Una caldaia causa la guerra mondiale!

di Ainelif


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Nel 1898 la tensione tra la Spagna e Stati Uniti è alle stelle, poichè una famosa nave americana nel porto dell'Avana è scoppiata uccidendo 300 marinai statunitensi.

Washington accusa Madrid di complotto contro l'America, ma gli spagnoli si dichiarano innocenti a tutti gli effetti.

Ma la richiesta di una pacificazione spagnola viene rifiutata dal presidente degli USA McKinley, che usa lo scoppio della nave come pretesto per dichiarare guerra alla Spagna.

In realtà la nave Maine scoppiò a causa di una caldaia malmessa e fatta male, il capitano della nave non la controllò mai fino al suo scoppio.

Ma la guerra scoppia, e nell'aprile del 1898 gli USA dichiarano guerra alla Spagna.

Gli spagnoli possedevano in America Portorico, Cuba, la maggioranza delle Antille, e inviando migliaia di soldati su quelle colonie scatenarono numerosissime offensive sugli americani, conquistando molte isolette, e bombardando la Florida.

Ma gli americani sbarcarono in poco tempo a Cuba con battaglie sanguinose, la Spagna però aveva firmato il Trattato di Algeciras con la Francia, la quale ci teneva a mantenere basi alleate in America Centrale, e consecutivamente anche i francesi si allearono con la Grecia, Giappone e Russia fondando l'Intesa.

La risposta degli alleati degli spagnoli non si fa aspettare, nel giugno di quell'anno l'intera Intesa dichiara guerra agli USA.

Gli USA però stipularono accordi commerciali con l'Inghilterra dove gli affidava importanti prestiti economici e militari, così il Governo di Londra dichiarò la belligeranza contro l'Intesa.

I francesi dalla Guadalupa e Martinica arrivarono a Santo Domigo la quale fu preso in poco tempo, così come Haiti.

Gli inglesi scatenarono immediatamente degli attacchi contro Gibuti in Africa Orientale, verso l'Africa Equatoriale, mentre dei piccoli possedimenti britannici caddero in mano francese in Africa Occidentale.

Gli spagnoli per avere un diretto controllo sull'Atlantico invasero il Regno di Portogallo, il governo e la regina Maria Amelia si rifugiarono alle Azzorre sotto protezione americana.

Gibilterra cadde dopo forte resistenza in mano agli spagnoli, mentre i russi si limitavano a bombardare l'Alaska e il Canada.

Il Giappone che aveva progetti imperialistici sulla Cina e sull'Asia invase in poco tempo Hong Kong e Shanghai, mentre per penetrare più facilmente sul continente invase la Corea.

Ma l'Inghilterra chiese collaborazione alla Triplice Alleanza formata da Italia, Germania e Austria-Ungheria; i quali intervennero senza troppi indugi dichiarando guerra alla Francia e alla Spagna e Russia, solo la Germania dichiarò guerra anche al Giappone.

L'Honduras britannico venne conquistato dai franco-spagnoli, ma gli americani respingevano gli spagnoli sul territorio cubano, i francesi bombardarono gli arcipelaghi britannici come le Antille e le Isole Vergini.

La Francia nel 1899 invase l'Italia occupando la Sardegna, Imperia, Torino e Aosta, mentre altrettanto bene si svolgevano le operazioni contro i tedeschi strappando loro la Ruhr-Renania, l'Alsazia e arrivando a Dusseldorf.

Gli inglesi invece sbarcarono in Olanda proteggendola da una invasione francese, con l'entrata in guerra dell'Italia i francesi si trovarono a combattere su 2 fronti in Nord Africa:il fronte del Mediterraneo dove gli italiani sbarcavano a migliaia sulle coste libiche, e il fronte egiziano dove gli inglesi resistevano e contrattaccavano.

Gli americani riuscirono a prendere l'isola di Guam agli spagnoli, ma le Filippine resistettero e addirittura respinsero gli statunitensi insieme ai giapponesi che si spartirono la Micronesia tedesca.

I soldati nipponici presero anche Tsingtao, Macao, Henan arrivando a Pechino e dove la monarchia assoluta crollò, mentre Sun Yat Sen proclamò la Repubblica Cinese, ma dovette rifugiarsi in Taiwan per non essere preso dai giapponesi.

I tedeschi su un fronte immenso contro i russi insieme agli austriaci prendevano la Lituania, Estonia e Lettonia arrivando alle porte di San Pietroburgo, mentre lo zar Nicola II si rifugiava a Mosca.

La Grecia fino ad allora era ritenuta una nazione piccola, debole, succube degli altri stati, ma armatasi decentemente invase in poco tempo l'Albania, Serbia e Bulgaria mentre Costantino venne proclamato imperatore ad Atene.

Gli italiani, per contrastare il progetto egemonico ellenico, occuparono Rodi nel 1900, mentre il re Umberto I veniva assassinato a Monza da un pacifista per punirlo dell'entrata in guerra della nazione italiana.

Il nuovo re Vittorio Emanuele III fu convinto sostenitore dell'Alleanza contro l'Intesa e inaugurò la campagna di Tunisia dove gli italiani la strapparono ai francesi respingendoli in territorio algerino.

Dalla Florida l'esercito americano inviò un ultimatum a quello ispano-francese, che naturalmente rifiutò nettamente, riscendendo le Bahamas giocò di sorpresa i francesi ad Haiti e Santo Domingo e sbarcando a est di Cuba.

Proprio nell'isola cubana gli spagnoli vennero totalmente sconfitti accerchiati da ovest e est e fatti prigionieri.

Mentre Haiti e la Repubblica Dominicana ritornavano indipendenti sotto gli americani.

Gli inglesi ordinarono un embargo commerciale alle nazioni dell'Intesa, mentre i tedeschi con i sottomarini arrecavano gravi danni alle flotte nemiche.

Gli ispano-giapponesi sbarcarono in Papua Nuova Guinea tedesca, inglese e olandese ma ricevevano duri colpi dagli inglesi dell'Australia con americani, mentre l'esercito olandese in Indonesia attaccava i nipponici.

I francesi invasero il Belgio così come la sua colonia il Congo che venne annesso, mentre gli anglo-tedeschi invadevano il Madagascar.

Nel 1901 i greci bombardano il Sud Italia e nello stesso tempo dichiarano guerra ai turchi, invadendo la penisola anatolica e occupando Istanbul.

Gli USA inviano milioni di uomini soprattutto in Asia a combattere i giapponesi che vengono sconfitti a Manila, gli spagnoli cedono e le Filippine cadono in mano di Washington, mentre gli eserciti ispano-nipponici in Oceania sono sbandati e vengono sconfitti.

Gli inglesi conquistano le Canarie e il Sahara Spagnolo, mentre i francesi invadono il Togo e il Camerun tedesco e la Nigeria britannica.

Si svolgono numerosi scioperi operai in tutte le nazioni belligeranti chiedendo la pace, ma la guerra continua prosciugando gli apparati militari statali.

Gli austriaci si scontrano contro i greci a Belgrado fermando la loro avanzata e respingendoli, mentre i greci cacciavano i turchi dall'Europa, l'Impero Ellenico sembrava realizzarsi concretamente.

Una spedizione francese a Malta fallì e venne ricacciata, mentre gli italiani conquistavano Orano come base portuale e militare, attaccata da francesi e spagnoli.

Ma la svolta decisiva si ebbe quando gli austro-tedeschi arrivarono a Mosca sconfiggendo l'Impero Russo, che con la Pace di Brest-Litovsk cedette alla Germania i paesi baltici, Polonia e Ucraina, mentre l'Austria-Ungheria si prendeva la Crimea e Moldavia.

Gli anglo-americani riuscirono a togliere la presenza franco-spagnola in America Centrale e cominciarono a dirigersi verso l'Europa e l'Asia.

Il Giappone non accennava ad arrendersi anche perchè aiutato dai russi aveva invaso la Manciuria, ma dopo il loro armistizio si trovò in pratica solo a combattere gli USA e le forze indo-britanniche.

