Felice come un Saraceno in Francia


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Ed ora veniamo a un'idea di Det0: la Provenza Saracena.

Nel 960 un gruppo di Saraceni si stanzia a Frainet, in un luogo imprendibile via terra, e cominciano a fare razzie verso Borgogna e persino l'attuale Svizzera. Verranno scacciati dal Marchese del Piemonte e dal Duca di Provenza solo nel 973.
Ma cosa succede se i Saraceni riescono a mantenere la loro roccaforte? Entro qualche decina d'anni di lotte abbandonano le razzie e conquistano le zone circostanti alla città e dopo alcuni secoli vediamo formato un potente stato arabo in Provenza; che sarà distrutto solo con l'avvento delle Crociate, e forse più in là...

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Così gli risponde il francese Perchè No?:

Ho visitato da bambino le rovine della fortezza dei Saraceni in Provenza, e davvero era qualcosa di piccolissima, una roccaforte di pirati (ce n'erano altre). Piuttosto che uno Stato provenzale si potrebbe pensare a delle città-Stato saracene molto più difficili da scacciare.

Non penso a una potenza unita provenzale, ma delle città Stato di questo tipo  potrebbero sopravvivere più a lungo di quanto tu pensassi, e si potrebbe immaginare che si crei una minoranza storica musulmana in Francia, un gruppo di musulmani sudditi del re.

Naturalmente c'è il precedente dei re cattolici, che hanno espulso ebrei e musulmani per conservare la purezza del sangue cristiano spagnolo: un'idea tipicamente spagnola che si ritrova in Francia. Anche se i re di Francia sono Très Chrétien, possono però risolvere facilmente i problemi di fede, lo prova la stretta alleanza tra François I e il sultano ottomano. Almeno delle città libere o delle signorie saracene possono sopravvivere fino alle guerre di religione, quando sarebbero spazzate via dall'intolleranza, o al massimo fini ai tempi di Louis XIV.

Perchè questi gruppi sarebbero sopravissuti ai tempi delle crociate e di San Luigi? Perchè la Provenza é una provincia lontana dal centro del potere francese, ed un certo livello di autonomia era possibile, sopratutto se i Saraceni trovano alleati nelle signorie provenzali (divisione del bottino) o nelle città ("protezione" ricompensata). Come evolve il loro islam nella società francese? Potrebbero anche far nascere un Islam occidentalizzato ch e oggi sarebbe rivale del wahhabismo...

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Questo è invece il parere di Toxon

Interessante, sia che si formi un emirato di Frainet sia che sorgano tante città-stato (come suggeriva Perchè No?). Cosa succederà comunque alla cultura provenzale, posto che gli Arabi non conquistino l'intero sud della Francia, come mi sembra più probabile dal POD? All'inizio i rapporti fra Cristiani e Saraceni saranno molto burrascosi, e in provenzale non si scriveranno poesie d'amore ma poemi cavallereschi come quelli in lingua d'oïl. Ma se in seguito la situazione diventa più pacifica, sia che i Saraceni rimangano indipendenti sia che i Musulmani vengano tollerati dallo stato francese, la cultura araba sarebbe molto meglio conosciuta in Occidente. Precoce diffusione dell'aristotelismo, rapporti più stretti tra le due sponde del Mediterraneo, situazione simile a quella descritta da Falecius nel suo "La letteratura araba fa irruzione in Europa".

Un'altra ipotesi, per fare un'analogia con la Spagna: i Saraceni, divenuti il fulcro dell'economia e dell'agricoltura provenzale, a un certo punto vengono espulsi dalla Francia. Anche qua ci sarà una pesante ricaduta sulla ricchezza della regione. Le conseguenze in politica? Quanto può influire questo sullo sviluppo dello stato francese?

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C'è anche il punto di vista di Renato Balduzzi:

Sarebbe davvero interessante studiare lo sviluppo della letteratura provenzale che sarebbe probabilmente ricca di arabismi. Senz'altro, gli arabi di Provenza avrebbero sviluppato una loro variante specifica del provenzale come successo, per esempio con gli Ebrei della Germania, che svilupparono il dialetto Yddish. Mi sembra più realistico, tuttavia, uno scenario che vede i Mori provenzali (o meglio i provenzali di religione musulmana) scacciati dalla Provenza approdare sulle coste nordafricane e lì mantenere la propria coscienza galloromanza. Sarebbe, questa, una spinta fortissima per un ipotetico irredentismo francese che giustificherebbe in qualche modo l'annessione dell'Algeria alla Francia.

Tuttavia trovo intrigante immaginare una presenza di maomettani in Francia senza interruzione per tutto il II millennio. Forse grazie ai Mori si sarebbe conservata viva la tradizione provenzale e più forte sarebbe stata la resistenza della Provenza all'annessione al regno di Francia.

Inoltre, da che parte si sarebbero schierati durante le guerre di religione del XVI secolo? È possibile che nel '700 qualche filosofo francese si interessi di Islam, o addirittura qualche illuminista nasca in un contesto musulmano?

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Ed ecco un inizio di cronologia della Provenza Saracena, intitolata "Felice come un Saraceno in Francia" ed opera del solito Perchè No? Da notare che é ucronica solo a partire dal 972.

889: una nave con a bordo una ventina di avventurieri provenienti da Al-Andalus arriva nel porto di Saint-Tropez in Provenza. Questi avventurieri compiono razzie in diversi punti della costa senza trovare una grande resistenza.

Al loro ritorno il successo dell’operazione incoraggia l’emirato a finanziare altre spedizioni verso la Provenza con l’obiettivo di rendere difficile i movimenti con l’Italia.

Durante i venti anni seguenti Al-Andalus fonda diversi porti pirati sulla costa provenzale e una roccaforte nell’interno; tale terra è chiamata Jabel al-Qilâl dagli arabi, Fraxinet dai cristiani. Attorno a questa piccola fortezza si insediano dei coloni andalusi che usano le loro conoscenze in fatto di irrigazione e agricoltura per sviluppare la zona prima desolata e conosciuta sotto il nome di « massif des Maures ».

Da Fraxinet i Saraceni compiono delle spedizioni In Provenza e fino nel Piemonte, insediano degli avamposti nelle Alpi, soprattutto sulla strada del Passo del Gran San Bernardo, per impedire le comunicazioni con le città italiane. Queste spedizioni portano un ricco bottino a Fraxinet, che diventa il centro del popolamento saraceno in Provenza.

942: il conte di Provenza e re d’Italia Ugo d’Arles prova una prima volta a scacciare gli infedeli dalla terra cristiana, però la spedizione non si conclude con una vittoria benché abbia ricevuto l’aiuto navale di Bisanzio, che ha inviato qualche nave armata con il fuoco greco, e Ugo teme di essere rovesciato in Italia da Berengario di Ivrea. Conclude dunque una sorte di patti con i Saraceni, i quali potranno insediarsi nelle Alpi in cambio del servizio militare. Di conseguenza la colonia andalusa é riconosciuta e può estendersi fino alla vallata dell’Arco, detta anche la « Maurienne ».

956: Ovviamente tutto ciò non impedisce ai Saraceni di continuare i loro attacchi e nel 956 Giovanni di Gorze, ambasciatore di Ottone II, é mandato presso il califfo Abd al-Rahman III per chiedere la fine degli attacchi da parte di Fraxinet, ma senza alcun risultato.

