Raccontini che fanno pensare

Il male, il freddo e l'oscuritàLe cose non sono mai quelle che sembrano...Il cieco e il pubblicitarioDietro ogni uomo...La carota, l'uovo e il cafféLa saggezza di SocrateIl Paradiso e l'InfernoPerchè le persone gridano?Il dodicesimo cammelloLe quattro candeleCreatori di sfortunaL'essenza dell'insegnamentoLa madre di Thomas Alva EdisonGodersi la vitaUn ladro in ParadisoIl sacerdote che aveva fallito L'imprenditore e il suo operaioLa corda dell'alpinistaGli animali dell’eremitaLa saggezza in una cioccolata caldaLa sfida del brucoLa virgolaDialogo tra l'Uomo e Dio

1) Il male, il freddo e l'oscurità

Germania, Inizio del secolo XX.

Durante una conferenza con vari universitari, un professore dell'Università di Berlino lanciò una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:

"Dio creò tutto quello che esiste?"

"Un alunno rispose con coraggio:

"Sì, Lui creò tutto..."

"Realmente Dio creò tutto quello che esiste?" domandò di nuovo il maestro.

"Sì, signore", rispose il giovane.

Il professore replicò: "Se Dio ha creato tutto quello esiste, Dio ha fatto anche il male, visto che esiste il male! E se stabiliamo che le nostre azioni sono un riflesso di noi stessi, Dio è cattivo!!!"

Il giovane ammutolì di fronte alla risposta del maestro, inorgoglito per aver dimostrato, ancora un volta, che la fede era un mito.

A questo punto un altro studente alzò la mano e disse:

"Posso farle una domanda, professore?"

"certamente", fu la risposta del professore.

Il giovane si alzò e chiese:

"Professore, il freddo esiste?"

"Ma che domanda è questa? Logico che esiste... o per caso non hai mai sentito freddo?"

Il ragazzo rispose:

"In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l'assenza di calore. Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o trasmettere energia. Lo zero assoluto è l'assenza totale di calore; tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo calore".

"E... esiste l'oscurità?" continuò subito dopo lo studente. Il professore rispose:

"Esiste eccome!"

Il ragazzo allora ripigliò:

"Neppure l'oscurità esiste. L'oscurità, in realtà, è l'assenza di luce. La luce la possiamo studiare, l'oscurità, no! Attraverso il prisma di Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le sue differenti lunghezze d'onda. L'oscurità, no! Come si può conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla quantità di luce presente in quello spazio. L'oscurità è una definizione usata dall'uomo per descrivere il grado di buio quando non c'è luce."

Per concludere, il giovane chiese al professore:

"Signore, il Male esiste?"

E il professore rispose imbarazzato:

"Come ho affermato all'inizio, vediamo stupri, crimini, violenza in tutto il mondo. Queste cose sono il male."

Lo studente concluse:

"Il male non esiste, Signore, o per lo meno non esiste da se stesso. Il male è semplicemente l'assenza di bene... Conforme ai casi anteriori, il male è una definizione che l'uomo ha inventato per descrivere l'assenza di Dio. Dio non creò il male... Il male è il risultato dell'assenza di Dio nel cuore degli esseri umani. Lo stesso succede con il freddo, quando non c'è calore, o con l'oscurità, quando non c'è luce."

Il giovane fu applaudito da tutti in piedi, e il maestro, annichilito, rimase in silenzio.

Il rettore dell'Università si diresse verso il giovane studente e gli domandò:

"Qual è il tuo nome?"

"Mi chiamo Albert Einstein."

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2) Le cose non sono mai quelle che sembrano...

Ed ecco un'altra "lezione", non meno istruttiva.

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In tempi remoti due angeli viaggiavano sulla Terra in forme umane, in missione per conto dell'Onnipotente. A un certo punto si fermarono per trascorrere la notte a casa di persone benestanti.

La famiglia era sgarbata e si rifiutò d'alloggiare gli angeli nella stanza degli ospiti. Diedero invece agli angeli una piccola stanza fredda nell'interrato. Mentre si prepararono il letto sul pavimento duro, l'angelo più anziano vide un buco nel muro e lo riparò.

Quando l'angelo più giovane chiese il perchè, l'angelo più anziano rispose: "Le cose non sono mai quelle che sembrano..."

La notte seguente la coppia si fermò presso la casa di un contadino e di sua moglie, entrambi molto poveri, ma anche molto ospitali.

Dopo aver condiviso il po' di cibo disponibile, obbligarono gli angeli a dormire nel loro letto, permettendo loro una buona notte di riposo, mentre essi dormirono sul pavimento.

Quando il mattino seguente il sole si levò, gli angeli trovarono il contadino e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, il cui latte era la loro unica fonte di guadagno, giaceva morta nel campo.

L'angelo più giovane si adirò e chiese al più anziano come avesse potuto permettere che ciò accadesse, ma egli gli rispose solo: "Le cose non sono mai così come sembrano..."

L'angelo più giovane perse il controllo e gli buttò in faccia:

"Il primo uomo aveva tutto e l'hai aiutato. La seconda famiglia aveva poco ma era desiderosa di condividere tutto, e tu hai lasciato morire loro la mucca.

"Le cose non sono mai ciò che sembrano", rispose l'angelo più anziano. "Quando eravamo nell'interrato della grande casa, ho notato che nel buco era conservato dell'oro in grande quantità. Visto che l'uomo era così ossessionato dall'avidità e non era desideroso di condividere la sua fortuna, ho sigillato il muro, così non lo troverà mai più.

Ieri sera, mentre dormivamo nel letto del contadino, venne l'angelo della morte per prendersi sua moglie. Io l'ho convinto a prendere in sua vece la mucca..."

A volte è esattamente ciò che accade quando le cose non vanno così come dovrebbero. Se hai fede, devi credere che qualsiasi cosa accade è a tuo vantaggio. Forse non lo capirai se non più tardi... Le cose non sono mai così come sembrano!

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3) Il cieco e il pubblicitario

Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: "Sono cieco, aiutatemi per favore."

Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e vi lasciò cadere una moneta, ma poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un'altra frase.

Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote.

Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone, e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose:

"Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo".

