Province Unite d'Italia

ovvero: scambio tra Italia e Paesi Bassi

di Homer


Homer ha avuto quest'idea originale: e se invece dell'Olanda è l'Italia a ribellarsi agli spagnoli?

.

La situazione di Italia e Olanda nel tardo cinquecento è per certi aspetti simile: entrambe sotto il dominio asburgico, trascurate dalla corte madrilena, sfruttate economicamente.... ecc. ma sono numerose anche le differenze ad esempio la penetrazione calvinista nell'odierna Olanda, il decollo economico contro un lento ed inesorabile declino finanziario...

Ma perchè non scambiare i due paesi ? Sicuramente dal punto di vista economico c'è poco da dire perchè l'italia era comunque destinata a declinare per la lontananza dai nuovi mercati americani e subiva la mediazione mediorientale per i beni orientali. Inoltre in Italia si verificò un fenomeno abbastanza strano: la borghesia cessò di investire nel manifatturiero e non si prese più grandi rischi, preferendo puntare su beni fondiari e diventando nel corso dei secoli, nuova nobiltà. Ma se i prodotti inglesi non entrano a prezzi stracciati in italia dal porto franco di livorno e la borghesia italiana non si lega alla terra, e se i banchieri italiani mantengono ancora una certa importanza a livello europeo, senza legarsi troppo alla Spagna (come fece il genovese banco di San Giorgio), il declino è sicuramente meno rapido e meno pesante.

Dal punto di vista religioso il problema è similare, la vicinanza a Roma e ai domini diretti degli Asburgo (Austria..ecc..) non permetterebbe un'ampia diffusione del protestantesimo senza grandi repressioni o rivolte talmente ampie da causare la nascita d'un forte stato accentrato nel Nord d'Italia capace di resistere agli Asburgo con l'ausilio di svizzera e Francia (indiziati Venezia e Savoia). Probabilmente nel nostro scenario l'etica calvinista sarebbe molto diffusa tra i ceti medi cittadini e tra i mercanti, quindi un dualismo città-campagna (protestante-cattolica) con la Savoia probabilmente ancora con Ginevra e fortemente riformata. Dunque lo scambio sarebbe per certi punti di vista possibile...

Ed ecco allora quanto ho pensato:

.

POD: Nord d'Italia protestante o influenzato pesantemente da idee calviniste, Paesi Bassi cattolici e ben sottomessi alla Spagna senza grande fatica con una politica simile a quella perpetrata in Italia (appoggio sulla aristocrazia locale e concessione di titoli e prebende alla nobiltà).

1559: Pace di Cateau-Cambresis: La Francia riconosce il possesso di Milano, Franca Contea, Napoli, Presidi alla Spagna, restaura la Savoia e Genova e vede riconosciuto il proprio dominio sui Vescovadi della Lorena (Toul, Metz e Verdun). La Spagna si trova a dover controllare la grana del Nord d'Italia, con la Repubblica Veneta indipendente, la Savoia influenzata direttamente da Ginevra dal punto di vista religioso e poco affidabile dal punto di vista delle alleanze. Milano con la sua borghesia protestante e l’opposizione della grande aristocrazia cattolica, Firenze ancora instabile. Insomma l’Italia era una grana di dimensioni notevoli per la Spagna.

1561: Guido da Brescia scrive la Confessione di Fede Lombarda, una sorta di catechesi protestante per le popolazioni del Nord d'Italia, in cui il protestantesimo è profondamente radicato soprattutto nelle città e nella Savoia.

1564: Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 Febbraio.