972: dopo quasi un secolo di presenza saracena in Provenza, anche se a livello locale, i contatti tra le popolazioni sono tanti, Fraxinet lancia sempre nuove spedizioni per attaccare il commercio attraverso le Alpi. Le razzie diventano insopportabili, dei pellegrini in viaggio verso Roma sono massacrati.

Quest’anno un piccolo corpo di spedizione pesca un pesce grosso: riescono nientemeno a fare prigioniero Maiolo, abate di Cluny, la più potente abbazia del mondo cristiano! La ricchezza aspetta i felici rapitori e in effetti le chiese provenzali sono svuotate per pagare la liberazione del santo abate. Ma questo colpo risveglia la fede dei monaci provenzali, che sollevano la popolazione provenzale contro i Saraceni.

973: Guglielmo I, conte di Provenza, decide di riunire tutti i suoi feudatari per muovere guerra a Fraxinet ed espellere i Saraceni delle sue terre. In un primo tempo i Cristiani vincono qualche battaglia. La popolazione saracena é in parte massacrata e il resto trova riparo a Fraxinet, che vede la sua popolazione raddoppiare.

Però durante la battaglia di Tourtour un reparto di arcieri berberi appena arrivati sul posto e pagati dal califfo permette di compiere un miracolo. Guglielmo I é ucciso da una freccia con altri grandi signori, come il conte di Torino Arduino. Una battaglia persa per i Saraceni si trasforma in catastrofe per i Provenzali.

Benché questa battaglia opponga al massimo qualche centinaia di uomini, é sufficiente per mettere fine alla spedizione. Il nuovo conte, Guglielmo II, esita a proseguire verso Fraxinet, roccaforte delle forze saracene. D'altro canto l’aristocrazia provenzale non vede di buon occhio questa spedizione. Sotto il pretesto della lotta contro l’infedele il conte provava a riprendere il controllo della Provenza, troppo libera, perché i signori provenzali approfittavano dei buoni rapporti con i Saraceni, dividendo talvolta il bottino di spedizioni comuni e approfittando delle terre aperte alla colonizzazione dai Mauri. Le grandi città provenzali vogliono anche loro la fine della guerra perché hanno firmato trattati con Fraxinet e traggono vantaggi dal commercio con l’Andalus.

Di conseguenza Guglielmo II decide di firmare un trattato ufficiale con Fraxinet, poi confermato da Cordoba. I Saraceni potranno insediarsi in zone ben definite fino alle Alpi e al Delfinato. Possono fondare la città di Fréjus. A loro non é imposta l’organizzazione feudale e possono autogestirsi, ma devono pagare un tributo al conte. Devono anche rispettare i luoghi santi cristiani e i sacerdoti cattolici come se erano loro pretri, e devono restituire alla Chiesa il riscatto del rapimento di Maiolo di Cluny.

Cosi finisce la « guerra Saracena » e Guglielmo il Rinunciatario accetta di veder sopravvivere la comunità saracena di Provenza. Fraxinet, ben consapevole delle sua debolezza di fronte ad un attacco del conte, può finalmente respirare e continuare il suo sviluppo, colonizzando terre disabitate. I Saraceni, ancora pochi e poco sicuri dopo la guerra, rispettano le richieste del trattato e non attaccano se non i mercanti stranieri, mai i Provenzali né gli Italiani del Nord. Per una ventina di anni il loro gruppo ritrova la prosperità, dimentica i massacri e si sviluppa una comunità agricola che commercia con le grandi città e la madrepatria andalusa.

989: la città di Arles si scuote di dosso l'autorità del conte di Provenza e diventa città libera.

1002: Prima notizia scritta di una comunità saracena a Marsiglia, probabilmente fondata da emigrati da Fraxinet. Nello stesso momento si organizza il consolato di Marsiglia: la città, imitando Arles, si rende indipendente dal conte di Provenza.

1008: Alla morte di Abd al-Malik al-Muzzafar, visir e vero capo di Al-Andalus, il califfato precipita nella guerra civile tra piccoli signori della guerra, gruppi di Berberi, di Arabi e di Spagnoli. In Provenza i Saraceni si trovano isolati e senza protezione. Il qadi di Fraxinet Nasr Ibn-Ahmad decide di rompere i legami con l'Andalus e si proclama signore indipendente dell’al-Qilâl (nome della provincia musulmana di Fraxinet).

1015: Nasr Ibn Ahmad inaugura la moschea del venerdì di Fraxinet, la maggiore moschea di Provenza, anche se di dimensioni assai ridotte: é stata costruita da artigiani cristiani, però il signore chiama in Andalus degli artisti per decorare l’edificio e si vede la prima arte musiva del paese.

1019: Fine della dinastia degli conti di Provenza sotto il dominio imperiale. I matrimoni portano alla divisione del paese tra Guglielmo III di Tolosa e Raimondo Berengario I di Barcellona (a cui tocca la costa). I due grandi feudatari entrano subito in lotta per controllare la zona. Ciò permette a Fraxinet e ai piccoli villaggi saraceni di sviluppare una nuova attività, quella di mercenari, per conto degli due signori.

1023: Fondazione della moschea di Frejus: la città, nel passato cristiana e saracena dopo la pace del 973, é ormai una città mista con il 55% di popolazione cristiana (di origine provenzale o saracena convertita), oltre ad un’importante comunità ebrea.

1025: Trattato tra Tolosa e Barcellona, la Provenza é divisa. Arles, Marsiglia e Fréjus ottengono lo statuto di comune libera imitando i primi esempi italiani. Dal canto suo la signoria musulmana di Fraxinet é libera da ogni vassallaggio (visto che non riconosce la supremazia di Al-Andalus), però il suo ruolo di mercenario durante le ultime guerre fa rinascere gli attriti con la popolazione provenzale cristiana.

1035: Abbas Ibn Nasr, signore di Fraxinet ,si proclama emiro di Jabal al Qilâl. Riunisce sotto la sua autorità tutta la popolazione saracena del massif des Maures e della Maurienne, ma non degli avamposti più lontani nelle Alpi e nel Delfinato.

Come sovrano del suo piccolo Stato intende conferire a Fraxinet la bellezza di una vera città musulmana. Per questo fa ingrandire la moschea e restaura la fortezza. La Casbah sotto la fortezza conosce un periodo di grande prosperità e si insedia una comunità ebraica accanto alla comunità cristiana provenzale già importante (almeno il 25% di Fraxinet). L’emiro Abbas inizia anche i lavori per la creazione di uno porto a Grimaud, destinato a prendere il posto del porto cristiano di Saint-Tropez e per non lasciare troppo potere in mano ai mercanti di Fréjus.

1039: fondazione della madrasa di Fraxinet da parte di Abbas I, benché l’emirato sia poco esteso e ancora meno ricco, l'emiro gli conferisce un potere giuridico sulle terre dell’emirato, servirà così da tribunale. Fa anche venire a prezzo d'oro un imam istruito da Al-Azhar in Egitto, più dei professori andalusi. La madrasa produce presto dei libri tradotti dall'arabo per dei clienti cristiani e istruisce l'elite della comunità saracena.

Abbas, consapevole di essere un musulmano in un paese cristiano, prova a migliorare le relazioni con i suoi vicini. Un trattato commerciale é firmato con Marsiglia e l’emiro dà in sposa sua figlia al potente signore di Baux. Questa politica è accompagnata da misure di tolleranza verso i Cristiani, cui permette la costruzione di una chiesa a Fraxinet e vieta gli attacchi contro i pellegrini verso Roma.

