Una scimmietta cambia la storia!

di dDuck


Nota dell'autore: quest'ucronia è un mero esercizio allostorico e non intende esprimere sentimenti antiturchi o antimusulmani.

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Date della nostra Timeline:
10 agosto 1920: Trattato di Sévres
25 ottobre 1920: muore Alessandro I
1 novembre 1920: elezioni in Grecia, Venizelos prende solo 118 deputati su 369
24 luglio 1923: trattato di Losanna

Preambolo:
La Grecia alla vigilia della prima guerra mondiale rivendica diversi territori in mano al decadente impero ottomano.
L’impero della mezzaluna si allea con la Germania guglielmina e l’Austria-Ungheria contro l’Intesa, tutto farebbe pensare ad un entrata in guerra della Grecia a fianco dei naturali alleati, ma il re Costantino cognato del Kaiser opta per una neutralità, soprattutto dopo il fallito sbarco a Gallipoli delle truppe franco-britanniche. 
Il primo ministro Venizelos invoca l'entrata in guerra a fianco dell’Intesa ed è in contrasto con il proprio sovrano. 
I franco-britannici sbarcano in Grecia, e impongono al re Costantino di abdicare; il nuovo re, figlio secondogenito di Costantino, è più malleabile e Venizelos può entrare in guerra contro l’Impero Ottomano. 
Al termine della guerra si firma il trattato di Sevres (10 agosto 1920) che impone al defunto impero Ottomano cedimenti territoriali pesanti, tra cui la cessione degli stretti. 
In Turchia il generale Mustafà Kemal dichiara decaduto l’Impero Ottomano e dichiara la repubblica, iniziano una nuova guerra di liberazione contro i greci che occupano le coste anatomiche. 
Il 25 ottobre 1920 Alessandro I il giovane, re di Grecia, viene morsicato da una scimmietta e muore per un'infezione, il paese si trova in una crisi istituzionale. 
Venizelos, contrario alla restaurazione del vecchio Re, vorrebbe proclamare la repubblica, ma alle elezioni del 1 novembre 1920 il suo partito ottiene solo 118 seggi su 369, i suoi sostenitori sono favorevoli alla monarchia e alla conclusione del conflitto. 
Il nuovo governo indice un referendum truffa, che con il 99% dei voti sancisce il ritorno del vecchio re Costantino, cognato del Kaiser. 
Con la nuova amministrazione i comandanti vicino a Venizelos vengono rilevati dall’incarico e i britannici abbandonano l’appoggio ai greci, per contro la repubblica del futuro Ataturk riesce a ottenere favorevoli accordi con l’Unione Sovietica di Stalin, ottiene lo scambio di prigionieri riarruolati e la restituzione di molte armi, anche gli italiani e i francesi restituiscono i territori anatomici occupati spostando l’ago della bilancia a favore dei turchi.

POD: Supponiamo che il giovane re Alessandro non muoia e che Venizelos vinca le elezioni. Come cambia la Storia?

La Grecia continua la guerra contro la Turchia, con l’appoggio dell’Intesa, questo provoca la vittoria greca finale, i Greci a Losanna tengono la zona degli stretti, mentre i turchi riescono a recuperare la città di Izmir.

Negli anni '20 c’è comunque l’espulsione delle minoranze etniche greche e armene in Anatolia e turche in Grecia, ma in questo scenario Costantinopoli rimane greca e si popola di profughi greci e armeni.

Mustafa Kemal non diventerà mai Ataturk, e sarà messo da parte da un primo colpo di stato, non riuscirà a compiere i suoi progetti di laicizzazione della Turchia e sarà ricordato solo come un buon ufficiale e combattente.

Situazione dopo il trattato di Losanna del 1923

Situazione dopo il trattato di Losanna del 1923

Conseguenze:
La Turchia non si occidentalizza, il turco ufficiale rimane quello ottomano scritto con l’alfabeto arabo e ricco di prestiti arabi e persiani, la capitale tornerà a Konia nell’interno, gia capitale nel medioevo del sultanato turco selgiuchida dei Rum.
Istanbul è solo Costantinopoli, una città greca a maggioranza cristiana ma cosmopolita, la numerosa comunità turca rimarrà confinata nei propri quartieri, crescerà meno della Istambul reale. 
In Grecia si apre il dibattito tra bizantinisti e classicisti, i primi vorrebbero portare la capitale a Costantinopoli e i secondi che rimanga ad Atene, prevalgono i secondi, ma più per ragioni militari, in quanto la città del corno d’oro è troppo decentralizzata e vicino alla frontiera del nemico turco, e successivamente comunista.
Il governo greco ordinerà la riconversione in chiesa dell’Aghia Sophia e l’abbattimento dei minareti che la circondano, tornerà una chiesa a tutti gli effetti; proteste della comunità islamica.

La basilica di Aghia Sophia restituita al culto

La basilica di Aghia Sophia restituita al culto

Anni '30:
Avvicinamento del governo turco all’asse, visita in Turchia di Mussolini e Hitler, collante di questa alleanza l’inimicizia tra il paese anatomico e gli imperialisti franco-britannici.

Seconda Guerra Mondiale:
Il governo turco islamico dichiara guerra alla Grecia, alla Gran Bretagna e alla Francia, schierandosi con l’asse. 
La Grecia soccombe alle preponderanti forze dell’asse venendo attaccata anche da oriente, la Turchia si riappropria degli stretti, impedendo la fornitura degli alleati all’Unione Sovietica di Stalin. 
Riconversione di Santa Sofia in moschea e ricostruzione dei minareti.
L’esercito turco invade la Siria e l’Iraq, protettorati francesi e inglesi, l’obbiettivo di tale missione è il raggiungimento in Egitto con gli alleati dell’asse, e l’occupazione del canale di Suez e la ri- appropriazione dei pozzi petroliferi iracheni, importantissimi per l’economia di guerra dell’asse. 
La Germania nazista pur avvantaggiata dal nuovo alleato che impegna forze britanniche lontano dall’Europa deve intervenire in aiuto della Turchia come nel caso dell’Italia, sottraendo importanti risorse nell’attacco all’Unione Sovietica. 
Alla sconfitta finale dell’asse, la Turchia deve restituire la zona degli stretti alla Grecia, viene istituito il tribunale di Bursa, per processare i gerarchi turchi, la versione turca del tribunale di Norimberga. 
Riconversione in chiesa di Santa Sofia e abbattimento dei minareti, appena costruiti.

Guerra Fredda:
La Grecia che controlla gli stretti rimane un alleato di ferro della NATO, mentre la Turchia secondo gli accordi di Yalta rimane neutrale e non entra nella NATO.

La Turchia all'epoca della Guerra Fredda

La Turchia all'epoca della Guerra Fredda

Guerra del Kippur:
la Turchia si schiera a fianco degli arabi, nell’attacco a Israele, la Grecia è alleata di Israele e fornisce un appoggio economico e militare, si rischia una nuova guerra greco-turca un'altra volta, gli islamici vengono comunque sconfitti, a Costantinopoli inizia l’Intifada nei quartieri turchi, la polizia greca reprime.

Kurdistan:
Malgrado la Turchia resti un paese arretrato culturalmente, le donne ad esempio non possono accedere alla vita politica e non votano neppure, la questione curda è meno accentuata, i curdi hanno una maggiore autonomia in questo scenario, l’islamismo più radicale fa da collante tra turchi, arabi, iraniani e curdi.

Twin Towers:
Negli anni ‘90 e 2000 si diffonde il terrorismo islamico, i turchi e i curdi sono in prima linea. 
Lo sceicco del terrore Osama Bin Laden si rifugia nelle montagne dell’Anatolia protetto dal regime dei talebani turchi, un regime simile a quello afgano. 
Crollo del regime dei talebani e occupazione della Turchia da parte delle forze NATO, ma non si riesce a catturare Osama Bin Laden.

dDuck

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Ed ecco il parere in proposito di MAS:

Il Trattato di Sèvres prevedeva la cessione della Jonia (Smirne e relativo interland) e Tracia orientale (esclusa Costantinopoli) alla Grecia, la Regione degli Stretti (Costantinopoli e costa anatolica del Mar di Marmara), veniva internazionalizzata senza, peraltro, essere sottratta alla sovranità Turchia.

Le sconfitte del 1922-23, costrinsero la Grecia a restituire la Jonia e la Tracia sino alla Maritza (Adrianopoli o Edirne, qual dir si voglia).

Anche ipotizzando una vittoria ai punti della Grecia, al massimo sarebbe sorto uno Stato degli Stretti, affidato al Sultano (con Mandato della SdN) o internazionalizzato (alla Danzica) sotto l'egida della SdN (l'Onu dell'epoca); Italia, Francia e RU (alleate in questo caso alla Grecia) avrebbero mantenuto i Mandati sulla Cilicia (Italia), Adana e Interland (Francia, che anziché unirla alla Siria, avrebbe creato il Mandato dell'Armenia Minore), Kurdistan (RU).

Certamente la Turchia moderna sarebbe restata un paese fortemente islamico.

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Così gli risponde Enrico Pellerito:

Mi trovo in sintonia con l'analisi e le conclusioni di MAS, ma vorrei aggiungere il mio modesto contributo riguardo il capitolo sulla Seconda Guerra Mondiale. Se la Grecia soccombe alle preponderanti forze dell'asse venendo attaccata anche da oriente, la Turchia si riappropria degli stretti, impedendo la fornitura degli alleati all'Unione Sovietica di Stalin, questo significa che, come nella nostra Timeline, l'Italia attacca la Grecia (assurdo, attaccare un paese fascista, anche se filo britannico in quel momento, ma così è stato per la miopia strategica di qualcuno), creando il caos balcanico che avrebbe ritardato l'operazione Barbarossa; allora la Turchia entra in gioco in questo momento?

Se si, è chiaro che i Greci avrebbero qualche problemino, e noi c'incontriamo con i Turchi dopo aver travolto la fiera resistenza ellenica, ma riguardo gli aiuti attraverso gli stretti, essi ci furono, però in quantità invero modesta; di conseguenza aver in pugno i Dardanelli non avrebbe di molto inficiato le forniture ai Sovietici, soprattutto quelle americane.

Un conflitto che vede invece Turchia contro Grecia mentre è in corso la guerra tra l'Asse e il Commonwealth mi sembra da scartare come ipotesi.