Nel 1902 le navi anglo-americane sbarcarono in Marocco, e in Portogallo liberandolo e respingendo l'esercito spagnolo.

Gli italiani erano riusciti a liberare la Sardegna, ma non Torino, Imperia e Aosta; i tedeschi erano penetrati in Alsazia e avevano liberato Strasburgo.

Gli inglesi dall'Olanda erano entrati in Belgio, mentre uno sbarco in Normandia falliva per la pronta reazione francese.

Furiosi combattimenti ci furono in Libia dove gli italiani conquistando la Tripolitania e la Cirenaica cacciarono i francesi, l'Italia sbarcò a Valona e a Durazzo cacciando aldilà dei Balcani i greci che erano ormai senza benzina, e il loro Impero Greco crollò in pochi mesi.

Gli alleati, occupando l'Africa Occidentale Francese, arrivarono nel Marocco Spagnolo e sbarcando in Andalusia liberarono Gibilterra.

A Madrid il malcontento popolare era al massimo, così il governo firmò la resa incondizionata, e dopo altri mesi la firmò anche il governo francese.

Il Giappone veniva sconfitto da forze congiunte anglo-americane e indiane in Cina e in Corea e firmò anche lui la pace.

Nel 1903 si aprì il Congresso di Pace a Londra, dove vennero decise le condizioni dell'Intesa.

La Francia cedeva l'Alsazia (occupata durante la guerra) e il Madagascar alla Germania; delle regioni di confine al Belgio; Nizza, la Tunisia e Gibuti all'Italia; l'Algeria agli inglesi come mandato; e sgomberava i territori occupati.

Venne riscritta la costituzione e proclamata la IV Repubblica Francese.

La Grecia si ritirava dai territori sottomessi, in più confermava il Dodecaneso all'Italia, le Isole Ionie all'Inghilterra e la Tracia alla Bulgaria.

L'imperatore Costantino I abdicò e, con delle elezioni municipali, la monarchia fu abolita e venne proclamata la Repubblica Greca.

La Spagna cedeva Cuba, Guam e Filippine agli USA, mentre concedeva l'indipendenza a Portorico e Santo Domingo.

Il Marocco Spagnolo si ridusse a Ceuta e Melilla, Rio Muni veniva annesso alla Namibia tedesca, mentre il Rio de Oro e le Canarie anche se sotto suo possedimento diventavano una base militare alleata.

La Russia zarista era crollata ma al suo posto niente rivoluzione comunista, una federazione di repubbliche democratiche russe che concesse l'indipendenza alla Finlandia e gli cedette la penisola di Kola.

In Italia il malcontento della vittoria (molti chiedevano la Dalmazia, Istria e Trentino) non fu ascoltato, e ci furono rivolte sanguinose.

Contemporaneamente il nuovo presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt fondava la Società delle Nazioni a Berlino e ne entravano a fare parte tutti gli stati vincitori e sconfitti.

La questione italiana fu risolta nel 1905 dove, in seguito ad un plebiscito, tutto il Trentino, Trieste, e le coste dell'Istria si unirono all'Italia, mentre l'entroterra rimaneva in maggioranza slavo e sotto la dominazione austro-ungarica.

Proprio l'Austria-Ungheria divenne una monarchia federale per concedere più autonomia alle varie etnie presenti, per evitare il crollo dell'impero.

Il Montenegro e l'Albania divennero protettorati italiani.

In Italia ci furono le elezioni che diedero la vittoria a Giolitti, il quale indisse un referendum istituzionale in tutta la penisola per decidere se mantenere la monarchia o creare una repubblica.

La monarchia ottenne il 45% dei voti, la repubblica il 58%; il re Vittorio Emanuele III va in esilio in Egitto, mentre il governo provvisorio proclama la Repubblica Italiana.

Iniziano i lavori per l'assemblea costituente che porterà ad una nuova costituzione.

Viene eletto presidente del consiglio Luigi Sturzo, come presidente della repubblica lo stesso Giolitti. Filippo Turati è all'opposizione.

In Francia il forte malcontento popolare si intensificò, ma il governo repubblicano resse e cercò di mantenere l'ordine.

L'Irlanda si dichiarò indipendente dall'Inghilterra, mentre in Germania vincevano alle elezioni i repubblicani, e venne proclamata la Repubblica Federale Tedesca o di Weimar (dove si svolsero i lavori per l'assemblea costituente).

L'India riesce a staccarsi dall'Inghilterra rimanendo solo un protettorato, viene eletto primo ministro Gandhi che restaura la monarchia Moghul dell'Impero Indiano.

Il Pakistan diventa una nazione a sé sotto un sultanato.

L'Impero Ottomano si riduce all'Anatolia sempre sotto la corona di Maometto V, le regioni indipendenti vengono prese come protettorati:la Siria e il Libano dalla Germania, la Giordania, Iraq e Palestina dalla Gran Bretagna.

Nel 1910 in Portogallo viene proclamata la repubblica, in seguito ci saranno vari colpi di stato e rivolte militari.

Il cancelliere tedesco Hidenburg inaugura una politica di pace in Europa, così sarà e per 20 anni non succederanno più guerre importanti.

Nel 1924 avviene una rivoluzione bolscevica in Cina, dove la Repubblica comandata dai nazionalisti crolla e vengono tutti fucilati, il leader del partito comunista cinese Mao Tse Tung marcia a Pechino e proclama il 1 ottobre la Repubblica Popolare Cinese e comincia a modernizzare il paese influenzando le nazioni circostanti, come l'Indocina dove le truppe vietnamite e i vietcong lottano contro i francesi cacciandoli definitivamente e a Hanoi viene proclamata la Repubblica Socialista di Vietnam alleata cinese.

Subito una reazione a catena si estende al Nepal dove i maoisti saliscono al governo abolendo la monarchia, così come nel Pakistan Orientale che viene soprannominato Repubblica Popolare del Bangladesh.

In Italia contemporaneamente i fascisti marciano su Roma guidati da Benito Mussolini, il presidente della repubblica De Gasperi gli da la fiducia eliminando Facta, il partito nazionale fascista sale al governo, ma Mussolini elimina anche De Gasperi cacciandolo dalla presidenza della repubblica, e proclamando il 20 maggio la Repubblica Sociale Italiana o RSI sotto il proprio potere autoritario.

Il parlamento viene sostituito dal Gran Consiglio del Fascismo, mentre altri nazional-fascismi s'instauravano in Europa: in Francia dove il maresciallo Philippe Petain restaura la monarchia orleanista di Luigi Filippo II, in Portogallo con Antonio de Olivieira de Salazar, in Norvegia con Viktum Quisling, in Austria-Ungheria con Dollfuss con l'appoggio dell'imperatore Carlo.

In Inghilterra i laburisti di MacDonald impediscono all'Unione Britannica dei Fascisti di impadronirsi del potere, esiliandoli nella Repubblica d'Irlanda.

La Palestina sotto la direzione britannica e della SdN viene proclamata indipendente e chiamata Repubblica Palestinese.

In Germania Hitler è morto sul fronte occidentale nella precedente guerra mondiale; il Zentrum di Von Papen conquista la maggioranza dei seggi e instaura una dittatura di centro cattolica, perseguitando il protestantesimo e i comunisti della Lega di Spartaco.

Proprio questi gli spartachisti tedeschi guidati da Rosa Luxemburg e Karl Liebncket fondano a Monaco la Repubblica Operaia Bavarese, ma il governo di Berlino invia reparti militari che la riannettono alla Germania.

In Africa i movimenti anticoloniali sono forti e manifestano violentemente contro l'occupazione europea.

Solo la Liberia e l'Impero Etiopico rimangono neutrali ed indipendenti, la prima da colonia economica statunitense diviene autonoma a tutti gli effetti e accoglie gli emigranti neri che fuggono dagli USA per fuggire al lavoro forzato e fondano la Repubblica Afroamericana, riconosciuta dalla SdN.