1042: Guerra dei Monaci. Il monastero di Hyères viene saccheggiato da una spedizione saracena di origine berbera. La nave colpevole si reca subito dopo nel porto saraceno di Grimaud e rivende suo bottino a dei mercanti agli ordini dell’emiro, che non ne conosceva l'origine. L’affare diventa un casus belli, le chiese provenzali mormorano di nuovo contro gli infedeli e la comunità cristiana di Fraxinet si ribella.

È questo il punto d’inizio della seconda guerra saracena. Ma piuttosto che una guerra di signori come all’epoca di Guilhem si tratta piuttosto una ribellione contadina. Si vedono dei gruppi di contadini mal armati riunirsi attorno a dei predicatori e dei piccoli signori per attaccare il villaggio saraceno più vicino. Di conseguenza l’emiro raccoglie un esercito per lottare contro le razzie contro le sue terre. Le grandi città mercantili di Marsiglia e Arles non si interessano a queste vicende.

1043: le milizie contadine cristiane sono vinte alla battaglia di Saint-Maximin.

1045: Battaglia di Saint-Tropez, l’emiro Abbas mette fine alla ribellione dei cristiani di questo piccolo porto, la città é rasa al suolo, la popolazione massacrata. Ciò infiamma ancor di più la guerra e il conte di Tolosa decide di intervenire contro Fraxinet.

1047: Battaglia di Grans, il conte di Tolosa sconfigge l’esercito saraceno e assedia Fraxinet stessa. Però la roccaforte é ormai una vera fortezza degna di sostenere l’assedio e i Cristiani vivono sul territorio saraceno. Il conte di Barcellona avverte però che non vede di buon occhio la sua operazione di controllo in Provenza, minacciando di intervenire se non si ritira da questa zona neutrale.

Di conseguenza l’assedio é interrotto, salvando l’emirato. Una pace é firmata limitando la possibilità per Fraxinet di inviare coloni verso il Nord (ma dopotutto non controllava più questa zona). L’emirato dovrà anche accogliere ufficiali del conte di Tolosa e giurare di rispettare la religione cristiana. L’emiro Abbas, ben contento, promette tutto e giura di non proteggere mai più i pirati.

1049: La madrasa di Fraxinet sviluppa la teoria della vita del musulmano in terra cristiana. Quest’ultimo deve rinunciare alla guerra santa per mettere la sua vita nelle mani di Allah e vivere pacificamente, ma solo nel rispetto comune, non deve sopportare l’umiliazione o l’oppressione. Questa teoria rimane però molto localizzata e non raggiunge l’Andalusia.

1051: Morte d’Abbas al-Mansour, suo figlio diventa l’emiro Nasr II al-Malik, quest’ultimo a spesso vissuto a Marsiglia e conosce bene le élite mercantili e cristiane della zona. Vuole farla finita con la fama di pirati di Fraxinet ed orientare il suo emirato verso il commercio grazie a suoi contatti in tutto il Mediterraneo occidentale. Per prova preferisce insediarsi nel porto di Grimaud dove crea una villa palaziale.

1080: Inizio di xciò che sarà considerato più tardi la terza guerra saracena. Dopo trent’anni di pace più o meno rispettata una sorta di spirito simbiotico era nato nelle campagne provenzali, dei villaggi saraceni esistevano accanto a quelli cristiani, la stessa cosa nelle città. La popolazione saracena delle città é in maggior parte composta di mercanti più alcuni uomini di legge ed immigrati da tutto il Maghreb, soprattutto nei porti di Arles e Marsiglia. Nelle campagne vi sono solo contadini, etnicamente non c’é più differenza tra i Provenzali e loro, i matrimoni e le conversioni dalle due parti hanno reso l’argomento etnico invalido.

Però si diffonde a poco a poco lo spirito che porterà alle crociate e le comunità saracene del Delfinato sono attaccate da piccole armate contadine o signorili. Le signorie musulmane delle Alpi si riparano nelle loro fortezze di briganti e l'emirato di Fraxinet non é ancora toccato.

1082 : Massacro della comunità musulmana di Arles, l’emiro di Fraxinet Yusuf protesta é promette di proteggere tutti i credenti di Provenza. L’emirato solleva un’armata e riarma le sue navi per la prima volta da molto tempo, dichiarando guerra al comune di Arles.

1085: Battaglia navale della foce del Rodano. Le nave musulmani sconfiggono la flotta di Arles. Però questo successo é peggiore di una sconfitta perchè diffonde la paura nelle comunità cristiane: questa vittoria navale é il primo segno di una conquista musulmana della Provenza e tutti i fedeli devono unirsi contro di essa.

1086: Lega di Santa Maria del Mare. I baroni provenzali con i rappresentanti di Arles, del conte di Tolosa e del conte di Barcellona firmano un’alleanza contro i Saraceni e giurano sulle ossa di Santa Maria Maddalena di espellere l’infedele dalla Provenza. Marsiglia preferisce rimanere fuori dall’affare perché non le piace fare la Guerra a un partner economico. Lo stesso anno l’emiro Yusuf conduce l’assedio di Aix e proclama la Jihad, chiamando in soccorso i suoi fratelli del Mediterraneo occidentale.

1087: Yusuf deve abbandonare l’assedio di Aix perché non ha abbastanza forze e si ritira verso le sue terre per fortificarle. Porto Grimaud costruisce delle mura. L’armata cristiana avanza approfittandone per cacciare le popolazioni saracene del paese attorno a Aix.

1089: mentre i cristiani fanno la guerra nella vallata della Maurienne, un esercito moro sbarca presso Marsiglia sull’isola di Martigues. La città compra la sua neutralità nell’affare e non si muove per scacciare il nemico. La flotta catalana attacca ma senza grandi risultati. Alla fine l’esercito cristiano deve ritirarsi dal paese saraceno per impedire l’avanzata nemica dietro le sue linee. Ne risulta la battaglia di Berre: l'armata musulmana é annientata e la sua flotta distrutta. Solo un piccolo reparto fortificato a Martigues resiste ancora all’assedio. Questa vittoria ha una frande fama, tanto che il papa fa celebrare un Te Deum.

Però le diverse armate, sfinite, decidono di firmare una tregua. Barcellona ne approfitta per ritirarsi da questa Guerra senza interresse per lei dopo avere fatto pagare a peso d’oro a Marsiglia la sua neutralità, la città marittima entra nella lega.

1091: La tregua instaurata nel 1089 é rotta quando l’emiro Yusuf II prova a riprendere il controllo della vallata della Maurienne con l’aiuto di mercenari berberi. La guerra riprende, ma il conte di Barcellona preferisce pensare alla riconquista in Spagna ed interviene solo per impedire al suo rivale di Tolosa di prendere il controllo dell’intero paese. I due eserciti rinforzati da milizie urbane di Arles e Marsiglia attaccano l’emirato da mare e da terra.

1092 : Fréjus tradisce l’emirato e negozia la pace per via del fatto che é popolata in maggior parte di cristiani e che i musulmani non vogliono fare una guerra che divide il paese e impedisce il commercio. Un vescovato é fondato nella città, ma la forte minoranza saracena ottiene una tolleranza di fatto.

1093: Battaglia di port Grimaud. Il Porto principale dell’emirato é preso d’assalto a sorpresa dalle truppe catalane arrivate dal mare, la città é saccheggiata e la sua popolazione convertita a forza. Poco dopo Fraxinet é assediata, difesa dall’emiro Yusuf II, dal suo esercito e dalle milizie delle diverse comunità della città.

