San Luigi IX e il Gran Khan dei Tartari

del Marziano


Alcune recenti letture mi hanno ispirato una nuova ucronia, basata su san Luigi IX re di Francia. Infatti questo re esercita su di me un fascino magnetico, e mi sembra il più adatto per perseguire i fini "universalistici" cui aspirano le mie fantasie ucroniche. Farò riferimento ad uno dei film più belli di Pupi Avati, "I cavalieri che fecero l'impresa" (purtroppo le frequenti scene di violenza ne sconsigliano la visione alle famiglie), in cui il re santo compare come personaggio in un cameo. In corsivo sono segnalati gli eventi della "nostra" storia.

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Dunque, due parole sul personaggio storico. Nato a Poissy nel 1214, Luigi IX era figlio di re Luigi VIII e di Bianca di Castiglia (anche lei santa), della quale per anni dovette subire l'asfissiante tutela. Sposò Margherita, figlia del conte di Provenza, e divenne Re di Francia nel 1242, al compimento della maggiore età. E' passato alla storia come il modello di monarca saggio, giusto, buono e pio perchè combatteva la corruzione, la prostituzione e l'usura, appoggiava le opere di carità e lo sviluppo della vita monacale, aveva abitudini quotidiane modeste e vita sobria. Il suo nome è legato soprattutto alle ultime due crociate: la settima (1248-1254) durante la quale fu fatto prigioniero in Egitto, e l'ottava (1270) in cui morì di peste appena giunto a Tunisi.Nascita di San Luigi IX

Il "nostro" Luigi IX, invece, nel 1248 parte per la settima crociata ma (come quello "vero") è sconfitto a Damietta e preso prigioniero, e solo dietro il pagamento di un forte riscatto può rientrare in patria l'anno successivo, anziché trattenersi per anni in Siria. Medita subito la vendetta, e decide di realizzarla alleandosi con i due peggiori nemici degli Arabi: Möngku Khan, sire dei Mongoli, ed il Prete Gianni, cioè l'imperatore d'Etiopia Giovanni II. Presso i primi invia in missione il francescano Guglielmo da Rubruk, presso il secondo il sacerdote Giovanni da Cantalupo (personaggio del film di Pupi Avati interpretato da Carlo delle Piane), sospeso a divinis per la sua ostinazione a cercare la Sacra Sindone, sparita da Costantinopoli nel terribile saccheggio del 1204.

Guglielmo di Rubruk si rivela un attento osservatore: inviato nel 1250 alla corte del Gran Kahn, per sondare le sue intenzioni nei confronti dell'Occidente, nel suo « Viaggio nell'impero dei Mongoli » ci lascia una relazione esauriente e attendibile sui territori da lui attraversati. Guglielmo è tra l'altro il primo europeo a rendersi conto, in epoca medioevale, che il Caspio è un mare chiuso e non un golfo, dato che l'ha potuto verificare di persona: « ...Questo mare, insomma, da tre lati è circondato da monti e sul quarto, quello a nord, ha una grande pianura. Frate Andrea viaggiò lungo la riva meridionale e orientale, mentre io visitai le altre due: quella settentrionale mentre mi recavo dalla corte di Batu a quella di Möngku Khan e così pure al ritorno, e quella occidentale lungo la via del ritorno quando andai dalla corte di Batu in Siria. In quattro mesi si può effettuare il viaggio completo attorno alle sue rive e non è vero quanto dice Isidoro (Isidoro di Siviglia, il Dottore della Chiesa, NdR) che cioè il Caspio sia un golfo dell'Oceano. Infatti esso non raggiunge mai l'Oceano essendo circondato dovunque da terre... » Guglielmo giunge alla corte del Gran Khan, nell'acquartieramento di Karakorum, e quest'ultimo decide l'alleanza con il re d'Occidente (come lui chiama Luigi) per l'espansione verso l'Asia Minore. Il giovane Qubilay Khan, che succederà a Möngku di lì a pochi anni, è inviato a Parigi come contro-ambasciatore per firmare l'alleanza.

Intanto Giovanni da Cantalupo sbarca a Tunisi, attraversa il deserto libico ed il Ciad e giunge ad Axum, dove è accolto dal Prete Gianni cui offre l'alleanza per sloggiare gli arabi dal Sudan, arabi che minacciano di conquistare e di islamizzare l'Etiopia. Giovanni II accetta e gli fornisce anche una famosa profezia per ritrovare la Sindone: "Cerca colui che cuoce su pietre il pane del re". Costui è Jean de Cent Acres (altro personaggio del film di Avati interpretato da Stanislas Merhar), che durante la VII crociata era incaricato di preparare personalmente il pane per la prima colazione del re, timoroso di un avvelenamento. Jean, assieme ai suoi compagni Giacomo di Altogiovanni (Raoul Bova), Simon di Clarendon (Edward Furlong), Ranieri di Panico (Marco Leonardi) e Vanni delle Rondini (Thomas Kretschmann), con l'aiuto dell'anziano ex crociato Delfinello da Coverzano (F. Murray Abraham) partono per la Morea, La Sainte Chapelle oggi dominata dal feudatario Amaury de la Roche (Romano Malaspina), e riescono a riportare in Francia la Sacra Sindone, che è esposta da Luigi nella Sainte Chapelle fatta erigere per l'occasione, assieme alla presunta corona di spine di Gesù Cristo (nella realtà la Sindone fu esposta per la prima volta a Lirey nel 1353).

