L'impero spartano  

di MorteBianca e di Det0


Ecco una prima proposta di MorteBianca in merito al tema di questa pagina:

REGNO DI LEONIDA
Efialte si unisce ai 300, oppure rimane comunque fedele alla causa greca e non spiffera il sentiero per le capre a Serse.
I 300, sfruttando l'angusto passaggio, continuano a resistere con perdite persiane esponenziali. 
Serse, che stupido non è, dopo un certo limite e dopo averle proposte tutte si ritira cercando di fare il giro lungo.
Nel frattempo Sparta e Atene mettono da parte le rivalità, le feste sacre a Sparta finiscono e Leonida, tornato a casa, fa strage dei congiurati filo-persiani.
Nel frattempo in tutta la Grecia risuonano le urla di rivolta dopo la "sconfitta delle Termopili" all'idea che un intero popolo errante sia stato battuto da 300 (la propaganda ovviamente non diffonde le vere cifre) Spartani. Mente Serse disperde le truppe cercando di tenere fermo quel poco che ha i greci coalizzati lo attaccano direttamente (con i 300 in testa) e Serse non solo perde la battaglia, ma la perde in maniera disastrosa.
Dopo la guerra le varie città greche vengono liberate. Sparta e Atene si dividono i bottini di guerra e si spartiscono le ex città filo-persiane menando a fil di spada tutti i congiurati. A questo punto però sorge il dilemma: quale delle due governerà?
A Sparta Leonida torna glorioso e vittorioso. Ha il controllo completo della politica spartana e l'altro Re (Leotichida) non può minimamente paragonarsi in termini sia di peso politico sia di "fascino" presso le folle (ricordiamo che Leonida, che non era discendente diretto della sua dinastia, è uno dei pochissimi Re ad aver subito la temibile educazione spartana, e che dunque si identificata meglio con il "Guerriero spartano"). Nel 476 è processato per corruzione (Filo-persiana) e condannato a morte.
Leonida, cogliendo la palla al balzo, formalizza l'unione fra il suo primogenito e la figlia di Leotichida, unendo le due dinastie dopo che anche il figlio di questo rimane coinvolto nel processo (secondo alcuni storici in maniera del tutto arbitraria, più per toglierlo di mezzo, ma secondo altri non fu Leonida stesso a pianificare la cosa).
Negli ultimi anni di regno Leonida si mantenne fedele alla sua linea "Pan-Ellenica" di alleanza perenne (economica e militare) in attesa del ritorno dei Persiani, e tutti i domini di Sparta lo seguirono. Discorso diverso per Atene, che essendo una democrazia decideva il proprio atteggiamento per voto.
Leonida guidò la potenza spartana per tutto il periodo di pace, per poi morire nel 470 a.C circa.

REGNO DI PLISTARCO
Il figlio, Plistarco, prese le redini già da adulto (in senso greco) dei domini Spartani.
Nel frattempo ad Atene, appena la fazione filo-spartana (così chiamata dai democratici) perse il potere si passò ai fatti, e scoppiò la Guerra del Peloponneso.
Plistarco, educato dal padre in maniera spartana (riteneva che, in tal modo, si sarebbe guadagnato il trono) guidò in maniera eccelsa le truppe Spartane per tutta la Guerra fino al 430. La Guerra finì con una tregua, ma di fatto Atene perdeva numerosi territori sulla terraferma.

REGNO DI ERACLIO
Il figlio di Plistarco, Eraclio, collaborò alla seconda parte della Guerra durante l'invasione di Siracusa da parte degli Ateniesi. A lui si deve l'aver convinto Alcibiade a passare dalla parte degli Spartani a seguito degli avvenimenti ateniesi che lo fecero cadere in disgrazia.
Alcibiade marciò con la forza su Atene e riprese il controllo, eliminando gli oppositori politici e diventando Arconte Unico (di fatto ricostituì il Regno di Atene).
La forma di governo divenne, dopo la sua more, fortemente aristocratica, con una Boulè composta dai 400 abitanti più ricchi e potenti e l'Arconte come monarca.
La Boulè aveva le funzione legislative e proponeva le leggi da far ratificare all'Arconte, e aveva alcuni limitati poteri di veto.
Sistemata Atene, Eraclio si occupò della Magna Grecia, inviando una spedizione a Catania (di fatto rifondò la colonia Caltaginese spedendo numerose navi di coloni) che fece poi marciare per tutta la Sicilia Orientale. Con la flotta di Alcibiade vennero sobillate le rivolte in tutta la Ionia, strappandole al dominio persiano, che però così venne risvegliato. 
Eraclio fu inoltre molto prolifico, fece infatti ben 5 figli: Agide (il maggiore detto "L'astuto" a cui dedicò tutte le energie, Archidamo detto "Il possente", Areo detto "Kratos", Teleclo "Il magro" e Anassandro "Il musico".

REGNO DI AGIDE
Il successore di Eraclio fu Agide II.
Agide riprese i piani della conquista totale della Magna Grecia, inviando numerose spedizioni fino a Taranto. Sfruttando le divisioni fra le varie città riuscì ad annetterle quasi tutte. Lasciato il comando a suo fratello Archidamo in Magna Grecia, tornò in patria alla notizia della nuova invasione Persiana.
All'arrivo dei persiani Agide fece un appello a tutte le popolazioni barbariche minacciate, il che includeva anche i Macedoni e gli abitanti dell'Epiro. Dopo aver marciato con il suo esercito in Macedonia per "venire in difesa" dei barbari alleati (più per ostentazione di potere che altro) si fece giurare fedeltà, lasciando il controllo a Nord della Grecia ad Areo. Si svolse vicino allo stretto la prima battaglia: Agide, accompagnato da Teclo che lo assisteva sulle navi fornite da Teocle di Atene. La battaglia fu vinta, e i greci sbarcarono in Asia minore.
Agide proseguì a lungo le battaglie in Asia Minore, liberando tutte le città greche e avanzando in territorio nemico, fino alla notizia che in patria cospiravano contro di lui (forse sobillati da Archidamo, da sempre "geloso" del fratello e avido di potere) e inviò Teleclo a Sparta.
Qui trovò la brutta sorpresa di un colpo di stato da parte degli Archidami.
Teleclo, detto "il magro" e in seguito "Lo scaltro" pensò bene di fuggire ad Atene.
Lì venne con tutta la sua scorta, la sua armata e i suoi fedeli. Gli Ateniesi erano piuttosto incerti, se da un lato volevano liberarsi del dominio spartano (e avevano sentito dire di una rivolta a Sparta) dall'altro lato tutto l'esercito in comitiva non rendeva certo facile il pensiero di rivolta.
Teleclo riuscì però a sobillare la Boulè dei 400 ad assisterlo nella battaglia ventura promettendo loro onori e cariche nell'Impero Spartano.
La Boulè però aveva i suoi problemi: ad Atene i democratici ed indipendentisti tramavano e cospiravano di vendere Teleclo agli Spartani.
Teleclo allora, con i suoi uomini, utilizzò la sua scaltrezza per tendere un agguato ai cospiratori e, assistito dai 400 che volevano preservare i propri privilegi, li fece fuori.
In particolare era sostenuto da "Trenta" suoi favoriti che lo assistettero in prima persona, fra di loro c'era il famoso Eratostene che venne da Teleclo nominato nuovo Arconte, e che darà vita ad una Draconiana dittatura ad Atene.
Teleclo, assistito da Eratostene e i 30, mosse guerra contro Sparta e vinse comprando diversi generali.
Mentre l'esercito (comandato dall'unico figlio di Archidamo, Eucrato) batteva in ritirata Teleclo organizzò una sua propria congiura a Sparta e fece avvelenare Eucrato durante i pasti. Proprio mentre Sparta era nel caos alla ricerca dei congiurati l'esercito Ateniese giunse a Sparta e menò a fil di spada tutti i congiurati.
Teleclo però non aveva finito di utilizzare la sua arguzia: spedì infatti la testa di Eucrato ad Archidamo. Furioso e cieco dalla rabbia questi si armò e mosse guerra contro Sparta, chiamando a raccolta tutte le varie colonie della Magna Grecia, ma i Siciliani (comandati da Catania, dove Evario II regnava) si dichiararono fedeli a Sparta, mentre i Siracusani sostenevano Taranto. La battaglia navale sul golfo catanese sorrise agli Spartani (grazie anche all'eccellente tattica navale di Teleclo e degli Ateniesi) ed Archidamo fuggì.
Siracusa venne attaccata dai Catanesi (spalleggiati da Teleclo) e rasa al suolo. Teleclo a questo punto inseguì Archidamo fino a Napoli dove, però, lui ottenne un passaggio a Nord, fino alla lontana Roma. Archidamo vivrà lì con i suoi fedelissimi in esilio insegnando tutto della cultura greca e della tattica ai romani, e tenterà persino un colpo di stato (credendosi ormai popolare, quando era in realtà una sorta di giullare) e morì affogato nel Tevere. I romani però conservarono il "mito" della lontana Sparta, e modificarono la loro educazione su questo modello.
Teleclo tornò in patria dove riuscì a sedurre, con l'aiuto di Anassandro che era abile nella poesia, la moglie del fratello ed ebbe da lei un figlio, Eufilatto.
Eufilatto diventerà, ad appena 7 anni, nuovo reggente di Siracusa (sotto dominio e protezione Catanese).
Teleclo amministrerà per il fratello Sparta senza cercare di usurparne il trono, in quanto preferisce essere governatore di fatto e senza problemi, usando il lontano fratello come generale nelle conquiste, invece di dover intraprendere una difficile guerra civile (di nuovo). Cresce il vero figlio di Agide, Leonte, e lo rende un pupazzo fra le sue mani.
Anassandro, che di guerra non sa nulla ed è ritenuto effeminato a Sparta, va invece ad Atene dove diventa un eccellente Filosofo e riunisce le scuole filosofiche nella sua Accademia Liceale (la sua teoria ricorda vagamente quella di Socrate e Platone). Anche se ha delle affinità per la Fazione Democratica e per la cultura Ateniese ora in decadenza.
Nel frattempo la battaglia in Asia Minore sta andando molto male per Agide, Areo viene chiamato in soccorso dalla Macedonia (che ora resta sguarnita) e Teleclo pondera di firmare una pace con i persiani...