Intanto nel 1930 il primo ministro spagnolo De Rivera suggerisce al Congresso delle Nazioni Europee di Parigi la fondazione di una moneta comune europea, la proposta viene respinta, ma viene però creata la CEE (Comunità Economica Europea) che ne entrano a fare parte:l'Italia, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Austria-Ungheria, Inghilterra, Grecia e Turchia.

Intanto in Asia la Cina comunista annette la Mongolia e fa pressioni sull'Impero Giapponese che chiede aiuto agli USA, ed invitano i cinesi a salvaguardare l'autodeterminazione di ogni singola nazione esistente.
Ma Mao ordina l'attacco immediato di tutte le città cinesi in mano europea, come Hong Kong (inglese), Macao (portoghese), Tsingtao (tedesca), Tietsin (italiana).

Nel 1935 l'Inghilterra per paura di perdere le colonie asiatiche dichiara guerra preventivamente alla Cina comunista, mentre sale al governo il primo ministro conservatore Wiston Churchill tenace anticomunista.

I reparti britannici dall'India partono verso l'Himmalaya e liberano in men che non si dica il Nepal rimettendo sul trono il re e la sua famiglia, ma i maoisti nepalesi scatenano una guerriglia appoggiata da Mao.

La Francia di Petain vuole riprendersi l'Indocina dichiarandole guerra, risale la penisola scontrandosi con i vietcong, ma i francesi in questa guerra sono brutali fucilando e deportando migliaia di vietnamiti.

Intanto Mao per assicurarsi la vittoria attua la "rivoluzione culturale"in Cina e mantenendo saldamente il potere fa fucilare i ribelli antimaoisti.

Il Giappone dichiara guerra alla Cina e dalla Corea respinge i cinesi.

I movimenti comunisti africani s'intensificano, tanto che in Etiopia l'imperatore Haile Selassie viene deposto e viene proclamata la Repubblica Federativa Socialista Etiopica, che invade gli stati africani vicini esportandovi il comunismo.

Anche la Liberia Afro americana è alleata maoista ed invade l'Africa Occidentale, e il Togo tedesco influenzando le popolazione alla liberazione e alla rivoluzione.

La guerra non arriva in Europa, ma si svolge in Africa ma soprattutto in Asia, dove i contingenti militari italiani della RSI infliggono duri colpi ai cinesi. Ma non è una guerra mondiale di proporzioni inumane e devastanti: nel 1938 finisce con la sconfitta del comunismo cinese, il Nepal ritorna sotto protettorato inglese, l'India diventa finalmente indipendente per aver aiutato l'Inghilterra nella guerra.

L'Indocina rimane indipendente ma democratica e i francesi si ritirano, tutte le città cinesi europee vengono ricedute alla III Repubblica Cinese.

L'Etiopia viene invasa dall'Italia, ma anziché conquistarla rovescia solo il comunismo, mentre la Liberia si arrende ai franco-tedeschi che se la spartiscono.

Nel giro di pochi anni tutte le colonie africane raggiungeranno l'indipendenza, il 1940 è soprannominato "l'anno dell'Africa", gli unisci stati dipendenti rimarranno:la Libia (Italia), Rio de Oro (Spagna), Rhodesia  (Inghilterra).

Intanto viene dato il via alla nuova moneta europea: l'Euro. Lo adotteranno Spagna, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Austria-Ungheria, Grecia, Serbia, Romania e Russia, Finlandia, Svezia.

In Italia scoppia la guerra civile italiana, i comunisti si coalizzano creando fronti partigiani antifascisti, ma i reparti governativi li sventano e li cacciano in esilio.

Nel 1951 Mussolini muore di malattia, gli succede Valerio Borghese.

In Francia si torna alla democrazia con la morte del maresciallo Petain, viene eletto primo ministro Charles de Gaulle.

In Germania viene eletto cancelliere Schumann, mentre la SdN con un decreto dichiara che la Germania deve rendere indipendenti le sue colonie, l'ordine viene eseguito subito.

Nel 1962 entrano nella SdN anche gli USA, Giappone, Cina, India.

La tecnologia progredisce, fino al lancio del primo satellite nello spazio da parte del Giappone.

Nel 1969 avviene lo sbarco sulla Luna da parte degli USA, che con tecnologie avanzatissime vi impianta basi militari. C'è una nuova corsa coloniale ma nello spazio, l'Italia segue a ruota gli Stati Uniti e fonda la colonia di Nuova Italia. Seguiranno le fondazioni di Nuova Inghilterra, Nuova Francia, Nuova Spagna ecc.

Nel 1974 cadono tutti i fascismi europei e si ritorna alla democrazi, con la rivoluzione dei garofani, dove i militari non si scontrano con i civili, ma il passaggio politico avviene pacificamente.

Nel 1988 vengono installate le prime basi portuali in Antartide, mentre l'Australia e Nuova Zelanda si dichiarano autonome dalla Gran Bretagna.

Nel 1990 sale al governo in Italia Silvio Berlusconi che inaugura una nuova politica, proclamando la III Repubblica Italiana.

Con un referendum in Spagna la monarchia viene abolita, il re Juan Carlos va in esilio in Francia, il governo provvisorio proclama la Repubblica Spagnola.

Seguiranno gli attentati terroristici nel 2001 contro gli USA da parte islamica, e dopo una lunga guerra in Medio Oriente gli americani avranno la meglio sul fondamentalismo terrorista. Le elezioni USA del 2008 le vince la Clinton....

Ainelif

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Ed ora, la proposta di MattoMatteo:

La "Dottrina Monroe", espressa dalla frase "l'America agli americani" (pronunciata da James Monroe, 5° presidente Usa, ma elaborata dal suo segretario di stato John Quincy Adams), rappresenta l'ideale della supremazia Statunitense nel continente americano.

Se da un lato questa teoria impediva alle potenze europee di intervenire in America, dall'altro impediva agli Usa di intervenire negli altri continenti.

Ma se, invece, gli Usa cominciassero a crearsi un proprio impero coloniale (in Africa, Asia, Oceania, ma anche Sudamerica)?

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Federico Sangalli gli replica così:

Possibili obiettivi:

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Cristian De Gaetano si informa:

In questa cartina l'Italia si riprende le colonie in Africa? Addirittura allargandole?

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E Federico Sangalli risponde:

No. La cartina non è attuale ma è la situazione coloniale antecedente alla Prima Guerra Mondiale. L'Italia allarga le sue colonie grazie all'esclusione della Francia dall'Africa Occidentale per l'intervento americano.

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Generalissimus aggiunge:

E la Russia ha vinto il Grande Gioco, suppongo, mentre i Boeri hanno vinto grazie agli aiuti americani...

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Federico annuisce:

Sì, in pratica i Russi si sono diretti a Sud dopo la perdita di Vladivostok nel 1905 (i giapponesi con maggiore pressione USA nel sud si sono spinti a nord con più decisione) e hanno annesso la Persia dopo la conquista inglese dell'Afghanistan. I Boeri hanno vinto per l'appoggio franco-americano e gli inglesi erano già sazi dopo aver unito il Golfo di Guinea e l'Egitto.

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E adesso, la parola a Toxon:

La Germania punta sul cavallo vincente

Poniamo che la Germania, alla fine dell’Ottocento, si allei con la Russia invece che con l’Austria. Tutto sommato, Prussia e Russia (e Germania e Russia), quando sono state in pace, hanno spesso collaborato con profitto. Ovviamente questa mossa danneggia le relazioni con l’Inghilterra, che si affretta ad allearsi alla Francia e all’Austria. L’Italia invece è ben contenta di entrare in una triplice alleanza rivolta verso il suo vecchio nemico.

Una strana mappa dell'Europa antropomorfizzata a fine ottocento

Nel 1905 scoppia la guerra russo-giapponese. La Germania non è tenuta a intervenire al fianco della Russia, che viene sconfitta clamorosamente. Lo Zar tiene presente che non può vincere da solo e si lega in modo ancora più stretto al suo alleato. Le crisi balcaniche e marocchine danneggiano l’ordine europeo già precario. Infine, il 28 giugno 1914, uno studente bosniaco legato all’organizzazione della Mano Nera uccide l’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando. L’Austria-Ungheria invia un ultimatum alla Serbia, e, dopo un mese, le dichiara guerra. La Russia scende in campo al fianco dei “fratelli slavi”, e la Francia contro la Russia; è una mossa sostanzialmente inutile, il cui unico scopo è provocare una risposta tedesca. Infatti questa non si fa attendere. Nel giro di pochi giorni l’Europa intera è in guerra.