Sorrise e se ne andò.

Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto:

"Oggi è primavera e io non posso vederla."

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4) Dietro ogni uomo...

Barbara Walters, famosa giornalista televisiva americana, ha condotto uno studio sui ruoli maschili e femminili a Kabul in Afghanistan, alcuni anni prima del conflitto afgano. È risultato che le donne, per  tradizione, camminano 5 passi dietro al marito. Recentemente e tornata a Kabul e ha osservato che le donne continuano a camminare dietro ai loro mariti. Il regime dei talebani ha fatto si che camminino adesso ancora più distanziate dai loro uomini; ma quello che lascia perplessi è il fatto che le donne sembrano felici di mantenere la vecchia tradizione. La signora Walters ha allora avvicinato una delle donne afgane e le ha domandato:

"Come mai sembrate felici di questa vecchia tradizione che una volta avete cercato con tanta determinazione di cambiare?"

"Le mine", rispose l'interpellata senza esitazione.

Morale: Dietro ogni uomo c'è sempre una donna intelligente!

Una vignetta di Angelo Fiombo che fa davvero pensare!

Una vignetta di Angelo Fiombo che fa davvero pensare!

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5) La carota, l'uovo e il caffé

Una giovane ragazza venne dalla madre per lamentarsi di come la vita fosse così dura per lei. Non sapeva più come cavarsela e aveva tanta voglia di piantare tutto; era stanca di combattere con le vicende della vita. Sembrava che, appena un problema era risolto, un altro ne sorgesse a complicare le cose.

La madre la portò in cucina. Riempì tre tegamini di acqua e li depose sul gas a fuoco alto. Presto l’acqua cominciò a bollire.

Nel primo mise una carota, nel secondo un uovo, e nel terzo una manciata di chicchi di caffé macinati. Li lasciò bollire per un certo tempo senza dire niente.

Dopo circa venti minuti spense il fuoco. Tirò fuori la carota e la depose su un piattino. Così fece anche con l’uovo, e versò il caffé, filtrandolo, in una tazza.

Rivolgendosi poi alla figlia, le chiese: “Dimmi cosa vedi.”

“Una carota, un uovo e del caffé”, rispose la figlia.

La madre le disse di avvicinarsi e di toccare la carota. Lo fece e notò che era soffice. Poi la madre le disse di prendere in mano l’uovo e di romperlo.

Dopo averlo tolto il guscio, notò l’uovo indurito dalla bollitura.

Poi la madre disse alla figlia di sorseggiare il caffé. La ragazza cominciò a sorridere al contatto con il ricco aroma del liquido che beveva.

Poi, chiese alla madre: “*Che cosa significa tutto questo?”

La madre le spiegò che ognuna delle tre cose aveva dovuto far fronte alla stessa avversità: l’acqua bollente. E ognuna di esse aveva reagito in modo diverso.

La carota era entrata nell’acqua forte e dura…. Ma dopo aver lottato con l’acqua bollente, si era rammollita e indebolita.

L’uovo era entrato nell’acqua fragile. Il guscio sottile proteggeva il suo interno liquido, ma dopo aver lottato con l’acqua bollente si era indurito.

Il caffé macinato, invece, si era comportato in modo del tutto unico. Dopo essere stato gettato nell’acqua bollente, esso aveva agito sull’acqua e l’aveva trasformata!

“Con quale di questi tre ti identifichi?” chiese la madre alla figlia. “Quando l’avversità bussa alla tua porta, come rispondi? Ti comporti come la carota, come l’uovo o come i grani di caffé macinati?

Chiediti sempre « a quale di questi tre rassomiglio? »

Sono come la carota che sembra forte e dura, poi a causa della sofferenza e dell’avversità divento soffice e rammollita e perdo la mia forza?

Sono come l’uovo che all’inizio ha un cuore tenero e malleabile, ma cambia con il calore? Avevo un buon carattere e un’indole serena, poi a causa di una sofferenza causata dalla morte di una persona cara o da una depressione, una transazione finanziaria andata male o qualche altra prova, sono diventato indurito e gelido? Forse il mio guscio sembra sempre lo stesso, ma all’interno mi sento amareggiato e indurito, con uno spirito arido e un cuore duro?

Oppure, sono come il caffé macinato? Se guardi bene, esso cambia l’acqua, cioè proprio quelle circostanze che gli procurano sofferenza. Quando l’acqua si scalda, il caffé comincia a emanare il suo aroma e la sua fragranza. Se sei come il caffé, quando le cose cominceranno ad andarti male, tu diventerai migliore e cambierai la situazione che ti concerne.

Quando ti senti male, e le prove della vita sembrano essere enormi, cerchi di elevarti ad un altro livello? Come ti comporti nelle avversità? Sei come una carota, un uovo o come i grani di caffé macinato?

Possa tu avere abbastanza gioia da renderti dolce, abbastanza prove da renderti forte, e abbastanza sofferenze da farti rimanere umano, e abbastanza speranza da renderti felice.

Le persone più felici non sono quelle che hanno il meglio di tutto; Sono quelle che sanno tirare il meglio da quello che la vita riserva loro. Il futuro più luminoso sarà sempre basato su un passato dimenticato; non puoi avanzare nella vita se non lasci andare gli sbagli del tuo passato e tutto quello che ti fa soffrire nel profondo.

Quando sei nato piangevi e tutti intorno a te ridevano. Vivi la tua vita in modo tale che, alla fine, tu riderai mentre gli altri piangeranno.”

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6) La saggezza di Socrate

Un giorno un uomo andò a trovare Socrate e gli disse:

"Socrate, devo raccontarti una cosa su un tuo giovane allievo. Vedi, il fatto è che lui..."

Ma il grande filosofo interruppe il pettegolo:

"Non continuare, prima vorrei farti tre semplici domande su quello che hai da dirmi."

"Tre domande? Quali domande, Socrate?"

"La prima domanda si chiama verità. Puoi giurare che quello che vuoi raccontarmi è l'assoluta verità?"

"No, ma ne parlavano al mercato, e pensavo che tu..."