1566: Per sostenere il peso dei debiti contratti e del mantenimento dell’esercito la Spagna spreme i propri territori italiani, già in crisi a causa della contrazione dei commerci nel Mediterraneo. Rivolte a carattere antispagnolo a Milano e in numerosi stati italiani come Firenze e Mantova, anche di carattere in parte anticattolico in Lombardia e in Piemonte Nobili Milanesi e Italiani sotto la guida del Conte Trivulzio presentano a Margherita di Parma, reggente per il fratellastro Filippo II, una bozza di compromesso in cui chiedono maggiori diritti. Vengono cacciati e definiti pezzenti (“gueux”). La rivolta inizia così violenta in Lombardia e si estende a Mantova, Genova e Parma. Rivoltosi calvinisti e anche cattolici delle filande del Milanese e del Comasco prendono numerose città di dimensioni ragguardevoli come Como e Desio, mentre forze Protestanti guidati da Guido di Brescia tentano di impadronirsi di Brescia stessa, ma sono massacrati dal Marchese di Castiglione. Emanuele Filiberto di Savoia è immediatamente posto come Governatore Generale di Milano e Plenipotenziario Spagnolo in Italia e quest’ultimo marcia su Milano per impedire che la città potesse aiutare le forze ribelli nell’area alto lombarda.

1567: Forze ribelli al comando di Giovanni da S. Angelo vengono sconfitte nei pressi di Turbigo da parte delle forze Spagnole di Emanuele Filiberto. Dalla Spagna e dal Sud Italia partono 10000 soldati al comando del Duca D’Alba per riportare Milano e i paesi di Modena, Monferrato, Mantova e Parma sotto il controllo spagnolo, e per fermare un possibile aiuto Veneziano ai rivoltosi. Il Duca d’Alba fa giustiziare Trivulzio e migliaia di rivoltosi, unisce a Milano i quattro ducati di Monferrato, Parma, Modena e Mantova per poter controllare meglio il paese. Ciononostante la rivolta prosegue e si estende anche alla Savoia, in cui Emanuele Filiberto si è ritirato e in cui sta valutando se rimanere neutrale, schierarsi con la Spagna o con i Rivoltosi, e ai domini veneti dell’Entroterra. Alla fine Emanuele Filiberto getta la maschera: si schiera con i rivoltosi e viene dichiarato dai ribelli “Capitano di Stato”, cioè comandante di tutte le forze rivoltose. L’Alba gli oppone un mandato di cattura, ma Emanuele Filiberto si ritira in Francia, nelle terre della Moglie dove riceve appoggi finanziari e la promessa sulla restituzione di Saluzzo. La rivolta cala di tono ma la tensione rimane alta. Nel 1569 il Duca d’Alba impone nuove tasse per pagare le proprie guarnigioni e la rivolta riprende nel 1572, quando i ribelli di Guglielmo di Correggio prendono la città di Seriate e incitano nuovamente alla rivolta con anche l’appoggio dei cattolici dopo la politica del Duca d’Alba tesa ad un mero sfruttamento. Praticamente la totalità della Lombardia si ribella e dichiara fedeltà alla causa ribelle insieme a tutto il Mantovano, sebbene Milano e Piacenza rimasero fedeli alla Spagna. Presto anche i ribelli di Parma, Mantova, Modena e Monferrato si unirono ai Lombardi e al Piemonte, dichiarando Emanuele Filiberto “Capitano di Stato” di Savoia, Milano, Parma, Mantova, Monferrato, Parma e Modena. Nel 1571 la Lega Santa composta da Spagna e Papato riesce a fatica ed inaspettatamente a vincere a Lepanto, con l’appoggio provvidenziale di una flotta Veneziana comandata da Sebastiano Venier. Praticamente la totalità della Lombardia si ribella e dichiara fedeltà alla causa ribelle insieme a tutto il Mantovano, sebbene Milano e Piacenza rimasero fedeli alla Spagna. Presto anche i ribelli di Parma, Mantova, Modena e Monferrato si unirono ai Lombardi e al Piemonte, dichiarando Emanuele Filiberto “Capitano di Stato” di Savoia, Milano, Parma, Mantova, Monferrato, Parma e Modena e quest’ultimo nel 1573 si converte pure al Calvinismo.