E poi?

MorteBianca

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Non possiamo non pubblicare anche l'ipotesi di feder:

La Pace di Nicia

Recentemente mi è capitato che mi passasse sotto mano l'opera magna di Tucidide, che ho conseguentemente cominciato a leggere con avidità.

Dunque fra le condizioni della pace di Nicia enunciate dallo storico, oltre alle "normali" che potremmo aspettarci (come ad esempio, prospettive di guerra comune e senza quartiere alle città e individui che minacciano la quiete della Grecia) ho trovato al fine del trattato una nota che sembra quasi aggiunta postuma, in calce, per lo stile del testo. Eppure è autentica, per quanto ne sappiamo: fornendovi direttamente la traduzione (mi è parso che nominare ucronie in greco antico non abbia riscosso particolar successo! 😂) posso dirvi che Tucidide ci riporta di come fosse fissato che in caso la schiavitù di Sparta (i famosi iloti) si fosse ribellata, gli alleati ateniesi avrebbero dovuto venir in loro soccorso.

Ora questo dato, oltre a dare adito a una tesi relativamente nuova e nella quale personalmente m'iscrivo (cioè che la polis lacedemone fosse considerevolmente più debole della rivale sotto quasi ogni aspetto, pareggiando con l'esercito unicamente per questioni di impatto psicologico, mentre la sconfitta di Atene fu dovuta essenzialmente ai difetti intrinseci della democrazia che consentiva di far salire al potere cani e porci), mi è sembrato interessante da proporvi come PoD. Casomai gli iloti imbracciassero le armi prima che in Atene riacquisti il potere il partito guerrafondaio, pensate che sarebbe stato possibile che la polis attica venisse davvero in soccorso dell'alleato, onorando i trattati?

Le potenzialità di questo PoD sono deflagranti, perché se a Nicia nasce uno sposalizio funzionante fra Atene e Sparta, allora l'intero mondo greco entra a farne parte; abbiamo, insomma, la Lega Ellenica prima dell'operato di Filippo il Macedone (anzi, è più probabile che la Macedonia, come gli altri regni simil-greci dell'Epiro, della Molossia e della Dardania si colleghino alla Lega, finendo per divenirne satelliti). Dunque il modello monarchico non si afferma mai in occidente, non solo perché questo così come lo conosciamo (sovrano assoluto, nel senso latino, sciolto da ogni obbligo) è di origine essenzialmente orientale, ma anche perché immagino che, volente o nolente, la Lega finirebbe ben presto egemonizzata da Atene, per la maggior popolazione e ricchezza di questa.

Volendo mantenere gli attori inalterati de facto, potremmo immaginare che la storia non si modifica più di tanto negli avvenimenti, ma moltissimo nella cultura. Che la Lega attacchi la Persia come prospettato da Isocrate è solo questione di tempo; magari, difettando del genio del divo Alessandro, decideranno di attaccare prima, nel caos che storicamente precedette l'ascesa al potere del Codomano. La differenza sta nel fatto che la civiltà politica si estende fino a comprendere l'intero mondo conosciuto: per sua costituzione la Lega non può costruire regni simili a quelli ellenistici, ma assisteremo a un mosaico di poleis tutte indipendenti fra loro (magari formalmente parte della Lega) ma che di fatto si guerreggiano con poca attenzione a ciò che accade all'esterno delle loro quattro mura. Probabile che una (verosimilmente più) calate di popoli nomadi interrompano questo idillio, costruendo regni più o meno estesi (Tracia, Galazia, Partia, Egitto, Israele, Armenia) che però non sovvertiranno mai la situazione del tutto.

Quando Roma si affaccia da est forza il proprio ingresso nella Lega sconfiggendo gli achei alle Termopili (come da HL) e distruggendo Corinto, ormai assurta al ruolo di città più importante dopo il declino delle poleis storiche; qui, stante il clima ellenizzante al circolo privato degli Scipioni (che il mondo lo conquisti Alessandro o Atene è indifferente per mettere in moto l'ellenismo, a mio giudizio), è probabile che Roma assurga al ruolo formare di egemone della Lega, guerreggiando in lungo e in largo. Non esiste tuttavia alcun concetto che dia fondo a una monarchia di stampo orientale: Cesare, Ottaviano e Tiberio saranno dictatores come Silla e il Quinto Fabio Massimo a loro tempo, rimettendo il potere nelle mani del popolo con l'assassinio di Caracalla. Una federazione di città domina infine dal Tamigi al Tigri, combattendo saltuariamente con un'Iran nel frattempo totalmente ellenizzato (probabile si affermi il toponimo Media in luogo di Persia o, più propriamente Pérseia)... Si hanno tutti i prodromi per una civiltà politica (mai interrotta a questo punto da Agamennone a oggi) che a patto di resistere all'epoca delle migrazioni, ha tutte le possibilità di resistere all'azione rutilante del tempo, previa feudalizzazione, portando i noi di questo mondo parallelo a non conoscere altro che l'ambito del circolo cittadino...

Che ne pensate? (ah, un appunto meramente personale: sarai pure tanto più facile da tradurre, ma quanto sei sterile rispetto a Erodoto, caro Tucidide!)