L’esercito tedesco, che si è preparato per anni a una tale eventualità, lancia un attacco massiccio lungo il confine bavarese, cogliendo abbastanza di sorpresa gli Austriaci. Questi ultimi, dopo il primo momento di smarrimento, sbarrano però al nemico la strada per Vienna. Nelle due settimane che seguono il mondo assiste al primo esempio di guerra totale: intere città vengono bombardate, le mitragliatrici fanno strage nelle fila nemiche, perfino il Danubio si trasforma in un campo di battaglia, con duelli furibondi tra le “corazzate fluviali” delle due potenze. Ma i Tedeschi hanno dalla loro un vantaggio troppo marcato: tutti i loro uomini sono concentrati in questo fronte ristretto, mentre l’Alsazia-Lorena viene pian piano ceduta al nemico, senza quasi colpo ferire. Il 15 agosto, dopo un giorno intero di guerriglia urbana, la bandiera tedesca sventola dalle guglie della cattedrale di Santo Stefano. Dall’Hofburg abbandonato dagli Asburgo (che si sono rifugiati a Budapest) Von Falkenhayn proclama la fine dell’Impero Austriaco, che si sfascia come un castello di carte. La guerra ha cambiato radicalmente direzione.

L’Italia, non essendo legata alla Serbia, ma soltanto alla Russia, sulle prime non si era sentita in dovere di entrare in guerra. Accanto agli umori neutralisti della maggioranza della popolazione questa cautela era dovuta al timore (fondato) che la Gran Bretagna, entrando in guerra con la sua potente marina, rendesse la situazione italiana estremamente debole. Mentre però i Tedeschi avanzano a ritmo serrato nella valle del Danubio negli ambienti di governo si comincia ad avere paura di non avere nessuna parte in una spartizione prossima ventura dell’Impero Austriaco; in particolare non sfugge a nessuno che la Serbia, spalleggiata dalla Russia, ambisca a formare una grande Iugoslavia che arrivi fino a Trieste. La stessa premura con cui la cancelleria di Vienna cerca di tenere l’Italia fuori dal conflitto imbaldanzisce lo stato maggiore. Col passare del tempo gli Austriaci ventilano addirittura la proposta di cedere volontariamente una parte dei territori contesi con l’Italia, pur di mantenerla neutrale. Il 9 agosto sembra quasi che ceda il Trentino, e prima che il governo possa smentire ufficialmente la notizia, la giunta comunale di Trento dichiara, sua sponte, l’unione della città all’Italia, mentre l’esercito di quest’ultima, credendo che un trattato in proposito sia già stato firmato, corre ad occupare la città. In poche ore Vienna ha letteralmente “perduto” un’intera regione, senza che non sia stato sparato neanche un colpo, ma per evitare una guerra riconosce il fatto compiuto. Paradossalmente invece il più contrariato dall’azione italiana è il Kaiser Guglielmo II, che impone a Roma di non occupare anche i territori dei germanofoni altoatesini e chiede una regolare dichiarazione di guerra. Il facile successo di Trento dispone all’ottimismo la corte, mentre nazionalisti e interventisti manifestano continuamente. Infine, il 14 agosto, mentre le truppe tedesche sono già giunte alla periferia di Vienna, l’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria. Il giorno successivo Trieste e Pola vengono occupate senza quasi colpo ferire, mentre la flotta asburgica tenta un’ultima, disperata resistenza.

Nel frattempo però la distruzione dell’Impero Asburgico e la prospettiva di un’Europa dominata completamente da Russia e Germania fanno cadere le ultime esitazioni dell’Inghilterra, che il 17 agosto scende in campo contro la Triplice Alleanza. Per quel giorno l’esercito tedesco sta rapidamente affluendo sul fronte occidentale, subito seguito da quello russo e da quello italiano, che non ha praticamente combattuto contro l’Austria. I Francesi vengono scalzati dalle posizioni raggiunte nel Palatinato; subito dopo scatta il cosiddetto piano Schlieffen, che prevede l’invasione del Belgio e un attacco a tenaglia sull’esercito francese. Quest’ ultimo è costretto a raddoppiare in pochi giorni la linea del fronte, e la sua efficienza ne risente. Inoltre l’improvviso assalto italiano lo costringe a sprecare risorse preziose. Nel mese successivo la Francia resiste strenuamente, ma le linee nemiche, rifornite dall’infinito esercito russo, avanzano inarrestabili. Il 1° ottobre Parigi viene occupata dagli eserciti alleati (della Triplice Alleanza). Il paese è allo sbando. Ciò che rimane degli eserciti anglo-francesi si attesta a sud della Loira, mentre gli Italiani arrivano fino al Rodano.

Due giorni dopo, il 3 ottobre, la Grecia, che ha stretto un’alleanza con la Russia, approfitta della situazione per liberarsi del suo nemico secolare turco. I Russi li aiutano con entusiasmo, inviando un corpo di spedizione al di là della frontiera e mandando la loro flotta a cannoneggiare Costantinopoli. Una settimana più tardi anche Bulgaria e Romania scendono in guerra, e cingono d’assedio la stessa capitale dell’Impero Ottomano. Nel frattempo la Spagna (15 ottobre) si unisce al folto gruppo di paesi alleati, con l’obiettivo di conquistare Gibilterra e il Marocco.

A questo punto la situazione inglese è drammatica, anche se molto strana. Il suo esercito ha ricevuto sonore sconfitte in Francia, tuttavia la sua struttura produttiva non è stata colpita, e il paese non ha ancora messo in campo tutto il suo potenziale. L’Inghilterra continua a dominare incontrastata i mari, conquista le colonie avversarie, invia rifornimenti e truppe ai Turchi, strangola l’economia italiana. Nel mese di ottobre la Royal Navy occupa Creta, il Dodecanneso, le Cicladi e cannoneggia Atene. Il paese è ben lontano dalla sconfitta, ma l’opinione pubblica comincia ad essere scettica nei confronti di un conflitto che, se anche fosse vinto, richiederebbe anni di lotta. E per cosa poi? Per perdere quella posizione di predominio economico tanto faticosamente costruita? Se i russo-tedeschi ormai dominano dall’Atlantico agli Urali, che senso avrebbe svenarsi per tentare di resistergli? Non sarebbe meglio dedicare le proprie energie ad affrontare al meglio il difficile dopoguerra?

Mentre prudenti colloqui vengono avviati con Berlino, la situazione britannica si complica. Il 1° novembre l’esercito inglese sbarca a Gibilterra e si spinge in territorio spagnolo, giungendo a minacciare l’Andalusia. Il giorno dopo però i Tedeschi riescono a inviare in Irlanda un discreto numero di armi e di truppe d’elite, che si uniscono alle ali più radicali dei movimenti indipendentisti. In breve tempo nell’isola divampa furiosa la guerra civile. Una settimana più tardi gli Alleati riescono a sfondare il fronte francese a Nevers, e in poco tempo l’area controllata dal legittimo governo francese si riduce a una striscia di territorio tra Bordeaux e Tolosa. Il 16 novembre l’esercito anglo-turco riesce a riportare una vittoria sui russi a Erzincan, sul Tauro, ma l’inverno incipiente non gli consente di sfruttare questo successo. Nel frattempo il Foreign Office riporta che nelle cancellerie di paesi che si ritenevano alleati come gli Stati Uniti e il Giappone sta cominciando a formarsi un partito favorevole alla guerra con l’Impero Britannico. Crescenti disordini in India e nelle altre colonie aggravano la situazione. Quando Cork, il 30 novembre cade in mano dei ribelli irlandesi (che ormai controllano un quarto del paese) e truppe ispano-tedesche battono gli Inglesi presso Cordova (3 dicembre), il governo capisce che è giunta l’ora di iniziare a pensare alla pace. I Tedeschi assicurano che non infieriranno sulla Gran Bretagna; la grande vittima del trattato di pace sarà invece la Francia. L’Inghilterra esita, ma entro una settimana cadono sia Tolosa che Bordeaux. Il 12 dicembre viene firmato l’armistizio. Per Natale era davvero tutto finito.

