okinawa ed anche di mandare i propri feriti sull'Isola a farsi curare, offrendo persino tali cure gratuitamente. Il governo giapponese prese il rifiuto molto male e minacciò più volte l'invasione, ma i diplomatici di Okinawa riuscirono ad ottenere tempo, spinti da un trattato segreto con gli americani che promettevano, in caso di stretta neutralità, di poter arrivare prima a liberarli del gravoso fratello maggiore.

Era fondamentale che Okinawa rimanesse indipendente, pena l'utilizzo dell'isola come base fondamentale nel Pacifico, cosa che avrebbe dato ai giapponesi un grande vantaggio.

Per tutelarsi ulteriormente, il Consiglio decise di sugellare un'alleanza difensiva con l'Unione Sovietica, che paradossalmente non era entrata in guerra in modo formale con il Giappone fino alla fine della Guerra (e anzi il Giappone aveva tentato più volte di ottenere una resa condizionata da Stalin). In questo modo il Consiglio sperava che, per evitare il conflitto, il Giappone li avrebbe lasciato in pace. Inoltre, essendo un trattato solo difensivo, se l'URSS avesse attaccato il Giappone (come avrebbe fatto negli ultimi mesi di guerra) loro non avrebbero avuto alcun obbligo. Fu la prima ed unica volta in cui Okinawa siglò un trattato del genere, visto come mezzo per mantenere la neutralità (ironicamente). Ovviamente la conseguenza fu che Okinawa entrò in guerra diplomaticamente con Italia, Germania e paesi occupati dall'Asse Occidentale, ma dato che le rispettive forze armate non si incontravano la guerra fu solo una reciproca scomunica. Tuttavia Hitler nei suoi ultimi mesi iniziò a perseguitare anche i circoli di Karate in Germania, e di contro molti Karateka presero parte alle varie resistenze. Uno di loro, il maestro Harukichi Shimoi (i genitori emigrarono ad Okinawa poco prima della sua nascita), grande estimatore di d'Annunzio e della cultura italiana, si offrì al posto di una famiglia di ebrei finendo in un campo di concentramento, dove a sentire i sopravvissuti avrebbe conosciuto un prete che aveva compiuto un sacrificio analogo, e si sarebbe fatto battezzare poco prima di morire (cosa che gli valse la canonizzazione). E' sempre ad Harukichi che si deve la Grande Fuga, un progetto con cui diversi soldati americani riuscitono a scavare una serie di tunnel sotto le baracche per far fuggire numerosi internati prima di venire scoperti. Harukichi ebbe un ruolo chiave nell'attaccare due SS che stavano indagando pericolosamente vicino alla botola che conduceva al tunnel. Riuscì a tramortirle entrambe e a combattere per diversi minuti contro le altre guardie, prima di venire abbattuto, dando il tempo alla giovane Anna Frank di fuggire in tempo da guadagnare la distanza adatta per non venire catturata. Per tutto il combattimento Harukichi rifiutò di prendere le armi delle SS che aveva tramortito, svergognando i soldati mentre li sconfiggeva a mano nuda nonostante fosse deperito. E' considerato un eroe ad Okinawa, ed è ad oggi l'unico dichiaratamente fascista che è anche considerato Giusto fra le Nazioni.

Alla fine gli Americani riuscirono ad occupare le isole del Pacifico molto più rapidamente, ed il Giappone non ebbe il tempo per sfruttare Okinawa prima che questa venisse raggiunta dalla flotta alleata. Il 6 Agosto caddero le bombe atomiche, l'8 Agosto l'URSS invase la Manciuria ed il Giappone non ebbe neanche il tempo per fare una spedizione punitiva contro Okinawa, poiché posto nella scelta fra un'occupazione comunista e una americana, scelse la seconda opzione. La resa venne firmata.

Okinawa, per tutta la guerra fredda, fu sostanzialmente filo-americana (anche se non prese parte a nessun conflitto), uno degli Anziani venne mandato alle varie organizzazioni non allineate e terzomondiste, che si conclusero nel nulla di fatto.

Okinawa mantiene ancora oggi una moneta propria, lo Yen di Okinawa, che è agganciato al valore di quello Giapponese. Il Giappone ha firmato un trattato di non aggressione perpetua con la piccola isola, e di recente l'Imperatore Hirohito ha fatto visita al Dojo più grande di Okinawa.

L'esercito di Okinawa ha eccezionalmente partecipato ad alcune missioni di pace ONU con lo scopo di proteggere i civili, senza alcuna arma in dotazione. E' interessante notare che i soldati di Okinawa per il loro armamentario sono unici al mondo: hanno un'armatura in Kevlar anti-proiettile (le loro forze speciali utilizzano particolari fibre di carbonio ultra-leggere ma ancora più resistenti) con placche d'acciaio rinforzato. Le loro estremità e giunture posseggono dei meccanismi a molla o a vapore che fanno scattare delle lame al momento del colpo, in particolare sono noti per i loro Power Fist, particolari guanti meccanici che sono capaci di rilasciare dieci volte la forza di un campione di Karate con perfetta coordinazione con il polso al momento dell'impatto. Le forze d'elites hanno anche delle particolari armature che utilizzano un esoscheletro rinforzato che potenzia le capacità umane.

Di fronte a queste tecnologie molti hanno accusato Okinawa di ipocrisia, dato che sfruttano il genio umano per potenziare il corpo con mezzi artificiali nonostante il loro rifiuto di imbracciare armi da fuoco o bianche.

Ed in effetti la tecnologia ad Hokinawa è strana, definita "un mix di Amish, Giappone antico e Giappone moderno".

Le case sono costruite in stile antico, i vestiti seguono ancora le vecchie mode, così come gli utensili domestici, e si passeggia o si usa la bici al posto dell'automobile. Ma al tempo stesso ci soni Iphone, televisioni, computer, sistemi di irrigazione all'avanguardia, schermi di ultima generazione. Okinawa è una piccola isola che cerca di mantenere uno stile di vita indipendente dalla tecnologia, a contatto con la natura e che pone al centro di tutto l'attività fisica umana, ma si avvale di tecnologie moderne per affiancare e perfezionare questo stesso stile di vita.

Per usare le parole dell'ambasciatore italiano ad Okinawa: « l'importante non è evitare la tecnologia, o usare solo il corpo. L'importante è usare il corpo dove altri usano la tecnologia, ed assistere il corpo con la tecnologia in modo che faccia il suo lavoro ancora meglio ».

MorteBianca

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Federico Sangalli si mostra entusiasta:

Da ex Judoka non posso che trovare magnifica questa Ucronia. Ne approfitto per aggiungere qualche bandiera:

La Bandiera del Movimento Indipendentista di Okinawa

La Bandiera del Movimento Indipendentista di Okinawa

La bandiera del Movimento Karate di Okinawa

(Più probabile) La bandiera del Movimento Karate di Okinawa

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La palla passa a Dario Carcano:

Cosa succede quando un gigante del teatro incontra un gigante del cinema? Ovviamente da un simile incontro può solo nascere un capolavoro.
"Ran", film di Akira Kurosawa che rielabora liberamente il Re Lear di William Shakespeare, non fa eccezione a questa regola.

In giapponese, "Ran" (乱) significa "guerra civile". Il film segue le vicende del Gran principe Hidetora Ichimonji e dei suoi tre figli: i principi Taro, Jiro e Saburo. Durante una battuta di caccia a cui partecipano due nobili confinanti con Hidetora, i principi Ayabe e Fujimaki, il Gran principe si addormenta e al suo risveglio da un incubo annuncia la sua decisione di dividere il feudo: il primogenito Taro sarebbe divenuto capo del clan Ichimonji, e Hidetora gli avrebbe ceduto il torrione del Primo castello, trasferendosi nei bastioni con una guardia personale ridotta e mantenendo le insegne di Gran principe; Jiro sarebbe diventato signore del Secondo castello e Saburo del Terzo castello, il primo castello su cui Hidetora aveva issato le sue insegne prima di conquistare l'intero feudo ai principi rivali.
Saburo critica la decisione del padre, avvertendolo che senza di lui a tenere unito il clan i tre fratelli avrebbero iniziato a farsi la guerra tra loro, ottenendo però solo di essere diseredato dal padre e scacciato; anche Tango, il capo dei guerrieri di Hidetora, critica la decisione del Gran principe difendendo le argomentazioni di Saburo, ottenendo solo di essere cacciato dal seguito di Hidetora.
Più tardi Saburo e Tango saranno raggiunti da Fujimaki: il principe, che ha apprezzato la sincerità di entrambi, offre a Saburo la mano della figlia e a Tango di entrare al suo servizio. Mentre Saburo accetta l'offerta di Fujimaki, Tango rifiuta per restare al servizio di Saburo, il quale gli affida l'incarico di vegliare sul padre e tenerlo informato sugli eventi del feudo.

Nel Primo castello la convivenza tra Hidetora e il figlio Taro si fa presto pesante, soprattutto per l'influsso della moglie di Taro, la principessa Kaede, superstite di un clan sterminato da Hidetora nella sua conquista del feudo, che incoraggia il marito a trattare il suocero nel modo peggiore possibile. Il punto di rottura viene raggiunto quando - su suggerimento di Kaede - Taro da ordine ai suoi uomini di sottrarre al padre le insegne di Gran principe, ritenendo che in quanto capo della casata sia proprio diritto portarle; ne nasce uno scontro tra la scorta di Hidetora e gli uomini di Taro, durante il quale il Gran principe con una freccia uccide un soldato che stava per uccidere Kyoami, il buffone di Hidetora, colpevole di essersi messo a cantare una canzone che sbeffeggiava il principe Taro.
Taro costringe il padre a firmare un giuramento con cui viene formalizzato il passaggio del potere in favore di Taro, ma Hidetora - assieme alla sua scorta e al suo seguito, tra cui le concubine e il buffone Kyoami - lascia il Primo castello per dirigersi verso il Secondo.

Al Secondo castello, dopo un breve incontro con la principessa Suè, moglie del principe Jiro e anch'ella superstite - come Kaede - di un clan sterminato da Hidetora nella sua ascesa al potere, ma che a differenza di Kaede ha perdonato Hidetora in forza della sua fede buddhista, Hidetora incontra il figlio, che però autorizza solo l'ingresso del padre, ordinando che la scorta e il seguito rimangano fuori dalle mura. Oltraggiato, Hidetora abbandona anche il Secondo castello.
All'aperto, sotto al sole, Hidetora vede tornare a mani vuote gli uomini mandati a cercare cibo: i contadini sono fuggiti ed evitano Hidetora e la sua scorta; Tango raggiunge Hidetora portando cibo, e informando il Gran principe che Taro e Jiro hanno messo al bando il padre e annunciato punizioni brutali per chiunque avesse aiutato il Gran principe. Tango suggerisce al Gran principe di raggiungere Saburo presso la corte di Fujimaki, ma i suoi consiglieri Ogura e Ikoma lo convincono a raggiungere il Terzo castello, lasciato abbandonato dalle truppe di Saburo, che hanno raggiunto il principe alla corte di Fujimaki.
Ma il Terzo castello si rivela presto una trappola: gli uomini di Taro e Jiro assaltano il castello, prendendo rapidamente il sopravvento sulla scorta di Hidetora, che realizza come Ogura e Ikoma lo abbiano tradito e venduto ai figli. Così, Hidetora vede i suoi uomini morirgli intorno, le sue concubine suicidarsi una dopo l'altra, e il castello bruciargli intorno; disperato, tenta il suicidio, realizzando però di aver perso la spada durante gli scontri, e non riesce a trovare altre armi con cui porre fine alla propria vita.

Completamente impazzito, Hidetora abbandona il castello passando davanti ai soldati di Taro e Jiro, che lo lasciano passare indenne; sarà raggiunto da Tango e Kyoami, che non avevano seguito Hidetora nel Terzo castello e sono quindi scampati al massacro. Durante un temporale troveranno rifugio nella capanna abitata da Tsurumaru, fratello della principessa Suè fatto accecare da Hidetora, che pur ammettendo di serbare ancora rancore al Gran principe, non esita ad accoglierlo al meglio delle sue capacità. Tuttavia, Hidetora non regge e scappa dalla capanna di Tsurumaru, e fugge nella pianura dove si rinchiude in uno stato catatonico.
Nuovamente raggiunto da Tango e Kyoami, il primo decide di raggiungere il principe Saburo, capendo che solo la vista del figlio può far rinsavire il padre.

Intanto, Jiro ha approfittato degli scontri nel Terzo castello per fare uccidere il fratello Taro, e diventare capo del clan Ichimonji. Arrivato al Primo castello, Jiro - dopo aver dato il benservito a Ogura e Ikoma - ha un incontro con Kaede, a cui annuncia la morte del marito; inizialmente Kaede crede alla versione di Jiro, ma durante un secondo incontro tra i due lo costringe a confessare di aver ordinato la morte del fratello. Kaede però assicura a Jiro che non avrebbe rivelato nulla, purché Jiro la prendesse come propria moglie; Jiro e Kaede fanno sesso, poi la principessa richiede a Jiro di uccidere la principessa Suè. Kurogane, il generale di Jiro che ha materialmente ucciso Taro, rifiuta di uccidere la principessa, e di fronte alla fermezza di Kaede apparentemente accetta di eseguire l'ordine.
In realtà porta al padrone la testa di una volpe di pietra e, di fronte a Kaede, con estrema nonchalance Kurogane mette il principe Jiro in guardia "dalle volpi che assumono sembianze di donna", ammonendolo di come queste abbiano sempre causato disgrazie ai sovrani che le hanno prese con sé.

Mentre Suè - messa in guardia da Kurogane sulle intenzioni del marito - fugge dal feudo assieme al fratello Tsurumaru, Saburo varca la frontiera assieme ad un esercito con l'intenzione di cercare il padre; le truppe del principe prendono posizione in una pianura circondata da alture, sulle quali prendono posizione le truppe di Fujimaki e Ayabe, pronte a intervenire nel caso Jiro decidesse di attaccare il fratello.
Kaeda persuade Jiro a fingere di consentire a Saburo di cercare il padre, per poi attaccare il suo esercito, al fine di sbaragliare anche Fujimaki e Ayabe. Tuttavia la battaglia volge presto al peggio per Jiro: le truppe di Saburo hanno infatti preso posizione in una foresta, da dove gli archibugieri di Saburo decimano le truppe di Jiro. Inoltre, le truppe di Ayabe hanno messo in atto una manovra di aggiramento, e colpiscono alle spalle le truppe di Jiro, costringendo il principe ad ordinare una precipitosa ritirata verso il Primo castello, ritirata che presto si trasforma in rotta.
Saburo, che si era allontanato dal suo esercito per cercare il padre prima che iniziasse la battaglia, ritrova Kyoami e il Gran principe, che rinsavisce riconoscendo il figlio. Tuttavia, la felicità di Hidetora e Saburo è di breve durata: un drappello di archibugieri di Jiro a cui il principe aveva ordinato di seguire Saburo per ucciderlo sorprende Saburo e lo uccide. Sconvolto da questo nuovo dolore, Hidetora muore sul cadavere del figlio.
Kyoami impreca contro Buddha e contro gli dei per quel crudele destino, e Kurosawa fa dire a Tango le parole che direbbe Werner Herzog in quella circostanza:

« Non bestemmiare contro Buddha e gli dei. Sono loro che piangono per i delitti che gli uomini compiono per la loro stupidità, perché credono che la loro sopravvivenza dipenda dall'assassinio degli altri ripetuto all'infinito. Non piangere, il mondo è fatto così. Gli uomini cercano il dolore, non la gioia. Preferiscono la sofferenza alla pace. Guardali, questi stupidi esseri umani, che si battono per il dolore, si esaltano per la sofferenza e si compiacciono dell'assassinio! »

Al Primo castello le truppe di Ayabe stanno per entrare, e Kurogane - dopo aver ricevuto la testa di Suè, che era tornata indietro per cercare il flauto del fratello - confronta Kaede accusandola di aver causato la rovina degli Ichimonji con la sua brama di potere. Kaede confessa che non è stata brama di potere, ma il desiderio di vendicare la sua famiglia mettendo gli Ichimonji uno contro l'altro; Kurogane decapita Kaede con la spada, e poi si prepara a morire nell'ultima resistenza del castello, per permettere al principe Jiro di compiere il seppuku.
E così finiscono gli Ichimonji, il feudo, il Primo castello. Nelle rovine di quello che era stato il castello della sua famiglia, Tsurumaru attende il ritorno della sorella, e mentre sotto di lui passa la processione funebre coi feretri di Saburo e Hidetora, inciampa e fa cadere l'icona di Buddha Amida lasciatagli da Suè.