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Passiamo ora alla proposta di Det0:

POD: Nel 371 a.C. Epaminonda muore di emorragia celebrale un mese prima del Battaglia di Leuttra e perciò non riesce a escogitare con Pelopida la tattica della falange obliqua, Sparta vince la battaglia e diventa egemone nella Grecia.

371 a.C.: L'esercito spartano, guidato dal re Cleombroto I sconfigge i tebani nella battaglia di Leuttra; Sparta comincia a imporre regimi oligarchici in Beozia.

365 a.C.: Tebe attua una rivolta contro il regime instaurato da Sparta, la città beota trova l'alleanza di Atene e insieme si ribellano al dominio spartano. I re Cleombroto I e Agesilao II organizzano rispettivamente due contingenti, uno, guidato da Cleombroto, si dirige verso Atene, l'altro, guidato da Agesilao, si dirige verso Tebe.

364 a.C.: Dopo una lunga resistenza Tebe viene assediata, mentre Atene era stata data alle fiamme alcuni mesi prima e non ne era ormai rimasto niente; da questa data Sparta acquisisce la completa egemonia della Grecia. In pochi mesi conquista l'Epiro.

360 a.C.: Sparta, nella sua campagna d'espansione, finisce per scontrarsi con la tirannia di Alessandro di Fere.
Dopo ripetute richieste di alleanza respinte da Alessandro Sparta parte all'assedio di Fere.
Dopo alcune settimane di assedio l'esercito spartano guidato da Cleombroto entra nelle mura, dove il condottiero muore; ma comunque gli spartani riescono a espugnare Fere e diventano padroni della Tessaglia.

357 a.C.: Muore Agesilao II; approfittando della morte dell'altro re(di dinastia Agiade) gli Euripontidi portano alla guida di Sparta Archidamo III. Cominciano le tensioni tra Euripontidi e Agiadi(esclusi dal governo di Sparta).

356 a.C.: Sparta comincia la conquista dell'Illiria sotto il comando di Archidamo.

355 a.C.: Archidamo e le sue truppe espugnano Apollonia e arrivano a conquistare l'Epiro settentrionale e l'attuale Montenegro.

353 a.C.: Vengono celebrate le Cannee e a Sparta le truppe non possono muovere guerra; approfitta della situazione il re degli Illiri Bardhylus, che si spinge in Grecia con un imponente esercito, Sparta è costretta a cedere Epiro e Acaia.
Mentre gli Illiri continuavano l'avanzata verso l'Argolide, Archidamo decide di fermarli pur commettendo una grende blasfemia, muove guerra a Bardhylus e si innesca in Grecia una rivoluzione.
L'Agiade Cleomene II, figlio di Cleombroto, guida la rivolta, che si trasforma in una vera e propria guerra civile, che vede scontrarsi da una parte Archidamo e i suoi spartiati contro Cleomene, appoggiato dalle classi meno agiate(Ilioti e Perieci) e da alcune poleis della Messenia, fortemente oppressa dall'oligarchia spartana.

La situazione in Grecia nel 353

La situazione in Grecia nel 353. I possedimenti spartani sono in rosso, mentre l'arancione rappresenta le conquiste illiriche del re Bardhyus, estese dall'Epiro all'Argolide.

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352 a.C.: Mentre Archidamo cerca di fermare l'avanzata illirica, Cleomene prende il controllo di Sparta. Nell'inverno del 352/351 Cleomene si allea con gli Illiri e nella battaglia di Argo Archidamo subisce ingenti perdite e viene catturato da Cleomene. Archidamo pensa che Cleomene, alleandosi con Bardhyus, abbia tradito la patria ma non è così.

351 a.C.: Cleomene organizza un incontro con Archidamo e spiega il perchè delle sue azioni, in realtà Cleomene vuole sconfiggere Bardhyus, e in primavera attua un piano per debellare le fila illiriche.
Cleomene invia 3.000 uomini all'accampamento illirico, Bardhyus(che crede Cleomene suo alleato) pensa che siano rinforzi per le sue truppe, ma appena arrivati, gli opliti greci attaccano gli Illiri, che ingenui e impreparati cadono sotto i colpi delle lance greche.
Il 14 marzo nasce l'Impero Spartano, governato da due re(diarchia), come in passato.

La bandiera dell'Impero Spartano (cliccare per ingrandire)

La bandiera dell'Impero Spartano (cliccare per ingrandire)

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332 a.C.: Muore Archidamo III, che negli anni successivi alla fondazione dell'Impero aveva annesso Illiria, Dalmazia e Macedonia. Gli succede Eudamida I.

330 a.C.: Nell'estate i cavalieri Traci invadono la Penisola Calcidica, Eudamida si prende la responsabilità di recuperare il controllo della zona.

328 a.C.: Dopo 2 anni di scontri in Calcidica Sparta ne riprende il possesso e si spinge in Tracia con un esercito di 15.000 uomini.

322 a.C.: Eudamida ultima la conquista della Tracia.

306 a.C.: Catania, governata dalla tirannide di Mamerco, dichiara guerra a Siracusa; Sparta decide di intervenire inviando truppe a Siracusa, parte dalla Grecia una flotta di 50 navi e 1.500 uomini guidati da Cleomene.

305 a.C.: Grazie all'aiuto di Sparta, Siracusa resiste all'assedio per quasi un anno, ma nell'inverno del 305 le truppe di Catania si ritirano e le posizioni nella guerra si scambiano: le truppe siracusane e spartane assediano Catania.

304 a.C.: Catania viene espugnata ma nell'assedio muore Cleomene e Mamerco riesce a scappare a Damasco.

303 a.C.: Eudamida, spintosi in Dacia, dopo averne conquistato buona parte, muore in una battaglia a Rhamidaua; gli succede il figlio Archidamo IV, che in onore del padre, ultima la conquista della Dacia e della Crimea.

293 a.C.: Una spedizione spartana guidata da Areo I, figlio di Cleomene, arriva a Damasco e chiede di consegnare Mamerco, fuggito lì dieci anni prima; Damasco rifiuta di restituire il catanese e la spedizione greca assedia la città della Siria. Per questo motivo la Persia dichiara guerra a Sparta.

291 a.C.: Fallisce l'assedio di Damasco poiché la Persia aveva inviato delle truppe a sostegno della città siriana; la spedizione spartana viene distrutta ma Areo riesce a fuggire insieme ad alcuni uomini su una nave e vaga per il Mediterraneo per sette anni.

I viaggi di Areo attraverso il Mediterraneo (cliccare per ingrandire)

I viaggi di Areo attraverso il Mediterraneo: partito da Biblo attraversò lo Stretto di Messina, circumnavigò le Baleari, si diresse a Panormo e ci rimase per un anno, ripresa la navigazione approdò a Malta dove rimase per 5 anni, ripartì ma la sua nave venne colpita da una tempesta e naufragò sulle coste dell'Africa, con una nave partì da Cirene e dopo sette anni di peregrinazioni tornò a Rodi (cliccare per ingrandire)

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284 a.C.: Areo approda a Rodi e la notizia giunge fino a Sparta, vengono inviate delle navi che lo riportano in Grecia; durante questi sette anni in cui Areo vagava per il mare Sparta era entrata in guerra con la Persia e l'aveva sconfitta, allargando i suoi possedimenti a Mesopotamia, Anatolia, Armenia e Egitto.

282 a.C.: Roma dichiara guerra a Taranto, che invece di chiedere l'aiuto di Pirro(che non esiste) lo chiede alla madrepatria Sparta che invia 40.000 uomini guidati da Areo a sostegno della colonia in Magna Grecia.

280 a.C.: Battaglia di Heraclea, gli spartani infliggono ai romani ingenti perdite e avanzano verso nord.

