Punto di divergenza: Durante la battaglia di Nancy le forze confederate svizzere, lorenesi si oppongono a quelle borgognone guidate da Carlo I° il temerario. Nella battaglia ,che risulta una sconfitta per la Borgogna , il duca trova la morte, ne consegue che il ducato di Borgogna passa, per ragioni dinastiche alla casa d'Asburgo. Ma se Carlo non fosse morto? Potrebbe la Borgogna assumere un ruolo più importante? Potrebbe trovare dei confini naturali (forse i Fiumi Senna e Reno) e diventare una grande potenza?
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Febbraio 1476: Assedio di Grandson; Carlo il temerario Duca di Borgogna invade la Svizzera con una grande armata mercenaria ed assedia con un parco di cannoni imponente la città di Grandson sul lago Neuchatel; quando la città cade il 28 febbraio, il duca ordina che i sopravvissuti vengano impiccati.
2 Marzo 1476: Gli Svizzeri non cedono ed inviano un armata di 20.000 uomini a contrastare il Duca Borgognone; nella battaglia che segue l'esercito del Duca di Borgogna commette un errore tattico e si trova al perso ed è costretto a ritirarsi; ma evita di scontrasi con l'esercito svizzero e perdere cosi un maggiore numero di truppe necessarie contro la più potente Lorena
5 Gennaio 1477: L'esercito Borgognone inseguito dal Duca Renato di Lorena vi si scontra a Nancy. I Borgognoni pareggiano Carlo I° viene ferito ma sopravvive alla battaglia. Il trattato di Arras porta alla fine della Guerra Borgognone Carlo rinuncia alla sua politica egemone ma si accontenta di stabilire il controllo sulle terre patrie.
1477-1484: Carlo ha un figlio, che chiama Filippo, il quale ascenderà al trono con il nome di Filippo IV°. Ma intanto si trova a dover affrontare i Francesi che hanno delle rivendicazioni sul trono Borgognone alleandosi con la Spagna e con l'impero(Massimiliano aveva sposato la figlia di Carlo che in dote gli porta l'Alsazia ed alcune fortezze sul Reno). L'occasione è fornita dalla morte di Carlo IV d'Angiò che morendo dovrebbe lasciare in eredità alla Francia il ducato. Però i Borgognoni intervengono reclamando il feudo; scoppia la battaglia e la guerra vinta da Carlo I° nel 1484 con la conquista dello Champagne, una delle regioni più ricche dell'impero. Nella battaglia di Parigi, l'assedio che conduce alla vittoria Carlo, il duca di Borgogna trova la morte. La reggenza passa a Massimiliano d'Asburgo (che lega la Borgogna ad stretta alleanza) in nome del piccolo Filippo IV°, essendo Maria morta nel 1482 Nel 1483 in Inghilterra Richard III° di York assume il potere dopo aver assassinato il fratello e diventa re.
1484-1492: Il papa ordina all'inquisizione una dura repressione degli eretici e delle streghe in tutta la Germania ed in tutto l'impero; ma in Borgogna a causa delle proteste di Massimiliano d'Asburgo e del giovane Filippo i padri inquisitori sono messi al bando; ma l'inquisizione viene gestita direttamente dalle mani della monarchia. Ma la politica Borgognona dell'Austria permette ai Francesi di Carolo VIII, che si prendono una rivincita sui Borognoni sconfiggendo Carlo Orlando di Orleans ed annettendo la Bretagna, di prendere Napoli il 22 Febbraio 1495.
1492-1500: Scoppiano le cosi dette Guerre Italiane che mettono in Ginocchio il Bel paese; gli Spagnoli e gli Austriaci invadono l'Italia per contrastare Carlo VIII che nel frattempo ha costretto la Duchessa di Bretagna a sposarlo rompendo il matrimonio con gli Asburgo. La Borgogna invade la Francia nel 1495 ma le armate mercenarie svizzere guidate da Luigi XII° di Francia riescono a sconfiggere le forze di Filippo IV° nella battaglia di Nevers. Tuttavia in Italia l'esercito Francese non è messo meglio perché attaccato dalle truppe Austriache e Svizzere. Agli Inizi del 1497, Borgogna, Austria e Svizzera siglano un'alleanza militare diretta contro la Francia (Che preme sia contro la Svizzera che contro la Borgogna e minaccia anche Austria e Venezia).
1500-1550: A Carlo VIII° succede il figlio Luigi XII° che continua le guerre del Padre sconfiggendo pesantem,ente gli svizzeri a Merignano nel 1515. La caduta della Svizzera e la sua uscita dalla guerra sembra segnare una svolta nella situazione Italica ma anche la Francia è allo stremo delle sue energie e si sente costretta a cercare la pace con la Borgogna e l'Austria. Tuttavia le richieste Borgognone sono troppo elevate(Normandia e Leonese) e la Guerra continua. Diventa re di Germania e di Spagna Carlo V che è cresciuto alla corte dello Zio Filippo IV° di Borgogna e che con lui ha un'alleanza. Dopo alcuni anni di pace,in vero una tregua usata dalla Borgogna per mettere definitivamente fine alla questione Svizzera sconfiggendo i Confederati in Franca Contea e prendendo le valli transalpine sul versante Milanese delle Alpi, la Guerra con la Francia riprende. Carolo V°, invade l'Italia e sconfitto re Francesco I° di Francia a Pavia assicura la dominazione Austriaca sull'Italia. La Borgogna prende finalmente il Leonese e le regioni della Piccardia e del Nevers(Una parte); Parigi si trova cosi esposta ad eventuali assedi Borgognoni. Intanto però in Germania si è esteso il protestantesimo espresso dal monaco Lutero. In un primo momento le tesi di Martino Lutero erano semplicemente delle tesi riformistiche, come molte volte nella chiesa erano apparse, ma dopo la sua scomunica e la proclamazione delle cosi dette "95 Tesi" Lutero fonda una vera e propria chiesa scismatica nota come "Chiesa Evangelica" o semplicemente chiesa "Protestante"(A causa delle proteste di fronte all'imperatore Carlo durante la dieta di Worms nel 1521). In Borgogna non ci sono casi di protestantesimo se non nelle valli strappate agli svizzeri e solo nel 1523 ad opera di Ulrich Zwingli si diffonde in Franca Contea ed in Lombardia(Canton Ticino) una versione leggera di Anabattismo, subito però repressa nel sangue dal nuovo sovrano Borgognone Giovanni II° il cattolico; il quale acquista Calais dagli Inglesi e ottiene dal cugino(Da parte di madre) Carlo V° il permesso di proteggere l'Arcivescovo di Colonia; il quale giura fedeltà in qualità di signore terriero nelle mani del Duca di Borgogna. Giovanni II° poi reprime anche le rivolte contadine scoppiate nel 1526 e nel 1527, ad imitazioni de quelle Tedesche, nell'Alsazia e nella Lorena. Nel 1530 contingenti di soldati Borgognoni accompagnano le truppe imperiali a combattere in Tunisia e sotto le mura di Vienna assaltate dal Turco. Ma Francesco I° non vuole vendetta e scatena l'offensiva in Leonese e in Ninvernes travolgendo le forze Borgognone che rimangono assediate a Digione per alcuni mesi. Ma Giovanni II° ha dalla sua il papa che non vede di Buon occhio l'alleanza del re di Francia con i Turchi in chiave antiasburgica e nel 1532 Giovanni II° Duca di Borgogna viene riconosciuto re di Borgogna dal Papa e dall'imperatore Tedesco che gli invia una corona. Anzi il Papa eleva postumamente anche i suoi antenati a sovrani e dà alla Borgogna una dignità pari a quella della Francia. Comunque la svolta definitiva della guerra avviene nel 1533 quando Enrico VIII° d'Inghilterra acconsente di firmare con la Borgogna un'alleanza antifrancese che costringe Francesco a firmare la pace ed uscire dalla guerra riconoscendo ai Borgognoni la Corona di Borgogna. Però l'anno dopo il papa scomunica Enrico VIII°, per la sua decisione di non ubbidire al papa e prendere per la sesta volta moglie; per tutta risposta il re con "l'act of Supremacy" esce dalla chiesa cattolica e fonda la chiesa Inglese. Giovanni II° denuncia l'alleanza e proibisce alle navi inglesi di entrare nei porti Borgognoni. Intanto in Svizzera un predicatore Giovanni Calvino diffonde una nuova versione dell'Eresia protestante nota come "Chiesa Riformata" assai più moralistica e deterministica di quella Luterana la confessione Calvinista è dura e rigida ma trova immediatamente ascoltatori in Svizzera, Francia meridionale e Olanda. Delle regioni del nord il regno di Borgogna non si era mai interessato particolarmente avendo sempre preferito occuparsi delle industrie manifatturiere di Anversa e Bruges piuttosto che le plaghe acquitrinose e generalmente inutili dell'Olanda e della Frisia.
Dunque il calvinismo sembra si adatti bene a gente dura e abituata a strappare la sopravvivenza al mare ed alle paludi. Tuttavia Giovanni II° proibisce il culto calvinista ordinando la chiusura del seminario di Amsterdam aumentando la tensione già alta per via della mancanza di adeguata considerazione da parte del governo e soprattutto per via della politica controtriformista messa in atto a partire dal concilio di Trento nel 1545.
1550-1579: Carlo V abdica nel 1556 dando a suo fratello Ferdinando il trono d'Austria e a suo figlio Filippo quello di Spagna, alla Spagna toccano anche i domini italiani specialmente Milano(O bassa Lombardia, essendo quella alta feudo di Borgogna) e l'Italia meridionale. A Giovanni II succede il 3 Aprile 1556 Carlo II° detto il re della Luna il quale ha ambizioni espansive nel nuovo mondo che culmineranno nel trattato di Strasburgo tra Borgogna e Spagna; in cambio della Val Tellina e di diritti commerciali in Frisia(Altra cosa che farà innalzare la tensione nelle province olandesi) Carlo II° riceverà il protettorato sulla Florida e sul Texas ma soprattutto le isole Canarie e il possedimento Portoghese di Goa Ma nel frattempo il Re della Luna(Nessuno sa perché gli venne dato questo nomignolo ma appare da prima in una patente del 1566 con la quale concede diritti feudali in Florida) tiene sott'occhiop anche la Francia dove nel 1560 Caterina dei Medici è diventata reggente per il figlioletto Carlo IX° Questa, sebbene cattolica, vedeva di buon occhi la casa Riformista(In Francia i riformisti sono detti Ugonotti) dei Borbone da contrapporre alla strapotente famiglia cattolica dei Guisa; questi ultimi alleati segretamente ai Valois di Digione e con una ramo della famiglia ancora stabilmente impiantato nella Lorena Borgognona. La regina Francese era tanto alleata agli Ugonotti che promosse nel 1562 il cosi detto "Editto di Tolleranza" con la quale favoriva il culto riformista. Ma la casa dei Guisa, ottenuto il via libera da Digione, che promise di appoggiare la manovra anche con la forza, organizzò un raid nella città protestante di Wassy, spalleggiati anche da contingenti di cavalleria Lorenese. Fu il caos in Francia; dovunque guidati dal Duca di Comdè gli Ugonotti si preparavano ad armarsi ed a difendere le loro chiese e le loro città, tanto più che nel 1563 l'editto di Tolleranza venne ritirato e in Borgogna i Guisa vennero nominati da Carlo II° primo ministro. Alla fine del '63 il pericolosi una guerra civile sembrava essere sempre più vicino sia perché il duca Francesco di Guisa venne assassinato nella cattedrale di Orleans scatenando alla fine la temuta guerra di religione.