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Restituiamo la parola a Perchè No?:

Nascosto tra le foglie

Questa mia proposta é legata a due conversazioni recenti dove avevo notato la differenza tra i guerrieri samurai e l'esercito imperiale della seconda guerra mondiale, e in particolare la riscrittura del codice del guerriero in senso fanatico (uno storico che conosco ha parlato non di "bushidô" ma di "bullshitô", con un divertente gioco di parole). Ecco la premessa, l'ucronia arriva alla fine.

"Nascosto tra le foglie" é la traduzione del titolo assai poetico ("Hagakure") di un libro scritto all'inizio del XVIII secolo da Yamamoto Tsunemoto, un samurai al servizio del daimyô di Saga durante l'epoca Edo. Questo libro era il frutto della frustrazione dell'autore di vedersi vietato il suicidio rituale per seguire il suo signore nella morte (junshi, all'epoca era vietato per ordine dello shogun). Yamamoto si ritira dalla vita pubblica e scrive un libro dove mette nero su bianco le sue idee di nostalgia dell'epoca delle guerre e delle antiche virtù del guerriero. Siamo all'epoca di transizione quando il governo centrale é finalmente riuscito a pacificare i guerrieri, facendo di loro dei letterati e degli amministratori al servizio del loro signore. Le antiche virtù del guerriero sono da allora sottomesse alla legge, cioè alla volontà dello shogun e del daimyô. Molti guerrieri di quell'epoca sono presi dalla nostalgia della libertà e della violenza, già largamente immaginata (all'epoca delle guerre civili nessun guerriero si sarebbe suicidato alla morte naturale del suo signore, e nessuno pensava che la fedeltà al signore fosse assoluta, la principale ragione di vivere e morire, erano dei bastardi traditori per cui l'interesse era la virtù principale).

Il libro di Yamamoto fu subito visto come una provocazione dove la morte era estetizzata, una sorte di desiderio di morte glorificato: « Ho scoperto che morire è al centro del Bushidô. Davanti alla scelta tra la vita e la morte, ho scelto senza esitazione la morte. » É totalmente sconnesso dalla pratica guerriera delle guerre civili e un fanatismo orribile per i samurai dell'epoca: « Per la virtù guerriera, il merito viene più dal fatto di morire per il suo signore che dal coraggio di sconfiggere il nemico. » Il libro fu vietato dal signore di Saga perché considerato eretico e capace di provocare la violenza e il disordine.

Il testo fu riscoperto nel 1906 da ufficiali dell'esercito imperiale e fu subito preso come modello legittimato dalla storia per educare l'esercito imperiale in un codice del guerriero, un libro per guidare il semplice soldato nel culto dell'imperatore, sponsor di una morale guerriera perfetta. Questo libro fu all'origine del codice militare durante la guerra in Cina e la guerra del Pacifico. Ha servito in parte a giustificare le atrocità dei soldati giapponesi, sprezzanti davanti alla codardia dei nemici. Ha giustificato i suicidi di massa dei soldati nelle isole del Pacifico, i suicidi dei poveri abitanti di Okinawa che si buttavano giù dalle rupi alla vista degli Americani con i bambini tra le braccia. Ha giustificato il desiderio fanatico di morire come kamikaze e di resistere all'invasione americana con lance di bambù affidate a donne e bambini della scuola elementare. Ci sono volute due bombe atomiche per fermare questo libro e ci sono ancora stati suicidi dopo la resa. Anche nel dopoguerra l'autore Mishima Yukio ne aveva fatto la sua Bibbia personale e lo ha condotto al suicidio rituale dopo uno golpe farsesco.

Ora, cosa avviene se nel 1710 il daimyô di Saga, non contento di vietare il libro, ordina di bruciarne ogni copia e ingiunge a Yamamoto di togliersi la vita come aveva sempre voluto fare?

Possibili conseguenze:

- Il libro non viene riscoperto e l'esercito imperiale, anche se ultranazionalista, non cade in questa lussuria di morte e di fanatismo pazzoide.
- I soldati giapponesi non si rendono colpevoli di così tanti crimini contro i civili in Corea e Cina, forse limitando la marginalizzazione del paese negli anni '30.
- Meno resi ciechi dal fanatismo, forse i generali giapponesi sarebbero pronti alla ritirate, lasciando sopravvivere i loro soldati anche se vinti. Forse l'idea di una pace negoziata non sarebbe così orribile per loro, e una pace anticipata sarebbe possibile senza bombe atomiche.
- Una guerra più breve con vittoria americana con meno perdite, forse niente occupazione o limitata.
- Oggi le relazioni tra Cina, Corea e Giappone non sarebbero avvelenate dal ricordo delle atrocità giapponesi durante la guerra, creando la possibilità di una cooperazione regionale almeno economica e forse di un blocco asiatico su tre piedi (Beijing-Tokyo-Seul).

Ora che ci penso, mi ricorda la mia sorpresa nel leggere i resoconti della presa di Tianjin durante la rivolta dei Boxer nel 1900. Tutti i testimoni, giornalisti o privati qualsiasi sia la nazione, hanno descritto con orrore la barbarie delle truppe europee: Russi, Francesi, Britannici e Tedeschi hanno massacrato, stuprato, bruciato, distrutto il patrimonio e ovviamente rubato con sistematicità simile al sacco di Nanchino anni dopo da parte dei Giapponesi. Tutti ad eccezione dei soldati nipponici, rimasti con l'arma al piede. Si è arrivati al punto dove la popolazione locale, portando bandiere giapponesi, andava a mettersi sotto la loro protezione per scampare al furore degli uomini dell'Ovest. Non erano gli stessi soldati giapponesi di trent'anni dopo, ovviamente, ma mi ero chiesto il perché di una differenza così forte. Perché i padri sono stati lodati per il loro autocontrollo, mentre i figli sono diventati famosi per la loro brutalità?

L'Hagakure e i cambiamenti descritti sopra ci danno una risposta. Ma devo anche ricordare che nel 1900 il Giappone sosteneva l'idea di riforme in Cina e un cambiamento di regime contro i Qing, non era ancora l'epoca dell'imperialismo giapponese nel Ceste Impero.

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Paolo Maltagliati subito commenta:

Certo che fa effetto pensare alla potenza devastante di un singolo libro (anche se non dovremmo stupirci, visto che la cultura europea e mediterranea devono molto alla Bibbia e il Corano...)

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William Riker aggiunge:

Credo che questa sia una delle migliori ucronie che tu abbia mai concepito. Anch'io trovo incredibile che un solo testo possa cambiare così tanto la storia di un paese e del mondo intero. Se il bushido non è così fanatico, al punto da lasciare solo due scelte, o vincere o morire, ma in giapponese esistono anche delle parole che significano "resa onorevole", allo Shôwa Tennô potrebbe imporsi sui suoi generali già nel 1944, quando ormai era chiaro che il Giappone sarebbe stato stritolato nella morsa a tenaglia dei partigiani cinesi a occidente e degli yankees a oriente, destituire il gabinetto di guerra, assumere i pieni poteri e chiedere la pace separata. Gli USA occuperebbero comunque tutte le isole circostanti il Giappone, ma non Okinawa; Tokyo dovrebbe sgomberare Cina, Manciuria e Corea, e forse l'intervento USA permetterebbe la vittoria di Chiang Kai Shek su Mao Zedong; quest'ultimo si rifugerebbe a Harbin in Manciuria dove fonderebbe un regime comunista nell'orbita sovietica; probabilmente la Corea resterebbe unita; come dici tu ancora oggi Cinesi e Coreani non odierebbero a morte i nipponici, come noi non odiamo più i tedeschi (io almeno non li odio, avevo pensato di sposarmi con una di loro); l'URSS non dichiarerebbe guerra a Tokyo, e Sakhalin del Sud e le Curili sarebbero ancora giapponesi; ma soprattutto, senza le bombe atomiche la percezione della guerra fredda sarebbe molto diversa, e forse si rischierebbe davvero, tra il 1945 e il 1947, la resa dei conti tra USA, UK, Francia più gli ex nemici Italia e Germania contro l'URSS di Stalin, e ho paura che le atomiche fabbricate da Fermi, Szilard e Oppenheimer sarebbero scagliate in questa occasione...

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Perchè No? tuttavia fa osservare:

Penso anch'io che una Cina rimasta tra le mani nel Guomintang e un Giappone che si sarebbe arreso in anticipo avrebbero potuto iniziare un processo di riconciliazione, non da subito ma forse negli anni '70. Taiwan sarebbe diventata cinese come nella nostra Timeline. Da notare che Hirohito alias Shôwa Tennô non aveva neanche bisogno di prendere le redini del governo nelle sue mani, non mancavano le voci per una pace negoziata tra i militari (ma sono state marginalizzate e/o eliminate). Quando Tôjô perde il posto nel luglio 1944 potrebbe essere scelto un candidato più favorevole alla pace: Fumimaro Konoe (gia premier prima di Tojo), Koîchi Kido (gia ciambellano dell'impero), Mitsumasa Yonai (ammiraglio) o un'altro, nessuno di questi era innocente dei crimini del Giappone, ma a quel punto avevano capito che la guerra era persa.

La bomba atomica sarebbe stata usata per un conflitto locale della guerra fredda, forse in Manciuria, o in Indocina per aiutare i Francesi, o semplicemente sarebbe stata resa pubblica la sua esistenza (tenere l'atomica segreta non ha mai avuto senso). Non credo che ci sarebbe stata una guerra mondiale tra alleati e URSS anche senza atomiche.

Ovviamente il libro Hagakure non ha creato da solo il fanatismo militare giapponese, come i Protocolli dei Savi di Sion non hanno creato l'antisemitismo, ma l'ha portato fino a degli estremi mai giunti prima, neanche all'epoca dei samurai.

Infatti fino all'inizio del XX secolo il samurai era una figura negativa nella storiografia giapponese. Era il guerriero feudale arcaico giustamente abolito dall'imperatore Meiji per creare una nazione moderna e centralizzata, una sorta di ritorno all'età d'oro di Heian quando gli imperatori regnavano per davvero. Ma il regime Meiji rimaneva tra le mani degli ex-samurai, e la modernizzazione ha portato con sé una nostalgia del samurai. Un movimento intellettuale ne ha fatto l'immagine dell'anima giapponese nella speranza di creare uno sentimento nazionale. Il samurai é diventato (ancora oggi) il Giapponese per definizione (dimenticando i nobili di Heian, i contadini, i bonzi buddhisti, gli artigiani, i mercanti dell'epoca Edom ecc.): sarebbe come dire che l'Italiano per definizione sarebbe il condottiero del quattrocento o il legionario romano. Da questo momento in poi l'etica guerriera é stata promossa come modello per tutti i giapponesi, ma questa etica non é mai stata stabile, é evoluta e cambiata e la versione promossa era una ricostituzione finalizzataa bisogni contemporanei.

Per esempio, la fedeltà. Il samurai storico capiva la fedeltà solo in una relazione personale di vassallaggio al suo signore (più tardi al clan in generale), sempre qualcuno di fisicamente vicino che poteva ricompensarlo per questo. Era una nozione limitata che lasciava posto al tradimento se la ricompensa non bastava, o in caso di successione nel clan, o se le condizioni del clan non corrispondevano più agli interessi immediati del samurai. Già durante il XVI secolo il Gesuita Valignano notava che il tradimento era una cosa banale in Giappone.

La fedeltà nel bushidô versione XX secolo era la fedeltà assoluta a un imperatore lontano nel quadro di un esercito di carriera, facilitando la sottomissione agli ufficiali, senza ricompensa diretta oltre una nozione di onore nel servizio (trovata nell'Hagakure): il soldato non era un guerriero ma un figlio di contadini senza tradizione né etica guerriera. Nei fatti, anche se i soldati erano legati a questa ideologia della fedeltà fino alla morte, molti ufficiali sono fuggiti e hanno abbandonato i loro uomini, particolarmente in Manciuria davanti all'avanzata sovietica nel 1945.

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William Riker torna alla carica:

E i Rōnin? Cosa ci puoi dire di loro? Erano davvero dei "samurai senza padrone" come li hanno descritti Akira Kurosawa e Toshiro Mifune? Veramente somigliavano ai cowboy solitari del vecchio West stile Lucky Luke, che andavano in giro a raddrizzare i torti tagliando in due con la katana il signorotto arrogante di turno senza poi volere nulla in cambio?

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E Perchè No? non si fa pregare:

Il rônin del nostro immaginario é esistito, ma ovviamente come caso eccezionale.

Il rônin era un fenomeno dell'inizio dell'epoca Edo perché prima, quando il signore era vinto e il clan distrutto, il samurai poteva sia seguirlo nella morte sia passare al servizio di un altro signore (possibilmente il vincitore). Ma alla fine delle guerre civili l'assenza di conflitti e il dominio dei Tokugawa hanno spinto i daimyô a ridurre le loro armate private e non prendevano più nuovi guerrieri (eccezion fatta per chi aveva talento particolare o legami di famiglia). Alla stessa epoca i Tokugawa sono ancora occupati a ridurre i clan meno obbedienti o punire altri clan per affermare la loro posizione egemonica, dunque c'erano molti samurai che perdevano i loro signori e incapaci di entrare al servizio di un altro. Rappresentavano un pericolo politico e militare perché andavano quasi immediatamente dalla parte degli oppositori ai Tokugawa, nella speranza di far scoppiare una guerra durante la quale ricevere delle ricompense per il loro servizio. Così Toyotomi Hideyori nel 1614-1615 chiamava a sé tutti i rônin possibili. Si ritrovano in tutte le ribellioni fino a Shimabara e anche in tutte le congiure, anche allora nella speranza di far scoppiare uno conflitto. Il loro numero si riduce alla metà del XVII secolo dopo anni di repressione e eliminazione da parte dei Tokugawa, con l'inizio della fase stabile dello shogunato sono già quasi spariti.

I pochi rônin che esistono ancora hanno tre soluzioni (oltre a ritrovare qualcuno sotto le cui insegne arruolarsi):

- Diventare briganti e generalmente non finiva bene;
- Accettare di essere decaduti e diventare contadini, artigiani o mercanti (era la stragrande maggioranza dei casi);
- Vivere come nella nostra immagine del rônin, eroe romantico e popolare, ma era il più raro e il più instabile.

La letteratura popolare del XVIII secolo ha ripreso la loro figura nel genere molto sviluppato dell'eroe difensore dei più deboli e ovviamente fuori del sistema rigido delle classi dell'epoca Edo (c'era una vera domanda quasi sovversiva per questo).