Postosi sotto la protezione della Sacra Sindone, il 1 maggio 1253 Luigi IX parte nuovamente da Marsiglia per la Terra Santa, mentre Bianca di Castiglia riprende la reggenza a Parigi. Stavolta però, dopo aver conquistato Cipro di cui è coronato re per usarlo come testa di ponte, Luigi attacca direttamente la Palestina sbarcando a San Giovanni d'Acri. Intanto Qubilay guida le armate mongole attraverso il Turkestan e la Persia degli Ilkhan, quindi invade la Mesopotamia e la Siria e si ricongiunge alle armate francesi, cui si sono aggiunte quelle ungheresi e pontificie. I cinque "cavalieri che fecero l'impresa" non sono morti nella ricerca della Sindone (come alla fine del film di Avati) e guidano le cinque armate di San Luigi; il loro valore risulterà determinante per la vittoria. Il 3 settembre 1253 (in realtà 1260) ad Ain Gialud gli eserciti congiunti mongolo e crociato sbaragliano i Mamelucchi salvando la Palestina dall'invasione del sultano Baibars (che nella storia "vera" sloggiò i crociati dalle loro ultime piazzeforti in Terrasanta). Purtroppo Vanni delle Rondini cade in battaglia ed è sepolto come un eroe nella Basilica del Santo Sepolcro, perchè Gerusalemme viene subito riconquistata. Si riforma così il Regno Crociato di Tiro e Gerusalemme, di cui Luigi cinge la corona, che va dal lago di Tiberiade fino ad Aqaba sul mar Rosso; Libano, Siria, Transgiordania e Mesopotamia vengono invece incluse da Qubilay nell'impero mongolo, che raggiunge in tal modo il Mediterraneo. I Mongoli superano poi la Palestina e si scontrano con gli Egiziani che tentavano una controffensiva. Intanto il Prete Gianni risale il Nilo e l'Egitto rimane preso in una morsa. La dinastia degli Ayyubidi crolla e Giovanni II viene incoronato imperatore d'Egitto con il beneplacito di Quibilay e di Luigi IX. E' l'aprile del 1254.

A questo punto però i feudatari dell'Impero Latino d'Oriente si ribellano a Luigi e fanno alleanza con i Turchi, ancora stanziati nell'Anatolia centrale ed in Armenia: essi infatti hanno polverizzato quello che era stato l'Impero Romano d'Oriente e non vogliono saperne di obbedire ad un potere assoluto e centralizzato come quello che Luigi vuole imporre alla cristianità. Il grande re però si allea a sua volta con i bizantini dell'impero di Nicea e di quello di Trebisonda, insieme a loro occupa Costantinopoli (luglio 1255) e restaura l'impero Bizantino sotto tutela francese, mentre Giacomo di Altogiovanni, alla testa di un esercito formato da una compagnia francese, uno squadrone bizantino di Trebisonda ed un'orda mongola, annienta i Turchi ad Iconio e li sloggia dall'Anatolia. In tal modo i Mongoli di Qubilay annettono anche l'Anatolia orientale, mentre quella ad ovest del fiume Halys è restituita ai Bizantini. Il conquistatore mongolo ha intanto domato una rivolta in Iraq, è sceso verso sud ed ha conquistato l'Arabia e lo Yemen. Ora tutto il mondo musulmano d'Asia, ad eccezione del sultanato di Delhi e di quello di Sumatra, sono occupati dai Mongoli.

Ora però sono i Tedeschi, in preda all'anarchia feudale dopo la morte di Federico II di Svevia, a ribellarsi a Luigi, temendone lo strapotere. Manfredi, figlio e successore di Federico, è sconfitto ed ucciso da Carlo d'Angiò, fratello di Luigi, nella battaglia di Benevento del 26 febbraio 1256 (in realtà 1266); l'intervento francese è stato sollecitato da Papa Alessandro IV (Rodrigo dei conti di Segni, 1254-1261) dopo il crescere delle pretese di Manfredi sullo Stato della Chiesa. Franchi ed Ungheresi si uniscono e sconfiggono a Salisburgo le truppe imperiali comandate da Rodolfo d'Asburgo, cosicché anche i Tedeschi devono piegarsi. Carlo è incoronato imperatore del Sacro Romano Impero ed anche l'Ordine Teutonico si sottomette a Luigi.

L'Europa sotto il controllo di Luigi IX

Nel frattempo cresce lo strapotere di Luigi sui deboli stati feudali europei. Jean de Cent Acres sconfigge in battaglia re Enrico III d'Inghilterra (1216-1272), lo costringe a sloggiare dal continente e a riconoscere il vassallaggio a Luigi. Siccome i Bulgari ed i Serbi si sono coalizzati contro il rinato impero bizantino, che ha mire su di essi, Luigi IX rientra dopo cinque anni in Europa e li sconfigge a Kosovo Polje, la "Piana dei Merli" (in realtà in tale luogo gli Ottomani sconfissero i Serbi nel 1389. Da esso prenderà nome la regione del Kosovo, oggi contesa tra Serbi ed Albanesi). Lo zar bulgaro muore in battaglia e Luigi lo sostituisce con un candidato a lui gradito, aggiungendo al suo regno Moldavia e Valacchia per tenerlo buono. Anche Polonia e Lituania, vista la mala parata degli Slavi del Sud, si piegano al vassallaggio. Dopo le campagne di Giacomo di Altogiovanni nella penisola iberica, in aiuto degli stati cristiani spagnoli contro i Mori che tentano di riguadagnare i Pirenei, anche Portogallo, Castiglia ed Aragona entrano nell'orbita francese; sopravvive nel sud della penisola solo il piccolo emirato di Granada, sotto protezione marocchina. In Europa solo le Asturie basche, la Scozia ed i tre regni nordici di Danimarca, Norvegia e Svezia resistono all'influenza di re Luigi.

Nel 1260 muore Möngku e Qubilay diventa il nuovo Khan di un impero esteso dal Mediterraneo orientale al Mar del Giappone. Infatti egli, risalito verso nord dopo la conquista dell'Arabia e dell'Anatolia, attacca il khanato di Qipciaq, detto dell'Orda d'Oro, il cui capo, suo zio Batu, gli si è ribellato, e con l'aiuto di truppe dell'Ordine Teutonico inviate in suo appoggio da Luigi, egli lo riduce in suo potere. Il nuovo Gran Khan fissa tra l'altro i confini con la sfera d'influenza di Luigi sui fiumi Niemen e Dnestr, certamente generosi nei confronti degli occidentali rispetto alle mire di Batu che nel 1242 era giunto addirittura ad affacciarsi sull'Adriatico, ma non bisogna dimenticare l'aiuto determinante fornito dai francesi per l'espansione mongola ad occidente. Anche il khanato di Chagatai nell'attuale Zungaria è eliminato e Qubilay nel 1264 può rientrare a Pechino, da lui ribattezzata Khanbaliq ("città del signore"), capitale di un impero immenso. Da Pechino egli intraprende la conquista della Cina dei Sung e del Giappone. Il viaggiatore veneziano Marco Polo apre i mercati dell'Estremo Oriente al commercio con l'Europa. Lo sterminato impero è tenuto assieme da un grande ed efficientissimo esercito, ma soprattutto da un imponente sistema di stazioni postali dette "yam", che permettono la libera circolazione delle merci (come la seta), ma anche e soprattutto delle idee. La polvere da sparo e la stampa a caratteri mobili vengono importate dalla Cina in Europa, le industrie ed i commerci riprendono vigore grazie alla stabilità politica offerta dal polso forte di Luigi IX, e così il Medioevo finisce con due secoli di anticipo, evitando la Guerra dei Cent'Anni e la nascita dell'Impero Ottomano.