1550-1579: Carlo V abdica nel 1556 dando a suo fratello Ferdinando il trono d'Austria e a suo figlio Filippo quello di Spagna, alla Spagna toccano anche i domini italiani specialmente Milano(O bassa Lombardia, essendo quella alta feudo di Borgogna) e l'Italia meridionale. A Giovanni II succede il 3 Aprile 1556 Carlo II° detto il re della Luna il quale ha ambizioni espansive nel nuovo mondo che culmineranno nel trattato di Strasburgo tra Borgogna e Spagna; in cambio della Val Tellina e di diritti commerciali in Frisia(Altra cosa che farà innalzare la tensione nelle province olandesi) Carlo II° riceverà il protettorato sulla Florida e sul Texas ma soprattutto le isole Canarie e il possedimento Portoghese di Goa Ma nel frattempo il Re della Luna(Nessuno sa perché gli venne dato questo nomignolo ma appare da prima in una patente del 1566 con la quale concede diritti feudali in Florida) tiene sott'occhiop anche la Francia dove nel 1560 Caterina dei Medici è diventata reggente per il figlioletto Carlo IX° Questa, sebbene cattolica, vedeva di buon occhi la casa Riformista(In Francia i riformisti sono detti Ugonotti) dei Borbone da contrapporre alla strapotente famiglia cattolica dei Guisa; questi ultimi alleati segretamente ai Valois di Digione e con una ramo della famiglia ancora stabilmente impiantato nella Lorena Borgognona. La regina Francese era tanto alleata agli Ugonotti che promosse nel 1562 il cosi detto "Editto di Tolleranza" con la quale favoriva il culto riformista. Ma la casa dei Guisa, ottenuto il via libera da Digione, che promise di appoggiare la manovra anche con la forza, organizzò un raid nella città protestante di Wassy, spalleggiati anche da contingenti di cavalleria Lorenese. Fu il caos in Francia; dovunque guidati dal Duca di Comdè gli Ugonotti si preparavano ad armarsi ed a difendere le loro chiese e le loro città, tanto più che nel 1563 l'editto di Tolleranza venne ritirato e in Borgogna i Guisa vennero nominati da Carlo II° primo ministro. Alla fine del '63 il pericolosi una guerra civile sembrava essere sempre più vicino sia perché il duca Francesco di Guisa venne assassinato nella cattedrale di Orleans scatenando alla fine la temuta guerra di religione. Da una parte combattevano i Guisa con l'appoggio dei borgognoni mentre dall'altro gli Ugonotti ed il re di Navarra. La guerra ha fasi alterne con l'assedio di Parigi ed il tentativo dei Guisa di catturare il re; tuttavia nel 1568 la situazione in Olanda era diventata cosi pesante da sfociare qua e la in rivolte aperte contro l'autorità del re Carlo II°. Forse la rivolta generale che scoppiò in quell'anno avrebbe potuto essere evitata quando i cittadini di Amsterdam e l'Aia chiesero di ricevere dei permessi speciali da parte di Digione tra cui libertà di culto e esenzione dalle tasse di guerra contro la Francia. Ma il ministro del re Luca di Guisa, ferocemente anti-riformista come i cugini francese, ordinò di uccidere i magistrati di Amsterdam ed incrementare le tasse. La rivolta scoppiò cosi fulminea e feroce che la Borgogna dovette firmare una tregua con gli Ugonotti che divenne generale nel dicembre del 1568 ponendo fine alla prima fase della guerra di religione. La Guerra scoppiò con forza soprattutto nelle regioni della Frisia e della Zelanda dove i rivoltosi riuscirono pure a mettere in piedi un governo repubblicano che si richiamava alla Confederazione Svizzera; vi fu inviato il duca d'Alsazia con 40.000 uomini e cento cannoni per sottomettere i ribelli. Fu una guerra cruda e violenta che durò otto lunghi anni finché le città di Aia, Rotterdam e Anversa accettarono la pace e firmarono con il Duca di Alsazia una tregua che riconosceva nel nord la formazione di una lega(Lega di Utrech) di città calviniste fedeli alla casa Borgognona; correva l'anno 1576. Intanto però nel 1572 erano riprese le lotte tra cattolici e Ugonotti in Francia in seguito ai sospetti ugonotti di un alleanza politica tra Borgogna, re cattolici e Spagna. La regina e Carlo IX avevano ritirato la tregua quando era stato scoperto che De Coligny(capo della fazione protestante) aveva stretto patti segreti con l'Inghilterra e con i ribelli Olandesi. Dopo un vano tentativo di assassinare Colingny i cattolici Francesi organizzarono il massacro di San Bartolomeo; il giorno 23 Agosto 1572 in occasione delle nozze tra Maria di Valois e Enrico di Navarra, i cattolici dettero il via ad un orgia di sangue con lo scopo di massacrare tutti gli Ugonotti di Parigi aiutati in questo anche dai parenti Borgognoni di Maria. Ormai dopo la quella tragica giornata non era più possibile una pace stabile e la Francia venne scossa dalla guerra civile che si concluse con la sua inevitabile fine. Alla Morte di Carlo IX, nel 1574, successe Enrico III°. Ma ormai l'autorità reale era del tutto decaduta. Nel nord i Guisa formarono, con la benedizione di Carlo II di Borgogna di Filippo II di Spagna e del Papa la Lega cattolica mentre i riformati stabilirono fortissime basi di forza nel sudest del regno.
1580-1618: Fallito un tentativo Spagnolo di riportare l'Inghilterra nell'alveo della Madre chiesa Romana, Filippo II° concentrò i suoi sforzi sulla Francia cercando l'appoggio di Carlo II° di Borgogna. Ma in Francia ormai le cose stavano prendendo una piega complessa e sanguinosa. L'anno 1584 vide la morte di Enrico III° e la cosi detta guerra dei tre Enrichi. Infatti per motivi dinastici sarebbe dovuto salire sul trono di Francia Enrico di Navarra, duca di Bourbon, Calvinista che aveva dalla sua gli Svizzeri. A lui si opposero Enrico di Guisa,cattolico ed alleato della Spagna e della Borgogna. La guerra durò fino al 1589 quando Carlo II di Borgogna mori di tifo lasciando sul trono il giovane Roberto I° duca di Fiandra. Roberto, detto l'astuto, capì che la Borgogna poteva sperare di sopravvivere solo se la Francia avesse cessato di essere un Problema e perciò riconobbe il Re di Navarra duca di Aquitania e Lingua d'Oca con la pace di Blois. Gli spagnoli non gradirono ma poiché gli imperiali erano presi da problemi complessi(Che poi sfoceranno nella guerra dei trent'anni) non poterono che sottoscrivere l'accordo. Agli Ugonotti venne riconosciuto il territorio del Delfinato e della Marsiglia con il nome di Unione Evangelica francese. Il Nord della Francia rimaneva stabilmente nelle mani della Casa dei Guisa che ricevette la corona di Francia. Per arrivare alla pace con la Svizzera Roberto dovette cedere Como ma ottenne la città di Berna che purgò dei Protestanti nel cosi detto massacro di natale. Ora che la Francia non era più un Problema Roberto si concentrò sulle colonie d'oltre oceano. Sviluppò la Florida ed estese i domini Borgognoni in India annettendo l'isola di Ceylon. In Africa combatté fino al 1602 insieme ai portoghesi per conquistare Fez e Orano che cadde agli inizi del 1610. Tuttavia in Germania la pace religiosa voluta da Carlo V con la Dieta di Costanza fallisce e si creano un unione evangelica ed una lega cattolica mentre si attizzano i fuochi della guerra. La quale ha occasione di Scoppiare nel 1618 in seguito alla cosi detta defenestrazione di Praga. Esponenti del parlamento Boemo gettano giù dalle finestre del palazzo reale i plenipotenziari di Ferdinando d'Asburgo(Arciduca d'Austria e Sacro Romano imperatore). La successiva dieta Boema chiama a regnare su Praga il principe di Palatinato Federico V(Detto re di un inverno perché i protestanti Boemi saranno sconfitti nella battaglia della Montagna bianca e non metteranno più piede a Praga)
1618-1648: Guerra detta dei Trenta anni; che sconvolgerà la Germania e vedrà opporsi le due confessioni cattolica e protestante. Fino al 1621 la Borgogna rimane neutrale ma poi interviene a fianco della Spagna contro la lega dei Grigioni e la Savoia. Intanto scendono in guerra a fianco dei Protestanti prima la Danimarca e poi la Svezia ma nessuna delle due potenze è in grado di sconfiggere il blocco cattolico. Uniche sconfitte cattoliche fino al 1630 saranno un tentativo Spagnolo di prendere Pamplona(Capitale della Navarra) e la battaglia di Annecy dove Roberto di Borgogna verrà sconfitto da Carlo Emanuele di Savoia. Intanto Wallenstain, generale di Ferdinandoì, sconfigge i protestanti nel nord ed ottiene la carica di Duca di Mackleburgo. Riprende la Guerra in Olanda, ma Roberto stavolta è deciso a sconfiggere i "pezzenti del mare"(Come vengono chiamati i ribelli dei paesi bassi) ed ordina rappresaglie spietate(Come l'incendio di Amsterdam e l'Aia o la deportazione degli abitanti di Rotterdam). Nel 1632 Gustavo Adolfo di Svezia interviene in guerra a fianco dei Protestanti e sembra essere in Grado di sconfiggere i cattolici ma la conquista di Anversa da parte di Roberto di Valois e la pace di Pamplona tra Navarra e Spagna segna una volta per tutte la fine della causa protestante in Germania. La guerra si trascinerà stancamente fino al 1647 quando le potenze protestanti accetteranno la pace. Pace di Westfalia: che segna la fine del Conflitto; sconfitti i protestanti gli Arciduchi d'Austria ricevono la Corona di Germania in maniere definitiva ed il titolo di Imperatori. L'impero diventa confederale e praticamente costituzionale(la cosi detta costituzione di Westfalia); la pace ne sancisce l'unità razionalizzando i confini dei principati e sopprimendo moltissime città libere. Colonia passa ed il Palatinato Renano passano alla Borgogna che diviene definitivamente estranea all'impero insieme alla Svizzera; Roberto acquisisce poi anche la città di Annecy mentre Mantova e Como Passano alla Spagna, L'Olanda riconosce formalmente con l'Unione di Arras la sovranità Borgognona ma viene lasciata libertà di culto. In Germania l'editto di restituzione(Una delle cause della Guerra; con il quale l'imperatore obbligava i protestanti a restituire i possedimenti cattolici sottratti prima del 1614) viene rinforzato nei territori Asburgici ma nei territori non controllatati dalla casa d'Austria. La Svezia riceve parte della Pomerania e diversi territori sulla costa baltica ma soprattutto il permesso della Spagna ad insediare coloni al di sopra del fiume Roanoke.
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Veniamo ad una proposta alternativa di Iacopo:
È noto che le regioni più attive e dinamiche sono sempre quelle di confine, o addirittura enclavi germaniche fuori dal suo territorio. Austria, Prusssia, Borgogna.
E qui scatta il POD. Fra la fine del quindicesimo e l'inizio del quattordicesimo secolo la Borgogna scompare dalla storia, lasciando il suo territorio (e un sacco di problemi) in eredità ad altre nazioni, mentre proprio in quel periodo la Prussia diviene un ducato ereditario (e la prima nazione protestante dellas toria). Cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente?
Proviamo. Nel 1466, come conseguenza dei fatti di Grunwald di cinquanta anni prima, il Gran Maestro Von Heinrichhausen deve accettare il Trattato di Thorn che limtia la sovranità dell'Ordine alla Prussia. Questo fu un bene, a lungo termine, ma ovviamente i cavalieri non lo potevano sapere. Supponiamo che si fossero opposti, richiamnado l'aiuto dei loro patrones dell'area dell'Elba... Probabilmente si sarebbe scatenata un'ultima guerra contro Livonia, Lituania e Polonia, che avrebbe portato alla dissoluzione dell'Ordine e all'assorbimento dei suoi territori negli stati tedeschi. Possiamo immaginare che gli Austriaci avrebbero condotto in questo scenario la parte del "poliziotto buono", probabilmente assicurandosi la fedeltà del regno di Boemia. Alla fine della guerra la Prussia e la Posnania sarebbero andate al Brandeburgo, che in questo modo avrebbe stretto rapporti diplomatici intensi con l'Austria, la quale avrebbe ricevuto, come sede imperiale, la regione di Riga e forse quella di Danzica, abitate da baltici ma governate da tedeschi.
Occupata ad oriente, l'Austria avrebbe avuto un'iniziativa molto più limitata in occidente, e probabilmente non avrebbe potuto prendere in eredità i Paesi Bassi. La Francia avrebbe potuto tentare di inglobarli dopo l'annessione della contea di Borgogna, e a questo punto Maria di Borgogna avrebbe dovuto cercare aiuto da qualche altra parte. In Spagna? In Inghilterra? Presso il Papa? è poco importante. L'importante era garantire l'indipendenza delle Fiandre. All'alba del protestantesimo, poi, dopo due guerre decennali (contro la Francia e contro la potenza chiamata per contrastare la Francia stessa), i governanti di Anversa avrebbero abbracciato con gioia la nuova confessione, che li avrebbe resi compatti ed indipendenti dai vicini.
A questo punto c'è da chiedersi: le nuove Fiandre avrebbero avuto la forza e l'impulso necessario a divenire una potenza regionale e, nel lungo periodo, ad unificare la Germania? Le potenzialità c'erano, ma la Francia, fino a prova contraria, non è la Polonia. Ma forse con un centro di diffusione del protestantesimo così vicino a Parigi le guerre di religione francesi avrebbero potuto essere (!) anche più violente, ad alla fine del processo di riappacificazione la situazione dei paesi bassi avrebbe già potuto essersi consolidata. Inoltre il colonialismo olandese avrebbe probabilmente avuto un raggio più limitato, ma sarebbe potuto cominciare prima: forse il sud africa sarebbe totalmente boero, oggi, così come Madagascar e le isole dell'Oceano Indiano. Viceversa in Indonesia si parlerebbe portoghese... e a questo punto vien fatto di chiedersi se il cattolicesimo non sarebbe penetrato più a fondo di quanto non ha fatto il protestantesimo, in quella regione (vedi alla voce Filippine, vedi alla voce Timor).
Sul fronte orientale invece avremmo avuto una precoce penetrazione austriaca in Bielorussia ed un'alleanza strategica in funzione anti-polacca, anti-turca e anti-russa (in questo ordine cronologico) con i Cosacchi Zhaporizhiani e gli ucraini. Forse, ma dico forse, l'ideale imperiale sarebbe stato più sentito a Vienna. Di certo la riconquista dei balcani sarebbe stata più lenta, ma la penetrazione tedesca in oriente più rapida ed efficace. è probabile che i confini del 1746 potessero essere raggiunti solo un secolo dopo, se non mai. In questa situazione Venezia avrebbe conosciuto una piccola rinascenza, come braccio armato dell'Impero sui mari, ricevendo rifornimento non dalle foreste slave ma da quelle boeme e polacche. La rivalità russo-tedesca sarebbe stata ancora più feroce e la Svevia avrebbe trovato buoni alleati a sud, salvo poi ritrovarsi entrambi i contendenti ad avere a che fare con i turchi. La domanda chiave su questo fronte sarebbe: chi prende Cherson? E l'unità germanica che fine fa?
Se volete darmi consigli o suggerimenti, scrivetemi a questo indirizzo.