Un altro esempio di questa letteratura é la figura di Mito Gomon, il nome dato al personaggio letterario ispirato da Tokugawa Mitsukuni, un nipote di Tokugawa Ieyasu vissuto fino al XVIII secolo. É passato nella letteratura giapponese come un signore ritirato, che viaggiava in incognito attraverso il Giappone con due guardie aiutando i più deboli contro l'abituale funzionario corrotto o n altro cattivo (rivelando al momento giusto essere tra i più potenti signori del paese). É ancora oggi popolare con una serie tv che continua da quasi 40 anni. La riguardo con piacere.

Un altro personaggio che merita di essere conosciuto é il kabukimono (vedi immagine a fianco). Risale anche lui all'inizio dello shogunato Tokugawa. Si tratta di guerrieri con un signore ma con un'immagine simile a quella di un gangster. Erano giovani che si riunivano tra di loro e combattevano gruppi rivali, noti per i loro vestiti eccentrici e colorati, i loro capelli lunghi e le loro spade lunghissime fuori misura (uno psicologo di oggi si sarebbe fatto tagliare il capo dopo la prima frase). Erano violenti, provocatori e odiati dal popolo, erano la vergogna delle loro famiglie. Perché erano così? Perché erano nati troppo tardi come dicevano loro, troppo tardi per combattere nelle guerre civili e diventare loro stessi dei signori, ma nati troppo presto per avere dimenticato questo universo di libertà e di violenza, vivendo nell'ombra dei padri, rinchiusi nel nuovo sistema politico troppo rigido. Alla fine lo shogunato e i daimyô hanno dovuto eliminarli o farli reintegrare nell'etica guerriera. Sono progressivamente spariti con i progressi della pacificazione.

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In seguito Perchè No? ha aggiunto:

Poco sopra ho proposto un'ucronia giapponese dove il libro Hagakure, su cui si fonda in gran parte il fanatismo militare giapponese durante la WWII, non veniva scritto. Ho voluto andare oltre e trovare come impedire la nascita dell'ideologia imperialista giapponese durante la guerra, il kokutai. Il tutto potrebbe essere usato insieme alla prima idea per cambiare radicalmente la storia del Giappone della WWII.

Tutto proviene anche stavolta da un libro, il "Jinnô Shôtôki" o "Storia della Successione Legittima dei Divini Imperatori", scritto attorno 1338-1341 da Kitabatake Chikafusa. Chikafusa lo scrive in esilio con l'imperatore Go-Daigo. Sono in pieno svolgimento le guerre civili delle Corti del Nord e del Sud (per farla breve, la Corte del Nord a Kyoto é controllata dalla nuova dinastia degli shogun Ashikaga, e la Corte del Sud a Yoshino vuole restaurare un imperatore regnante nella persona di Go-Daigo). Chikafusa é un nobile di Corte di alto rango e un servitore fedelissimo di Go-Daigo, é il principale ideologo della restaurazione mancata di Kenmu (1331-1336). Fu uno dei principali personaggi del suo tempo.

La sua opera é un'apologia del potere imperiale e una critica del potere dei guerrieri, però innova su molti punti. Inventa lui l'espressione "Paese degli déi" per parlare del Giappone e inventa la parola "kokutai" che significa "spirito nazionale" (o corpo della nazione) per descrivere un'identità nazionale. Questa identità é fondata sulla linea imperiale ininterrotta e crea un legame con gli déi antenati con Amaterasu al centro. L'imperatore definisce il Giappone e garantisce la protezione degli dèi.

La prova di questo proviene da 50 anni prima con il fallimento delle invasioni mongole. Oltre alla resistenza degli samurai e al clima, Chikafusa attribuisce il merito della vittoria all'imperatore che ha chiesto e condotto le cerimonie del santuario di Ise per salvare il paese (cerimonie richieste dallo shogunato stesso). I Mongoli sono stati respinti da un ovvio intervento divina, dunque il Giappone é protetto dagli dèi, dunque é il paese degli déi, dunque l'imperatore garantisce questa protezione e deve regnare senza l'aiuto dei guerrieri.

Per essere sincero Chikafusa non era così imperialista perché non dice mai che l'imperatore deve regnare da monarca assoluto, solo che deve liberarsi dei guerrieri. Per governare dovrà essere aiutato come vuole la tradizione dalla nobiltà di Corte e da uomini come Chikafusa stesso. Insomma l'imperatore é troppo in alto per governare, i guerrieri troppo in basso, per fortuna ci sono i nobili nati per questa missione.

Ma se Chikafusa viene ucciso nel 1336 dagli Ashikaga mentre la Corte di Go-Daigo fugge da Kyoto? La Corte del Sud alla fine é sconfitta nel 1492 come nella nostra TL, e continua il regime dei samurai? Se Chikafusa non fosse esistito non avrebbe cambiato molto la storia di quest'epoca, ma avrebbe cambiato molto alla storia del XX secolo.

Senza il Jinnô Shôtoki e l'idea di Kokutai, la restaurazione Meiji non sarebbe diventata il regime imperialista che conosciamo. La restaurazione imperiale si sarebbe fatta lo stesso su un modo diverso ma non sarebbe stato fondato l'eccezionalismo giapponese e le sue conseguenze: l'idea che il Giappone é superiore e deve di diritto conquistare l'Asia, l'idea che il paese stesso é protetto dagli déi e non sarà mai occupato (rafforzato dall'assenza di colonizzazione), l'idea che tutto il paese deve seguire l'imperatore senza discutere e senza opposizione, il che finirà per fondare un totalitarismo giapponese nel 1940, ecc. Il Giappone sarebbe stato un paese più "normale" e meno ristretto da un'ideologia estremista.

Questa ideologia, associata all'estremismo militare, ha portato il Giappone alla rovina e sopravvive ancora oggi per molti, tuttora diffuso nell'immaginario generale dall'epoca quando i piccoli Giapponesi imparavano a scrivere con la frase "Il Giappone é il Paese degli Déi".

Se l'Hagakure può essere messo in parallelo con gli infami "Protocoli dei Savi di Sion", avendo aperto la via verso l'estremismo, il Jinnô Shôtoki crea questa mentalità giapponese come la conosciamo, nel vero senso della parola. I samurai e il popolo non erano abituati a pensare in termine di "nazione" e di vedere l'imperatore come qualcosa di importante per il paese. Si deve aspettare l'indigenismo giapponese della fine XVIII secolo (Kokugaku) per ritrovare le idee di Chikafusa riprese come le aveva scritte per fondare l'idea nazionale giapponese. Si può istituire un legame diretto tra XIV secolo e XIX-XX secolo con l'educazione del popolo al culto dell'imperatore.

Senza questo testo credo che sarebbe stato possibile anche uno shogunato modernizzato o un regime imperiale modernizzato con un imperatore di rappresentanza alla britannica (e il modello britannico é stato preso in considerazione). Infatti il risultato sarebbe molto vicino alla costituzione giapponese attuale, risparmiandoci il militarismo, l'alleanza con la Germania, forse la guerra contro gli USA (anche se penso che la colonizzazione del Pacifico ci sarebbe stata).

Credo che questo tipo di libri fondatori della mentalità in Europa non siano legati a una nazione in particolare, ma piuttosto al continente intero. Quale sarebbe la lista di questi libri?

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Generalissimus propone:

L'"Esprit des lois" di Montesquieu, e quasi tutta la letteratura illuminista?

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Ed aNoNimo aggiunge:

Pochi testi hanno influenzato l'Occidente del XX secolo come il "Manifesto del Partito Comunista" di K.Marx e F.Engels.

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A questo punto William Riker domanda:

Caro Perchè No?, uno dei termini giapponesi più popolari qui in Italia (ma come al solito meno conosciuti) è "Ninja". Quando hai tempo, puoi raccontarci chi erano veramente i Ninja? Avrebbero mai potuto prendere il potere nell'Arcipelago scalzando i Daimyo?

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E Generalissimus propone:

Se non ricordo male era il clan di Hattori Hanzo ad essere particolarmente famoso per l'addestramento e l'utilizzo dei ninja, però mi pare che Hanzo fosse un fedelissimo di Tokugawa Ieyasu.

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Restituiamo la parola a Perchè No?:

Infatti stavo per scrivere qualcosa a proposito dei ninja, e ti ringrazio per il tuo interesse. Quando studiavo le ucronie mi aiutavano a approfondire una grande diversità di epoche e luoghi, ed ancora oggi le nostre discussioni mi aiutano molto a riordinare cosa ho imparato.

Se dobbiamo essere precisi c’erano da secoli degli specialisti di spionaggio, assassinio ecc. Ma erano spesso dei personaggi isolati (o famiglie) e non portavano un nome generico come ninja. Durante le guerre civili del XV secolo iniziamo a vedere delle fraternità di spie-mercenari ma ancora non é la stessa cosa. Il ninja della nostra immaginazione fa parte di un'organizzazione più vasta, talvolta chiamato villaggio, rispetta una gerarchia e segue una formazione trasmessa in una stessa scuola (o in maniera ereditaria). Durante il XVI-XVII secolo sono ufficialmente dei mercanti, attori, o preti (per esempio all'epoca Edo si dice che il più grande poeta giapponese Bashô era anche lui un ninja). Sono al servizio esclusivo di un signore. Ho visitato per esempio il Ninjadera (tempio ninja) che era un falso tempio buddhista di Kanazawa, ma in realtà un centro di riunione e addestramento per i ninja del clan Maeda.

Ma c'è un'epoca in cui i ninja o shinobi sono stati più numerosi, e questo può interessare l’ucronista. Generalissimus ha parlato di Hattori Hanzo. Gli Hattori erano dei vassalli dei Tokugawa, erano entrati al loro servizio nel 1582 quando Ieyasu fuggiva da Kyôto dopo il golpe di Akechi Mitsuhide che aveva appena assassinato Oda Nobunaga (Ieyasu era il principale alleato di Nobunaga e temeva di essere il prossimo bersaglio). Gli Hattori erano legati ai ninja di Iga e dobbiamo cercare da questa parte per inventare l'ucronia.

Sono legati alla storia di due regioni: Iga e Kôga, che si trovano nella zona agricola ad Est di Nara, sempre troppo povera e isolata per avere mai ospitato un clan potente. Questa storia inizia nel 1494 nel latifondo (shôen) di Oyamato, quando fu creata una ikki (lega) locale tra piccoli samurai locali e contadini. All'epoca gli ikki sono numerosi e devono proteggere il paese contro i clan di samurai in guerra perpetua, talvolta erano riusciti anche ad espellere il clan locale o forzare una tregua tra nemici. Nella stessa epoca tutta la regione attorno a Kyôto stessa é nelle mani dei contadini armati che terrorizzano i samurai.

L'ikki di Oyamato riuniva un'assemblea contadina di capi di famiglie contadine su una base egualitaria (ma limitata ai proprietari terrieri). Accanto a loro c'era una riunione dei piccoli samurai locali (talvolta ancora contadini per una parte). I samurai guidavano la difesa comune e amministravano la giustizia e le truppe contadine, ma obbedivano alle regole dell'assemblea che aveva votato nel 1560 una costituzione di 12 articoli. Nei fatti i samurai erano alla testa della lega ma con il consenso e la sorveglianza dei contadini che potevano ribellarsi.

L'ikki di Oyamato fu un grande successo, capace di autogestirsi e mantenere l'ordine interno al punto che fu imitato dai paesini vicini per formare una confederazione di comuni (Sô é tradotto come comune, Sôson come confederazione di comuni) su tutta la regione di Iga. Nello stesso tempo i villaggi di Kôga li imitavano e c'era una cooperazione tra i due con vari giuramenti. Nella forma assomiglia moltissimo alla prima alleanza tra i cantoni elvetici.

Dunque niente signore a Iga e Kôga, al posto un'unione dei guerrieri locali, ciascuno con la sua residenza fortificata non in montagna ma tra i campi di riso (creando una rete di cammini obbligatori e di fossati, circondati da contadini pronti ad essere mobilitati quando l'assemblea locale (riunita in un tempio) li richiama. Hanno dovuto parecchie volte subire le invasioni di diversi signori desiderosi di aumentare il loro territorio, questi sono sempre stati sconfitti da una guerriglia feroce perfettamente adattata al suo territorio. Meno potenti delle armate di samurai, avevano ricorso allo spionaggio, all'assassinio, alla guerriglia e alla diplomazia (alleandosi per un breve tempo con i rivali del loro nemico del momento). Specializzati in questo tipo di guerre, sono presto diventati mercenari per diversi daimyo, ma sempre conservando la loro fedeltà alla loro propria organizzazione (che poteva avere interessi divergenti del padrone del momento).

I guerrieri-contadini di Iga e Kôga sono stati capaci di tenere lontani i samurai per quasi 90 anni prima di essere distrutti da Oda Nobunaga nel 1582. Nobunaga ha dovuto fronteggiare la guerra più difficile della sua carriera (infatti non voleva questa guerra, ma suo figlio Nobukatsu l'ha iniziata senza ordine ed é stato vinto, dunque l’onore lo obbligava a continuare) Si é finalmente deciso per una campagna di distruzione, per non dire un genocidio.

I superstiti delle comuni di Iga e Kôga, tra i quali gli Hattori, sono fuggiti nel resto del Giappone, usando la loro fama militare per mettersi al servizio di clan come i Tokugawa. Con il tempo si sono organizzati in scuole (Igaryû o Kôgaryû) attorno a qualche famiglia che conservava le loro tecniche, durante il XVII-XVIII secolo hanno anche messo per iscritto queste conoscenze che possono ancora essere studiate (e si vede con sorpresa che una gran parte di questo sapere era di ordine medico per curare qualcuno durante una guerra!).

Il grosso problema delle leghe come Iga e Kôga é che non hanno mai concepito la loro esistenza fuori del paese. Nessuno ha mai teorizzato la loro organizzazione e intravisto la sua potenza contro l'anarchia feudale. Non si sono mai visti come un concorso nazionale o come un modello alternativo di organizzazione sociale. Avrebbero potuto essere molto di più, chissà se non una confederazione di ikki di misura nazionale con l'imperatore come capo simbolico, una Confederazione Elvetica del Sol Levante.

L’ucronia sarebbe dunque questa: che sarebbe accaduto se nel 1581 Iga e Kôga fossero riusciti ad uccidere Nobunaga e a rovesciare il suo dominio sul Giappone? Dopo questa vittoria nasce un'alleanza simile al patto che ha fatto nascere la Svizzera. Con il tempo altri cantoni/sôson aderiscono, espellendo i loro signori fino a controllare tutto il Giappone centrale e a creare una Confederazione Nipponica. Il resto della storia del Giappone sarebbe l'estensione progressiva della Confederazione su tutto l'arcipelago. Questo Stato avrebbe delle componenti buddhiste (come l’ikko-ikki), cristiane (nel Kyûshû), avrebbe anche delle signorie “parlamentari” dove il daimyo rispetterebbe l'opinione di un'assemblea locale). I Samurai sarebbero ancora l'elite del paese ma sono dei samurai di rango basso e medio, nessuno sarebbe più autorizzato a controllare province intere e ad accumulare un potere dittatoriale. I ninja sarebbero incaricati di mantenere questo equilibrio e sarebbero delle truppe specializzate al servizio solo della confederazione.

Gli Europei avrebbero così la sorpresa di incontrare questo Giappone confederale e democratico.