Se l'esercito turco invade la Siria e l'Iraq e raggiunge i pozzi petroliferi iracheni, credo che l'Asse metterebbe una seria ipoteca, se non sulla vittoria, perlomeno su un notevole allungamento dei tempi del conflitto.
E qualche storico non ha affatto azzardato quando ha affermato che un'espansione tedesca verso quello che chiamiamo Medio Oriente, prima di attaccare l'URSS, avrebbe veramente potuto significare la vittoria dell'Asse.

La Germania nazista deve intervenire in aiuto della Turchia come nel caso dell'Italia, ma all'attacco all'Unione Sovietica non sottrae più di un corpo d'armata; ma a meno di un diretto intervento di Stalin nel conflitto, nel caso di una partecipazione turca Hitler e la sua cricca di generali e feldmarescialli si dedicherebbero prima alla conquista dell'Irak e poi ad invadere l'URSS.

Il problema, semmai, è cosa accade a quest'ultima se viene attaccata direttamente anche nella zona caucasica (il Turkmenistan può aspettare), una volta che l'Asse è in grado ci controllare tutta l'Asia anteriore fino al Belucistan, grazie pure al passaggio fra i suoi alleati dell'Iran.

Se perdono TUTTI i pozzi petroliferi (ancora non si sapeva cosa ci fosse nel sottosuolo della Siberia), i Sovietici avrebbero serie difficoltà a proseguire una guerra convenzionale. La capacità di mantenere l'industria con l'energia idroelettrica è un conto, far muovere ciò che viene prodotto dall'industria senza disporre di carburante è un'altra cosa, e ciò riguarda anche i mezzi che giungono dagli USA. A questo punto sarebbe necessario inviare anche carburanti in URSS per continuare ad aiutarla nella lotta contro l'Asse.

In ogni caso, il conflitto sarebbe durato più a lungo, tranne che gli USA decidano di gettare le atomiche sulla Germania nell'estate del 1945.

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feder a questo punto aggiunge:

L'8 ottobre 1912, durante la prima guerra balcanica, l'isola di Lemno divenne parte della Grecia. La marina greca la prese senz'accusare alcuna perdita dalla guarnigione turca che la occupava, poiché a quest'ultima fu ordinato di tornare in patria.
Peter Charanis, nato sull'isola nel 1908 e più tardi professore di storia bizantina alla Rutgers University, racconta che quando l'isola venne occupata e i soldati greci, mandati nei villaggi, si fermarono nelle piazze, alcuni dei bambini gli corsero incontro per vedere come apparivano le truppe del continente.
"Che guardi?" chiese un soldato, brusco.
"Un greco!" rispose calmo il piccolo.
"Non sei greco anche tu?" fu la naturale risposta del miliziano.
"No, noi siamo romani!" gridò il fanciullo.

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Federico Sangalli gli risponde:

Conosco l'aneddoto. Fa pensare a tempi in cui il nazionalismo non era ancora affermato e ha un sapore paradossalmente "romantico". E allora mi viene un’idea ovvia quanto obbligata: e se durante le Guerre Balcaniche l’Isola di Lemno si fosse eretta a stato autonomo, rivendicando la discendenza bizantina? Come avrebbe potuto muoversi questo micro-Impero Bizantino (posto che sia una monarchia bisognerebbe chiedersi a chi andrebbe la Corona)? Naturalmente bisognerebbe azzoppare in un qualche modo o eliminare del tutto l’espansione nazionale greca, altrimenti volente o nolente sarebbe prima o poi fagocitata da Atene come si tentò poi con Cipro.

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Paolo Maltagliati obietta:

Ucronia molto difficile, visto che è pressoché incompatibile con il nazionalismo ottocentesco.
Se le rivoluzioni antiottomane si configurano come rivoluzioni di Millet, invece che di etnie?

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Ma Federico torna alla carica:

Io ci provo lo stesso. La Grecia, frustrata per non poter attaccare gli ottomani, inizia a spostarsi nell'orbita russa. I Turchi trovano un alleato naturale nella Prussia, che odia sia la Russia che l'Inghilterra. L'isola di Lemno viene ceduta ai britannici dagli ottomani in cambio del loro supporto contro i russi, da qui la nostra storia prende il via.
Il nuovo basileus dei romani sarebbe Arturo di Sassonia-Coburgo-Gotha, con l'ovvio nome di Costantino XII. Giovanissimo, regnerebbe fino al 1899.
Il nuovo impero otterrebbe rapidamente le isole ionie già di pertinenza britannica, dopodichè nel 1881 potrebbe prendere Imnos e Tenedo.
Nel 1900 sale al trono Costantino XIII, che è imparentato con i regnanti tedeschi per parte di madre, quindi il piccolo staterello "bizantino" può dormire sonni tranquilli.
La prima guerra balcanica assegna ai nostri eroi l'isola di Creta, Lesbo e altre isole.
Nella prima guerra mondiale la situazione è alquanto tragica per i Greci: la scelta è combattere al fianco degli odiati britannici oppure dei turchi, ma immagino che propenderanno per la prima. L'impero ovviamente starebbe con gli inglesi e alla fine si piluccherebbe la valle del Meandro e limitrofi.
Seconda guerra mondiale, manco lo diciamo come va, ma quantomeno potrebbe nascere una sorta di sentimento fraterno fra Grecia e Impero che porterebbe i due Stati ad unirsi nel 1947.
Nel 1938 Alessandro II sale al trono e, visto che è un uomo di pace e letteratura, magari ci scappa un tentativo di golpe fascista o simili che i britannici annegano nel sangue. Alessandro potrebbe comunque morire in circostanze poco chiare durante l'occupazione tedesca, quindi il nostro impero si ritroverebbe orfanello.
Che ne dite della basilissa Margherita I?

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Anche Basileus TFT vuole dire la sua:

Io farei tornare indietro il POD alla guerra di Crimea.
La Grecia, frustrata per non poter attaccare gli ottomani, inizia a spostarsi nell'orbita russa. I Turchi trovano un alleato naturale nella Prussia, che odia sia la Russia che l'Inghilterra. L'isola di Lemno viene ceduta ai britannici dagli ottomani in cambio del loro supporto contro i russi, da qui la nostra storia prende il via.
Il nuovo basileus dei romani sarebbe Arturo di Sassonia-Coburgo-Gothia, con l'ovvio nome di Costantino XII. Giovanissimo, regnerebbe fino al 1899.
Il nuovo impero otterrebbe rapidamente le isole ionie già di pertinenza britannica, dopodichè nel 1881 potrebbe prendere Imnos e Tenedo.
Nel 1900 sale al trono Costantino XIII, che è imparentato con i regnanti tedeschi per parte di madre, quindi il piccolo staterello "bizantino" può dormire sonni tranquilli.
La prima guerra balcanica assegna ai nostri eroi l'isola di Creta, Lesbo e altre isole.
Nella prima guerra mondiale la situazione è alquanto tragica per i Greci: la scelta è combattere al fianco degli odiati britannici oppure dei turchi, ma immagino che propenderanno per la prima. L'impero ovviamente starebbe con gli inglesi e alla fine si piluccherebbe la valle del Meandro e limitrofi.
Seconda guerra mondiale, manco lo diciamo come va, ma quantomeno potrebbe nascere una sorta di sentimento fraterno fra Grecia e Impero che porterebbe i due Stati ad unirsi nel 47.
A giusto, nel 38 Alessandro II sale al trono e, visto che è un uomo di pace e letteratura, magari ci scappa un tentativo di golpe fascista o simili che i britannici annegano nel sangue. Alessandro potrebbe comunque morire in circostanze poco chiare durante l'occupazione tedesca, quindi il nostro impero si ritroverebbe orfanello :(
Che ne dite della basilissa Margherita I?

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feder però è di diverso avviso:

Molto bella la tua versione, ma non digerisco il fatto che Costantinopoli non torni all'impero. Ora vedo di dire la mia, prendendo spunto dal tuo sviluppo.

Costantino XIII ritratto come un imperatore bizantino (creata con openart.ai)

Costantino XIII ritratto come un imperatore bizantino (creata con openart.ai)

Dunque, rispetto al tuo sviluppo, il mio PoD si colloca immediatamente dopo la Grande Guerra. Come da HL, gli alleati occupano Bisanzio, ma il regime è instabile, con la stella nascente di Ataturk a oriente e le pretese greche che si impuntano sulla Città. Gli alleati non hanno certo in simpatia né l'uno, né l'altro contendente: il primo, perché dichiarato anticolonialista e strenuo difensore dei diritti della gente turca, su cui gli occidentali speravano invece di instaurare un larvato protettorato; il secondo, perché con il proprio imperialismo e ultranazionalismo, figlio della Megali Idea, rischia di mandare in frantumi il fragile equilibrio nato da quel bagno di sangue che è stato il conflitto appena trascorso.

D'un tratto, agli inglesi torna in mente quello strano vassallo che nel corso di mezzo secolo si sono forgiati nel bel mezzo dell'Egeo, inizialmente al solo scopo di controllare in maniera non così evidente il traffico meridionale e che è pur sempre, almeno nominalmente, l'Impero Romano. Inizialmente, la proposta non viene accolta troppo seriamente. Al tavolo degli alleati gli italiani piangono e i francesi ridono, ambedue convinti che la restaurazione imperiale non fosse che uno scherzo dell'ambasciatore di Sua Maestà Britannica, come del resto era considerato, senza neanche troppa malignità, lo staterello insulare incentrato su Bisanzio. Ma man mano che la guerra greco-turca procede, risolvendosi in uno smacco decisivo per il governo ateniese, parimenti la balzana trovata si fa strada, se non altro per arginare lo strapotere di Ankara, blindando l'importantissima Roma dietro al muro di ferro della solidarietà internazionale. Del resto, chi meglio de(gli ered)i bizantini può tenere Bisanzio alla fine dei conti?