1575-1580: Il Duca d’Alba è sostituito da Guglielmo d’Orange come governatore Spagnolo d’Italia e nel 1575 la bancarotta spagnola impedisce azioni di livello in Italia. Questo porta i mercenari asburgici privi da paga al sacco di Bologna in quello stesso anno. Questo rafforzò la forza della ribellione e nel 1576 però la Spagna riesce a mandare dal Sud Italia e dai Paesi Bassi un altro esercito guidato proprio da Guglielmo d’Orange. Nel 1579 Guglielmo anima la forza delle regioni a maggioranza cattolica d’Italia, nasce così l’Unione di Napoli, composta dal Regno di Napoli (Spagna), Papato e inizialmente Firenze. Per tutta risposta i ribelli si dotano dell’unità nell’Unione di Bergamo nello stesso anno, vi partecipano gli stati di: Ducato di Savoia, Repubblica di Genova, Milano, Ducato di Mantova, Ducato di Parma e Piacenza, Ducato del Monferrato e Repubblica Veneta. I Paesi si diedero un Parlamento Comune a Milano, chiamato “Consiglio Generale” e riconfermarono Emanuele Filiberto come “Capitano di Stato”. Siccome si pensava inizialmente di dover dare a qualcuno il titolo di Re delle Province Italiane, si offrì la corona al Duca d’Angiò e anche allo stesso Emanuele Filiberto, che però venne assassinato da sicari cattolici nel 1580. Orange riprende gran parte di Toscana ed Emilia, prendendo definitivamente Bologna, sconfinando oltre il Po con le forze della Unione di Napoli, di fatto la popolazione protestante di Toscana ed Umbria fugge a nord, con le regioni ormai ricattolicizzate a forza. Emanuele Filiberto è sostituito come “Capitano di Stato” dal Doge Pasquale Cicogna e poi dal figlio Carlo Emanuele.

1585-1589: Esigue forze Francesi entrano in Italia a supporto dei Rivoltosi nel 1585 al comando del Conte di Berry, questi si schierò con gli intransigenti calvinisti del Piemonte e delle città e creò non pochi dissidi nel campo italiano. Maurizio di Nassau, succeduto al padre Guglielmo d’Orange come Governatore Spagnolo avanza ancora fino a prendere Pavia e a minacciare Milano, mentre forze Papali entrano a Padova. Nel 1589 Filippo II decide di chiedere a Nassau di tralasciare il fronte italiano e di cedere truppe per il problema ugonotto in Francia.

1590-1609: Carlo Emanuele riprende campagne di conquista e riprende Parma e Padova, marcia poi verso la Toscana attraverso la Lunigiana e prende tra 1594 e 1602 le città di Massa, Pisa, Prato e la stessa Firenze nel 1602. Ulteriori avanzate si susseguono nei due anni successivi, con lo scopo di eliminare la minaccia papale, Carlo Emanuele marcia su Roma, ma una flotta spagnola sbarca forze sufficienti al nemico per fermarlo a Civitavecchia nel 1604, nonostante l’esito della battaglia fosse arriso ai Ribelli. In quello stesso anno Carlo Emanuele ritorna nelle Province. Nasce in quel periodo la “Compagnia dell’Levante” a Venezia. Venezia cede ai Turchi numerose posizioni in cambio di privilegi commerciali e supporto antispagnolo e si lega indissolubilmente alle Province Unite, che alla fine nel 1604 fondano a Genova la “Compagnia delle Indie” con il chiaro scopo di competere per accaparrarsi colonie oltremare.

1610-1621: Viene firmata una tregua tra Province e Spagna. In questo periodo inizia una diatriba a sfondo religioso nelle Province, che si dividono in Ortodossi, più ligi all’interpretazione della Bibbia e più legati a Calvino, e Liberi, più aperti al dialogo con i Cattolici e meno severi nell’interpretazione della Bibbia. Galileo Galilei, cattolico influenzato dal pensiero Libero e professore all’Università di Padova è in grado di formulare le proprie teorie liberamente lontano dal braccio dell’inquisizione. Alla fine gli Ortodossi cedono e numerosi personaggi di spicco Ortodossi migrano verso Germania ed Inghilterra.