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William Riker aggiunge:

Credo che questa sia una delle migliori ucronie su un Giappone "alternativo" che tu abbia mai scritto, amico. Mi pare di capire che il Giappone Cantonale se ne sarebbe rimasto lontano, come la Svizzera in Europa, da avventure di colonizzazione, per cui Mongolia, Manciuria e Corea sarebbero finiti alla Russia, il Tibet e Shanghai all'Inghilterra, il sud del paese e Taiwan alla Francia, magari c'era pure qualcosina per Germania e Italia, il resto sarebbe rimasto ai Qing. Certo che un Giappone neutrale avrebbe rivoluzionato completamente la storia di metà mondo e dell'intera Seconda Guerra Mondiale.

Mi ricordo che da giovane sul "Giornalino" ho letto una storia a fumetti di un samurai cui uccidevano il padrone, diventava un ronin e viveva solo per vendicare il suo Daimyo. Egli si innamorava di una nobildonna bellissima e algida, ma a perseguitarlo c'era un ninja che prima lo osteggiava in ogni modo facendogli terra bruciata intorno con la lama a forma si stella che scagliava con grande abilità, e poi all'improvviso diventava suo alleato. Alla fine si scopre che a far uccidere il Daimyo era stata nientemeno che la moglie dello Shogun cui il Daimyo si era rifiutato di concedersi per fedeltà al suo signore, e che il ninja... era la donna bellissima suddetta! Infatti suo padre era ninja, suo nonno era ninja, e così lo era diventato anche lei. Sul punto di uccidere il ronin a tradimento mentre era seduta dietro a lui a cavallo, si era detta: "Beh? Perchè la mia mano trema? Colpire alle spalle è la regola, i ninja non hanno onore. Purtroppo mi sono innamorata di questo ronin, maledizione..." E infatti alla fine, mentre lui e lei fuggono a cavallo da Edo, lei gli dice: "Ho paura che dovrai sposarmi." Lui domanda: "Perchè?" E lei: "Perchè io sono un ninja, tu mi stai tenendo troppo stretta a te, ed è una cosa che permetterei solo al mio futuro marito." Happy end.

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E Perchè No? rincara la dose:

Non so se un Giappone cantonale sarebbe stato possibile perché i comuni sono sempre stati limitati al centro del paese (Kyôto, Kansai e fino a Kanazawa), nell'Est e nell'Ovest c'erano solo delle signorie senza rivali. Ma per il bene di quest'ucronia possiamo ipotizzare una contaminazione su tutto il paese. Il XV secolo era stato il secolo delle autonomie locali e poteva ancora esserlo nel XVI secolo. Un Giappone cantonale con una grande diversità di situazioni sociali e politiche. Da notare che c'erano anche dei comuni per le grandi città: Sakai era gestita allo stesso modo di Venezia, Kyôto stessa ha avuto il suo episodio comunale con la ribellione dei machishû (leghe urbane) sotto la direzione della setta Hokke (Hokke-Ikki) tra il 1532 e il 1536, e Nagasaki ha brevemente avuto l'autonomia nel 1581-1582 sotto la guida dei Gesuiti).

Uno Stato confederale neutrale verso l'esterno (l'obiettivo principale dei comuni é sempre stato la sicurezza e la stabilità, non la conquista e la guerra) ma non chiuso, e il Giappone avrebbe iniziato già nel XVII secolo lo sforzo di traduzione delle novità dell'Occidente con una certa dose di conversioni al cristianesimo. Ma non so come le cose sarebbero andate durante il XIX secolo davanti ai pericoli della colonizzazione.

Il racconto che mi hai fatto assomiglia molto alla produzione giapponese di questo genere: il Ninja e il Rônin sono i personaggi romantici dell'epoca Edo. Ti avevo detto che c'era una forte produzione letteraria durante l'epoca Edo, hanno avuto i loro romanzi di avventura (anche dei gialli) con certi personaggi passati nella leggenda: un genere che non é mai tramontato, fino ai manga di oggi.

Pensavo a un'altra cosa. In questo Giappone cantonale come nella Svizzera della HL può darsi che senza chiusura nasca l'abitudine di esportare dei mercenari samurai nei paesi asiatici. Il regno di Ayutthaya (futura Thailandia) é già stato noto nella nostra TL per uno ricorso importante ai mercenari samurai fino alla prima metà del XVII secolo (vedere la storia di Yamada Nagamasa, quasi diventato lo shogun di questo regno).

Dei mercenari samurai potrebbero essere usati in grande numero in Corea Joseon (ricordatevi che non c'é Hideyoshi, dunque niente invasione giapponese e niente odio storico). Potrebbero servire da guardie ai re di Joseon o essere usati contro l'invasione Manciù, e così mantenere l'indipendenza della Corea contro la nuova dinastia Qing. Koxinga (Zheng Chenggong), lui stesso per metà giapponese, avrebbe fatto ricorso a questi samurai per proteggere i resti della dinastia Ming per conto dell'imperatore Yongli. Chissà se avrebbe potuto mantenere una Cina meridionale indipendente o come minimo un'isola di Taïwan indipendente sotto la sua dinastia. Con il tempo si potrebbe trovare dei samurai fino in India o in Asia centrale.

Il Giappone d'altro canto aveva dalla sua:

- Una cultura e storiografia propria che gli permetteva di definire una nazione giapponese, fondata sull'imperatore (vedi il Jinnô Shôtoki menzionato sopra), i samurai non facevano parte di questa definizione. Ha permesso una presa di coscienza nazionale rapida negli anni 1850-1870, questo non cambierebbe tranne l'obbligo di togliere il regime Tokugawa di mezzo.
- Una capacità diintegrare nuove conoscenze (dal VII secolo il Giappone ha l'abitudine di tradurre un sapere venuto dall'estero, continuato con l'olandese nel XVII secolo), questo non cambia.
- Una cultura urbana di massa capace di integrare nuovi modi di consumo, con un proletariato urbano e una classe capitalistica già alla fine del XVIII secolo. Questo esisterebbe anche senza controllo feudale e ancor di più con l'autonomia delle città. Probabilmente la classe mercantile prenderebbe progressivamente il posto della classe dirigente samurai ai vertici della confederazione.
- Uno Stato indipendente che poteva servire da interlocutore con l'estero anche se il sentimento di emergenza nazionale rimarrebbe vivo. Se supponiamo che alcuni cantoni giapponesi rimarrebbero più o meno sotto controllo dei samurai forse avremo ancora una classe guerriera motivata capace di opporsi agli Occidentali e spingere il resto del paese.

Una cosa da definire sarebbe il livello di penetrazione del cristianesimo e, soprattutto, se era il risultato di una colonizzazione parziale nelle zone convertite. Secondo me il cristianesimo sarebbe stato limitato al Kyûshû e alle città, ma il suo peso politico e la penetrazione straniera sarebbe stata combattuta durante il XVII secolo, mantenendo l'integrità del Giappone. Il risultato sarebbe la nascita di una Chiesa giapponese indigena più o meno distaccata di Roma, ma conservando legami con i Gesuiti e come nella nostra TL una riduzione del negozio con gli Europei ai soli mercanti olandesi (e poi inglesi nel XIX secolo). Possiamo anche contare sulla mancanza di appetito coloniale degli Europei sul Giappone come nella nostra TL: Britannici e Francesi più interessati alla Cina, Russi più preoccupati della Cina e Corea, Americani neutralizzati dalla guerra civile al momento giusto, ecc.

Infatti possiamo ipotizzare che il Giappone cantonale sarebbe rimasto indipendente come nella nostra TL ma con una crisi interna meno importante (niente guerra civile) e delle riforme rapide. Il Giappone diventerebbe una monarchia parlamentare con un imperatore di mera rappresentanza e la creazione di istituzioni più centralizzate per resistere all'estero e modernizzarsi. Il processo di modernizzazione dovrebbe essere più rapido.

Pensandoci un po' credo che se il Giappone cantonale riesce a mantenere la sua indipendenza e si modernizza, forse il suo sistema politico politico e sociale, non occidentale ma considerato come moderno anche dagli Europei, potrebbe diventare un modello per la Corea e la Cina, che vedrebbero svilupparsi dei movimenti repubblicani-cantonali con il sostegno di Kyôto (che rimane la capitale politica del Giappone). Il Giappone potrebbe integrare nuovi membri dalle Okinawa e Hokkaido che potrebbero mantenere la loro cultura originale senza giapponesizzazione forzata. Ovviamente è una Timeline irenistica, ma potrebbe funzionare con un po' di ottimismo, no?

Tra l'altro volevo raccontarvi che alcuni anni fa una donna aveva organizzato una festa di compleanno per sua figlia di sette anni, amava molto il Sol Levante, dunque la festa era sul tema del Giappone. Questa madre ha fatto tutto molto bene, persino con un kimono e un po' di trucco per la figlia. Tutto andava bene, ma i post su Internet hanno raccolto una tempesta di proteste arrivando fino a minacce contro la madre E la figlia (perché i membri della brigata morale di internet sono coraggiosi fino a questo punto). La cosa si è risaputa in Giappone dove tutti erano sorpresi, non c'era nessun Giapponese tra gli scandalizzati perché un Giapponese normale sarebbe molto contento di vedere una persona fare così tanti sforzi per imitare la sua cultura. Un sacco di gente mi ha chiesto con ansia se potevano vestirsi con i kimono, se ciò non provocherebbe uno scandalo. La domande non esiste neanche per i Giapponesi perché per loro il kimono é un vestito tradizionale ma normale, non c'è una ragione perché sarebbe vietato agli stranieri se vogliono essere vestiti bene. Se no quasi tutti i Giapponesi sarebbero colpevoli di rubare la cultura europea (non sono mai stati colonizzati, non può essere assimilato alla dominazione culturale da parte degli Europei).

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Lord Wilmore si spinge più in là:

Parliamo spesso di penetrazione in Giappone del cristianesimo, ma c'era la possibilità che navigatori arabi provenienti dall'Indonesia convincessero l'arcipelago a convertirsi all'Islam intorno all'anno Mille o anche più tardi?

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E Perchè No? spiega:

Infine, in Cina sotto la dinastia Tang c'erano dei mercanti arabi nei porti meridionali dell'impero, c'erano anche durante la dinastia Yuan secoli dopo dei consiglieri musulmani di Kubilay. L'anno 1000 forse non sarebbe un buon periodo perché il Giappone allora era ancora fuori dal commercio marittimo internazionale, ma potrebbe diventare possibile tra il XIV e il XVI secolo, grazie al contatto tra mercanti giapponesi e mercanti di fede musulmana a Sumatra. Ci sono degli storici che hanno ipotizzato che dei Nestoriani siano arrivati fino in Giappone, ma le prove sono scarse.

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Generalissimus poi aggiunge:

L'espansione giapponese verso la Cina è dovuta ad un conflitto risalente al Periodo Meiji tra i vertici militari della marina e quelli dell'esercito, nel quale questi ultimi ebbero la meglio.
Se i generali volevano espandersi verso ovest e il continente asiatico, gli ammiragli invece volevano espandersi nel Pacifico e verso sud, e ritenevano che i possedimenti giapponesi dovessero confinare con l'Australia.
E se a prevalere fosse la linea dei comandanti della flotta? Magari invece della Prima Guerra Sino-Giapponese vedremo i Giapponesi bruciare sul tempo gli Americani e scatenare la Guerra Ispano-Giapponese, dove il paese del sol levante si impadronirà delle Filippine e delle Indie Orientali Spagnole.
A queste nuove colonie giapponesi si aggiungeranno, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, i possedimenti tedeschi nel Pacifico.
In Cina e in Corea, intanto, il Giappone utilizzerà un approccio meno "diretto".
Scoppierà comunque la Guerra Russo-Giapponese? E cos'altro potrebbe accadere?

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Ovviamente a rispondergli è Perchè No?:

La guerra russo-giapponese ha tra le sue cause la rivalità sulla Corea. La Russia aveva mire sulla Corea e si riteneva il principale rivale del Giappone dopo la sconfitta cinese del 1895. Solo dopo la sconfitta russa é stato proclamato il protettorato giapponese sulla Corea. Dunque ci sarebbe stato lo stesso la guerra contro la Russia perché la Corea non poteva non essere presa dal Giappone.

Non era una storia di strategia di espansione ma di risorse: il Giappone aveva bisogno del ferro e del carbone della Corea (soprattutto nel Nord), ma ancora di più aveva bisogno del suo riso per alimentare l'arcipelago, quasi privo di terre agricole e di ogni risorsa per alimentare un'economia industrializzata. Stessa cosa per Taiwan.

Per la Cina é un po' diverso e avrebbe potuto evolvere in un'altra maniera, ma il Giappone si sarebbe lo stesso intromesso negli affari del gigantesco vicino anche solo per inseguire la sua ideologia di creazione di una Grande Asia.

La via del Pacifico aveva meno interesse dal punto di vista economico. Ne ha avuto di più decine di anni più tardi quando hanno voluto prendere le vie marittime importanti, e soprattutto Singapore. Le isole del Pacifico avrebbero avuto soprattutto un effetto di propaganda e di creare una zona cuscinetto per proteggere le isole metropolitane.

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La palla passa di nuovo a Perchè No?:

Eccovi un'ucronia giapponese che arriva finalmente sul circuito internazionale, niente di meno che su Netflix! Ôoku è il nome dell'harem dello shogun all'epoca Edo. Una parte chiusa del palazzo accessibile solo a un solo uomo, lo Shogun. In questa ucronia un'epidemia terribile uccide i 4/5 degli uomini: ne risulta una società rovesciata dove le donne hanno il potere. L'Ôoku diventa allora la camera dove LA shogun può accedere al suo harem maschile. Nei fatti è la vera storia dell'epoca Edo, ma con i generi rovesciati. Ritroviamo le congiure, rivalità d'amore e di onore, violenze e crudeltà della corte shogunale. E per di piu sembra ben animato.
Era stato adattato in film live action ma senza mai essere accessibile a un pubblico internazionale, ora spero che sarà doppiato. Ve lo consiglio!

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Ed ora, ecco a voi quest'idea di Renat1 e di MattoMatteo:

Un grande processo di «sinificazione»

La Cina, intorno al 1400, aveva una forte flotta marittima perlopiù mercantile che controllava l'Oceano Indiano. Zheng He (1371-1434), eunuco reale e compagno di giochi del principe Zhu Di, fu incaricato da quest'ultimo, una volta divenuto Celeste Imperatore, di intraprendere una serie di viaggi di esplorazione lungo le coste del Mare della Sonda e dell'Oceano Indiano. Zheng He partì con una flotta immensa (317 navi con 28.000 soldati a bordo), tra il 1405 e il 1433 esplorò l'Indonesia e l'Oceano Indiano, e raggiunse addirittura l'Africa Nera. Inspiegabilmente, però, i successivi imperatori della dinastia Ming decisero di porre fine ai viaggi di esplorazione e di proibire i traffici marittimi di lungo corso, permettendo ai pirati di spadroneggiare sempre di più sulle coste meridionali dell'Impero cinese. Ciò farà pendere a favore degli europei la bilancia del dominio mondiale nell'epoca delle grandi scoperte geografiche: quando i Portoghesi giungeranno nell'Oceano Indiano, troveranno sgombra da concorrenti la Via delle Indie. Ma che accade se la politica cinese muta indirizzo, e gli imperatori decidono di intraprendere una conquista di tipo coloniale in tutti i mari loro circostanti? Oggi l'Africa sarà quasi totalmente sinofona, e così l'Australia, e sicuramente saranno fondati empori e piccole colonie cinesi anche sulle coste atlantiche e mediterranee. Il Portogallo non avrà molte chance di espandersi. Anche la Spagna, potendo comunicare con la Cina restando dov'è, non avrà il "movente" per salpare verso l'ovest. L'America sarà scoperta dai Cinesi, che quindi, non avendo degni competitori, ne avranno probabilmente il monopolio. Non avendo l'America da colonizzare, l'Europa si troverà in una situazione di netta inferiorità finanziaria rispetto alla Cina, e quindi difficilmente potrà intraprendere il cammino che l'ha portata ad essere padrona del mondo. Le varie monarchie europee e gli stati islamici, trovandosi di fronte ad un avversario così forte e temibile, si coalizzeranno dando luogo a un revival dell'Impero Romano che, analogamente alla nostra Cina, combatterà strenuamente contro la penetrazione cinese e solo intorno al 2000 inizierà uno sviluppo di tipo scientifico-industriale, sempre ammesso che tra i Cinesi nasca un Galileo Galilei...