Costantino XIII entra in città a bordo dell'ammiraglia della Mediterranean Fleet nell'inverno del '19, un annetto dopo che le truppe occidentali sono entrate in città Si tratta di un incontro diplomatico segreto, in cui gli Alleati hanno appena intenzione di sondare il terreno con quel bizzarro vassallo. Ma caso vuole che la notizia trapeli in città, all'alba del '900 ancora un mosaico variopinto di gente di ogni stirpe e cultura; e se i turchi rumoreggiano mentre i greci sono titubanti, ad esultare sono le minoranze della metropoli: gli armeni, i bulgari e i pontici sopravvissuti al repulisti generale determinato dall'ascesa al governo dei criminosi Giovani Turchi, come la potentissima e influente porzione ebrea, che accoglie con favore l'iniziativa, incominciando ben presto a far propaganda a suo favore in città. Manifesti per il ritorno dell'impero sui fatali stretti di Marmara, come direbbe qualcuno, sono ritrovati un po' ovunque in giro per le grandi vie e negli un tempo affollati bazar, ora spopolati a causa della guerra; in primis sono ignorati e alcuni vengono addirittura ritrovati strappati, ma col tempo la spinta di finanzieri e banchieri, che temono il ritorno di fiamma del rivoluzionario (e nazionalista) Ataturk come la paventata, seppur improbabile cessione della Città agli incompetenti (e nazionalisti) greci di Costantino I.

L'idea finisce dunque per far breccia tra la massa, favorita ambo dalla fame e, soprattutto, dal clima di generale incertezza; i maggiori gruppi etnici della città, greci e turchi, paradossalmente si trovano a supportarla per il timore di entrambi che la nazione del partito avverso finisca, avendo trionfato nella guerra, giunga a celebrare la propria vittoria a Costantinopoli espellendo la popolazione dell'etnia rivale e incamerandone i possedimenti.
Così, al culmine di un crescendo di proteste e scontri fra chi invoca l'arrivo del Turco (invero un'esigua minoranza) e chi invece sostiene il progetto, la folla sciama in massa sotto il palazzo di Topkapı, dove i rappresentanti occidentali si sono insediati per discutere. Il momento è particolarissimo: quasi tutti gli ambasciatori ricorderanno con parole di stupore il momento in cui ogni stirpe, ebraica, bulgara, armena, assira, levantina, bosgnacca, albanese, curda, turca e greca inneggia al Cesare e all'imperatore nella propria lingua. Sulle prime gli occidentali, nell'imbarazzo più totale, non sanno che pesci prendere, non essendo stati autorizzati dalle rispettive madrepatrie a niente più che parlamentare; è allora che Costantino, individuo energico e con molte promesse alle spalle, decide di prendere in mano la situazione. Come prima cosa, si fa riconoscere dalla folla, cui con una manovra di soppiatto apre le porte dello stupendo palazzo. Con grande magnanimità, proclama al popolo di poter approfittare di quanto troveranno nelle stupende sale del sultano, il che basta ovviamente a mettere in circolo una quantità d'oro e preziosi tale da saziare immediatamente gli appetiti dei rispettabili cittadini; in seguito, saranno proprio questi ultimi, entusiasticamente alzatisi a salutare e ringraziare il basileo, ad accompagnarlo fino a Santa Sofia, dove, con una cerimonia raffazzonata e quasi improvvisato gli straccioni incoroneranno il loro principe, peraltro confermato nella sua carica dal patriarca e dal gran mufti, massime cariche religiose della metropoli.

L'incoronazione di Costantino XIII in una foto d'epoca

É il delirio. Quando gli ambasciatori tornano in occidente, nessuno vuole crederci. Ma il legittimo imperatore bizantino non è uno da poco, e ha già iniziato ad agire tutto ciò che è nel novero delle sue possibilità per farsi riconoscere come tale. In primis, ospitando le trattative di fine del conflitto fra Grecia e Turchia. Ovviamente, nessuna delle parti vi prenderebbe parte, se non fosse che l'imperatore proclama che avrebbe donato ai greci Creta e ai turchi Lesbo, se solo vi avessero partecipato. La guerra si conclude dunque con uno status quo: ai turchi la loro penisola, i greci sono quasi ributtati fuori dall'Egeo; ma le cessioni da parte dell'impero permettono a Venizelos di salvare la faccia, e dunque al referendum monarchia-repubblica del 1920 è il fronte repubblicano a vincere, agitando le "conquiste" come l'unica riparazione possibile alla sconsiderata guerra in cui il re Costantino, ora in esilio, ha precipitato il Paese, di animo neutrale e pacifico, già da tempo. Venizelos deve dunque molto a Costantino XIII, e decide di mettere da parte i dissapori per dedicarsi alla costruzione del suo nuovo Stato ellenico, che nella propri identità si riallaccia evidentemente a quella della civiltà politica che aveva segnato l'apice dello sviluppo economico e culturale della Grecia classica. Il mito della cacciata degli incompetenti figli del tiranno Pisistrato da Atene, prodromo alla straordinaria fioritura della polis nel V secolo, diventa in quegli anni popolarissimo, indice di un rinnovato sentire popolare.

Ataturk, invece, è molto più freddo, anche perché l'occupazione alleata, non ancora soppressa, si estende fin sulla riva asiatica del mar di Marmara e gli occidentali, ancora incerti, per il momento sembrano intenzionati a rimanere in loco. Questo è dovuto, come abitudine, all'ennesima abile mossa di Costantino XIII: indispettito dalle beghe e dai ritardi alleati, da una parte annuncia aperto il reclutamento di forze all'interno del rinnovato Esercito Imperiale, cui corrispondono importanti donativi (inutile dire che non sono in pochi, anche membri di eserciti stranieri, a scegliere di disertare); dall'altra, apre un canale di collegamento con i bolscevichi attraverso il Mar Nero, minacciando di far prendere al suo progetto una piega rivoluzionaria. Gli inglesi allora, in particolare, cascano dalle nuvole, mentre gli italiani sono alle prese con i propri rossi e gli americani si sono presto ritirati dallo scenario internazionale. In Francia invece, l'elezione dell'intellettuale Deschanel alla carica di Presidente porta a una generale revisione dell'atteggiamento francese nei confronti dell'impero, che si vuole sottrarre alla sfera d'influenza britannica. Nello stesso 1920 dunque, Costantinopoli è membro fondatore della Società delle Nazioni, insieme alla Grecia e più tardi alla Turchia; la sede dell'organizzazione è fissata proprio nella città dei Cesari, come effige di pace e pacifica collaborazione fra le nazioni. Tre anni dopo, Costantino è artefice anche delle trattative che porteranno alla stipula del trattato, appunto, di Costantinopoli, che sancirà una volta per tutte la fine in via definitiva delle ostilità fra i due Paesi che si affacciano sull'Egeo.

Come c'era da aspettarsi, Costantino non è uno sciocco, e una volta ottenuto il potere si dà da fare per mantenerlo. Per prima cosa, nel 1921 promulga una Costituzione (de facto atto di nascita del rinnovato impero, tanto da venir ancora oggi riportato sulla bandiera) di ispirazione liberale e monarchica, che istituisce un Parlamento, pur preservandosi il comando dell'esercito e il diritto di veto sulle leggi da questo promulgate. Non è molto, ma per i cittadini di Istanbul, rimasti fermi ad un modello di vita politica certamente più arretrato, conta davvero: in quegli anni il basileo è salutato come un vero eroe, se non altro perché riempie la pancia alla gente e non si monta troppo la testa, pur avendo restaurato il complicatissimo cerimoniale di corte bizantino. Soprattutto, è apprezzato il suo approccio molto accorto alla vita religiosa; pur mantenendosi personalmente ortodosso, non favorisce nessuna confessione sopra le altre e fa di Santa Sofia un museo laico di proprietà dello Stato, dove chiunque possa entrare gratuitamente. Non solo: ben presto, egli fa sì di soffocare gli scontri su base etnica che avevano caratterizzato l'infelice ultimo periodo ottomano nella crescita economica. Nel 1925, è inaugurato il nuovo ponte sul Bosforo, detto Ponte Irene (Pace in greco), onde collegare simbolicamente le due anime dell'impero, quella europea e quella asiatica; nell'amministrazione della metropoli l'imperatore, conscio che c'è bisogno di tempo per assimilare i mutamenti, fa sì di mantenere la tradizionale ripartizione in quartieri etnici della città, anche se si premura di abbattere le barriere (fisiche, come psicologiche) che le separano. Non ci vuole molto dunque perché il nuovo corso, che verte come virtù sulla convivenza e la concordia, faccia effetto, arrivando al punto di essere notevolmente celebrato in ogni incontro della SdN che si tiene a Costantinopoli, sorta di feste laiche della comprensione internazionale. Nel 1938 a Costantino XIII succede il figlio Alessandro (IV, dopo Alessandro Severo e gli usurpatori Domizio Alessandro nel 308-311 e Alessandro nel 912-913), il quale, essendo uomo di pace e letteratura, prosegue il clima di placido progresso.

Ponte Irene a Bisanzio la notte sa essere davvero suggestivo

Purtroppo, ogni epoca d'oro deve avere un suo termine. Per l'impero, esso fu rappresentato dall'ascesa di Stalin, che chiuse i collegamenti fra Occidente e Oriente che si tenevano in Costantinopoli come punto neutro d'incontro, in Russia e, conseguentemente, da quella del colonnello dal baffetto pazzo a Berlino. Difatti, in quegli anni la temperie internazionale andò rapidamente deteriorandosi, con richieste opposte che si alternavano da una parte e dall'altra dello schieramento fascista che andava formandosi. A dire il vero, già Mussolini aveva lanciato altisonanti pretese sull'impero, tutto intento nella sua sorta di parodia dell'impero romano; ma a Bisanzio, complice anche la distanza, ce se ne era ampliamente fregati. Forse proprio quest'atteggiamento d'imprudenza, sicuro figlio della starbordante crescita economica che aveva caratterizzato l'impero in quegli anni, rappresentò l'unica, ma vistosa fallacia dei costantinopolitani, così come del loro imperatore; ma dopotutto il sole ancora splendeva, ed essendo la fugace macchina dello sviluppo dopotutto nemmeno messa in crisi dallo scoppio della borsa di Wall Street, si poteva ancora sperare. Che ingenuità.

La seconda guerra mondiale non fu gentile con Bisanzio. Alessandro IV stesso fu ucciso quando i nazisti invasero la Città delle Città su indicazione dell'imbelle Mussolini, che proclamando di aver riunito per la prima volta dai tempi di Teodosio Oriente e Occidente si divertì molto a vestire Vittorio Emanuele III da novello Cesare, con corona d'alloro, armatura loricata e tutto. Una pagliacciata, insomma; ma una che costò la vita a quasi 25mila cittadini, deportati nei lager austriaci o polacchi perché ebrei, mentre anche la zia Irene (sto parlando di lei, poiché nel 1940 Margherita è già morta da un pezzo), come ultimo membro della famiglia in vita, è costretta alla fuga sulla sponda asiatica dell'impero, riportando con sé le insegne imperiali sottratte agli italiani e restaurando Nicea al ruolo di capitale dei basilei in esilio, come già dal 1204 al 1261.