"Quindi tu personalmente non sai se ciò che vuoi dirmi è vero. La seconda domanda si chiama bontà. Quello che vorresti dirmi è buono?"

"Veramente no, perché sembra che quel tipo.. "

"Quindi vorresti dirmi qualcosa di cattivo, anche se non sei sicuro che sia vero?"

"Io credevo che..."

"Resta la terza domanda, l'utilità. Mi sarà utile sapere ciò che vorresti dirmi?"

"Non saprei..."

"Allora perché vorresti riferirmi una cosa che ha almeno il 50% di probabilità di essere falsa, cattiva e inutile?"

Sentendo questo, il pettegolo si vergognò di se stesso e se ne andò con la coda tra le gambe.

Ricordiamocelo. Spesso ci comportiamo, io per primo, diversamente da come fece Socrate.

Un pettegolezzo viaggia a maggior velocità verso il luogo dove provoca il maggior danno (Legge di Agrait)

La vera signora non fa pettegolezzi, fa trapelare indiscrezioni (J. Dale)

Chi dice che non vuole parlare male degli altri lo sta per fare (Antonio Amurri)

C'è qualcosa di peggio che essere oggetto di chiacchiere: passare inosservati e vivere una vita anonima (Lord Darlington in "Le seduttrici")

Alla gente le chiacchiere non piacciono soltanto quando si parla di loro (Will Rogers)

Non tutti ripetono i pettegolezzi, alcuni li migliorano (anonimo)

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7) Il Paradiso e l'Inferno

Un sant'uomo si trovò un giorno a conversare con Dio e gli chiese:

"Signore, mi piacerebbe sapere come sono fatti il Paradiso e l'Inferno."

Dio condusse il sant'uomo verso due porte.

"Aprì una delle due e guarda all'interno."

Il sant'uomo obbedì. Al centro della stanza c'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un largo recipiente contenente cibo dal profumo tanto delizioso che il sant'uomo si sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato, ed avevano tutti l'aria affamata. Il sant'uomo guardò, ed ecco, avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, collegati alle loro braccia.

Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.

"Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio allora gli disse:

"Hai appena visto l'Inferno."

Dio e l'uomo si diressero allora verso la seconda porta. Dio la aprì. la scena che il sant'uomo vide era identica alla precedente: c'erano la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso, le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici collegati alle braccia. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.

Allora il sant'uomo sbottò:

"Non capisco! Come mai questa differenza?"

"È semplice, gli spiegò Dio: "questi hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri con i cucchiai, mentre gli altri non pensano che a loro stessi. Per questo quello è l'Inferno della solitudine, questo il Paradiso della comunione. Anche Mio Figlio, quando è morto sulla croce, non pensava a se stesso, ma a te."

Tu che hai letto queste brevi righe, ricordati che io dividerò sempre il mio cucchiaio con te.

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8) Perchè le persone gridano?

Perchè due persone quαndo discutono urlαno? 

Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:

"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"

"Gridano perché perdono la calma", rispose uno di loro.

"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" domandò nuovamente il pensatore.

"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo.

E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"

Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore. Allora egli esclamò:

"Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché?Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."

Infine il pensatore concluse dicendo:

"Quando voi discuterete, non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."

Ah, dimenticavo! Il pensatore in questione era Mohandas Karamchan Gandhi.

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9) Il dodicesimo cammello

C'è un famoso racconto di Julio Cesar de Melo e Sousa (1895-1974), scrittore, matematico e accademico brasiliano, noto anche come Malba Tahan, pseudonimo sotto cui si nascose fingendosi autore di lingua araba per proporre il suo famoso "L'uomo che sapeva contare" del 1938. Questo, in sintesi, il racconto.

Un cammelliere, quando mori, lasciò per testamento ai tre figli l'unico bene che aveva: i suoi 11 cammelli. Ne assegnava metà al primo figlio, un quarto al secondo e un sesto all'ultimo. Ma lì nasceva un problema: la metà di undici cammelli portava a cinque cammelli e mezzo e i conti non si potevano fare. Iniziava così un pesante conflitto che non sembrava si potesse risolvere.

Passava di lì un altro cammelliere, che offri il suo aiuto per risolvere la diatriba. Decise di donare un suo cammello ai fratelli che così divennero proprietari di 12 cammelli. Grazie a questa donazione fu possibile soddisfare le pretese dei tre eredi: al primo andarono sei cammelli (la metà di 12), al secondo tre cammelli (un quarto di 12) e al terzo due cammelli (un sesto di 12). Tutti furono soddisfatti: nessuno di loro otteneva né più né meno di quarto stabilito dal testamento, e il totale faceva esattamente undici cammelli. Il cammelliere di passaggio poté così riprendersi il dodicesimo cammello (il suo), andarsene soddisfatto e lasciare tutti contenti.

Quella del dodicesimo cammello è una storia che ci fa capire come l'affidarsi alla sola efficienza non ci aiuta a raggiungere la giustizia sociale. Perseguire la "giustizia" significa lasciar spazio al dono e alla sua fertilità di generare valore e ricchezza.

Inoltre, come scrive Malba Tahan, « se contempliamo il cielo in una notte limpida e tranquilla, sentiamo di non poter comprendere le meravigliose opere di Dio. Ai nostri occhi stupiti le stelle formano una luminosa carovana che viaggia in un deserto infinito, dove sterminate nebulose e pianeti erranti seguono eterne leggi nelle profondità degli spazi e ci suggeriscono una nozione ben precisa: l'idea di numero ». Tutto ciò dimostra che la matematica possiede non solo verità, ma anche bellezza.

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10) Le quattro candele

In una stanza c'erano quattro candele che, bruciando, si consumavano lentamente.

Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione.

La prima diceva:

"IO SONO LA PACE, ma gli uomini non mi vogliono: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!"

Così fu e, a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.

La seconda disse:

"IO SONO LA FEDE, e purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, non ha senso che io resti accesa".

Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.

Triste triste, la terza candela a sua volta disse:

"IO SONO L'AMORE e non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Troppe volte preferiscono odiare!"

E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.

Un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente.

"Ma cosa fate? Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!"

E così dicendo scoppiò in lacrime.