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E ora, l'idea del Marziano:
In un film, Franco & Ciccio sono due agenti speciali, inviati in missione a Parigi. Sentendo "Parigi", Franco Franchi commenta:"Ah. Parigi, in Svizzera, vicino a Zagabria". Ora, premesso che, temo, non pochi ragazzi delle superiori, non è che hanno un senso geografico di molto superiore, come si può immaginare una Timeline dove si realizza una tale situazione, ovvero una Grande Svizzera estesa dall'Ile de France alla Croazia? Una Confederazione Elvetica ove, a fianco ai Cantoni di lingua Francese, Tedesca, Italiana e Ladina, ci siano anche Cantoni di lingua Occitana, Fiamminga, Cimbra, Slovena, Croata, e, (perchè no?) Russa, Polacca, Albanese, Magiara, Slovacca, Rumena e Tartara? E mettiamoci pure (giusto per complicare le cose) un pugno di vallate, che sono state assegnate ad un po' di esuli Cattolici Giapponesi.
Attenzione, le nazioni reali interessate, come Francia, Impero Austro-Ungarico e Germania, non smettono di esistere, ma esistono prive di alcune zone, zone che anche nel nostro "Cronotopo" sono, o sono state ricche di minoranze etnico-linguistiche.
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Gli risponde Paolo Maltagliati:
A occhio, almeno per il lato occidentale di tale superconfederazione penso che sia decisivo ripensare al ruolo dell’espansione Borgognona nel tardo medioevo.
1) La guerra civile tra armagnacchi e borgognoni vinta decisamente da questi ultimi
2) La guerra della lega del bene pubblico ha effetti devastanti
3) I confederati distruggono il potere borgognone. In assenza di un sovrano forte a Parigi, gran parte di Lorena, Borgogna, Alsazia e Svevia finiscono sotto l’egida confederata (inciso: gli Angiò tentano di ricreare un forte agglomerato di potere. I confederati probabilmente rinunciano al Piemonte in cambio della Lorena. Renato potrebbe veramente provare a divntare rex Italiae con l’aiuto svizzero).
4) L’impero lussemburghese, con la morte di Sigismondo, cade progressivamente a pezzi. Tra le altre cose, guerra civile tra i due rami degli Asburgo (Alberto non deve morire però). In questo ambito, la confederazione ne approfitta. Il conte Ulrico di Cilli, sentendosi in pericolo su troppi fronti, si sottomette volontariamente alla confederazione, in cambio di notevoli garanzie a livello politico.
5) Alleanze fortunate della confederazione con Mattia Corvino portano sotto l’egida confederale anche Tirolo e Carinzia.
6) Venezia, stritolata tra Angiò, Ungheresi e Turchi, dopo un disastro militare paragonabile ad Agnadello, pur di non finire sotto la dinastia Francese, chiede la sottomissione alla confederazione.
7) Guerra tra Angioini e Confederati. Questi ultimi non riescono a tenere il veneto, ma mantengono la loro presa sull’Istria, La Dalmazia ed alcune città del Friuli. Alla fine, si decide per la pace per fronteggiare il comune nemico turco nel Mediterraneo (forse).
8) Gli ottomani infliggono agli ungheresi una disastrosa sconfitta. La confederazione (che sicuramente chiamare elvetica ormai è riduttivo) ne approfitta, dato che il bano di Croazia, con i baroni offre volontariamente sottomissione in cambio di difesa.
Boemia, Polonia-Lituania, Italia angioina e Confederazione, in aggiunta forse ad una risorta Francia leggermente più tardi come superpotenze dell’Europa in età moderna. Ho trascurato la politica interna e religiosa, ma mi sembra quantomeno inevitabile che in tale contesto, per sopravvivere ed espandersi, la confederazione debba rapidamente evolversi in quanto a strutture di potere.
Sul piano religioso non saprei, ma ho il sospetto che, mancando molte delle spinte politiche che ne hanno garantito il successo, il luteranesimo non abbia così tanto appeal.
Naturalmente, potrebbe benissimo darsi che Zwingli abbia molto più successo. Anzi, tale vis militare della confederazione quale è stata descritta potrebbe derivare proprio da uno spirito “crociato militante” derivato proprio dal riformatore zurighese.
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L'amico Perchè no? gli segnala una notizia curiosa che si presta facilmente a trasformarsi in ucronia.
A volte la realtà supera la fantasia. Sul sito internet del Courrier International il 22 luglio 2010 è apparsa una notizia intitolata « La Grande Svizzera, ultima moda populista », che riprende a sua volta una notizia della Gazeta Wyborcza. In pratica, l'estrema destra svizzera premerebbe per espandere i confini del paese con l'annessione di zone di confine tedesche, francesi, austriache e italiane. L'Union Démocratique du Centre (UDC) nel giugno 2010 ha presentato un progetto di legge che chiede una modifica costituzionale per rendere possibile l'allargamento. Le aree interessate sarebbero il Land tedesco del Baden-Württemberg, i dipartimenti francesi di Alsazia, Savoia , Giura e Ain, le province italiane di Aosta, Como, Varese e Bolzano, e la regione austriaca del Vorarlberg. A me sembra più giusto aggiungere allora anche le province italiane di Sondrio e di Verbano-Cusio-Ossola, nonchè la regione austriaca del Tirolo (perchè no, se c'è il Sud Tirolo?) Ecco come risulterebbe la Svizzera così "allargata":
Se il progetto dell'UDC fosse attuato, la popolazione svizzera aumenterebbe da 7 a 17 milioni di abitanti, e Stoccarda diventerebbe la sua maggiore città. Le autorità svizzere non hanno preso posizione circa questa proposta, che tuttavia sembra abbia divertito molto l'ambasciata tedesca a Berna. I suoi dipendenti hanno subito chiesto quando la Svizzera inizierà a rivendicare l'accesso al mare! Incredibilmente, però, un sondaggio del settimanale svizzero "Die Weltwoche" ha rivelato che il 63 % dei tedeschi, italiani e austriaci che vivono nelle regioni di confine intervistati dal settimanale sarebbero a favore dell'annessione alla Svizzera. Ma non dobbiamo sorprenderci, dato che i salari svizzeri sono molto più elevati rispetto a quanto avviene in Germania, e che i tedeschi sono già la maggioranza dei docenti in molte università della Svizzera. E se la Grande Svizzera si fosse realizzata in passato, a partire dal Cinquecento? A voi l'ardua sentenza.
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Ecco il parere in proposito del nostro Bhrg'hros:
Caro Perchè No?, condivido in pieno, ed anzi, per quanto riguarda le Province piemontesi e lombarde, aggiungerei che si potrebbe trattare dell'occasione di riunificare, dopo secoli, la (Micro)regione storico-antropica dell'Insubria, che includerebbe oltre alle quattro già segnate e ai due Cantoni finitimi anche le Province di Lecco, Monza-Brianza, Milano e Novara. Riguardo alla possibilità di una simile espansione svizzera in Europa già nel XVI. secolo, si sarebbe certamente potuta realizzare; l'incognita riguarda la sua sopravvivenza alla fase imperialistica tra Luigi XVI e HItler.
Confermo la percezione (soggettiva, purtroppo non precisamente quantificata) della diffusa simpatia locale per prospettive del genere. È anche possibile che l'intera situazione nasca dalla tensione tra due poli: da un lato l'attuale funzione del confine tra Svizzera e Unione Europea (in teoria riducibile, con un po' di umorismo, a ragioni tributarie e di economia spicciola come il prezzo della benzina, data per il resto l'impostazione confederale di entrambe le compagini), dall'altro il fatto concreto della totale omogeneità geografica, antropica, storica, linguistica, religiosa (in gran parte) tra tutti i territori menzionati, naturalmente se si considerano uno per uno i settori transalpini e quello cisalpino.
Avrei anche in progetto una pubblicazione impegnativa dal titolo "Indogermania Insubrica", riguardante la toponomastica più antica delle Province e dei Cantoni citati.
Circa lo sbocco al mare, si tratta di un progetto onusto di gloria, tentato tra il XV. e il XVI. secolo e che mi interessa in particolare perché coinvolge, tra gli altri, tutti e quattro i Comuni (di tre Province e due Regioni diverse) in cui, ufficialmente o di fatto, risiedo. Evidentemente, dopo mezzo millennio l'occasione torna a essere a portata di mano. Un accordo adeguato e veramente paritario tra Confederazione Elvetica e Unione Europea è l'unico modo attualmente concepibile per tradurre in atto una prospettiva da cui praticamente tutti hanno da guadagnare.
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Basileus TFT aggiunge di suo:
Non ci capirò nulla di geopolitica, ma non vedo che cosa dovrebbe cementare bavaresi, italiani, francesi, tirolesi e svizzeri. Mi sembra una specie di Grande Germania del Sud, ma un po' campata in aria...
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E Lord Wilmore gli spiega:
Mi sembra logico, amico mio: a cementarli sarebbe l'odio per l'Unione Europea, la voglia di ritagliarsi un posto al sole lontano da Bruxelles, il protezionismo commerciale, lo sciovinismo islamofobo, la xenofobia contro ogni diverso. Questa "Grande Svizzera" sarebbe solo una Padania settentrionale, ed anzi potrebbe saldarsi alla Padania "storica", raggiungendo il sospirato sbocco al mare...
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Interviene ancora Bhrg'hros:
Forse si può aggiungere anche un ulteriore fattore, più "di lunga durata": prima che venissero - attraverso le note vicende storiche - creati gli attuali confini nazional-statali, si erano già formate, nel corso di millenni, nazioni spontanee, tra le quali quella che nell'ultima sua fase può essere definita, perché con l'uno o l'altro nome la chiamano così le fonti, la Britogallia, in pratica una sorta di Gallia in senso lato con l'aggiunta della Britannia. Ciò che è straordinario di queste nazioni spontanee, rispetto a quelle attuali, è che in generale (grazie ai meccanismi attraverso cui si sono formate e al tempo che ciò ha richiesto) rispondono a tutti e cinque i criterî principali di identificazione delle nazioni: occupano un territorio coerentemente identificabile, appartengono alla stessa ascendenza genetica, parlano la stessa lingua (in modo esclusivo, ossia una lingua non diffusa altrove), condividono una storia comune e possiedono una medesima cultura religiosa.
La Grande Svizzera, rispetto alla Britogallia, rappresenterebbe com'è ovvio solo un frammento, ma se non altro ne avrebbe tutte le altre caratteristiche, quindi non sarebbe in realtà eterogenea al proprio interno.
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E ora, l'idea di William Riker:
Come sapete non sono un grande appassionato di ucronie catastrofiche, ma dopo aver letto questo trafiletto non ho saputo trattenermi. Il cratere Mahuika è una grande struttura sottomarina che si ipotizza essere un cratere meteoritico. Esso è situato sul bordo occidentale della piattaforma marina circostante la Nuova Zelanda, ha circa 20 km di diametro e si eleva per oltre 150 metri rispetto al circostante fondale marino, profondo in quel punto circa 300 metri; gli è stato dato il nome dell'omonima dea del fuoco Maori. La struttura è stata scoperta dalla ricercatrice Dallas Abbott dell'Università della Columbia di New York, la quale, basandosi su anomalie chimiche, fossili e minerali trovate in una carota di ghiaccio estratta dal Siple Dome in Antartide, interpretate come dovute all'impatto, ha calcolato che esso sia accaduto attorno al 1443, dando origine al grande tsunami che ha lasciato tracce fino a 130 metri sul livello del mare a Jervis Bay in Australia. Il cratere sarebbe stato creato dall'impatto con la Terra di una cometa di circa un chilometro di diametro; secondo alcuni tale evento avrebbe rappresentato una delle cause dell'inizio della Piccola Era Glaciale. Ora, che cosa accade se la cometa in questione quell'anno si abbatte non in capo al mondo, ma nel bel mezzo dell'Europa?