1622-1648: Papali e Spagnoli riprendono le Ostilità sotto il comando di Ambrogio Spinola, che manca la conquista di Pisa, per poi prendere Firenze, disobbedendo agli Ordini. Carlo Emanuele si ritira a nord, in Lunigiana, da dove prosegue il conflitto. La guerra è perlopiù marittima con Pirati Genovesi e Veneziani che attaccano sistematicamente le città del Regno di Sicilia e Sardegna, fino a spingersi a saccheggiare Maiorca nel 1627 e Tarragona nel 1628. Nel 1629 forze Venete al comando di Francesco Molin prendono la piazzaforte di Ferrara, considerata inespugnabile, ai Papali-Spagnoli. Nel 1632 Vittorio Amedeo di Savoia, già Capitano di Stato dal 1630 prende Firenze di nuovo agli Spagnoli e marcia nelle Marche e in Umbria, dove pensava di ottenere appoggio dai locali dopo la conquista di Arezzo, Todi, Jesi e Urbino. Queste regioni però erano già state in gran parte ricattolicizzate a partire dal 1580 e la causa non era ormai ardente nei cuori delle popolazioni del luogo. Pirati Italiani si stabiliscono nei Caraibi ed iniziano a depredare i galeoni spagnoli carichi d’oro provenienti dalle Colonie e già nel 1628 il savonese Pietro Geno saccheggia almeno la metà dei galeoni spagnoli partenti da Cuba e da Vera Cruz. Nel 1639 gli Spagnoli tentano con 20000 uomini di riprendersi tutta l’Italia, ma le truppe Italiane al comando dell’Ammiraglio genovese Agostino Pallavicini nella battaglia di Fiesole. In questo periodo le Nove Province si alleano con la Francia e sperano di riuscire a conquistare tutta la Toscana, la Romagna e l’Emilia. Scaramucce sulla terraferma e continui attacchi marini proseguono fino alla pace di Vestfalia del 1648 in cui le nove province sono riconosciute come indipendenti ed ottengono anche il Paese delle Romagne e il Paese di Toscana. Il Paese che constava ora di dieci province: Savoia, Genova, Milano, Grigioni e Valtellina,Monferrato, Emilia, Venezia, Mantova che si governavano da soli con assemblee repubblicane e che avevano ognuno un Capitano di Stato (nei casi di Genova e Venezia la figura coincideva nel Doge), mentre le Generalità di Toscana e Generalità di Romagna erano governati dal punto di vista federale del Consiglio Generale, che si riuniva a Milano. La carica di Capitano di Stato fu quasi da subito appannaggio dei Savoia, e sempre appartenente ad essi nelle province di Savoia e Milano, mentre il portavoce degli interessi veneziani nel Consiglio Generale veniva chiamato “Gran Consigliere”. Il Dualismo all’interno della repubblica tra Capitano di Stato e Gran Consigliere si protrasse per decenni.

E poi?

Homer

Per fornirmi suggerimenti e consigli, scrivetemi a questo indirizzo.

.

Ed ora, un'idea di Damiano che come vedremo è collegata a quella di Homer:

Durante il sacco di Roma le truppe imperiali catturano Clemente VII che viene portano in Spagna come "ospite" di Carlo V. Poniamo che gli Asburgo riescano a mantenere in Spagna la sede papale: come cambia la storia?

Gli stati Pontifici si disgregano e nascono nuove signorie. Forte penetrazione del protestantesimo in Italia (specie a Venezia). Roma, dopo una serie di lotte furibonde diventa una signoria sotto una famiglia nobile (magari i Colonna) ma perde il suo prestigio e diventa una città italiana tra le tante.

