Salomone, il Padrone del Mondo Antico

di William Riker

Come mai un'ucronia dedicata a re Salomone? Perchè uno dei miei personaggi storici preferiti fin dall'adolescenza è proprio il figlio di Davide e Betsabea. Infatti egli è stato l'Ulisse ebraico: la sapienza e la scienza concentrate in un uomo al massimo grado. Era creduto anche maestro di magia e padrone dei demoni, oltre che autore di vari libri biblici. Mentre però una donna (Nausicaa) salvò Ulisse ed ad un'altra (Penelope) egli fu fedele per sempre, le donne pagane furono la rovina per il vecchio Salomone. Vediamo di far finire la storia in maniera un po' diversa:

Saul, che regna dal 1029 al 1010 a.C., unifica sotto il suo scettro la Palestina e respinge i Filistei, che tentavano di invadere la Giudea. La rivalità con il giovane Davide però gli è fatale, tanto che viene ucciso in battaglia assieme a tre dei suoi figli sul monte Gelboè. Davide, già incoronato re della sola tribù di Giuda, viene incoronato re anche delle restanti undici tribù, e regna incontrastato su tutto Israele dal 1010 al 970 a.C. A quel punto si sente abbastanza forte per portare avanti una politica aggressiva nei confronti delle nazioni vicine. Prima sconfigge definitivamente i Filistei rendendoli tributari, quindi attacca i Moabiti e gli Ammoniti, abitanti della regione a sud e a sudest del Mar Morto. E' nell'assedio della capitale ammonita Rabbat-Ammon che Uria trova la morte, ma senza alcuna istigazione da parte di Davide, contrariamente a quanto avvenuto secondo il racconto del secondo libro di Samuele. Davide sposa la vedova Betsabea e dall'unione nasce Salomone; non essendo stato commesso alcun peccato, Davide non viene punito con la discordia familiare di cui abbiamo parlato nella Cronologia Fantastica di Israele. Mentre egli regna in Gerusalemme, da lui conquistata nel 1005 a.C., i figli ed il nipote, il rude generale Ioab, portano avanti le imprese di conquista.

Il regno di Davide nel 975 a.C.

Avendo timore del crescere delle ambizioni israelitiche, il re di Aram (Siria) invade la Galilea, ma Ioab lo respinge fuori dai confini e gli infligge una sonora sconfitta. Resa tributaria la Fenicia, aggira la Siria e muove contro Hadad-Ezer, figlio di Recob, re di Palmira nella Siria settentrionale, giungendo fino sul fiume Eufrate. Il regno di Aram, che non gli ha perdonato la sconfitta, convince Hadad-Ezer a non firmare la pace e ad unirsi a lui contro il generale ebreo. Ioab piomba su di loro a sorpresa ed uccide ventiduemila uomini, inclusi Hadad-Èzer ed il re di Aram, quindi prende la capitale Damasco e soprattutto le ingenti miniere di rame di Betach e Berotai, che facevano parte del regno di Palmira. Recob riconosce la sovranità di Davide, e così il suo regno giunge fino all'Eufrate. E' il 990 a.C.

Quando Toù, re di Amat in Siria, viene a sapere che l'esercito di Davide ha sconfitto quello di Hadad-Ezer, manda a Gerusalemme suo figlio Adduram per stringere alleanza con lui, perché aveva mosso guerra a Hadad-Ezer e ne era stato duramente sconfitto; ora tutta la Siria è sotto il controllo del figlio di Iesse o dei suoi re satelliti. Adduram gli porta in dono vasi d'argento, vasi d'oro e vasi di rame che Salomone farà porre nel Tempio assieme a tutto l'argento e l'oro tolto alle nazioni da lui soggiogate. Intanto il giovane figlio Amnon, appena diciottenne, sconfigge gli Amaleciti e poi i Madianiti che attaccavano le tribù meridionali. In tal modo Davide entra in attrito con gli Idumei o Edomiti, discendenti di Esaù fratello di Giacobbe-Israele, a loro volta protetti dagli Egiziani. Lo stesso Davide scende in campo assieme al figlio Amnon e sottomette gli Idumei sconfiggendo nella Valle del Sale il loro esercito, forte di diciottomila uomini. Anche gli Idumei divengono così sudditi di Davide; egli può mettere le sue guarnigioni fin sul confine dell'Egitto, e conquistare Qades-Barne, la chiave delle carovaniere verso il Sinai, ma soprattutto l'importantissimo porto di Esion-Gheber, oggi Aqaba sul Mar Rosso, che apre il suo regno ai commerci via mare con i regni di Saba, nell'Arabia meridionale. Per questo il Secondo Libro di Samuele (8, 14) recita: « Il Signore rendeva vittorioso Davide dovunque egli andava »!

A questo punto Davide deve affrontare una rivolta dei Filistei di Gat, che gli danno molto filo da torcere, e la minaccia di ribellione del figlio Amnon, che vuole sposare la sorellastra Tamar. Il matrimonio si fa nonostante appaia quasi incestuoso, poichè nella Torah sta scritto che Abramo sposò la sua sorellastra Sara, e Giuda ebbe addirittura due figli dalla nuora, pur di perpetuare la propria tribù. Assalonne, fratello di Tamar, non gradisce la cosa e fa assassinare Amnon. Per evitare la vendetta del padre, che oltre ad un figlio ha perso anche un guerriero molto valoroso, Assalonne deve rifugiarsi in Egitto, presso la corte del Faraone Amenemepet (XXI dinastia), che sobilla perchè attacchi Israele, prima che questo diventi una minaccia per lui. Il Faraone consegna ad Assalonne un esercito perchè invada Israele, ma Ioab e Natan, altro giovane figlio di Davide, gli vanno incontro a Bersabea, ai limiti del deserto di Zin, lo sconfiggono e lo uccidono, nonostante Davide avesse dato ordine di risparmiarlo. Come rappresaglia i due condottieri invadono il Sinai e, mentre Natan sconfigge definitivamente i Madianiti ad Haseroth, Ioab giunge sino all'Oreb, il Monte divino, conquistando le ricchissime miniere d'oro e di rame del Sinai (che passeranno alla storia come « miniere di re Salomone »). Il faraone Amenemepet muove alla riconquista delle miniere ma è sconfitto a Rafidim; secondo la leggenda, l'arcangelo Gabriele appare nel cielo per guidare le milizie ebraiche alla vittoria.

Segue il trattato di pace di Betlemme (975 a.C.): il Sinai fino a Refidim entra a far parte del regno di Davide, che controlla anche le carovaniere lungo il litorale, e l'erede al trono Siamon va a Gerusalemme come ostaggio degli Ebrei. Natan è nominato erede al trono, ma muore combattendo contro i predoni arabi che compiono scorrerie contro il territorio di Petra (972 a.C.) La questione della successione sfocia drammaticamente in contrasto tra i figli Adonia e Salomone, sostenuti rispettivamente dai generali Ioab e Banaia. Adonia commette l'errore di proclamarsi re quando ancora Davide è vivo; il figlio di Iesse, che giace infermo a Gerusalemme, va su tutte le furie, lo scomunica e fa ungere re Salomone dal sommo sacerdote Sadoc e dal profeta Natan, dopo aver deposto il sommo sacerdote precedente, Abiatar, reo di aver sostenuto Adonia. Questi si salva con la fuga, mentre Ioab è eliminato senza troppi complimenti e sostituito da Banaia, cui Salomone affianca il fratellastro Chillab figlio di Abigail, che gli è sempre stato fedele. Azaria, figlio di Natan, diventa capo dei prefetti e della burocrazia statale.

Intanto Adonia ripara presso Amenemepet, ma Salomone pretende la sua consegna. Il Faraone si rifiuta ed egli minaccia di uccidere suo figlio Siamon. Amenemepet non se ne dà per inteso ed invade il Sinai, tentando di unirsi ai Filistei lungo la strada del litorale. Siamon, che non ha gradito il fatto di essere stato praticamente condannato a morte dal padre, anche se Salomone non gli ha torto un capello, si unisce agli Ebrei dietro promessa di diventare lui stesso Faraone. L'esercito di Chillab sbaraglia i Filistei mentre Banaia e Siamon penetrano nel delta del Nilo, occupano Ramses, la capitale fatta edificare dagli stessi schiavi Ebrei che ora tornano come conquistatori, e poi Menfi. Amenemepet fugge a Tebe ma il popolo lo uccide ed acclama Faraone Siamon, solennemente incoronato nel tempio di Luxor. Naturalmente egli governa come vassallo di Salomone. Adonia è catturato, portato a Gerusalemme e giustiziato: è il 970 a.C. Poco dopo Davide muore ed è sepolto a Gerusalemme, e Salomone, che ha sposato la sorella di Siamon, raccoglie il potere effettivo nelle proprie mani.

Ed ecco cosa accade subito dopo nel racconto del primo libro dei Re, 4-14: « Il re andò a Gabaon per offrirvi sacrifici perché ivi sorgeva la più grande altura. Su quell'altare Salomone offrì mille olocausti. In Gabaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte e gli disse: "Chiedimi ciò che io devo concederti". Salomone disse: "Tu hai trattato il tuo servo Davide mio padre con grande benevolenza, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che sedesse sul suo trono, come avviene oggi. Ora, Signore mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?". Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare. Dio gli disse: "Perché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento per ascoltare le cause, ecco faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai. Se poi camminerai nelle mie vie osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide tuo padre, prolungherò anche la tua vita." »

Subito Salomone, riconoscente per il dono fattogli dal Signore, si dà alla costruzione del Tempio che Davide aveva voluto ma non era riuscito a realizzare: per questo fa venire diecimila operai al mese, a turno, dalle città soggette della Fenicia, cui aggiunge settantamila operai ebrei, al cui lavoro sovrintendeva Adoniram. Il più generoso è Hiram, re vassallo di Tiro, che invia enormi quantità di cedri del Libano e di pietre preziose, onde sperare di conservare il proprio trono anche se inizialmente aveva parteggiato per Adonia. La costruzione dura sette anni, dal 968 al 961 a.C., e Salomone può consacrare il Tempio con gran fasto in occasione della Festa dei Tabernacoli (Etanim) del nono anno del suo regno. L'Arca è riposta nel Santo dei Santi dove solo il sommo sacerdote può entrare una volta all'anno e pronunciare il tetragramma sacro di JHWH (la vocalizzazione è ignota perchè gli stessi Ebrei hanno finito per scordarsela, a furia di non pronunciarle. Aggiungendo le vocali di Adonai, il Signore, nacque il nome di Geova, assolutamente assurdo dal punto di vista linguistico e religioso, nonostante quanto affermano tuttora i cosiddetti Testimoni di Geova). Nel Santo era riposto anche un "mare" o bacile di bronzo sostenuto da dodici buoi fusi nello stesso materiale; il I Libro dei Re (7, 23) dice: « Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti », dal che noi deduciamo che a quei tempi gli Ebrei assegnano a pi greco l'impreciso valore di tre. Più tardi la matematica proveniente dall'Egitto influenzerà la cultura ebraica, che in questo campo compirà un vero e proprio salto di qualità (se si pensa che anche Einstein era ebreo...)

Ma intanto prosegue la sua politica di espansione, perchè il re di Mari desidera aprirsi uno sbocco al Mediterraneo conquistando la Siria. Banaia accorre e lo sconfigge presso Halab, aprendosi poi la strada fino a Nisibi, cioè fin quasi ai confini dell'Assiria. A questo punto Shamash-Mudammik, re di Babilonia, ed Assur-dan II, signore degli Assiri, si coalizzano contro gli Ebrei. Banaia, Chillab e lo stesso Salomone accorrono in Mesopotamia, sostenuti anche da truppe egiziane. Dopo alcuni iniziali insuccessi, Salomone stringe alleanza con il re dei Medi Fraarte, che non sopporta il dominio assiro, e nella cosiddetta « battaglia dei Popoli », presso la capitale assira Calach, sconfigge la coalizione nemica: è il 962 a.C. Salomone prosegue e conquista Babilonia, quindi si spinge sino ad Ur e sul golfo Persico, sottomettendo l'Elam. Il paese di Urartu (l'Armenia) offre il tributo a Salomone, che viene solennemente incoronato re di Babilonia e di Assiria. Poi torna a Gerusalemme, lasciando Banaia a Babilonia come proprio vicerè. La dedicazione del Tempio avvenuta l'anno successivo è dunque vissuta dal figlio di Betsabea come un atto di ringraziamento per le vittorie conseguite.

A questo punto però il Faraone Siamon diventa geloso delle vittorie di Salomone e trama contro di lui, ma Banaia lo sconfigge, lo imprigiona e mette sul trono suo fratello Psusenne II (958 a.C.) L'Egitto fino alla Seconda Cateratta diventa ancor più tributario di Salomone. Chillam conquista l'isola di Cipro e se ne proclama re sotto la tutela salomonica (957 a.C.), poi grazie alle navi fenicue si spinge fin nell'Egeo e conquista l'isola di Creta. Le isole dell'Egeo, il Peloponneso e la città di Sardi cadono rapidamente sotto il suo dominio perchè i Dori hanno sprofondato la Grecia nel cosiddetto Medioevo Ellenico, e così Chillam mette insieme un vero e proprio impero talassocratico (953 a.C.) Attaccato da Gige, leggendario re della Frigia, Chillam invoca l'aiuto di Salomone che invia il fratellastro Jebhar; questi parte via terra dalla Siria ed attacca Gige da est mentre Chillam attacca da ovest, ed anche questo regno è conquistato (950 a.C.) Chillam muore in battaglia, così Salomone cinge la sua corona ed affida le conquiste d'occidente a Jebhar perchè le amministri a nome suo come vicerè. Egli fa ricostruire Troia e pone la sua capitale ad Atene, fondando così la futura grandezza di questa città.

L'impero semitico di Salomone incorpora nello stesso anno anche l'Egitto: in seguito all'ultima rivolta egiziana, Salomone depone anche Psusenne II e cinge la duplice corona di Faraone sulla propria testa. E' la fine del Regno Nuovo. La spedizione contro la Nubia di Geroboamo, generale di Salomone, giunge  fin oltre la Quinta Cateratta del Nilo; come premio egli è nominato vicerè d'Egitto, come Giuseppe figlio di Giacobbe prima di lui. Nel 949 a.C. Fatima, regina di Saba (Arabia meridionale, attuale Yemen), giunge a Gerusalemme con il suo seguito per domandare  la protezione dell'ormai potentissimo imperatore ebreo contro i predoni dell'Higiaz; rimasta impressionata dalla sua sapienza, contribuisce a diffondere il mito di un Salomone in grado di dominare gli Spiriti e le Forze Occulte, cioè i Jinn sui quali si basa la religione araba preislamica (il genio della lampada di Aladino sarebbe uno di questi). Si comiinciano a raccontare di lui iperboliche leggende, come quella secondo cui egli dorma sempre protetto da 80 armigeri, dopo che il demone Azazel lo ha scagliato lontano 400 parasanghe ed ha preso il suo posto sul trono con le sue sembianze... Superstizioni popolari. Salomone comunque accetta di proteggere la capitale sabea Marib in cambio del controllo sulle vie carovaniere dell'incenso; come pegno dell'alleanza egli mette incinta la bellissima Fatima. Da loro due discenderà la casa regnante yemenita sino a Maometto.

Salomone trascorre i restanti diciannove anni di regno a rafforzare il suo immenso impero. Gli Assiri costituiscono il nerbo del suo esercito, i Fenici gli forniscono la flotta, i Medi si preoccupano di custodire il confine orientale, gli Armeni di vigilare contro le scorrerie dei popoli delle steppe provenienti dal Caucaso. Viene costruita un'estesissima rete di strade. Le navi fenicie al suo servizio raggiungono ad occidente Tarsis (Tartesso, presso Cadice) e le isole Cassiteridi (oggi isole Scilly, sulla punta della Cornovaglia), e ad oriente l'India e Ceylon. Secondo la parola del Signore, egli è diventato veramente il padrone del mondo antico. Sui fregi del Palazzo da lui edificato si vedono anche Traci, Illiri, Cimmerii, Sciti, Persiani, Battriani, Indiani, abitanti del bacino del Tarim, Arabi, Etiopi, Neri del cosiddetto paese di Dedan (secondo alcuni è Zanzibar, secondo altri è un termine ebraico per indicare genericamente l'Africa Nera) venire a Gerusalemme a porgergli offerte. Gerusalemme diventa una metropoli gigantesca con dodici porte, una delle quali è murata perchè gli Ebrei promettono di aprirla solo quando il Messia entrerà nella Città Santa. Il monoteismo ebraico dilaga e si diffonde in tutta la Siria e la Mesopotamia, mentre in Egitto è restaurato il culto solare di Aton, e nell'Egeo si afferma l'enoteismo con Zeus dio supremo e gli altri dei olimpici ridotti a spiritelli della sua corte. Fiorisce la letteratura: sotto Salomone viene definitivamente messa per iscritto la Torah, mentre un autore a noi rimasto ignoto, oggi noto come il « Deuteronomista », completa per conto suo il Libro di Giosuè, quello dei Giudici ed i due di Samuele; i leviti raccolgono invece i Salmi di Davide. Egli stesso è poeta e compone il Libro dei Proverbi, il Libro della Sapienza e quel capolavoro poetico che è il Cantico dei Cantici. In Mesopotamia viene codificato definitivamente anche il Poema di Gilgamesh, sull'isola di Chio il poeta cieco Omero compone oralmente l'Iliade, l'Odissea e gli Inni Omerici, mentre in Egitto fioriscono le ricerche di Matematica e di Astronomia: è a quest'epoca che risale ciò che noi oggi chiamiamo teorema di Pitagora.

Alla morte di Salomone, avvenuta nel 930 a.C., gli succede il figlio Roboamo, il quale darà origine alla linea generazionale che, passando per Acaz, Ezechia, Giosia e Zorobabel, arriverà sino a Gesù Cristo.

William Riker

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Dario Carcano a questo punto obietta:

In pratica questo Impero Salomonico sarà anche una talassocrazia? Mi viene in mente una sola parola: il legname.
La Palestina non è esattamente nota per i suoi boschi, e senza legname non si possono costruire navi, e senza navi niente talassocrazia.
Non è casuale che una civiltà talassocratica si sia sviluppata in Libano anziché in Palestina; il Libano è noto per le sue foreste di cedri, e i cedri non solo sono grandi alberi, ma crescono (più o meno) dritti, un vantaggio non da poco quando gli alberi bisogna trasformarli in assi.

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feder gli fa notare:

Ma possono prenderli dal Libano, un po' come la Bibbia tramanda che sia successo per l'edificazione del tempio di Salomone. Magari, se il regno davidico persiste senza dividersi dopo Salomone, integrando e assimilando fenici e cananei alla religione di YHWH...

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Lucasauro suggerisce:

Ho notato che il tuo impero di Salomone è vicino all'Italia: può succedere che il tuo impero salomonico influenzi l'Italia antica?