Le trattative di pace avvengono nel corso dell’inverno successivo, nella reggia berlinese di Charlottenburg. Per prima cosa bisogna dividersi le spoglie dell’Impero Austriaco. La Germania si annette i Sudeti e l’Austria stessa, a cui però viene risparmiata l’estrema umiliazione dell’annessione alla Prussia, e che continua a sussistere come stato all’interno del Reich. La Russia invece si annette la Galizia e la Bucovina e ottiene l’indipendenza per la Cecoslovacchia (formata da Boemia, Moravia e Slovacchia) sotto la corona di un principe di casa Romanov. La Transilvania viene annessa alla Romania mentre l’Italia, nonostante la sua scarsa partecipazione al conflitto su questo fronte, acquista il Trentino, Trieste, l’Istria, Fiume e Zara. La Serbia riesce a formare un regno unito di Iugoslavia, che continua a essere uno stato-cliente della Russia. L’Ungheria invece rimane sotto gli Asburgo, che si sono rifugiati qui dopo la fuga di Vienna. Il rispetto del vecchio imperatore Francesco Giuseppe ha impedito all’esercito tedesco e a quello russo di occupare la dimora di campagna in cui si è rifugiato, di pretendere una formale resa o di rinunciare alla sua corona, ormai più teorica che reale. Del resto quest’uomo distrutto non sopravivrà molto al crollo del suo impero. Egli muore il 4 dicembre; la notte di Natale il suo successore Carlo si proclamerà solo re dell’Ungheria, in una Budapest irreale, occupata dalle truppe russe e dallo smarrimento del crollo di un’epoca.

Durante le trattative di pace sono già emersi i primi contrasti fra Germania e Russia, che si esprimono attraverso le contese fra gli stati minori protetti dall’una o dall’altra potenza. Così il Kaiser difende l’Italia e l’Ungheria contro le richieste iugoslave e cecoslovacche sponsorizzate dallo Zar. E’ un sinistro presagio dei contrasti che turberanno presto l’ordine europeo.

A Charlottenburg viene decisa anche la spartizione dell’Impero Ottomano, che a dir la verità continuò a resistere fino a gennaio inoltrato. La Tracia Orientale viene divisa tra Bulgaria e Grecia, alla quale spetta il territorio di Costantinopoli. La Grecia inoltre occupa la costa dell’Asia Minore e una porzione consistente di entroterra, da cui comincia presto a espellere la popolazione turca. La Russia si annette invece l’Armenia storica, Trebisonda e il Kurdistan, arrivando quindi fino ai confini della Mesopotamia. Inoltre a un certo punto, in cambio del suo assenso all’occupazione italiana di Fiume, ottiene il porto di Alessandretta. La Russia ha uno sbocco sul Mediterraneo. Iraq e Siria diventano indipendenti (con una velata sottomissione allo Zar), la Germania acquisisce Palestina e Transgiordania (Guglielmo II ha molto a cuore la difesa dei luoghi santi) e l’Italia il Libano. L’Arabia Saudita raggiunge invece la piena indipendenza.

A questo punto si giunge al trattato di pace con la Francia. La Germania vuole cancellarla definitivamente come grande potenza, ed infliggere al suo vecchio rivale un colpo da cui non possa più riprendersi. Per prima cosa si annette il dipartimento di Nancy e, in seguito a un referendum (dalla validità un po’ dubbia, come la maggior parte dei referendum ottocenteschi), anche il Lussemburgo e Liegi. Il Belgio viene ricompensato con una lunga e larga striscia di territorio francese lungo il suo confine. All’inizio esso non vuole accettare, ma di fronte alla prospettive di vedere questa striscia amministrata dalla Germania ed essere chiuso in una tenaglia perde i propri scrupoli. Se non altro ora il predominio vallone sarà inattaccabile. La granduchessa del Lussemburgo viene invece compensata della perdita del suo trono con la sua incoronazione a duchessa di Bretagna, che viene restaurata fino a Nantes come stato indipendente. La Spagna acquisisce il Rossiglione e il Bèarn e l’Italia Corsica, Nizza e Savoia, “allargate” fino ad arrivare alle porte di Lione.

Si passa quindi all’impero coloniale francese. L’Italia ottiene Tunisia, Algeria e Gibuti, mentre alla Spagna va tutto il Marocco. La Germania si annette l’Africa Occidentale ed Equatoriale Francese, escluso il Senegal che rimane a Parigi. Inoltre acquisisce il Madagascar, tutti i territori francesi nell’Oceano Indiano (tranne Pondicherry, che viene annessa all’India britannica) e si spartisce con la Russia le posizioni francesi in Cina. La Russia vorrebbe anche l’Indocina, ma a Berlino cominciano ad avere paura di un alleato esteso da un angolo all’altro dell’Eurasia, e dopo un po’ di trattative riescono a convincerli a prendersi in cambio la Guiana Francese, mentre la più grande colonia francese in Asia resta sotto il vecchio padrone. Infine anche le colonie francesi nel Pacifico vengono annesse all’Impero Tedesco, tranne la Polinesia che rimane francese.

Ma è nelle clausole del trattato di pace sull’economia che si cela la vera minaccia per la Francia. Essa viene costretta a cedere gran parte del suo apparato industriale alle potenze vincitrici. Per esempio, la Peugeot si trasferisce a Mosca e la Renault a Verona. Nel complesso il paese perde più o meno tre quarti della sua capacità produttiva. A tutto questo si aggiungono richieste onerosissime di risarcimenti per i danni di guerra. Il paese, nell’immediato dopoguerra, dichiarerà bancarotta più volte, e vivrà un’inflazione tale da costringere lo Stato a stampare banconote da miliardi di franchi.

A questo punto a Charlottenburg si rivolgono all’Inghilterra. Il Kaiser aveva promesso di essere clemente e mantiene la parola. Una volta che ha dimostrato chi è il più forte (e ha sconfitto il senso di inferiorità che lo attanagliava verso il ramo inglese della sua famiglia) si può concedere il lusso di una magnanimità da cavaliere di saga tedesca. Inoltre a Berlino qualcuno comincia a pensare che è meglio avere un contrappeso alla crescente potenza russa.

L’Inghilterra infine è costretta a riconoscere come completamente indipendenti il Tibet, l’Afghanistan e l’Egitto, e qualche anno dopo anche il Turkestan Orientale seguirà un percorso simile. La Persia diventa invece uno stato vassallo di San Pietroburgo. Londra inoltre è costretta a ritirarsi dallo scacchiere mediterraneo, cedendo Gibilterra alla Spagna, Malta all’Italia e Cipro alla Grecia. Il Canale di Suez viene controllato dall’insieme delle potenze vincitrici. In Africa la Gran Bretagna deve cedere il Somaliland all’Italia, l’Uganda e una striscia di Sudan alla Germania (che così unisce il suo impero africano) e concedere l’indipendenza a Transvaal e Orange. Anche l’Irlanda diventa indipendente sotto la corona di un principe tedesco. Infine c’è qualche limitazione al tonnellaggio della flotta e un moderato risarcimento di danni di guerra. E’ un trattamento pesante, ma vedendo quel che avvien oltremanica l’Inghilterra ha di che tirare un sospiro di sollievo.