Zheng He sbarca in California ed incontra i Nativi Americani (creata con openart.ai)

Zheng He sbarca in California ed incontra i Nativi Americani (creata con openart.ai)

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A questo proposito, Generalissimus ha tradotto per noi questo video:

E se la Cina fosse stata una superpotenza coloniale?

Una piccola isola-nazione delle dimensioni simili a quelle del Michigan riuscì per centinaia di anni a colonizzare l’impero più grande della storia, l'Impero Britannico. Invece la Cina, che per gran parte della sua storia fu la più popolata, la più ricca e una delle nazioni più grandi della Terra, non colonizzò un bel niente.
Mentre le nazioni europee colonizzavano gli angoli più remoti del mondo, la Cina rimaneva concentrata su sé stessa.
Questo non era destinato ad accadere, nei primi anni del 15° secolo la Cina ebbe la marina più potente della Terra.
La flotta cinese navigò fino in Iran e in Africa orientale, e la Cina installò delle guarnigioni in Sri Lanka e nella Malacca.
Questo avvenne durante il regno dell’Imperatore Yongle, ma dopo la sua morte tutte le spedizioni verso l’esterno vennero fermate.
Perché questo accadde? Cosa avrebbe potuto permettere ai Cinesi di diventare un impero coloniale? Come sarà un mondo in cui accade ciò? Queste sono le domande di questa ucronia.
Gli imperatori della Cina condividevano il potere con i burocrati Confuciani, che in teoria dovevano ampliare il potere dell’imperatore, ma che, come fanno spesso i burocrati, divennero un contrappeso all’imperatore e una forza a loro stante.
I burocrati erano una forza conservatrice e isolazionista che si opponeva all’espansione all’estero.
Durante il suo regno l’Imperatore Yongle riuscì, grazie alla sua personalità, ad attuare le sue politiche, ma alla sua morte i burocrati ne smontarono gran parte.
L’Imperatore Yongle si era impegnato in un sanguinosissimo e lungo tentativo fallimentare di conquistare il Vietnam, e anche le sue spedizioni navali verso l’esterno erano piuttosto costose, perciò alla sua morte la burocrazia vi pose fine.
La breve avventura della Cina con l’espansione nel mondo finì, e l’impero si ritirò nell’isolazionismo per diversi secoli.
Ovviamente, come avviene sempre nella storia, i motivi del perché è avvenuta una cosa, o, più che altro del perché non è avvenuta, sono complicati e più misteriosi.
È difficile per noi in occidente capire la mentalità storica della Cina, semplicemente perché le condizioni sono molto diverse in ogni società.
Per quasi tutta la sua storia la Cina è stata la società dominante della sua regione, gli altri stati circostanti erano raggi di una ruota che hanno adottato la civiltà cinese ma non hanno mai cambiato la Cina stessa.
Ogni nazione nella regione come la Birmania, il Giappone, gli stati indonesiani ecc. pagarono ad un certo punto un qualche genere di tributo alla superiorità della Cina.
La Cina fu un paese singolo per quasi tutta la sua storia, dato che ebbe la stessa popolazione ed economia di intere civiltà come l’Islam e la Cristianità.
La Cina nel 1600 aveva una popolazione di 150 milioni di abitanti, l’intera Europa ne aveva solo 100 milioni, e il mondo Islamico, senza contare i possedimenti Moghul in India a maggioranza Induista, arrivava ad una popolazione complessiva di 80 milioni di abitanti.
La prima volta che la Cina capì che esistevano altre nazioni oltre ad essa fu nel 119 a. C., e la prima volta che la Cina riconobbe un altro paese come indipendente, la Russia, fu nel 1689.
La verità è che la Cina lavorava su presupposti riguardanti il mondo diversi da quelli delle potenze coloniali europee, per immaginare come funzionerà un impero coloniale cinese dobbiamo guardare le cose attraverso una lente cinese, non una lente occidentale applicata alla Cina.
La verità è che la Cina dell’Imperatore Yongle non era in alcun modo un impero coloniale come noi lo intenderemmo nel mondo occidentale: in occidente lo scopo principale dell’organizzare spedizioni coloniali era assoggettare qualche nuova area per conquistarla, ma la Cina aveva pochissime intenzioni di conquistare delle aree e metterci delle truppe, voleva semplicemente costringere le popolazioni native ad ammettere l’inerente superiorità della Cina e a mantenere il privilegio di essere sue vassalle.
La Cina voleva stabilire il suo dominio su tutta la regione e ricevere tributi, non c’era nessun piano per piazzare coloni cinesi in queste aree e renderle delle nuove cine nello stesso modo in cui abbiamo avuto il New England e il Vicereame della Nuova Spagna.
Questi termini di vassallaggio avevano pochissimo significato, e la Cina era chiaramente una grande nazione, quindi le nazioni dell’Oceano Indiano erano obbligate per natura, ma questo in realtà non diede ai Cinesi alcun motivo per rimanere nella regione, perciò non lo fecero.
Il problema principale è che, anche se avesse provato a creare un impero coloniale, combatterebbe contro la sua dinastia.
Alcuni secoli prima i Mongoli invasero la Cina e uccisero circa 30 milioni di persone, la terza peggior atrocità della storia dopo la Seconda Guerra Mondiale e Mao.
In seguito governarono la Cina con crudeltà e alla fine vennero cacciati.
La Dinastia Ming venne fondata da un contadino che organizzò la ribellione più riuscita mentre la Dinastia Yuan collassava nell’anarchia.
Dopo le morti massicce e l’occupazione straniera, la Dinastia Ming fu una delle più isolazioniste in tutta la storia cinese.
Avete sentito bene, a parte l’Imperatore Yongle la Dinastia Ming non attaccò quasi mai verso l’esterno e praticamente non controllava praticamente alcun territorio che non fosse a maggioranza cinese han.
Da una parte questo ha assolutamente senso, dopo quello che aveva passato la Cina l’isolazionismo era una reazione ragionevole, dall’altra non era destino: più tardi nella storia, quando la Cina fu umiliata dalle potenze occidentali e dal Giappone, non si rivolse su sé stessa, decise di non farsi più umiliare di nuovo e divenne una potenza globale, il dragone dormiente che le nazioni occidentali hanno svegliato e col quale adesso devono avere a che fare.
Possiamo aspettarci che la Dinastia Ming faccia qualcosa di simile in questa TL con centinaia di anni in anticipo, usando l’umiliazione e la conquista come foraggio per l’espansione.
Comunque, un altro problema della Dinastia Ming è di tipo societario: in Europa la colonizzazione venne fatta quasi interamente da mercanti e soldati, e si può dire molto realisticamente che il governo a Londra non ha creato quasi nulla dell’impero britannico, ma queste forze in Cina erano messe a tacere.
C’è un proverbio cinese che dice più o meno “come non usi il ferro buono per fare i chiodi così non usi i buoni uomini per fare i soldati”.
Le forze armate Ming erano terribilmente equipaggiate e addestrate su tutta la linea, in secondo luogo i mercanti venivano ostacolati da varie leggi, strutture sociali e regolamentazioni che fecero sì che il capitalismo non si evolvesse allo stesso modo che in occidente.
Questi erano entrambi effetti collaterali della forza della burocrazia centrale, che aveva paura dei mercanti e dei soldati, e perciò li teneva a bada come forze sociali.
Dato che i burocrati erano isolazionisti e conservatori la Cina non ebbe mai un impero coloniale, e nel nostro mondo la Cina divenne una potenza mondiale quando i burocrati Confuciani vennero distrutti da generazioni di tecnologia occidentale e dal Marxismo.
E quindi, come cambiamo queste due variabili? Abbiamo bisogno di una nuova leadership, la Dinastia Ming dovrebbe subire una revisione completa su come vede il mondo.
Magari la Dinastia Ming non esiste, qualche altro contadino prende il potere a Pechino e fonda una dinastia più capace.
Far sì che le forze armate siano più rispettate non è difficile: quando i Manciù, che erano un popolo guerriero, conquistarono la Cina, trattarono le forze armate con rispetto, le pagarono bene e, sorprendentemente, la qualità delle forze armate crebbe enormemente.
Sarebbe sensato se la Dinastia Ming si alleasse con le città mercantili della Cina.
In questa era la Cina vide una grande crescita economica e un’espansione commerciale, le città e la classe media si stavano rapidamente espandendo in tutta la Cina, se l’imperatore farà un accordo con questa nuova forza creerà dei motivi finanziari e commerciali per l’espansione.
Questo creerà un equilibrio delle forze nella classe dominante cinese tra le forze armate, i mercanti, l’imperatore e i burocrati che aiuterà parecchio la Cina.
In questa TL, dopo la morte dell’Imperatore Yongle le navi e la marina vengono fatte rimanere nelle provincie.
Le colonie nell’Oceano Indiano sarebbero lontane, perciò in realtà non saranno l’obiettivo principale della colonizzazione esterna iniziale cinese.
La Cina era circondata da molti territori semibarbarici che sarebbero stati perfetti per la colonizzazione, a quell’epoca la Malesia, Taiwan, le Filippine, la Nuova Guinea e gran parte dell’Indonesia erano abitate da tribù.
La Malesia e gran parte delle Filippine potrebbero diventare direttamente delle prime colonie, con i Cinesi che prenderanno possesso dello stretto strategico nella Malacca o nella moderna Singapore.
La Cina in quest’era stava vedendo un’enorme crescita demografica, nel 1500 aveva una popolazione di 125 milioni di abitanti, nel 1600 di 150 milioni e nel 1700 di 210 milioni.
Nella nostra TL milioni di Cinesi sono migrati verso l’Asia sudorientale, e in questa TL ciò sarebbe ancora più vero, verrà creata una Nuova Cina nelle giungle del Sudest Asiatico.
Gli stati dell’Indonesia erano tributari cinesi, e in questa TL lo rimarranno.
I Cinesi, essendo in questa TL la potenza navale dominante, inizieranno ad esercitare una seria influenza sull’Indonesia.
L’Indonesia era piuttosto ricca, con ogni gruppo di isole che produceva una diversa spezia costosa che sarà esportata nel resto del mondo.
Un po’ come fecero gli Olandesi, che nella nostra TL colonizzarono l’Indonesia, i Cinesi costruiranno forti commerciali nei luoghi strategici dell’arcipelago, specialmente a Giava, la fertile isola civilizzata che contiene più di metà della popolazione.
Gli stati locali indonesiani erano molto primitivi dal punto di vista militare, il che significa che, proprio come gli Olandesi, i Cinesi espanderanno la propria forza fino a costituire un’egemonia che domina tutta l’Indonesia.
Il 15° secolo verrebbe passato a consolidare il controllo sull’Asia sudorientale.
I pirati giapponesi dominavano la costa settentrionale della Cina, perfino al picco della potenza della marina cinese il commercio lungo la costa settentrionale della Cina era fisicamente impossibile a causa loro, e la marina cinese diverse volte sfuggì per un pelo alla distruzione da parte dei pirati giapponesi nel suo porto principale di Nanchino.
Questo significa che una scoperta cinese dell’America, per la quale serviranno i porti orientali invece di quelli meridionali, è piuttosto improbabile in questo stadio.
Nel frattempo, all’alba del 16° secolo, inizieremo a vedere l’arrivo degli Europei, soprattutto i Portoghesi nell’Oceano Indiano.
I Cinesi basati nel loro porto della Malacca avranno guarnigioni sparse in tutto l’Oceano Indiano che chiedono tributi agli stati nativi, con la concentrazione principale cinese in Asia sudorientale.
Gli Europei porteranno con loro nuove tecnologie mortali.
Le navi cinesi costruite all’epoca dell’Imperatore Yongle erano enormi e molto avanzate, è vero, ma le navi occidentali dell’epoca erano molto più progredite dal punto di vista militare.
I cannoni delle navi occidentali erano posti su ruote, il che significa che il rinculo non distruggeva gli scafi, e questo vuol dire a sua volta che le navi occidentali avevano molta più potenza di fuoco di quelle asiatiche, ed è per questo che le navi occidentali riuscirono a dominare gli oceani del mondo.
Le navi cinesi, invece, usavano armi a distanza come quelle occidentali, ma queste erano principalmente archi e frecce e lance da fuoco, dei lanciafiamme primitivi.
I cannoni occidentali all’inizio faranno sloggiare i Cinesi dall’Oceano Indiano, ma in questa TL la Cina farà qualcosa che nella nostra fece solo raramente: adattarsi alla tecnologia europea.
La Cina di questa TL avrà delle forze armate potenti e delle influenze coloniali, troverà necessario adattarsi alle armi in stile europeo.
Questo significa che la Cina in questa TL riuscirà a mantenere la parità tecnologica militare con l’occidente.
L’Oceano Indiano è diviso in modo strano, per metà dell’anno il monsone soffia in una direzione e in quella inversa per l’altra metà, e le varie parti dell’oceano hanno venti e correnti completamente diverse.
Questo significa che l’oceano è effettivamente diviso all’altezza dello Sri Lanka in una metà orientale e occidentale.
Gli Europei arriveranno a dominare la parte occidentale, mentre i Cinesi quella orientale.
Il controllo cinese sull’Indonesia e delle acque circostanti implica che scopriranno e saranno l’unica forza della regione a colonizzare l’Australia.
Mentre la Cina vedrà grandi successi a sud, affronterà grandi problemi a nord.
Ho già parlato dei pirati giapponesi che devastavano le coste settentrionali e orientali della Cina, nel frattempo, nella nostra TL, poco dopo la morte dell’Imperatore Yongle, la Dinastia Ming subì una sconfitta incredibilmente umiliante da parte dei Mongoli che quasi spazzò via il governo centrale.
Con una Dinastia Ming molto più militarmente competente questo è molto meno probabile che accada, ma con i Mongoli a nord i Cinesi saranno incapaci di estendersi a nord e a ovest.
Nel frattempo i Cinesi, essendo una forte potenza navale, cercheranno di cacciare i pirati giapponesi dai mari orientali.
Questo in realtà si ritorcerà orribilmente contro di loro, l’uso cinese di navi in stile occidentale risulterà nei Giapponesi che si uniranno all’enorme corsa agli armamenti Sino-Europea.
Nella nostra TL i Giapponesi adottarono le tecnologie occidentali nel 16° secolo molto meglio dei Cinesi, e ciò sarà un problema in questa TL.
Nella nostra TL, dato che la Cina era un paese isolazionista, il Giappone, dopo la fallita invasione della Corea, divenne un paese isolazionista, voltando le spalle al mondo, ma essendo la Cina un’enorme potenza navale che può minacciare lo stesso Giappone, questo sarà impossibile.
Il Giappone invece raddoppierà la posta, e proverà al suo meglio a rivaleggiare con la Cina diventando una potenza militare e coloniale.
La corsa agli armamenti in Asia orientale creerà degli interessanti effetti collaterali, con un’enorme guerra navale intorno alla Corea.
È così che forse le kobukson, le prime corazzate inventate nel 16° secolo, diventeranno ampiamente utilizzate nelle marine cinese e giapponese.
Nel frattempo, dato che i Cinesi stanno combattendo gli Europei nell’Oceano Indiano, potremmo vedere le kobukson diventare i pilastri delle battaglie navali dell’Europa del 17° secolo.
Inoltre, con l’escalation fra il Giappone e la Cina, la Corea potrebbe diventare un concorrente militare e coloniale, ma penso sia più improbabile che probabile.
Gli Asiatici orientali sentiranno parlare per la prima volta dell’America dagli Europei, e gli Spagnoli troveranno un modo per organizzare il commercio tra le loro colonie in Messico e le colonie cinesi nelle Filippine come fecero nella nostra TL.
I Giapponesi, per competere con i Cinesi, creeranno una colonia in America, mentre anche i Cinesi, per impedire ai Giapponesi di impadronirsi del continente, fonderanno una colonia, un po’ come gli Inglesi e i Francesi dall’altro lato del continente.
I Cinesi, essendo più a sud e più potenti, conquisteranno il porto meridionale e migliore di San Francisco, mentre i Giapponesi conquisteranno a nord il secondo miglior porto di Seattle.
Vedremo la colonia cinese svilupparsi dalla California e quella giapponese dal Nordovest Pacifico.
I Giapponesi seguiranno la Kuroshio per raggiungere le loro colonie nel Nordovest Pacifico, perciò colonizzeranno la costa della Siberia e qualche area che in realtà è temperata, come la Kamčatka e il Territorio del Litorale, assieme all’Alaska.
Nella nostra TL le tribù manciù arrivarono da nord e conquistarono la Cina nel 1644, ma questo sembra improbabile in questa TL.
Prima di tutto la Dinastia Ming era in declino da 200 anni, e i Manciù riuscirono a sfruttare tutti i problemi interni dei Ming dei quali ci siamo sbarazzati in precedenza in questo video.
Inoltre i Manciù riuscirono a sfruttare le tecnologie europee molto meglio dei Cinesi, cosa che in questa TL non accadrà.
Nell’Europa del 17° secolo la combinazione di polvere da sparo e formazioni di gruppo permisero soprattutto ai Russi di distruggere le tribù a cavallo delle praterie, ma questo non avverrà nella Cina di questa TL.
I Manciù non erano del tutto nomadi, avevano una forte base agricola e riuscirono ad adattarsi alla tecnologia europea molto bene.
La Piccola Era Glaciale fu tremenda per la Manciuria, il che volle dire che per sopravvivere in pratica furono obbligati ad invadere la Cina a sud.
Questo risultò in una guerra tremenda che, diversamente dalla nostra TL, finirà con una vittoria della Cina invece che con una conquista manciù.
I Manciù però manterranno la loro coalizione con i Mongoli, e rimarranno una spina nel fianco settentrionale della Cina.
Questo impedirà alla Cina di espandersi verso nord in questa TL.
Intanto, poiché i Russi si espanderanno ad est attraverso la Siberia e l’Asia centrale, i Manciù entreranno in conflitto con loro.
I Manciù riusciranno a costituire una coalizione di tribù delle steppe contro i Russi e a controllare la metà orientale della Steppa Eurasiatica e della Siberia.
I Manciù rimarranno schiacciati fra tre nazioni potenti e popolate, il Giappone, la Cina e la Russia.
Dopo circa 100 anni di dominio regionale, i Manciù verranno conquistati dai Russi e dai Cinesi, dato che la polvere da sparo continuerà ad erodere il vantaggio dei cavalieri nomadi, e quando i Russi migreranno ad oriente i Manciù verranno sopraffatti.
I Giapponesi, con le loro colonie lungo la costa orientale della Siberia, andranno molto bene, assoggettando gran parte della Siberia nella confusione, che alla fine sarà spartita in tre.
La Dinastia Ming cadrà comunque, una singola famiglia non può dominare un paese così a lungo, ma la dinastia successiva che la sostituirà sarà etnicamente han e continuerà le sue politiche e l’espansione.
Nella nostra TL i due principali concorrenti per la colonizzazione dell’India furono gli Inglesi e i Francesi.
Questi ottennero il dominio perché riuscirono a sfruttare il commercio dell’India orientale relativamente intoccato, mentre l’India occidentale era già dominata da una serie di nazioni più piccole, come gli Olandesi, i Danesi o i Portoghesi.
Se però i Cinesi fossero la principale potenza commerciale dell’India orientale, entrambe queste forze si sarebbero annullate l’un l’altra: i Cinesi interverranno contro ogni tentativo europeo di colonizzare il subcontinente e viceversa, in questo modo l’India rimarrà indipendente.
Potrebbero accadere una o due cose se gli Inglesi non colonizzeranno mai l’India: le tribù collinari maratte potrebbero crearsi un proprio impero nel nord dell’India, oppure lo faranno le tribù afghane, in entrambi i casi lo stato sarà pieno di Europei e Cinesi che cercheranno con tutti i mezzi di ottenere influenza.
Esso probabilmente finirà come l’Impero Ottomano, che sopravvisse mettendo le potenze europee le une contro le altre per ottenere un equilibrio del potere.
Il nord dell’India sarà probabilmente un grande impero, mentre il sud sarà una mescolanza di stati più piccoli.
In Nord America probabilmente vedremo Giapponesi, Cinesi e Inglesi dividersi il continente, gli Asiatici e gli Europei avranno le Montagne Rocciose come barriera principale.
Non sono sicuro se il Messico potrà sopravvivere come potenza minore, potrebbe farlo mantenendo il Nuovo Messico e il Texas meridionale facendo scontrare i Cinesi e gli Inglesi.
Forse con la cooperazione cinese un analogo della Confederazione potrebbe secedere, così da indebolire lo stato centrale americano.
In questa TL la Cina si industrializzerà, nel nostro mondo la Cina si industrializzò, quindi potrebbe avvenire.
Nel nostro mondo la sovrappopolazione rese l’industrializzazione meno fattibile in Cina, dato che non c’è motivo di comprare equipaggiamento avanzato se puoi semplicemente assumere 20 tizi sottopagati per fare un lavoro.
Con un enorme impero coloniale che esporta popolazione, questo sarà molto meno probabile.
Con una burocrazia Confuciana molto più debole, delle città e dei mercanti molto più forti, ogni genere di risorsa dalle colonie e la competizione militare e tecnologica con l’Europa, abbiamo praticamente una ricetta perfetta per l’industrializzazione nel 19° secolo.
In questa TL oggi la Cina sarà un’enorme e affermata superpotenza industriale con centinaia di anni alle spalle.