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Ma l'autore dell'ucronia obietta:

No, a quei tempi l'Italia era ancora nell'età della pietra, non c'erano ancora arrivati i Greci (se facciamo la tara alle leggende di Diomede ed Enea) e forse addirittura neppure agli Etruschi, agli orientali semplicemente quella terra non interessava.

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Lucasauro tuttavia non si dà per vinto:

Come immaginare la storia biblica dopo Salomone se ha fondato un impero come quello sopra descritto? Dopo il 930 a.C. prevedo disordini politici che per mettono la nascita di due imperi ebraici, l'Impero di Giuda con capitale Gerusalemme, esteso ad Egitto ed Arabia, e l'Impero di Israele con capitale Samaria, esteso a Siria, Mesopotamia, Anatolia e Grecia. I due imperi sono rivali e l'Egitto si separa dall'ex impero di Salomone restaurando la monarchia faraonica; inizia l'era profetica in cui i profeti cominciano a predire la distruzione dei due imperi da parte di potenze straniere. Il profeta più importante è Elia che, prima di essere rapito in cielo, predica contro l'Imperatore Acab che muore in battaglia contro gli Sciti, mentre la sua sposa, la regina pagana Shammuramat (Semiramide per i Greci) finisce in pasto ai cani. Nell'impero di Israele operano anche Eliseo, pupillo di Elia, Amos ed Osea; al tempo di Ezechia scoppia la guerra tra Giuda e l'Egitto che si conclude con una pestilenza. Giuda verrà conquistato dagli Egizi mentre Israele da Alessandro Magno.

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Lord Wilmore osserva:

Il regno di Davide e Salomone nella HL fu relativamente effimero, bisogna vedere se l'impero ebraico durerà più a lungo. Supponendo che duri, eventualmente ristretto a Palestina e Siria (ma in tal caso bisogna vedere le ricadute sulla storia di Assiri, Egizi e Persiani), la dinastia davidica potrebbe perdere il trono al momento dell'invasione di Nabucodonosor, sostituita da una breve dinastia fondata da Godolia, poi da una fondata da Neemia, dopo l'invasione di Alessandro Magno dalla dinastia Maccabea, poi da quella Asmonea, poi da quella Erodiana fino alla distruzione del Tempio nel 70 AD.

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E feder aggiunge:

Aspetta. Se alla morte di Salomone il Grande Regno cade nella guerra civile, potrebbero non essere pochi gli ebrei a decidere di prendere il mare, dato che la potenza marittima fenicia si è sviluppata sotto l'egida del Signore degli Eserciti. Dove andrebbero? Propongo Cartagine, Creta, Cilicia, Cirene, Pergamo, Tauride, Colchide, Roma, Siracusa, Massilia, Tracia e Neapolis.

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Iacopo si mostra stupito:

Quindi Cartagine sarebbe ebraica?

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feder annuisce:

Sì, e Virgilio racconterebbe delle incomprensioni fra due città sorelle, dal padre perduto...
Anche Creta e la Sicilia potrebbero essere colonizzate dalla talassocrazia ebraica.

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MorteBianca non può fare a meno di aggiungere:

La Sicilia stava per essere una piccola Terrasanta. In epoca normanna gli ebrei non solo vennero accolti e protetti, ma erano anche sovvenzionati per via delle loro conoscenze tecniche e bancarie, fornendo al neonato regno siciliano grande ricchezza e flessibilità economica. Se non fosse stato per gli Spagnoli, oggi il Sud avrebbe potuto essere persino più ricco del Nord. Una Sicilia ebraica richiede la sopravvivenza della dinastia normanna, aldilà dei giochi di potere franco-spagnoli, che venga poi tutelata dagli inglesi una volta che questi emergano come potenza. La Sicilia accoglie tutti gli esuli spagnoli, asburgici, francesi e da tutto l'ex impero bizantino. Ad un certo punto ci saranno più ebrei in Sicilia che nel resto del mondo!

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A questo punto Andrea Carrara suggerisce:

Veramente un capolavoro! Hai realizzato la promessa di YHWH: « I vostri confini si estenderanno dal deserto del Libano che vedi là, fino al grande fiume, l'Eufrate, tutta la terra degli Hittiti fino al mare grande [Mar Mediterraneo], dove tramonta il sole. » (Gios 1,4) Secondo voi è possibile far realizzare tale promessa anche in un altro arco di tempo?

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Gli risponde Bhrihskwobhloukstroy:

Io propongo di scegliere la cronologia più alta possibile (minimo entro la fine del XIII. secolo a.C., massimo all'inizio del XIV.). La tradizione biblica di un popolamento eteo precanaanaico è confermata dalla toponomastica (non è dunque una tardiva invenzione erudita); a tale quota cronologica e con l'inclusione di tutta la «Terra degli Hittiti», l'Impero di Israele coinciderebbe sociolinguisticamente con quello appunto eteo e quindi, a parte l'élite, vedrebbe come codice più diffuso il luvio (che perciò precederebbe e così eviterebbe la diffusione dell'aramaico al di fuori della Mesopotamia). In pratica, l'Impero sarebbe sì di Religione Ebraica, ma di lingua luvia (con 'sfasamento' analogo a quello dei Chazari, nel loro caso di lingua turca). Tra i popoli sottomessi ci sarebbero quindi Ebrei, Amorrei, Aramei, Canaanei, Aramei, Evei, Gergesei, Gebusei (ma non ancora i Filistei), Ḫurro-Urartei, Ḫatti, Etei, Luvî, Palaici, Cilici, Lici, Lidî, Pisidî, Isauri, Licaoni, Carî, Misî, Armeni...

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Iacopo domanda:

Comunque avremmo un impero a maggioranza Indoeuropea: la religione di Abramo, Isacco e Giacobbe sarebbe diffusa un tutta la popolazione, o proprietà privata della classe dominante semitofona?

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E Bhrihskwobhloukstroy replica:

L'esempio della Palestina / 'Éreṣ Yiśrā'ḗl suggerisce che la Religione si diffondesse presso tutta la Popolazione (in fondo è quel che è poi accaduto veramente altrove o con altre - ma connesse - Religioni). Da un punto di vista egizio si tratterebbe di un cambio vantaggioso rispetto al «miserabile Paese di Ḫatti» (e in effetti - Geopolitica spicciola Veterotestamentaria - chi controlla l'Egitto domina il Mediterraneo, il che è vero anche per l'indoeuropeo, che nel Periodo Predinastico comprendeva anche il Basso Egitto e poi è retrocesso da tutta la Sponda Mediterranea Meridionale e Orientale)

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Iacopo si informa:

Ma l'indoeuropeo del basso Egitto era affine all'ittita?

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E Bhrihskwobhloukstroy gli spiega:

Quello in particolare no (o almeno le tracce sono talmente malridotte che è difficile riconoscere qualcosa di preciso, comunque la quota cronologica è così alta da precedere le innovazioni fonologiche dell'anatolico in generale); quello della Mesopotamia già di più, quello della Palestina decisamente sì (era proprio eteo, neanche luvio o simili).

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Lucasauro interloquisce:

Ho sempre sognato di scrivere un romanzo ambientato nel mondo della Bibbia... Voi quale periodo scegliereste?

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Ma Paolo Maltagliati puntualizza:

Partiamo dal fatto che la Bibbia non è un libro singolo ed è stata scritta da un buon numero di scrittori per un periodo piuttosto lungo, ma più spesso che no, a una distanza temporale di centinaia e centinaia di anni.
Aggiungiamoci il fatto che in molti libri il fine cronachistico passa davvero in secondo piano rispetto al fine di mostrare l'intervento di Dio nelle vicende del popolo da lui eletto, distorcendo eventi, ordine degli stessi per incastrarli a dovere secondo un piano provvidenziale, personaggi e probabilmente anche genealogie.
Preciso che non sto denigrando l'Antico Testamento (sul nuovo ci sarebbero da fare ulteriori discorsi), anzi. Sto solo dicendo che come fonte, dal punto di vista strettamente storico, sebbene non possiamo fare altrimenti se non affidarci ad essa per molti periodi, in ampi tratti va presa con attenzione e sicuramente (ma come per tutte le fonti), maggiore è l'intervallo di tempo tra autore e fatto descritto, maggiore è l'inattendibilità.

In sintesi, bisogna sempre ricordarsi che scrivere un romanzo storico sull'Antico Testamento è, in pratica, scrivere un romanzo su un romanzo (il cui protagonista di fatto rimane lo stesso, visto che è Dio).

Detto ciò, sarebbe divertente scrivere, razionalizzandole, le vicende dei cosiddetti 'periodi compressi', ovverosia i (versomilmente) secoli che nella Bibbia diventano anni, con una molteplicità di capi carismatici chd vengono compressi in un'unica figura (Mosé, Giosué). Quindi il periodo in cui il popolo ebraico è un popolo seminomade tra Sinai e aree desertiche della Palestina sud-occidentale o i secoli della migrazione e invasione della Palestina stessa, con la distruzione o assimilazione progressiva delle popolazioni locali (o il fallimento di tale obiettivo, in alcuni casi). Magari, perché no, dal punto di vista dei popoli che tale invasione subiscono.

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Tommaso Mazzoni obietta:

Io personalmente ritengo Mosè e Giosuè personaggi storici leggendarizzati.

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Paolo però scuote il capo:

Sì e no. Sono (e non lo dico io) una sorta di "eroi culturali". Nel senso che è anche probabile che ci sia stato un capo di nome Mosé o uno di nome Giosué, ma all'interno di una schiera numerosa di capi simili per un periodo di tempo estremamente più lungo, come dicevo, di quanto riportato dalla cronologia biblica. Quindi, nel periodo tra 1400 e 1000 a.C circa, ci sono stati DIVERSI Mosé e Giosué, le cui caratteristiche si sono poi coagulate in un'unica figura singola, esattamente come Omero unificò in un unico, grandioso scontro duecento anni di conflitti tra i Micenei e la Confederazione Assuwa, di cui Wilusa (Troia) faceva parte.

Quanto a Davide, egli rappresenta il completamento del triplice processo di conquista, sedentarizzazione e urbanizzazione degli Ebrei. Va inoltre inserito proprio al termine dei cosiddetti 'secoli bui' dell'Antichità, ovvero il periodo di scardinamento radicale degli equilibri geopolitici del Vicino Oriente che, se continuato, avrebbe dato un'impronta completamente diversa alla storia. Il regno di Israele si inserisce in maniera fortuita sì, ma sicuramente abile, in un vuoto di potere dell'area levantina e assume il fondamentale ruolo di cinghia di trasmissione commerciale tra Anatolia, Mesopotamia e Egitto, ruolo che sarebbe stato fantascientifico anche solo tre secoli prima. Purtroppo abbiamo una carenza fondamentale per una verosimile analisi macroeconomica e geopolitica del vero peso di Israele in quella fase: manca un serio incrocio dei dati tratti dalla paleclimatologia, che credo sarebbero importantissimi per tracciare una discussione non solo sulla Palestina, ma anche su cosa effettivamente sia accaduto in quei famosi secoli bui. E come nuovi stati hanno potuto localmente prendere il posto dei vecchi imperi approfittando del loro crollo o declino.

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Il buon Generalissimus allora ha tradotto per noi questa ucronia:

E se Golia avesse ucciso Davide?

È il 1000 a.C. circa, un giovane sta di fronte ad un gigante filisteo pesantemente corazzato, la loro singolar tenzone deciderà l'esito di un'importante battaglia tra gli Ebrei e i Filistei.
Nel nostro mondo il giovane ragazzo, Davide, uccide il gigante, Golia, usando una fionda, gli Ebrei vincono la battaglia e Davide diventa il loro primo re importante, unendoli e guidandoli nella distruzione dei Filistei, ma se questa singola battaglia fosse andata in modo diverso? Come sarebbero i confini? E la cultura? Questa è la domanda di questa ucronia.
Cominciamo dall'inizio: questa battaglia potrebbe non essere mai avvenuta, è descritta nel libro di Samuele della Bibbia e le uniche prove ci arrivano dalle leggende.
Siamo assolutamente certi però che Davide sia esistito, e non c'è nulla di non plausibile in sé per sé nella storia, soprattutto se si utilizzano le traduzioni dall'Ebraico originale, da dove si capisce che Golia era alto 2,10 metri e non 2,74 metri, e probabilmente anche quella era un'esagerazione, perciò mi divertirò un po' e immaginerò quali potrebbero essere le vere ramificazioni storiche della suddetta battaglia.
Se tutto ciò vi sembra troppo estremo, immaginate che sia un'ucronia su se Davide non sia mai esistito.
Parte 1: il Levante.
Mi è venuta questa idea cercando di immaginarmi quale fu il singolo scontro più decisivo della storia, e sono arrivato alla conclusione che fu questo.
Questa ucronia partirà lenta e poi procederà come una valanga fino a creare un mondo enormemente diverso, ma prima di iniziare a muoverci in questo mondo diverso rendiamo chiare quali sono le nostre conoscenze su come appariva il mondo di Davide e Golia: 150 anni prima le avanzate civiltà dell'Età del Bronzo come quella degli Ittiti, di Mitanni e del Nuovo Regno egiziano erano collassate.
Il mondo era ancora immerso nell'era oscura che ne era seguita.
La regione del Levante, ovvero la moderna Israele, era abitata da diversi popoli separati: all'interno c'erano gli Ebrei, tribù del deserto che erano arrivate dal Deserto Arabico 200 anni prima; i Filistei, pirati greci e probabilmente italiani che si erano stabiliti sulla costa vicino all'Egitto; vari popoli semiti come gli Ammoniti, i Moabiti e gli Edomiti, di cui io e praticamente nessun altro abbiamo una qualsiasi idea di quale fosse la loro storia; e, sorprendentemente, colonie di Ittiti sopravvissute 150 anni dopo il crollo del loro impero.
Gli Ebrei erano bloccati in una guerra contro i Filistei della costa.
Nella nostra TL il giovane Davide, dopo aver ucciso Golia, divenne un mercenario dei Filistei, ma poi tornò nella sua patria e unì le tribù degli Ebrei in un singolo regno, poi espanse quel regno, eliminando i Filistei come forza importante e conquistò le regioni circostanti, trasformando di fatto l'intera regione levantina in un impero ebraico.
In questa TL non accadrà nulla di tutto ciò, senza la leadership di Davide gli Ebrei non si uniranno mai.
È difficile dire se la battaglia stessa fu storicamente decisiva, ci sono troppe leggende attorno ad essa ed è difficile dire cosa è vero e cosa no, ma la leggenda dice che Saul stava cercando di diventare re degli Ebrei, Golia lo sfidò in un combattimento all'ultimo sangue per delegittimarlo e Davide si offrì di combattere al posto di Saul perché questi si era rifiutato di combattere, perciò un finale alternativo della battaglia risulterà nella delegittimazione di Saul e nell'indebolimento del potere centralizzato ebraico.
Ad essere sinceri se fossi stato un analista geopolitico del 1000 a. C. avrei scommesso tutti i miei soldi sui Filistei, non sugli Ebrei.
Gli Ebrei erano una tribù del deserto divisa in possesso della terra meno fertile della regione, i Filistei invece avevano ricche città-stato con una forte produzione artigianale.
I Filistei erano anche molto più militarmente avanzati, usavano i carri da guerra, il carro armato dell'epoca, e armi di ferro, gli Ebrei avevano a malapena qualcosa in più delle armi di pietra.
Questo significa che senza la leadership di Davide gli Ebrei non sarebbero diventati la forza in ascesa della regione.
È ironico che utilizziamo il termine “Filisteo” per indicare qualcuno culturalmente ignorante anche se i Filistei producevano arte migliore degli Ebrei, ma ehi, la storia l'hanno scritta dei tizi che hanno creato religioni che si sono diffuse in tutto il mondo! Probabilmente avremmo visto i Filistei solidificare il loro potere sulla regione, il cui interno controllato dagli Ebrei diventerebbe economicamente irrilevante e che perciò verrebbe perlopiù ignorato dai Filistei.
Gli Ebrei diventeranno un gruppo poco importante di vassalli, e senza Davide il Giudaismo prenderà una strada molto diversa, senza l'unificazione dell'identità ebraica esso potrebbe non esistere mai.
Salomone creò il tempio di Gerusalemme e ne fece il centro della cultura ebraica, la religione che venne fuori da questo regno ebraico centralizzato fu il Giudaismo come lo intendiamo oggi.
Ai tempi di Davide quella religione non era monoteista, YHWH faceva parte di una coppia che includeva una grassa dea della fertilità che poi venne abbandonata perché troppo simile alla mesopotamica Inanna, e c'erano molti spiriti della natura, o Baal, ereditati dai Cananei nativi, che probabilmente costituivano ancora la maggioranza della popolazione.
Il governo centrale riuscì ad imporre una versione centralizzata del Giudaismo che alla fine fu la base per i successivi Cristianesimo e Islam.
La religione del Giudaismo è il motivo principale per il quale gli Ebrei sono ancora in giro, la gente rimase Ebraica dopo millenni di oppressione, pogrom e genocidi per via della fede trasmessagli dai suoi antenati.
Quando guardiamo una mappa del Medio Oriente dell'epoca scopriamo che gli unici altri popoli sopravvissuti sono gli Urartu, gli antenati degli Armeni, e gli Assiri, una minoranza ancora oppressa in Iraq.
Se aveste detto alla mia versione analista politico del 1000 a. C. che dopo 3000 anni gli Ebrei sarebbero stati ancora in giro e gli Egizi no, vi avrei detto che gli Egizi erano dei pessimi combattenti e che se lo sarebbero meritato, ma se aveste detto la stessa cosa dei Fenici o degli Edomiti vi avrei preso per pazzi.
Senza la fede centralizzata ebraica e la cultura del tempio non ci sarebbe praticamente alcun modo perché la cultura ebraica sopravviva.
In questa TL, col passare dei secoli, la cultura ebraica cessa di esistere e viene assimilata in una miscela Filisteo-Cananea come tutte le altre della regione.
Parte 2: oltre il Levante.
La gente spesso dimentica, a causa del caos che vide il Collasso dell'Età del Bronzo, che i Filistei sono praticamente greci.
Molti Greci, assieme ai cosiddetti Popoli del Mare, che probabilmente erano Italiani, probabilmente Europei o provenienti da ancora più a occidente, razziarono la regione e si stabilirono sulle coste del Levante.
È assolutamente possibile che il trisnonno di Golia abbia combattuto a Troia, di conseguenza i Filistei svilupperanno una società pseudo-greca.
Spesso dimentichiamo che nel mondo antico c'erano molti più Greci che vivevano fuori dai confini della Grecia moderna che all'interno di essi, le colonie greche in Asia Minore e Italia a volte erano più ricche della madrepatria, Erodoto si riferiva ai Greci come rane attorno ad uno stagno, sempre vicini al mare ovunque.
Nel frattempo un anello di stati subì la forte influenza culturale greca, come la Lidia, la Frigia, la Turchia, l'isola di Cipro, il Regno degli Odrisi nei Balcani e qualche stato in Italia, i Filistei diventeranno parte di questa grande Grecia.
Questo cambierà l'equilibrio del potere, i Greci competevano per il controllo del Mediterraneo con i Fenici, se il Levante sarà influenzato dai Greci questi controlleranno la regione, specialmente il vicino commercio marittimo dell'Egitto.
Questo gli farà avere la meglio sui Fenici negli anni successivi e li renderà più ricchi, inoltre le connessioni culturali risulteranno in più interazioni con la madrepatria greca, e questo vuol dire che i Greci usciranno prima dal Medioevo Ellenico.
Gli Assiri e i Babilonesi conquisteranno comunque la regione, questa parte del mondo è stata praticamente progettata per ospitare grandi imperi, che sono stati lì presenti fin dall'alba dei tempi.
Piccole nazioni come quelle degli Ebrei, dei Filistei, la Fenicia e purtroppo quella dei miei amici, gli Edomiti, riusciranno solo a sopravvivere, perché all'epoca i centri principali della civiltà stavano attraversando un periodo oscuro.
Queste conquiste risulteranno in un calderone culturale nella regione nel quale tutte le culture locali si fonderanno con quella che le controllerà.
La cultura greca filistea sopravvivrà centinaia di anni nello stesso modo in cui la cultura fenicia sopravvisse in Libano e i Greci mantennero la loro cultura in Asia Minore nonostante secoli di dominio Persiano, tuttavia le conquiste assire risulteranno in un esodo di Filistei in tutto il mondo greco, molti andranno nelle colonie greche occidentali nelle moderne Francia, Spagna e Libia, un po' come quando le conquiste Assire causarono un esodo di Fenici dalla loro patria verso la colonia di Cartagine, nella moderna Tunisia.
La ricchezza proveniente dal controllo delle rotte commerciali levantine ed egiziane, combinata con la fuga di cervelli nelle colonie orientali, farà sì che i Greci diventeranno la forza dominante del Mediterraneo occidentale al posto dei Cartaginesi.
Qualche città greca, probabilmente Marsiglia, nella Francia meridionale, o Siracusa, in Italia, diventerà la potenza principale della regione.
Questo probabilmente causerà la morte in culla della Repubblica Romana, dato che tutte queste città saranno molto più vicine a Roma che a Cartagine e probabilmente si preoccuperanno per l'aggressività di quel piccolo stato.
Forse i Greci diventeranno l'impero dominante della regione, costruendo un impero culturale che si estenderà dall'Atlantico all'India, mente l'Europa settentrionale rimarrà celtica.
Parte 3. il piano di Dio.
Gli Ebrei non furono una forza importante nella regione per molto tempo, perciò possiamo aspettarci che la politica del Vicino Oriente non cambierà di molto: i Persiani creeranno comunque il loro impero e Alessandro Magno glielo strapperà via comunque, il primo segnale di cambiamento sarà la Rivolta Maccabea, che non sconfiggerà i Seleucidi e non creerà un regno indipendente nella regione.
L'incertezza dell'esistenza dell'Impero Romano rende le previsioni sugli eventi geopolitici di questa ucronia impossibili oltre un certo punto, l'Impero Romano è così importante per l'intera storia del mondo che trolla il resto di questa storia alternativa, ma gli effetti primari di questa ucronia non sono politici, sono religiosi: il Giudaismo diede vita alle altre religioni abramitiche come l'Islam e il Cristianesimo, che messe insieme compongono più di metà del genere umano.
Senza il Giudaismo cosa riempirà quel vuoto? Ci troviamo nel Periodo Assiale, quando tutte le civiltà dell'Eurasia assistettero a grandi cambiamenti religiosi, quindi qualcosa arriverà di sicuro, ma ci sono innumerevoli opzioni.
Il Medio Oriente probabilmente diventerà Zoroastriano, la religione ufficiale dell'Impero Persiano che venera il fuoco e si basa sull'infinita battaglia tra il bene e il male.
In Europa molto dipende da chi sarà al potere, se i Greci o i Romani, nella nostra TL ci furono tentativi per trasformare il culto degli dei olimpici in una religione del Periodo Assiale, introducendo concetti come i monaci e il paradiso, perciò forse in questa ucronia avranno successo.
Se l'Impero Romano esisterà comunque allora affermerò come ho sempre fatto che sarà il Mitraismo a dominare l'Europa, un altro culto persiano che venerava le virtù maschili, oltre che un toro e il sole.
Forse a dominare saranno gli dei di Celti e Germani in una forma diversa, o forse addirittura lo Stoicismo, non ne ho proprio idea.
Mi spiace non poter fare ipotesi migliori, ma ormai qui siamo nel territorio del fantasy più che in quello della storia, è difficile far avanzare oltre questa ucronia per le precedenti ragioni.
La tecnologia, la cultura e praticamente tutti gli altri campi saranno arretrati in questa TL, gli Ebrei hanno fatto aggiunte sproporzionate in qualsiasi campo nel quale si siano cimentati.
Per esempio, gli Ebrei costituiscono meno dell'1% della popolazione mondiale, ma dal 1900 al 1951 hanno vinto il 14% dei premi Nobel in campo scientifico e dal 1951 al 2001 hanno vinto il 29% dei premi Nobel per la letteratura.
Oppure guardate a quello che sono riusciti a fare gli Ebrei in America negli ultimi decenni, fra di loro ci sono Henry Kissinger, Mel Brooks, Bob Dylan, Woody Allen, Gloria Steinem, importante figura del movimento femminista, e Jerry Seinfeld.
Oltre a loro ci sono figure meno famose ma altrettanto importanti come Jonas Salk, che inventò il vaccino antipoliomielite.
Gli Ebrei sono stati i migliori mercanti quasi ovunque in qualsiasi epoca storica, senza questi loro contributi la civiltà sarà meno colorita e avanzata.