Erano anni estremamente difficili, giacché in Nicea si temeva che i turchi potessero cogliere i numerosi tentativi di abboccamento lanciati da Hitler ed entrare a far parte dell'Asse per mangiarsi l'impero di un sol boccone. Ma non si deve commettere l'errore di pensare che la gente anatolica fosse tanto sprovveduta quanto gli italiani e i tedeschi: rimandando al mittente le profferte fasciste, Ankara preferì stare alla finestra, reputando che la marea del conflitto sarebbe già cambiata nel giro di poco tempo. E così in effetti fu: la discesa in campo degli USA e, soprattutto, dell'URSS che tenne impiegata la potentissima macchina bellica tedesca sul proprio territorio a dispetto di numerosissimi vittime per sanguinosi e lunghi anni, portò infine alla sconfitta dell'Asse maligno che s'approcciava da Occidente, con anche il pregevole effetto di restaurare Irene sul trono (Irene II).

Irene II, Augusta, autocrate e imperatrice dei romani (1941-1974)

Ma mentre con gli aiuti americani che fluivano da ovest diveniva chiaro che il suo regno sarebbe stato giusto e prospero, si moltiplicavano i dubbi sulla politica estera. Fra USA e URSS, con chi schierarsi? Era evidente infatti, che benché il sistema economico e la forma di governo bizantine potessero venire accettate solo dall'Occidente, l'ideologia che sorreggeva il trono stesso, vale a dire la pacifica integrazione fra i popoli all'ombra del Corno d'Oro, avesse più a che spartire con il socialismo. La soluzione trovata fu quindi una propensione della neutralità, premiata anche dalla scelta dell'ONU, di cui Bisanzio fu ovviamente membro fondatore, di stabilire la propria sede nella città che univa due culture, due ideologie, due mondi; e con essi tutte le stirpi.

Neutralità non significava però automaticamente passività in tutte le questioni che accadevano oltre i confini bizantini, a diretto contatto sia con lo schieramento sovietico (Bulgaria), sia con quello americano (Grecia), mentre la Turchia, ritenendosi adeguatamente protetta dalla presenza dello scudo protettivo ch'era Costantinopoli, rimase neutrale. Irene II non rinunciò mai alla politica di "buon vicinato" con tutti i Paesi che affiancassero il millenario e cosmopolita impero, di qualunque schieramento fossero; anzi, in una situazione la pressione diplomatica bizantina, Stato piccolo, ma estremamente ricco, fu tale da risolvere una crisi internazionale per il meglio. Stiamo parlando ovviamente dell'indipendenza di Cipro dalla Gran Bretagna, ugualmente rivendicata dai turchi, maggioritari a nord, e dai greci, maggioritari a sud; nella questione Irene si impelagò personalmente, che in un viaggio orchestrato per l'occasione fece la spola fra le ambasciate greche e turche, le quali si odiavano al punto di non potersi vedere, a Cipro, riuscendo nell'intento di salvaguardare l'esistenza della neonata repubblica come punto neutro e d'incontro, allo stesso modo di quanto era successo, un cinquantennio primo, a Bisanzio.

L'Impero Romano oggi

Irene II morì nel 1974. Gli successe l'amatissimo figlio Alessandro V, così nominato in ricordo del fratello ucciso nell'attacco nazista al cuore stesso di Roma. E nonostante i tempi peggiori fossero ormai passati, con l'impero ben saldo grazia alla salda politica della basilissa Irene, già nuove nubi si addensavano all'orizzonte; sfide, che se superate con accortezza avrebbero potuto accrescere il già notevole prestigio di Bisanzio sullo scacchiere internazionale. Prima di tutto, la caduta dell'URSS: come mediatore, Alessandro fu richiesto un po' dappertutto in Europa, dati i secolari rapporti con i sovietici iniziati già sotto il nonno Costantino. Negli anni '90 dunque giungeva la proposta di aderire all'Unione Europea, foriera di importanti conseguenze. Alessandro V, conscio dell'importanza strategica che il suo Stato sul Bosforo ricopriva, preferì mantenere inalterato il proprio status geopolitico, non avendo neanche preso parte alla NATO o al Patto di Varsavia per timore di indispettire gli importanti partner commerciali del Corno d'Oro. Ad ogni modo, trattati di libero scambio e circolazione furono stipulati sia con Grecia e Bulgaria, sia con la Turchia.

L'impatto maggiore dell'imperatore sulla vita politica del Paese, sulla quale in questa monografia non ci soffermiamo perché di limitata rilevanza storica, fu segnato soprattutto dalla ripresa di una nuova Costituzione, che stavolta non solo riconoscesse, ma si fondasse su di un mito scevro da deleterie coscienze etniche. Fu in questa occasione che venne sventolata per la prima volta l'odierna bandiera dell'impero, che accosta all'aquila il lupo, tradizionale simbolo turco. Progetti per svecchiare la burocrazia e adattare la società ancora profondamente vetusta, vennero portati avanti con coraggio da Alessandro V, che si prodigò anche per riconoscere (primo Stato in Asia a farlo) i diritti della nascente comunità LGBT nel suo Paese, motivo per cui, oltre all'avanzato stato sociale, Bisanzio è oggi additata dai progressisti di tutto il mondo come florido esempio da seguire, insieme alle socialdemocrazie nordiche.

Poco prima del primo Natale del nuovo millennio, anche Alessandro V lasciò questa valle di lacrime, per lasciare lo scettro alla figlia maggiore Irene III, terza donna a sedere sul trono di Bisanzio, avendo abolito la legge salica. L'epoca storica si prospetta dunque felice, sotto l'abbondante corona di Irene III: con le contrapposizioni etniche ormai appianate, il rinato impero di Costantinopoli rappresenta un'importante modello di unione e amore per il mondo intero. Solo di recente la crescita di movimenti populisti nei sondaggi, l'elezione del tirannico Erdogan oltreconfine e ultima, ma non per importanza, la pandemia di coronavirus che è giunta nell'impero, come nel resto del globo, nel 2020, hanno lanciato un'ombra sul futuro, che pare sempre più fosco e difficile a viversi, tra nazionalismi di sorta e l'emergenza ambientale. Ma, dopotutto, è in questi momenti complessi che è bene ricordare il bel motto del glorioso e sempiterno impero, riportato fin'ora sulla bandiera e sostanzialmente invariato dagli antichi tempi di SPQR:

"Lunga vita al Parlamento e al popolo di Roma!"

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Generalissimus ha poi tradotto per noi queste ucronie:

E se la Grecia conquistasse la Turchia?