A livello mondiale il papato legato strettamente alla corona di Spagna perde forse la sua centralità a favore di tante chiese nazionali...

.

Gli risponde Never75:

L'idea è buona, ma presuppone un'ipotesi a monte. Carlo V o Filippo II volevano davvero allontanare il papato dalla Città Eterna? Per me, no. E per diversi motivi.

Trattenere come prezioso ospite il papato a Madrid (o a Toledo, o a Santiago, più probabile) era una cosa che non avrebbe soddisfatto lo stesso Carlo V (e neppure i suoi successori).

Lo scopo del Sacco di Roma era solo quello si spaventare un po' il pontefice, anche se la cosa poi è davvero sfuggita di mano allo stesso imperatore, non tanto quella di sostituire il suo potere (anche politico) con un altro.

Carlo V era ben conscio del prestigio del papato e, una volta dimostratogli chi comandava, ha fatto in fretta ad accordarsi con lui (vedi il ritorno dei Medici a Firenze con tanto di nomina granducale) proprio perchè sapeva che un papa lontano avrebbe favorito in Italia sia la penetrazione del Protestantesimo (magari nella versione calvinista più che luterana) che l'egemonia francese. Due cose da evitare come la peste.

Inoltre gli Stati Pontifici garantivano una sorta di status quo nella Penisola frenando, come di fatto avvene fino al 1861, il prevalere di uno Stato regionale sull'altro. In pratica lo Stato della Chiesa non era troppo piccolo per essere annesso in blocco, né troppo grande (e forte) per potere a sua volta annettere gli altri. Una situazione ideale, per chi voleva un'Italia politicamente divisa e facile da governare dall'esterno (in questo caso la Spagna, ma per l'Austria varrà lo stesso discorso).

Inoltre, con un Papa lontano e disinteressato alla situazione italiana (e mediterranea, per converso) avrebbe mai favorito il sorgere di una Lega Santa?

.

Questo è allora il parere in proposito di Renato Balduzzi:

Torniamo all'ucronia di Homer. Per poter eseguire uno scambio tra Spagna e Province unite possiamo postulare che nel Nord Italia si diffonda il protestantesimo, ma solo lì. Quindi ne conseguirebbe che gli scontri avvengano solo nella regione padana. Questione romagnola: come si comporta la Romagna papale? Non c'è il rischio che una rivolta protestante in un territorio dello stato della Chiesa possa portare grosse grane nei confronti delle Provincie Unite Padane?

Se invece vogliamo pensare all'intera Italia, dobbiamo completamente sovvertire la storia. Bisogna giustificare come il protestantesimo possa penetrare anche a Roma. Se troviamo un modo, le prospettive saranno estremamente interessanti: forse non ci sarebbe stato nemmeno lo scisma protestante, oppure la sede papale sarebbe stata trasferita in Spagna, come proposto sopra da Damiano. E nelle regioni meridionali, che sono un mondo a parte, come può attecchire il protestantesimo?

.

Homer gli risponde:

Il POD implicitamente ammette un Nord d'Italia protestante o in parte tale, di fatto le province unite non saranno d'italia ma solo della regione padana e probabilmente sarebbero: Savoia, Milano, Genova, Parma, Mantova, Venezia, Romagna e forse Toscana... pensavo poi ad una simmetrizzazione totale, con l'Italia a sud della toscana come stato accentrato, (il Belgio) dapprima sottomesso alla Spagna, poi alle province e infine indipendente...

La Romagna si sarebbe sicuramente ribellata in quanto l'autorità papale era piuttosto recente, dopo Cesare Borgia di fatto, e con il sostegno veneto la cosa si sarebbe probabilmente fatta...

Sottolineo ancora una volta che gli andamenti ucronici non hanno nulla a che fare con la politica, e che la separazione delle regioni settentrionali da quelle meridionali è un effetto della simmetria paesi bassi spagnoli- italia, che di fatto si divisero poi in province unite e paesi bassi spagnoli/austriaci e poi in Olanda e Belgio.