1094: La carestia diventa terribile nella città di Fraxinet e fa più morti che l’assedio stesso. Yusuf II pensa di poter resistere ancora più a lungo, ma sarebbe possibile con il sacrificio della popolazione civile. Inoltre la comunità cristiana sopporta male l’assedio e può ribellarsi in ogni momento. L’emiro decide dunque di negoziare la pace.

Per fortuna il conte di Barcellona vuole tornare nelle sue terre perché litiga spesso con i suoi alleati. L’assedio stesso é difficile per i cristiani, non ci sono abbastanza risorse nel paese per far vivere l’esercito, Marsiglia fa pagare a peso d’oro il cibo e nel campo ha origine un inizio di epidemia. In conseguenza i capi cristiani accettano di negoziare.

Le terre e l’emirato di Fraxinet devono diventare vassalli di Barcelona, in questa occasione Raimondo Berengario III di Barcelona ricrea il titolo di conte di Provenza a suo vantaggio. Yusuf di Fraxinet può però continuare a governare la sua signoria diminuita se si converte al cristianesimo e se giura omaggio, facendo rispettare la vera Fede con l’aiuto di un vescovato apposito. Così Yusuf lui, la sua famiglia e i suoi vassalli diventano cristiani e prende il nome di Giuseppe. Fraxinet deve abbandonnare la Maurienne dove però si mantiene una comunità saracena sotto controllo di signori cristiani. La flotta saracena deve essere data a Barcellona come l’autorità sul porte Grimaud. A queste condizioni i Cristiani accettano di non massacrare tutti i Saraceni e di aspettare solo la loro conversione.

Dal canto suo Giuseppe di Fraxinet prova negli anni seguenti a proteggere al meglio la sua comunità di origine, la madrasa rimane aperta e diventa il centro religioso musulmano della Provenza quando la moschea é convertita in chiesa col nome di Santa Maria dei Mori.

1099: La Chiesa lancia una vasta campagna di conversione delle popolazioni musulmane nelle campagne e nelle città, soprattutto a Marsiglia dove la comunità prospera sempre.

1101: Guerra tra la repubblica di Marsiglia e il conte di Provenza, la città rifiuta di pagare tributo e di diventare vassalla, vuole mantenere le sue libertà. La flotta catalana é vinta preso la città nel luogo detto « costa dei Catalani » e le bandiere prese durante la battaglia ornano la cattedrale della città. Barcellona rinuncia a prendere il controllo della repubblica focea.

1110: Giuseppe di Fraxinet é accusato dal vescovo della città di essere rimasto musulmano in segreto, cosa che non é totalmente falsa. Le accuse portano alla sua condanna a morte sul rogo. I vassalli dell’ex emiro sono disarmati: è la fine della dinastia degli emiri provenzali. La signoria di Fraxinet é divisa tra fedeli vassalli del conte di Provenza e la comunità musulmana entra nel periodo di dominazione cristiana.

1125 : Inchiesta della Chiesa nell’antico paese musulmano. Le campagne di conversione sono state meno efficaci del previsto, e una buona parte della popolazione rimane musulmana ma fedele al potere imposto. Di conseguenza i conti non vedono perchè darsi da fare per convertire una popolazione calma, obbediente e che paga bene le tasse e i diritti. La volontà di conversione si spegne a poco a poco.

1130: Decadenza della madrasa di Fraxinet. Gli ultimi professori, anziani, non vedono altra scelta che iniziare a lavorare con i preti cristiani e anche la comunità ebrea e copiare i testi. La madrasa mantiene però l’insegnamento di nuovi imam, membri delle famiglie importanti dei villaggi saraceni isolati, e ciò permette di mantenere un culto in accordo con la fede musulmana. Però a poco a poco la biblioteca della madrasa é venduta.

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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E ora, un'altra Timeline di Paolo Maltagliati:

859: Hastein il vichingo, durante il suo soggiorno alla foce del Rodano, a causa del clima malsano, si ammala di malaria e muore. La sua flotta si divise. Gran parte decise di tornare indietro, al comando di Bjorn Ragnarsson, che aveva fretta di tornare al nord per reclamare i suoi domini; una parte minore, comandata da un certo Hrolfr Sigurdsson, si diresse verso Luni, per saccheggiarla, credendo fosse nientemeno che Roma. Pur tuttavia, la popolazione della città, guidata da san Ceccardo, prese le armi e incredibilmente sconfisse i vichinghi. Hrolfr, battezzato con il nome di Rodolfo, assieme ai superstiti dei suoi, venne convinto a rimanere, per meglio difendere la città dagli attacchi di altri pirati, soprattutto saraceni.
La comunità normanna si stabilirà nella località detta di Avenza, che in seguito sarà infatti chiamata Avenza normanna.

921: Rodolfo di Brogogna contende a Berengario del Friuli la corona d’Italia. Quest’ultimo assolda, per fronteggiare il nuovo nemico gli ungari.
Alcuni dei suoi, timorosi che in questo modo Berengario riesca a forgiare un esercito personale a lui fedele, decidono di attentare alla sua vita. Flamberto di Verona, però fallisce il colpo.

924-934: Guerra tra Rodolfo e Berengario, con continui cambi di fronte dei signori italiani. Rodolfo assolda, per questa impresa, anche alcuni normanni. Berengario muore nel 934, lasciando Rodolfo padrone del campo. I normanni del suo seguito decidono di stabilirsi a Fornovo.

1024: Incendio del palazzo regio di Pavia. Gli obertenghi assoldano la casata normanna dei Drengot Quarrel, che si trasferiscono a Brugnato, nella val di Vara. Diversi normanni, progressivamente, si insediano tra le attuali province di Piacenza, Pavia, La Spezia, Massa e Lucca.

1036: La motta milanese, per avere la meglio su Ariberto assolda i normanni, in particolare la casata degli Hauteville. Vittoria di Campomalo.

1039-1041: Dopo alterne vicende, che coinvolgono anche l’imperatore Corrado, Ariberto viene scacciato.
Pur tuttavia, Ariberto raduna un esercito di nobili a lui fedeli per tornare in armi in città. Lanzone, capo della Motta, chiede aiuto agli Altavilla.
L’esercito normanno ha ragione una volta per tutte di Ariberto e dei suoi seguaci. I normanni si insediano a Milano.

1041-1047: Drogone d’Altavilla diventa capo dei Normanni di Lombardia, e ottiene una posizione distinta a Milano ed alcuni feudi sul fiume Ticino.
Roberto il Guiscardo, ambizioso fratello di Drogone, decide di servire la città di Piacenza. Dopo essersi impadronito di Bobbio, costringe Alberto Azzo II a cedergli la contea di Luni e Bobbio stessa. Inizia una politica aggressiva verso i suoi vicini.

1053: Diverse città e famiglie nobili italiane (gli aleramici e gli arduinici, in particolare) si coalizzano contro lo strapotere dei normanni e chiamano l’imperatore. L’esercito coalizzato svevo-lombardo, viene fatto letteralmente a pezzi nella battaglia di Mortara. Roberto il Guiscardo, a questo punto, si insedia a Milano come conte dei normanni di Lombardia.

Voi come la continuereste? Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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Così gli risponde MorteBianca:

Dodicesimo secolo: i Normanni partecipano alle crociate, non importa il risultato quanto gli effetti diplomatici: sono riconosciuti fra le grandi potenze e ben voluto dal papato.