I Greci! Ricchi di storia e raggiungimenti dall’antichità fino all’apice dell’Impero Bizantino e… Basta così.
Nei secoli più recenti la Grecia non è stata esattamente al massimo, essendosi ritrovata con un debito schiacciante nell’era dell’Unione Europea, nel bel mezzo dell’opprimente instabilità dei Balcani nel XX secolo, o sotto il dominio Ottomano, un periodo che vide la gerarchia, l’eredità e la cultura greche affrontare forti pressioni, dato che i Greci dovettero sopportare le tasse Islamiche, pena la morte o la schiavitù, e un sistema tributario dove un quinto dei bambini greci veniva portato via e allevato come Musulmano per essere o arruolato nell’esercito del sultano se si trattava di maschi o rendere i loro servizi nell’harem se si trattava di femmine.
Questo periodo non fu senza luci, perché nonostante i Greci fossero soggiogati gli venivano concessi privilegi speciali come trasportatori e uomini d’affari del Mediterraneo, sebbene sotto la supervisione degli Ottomani, perciò questo non si può considerare uno dei punti migliori della loro società.
Sì, la Grecia non è mai stata più davvero la stessa da… Beh, lo sapete.
L’ultimo momento di gloria della Grecia risale al periodo dell’Impero Romano d’Oriente, meglio noto come Impero Bizantino, un impero noto per aver portato avanti lo spirito dell’Impero Romano con un inconfondibile carattere greco, tenendo al sicuro l’Europa dall’espansione Musulmana e dominando il Mediterraneo.
La sua cultura, il prodotto esotico dell’Europa e del Vicino Oriente, aiutò a dare forma alle caratteristiche della regione presenti ancora oggi.
L’Impero Bizantino sviluppò presto una rivalità con alcuni altri imperi e stati della regione, inclusi gli Unni, i Sassanidi, la Bulgaria, il Califfato Omayyade e ovviamente i Turchi Selgiuchidi, la tribù che avrebbe distrutto la presa bizantina sull’Anatolia e avrebbe sgombrato la strada all’ascesa dell’Impero Ottomano, che avrebbe inferto il colpo mortale ai Bizantini e avrebbe annesso la Grecia nei suoi domini, un enorme reame che si estendeva dai monti dei Balcani alla punta meridionale della Penisola Arabica e dalle lontane coste del Nord Africa ai confini della Persia.
Ma oggi ci concentreremo solo sulla Grecia, l’ex custode dell’Europa, la prima tessera del domino a cadere.
Difatti, durante il suo dominio come Impero Bizantino, la Grecia tenne a bada i Turchi il più a lungo possibile, ma le guerre civili e i crescenti disordini interni crearono l’opportunità perfetta perché gli Ottomani potessero oltrepassare quello che rimaneva delle loro difese, invadere i Balcani, abbattere l’Impero Serbo e saccheggiare la capitale bizantina, Costantinopoli, infilando l’ultimo chiodo nel coperchio della bara dell’impero.
Inizialmente l’aristocrazia e le classi superiori greche, gli intellettuali e i politici, subirono l’eradicazione da parte degli Ottomani, che credevano fossero i Greci più pericolosi e costituissero la minaccia più grande per il loro dominio a causa delle loro conoscenze e capacità.
Ciò che rimase fu un gran numero di contadini, mercanti e alcuni capi ecclesiastici greci, noti come Kodjabashi, che, sebbene Cristiani, rispondevano all’amministrazione Ottomana ed esigevano le tasse in modo corrotto e spesso fantasioso per conto degli Ottomani in cambio di privilegi speciali.
C’erano anche alcuni Greci fuggiti sulle montagne, che in generale non erano battute dagli Ottomani, e dalle quali tentarono di liberarsi del dominio Ottomano, lanciando occasionalmente campagne di guerriglia contro i Turchi e i loro subalterni.
Il ‘700 vide le condizioni diventare sempre più favorevoli ai Turchi, mentre lo standard di vita dei contadini greci piombò verso il basso, riducendo gran parte delle classi più basse ad uno stato servile.
Allo stesso tempo le classi istruite greche iniziarono ad arrivare in posizioni prima inaccessibili, e lo fecero in grandi numeri.
Questo portò al Nuovo Illuminismo Greco, che arrivò in ritardo rispetto all’Illuminismo a causa del dominio Ottomano.
Grazie all’ispirazione congiunta della Rivoluzione Francese e del proclama di Caterina la Grande che affermava che una rivoluzione Cristiana avrebbe portato alla liberazione dei Balcani dal dominio turco, venne a crearsi la ricetta perfetta per la nascita del nazionalismo greco.
Ci volle giusto il tempo perché la zuppa della rivoluzione totale greca fosse cotta, e dopo alcune ribellioni minori lungo il percorso venne finalmente proclamata l’indipendenza greca nel 1821.
Questa incontrò immediatamente la rappresaglia turca, a cominciare dal Massacro di Costantinopoli, un pogrom contro i Greci della città.
I massacri furono perpetrati da ambo le parti, spesso contro civili disarmati, rendendo questa una delle guerre europee storicamente più brutali e selvagge.
Molte delle fazioni greche erano disorganizzate, e occasionalmente si combattevano l’un l’altra, ma anche i Turchi, impreparati per tutto questo, si scoprirono molto disorganizzati.
Inghilterra e Francia simpatizzavano con gli sforzi dei Greci, anche se sospettavano che esistesse un piano russo per annettersi la Grecia e iniziare ad espandersi nei Balcani.
Comunque, quando divenne chiaro che il conflitto stava diventando sempre più distruttivo, Francia, Russia e Inghilterra intervennero in favore della pace, garantendo ai Greci la calma necessaria per raggrupparsi e creare un governo unificato.
Una conferenza a Londra determinò i limiti dei confini della Grecia poco prima che venisse liberata dagli Ottomani.
Ci fu delusione generale tra i Greci, dato che questi confini escludevano alcune terre ancestrali greche, soprattutto la Tracia, che conteneva Costantinopoli, la Macedonia, Creta e la Ionia, ma i Greci non erano disposti a infastidire l’Inghilterra, la Francia e la Russia per più terre dopo che queste erano essenzialmente arrivate in soccorso della Grecia.
Inoltre le Grandi Potenze non permisero alla Grecia di diventare una repubblica, e optarono invece per la creazione di una monarchia, sul cui trono venne messo il principe bavarese Ottone, un discendente degli imperatori bizantini.
Ottone non aveva imparato nulla dal passato, abusò del suo potere e divenne un monarca assoluto.
I Greci gli chiesero di concedergli una costituzione, lui disse no ed essi si ribellarono fino a quando finalmente non lo fece nel 1843.
I Greci volevano combattere gli Ottomani per le terre che erano loro di diritto, anche se non erano pronti per questo, e in alcune occasioni chiesero che venisse lanciata un’offensiva contro i Turchi.
Ottone semplicemente non poteva farlo, perché la Grecia non era propriamente uno stato indipendente, ma più un protettorato autonomo di Inghilterra, Francia e Russia, Ottone si trovava lì solo per assicurarsi che non causasse alcun problema.
La Grecia stava affrontando una gravissima povertà che Ottone non poteva risolvere, c’erano richieste di più terra che Ottone non poteva soddisfare e c’erano appelli ai militari perché attaccassero i Turchi mentre erano vulnerabili che però Ottone non accolse.
Ciò lo rese molto impopolare agli occhi dei Greci, e diventò praticamente l’Emmanuel Macron dell’epoca.
Questo portò alla sua deposizione e alla sua sostituzione col favorito degli Inglesi, il Principe Giorgio di Danimarca, e proprio come in un videogioco, per aver scelto il suo favorito, l’Inghilterra concesse alla Grecia gli Stati Uniti… Delle Isole Ionie.
In retrospettiva fu un ben misero regalo, ma era comunque un pezzo essenziale dello starter pack greco.
A questo punto la Grecia divenne sempre più nazionalista e iniziò a sviluppare un’industria interna, ma rimaneva sempre il problema che alla Grecia mancavano le risorse, quelle stesse risorse che si trovavano nelle terre ancestrali adesso occupate da potenze straniere.
Uno degli attori più importanti della politica greca durante questo periodo fu Theodōros… Della… Guinea… Del… Delli… Theodōros Dīligiannīs, un populista fautore della Megali Idea, un piano irredentista per riconquistare le terre ancestrali, rinforzare la cultura antica e riportare il paese ai confini dell’era bizantina, che era visto come l’unico mezzo per diventare uno stato libero che non sarebbe più stato il servo di Londra.
Ci furono alcune opportunità, soprattutto la possibilità di schierarsi con la Russia nella sua guerra contro gli Ottomani nel 1877, ma dato che la Grecia era troppo povera e preoccupata di un intervento inglese, il governo si tirò indietro.
Questa guerra vide la separazione degli stati dei Balcani dall’Impero Ottomano, ma prima che la Russia potesse conquistare Costantinopoli intervenne l’Inghilterra.
Vi ricordo che la Grecia non era esattamente nelle condizioni adatte per entrare in guerra, cosa che divenne molto evidente nella successiva Guerra Greco-Turca del 1897, che la Grecia iniziò per capriccio e senza una preparazione adeguata, ma nonostante questo la spinta per riprendersi i territori non si esaurì.
Anche i Greci rimasti bloccati nelle terre Ottomane iniziarono a sviluppare un crescente senso di nazionalismo nei confronti della loro ex patria greca, e partì una campagna per riconquistare la Macedonia attraverso l’uso della propaganda e innescare una rivolta a favore del dominio greco, ma il problema era che i Macedoni si erano mescolati etnicamente così tanto che sia la Grecia che la Bulgaria avevano rivendicazioni sul popolo della regione, e le due dovettero competere per la lealtà della popolazione macedone.
Poi arrivarono le Guerre Balcaniche: la prima fu una guerra tra Bulgaria, Grecia, Montenegro e Serbia contro il loro nemico condiviso, il kebab.
Poi la Bulgaria decise che sarebbe stata un’ottima idea rubare un po’ di terra a tutti, così le fazioni precedenti, incluso il kebab e con l’aggiunta della Romania, dichiararono guerra alla Bulgaria, mandando a quel paese il bellissimo pseudo-stato vassallo russo che era la Lega Balcanica, facendo sì che ognuno odiasse l’altro e mettendo in piedi l’instabile palcoscenico della Prima Guerra Mondiale, ma anche facendo in modo che in seguito la Bulgaria si unisse al kebab e alla Triplice Alleanza, perché adesso non solo tutti odiavano il kebab, ma odiavano anche la Bulgaria, che in pratica voleva ricreare anch’essa un proprio Impero Bizantino.