.

Anche Basileus TFT si inserisce nella discussione:

Personalmente la vedo così: il Papa viene spostato a Saragozza, regione della Spagna centrale. In questo modo gli spagnoli ora possono raccattare i soldi provenienti sia dai pellegrini di Santiago che della nuova sede pontificia e al tempo non erano ovviamente pochi. Il Santo Padre diviene un fantoccio spagnolo almeno per una cinquantina di anni, dopodichè si vedrà,potrebbe tornare a Roma come rimanere lì, ma la sua autorità politica-religiosa sarebbe comunque fortemente indebolita.

Venezia: accoglie la trasferta del Papa come manna dal cielo; il protestantesimo,c on le sue idee favorevoli ai mercanti e agli imprenditori, dilaga a macchia d'olio. Questo dona una nuova impennata all'economia della Serenissima, che spazza via i germi della crisi e si ingrandisce territorialmente per tutta la costa della Romagna, mantenendo ottime relazioni con Carlo V e proponendosi come nuovo "Scudo d'oriente" contro gli ottomani e "Scudo Italico" contro la penetrazione francese. Diviene insomma, in una cinquantina d'anni,il più potente stato italiano.

Milano e Savoia: divengono parti integranti di Spagna e Francia, con il passare del tempo si renderanno più o meno indipendenti e verranno governati da dinastie francesi o spagnole. Possibile diffusione del calvinismo in Piemonte, la Lombardia rimane zelantemente cattolica.

Romagna: Buona parte di essa viene conquistata dai veneziani, qualche fortunata città dell'entroterra potrebbe proporsi come signoria locale, dalla vita comunque travagliata e breve. Il protestantesimo penetrerà in minima parte.

Toscana: Viene restaurata la repubblica, i Medici non vi rientrano e i fiorentini si chiudono in un forte isolazionismo, non sostenendo né Spagna né Francia. la crisi dei banchieri italiani porterà via via questo stato ad aprirsi nei confronti di uno dei due contendenti. probabile una diffusione del protestantesimo.

Sud: Rimane spagnolo, cattolico zelante e viene ben spolpato dai funzionari di Madrid; l'indipendenza arriverà solo molto più tardi.

.

Never75 però obietta:

Francamente, Basileus, io non credo che la sola penetrazione del Protestantesimo possa produrre a Venezia tutti questi effetti positivi. I problemi della Serenissima erano altri:

- I Turchi alle porte che le stavano erodendo, poco alla volta, tutti i possedimenti coloniali in Oriente ed in Grecia
- L'apertura di nuove vie commerciali che bypassavano il Mediterraneo Orientali (vedi: circumnavigazione Africa) ed ancora di più il commercio con le Americhe, da cui la Serenissima era tagliata fuori in partenza (anche per sua scelta).
Oltretutto la Serenissima era pure lontana (geograficamente) dalle nuove vie del Nord Europa.
- L'affermazione di nuovi e grandi Stati Nazionali contro cui, per forza di cose, Venezia non poteva neanche lontanamente competere.
- La concorrenza nello stesso Mediterraneo subita da Olandesi, Inglesi e poi Austriaci (con l'apertura del porto franco di Trieste). Potenze che avevano dalla loro maggiore ricchezza (vedi punti precedenti) e potevano mettere in mare flotte migliori e meglio equipaggiate.

Oltretutto Venezia era fortemente limitata ideologicamente dalla sua stessa struttura statale. In pratica la classe dirigente era sempre quella (oggi la chiameremmo "casta") e non sapeva vedere più in là del proprio naso. In pratica Venezia era solo la sua laguna, un abitante qualsiasi delle città anche più ricche (Verona, Padova, Vicenza, ecc.) era pur sempre un provinciale senza voce in capitolo. Sarà proprio questa miopia politica a decretarne la fine, qualche secolo dopo.