Giovanni II d'Etiopia è intanto imperatore di un vasto regno esteso a tutta quanta la valle del Nilo, con capitale ad Alessandria, sede anche del patriarcato copto che ritorna ai fasti precedenti la conquista musulmana del VII secolo. Ma il suo regno è minacciato dai berberi Abdalwadidi, con capitale Tlemcen (l'attuale Tilimsen) in Algeria, e soprattutto dagli Hafsidi di Tunisi. Allora Delfinello da Coverzano, divenuto l'ambasciatore francese presso la corte di Alessandria, persuade Giovanni a chiedere aiuto agli alleati Qubilay e Luigi. E così Simon di Clarendon sbarca ad Algeri, ed a capo di un esercito misto franco, spagnolo, napoletano, etiope ed anche di un agguerrito battaglione di Mongoli sconfigge le dinastie musulmane, crea la contea di Tunisi e il ducato di Algeri, del quale egli è il primo duca, annette Tunisia ed Algeria al regno di Francia con sei secoli di anticipo. L'Etiopia occupa la Cirenaica. Il Marocco invece resta indipendente, raggiunge il massimo del proprio splendore sotto la dinastia degli Almohadi e diventa il nuovo polo di attrazione della cultura islamica, imponendo il protettorato anche al regno di Granada ed agli stati sudanesi di Mali e di Songhay. Un accordo con re Luigi IX e con Simon di Clarendon permette ai musulmani marocchini il libero transito verso la Mecca ed anche i cristiani possono recarsi a studiare all'università di Fez.

Sul piano religioso, Bianca di Castiglia propone di spostare la sede pontificia ad Avignone, ma Luigi, sempre timoroso di uscire dall'ortodossia di Santa Romana Chiesa, rifiuta e riconferma al Papa il possesso dello Stato Pontificio, pur facendo eleggere al Soglio per lo più dei cardinali francesi. Anzi, il rigore morale imposto agli ecclesiastici dal re francese impedirà la Riforma Protestante. Viene inoltre deciso il concilio di Lione per tentare la riunificazione tra Chiesa Latina e Chiesa Greca. Intanto Qubilay si avvicina al cattolicesimo e chiede a Luigi che gli invii mille preti per convertire il suo popolo (anche il "nostro" Qubilay aveva avanzato un'analoga proposta a Papa Gregorio X), onde utilizzare il cristianesimo in funzione anticonfuciana, visto che il Confucianesimo è la religione dei cinesi ribelli al suo dominio. Ne vengono inviati quaranta sotto la guida di Oderico da Pordenone, che sarà il primo vescovo cristiano di Pechino, e tenterà una brillante sintesi tra messaggio evangelico e filosofia di Confucio.. Ranieri di Panico diventa ambasciatore francese alla corte dei Mongoli, mentre Jean de Cent Acres è nominato vicerè di Francia alla morte di Bianca di Castiglia nel 1262 (nel nostro ergocronotopo morì nel 1252). Prosperano le Repubbliche Marinare italiane, che prendono in mano anche il commercio oceanico: Venezia spinge le sue galee fino alla Cina Sung, mentre i fratelli genovesi Ugolino e Vadino Vivaldi nel 1271 riescono nella prima circumnavigazione dell'Africa (nel nostro ergocronotopo la loro impresa fallisce purtroppo nel 1291). Giovanni da Cantalupo diventa arcivescovo di Parigi e poi sale al Soglio di Pietro con il nome di Martino IV (1281-1285, in realtà Simon de Brie).

Alla morte di Carlo d'Angiò nel 1275 (in realtà nel 1285) la corona imperiale passa sul capo di Luigi, che così costituisce un impero immenso. Ma le città italiane si riuniscono nella Lega Lombarda per cacciare i francesi dal suolo italico; il diciottenne Ranieri di Altogiovanni, figlio di Giacomo, che non ha perdonato agli italiani il loro tentativo di bruciare il loro padre sul rogo come eretico (vedi l'inizio del film di Pupi Avati), ne schiaccia le truppe presso Magenta (ah, i ricorsi della storia!) Luigi IX crea allora il Regno d'Italia cingendone la corona ed assegnando a Ranieri il titolo di vicerè. Nel 1282 (in realtà nel 1292) viene assegnata invece l'autonomia ai cantoni svizzeri di Schwiz, Unterwalden, Uri e Lucerna in cambio dell'aiuto prestato contro le città italiane. In tal modo Luigi crea inconsapevolmente due nuovi futuri stati nazionali: Italia e Svizzera. Luigi continua a spostarsi tra Parigi ed Aquisgrana, le capitali del suo regno; altre residenze reali sono a Lione, Magdeburgo, Vienna, Napoli, Palermo, Algeri, Tunisi, Cipro e Gerusalemme.

Il mondo alla morte di Luigi IX

Il grande re muore a Tunisi nel 1290 a 76 anni, dopo 48 anni di regno e 15 di impero. Siccome non ha eredi perchè il figlio Filippo muore nel 1280 in una spedizione contro il regno di Granada (dalle nostre parti è lui a succedergli), gli succede Jean de Cent Acres, da lui adottato come figlio, con il nome di Filippo III l'Ardito. Già nel 1297 viene canonizzato da Papa Bonifacio VIII; la sua festa si celebra il 25 agosto.  Egli è l'ultimo sovrano europeo elevato agli altari (nella nostra linea temporale invece l'ultimo è l'imperatore d'Austria, Carlo d'Asburgo, beatificato da Giovanni Paolo II); è il patrono di Francia e di Ungheria, protettore del Terzo Ordine Francescano, dell'Ordine Militare di San Luigi, dell'Accademia di Francia, ma anche di barbieri e parrucchieri, ricamatori, distillatori, marmisti e merciai. Propongo di elevarlo anche a patrono anche degli ucronisti, che ne dite dell'idea?