L’Europa che emerge dalla Pace di Charlottenburg è radicalmente diversa da quella che esisteva solo un anno prima. La Belle Epoque è finita. Due grandi potenze (Francia e Austria) sono state cancellate dalla politica europea, e in pratica (visto che l’Italia è ancora molto debole e che la Gran Bretagna è stata sconfitta) il continente è dominato da un direttorio russo-tedesco, che sta già però cominciando a mostrare segni di crisi. La Triplice Alleanza affronta la sua ultima guerra nel 1917, durante la seconda guerra russo-giapponese. La Russia infatti non ha dimenticato lo smacco di Tsushima e vuole approfittare della recente vittoria per vendicarsi; in ciò è aiutata dalla Germania, il cui Kaiser è violentemente nippofobo (oltre che sinofobo). Il Giappone si difende strenuamente, ma dopo più di un anno di combattimenti deve arrendersi di fronte all’inevitabile e cedere Karafuto e le Curili alla Russia, Taiwan e le Ryukyu alla Germania e abbandonare la Corea, dove Mosca si costruisce l’ennesimo stato vassallo.

Da allora in poi la situazione in Europa si fa sempre più tesa. In Francia, nel 1918, l’esercito prende il potere; Germania e Russia non intervengono militarmente, visto che comunque il nuovo regime è estremamente debole, ma per qualche anno impongono un duro embargo al paese. La dittatura militare inoltre spegnerà la breve fioritura dell’Espressionismo che si era avuto nella Parigi postbellica.

In Italia la democrazia all’inizio resiste, ma i gruppi nazionalisti hanno sempre più potere. I nuovi territori acquisiti dopo la vittoria vengono italianizzati a forza, il culto per l’esercito si impone in tutti gli strati sociali. Il Partito Fascista, fondato dall’ex-giornalista socialista Mussolini e protagonista di ripetute violenze contro gli oppositori, sale al governo per tre volte. Durante uno di questi governi, nel 1929, l’Italia aggredirà l’Etiopia e la ridurrà a colonia. L’anno precedente inoltre il paese aveva rischiato di far scoppiare una nuova guerra europea a causa del contenzioso con la Grecia per il Dodecanneso (che i nazionalisti greci vedevano come l’ultima “terra irredenta” per realizzare l’unità nazionale). Alla fine Mussolini lascia l’arcipelago allo stato vicino, ma in cambio riceve l’assenso delle grandi potenze per occupare l’Albania. Dopo la grande crisi economica del 1931 la situazione politica diverrà ancora più violenta e caotica, e per la fine degli anni ’30 i fascisti avranno praticamente instaurato una dittatura.

Anche in Germania i movimenti nazionalisti crescono sempre di più, ma sono controllati da Guglielmo II, che cerca di evitare che essi separino il culto della patria da quello della monarchia. La vittoria ha infiammato l’ego dell’imperatore, che entra più volte in conflitto con il Parlamento, pur senza arrivare mai a sfidarlo completamente. Ma ormai la situazione gli sta sfuggendo di mano, e pian piano proliferano nuovi gruppuscoli di nazionalisti, che sono razzisti, violentemente antisemiti e vagamente socialisteggianti. Uno di questi gruppi, il Partito Nazionalsocialista (o Nazista), tenterà nel 1933 di rovesciare il governo regionale in Austria. La risposta del Kaiser è durissima: il partito viene vietato, i suoi membri perseguiti e processati, il suo leader Adolf Hitler deportato in una colonia penale nel deserto del Kalahari, dove morirà di stenti pochi mesi dopo.

Tuttavia i cambiamenti maggiori avvengono in Russia, dove gli Zar, pur senza avviare un processo di democratizzazione, cercano di ottenere un appoggio popolare maggiore. Nasce un vero e proprio “culto della personalità” dei membri della famiglia Romanov, e il governo cerca di controllare la società attraverso un partito unico, diffuso in tutti gli ambienti e in tutti gli strati sociali, ciecamente devoto alla casa regnante. Del resto la crescente industrializzazione del paese rende obsoleto il vecchio regime e costringe lo Zar a cercare una nuova forma politica per mantenere il suo potere.

Il mezzo più pratico per ottenere il consenso delle masse è il nazionalismo, che in questo periodo viene esacerbato. In particolare, dopo la crisi del 1931, si rendono ormai palesi le mire russe su tutta l’Europa Orientale. Ciò porta il paese in rotta di collisione col suo vecchio alleato tedesco, il quale cerca l’alleanza dell’Italia e dell’Inghilterra. I nazionalisti italiani sono ansiosi di un’altra guerra in cui si possa mostrare la forza del proprio paese, la Gran Bretagna vuole tornare ad essere inserita nei giochi diplomatici delle grandi potenze e contenere l’avanzata dell’ “orso russo”. Entrambi i paesi quindi si legano entusiasticamente a Berlino. Nel frattempo lo Zar stringe un’alleanza di ferro con la Francia umiliata e ansiosa di revanche.

Il 23 maggio 1938 le truppe francesi entrano a sorpresa a Grasse, che era stata annessa all’Italia dal Trattato di Charlottenburg. In pochi giorni il sistema delle alleanze si mette in moto e l’Europa ripiomba nella guerra. Ma, come si suol dire, questa è un’altra storia.

Toxon

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E ora, l'avvincente proposta di Federico Sangalli:

San Pietroburgo, 30 giugno 1908

Ho notato che la località siberiana di Tunguska e San Pietroburgo si trovano quasi sullo stesso parallelo, così mi sono chiesto: cosa sarebbe successo se il 30 giugno 1908 la famosa meteora fosse arrivata con qualche ora di ritardo e avesse cancellato la capitale dell’Impero Russo dalla faccia della Terra?

Inizialmente avevo considerato il POD un po’ banale, in quanto una conclusione logica mi sembrava una Rivoluzione anticipata che approfittasse della decapitazione del governo russo e della famiglia reale (anche alla luce del fatto che i principali leader bolscevichi si trovavano in esilio all’estero). Tuttavia, ripensandoci ho ritenuto che questo scenario meritasse una dose aggiuntiva di approfondimento. I Bolscevichi scontavano ancora le conseguenze della brutale repressione del 1905 e ci misero anni (oltre a una guerra mondiale con conseguente carestia) per riprendersi sia nei confronti dello stato zarista sia nei confronti degli altri movimenti (populisti, anarchici, menscevichi, socialisti rivoluzionari) con cui era in competizione per la rappresentanza della classe lavoratrice russa. Quest’ultima rappresenta un ulteriore problema: soprattutto i Bolscevichi basavano la propria forza in primis sulla classe operaia cittadina (basti pensare che alle elezioni per l’assemblea costituente del 1917 i socialisti rivoluzionari prevalsero nelle campagne tanto da risultare primo partito), una base di sostegno che si rivelò decisiva durante le lotte di potere che avvennero principalmente nella cornice della capitale San Pietroburgo. Ma in questo scenario la città verrebbe incenerita e con essa i suoi operai. Certo, resterebbero fuori Mosca e altre città meno importanti ma la classe operaia urbana russa subirebbe un duro colpo dalla distruzione del principale centro urbano della Russia, tale da far pensare che gli aspiranti rivoluzionari sarebbero confusi almeno quanto i resti dell’apparato statale zarista. Insomma, senza guerra e fame, a pochi anni da un pesante giro di vite e di fronte a un evento così inatteso e dannoso non sono più così sicuro che Lenin e soci avrebbero la strada così spianata verso il sol dell’avvenire.

Al suo posto ho iniziato a immaginare una situazione più simile alla Cina post-1912 che alla Russia post-1917: frammentazione, caos, signori della guerra, indipendentismi, fazioni di varie ideologie, ingerenze di potenze straniere. Come si può intuire è uno scenario molto liquido e quindi intrigante, perché potenzialmente si potrebbero sviluppare esiti molto diversi.