.

Aggiungiamo la proposta di Paolo Maltagliati: "Sir Alexander Farnese duke of Margate and St. Alban"!

18 Agosto 1588, 3 giorni dopo la battaglia di Basildon

Enrico Percy IX, conte di Northumberland al conte di Parma e Piacenza Alessandro Farnese

(in codice)

Fratello mio,

La guerra che attanaglia il nostro regno, su cui benevola sempre si è stesa la mano protettrice della Beata Vergine Maria, è un peso che grava sul nostro cuore. Quel che però più addolora la nostra persona è vedere come la vera fede dei nostri padri sia stata vituperata e dileggiata. Anche la nostra nobile casata, che si è sempre distinta per pietà e onestà, fu abbagliata dagli inganni di Satana. Abbandonammo la via tracciata da nostro signore Gesù Cristo, mentre credevamo di trovar grazia presso di Lui e la Sua dolce Madre celeste. Quando ci destammo dalla notte del peccato, ci ritrovammo, impotenti, sotto lo scettro di Babilonia, mentre Semiramide gettava i suoi sudditi nelle fauci della Bestia.

Ma la mano salvifica della Beata Vergine placava i venti sul mare oceano, e Vi donava approdo sicuro sulla nostra isola, un tempo benedetta, e nella ricorrenza della Sua assunzione tra le schiere celesti, vita e vittoria contro l'eretica empietà. Il gregge di Dio, muto e senza pastore, trovava di nuovo la forza per cantare lode al Signore Iddio, affermando, a buon diritto, che mai miracolo fu maggiore, dacché Giosué sterminò la genìa di Gabaon.

Ora giungo a voi, come rinato, per adempiere al mio voto di Crociata e schierarmi al vostro fianco, per troncare con la mia spada, una volta per tutte, l'ordito della tessitrice d'inganni, che chiamavamo regina.

Che Dio abbia pietà dei suoi servi!

Henry Percy, earl of Northumberland, Newcastle, 18 agosto 1588

.

E ora, la proposta di Generalissimus: Genova al Piemonte in anticipo!

Carlo Emanuele I di Savoia aveva intenzione di impadronirsi della Repubblica di Genova e ordì una congiura ai danni delle istituzioni genovesi.
Testa di Fuoco incaricò nel 1628 Giulio Cesare Vachero di radunare tutte le persone che mostravano sentimenti di antipatia verso il Doge Giovanni Luca Chiavari e di organizzare una congiura che avrebbe visto la decapitazione dell'intera classe dirigente genovese, ma alla fine gli unici a finire decapitati furono il Vachero e i suoi alleati.
L'anno seguente il Duca di Savoia ci riprovò assoldando un tal "bandito di Voltri" che posizionò un ordigno esplosivo sotto il seggio dogale nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova.
Ma anche stavolta i piani savoiardi andarono in fumo, perché un padre Barnabita salvò di nuovo la vita al Doge Chiavari con le sue rivelazioni.
E se invece gli intrighi di Carlo Emanuele I avessero un esito migliore e il Ducato di Savoia inglobasse i territori genovesi?

.

Gli replica Tommaso Mazzoni:

Ci vuole l'autorizzazione Imperiale, vero? Essendo Genova città libera dell'Impero (credo fosse quello lo status), se uno desidera cambiarlo deve avere l'autorizzazione dell'Imperatore.

.