279 a.C.: Gli spartani giungono fino ad Ascoli Satriano dove si scontrano nuovamente con i romani e nuovamente vincono.

275 a.C.: Battaglia di Malevento (nella quale i romani nella Timeline reale vinsero contro Pirro e vennero decise le sorti della guerra): gli spartani con 5.000 uomini riescono a sconfiggere 15.000 legionari romani; Sparta avanza verso Roma, nella quale divampa il panico.

273 a.C.: Le truppe di sparta entrano nel Lazio e Roma cerca di fermarle sul Lago Regillo con un esercito di 30.000 uomini contro i 20.000 di Sparta; ma Areo aveva chiesto l'aiuto degli Etruschi, che volevano l'indipendenza da Roma; i 15.000 uomini di re Tarquinio X arrivano in un momento critico della battaglia, infatti le truppe spartane avevano subito 10.000 perdite; grazie all'aiuto degli etruschi Sparta riesce a vincere la battaglia e, ricevuti gli aiuti dalla Grecia (160.000 uomini), si dirige verso Roma.

Battaglia del Lago Regillo, prima fase (cliccare per ingrandire)OOOOOBattaglia del Lago Regillo, seconda fase (cliccare per ingrandire)

Le due fasi della Battaglia del Lago Regillo: prima fase, gli Etruschi (marrone) arrivano in aiuto degli spartani (rosso) che erano stati attaccati dalla cavalleria romana (verde); seconda fase: etruschi e spartani attaccano in simultanea i romani e li portano a fuggire (cliccare per ingrandire le cartine)

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272 a.C.: Roma viene attaccata da tre fronti, a nord dagli Etruschi, a sud dagli Spartani e a est dai Galli, che intervengono a fianco di Sparta: come ringraziamento, Sparta concede l'indipendenza alla Galazia (regno di etnia gallica).

253 a.C.: Dopo vent'anni d'assedio, Roma viene distrutta e Sparta diventa la padrona incontrastata del Mediterraneo.

244 a.C.: Nel Trattato di Roma, Sparta, Cartagine, Galli, Etruschi e Baschi si accordano sui confini delle rispettive nazioni e fondano il primo embrione dell'Unione Europea.

Deto

La situazione politica europea dopo il Trattato di Roma

Qui sopra, la situazione politica europea dopo il Trattato di Roma:
in blu, il popolo dei Baschi, stanziato nel nord della Spagna, che ha resistito alle incursioni di Celtiberi e Cartaginesi.
in marroncino, gli Etruschi, una federazione di città-stato nell'attuale Toscana, hanno un importante ruolo economico sul Mar Tirreno.
in arancione, Cartagine, la città che domina l'attività economica del Mediterraneo occidentale, i suoi possedimenti vanno dall'Africa alla Spagna, toccando alcune isole.
in marrone, le tribù celtiche, divise in Celti, in Britannia e Irlanda, Galli, in Francia, Pannoni, nelle attuali Austria e Slovenia, Senoni, stanziati sulle coste adriatiche e nella Pianura Padana, Celtiberi, in Spagna, e Galati, in Galazia (attuale Turchia).
in rosso, l'Impero Spartano, padrone incontrastato dell'Europa e del Mediterraneo, nel quale controlla commerci e possedimenti; si estende dalla Mesopotamia alla Grecia, fino all'Esperia(nome greco dell'Italia). 
L'Impero Spartano è la colonna portante della cultura occidentale.

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E ora, un'idea di Pedro Felipe:

Nel 491 a .C. Dario I di Persia, in previsione del suo attacco alla Grecia, organizzò una spedizione in Tracia, giungendo fin oltre il Danubio. Mettiamo che si faccia prendere la mano, e decida di completare la sottomissione di quei popoli rozzi e facili da sconfiggere, invece che tentare la difficile conquista della Grecia. In breve tempo riesce a conquistare tutti i Balcani, e a questo punto avrebbe due direttrici d'espansione: verso est, alla conquista della sterminata pianura sarmatica, territorio simile all'Asia centrale e quindi familiare ai persiani, oppure verso ovest, direttamente nel cuore dell'Europa.

In questo caso Dario piomba in Italia settentrionale, dove costringe i Celti a fuggire verso sud, travolgendo una Roma ancora giovane. Mentre i Celti si stabiliscono nell'Italia centro-meridionale, il Gran Re continua la conquista dell'Europa, invadendo la Francia. Nel 485 muore, mentre stava preparando un'ambiziosa esplorazione dell'Oceano. Gli succede il figlio Serse. Il nuove re si dirige subito verso la Spagna, dove incontra la resistenza delle colonie cartaginesi, che vengono però sconfitte.

L'anno successivo in tutta la Spagna sotto il controllo dei persiani scoppia una rivolta, che si conclude con l'incendio di Sagunto, capitale della satrapia. Serse quindi organizza un'enorme spedizione punitiva contro Cartagine: fa costruire un ponte di barche sullo stretto di Gibilterra per far passare il suo enorme esercito, che spezza la resistenza dei 300 numidi che tentano di opporsi ai persiani bloccando un passo dell'Atlante, e riesce ad incendiare Cartagine. I cartaginesi però evacuano la popolazione sull'isola Djerba, nelle cui acque sconfiggono i persiani, che vengono ulteriormente sconfitti a Zama.

I persiani sono costretti a ritirarsi in Europa. Nel frattempo i legami tra Asia e Europa si fanno sempre meno stretti, e quando Alessandro Magno attacca la parte orientale i satrapi occidentali si rifiutano di contrastarlo, felici che il condottiero macedone stia portando il baricentro del suo impero sempre più lontano dall'Europa, e di non dover più sottostare ai pesanti tributi imposti dall'oriente. Nasce così l'Impero Persiano d'Occidente, che comprende Balcani, Italia centro-settentrionale, Francia e penisola iberica, con capitale Sersepoli, in Francia meridionale. Riuscirà a mantenere la sua unità e a fronteggiare i popoli germanici? Fin dove riuscirà ad arrivare?

Si potrebbe anche inventare un'ucronia nell' ucronia:

Alessandro Magno attacca la parte occidentale invece di quella orientale, conquistandola. Mentre stava preparando l' attacco a quella orientale muore, e l' Europa viene suddivisa tra i diadochi che creano i regni ellenistici, nei quali convivono elementi greci, persiani e celtici. A Tolomeo tocca l' Italia, a Lisimaco i Balcani e Seleuco tutto il resto.

In Asia l'impero persiano sopravvive, ma lentamente perde il controllo dell' Asia Minore, conquistata dal regno di Pergamo, e dell' Egitto, resosi indipendente. Dopo qualche secolo la situazione è la seguente: in Europa l'elemento greco è quasi scomparso, a vantaggio di quello celtico, e i regni ellenistici vengono retti da dinastie indigene; in Asia l' impero persiano si è sgretolato in seguito alle invasioni dei popoli delle steppe, che sono riusciti a prendere il controllo dell'Asia centrale. In Persia gli Achemenidi hanno lasciato il posto ai Parti, mentre in Mesopotamia Babilonia e Ctesifonte lottano per la supremazia e il Levante è tornato sotto l' orbita egiziana. A beneficiarne sotto le poleis greche, liberate dall'egemonia persiana, e Cartagine, che estende indisturbata il suo dominio sul Mediterraneo occidentale. In questa situazione non nasce nessun grande impero.

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Gli risponde Bhrihskwobhloukstroy Bhrghowidhon:

I punti caldi, a prima vista, potrebbero essere:

- perché conquiste così facili (dove anche i Romani hanno impiegato secoli)?

- perché un itinerario così lontano dalle classiche direttrici imperialistiche dell'epoca (le coste urbanizzate)?