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Gli risponde Federico Sangalli:
Uso l'espressione "nel bel mezzo dell'Europa" in senso letterale: la cometa cade a Gadheim, frazione di Veitshöchheim, piccolo villaggio a una decina di chilometri a nord di Würzburg, in Franconia, nell'odierna Baviera Settentrionale, che attualmente è il centro dell'Unione Europea (il centro dell'Europa come Continente è disputato ma comunque non in Germania). Siamo nel territorio dell'omonimo Principato-Vescovado, nel cuore del Sacro Romano Impero, su cui regna, come Re dei Romani, Federico III d'Asburgo. Prendiamo ad esempio l'Evento di Tunguska come riferimento per delineare ora le conseguenze di una tale collisione celeste: il meteorite di Tunguska è stato calcolato, in base ai danni, come avente una dimensione compresa tra i 50 e i 190 metri, a seconda della velocità con cui è entrato nell'atmosfera, per comodità diciamo un centinaio di metri come misura esatta, e, esplodendo tra i 5 e i 10 chilometri d'altitudine, ha causato un esplosione pari a una potenza tra i 3 e i 30 megatoni di TNT. L'esplosione ha causato una scossa di grado 5 della Scala Richter e ha distrutto ottanta milioni di alberi in un area di 2150 chilometri quadrati, fortunatamente completamente disabitata. Ma qui stiamo parlando di una cometa di un chilometro di diametro, cioè più o meno dieci volte il meteorite di Tunguska, per quanto la minore densità di una cometa la renda non equivalente ad un meteorite di analoga grandezza. Siamo ormai nel regno delle ipotesi spannometriche ma sicuramente l'esplosione sarebbe nell'ordine del centinaio di megatoni, con un conseguente scossa di terremoto superiore al grado 10 della Scala Richter. Grazie alla matematica possiamo facilmente calcolare il raggio di un'area grossomodo circolare di 21 500 chilometri quadrati, cioè circa 83 chilometri. L'intera Franconia sarebbe irrimediabilmente ed immediatamente distrutta e con lei tutta la Valle del Meno: se a nord le alture della Fulda e la Selva di Turingia assorbiranno l'urto proteggendo almeno in parte le pianure della Germania Settentrionale, non ci sarà scampo per Stoccarda, Heilbronn, Heidelberg, Mannheim, Francoforte sul Meno, Darmstadt, Offenbach, Magonza, Wiesbaden, Bamberg, Fürth e Norimberga. La Germania Centrale è devastata, la perdita di un'importante zona agricola probabilmente causerà una brutale carestia nei mesi seguenti, la distruzione delle già scarse vie di comunicazione di fatto taglia fuori la Germania del Nord, tagliando in due il Sacro Romano Impero. Il ventottenne Federico III, dai suoi domini nell'Austria Interna, deve sospendere le sue campagna per sostenere le ragioni di Ladislao Postumo sulla Corona d'Ungheria. Il suo rivale Ladislao III di Polonia può tranquillamente vedersi riconosciuti i suoi diritti ma sospende la crociata prevista contro gli Ottomani data la nuova situazione, evitando così la morte disastrosa a Varna. Federico deve anche rinunciare a contestare il dominio di Francesco Sforza a Milano, riconoscendolo come Duca della città. Il disastro, che passerà anche alla storia come l'Ecatombe di Franconia e darà vita ad una ricca letteratura, stravolge l'intero dibattito teologico e filosofico europeo. Quasi tutti gli autori riconoscono che il disastro debba essere interpretato come una punizione divina ma poi si dividono sull'interpretazione: partendo tutti dalla considerazione che la Chiesa e la Cristianità sono macchiate da corruzione, nepotismo, violenze, usurpazioni, soprusi e guerre tra cristiani, gli uni puntano il dito sui peccati, chiedendo la fine dei suddetti e la purificazione della comunità dei fedeli e della Chiesa, la cessazione delle terre intestine, la fine della corruzione, degli antipapi, del nepotismo e della simonia; gli altri puntano il dito contro la Chiesa stessa, accusandola di aver attirato l'ira divina con i suoi empi gesti e predicando il ritorno a fantomatiche origini da età dell'oro. Papa Eugenio IV, a cui tocca l'ingrato compito di affrontare i suoi correligionari all'alba della più grande catastrofe dai tempi di Sodoma e Gomorra, sottolinea le violazioni del Vangelo e del magistero della Chiesa: un Concilio ribelle, a Basilea, ha proclamato deposto il legittimo pontefice e eletto un antipapa, Felice V, al secolo Amedeo VIII di Savoia, Roma è stata occupata da forze ostili allo stesso pontefice, che è stato costretto a rifugiarsi a Firenze, spagnoli e portoghesi non si fanno scrupoli a schiavizzare cristiani (Eugenio IV bandì la schiavitù tra cristiani pena la scomunica, dopo che i portoghesi iniziarono a schiavizzare i nativi delle Canarie e della riviera africana anche dopo al conversione e la "civilizzazione"), francesi e inglesi si scannano nella Guerra dei Cent'Anni mentre la Terra Santa è preda degli invasori ottomani e fatimidi, lo stesso Federico III lotta contro il legittimo regnante d'Ungheria, cercando di usurparlo. Non è poi certo un caso se il disastro ha colpito la Germania, patria dei Ghibellini e di molti imperatori e autori ostili alla Chiesa, che più volte l'hanno usurpata e imprigionata! A meno di trent'anni dello Scisma d'Occidente poi! Il discorso ha una certa presa: in mezzo secondo il Concilio di Basilea è smantellato e Felice V costretto a rinunciare e sbattuto in un monastero svizzero, Eugenio IV rientra a Roma trionfante (sarebbe rientrato comunque lo stesso anno grazie al sostegno dello Sforza), il Concilio di Firenze è un completo successo e Assiri, Caldei, Maroniti, Nestoriani, Armeni, Copti, Etiopi e buona parte degli Ortodossi almeno greco-bizantini rientra in comunione nella Chiesa Cattolica e viene approvata una prima riforma della Chiesa. Nel 1447, alla morte di Eugenio IV, con Prospero Colonna fuori gioco (non puoi nemmeno considerare un Cardinale scomunicato se sei nel bel mezzo di una riforma religiosa), i Cardinali convergono rapidamente sulla figura di Domenico Capranica, umanista integerrimo, convinto riformista e ammiratore dei Cistercensi e della loro rigida osservanza della Regola Benedettina. Col nome di Benedetto XIII, egli completa la riforma della Chiesa. Quando nel 1453 Costantinopoli è assediata non esita a chiamare alla Crociata, che raccoglie molti volontari e sotto la guida di Ladislao III porta alla sconfitta dei Turchi. Nel mentre però, a nord della Franconia, l'autonomia dal centro di potere imperiale si rivela facilmente inebriante e i vari nobili resistono ai tentativi di Federico III di riaffermare il suo potere. Inoltre gli Hussiti, che sono il 90% dei Boemi e affermano che il disastro è la punizione per la cattura e la condanna a morte di Jan Hus, dilagano, spinti dalle frange più fanatiche, dalla Boemia (dove ora regna Giorgio Poedebrady) in tutta la Germania Settentrionale, dove molti nobili cedono alla cupidigia e colgono l'occasione di incamerare i beni ecclesiastici. I Lollardi contemporaneamente hanno analogo successo nell'Inghilterra flagellata dalla Guerra delle Due Rose, dove nel 1450 ingrossano le file dei ribelli di Jack Cade, autoproclamatosi Capitano del Kent in sostegno a Riccardo di York, che alla fine depone Enrico VI con la scusa dell'insanirà mentale e rinchiude in un abbazia la Regina Margherita per poi dichiararsi Re come Riccardo III, eventualmente convertendosi o garantendo almeno la libertà di culto ai Lollardi (in ogni caso, dopo i regni di Riccardo III, Edoardo IV, Edoardo V e Riccardo IV, è presumibile una definitiva transizione alla Riforma Lollarda sotto Enrico VII, il nostro Enrico VIII). In Italia Capranica era filo-milanese quindi possiamo aspettarci che gli Sforza colmino almeno in parte il vuoto di potere lasciato nel Nord Italia da un SRI indebolito. Ad Oriente Polonia, Lituania, Ungheria, Croazia e buona parte dei Balcani, recuperati al Cattolicesimo, verranno riuniti da Ladislao III in un unico impero, con in prospettiva l'idea di ascendere a Costantinopoli stessa ed eventualmente puntare ai Luoghi Santi. Ancora più ad Est invece i Cosacchi dell'Ucraina e molti russi rigetteranno il Cattolicesimo in rifiuto ai Polacchi, come già fecero in HL tre secoli prima, si proclameranno Terza Roma dopo che la Seconda (Costantinopoli) è caduta nelle braccia dei "papisti" e cercheranno di creare una liturgia loro (che senza dubbio non avrà i gli adattamenti greci del XVII Secolo, per cui sarà molto simile a quelli che vengono chiamati i Vecchi Credenti). Anzi, visto che tra gli Ortodossi molti considerano Jan Hus un Martire Ortodosso a tutti gli effetti, in base a delle presunte somiglianze tra le due dottrine, non è escluso che l'Hussitismo non converta anche le grandi Steppe orientali, assieme a Boemia, Germania del Nord, Inghilterra e presumibilmente anche Scandinavia e Paesi Bassi. Gli Asburgo non si rassegneranno di certo e c'è da aspettarsi una specie di Guerra dei Trent'Anni per riprendersi la Germania Settentrionale, Paesi Bassi (probabilmente uniti alla prima in una Lega sostenuta dagli scandinavi e dagli inglesi) e la Boemia, magari sotto Carlo V, ma alla fine dovranno cedere e ripiegare sulla Spagna, dove anche lì Alumbrados e Comuneros daranno loro parecchi grattacapi. Dovranno inoltre affrontare la Francia, che, con l'Impero in ginocchio e l'Inghilterra in preda a lotte intestine, cercherà senza dubbio di affermarsi come nuova potenza continentale, mirando a Milano dopo la fine degli Sforza, probabilmente riuscendoci durante la Grande Guerra Tedesca. Alla morte di Carlo V suo fratello Ferdinando gli succederà nei possedimenti austriaci, Borgogna, Belgio e possedimenti italiani, anche se, a parte i primi, la maggior parte di questi hanno una buona possibilità di essere incamerati dalla Francia. Persa la Boemia e il suo voto come Grande Elettore, Ferdinando dovrà accettare una riforma dell'Impero che vede l'Imperatore limitato da una dieta di Principi e la cui autorità di fatto si ferma ai suoi possedimenti e a quelli dei cattolici. In cambio forse l'abolizione dei Grandi Elettori eviterà l'umiliazione di dipendere da altri per il proprio trono e preverrà la possibilità dell'elezione di un protestante.
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C'è pure il contributo di Massimo Berto:
A proposito... Poniamo che ad un certo punto la dinastia degli Asburgo si estingua, ad esempio con Federico III: la sua erede è Cunegonda con il marito Alberto IV di Baviera. Cosa ne sarà della Borgogna e della Spagna?
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Gli replica Bhrihskwobhloukstroy:
La condizione iniziale è molto dura: Federico odiava Alberto e se non fosse stato per Massimiliano (che qui non c'è) non avrebbe mai riconosciuto il matrimonio della figlia. Ad ogni modo, immaginiamo pure che Alberto riesca a spuntarla contro Federico – ma certo senza la sua approvazione – e vediamo cosa succede:
Federico muore nel 1493, ma già dal 1490 Sigismondo del Tirolo (a rigore l'ultimo degli Asburgo) viene deposto a furor di popolo, Federico avoca a sé come Imperatore il Feudo e lo concede al proprio Successore desiderato, che – come dimostra l'Unione Dinastica avvenuta con Massimiliano – sarebbe pressoché sicuramente Ladislao II Jagiellone di Boemia e Ungheria, il quale, in quanto Successore di Giorgio di Poděbrad (più volte sul punto di subentrare a Federico come Re di Germania), potrebbe trovare una maggioranza di Elettori.
Alla sua morte, nel 1516, essendo minorenne il figlio Luigi (Ludovico) II, i Candidati sarebbero Federico III di Sassonia (verosimilmente vincitore, con l'appoggio di Leone X, come storicamente tre anni più tardi) ed eventualmente Enrico VIII Tudor; alla morte di Federico (V come Re dei Romani e IV come Imperatore), nel 1525, gli potrebbe succedere il fratello Giovanni il Costante, che tuttavia due anni più tardi (dopo essersi assicurato l'incameramento del Feudo di Boemia, Moravia e Slesia, rimasto vacante, ed essersi fatto eleggere Re dai Nobili Boemi) aprirebbe la Crisi Confessionale con la propria adesione alla Dottrina di Lutero e comunque morirebbe nel 1532, allorquando – come già nella vera Elezione del 1531 – la maggioranza degli Elettori (compreso il mediatore Ermanno V di Wied, Arcivescovo di Colonia) era cattolica e non avrebbe quindi eletto Giovanni Federico I il Magnanimo (Elettore di Sassonia), ma d'altra parte sarebbe stata irremovibile (come di fronte a Carlo V riguardo a Filippo II) nella richiesta di un Re e Imperatore tedesco, per cui il Candidato più titolato sarebbe stato Ludovio V il Pacifico del Palatinato, genero e antico nemico proprio di Alberto IV di Baviera.
Anch'egli sarebbe comunque presto morto (1544) e il suo fratello e successore come Elettore, Federico II il Saggio, in quanto Riformatore non avrebbe avuto i voti della maggioranza degli Elettori (perché i due di Sassonia e Boemia sarebbero sicuramente stati per l'altro Candidato Luterano, Giovanni il Magnanimo, Capo del Partito Riformato); tuttavia, in quel momento si sarebbe data una maggioranza Evangelico-Riformata (Gioacchino II Ettore aveva introdotto cinque anni prima il Luteranesimo nel Brandenburgo) e dunque dal 1544 gli Imperatori potrebbero essere i Wettin.
Quanto alla Borgogna, è pressoché inevitabile che Maria di Borgogna debba sposare nel 1477 Carlo VIII ancora bambino (sette anni), ma, morendo cinque anni dopo, non gli darebbe Eredi; tuttavia, senza Filippo d'Asburgo, Carlo sposerebbe Giovanna la Pazza e ne avrebbe una Discendenza, per cui non gli succederebbe Luigi XII, il quale d'altra parte il 30 agosto 1483 dovrebbe ricevere le parti dell'Eredità Borgognona incluse nell'Impero (non potendo il Re di Francia essere Vassallo dell'Imperatore) e poi sposerebbe comunque Anna di Bretagna, per passare la Bretagna a Francesco d'Angoulême e i Dominî Borgognoni a Federico V Imperatore. In Germania, dunque, i Possedimenti Asburgici finirebbero tutti prima o poi ai Wettin di Sassonia.
Invece Spagna e Francia si unirebbero sotto il figlio di Carlo VIII (I di Spagna) e Giovanna la Pazza e da qui in poi non possiamo più sapere con sicurezza come continuerebbe la Dinastia dei Valois. Presumibilmente Maria Tudor la Cattolica sposerebbe un Erede di questi, ma anche qui non sappiamo se potesse avere figli...