Tredicesimo secolo: Dante, nella sua Commedia, non spera nei Germanici ma bensì nei Normanni per restaurare il potere imperiale.

Quattordicesimo secolo: I normanni, alleati degli Inglesi, premono sul fronte alpino contro i Francesi.

Ora, prima di proseguirla, mi sorge un dubbio che da tempo volevo esplicare. Per una buona volta è possibile che sia uno stato italiano ad imporsi nel Sacro Romano Impero Germanico? Abbiamo immaginato la Bavaria, la Prussia, l'Austria e persino la Francia, che uno degli stati del Nord (come questa ucronica Normandia milanese) riesca nell'impresa, dato che de iure ne facevano parte?

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A questo punto prende la parola il grande Bhrghowidhon:

Anche a me sembra obbligato inferire che con Avenza come base e Milano come nuova Capitale il risultato per i Normanni sarebbe stato di perseguire e probabilmente raggiungere l'obiettivo di diventare egemoni se non addirittura sovrani del Regno d'Italia, la cui corona potrebbe rimanere al Sacro Romano Impero se con un escamotage ottenessero il titolo di Re dalla loro presumibile signoria sulla Corsica (comunque parte dell'Impero, ma Regno dal XIII. secolo insieme alla Sardegna), altrimenti potrebbero addirittura avere il riconoscimento di Re (come avvenuto per la Boemia e anche in questo caso con qualche precedente autoproclamazione, appunto col pretesto - sia pure anticipato - della Corsica) da un Imperatore in una situazione paragonabile a quella della successione a Enrico VI. (oppure potrebbero se non altro arrivare già allora al titolo di Duchi di Lombardia - la Lombardia come Normandia - e nel XIV. secolo comprare dai Lussemburgo di Boemia quello di Re invece che 'solo' di Duchi).

In tutti i casi, la situazione si configurerebbe con una Monarchia analoga a quella di Sicilia ma nel contesto geopolitico visconteo e con una proiezione tirrenica sovrapposta a - o negli interessi di - Genova e quindi pure puntata sulla Sicilia (dove nel frattempo, per non complicare eccessivamente la diversità dalla Storia nota, potremmo con una certa dose di confidenza immaginare un processo uguale a quello storicamente normanno ma attuato, come era all'inizio, dal Principato di Salerno e via via fino agli Svevi).

Attuato il passaggio di scala, condivido la proposta che la priorità sarebbe sul 'confine' alpino occidentale, naturalmente non ancora (forse mai) con la Francia quanto con i vincenti nella triplice competizione fra Savoia, Delfinato (ereditato dalla Francia come da copione oppure più caparbiamente concupito dai Savoia, privi di sbocchi compensativi in Cisalpina?) e Provenza magari comunque angioina e anch'essa senza fase cisalpina nel XIII. secolo.

Resta il fatto che sia i Normanni storici (quelli di Sicilia) sia, in Lombardia, i Visconti e gli Sforza hanno accorpato dominî che poi, in prima istanza, sono stati incamerati dagli Imperatori, come credo che sia una tendenza logica, in seconda istanza da una Dinastia francese e in terza istanza stabilmente da una Monarchia Iberica (alla fine la stesa per entrambi) fino ad assestarsi su una spartizione che distribuiva il tutto fra una Monarchia gallispanica (i Borboni), una germanica (gli Asburgo) e il resto (Sardegna e Piemonte) a una subalpina.

Anche questo esito mi sembra, al di là dei singoli dettagli (che, come mostrano le Guerre Prammatiche, erano percepiti come intrinsecamente transeunti), inevitabile, ma svuoterebbe l'intera ucronia, perché l'unico residuo cisalpino dell'accumulazione normanna sarebbe una Monarchia nata dalla promozione - per meriti di 'Reconquista' antiottomana - di una Dinastia più o meno locale (di origine feudale o no poco importa) comunque diversa da quella di partenza (Obertenghi o Visconti storicamente, Normanni ucronicamente).
Il nodo sta forse nel fatto che un Potere territoriale centrato su Milano e la grande Lombardia padana avrebbe sempre come priorità geopolitiche il Tirreno da un lato, Venezia (e l'Adriatico) dall'altro, probabilmente l'intera Penisola (prima o dopo la Sicilia), in prospettiva il Levante, l'Egeo ecc., ma non l'Europa transalpina, mentre d'altro lato le Potenze egemoni in quest'ultimo (vasto) settore sarebbero comunque prevalenti alla lunga sulla stessa Cisalpina.

Non saprei come uscire da questo circolo se non con un certo poco probabile investimento - tempestivo! - da parte della Dinastia cisalpina (i Normanni, nel nostro caso) su un altro e diverso passaggio di scala, entrando nel gioco delle candidature alla Corona Imperiale, purché il momento opportuno per farlo si presenti in una fase che veda il Regno di Lombardia dotato di sufficienti risorse (qui mi sembra che il minimo indispensabile sia un controllo non solo di Genova - come storicamente - e di Firenze - come presumibile in questa ucronia, ma anche di Venezia con tutto ciò che ne consegue nel Mediterraneo) e d'altronde sempre interno all'Impero.

Realisticamente, d'altra parte, non si possono eliminare gli Angiò dalla Provenza (mettiamo anche che ottenessero e mantenessero ugualmente Napoli) né i Savoia dai Feudi aviti (se non anche dal Delfinato) né probabilmente gli Aragonesi dalla Sicilia (con buona pace di Genova) e nemmeno qualche temporanea elezione alla Corona d'Ungheria garantirebbe un allargamento stabile della base di potere.

Un compromesso fra i requisiti minimi da un lato e i limiti massimi dall'altro potrebbe essere, grosso modo, all'inizio del XV. secolo una compagine sintetizzabile come "Regno di Sardegna e Corsica e di Cipro, Regno, Despotato e Principato di Chio, Granducato di Lombardia e Tuscia, Marca di Verona, Treviso e Aquileia, Ducato di Venezia e Istria e di Dalmazia, Principato di Galata e Pera e Gazaria". Le prevedibili perdite a vantaggio degli Ottomani potrebbero innescare il riorientamento verso l'Impero e forse portare nel secolo successivo al colpo epocale: l'elezione del Re Normanno (o di una Dinastia succeduta ai Normanni) a Re di Germania, dei Romani e d'Italia e alla sua incoronazione come Imperatore, purché da un lato si potesse presentare ai grandi Elettori con almeno qualche credenziale germanica e al Papa con un'offerta insuperabilmente maggiore di qualunque altro (per dare un'idea delle proporzioni: la promessa di conquistare e donargli come restituzione allodiale i due Regni di Sicilia al di qua e al di là del Faro).