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Ispirandosi a quest'ucronia, Enrica S. ha proposto quanto segue:

5 agosto 1242: l'armata dell'Orda d'Oro, forte di 120.000 guerrieri mongoli addestratissimi e fedeli fino alla morte al loro condottiero Batu Khan, nipote di Gengis Khan, si scontra nella Battaglia del fiume Nidda, poco a ovest di Francoforte sul Meno, con l'esercito capeggiato dall'Imperatore Federico II di Hohenstaufen, forte di 100.000 uomini. In esso alle truppe germaniche si aggiungono quelle delle città ghibelline dell'Italia settentrionale, guidate da Ezzelino III da Romano, le forze del Regno di Sicilia guidate da Corrado e quelle del Regno di Sardegna al comando di Enzo, entrambi figli di Federico II, un contingente francese inviato da Re Luigi IX, le truppe polacche di Boleslao V il Casto e quelle boeme di Venceslao I, oltre alle schiere dei Cavalieri Templari, dei Cavalieri Ospedalieri e dei Cavalieri Teutonici. È in gioco il destino dell'Europa: Papa Innocenzo IV, eletto in fretta e furia in un clima di emergenza, ha persino revocato la scomunica contro l'imperatore Federico, pur di coalizzare tutte le forze cristiane sotto le sue insegne. Come andrà a finire?

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Tommaso Mazzoni le risponde:

Dopo ore di violenti scontri, per gli europei la sconfitta sembra inevitabile, quando ecco, la Bandiera di Santo Stefano garrisce al vento, e cinquemila cavalieri Ungheresi e Cumani comandati dal Re Bela IV piombano come falchi sul fianco destro dell'armata Mongola, menandone strage; Batu Khan viene allora ingaggiato in duello da Enzo d'Hohenstaufen, e lo uccide; Furente dal dolore, Federico II affronta a sua volta Batu Khan e gli taglia la testa; I Mongoli alla morte del loro Khan vanno in rotta e sono annientati.

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Anche Enrico Pizzo vuol dire la sua:

Non dimentichiamo il contingente Guelfo guidato da quella gran testa di Azzo VII, Marchese di Ferrara ed Este... Meglio la morte, piuttosto che lasciare che l'Europa venga salvata solo dai Ghibellini di Azzolino!!

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Perchè No? invece chiosa:

Tutto questo é interessantissimo, ma possiamo fare di più.

Prima variazione: Batu Khan vince sul fiume Nidda. Nella notte del 9 agosto i mongoli entrano a Francoforte lasciandosi alle spalle una pianura di cadaveri. Federico II è arso vivo (il sangue sacro dell'Imperatore non deve mescolarsi alla Terra). Ma il Khan dell'Orda d'Oro non può conquistare o non sa far durare questa conquista più di qualche anno. Dobbiamo allora verificare le conseguenze di un vuoto di potere in cui Federico II é stato annientato ma senza uno strapotere mongolo che abbia preso il suo posto.

Seconda variazione: Batu Khan vince e occupa il finisterrae europeo (niente valore ideologico in questo, solo mi permette di usare ancora di più l'immaginazione). Come si trasforma questa occupazione? Mi viene da fare un parallelismo con la Spagna all'epoca dell'invasione Araba. Gli Arabi non sono riusciti ad eliminare la sacche di resistenza nelle Asturie e nei Pirenei: per i Mongoli sarebbe stato lo stesso, avrebbero occupato le porzioni pianeggianti di Polonia, Germania e Francia ma la parte montuosa del continente sarebbe rimasta fuori dal loro controllo: sarebbero terre difficilissime a conquistare e occupare. Dobbiamo forse ipotizzare uno sviluppo alternativo di forti stati nelle regioni montane: Confederazione Elvetica e Baschi. le penisole montuose non sarebbero conquistate ma solo ridotte in cenere secondo l'abitudine mongola contro le forti resistenze. Il caso dell'Iberia sarebbe diverso, i Mongoli cercavano le terre con buoni cavalli, senza dubbio sarebbero stati interessati ai cavalli spagnoli. Immagino dunque Batu Khan che crea un regno vassallo apposta per ricevere cavalli come tributi. Questo regno controlla solo le pianure e diversi piccoli stati si sviluppano nelle sierre. Dopo aver devastato l'Italia i Mongoli potrebbero anche lì lasciare il potere alle città e alle signorie vassalle. Il Papa potrebbe collaborare soprattutto se il Khan o il suo successore si converte (cosa secondo me molto probabile).

La Francia sarebbe trasformata anche lei in regno tributario, ma siccome c'é gia una dinastia sacra stabile immagino re Luigi IX fuggire e trovare riparo sull'isola del Re (sull'oceano e dunque protetta contro i Mongoli), dove potrebbe condurre una resistenza organizzata ben radicata e sostenuta dalla nobiltà e dai suoi castelli. Il risultato ovvio vede i Mongoli condurre campagne di sterminio attraverso il regno di Francia, bruciando le città (lo sviluppo dello stile gotico viene interrotto immediatamente perché gli artisti sono morti). il successore di Luigi IX non avrà altra scelta che fare atto di sottomissione e tornare a Parigi come sovrano-ostaggio, costretto a sposare una principessa mongola per mescolare le dinastie e offrire ai Mongoli i vantaggi di una dinastia legittima e mongolizzata (sviluppo copiato sulle vicende della Corea). Il controllo mongolo sull'Europa finisce solo con il crollo della dinastia a causa di una ribellione tedesca, gli altri paesi europei vengono evacuati in seguito. Sviluppo probabile: il tentativo fallito di conquistare le isole britanniche usando flotte francesi, quindi kamikaze in salsa Worcester...

Infine, ecco come il fumetto ucronico "Jour J" ha sviluppato questa proposta:

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C'è anche il parere in proposito di Enrico Pellerito:

Puntualizzo che il mio pensiero al riguardo, quando iniziai a studiare questo snodo ucronico, vedeva l'effettiva conquista dell'Europa fino all'Atlantico e al Mediterraneo (essendo difficoltoso per i mongoli invadere le isole britanniche e quelle mediterranee, ma col tempo avrebbero potuto pure fare questo) per poi, valutando le obiezioni con le quali mi sono misurato cammin facendo, giungere ad una più contenuta visione dell'azione mongola, concretizzantesi in un'incursione ad ampio raggio (con tutte le conseguenze nefaste per la civiltà occidentale e il Cristianesimo) ed un successivo rientro nei territori solidamente dominati. E questo, considerando le difficoltà di manovra che i mongoli avrebbero incontrato nelle aree che si apprestavano ad invadere.