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Chiudiamo per ora con l'ucronia di Alessio Borrelli:
Papa Innocenzo VIII, in conflitto con Ferdinando I di Napoli a causa del mancato pagamento da parte di quest'ultimo delle Decime Ecclesiastiche, aveva scomunicato il Re di Napoli con una bolla dell'11 settembre 1489, offrendo il regno al sovrano francese Carlo VIII; nonostante nel 1492 Innocenzo, in punto di morte, avesse assolto Ferdinando, il regno rimase un pomo della discordia lanciato nelle politiche italiane. A questo si aggiunse la morte, quello stesso anno, di Lorenzo de' Medici, Signore di Firenze e perno della stabilità politica tra gli stati regionali. Pacificati i rapporti con le potenze europee, Carlo VIII, che vantava attraverso la nonna paterna, Maria d'Angiò, un lontano diritto ereditario alla corona del Regno di Napoli, indirizzò le risorse della Francia verso la conquista di quel reame, incoraggiato inizialmente da Ludovico Sforza, detto Il Moro (che ancora non era Duca di Milano ma ne era solo reggente) e sollecitato dai suoi consiglieri.
Ma è a questo punto che la storia cambia. Papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, eletto al trono pontificio nel 1492 ha un piano preciso per la politica italiana. Sa perfettamente che nessuno dei vari stati italiani è abbastanza forte da poter sottomettere gli altri, di certo non lo Stato della Chiesa, ma abbastanza debole da soccombere alle grandi monarchie nazionali che si sono sviluppate in Spagna e Francia, o al Sacro Romano Impero. Non di meno non aveva abbandonato il suo sogno di influenzare e guidare la vita politica della penisola. Egli temeva, inoltre, che la discesa del Re di Francia e la conquista del napoletano potesse limitare il campo d'azione del Papato sia in campo politico sia religioso. Si fece quindi difensore del re di Napoli, che tanto a lungo aveva lottato col suo predecessore, Innocenzo VIII. Il 7 maggio, tramite il suo legato a Napoli, cardinale Juan Borgia, fece incoronare Alfonso II re di Napoli e rammentò come ormai ritirata la scomunica lanciata da Innocenzo VIII sul regno partenopeo. Carlo VIII, giudicando un affronto queste iniziative del Papa e incitato dal nemico mortale di questi, il Cardinale Giuliano della Rovere, scese in Italia alla testa del suo esercito, il 3 settembre 1494. A questo punto Alessandro VI agì con sorprendente energia. Dopo aver scomunicato Carlo VIII per essere perpetrato nella penisola con intenti bellicosi contro lo Stato della Chiesa e contro nazioni cattoliche, riuscì a portare la maggior parte delle signorie italiane dalla sua parte, rievocando la Lega Italica.
Riuscì a portare dalla sua parte Ludovico il Moro, assicurandogli l'appoggio papale per la futura elezione a Duca di Milano e facendogli realizzare che le pretese di Carlo VIII si sarebbero presto dirette contro la Lombardia. Col ducato di Milano si avrà anche l'adesione della Repubblica di Genova alla lega. Riuscì a portare nella Lega Venezia, anch'essa preoccupata dall'espansionismo francese. Mandò il Cardinale Giovanni de' Medici a consigliare il debole Piero de' Medici, che garantirà alla lega il suo appoggio alla Lega (altra missione del cardinale Giovanni e quella di organizzare l'omicidio del frate Savonarola). Riuscì infine a convincere il consiglio di reggenza del giovane duca Carlo Giovanni Amedeo di Savoia a dichiarare la propria appartenenza alla Lega Italica, unico modo per liberarsi del vassallaggio che ormai la Francia aveva imposto sulle terre savoiarde.
Sul versante interno, Alessandro VI riesce a far arrestare ed imprigionare Giuliano Della Rovere (che muore poco dopo in carcere in circostanze mai chiarite), quindi procede alla scomunica e alla repressione della famiglia Colonna con la scusa di essere in combutta col cardinale traditore ed i Francesi con l'aiuto delle truppe napoletane dirette verso nord.
L'11 settembre 1494 si ha, ad Asti, una prima battaglia tra le truppe francesi penetrate nel Piemonte e le truppe savoiarde. Queste ultime vengono sconfitte e a più riprese costrette a ritirarsi ma danno ai membri della Lega Italica il tempo di riunirsi sotto il comando di Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova ed il cardinale Cesare Borgia.
Il 2 maggio 1495 la flotta francese si scontra con quella genovese nella battaglia navale di Rapallo. Lo scontro avvenne all'alba, e fu una sconfitta totale per i francesi: tutte le navi vennero catturate, e, contemporaneamente, a terra, un contingente di truppe sbarcate dalla flotta genovese al comando di Gian Ludovico Fieschi e Giovanni Adorno, aiutati dai Rapallini, sbaragliarono i transalpini rimasti a terra prendendo il controllo dell'abitato. Il successo ottenuto venne incrementato pochi giorni dopo quando un convoglio di dodici velieri venne catturato nelle acque di Sestri Levante. Nel frattempo Carlo riesce a passare, grazie alla forza delle sue artiglierie e a i mercenari svizzeri attraverso il Piemonte, dirigendosi verso il ducato di Ferrara, unico alleato rimastogli in Italia. I racconti delle grandi stragi perpetrate da Carlo VIII e delle potenti armi al seguito delle sue armate (fu la prima volta che in Italia furono usate le artiglierie) riscossero grandi timori nelle corti italiane. Per la prima volta, oltre alle truppe mercenarie, vennero schierate da parte delle signorie italiane anche un gran numero di leve popolari (queste, contrariamente alle truppe mercenarie, non diserteranno in gran numero all'intensificarsi della battaglia). Sul campo si scontrarono circa 10.000 francesi (tra cui un piccolo contingente di Ercole I d'Este di Ferrara) e circa 30.000 italiani (in HL furono circa 12.000 tra lombardi e mercenari veneti, ma qui vanno aggiunti l'esercito napoletano e papalino che non erano stati sconfitti dalla discesa di Carlo verso Napoli, fiorentini e i resti delle forze sabaude, oltre alle leve popolari). In questa HL la battaglia è altrettanto sanguinosa ma porta al completo annientamento delle forze francesi, oltre alla cattura di Carlo VIII. Questo farà atto di costrizione dinanzi a Papa Alessandro VI è prometterà (dietro il pagamento di un grosso riscatto) di non mettere mai più piede in Italia.
Carlo fece ritorno a capo chino in Francia. Ma per l'Italia le conseguenze furono altrettanto catastrofiche. Ora l'Europa intera sapeva, tramite i soldati francesi e tedeschi, che l'Italia era una terra incredibilmente ricca e facilmente conquistabile perché divisa e difesa quasi esclusivamente da mercenari.
Conscio di questo, Alessandro VI si prodigò affinché la Lega italica rimanesse in piedi, onde difendere la penisola dai futuri attacchi stranieri.
Il Papa era stato un facile profeta. Luigi XII, successore di Carlo VIII, cercò di riprendere là dove il suo predecessore aveva fallito. Conscio però del potere che con la precedente guerra della Lega Italica Papa Alessandro VI aveva guadagnato in Italia, il re francese cercò dapprincipio un approccio con Rodrigo Borgia. Nel 1499 il sovrano francese promise al Papa l'impegno di appoggiare il figlio Cesare Borgia nel suo progetto di conquista della Romagna oltre alla concessione del Ducato di Valentinois. Il messo francese comunicò pure l'intenzione di acquisire il ducato di Milano, cercando l'appoggio di Venezia a cui avrebbe concesso Cremona e la Ghiara d'Adda. Nel frattempo il regno di Napoli sarebbe stato spartito tra la Francia e Aragona. Pur trattandosi di offerte allettanti, Alessandro VI sa qual'e il peso che ha ottenuto nella penisola dopo la sconfitta di Carlo VIII. Sa inoltre di poter mettere le mani sulla Romagna con l'aiuto della Lega stessa, così come sa bene che difficilmente quei territori potranno rimanere nelle mani della sua famiglia con una presenza così massiccia di Francia e Spagna nello stivale. Così, mentre rabbonisce Luigi XII mostrandosi possibilista e prendendo tempo, riconferendo alla corona di Francia il titolo di "Maestà Cristianissima" (titolo revocato a Carlo VIII), Papa Borgia prende contatti coi veneziani. Se da un lato svela ai veneziani le proposte francesi (ed, in effetti, questi non ne rimangono impassibili) dall'altro li invita a riflettere: meglio avere alle porte il ducato di Milano, per quanto i rapporti tra i due non siano mai stati idilliaci, che il forte regno di Francia, la cui fame non si sarebbe certo placata. Prima o poi i francesi avrebbero guardato con appetito anche alla ricca Venezia. Papà Rodrigo promise in fine a Venezia, per il suo appoggio nella guerra a venire, future compensazioni nel ducato di Ferrara, che non aderiva alla Lega Italica.
Una volta ottenuta l'adesione di Venezia, Papa Alessandro avvisò il duca di Milano e il re di Napoli dell'imminente guerra. Nel 1499 c'è il secco rifiuto del Papa e di Venezia ad allearsi con Luigi XII. Questa veniva accompagnata dall'ammonizione a scendere in Italia in armi come fece Carlo VIII e all'annuncio di chiamata alle armi della Lega Italica, a cui aderivano Ducato di Savoia, Ducato di Milano, Repubblica di Genova, Repubblica di Venezia, Marchesato di Mantova, Signoria di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli. Penetrato in Lombardia passando per la Svizzera Luigi XII, alla testa di un'armata composta da svizzeri e francesi, si scontra a Milano, il 2 settembre 1499 con le truppe della Lega, composte da Venezia, Milano, Savoia, Mantova e Firenze. L'esito è infausto per il re francese è solo le truppe svizzere gli consentono di ritirarsi in territorio elvetico e di sfuggire alla cattura.
Nel frattempo, in seguito all'accordo segreto di Granada, l'11 novembre 1500 truppe aragonesi attraversarono le stretto di Messina, sbarcando in Calabria. Qui vennero affrontate dalle truppe napoletano-papaline guidate da Cesare Borgia che ha appena assunto Leonardo da Vinci come architetto ed ingegnere militare. Cesare Borgia riesce a respingere l'attacco aragonese, infliggendo loro una dura sconfitta a Barletta (La Disfatta di Barletta) mentre una flotta mista veneto-genovese costringe i legni spagnoli a ritirarsi nei porti siciliani.
Il 31 gennaio 1502 fu siglata la Pace di Genova con cui, ancora una volta la Francia si impegnava a riconoscere come inviolabili i confini col ducato di Savoia e col papato (Avignone) e a tenersi fuori dagli affari italiani, mentre venivano riconosciuti come possedimenti aragonesi la Sicilia è la Sardegna è veniva sancita la divisione tra le casate aragonesi di Spagna e Napoli.
Alla fine della guerra, con la motivazione ufficiale di festeggiare, seppur in ritardo, il giubileo del 1500 e la vittoria conseguita dalla Lega Italica, Rodrigo Borgia invita in San Pietro i suoi alleati. Sono presenti in Vaticano: Papa Alessandro VI e suo figlio, il cardinale Cesare Borgia; il figlio del duca di Savoia Carlo (futuro Carlo II), Lorenzo, figlio di Piero, de' Medici, signore di Firenze; Ferdinando d'Aragona, duca di Calabria ed erede al trono di Napoli; Ludovico il Moro, signore di Milano, il Doge di Venezia Leonardo Loredan. Oltre ai festeggiamenti di rito per la vittoria contro i franco-aragonesi Papa Alessandro VI espone loro il motivo di quella riunione. Quello che il Borgia ha in mente è una risistemazione dei confini italiani che porti alla scomparsa dei piccoli e sparuti territori a vantaggio dei membri della Lega Italica. I signori della Lega dovranno inoltre firmare un trattato di alleanza perpetua, impegnando l'onore delle proprie casate per le generazioni a venire, giurando di risolvere sempre con la diplomazia e nel concerto di tutte le signorie alleate e di difendersi vicevolmente da minacce straniere.
Queste le decisioni prese da quella che sarà ricordata negli annali come i "Patti lateranensi":
Il Ducato di Savoia aveva diritto di inglobare nei suoi possedimenti il Marchesato di Saluzzo, il marchesato di Monferrato, il marchesato di Ceva, la contea di Tenda e la contea d'Asti.
Al Ducato di Milano veniva riconosciuto il diritto di espandersi nei territori tirrenici del ducato di Ferrara (Reggio e Modena) mentre la Repubblica di Genova poteva impossessarsi del Marchesato di Massa.
Ducato di Toscana: in quest'occasione i medici ricevevano il titolo di Duchi di Toscana e veniva loro riconosciuto il diritto di impossessarsi delle Repubbliche di Siena, Lucca e Piombino.
La Repubblica di Venezia (dopo aver annesso nel 1500 la contea di Gorizia, già rivendicata dall'Austria, grazie a una bolla papale di Alessandro VI) si vedeva garantito il diritto di espandersi nei territori Adriatico del Ducato di Ferrara, alleato storico della Francia (si supponeva, a ragione, che la Francia dopo le due sconfitte subite nelle guerre italiane e gli enormi costi sostenuti non sarebbe intervenuta).
Veniva inoltre garantita dal Papa il futuro appoggio della chiesa per l'annessione del Vescovato di Trento (la cui nomina doveva però tornare sotto egida papale) Lo Stato della Chiesa si sarebbe esteso sulle coste dell'Adriatico fino alla Romagna (inglobando sino alla linea Bologna-Imola-Faenza-Ravenna). Papa Alessandro stabiliva in questa sede che il titolo di duca di Romagna sarebbe spettato al figlio Cesare una volta svestiti gli abiti talari e che, pur sottoposto al governo papale, a questo e ai suoi discendenti sarebbe rimasto.