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Ecco il commento in merito di Bhrihskwobhloukstroy:

Il nome di Golia è quasi identico a quello dei Galati (sul piano etimologico), che significa ‘forzuti’ (la proposta corrente, *Walwatta, non è giustificabile dal punto di vista fonetico: ci si attenderebbe, nel migliore dei casi, †*Yalwat), e, rispetto agli altri nomi anatolici dei Filistei, presenta la caratteristica molto arcaica di aver conservato l‘occlusiva sonora /g/ iniziale (invece di mutarla in /k/); viene addirittura il sospetto che non fosse un Filisteo puro, ma piuttosto (per esempio) un Gergeseo (come gli Israeliti hanno assimilato una parte delle popolazioni locali, così possono aver fatto probabilmente anche i Filistei).

Riguardo alla cronologia, se prestiamo fiducia a tutta la Tradizione e accettiamo sia la data della cattura dell'Arca da parte dei Filistei intorno al 1050, la morte di Golia intorno al 1023 (cronologia già alquanto alta, perché Davide non può aver iniziato a regnare prima del 1010) e il fatto che egli si vantasse di averla posta nel Tempio di Dagon, allora dovrebbe essere vissuto almeno 45 anni (proprio come minimo) ed essere nato al più tardi all'epoca dell'Invasione Dorica del Peloponneso e della frammentazione dell'Egitto nel Terzo Periodo Intermedio. Non è escluso che potesse avere qualche legame con la Grecia (più che la media dei Filistei).

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A questo punto Lucasauro cambia discorso:

Secondo alcuni esegeti Gilgamesh era un contemporaneo di personaggi biblici vissuti dopo Noè e precedenti ad Abramo. Ora mi chiedo: cosa accade se costui fa irruzione in una qualche vicenda biblica postdiluviana e ne diventa un personaggio importante? sarà un personaggio buono o cattivo?

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Ed Enrica S. gli risponde:

Molto probabilmente Gilgamesh nella Bibbia c'è, è Re Nimrud, che secondo la Genesi fondò Erech, cioè Uruk, la stessa città di cui era Re Gilgamesh. Si tratta di un personaggio negativo, in quanto considerato il responsabile della costruzione della Torre di Babele (la Ziggurat di Babilonia), e se gli fosse attribuito anche il desiderio di cercare l'immortalità, diventerebbe ancor più simbolo della superbia umana e forse Gesù lo citerebbe per nome, anziché parlare solo genericamente dei Giganti "al tempo di Noè".

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Diamo dunque la parola a MorteBianca:

Le diciotto Tribù

Tutti i nipoti di Terah diventano patriarchi biblici, le tribù ebraiche non sono più 12 bensì 18. Ecco una timeline approssimativa: -Nimrod, leader di una importante confederazione tribale di cacciatori-raccoglitori nomadi, conquista Ur dei Caldei. Nimrod finanzia la costruzione di gigantesche piramidi che saranno ricordate come Torri di Babilonia.
Terah, sacerdote politeista, costruisce idoli ad Ur. Quando suo figlio Abramo li distrugge Nimrod lo chiama per venire condannato a morte.
Mosso a compassione, Terah non solo ferma l'omicidio ma decide di portare sé stesso, i suoi figli, i suoi nipoti e tutti i servi e il bestiame via da Ur. Fa appena in tempo, perché l'enorme moltitudine di schiavi e abitanti venuti ad Ur a seguito della grande urbanizzazione e la conseguente mescolanza di culture e lingue profondamente diverse causa disordini e manifestazioni anti-governative che si concludono con il collasso di alcune delle Torri, probabilmente costruite seguendo piani approssimativi e con scarsa comunicazione tra i vari team dei lavoratori.
Terah viene ricompensato affermando che la sua semenza sarà pari alle stelle nel cielo. Prima della morte di Terah i tre figli decidono che Abramo sarà il loro leader, come primo tra pari.
Abramo, Nahor e Lot (figlio di Haran, l'altro fratello morto prima della partenza) concludono il viaggio di Terah presso Caanan. La discendenza di Nahor si mescolerà a quella degli altri due fratelli. Lot si stabilisce a Sodoma. Sodoma e le altre 4 città vengono conquistate, così Abramo viene a salvare il nipote che diventa capo della città.
Sotto Lot, Sodoma subisce una radicale riforma: viene introdotto l'Enoteismo (una divinità viene elevata sopra le altre), la prostituzione sacra viene abolita, tutti gli schiavi vengono emancipati ogni 7 anni (diventando insomma servi a tempo determinato) e soprattutto finiscono i rituali orgiastici che includono bambini. Sodoma diventa il primo luogo del pianeta con una legge sull'età del consenso. Con il tempo le due figlie di Lot, ossia Moab e Ben Amni, vengono date in sposa a due importantissimo rampolli nobili, uno di Sodoma e uno di Gomorra.
Sodoma e Gomorra con il tempo diventano capitali di due rispettivi regni e la dinastia dei Moabiti e degli Ammoniti renderà la Pentapoli un luogo di estremo legalismo e di famigerata pulizia, tanto che oggi esiste il proverbio "Puro come un Sodomita".
Abramo non riesce ad avere figli dalla moglie, e per questo mette incinta la sua serva, e da lei ha un figlio: Ismaele. In seguito riesce a mettere incinta sua moglie, che ha un secondo: Isacco. La moglie di Abramo diventa gelosa della serva e chiede ad Abramo di scacciare lei e il figlio naturale. Abramo si reca da Lot in cerca di consiglio, e l'intera città di Sodoma vedendo che uno straniero è giunto si reca di fronte alla porta di Lot. Quando Lot sottopone alla città il quesito, i cittadini rispondono inorriditi che mai un figlio dovrebbe essere abbandonato, e che Abramo deve assumersi le sue responsabilità. Abramo ringrazia e benedice i Sodomiti, torna a casa, rimprovera la moglie ricordando che è stata lei a chiedergli di ingravidare la concubina, e rende co-eredi sia Ismaele sia Isacco. Isacco viene però proclamato il successore di Abramo, ossia primo tra pari.
Alla morte di Abramo, Isacco prende il potere. Avrà a sua volta due figli: Edom (detto Esaù) e Giacobbe. Isacco promette la primogenitura ad Edom, ma con un inganno Giacobbe la ottiene per sé. A questo punto Edom minaccia un conflitto con il fratello, ed Isacco interviene riconoscendo di essersi fatto ingannare e che ora da un lato non può ritirare la benedizione, ma dall'altro non può venir meno alla promessa di Edom.
Viene dunque stabilito che da questo momento ci saranno due patriarchi a capo di questa confederazione tribale: un Giacobita e un Edomita. Da qui le origini della Diarchia Israeliana.
Alla morte di Isacco, Giacobbe ha due mogli e per ognuna una concubina.
Avrà un totale di 12 figli maschi e 1 figlia (Dinah, che verrà data in sposa al principe di Sechem, che viene incluso tra le tribù). Giacobbe ed Edom regnano come pari, e mentre Edom ha già un successore designato non si può dire lo stesso di Giacobbe, che però sembra avere una chiara predilezione per il figlio Giuseppe, il più giovane fino alla nascita di Beniamino. I fratelli gelosi spediscono Giuseppe come schiavo in Egitto, ma qui Giuseppe fa carriera fino a venire nominato primo-ministro sotto Amenofi III. In egitto diventa noto come Yuya (translitterazione di Giuseppe), diventerà precettore del giovane Akhenaten, famoso per aver introdotto il Monoteismo in Egitto.
I fratelli si riconciliano con Giuseppe, che viene nominato Co-Patriarca in Caanan. La Diarchia si pone sotto la protezione della corona Egiziana. Non solo: entrambi i figli di Giuseppe diventeranno patriarchi, ognuno avrà una tribù. Manasse, il primogenito, viene proclamato successore di Giuseppe. Da questo momento la Diarchia si divide così: un patriarca resta in Egitto (quello di Manasse), l'altro resta a Caanan (quello Edomita).
Con il Faraone Tutankhamon le cose cambiano radicalmente: il culto monoteista viene rigettato e la classe dirigente ebraica viene ridotta in schiavitù, l'alleanza di Caanan trasformata in vassallaggio e viene condotto un ver oe proprio genocidio verso gli ebrei. Mosé, della tribù di Levi, guida tutti gli ebrei fuori e si stabiliscono in Palestina, dove tutti i loro territori vengono spartiti.
Manasse, all'arrivo, viene divisa in due tribù. Sarà con Giosué che viene ultimata la migrazione fatta da politiche matrimoniali, alleanze, conquiste, vassallaggi e guerre.
Abbiamo ora un totale di 18 tribù: da Lot abbiamo le tribà di Moab e Ammon (che governano sulle cinque città). Da Ismaele abbiamo la tribù di Ismael. Da Esaù abbiamo la tribù regnante di Edom. Poi abbiamo le 12 Tribù in linea maschile, la tredicesima (ossia Manasse 2) ed infine la tribà di Sechem.
La Confederazione sopravvive in modo democratico per le prime generazioni. Ogni tribù elegge un patriarca, e in caso di conflitto tutte le tribù possono riunirsi per eleggere un Giudice (ossia una figura militare-sacerdotale dai poteri straordinari ma dalla durata limitata).
Il Giudice non ha poteri assoluti, in quanto è comunque sottoposto al giudizio dei due leader di Manasse e di Edom, entrambi possono mettere veto.
Per difendersi dalle continue invasioni Assirie ed Egiziane, la carica di Giudice viene estesa a vita. Il primo Giudice a vita è Saul, della tribù di Beniamino.
Viene scelto perché la tribù era molto piccola (a seguito di un grande sterminio) e dunque si reputava che non fosse pericoloso in caso avesse voluto rendere la sua carica ereditaria sfruttando i legami familiari.
Saul proclama una Monarchia Assoluta, afferma che la carica di Giudice sarà da questo momento ereditaria e sceglie come successore in maniera unilaterale suo figlio Gionata.
Il Profeta Samuele unge Davide come nuovo Giudice. Davide depone Saul, ma per dare un minimo di continuità sposa Micah (figlia di Saul). Si tratta di un matrimonio puramente di facciata, in quanto era abbastanza noto che Davide fosse amante di Gionata. Davide ripristina il Giudicato non ereditario, ma il mandato gli viene rinnovato per tutta la sua vita (40 anni totali). Ancora oggi Davide è considerato il più grande Giudice di Israele.
Non è tutto rosa e fiori. Davide infatti si invaghisce della moglie del Re di Edom, Uriah (suo primissimo sostenitore), e la mette incinta. Per tentare di nascondere il misfatto richiama Edom dalla guerra e lo invita a consumare un rapporto con la consorte. Uriah, ligio al dovere, rifiuta. Per questo motivo Davide lo manda al fronte a morire e spaccia il figlio di Betsabea per figlio naturale di Uriah. Questo figlio si chiama Salomone, che eredita dunque Edom. La dinastia Edomita si è ufficialmente estinta (benché la tribù continui ad esistere), e viene governata dalla dinastia di Giuda a Sud.
Alla morte di Davide Salomone diventa Re di Edom e co-reggente insieme al Re di Manasseh. Salomone sposa molte donne e si lega alle più potenti famiglie di Israele, ivi compresa quella di Manasse. Quando muore l'ultimo Re di Manasse, che ha lasciato solo una figlia (sposa di Samuele) al potere, Samuele si ritrova ad essere Re del Sud e principe consorte del Nord, e si auto-elegge a tavolino Giudice.
Nonostante l'elezione un po' strana si rivela un Re molto saggio.
La Confederazione si spacca immediatamente dopo la morte di Salomone per via delle leggi di successione. Manasseh infatti riconosce la primogenitura maschile di Roboamo (figlio di Salomone, della dinastia di Giuda). Le tribù del Sud riconoscono Roboamo. Le tribù del Nord invece non lo riconoscono come Re di Manasseh, affermando che il titolo dovrebbe andare al prossimo maschio in linea di successione, e non al figlio della figlia femmina dell'ultimo re. Nascono così i due regni di Giuda e di Israele.
Il sistema della duplice monarchia in guerra sopravvive a lungo, in quanto le due monarchie si vengono in soccorso reciproco quando arriva un nemico troppo grande che le minaccia entrambe.
I romani si infiltrano nel disastro familiare di queste due famiglie e vi pongono stile Roma Style: creano una Teatrarchia in cui Erode Archelao diventa Re del Sud (Giudea, ex Manasse), parte del Sud viene affidato a Salomè I, il Nord viene diviso tra Erode Antipa ed Erode Filippo II.
Il sistema della Tetrarchia durerà poco, in quanto il più filo-romano di tutti i discendenti di Erode (ovverosia Erode Agrippa) finirà per ereditare tutti i territori riunendo brevemente le monarchie.
Il sistema della Diarchia verrà ripreso durante le Crociate, quando si formerà il Regno di Gerusalemme da un lato e il Regno di Giuda dall'altro, due regni crociati estremamente diversi (ad esempio si divisero su quale papa considerare legittimo durante lo Scisma d'Occidente, e in linea generale uno sosteneva un Papa e l'altro l'Antipapa, a turno).
Il Regno di Giuda sarà conquistato dagli Arabi, il Regno di Gerusalemme no, fino all'avvento degli Ottomani, che porranno per la seconda volta fine alla diarchia.
L'ONU per conciliare il progetto Panarabista e il progetto Sionista ripesca l'idea della Diarchia, decidendo di unire la Palestina in una Confederazione divisa in 18 cantoni (ognuno rappresentante uno dei patriarchi), e riunire i cantoni in due federazioni (Israele e Palestina, una a Nord e l'altra a Sud) unite in una Confederazione, con due capi di stato.
Destra e Sinistra in Israele cambiano completamente di senso: a parte piccole frange estremiste, ormai tutto lo spettro politico si trova di fronte al dato di fatto di dover convivere con i palestinesi. Per questo il nazionalismo israeliano si ricicla in nazionalismo confederale: annettere territori Giordani o Egiziani per darli ai Palestinesi, annettere territori Libanesi e Siriani per darli agli Israeliani. Nasce così una diarchia politica non più su base etnica, ma su base politica.
La Confederazione è spaccata tra la Destra (ossia la coalizione Hamas-Likud, per un nazionalismo conservatore Arabo-Israeliano) e Sinistra (ossia la Coalizione Fatah-Labour, per una socialdemocrazia pacifista e cooperativa basata sui Kibbutz).
Destra e sinistra si alternano al governo della coalizione, a seconda di chi prende il potere dove. La Confederazione negli anni si espande, annettendo la Giordania e il Sinai, diversi territori Siriani e una grossa porzione del Libano.