E così arriviamo alla Prima Guerra Mondiale: Re Giorgio A. Tsoukalos viene assassinato e suo figlio Costantinopoli, volevo dire Costantino I, ascende al trono.
Egli è il primo re greco nato in Grecia, è stato cresciuto come un devoto Cristiano Ortodosso Greco, è stato comandante in capo dell’esercito greco durante le Guerre Balcaniche e il suo nome rimanda col pensiero alla grandezza bizantina, ed è qui che le cose si fanno interessanti.
Costantino I era sposato con la sorella del Kaiser Guglielmo, Sofia di Prussia, e credeva nella vittoria della Triplice Alleanza.
Il suo primo ministro, invece, credeva il contrario, e siccome la Grecia non sarebbe sopravvissuta ad una guerra navale con l’Inghilterra essa doveva unirsi all’Intesa invece di rimanere neutrale.
L’Inghilterra era pronta a cedere ad essa Cipro nel caso le fosse stato concesso l’accesso terrestre nei Balcani.
Costantino rimase neutrale in virtù delle sue preferenze personali, un qualcosa che avrebbe condotto il suo primo ministro a creare uno scisma nella nazione, che si risolse alla fine con lui che rimase in carica mentre Costantino abdicò.
Se Costantino avesse colto l’opportunità di combattere sia contro la Bulgaria che contro gli Ottomani per rivendicare le loro terre e conquistarle, le cose avrebbero potuto risolversi molto meglio per la Grecia al tavolo dei negoziati.
La Grecia, col sostegno inglese, riuscirebbe a fortificarsi contro la Bulgaria e gli Ottomani, bloccando i Bulgari in Macedonia e organizzando un’offensiva in Tracia, aiutando allo stesso tempo la Serbia abbastanza a lungo perché le forse dell’Intesa diano il via ad un’avanzata verso nord attraverso i Balcani, distruggendo probabilmente le difese austriache ed eliminando in anticipo l’Austria dalla guerra, lasciando la Germania da sola ad affrontare sia la Russia che la Francia.
Possiamo presumere che questa cooperazione anticipata della Grecia permetterà alla guerra di concludersi prima, intorno all’Aprile del 1917, interrompendo lo stallo che aveva raggiunto la guerra e risparmiando alla Russia i fattori di stress che avrebbero aiutato ad alimentare la rivoluzione.
In questa TL, dopo la guerra, la Grecia otterrà territori dalla Bulgaria e dall’Impero Ottomano, nello specifico Tracia, Macedonia, l’ex regione anatolica della Ionia e soprattutto Costantinopoli, assieme alla precedentemente promessa Cipro, e diversamente dalla nostra TL la Grecia riuscirà a mantenere quei territori, perché il re e il primo ministro non sono mai stati in disaccordo e non c’è nessuno scisma che condurrà all’instabilità politica postbellica che permise a Mustafa Kemal Atatürk di creare un governo nazionale turco rivale che alla fine li caccerà dall’Anatolia.
Vedremo anche la Russia avere un ruolo nella spartizione dell’Impero Ottomano, come era stato progettato nella nostra TL ma alla quale non riuscì a partecipare a causa dei tumulti interni.
Questo porterà la Russia a sostenere le rivendicazioni greche su Costantinopoli e sulle regioni turche occupate dagli Italiani, e sosterrà anche l’Armenia wilsoniana, ma spingerà perché sia un protettorato russo.
In questa TL il Movimento Nazionale Turco si ridurrà ad uno speranzoso gruppo territoriale con poche opportunità di espandersi oltre le terre ad esso assegnate nel nord dell’Anatolia, qualsiasi tentativo di Guerra d’Indipendenza Turca incontrerà un esercito greco più unito e preparato ed un esercito russo intonso e più stabile stazionato in Armenia.
Senza i Turchi a rivendicare l’Anatolia questo significa anche che i Curdi potrebbero ottenere una patria ricavata dai territori francesi e inglesi a sud dell’Armenia.
La Turchia verrà relegata al ruolo di nazione essenzialmente senza sbocco sul mare il cui unico accesso ad esso sarà il Mar Nero, con dei Greci ostili ad ovest, dei molto probabilmente infuriati Armeni ad est e gli imperi inglese e francese a sud.
Questi saranno probabilmente la sua unica speranza per una partnership commerciale nel mezzo di vicini non più benaccetti.
In un’apparente inversione di ruoli adesso è la Grecia a stare in cima dopo che i territori occupati dagli Italiani vengono ceduti al suo crescente impero in cambio di qualche territorio austriaco.
La Russia affronterà delle ristrutturazioni interne, perché anche se la rivoluzione Bolscevica non si è mai verificata le condizioni rimangono pessime e il popolo è ancora inquieto, portando alcuni territori come l’Ucraina, la Finlandia, la Polonia e gli Stati Baltici a secedere, ma la discesa verso la rivoluzione sarà molto più graduale e darà all’Inghilterra il tempo di intervenire e costringere lo Zar Nicola a stabilire un sistema monarchico costituzionale parlamentare, dove potrà continuare a regnare da figura rappresentativa mentre il popolo russo avrà più controllo del governo.
Comunque sia, con elementi Comunisti già presenti all’interno della Russia, questo potrebbe portare ad un sistema Socialista democraticamente eletto che potrebbe diventare sempre più popolare con l’arrivo della Grande Depressione, cosa che porterà non necessariamente ad una guerra civile, ma ad uno scontro fra il tradizionalismo russo e un futuro Socialista più sterile, un qualcosa che potrebbe condurre la Russia su un percorso simile a quello della Germania della nostra TL.
Poiché Costantino non è mai stato costretto ad abdicare e rimarrà re, continuerà a promuovere l’idea di unire il popolo ellenico sotto una nuova bandiera Greco-Bizantina.
La Grecia finalmente è completamente libera dal dominio diretto e dalla dipendenza.
Con l’affluire di nuove risorse l’economia inizia a riprendersi, e Re Costantino fa ripartire a pieno regime l’hub commerciale che era Costantinopoli.
Comunque sia, nonostante questo, esistono alcune fazioni di estrema sinistra all’interno della Grecia il cui numero crescerà con la futura depressione.
A questo punto Costantino morirà all’età di 54 anni e gli succederà suo figlio, che erediterà una Grecia più forte, più unita e meno caotica che nella nostra TL.
Tanto per darvi un’idea di quanto divenne caotica la Grecia nella nostra TL, in un decennio la Grecia vide 23 cambi di regime, una dittatura e 13 rivolte.
Il figlio di Costantino, Giorgio II, ascenderà al trono come primo imperatore neo-bizantino, con Ioannis Metaxas come primo ministro.
Giorgio, come suo padre, era un fervente antiturco, aveva servito in guerra come colonnello e poi come maggior generale.
Nella nostra TL Metaxas, vedendo che il paese non era governabile, stabilì una dittatura col sostegno di Giorgio, ma in questa TL, data la stabilità della Grecia, i due collaboreranno in maniera più moderata e trasformeranno quello bizantino in un popolo omogeneo guidato da un solo obiettivo.
Per farlo sopprimeranno i Comunisti e promuoveranno il nazionalismo ellenico, ma continueranno a rispettare la costituzione, promuovendo politiche per far si che le famiglie greche ricevano benefici governativi per far nascere più bambini greci e crescerli nella fede Ortodossa, mentre gli abitanti non Ortodossi e quelli di discendenza straniera subiranno piccole penalità per scoraggiare la loro residenza sul lungo termine.
Questo permetterà il ripristino dell’identità ellenica greca che molti consideravano persa durante i secoli di dominio Ottomano, specialmente quelli senza una casa e di etnia mista, dando a queste anime perdute una terra che possono chiamare casa e un’identità che possono definire propria, il tutto mentre aumentano le richieste di conquistare le terre turche rimaste e il Regno di Jugoslavia, a causa della storica brama della Serbia di terre greche che permise ai Turchi di soggiogarle.
Questo farà cambiare rotta a Bisanzio dallo sviluppo economico e commerciale verso il completo militarismo in preparazione di quella che diventerà una guerra inevitabile contro i Turchi.
L’Inghilterra guarderà a tutto questo con sufficienza, ma c’è poco che può fare, dato che la situazione non la preoccupa molto e non varrebbe la pena spenderci delle risorse.
Questo porterà comunque ad un allontanamento tra la Grecia e l’Inghilterra, e così la Grecia sarà sul mercato per nuovi alleati che possano appellarsi al suo senso dell’espansione territoriale e restaurazione di grandezza storica.
Giorgio era il nipote del Kaiser Guglielmo, e le sue simpatie nei confronti della Germania lo resero una figura piuttosto popolare fra molti Tedeschi.
Ciò, accoppiato con i suoi forti legami economici e militari con la Germania visti anche nella nostra TL, in questa TL causerà una relazione più stretta che sostituirà quella dell’Italia.
Il 1936 vedrà la nascita dell’Asse Atene-Berlino, mentre l’Italia di Mussolini aizzerà una rivoluzione all’interno della Francia, che era nel bel mezzo di tumulti politici, promuovendo e sostenendo Philippe Pétain, il futuro leader della Francia di Vichy.
Comunque, lanciando questa nuova rivoluzione, verranno gettati i semi per l’ascesa del più dominante Fronte Popolare, una coalizione politica di sinistra guidata del Socialista Léon Blum, che ottenne la maggioranza nelle elezioni generali del 1936, dando inizio ad una guerra civile francese tra destra e sinistra che dopo di essa potrebbe far diventare la Francia un paese Socialista.
La Russia intraprenderà lo stesso percorso Ortodosso tradizionalista della Grecia e proverà ad eliminare gli elementi Comunisti che stanno alzando la testa all’interno dei suoi confini e a stilare un patto di non aggressione russo-tedesco.
La Russia procederà a creare con la Grecia e la Germania una vera e propria alleanza che avrà l’obiettivo di restaurare i loro imperi perduti, e riconoscendo che se ci sono delle dispute tra Germania e Russia per quanto riguarda le terre polacche, è meglio risolverle insieme piuttosto che affrontarsi in un’altra guerra, specialmente considerato che la Comune francese, dopo che l’Italia ha sostenuto i nazionalisti, ha invaso e annesso la penisola, costringendo Mussolini a fuggire in Spagna.
Insieme decideranno che il nuovo Asse avrà il predominio sull’Europa orientale e centrale, creando un’alleanza che le forze dell’Europa occidentale non potranno penetrare e non avranno possibilità di distruggere.
Utilizzando la combinazione di manodopera russa e tecnologia tedesca, e la posizione strategica della Grecia, le nuove potenze dell’oriente toglieranno il dominio dell’Europa alle vecchie potenze dell’occidente.