Ammesso che un progetto del genere potesse avere anche solo una remota possibilità di successo, ne sarebbe conseguita una spartizione dei settori centrale e meridionale dell'Europa "di mezzo" fra l'Impero con sede del Sovrano a Milano e il Papato esteso fino alla Sicilia inclusa. Pressoché automaticamente, una Coalizione di Grandi Principi Tedeschi (quelli non comprati dall'oro dell'Imperatore) e soprattutto i più ambiziosi fra quelli di media grandezza in Germania Settentrionale (oltre che i Savoia) avrebbe sùbito puntato alla secessione (o Indipendenza, a seconda dei punti di vista), con generosi aiuti fortemente interessati da parte della Francia e della Monarchia che conservasse il controllo dell'Aragona. Dato ciò che la Storia mostra su Carlo V. e Filippo II., per far proseguire l'ucronia senza appiattirla su una semplice sostituzione di "Altavilla" (o chi per loro) ad "Asburgo" bisogna percorrere la strada opposta e quindi:

A questo prezzo è possibile immaginare che la Dinastia normanna (o una succedùtale) vinca la competizione contro la Francia e il Papato, ponga fine all'esistenza di quest'ultimo (che probabilmente rinascerebbe in forma di Chiesa di fatto Gallicana proprio ad Avignone sotto la protezione di un sopravvissuto Re di Francia confinato nella metà meridionale del Regno) e porti il confine dell'Impero a ridosso del Regno di Sicilia al di qua del Faro (Napoli). La guerra continuerebbe in Francia, dove l'unica condizione possibile per la sopravvivenza stessa della Dinastia Normanna sarebbe una spartizione del Regno fra l'Aragona (Rossiglione, Foix, Linguadoca), l'Impero (Contado Venassino - con definitiva scomparsa del Papato - e Provenza ai Savoia, elevati a Vicarî Imperiali di Borgogna; il Delfinato, in quanto divenuto sabaudo, era rimasto imperiale), la Borgogna (almeno tutte i dominî di Carlo il Temerario, in forma di Feudo Francese dove non erano già imperiali) e Inghilterra (come Regno di Francia: tutto il resto, compresa la Bretagna).

Ammesso che la Castiglia fosse comunque unita all'Aragona e vi si aggiunga come nella Storia vera anche il Portogallo entro la fine del XVI. secolo, che il Regno di Inghilterra, Irlanda e Francia costituisse una Confessione Autocefala (Chiesa Anglicana e Gallicana), che il Regno di Polonia e Granducato di Lituania aderisse insieme all'Imperatore a qualcosa di equivalente alla Riforma, che questa fosse stata inizialmente già accolta in Scandinavia e - con altra origine - in Scozia e che la Corona d'Ungheria e di Boemia vada anche in questa ucronia all'Imperatore, ugualmente con trasformazione del Regno di Ungheria Orientale in Principato Imperiale di Transilvania (tributario al contempo dell'Impero Ottomano), l'unico rifugio per la Gerarchia Cattolica rimarrebbe l'Impero Ottomano, che potrebbe concedere la residenza ai Patriarchi Latini titolari di Gerusalemme (fuggiti da Cipro normanna già al tempo delle Guerre d'Italia fra Papato e Impero) e più titolati a subentrare al Pontefice Romano (mentre sia a Roma sia ad Avignone verrebbero nominati dall'Imperatore, come Capo Supremo della Chiesa Riformata del Sacro Romano Impero, i Vescovi Primati rispettivamente d'Italia e di Gallia).

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Paolo Maltagliati ipotizza:

Una via d'uscita, quanto meno come base di potere: se i normanni di Lombardia riuscissero a prendere la corona bizantina entro il XIII secolo?

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Bhrghowidhon subito gli risponde:

Perbacco, questo cambia radicalmente la situazione. Fra le tantissime curiosità, ne avrei tre immediate:

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E Paolo precisa:

Allora: l'alternativa più propizia è il dopo Mantzikert, ma i normanni sono "troppo indietro". A meno, ma questo sarebbe un ulteriore tourniquet, di fare di Luni la "repubblica marinara" normanna, a discapito di Pisa e fors'anche Genova. Dopo c'è tutto il periodo dei Comneni con le prime tre crociate, in cui, se la conquista è fuori questione, c'è pur sempre la possibilità di una penetrazione. Intanto ci sarebbe sempre il nodo Venezia da sciogliere e, per tagliarlo, Manuele Comneno potrebbe trovare un'intesa proprio con i Normanni. Forti di tale posizione, questi ultimi potrebbero infine approfittare del momento di debolezza e detronizzare Andronico (anche perchè la madre del piccolo Alessio potrebbe essere proprio normanna e una sua esecuzione potrebbe giustificare un intervento): che ne dici?

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Bhrghowidhon annuisce:

Sembra ineccepibile, implica anche che venga smaltito l'interramento del porto di Luni e forse, ridimensionate Pisa e Genova, si creano i presupposti per un grande sinecismo con Càrpena, Lerici, La Spezia e Portovenere: costituirebbe un porto inattaccabile.

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Anche Paolo si mostra d'accordo:

Certo, se avvisti un invasore già dall'isola del tino e da Montemarcello...

Penso che comunque il corso del Magra possa essere deviato con un canale tra Lerici e Romito. Ah, dimenticavo: vittima principale della grande Luni normanna sarebbe inevitabilmente Lucca.

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Bhrghowidhon torna alla carica:

E dalla detronizzazione di Andronico Comneno ai successivi tre secoli come cambierebbe l'ucronia?

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E Paolo gli replica:

Con l’impero bizantino sotto il proprio controllo, il meridione d’Italia è solo questione di tempo prima che finisca nelle mani normanne. Ad ogni buon conto non era tanto quello su cui volevo porre l’accento, quanto piuttosto sul fatto che in tale modo, i normanni sono imperatori romani d’oriente. Mi sembra semplice logica pensare ad un apparentamento con l’Ungheria per creare un grande blocco italo-balcano-mediterraneo in grado di competere per la corona del sacro romano impero. Ed il match sarebbe con ogni probabilità con la Francia (potrò sbagliarmi ma un blocco gallispanico sarebbe MOLTO probabile. Resta da vedere cosa faranno gli interessati comprimari, come la Polonia, l’Inghilterra, i borgognoni...)

A meno di ipotizzare uno schema triadico: Boemia-Polonia-Ungheria-Austria lussemburghese, impero romano-italico con normanni, Bisanzio, Balcani, Francia con, eventualmente, almeno una tra Castiglia, Aragona e Portogallo. E’ vero, un’alleanza Franco-Aragonese se pensiamo alla nostra Timeline sembra un po’ innaturale...

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A questo punto, Tommaso Mazzoni domanda:

Se la legge Salica nel Sacro romano impero e feudi collegati non venisse mai applicata, come cambia la storia?

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A replicargli è ancora Bhrghowidhon:

«France et Allemagne, après la dissolution de l’Empire carolingien, ressemblent aux enfants d’un même père entre lesquels la liquidation de la succession paternelle a laissé des rancoeurs. L’un (ce n’est pas nécessairement l’aîné) a reçu avec son lot une part indivisible, la pièce unique, le joyau de famille, dont l’éclat pare son détenteur d’un incomparable prestige. L’autre a consenti à le lui laisser, un peu à contrecoeur, parce que sa situation du moment le contraignait à préférer des biens plus aisément monnayables, des sources de revenus plus directement rémunératrices. Et puis, les conditions ayant changé, il en vient à avoir des regrets. Il voudrait revenir sur le passé. Il remâche les droits égaux qu’il avait à la possession de l’objet perdu. Même, au risque d’éveiller des susceptibilités légitimes, il ne se gêne pas pour se déclarer frustré.
On ne devient pas pour autant frères ennemis. On se sent, malgré tout, de même sang, issus du même père. Mais une méfiance réciproque nuit à la cordialité des relations. Et des incidents surgissent fréquemment.
Entre Français et Allemands il n’y a pas autre chose avant le milieu du XVIIe siècle, avant les luttes armées pour la possession des anciens territoires lotharingiens. Pas d’antagonisme de puissance, ni d’hostilité de peuple à peuple.» Così ha scritto Gaston Zeller alla penultima pagina del suo importante contributo dal titolo «Les rois de France candidats à l’Empire», Revue Historique 59 (Tome 173), Janvier-Juin 1934, p. 273-311, 497-534.