Infine al Regno di Napoli (che aveva da poco acquisito grazie alla Lega la sua completa indipendenza da Aragona) sarebbero state cedute, in cambio dell'aiuto delle sue truppe, le città di Benevento e Pontecorvo dal Papa e i porti di Bari Brindisi e Otranto (sui quali però la Serenissima manteneva intatti tutti i suoi diritti, compreso quello di avere negli stessi propri uomini d'arme). Veniva lasciato intatto, vista la sua passata e probabile futura adesione alla lega il territorio del Marchesato di Mantova. In questa stessa sede veniva deciso anche di convocare una riunione futura per decidere l'eliminazione di dazi e gabelle interne ed esterne (limitatamente ai mercanti dei vari stati della lega) e la fissazione dei tassi di cambio delle varie monete del regno. Quanto deciso dai patti lateranensi venne approvato dai signori lì convenuti e si diedero inizio ai preparativi per le future guerre italiane.
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E ora, il contributo di Perchè No?:
Tutto è iniziato come una barzelletta. Su Twitter, un Francese si è divertito a creare una carta con un paese immaginario e chiedere agli Americani di identificarlo. In appena qualche giorno è diventato un trend con una folla di persone che hanno creato un paese dal nulla (cosa noi facciamo in maniera abituale...). Questo paese è ormai chiamato il Listenbourg, ha la sua moneta, la sua storia, la sua bandiera e inno, le sue regioni, fa parte dell'UE e della NATO. Ha anche un suo governo autoproclamato. Il paese è stato creato nel X secolo; si parla il francese (nell'immaginaria regione di Caséière), il tedesco (in Kusterde, Mitteland e Flusserde) e lo spagnolo (nell'Adriàs). L'ucronia sta diventando di moda su Twitter!!
Per quelli che non
avevano gia indovinato, questo Listenburgo è solo la Francia rovesciata e più
piccola!
Le cose prendono delle proporzioni inaspettate con certe città francesi che
stabiliscono dei gemellaggi (?) con le città del Listenburgo e la squadra
francese di calcio ha dichiarato aver scelto il paese per prepararsi al mondiale
(e il paese sta per essere invitato ai Giochi Olimpici di Parigi).
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William Riker però fa notare:
Il problema è: geologicamente, come si è formato il Listenburgo? Le scarpate continentali europee corrispondono molto bene a quelle nordamericane, eccezion fatta per alcune anomalie (la Scozia è un pezzo di Acadia rimasto dalla parte sbagliata quando si chiuse l'oceano Giapeto e poi si riaprì l'oceano Atlantico); con quel clone della Francia di mezzo, la tettonica delle placche se ne va a mignotte. Per salvare capra e placche, sospetto che "manchi" un pezzo di Nuova Inghilterra dall'altra parte dell'oceano. O meglio, per chi sa qualcosa di TdP, il microcontinente di Avalonia (una specie di Giappone atlantico) non si è schiacciato tutto contro la Laurenzia formando gli Appalachi e la Nuova Inghilterra, ma un pezzo è rimasto appiccicato al Vecchio Mondo. Urca urca! Vuoi vedere che, in questo universo, Boston è in Europa? E in tal caso, senza il MIT, dove studieranno Buzz Aldrin, Kofi Annan e un giovane Mario Draghi?
Inoltre, ti sei accorto che la spiritualità medioevale cambia completamente, senza Santiago de Compostela? Senza Santiago Matamoros, chi guiderà la Reconquista? E ancora prima, gli Arabi non avevano conquistato il Listenburgo? Da lì potevano minacciare persino le Isole Britanniche! Secondo me è un'ucronia che può cambiare tutta la storia europea!
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Bhrihskwobhloukstroy annuisce:
Inquadramento tettonico
assolutamente imprescindibile!
Se, nella nostra Realtà, la parte di Avalonia che oggi è in Europa
(continentale) è a Nord della Baia della Somme, tenuto conto della parte di
Avalonia oggi sommersa (che ucronicamente sarebbe altrettanto sommersa) il
Listenburgo potrebbe anche essere costituito (più o meno) dalla metà orientale
di Terranova (prima di arrivare a privare della Nuova Inghilterra le Americhe)?
Altrimenti il Mare del Nord sarebbe abbastanza sollevato da non essere mai
sommerso e allora altro che Boston: avremmo un Impero Atlantideo esteso su tutto
il territorio indoeuropeo...
Direi che lo scherzo nasce dalla combinazione fra il profilo del Golfo Artabro e
quello rovesciato della Penisola del Cotentin (e con Lille combaciante con
Malpica de Bergantios). In questo caso, la Galizia non ne risulterebbe alterata
(se può servire).
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Perchè No? aggiunge:
Personalmente pensavo che l'origine del Listenburgo sarebbe da cercare dopo la conquista musulmana della penisola iberica come regno-rifugio per una dinastia visigotica. Le province più settentrionali infatti parlano una lingua "germanica" (ma possiamo procedere secondo nostri gusti, dopotutto è una invenzione recente). Nei secoli seguenti Francia e regni iberici (poi Spagna) avrebbero lottato per il controllo della penisola, e ciò spiega le province francofone e ispanofone. Probabilmente il Listenburgo non ha partecipato alla Reconquista, ma non so il perché.
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Diamo allora la parola ad Alessio Mammarella:
La storia del Listenburgo
Fino al V secolo
Il territorio dell'attuale
Listenburgo risulta popolato, in epoca storica, da tribù di celtiberi. Le prime
cittadine fondate da questi ultimi risultano più o meno coeve con delle piccole
colonie greche e cartaginesi (Stratord è riconducibile a una colonia greca,
Meylan a una cartaginese, abbandonata comunque in età molto precoce). A causa
della relativa distanza rispetto alla costa mediterranea della Spagna, le
regioni dell'odierno Listenburgo non furono coinvolte dalle guerre tra romani e
cartaginesi e la prima incursione romana del quale ci sono prove certe avvenne
solo dopo la caduta di Numanzia. Nel corso del secolo successivo i romani
continuarono la loro conquista, anche se a causa delle numerose guerre
combattute in quegli anni essi riservarono sempre attenzioni limitate a quel
territorio così periferico.
La colonizzazione sistematica iniziò, più che per brama di conquista, per
inseguire comandanti romani ribelli, come Sertorio e Sesto Pompeo. Risulta però
che la conquista fu completata solo al tempo dell'Imperatore Domiziano, quando
fu annesso un regno locale già cliente dei romani, ubicato nell'odierno Kusterde.
Durante l'epoca imperiale, l'Adriàs era parte dell'Hispania Lusitania, il
Caséière dell'Hispania Tarraconensis, mentre il resto del paese faceva parte
della provincia dell'Hispania Nova, con capitale Colonia Flavia (l'odierna
Alsbourg).
Il regno dei Suebi
All'inizio del V secolo, le varie
province della Spagna romana furono raggiunte e occupate da gruppi di invasori
appartenenti a varie popolazioni. I Suebi si concentrarono nell'area
dell'odierno Mitteland e lì fondarono un regno. Il regno dei Suebi si estese ben
presto in tutte le direzioni fino a comprendere, nella sua massima estensione,
anche l'intera Lusitania. I secoli successivi furono contraddistinti da continue
guerre con il vicino regno visigoto, Nessuno dei due regni riuscì a soverchiare
l'altro, visto che avevano un'estensione e una popolazione pressappoco
equivalente. Nel Kusterde cominciò ad avere ad un certo punto molto successo il
priscillianesimo, una variante cristiana ritenuta eretica dai cattolici. I
sovrani suebi decisero però di essere tolleranti, tanto che la dottrina si
diffuse a tutto il paese, e molti sovrani abbracciarono la nuova dottrina, anche
se in un clima di tolleranza verso i cattolici. Questa particolare situazione
religiosa tornò utile ai suebi al tempo dell'invasione araba. I nuovi arrivati,
infatti, consideravano la dottrina dei priscilliani per alcuni versi
apprezzabile, e quindi decisero di non invadere e non combattere il regno dei
suebi come avevano fatto con quello dei visigoti. Il regno visse quindi i tre
secoli successivi all'invasione araba in modo molto più pacifico rispetto ai tre
secoli precedenti.
Il frazionamento e le
lotte religiose
Le fortune per il regno dei suebi
cominciarono a declinare all'inizio dell'XI secolo per una serie di congiunture
politiche: il Califfato di Cordova, con il quale c'erano stati ottimi rapporti,
subì un collasso, frazionandosi in numerosi stati minori; i regni cattolici,
spinti da Roma, cominciarono allora a lottare maggiormente contro il regno che
tollerava l'eresia priscilliana. Loro alleato, il regno di Francia, che inviò
molti cavalieri. Le spedizioni cattoliche condussero alla conquista del Caséière,
dove si insediò Raimondo di Borgogna e fondò la nuova città di Saint Marie.
Quando il re dei suebi Fromaro III sconfisse il castigliano castigliano Alfonso,
morendo però in battaglia (1173), il ribelle cattolico Ermenerico costituì un
piccolo dominio indipendente nel Flusserde, regione che per la prima volta nella
storia del paese assurse a una certa importanza. Nel suo territorio iniziò la
restaurazione cattolica, con modi molto energici. Alcuni anni dopo l'ambizioso
cavaliere affrontò anche un pericoloso viaggio in mare, durante la cattiva
stagione, per raggiungere l'Imperatore Federico Barbarossa, proclamarsi suo
suddito e ottenerne l'appoggio. Impressionato dal suo coraggio l'Imperatore lo
riconobbe come suo vassallo e comandò a uno dei suoi migliori cavalieri,
Sibrando, di seguirlo e di aiutarlo nella lotta contro gli eretici. Sibrando,
che aveva già combattuto in Terrasanta, prese il suo compito molto sul serio e
finì per fondare quello che diventerà noto come Ordine Teutonico.
Verso il Listenburgo
moderno
Nei secoli che seguirono, il
Flusserde vide una continua e massiccia immigrazione di tedeschi, principalmente
cavalieri ma anche mercanti e artigiani al loro seguito. Ermenerico, nonostante
il buon rapporto stabilito con l'Imperatore Federico Barbarossa, non era
riuscito a farsi riconoscere un titolo ducale o comunque un altro titolo formale
per governare i suoi domini e quindi ben presto i cavalieri tedeschi presero
direttamente il controllo del Flusserde, grazie anche al riconoscimento della
Santa Sede. Il resto del paese era diviso in quattro piccoli regni distinti. Il
regno occidentale, nella regione del Kusterde, subì prima di ogni altro la
pressione tedesca e infatti fu il primo tra i resti del vecchio regno dei Suebi
a essere conquistato. Molto più resistente il regno orientale, nell'odierno
Mitteland, protetto dalle montagne e dalle foreste. Proprio nel mezzo della
foresta, nel 1410, i locali ottennero una vittoria clamorosa contro i cavalieri
teutonici ritardando di quasi un secolo la conquista del loro territorio. Il
Caséière invece era governato, sin dai tempi di Raimondo di Borgogna, da
dinastie francesi che si succedevano l'una all'altra. In ogni caso, entro
l'inizio del XVI secolo tutto il territorio del Listanburgo era stato
completamente cattolicizzato. Solo il regno dell'Adriàs resisteva ancora, come
ultima roccaforte del priscillianesimo e di una politica di piena ospitalità
verso ebrei e musulmani che invece altrove erano trattati con grande durezza.
Il Ducato del
Listenburgo
Alla fine XV secolo l'Ordine
Teutonico completò la conquista del Mitteland, dopo averne quasi sterminato la
popolazione. Paradossalmente, proprio un Grande Maestro dei cavalieri teutonici,
erede della lunga lotta per restaurare il cristianesimo contro l'eresia
priscilliana, decise di aderire alla Riforma protestante e di secolarizzare
territorio, fondando il Ducato del Listenburgo. Si trattava di Alberto del
Brandeburgo, che divenne Duca del Listenburgo come Alberto I. Dopo di lui regnò
suo figlio Alberto II (Alberto Federico) che ebbe però come erede una femmina,
la principessa Anna. L'annuncio del matrimonio della principessa con Federico IV
del Palatinato, uno dei principali avversari tedeschi della dinastia imperiale,
provocò l'intervento armato della Spagna che provò a invadere il ducato. La
"crociata contro i lustemburghesi" fu la prima fase della Guerra dei Trent'anni.
In Lustenburgo tale conflitto viene chiamato "guerra d'indipendenza
lustenburghese". A Federico successero il figlio, con lo stesso nome, e poi il
nipote Carlo, che spostò definitivamente la sede della famiglia e della corte,
avendo perso a causa della guerra i domini di famiglia in Germania. Alla morte
di Carlo II scoppiò la Guerra di Successione Listenburghese poiché la sorella ed
erede di Carlo, Elisabetta Carlotta, aveva sposato il fratello di Luigi XIV di
Francia e si prospettava quindi lo spostamento stabile del Listenburgo in orbita
francese, che le altre potenze europee volevano evitare.
La Guerra di
Successione Listenburghese
L'avvento sul trono listemburghese
di Elisabetta Carlotta e di suo marito Filippo di Borbone-Orleans fu contrastato
soprattutto da Carlo II d'Inghilterra, che aveva sposato una cugina di
Elisabetta Carlotta e che era comunque imparentato con la famiglia ducale
(tramite Elisabetta Stuart, sposa del Duca Federico II). Carlo dal punto di
vista giuridico non aveva ragione, ma cercò di ottenere l'appoggio dell'Austria
e della Spagna dichiarando che, se fosse diventato Duca del Listenburgo, vi
avrebbe restaurato il cattolicesimo. Questa dichiarazione se da una parte gli
fruttò l'appoggio politico e finanziario che cercava dall'altro spaventò i suoi
stessi sudditi, e pochi mesi dopo l'inizio del conflitto l'Inghilterra si
ribellò al suo sovrano, scegliendosi un nuovo Re protestante, Guglielmo d'Orange.