Allora la quarta candela, impietositasi, gli disse:

"Non temere, non piangere: finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: infatti IO SONO LA SPERANZA."

Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre.

CHE NON SI SPENGA MAI LA SPERANZA DENTRO IL NOSTRO CUORE...

...e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di riaccendere con la sua Speranza, la FEDE, la PACE e l'AMORE.

Paulo Coelho

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11) Creatori di sfortuna

C'era un uomo che passava tutte le sue giornate a lamentarsi della sua sfortuna: non aveva un lavoro soddisfacente, sua moglie si lamentava in continuazione, tutti quelli più importanti e influenti di lui lo maltrattavano e gliene capitavano sempre di tutti i colori, così passava tutto il suo tempo libero in giro per la città con lo sguardo sempre rivolto verso il basso e borbottando in continuazione "Come sono sfortunato!"

La Fortuna, un bel giorno, stufa delle sue lamentele, decise così di piazzare sul suo cammino una borsa piena di marenghi d'oro.

"Tanto", pensò, "sta sempre con lo sguardo basso, dovrà vederla per forza, la raccoglierà, tornerà a casa e la smetterà di piagnucolare." E così fece.

L'uomo, però, nel momento esatto in cui avrebbe dovuto vedere la borsa piena di marenghi, alzò lo sguardo al cielo, chiese a voce alta "Ma come è possibile che io sia così sfortunato?", scavalcò la borsa senza accorgersi di nulla e continuò per la sua strada.

La Fortuna, riprendendosi la borsa colma di monete d'oro prima che la sgraffignasse qualcuno poco degno, non poté fare altro che constatare:

"Non c'è niente da fare, ci sono uomini che la propria fortuna se la creano da soli, ma ce ne sono altri che si creano da soli la propria sfortuna."

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Ma aspettate, ne ho un'altra da raccontarvi:

Un'antica favola africana racconta del giorno in cui scoppiò un grande incendio nella foresta. Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e scapparono spaventati.

Mentre fuggiva via veloce, il leone vide un colibrì che stava volando nella direzione opposta.

"Dove credi di andare?" chiese il re della foresta. "C'è un incendio, dobbiamo scappare!"

Il colibrì rispose:

"Vado al lago, per raccogliere acqua nel becco da buttare sull'incendio."

Il leone replicò:

"Sei impazzito? Non crederai mica di poter spegnere un incendio gigantesco con quattro gocce d'acqua!"

Ma il colibrì ribatté:

"E allora? Io faccio la mia parte..."

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12) L'essenza dell'insegnamento

C'è anche il breve apologo che ci ha narrato l'amico feder:

Un anziano incontra un giovane che gli chiede: "Si ricorda di me?"

E il vecchio gli dice di no.

Allora il giovane gli dice che è stato il suo studente. E il professore gli chiede:

"Ah sì? E che lavoro fai adesso?"

Il giovane risponde: "Beh, faccio l’insegnante."

"Oh, che bello come me?" replica il vecchio.

"Beh, sì. In realtà, sono diventato un insegnante perché mi ha ispirato ad essere come lei."

L'anziano, curioso, chiede al giovane di raccontargli come mai. E il giovane gli racconta questa storia:

"Un giorno un mio amico, anch'egli studente, è arrivato a scuola con un bellissimo orologio, nuovo e io l’ho rubato. Poco dopo, il mio amico ha notato il furto e subito si è lamentato con il nostro insegnante, che era lei. Allora lei ha detto alla classe:

- L'orologio del vostro compagno è stato rubato durante la lezione di oggi. Chi l'ha rubato, per favore, lo restituisca.
Ma io non l'ho restituito perché non volevo farlo.

Poi lei hai chiuso la porta e ci ha detto a tutti di alzarci in piedi perché avrebbe controllato le nostre tasche una per una. Ma, prima, ci ha detto di chiudere gli occhi. Così abbiamo fatto e lei ha cercato tasca per tasca e, quando è arrivato da me, ha trovato l'orologio e l'ha preso.

Ha continuato a cercare nelle tasche di tutti e, quando ha finito, ha detto:

- Aprite gli occhi. Ho trovato l'orologio.

Non mi ha mai detto niente e non ha mai menzionato l'episodio. Non ha mai fatto il nome di chi era stato quello che aveva rubato. Quel giorno, lei ha salvato la mia dignità per sempre. È stato il giorno più vergognoso della mia vita. Non mi ha mai detto nulla e, anche se non mi ha mai sgridato né mi ha mai chiamato per darmi una lezione morale, ho ricevuto il messaggio chiaramente. E grazie a lei ho capito che questo è quello che deve fare un vero educatore.

Si ricorda di questo episodio, professore?"

E il professore rispose:

"Io ricordo la situazione, l'orologio rubato, di aver cercato nelle tasche di tutti ma non ti ricordavo, perché anche io ho chiuso gli occhi mentre cercavo."

Questo è l'essenza dell'insegnamento. Non umiliare, ma equiparare.

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Un altro contributo di feder, tratto da questo sito:

Sono uno studente in una scuola media pubblica. Di recente abbiamo fatto un compito in classe, e oggi abbiamo ricevuto i nostri test corretti con i voti. Un nostro compagno - che purtroppo conosciamo per la sua abitudine di copiare da altri studenti più capaci - chiede al nostro insegnante di venire al suo banco. La loro conversazione è privata, ma tutti noi sappiamo già quale sarà l'argomento della loro conversazione, quindi rimaniamo in silenzio e ascoltiamo:

Studente 1: "Prof, perché nel mio compito ho preso una 'F'? Sono certo che avrei dovuto ricevere perlomeno una 'C' o una 'B'!"

Insegnante: "Perché pensi questo?"

Studente 1: "Beh, perché... ho studiato insieme a [Studente 2] per l'esame e lui ha preso una 'B.' Se le sue risposte sono giuste, lo dovrebbero essere anche le mie!"

Studente 2: *alza la voce all'improvviso* "Non è vero! Non abbiamo studiato insieme! Hai semplicemente copiato le mie risposte!"

Studente 1: "Beh, e allora perché non ho tuo stesso voto?"