Prende la parola il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Non solo dell'Imperatore, ma di tutto il Reichstag, quindi con verosimile catena di compensi.
Ammettiamo però che l'operazione riesca anche sul piano istituzionale dell'Impero. Questa ucronia mi ossessiona tutte le (tante) volte che passo sotto la lapide posta a infamia dei Congiurati. Devo dire che uno degli scenarî più probabili è anche il più ovvio: tutto procede come nella Storia nota, se non che i Dominî Sabaudi comprendono già anche Genova.
Come in molte ucronie, Napoleone nasce sotto i Savoia. Anche qui, se tutto il resto è uguale, il giovane Napoglione - senza essere preso in giro col nomignolo La-paille-au-nez - si forma alla Reale Accademia di Savoia, poi si lega con la ugualmente probabile Rivolta Corsa, poi la famiglia si lega ai Giacobini della Repubblica Piemontese nel 1798 (con cinque anni di 'ritardo' rispetto alla Storia vera, quindi senza partecipare alla Campagna d'Italia e senza Spedizione in Egitto), ma mi pare inverosimile che arrivi in un anno e mezzo al grado che ricopriva a Marengo. Riparerà in Francia, potrebbe probabilmente diventare Generale e perfino riuscire nella scalata al Potere; se davvero tutto fosse uguale e solo ritardato di qualche anno, resterebbe a Sant'Elena pochi mesi prima di morire.
Diversa invece sarebbe la sistemazione del Congresso di Vienna alternativo (1819-1820?); non di molto, ma non si porrebbe la questione della Restaurazione dei Savoia (né ovviamente di Genova, che invece è stata storicamente presa in considerazione): l'annessione del Piemonte (e Genova) all'Austria nei sei anni 1799-1805 (come periodo minimo) renderebbe improponibile una Restaurazione della Dinastia sul Continente.
La questione che si aprirebbe potrebbe essere: compensare ugualmente i Savoia? I Borboni di Napoli avrebbero invece un trattamento diverso da loro (e quindi uguale alla Storia reale)? Uno scenario con qualche verisimiglianza di essere proposto sarebbe di restaurare i Borboni solo a Napoli, togliendo loro la Sicilia, ai Savoia come compenso, ma occorrerebbe una guerra per portare il progetto fino in fondo e quindi alla fine è improbabile che si realizzasse.
Più concreta è la possibilità che passasse il 'Principio' di non restaurare le Monarchie 'isolane', quindi di lasciare i Savoia solo in Sardegna e i Borboni di Napoli solo in Sicilia (mentre Napoli andrebbe ugualmente all'Austria, come desiderato da decenni, a compenso della perdita della Galizia Occidentale in Polonia e col pretesto della repressione dei Moti - se dovessero aver luogo ugualmente - del 1820).
La Retorica della Confederazione Italiana sarebbe in ogni caso priva della bruciante Questione Lombardo-Piemontese (il confine sul Ticino sarebbe solo un brutto ricordo di vent'anni prima) e si giocherebbe tutta fra Dominî Asburgici diretti, Secondogeniture e Stato Pontificio; se risolta prima della morte di Maria Luigia (1847), tutto il Quarantotto si riduce a una contesa fra Austria e Papato per Ferrara.
La Monarchia Danubiana è Duplice fin dall'origine (come nella Storia vera) e nel 1867 diventa almeno Triplice. Nella Prima Guerra Mondiale - sempre ammesso, per comodità, che tutto il resto sia uguale - è come se l'Italia restasse nella Triplice Alleanza (in più senza il problema di compensi e premî territoriali).
Con intervento statunitense, la Grande Guerra verrebbe persa comunque e la Triplice Monarchia si potrebbe sciogliere, come avvenuto per la Duplice. Sorge la questione della Reggenza: unica per tutte e tre le Componenti? (Non sarebbe stata per forza sgradita all'Intesa.)
Oppure tre Reggenze diverse? O spartizione dell'Italia fra Savoia (Corsica), Borboni (Napoli), Jugoslavia (Udine) e Francia (tutto il resto o almeno Piemonte Liguria e Lombardia, con i Ducati Protettorati)? Mantenimento dello Stato Pontificio, senza più Confederazione Italica?

.

Ed Enrico Pellerito non può fare a meno di commentare:

Affascinante!

.

Per partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a questo indirizzo.


Torna indietro