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Così risponde Perchè No?:

La politica tradizionale dei Ming approvata dal neoconfucianesimo era la chiusura del mare. C'era ovviamente la volontà di non impegnarsi sul mare, ma sopratutto di non incoraggiare il commerco marittimo libero: questo commerco doveva prendere la forma unicamente di tributo offerto alla corte in carovane facili da controllare. Soprattutto, doveva impedire l'avvento di una classe mercantile considerata parassitica nel modello agrario confuciano, in cui l'unica ricchezza della nazione doveva venire dalla terra, e l'impero doveva essere capace di sostenere i suoi bisogni da solo. Non era l'ideologia dei Song,ma i Ming, e poi i Qing, erano fermi su questa politica, scolpita nel marmo della volontà imperiale, e definivano la politica dell'imperatore giusto (un imperatore giusto era proprio quello che ascoltava la sua burocrazia e non agiva come un sovrano assoluto, rispettando la tradizione). I buoni imperatori sono stati quelli che sapevano usare la burocrazia a loro vantaggio, sempre rispettando l'ortodossia confuciana, nata proprio per limitare l'assolutismo del sovrano. A questo livello Yongle, malgrado le sue azioni, non era considerato come un imperatore giusto: il suo successore si è sbrigato a tornare all'ortodossia per guadagnare il sostegno di tutti.
Un impero coloniale o una talassocrazia cinese secondo me deve essere considerata sotto i Song, non sotto i Ming, malgrado le loro esplorazioni (i Song erano già giunti fino all'Africa dell'Est, Zheng He non ha scoperto niente...)

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Non poteva mancare il parere del grandissimo Enrico Pellerito:

Oggi si è giunti a scoprire il perché l'esplorazione navale transoceanica cinese sia stata interrotta: una lotta di potere interna alla corte imperiale tra la fazione degli eunuchi, responsabili della marina, e coloro che li avversavano, si concluse con vittoria dei secondi, che sconfessarono la politica navale.
Fu, certamente, un errore macroscopico in termini di mancata proiezione di potenza, una miope forma di rivalsa nei confronti di un gruppo avversario; se fra le iniziative degli eunuchi ci fosse stato qualsiasi altra cosa utile, nulla vieta pensare ad una sua abolizione per partito preso.
Inspiegabili, invece, continuano ad apparire altre decisioni prese dai regnanti cinesi, quali l'abolizioni degli orologi, dei filatoi ad acqua, di quasi tutta la tecnologia meccanica.
Non che mancassero anche in altri luoghi similari scelte, dovute a preconcetti religiosi, culturali, superstiziosi e via dicendo, ma esse erano circoscritte a singoli aree, non ad un intero e vasto territorio come l'impero cinese, la cui unitarietà, in questo caso, fu un paradossale handicap, non consentendo quella proficua competizione tra nazioni che invece determinò la sostanziale superiorità e derivante supremazia di quelle varie realtà europee, che finirono per spartirsi e dominare quasi tutto il globo.
La proposta originaria è, dunque, non soltanto il mantenimento della politica navale, ma addirittura una concreta sterzata in chiave colonialista, certamente ai fini mercantili, ma pronta a passare alle vie di fatto laddove essa dovesse affrontare un qualsiasi ostacolo.
Una vocazione "militarista" della dinastia Ming, non consigliata in maniera ottusa e introversa, aperta al progresso tecnologico (impiegabile pure sui mari e sui campi di battaglia) e in questo caso avvantaggiata dall'unitarietà dell'impero (che seguirà obbediente le disposizioni giunte dall'alto, prodigandosi nella conquista di tutte le terre emerse che verranno scoperte).
Se il processo si realizza come su esposto, le condizioni finanziarie europee saranno notevolmente compresse, così come le stesse capacità militari di opporsi ai Cinesi sui mari.
La colonizzazione interesserebbe l'Africa, poi le Americhe, dalle coste si indirizzerebbe verso l'interno e nel corso del tempo quanto operato dagli europei sarebbe invece effettuato dal Celeste Impero.
La possibilità che avvenga anche per l'Europa un'invasione e una conquista da parte del Celeste Impero, per il momento non la focalizzo,
Un aspetto che qui mi preme sottolineare non è tanto la possibilità che saremmo oggi in presenza di un mondo totalmente dominato dai Cinesi (processo, questo, forse già in corso di lenta ma progressiva attuazione) quanto la "sinificazione" linguistica di un'ampia area del globo.
In Asia, nella zona che oggi corrisponde alla RPC, l'omogeneità linguistica del mandarino, pur con tutte le peculiarità locali che si possono incontrare, rende manifesto che i Cinesi, durante un periodo di circa 2.500 anni, hanno culturalmente fatto da schiacciasassi nei confronti delle altre lingue, così come dei relativi gruppi etnici.
Probabile che questi siano stati eliminati o assimilati più o meno forzatamente, ma il panorama linguistico cinese oggi appare come un oceano rappresentato dal mandarino mentre poche e sparpagliate isole rappresentano le altre lingue in essere nell'ambito del territorio cinese.
L'espansione europea nel nuovo mondo si ottenne con la superiorità delle armi, ma fu con le malattie importate, contro le quali gli autoctoni non avevano sviluppato alcuna difesa, che si giunse addirittura ad un genocidio di massa, il quale non si sarebbe neanche volutamente potuto ottenere con la sola forza bellica, pur guidata dalla più grande crudeltà immaginabile.
Tale evento non sarebbe diverso se al posto degli europei saranno i Cinesi ad ottenere il dominio delle Americhe.
E come oggi le lingue parlate nel Nuovo continente sono prevalentemente spagnolo, inglese e portoghese, in questa alternativa avremmo ambedue i subcontinenti americani abitati da popoli che parlerebbero un idioma nato secoli e secoli prima lungo le sponde dei fiumi della Cina.
Considerando che ciò avverrebbe anche per quanto riguarda le "nostre" 'Australia e Nuova Zelanda, mentre non mi sento di escludere che pure più o meno ampie porzioni dell'Africa potrebbero essere interessate, quanti esseri umani oggi parlerebbero cinese?

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E Bhrihskwobhloukstroy aggiunge:

Queste sono davvero le nuove frontiere dell’Ucronia: affrontare direttamente la Storia Mondiale nel suo complesso. Non ricordo che avessimo mai affrontato questo tema e mi ci butto a capofitto. Partirei, come tutti, dalle cifre di Ethnologue (2020) sulla demografia linguistica attuale:

cinese (in 39 Stati) un miliardo e 311 milioni
in particolare cinese mandarino (in 13 Stati) 918 milioni
spagnolo (in 31 Stati) 460 milioni
inglese (in 137 Stati) 379 milioni
hindī (in 4 Stati) 341 milioni
arabo (in 59 Stati) 319 milioni
baṅgālī (in 4 Stati) 228 milioni
portoghese (in 15 Stati) 221 milioni
russo (in 19 Stati) 154 milioni
giapponese (in 2 Stati) 128 milioni
lahndā (in 6 Stati) 119 milioni
pañjābī occidentale (in 2 Stati) 92.7 milioni
marāṭhī (in uno Stato) 83,1 milioni
telugu (in 2 Stati) 82 milioni
wú (in uno Stato) 81,4 milioni
malese (in 20 Stati) 80,3 milioni
turco (in 8 Stati) 79,4 milioni
coreano (in 6 Stati) 77,3 milioni
francese (in 54 Stati) 77,2 milioni
tedesco (in 28 Stati) 76,1 milioni
việtnamita (in 4 Stati) 76 milioni
tamiḻ (in 7 Stati) 75 milioni
yuè (in 13 Stati) 73,1 milioni
ʾurdū (in 7 Stati) 68,6 milioni
giavanese (in 3 Stati) 68,3 milioni
italiano (in 14 Stati) 64.8 milioni

Si può notare sùbito che, se si raggruppasse in classi (come cinese o arabo), il ‘latino’ avrebbe 985 milioni di Parlanti, il ‘germanico’ circa 515 milioni e lo slavo 315. Da un lato, infatti, è ben vero che il pǔtōnghuà ammonta da solo a 918 milioni su un miliardo e 311 milioni, ma questa cifra non è frutto di un’assimilazione negli ultimi due millenni, bensì nel I millennio a.C., quindi paragonabile al latino o al protogermanico (per il resto è conseguenza di crescita demografica); dall’altro, fino al XX secolo la diffusione dell’intera classe cinese era limitata alla Cina storica, escluse le grandi Provinc(i)e della Manciuria, Mongolia, Xīnjiāng e Tibet, per cui corrisponde come area ed epoca alle grandi Nazioni europee del Basso Medioevo, la tedesca (che includeva la Scandinavia, la Slavia Romana, la Lituania, la Russia e l’Ungheria) e la gallesca (neolatina), dunque in cifre attuali circa un miliardo e 815 milioni di Parlanti. Questa cifra, maggiore di tutti i Cinesi, Tibetani e Birmani attuali (ossia la somma di tre classi corrispondenti alle tre indoeuropee germanica, slava e neolatina), comprende naturalmente anche l’assimilazione di molti Immigrati di origine non europea; questo ci suggerisce dunque che i Cinesi ucronici – complessivamente – potrebbero appunto arrivare al miliardo e ottocento milioni di Parlanti, allorché però in Europa le due Nazioni tedesca e gallesca ammonterebbero insieme a circa un miliardo e trecento milioni. Senza le Colonizzazioni d’Oltreoceano (che hanno enormemente arricchito gli Stati atlantici) e perciò senza la divisione in Stati che ha innescato il Colonialismo, avremmo molto probabilmente davvero una simmetrizzazione fra Europa e Cina, non per quanto riguarda la frammentazione di quest’ultima (lo sviluppo dell’ucronia lo esclude; però mi pare molto probabile che gli altri dialetti cinesi sarebbero enormemente più numerosi a livello demolinguistico), ma per quanto riguarda l’unità politica della prima, inevitabilmente in uno Stato ‘nazionale’ (come quello cinese) della Nazione tedesca e gallesca, che tutti sappiamo qual è o sarebbe stato.