Studente 3: *ride* "Perché lui evidentemente ti ha lasciato copiare le sue risposte, poi le ha cancellate e ha riscritto le risposte giuste, senza che tu te ne accorgessi."

Insegnante: "Sì, ha ragione! A proposito: Babbo Natale non ha guidato la prima spedizione al Polo Nord, e le terre polari artiche non sono divise tra Gondor, Mordor, Valinor, Numenor e Fartland. Almeno prova a rileggere quello che copi!"

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13) La madre di Thomas Alva Edison

Un giorno Thomas Alva Edison tornò a casa e consegnò una busta a sua madre.

Le disse: “La mia insegnante mi ha dato questa lettera e mi ha detto di farla leggere solo a te”.

La donna aprì la busta, lesse la lettera e gli occhi le si riempirono di lacrime. Subito dopo lesse ad alta voce la lettera a suo figlio:

“Suo figlio è un genio. Questa scuola è troppo limitata per lui e non ha insegnanti abbastanza bravi per formarlo. Per favore, le faccia lei da insegnante.”

Molti anni dopo la morte di sua madre, Edison era diventato uno dei più grandi inventori del secolo. Un giorno stava sistemando un vecchio armadio e trovò, un po’ spiegazzata, la lettera che gli fu data dal suo insegnante per sua madre. La aprì e lesse il testo che vi era scritto:

“Suo figlio ha dei problemi mentali e ostacola anche il lavoro dei suoi compagni. Purtroppo non possiamo più lasciargli frequentare la nostra scuola. È espulso.”

Dopo aver letto ciò, Edison si commosse profondamente. Scrisse quindi nel suo diario:

“Thomas Alva Edison era un bambino malato di mente, la cui madre lo trasformò nel genio del secolo.”

Morale: l’amore e l’educazione di una madre possono cambiare il destino di un bambino.

“Non mi scoraggio, perché ogni tentativo sbagliato scartato è un altro passo avanti.” (Thomas Alva Edison)

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feder in proposito ha aggiunto:

Mi viene in mente una storia che ho sentito tempo fa, narrata da un'insegnante di Francese. Lei aveva in classe una ragazza che arrivava quasi sempre in ritardo e spesso si addormentava in classe, ma che aveva sempre voti molto alti e si offriva sempre volontaria nelle interrogazioni (per cui la prof faceva finta di non accorgersi del perenne stato di sonnolenza della ragazza). Un giorno però, di fronte all'ennesimo episodio di ritardo, la prof chiese alla ragazza che problema avesse, e la ragazza rispose (in francese) che lei era odiata ed emarginata da tutti i suoi compagni di classe. La prof rimase momentaneamente turbata, giacche essendo una classe di francese si aspettava che gli altri capissero ciò che la ragazza aveva appena detto, ma la studentessa spiegò alla prof (sempre in francese) che loro due erano le uniche in quella classe a capire ciò che lei aveva detto. La prof, insospettita, fece delle domande in francese a tutta la classe, durante le quali nessuno (a parte la ragazza) dimostrò di comprendere una sola parola. Quando la prof chiese agli studenti come facessero a lavorare, essi rivelarono che usavano un traduttore online. Da quel giorno la prof permise alla ragazza di fare i propri compiti ed esercitazioni/esami per proprio conto (anche per i lavori normalmente fatti in coppia o in gruppo) e la ragazza rapidamente smise sia di arrivare in ritardo che di addormentarsi in classe. Qualche tempo dopo, la studentessa ottenne voti sufficienti a essere promossa anticipatamente in una classe superiore, con altri ragazzi desiderosi d'imparare la lingua...

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14) Godersi la vita

Un altro raccontino inviatoci da feder:

Un ricco industriale del Nord rimase perplesso quando vide un pescatore del Sud tranquillamente appoggiato alla barca, intento a fumarsi la pipa.

"Perché non sei uscito oggi a pesca?" gli chiese l'industriale.

"Perché per oggi ho pescato a sufficienza" rispose il pescatore.

"E perché non peschi più del necessario?" insistette l'industriale.

"E che cosa farei con i pesci in più?" chiese a sua volta il pescatore.

"Guadegneresti più soldi", fu la risposta, "e in questo modo potresti dotare la tua barca di un altro motore, spingerti più al largo, e pescare più pesci. Così facendo, guadagneresti quel che ti basterebbe per comprarti una rete di nylon, con cui avresti ancora più pesci e più soldi. In men che non si dica potresti permetterti due barche... anzi, una vera e propria flotta. Diventeresti ricco come me!"

"E a quel punto cosa farei?" tornò a chiedere il pescatore.

"Potresti startene seduto e goderti la vita", fu la risposta dell'industriale.

"E che cosa credi che stia facendo in questo preciso momento?" rispose soddisfatto il pescatore.

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15) Un ladro in Paradiso

Un ladro arrivò alla porta del Cielo e cominciò a bussare: "Aprite!"

L'apostolo Pietro, che custodisce le chiavi del Paradiso, udì il fracasso e si affacciò alla porta: "Chi è là?"

"Un ladro, fammi entrare in cielo."

"Neanche per sogno. Qui non c’è posto per un ladro!"

"E chi sei tu, per impedirmi di entrare?"

"Sono l’apostolo Pietro."

"Ti conosco! Tu sei quello che per paura ha rinnegato Gesù prima che il gallo cantasse tre volte. Io so tutto, amico!"

Rosso di vergogna, San Pietro si ritirò e corse a cercare San Paolo: "Paolo, va tu a parlare con quel tale alla porta...”

San Paolo mise la testa fuori della porta: "Chi è là?"

"Sono io, il ladro. Fammi entrare in Paradiso!"

"Spiacente, qui non c'è posto per i ladri!"

"E chi sei tu, che non vuoi farmi entrare?"

"Io sono l'apostolo Paolo!"

"Ah, Paolo! Tu sei quello che andava da Gerusalemme a Damasco per impriionare i cristiani. E adesso sei in Paradiso!”

San Paolo arrossì, si ritirò confuso e raccontò tutto a San Pietro.

"Dobbiamo mandare alla porta l'Evangelista Giovanni", disse Pietro. "Lui non ha mai rinnegato Gesù. Può parlare con il ladro.”