E poi?

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Poi Lucasauro ha avuto un'altra idea:

Invece di eleggere un re solo per l'intera nazione, ognuna delle Tribù d'Israele elegge un proprio Re. Anche la Tribù di Levi vorrà un suo territorio, a costo di combattere contro le altre per ritagliarselo; la Tribù di Giuseppe avrà addirittura due Re, una per Manasse e una per Efraim. Solo occasionalmente le singole monarchie si alleeranno tra loro per far fronte a nemici comuni. Impossibile la centralizzazione del culto, e dunque niente Tempio. Chi si prenderà la briga di difendere l'Arca dell'Alleanza? Le Tribù guerreggeranno tra di loro per strapparsela l'un l'altra? Come cambia la Storia d'Israele?

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Bhrihskwobhloukstroy abbozza:

Da questo vuoto di potere potrebbero trarre vantaggio le Città-Stato filistee?

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E Lucasauro gli replica:

Assolutamente sì. All'epoca di Cristo la Terra Promessa potrebbe essere a maggioranza filistea, e dunque già chiamarsi Palaestina. Ecatompoli invece di Decapoli. Gesù potrebbe essere crocifisso da un re filisteo vassallo di Roma. Hai pensato che forse la conoscenza della lingua filistea potrebbe aiutarci a decifrare il Lineare A cretese e il disco di Festo?

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Allora Bhrihskwobhloukstroy fa notare, da buon linguista:

Da questo - non è detto, ma è almeno possibile - potrebbe anche conseguire la sopravvivenza linguistica del *filistaico (se ne parla così poco che non si usa nemmeno il glottonimo!), che per i Glottologi israeliani è ormai praticamente "l'indoeuropeo di casa"... Ovviamente senza arrivare (di certo non per forza) all'estremo opposto (l'estinzione dell'ebraico) e tenute nel debito conto le comunque possibili deportazioni da parte assira e babilonese, data l'area potremmo perfino immaginare la conservazione di testi o loro frammenti, che ci farebbero sembrare l'esistenza di una documentazione filistea un fatto normale...
Resta poi però il grave interrogativo sulle possibilità di persistenza linguistica anche attraverso tutto il I. millennio d.C., la fase cruciale per molte tradizioni.
Inoltre il *filistaico (chiedo scusa per il neologismo) potrebbe contribuire alla conoscenza del minoico, ma la semplice provenienza dei Filistei da Creta non è ancora una garanzia (le lingue di Creta potevano essere e verosimilmente erano più di una), però di certo aiuterebbe a chiarire il quadro complessivo. Un indizio a favore comunque c'è, ossia che sia il minoico sia il filistaico sono stati - indipendentemente l'uno dall'altro - interpretati come lingue anatoliche.
Questo, fra l'altro, rende ancora più intrigante la questione della loro origine, perché la toponomastica più antica della Palestina è veramente anatolica (e in accordo con le notizie bibliche sui popoli precananaici) e, dove riconoscibile, addirittura etea. Riprenderebbe forza quindi l'ipotesi che i Filistei siano una coalizione (eventualmente a guida allogena cretese) di popoli precananaici.

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Anche Perchè No? fa sentire la sua voce:

Mi piacerebbe tanto sapere quale sarebbe la storia del regno (o più semplicemente del popolo) filisteo nella storia. Fondano dei porti importanti? Come si comportano sotto gli Assiri, i Babilonesi, i Persiani e Alessandro Magno? Quali rapporti con i Seleucidi e i Lagidi? Potrebbero fondare uno Stato cuscinetto che impedirebbe le guerre siriane tra le due dinastie? E in che rapporto sono con Roma? Quando entrano a far parte dell'impero? Si ribellano contro Nerone, Adriano eccetera? Se Vespasiano non si copre di gloria durante la guerra in Giudea, diventa lo stesso imperatore?

La bandiera della Filistea

La bandiera della Filistea

Una possibile risposta la troverete in questa pagina.

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Dopo aver letto questa proposta, Lucasauro ha aggiunto:

E se gli Edomiti fossero sopravvissuti fino ai giorni nostri? come cambia la storia?

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Gli replica Tommaso Mazzoni:

Forse Petra potrebbe essere la capitale del moderno stato Edomita...

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Ma William Riker non è d'accordo:

Petra si trova in una regione ampiamente desertica e inaccessibile: oggi sarebbe una sorta di città museo. Credo che, in caso di sopravvivenza della nazione idumea fino ad oggi. la capitale sarebbe Buṣayra, la biblica Boṣrā contro cui profetizzarono Amos (1,12) e Isaia (34,6). Essendo il principale centro religioso idumeo, poteva diventare capitale come fu Gerusalemme per Israele (nonostante la principale città e capitale storica fosse Hebron)

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Riprende la parola Lucasauro:

Mi è venuta un'ispirazione. E se Giosuè dopo la guerra di conquista della Terra Promessa si autoproclamasse sovrano del popolo ebraico ed iniziasse l'era monarchica con due secoli di anticipo?
E cosa ne pensate voi, del racconto della presa di Gerico in Giosuè 6,1-21?

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A rispondergli è Generalissimus:

Le mura di Gerico, secondo il racconto biblico, caddero dopo che Giosuè fece marciare le sue truppe sei volte una volta al giorno e sette volte il settimo giorno.
La settima volta del settimo giorno i sacerdoti che erano in testa al popolo degli Israeliti con l'Arca dell'Alleanza suonarono le loro shofar, ci fu un gran colpo, gli Israeliti esultarono e le mura crollarono.
Ciò gli consentì di distruggere la città e di impossessarsi della Palestina.
Ma la realtà non è affatto così "epica" come noi pensiamo.
Gli studiosi della bibbia concordano quasi all'unanimità nel dire che il Libro di Giosuè ha poco valore storica.
La sua versione definitiva potrebbe essere stata scritta dopo l'Esilio Babilonese, e comunque i versi che parlano della Battaglia di Gerico sono probabilmente comparsi per la prima volta verso la fine del regno di Giosia, quindi il narratore biblico sta parlando di episodi che dovrebbero essere avvenuti in un tempo già molto remoto, il XIII secolo a. C.
Lo scopo principale del Libro di Giosuè è quello di dimostrare come Israele e i suoi leader sono giudicati dalla loro obbedienza agli insegnamenti e alla legge stabilita nel Deuteronomio, e la storia della caduta di Gerico non sarebbe altro che una rappresentazione della propaganda nazionalista del Regno di Giuda e delle sue rivendicazioni sul territorio del Regno di Israele dopo la Cattività Assira (e ancora oggi alcuni usano la vicenda di Gerico per dimostrare che quello che fa oggi Israele ai Palestinesi è giusto e legittimo).
Le spedizioni archeologiche hanno dimostrato che la Gerico Biblica, ovvero l'attuale Tell es-Sultan, all'epoca dei fatti narrati nel Libro di Giosuè era disabitata da almeno tre secoli.
Però di essa rimanevano le rovine delle sue grandiose mura, che di sicuro impressionarono il narratore biblico, che, vedendole, come disse l'archeologo William G. Dever, creò ex novo un racconto eziologico (quello di Giosuè 6) per spiegare, nell'ambito della loro storia patria, come mai fossero ridotte in quello stato.

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Anche Bhrihskwobhloukstroy dice la sua:

Qel che tende a emergere è che la Tradizione Orale non inventa di sana pianta (senza che questa sia una polemica con un mostro sacro come William Gwinn Dever), bensì confonde (di solito al ribasso, per quanto riguarda la cronologia, e questo senza alcun riferimento alla Cronologia Bassa di Israel Finkelstein). Un caso esemplare, in grado da solo di dimostrare un’eventualità sempre possibile in generale, è quello del Lago di Sondalo, nato dallo sbarramento dell’Adda a causa di una frana e che la tradizione popolare locale (raccolta nel XIX. secolo) attribuisce all’epoca del Barbarossa, mentre la Paleogeologia e la Paleoidrografia lo datano scientificamente al 7000 a.C. (con durata fino al 4000 a.C., ma senza mai più frane con lo stesso effetto). Anche gli Assedî di Vienna da parte dei Turchi sono stati storicamente due (nel 1529 e 1683), ma la tradizione viennese li ha fusi in uno.

Per quanto riguarda nello specifico la Conquista (o Invasione) della Palestina da parte degli Israeliti, gli Storici e i Biblisti considerano inventati di sana pianta tutti i popoli diversi dai Cananei, tutt’al più ammettendo che potessero esistere dei toponimi locali all’origine della loro invenzione, ma proprio l’analisi glottologica di questi toponimi dimostra che devono essere stati coniati al più tardi nel Ghassuliano (un orizzonte cronologico talmente alto da non essere mai preso in considerazione dalla Critica e dell’Archeologia Biblica).

Applicato al caso di Gerico, questo modello giustifica la formazione del dettato biblico come la confluenza (appunto per le dette motivazioni ideologiche) di tre tradizioni narrative, una ancestrale – e che ricorre altrove nel Mondo (cfr. la classificazione di Antti Aarne e Stith Thompson) – da cui è tratta la struttura anche fiabesca del racconto, un’altra risalente alla distruzione (proto)storica di Gerico e una terza (relativamente) più recente, relativa a Giosuè.

Contaminazioni di questo tipo si trovano descritte, a scopo satirico, per esempio in Petronio (Dedalo che pone Niobe nel Cavallo di Troia; Annibale che fonde tutti i metalli durante l’incendio di Troia); è come se oggi si raccontasse che Atene alle Termopili ha resistito grazie agli specchi ustorî di Archimede all’assalto da parte di Atlantide guidato da Hitler, che tramutava tutto in oro e al cui passaggio non cresceva più l’erba: non sarebbe propriamente inventato di sana pianta, sarebbe solo una contaminazione più o meno voluta e propagandistica di sei racconti (a loro volta in parte storici e in parte mitici, ma comunque ‘reali’ in quanto tradizione preesistente).

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Passiamo alla nuova idea di William Riker:

Nei capitoli 33 e 34 della Genesi si racconta un episodio poco noto ma decisivo per la Storia della Salvezza. Dopo essersi separato da suo fratello Esaù, Giacobbe si accampa presso la città di Sichem e, siccome la sua moglie prediletta Rachele è incinta, accetta di pagare un prezzo esorbitante (cento pezzi d'argento) per accamparsi davanti alla città in una terra che valeva molto meno, pur di permettere a Rachele di trascorrere una gravidanza tranquilla. Ma gli abitanti delle città disprezzavano i pastori nomadi; e così Sichem, figlio di Camor, re della città, invaghitosi di Dina, figlia di Giacobbe e di Lia, la attira in città con un pretesto e la violenta. Quando lo sanno i fratelli di Dina, vanno su tutte le furie, e per placare gli animi re Camor propone un matrimonio riparatore: suo figlio sposerà Dina, gli Ebrei saranno liberi di contrarre matrimonio con i Sichemiti, e i due popoli diverranno uno solo. Giacobbe accetta, ma i suoi figli pretendono che tutti i Sichemiti maschi siano circoncisi, altrimenti non potranno sposare donne ebree. Siccome Giacobbe è ricchissimo dopo aver turlupinato più volte il suocero Labano, re Camor accetta, ma la condizione posta dai figli di Giacobbe nasconde un inganno. Infatti dopo tre giorni, quando i Sichemiti sono in preda alla febbre successiva all'operazione, Simeone e Levi attaccano in armi la città con i loro uomini, e passano tutti gli uomini a fil di spada, inclusi Camor e suo figlio, rei di aver trattato la loro sorella Dina come una prostituta. Giacobbe si dispera, perchè sa che gli altri Cananei alleati con Sichem vorranno vendicare la strage commessa dai suoi figli, ed è costretto a una fuga precipitosa nel deserto. Spossata dalla marcia, Rachele ha un parto difficile e muore vicino a Betlemme dando alla luce un bambino che chiama Benoni, "Figlio del Dolore". Distrutto dalla perdita dell'amata, Giacobbe cambia il nome di suo figlio in Beniamino, "Figlio della Destra" (cioè "della Fortuna"), quindi toglie la primogenitura a Simeone, Levi e a tutti gli altri figli, dopo che la aveva già tolta a Ruben, il primo figlio da lui avuto, perchè colpevole di essersi unito a Bila, concubina del padre e schiava di Rachele. E così, la primogenitura tocca a Giuseppe, nonostante sia l'undicesimo figlio maschio e abbia solo diciassette anni. Questo fa sì che i fratelli comincino ad odiarlo, odio alimentato dai famosi sogni di Giuseppe, nei quali egli appare come signore di tutti i suoi fratelli. Per questo prima cercano di ucciderlo e poi lo vendono a dei mercanti Madianiti che lo conducono schiavo in Egitto, innescando tutta la serie di eventi che porterà alla cattività degli Ebrei in Egitto e alla loro liberazione da parte di Mosè.

A questo punto, due domande sorgono spontanee.

1) Cosa sarebbe successo se Giacobbe/Israele si fosse accampato non davanti a Sichem ma davanti ad una città il cui re aveva un figlio meno voglioso? Gli Ebrei sarebbero rimasti là fino al parto di Rachele e poi avrebbero ripreso la vita nomade in Palestina. Al momento della grande carestia, sarebbero scesi in Egitto ma, alla fine di essa, sarebbero tornati nella Terra di Canaan, giacché nulla li tratteneva là. Come cambia la storia di Israele senza la prigionia in Egitto e senza bisogno di Mosè e di Giosuè? E senza Giuseppe come Ministro dell'Agricoltura, l'Egitto sarebbe sopravvissuto alla grande carestia o essa avrebbe provocato il crollo anticipato del regno degli Hyksos, avviando in anticipo il Nuovo Regno?

2) E se Giacobbe avesse intuito i veri scopi dei suoi figli ed avesse impedito loro di radere Sichem al suolo? Gli Ebrei si sarebbero uniti ai Sichemiti, cioè ai Cananei, diventando stanziali con largo anticipo sulla HL. Anche in questo caso, niente calata in Egitto, con la differenza che un regno di Israele sarebbe potuto nascere in anticipo, e magari rintuzzare con Re Giosuè i tentativi di Ramses II di riconquistare la regione siro-palestinese, impedendo anche lo scontro diretto con gli Ittiti e la Battaglia di Qadesh. Ma, mescolati ai Cananei, gli Ebrei riusciranno a mantenere la purezza del loro Monoteismo? Secondo me, i Profeti sarebbero stati inviati da YHWH con secoli di anticipo, e Mosè avrebbe tuonato non contro il Faraone ma contro le infedeltà a Dio del Re d'Israele di turno...

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Gli replica Bhrihskwobhloukstroy:

È una delle ucronie più dirompenti che si possano trovare nella Bibbia! Coinvolge nientemeno che la lingua dell'Antico Testamento: la seconda eventualità realizzerebbe infatti per i figli di Giacobbe ciò che a Bersabea era accaduto a Esaù, che aveva sposato Giuditta e Basmat (poi passate alla Storia per le lamentele su di loro da parte di Rebecca, enunciate ad arte per giustificare la partenza di Giacobbe). Ho la presunzione di aver mostrato in un libro di sei anni fa che gli Evei (Ḥiwwīm regolarmente dal'indoeuropeo *H₂auh₂i-es “Discendenti”) erano ittiti come gli Etei (e i Gebusei di Gerusalemme). Se fosse stata sventata la strage a tradimento, i figli di Giacobbe si sarebbero evidentemente assimilati ai molto più numerosi Evei e ne avrebbero assunto la lingua.

Poniamo pure che la Storia del Popolo d'Israele si svolgesse poi come la conosciamo: l'unico aspetto differente sarebbe la lingua, etea (quindi indoeuropea anatolica; qui non si tratta di Ḫattici) anziché ebraica (semitica nordoccidentale, vicinissima al fenicio) e la Lingua Sacra della Diaspora sarebbe etea (evitica) e aramaica anziché ebraico-aramaica (del resto, la Diaspora ha operato esattamente allo stesso modo con i Jewish Languages quali il ladino o giudeo-spagnolo, lo jiddisch/yiddish, il giudeopersiano, il giudeoitaliano ecc.). La tradizione onomastica etea si trasmetterebbe al Cristianesimo e quindi anche a Bisanzio e all'Europa; al posto di nomi come Emanuele, Matteo, Giovanni, Daniele, Gabriele, Raffaele ecc. avremmo composti con secondo elemento -muwa (“forza”, etimologicamente “sperma”) o -ziti (“uomo”) preceduti da nomi di città o di Divinità, assimilate all'Unico Dio portato dagli Ebrei. Nella Storia della Cultura Occidentale, non si avrebbe una contrapposizione fra Teorie Semitiche e Teorie Indoeuropee: entrambe le tradizioni linguistiche sarebbero compresenti nella Cultura Ebraica (evitico e aramaico). Posizioni antiindoeuropeistiche come quelle di Vincenzo Padula nell'Ottocento o Giovanni Semerano nel Novecento non avrebbero senso. Il Nazionalsocialismo, al posto di una contrapposizione generale fra Indoeuropei e Semiti, si focalizzerebbe sulla contrapposizione interna all'Indoeuropeistica fra Teoria Indo-Anatolica (per cui da un lato si individua una classe linguistica anatolica, dall'altro tutte le altre classi indoeuropee) e Teoria Indogermanica (tutte le classi indoeuropee risalgono a un unico nodo genalogico comune, senza diramazioni a gruppi di classi), abbracciando la prima e proibendo la seconda (curioso parallelo con le prese di posizione glottologiche di Stalin). Il Führer prevederebbe ugualmente la sostituzione della Chiesa Cattolica con l'Istituto di Indoeuropeistica di Monaco, ma si tratterebbe di Indoeuropeistica rigorosamente non Anatolistica (pur nel quadro della Teoria Indo-Anatolica), a meno di ripudiare del tutto l'affiliazione indoeuropea dell'anatolico: in tal caso l'Indoeuropeistica nazionalsocialista sarebbe rigorosamente antilaringalistica (ossia non ricostruirebbe alcun fonema */h/ per l'indoeuropeo preistorico) e postulare le laringali – come ho fatto nelle ricostruzioni qui sopra (*H₂auh₂i-es) – sarebbe già Alto Tradimento...