Ciò determinerebbe anche le proporzioni linguistiche all’interno dell’Europa, pure in questo caso più simili a quelle cinesi (“simili” e non uguali, perché le lingue imperiali sarebbero due e non una). Da un lato, il tedesco (che è diatopicamente composito, ossia una lingua formata dalla convergenza di più varietà) avrebbe assimilato – come in effetti stava facendo anche nella Storia reale – la Scandinavia (ovviamente inclusa la Danimarca) fino alla Groenlandia e alla Finlandia e contemporeaneamente avrebbe avuto il ruolo del grande russo (come si vede nel piccolo esperimento storico della Colonizzazione Tedesca, anche Ebraica) nell’espansione a Est, con confine meridionale sulla linea Sava-Alpi Transilvaniche e orientale fra Volga e Urali (fino al Caucaso); dall’altro, la lingua-tetto della Nazione Gallesca sarebbe stato verosimilmente il provenzale (benché il fiorentino potesse assurgere, nel Regno Longobardo, al ruolo di uno dei dialetti cinesi storici). I Coloni europei nelle Americhe, in Sudafrica e in Oceania sarebbero nati e vissuti in Europa, per cui stimerei in circa ottocento milioni i Tedeschi e circa cinquecento i Galleschi, in maggioranza grandi masse di Contadini, mentre le città si concentrerebbero lungo le coste e i grandi fiumi continentali. In passato ho sempre privilegiato la prospettiva della Cina come Unificatrice dell’Eurasia; in questa ucronia la conquista dell’Europa non è prevista (per il momento), ma quella del Medio e Vicino Oriente mi pare necessaria, il che contribuisce al mezzo miliardo di Sinofoni (ufficiali) in più rispetto al nostro tempo. In breve: date queste condizioni ucroniche, i Cinesi oggi sarebbero più o meno come gli attuali Europei nel Mondo (e dunque meno numerosi nella Madrepatria), mentre questi ultimi sarebbero tutti ‘rimasti’ in Europa, con un saldo demografico negativo di circa mezzo miliardo rispetto ai numeri che conosciamo e con pressoché obbligata alterazione degli equilibrî di forza a favore – in questo caso – delle maggiori Potenze continentali (non coloniali) e – come gli Hàn – di tradizione imperiale a quota cronologica medioevale.

In questa ucronia, il mio chiodo fisso dello Stato Mondiale si sdoppierebbe: da un lato, il suo ruolo sarebbe svolto dall’Impero Cinese (che tuttavia, a quanto pare, non arriverebbe a unificare l’intero Globo), mentre dall’altro l’Impero Europeo si unificherebbe ugualmente (come nei miei delirî), ma limitato al Subcontinente da cui trae il nome. Il Grande Impero di Mezzo (Mĕizhōngguó) e il Piccolo Grande Impero (S.R.I.N.G.I./H.R.R.T.W.N.), rispettivamente. A questo punto la simmetria viene meno, perché è chiaro che un omologo europeo della Cina non potrebbe tentare la scalata all’Egemonia, di fronte a in Rivale molto più unito che l’Occidente contemporaneo. La Rēs Pūblĭcă Chrīstĭānă, al posto della Repubblica Popolare Cinese, subirebbe il destino che a quest’ultima l’attuale Superpotenza Egemone vorrebbe riservare: contenimento e omologazione o frammentazione. In questo caso, però, la Superpotenza non sarebbe lo sviluppo messianico di una Confederazione di ex-Colonie, ma lo stesso Impero ‘originario’, quindi la Globalizzazione sarebbe all’insegna dei Riti Cinesi e non di una loro versione mutata e semplificata (come sono invece le Confessioni Pentecostali rispetto al Cristianesimo storico o in generale il Modo di Vita Americano rispetto alla Cultura Europea). Il Cattolicesimo – trionfante a un certo momento – sarebbe oggi pervaso di Filosofia Confuciana e Dàoista (del resto totalmente compatibile) e pure di Buddhismo, se non – negli ambienti Scolastici più conservativi – del rivale Dvaitavēdāntaḥ (che rappresenterebbe l’omologo del Marxismo Maoista).

Per divertirci un po’, possiamo anche immaginare l’insistenza di Vienna sulla Dottrina della Non Ingerenza negli Affari Interni dei singoli Imperi e magari anche una forte mobilitazione delle Masse nazionaliste fra Rēs Pūblĭcă Chrīstĭānă da un lato e l’omologo del Giappone nella Globalizzazione Sinica (forse l’Impero Ottomano, una volta sconfitto dalla Cina?) intorno alle Acque Territoriali e ad arcipelaghi strategici come Malta, Gozo e Comino o le Isole Ionie; si può perfino arrivare a pensare a qualcosa di simile a Táiwān, per esempio Cipro o Creta come rivale della Rēs Pūblĭcă Chrīstĭānă, che si rifiuterebbe di riconoscerne l’esistenza come Stato indipendente. Mi pare chiaro che non esisterebbe il Pīnyīn; casomai, il Bōpōmōfò debitamente arricchito sarebbe impiegato al posto dell’Alfabeto Fonetico Internazionale. Le Nuove Vie della Seta invece godrebbero di buona stampa come oggi (però malviste dall’Impero che deterrebbe il primato sugli Oceani)...

Le navi di Zheng He tra le isole dei Caraibi in un'antica stampa cinese (creata con openart.ai)

Le navi di Zheng He tra le isole dei Caraibi in un'antica stampa cinese (creata con openart.ai)

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Non può non dire la sua Paolo Maltagliati:

Mi affascinava la prospettiva della simmetrizzazione con un 'dualismo o trialismo' linguistico in Cina.
Al pari di quello latino-slavo-germanico (personalmente aggiungerei pure il turco).
In realtà, non voglio fare il picconatore di turno, ma la proiezione verso l'esterno avrebbe potuto aumentare la frammentazione interna (e questa a sua volta avrebbe creato una proporzionale crescita della proiezione verso l'esterno).
Ma, lasciamo perdere questa mia idea e concentriamoci su quali lingue avrebbero potuto essere 'imperiali'.
Le dividerei in tipi.
Quelle di tipo A sono le lingue 'del rimland' che assumono dignità imperiale in quanto una delle dinastie cinesi viene dal rimland e non si sinifica, perlomeno non completamente (lo so che l'esperimento svolto va in direzione contraria, ma l'esempio del francese con l'acadiano mi da' da pensare)
Quelle con il punto di domanda sono le lingue del 'rimland esterno', mai raggiunto nella storia nota dai cinesi, ma chissà in questa ucronia.

1) il tibetano
2) il mancese
3) il mongolo
4) il turcico orientale

5?) Viet
6?) Thai
7?) Khmer
8?) Malay
9?) Giapponese
10?) Coreano
11?) Burmese
12?) Mon

Le lingue di tipo B sono lingue dell'heartland che possono diventare competitive con lo spostamento degli assi commerciali e assurgere a un ruolo 'imperiale anche perché potenzialmente usate più della versione standard nelle colonie. Quelle col punto di domanda sono un intermezzo tra la tipologia A e B. Sebbene facciano parte dell'heartland, sono comunque non siniche, quindi potenzialmente viste come lingue del rimland

1) Yue
2) Wu
3) Hakka
4) Min
5) Xiang

6?) Mien
7?) Hmong

Le lingue di tipo C, ovvero le lingue coloniali che prendono il sopravvento sulla parlata della madrepatria.
Qui non si può stilare una classifica di lingue note.

Le lingue di tipo D, ovvero le lingue creole eventualmente nate da vari pidgin. Qui il massimo che si può fare è elencare diversi pidgin ragionevolmente proficui.

1) malaowu
2) malaocantonese
3) javacantonese
4) javawu
5) sinomanchugiappocoreano
6) sinobengalese
7) hakkamon
8) tibetovietchamkhmerthai

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Enrico Pellerito ritorna alla carica:

Riguardo quanto fai presente sulle diversificazioni e le classificazioni linguistiche, credo che Guido possa dire molto; io conosco la materia in modo superficiale, ricordo di aver letto che la Cina rappresenta un qualcosa di apparentemente anomalo dato il suo monolitismo linguistico.

Essendo l'area abitata da almeno da 500.000 anni, si deve ritenere che dovevano essere presenti decine di migliaia di lingue, ma sta di fatto che la progressiva unificazione politica e culturale ha fatto piazza pulita della stragrande maggioranza di esse.

Esiste il mandarino e altre sette lingue parenti prossime ma molto territorialmente frammentate e disperse.

Tutto il resto, comprese le lingue che oggi si parlano oltre i confini cinesi ma sempre nell'Asia orientale e nelle zone limitrofe (austronesiane comprese) sembrano l'evoluzione di quelle appartenute agli altri popoli presenti in zona e che sono stati da lì estromessi a seguito della massiccia espansione degli antenati degli attuali Cinesi, portatori dell'idioma sino-tibetano.

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Anche Federico Sangalli ha la sua opinione:

Sull'aspetto demolinguistico e geopolitico penso che Bhrihskwobhloukstroy abbia già risposto in modo magistrale. Sull'aspetto della possibilità di una colonizzazione cinese a partire dal XV Secolo bisogna tenere conto del fatto che, specie in Africa, le ambizioni coloniali europee di manifestarono solo nel XIX Secolo, davanti alla necessità delle borghesie continentali di sopperire alle risorse richieste da una società in piena Seconda Rivoluzione Industriale. Quindi l'eventuale influenza cinese dovrebbe configurarsi in modo simile a quella europea prima della Rivoluzione Francese, ovvero una serie di basi appoggio costiere per proteggere le rotte commerciali verso i propri interlocutori economici, a cui si aggiungevano tributi e saccheggi nei confronti di alcuni centri di potere indigeni sufficientemente benestanti da meritare le rapaci attenzioni dei mercanti-conquistadores che solcarono i mari a cavallo tra il Quattrocento e il Settecento. Gli obiettivi espansionistici cinesi saranno poi innanzitutto l'Indocina e le Indie Orientali, seguite dall'Australia e dalla costa africana dell'Oceano Indiano. Solo in un secondo tempo il resto dell'Oceania e le Americhe entreranno tra gli obiettivi del Celeste Impero.

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Ed Enrico chiosa:

Concordo sulla prospettiva e la sequenza epocale, così come sull'analisi relativa alla politica espansionistica cinese. Il punto di divergenza, cioè il mantenimento della fazione degli eunuchi quale componente approvata e tenuta in considerazione dagli imperatori cinesi, così come effettivamente avvenuto per un certo periodo, non andrebbe solo prolungato nel tempo, dovendosi aggiungere un orientamento mercantile cinese improntato a certi principi che sono tipici del capitalismo (lirico eufemismo della cupidigia) europeo, e che nella sua dinamica ha certo costituito impulso per l'esplorazione ai fini colonialistici.

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Interviene anche MattoMatteo:

Beh, se la Cina conquista territori "oltremare" (Indonesia, Filippine, forse - magari è la volta buona - Giappone, Papua Nuova Guinea, in un secondo tempo Australia e America), è più che probabile che l'afflusso di merci possa contribuire alla nascita di una "casta mercantile" simile alla borghesia europea (e in contrapposizione ai nobili); questo spingerebbe a sua volta allo sviluppo di nuove tecnologie, che permetterebbero alla Cina di fare quello che nella nostra HL fece l'Europa.

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Ed ora, il parere di Perchè No?:

La Cina non é l'Europa, ci vorrebbe ben più che la nascita di una borghesia (che c'era). La casta mercantile era già ben organizzata e aveva le sue proprie tradizioni che escludevano lo sviluppo tecnico (solo il Giappone ha veramente avuto uno sviluppo proto-industriale separato alla fine del XVIII secolo): c'é bisogno di un cambiamento radicale nei modi di pensare la società dove i mercanti non sarebbero più visti come parassiti dello stato (disprezzati dai letterati confuciani, non creano niente, non producono, vivono della produzione di altri). Ci vorrebbe anche un modo per i letterati confuciani di aprirsi al mondo, o almeno di considerare il mondo degno della Cina. Per me l'espansione della Cina non passa per lo sviluppo tecnico e il capitalismo, ma per un attenzione al mondo e a come potrebbe essere utile al paese.

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Così commenta Iacopo:

Il colonialismo marittimo è stato solo una delle forme del Colonialismo europeo: in modi diversi le Potenze che hanno potuto permetterselo (Usa e Russia) hanno tentato anche la via del Colonialismo terricolo. Se immaginiamo di dotare la civiltà cinese di una spinta coloniale, e se immaginiamo la Cina come l'equivalente strategico non di una Potenza europea ma dell'Europa nel suo complesso, dobbiamo inserite anche il colonialismo terrestre nelle nostre ipotesi.

È un fatto che la civiltà europea porti in sé il germe dell'espansione coloniale, della missione di trasformare ciò che trova fuori da sé in copie di sé; la Cina no. So che il discorso è un po' astratto, ai limiti dell'inflazione aerostatica, ma provate a seguirmi e al limite (vi prego) incolpate la Canicola.

La cultura cinese si immagina come un Regno di Mezzo, e la domanda che sorge immediata è ''in mezzo a cosa?'': qualunque sia la risposta, la Periferia ha un ruolo definitorio nei confronti del Centro.

La Civiltà Cristiana invece si immagina come un Regno di Dio. Ovviamente anche qui esiste una Periferia, ma il suo statuto non è ontologico, logico, ma solo materiale, eventuale. Non è necessaria, anzi, sarà inevitabilmente (e è stata immancabilmente) assorbita dal Centro. Solo il Centro esiste davvero, la Periferia è al massimo res nullius, al minimo non essere. Per lanciarsi in paragoni estremi (tanto ormai): Centro e Periferia in Cina stanno tra di loro come Yin e Yang: opposti ma coimplicantisi; in Europa come Forma e Sostanza (in Aristotele) o Anima e Materia (in Plotino, qui aristotelicissimo): la preminenza è del primo termine.

Una cosa importantissima è che questa diversa di cosmologie implica anche una profonda diversità di filosofa politica e di significato dello Stato. Lo Stato Cinese (da sempre e con continuità sorprendente) riproduce nei confronti della Società Cinese lo stesso rapporto che la Cina ha col mondo. Lo Stato Cinese (un tempo Corte e Amministrazione Imperiali, oggi Partito Comunista) esiste per prosperare mantenendo l'equilibrio della Cina. Non così in Europa, dove il referente delle classi dirigenti non è la Realtà ma l'Idea: Roma, il Diritto Divino, il Capitale. A questi ideali si può sacrificare anche la propria società, anche la propria civiltà anche il Mondo (come puntualmente sta accadendo)... le Potenze Europee hanno avuto la legittimazione psicologica, e dunque poi i mezzi pratici, per sacrificare il proprio equilibrio interno sull'altare dell'Espansione (geografica ma anche altrimenti intesa). Il pericolo che le trasformazioni necessarie e causate da una simile impresa imponevano erano ben noti ai tradizionalisti cinesi, ma anche a quelle europei (bed Julius Evola per dirne uno).