Giovanni si affacciò alla porta: "Chi è là?”

"Sono io, il ladro. Lasciami entrare in Cielo!"

"Puoi bussare finché vuoi, ladro. Per i peccatori come te qui non c’è posto!”

"E chi sei tu, che non mi lasci entrare?"

"Io sono Giovanni l'Evangelista”

"Ah, tu sei l'Evangelista. Perché mai ingannate gli uomini? Voi avete scritto nel Vangelo: « Bussate e vi sarà aperto. Chiedete e otterrete. » Sono due ore che busso e chiedo, ma nessuno mi fa entrare. Se tu non mi trovi subito un posto in Paradiso, torno immediatamente sulla Terra e racconto a tutti che hai scritto bugie nel Vangelo!”

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E non è tutto:

Il buio ti fa paura? Accendi la luce!

Un maestro di spiritualità un giorno si trovò a predicare in uno stadio pieno di gente. A metà del suo discorso chiese che si spegnessero tutte le luci e dal microfono disse: «lo accenderò un cerino; chi lo vede dica sì. » Si sentì un solo grido in tutto lo stadio: al buio un cerino si vede!

Poi spense il cerino e continuò: «Tutti quelli che hanno un cerino o un accendino lo accendano»; dopo poco, lo stadio si illuminò di luce fioca, ma luce diffusa. Poi fece tornare la luce normale e disse: «Vedete, un solo sì, una sola fiammella; se viene imitata si estende a tutti coloro che sono presenti.

Ebbene, così risplenda la vostra luce - dice il Signore - di fronte agli uomini. Non è necessario che cerchiate di fare cose grandiose, rimanete al vostro posto, ma al vostro posto fate tutto quello che il Signore vi chiede di fare perché il mondo sia salvo. »

Viviamo in un mondo immerso nelle tenebre. Siamo disorientati, angosciati e abbiamo paura del futuro.

Ma Lui ha detto: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Giovanni 8,12)

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16) Il sacerdote che aveva fallito

Il parroco di un piccolo paese andò in chiesa incoraggiato e motivato a celebrare un'altra messa serale, ma l'ora era passata e nessuno del paese era arrivato. Dopo 15 minuti, entrano tre bambini, dopo 20 minuti entrano due giovani. Così decise di iniziare la Messa con i cinque fratelli. Nel corso della Messa, una coppia entró e si sedette negli ultimi banchi della chiesa.

Mentre il sacerdote predicava e spiegava il Vangelo, entrò un altro uomo, mezzo sporco, con una corda in mano. Deluso e senza capire la causa della debole partecipazione dei fedeli, il sacerdote celebrò la Messa con amore e predicò con entusiasmo.

Quando stava tornando a casa, fu aggredito e picchiato da due ladri che presero la sua borsa contenente la Bibbia e altri oggetti di valore. Arrivando alla canonica, medicandosi le ferite, descrisse quel giorno come « il giorno più triste della sua vita, il fallimento del suo ministero e il giorno più infruttuoso della sua carriera »; ma… non importa, avrebbe fatto tutto con Dio e per Lui.

Dopo cinque anni, il prete decise di condividere questa storia con i parrocchiani della chiesa. Quando la storia finisce, una coppia importante in quella parrocchia si ferma e dice: “Padre, la coppia nella storia di cui ha parlato, seduti in fondo alla chiesa , siamo noi. Eravamo sull'orlo della separazione, basata su varie questioni e disaccordi nella nostra casa. Quella sera avevamo finalmente deciso per il nostro divorzio, ma prima abbiamo deciso di venire in chiesa a lasciare le nostre fedi e poi ognuno avrebbe continuato nel suo cammino. Nel frattempo, dopo aver ascoltato l’omelia, quella stessa sera, abbiamo deciso di non lasciarci. Di conseguenza, oggi siamo qui con casa e famiglia restaurate".

Mentre la coppia parlava, uno degli uomini d'affari di maggior successo che hanno contribuito a sostenere la Chiesa, ha salutato con la mano, chiedendo di parlare e quando gli è stata data l'opportunità ha detto: “Padre, io sono l'uomo che è arrivato mezzo sporco con una corda in mano. Ero sull'orlo della bancarotta, perso nella droga, mia moglie e i miei figli hanno lasciato casa a causa delle mie aggressioni. Quella notte ho cercato di uccidermi, ma la corda si è rotta, così sono uscito per comprarne un'altra. Nel cammino, ho visto la chiesa aperta, ho deciso di entrare anche se ero molto sporco e con la corda in mano. Quella notte, la sua omelia mi ha trafitto il cuore e sono partito da qui con la voglia di vivere. Oggi sono libero dalla droga, la mia famiglia è tornata a casa e sono diventato il più grande uomo d'affari della città. "

Sulla porta d'ingresso della sagrestia, il diacono gridò: «Padre, io ero uno di quei ladri che l'hanno derubata. L'altro è morto quella stessa notte quando abbiamo compiuto la seconda rapina. Nella sua valigetta c'era una Bibbia. La leggevo ogni volta che mi svegliavo la mattina. Dopo tante letture, ho deciso di prestare il mio servizio in questa chiesa. "

Il prete rimase sconvolto e cominciò a piangere insieme ai fedeli. Dopotutto, era una notte che considerava una notte di fallimento.

MORALE:
Esercita la tua chiamata (lavoro/missione) con dedizione indipendentemente dal numero dei partecipanti.
Dai il massimo ogni giorno, perché ogni giorno sei uno strumento di bene per la vita di qualcuno.
Nei giorni peggiori della tua vita puoi ancora essere una benedizione nella vita di qualcuno.
Dio può usare le "cattive circostanze" di una vita per produrre grandi vittorie.

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17) L'imprenditore e il suo operaio

Un imprenditore chiese ad un suo operaio di costruirgli una casa. Ma l’operaio era molto risentito, poiché mancavano solo tre mesi al suo pensionamento e, per costruire una casa, ce ne vogliono molti di più.

"Guarda il progetto", disse l’imprenditore: "ci sono tre piani, un grande giardino ed una bella piscina, voglio che tu faccia tutto come da progetto."