Ma quando è avvenuto esattamente che i Re dei Franchi Occidentali abbiano lasciato («un po’ a malincuore») il gioiello di famiglia ai Re dei Franchi Orientali? La prima risposta che verrebbe è «all’Abdicazione di Carlo il Grosso» (11. novembre 887), ultimo Imperatore a essere contemporaneamente Re dei Franchi Orientali e Occidentali (nonché d’Italia). Arnolfo di Carinzia, dopo un po’ di vicissitudini, è stato infatti coronato Imperatore (ma il Successore immediato di Carlo il Grosso come Imperatore è stato Guido di Spoleto); Re dei Franchi Occidentali è diventato il Conte di Parigi Oddone (da cui sono poi discesi i Capetingi) e solo dopo e provvisoriamente sono tornati Re i Carolingi (con Carlo il Semplice). Arnolfo, per quanto illegittimo, era il parente più vicino di Carlo il Grosso; dopo la morte del figlio Ludovico il Fanciullo, la Successione sarebbe spettata ai Carolingi discendenti di Carlo il Calvo, quindi a Carlo III il Semplice (l’inciso che l’Erede del gioiello di famiglia «n’est pas nécessairement l’aîné» risulta però un po’ fuorviante, perché se è vero che Ludovico il Germanico, Antenato dei Carolingi del Regno dei Franchi Orientali, non era il Primogenito di Ludovico il Pio, Carlo il Calvo era ancora più giovane e figlio di un’altra moglie).

Supponiamo dunque che Carlo il Grosso, anziché adottare come Erede Ludovico di Provenza (un Bosonide), gli preferisca Arnolfo (che poi è stato comunque costretto ad accettare come Erede, almeno per i Franchi Orientali): l’applicazione della Discendenza Maschile differirebbe a sufficienza dall’Adozione da rendere più vincolante la Successione anche per gli altri Aspiranti. Esaurita la Linea di Ludovico il Germanico, la Corona Imperiale toccherebbe ai Discendenti di Carlo il Calvo. Sottolineo come questo esito coincida con quello che si sarebbe avuto sia nel caso che Successore immediato di Carlo il Grosso fosse lo stesso Carlo il Semplice (allora bambino di otto anni) sia perfino nel caso che Carlo il Grosso non diventasse mai Re dei Franchi Occidentali, venendogli preferito appunto Carlo il Semplice in quanto figlio di Luigi II il Balbo.

Su Carlo il Semplice è il nostro Comandante ad aver proposto l’ucronia più diretta: «Carlo III il Complicato. Carlo III il Semplice, re di Francia della dinastia dei Carolingi, dovette lottare per tutta la durata del suo regno contro i grandi baroni feudali, e in particolar modo contro il Duca di Borgogna Riccardo, il Conte di Parigi Roberto (fratello del Re Oddone) e il conte Erberto di Vermandois. Nel 922, il cattivo andamento della guerra contro la Lotaringia convinse i grandi feudatari a rivoltarsi ed eleggere nuovo re il conte di Parigi Roberto. Nel corso della lotta che seguì, Roberto rimase ucciso nella battaglia di Soissons. Carlo III però fu sconfitto ad opera del Conte Erberto che lo imprigionò; l’assemblea dei baroni elesse re allora il Duca di Borgogna Rodolfo. Nel 925 Erberto di Vermandois si ribellò a Rodolfo e liberò Carlo allo scopo di utilizzarlo come sua pedina, ma Carlo fu di nuovo sconfitto e imprigionato da Rodolfo. Carlo III morì il 7 ottobre 929 in prigione; suo figlio sarà incoronato re come Luigi IV, ma dovrà lottare in continuazione contro Ugo il Grande, figlio di Roberto e conte di Parigi, che alla fine imporrà come re suo figlio Ugo Capeto, dando inizio alla nuova dinastia dei Capetingi. Ma se Carlo III il Semplice batte Erberto o Rodolfo o entrambi? I Capetingi non ascendono, e con loro neppure i Borboni: i Carolingi restano al potere e la storia d’Europa cambia decisamente rotta (William Riker)».

Qui ne proporrei una variante più... semplice: tutto va come nella Storia nota, Carlo il Semplice viene sconfitto da Erberto e Rodolfo, però ha il «gioiello di famiglia», la Corona Imperiale, che trasmette al figlio Luigi d’Oltremare e, alla morte del nipote di questi, Luigi V, per Legge Salica a Carlo di Lorena, che grazie a ciò viene eletto nel 987 (cent’anni dopo l’Abdicazione di Carlo il Grosso) Re dei Franchi Occidentali, poi a suo figlio Ottone I (993-1012) e dopo di lui ai Carolingi Bernardingi, da Alberto I (1012-1035) a Oddone II il Folle 1080-1085.

All’estinzione definitiva dei Carolingi in Linea Maschile, diventa Imperatore il Francone più alto di rango, Enrico IV, Re dei Franchi Orientali (storicamente incoronato Imperatore l’anno prima), francese per parte di madre. Da qui in poi il prosieguo coincide con la mia non pubblicata ucronia lotaringia, lo sviluppo della proposta di Romain Albaret su Carlo di Lorena eletto Re di Francia nel 987 al posto di Ugo Capeto; il Punto di Divergenza è anticipato di cent’anni esatti, perché l’ucronia vuole essere l’illustrazione di ciò che sarebbe avvenuto se il «gioiello di famiglia» fosse andato ai Re dei Franchi Occidentali.

Mi aspetto le obiezioni: – Perché viene eletto Imperatore un tedesco? Risposta: perché è il Francone più forte e appunto più alto di grado; di certo è molto meno verosimile che venga eletto un Capetingio, in questo caso Filippo I.

– Perché Enrico diventa anche Re dei Franchi Occidentali? Risposta: perché, all’estinzione della Dinastia, il Feudo torna all’Imperatore.

– Perché non è successo lo stesso col Regno dei Franchi Orientali all’Abdicazione (o alla morte) di Carlo il Grosso? Risposta: è successo lo stesso, solo che Imperatore era il Re dei Franchi Orientali.

– Perché alla morte di Ludovico il Fanciullo il Regno dei Franchi Orientali non è passato a Carlo il Semplice (in quanto Imperatore)? Risposta: perché in quel momento Carlo il Semplice era impegnato contro i Normanni e in Germania i Magiari avevano sconfitto Ludovico il Fanciullo.

– Perché alla morte di Corrado I il Regno dei Franchi Orientali non è passato a Carlo il Semplice? Risposta: perché Carlo era impegnato contro i suoi Feudatarî e quindi in Germania è stata accettata la Designazione di Enrico l’Uccellatore quale Successore di Corrado da parte di quest’ultimo.

Poi in Germania si impone sempre di più il Principio Elettorale, come nella Storia reale, ma le differenze con la Francia – dove vige la Successione Ereditaria – sono di fatto minime fino a Corradino di Svevia (ogni volta che si estingue la Dinastia in Francia il Regno passa all’Imperatore del momento).

In queste ucronie (la presente dell’887 e quella lotaringia del 987) la Dinastia Francese per antonomasia è rappresentata dagli Asburgo, che dopo Carlo V (storicamente francofono) si dividono in Ramo Gallispanico e Ramo Austrogermanico, finché dopo Carlo II il secondo riunifica l’Arcicasa e con Maria Teresa confluisce nella Dinastia Francese dei Lorena, presunti Discendenti di Ludovico il Pio.