Finora ho raggruppato il mio lavoro in tre filoni:

- Pretendenti Bianchi: la Russia era una monarchia di diritto divino tra le più arretrate al mondo, dunque il legittimismo monarchico darebbe senza dubbio vita a una forte fazione simile in tutto e per tutto ai Bianchi della nostra TL. Tuttavia, la differenza è che qua ce ne potrebbero essere più di una. Infatti la forte struttura sacralizzante incentrata sulla figura dello Zar faceva sì che la maggior parte della famiglia stretta del sovrano vivesse con lui nella capitale o nelle immediate vicinanze per poter accedere alla sua corte, quindi probabilmente il grosso della linea di successione al trono morirebbe con Nicola II, lasciando dietro di lui uno stuolo di cugini e nipoti. Molti di questi papabili al trono avrebbero salva la vita per il fatto di trovarsi all’estero, di solito dopo essere stati esiliati e ripudiati per una ragione o per l’altra (matrimoni non approvati dallo Zar in primis), quindi la loro pretesa al trono potrebbe essere facilmente contestata. É possibile dunque che più di uno di questi lontani parenti improvvisamente catapultati al centro della scena aspiri a passare da reietto in esilio a Imperatore di Tutte le Russie. Potenze diverse potrebbero sostenere pretendenti diversi. Sto cercando di stilare una possibile lista ma per ora sono ancora in alto mare.

- l’Opposizione: abbiamo già parlato dei Bolscevichi e dei loro cugini menscevichi e socialisti rivoluzionari ma esistono anche altre fazioni. Ci sono le organizzazioni populiste-insurrezionali autrici di numerosi attentati, gli anarchici e gruppi misti (come quello di Boris Savinkov) molto attivi sul territorio. Ci sono i nazionalismi locali e gli indipendentisti (polacco, baltici, ucraino, caucasici, centroasiatici, finnico) pronti a rialzare la testa. C’è tutta l’incognita di come la decapitazione dello stato possa favorire la nascita di organizzazioni di auto-governo collettivo di stampo agrario nelle campagne (cosa avvenuta anche dopo la Rivoluzione, vedasi la Rivolta di Tambov). Insomma, anche qua ci sono molti gruppi pronti a contendersi il potere e bisognerebbe sviscerarli per capirne il posizionamento. C’è poi l’incognita Rasputin: il monaco pazzo nel 1908 già frequentava la coppia reale ma non era ancora una presenza fissa a corte né l’ombra dalla zarina quindi è possibile che al momento del disastro sia nel suo villaggio natale in Siberia e si salvi. Il più famoso santone di Russia potrebbe riciclarsi come leader messianico nel post-disastro? Rasputin era carismatico e nel caos, con la Chiesa Ortodossa decapitata, potrebbe presentarsi come il salvatore del paese. La meteora sarebbe letta come una punizione divina per il corrotto governo dello Zar che teneva il popolo oppresso e nella miseria contro le Leggi di Dio (non aveva in fondo massacrato migliaia di suoi connazionali appena tre anni prima? E quei poveretti che chiedevano il pane non erano forse guidati da un religioso, Padre Gapon?). Rasputin aveva provato a redimerlo, lo aveva messo in guardia, esortandolo a convertirsi, ma senza successo e il Signore allora aveva inviato un sogno per avvertire il monaco dell’ecatombe che avrebbe colpito i Romanov e la corrotta cricca di vescovi al suo servizio. In Russia all’epoca esisteva una sorprendentemente nutrita schiera di anarchici cristiani che andava da Tolstoy a Nestor Makhno e ho questa suggestione che Rasputin potrebbe mettersi alla loro guida e formare un movimento un po’ anarchismo, un po’ Taiping in salsa slava.

- Potenze Straniere: la Russia si è presa un colpo tremendo e non si rialzerà per un bel pezzo. Cosa fanno le altre potenze? Tentano di spartirsi le spoglie? Si attaccano a vicenda per riempire il vuoto? Provano ad appoggiarsi a una delle fazioni locali e, se sì, quali? Come cambiano i precari equilibri tra Intesa e Triplice Alleanza? Essendo l’anno dell’annessione della Bosnia ho l’impressione che le cose si metteranno male per la Serbia...

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Gli risponde Dario Carcano:

Il PoD sull'asteroide di Tunguska che cade a San Pietroburgo anziché in Siberia è interessante e carico di conseguenze, perché come hai giustamente sottolineato, la fine dell'Impero Russo nel 1908 apre enormi praterie ucroniche.
Credo sia uno di quegli scenari in cui un PoD estremamente dirompente crea un cambiamento tanto radicale e tanto profondo dell'assetto esistente, che praticamente ogni scenario è ugualmente verosimile.
Per dire, potremmo immaginare Piłsudski che si mette alla testa di un insurrezione polacca contro i resti dell'Impero russo - e foraggiata dalla Francia per avere comunque un alleato a est della Germania - che si conclude con la nascita di una Rzeczpospolita polacco-lituana di ispirazione socialista.

Purtroppo non me ne intendo abbastanza di storia militare dell'Impero russo per sapere chi sarebbero potenziali 'signori della guerra', o per ipotizzare a quale candidato zar giurerebbero fedeltà.
Comunque, credo che le conseguenze sarebbero dirompenti anche a livello diplomatico; senza la Russia, la Francia è praticamente isolata, perché prima dello scoppio della Grande Guerra la Gran Bretagna era tendenzialmente neutrale, e l'Italia era parte della Triplice Alleanza.
Il che vuol dire che se Francesco Ferdinando sarà assassinato (ed è un grosso se perché, senza il sostegno russo ai nazionalisti panslavi, la mano di Gavrilo Princip potrebbe non arrivare a puntare il petto dell'arciduca) la Francia potrà fare la voce grossa contro l'invasione austriaca della Serbia, ma non si arrischierà mai a entrare in guerra.
Tutto questo porterebbe inevitabilmente ad un Europa sempre più dominata dalla Germania e dai suoi alleati.

Però la seconda guerra mondiale potrebbe esserci comunque, anche se chiaramente non sarebbe la seconda.
Tenendo sempre presente lo scenario in cui avviene l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, l'Austria - dopo la Serbia - arriverà ad estendere la propria influenza su tutti i Balcani, prendendo il posto dell'Impero Ottomano.
Inoltre, la Germania approfitterebbe del caos in Russia per arraffare qualcosa: sicuramente i Paesi Baltici, storicamente legati alla Prussia e all'Ordine Teutonico, e magari anche la Finlandia.
Se immaginiamo che Piłsudski ha rifondato un Commonwealth Polacco-Lituano filo-francese e anti-tedesco, sicuramente si arriverà ad un confronto tra Berlino e Varsavia. Se immaginiamo un vittoria tedesca, anche la Polonia entrerà a far parte della sfera d'influenza tedesca; se invece Piłsudski riesce a fare il miracolo e vince la guerra coi tedeschi, si arriverà ad una coesistenza tra le due nazioni, anche se futuri conflitti sono molto probabili.
In ogni caso, la sopravvivenza della Polonia non impedirebbe alla Germania di trasformare l'Europa Orientale nel proprio cortile di casa.

Vedendo la crescita dell'influenza tedesca sul continente, la Gran Bretagna si vedrebbe minacciata e uscirebbe dalla propria neutralità per avvicinarsi alla Francia. In seguito, all'alleanza potrebbero aggiungersi anche gli Stati Uniti, irritati dagli interessi tedeschi nel Pacifico.
Si creerebbe così una situazione di stallo tra l'Alleanza (Germania - Austria-Ungheria - Italia) e l'Intesa (Francia - UK - USA - Polonia-Lituania(?)), che potrebbe rompersi nel caso scoppi una scintilla.
E allora sarebbe Guerra Mondiale, anche se forse con un esito diverso rispetto alla HL.

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Anche feder dice la sua in merito:

L'autore di quest'immagine ci è andato giù un po' pesante, fantasticando addirittura un'anticipazione della guerra civile, quando i bolscevichi all'epoca erano ancora a commettere rapine nelle periferie dell'impero allo scopo di finanziare l'attività rivoluzionaria.