- perché Sersepoli in Gallia Transalpina anziché, per esempio, a Bisanzio?

- perché l'attacco alla Spagna cartaginese, che di fatto era più affidabile che una normale satrapia?

- perché i Celti cisalpini migrano (unici tra tutti i popoli sottomessi dal Gran Re)? Cosa accade alla Cisalpina?

- perché uniformare l'ucronia (una delle più 'eversive'!) così strettamente al modello della storia di Roma? (In particolare: il fatto più clamoroso è la formazione di un enorme impero dall'India all'Atlantico: ma poi si rompe sùbito 'riducendosi' a meno ancora che i confini romani, quando invece gli stessi Romani avevano come pressoché unico obiettivo la conquista della Persia...)

Inoltre, secondo me è necessario precisare il termine "Balcani": ho un po' perso il filo su quale fosse il confine settentrionale. "Balcani" farebbe supporre che il confine fosse il Basso Danubio, ma Dario l'aveva oltrepassato storicamente, quindi immagino che il confine sarà più a Nord, ma dove? Di per sé fino ad Augusto l'Italia era solo quella vera e propria, cioè la Penisola Appenninica. Anche in questo caso? (Nel quale però mi pare che i Persiani ne avessero conquistato solo una parte.)

E l'espressione "tutto il resto": Gallia e Iberia? La Cisalpina era la Gallia per antonomasia (ma l'Angulus Venetorum no): va a Seleuco? (Direi di sì, anche considerata la vicinanza a Sersepoli)

Infine, caro Pedro, la tua ucronia è chiaramente simmetrica, cioè hai voluto come risultato che l'Impero Persiano giocasse il ruolo (e la fine) dell'Impero Romano (d'Occidente). Sono le ucronie che preferisco, ma allora il gioco consiste nel discutere di quale sia il punto di divergenza più adatto.

Qui la proposta è "Dario - Serse - Alessandro conquistatori dell'Europa"; un'occasione parallela e più economica potrebbe essere però anche quella (meravigliosamente dettagliata) di Rasenna: un Impero Etrusco (sviluppo - non fatto da Rasenna - per seguire Pedro Felipe: Etruschi come i Persiani; Alessandro in Occidente; Italici come i Frigi, col tempo ellenizzati; Parti come i Romani, conquistano la Grecia e l'Italia, alla fine si dividono in Impero Partico d'Oriente con capitale Ctesifonte e d'Occidente con capitale Bisanzio o Durazzo o Taranto; Reti come i Parti, resistono ai Parti che fanno i Romani, poi però vengono sostituiti di nuovo dagli Etruschi, guerra prolungata tra Etruschi e Parti d'Occidente = Bizanto-/Dirrachio-/Tarantini, alla fine ne approfittano i Pannoni...)

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Passiamo alla proposta di Enrica S.:

Nel 472 a.C. Temistocle non viene ostracizzato perchè gli Spartani non riescono a sostenere Cimone, figlio di Milziade, come leader in Atene. Con lui, la resa dei conti tra Spartani e Ateniesi sarà anticipata di alcuni decenni. Come cambia la storia della Grecia e del Mediterraneo?

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Le risponde Yoccio Liberanome:

Probabilmente lo scontro tra Atene e Sparta vedrebbe vincitrice la prima. Dopo qualche anno di tensione e consolidamento nel 464 ci sarebbe stato il famoso terremoto di Sparta che la devastò e le valse la fama di maledetta e soprattutto causò la tremenda rivolta degli iloti. Con una Sparta sull'orlo dell'anarchia, Atene avrebbe potuto allearsi con i Messeni e sopraffare Sparta, che non avrebbe potuto resistere ai contendenti con quella situazione di confusione sociale. Sparta verrebbe distrutta o fortemente ridimensionata. Atene estenderebbe la sua influenza in tutta la Grecia. La neonata città di Messene sarebbe sua grande alleata per mantenere "l'ordine" nel Peloponneso.

Col tempo Atene potrebbe portare tutta la Grecia nella lega delio-attica, che estrometterebbe rapidamente i persiani dal mediterraneo. La lega forse col tempo potrebbe evolversi in uno stato confederale.

Inoltre potrebbe arrivare a comprendere anche la Magna Grecia diventando l'astro dell'intero Mediterraneo, ostacolando sia Roma che Cartagine, che combatterebbero insieme contro di essa, ritardando le guerre puniche. Atene esporterebbe la democrazia in lungo e in largo.

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Diamo ora la parola a Francesco Silvestris:

Nessuna peste di Atene, Pericle non muore. Come procede la guerra del Peloponneso con Pericle ancora leader degli ateniesi? Che cosa ne è della democrazia ad Atene? Come si evolve di conseguenza la potenza di Atene nel Mediterraneo?

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Gli risponde Leonardo Di Flaviani:

Ci sono due possibilità. In una Pericle riesce a stabilire un suo effettivo dominio sulla città. Non necessariamente cambiandone la costituzione ma agendo de facto come monarca (già era in una situazione simile, ma diciamo che avrebbe dovuto rafforzarla, specie dal punto di vista della forza), nell'altra invece i suoi rivali politici riescono a estrometterlo con la forza dal potere basandosi sulle masse scontente della conduzione strategica di Pericle.
Ma la democrazia ha pregi e difetti: in questo punto specifico ti lega le mani. Perché se ci si basa sul consenso di massa allora diventa un problema attuare una strategia come quella di Pericle.
Infatti, mentre lui avrebbe proposto una soluzione vittoriosa ma estremamente conservativa a livello militare, portando alla povertà innumerevoli individui per le ovvie conseguenze, i suoi nemici avrebbero proposto brevi battaglie decisive.
Ovviamente noi sappiamo che la seconda opzione sarà un fiasco e che Atene poteva vincere solo con una guerra di logoramento.
Ma se vi mettete nei panni del cittadino ateniese, inconsapevole dell'esito, a chi avreste dato fiducia? Alla seconda opzione. Perché nella prima ci rimettereste comunque a livello personale e non avreste garanzia di vittoria.
In democrazia vince chi dice ciò che la gente vuole sentirsi dire. A prescindere dalla realizzazione.
Se Atene fosse rimasta con Pericle probabilmente avrebbe vinto ma non sarebbe rimasta famosa per il laboratorio politico democratico, dato che l'esito sarebbe stata una sorta di dittatura. Un rafforzamento della Lega a guida ateniese avrebbe potuto rinsaldare notevolmente gli stati greci, che non sarebbero stati preda dei Macedoni, dato che sarebbe mancato lo spazio di manovra iniziale per inserirsi nelle lotte tra Poleis. Una maggior forza degli stati greci forse avrebbe persino reso difficoltoso anche per Roma imporsi gradualmente nelle vicende greche. In questi casi però paradossalmente sarebbe saltata anche l'ellenizzazione dell'Oriente da parte dei Greci e successiva unità politica con l'occidente romano. Un mondo mediterraneo alla lunga molto più diviso, anche culturalmente.
Nella seconda possibilità, ovvero l'estromissione di Pericle con la forza, la storia sarebbe variata di poco, avrebbe seguito grossomodo l'andamento che ha avuto.

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C'è anche quest'idea elaborata da Never75:

Nella battaglia di Mantinea del 362 a.C. Epaminonda non muore: entro il 356 a.C., quando Filippo II prende il potere in Macedonia, l'egemonia tebana in Grecia si è rafforzata. Ciò significa che la terza guerra sacra non scoppia e che il pragmatico Filippo, invece di impelagarsi in Grecia, decide di espandersi nei Balcani.