Per quanto Guglielmo fosse personalmente ostile al sovrano francese Luigi XIV,
con la messa da parte di Carlo II d'Inghilterra veniva a cadere qualsiasi
opposizione alla nuova coppia ducale del Listenburgo. Guglielmo decise quindi di
abbandonare il conflitto. L'Austria e la Spagna, invece, cercarono di continuare
la lotta appoggiando le ambizioni del marito di un'altra cugina di Elisabetta
Carlotta, che aveva sposato Alfonso VI del Portogallo. Il sovrano lusitano
tuttavia non aveva fama di essere particolarmente scaltro o energico, e ben
presto finì per essere abbandonato dai suoi alleati.
Le Guerre di
Successione Spagnola e Francese
Pochi anni dopo scoppiò una nuova
guerra per la successione al sovrano spagnolo Carlo II. Dopo un estenuante
conflitto, che coinvolse l'intero continente, anche il trono spagnolo passò a
una dinastia borbonica. Ciò comportò, dopo secoli di conflitto ininterrotto, uno
stato di pace tra Listenburgo e Spagna. Pochi anni dopo la firma della pace,
tuttavia, morì il giovanissimo Luigi XV, ultimo erede legittimo del grande "Re
Sole". Secondo la riforma voluta proprio dal Luigi XIV la corona sarebbe dovuta
passare a Luigi Augusto, il primo tra i suoi figli illegittimi. Costui tuttavia,
per contrastare le voci malevole che lo avrebbero visto coinvolto nella morte
del giovanissimo re, decise di rinunciare al trono a favore di suo figlio,
appena maggiorenne, che salì quindi al trono come Luigi XVI. Ciò tuttavia non fu
abbastanza per impedire l'attacco in armi della Spagna, i cui sovrano, Filippo
V, era nipote legittimo di Luigi XIV, Le altre potenze europee furono a lungo
indecise su chi appoggiare: il trattato di Utrecht era stato scritto
appositamente per impedire a Filippo di diventare anche Re di Francia, ma la
Francia, più forte militarmente, era per loro il vero nemico e per attaccarlo
sarebbe bastato delegittimare il nuovo sovrano. Il Listenburgo fu tra i paesi
che alla fine restarono completamente neutrali. Luigi XVI, alla fine, riuscì a
farsi riconoscere come legittimo Re di Francia, anche se poi i suoi tentativi di
alleanza matrimoniale furono sistematicamente osteggiati. Finì per sposare Maria
Leszczynska, figlia di un nobile polacco.
Titolo regio, riforme
e la questione dell'Adriàs
Nel corso del XVIII secolo, il
Listenburgo attuò una politica estera piuttosto accorta, che consentì di
ottenere vari obiettivi. Filippo III, partecipando alla Guerra di Successione
Polacca, ottenne il Caséière, mentre partecipando alla Guerra di Successione
Austriaca si vide finalmente riconoscere il titolo regio. Il suo successore
Filippo IV fu invece un sovrano pacifico e illuminato, uno tra più lodati dagli
intellettuali della sua epoca.
L'unico territorio del Listenburgo che restava separato dal resto del paese era
l'Adriàs. Conquistato inizialmente dal Portogallo, l'Adriàs si caratterizzò
sempre per una resistenza vigorosa, che costò anche la vita al re Sebastiano. Al
tempo della dominazione spagnola la resistenza si affievolì via via. Ormai era
passato molto tempo dalla scomparsa del priscillianesimo e dei nuclei di ebrei e
mori che vivevano in abbondanza in quella regione. Filippo V, uomo di di grandi
ideali e di idee controverse, si interessò molto a quella regione e cominciò a
intrigare per sottrarla in qualche modo alla Spagna, nonostante tra i due paesi
di fosse una politica di amicizia e collaborazione. Allo scoppio della
Rivoluzione Francese egli cominciò a parlare apertamente dell'Adriàs come di una
terra irredenta e finanziò degli avventurieri che tentarono di sollevare la
regione contro il governo spagnolo.
L'era napoleonica e
il cambio di dinastia
Lo spregiudicato Filippo V sfruttò
la Rivoluzione Francese per attaccare militarmente la Spagna ottenendo
finalmente l'Adriàs, ma poco dopo fu assassinato in circostanze mai chiarite. Il
suo successore, il giovane Filippo VI, riuscì a destreggiarsi bene. Si alleò con
Napoleone per attaccare occupare il Portogallo grazie alla forza militare che
dimostrò riuscì a influire sulla debole politica spagnola. Questa politica ebbe
un esito fortunato, visto che Napoleone, con il fianco coperto dai suoi alleati
iberici, riuscì a far fronte anche alla disfatta in Russia e a trovare le forze
per vincere ancora a Lipsia contro la VI coalizione antifrancese. Nel 1830, le
insurrezioni a Parigi costrinsero il debole Napoleone II, manipolato dai
numerosi amanti della madre, ad abdicare, la popolazione acclamava a gran voce
il giovane principe Filippo del Listenburgo. Filippo VI, per non precludere al
figlio tale opportunità senza sconvolgere gli equilibri europei, decise di
modificare la legge di successione abolendo il privilegio maschile, e
successivamente abdicò. Suo figlio Filippo abdicò a sua volta, recandosi poi a
Parigi dove fu proclamato Imperatore di Francia. Il trono del Listenburgo passò
quindi a Maria, secondogenita di Filippo VI, che era sposata con il nobile
tedesco Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha. Leopoldo fu appunto il capostipite
dell'attuale casa reale listemburghese.
Il XIX secolo
il resto del XIX secolo fu per il
Listenburgo un periodo di pace e sviluppo economico. Re Leopoldo favorì la
nascita delle prime vere industrie, sfruttando le miniere di carbone e di ferro
che furono scoperte nel paese. La natura montuosa del territorio rese comunque
difficile e costosa la costruzione di ferrovie. In alcuni casi le montagne
furono sfidate con ponti e gallerie all'avanguardia per l'epoca. Nonostante lo
sviluppo industriale, molti listenburghesi decisero di emigrare oltremare,
dirigendosi in aree diverse a seconda della regione di provenienze. Gli abitanti
del cosiddetto "vecchio Listenburgo" (ossia il nucleo più antico del Ducato,
Flusserde, Kusterde e Mitteland) emigravano prevalentemente verso il Nordamerica,
mentre gli abitanti dell'Adriàs, che hanno come idioma regionale un dialetto
spagnolo, si imbarcavano prevalentemente per raggiungere l'America Latina. La
loro era, tra l'altro, un'emigrazione tradizionale, iniziata già nel corso dei
secoli precedenti, approfittando delle rotte già esistenti tra la Spagna e le
sue colonie. Il suo successore Leopoldo fu invece un sovrano ben poco amato.
Convinto che il Listenburgo dovesse possedere una colonia in Africa per essere
riconosciuto come un paese degno, fece occupare dei territori africani e vi
impiantò un sistema di sfruttamento crudele, per il quale i listenburghesi
esprimono ancora oggi vergogna.
Re Alberto III
Re Alberto III, successore dello
spregiudicato Leopoldo II, fu un sovrano amante del popolo e promosse riforme
che portarono il Listenburgo a diventare un paese democratico secondo il
concetto contemporaneo del termine. La nuova Costituzione stabilì un parlamento
federale, con la camera bassa (Landtag) dotata di ruolo preponderante e quella
alta (Bundesrat) per la coesione economica e culturale, visto che le regioni
dell'Adriàs e del Caséière sono ancora oggi eterogenee, avendo vissuto una
storia diversa per 2 o 3 secoli prima di unirsi al resto del paese. Re Alberto
si adoperò anche per la promozione dei diritti sociali per i lavoratori, le
donne, l'educazione, la salute. Il felice regno di Alberto ebbe fine quando, nel
1933, uno squilibrato di nome Adolf Hitler lo assassinò durante un incontro
pubblico. Durante l'interrogatorio, sembra che l'assassino abbia sbraitato frasi
deliranti, sostenendo che il Listenburgo non esistesse, che stava vivendo in un
incubo e che desiderava tornare al mondo reale, dove lui stesso sarebbe stato in
procinto di costruire un "Reich millenario". John Steinbeck, scrittore americano
premio Nobel per la letteratura nel 1962, scrisse proprio una storia fantastica
ambientata nel delirante mondo tratteggiato da Adolf Hitler. Nel suo romanzo,
l'Impero Francese non è sopravvissuto alla campagna di Russia, l'Europa ha
continuato ad autodistruggersi in guerre tra nazioni e Adolf Hitler è infine
arrivato al potere in Germania, portando con sé una ideologia politica
agghiacciante.
Da Re Leopoldo III ai
giorni nostri
Leopoldo III fu uno dei sovrani
promotori dell'Unione Europea, lo spazio di pace e collaborazione economica che
lega indissolubilmente i paesi del continente europeo. Promotore della
modernità, Leopoldo fu il primo monarca ad abbandonare gli abiti sfarzosi, ormai
anacronistici e a vestire come i borghesi. Liberalizzò poi i matrimoni dei
nobili, facendo sì che potessero sposare borghesi senza pregiudizio. Abolito
anche l'antico istituto giuridico del matrimonio morganatico, inviso alle
organizzazioni per i diritti umani Leopoldo fu anche il primo sovrano ad
apparire in televisione e in un'opera cinematografica.
Il Listenburgo ha vissuto gli ultimi anni sotto Re Alberto II, figlio e
successore di Leopoldo III. La grande importanza da sempre attribuita al tema
dell'istruzione ha permesso al paese di cogliere le opportunità della nuova
economia sostenibile e digitale, ponendosi all'avanguardia in Europa e nel
Mondo. Il Listenburgo si sta anche affermando come meta turistica, soprattutto
da quando sui social network ne è stata divulgata l'esistenza. E' sempre stato
in effetti un paese piuttosto difficile da raggiungere, per quanto sia sempre
stato lì, nel nordovest della Penisola Iberica, proprio dove finiscono Spagna e
Portogallo. Non vedere il Listenburgo è un bel problema, fa assomigliare un po'
di più il mondo a quello dove si sarebbero svolte ben due guerre mondiali…
Riepilogo dei sovrani del Listenburgo:
Duchi del Listenburgo:
Alberto I - 1525-1568
Alberto II - 1568-1618
Federico I - 1618-1632
Carlo I - 1632-1680
Carlo II - 1680-1685
Filippo I - 1685-1701
Filippo II - 1701-1723
Filippo III - 1723-1752
Re del Listenburgo:
Filippo III - 1723-1752
Filippo IV - 1752-1785
Filippo V - 1785-1793
Filippo VI - 1793-1830
Leopoldo I - 1830-1865
Leopoldo II - 1865-1909
Alberto III - 1909-1933
Leopoldo III - 1933-1983
Alberto IV - 1983-2013
Filippo VII - 2013-oggi.
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Nel discorso si inserisce a questo punto Strataghemma:
Scusa, Bhrihskwobhloukstroy, ma mi sfugge il nesso causale fra presenza di un'ulteriore massa continentale ad ovest dell'Iberia (chiamiamola Atlantide) ed impero indoeuropeo. Perchè gli indoeuropei di Atlantide (celti? germanici? Storicamente sono loro due i più occidentali) dovrebbero avere più fortuna di quelli storici nel progetto di unità fino all'India (che credo che storicamente abbia raggiunto il punto più vicino al completamento con Alessandro Magno)?
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Bhrihskwobhloukstroy non si fa pregare a rispondergli:
Se Atlantide avesse avuto più territorî abitati (questo fittizio era sommerso anche nel 9600 a.C. nella Realtà) avrebbe avuto più guerrieri (i numeri di Platone sono del tutto inverosimili per l’Epipaleolitico; sono paragonabile alla Wehrmacht nella Seconda Guerra Mondiale) e perciò avrebbe potuto vincere la resistenza di Atene, a quel punto – se stiamo alla rappresentazione che ne viene offerta – senza più ostacoli al proprio progetto geopolitico di sottomettere l’intera Europa e Asia (ovviamente quest’ultima da intendere secondo le conoscenze dell’epoca di Solone/Crizia/Platone)...
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Prosegue serrato il dialogo a due:
Ma nel Paleolitico gli Indoeuropei in Europa neanche c'erano, e non credo ci fossero grandi Imperi in lotta fra di loro (non c'erano i presupposti di densità abitativa, gli Imperi son nati con l'Agricoltura, e gli Imperi delle Steppe sono una risposta agli Imperi Agricoli senza i quali non potrebbero esistere)...
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Che in Europa non ci fossero gli Indoeuropei è un luogo comune, ma tutto da dimostrare. Non che per parte mia abbia la dimostrazione del contrario, però se non altro ci sono più indizi sulla loro presenza (oltretutto pressoché esclusiva, a parte gli Uralici e ovviamente le regioni di convenzionale confine col resto dell’Eurasia; che il basco sia indoeuropeo è invece, a mio modestissimo giudizio, dimostrato da una dozzina d’anni, anche se non risaputo) che il contrario (e comunque la ricostruzione delle postulate lingue non indoeuropee per ipotesi presistenti all’indoeuropeo ha un livello epistemologico spaventosamente più basso – al limite dell’apoditticità – che la ricostruzione dell’indoeuropeo e in gran parte è obiettivamente falsificata).
Ovviamente non c’erano Imperi, ma un collegamento fra Comunità Politiche anche su grandi estensioni è del tutto possibile anche presso i Cacciatori-Raccoglitori ed è questo che basta...