L’operaio, sempre più furioso si mise subito all’opera, deciso ad impiegarci meno tempo possibile. Addirittura, per sbrigarsi, saltò dei passaggi fondamentali, non rispettò i normali tempi di asciugatura di vernici e cemento, procedette con l’unico obiettivo di farla pagare al suo datore di lavoro per avergli dato quell’arduo compito solo tre mesi prima della sua desiderata pensione. Era così adirato che decise anche di fregare l’imprenditore, acquistando materiali scadenti e tenendo molti soldi per sé.

Finalmente la casa fu terminata. L’operaio convocò l’imprenditore sul posto: "Ecco, questa è la casa che mi ha chiesto di costruire."

"Tieni le chiavi", rispose l’imprenditore sorridendo. "Questa casa è per te, è per ringraziarti per tutti gli anni che hai lavorato per me. Qui puoi goderti al meglio la tua pensione."

Chissà come si sarà sentito l’operaio. Stava raccogliendo quello che aveva seminato: una casa inagibile, pericolante e pericolosa.

Morale: agisci sempre con amore, farai del bene agli altri e contemporaneamente a te stesso.

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Carlazzurro poi ci ha inviato questo straordinario apologo:

Le sette meraviglie del mondo moderno

Fu chiesto a un gruppo di studenti di redigere la lista di quelle che secondo loro erano « le sette meraviglie del mondo moderno ». Ci furono varie opinioni, ma ecco quelle che ricevettero più voti:

1. Il Cristo del Corcovado
2. Il Taj Mahal
3. Il Burj Khalifa di Dubai
4. Il Canale di Panama
5. La Statua della Libertà
6. La Torre di Pisa
7. La Grande Muraglia Cinese

Mentre attribuiva i voti, l'insegnante notò che una studentessa non aveva consegnato il suo foglio, ancora bianco.
L'insegnante chiese alla studentessa se avesse difficoltà a compilare la sua lista. Lei rispose:
« Sì, un po'. È difficile decidere, ce ne sono talmente tante! »
L'insegnante le disse: « Dicci quali sono le possibilità tra cui vuoi effettuare la tua scelta, potremmo aiutarti. ».
La ragazza esitò un po', poi disse:
« Credo che le sette meraviglie del mondo siano:

1. Vedere
2. Sentire
3. Toccare
4. Gustare
5. Sacrificarsi
6. Ridere
7. Amare... »

La classe rimase silenziosa.
Queste cose sono talmente semplici e scontate che ci dimentichiamo a che punto possano essere meravigliose!
Ricorda: Le cose più preziose non posso essere comprate né costruite dall'uomo.

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18) La corda dell'alpinista

Si racconta che un alpinista, dopo lunghi anni di preparazione, decise di realizzare il suo sogno e di scalare una montagna molto pericolosa.

Volendo tutta la gloria per sé, decise di andarci da solo. Le ore passarono in fretta e l'oscurità lo sorprese. Non avendo il necessario per accamparsi, decise di proseguire la scalata. Il buio gli impediva di vedere il proprio sentiero.

Le nuvole nascondevano la luna e le stelle. Aveva quasi raggiunto la vetta quando l'inevitabile capitò. Perse l'appoggio e cadde nel vuoto.

Ebbe giusto il tempo di vedere delle macchie scure e si sentì inghiottito dall'abisso. I principali avvenimenti della sua vita sfilarono altrettanto velocemente davanti ai suoi occhi.

Sentiva la morte avvicinarsi quando un violento colpo sembrò quasi squarciargli il ventre: aveva raggiunto la fine della corda di cui aveva fissato un'estremità nella roccia... e l'ancoraggio aveva fortunatamente resistito.

Riprese fiato e si rese conto di essere ancora lì, sospeso nel buio e nel silenzio assoluti. Ormai disperato, urlò:

"Dio mio, aiutami!!!"

Immediatamente, una voce grave e profonda penetrò il silenzio:

"Che vuoi che faccia?"

"Salvami, mio Dio!!!"

"Credi veramente che io possa salvarti?"

"Certamente, Signore!!!"

"Se è così, taglia la corda che ti trattiene!!!"

L'alpinista ebbe un momento di esitazione, poi si attaccò con maggiore disperazione alla corda.

Il gruppo di salvataggio racconta che l'indomani trovarono l'alpinista morto assiderato. Il freddo aveva avuto la meglio su di lui, e tra le sue mani indurite egli teneva ancora, disperatamente, la corda. A solo un metro dal suolo...

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19) Gli animali dell’eremita

Si racconta di un vecchio anacoreta, una di quelle persone che per amore di Dio si rifugiano nella solitudine del deserto, del bosco o delle montagne per dedicarsi solamente alla orazione e alla penitenza. Molte volte si lamentava di essere sempre occupatissimo.

La gente non capiva come fosse possibile che avesse tanto da fare nel suo ritiro. Ed egli spiegò:

« Devo domare due falconi, allenare due aquile, tenere quieti due conigli, vigilare su un serpente, caricare un asino e sottomettere un leone. »

« Non vediamo nessun animale vicino alla grotta dove vivi. Dove sono tutti questi animali? »

Allora l'eremita diede una spiegazione che tutti compresero.

« Questi animali li abbiamo dentro di noi.

I due falconi, si lanciano sopra tutto ciò che gli si presenta, buono e cattivo.
Devo allenarli perché si lancino solo sopra le buone prede.
Sono i miei occhi.

Le due aquile con i loro artigli feriscono e distruggono.
Devo allenarle perché si mettano solamente al servizio e aiutino senza ferire.
Sono le mie mani.

E i conigli vanno dovunque gli piaccia, tendono a fuggire gli altri e schivare le situazioni difficili.
Gli devo insegnare a stare quieti anche quando c'è una sofferenza, un problema o qualsiasi cosa che non mi piaccia.
Sono i miei piedi.

La cosa più difficile è sorvegliare il serpente anche se si trova rinchiuso in una gabbia con 32 sbarre.
È sempre pronto a mordere e avvelenare quelli che gli stanno intorno appena si apre la gabbia, se non lo vigilo da vicino, fa danno.
È la mia lingua.