Francia e Impero sono di nuovo divisi dal 1848 al 1878 e riunificati da Francesco Giuseppe, cresciuto a Vienna. Sia Rodolfo sia Francesco Ferdinando sia Carlo sia Ottone sono prima germanofoni e solo poi si trasferiscono a Parigi.

Una divisione fra Asburgo francofoni e germanofoni sia ha anche dal 1365 al 1457, dato che la Linea Albertina è Erede di Francia (dal 1437 anche d’Ungheria e Boemia), mentre la Linea Leopoldina è Erede d’Austria (e dal 1382/1385 di Polonia). Nel 1457 le due Linee sono riunificate da Federico IV (come Re di Germania e Francia)/III (Imperatore), figlio di un tedesco (austriaco) e una polacca e in questa ucronia nato Erede di Polonia; suo figlio Massimiliano nasce e cresce qui già francofono (come storicamente i suoi figli e suo nipote Carlo V). I Lussemburgo non differiscono nelle regole d’uso del proprio repertorio linguistico rispetto a quelli storici.

Le parole «Et puis, les conditions ayant changé, il en vient à avoir des regrets. Il voudrait revenir sur le passé. Il remâche les droits égaux qu’il avait à la possession de l’objet perdu» equivalgono ad affermare che questa ucronia è stata concepita da quasi tutti i Re di Francia (almeno nella formulazione minima «Se la Corona Imperiale fosse andata al Regno dei Franchi Occidentali anziché a quello dei Franchi Orientali»); riconosco dunque volentieri a tali Augusti Pensatori la paternità del Punto di Divergenza. Rilevo tuttavia che lo sviluppo, come abbiamo visto (specialmente a causa della Successione ‘Salica’ – in senso etimologico-dinastico – da parte di Enrico IV [I di Francia]), probabilmente non corrisponde alle attese nutrite dai Re Capetingi (essi stessi come Re di Francia e Imperatori, col Regno di Germania suddito): se il «gioiello di famiglia» fosse andato ai Franchi Occidentali, l’esito sarebbe che i Capetingi non sarebbero mai diventati Re e che la Francia sarebbe diventata prima francone e sveva e poi asburgica (francesizzando un po’ più che nella Storia reale la Dinastia, ma non poi granché nell’Età dei Nazionalismi).
Al di là delle reciproche gelosie nazionali franco-tedesche, questa ucronia mi pare allo stesso tempo la più solida fra quelle che mirano alla conservazione dell’Impero Carolingio e perciò anche fra quelle che fanno continuare l’Impero Romano in Europa, perlomeno limitatamente al gruppo che lo fa continuare come Sacro Romano Impero (fino a Rodolfo III la Continuità è con le tre Prefetture delle Gallie, d’Italia e d’Illirico; con Rodolfo si avrà la riconquista di Costantinopoli, benché la Successione degli Asburgo o dei Lorena in Russia – se la consideriamo Erede dell’Impero Bizantino in alternativa agli Ottomani – avvenga già alla fine del XVI o rispettivamente del XVII secolo).

È dunque uno dei rari esempi di ucronia di fatto (tardo)antica – anche se il Punto di Divergenza si colloca nell’887 – che riesce a utilizzare tutte e solo le personalità realmente esistite (con poche eccezioni, come i Bonaparte dopo Napoleone I, qui mai nati) in Epoca Medioevale, Moderna e Contemporanea. Mi pare un degno riconoscimento per l’ucronia preferita (pur avventatamente) dai Reali di Francia; coincide con la versione più concreta di quella tanto spesso proclamata (senza poi rifletterci) da molti, soprattutto Italiani: «Se l’Impero Romano fosse rimasto fino a oggi» (basta essere d’accordo sul fatto che il Sacro Romano Impero di Carlomagno si possa considerare una delle due principali continuazioni dell’Impero Romano; se invece si vuole che l’Impero resti con Capitale Roma – come non era già più dal IV secolo! – e senza i Germani, non ci siamo proprio)...

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E ora, la proposta di Perchè No?:

Il punto di partenza non é ucronico perché é preso nel giornale dell'8 febbraio 2019. Vi si parlava della reazione di Luigi di Maio a proposito del casino franco-italiano (non ne parlerò, non mi interessa) e una frase mi ha bruciato gli occhi: « la Francia e la sua tradizione democratica millenaria ». Ohibò, non sapevo che il periodo 1789-2019 coincidesse con un millennio, ma comunque... (in Francia sembra che questa frase faccia MOLTO discutere).

E se facessimo un'ucronia dimaiesca? In una maniera o nell'altra la democrazia nasce nel regno di Francia nel 1019 sotto il regno di Roberto II il Pio (benché scomunicato), figlio di Ugo Capeto. Roberto il Pio è obbligato a concedere una Charte des Droits alla nobiltà Francese, poi ampliata successivamente fino alla costituzione del 1789, emendata nel 1814, nel 1830, nel 1870, nel 1945 e nel 1958. Quali le conseguenze sulla storia?

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Gli risponde William Riker:

Simmetrizzazione tra Francia e Inghilterra. L'Inghilterra monarchia assoluta fino al 1789, quando scoppia la Rivoluzione Inglese e Re Luigi Stuart è ghigliottinato, oggi Theresa May è la Presidente della Quinta Repubblica Britannica, uno dei pilastri dell'Unione Europea. La Francia viene conquistata dai Normanni verso il 1000 e viene concessa una Magna Charta già nell'XI secolo, nel XVI secolo Francesco I promuove lo Scisma Gallicano con cui si separa da Roma, Gloriosa Rivoluzione nel 1688 con i Guisa cacciati dal trono a favore dei Borboni, sul trono ancor oggi nonostante vari cambi di nome della dinastia. Di Maio fa l'ennesima gaffe parlando di "millenaria democrazia britannica". La simmetrizzazione può addirittura tornare indietro fino a Re Artù che regna in Bretagna (con il titolo di Riothamus) e non in Cornovaglia.

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Perchè No? obietta:

Sono secoli che la Bretagna rivendica re Artù per sé, c'é tutta una tradizione che ambienta questo ciclo in Bretagna. Mi ricordo, da bambino, di aver visitato la foresta di Brocéliande. Se vuoi storicizzare un Artù franco-bretone si potrebbe immaginare che Artù sposi Guenièvre, figlia di Siagrio, dopo la sua vittoria contro i Franchi di Clodoveo, ma questo é fantasy.

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William torna alla carica:

Ma Ginevra non è un nome celtico? Siagrio era re dei Gallo-Romani, ma non credo darebbe questo nome a sua figlia. Mi sembra più probabile che l'Artù bretone sposi la figlia del Re di Cornovaglia chiamata Gwenhwyfar ("Fata bianca"), così da assicurarsi appoggi oltremanica, e poi sia lui a sconfiggere nella Battaglia di Soissons il re franco Clodoveo, non convertitosi al cattolicesimo, che a sua volta ha liquidato Siagrio.

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Tommaso Mazzoni propone una variante:

Artù assiste Siagrio a Soissons, insieme sconfiggono i Farnchi ma Siagrio è ucciso in battaglia.

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William Riker insiste:

Oppure ancora Siagrio sopravvive alla battaglia ma riconosce la sovranità di Artù sulle Gallie, si ritira a vivere sulla costa della Manica, sarà noto come il Re Pescatore e sua figlia si rivela essere la Custode del Santo Graal.

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