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Beh, sì, i rapporti commerciali o di matrimonio (in continuum da una Tribù all'altra ovviamente, nessuno si sposta fisicamente da un lato all'altro dell'Eurasia ma funziona come un'enorme gioco del telefono senza fili) esistevano certamente anche nel Paleolitico, e ne abbiamo le prove. Ma come si riverserebbe questo in un impero indoeuropeo dopo l'urbanizzazione e le sue conseguenze a livello di frammentazione linguistica? Non credo che l'identità comune indoeuropea sarebbe potuta sopravvivere una volta che parte il processo di creazione delle identità nazionali ad uso e consumo degli stati...
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Dipende dalla persistenza o meno dei fattori che storicamente hanno frantumato l’unità indoeuropea (altrimenti questo potrebbe tranquillamente sussitere come continuità territoriale). Il più importante di questi, in base alla diffusione areale delle mutazioni linguistiche, risulta con epicentro in Mesopotamia ed è chiaramente da identificare col prestigio del sumerico e poi dell’accadico (da cui a catena tutti gli altri processi di rottura dell’unità indoeuropea, a parte il tocario, che ha risentito invece degli equilibrî in Cina, a loro volta comunque non predeterminati verso il solo esito che hanno storicamente avuto).
I collegamenti interni a tutta l’Indoeuropa, che sono dimostrabili fino al Calcolitico (innovazioni terminologiche comuni – come provato dalla fonetica storica – in un’epoca in cui le popolazioni di lingua indoeuropea dovevano già essere nelle Sedi storiche, in base all’evidenza genetica elementare ossia che non ci sono state immigrazioni successive), avrebbero come minimo permesso alle tradizioni indoeuropee mesopotamiche (il cosiddetto “eufratico”) di non essere fagocitate dal sumerico e dall’accadico e questo sarebbe bastato a preservare l’anello di congiunzione fra indoeuropeo d’Europa (+ Anatolia) e d’Asia, in pratica conservando l’intera Indoeuropa come nella Storia vera è accaduto all’enorme area residuale del celtico (che in gran parte non è stata il portato di espansioni protostoriche – eccettuati ovviamente i Galati dell’Europa Orientale e d’Anatolia – ma la persistenza di comunità preistoriche sul posto, senza particolari innovazioni a parte alcune molto banali ed esse stesse in gran parte comuni a due terzi dell’Indoeuropa).
A questo punto, prima o poi i movimenti che nella Storia hanno portato all’Impero Persiano non avrebbero avuto limiti ‘etnici’ fino agli estremi dell’Indoeuropa.
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Se prendiamo per buona la teoria della trasmissione patrilineale della lingua, per cui le madri insegnano ai figli la lingua dei mariti, teoria supportata dal fatto che la diffusione delle lingue si sovrappone meglio alla diffusione degli aplogruppi del cromosoma Y (patrilineali) rispetto alla diffusione di quelli mitocondriali (matrilineali). Nella visione tradizionale (quella che tu chiami luogo comune) della diffusione delle lingue indoeuropee queste sarebbero proprie dei maschi R1, delle donne a loro legate da legami di parentela, e delle popolazioni da questi sottomesse (i maschi I, J, ed altri presenti sul continente europeo). Nella tua visione nel Paleolitico già si parlava indoeuropeo, quindi la lingua "tradizionale" delle comunità di maschi I e J è l'indoeuropeo.
La prima criticità è che
la lingua tipica dei maschi J fuori dall'Europa è il Semitico e non certo
l'Indoeuropeo, da cui derivano le teorie secondo le quali gli agricoltori
europei pre-yamnaya (prevalentemente maschi J) parlavano lingue para-semitiche
(più imparentate al semitico che ad altro).
La seconda criticità è che siccome i maschi R1 sono indubitamente di lingua
indoeuropea, dobbiamo estendere questa loro "indoeuropeicità" fino ai maschi I
L'ultimo antenato comune di maschi I e maschi R1 è IJK, quindi la lingua
Ancestrale (che nella tua visione sarebbe indoeuropeo antichissimo, o sbaglio?)
sarebbe propria di tutti i maschi discendenti da IJK.
Ciò includerebbe fra gli altri gli uralici (tipicamente N) i sino-tibetani i
turanici e gli austronesiani (tipicamente O) e i denè-yeniseyani con tutti gli
altri nativi americani (tipicamente Q) nella nozione di "indoeuropei" a meno di
non creare per loro tante eccezioni alla regola generale (che in realtà è una
correlazione, ma vabbè) della coincidenza fra aplogruppi patrilineali e lingue
parlate.
Mi scuso in anticipo per eventuali erramenti nel mio ragionamento...
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Comincio dalle «criticità»:
1) la lingua del capostipite degli Aplogruppi Ie J (chiamiamolo “il signor IJ”, anche se sembra un olandese trasposto nella Preistoria) è comunque un motivo di controversia, perché praticamente tutti i portatori di I sono di lingua indoeuropea (dagli Scandinavi ai Sardi; questi ultimi rappresentano naturalmente gli eredi dei Paleosardi, per cui il punto cruciale nello specifico riguarda l’affiliazione del paleosardo o delle lingue dei Paleosardi e, in mancanza di attestazioni dirette incontrovertibili, la toponomastica presenta un quadro tale da suggerire fortemente anzitutto una varietà indoeuropea occidentale assimilabile a un celtico arcaico e in aggiunta un’altra varietà molto vicina all’italico perlomeno a livello di fonologia diacronica), mentre i portatori di J sono in assoluta maggioranza Semiti, ma in Anatolia rappresentano – in mancanza di altri candidabili a rivestire tale ruolo – gli eredi di lingue variamente affiliabili ma di certo non semitiche e comunque in grande maggioranza sicuramente indoeuropee (appunto anatoliche in senso stretto). In breve, il signor IJ è l’antenato di quasi tutti i Semiti, ma al contempo la maggior parte dei suoi discendenti sono gli Anatolici, i Paleosardi e altri Indoeuropei, soprattutto Germani e Slavi (compresi gli abitanti premagiari dell’Ungheria).
Come interpretare questi dati di fatto?
A) Erano tutti Semiti (in pratica gli Agricoltori Neolitici) e in Europa hanno lasciato traccia in toponimi di etimo semitico (questa è la celebre tesi di Theo Vennemann gen. Nierfeld);
B) Erano Semiti e Indoeuropei (gli stessi Agricoltori Neolitici) e in Europa erano tutti indoeuropei (questa è l’ancora più famosa tesi di Sir Colin Renfrew; i toponimi semitici secondo Vennemann andrebbero di conseguenza interpretati come indoeuropei, secondo l’analisi tradizionale);
C) Il Signor IJ parlava l’antenato di indoeuropeo e semitico e i suo discendenti ne hanno fatto rispettivamente l’indoeuropeo e il semitico.
Quel che posso argomentare di persona in modo indipendente è che la toponomastica ritenuta semitica da Vennemann è più ragionevolmente indoeuropea, caso per caso.
2) Dalla scelta fra le tre precedenti alternative (A-B-C) deriva quella per risolvere la seconda «criticità» (che si potrebbe rivelare un punto di forza). È infatti evidente che il Signor IJK (antenato del Signor IJ) ha avuto come discendenti tutti i locutori delle lingue delle famiglie sopra elencate (dalla quasi totalità degli Indoeuropei – compresi soprattutto i portatori di R – ai già citati Semiti a tutti i Cinesi, Polinesiani, Uralici, Altaici e la stragrande maggioranza degli Amerindi, fino addirittura ai Neoguineani e agli estinti Tasmaniani). Questo è, a prescindere dalla maggiore o minore compatibilità fra le varie ipotesi interpretative, uno dei più forti argomenti a favore dell’idea che tutte queste famiglie linguistiche siano genealogicamente apparentate. Altrimenti formulato, ciò significa che il Signor IJK (vissuto verso la fine del Paleolitico Inferiore, ca. 57˙000-47˙000 a.C.) parlava con ogni verosimiglianza la protolingua da cui derivano tutte queste famiglie linguistiche e si tratta di un’ipotesi assolutamente compatibile con tutto quello che possiamo immaginare per tale altezza cronologica.
Da qui ritorniamo al Signor IJ (vissuto in un arco di tempo compreso fra il 47˙700 e il 42˙600 a.C., presumibilmente fra il Mar Nero e il Mar Caspio, all’epoca comunicanti). Come già constatato, i suoi discendenti sono tutti i Semiti, ma in proporzione maggiore sono ed erano già nella Protostoria indoeuropei. Le tre ipotesi viste al punto precedente si traducono nelle seguenti interpretazioni:
A) il Signor IJ parlava protosemitico e la maggioranza dei suoi discendenti ha cambiato lingua, passando all’indoeuropeo preistorico o a qualche protolingua secondaria da questo derivata;
B) il Signor IJ parlava l’antenato dell’indoeuropeo e del semitico e i suoi discendenti ne hanno sviluppato da un lato l’indoeuropeo (insieme ad altri discendenti di IJK, fra i quali il Signor R [del Cromosoma Y] vissuto poco più a Est venti millenni più tardi) e dall’altro il semitico;
C) coincide con B).
Per comprendere le ipotesi B-C, con “antenato dell’indoeuropeo e del semitico” bisogna intendere una ‘protolingua da cui derivano sia l’indoeuropeo sia il semitico’, ma non per forza solo queste due famiglie (che infatti non rappresentano un nodo genealogico esclusivo, essendo invece apparentate perlomeno anche col caucasico meridionale, l’uralico, l’altaico e il drāviḍico [elamo-drāviḍico] da un lato, col caucasico settentrionale, lo jenisejano e l’amerindio dall’altro). Naturalmente, la questione più delicata è il rapporto genalogico fra questo insieme di famiglie linguistiche e la macrofamiglia austrica (che comprenderebbe sia il sino-tibeto-birmano sia l’austronesiano) e su questo la discussione è apertissima; ai nostri fini, però, il punto cruciale è: chi ha sviluppato l’indoeuropeo preistorico? La risposta obbligata, date le premesse, può essere soltanto: una comunità di Discendenti di IJK che includeva, al proprio interno, sia alcuni Discendenti di IJ sia alcuni Discendenti di K (in particolare il Signor R [del Cromosoma Y], ma anche molti Discendenti del Signor L [del Cromosoma Y]) e pure alcuni Discendenti di G (che dunque non hanno IJK fra i proprî antenati, ma solo il comune progenitore GHIJK, vissuto prima del 46˙500 a.C. e che parlava una lingua sostanzialmente simile a quella del Signor IJK). La differenza fra mutazioni genetiche e mutamenti linguistici è infatti che le prime sono strettamente individuali, mentre le seconde sono per definizione condivise da una comunità e che questa comunità sia geneticamente omogenea è solo un’eventualità (statisticamente neppure maggioritaria); nelle ipotesi B e C (che qui coincidono), la comunità che ha elaborato i mutamenti all’origine dell’indoeuropeo preistorico doveva essere relativamente eterogenea a livello genetico (ossia comprendere Discendenti di G, H, IJ e K; tralascio F, ma l’impostazione sarebbe analoga). Questo scenario è evidentemente del tutto ipotetico, ma di certo non presenta alcuna criticità intrinseca: è una ricostruzione affatto plausibile. Non è dimostrata, ma neppure si confuta da sé.
L’alternativa rimane allora fra A e B-C (che possiamo, per semplicità, chiamare B e basta). Il contrasto specifico è:
A) i Discendenti del Signor I e una parte di quelli del Signor J hanno sostituito la propria lingua protosemitica con l’indoeuropeo preistorico o una protolingua secondaria da questo derivata;
B) i Discendenti del Signor I (vissuto fra il 40˙900 e il 25˙500 a.C., presumibilmente in Europa) e una parte di quelli del Signor J (vissuto fra il 40˙900 e il 29˙500 a.C. fra il Caucaso, l’Anatolia e il Mediterraneo Orientale) facevano parte della comunità che ha elaborato l’indoeuropeo preistorico.
Lo scenario B è non solo simile, ma identico a quello appena visto in relazione all’origine dell’indoeuropeo, che dunque si collocherebbe fra Europa, Caucaso, Anatolia e Levante nel Paleolitico Superiore.
Possiamo quindi ridurre l’opposizione fra A e B in questi termini: per A il Signor IJ e i suoi discendenti (fino al Neolitico) non hanno mai parlato alcuna forma di indoeuropeo, dopodiché la maggior parte di questi lo ha adottato abbandonando la propria ancestrale lingua (proto)semitica, mentre per B semplicemente non esiste alcuna di queste restrizioni (ossia: IJ parlava un antenato dell’indoeuropeo e del semitico – detto convenzionalmente “nostratico” – e una parte maggioritaria dei suoi discendenti ha preso parte all’elaborazione dell’indoeuropeo) e in compenso non c’è bisogno di postulare una sostituzione linguistica di massa in Anatolia ed Europa. In termini astratti, A ha due postulati in più rispetto a B: niente di risolutivo (entrambe le ipotesi restano verosimili), semplicemente le mette in una gerarchia di complessità che forse in prima approssimazione non risultava evidente.
È chiaro che i postulati in più hanno bisogno di indizi. Per il primo non saprei quali immaginare (quale lingua parlasse il portatore di una mutazione genetica è un problema irresolubile in sé e per sé) e quindi temo che sia destinato a rimanere puramente speculativo; per il secondo invece l’indizio invocato dagli stessi Sostenitori dell’ipotesi sono appunto le tracce semitiche in Europa e su qui si può discutere concretamente: come detto, a questo livello – in cui valgono le considerazioni glottologiche – ho motivo di ritenere che le etimologie indoeuropee dei dati linguistici in esame siano sistematicamente superiori a quelle semitiche, ma resterò sempre a disposizione per trattarne nello specifico.
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