L'asino è molto ostinato, non vuole fare il suo dovere.
Pretende di stare a riposare e non vuole portare il suo carico di ogni giorno.
È il mio corpo.

Finalmente ho necessità di domare il leone, vuole essere il re, vuole essere sempre il primo.
È vanitoso e orgoglioso.
Questo è il mio cuore. »

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20) La saggezza in una cioccolata calda

Un gruppo di laureati, affermati nelle loro carriere, discutevano sulle loro vite durante una riunione. Decisero di fare visita al loro vecchio professore universitario, ora in pensione, che era sempre stato un punto di riferimento per loro. Durante la visita, si lamentarono dello stress che dominava la loro vita, il loro lavoro e le relazioni sociali.

Volendo offrire ai suoi ospiti una cioccolata calda, il professore andò in cucina e ritornò con una grande brocca e un assortimento di tazze, alcune di porcellana, altre di vetro, di cristallo, alcune semplici, altre costose, altre di squisita fattura. Il professore li invitò a servirsi da soli la cioccolata.

Quando tutti ebbero in mano la tazza con la cioccolata calda, il professore disse loro:

« Noto che sono state prese tutte le tazze più belle e costose, mentre sono state lasciate sul tavolino quelle di poco valore. La causa dei vostri problemi e dello stress è che volete sempre il meglio. La tazza da cui state bevendo non aggiunge nulla alla qualità della cioccolata calda. In alcuni casi la tazza è molto bella, mentre alcune altre nascondono anche quello che bevete. Quello che ognuno di voi voleva in realtà era la cioccolata calda. Voi non volevate la tazza, ma avete scelto le tazze migliori. E poi avete cominciato a guardare le tazze degli altri.

Ora, la vita è la cioccolata calda. Il vostro lavoro, il denaro, la posizione nella società sono le tazze. Le tazze sono solo contenitori per accogliere e contenere la vita. La tazza che avete non determina la vita, non cambia la qualità della vita che state vivendo. Qualche volta, concentrandovi solo sulla tazza, voi non riuscite ad apprezzare la cioccolata calda che Dio vi ha dato. Ricordatevi sempre questo: Dio prepara la cioccolata calda, ma non sceglie la tazza.

La gente più felice non ha il meglio di ogni cosa, ma apprezza il meglio di ogni cosa che ha!

Godetevi la vostra calda cioccolata, e sarete sempre felici. »

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21) La sfida del bruco

C'era una volta un piccolo bruco che strisciava risoluto con tutta la forza dei suoi minuscoli piedini in direzione del sole. Lo vide una cavalletta e, curiosa com'era, gli domandò: «Dove vai?»

Senza rallentare il passo, il bruco rispose: «Ho fatto un sogno questa notte: mi trovavo in cima a quella montagna e potevo ammirare tutta la valle. Mi è piaciuto molto quello che ho visto e ho deciso di realizzarlo.»

«Sei impazzito? Come puoi pensare di arrivare lassù? Per te un sassolino è già un'enorme montagna, una pozzanghera un mare e un rametto una barriera insuperabile!»

Il bruchetto neanche l'ascoltava, contorcendosi e strisciando continuava a marciare. Lo vide uno scarafaggio dalla lucida corazza nera: «Dove vai, bruco, così di fretta?»

Ansimando per la fatica, il bruco rispose: «Ho fatto un sogno e voglio realizzarlo. Salirò su quella montagna per guardare di là il nostro mondo». Lo scarafaggio scoppiò in una grassa risata.

Tutti quelli che lo incontravano, ragni, talpe, rane, fiori, perfino un topo, non facevano che ripetere lo stesso ritornello: «Lascia perdere. Non ce la farai maì!»

Ma il bruco continuava.

Le sue forze però diminuivano finché, esausto, si fermò per riposare, ma prima di addormentarsi si costruì un rifugio per pernottare. Una specie di robusto sacco a pelo, in cui si avvolse completamente. Tutti gli animaletti del bosco si radunarono per guardare la tomba di quello che consideravano l'animale più stupido del mondo, morto di fatica per realizzare un sogno sconsiderato.

Una mattina, con il sole che splendeva in modo speciale, si riunirono in tanti intorno alla tomba del bruco divenuta un monumento all'insensatezza, un ammonimento per i folli che si buttano in imprese impossibili.

Improvvisamente si accorsero che quel guscio compatto si lacerava e ne emergevano due antenne e poi, piano piano, due stupende ali iridescenti attaccate al corpicino minuscolo di una farfalla che si librò in aria e spalancò le ali mostrandole in tutto il loro splendore.

Tutti gli animaletti tacquero confusi. Avevano avuto torto e si sentirono molto sciocchi. Il bruco stava per realizzare facilmente il sogno per cui era vissuto, era morto ed era tornato a vivere: arrivare in cima alla montagna.

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22) La virgola

C'era una volta una virgola seccata dalla poca considerazione in cui tutti la tenevano. Perfino i bimbi delle elementari si facevano beffe di lei. Che cos'è una virgola, dopo tutto? Nei giornali nessuno la usa più, la buttano a casaccio.

Un giorno la virgola si ribellò.

Il Presidente scrisse un appunto dopo un colloquio col Presidente avversario:

"Pace, impossibile lanciare i missili", e lo passò al Generale.

In quel momento la piccola, trascurata virgola mise in atto il suo piano e si spostò.

Si spostò solo di una parola, appena di un saltino. Quello che lesse il Generale fu:

"Pace impossibile, lanciare i missili."

E scoppiò la Guerra.

Fai attenzione alle piccole cose. Sono il seme di quelle grandi.

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23) Dialogo tra l'Uomo e Dio

L'Uomo: "Dio, permetti una parola?"

Dio: "Sì?"

L'Uomo: "Posso chiederti una cosa?

Dio: "Naturalmente sì!"

L'Uomo: "Che cosa rappresenta per te un milione di anni?"

Dio: "Un secondo."

L'Uomo: "E un milione di euro?"

Dio: "Un centesimo."

L'Uomo: "Molto bene. Dio, hai mica un centesimo da darmi?"

Dio: "Ma certamente. Aspetta solo un secondo..."


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