Al mio omonimo, che ha brillantemente puntualizzato sulle difficoltà logistiche che i mongoli avrebbero potuto incontrare relativamente al rifornimento alimentare delle proprie cavalcature, ricordo, comunque, che l'esercito mongolo era davvero uno strumento del tutto nuovo, non perché basato solo sulla cavalleria ma per l'applicazione innovativa di tutta una serie di strumenti operativi, logistici, tattici e strategici che misero in seria difficoltà, senza eccezioni, coloro che si trovarono ad affrontarlo. Fra l'altro i mongoli erano già avvezzi a superare valichi e fiumi e il passaggio dal Friuli si avvicina alla realtà, in quanto incursioni mongole giunsero a lambire il Friuli.

L'aspetto logistico ha un peso non indifferente in questa ucronia. Bisogna vedere se il "treno logistico" mongolo destinato al foraggio riesce a risolvere i problemi che essi avrebbero certo dovuto affrontare nelle tre aree riportate (Germania, Italia e Spagna). D'altra parte, perché non ipotizzare un impatto antropico nell'ottica mongola: già gli arabi c'erano riusciti in Sicilia trasformandola da prevalente granaio in terra produttrice di frutti da albero; un esperto in agricoltura potrebbe spiegarci se e in quanto tempo, i mongoli avrebbero potuto trasformare vaste zone destinate alla coltura in terreni da pascolo. Nulla toglie poi che la stessa struttura sociale mongola possa trasformarsi, per come già ipotizzato nelle mail pubblicate riguardo a questo argomento; di fatto una parte della loro natura nomade si era combinata con le necessità di presidio. A questo punto potrebbero anche modificare il loro concetto di alimentazione degli equini adottando sistemi diversi dal solo pascolo.

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Non possiamo non riportare l'annotazione di Bhrg'hros:

Già gli stessi Imperatori avevano un progetto che comprendeva quello stesso degli Jagiellonidi, a maggior ragione un'unità mongolica dell'Europa (o quasi, in questo caso non è decisivo) si sarebbe innestata su un progetto politico dove la distinzione fra Impero e Polonia-Lituania non avrebbe più avuto alcun ruolo se non entro scontri di potere interni. Aggiungerei a tutto quello che è stato scritto (e che è di estremo interesse, come sempre) anche un richiamo al progetto del Chānato di Crimea in congiunzione con Genova (1380) - fallito con la Battaglia di Kulikovo - di impiegare il flusso di tributi dai Principati Russi (in questo caso ben più esteso che la Russia stessa) nel circuito finanziario protocapitalistico.

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Iacopo Maffi poi fa notare:

E il Papa? Ci stiamo dimenticando Papa Innocenzo, eletto in anticipo. I Mongoli non erano barbari incolti che scelsero le religioni che davano meno scocciature, ma un esercito altamente organizzato e raffinatissimo, dotato per di più di uno dei sistemi di intelligence migliori della Storia e in grado di operare scelte politiche sorprendenti. Non è un caso che il tipo di Buddismo scelto da Kublai fosse quello tibetano, ad esempio (e faccio notare che fra tutti i buddismi, quello praticato dagli Yuan fu l'unico ad avere un clero e una gerarchia con un vertice). La conversione all'Islam dei Chagataidi fu dettata dal bisogno di uniformare un'area religiosamente piuttosto frammentata, ed ebbe conseguenze politiche enormi (per dirne una, i Mughal). La conversione degli Ilkhan fu un segno di debolezza e di decadenza del potere della dinastia. Infine L'Orda d'Oro si convertì non per la presenza di mussulmani sul suo territorio (tutto sommato secondaria), ma per un calcolo di politica estera: l'alleanza strategica con l'Egitto.

Comunque nella nostra ucronia l'Orda d'Oro vittoriosa sul fiume Nidda ucciderebbe senza dubbio Innocenzo IV, perchè ha patrocinato l'alleanza contro di essa, ma lo sostituirebbe subito dopo con un Papa suo amico, ed è probabile che in breve tempo l'intera Orda si converta al Cattolicesimo. E la sagacia dei mongoli potrebbe offrire al Soglio qualcosa di molto importante: la sottomissione dei Cristiani d'Oriente all'autorità petrina.

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Tommaso Mazzoni però non si mostra d'accordo:

Il Papa è lontano da Nidda; Prima che l'Orda arrivi a Roma, Innocenzo può scappare in Inghilterra, e inizia l'esilio Canterburino. Naturalmente Batu darà inizio a tentativi importanti per conquistare le isole britanniche; data la scarsa attitudine Mongola alla navigazione, i tentativi falliranno, grazie al Cielo.

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Enrico Pizzo obietta:

Ma il tentativo di conquista del Giappone è fallito a causa di un tifone. Fenomeni cosi violenti sono meno frequenti nell'Atlantico, forse la conquista delle isole Britanniche potrebbe riuscire ed a quel punto il Papa dovrebbe rifugiarsi in Islanda, però a questo punto il Cattolicesimo diverrebbe qualcosa di marginale.

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E William Riker sorride:

Ma no, che Islanda? Innocenzo si rifugia prima in Irlanda. Lì qualcuno gli ricorda che è esistito un certo San Brendano di Clonfert, che ha scoperto la cosiddetta isola di San Brendano, a ovest di Thule. Lui manda in avanscoperta via nave Fra Giovanni da Pian del Carpine, il quale torna indietro riferendo l'esistenza di là dall'oceano di una terra vastissima e ricchissima, abitata da gente forzuta dalla pelle rossa che è disposta a convertirsi al cattolicesimo. Il Papa Innocenzo IV non se lo fa ripetere, trasloca armi e bagagli di là dall'oceano (per i Mongoli è impossibile), e la colonizzazione europea delle Americhe comincia con due secoli e mezzo di anticipo. Il Sacro Romano Impero coinciderà con quelli che per noi sono gli Stati Uniti. Non ditemi che voi non ci avevate pensato ^_^

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E ora, un'idea di Pedro Felipe:

Intorno al 1300 i Mongoli arrivarono a compiere incursioni in Palestina, dove entrarono in conflitto con i Mamelucchi. La notizia fu accolta con grande entusiasmo degli europei, che proprio in occasione del Giubileo vedevano la Terra Santa liberata dai Mongoli, pronti a cederla ai cristiani. I Mongoli però tornarono indietro, e la Palestina rimase in mano ai Mamelucchi. E se i Mongoli invece decidono di puntare all'Egitto, magari finanziati dagli europei? Questo sarà una facile preda per loro, che troveranno in Africa un deserto simile alle steppe natie. I Mongoli cominceranno ad attraversarlo con carovane, aiutati dai berberi: gli stati barbareschi verranno annientati, mentre più a sud anche i vari regni posti lungo il Niger verranno conquistati. Con la pax mongolica estesa anche in questi territori, Venezia e Genova porranno le loro basi in Barberia e monopolizzeranno il commercio dell' oro proveniente dall' Africa. Magari Marco Polo esplorerà l'Africa. Il Khanato d'Africa resisterà? La colonizzazione dell'Africa inizierà prima?

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Non basta. Ci sono anche le due proposte di Paolo Maltagliati:

I Cumani, dopo la grande invasione mongola, dovettero sloggiare dalle loro terre a nord del Mar Nero. Molti di loro, valenti guerrieri e cavallerizzi, fuggirono a chiedere ospitalità presso il popolo che secoli prima avevano scacciato e che nel frattempo si era "civilizzato", diventando un grande regno, ossia l'Ungheria. I sovrani magiari accettarono volentieri, poiché avere uomini forti e valenti che controllavano i passi dei Carpazi settentrionali, poco abitati, se non da genti slave, di cui non si fidavano molto, faceva sempre comodo. La terra in cui si stanziarono, oltre il Tibisco, venne ribattezzata dai magiari Kunsag. Ora, nella nostra timeline i Cumani, pur mantenendo a lungo le proprie tradizioni (i re ungheresi concedettero che rimanessero della loro fede animista con una patina sincretico-musulmana), nel corso dei secoli finirono per magiarizzarsi completamente, pur lasciando qualche impronta linguistica sull'ungherese. Inoltre San Domenico di Guzman, pervaso da zelo missionario, voleva andare a convertire proprio i Cumani, ma Innocenzo III convinse lui e Diego Acevedo a prendere la via della Linguadoca per contrastare la diffusione del catarismo. Poniamo che Domenico non si lasci distrarre. Molto probabilmente il papa troverà qualcun altro da mandare in Occitania, in quel fiorire di movimenti religiosi che fu il periodo tra gli ultimi anni del XII e la prima metà del XIII secolo. Magari riciclerà i Valdesi, riabilitandoli. Comunque Domenico andrà dai Cumani e, essendo una persona intelligente, farà quello che hanno sempre fatto i santi intelligenti quando vogliono mettersi a convertire un popolo: imparare la lingua e tradurre la bibbia, chiedendo dispense particolari al pontefice sull'uso del latino. Grazie al fatto di avere un testo scritto nella propria lingua e magari, almeno per un po', un rito liturgico particolare, la lingua e la cultura cumana non scompariranno. Certo, regrediranno, assimilandosi progressivamente sul lato ungherese, ma quello che perderanno a sudovest guadagneranno a nord-est, assimilando le popolazioni delle attuali Transcarpazia e Maramures. Il loro destino seguirà quello degli ungheresi fino al 1526, quando si sottometteranno volontariamente agli Asburgo. Nel 1918 cosa accadrà? l'ipotesi più probabile è che diventino uno stato indipendente, anche se magari "punito" a nord a vantaggio dei polacchi e a est a vantaggio dei romeni (anche se dipende da quanto presto si distaccano dal carro ungherese). Solita dittatura di stampo fascista tra le due guerre e solita occupazione da parte dell'armata rossa con annesso ingresso nell'orbita sovietica. Sarà comunque una tra le "baracche allegre del gulag", come le altre due repubbliche "asburgiche" in mano russa (non escluso un intervento cumano a favore degli ungheresi nel '56, poi represso). Nell'unione europea dal 2004 ma non nell'euro. La bandiera è a due strisce, azzurra sopra e verde sotto, con il simbolo antico del leone che ha sostituito la falce ed il martello dal 1989... (genialissima idea di Paolo Maltagliati)

E se invece i Peceneghi prima e i Cumani dopo non riescono ad eliminare totalmente i "magiari dell'est", quelli che non attraversarono i Carpazi? Mettiamo che rimangono almeno in parte nella regione che gli storici di Budapest chiamano Etelkoz, in una zona compresa tra il Siret ed il Dnepr, a sud-est della Volinia. Loro, a differenza dei cugini occidentali, diventano ortodossi, sottomessi alla Rus' di Kiev, poi, per resistere alle invasioni mongole e tatare, si alleano alla Galizia-Volinia. Si alleano o ne finiscono sottomessi? certo è che, dalla seconda metà del XIV secolo, finiscono nell'orbita Lituana prima e polacca poi. I Polacchi li usano come carne da macello per contrastare i tatari di Crimea, mostrando loro non troppa gratitudine, cosa per cui alla fine fanno come i cosacchi e passano alla sponda moscovita. Rimanendo doppiamente fregati, perché vessati sia dai russi, sia dai ruteni. Il loro sogno di indipendenza nasce nel 1918. Ce la faranno a ottenere uno stato loro, oppure rimarranno fregati come gli ucraini? (personalmente propendo per la seconda ipotesi) In ogni caso, idem come sopra: orbita/dominio sovietica/o. Nella speranza che non aiutino troppo i nazisti avanzanti per finire spazzati via come i tatari di Crimea, anche se temo che potrebbe andare proprio a finire così: immaginatevi i nazisti che si portano dietro una divisione dei "cugini" ungheresi d'occidente come liberatori. Oltretutto, non essendo slavi, non sarebbero neanche trattati così male come gli ucraini, anche se non saprei dirvi le perverse logiche delle SS come potrebbero considerare la questione. Forse riusciranno ad ottenere l'agognata indipendenza nel 1991, come "Repubblica di Etelchia". Quali e quante differenze linguistiche sussisteranno tra il magiaro orientale e quello occidentale? e tra questi due e il Siculo (ungherese di Transilvania) e lo Csango (ungherese di Moldavia)? Saranno mutuamente intelligibili oppure no?