Mosè contro Ramses II nel film "I dieci Comandamenti" (1956)

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E ora, un'altra idea di MattoMatteo:

L'Impero ebraico d'Egitto

Secondo alcune teorie, il nome egiziano del patriarca Giuseppe sarebbe stato Aper El; questo sarebbe confermato dal fatto che il suo nome in egiziano significa “servo di El”, ed El era il nome di un dio semita, non egiziano.

Tra i faraoni da lui serviti c'è anche Akhenaton, che cercò di sostituire (senza riuscirci) il pantheon egizio con l'unico dio Aton, che rappresenta il sole; la cosa interessante è che gli inni ad Aton presentano somiglianze sorprendenti con le preghiere ebraiche del periodo dell'esodo (avvenuto circa 100-150 anni dopo); è quindi possibile che l'idea di Akhenaton derivasse dalle sue discussioni con Giuseppe, o che Mosè fosse un sacerdote di Aton (infatti Mosè non è un nome ebraico, ma in egiziano significa “figlio”) e che quindi il monoteismo ebraico derivi dal monoteismo egiziano.

Spingiamoci più in la, ed ipotizziamo che Giuseppe non abbia sposato un'egiziana qualsiasi, ma la figlia del faraone Amenofi III (il sovrano a cui aveva interpretato i sogni), divenendo egli stesso re dell'Egitto con nome di Elmoses (“figlio di El”) al posto di Akenaton; col sostegno del suo popolo (Es 1,7: “I figli di Israele prolificarono e crebbero, divennero numerosi e molto potenti e il pese ne fu ripieno”) Giuseppe riuscì dove Akenaton aveva fallito, istituendo la religione monoteista di Elaton (“El il sole”).

Sotto la sua guida l'impero egiziano si estende enormemente; per prima cosa comincia ad espandersi verso sud seguendo il Nilo, arrivando al lago Vittoria; da lì comincia la conquista del corno d'Africa e dei territori che si affacciano sul mar Rosso; successivamente si allarga verso est (seguendo il corso del Congo) e sud (seguendo i laghi Tanganica e Nyasa, e poi il corso dello Zambesi); nel corso dei secoli successivi i suoi discendenti arriveranno a conquistare e convertire quasi tutta l'Africa, ad eccezione del deserto del Sahara, per poi passare ad allargarsi prima nella penisola Araba e poi in Asia ed Europa.

In questo modo non ci sarà l'Esodo. Come cambieranno il Cristianesimo e l'Islam?

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A MorteBianca è venuta in testa una variazione su questo tema:

Di solito in queste ucronie si ipotizza che gli ebrei restino in Egitto e ne prendono il potere, come funzionari (Giuseppe) oppure con un golpe insieme agli Hyksos (Mosé). In questo caso invece ipotizziamo che Mosé in quanto principe d'Egitto sia in linea di successione al trono, e per un motivo non meglio precisato tutta la famiglia reale meno lui muoia.

Mosé viene quindi nominato nuovo Faraone. Riforma gradualmente l'Egitto abolendo la schiavitù e fornendo servizi di base e diritti per i servi (ossia ebrei e non solo), lotta contro lo strapotere dei grandi sacerdoti, separa stato e religione ed anzi foraggia il monoteismo ebraico allacciandosi all'Atonismo. I grandi faraoni, gli schiavisti e molti nobili gli sono nemici, ma la nuova borghesia ebraica, il ceto intellettuale e diversi nobili integrati per merito dall'esercito lo supportano. Magari le piaghe si verificano solo nelle zone d'Egitto rivoltose (Mosé è pur sempre l'astro del mattino e della sera, disobbedirgli nella mente di un egiziano è normale che porti a conseguenze disastrose). Mosé usa le armate d'Egitto per conquistare la Terra Promessa ponendo fine ai regni filistei e ai loro sacrifici umani, e permette a chi lo desidera di andare a colonizzarla. Sotto Mosé l'Egitto raggiunge l'apogeo della sua estensione. Ogni tribù di Israele ottiene uno dei vecchi regni egiziani. Levi (capeggiata da Aronne) ottiene la Terra Promessa come "zona neutra" d'arbitraggio e nuova capitale economica lontana da Tebe o Menfi o qualunque sia la capitale egizia all'epoca. Saul non farà guerre contro i Filistei, bensì contro i grandi imperi mediorientali. Davide conquisterà l'attuale Persia diventando un predecessore di Alessandro Magno, Salomone sarà fautore del consolidamento dei regni paterni creando l'Ebraizzazione, una Koiné culturale ebraica di tutte le terre dell'Impero. Grazie alla moglie Salomone ottiene una pretesa sull'Abissinia, che foraggia come regno in unione personale.

Come procede dopo Salomone? Come reagirà questa Koiné alla Grecia e ai Macedoni? E ai Romani? E Gesù dove nasce?

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Perchè No? Tuttavia scuote la testa:

Difficile sviluppare quest'idea, perché ci sarebbero alcuni problemi impossibili da risolvere.

1/ Stranieri che dominano l’Egitto: secondo gli ultimi studi gli Hyksos non hanno preso il potere con un golpe o una Conquista ma con una lenta migrazione che ha permesso loro di inserirsi nella società egiziana. Di fatto non rappresentavano un popolo, ma diversi popoli egizianizzati mescolatisi anche con degli Egiziani. La visione degli Hyksos come stranieri alla civiltà egiziana era probabilmente una visione reazionaria della XVIII dinastia che giustificava la sua conquista del Nord (ma anche probabilmente non del tutto sbagliata). Quindi, se gli Ebrei fanno come gli Hyksos, non sarebbero loro a riformare l’Egitto, un gruppo etnico omogeneo e non egizianizzato, possiamo sicuramente prevedere una reazione ostile tipo rivolta di Seqenenrê Taa.

2/ Gli Ebrei in Egitto: se mettiamo Mosè durante il periodo della XVIII-XIX dinastia (hai parlato di Aton il cui il culto si sviluppa solo in un breve periodo alla fine della XVIII dinastia), il legame spesso glorificato tra Aton e il monoteismo ebraico è molto improbabile. Alla stessa maniera non possiamo parlare di Filistei a un’epoca cosi remota (o di Persia, neanche all’epoca di Salomone). Se gli Ebrei prendono il potere nell’Egitto della Bassa Epoca allora non sarebbero in grado di farne una grande potenza. Infatti mi sembra un bel casino difficile da riordinare.
Difficile prevedere una « ebraizzazione » quando la scrittura ebraica non esiste ancora.

3/ Riforme « mosaiche »: l’Egitto non praticava la schiavitù estensiva. Gli schiavi che possiamo vedere nella documentazione sono prigionieri di guerra o condannati, e generalmente lavorano nelle miniere. Non abbiamo tracce di uso estensivo degli schiavi nei campi o nelle città. Il mito degli Ebrei schiavi del Faraone non corrisponde a una realtà egiziana.
Parlare di separazione dello Stato e del culto per un regno dell’età del bronzo è anacronistico. Le funzionki del faraone erano religiose, le fondamenta del suo potere, la sua giustificazione, la sua rappresentazione, la definizione della sue missione erano religiose. Non c’era un concetto di Stato separato dalla persona del faraone, al massimo si potrebbe vedere (senza affermarlo) che c’era il concetto dell’istituzione faraonica superiore al faraone come individuo (di fatto « faraone » si riferisce più al palazzo che al sovrano fisico), ma niente di più. Non c’era anche il concetto di religione come una cosa unica, c’erano delle religioni, per ciascun dio e dea, con le sue regole, la sua amministrazione e non erano uguali o uniti tra di loro (questa idea di una religione egiziana unitaria nascerà solo nel periodo romano).
Il potere dei Templi era meno religioso che sociale. I recenti studi mostrano che i templi erano centri di ridistribuzione dei beni (pagando i loro lavoratori, distribuendo ricompense o opere di carità), erano anche i centri amministrativi e il legame tra il potere e le popolazioni locali. Di fatto i faraoni non potevano semplicemente abolire tutto questo. Akhenaton ha provato a farlo e tutto dimostra che ha provocato una crisi economica (probabilmente anche sociale) durante il suo regno, e le sue riforme corrispondono a ciò che intendi nella tua proposta, cioé l’affermazione di un potere centrale forte distaccato dei templi.

4/ « Terra Promessa »: se siamo durante il Nuovo Regno non dovrebbero conquistarla perché questa zona è sempre rimasta sotto il controllo egiziano. Però gli Egiziani non l’hanno mai colonizzata, non sembrano avere pensato di inviare dei coloni egiziani nel loro impero. Questo impero è sempre stato una confederazione lasca di regni vassalli he pagano tributi, niente di più.
Se siamo in un’epoca più tarda come indica il riferimento ai Filistei, allora l’Egitto non ha più i mezzi per conquistare un impero e si trova di fronte delle potenze piùforti (Assiria, Babilonia, ecc.).

In breve, per me un Mosé faraone sarebbe il racconto dell’integrazione degli “Ebrei” nella società e civiltà egiziana, con la conseguenza (se non si fanno cacciare dagli Egiziani stessi) di impedire la creazione di una civiltà ebraica (niente scrittura, niente monoteismo). Mosè sarebbe un faraone politeista classico, figlio di Ra, figlio di Amon, e forse porterebbe il nome Ramesse o Amenmes.

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Alessio Mammarella commenta:

Questo spunto ci dà l'occasione di parlare di quel periodo. Come ha specificato Perchè No?, in Egitto non c'era una vera propria schiavitù, anche se certamente Mosè avrebbe potuto realizzare delle riforme sociali.

Quanto alla questione della "Terra Promessa" c'è un punto che mi ha sempre intrigato. Secondo la tradizione ebraica, Mosè dovrebbe essere vissuto intorno al 1300-1200 a.C. e le ipotesi alternative vanno unicamente nella direzione di una datazione più antica (più vicina al regno di Akhenaton - soprattutto da quando Freud notò le somiglianze tra il monoteismo di quel faraone e quello mosaico - o alla cacciata degli Hyksos, identificati come gli ebrei stessi). I filistei, tuttavia, rappresentano uno scoglio per la collocazione storica dell'Esodo. L'arrivo dei filistei nella terra che avrebbe preso il loro nome ha infatti una collocazione storica ben precisa: il faraone Ramesse III li sconfisse in una battaglia anfibia combattuta nel delta del Nilo nel 1177 a.C. e di lì a pochi anni si insediarono nella Terra di Canaan. Ora, se gli ebrei fossero arrivati nel periodo che risulta dalla tradizione avremmo dovuto trovare nel racconto biblico le tracce di un arrivo successivo dei filistei, di un'invasione da parte di questi ultimi. Invece dal racconto biblico si evince il contrario, si racconta che gli israeliti quando arrivarono nella Terra Promessa e cominciarono a conquistarla, trovarono città i cui abitanti avevano carri in ferro e non potevano essere sconfitti (erano chiaramente i filistei, che utilizzavano il ferro). Nulla dal racconto dei libri "storici" della Bibbia lascia intendere peraltro che i filistei fossero visti come degli stranieri venuti dal mare (erano in effetti uno dei "popoli del mare"). Ciò significa che quando arrivarono gli israeliti i filistei dovevano essere presenti nella Terra di Canaan da abbastanza tempo da essere considerati uno dei vari popoli autoctoni. Ciò significa che tra l'insediamento dei filistei e quello degli israeliti potrebbe essere passata addirittura una o due generazioni, e che quindi l'Esodo debba aver avuto luogo certamente dopo il 1150 a.C. e forse anche dopo il 1100 a.C.

In questo caso, allora, potremmo pensare che Mosè avrebbe potuto essere Pentaur, il principe egizio che la cosiddetta "congiura dell'harem" avrebbe dovuto condurre al trono al posto del faraone Ramesse III e del suo successore legittimo Ramesse IV (siamo appunto intorno al 1150 a.C.). Ufficialmente Pentaur fu condannato a morte, ma invece potrebbe essersi trasformato in Mosè e aver formato un popolo di ribelli attingendo a lavoratori sottopagati, dissidenti religiosi e immigrati scarsamente integrati.

Per agganciarci all'intuizione di MorteBianca, in questa TL Mosè potrebbe essere riuscito ad arrivare al trono, realizzando delle riforme sociali che avrebbero peraltro scongiurato il declino del paese. L'Egitto quindi non vivrà il III Periodo Intermedio e i faraoni si confronteranno da pari a pari con le potenze dei secoli successivi. Non ci saranno tentativi assiri di conquistare l'Egitto, ma forse sarà il contrario. Potrebbe essere poi l'Egitto a confrontarsi con la potenza persiana e la nascente civiltà greca, credo comunque che arrivati ad Alessandro Magno questa ucronia convergerebbe alla storia che conosciamo. L'unica differenza potrebbe essere che il monoteismo, essendosi affermato in un grande paese come l'Egitto, competerà da subito e in modo più forte con il paganesimo di origine mesopotamica e greca.

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Dice la sua anche Federico Sangalli:

Se non erro il Libro dell’Esodo data il suddetto evento 2666 anni dopo la creazione, cioè grossomodo attorno al 1095 a.C. Tenendo conto che tra il 1177 e tale data la Ventesima Dinastia vide un declino tale da porre fine al periodo del Nuovo Regno, tanto da perdere il controllo di parte dello stesso Egitto, e considerando che nello stesso lasso di tempo (più nello specifico sotto Ramsete VI, 1145-1137 a.C.) gli egizi persero definitivamente il controllo della terra di Canaan a favore di quei popoli (Filistei) espulsi tempo addietro dall’Egitto, è una datazione plausibile.

In pratica l’Esodo si inserirebbe nella dinamica dell’espulsione/migrazione dei gruppi semitici stanziati in Egitto verso la Palestina: in un primo momento gli antenati dei Filistei sarebbero stati espulsi attorno al 1177 e avrebbero preso il potere a Canaan trent’anni più tardi. Nei decenni successivi l’Egitto continua la sua decadenza, tanto che il Faraone ormai controlla solo l’Alto Egitto e deve lasciare il resto del paese ai sacerdoti. In questo momento di debolezza, attorno al 1095, un secondo gruppo di semitici, in maggioranza schiavi, si ribella e abbandona le sponde del Nilo. È vero che gli egizi non usavano così tanto schiavi però è altresì vero che il XII secolo si era aperto con la Stele di Merneptah (1208) che, nella prima testimonianza storica del nome Israele, recitava: “Israele è desolato e non vi è più il seme suo”. Il passaggio fa riferimento a una vittoriosa campagna militare che evidentemente ha ridotto in ginocchio Canaan e dintorni. Questa e altre campagne precedenti hanno sempre portato un gran numero di schiavi conquistati manu militari e spiegherebbe l’uso di proto-ebrei come manodopera forzata. Allo stesso tempo trovo interessante il riferimento al “seme”, che allude al concetto di discendenza, proprio come se gli egizi avessero sterminato o deportato gran parte della popolazione a tal punto da dire che quella terra non avrà più discendenza.

Questo secondo gruppo avrebbe vissuto poi in modo nomade durante i famosi Quaranta Anni nel Deserto del Sinai. È interessante come secondo la tradizione biblica tale permanenza sia dovuta alla ribellione di una parte del popolo ebraico contro Mosè e Dio dovuta al rifiuto di entrare nella Terra Promessa per timore dei “giganti” che la abitano e la dominano, a seguito della quale Mosè dichiara che con tale empio gesto questa generazione ha perso il diritto alla Terra Promessa e che dunque bisognerà aspettare una nuova generazione prima di entrarvi.

Ecco dunque come il primo tentativo di entrare in Palestina cozzi con la presenza già stabile dei Filistei. Seguono anni di nomadismo in lotta con gli Amalekiti, cioè appunto i pastori nomadi del Negev.

Dopo i quattro decenni canonici gli ebrei finalmente entrano a Canaan e vi si insediano. È altrettanto interessante notare come la nascita del Regno di Israele di Saul e di Davide sia storicamente attestata attorno al 1047, cioè mezzo secolo dopo l’Esodo.

Ora, secondo la Bibbia, l’Esodo riguardò circa seicentomila ebrei. È un numero assurdo, in primis perché così tante persone non avrebbero mai potuto mantenersi per così tanto tempo nel deserto, in secondo luogo che perché le prove archeologiche suggeriscono una popolazione della Palestina attorno ai ventimila-quarantamila abitanti. Tuttavia, già la primissima teologia biblica ha inquadrato tali cifre in senso figurativo, non descrittivo (come dire, semplificando, “Sono rimasto tutto il pomeriggio in fila alle poste, saremo stati un milione!”), da intendere quindi come “grande moltitudine”. Tenendo conto della popolazione di allora della Palestina possiamo immaginare che un gruppo di qualche migliaio di individui (diciamo cinque-diecimila persone) potesse tranquillamente passare per una grande moltitudine agli occhi dei semitici del tempo. All’opposto questo spiegherebbe l’assenza di grandi fonti storiche da parte egizia: in una fase di decadenza e disfacimento (da cui le Piaghe), con l’amministrazione indebolita e l’annotazione degli eventi che ne risente (infatti sappiamo molto poco dei Faraoni seguiti a Ramsete VI) la rivolta e la fuga di un (relativamente piccolo, per gli egizi) gruppo di schiavi probabilmente non avrebbe suscitato un grande interesse, mentre nel commentario ebraico ovviamente l’evento avrebbe assunto connotazioni epiche. Dobbiamo infatti ricordare che l’Antico Testamento è un testo religioso ma anche parte della mitologia nazionale ebraica e come tale non è falsa ma è narrata da un punto di vista (per intenderci, le gesta di Garibaldi e dei suoi mille Cacciatori ha molto più risalto nella pubblicistica culturale italiana che non nella storia militare moderna, specie quella austriaca). Tornando a noi, questo gruppo di ebrei si sarebbe poi insediato in Palestina, unendosi alle popolazioni preesistenti e innestandosi su di esse (il che spiegherebbe le scoperte archeologiche favorevoli a una nascita spontanea e locale di Israele), portando a un processo di reciproca assimilazione dove i non-(proto)-ebrei erano più numerosi ma i (proto)-ebrei portavano in dote un retaggio di tradizioni culturali e corpus mitografico già solido e consolidato (interessante il paragone con l’ascesa dei Longobardi in Italia, con l’unica differenza che in Palestina non c’era nulla di paragonabile alla cultura latina post-imperiale da opporre/attrarre nei confronti dei nuovi arrivati).