Io mi sarei immaginato una semplice transizione autocratica da Nicola a Michele, che se non sbaglio bazzicava in quel periodo a Londra, per un affare matrimoniale. L'incoronazione non sarebbe stata priva di effetti, comunque: dal momento che Michele era da tutti percepito come tranquillo e di buon carattere (per non dire insignificante), al contrario dell'istrionico e volitivo cugino, egli avrebbe svolto i consueti doveri pubblici che ci si aspetta da un monarca con zelo e senza eccessivo entusiasmo. Di certo la Russia si risparmia le cento stramberie della famiglia imperiale, con il nuovo tsar molto grigio e poco prono a cedere alle profferte di Rasputin, e verosimilmente inclinato verso Londra (logico aspettarsi che gli inglesi non avrebbero aspettato un attimo per intortare questo spaventapasseri di sovrano con una lady forte e indipendente, che sarebbe diventata la vera regina di Russia).

In HL Michele andò vicino a maritarsi con Patrizia di Connaught, figlia del principe Arturo, terzogenito della grande Vittoria e dunque nipote di quest'ultima. Questa era una tipetta niente male, che storicamente viaggiò in veste ufficiale (e non) per tutti gli angoli dell'impero britannico, spesso al seguito dell'esercito (e guardate, per una signora di sangue reale non è affatto una cosa scontata, o auspicabile) così da monitorare l'avanzamento delle riforme promosse, l'indirizzo dei finanziamenti e, soprattutto, provare il sentimento della popolazione. Vedrei bene in Patsy una riedizione delle tsarine assolute di Russia del '700, Anna, Elisabetta e Caterina; considerato poi, che Michele era cagionevole di salute, se questi morisse avendo dato un figlio alla regina, potremmo aspettarci un periodo di reggenza abbastanza lungo da favorire la ripresa e ricostruzione dell'impero, economicamente e socialmente modernizzato (mi piace immaginare Patsy come la frontman del movimento femminista globale), sebbene ancora politicamente retrogrado e imperniato sulla russificazione dei popoli soggetti. La Polonia è a rischio di sparizione, la Russia può vincere la guerra.

Invece, se Londra non è abbastanza celere e Michele resta solo... la migliore speranza è Stolypin. Difatti, se lo tsar è un pezzo di pane e non si oppone alla parlamentarizzazione della cosa pubblica come fece Nicola, allora l'intraprendente primo ministro potrebbe avere buon gioco a portare avanti la sua impresa di liberalizzazione della classe politica, dell'economia e della società, come tentò in vita. Forse una decina scarsa di anni di governo in più non avrebbero evitato la sconfitta e la rivoluzione (ma Stolypin sarebbe entrato in guerra?), però, con una classe media più forte a sostegno, forse Kerenskij, qualificandosi come erede politico e rinnovatore dell'opera di Pyotr, potrebbe riuscire a salvare la fragile repubblica russa, barcamenandosi fra il sostegno dei bolscevichi e quello dei cadetti. Alla fine, la chiave di volta è sempre quella: portare dalla propria i contadini, contro i soldati e gli operai.

Comunque, caro Dario, mi piace lo sviluppo dove la Polonia rialza la testa, e a seguire lo fanno anche tutte le altre nazionalità dell'impero; hai ragione nel dire che in uno scenario simile mancano i presupposti per la guerra mondiale, sicché la Mitteleuropa qua si realizza (quasi) senza spargimento di sangue. Ma perché immaginarsi una Polonia socialista (e guidata da Pilsudski!) che si rivolge alla Francia in un tentativo insurrezionalista tanto eroico quanto suicida? Credo invece che l'indipendenza della Polonia (così come quella di tante altre nazioni sfuggite all'orbita russa) si sarebbe realizzata su istanza dell'aristocrazia tradizionale, a fronte di un ampio movimento religioso (vedi alla voce Asburgo a Varsavia). Stante così le cose, l'Europa proseguirà nella sua Belle Epoque, finché un'altra crisi non ne causerà il collasso: indiziati principali sono la Cina e, soprattutto, l'impero turco, dove una qualche sollevazione potrebbe riscuotere l'appoggio tedesco, ma incontrare il veto dell'Intesa. Non vedo bene l'Italia dalla parte della Germania nemmeno in questo caso, figurandomi piuttosto il seguente schieramento: Mitteleuropa (Austria federalizzata e impero guglielmino, più protettorati e vassalli a meridione e oriente) contro Anglosfera (Londra e dominion più USA) e potenze latine (Italia, Francia, forse Spagna se ha il tempo di riprendersi) unite contro il behemoth teutonico al sempiterno scopo di impedire l'unificazione del continente. Se (e dico se) la situazione di stallo si protrae fino alla morte di Guglielmo II, forse (e dico forse) si potrebbe evitare la guerra.

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Tommaso aggiunge di suo:

Michele nel Giugno del 1908 credo non fosse a San Pietroburgo. Diventerebbe lui lo Zar. il che per la Russia sarebbe una benedizione.

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Ed ecco il parere di Federico Sangalli:

Michele probabilmente si trovava a Gatchina, dove era in servizio come Corazziere dello Zar e dove aveva una villa. Gatchina è una cittadina posta circa 45 chilometri a sud di San Pietroburgo.
Nel 1908 lo Zar non risiedeva più nel Palazzo d’Inverno da qualche anno. Quando era in città viveva al Palazzo Anichkov mentre lui e la sua famiglia vivevano la maggior parte del loro tempo nel Palazzo Alessandro, a Tsarskoye Selo, 48 chilometri a sud della capitale. Sembra però che la famiglia imperiale cambiasse residenza più volte l’anno.
La data dell’evento (30 giugno) è però a fine mese, quindi penso che se lo Zar fosse stato in crociera sullo yacht Standart fosse comunque sulla via del ritorno e prossimo alla città, se non già a Tsarskoye Selo di passaggio. D’altro canto il 2 luglio il Ministro degli Esteri zarista Izsvolsky scrisse al suo omologo austro-ungarico Aerenthal per avviare quei colloqui che avrebbero portato in settembre alla Crisi Bosniaca e non credo che Izvoslky avrebbe potuto agire senza avere l’autorizzazione e la supervisione di Nicola II. Lo Zar avrebbe potuto quindi trovarsi comunque proprio nella capitale, nei suoi appartamenti presso Palazzo Anichkov.
La domanda diventa quindi quando larga sia la distruzione provocata dal meteorite: a Tunguska ogni albero venne abbattuto nel in un’area di 2.150 km quadrati, cioè con un raggio di circa 15 km. Tuttavia, i testimoni confermano di essere stati sollevati da terra e scaraventati per aria da un improvviso movimento del terreno anche a molte miglia da luogo dell’impatto, il che fa pensare a una violenta scossa tellurica. In effetti è stato calcolato che l’energia sprigionata dalla cometa di Tunguska sarebbe stata sufficiente a provocare un terremoto di magnitudo 8 della Scala Richter, sebbene solo per pochi istanti. A conferma di ciò alcuni treni in servizio sulla transiberiana deragliarono a seguito di una forte scossa di terremoto proprio il giorno e all’ora dell’impatto, nonostante si trovassero a 600 km di distanza. Dobbiamo dunque prendere in considerazione che una vasta area dell’Europa nord-orientale venga colpita da un forte seppur breve terremoto. Così, a occhio la regione interessata andrebbe dal Mar Bianco a Tver, da Helsinki a Riga, dall’attuale confine settentrionale bielorusso fino alla Karelia centrale, coinvolgendo centinaia di migliaia di persone.
Naturalmente essere coinvolti in un sisma è meno pericoloso che essere inceneriti dalla versione spaziale di una bomba termonucleare da 15 megatoni (l’energia prodotta a Tunguska, pari al test atomico dell’Atollo di Bikini), anche se, usando Nukemap e impostandolo per simulare gli effetti dell’esplosione di un ordigno nucleare della stessa potenza alla stessa altezza a cui esplose la cometa di Tunguska, a 45 km si ottengono comunque gravi danni agli edifici e ustioni di secondo e terzo grado, oltre a danni a vista e udito. Insomma, Michele potrebbe sopravvivere, posto che non gli crolli un edificio sulla testa per il terremoto o non venga sbalzato da cavallo, cosa tutt’altro che improbabile data anche l’ora, ma potrebbe passare le prime settimane da Zar in una stanza d'ospedale, e forse anche riportare danni permanenti.

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Per partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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