Nel 336, alle nozze di Alessandro il Molosso, Filippo sfugge all'attentato e comincia nel 335 la campagna contro i persiani, che termina con la conquista dell'Anatolia. Intanto nel 335 muore il vegliardo Epaminonda, ed Alessandro il Molosso approfitta del caos per crearsi il suo dominio in Grecia: ciò gli impedisce di correre in aiuto alle città della Magna Grecia. Di fatto dalla conquista delle popolazioni sannitiche si salva soltanto Taranto.

Sanniti più forti, significa che la prima guerra sannitica si conclude con una sconfitta per i romani: invece di puntare a sud, essi anticipano le loro ambizioni verso il Nord Italia e mantengono ottimi rapporti con Cartagine.

Pirro nel 280 a.C. non combatterà contro i Romani, ma contro i Sanniti e con più risorse, dovute al controllo della Grecia. Sarà una guerra lunga, ma alla fine il re dell'Epiro riuscirà a controllare la Magna Grecia, intanto Cartagine ne approfitterà per conquistare la Sicilia. Intanto, nel 306 a.C. Chandragupta Maurya conquista l'Impero Persiano... e poi?

Foto scattata dall'amico feder al Museo dei Papiri di Siracusa (cliccare per ingrandire)

Foto scattata dall'amico feder al Museo dei Papiri di Siracusa (cliccare per ingrandire)

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Aggiungiamo le proposte balzate in testa ad Enrica S.: l'impero di Sibari e di Metaponto!

Milone di Crotone fu il più grande atleta del mondo antico: nella lotta vinse sette Olimpiadi, dieci Giochi Pitici, nove Giochi Nemei e dieci Giochi Istmici. Fu lui, nel 510 a.C., a trascinare alla vittoria l'esercito di Crotone contro quello più numeroso di Sibari nella Battaglia del Fiume Traente (oggi Tronto), vittoria in conseguenza della quale Sibari fu distrutta e ricoperta dalle acque del Crati, sparendo dalla faccia della Terra. Secondo la tradizione, da giovane Milone aveva salvato dal terremoto i governanti della sua città, sostituendosi ad una colonna crollata e sostenendo il soffitto del palazzo fino a che tutti non furono scappati. Ma che accade se Milone quella volta non ce la fa e muore nel crollo del palazzo assieme ai maggiorenti di Crotone? Nessuno probabilmente riuscirà a distruggere Sibari, una metropoli di 100.000 abitanti protetta da dieci chilometri di mura, che aveva creato un piccolo impero comprendente 25 città e quattro etnie non greche, esteso fin quasi a Taranto. Se Sibari riesce a mantenere negli anni il suo ruolo preminente, ed anzi si rafforza, ce la faranno i Romani a spuntarla contro di essa?

C'è anche un'alternativa: l'impero di Metaponto. Metaponto ("Al di là del mare"), sub-colonia di Sibari, divenne a sua volta potentissima dopo la distruzione della madrepatria, ma fu cancellata da uno dei primi dissesti idrogeologici documentati nella storia d'Italia. Per soddisfare i crescenti bisogni alimentari della popolazione, i metapontini disboscarono molti terreni sulle alture adiacenti, trasformandoli in terreni agricoli. A quel punto, senza alberi a garantire la stabilità del suolo, l'azione erosiva delle piogge fece sì che i terreni franassero gradualmente verso il mare, generando la sedimentazione del materiale terroso; ciò causò l'avanzata della costa e l'impaludamento del prezioso porto (oggi le rovine di Metaponto, un tempo sul mare, si trovano a due chilometri nell'entroterra). Ma se i metapontini sono più oculati e non disboscano l'entroterra? Ce la faranno a conquistare la preminenza fra le poleis della Magna Grecia?

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Bhrihskwobhloukstroy le replica:

Per non disboscarlo devono cominciare a non reinterpretare paretimologicamente il nome della loro città, che appunto hanno interpretato come "Al di là del mare" (μετὰ πόντον /metà pónton/) quando invece il vero nome era (e glielo rimproveravano già gli Antichi) il (pre)messapico Métabon "fra le acque" (dall'indoeuropeo *met-u "fra" + *h₂ap- "acqua" + *-h₃on- suffisso possessivo).

Ad ogni modo, come sempre la successione di appuntamenti geopolitici per qualsiasi 'Impero' Magnogreco arriva fino all'Unificazione del Mediterraneo (o addirittura Indomediterranea): come ci è riuscita (col Mediterraneo) Roma, in teoria ci sarebbe potuta riuscire qualsiasi pólis (non solo greca), ma la strada sarebbe stata lunghissima e dall'esito effettivo totalmente incerto.

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Enrica S. non si dà per vinta:

Concordo con te, e lancio una terza ucronia magnogreca. Il tiranno di Cuma Aristodemo si inimicò le grandi famiglie aristocratiche della città, fino a spingerle a smarcarsi progressivamente dal suo controllo e, dopo la sua morte, a cercare nuove terre da abitare. Risultato? Gli abitanti di Partenope, città fondata dai Greci di Cuma e diventata un porto strategico per i loro commerci, fondarono una "città nuova", in greco Neapolis; a Cuma venne sottratto lo sbocco al mare e cominciò a decadere, mentre Napoli divenne la metropoli che ora conosciamo, e che ancora ricorda nel toponimo "partenopeo" la sfortunata storia d'amore della bellissima sirena Partenope nei confronti dell'eroe greco Odisseo. Ma che accade se Aristodemo è più oculato e non provoca la fuga dei suoi concittadini? Come cambierà la storia d'Italia priva della città di Napoli?

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Ovviamente Bhrihskwobhloukstroy non può esimersi dal rispondere:

Quest'ucronia mi assilla fin da quando ero bambino... Con queste premesse esisterebbero dunque sia Cuma sia Partenope, 'semplicemente' non ci sarebbe presso quest'ultima la (ri)fondazione di Neapolis, giusto? Quindi il territorio storicamente neapolitano non andrebbe a Ercolano o Nola o altre città, ma sarebbe di Partenope, che rimarrebbe associata alla cīuitās di Cuma.

Allora i centri urbani sarebbero gli stessi, ma lo sviluppo di Cuma non verrebbe bloccato e quindi arriverebbe prima o poi a inglobare Baiae, in generale Bacoli e tutto il Capo Miseno. Il ruolo storico di Napoli potrebbe essere assunto da Cuma, che in tal caso diventerebbe una città ancora più spettacolare di Napoli! L'area urbana si estenderebbe anche a Ischia almeno dal XVI. secolo, sarebbe un gioiello mondiale con pochi paralleli.

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Ora diamo la parola a Basileus TFT:

Poniamo che durante la formazione delle poleis greche, Atene riesca rapidamente e fortunosamente ad imporsi sulle altre, vuoi manu militari, vuoi stringendo rapporti di alleanze che la pongono in posizione dominante.
L'influenza delle poleis sottomesse fa si che la democrazia si sviluppi in modo molto diverso, in sostanza l'assemblea dei liberi cittadini elegge ogni X anni un basileus, che ne può mantenere il suo potere a tempo indeterminato in caso di crisi.
Inoltre, visto che il dominio ateniese si sviluppa in epoca molto più antica, la morsa sulle città sottomessa è meno salda e queste possono comunque colonizzare ed espandersi grossomodo come nella nostra timeline.
Quando i persiani attaccano Mileto, il regno ellenico risponde unito e alle termopili ottiene una vittoria schiacciante, costringendo i nemici alla resa.
La Persia fomenterà tentativi di insurrezione di Sparta nella Guerra civile greca (o del Peloponneso), che verranno stroncati nel sangue.
Anni dopo, Atene sottomette l'energico principe macedone Filippo II, e suo figlio Alessandro serve come generale nella campagna contro i persiani che porterà al collasso dell'impero.
Mentre il regno ellenico annette buona parte dell'Asia Minore, l'Egitto torna indipendente, in Mesopotamia nasce il terzo impero babilonese e i persiani si riorganizzano nelle satrapie più orientali...