L’ucronia dunque dovrebbe riguardare uno scenario in cui, nella confusione che accompagnò la caduta della Ventesima Dinastia, la rivolta di questo gruppo sfoci nella presa del potere in Egitto piuttosto che nella fuga in Palestina. Le esatte modalità di tale evento in realtà non ci interessano. La datazione è talmente remota infatti che si mischierebbero col mito e con le tradizioni culturali successive. Oggi invece di stare qui a discutere sulla storicità o meno dell’Esodo o sull’identità di Mosè staremmo ponderando se il fondatore della Ventunesima Dinastia fosse un sacerdote, un principe o uno schiavo ribelle. Adottando una logica conservativa nei confronti della nostra tradizione, possiamo immaginare che la storia sia simile a quella giunta in HL fino a noi: figlio di semitici perseguitati dal potere reale e abbandonato sul Nilo, viene trovato e adottato dalla stessa famiglia del Faraone. Cresciuto come principe reale, riceve una visione divina che gli rivela il suo vero retaggio ed entra in conflitto con il resto della famiglia sulla repressione dei semitici ebrei. Le Piaghe flagellano il paese, simboleggiando un Egitto in decadenza e delegittimando il potere religioso del Faraone e della casta sacerdotale. L’ultima é però più chirurgica: invece della morte dei primogeniti, è l’intera famiglia reale ad essere sterminata. Mosè, unico superstite, diventa il nuovo Faraone, può liberare i semitici e annunciare l’avvenuta “rivoluzione”. Si può anche immaginare, se si vuole, uno scontro tra Mosè e il Faraone precedente la morte del secondo in cui il sovrano tenta di marciare contro i semitici per sterminarli ma Mosè riceve in sogno l’indicazione di dipingere sui propri scudi un simbolo (al posto di dipingere le porte per evitare la morte dei primogeniti e in parallelo con la nota vicenda costantiniana), ottenendo un’insperata vittoria. Tale vicenda prenderebbe il posto della parte dell’Esodo riguardante il Mar Rosso. Oggi discuteremmo se questa tradizione abbia senso, e se sì quale, ma resta il fatto che la parte storicamente davvero importante sarebbe ciò che viene dopo la presa del potere da parte di Mosè, e non quello che viene prima.

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Perchè No? ribatte:

Il problema è che, anche con un faraone riformatore, l'Egitto della fine del Nuovo Regno non poteva più essere una grande potenza. Miniere d'oro in Nubia esaurite o inaccessibili, penetrazione e stanziamento delle tribù libiche nel Delta, praticamente secessione dell'Alto Egitto sotto la guida dei grandi sacerdoti di Ammone (come grandi principi essi stessi legati alle dinastie nel Nord). Senza parlare della forte corruzione presente in tutti i livelli della società (vedere la profanazione delle tombe reali della Valle dei Re). Un nuovo faraone riformatore, qualsiasi siano le sue buone intenzioni, non avrebbe avuto i mezzi per riformare alcunché. In Egitto in quel punto non erano i popoli semitici il problema, ma proprio i libici. Problema ma poi soluzione, visto che hanno raccolto per loro conto la tradizione faraonica nella XXII e XXIII dinastia.

I Filistei non sono stati cacciati dall'Egitto. Sono identificati con i Peleset, nome importante tra i Popoli del mare, non sono mai entrati in Egitto, ma sono stati respinti e probabilmente stanziati all'epoca di Ramesse III. A proposito della stele di Merenptah che menziona un "Israele", non dobbiamo prendere per verità le dichiarazioni di distruzione che erano piuttosto rituali. Abbiamo delle prove di cittàdelle distrutte dagli Egiziani, ma senza tracce archeologiche di tali distruzioni sul campo. La campagna di Merenptah doveva ristabilire i clienti locali, riportare la stabilità sotto l'ordine egiziano, non lasciare fiumi di sangue, era piuttosto un affare di diplomazia e di dimostrazione di forza.

Poi l'ipotesi di Mosè/Pentaur è interessante, ma gli egittologi pensano di avere la mummia di Pentaur, e i loro argomenti sono convincenti. Sulla storicità di Mosèho sempre favorito l'ipotesi di una tradizione presa tra gli Shasu (Madianiti) che si sarebbe poi integrata con altre tradizioni nel melting pot di Canaan, dando poi luce al popolo ebraico.

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Non può esimersi dall'intervenire il grande Bhrihskwobhloukstroy:

La discussione è molto interessante, a ogni intervento di più e quindi finora al massimo con CoDesto ultimo (cui rispondo); spero di non rovinarla se inserisco due brevissime osservazioni storiche (non ucroniche), intese – pur senza pretese – nello stesso senso di quelle egittologiche, fondamentali, di Perchè No?.

La prima riguarda l’accenno ai sacrifici umani presso i Filistei. La fonte in proposito è un passo della Vita di S. Porfirio (Vescovo di Gaza) scritta dal suo discepolo Marco Diacono (§§ 66 e 68): in séguito all’Editto di Teodosio (27. febbraio 380), a Gaza il Tempio di Marnas, oggetto di contesa fra le due Religioni (Tradizionale e Cristiana), è stato distrutto all’interno per il fatto che vi erano stati compiuti sacrifici umani. Una fonte è sempre una fonte e, per la Storia Antica, se si applicasse la massima testis unus, testis nullus non si salverebbe quasi niente; perciò la notizia deve essere valorizzata, il che significa anche criticamente valutata: la distanza dagli eventi era, allora, di almeno un millennio se non uno e mezzo e nel contesto di uno scontro culturale a tutti i livelli fra due parti della popolazione, con distruzione di monumenti considerati del massimo valore: è chiaro che i sospetti di deformazione superano la soglia del dubbio (per dare l’idea, è come se oggi negli Stati Uniti un’autorità religiosa con decisivi appoggi politici promuovesse la distruzione di santuarî precolombiani perché anche qui sarebbero stati compiuti sacrifici umani all’epoca in cui nello Yucatán – a 2822 km dal Texas – erano in funzione le piramidi dei Maya: quanto valore saranno disposti ad attribuire alle affermazioni di tale autorità religiosa gli storici del XXXVII. secolo?).

Beninteso, questo non significa affatto che perciò i Filistei non facessero sacrifici umani: dai dati archeologici è assodato che li praticassero – in particolare di bambini, poi sostituiti da agnelli – i Fenici e gli Ebrei (prima della Riforma religiosa) ed è possibile che questi ultimi li avessero mutuati dalle popolazioni preesistenti. È tuttavia da tener presente che finora non se ne sono trovate tracce, anche se a sua volta ciò non esclude alcunché, perché gli scavi sono ancora troppo pochi per autorizzare una generalizzazione. Dunque, per il momento, non ci sono prove che i Filistei praticassero sacrifici umani (infanticidio rituale), anche se non lo si può escludere.

La seconda osservazione riguarda invece la semiticità dei Filistei. Sul piano genetico, esiste la prova della presenza di una componente di origine europea meridionale; per il resto, sono indistinguibili dalle altre popolazioni locali dell’Età del Ferro. Sul piano linguistico, invece (che è oggi quello più pertinente per la categoria di semitico), sia i Filistei sia la maggior parte delle popolazioni preesistenti erano anatoliche (in senso classificatorio: indoeuropee della classe anatolica; non implica che venissero dall’Anatolia, solo che parlassero una lingua strettamente imparentata con quelle che a noi sono note dall’Anatolia del II. millennio a.C.)

Inoltre, fra i punti sottolineati da Perchè No? c’è che gli Ebrei sarebbero stati assimilati dagli Egizi. Questo significa che, se da un lato le conseguenze più vistose del Punto di Divergenza riguardano l’interrogativo se l’Egitto diventasse più potente o no e, indirettamente, se si sviluppassero Religioni Monoteiste dall’Ebraismo, una comunque importante è che la Storia della Palestina si svolgerebbe, a lungo termine, senza Ebrei (intesi come diversi dagli Egizi). Anche se nel VI. sec. a.C. si dovesse sviluppare una forma di Monoteismo in Palestina, ne sarebbero diverse dalla Storia reale la lingua e l’etnia di partenza

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Ancora MattoMatteo ha poi ideato quest'altra elaborata ucronia biblica:

Visto l'affetto e la fedeltà che Gionata porta a Davide, il Signore risparmia la vita del ragazzo, che mantiene la sua parola diventando il braccio destro di Davide; in questo modo gli impedisce di peccare con Betsabea e di alienarsi la protezione di Dio.

Davide avrà da Mikal (prima moglie, nonchè figlia di Saul e sorella di Gionata) Iesse (primogenito, chimato così in onore del padre di Davide); per assicurare che non ci sia guerra tra la propria discendenza e quella di Gionata, fà sposare Iesse con la primogenita dell'amico, in modo da legare a filo doppio le due dinastie.

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Gli obietta Lord Wilmore:

Un momento: Mikal fu punita da JHWH con la sterilità perchè si era scandalizzata vedendo Davide danzare davanti all'Arca durante la sua traslazione dal santuario di Silo in Gerusalemme. Affinché Davide abbia un figlio da lei, occorre introdurre un POD aggiuntivo, ad esempio Davide rinuncia alla traslazione e l'Arca resta a Silo fino alla costruzione del Tempio. Ciò però rischia di indebolire la posizione del Re e di Gerusalemme come capitale, essendo questa una delle ultime piazzeforti del paganesimo nella Terra Promessa. Dunque Davide potrebbe rinunciare a Gerusalemme e costruire ex novo una nuova capitale intorno a Silo, ma la cosa appare improbabile, essendo Silo esposta agli attacchi dei Filistei. Davide dovrebbe rinunciare allora alla danza davanti all'Arca, ma ciò gli alienerebbe le simpatie del Signore, che potrebbe decidere di scegliere Gionata al suo posto. Però mi è venuto in mente che potrebbe essere Gionata a danzare davanti all'Arca. In questo modo Mikal non si scandalizza di suo marito, ed ha figli. Osanna al figlio di Saul!

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E Paolo Maltagliati aggiunge:

Scusate, la soluzione più semplice non è semplicemente che Mikal non si scandalizzi?

« Giunta che fu l'arca del Signore nella città di David, Mikal, figlia di Saul, si affacciò alla finestra e vide il re David che danzava davanti al Signore e lo disprezzò in cuor suo. Ma Gionata suo fratello, che stava presso di lei le disse: "Non è bene che la donna disprezzi l'uomo che si umilia dinnanzi al Suo Signore". E Mikal disse: "Come hai inteso bene i miei intendimenti, fratello! Ebbene, che Iddio mio Signore lasci che il ventre della sua serva diventi deserto, se essa dimentica colui a cui tutto deve!"
Quella sera stessa il Signore apparve a Mikal, dicendogli: "Bene hai parlato, Mikal figlia di Saul. Non disprezzare ciò che piace al Signore! Come David danzò davanti a me, così tu ora danzerai davanti a lui. La tua rovina sarà la tua gloria, ed egli ti guarderà con occhi nuovi."
E Mikal danzò presso il suo re David, come piacque al Signore. E David vide per la prima volta sua moglie e la trovò bella. Ed essi si conobbero e concepirono un maschio, cui venne dato il nome di Salomone... »

A pensarci bene, un sovrano legato sia a Giuda sia a Beniamino potrebbe dare maggior equilibrio politico al regno di Davide e dei suoi successori. I rapporti di forza, politici ed economici erano a favore di Efraim e Manasse. Beniamino era lì vicino, se non ricordo male. Magari l'influenza di Gionata può riequilibrare le tensioni tra queste tribù e la davidiana Giuda.

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Torna alla carica MattoMatteo:

L'idea di base dell'ucronia, infatti, è proprio questa... oltre al fatto che mi è sempre dispiaciuto per il povero Gionata, che è morto assieme a suo padre, pur essendo sempre stato così buono con Davide. Inoltre, visto che Davide non pecca con Betsabea, il Signore manterrà la sua protezione su Israele, che così potrà essere più potente e prospero e potrebbe espandersi maggiormente.

Una situazione del genere, però, comporta due rischi: primo che il successo dia alla testa agli ebrei facendoli peccare e allontanando da loro la protezione di Dio, secondo attirare la paura e l'invidia dei loro vicini. Non è azzardato, quindi, ipotizzare che ad un certo punto Israele venga conquistato e spartito tra i suoi vicini, producendo non un solo esilio, ma molti (cattività babilonese, cattività egiziana... non saprei se e quali altri popoli poterci mettere: lidi, cimmeri... arabi?).

Quando i babilonesi vengono sconfitti dai persiani, e Ciro permette il ritorno in patria degli ebrei babilonesi, probabilmente torneranno anche profughi da altre nazioni, portando con se versioni differenti dell'ebraismo; questo porterà o a divisioni interne, o ad un "neo-ebraismo" diverso da quello della nostra Timeline.

Mi è però venuta un'altra idea. Gojim, Gaji, Gaijin sono le parole con cui vengono indicati gli stranieri rispettivamente da Ebrei, Zingari, e Giapponesi... è solo un caso, che si somiglino così tanto? Mettiamo che uno scienziato, intrigato dalla similitudine fonetica, compia un'approfondita ricerca genetica presso i tre popoli, scoprendo una parentela comune. In pratica, durante la cattività Babilonese, gruppi di ebrei sarebbero arrivati fino all'India e al Giappone, mescolandosi con le popolazioni locali fino al punto da perdere il ricordo della loro origine. Questa scoperta che ripercussioni potrebbe avere, per il moderno Israele?

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Gli replica Perchè No?:

Per Israele non so, ma per il Giappone l'effetto sarebbe devastante. I giapponesi hanno già grandi difficoltà a riconoscere che la loro cultura é nata in buon parte da emigranti originari dei regni coreani. Inoltre la maggior parte della loro storiografia é basata sull'idea di un Giappone con origini etniche indigene, particolari e uniche, anche se questo é stato criticato negli ultimi anni, e non è penetrato nell'opinione generale.

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Anche Bhrihskwobhloukstroy ha qualcosa da obiettare:

Non ho capito fin dove si spinge l'ucronia o, in altri termini, qual è il punto di divergenza... Nella realtà « Gojim, Gaji, Gaijin » hanno in comune solo un fonema, /g/, dal momento che -im in ebraico è il morfo di plurale e quindi ricorre in tutte le parole (non è tipico di questa, non è un prestito collegato a questo tema) e dal punto di vista degli aplogruppi genetici relativi al cromosoma Y gli Ebrei presentano J, i Rom H (o anche L o R) e i Giapponesi C, E, N e O, che in comune hanno solo il capostipite dell'intera Umanità. Il punto di divergenza sarebbe allora che invece ci fosse parentela genetica e che i nomi per "straniero" fossero etimologicamente connessi?

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C'è poi anche l'ucronia contraria a quella con cui abbiamo aperto questa pagina, ed è di Lucasauro:

Davide non pecca con Betsabea e Salomone non nasce, cosa cambia?

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Gli risponde Enrica S.:

Bè, Adonia diventa re dopo Davide... ma nient'altro, dato che secondo il 3° capitolo di Luca Gesù discende da Natan, altro figlio di Re Davide. Ah, giusto, i libri Sapienziali dell'AT saranno attribuiti ad Enoc, ad Aronne o a Samuele, dato che non c'è Salomone. I Negus d'Etiopia diranno di discendere da un altro personaggio biblico. E il Sultano Ottomano Solimano il Magnifico si chiamerà in un altro modo (Suleyman è la versione turca di Salomone).

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Interviene a questo punto Andrea Villa:

Leggendo la risposta di Enrica S., mi è appena venuta in mente questa possibile storia ucronico-fantareligiosa: e se Uriah l'Ittita legge il messaggio di Re Davide e scopre quindi le sue intenzioni di farlo assassinare? Come cambia la storia di Davide e del Regno di Israele?

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Gli replica William Riker:

I situazione: Uriah fugge da solo tornando nella sua terra natale, Davide non soggioga gli Ammoniti ma sposa Betsabea e tutto va come in HL.

II situazione: Uriah fugge con sua moglie Betsabea, Davide non pecca, Salomone non nasce, non avviene la ribellione di Assalonne, alla morte del padre scontro dinastico tra Adonia ed Assalonne, possibile spaccatura tra Giuda e Israele con una generazione di anticipo, retti però da due dinastie davidiche, scarse differenze rispetto alla HL tranne il fatto che ci saranno due Templi, uno a Betel distrutto dagli Assiri e uno a Gerusalemme distrutto dai Caldei. Erode il Grande quale dei due ricostruirà?

III situazione: come sopra ma Adonia e Assalonne si eliminano a vicenda, il generale Ioab mette sul trono Natan, antenato di Gesù secondo il capitolo 3 di Luca, questi non pecca con donne straniere e non si ha lo scisma religioso tra Nord e Sud, Natan costruirà il Tempio a Gerusalemme che non sarà distrutto fino al momento presente, possibile sostituzione dell'Islam con una setta dell'Ebraismo, la storia delle religioni diverge completamente.

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Il grande Bhrihskwobhloukstroy aggiunge:

Mi sia permessa una IV situazione: 'Ūrîyāh fugge a Qarqamiš nel 975, giusto in tempo per prendere parte alla Successione dell'ultimo Gran Re Ura-Tarḫunt/z(a) e prevale su Šuḫi (mia infiorettatura: assume con l'occasione il nome di 'Ūrîya-Tarḫunt/z[a]) e unifica i Regni Neo-Ittiti. Alla morte di Davide, Yôʼāḇ in fuga da Salomone si rifugia presso di lui; la strategia militare dei due, unita, ha presto ragione degli Israeliti e Salomone viene preso prigioniero. A questo punto la Regina Madre, Betsabea, si reca supplice dall'ex-marito a implorare la grazie per il figlio. Come reagirà l'Integerrimo?

P.S. Per chi ama i particolari, io mi sono immaginato la vicenda così: 'Ūrîyāh, uno dei Comandanti delle Forze Armate dalla massima Potenza della regione, si rifugia nel Regno di Qarqamiš; per la proverbiale penuria di uomini nei Regni Ittiti, troverà presto impiego per quello che sa fare meglio - presumo la guerra, anche se aveva le competenze per fare da interprete - e, con le sue capacità, diventa perlomeno un Comandante di simile livello. Il Caso fortuito vuole che proprio pochi anni dopo (giusto il tempo per aver fatto carriera), l'ultimo Gran Re discendente dalla Dinastia degli Ittiti, Ura-Tarḫunt/z(a), muoia senza Eredi. Si scatena la Lotta per la Successione e in questi casi prevale chi è militarmente e strategicamente più forte; nella Storia il Governatore Šuḫi (e fin qui è tutto scontato), mi sono immaginato che un Comandante come 'Ūrîyāh se la potesse giocare. Se non ce la fa, si torna alla I situazione.