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E se l'Impero Ottomano non fosse mai caduto?

L’Impero Ottomano sopravvisse per 600 anni come potenza Islamica più importante, un tempo regnava su una regione che si estendeva dall’Ungheria alla Somalia e dall’Algeria all’Iraq.
Sopravvisse fino a poco più di cento anni fa e in realtà coesistette con la compagnia cinematografica Warner Bros., ma se questo augusto stato non cadesse ed esistesse fino al presente? Come influenzerebbe i confini, la cultura, le guerre, la demografia e il resto della storia? Questa è la domanda di questa ucronia.
Il Medio Oriente è molto complicato, dire qualsiasi altra cosa sarebbe stupido.
Per essere un leader politico locale devi giocare gli scacchi a quattro dimensioni, ed è facile fare errori, sviste e decisioni delle quali ci si potrà pentire sul lungo termine.
Parte 1: La riforma dell’impero.
Questa TL è piuttosto facile da far iniziare, i Turchi semplicemente scelgono di non farsi coinvolgere nella Prima Guerra Mondiale, che fu la guerra che risultò nella loro distruzione e nella spartizione dell’impero da parte degli Europei.
L’Impero Ottomano era uno stato relativamente filotedesco, ma aveva anche simpatie inglesi.
La fazione filo-britannica venne eliminata quando gli Inglesi sequestrarono per il loro sforzo bellico due navi che i Turchi avevano ordinato a costruttori inglesi.
Il ministro della guerra Ottomano, Ismail Enver, era filotedesco e organizzò un accordo con i Tedeschi secondo il quale questi cedevano due navi, la SMS Goeben e la SMS Breslau della loro flotta mediterranea, alle quali i Turchi avrebbero aperto i Dardanelli perché cannoneggiassero i Russi nel Mar Nero.
Dopo aver fatto questo passarono sotto il controllo turco e questo trascinò i Turchi in guerra.
Questo non avviene mai in questa TL e il resto del governo turco nega ai Tedeschi il passaggio nei Dardanelli e sta alla larga dalla guerra.
Molte potenze proveranno a corteggiare la Turchia perché stia al loro fianco, ma i Turchi rimangono neutrali.
Nella nostra TL i Turchi furono un guadagno netto per la Triplice Alleanza, impegnarono le forze dell’Intesa a Gallipoli, in Palestina, nel Caucaso e in Mesopotamia, e dato che nella nostra TL la Triplice Alleanza perse comunque perderà anche in questo mondo.
I Turchi saranno in una situazione eccellente col collasso dell’autorità centrale russa nel 1918, invaderanno il Caucaso per conquistare l’Azerbaigian e unirsi ai loro fratelli turchi.
Con l’autorità russa dolorosamente debole a causa della Guerra Civile Russa, conquisteranno le pendici meridionali del Caucaso e nazioni moderne come l’Armenia e l’Azerbaigian.
In questa TL non ci sarà alcun Genocidio Armeno, dato che questo fu causato dalla paura che gli Armeni si sarebbero schierati con i Russi in caso di un’invasione russa, e senza la minaccia di un’invasione russa allora il Genocidio Armeno non avverrà.
La grande Armenia sopravvivrà assieme ad altri gruppi Cristiani che furono vittimizzati, come gli Assiri.
Molte persone pensano che se l’Impero Ottomano non fosse collassato nella Prima Guerra Mondiale lo avrebbe fatto immediatamente dopo a causa delle divisioni interne, ma dissento con tutto il cuore perché: a) in quest’era gli Ottomani stavano attraversando un incredibile processo di riforme per modernizzare e occidentalizzare la nazione, b) era stato appena scoperto parecchio petrolio in questa regione, cosa che la rese una delle aree più di valore del mondo e c) gli imperi multietnici sono la norma in questa parte del mondo.
Lasciatemi spiegare ognuna di queste affermazioni: nella nostra TL la Prima Guerra Mondiale catapultò Atatürk da ufficiale poco importante nel posto giusto a comandante supremo della nazione turca in cinque anni.
Questo perché Atatürk fu continuamente capace di dimostrare le sue incredibili abilità sul campo di battaglia, ma in un mondo dove questo non accade mai Atatürk probabilmente salirà comunque al potere semplicemente a causa del suo enorme talento grezzo, ma ci vorranno comunque diversi decenni per lui per farsi strada in un governo pacifico.
Nella nostra TL Atatürk è famoso per aver fatto una serie di riforme che trasformarono completamente la Turchia, tramutandola da un impero Islamico più tradizionale ad una nazione più moderna rivolta verso l’Europa, ed è per questo che a Mustafa Kemal venne dato il nome di Atatürk, o Padre dei Turchi.
Quello che molte persone non riescono a capire è che il partito politico che guidava l’Impero Ottomano prima della presa del potere da parte di Atatürk, i Giovani Turchi, stava istituendo riforme ad un passo incredibile, quasi tutte le idee di Atatürk erano idee che venivano dal copione dei Giovani Turchi.
Un grande fattore decisivo è il non avere la Guerra d’Indipendenza Turca, che nella nostra TL avvenne dopo la Prima Guerra Mondiale.
I Greci invasero la Turchia e si fecero strada fin quasi ad Ankara prima di essere spazzati via da Atatürk.
Se la nazione turca di questa TL sarà scossa abbastanza da istituire le riforme di Atatürk senza la sua pura forza della personalità alla guida, la Turchia implementerà le stesse riforme in anticipo? Immagino che i Giovani Turchi attueranno molte delle riforme di Atatürk negli anni ’20, mentre Atatürk probabilmente arriverà personalmente al potere negli anni ’30 e farà molto del resto, ma ci sarebbero delle eccezioni.
Perdere la Prima Guerra Mondiale e quasi perdere la Guerra d’Indipendenza Turca nella nostra TL fece perdere ai Turchi molta fede nella loro civiltà, il che rese possibile parti delle riforme di Atatürk.
Immagino che i riformatori, incluso Atatürk, non riusciranno più a sbarazzarsi del Califfo.
Questa sarebbe una mossa enorme e fortemente controversa, l’equivalente dello sbarazzarsi del Papa nel mondo Cattolico.
Similmente, alcune cose apertamente filo-occidentali come la messa al bando dell’hijab o il passaggio della lingua turca all’alfabeto latino, non avverranno mai.
Un’altra variabile molto importante, come detto prima, sarebbe la scoperta da parte dei Turchi di un’incredibile quantità di petrolio in aree come l’Arabia Saudita e l’Iraq, ma alcuni dei più ricchi e piccoli stati del golfo, come gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein e il Kuwait saranno sotto il controllo inglese.
Con questa quantità demenziale di denaro proveniente dal petrolio, i Turchi avranno a disposizione finanziamenti infiniti per la modernizzazione.
Il denaro proveniente dal petrolio fornirà fondi illimitati al regime turco, che investirà nell’industrializzazione del paese, l’industrializzazione della Turchia avverrebbe con diversi decenni d’anticipo in questa TL.
Nella nostra TL il collasso della potenza Ottomana sulle coste permise ad un capotribù poco importante chiamato Abd al-Aziz di prendere il controllo delle città sante della Mecca e di Medina e ottenere il controllo di gran parte della Penisola Araba.
Gli Ottomani surclassavano gli Arabi sotto quasi ogni punto di vista, e senza il collasso totale del loro potere riuscirebbero a mantenere il controllo della Penisola Araba, infatti, una volta che capiranno che i Sauditi sono seduti su un mare di petrolio, probabilmente li spazzeranno via e conquisteranno la regione, perciò in questa TL non ci sarà nessuna Arabia Saudita.
Questo avrà davvero un buon effetto sull’intera regione, dato che i Sauditi, con i loro vasti ricavi del petrolio, riuscirono a finanziare la loro branca radicale dell’Islam, il Wahhabismo.
Quando gli occidentali pensano alle parti peggiori e più intolleranti dell’Islam, l’ISIS, i Talebani, Al-Qaida, derivano tutti dalla tradizione Wahhabita, con tutti questi gruppi che ricevono denaro saudita.
Dato che gli Ottomani saranno dei Musulmani moderati, nessuno di questi esisterà.
Un grande motivo per cui la gente dice che l’Impero Ottomano non avrebbe mai potuto sopravvivere sono le divisioni etniche, ma questo ignora il fatto che le sezioni arabe del loro impero non sono state governate da gente del luogo dal 539 a. C. e dall’epoca dell’impero babilonese.
Allo stesso tempo, tutti gli imperi della regione sono stati multietnici, perché i gruppi etnici sono troppo mescolati fra di loro.
Dire che il Medio Oriente ha bisogno di stati etnici quando esistono stati multietnici di successo come il Canada, il Sudafrica (?), il Belgio o Singapore è uno dei modi in cui oggi è OK essere razzisti nella nostra società, ritenendo i Musulmani di uno standard molto più basso rispetto al resto del mondo.
I Turchi sono dei regnanti crudeli, perciò potrebbero dominare le sezioni arabe del loro impero con una moderata quantità di terrore.
Parte 2: la Seconda Guerra Mondiale.
La Seconda Guerra Mondiale è difficile da immaginare in questa TL, bisogna capire se i Turchi vedranno la loro neutralità nella Prima Guerra Mondiale sotto una luce positiva o negativa.
Potrebbero avere la preveggenza e la saggezza di capire che avrebbero perso, ma esaltati dall’industrializzazione o dal nazionalismo potrebbero credere, illudendosi, che avrebbero potuto vincere.
Nella bozza originale di questo video facevo schierare i Turchi con l’Asse e conquistare loro l’Egitto, il Sudan, il Medio Oriente, l’Iran occidentale e il Caucaso, creando un grande impero Islamico, ma ho deciso contro questo scenario perché ho capito che la leadership turca probabilmente sarà abbastanza saggia da sapere di essere in uno stato primordiale di industrializzazione che la metterebbe in un mondo pericoloso che sta attraversando un’era di guerra meccanizzata, inoltre riuscirebbe a fare una quantità ridicola di denaro vendendo il petrolio ad entrambi gli schieramenti.
Non penso nemmeno che la Turchia verrà invasa, i Russi e i Tedeschi sapevano che l’altro era il loro rivale principale e che una grande guerra li avrebbe fatti impantanare sulle montagne dell’Anatolia o del Caucaso, cosa che li avrebbe lasciati vulnerabili mentre la maggior parte delle scorte di petrolio Ottomane si troverebbero dall’altra parte delle montagne, nella sezione araba dell’impero.
La Seconda Guerra Mondiale prende una direziona simile, l’eccezione principale è che nell’autunno del 1942, piuttosto che andare verso Stalingrado, che è il modo per arrivare ai giacimenti petroliferi azeri nel Caucaso, che in questa TL sarebbero sotto il controllo turco invece che russo, i Tedeschi andranno verso Mosca.
Questo probabilmente scaturirà risultati simili, l’inverno russo, gli spazi immensi e il coraggio dell’Armata Rossa faranno sì che le cose vadano esattamente allo stesso modo.
La Seconda Guerra Mondiale avrà un finale simile, con i Rossi e gli Angloamericani che divideranno l’Europa a metà.
Parte 3: lo sviluppo del Medio Oriente.
L’industrializzazione avviene su basi di civiltà e culturali.
Finora abbiamo avuto due ondate di industrializzazione, nella prima il livello d’industrializzazione era determinato da quanto eri culturalmente vicino all’Inghilterra, nella seconda da quanto eri vicino al Giappone.
Nelle mie live affermo che tra 50 o 100 anni il mondo Islamico potrebbe essere una delle potenze mondiali dominanti.
La gente dice che sono pazzo, ma io dico questo perché la Turchia, e in misura minore l’Iran, si sono industrializzati, perciò possiamo aspettarci fra un paio di decenni qualcosa di simile in altri paesi Musulmani quando seguiranno la guida di questi paesi.
Con la Turchia che in questa TL si industrializza prima, essa industrializzerà anche il suo impero coloniale.
Gli Arabi, che costituiranno la maggioranza della popolazione dell’impero, forniranno lavoro a basso costo, e quindi le fabbriche turche delocalizzeranno in Iraq e in Siria una volta che le fabbriche in Anatolia diventeranno troppo costose, inoltre forse i popoli più mercantili dell’impero come i Libanesi, gli Armeni e gli Ebrei beneficeranno in maniera sproporzionata da questo successo.
In aggiunta, con la Turchia che si industrializza prima, altre regioni Musulmane del mondo come l’Algeria e il Pakistan saranno più capaci di seguire il modello turco e saranno in una posizione migliore in questa TL.
Comunque ci sarà inevitabilmente una crisi nelle sezioni arabe dell’impero.
Col miglioramento della modernizzazione gli Arabi si sentiranno più saldamente connessi fra di loro e cercheranno di sfuggire al controllo turco.
In maniera simile alla nostra TL le sezioni arabe dell’impero saranno indietro rispetto alle sezioni turche e saranno più povere, il che non farà altro che aggiungere risentimento.
Questa regione però è sempre stata dominata da governi stranieri, perciò non vedo perché questi ultimi 70 anni dovrebbero essere un’eccezione.
I Turchi risponderanno allo scontento arabo con tattiche brutali e politiche del bastone e della carota, reclutando le leadership locali.
Almeno con l’industrializzazione l’enorme tasso di crescita demografica visto nel mondo arabo in questa TL potrebbe essere integrato in un’economia urbana sviluppata che potrebbe stare al passo con esso.
I Turchi affronteranno i problemi multietnici del loro impero posizionandosi come i leader del mondo Islamico.
Si porranno come un impero pan-Islamico gestito dai Turchi piuttosto che un impero coloniale turco, anche se sotto diversi aspetti lo sarà comunque.
In molti modi i risultati di questa TL si allineano molto bene con la posizione tradizionale dell’Islam nella storia.
Il mondo Islamico in generale è stato dominato da enormi imperi a maggioranza araba ma con popoli delle montagne come leader, e l’Islam era la colla che teneva insieme l’impero.
Il mondo Islamico probabilmente sarà ancora tecnologicamente indietro rispetto all’occidente, ma il divario sarà più piccolo e gli Islamici lo chiuderanno più velocemente.
Parte 4: la politica estera turca.
I Turchi, posizionandosi come arbitri profondamente conservatori dell’Islam e terrorizzati dal fatto che i Sovietici potrebbero fomentare gli Arabi, si alleeranno con gli Statunitensi dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Questo integrerà ulteriormente la Turchia nel sistema occidentale, e i Turchi continueranno ancora di più la loro industrializzazione grazie ai finanziamenti e ai consigli occidentali.
La maggior parte dei paesi arabi attuali non dovrebbero essere paesi, e lo dico non come giudizio morale, ma semplicemente pratico.
Paesi come l’Iraq e la Libia esistono perché erano utili ai governi europei, mentre l’Egitto e la Siria, prima degli anni ’50, non sono stati governati dalle loro popolazioni native per 2500 anni.
La gente lancia un sacco di insulti contro gli Stati Uniti perché sono una potenza imperialista, ma l’unico motivo per cui paesi come questi esistono, e includo quelli africani in questa categoria, è l’ordina mondiale globale creato dopo la Seconda Guerra Mondiale, basato sugli USA e le Nazioni Unite, anche se queste non avevano alcun vero potere, che distruggevano chiunque tentasse di conquistare i loro vicini.
La Turchia, dopo aver oltrepassato una certa soglia di potere e dopo la decolonizzazione da parte delle potenze europee, diventerà di gran lunga il paese più potente dell’area e vorrà conquistare i suoi vicini, ma questo non le sarà permesso nel sistema globale post-Seconda Guerra Mondiale, perciò guadagnerà sempre più soft power all’interno del mondo Islamico.
Le forze turche ripristineranno la stabilità in Somalia, gli uomini d’affari turchi gestiranno l’economia egiziana e assassini turchi uccideranno Gheddafi, e se tutto il resto fallirà ci sarà sempre l’atomica ottomana.
Come bizzarra nota a margine, Israele è davvero interessante in questa TL.
Dopo l’Olocausto, la creazione di uno stato Ebraico sembrerà assolutamente necessaria, ma con la Palestina sotto il controllo turco questo non potrà mai avvenire.
Un’alternativa che fu proposta e che potrebbe davvero avere senso sarebbe far stabilire gli Ebrei sugli altipiani scarsamente popolati del Kenya.
In questa TL avverrà proprio questo, e avrà lo strano effetto collaterale di far lavorare l’élite di coloni bianchi con gli Ebrei per tenere a bada i Kenioti neri.
Gli Ebrei arriveranno a costituire quasi la metà della popolazione del Kenya, che con una popolazione bianca così grande continuerà ad essere un faro per l’immigrazione bianca dal Regno Unito.
A causa dei tassi di crescita demografica africani, però, non c’è modo in cui il Kenya possa rimanere a lungo uno stato a maggioranza bianca, e il Kenya potrebbe diventare uno stato suprematista bianco.
La domanda da un milione di dollari è se la popolazione bianca integrerà quella nera nella società o diventerà più rigida con misure simili a quelle dell’Apartheid.
Tornando al Medio Oriente, i Turchi Sunniti moderati non riusciranno ad accettare la presa del potere in Iran da parte di ecclesiastici Sciiti radicali negli anni ’70, che spodestò il docile monarca filo-occidentale che c’era prima, e come Saddam Hussein invaderanno l’Iran.
Le forze armate turche, però, saranno quasi certamente molto migliori di quelle di Saddam, sconfiggeranno gli eserciti iraniani formati da carne da cannone e sostituiranno il governo di Teheran con uno Sciita moderato filo-occidentale.
L’Iran ha un potenziale immenso, ha una popolazione molto ben istruita, una società ben funzionante e un’ottima posizione geografica, nel secondo in cui gli ayatollah perderanno il potere in Iran, questo diventerà una potenza di secondo rango e alcuni decenni dopo diventerà una potenza industriale.
In questa TL accadrà questo, con l’Iran che si industrializzerà come la Turchia.
L’Iran probabilmente rimarrà nella sua posizione ancestrale di rivale dei Turchi e probabilmente si alleerà con chiunque sia il nemico della Turchia.
Con la caduta dell’Unione Sovietica le repubbliche turche centroasiatiche finiranno sotto l’influenza dell’Impero Ottomano.
Il commercio con esse finirà nel mirino della Turchia attraverso l’Azerbaigian.
Questi paesi riceveranno finanziamenti turchi e diventeranno dei forti alleati dei Turchi.
Con una regione così enorme sotto la loro influenza, la Turchia sarà sull’orlo di diventare una superpotenza.
Potremmo vedere un conflitto in Asia centrale tra le influenze turca, cinese e, in misura minore, russa, con i Cinesi che avranno immense quantità di denaro e un’economia più forte di quella turca, ma i Turchi avranno affinità culturali più forti.
Il controllo e l’occupazione cinese della loro minoranza turca uigura li trasformerà quasi certamente in un nemico dei Turchi.
Con i Turchi al comando il Medio Oriente sarà quasi certamente più stabile, la regione si industrializzerà e diventerà sempre più potente, non ci sarebbero l’ISIS, l’11 Settembre, Saddam Hussein, Khomeini o simili.
Non ci sarà mai l’enorme ondata di migranti che si è riversata in Europa, perché ci saranno lavori per queste persone e nessun conflitto.