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Anche stavolta Bhrihskwobhloukstroy non può fare a meno di rispondergli:

Che ucronia difficile! Visto che una parte notevole della divergenza consiste nell’ipotizzata assenza dell’Impero Romano, forse ci si può aiutare invocando quattro dati o paralleli storici:

1) le direttrici geopolitiche dei nemici di Roma;
2) la verosimile redistribuzione delle forze che Roma ha fatto convergere;
3) un’anticipazione degli scenarî che abbiamo ipotizzato per il Tardoantico senza Migrazioni dei Popoli delle Steppe (che in questo caso sarebbero di là da venire);
4) il parallelo con la situazione dei secoli di fioritura
dell’Impero Bizantino (visto che si postulano tre Potenze né greche né romane: la Mesopotamia, l’Egitto e Cartagine, assimilabili ai tre Califfati).

Abbiamo dunque uno Spazio Indomediterraneo in cui si trovano in equilibrio Cartagine, l’Egitto, la Mesopotamia, comunque un Impero Īrānico (dei Persiani o dei Parti), il Regno degli Elleni e Roma a capo della Confederazione Italica, che credo dobbiamo ammettere perché si è sviluppata prima delle Guerre Puniche, qui ricollocate su un più lungo lasso di tempo fra Greci e Cartaginesi.

Assunta come assioma l’Alleanza fra Cartagine, gli Etruschi e Roma (verosimilmente anche con la Mesopotamia), gli Alleati del Regno Ellenico saranno l’Egitto, nientemeno che l’Impero Persiano e i Galli Cisalpini, i quali, senza Seconda Guerra Punica fra Roma e Cartagine, verranno con ogni probabilità egemonizzati dagli Insubri. La vicenda storica dei Parti ci rende verosimile la conquista da parte loro della Mesopotamia; a questo punto l’Egitto può rivolgersi contro Cartagine e la Grecia contro Roma, mentre i Galli diventano l’elemento decisivo per far pendere la bilancia a favore della Lega Antiromanopunica.

Le Guerre Greco-Puniche sarebbero molto più lunghe e faticose, trascinandosi forse fino al I secolo a.C., ma in ogni caso la Confederazione Italica (senza il contributo delle Città Italiote) avrebbe il destino segnato e finirebbe schiacciata nella morsa ellenogalatica, con i Senoni che, in conformità alle tendenze già manifestate fino al IV sec. a.C., arriverebbero a stanziarsi in Daunia e i Boi in Etruria (presumibilmente intorno all’epoca della Guerra Sociale).

Questa cronologia ci permette di mantenere le Genealogie storiche fino alla prima metà del I secolo a.C., per cui in quello precedente Pompeo Strabone può nascere regolarmente da Lucilia e Pompeo Magno dalla propria anonima madre romana, dopodiché questi diventerebbe il principale Generale della Confederazione Gallica (estesa almeno quanto le Provinc[i]e Cesariane, anzi già dal II sec. a.C. fino all’Ebro e magari comprendente pure Sagunto, al di là del confine con la sfera d’influenza punica).

A questo punto la triplice circostanza che fino al II secolo a.C. i Germania appartenevano alla sfera culturale celtica, che i Galati anche nella realtà si sono spinti fino alla Dacia, alla Tracia (spero di non interferire con la grandiosa Ucronia Gallotracia) e all’Anatolia e che le Conquiste Romane in Europa – dalla Spagna alla Dalmazia – sono state l’espressione delle direttrici geopolitiche delle Provinc[i]e Cesariane fa sì che il ruolo romano in Europa nei secoli I a.C.-V d.C. sia assunto dalla Confederazione Gallica – poi Impero Mediolanio – come anticipazione del Walholand (o ‘Grande Galles’ di cui abbiamo discusso a proposito delle Ucronie Tardoantiche) e inevitabilmente del Sacro Romano Impero – nella sua carolingia integrità – come alternativa occidentale a Bisanzio. In questo scenario, i Cimbri, Teutoni e Ambroni avrebbero rappresentato i catalizzatori dell’attacco finale alla Confederazione Italica, eventualmente in concomitanza con una delle ultime Guerre Greco -Puniche ucroniche. Per il carattere mediatore della sua gēns, mi sembra prevedibile che Pompeo Magno (qui chiamato *Pompaiios Māros) non diventi Imperatore, ma trovi un accordo col Senato e il Popolo degli Insubri. Mi sento autorizzato dai precedenti storici persiano (īrānico), ellenistico (panellenico e oltre) e romano (italico) a dare per verosimile che la Confederazione Gallica si estenderebbe alle Isole Britanniche e all’intera Penisola Iberica. Il Bacino Idrografico del Tevere e, più a Est, lo Spartiacque Appenninico fino alla Daunia potrebbe rappresentare per qualche secolo il confine fra Regno degli Elleni e Impero Mediolanio (Corsica ai Galli, Sardegna ai Greci), continuato a Est dell’Adriatico da quello storico fra Dalmazia e Mesia, magari a sua volta proseguente lungo le Alpi Transilvanichee i Carpazi (altrimenti lungo il Basso Danubio o addirittura i Balcani); in ogni caso la nostra Bessarabia sarebbe le Provincia celtica dei Britolagi. Verso le steppe eurasiatiche, le estreme Marche Galliche (*Brogās) corrisponderebbero all’Impero di Ermanarico, per cui l’Impero Mediolanio subirebbe per intero l’urto degli Unni, ma in compenso si riprenderebbe dopo la morte di Attila e non potrebbe essere spartito fra Germani Federati, essendo tutti questi già parti dell’Impero (utilizzabili anzi in eventuale funzione di repressione politica antibagaudica, comunque in un contesto nel quale i motivi sociali della rivolta non si fonderebbero con la contrapposizione etnica fra Galli e Romani).

Siamo così arrivati all’epoca bizantina: se gli Elleni hanno infine conquistato Cartagine, i Parti o la Persia devono aver prima o poi assorbito l’Egitto, altrimenti Greci e Parti/Persiani si sarebbero logorati per secoli contendendosi l’Egemonia sul Levante. In corrispondenza a Giustininano abbiamo dunque Milano, Atene e Ctesifonte in bilanciato Equilibrio di Potenza...

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Basileus TFT insiste:

Quindi verso l'anno 500 AD abbiamo:

Supponendo che l'Occidente abbia comunque una crisi vagamente simile a quella reale, Giustiniano conquisterebbe mezza Italia, il sud della Francia e la penisola Iberica.

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E Bhrihskwobhloukstroy replica:

Campania ellenica, Dalmazia e Scozia galliche; Palestina contesa fra Elleni e Persiani. Giustiniano non avrebbe titoli da rivendicare in Occidente, mentre mi sembra molto più urgente che cerchi di risolvere (come, se non con la forza?) la rivalità con la Persia nel Vicino Oriente. La Crisi dell’Occidente finisce con la morte di Attila e ricomincia nel X secolo (con i soli Magiari e Saraceni, perché i Normanni sono già parte dell’Impero), quindi nel VI secolo è occupato contro gli Avari tanto quanto lo sono gli Elleni.

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C'è pure la trovata di Federico Pozzi:

Esistono molti miti e leggende sul perché la capitale della Grecia abbia scelto come nume tutelare Atena. La mia preferita è questa: Atena e Poseidone si stavano disputando la nuova città per decidere chi dei due l'avrebbe protetta e fatta fiorire, e decisero che sarebbero stati gli abitanti a scegliere, Poseidone offrì alla città una magnifica coppia di splendidi cavalli da guerra, invincibili e più veloci di qualsiasi altro cavallo mai apparso sulla terra; Atena invece piantò la sua lancia in terra e fece fiorire l'olivo (l'immagine era rappresentata anche nella moneta italiana da 100 lire). Atena vinse la sfida e la città dedicò a lei il tempio più grande e il suo nome. Ma se invece la città sceglie Poseidone?