Ecco queste cartine approssimative. In rosso /violetto (popolazione maggioritaria/presenza) Etelchia ( a ripensarci però forse ho un po' esagerato...); in Blu/azzurro (idem come sopra) Cumania.

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Rivoluzionario Liberale ci scherza su:

I Cumani non si assimilano e continuano a vivere in comunità loro, di allevamento e artigianato, e sono minoranza in Ungheria, Valacchia, Moldavia, Balcani. Poi arriva il XIX secolo e molti Cumani iniziano a migrare verso occidente: con la rivoluzione industriale il loro artigianato era già fuori mercato da tempo, e allora iniziano a vivere di furti. Il nazismo li perseguita in quanto popoli non ariani. Alcuni comuni adibiscono campi profughi per loro, al pari dei ROM, e spesso vengono confusi con essi, anche se parlano una lingua turca.

Poi arriva la Lega: « Bhhhhhhhhggggggrrrrr (la voce di Bossi), noi popoli padani non vogliamo questi invasori turchi, li rimandiamo a casa! » Alla stazione i bambini Cumani vanno a rubare il portafoglio alle vecchiette. Alcuni Cumani ubriachi con un SUV mettono sotto un vigile. Eccetera...

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Gli risponde Paolo:

Amaramente divertente (e quasi realistica, purtroppo...) Guarda, in effetti avevo pensato anch'io ad un'eventuale assimilazione con i Rom da parte degli occidentali...

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Bhrg'hros dal canto suo aggiunge:

Splendide ucronie! Sulle bellissime cartine solo un appunto: il Kunság storico si trovava proprio nel centro della pianura, nelle attuali province (megyék) di Bács-Kiskun (la Cumania Minore) e Jász-Nagykun-Szolnok (la Cumania Maggiore). In pratica la mia domanda è: perché ucronizzare la Cumania in Rutenia Subcarpatica?

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E Paolo Maltagliati chiarisce:

È dettato da una mia valutazione sulla posizione della Cumania Minore, derivata dal fatto che comunque davo per scontata una magiarizzazione della Cumania Maggiore. Poi anche perché non volevo togliere troppo spazio agli ungheresi...Evidentemente mi sono lasciato prendere la mano: ho spostato i Cumani "troppo" a nord, in un'area relativamente periferica per tutti, in cui questo popolo non interferisse "troppo" con la grande storia...

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Bhrg'hros  annuisce:

Ah, ho capito. Per parte mia, pensavo soprattutto alla Cumania Minore come zona ideale di sopravvivenza, perché le modalità di insediamento (estensivo e rado) sul territorio comportano meno resistenza da parte di componenti locali preesistenti, mentre la Rutenia subcarpatica è paragonabile al Caucaso come persistenza delle Comunità etniche storiche (è una delle regioni europee - con l'Irlanda, il Galles, la Scandinavia, la Germania Settentrionale, i Paesi Baltici, il Paese Basco, Roma [in parte], l'Albania interna e l'Attica - in cui si ha continuità ininterrotta, senza sostituzioni di lingua, dalla Preistoria a oggi).

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Paolo allora ci lavora intorno di fantasia:

Si potrebbe immaginare una situazione carpatica paragonabile ai Balcani, o peggio, al Caucaso, con una tale parcellizzazione etnica da indurre quasi necessariamente a far diventare tutta la zona tra la pianura pannonica ed i carpazi un punto caldo, anzi, caldissimo. Basta trovare un pod(questa è la parte più difficile) che permetta la sopravvivenza di stanziamenti di molti popoli che sono transitati da quelle parti in epoca medievale.

1) "Pannoni". Non mi riferisco ai Pannoni antichi, ma ad una popolazione neolatina che riesca a sopravvivere (prove archeologiche di un volgare latino nella zona di Aquincum nel V secolo ci sono). Stanziamento maggiore nella selva Baconia?

2) Popolazioni Germaniche. Propenderei per i Gepidi, assieme a resti di Eruli e Rugi che si Gepidizzano. Se sopravvivessero in qualche modo sarebbero oltretutto una manna per i linguisti, avrebbero una lingua germanica "orientale". Dunantul meridionale, sforando anche oltre la Drava, alle pendici dei colli Bilogora e Papuk?

3) Avari. Crearono un grande impero, ma rimasero arretrati per la loro tendenza isolazionistica, anti-cristiana e tradizionalista. Fossero stati più malleabili... Tra Danubio e Tibisco, spinti progressivamente a sud quando arrivano i Magiari?

4) Ungheresi. Quelli che storicamente sono risultati vincenti nella nostra TL, a conti fatti. Occuperanno la piana ungherese tra il Danubio e i monti Apuseni?

5) appunto, i Cumani. A Nord degli Ungheresi (la piana comincia ad essere piuttosto affollata...)?

Se poi contiamo a nord gli Slavi occidentali, a sud i Serbi ed i Croati, a est i Valacchi ed a ovest i prototedeschi, la situazione comincia a farsi confusa. Vogliamo fare uno sforzo masochistico e complicarla ancor di più? Ripescare, andando indietro, i celti, magari arroccati in qualche sparuta comunità montana stile allobrogico sui Tatra. Se avete altre idee... Nel frattempo proverò a pensare a quale pazza timeline potrebbe dare questo esito e quali le conseguenze dal punto di vista politico...

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Riprende la parola Rivoluzionario Liberale:

Sarebbe bella la sopravvivenza di un po' tutti questi, ad esempio mandati dagli ungheresi nella Transilvania che non si romanizza. Quindi ad esempio:

a) sopravvivono i Daci, in alcuna zone
b) presenza romanza minoritaria, al pari degli Arumeni nel sud dei Balcani
c) sopravvivono i Gepidi, con la loro lingua germanica
d) colonizzazione Szekeli, magiara (come nella HL)
e) Cumani
f) Yazigi iranici
g) i rom si stabilizzano in alcune aree
h) colonizzazione sassone

Alla fine il territorio della Transilvania e del Banato non ha un ceppo prevalente. Con l'autonomia dell'Ungheria il governo di Budapest tenta di imporre l'ungherese a tutti. Si arriva a Trianon e l'Ungheria che ne ha posseduto l'area viene smembrata, ma la Romania la rivendica.