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aNoNimo obietta:

Ho un'idea migliore: la regina madre fugge in Egitto presso la corte del Faraone Siamon (XXI dinastia), che ha già accolto a corte il principe edomita Hadad dandogli in sposa la cognata Tacheperes, e lo convince ad entrare in guerra contro gli Ittiti per rimettere suo figlio Salomone sul trono, ovviamente come vassallo degli Egiziani. "Se vincerai, sarai ricordato come un Faraone più grande del Secondo Ramses che a Qadesh non riuscì ad annientare gli Ittiti", è l'argomento decisivo usato dal Betsabea. Come andrà a finire?

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 Bhrihskwobhloukstroy gli ribatte:

In questo caso 'Ūrîyāh, che detiene Salomone prigioniero, lo nomina Governatore e invia a Siꜣ-Jamôn la richiesta di ‘sposare' / ricongiungersi con Betsabea come se fosse una Principessa Egiziana, in cambio facendo di Salomone l'Erede al Trono (mi sento sempre sfidato a non alterare le Genealogie). Un Impero Neoittitico esteso a comprendere tutto quello di Davide e Salomone e in Alleanza con l'Egitto potrebbe in futuro resistere ad attacchi dall'Assiria e nel frattempo dedicarsi alla riconquista di parte dell'antico Impero di Ḫattušaš.

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MattoMatteo poi ha proposto un'alternativa all'ucronia dell'Impero di Salomone:

Io propongo una diversa estensione dell'Impero d'Israele, che potete vedere nella cartina sottostante. Questa situazione potrebbe essere ottenuta sconfiggendo i principati aramaici, il regno neoittita dell'attuale Antiochia e gli egizi per annettere il Sinai. Come si vede, l'ucronia da me proposta è ben diversa da quella di Riker: Davide e Salomone snobbano la Mesopotamia e l'Egitto, cioè le zone più fertili ed evolute, per conquistare Siria, Arabia del nord e Sinai, dunque tre zone assolutamente poco popolate, prive per lo più di tradizione scritta (tranne le città stato di Siria e Fenicia) e rifiutate dagli altri conquistatori: infatti queste aree hanno accettato la circoncisione e i rituali ebraici, mentre egiziani e mesopotamici no.

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A questo punto ha ripreso la parola William Riker:

Nell'Antico Testamento sono citati molti sovrani storici realmente vissuti (il re Assiro Sennacherib, Re Nabucodonosor II di Babilonia, il sovrano greco di Siria Antioco IV Epifane...) Ma se ce ne fossero stati molti di più? Ecco alcuni esempi (con U sono indicati i passi ucronici, con R quelli realmente presenti nella nostra Bibbia, ma di non certa interpretazione):

(U) « Cus generò Naram: costui cominciò a essere potente sulla terra. Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: "Come Naram, valente cacciatore davanti al Signore". L'inizio del suo regno fu Babele, Uruc, Accad e Calne, nella regione di Sennaar. Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobòt-Ir e Calach, e Resen tra Ninive e Calach; quella è la grande città. » (Gen 10, 8-12)
In questo caso il primo ad esercitare potestà regale sulla Terra è facilmente identificabile con Narām-Sîn, quarto Re degli Accadi che governò un impero immenso, esteso a tutta la Mesopotamia, tra il 2254 e il 2218 a.C., portando a compimento le conquiste del nonno Sargon (qui da identificare con Cam, padre di Cus e nonno di Naram). Narām-Sîn fu il primo sovrano mesopotamico ad arrogarsi una natura divina e il primo a farsi chiamare "re dei quattro angoli del mondo". Ce n'era abbastanza per attribuirgli la costruzione della Torre di Babele.

(U) « Quando Abramo arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente. La osservarono gli ufficiali del faraone Sesostri e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del faraone. Per riguardo a lei, egli trattò bene Abramo, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli. Ma il Signore colpì il faraone Sesostri e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram. » (Gen 12, 14-17)
Il Faraone che pose Sara nel proprio harem credendola la sorella e non la moglie di Abramo è così da identificare molto probabilmente con  Sesostri II, quarto faraone della XII dinastia che regnò dal 1897 al 1878 a.C.

(U) « Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Shuppalar re dell'Elam e di Piteal re degli Etei, costoro mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto. Per dodici anni essi erano stati sottomessi ad Amrafel, ma il tredicesimo anno si erano ribellati. » (Gen 14, 1-4)
Amrafel è da identificare con Hammurabi, Re di Babilonia (nella regione di Sennaar, la Mesopotamia centrale), che regnò dal 1792 al 1750 a,C. Egli appare a capo di una coalizione che comprende la città di Larsa (Ellasar), il paese di Elam (con capitale Susa) e gli Etei, il nome dato dalla Scrittura agli Ittiti. Arioch è stato identificato con il sumero Eriaku, detto anche Rim-Sin, re di Larsa contemporaneo di Hammurabi, mentre Shuppalar dell'Elam sarebbe Siwe-Palar-Khuppak, sovrano di quel paese dal 1778 al 1745 a.C. Piteal sarebbe invece Pithana, sovrano degli Ittiti sul trono dal 1775 al 1740 a.C. Una coalizione così vasta appare difficilmente giustificabile storicamente; non ci sono prove che Hammurabi, pur potente e temuto, abbia esteso il suo predominio fin sulla regione di Canaan; e comunque la guerra descritta in Gen 14 non concorda cronologicamente con l'identificazione di Sesostri II come il Faraone di Gen 12, essendo vissuto un secolo prima di Hammurabi. Sono invece sconosciuti alla storia i nomi dei re della Pentapoli di Siddim.

(U) « Allora il faraone Ziz convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. Il faraone Ziz disse a Giuseppe: "Ho fatto un sogno e nessuno lo sa interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito". Giuseppe rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!» (Gen 41, 14-16)
Il Faraone Ziz, che nominò Giuseppe suo Primo Ministro, è verosimilmente da identificarsi con Sheshi, Faraone poco noto della XV Dinastia, quella degli Hyksos, che avrebbe regnato verso il 1650 a.C. Essendo di origini semitiche come gli Ebrei, accolse ben volentieri l'ebreo Giuseppe alla sua corte.

(U) « Allora sorse sull'Egitto un nuovo re, chiamato Ran, che non aveva conosciuto Giuseppe » (Esodo 1, 8)
Manifestamente il Faraone che oppresse gli Israeliti e fece uccidere i loro primogeniti non può che essere identificato con Ramses II il Grande, della XIX Dinastia, sul trono dal 1279 al 1212 a.C. In tal caso effettivamente la permanenza degli Ebrei in Egitto sarebbe durata circa 400 anni, come afferma Gen 15, 13.

(U) « Mosè e Aronne vennero dal re d'Egitto Miri e gli annunziarono: « Dice il Signore, il Dio d'Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto! » (Esodo 3, 1)
Questa citazione basta per identificare il Faraone che cercò di impedire agli Ebrei di lasciare l'Egitto con Merenptah, tredicesimo figlio di Ramses II, salito al trono già anziano dopo una lunga coreggenza con il padre, che regnò dal 1212 al 1203 a.C. Merenptah ci ha lasciato una stele che riporta il resoconto di una vittoria militare contro i popoli Libici, nelle cui ultime righe è narrato l'esito vittorioso di una spedizione militare condotta da Merenptah verso la terra di Canaan. Tra i popoli e le città sconfitti viene elencato Ysrir, identificato dagli storici proprio con Israele (si tratta della prima testimonianza storica extrabiblica relativa al popolo ebraico). Come sempre accadeva, Mernptah avrebbe cercato di alterare il resoconto dei fatti per motivi di prestigio, trasformando la sconfitta da parte di Mosè in una vittoria sul suo popolo.

(U) « Samun, re d'Egitto, con una spedizione aveva preso Ghezer, l'aveva data alle fiamme, aveva ucciso i Cananei che abitavano nella città e poi l'aveva assegnata in dote alla figlia, moglie di Salomone. » (1 Re 9, 16)
Il Faraone che divenne suocero di Salomone secondo l'autore biblico è Siamon, della XXI Dinastia, sul trono dal 978 al 959 a.C.

(R) « Nell'anno quinto del re Roboamo, Sisach re d'Egitto marciò contro Gerusalemme, perché i suoi abitanti si erano ribellati al Signore » (2 Cronache 12, 2)
Questo Faraone è da identificarsi con il Faraone Sheshonq I, della XXII Dinastia, che regnò dal 943 al 922 a.C.

(U) « Nell'anno trentasettesimo di Ioas, re di Giuda, Ioas, figlio di Ioacàz, divenne re su Israele a Samaria. Egli regnò sedici anni. Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da tutti i peccati che Geroboamo figlio di Nebat aveva fatto commettere a Israele, ma li imitò, e fece alleanza contro Aram con la regina Samira. » (2 Re 13, 10-11)
Appare evidente il riferimento a Shammuramat, moglie del re assiro Shamshi-Adad V che governò dall'811 all'808 a.C., e reggente per conto del figlio Addu-Nirari III. Tale regina fu resa celebre dallo storico greco Erodoto di Alicarnasso, che nella sua opera (Storie, Libro XIV, 6) la chiama Semiramide e le attribuisce una condotta talmente dissoluta da arrivare all'incesto. Si tratta certamente di propaganda maschilista contro una donna che riuscì a dimostrarsi una sovrana energica in tempi difficili.

(R) « Pul, re d'Assiria, invase il paese. Menachèm diede a Pul mille talenti d'argento, perché l'aiutasse a consolidare nelle sue mani il potere regale » (2 Re 15,19)
In questo versetto l'autore parla di Tiglat-Pileser III, sovrano assiro che regnò dal 745 al 727 a.C. ed è considerato il fondatore dell'Impero neo-assiro per le importanti riforme amministrative e militari che apportò, prima tra tutte l'istituzione di un esercito permanente. Egli infatti era noto anche con  il nome babilonese di Pulu, con cui fu proclamato re di Babilonia.

(U) « Poi però il re d'Assiria scoprì una congiura di Osea, che aveva inviato messaggeri a Sorch re d'Egitto e non spediva più il tributo al re d'Assiria » (2 Re 17, 4)
Senz'altro con il nome Sorch l'Autore fa riferimento ad Osorkon IV, Faraone della XXII Dinastia, che regnò dal 730 al 715 a.C.

(R) « Appena Sennàcherib seppe che Tiraca re di Etiopia era uscito per muovergli guerra, inviò di nuovo messaggeri a Ezechia... » (2 Re 19, 9)
Si tratta del Faraone etiope Taharqa della XXV dinastia, che regnò dal 690 al 664 a.C.

(R) « Durante il suo regno, il faraone Necao re di Egitto si mosse per soccorrere il re d'Assiria sul fiume Eufrate. Il re Giosia gli andò incontro, ma Necao l'uccise in Meghiddo al primo urto. » (2 Re 23, 29)
Siamo al cospetto del Faraone Necao II della XXVI dinastia, che regnò dal 610 al 595 a.C.

(R) « Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, volgiti verso Gog nel paese di Magòg, capo supremo di Mesec e Tubal, e profetizza contro di lui." » (Ger 38, 1-2)
Il riferimento è fin troppo scoperto: Gog è Gige, Re della Lidia tra il 716 a.C. e il 678 a.C. cui si attribuivano immense ricchezze e addirittura un anello, donatogli da Zeus, in grado di assicurare l'invisibilità a chi lo portava (mito poi ripreso da Tolkien nel suo "Lo Hobbit"). Magog deriva verosimilmente dall'accadico "Mat Gugi", "terra di Gige", ovvero la Lidia. Mesec è stato identificato dallo storico Giuseppe Flavio con i Mushki, popolo dell'Anatolia associati ai Frigi e con capitale Mazaca. Tubal invece coincide presumibilmente con Tabal, uno stato luvio neo-ittita dell'Anatolia meridionale menzionato nelle fonti assire.

(R) « Così dice il Signore: Ecco io metterò il faraone Cofrà re di Egitto in mano ai suoi nemici e a coloro che attentano alla sua vita, come ho messo Sedecìa re di Giuda in mano a Nabucodònosor re di Babilonia, suo nemico, che attentava alla sua vita. » (Geremia 44, 30)
Geremia parla di Apries, nome greco di Haaibra Wahibra, della XXVI dinastia, che regnò dal 589 al 570 a.C.

Che ne pensate?

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Ennesima pensata di Lucasauro:

I Cimmeri interferiscono con vicende ebraiche bibliche. Cosa accade?

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A rispondergli da maestro è Bhrihskwobhloukstroy:

La tentazione di imbastire un'ucronia su Giosia (Y ō'šiyyāhû) è troppo forte: ammettiamo che la narrazione del Secondo Libro delle Cronache (XXV, 20-27) sia fondamentalmente veridica e poniamo come Punto di Divergenza che Giosia riconosca nelle parole di Necao (Nkꜣw) II (di lasciarlo passare in quanto non in guerra con lui, ma con Nabopolassar / Nabû-apal-uṣur) un monito del proprio Dio (agosto 609 a.C.). In questo modo Necao raggiunge con un solo giorno di anticipo Assur-uballit (Aššur-uballiṭ) II all'assedio di Ḫarrān nel 608 e Assiri ed Egizi vengono comunque sconfitti. La vittoriosa Coalizione Caldeo-Perso-Medo-Scito-Cimmeria si rivolge quindi contro il ‘traditore' Giosia e in particolare se ne prendono carico i Cimmerî, specialmente dopo che Aliatte II di Lidia li ha espulsi dall'Anatolia.

Sul Trono di Gerusalemme è rimasto Giosia, dato il mantenimento dei buoni rapporti con Necao II e Aššur-uballiṭ II. All'arrivo dei Cimmerî, il Regno di Giuda si ritrova in guerra dividendosi in due fazioni: Giosia e il primogenito Eliakim (Elyāqîm), che gli succederà col nome di Ioiakim (Yəhôyāqîm), si mantengono fedeli all'Egitto e all'Assiria, mentre il secondogenito Ioacaz (Yəhôʼāḥāz) sostiene le ragioni dell'Alleanza con i Neobabilonesi (Nabopolassar / Nabû-apal-uṣur). Dopo la definitiva sconfitta assiro-egizia nel 605 a Carchemish (Gargamiš), Sion (Ṣiyyôn) non regge all'assedio dei Cimmerî e il Re fugge nell'antica Capitale Ḥeḇrôn, ponendosi sotto la Protezione del Faraone, che lo salva dalla vendetta di Nabopolassar (Nabû-apal-uṣur), talché il Regno di Giuda continua la propria esistenza esattamente secondo le vicende storiche, solo senza la parte settentrionale con Sion.

A Gerusalemme dunque si insediano i Cimmerî, mentre Ioacaz /Yəhôʼāḥāz persiste bensì come Re, ma nel territorio di Binyāmîn, con Capitale a Miṣpah, dove si trasferisce gran parte della popolazione ebraica locale (anticipando quanto storicamente accaduto dopo il 586). La differenza con la Storia reale è che Sion, anziché rimanere spopolata, viene colonizzata dai Cimmerî, che vi trovano una sede definitiva e quindi vi permangono per tutte le epoche successive.

Dopo il 539 gli Esuli di Babilonia fanno ritorno in Giuda, ma Gerusalemme rimane Capitale dei Cimmerî fino agli Asmonei (Ḥašmôna'îm), che riconsacrano a Yahweh il Tempio nel frattempo usato dai Cimmerî, i quali comunque rimangono maggioritarî (e perfino quasi continuativamente indipendenti dagli Asmonei) sul versante occidentale della Giudea (fino ai Filistei) e per tutta l'epoca romana caratterizzano la regione fino all'arrivo dell''Islām.

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Lucasauro torna alla carica:

Elia è considerato una prefigurazione del Battista: come Elia, il Battista ha come nemico il ponente di turno, e infatti ritengo gli erodiani un equivalente di Acab nel Nuovo Testamento. Il contrasto profeta-sovrano scaturisce dalla cattiva condotta dei sovrani ebraici: Natan e Davide, Amos e Geroboamo II, Isaia e Manasse,e molti altri. Ecco in proposito un meme che ho realizzato io stesso:

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Gli risponde Paolo Maltagliati:

Chiaro. Lo schema è:
profeta = voce di Dio
Re = adoratore di falsi dei, malvagio e corrotto
È un topos letteraio ricorrente nell'antico testamento e in altri testi dal simile tenore.
A cui, se posso permettermi, spesso si aggiunge il topos correlato di profetizzatore inascoltato (appunto) di castighi (che chiaramente l'autore conosce già quindi li può definire tali) come punizione per la violazione di un divieto o del culto.
Nel caso specifico di Elia, indizi nel testo fanno però storicamente supporre che fosse qualcosa di più di un semplice uomo di Dio e che avesse un ruolo politico estremamente rilevante e che fosse stato invischiato in lotte di fazione (che fosse un sostenitore di un'intesa con gli Assiri? Mai lo sapremo). Del resto Acab è stato il più grande re di Israele post divisione, dal punto di vista militare e politico (fu capofila dell'alleanza che probabilmente se non vinse, perlomeno fermò la stella ascendente e temuta degli Assiri a Qarqar, contro Salmanassar), motivo per il quale il suo regno e la sua corte dovevano albergare molte fazioni e molti nuclei di potere divergenti
Narratologicamente trovo interessante piuttosto Samuele, che si discosta da questo modello standard, in quanto egli stesso profeta e ad un tempo uomo di potere, con tutti i dubbi morali del caso che lo attanagliano, anche nei confronti degli stessi figli, il che lo rende veramente un personaggio tridimensionale.

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Segnaliamo la curiosa proposta di Iacopo:

Oggi, 29 settembre 2017, voglio proporre un'ucronia dedicata ai Santi Tre Arcangeli. La Divina Provvidenza ha motivo di invertire gli interventi veterotestamentari di Michele e Raffaele. Così Sansone è annunciato e protetto da Raffaele, e Tobia è scortato e difeso da Michele. Il primo dunque sposerà Dalila ponendo fine al conflitto distruttivo con i Cananei, e il secondo a mascellate d'asino sconfiggerà gli oppressori Medi.

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Evidentemente MattoMatteo è particolarmente attratto dalle ucronie bibliche, perchè ne ha sfornata un'altra:

Nel 587 a.C., nonostante le raccomandazioni contrarie dei profeti Geremia e Baruc, il re ebreo Sedecia combatte contro i babilonesi, venendone sconfitto; i babilonesi distrussero il tempio e deportarono la maggior parte degli ebrei a Tel-Aviv (poco distante da Babilonia); tuttavia lì gli ebrei si trovarono piuttosto bene (al punto che alcuni divennero tanto ricchi da poter creare una banca), tanto che quando vennero liberati da re Ciro di Persia, nel 539, alcuni decisero di rimanere.