Quindi alla Cina sarebbe stata necessaria una vera e propria Rivoluzione Culturale (non come quella di Mao che fu solo un grosso repulisti) per darsi un assetto compiutamente coloniale.

Quali sarebbero stati i momenti migliori? Storicamente la Cina ha attraversato quattro fasi di 'tentazione iperimperiale', durante le quali ha tentato di darsi un assetto di Impero Universale (o almeno multiculturale), passaggio necessario per la rivoluzione prospettata:

1) Prima Dinastia Tang, fino alla Rivolta di An Lushan.

2) Impero Mongolo/Prima Dinastia Yuan, sotto il regno di Kubilai (notevole l'invasione di Giava).

3) Prima Dinastia Ming, appunto fino alla destituzione degli Eunuchi (l'universalismo Ming è stato ingiustamente ridimensionato dalla storiografia).

4) Prima Dinastia Qing, fino a Kangxi.

(Vale la pena notare come tutte queste fasi siano avvenute nella parte iniziale della vita di ciascuna dinastia: a un certo punto lo Stato Profondo riporta nell'alveo della tradizione gli sforzi di ciascun conquistatore).

Di queste fasi la 1 e la 4 sono state strettamente terrestri, la 3 solo marina (per appoggiandosi all'espansione timuride per coprirsi le spalle in Asia) e la 2 sia terrestre che marina.

Quali POD servono per trasformare queste aperture in slanci?

1) Niente Islam. I Tang sostengono e difendono i Sasanidi sconfitti e ne fanno i loro vassalli, i Sogdiani sono arruolati nello sforzo (e conseguentemente premiati), Anatolia e Levante sono definitivamente conquistati dagli Iranico-Cinesi, gli Avari si estendono dal Reno al Volga e dal Baltico all'Egeo. Inizia una fase espansiva volta a collegare Xi'an e Ctesifonte sia vi terrà che via acqua.

2) l'Impero Mongolo non si frattura. Sto lavorando a un'ucronia in proposito... è necessario che la conflittualità tra la Casa di Tolui e quella di Ogedei sia conclusa rapidamente, che i Jochidi si sentano meno in bilico per i dubbi natali del padre e che Chagatai e figli rompano poco le scatole... per ottenere tutto questo serve che Berke sostenga Mongke senza ambiguità e che questi possa attuare la Rivoluzione Toluide in tempi rapidi. Batu, Berke e eredi completano la conquista del Sacro Romano Impero e dell'Impero Bizantino e se ne fanno eredi, opportunamente legittimati. Kaidu e sconfitto rapidamente, l'Egitto conquistato così come Giava. La conquista della Dinastia Song è più rapida grazie all'impiego di personale bizantino negli assurdi e alla disponibilità di Subotai. Peste devastante da un Oceano all'altro, da cui emerge un Impero Mongolo unito, pron to a riprendere l'espansione.

3) gli Eunuchi restano al potere, i portoghesi sono scacciati, colonie cinesi fino a Panama e oltre.

4) conversione dei Qing al Cattolicesimo, Riti Cinesi accettati, conquista della Siberia prima dei o ai Russi, Crociata in Asia Centrale, Cina rifugio dei Gesuiti, colonie in Alaska, Columbia, Cascadia, California.

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Allora si fa sotto Generalissimus:

Coxinga, un lealista della Dinastia Ming che resistette alla Transizione tra Ming e Qing creando un proprio regno impossessandosi di parte di Taiwan e delle coste meridionali della Cina, minacciò di invadere le Filippine quando gli Spagnoli si rifiutarono di pagargli i tributi da lui chiesti.
Molti affermano che Coxinga sarebbe stato capacissimo di impadronirsi con facilità di quelle isole, ma nel 1662, un anno dopo aver sconfitto gli Olandesi a Taiwan, contrasse la malaria e morì a soli 37 anni.
Ma cosa accadrebbe se Coxinga fosse sano come un pesce e l'invasione partisse?

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Gli replica Alessio Mammarella:

Poco tempo dopo la morte di Coxinga, i Qing conquistarono Taiwan. Quella era in assoluto la prima volta che i cinesi si interessavano all'isola, lo fecero proprio per mettere fine allo stato degli ultimi fedeli ai Ming. Mi viene quindi da pensare che se Coxinga vivesse più a lungo e fosse in grado di conquistare le Filippine:

a) potrebbe disporre di risorse sufficienti a resistere ai Qing, mantenendo quindi vivo un stato cinese insulare rivale del Celeste Impero;

b) potrebbe addirittura pensare di rimettere in discussione la supremazia Qing sul continente, riaccendendo la guerra civile.

Limitandomi alla più prudente ipotesi a), lo stato cinese insulare avrebbe comunque dovuto far fronte, nel tempo, alla minaccia europea. Magari non tanto a opera degli scacciati spagnoli (il regno del debole Carlo II e la successiva guerra di successione avrebbero probabilmente fatto perdere alla Spagna le risorse necessarie a provare una riconquista) ma ad opera di altri forti colonizzatori europei, come inglesi e olandesi. Dovremmo capire quali cambiamenti si sarebbero determinati nel XIX e XX secolo...

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E Perchè No? torna alla carica:

Non era cosi vicino alla morte di Coxinga, era più di vent'anni dopo. Nel frattempo il figlio di Coxinga, Zheng Jing, ha avuto il tempo di organizzare un regno stabile. Dopo la morte di Zheng Xi il potere è stato trasmesso a suo figlio Zheng Keshuang. Era il 1683 e sembra che Keshuang fosse troppo giovane, così i suoi luogotenenti hanno preferito tradirlo per negoziare la loro sorte nelle mani dell'ammiraglio Shi Lang (dettaglio interessante, la prima portaerei nucleare cinese doveva inizialmente essere battezzata Shi Lang, ma l'idea è stata considerata una provocazione ed è stata abbandonata).

Direi che nel 1683 Zheng Keshuang si ritirebbe da Taiwan per fare di Manila la sua capitale effettiva. A questo punto la dinastia Qing lo lascerebbe in pace. Le Filippine sarebbero troppo lontane, troppo costose da conquistare e dopotutto non rappresentavano una minaccia diretta contro l'impero. La dinastia Zheng, portando con sé i suoi fedeli in un secondo esilio, potrebbe sopravvivere e sinizzare la zona attorno a Manila, creando un mix unico di elementi locali, cinesi e spagnoli.

Come avevano iniziato a fare a Taiwan, gli Zheng di Manila cercherebbero ad allearsi con i poteri locali indigeni in un'organizzazione quasi-feudale. Il loro potere potrebbe essere ben più stabile e dinamico di quello della colonia spagnola. C'è la possibilità di veder emergere le Filippine come centro di commercio importante in buone relazioni con Batavia... almeno fino all'arrivo dei Britannici.

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E ora, la parola a MorteBianca:

La famiglia dei Buonaparte in qualche modo si trasferisce in Giappone, dove si nipponizzano diventando i Napureon.

Napoleone prende parte ad una serie di moti, si proclama Shogun (sposa probabilmente una qualche principessa della dinastia imperiale) ed avvia una serie di riforme a carattere liberale, industrializzando precocemente il Giappone per poi esportare il modello nipponico in tutta l'Asia, creando delle Repubbliche sorelle dove mette parenti e amici...

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Gli replica naturalmente Perchè No?:

Questa è una provocazione bella e buona, credo che il caro MorteBianca abbia pensato: "Non sentiamo Perchè No? da un po' di tempo... andiamo a stuzzicarlo!"

Prima di tutto vorrei fare la lista dei perché NON sarebbe possibile, se no rischio l'infarto (poi dirò come renderlo possibile):

- Di samurai stranieri ne abbiamo avuto due: Yasuke (il famoso "samurai nero") e William Adams. Nessuno dei due ha fondato una famiglia guerriera. Altri stranieri (Olandesi) dell'epoca Edo hanno avuto figli in Giappone, ma questi figli sono sempre rimasti discriminati ed esclusi dalla casta guerriera, si trovavano a Nagasaki, lontani dai centri di potere.

- Ci vorrebbe dunque un trasferimento durante il XVI secolo o far diventare i Buonaparte Olandesi prima e poi dei mercanti o lavoratori a Nagasaki. Ma una famiglia Bonaparte insediata da secoli in Giappone sarebbe semplicemente diventata giapponese e Napoleone non sarebbe esistito del tutto, o non avrebbe l'educazione e la cultura che gli ha permesso di diventare Napoleone.

- Se Napoleone arrivasse in Giappone di persona, sarebbe semplicemente condannato a morte e decapitato come previsto dalle leggi del Sakoku (la chiusura del paese).

- Anche se abbiamo un Napoleone giapponese, non sarebbe potuto diventare shogun, il titolo era riservato ai discendenti del clan Minamoto (per la stessa ragione Nobunaga e Hideyoshi, benché pilstri del paese. non hanno mai potuto pretendere al titolo). Unica soluzione: l'adozione in una famiglia locale, ma il sangue straniero lo renderebbe impossibile anche con la forza della spada (Hideyoshi, anche con la corruzione e la violenza, non ci è riuscito).

- Il Giappone Edo della fine del XVIII secolo, benché in piena crisi economica, rimane una società stabile (stagnante) e ordinata. Si dovrebbe ricreare tutta un'evoluzione alternativa sin dal XVI secolo per rendere possibile un cambio di regime a questo punto.

- Non avrebbe portato il nome di Napoleone o di Bonaparte, il suo nome sarebbe stato giapponese e senza niente che ricordi il nome originale.

- Il Giappone ha già avuto il suo periodo di riforme liberali durante il XVIII secolo, e sono finite in un bel niente.

- I Giapponesi non avevano un concetto come la repubblica, dovrebbe essere importato dall'Europa ma solo tramite gli Olandesi, che non lo facevano perché era vietato importare libri politici o religiosi, e anche in Europa la repubblica liberale era troppo recente per essere trasmessa così rapidamente in Giappone. Ci vorrebbe un altro POD in Europa.

- Anche sposare una principessa imperiale non darebbe diritti al trono imperiale, essendo la successione esclusivamente patrilineare: il marito di una principessa non prende lo status di lei (è il contrario), c'erano principi legittimi all'epoca e anche casate di soccorso in caso di crisi di successione.

- Come avrebbe potuto Napoleone industrializzare il Giappone quando l'Europa non lo era ancora?

Una soluzione per giustificare il trasferimento sarebbe attraverso i Gesuiti nel XVI secolo. Ma, come detto prima, questi Bonaparte non sarebbero più Bonaparte e due secoli dopo un'eventuale Napoleone non avrebbe più niente in comune (neanche per il fisico) con il nostro Napoleone, e non sarebbe un guerriero.

Tuttavia è giusto associare Napoleone a Hideyoshi. Quando le prime vite di Napoleone sono arrivate in Giappone tramite gli olandesi e sono state tradotte, i Giapponesi hanno subito visto la somiglianza tra i due, fino a considerare Napoleone come uno Hideyoshi europeo (origini umili, sale al potere via il caos, grande generale, alla fine fallimentare).

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C'è anche questa curiosità di aNoNimo:

Guardate questa chicca: le bandiere regionali italiane nello stile delle prefetture giapponesi!!

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Lesto lesto Perchè No? gli risponde:

Interessante, ma rispetto alle bandiere giapponesi dovrebbero essere ancora più astratte senza ovvi simboli araldici o storici (la bandiera nazionale mi fa pensare al Portogallo).
Le bandiere rappresentano spesso un elemento geografico (il Monte Fuji per Shizuoka, la forma della prefettura per Aomori), la flora locale (il Ginko per Tokyo), dei kanji stilizzati (Yamanashi) o simboli interamente astratti.
Per esempio, per la Sicilia potrebbe essere uno semplice triangolo o una forma stilizzata dell'Etna.
Aggiungo che mi ha divertito molto questo video con le bandiere di tutti i paesi del mondo come se fossero colonie britanniche:

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Anche Pietro Bosi dice la sua in merito:

L'idea è interessante, volevo fare solo qualche riflessione su tre delle bandiere ipotetiche.
Per quanto riguarda la bandiera dell'Emilia-Romagna, capisco la difficoltà di trovare un simbolo unificatore (la regione è stata pressoché sempre divisa politicamente), e allora passi la sagoma della regione, passi la caveja a rappresentare la Romagna, ma il leone bolognese non credo sia sufficientemente rappresentativo per l'intera Emilia. Ma come ho già detto, è molto difficile trovare un simbolo che sia unificatore dell'intera Emilia-Romagna.
La bandiera veneta con l'inderogabile leone marciano è sicuramente bellissima, anche se io avrei utilizzato la versione di pace, con il leone che tiene con la zampa il libro, che preferisco anche dal punto di vista estetico, ma comunque, si tratta unicamente del mio gusto personale, nulla di importante.
Infine, quella della Lombardia attuale, benché utilizzi un simbolo antichissimo, non mi è mai piaciuta troppo. Preferisco di gran lunga quella della città metropolitana di Milano che, con qualche adattamento, potrebbe essere estesa a tutta la regione.

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Chiudiamo per ora con questa stupefacente postilla di Perchè No?:

Volevo farvi notare che il premier Shinzo Abe, ritiratosi dalla politica per motivi di salute a fine agosto 2020, e assassinato da un folle l'8 luglio 2022, oltre ad essere il premier più longevo della storia giapponese con otto anni in carica, era l'erede di una vera dinastia politica: suo zio era premier, suo nonno lo era (e anche criminale di guerra) e non é l'unico in questo caso. La "casta" non é una parola vuota di senso in Giappone. Il suo però  non é un caso speciale, sono molti i politici come lui, c'è una fortissima riproduzione delle élite in Giappone.

Il caso più estremo fu il premier Hosokawa Morihiro (1993-1994), anche lui discendente di molti premier... in carica durante il XIV e XV secolo! Erano i kanrei (premier di uno shogun) della dinastia Ashikaga. Il più conosciuto era Hosokawa Katsumoto che ha provocato la guerra di Ônin alla fine del XV secolo, ha distrutto Kyoto e rovinato la città per un secolo intero! Sono stati signori della guerra durante il XVI secolo, prima di diventare vassalli dei Tokugawa. Ma non é il peggio: Hosokawa Morihiro é anche l'erede di un ramo dei Fujiwara, e ciò significa che la sua famiglia ha avuto delle funzioni politiche sin dal V secolo d.C.! Sono stati i reggenti dell'impero tra il IX e l'XI secolo! Ed è legato al premier Konoe Fumimaro (un Fujiwara) in carica durante la guerra! La sua famiglia é antica come la stessa famiglia imperiale (e più volte legata con i matrimoni ad essa)! Per fare un parallelo, é come se Giuseppe Conte potesse rintracciare suoi antenati fino a Boezio tramite la dinastia Colonna, o come se Emmanuel Macron potesse pretendere di essere il discendente diretto di Saint Eloi (ministro del re Dagoberto) tramite Richelieu! Scommetto che Sandro Bondi, se lo avesse saputo, avrebbe subito presentato le "prove" che Silvio Berlusconi discende direttamente da Re Davide.

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