Moneta di Paestum del V secolo a.C. raffigurante PoseidoneLa moneta da 100 lire italiane con Atena e l'albero d'ulivo

A sinistra: moneta di Paestum del V secolo a.C. raffigurante Poseidone.
A destra: la moneta da 100 lire italiane con Atena e l'albero d'ulivo.

Allora correttamente la città si chiamerà Poseidonia (come l'alga e la città sulla costa laziale), richiamo tra l'altro alla sua vocazione marittima. Naturalmente la città sulla costa laziale non si chiamerà Poseidonia ma Atene. Questa scelta "mitologica" potrebbe cambiare il destino della città marinara: avendo optato per i cavalli di Poseidone, Atene si concentrerà sulla conquista dell'interno della Grecia, contando sull'appoggio della possente cavalleria tessala. Infatti i tessali erano famosi come cavalieri, tanto che il re Filippo di Macedonia impostò la sua cavalleria pesante degli Elitaroi sul modello tessalo. Fonderà Atene un impero continentale prima della Macedonia? Cartagine potrà spadroneggiare nel Mediterraneo, in compenso prevedo una decisa politica di opposizione dell'Impero Ateniese contro quello Persiano e una massiccia politica espansionista anche verso l'Egitto e l'Europa dell'Est (le pianure Polacco-Ucraine rappresenterebbero il terreno ideale per dispiegare la potente e magnificamente organizzata cavalleria ateniese).

Dunque avremo un Impero Cartaginese espanso su tutto il mediterraneo, un impero Ateniese che controlla i Balcani e gran parte dell'Europa dell'Est con propaggini in Anatolia e forse in Egitto, un impero persiano in decadenza continuamente attaccato dagli ateniesi; in Europa occidentale resterebbero i Celti e gli Etruschi. Forse questi ultimi si radunerebbero in una confederazione e tenterebbero di resistere alla crescente pressione punica, chiedendo aiuto agli ateniesi; ma, a meno di un cambiamento politico totale, dubito che in questa Timeline gli Ateniesi se ne interesserebbero, tutti concentrati verso oriente, un po' come i Bizantini. Dubito anche che i Cartaginesi colonizzerebbero l'Europa occidentale: forse fonderebbero colonie autonome sulle rive dei fiumi importanti e sul mare, colonie che verrebbero stimolate a rendersi "Indipendenti" in omaggio alla tradizione fenicia; salvo l'Italia: la penisola in mezzo al Mediterraneo con le sue lunghe coste finirebbe per diventare inevitabilmente un'unica grande colonia cartaginese. Il cuore dell'Europa occidentale resterebbe celtico, le prime città dell'interno costruite dai celti sarebbero stimolate dalla presenza delle floride colonie cartaginesi sui mari, e cercherebbero di prevalere (economicamente e poi con la guerra) le une sulle altre e di accaparrarsi tutto il bottino.

L'intero processo di "civilizzazione" dell'Europa quindi sarebbe molto più lento, anche perché nuove tribù si sostituirebbero alle "vecchie": senza Cesare a fermarli, gli Suebi di Arivosto spazzolerebbero via i Galli e gli Elvezi si stabilirebbero comodamente nelle valli della Loira o della Provenza). L'Impero Ateniese attirerebbe invece le orde dei "barbari" (specie delle tribù slave), l'Impero Persiano cadrebbe sotto la pressione dei Greci e così il Grande impero Greco si dividerebbe in due; una parte "occidentale" comprendente grosso modo l'area balcanica, l'Anatolia, il Libano, la Palestina, l''Egitto e le pianure Polacco-Ucraine (le prime province ad essere perse) con capitale Atene; e una parte orientale comprendente Siria, Armenia e Iraq e Iran con capitale Neapolis (Ctesifonte). L'Impero Cartaginese invece si frantumerebbe in una serie di città-stato gelose della loro indipendenza e ansiose di esplorare il mare (scoperta delle Americhe anticipata?), anche per sottrarsi alla sempre più caotica situazione dell'Interno.

Alla fine la situazione si "stabilizza" e (molto lentamente) cominciano a nascere in Europa degli "stati" barbarici, sulla falsa riga di quanto succeduto in Asia centrale. Intanto l'impero greco "d'occidente" cade, sostituito dalle cosiddette "mille (in realtà molte di più) repubbliche marinare punico-barbariche" che esplorano l'Africa; ovviamente il "modello" esportato è quello cartaginese: città sulla costa e alla foce dei fiumi e nessuna influenza sull'interno. Intanto l'Impero Greco d'Oriente commette il grosso errore di irritare la Cina per la questione delle rispettive zone d'influenza sull'India, si scatena una guerra feroce ad oriente che dura per quarant'anni indebolendo paurosamente entrambi i concorrenti e favorendo la conquista da parte dei Mongoli. L'Impero Greco d'Oriente resiste valorosamente, ma contro le orde di Temujin signore dei Mongoli perderà la sua battaglia e dovrà ritirarsi nelle aspre montagne del Caucaso, sognando una riscossa quando il regno dei Mongoli cadrà. Invece  i Greci saranno sottomessi da un nuovo padrone, i Turchi ottomani, mentre si formeranno i primi stati nazionali in Europa e anche in America e in Africa... Come continua questa storia cominciata con un semplice "scambio" mitologico?

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Chiudiamo per ora con quanto ci ha scritto Paolo Maltagliati:

Vi confesso che per me la struttura di Atene (e di Sparta, ma nel suo caso è più evidente) era talmente disfunzionale che o mutava forma di governo o avrebbe comunque perso nel giro di poco tempo.

Mi spiego. Senno del poi a parte, che fa capire che il sistema estremamente chiuso, elitario, schiavile-repressivo di Sparta, non poteva permettere la costruzione di un impero esteso o duraturo, per Atene non è molto diverso.

La struttura delle poleis greche in generale si basava sostanzialmente su un sistema rigido in cui non vi era alcuna intenzione di ampliare la classe dirigente, anzi, semmai, di preservarla intatta senza alcuna modifica o al limite restringerla al minimo possibile. Tutto ciò che si conquistava era fondamentalmente da sfruttare e schiavizzare. Roma ebbe l'elasticità sin da subito di trovare sistemi di dominio variegati e intermedi, oltre che gradatamente integrare le classi dirigenti dei territori annessi agli interessi della res publica (non senza attriti e difficoltà, intendiamoci, ma la linea tracciata fu questa sin praticamente dagli albori, per quanto inizialmente non fu ideologia precisa ma circostanza). Tutte cose che le poleis dimostrarono storicamente di non saper fare (tranne le colonie ioniche dell'Asia Minore in un periodo molto limitato di tempo, forse).

In Atene la discrasia tra nuovi ricchi/borghesi e vecchia classe dirigente, sommata alle politiche coloniali di stampo ultrarepressivo già si rivelò abbastanza esplosiva, proporzionalmente all'aumentare della proiezione sul mediterraneo si sarebbero solo e soltanto aggravate. L'ossessione paranoica della conservazione e della stabilità del sistema avrebbero fatto (come in effetti hanno fatto) il resto, dettando una politica estera ondivaga e figlia di tale conflitto interno.

Atene era una democrazia che di fatto era una oligarchia bloccata, incapace di evolversi né in senso veramente repubblicano né in senso autoritario. Per certi aspetti ci sono delle - vaghe - somiglianze con la repubblica di Venezia, in questo senso.

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Per contribuire alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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