1) Trianon decide che la T. rimane ungherese e impone al governo di B. larga autonomia
2) La T. passa alla Romania che deve gestire un'area multietnica
3) La T. nasce come stato indipendente e multietnica, la lingua ufficiale torna il tedesco
4) Nasce tutta una serie di stati.

Continuate voi...

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Bhrg'hros mette in ordine tutte queste idee:

Dunque, sinora abbiamo enumerato: tra le popolazioni prelatine, i Daci e i Celti; tra i Neolatini, i 'Pannonoromanzi' e i Valacchi; tra i Germani, Gepidi (+ Eruli e Rugi) e poi i Bavari; tra gli Slavi, i Serbi e i Croati; tra i Popoli delle Steppe, gli Avari, i Magiari, i Székelyek, i Cumani; infine gli Jazigi.

Faccio notare che abbiamo saltato tre etnie centralissime in Pannonia: i Pannoni appunto, gli Unni e i Longobardi (mi permetto di caldeggiarne la sopravvivenza; fra l'altro i Longobardi possono benissimo rimanere, così come i Goti di Crimea sono sopravvissuti almeno un Millennio più degli Ostrogoti, Visigoti e Gepidi).

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Non può mancare il nuovo contributo di Paolo:

Mi sono messo d'impegno e ho provato a raffigurare una situazione del genere su una cartina. Premetto che è piuttosto arbitraria, però è un tentativo che mi ha divertito molto.

Lo stesso autore poi aggiunge:

Dopo le reazioni prodotte dalla discussione sull'"aumento del tasso di varietà locale" nell'ambito pannonico, proviamo a fare lo stesso discorso per quanto riguarda un'altra area interessante, il Baltico. Immaginiamo di raddoppiare il numero delle repubbliche baltiche sopravvissute al giorno d'oggi. Per la precisione, tre baltiche e tre baltofinniche (invece di due e una).

Baltiche: vado sul sicuro, Prussia, Lituania e Lettonia
Finniche: e qui mi sbizzarrisco, Livonia, Estonia, Ingria

Quali i punti di divergenza per arrivarci?

A livello generale, penso ad una prolungata fluidità ed instabilità politica della regione. Se invece di "egemonie" (Tedesca, Polacco/Lituana, Svedese, Russa) successive, una dopo l'altra, rimanesse area contesa a lungo.

In secondo luogo, implica una netta revisione del cammino della potenza moscovita: o un suo ridimensionamento anche molto forte, oppure una cornice completamente diversa delle sue direttrici espansionistiche. Se per esempio l'arrivo sul mar Nero fosse arrivato prima dell'espansione verso nord-ovest, idealmente l'omologo di Pietro avrebbe potuto costruire la sua capitale nell'attuale luogo in cui si trova Kerc. Comunque sarebbe una timeline che coinvolgerebbe in maniera diversa tutto il resto del mondo (Sopravvivenza dell'impero bizantino prolungata? Eliminazione anticipata di Kazan? e tantissimo altro).

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Ecco la risposta di Massimiliano Paleari:

Spunto ucronico molto interessante, anche se di difficile sviluppo:

Per ipotizzare l'esistenza odierna di queste 3 Repubbliche Baltiche in più mi pare che i pod più verosimili vadano collocati molto indietro nel tempo e collegati precisamente alle modalità di introduzione del Cristianesimo in queste terre. Per questi popoli infatti l'abbandono del paganesimo coincise con l'inizio di un processo di snazionalizzazione, dal momento che il Cristianesimo fu imposto sostanzialmente manu militari: il Cattolicesimo ai Pruzzi e ai Livoni dagli Ordini Cavallereschi (Portaspada e Teutonici) Germanici; il Luteranesino agli Ingri (già in parte Ortodossi) dai Finno/Svedesi. Se invece ipotizziamo una introduzione "più dolce" del Cristianesimo e legata in qualche modo alla creazione di "Chiese Nazionali" e di un Clero locale, allora questi popoli (forse gli Ingri no in ogni caso) avrebbero mantenuto maggiormente la propria identità etnica e linguistica. Lo sbocco più razionale sarebbe stato la nascita di una Federazione Baltica (entità statale che anche nella nostra timeline è realmente esistita anche se in maniera effimera durante il 1918 e sotto tutela tedesca) o al limite di due federazioni: una baltica propriamente detta (Pruzzia, Lituania, Samogizia, Curlandia, Semgallia, Latgallia) e una balto/finnica: Estonia, Ingria, Finlandia.

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E ora, la nuova idea di Paolo:

Uno dei miei chiodi fissi è la rilatinizzazione della valle del Danubio, alla stregua dei valacchi in Dacia. Una multietnicità essenzialmente quadruplice(slavi, tedeschi, latini, magiari) incapace di creare un regno unitario. Principati feudali in lotta tra loro e lo sviluppo di un'area urbana da caratteristiche fiamminghe, molto fiorente, anello di congiunzione tra la pianura padana, l'Europa settentrionale e il mar nero e Costantinopoli. Lo so, lo so, è molto poco fattibile, però immaginare gli elementi per la creazione di qualcosa del genere mi affascina...

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Gli risponde il solito Bhrg'hros :

Non mi sembra affatto "poco fattibile": basta dosare gli elementi che hanno causato lo stesso fenomeno sul Basso Danubio, il che per l'attuale Bulgaria è semplicissimo, ossia consiste nella nomina del Vescovo Legato Formoso (poi Papa Formoso, 891-896) o del Diacono Marino (poi Papa Marino I, 882-884) ad Arcivescovo di Bulgaria da parte di Papa Adriano II (867-872) entro il Quarto Concilio di Costantinopoli (870). Più complicato sarebbe per l'attuale Ungheria, dove in teoria sarebbe più facile postulare una mancata conversione dei Magiari (né con Santo Stefano né poi), altrimenti una loro confluenza in una Compagine Politica locale già non solo cristianizzata da Clero Romano, ma in particolare dalla Missione di Aquileia (o, se da quella di

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Anche Tommaso Mazzoni dice la sua:

Ed ecco la mia bandiera dell'Impero Cazaro:

La capitale è Bahçesaray (Bakhchysarai) in Crimea. Esso corrisponde alla nostra Ucraina più la nostra Bielorussia. La religione più diffusa è l'ebraico, la lingua più parlata è il Turco.

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Se volete farci conoscere la vostra opinione in proposito, basta che scriviate al Webmaster...


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