Teniamo presente che, fino a Davide, l'idea di un tempio per il signore era considerata quasi un'eresia, e che la zona dove erano stati insediati non era lontana dal luogo di origine di Abramo; a questo punti si può immaginare che alcuni profeti convincano la popolazione che il Signore li ha fatti tornare lì perché, in realtà, il soggiorno nella terra di Canaan era una tappa di un viaggio al pari dei 40 anni di esodo nel deserto, e che la vera terra promessa è quella in cui si trovano ora.

Esattamente come quando erano in Egitto, gli ebrei diventano numerosi e forti; quando Ciro arriva, si alleano con lui, colpendo l'impero babilonese dall'interno; come compenso per l'aiuto fornito, chiedono ed ottengono il controllo della parte meridionale della Mesopotamia, e pongono la nuova capitale del loro impero mesopotamico (in contrapposizione al regno ebraico di Palestina), a Kadashyrsalem (letteralmente “nuova città della pace”), nel punto in cui Tigri ed Eufrate si congiungono (circa 170 km dal Golfo Persico).

Fu durante il V e IV secolo a.C. che si svilupparono le sinagoghe e la Torah, e che gli ebrei mesopotamici entrarono nuovamente in contatto con gli ebrei della diaspora, alcuni dei quali volevano ricostruire il tempio e il regno d'Israele; farlo, però, avrebbe significato dover ammettere di aver sbagliato tutto, negli ultimi due secoli, e quindi gli ebrei mesopotamici rifiutano di fornire aiuto (nonché l'arca dell'alleanza e tutti gli arredi sacri) ai loro fratelli; si crea quindi una spaccatura insanabile tra i due gruppi, scissione che dura ancora oggi.

L'impero ebraico viene assorbito nel 330 da quello di Alessandro Magno, ma alla morte di quest'ultimo non solo ritrova la libertà, ma riesce addirittura ad espandere i suoi confini; alla fine del III secolo a.C. l'impero ebraico comprende quasi tutta la Mesopotamia, e buona parte delle coste attorno al Golfo Persico fino allo stretto di Hormuz; nel frattempo gli ebrei palestinesi sono riusciti a ricostruire il tempio, ma in mancanza del supporto dei loro fratelli mesopotamici, i lavori vengono conclusi solo nel 427 a.C., ben 110 anni dopo il rientro nella terra promessa (nella nostra TL il secondo tempio di Gerusalemme viene completato nel 525, meno di 15 anni dopo il rientro); inoltre, come detto prima, mancano l'arca e gli altri arredi originali. Nel 63 a.C. arrivarono i romani e, dopo alcune cruente battaglie, l'impero ebraico accettò di pagare tributi a Roma pur di poter restare indipendente, mentre il più piccolo ma agguerrito regno ebraico viene conquistato militarmente e diventa una vera e propria provincia romana.

Si aprono quindi tre opzioni, per la nascita di Gesù:

1) Nascita in Mesopotamia; essendo uno stato forte e (parzialmente) autonomo, e mancando un tempio centralizzato, forse il messaggio religioso di Gesù sarebbe stato compreso ed accettato meglio, e non ci sarebbero state né la crocifissione né la scissione tra ebraismo e cristianesimo; inoltre, se l'ebraismo fosse stato aperto anche ai pagani, si sarebbe espanso soprattutto nella penisola araba (e, in questo caso, probabilmente l'islam non sarebbe mai nato), attorno al mar Nero e al mar Caspio, e in direzione dell'India; a causa delle sue caratteristiche, i romani probabilmente non avrebbero permesso al “neo-ebraismo” di penetrare all'interno del loro impero, che sarebbe rimasto politeista (mentre non avrebbero avuto problemi con l'ebraismo tradizionale, quanto meno perché è praticato da una minoranza troppo esigua per provocare danni).

2) Nascita in Palestina; come nella HL.

3) Nascita altrove, vale a dire in una comunità della diaspora, probabilmente ad Alessandria d'Egitto, che a quel tempo era la più grande.

Quello che interessa a noi è la 1° possibilità, quella più interessante. Le orde di barbari che distruggono l'impero romano d'occidente, toccano solo marginalmente l'impero romano d'oriente, che quindi sopravvivrà molto più a lungo, anche perché non verrà distrutto dai musulmani.

Anche l'impero ebraico viene toccato solo marginalmente dall'invasione e sopravvive, anzi diviene anche più forte; approfittando della distruzione portata dagli unni bianchi in India, vengono inviati in quelle terre dei predicatori della parola di Dio; sarà il neo-ebraismo ad espandersi nel sud-est asiatico, e forse anche in Cina, al posto dell'islam, mentre in Europa e Mediterraneo sopravvivranno le religioni politeiste.

In questo caso, probabilmente, l'Australia verrà scoperta prima dell'America; quest'ultima verrà raggiunta passando per l'oceano Pacifico, partendo da Cina o Giappone e approdando in Oregon o California, oppure partendo da Australia o Nuova Zelanda e approdando in Cile o Perù; in entrambi i casi, l'America verrebbe scoperta ben più tardi del 1500, dando forse la possibilità a qualche regno indigeno di svilupparsi in un impero abbastanza forte da tenere testa agli invasori.

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Aggiungiamo quanto ha scritto Luigino Bruni:

Il saggio di Mario Liverani "Oriente e Occidente" (Laterza, 2021) tratta il tema della narrativa sull'Oriente visto da Occidente. È interessante la ripresa che Liverani fa della teoria, introdotta da Karl Jaspers, dell'età assiale, quel periodo che per il filosofo tedesco va dall'800 al 200 a.C, in cui l'umanità, in posti diversi della Terra, raggiunse una nuova fase del suo sviluppo etico, grazie all'arrivo di grandi individui: in Cina Confucio e Lao Tse, in India Buddha, in Persia Zarathustra, in Israele i profeti, in Grecia dai Presocratici a Platone. Liverani individua questo periodo straordinario in un arco temporale più breve, attorno al VI secolo a.C., il cui centro, nella civiltà biblica, è occupato dell'esilio babilonese, che inizia dopo la distruzione del tempio di Salomone (587 a.C.). Per Liverani le principali eredità dell'età assiale sono la religione etica, la nascita della responsabilità dell'individuo e la visione razionale del mondo. Prima esisteva la responsabilità collettiva o corporativa, orizzontale e verticale (le colpe dei padri ricadevano sui figli). Il VI secolo vede l'inizio di qualcosa di nuovo ed essenziale per lo sviluppo delle civiltà: la razionalità inizia a prendere il posto della magia, i profeti degli aruspici. La responsabilità etica diventa personale e insieme nasce la coscienza dell'individuo che si esprime nelle preghiere intime dell'anima dette in prima persona singolare, come emerge dai salmi e nei profeti. È il frutto di una visione della religione non più incentrata sulla figura del re-sacerdote sciamano, ma sulla Legge e i Profeti. Sempre in questo periodo si afferma il monoteismo, una grande innovazione teologica, punto di arrivo di un lungo processo, partito col politeismo e passato per il monolatrismo (Israele adora il suo unico Dio, ma le altre nazioni adorano i loro dei). Liverani mostra che in questo lungo processo, che accompagna tutta la monarchia in Israele, la distruzione di Gerusalemme e del Tempio è l'asse dell'età assiale. I deportati di Israele compresero che YHWH non era legato al tempio, che il loro Dio poteva essere vero anche se sconfitto.

Ma l'esilio fu essenziale per apprendere alcune dimensioni religiose dai babilonesi. Qui Liverani mostra che sui testi biblici fu forte l'influsso dell'incontro con i testi sacri babilonesi. L'idea di un Dio biblico monoteista totalmente diverso dagli idoli degli altri va rivista profondamente. Un testo sacro babilonese dedicato a Marduk recita: « Uras è Marduk della piantagione, Lugallidda è Marduk dell'abisso, Ninurta è Marduk del piccone, Nabu è Marduk della contabilità, Sin è Marduk che illumina la notte, Samas è Marduk della giustizia, Adad è Marduk della pioggia, …è Marduk di ogni cosa ». I vari dèi del pantheon babilonese iniziano a essere percepiti come volti dell'unico Dio. Durante l'esilio, i profeti d'Israele – Ezechiele, il secondo Isaia, Geremia – rivelarono al popolo un Dio nuovo, una nuova alleanza, una circoncisione del cuore. Senza più un luogo sacro (Tempio), gli ebrei impararono a venerare lo Shabbat, il "tempio del tempo", il tempo sacro.

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Vale la pena di aggiungere la domanda di Lucasauro:

Quale POD con personaggio biblico appartenente al popolo ebraico antico potrebbe cambiare la storia del mondo o almeno del Medio Oriente fino ad oggi?

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Gli risponde aNoNimo:

Beh, sicuramente Ester. Dopo aver fatto eliminare Aman, convince Assuero (cioè Artaserse I Longimano) a convertirsi all'Ebraismo, e questa diventa religione universale dalla Tracia sino all'India. Alessandro Magno riesce a conquistare la Persia, ma alla sua morte i Persiani, rincuorati dal clero ebraico e dai prodigi di YHWH, cacciano i Greci e l'impero persiano prosegue con una nuova dinastia. I Romani non riescono a passare oltre il Bosforo e preferiscono puntare su Germania, Dacia, Sarmazia e Scandinavia, mentre i Persiani conquistano l'Arabia. Cristo è messo a morte dal governatore persiano di Gerusalemme, l'impero romano resta pagano e il culto principale è quello di Mitra. L'attacco degli Unni provoca il crollo della dinastia Sasanide, il cui immenso impero si divide in una metà occidentale, guidata dagli Arabi convertiti al cristianesimo nella sua versione iconoclasta, e in una metà orientale che si fonde con Cazari e Tocari e rimane a maggioranza ebraica. Il Volkwanderung arabo porta alla diffusione del cristianesimo in Africa settentrionale ed Europa meridionale, il Papa è il Vescovo di Alessandria d'Egitto. Più cambiare la storia di così... Qualcuno ha qualche altra idea?

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E MorteBianca aggiunge:

E se invece le cose vanno come sono andate storicamente, ma in versione ingigantita? Alessandro Magno conquista comunque la Persia, e sappiamo tutti quanto fosse sincretico e tendenzialmente lasciasse stare i culti locali.

Quando ultima la sua conquista però nota che sostanzialmente esiste un solo grande culto Monoteista chiamato Ebraismo (più gli altri mini-culti che però hanno tutti subito l'influzzo ebraico: gli Egizi hanno ancora il loro Pantheon, ma venerano l'Aton Hyksos che è palesemente ispirato a YHWH. I persiani venerano Zoroastro, i Caananiti (quelli che sono rimasti) venerano Baal, le piccole nazioni indiane venerano Brahma sopra tutti gli altri dei e tutte le altre popolazioni O praticano la loro religione in clandestinità, o pagano una tassa, oppure praticano un sincretismo simile riconoscendo in YHWH (o la loro versione di Lui) il Dio sopra tutti gli altri, oppure ancora venerando gli altri dei sotto le spoglie di Eroi, Angeli e Profeti.

Alessandro potrebbe diventare il tipico conquistatore malvagio biblico (da scacciare tramite Giudice, Profeta o Eroe) oppure potrebbe come fa spesso nelle ucronie assumere un Ebreo come consigliere, farsi considerare inviato da YHWH (farsi divinizzare avrebbe portato alla rivolta più veloce del West) e a venire ricordato come grande unificatore religioso e politico. In Grecia porterà un culto Zeus-centrico, oppure porrà YHWH come divinità creatrice di tutte le altre al posto del Caos. Inoltre l'Ellenismo e questo "Ebraismo Universale" diventano la Koine culturale, filosofica, scientifica e religiosa che influenzerà i secoli avvenire. In Grecia i Platonici, i neo-platonici e gli Gnostici sosterranno il monoteismo, l'Uno, il Demiurgo di palese ispirazione biblica.

L'Impero Romano potrebbe avere gioco più facile a conquistare un Impero così omogeneo e ancora in piedi (ma in decadenza a causa di tutte le spinte centrifughe) oppure avere gioco difficile e impantanarsi con i Parti di nuovo. In ogni caso la transizione con il Monoteismo forse sarà meno dura, dato che la Cultura Ellenistica (e quindi Romana) verrà vista come anticipatrice di quella Giudaico-Cristiana. Invece di scontri fra Politeisti greco-romani, Pantheon egiziani, Mitraisti e Mistici ci sarà uno scontro fra le religioni conquistate dall'Impero (mitraismo), la religione ufficiale dell'Impero (l'Enoteismo greco-romano) e le varie sette gnostiche, ebraiche, neo-platoniche e il neonato Cristianesimo.

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A questo punto, Lorenzo A. ci ha chiesto:

Dopo i due libri delle Cronache, la Bibbia ebraica non venne più continuata.vE se, nel corso dei secoli, altri autori avessero continuato il Tanakh raccontando il resto della Storia del mondo ebraico, almeno fino alla diaspora? Che titoli avrebbero questi libri?

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Così gli ha risposto MorteBianca:

Hai presente il Talmud? Però esso a differenza dei testi tradizionali è più basato sull'interpretazione di ciò che viene prima alla luce della tradizione orale, che un effettivo "Nuovo" testo.
Improvvisamente Dio smette di aggiornare il proprio messaggio.
Coincidendo con altre cose.

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E Alessio Mammarella aggiunge

Lorenzo A. paga pegno a una lacuna nell'insegnamento della storia su cui stavo riflettendo proprio nei giorni scorsi: i testi scolastici (perlomeno quelli che mi ricordo io: potrebbe essere cambiato qualcosa dai "miei tempi") tendono infatti a dimenticarsi del popolo ebraico dopo le rivolte giudaiche contro i romani. Proprio dopo quelle rivolte, tuttavia, comincia un periodo molto fecondo per la cultura ebraica, che si conclude con la redazione del Talmud di Babilonia (conclusa, secondo la tradizione, nel 499 d.C.). Non si può capire la grande differenza maturata tra le due fedi ebraica e cristiana se non si considera lo sviluppo divergente della patristica cristiana da una parte e del Talmud dall'altra.

Tra l'altro, una lacuna storica ancor più grande riguarda la città di Babilonia: i nostri testi scolastici la menzionano per l'ultima volta come città dove morì Alessandro Magno (se considerano questo dettaglio - altrimenti fanno terminare la storia di Babilonia con la conquista persiana, lasciando al buio gli ultimi mille anni di storia della città). Nei suoi ultimi secoli di vita, Babilonia divenne una città sempre più ebraica, al punto che al tempo dei Sassanidi gli ebrei locali godevano di una forte autonomia. Penso che si potrebbe tracciare un interessante parallelismo con Roma, passata da capitale del politeismo a capitale del cristianesimo - e forse Babilonia sarebbe rimasta così fino a oggi se non fosse nato l'islam?

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Riprende la parola MorteBianca:

Ho fatto qualche calcolo: La Bibbia (usando la datazione filologica) aggiunge un minimo di 6 libri per secolo (il record a ribasso è stato il secondo verso il primo), anche se ci sono elementi più antichi del 686 avanti Cristo, fatti più raramente. Ma lì si mescolano con le tradizioni orali.
Quindi dovremmo assumere che una Bibbia ebraica non solo contenga il Nuovo Testamento (e gli Apocrifi ebraici, quelli accettati cattolicamente), ma che si aggiorni di continuo.
Gli ebrei tendevano a raccontare la loro storia, quindi ipotizzo le seguenti. Il primo secolo è coperto, userò grandi leader e supposti messia come profeti e non solo. Ho usato un mix di Mistica ebraica, Canone Ortodosso e storia del popolo ebraico in generale.

II secolo: Libro di Giora e Libro di Kokhba (Penso sia ovvio a chi mi riferisco)
III secolo: Libro del Mishna (versione breve)
IV secolo: Cantico Gemara (versione breve)
V secolo: Cronache di Creta (di Mosé di Creta), Libro dello Yetzirah.
VI secolo: Secondo libro di Esdra
VII secolo: Primo e Secondo Libro di Neemia ben Hushiel
VIII secolo: Cronache di Isa
IX secolo: il Libro Aperto di Saadya Gaon
X secolo: Josipon
XI secolo: Midrash
XII secolo: Lettere di Maimonide, Libro di Alroi, Apocalisse di Baldovino
XIII secolo: Libro di Abulafia e Sefer Hasidim
XIV secolo: Zohar e Kebra Negast
XV secolo: Cronache Spagnole, Lettere ad Agrippa
XVI secolo: Libro di Bezalel, Libro di Luria
XVII secolo: Primo libro di Zevi (mi riferisco a Sabbatai)
XVIII secolo: Secondo e Terzo libro di Zevi (mi riferisco a Jacob ed Eve Frank)
XIX secolo: Libro di Herzl
XX secolo: Bugie dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, Cronache di Anna Frank, Secondo Libro delle Lamentazioni
XXI secolo: Secondo Libro dei Giudici, Apocalisse di Abraham Yehoshua

 

In seguito ancora Lucasauro ci ha chiesto:

Se la congregazione delle cause dei santi decidesse di onorare come giusti personaggi fuori dal cristianesimo cattolico, quali personaggi precristiani potrebbero essere onorati come giusti? il primo personaggio che mi viene in mente potrebbe essere Ciro il Grande in quanto, stando a Isaia 45,1, è da definire un unto di Dio. Ci sono altri che vi vengono in mente?

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Bhrihskwobhloukstroy gli ha risposto:

Se devo proprio proporre qualche nome e vogliamo andare oltre l’Antico Testamento, comincerei con Aśōkăḥ. Anche Socrate mi sembra innegabile....

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E Lord Wilmore ha aggiunto:

Anche Gautama Buddha e Laozi potrebbero farci una bella figura. E poi, passando a figure mitiche, anche Alcesti che morì al posto di suo marito Admeto, o lo iustissimus Rifeo, non a caso posto da Dante in Paradiso. E ci sarebbero pure Quetzalcoatl e Viracocha...

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Chiudiamo per ora con la geniale osservazione di Bhrihskwobhloukstroy:

L'interpretazione da parte di Spengler della Storia così com'è stata è molto vicina a queste ucronie. Si potrebbe pensare in 'negativo' (per quanto riguarda il Popolo Ebraico): Golia batte Davide e in ultima analisi i Filistei sottomettono definitivamente gli Ebrei. Se vogliamo mantenere qualcosa di omologo al rapporto fra Cristianesimo / 'Islām ed Ebraismo, nella Storia Medioevale e Moderna le due principali Religioni dell'Eurasia Occidentale si rifarebbero alla Mitologia Filistea, la quale a sua volta, se effettivamente cretese indoeuropea, si presterebbe a un sincretismo spinto con i genealogicamente connessi Politeismi celtico, germanico, baltoslavo, latino-italico, greco, anatolico, armeno, ario ecc.

Vent'anni fa avevo anche immaginato una preghiera come la Salue Rēgīna dedicata alla Divinità cretese Britómartis, il cui nome è glossato «dulcis uirgō»...

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Per partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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