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È molto interessante anche l'idea di Massimiliano Paleari:

Se gli Armeni non vengono sterminati ma "solo" deportati in massa negli attuali Iraq settentrionale e Siria tra il 1915 e il 1916, alla fine della I Guerra Mondiale, con l'arrivo delle truppe britanniche nell'area, si sarebbero verosimilmente sollevati contro i loro aguzzini Turchi. La comunità armena (ma anche altri gruppi etnici deportati dai turchi, come i Greci; sui Curdi e sui Circassi avrei invece qualche dubbio; i Curdi ad esempio non di rado furono utilizzati dai Turchi come "manovalanza" per il massacro degli Armeni) avrebbero voluto ritornare a risiedere nei luoghi di origine (certo, con delle garanzie di autotutela in più). La comunità armena sarebbe stata ancora molto compatta e, a così poco tempo di distanza dalla sua deportazione (20-30 mesi), di certo non assimilata alle nuove aree di insediamento assegnatele dagli Ottomani (inoltre con più che certi problemi di convivenza con le comunità arabe, curde e assire autoctone).

Gli Inglesi a loro volta avrebbero potuto usare gli Armeni come una loro pedina al fine di smantellare definitivamente ciò che restava dell'Impero Ottomano. Avendo a disposizione decine di migliaia di uomini desiderosi di vendicarsi dei soprusi subiti, ecco quindi la formazione di un esercito di liberazione nazionale armeno armato ed equipaggiato dai britannici, a cui si aggiungono milizie greche. Nel marasma politico, istituzionale e militare imperanti in Turchia alla fine del 1918 gli Armeni sarebbero riusciti a penetrare perlomeno in Anatolia Orientale, saldandosi con i "fratelli" della nascente Repubblica (a egemonia menscevica) di Armenia. non sarebbero mancati scontri cruenti, soprattutto con i Curdi (che nei decenni successivi costituiranno in questa timeline un grosso problema internazionale, con tanto di azioni terroristiche etc., un po' come nella nostra timeline gli Armeni stessi fino agli anni '70 o i Palestinesi).

Nasce quindi una grande Repubblica di Armenia, protetta dalla Gran Bretagna (interessata anche a tenere sotto controllo la vicina area caspico/caucasica con gli annessi pozzi petroliferi) che comprende sia il territorio della nostra Repubblica di Armenia ex sovietica, sia una porzione rilevante della nostra Turchia orientale, fino al Mar Nero. Parte della popolazione turca viene indotta con le spicce a trasferirsi più a ovest, mentre altre minoranze vengono al contrario protette e rappresentate all'interno del Parlamento armeno, prima tra tutte l'alleata minoranza greca.

Due sono le principali conseguenze strategiche di tale ucronia:

Certo, l'intera area mantiene un alto livello di instabilità, e la Seconda Guerra Mondiale non scoppierà per Danzica ma qui... propiziata soprattutto dal revanscismo turco, che trova nelle Potenze dell'Asse un alleato per le proprie aspirazioni... ma questa è un'altra ucronia.

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Bhrghowidhon gli fa notare:

Aggiungo una noticina sullo shock turco. Il progetto nazionale nella Grande Guerra era l'unificazione dei Turchi dalla Jakutskaja (Jacuzia) ai Balcani, ma nei decenni precedenti non solo non era stato fatto alcun passo in avanti in tale direzione, ma addirittura la comunità oghuz (in massima parte entro i confini ottomani) era stata smembrata tra Russia (soprattutto Crimea), Bulgaria, Serbia e Grecia; in molte aree i Turchi, che talvolta costituivano l'assoluta maggioranza della popolazione (come sul Mar Nero e in Tessaglia), erano stati costretti a forza a cambiare nazionalità. Durante la Prima Guerra Mondiale la situazione paradossale era che la Nazione Turca (Ottomana) si trovava contemporaneamente a fronteggiare un etnocidio al di là dei proprî confini (che si restringevano a velocità irrefrenabile) e a rappresentare il simbolo dell'oppressione sia nazionale sia talvolta religiosa nei confronti di tutte le altre componenti dell'Impero Ottomano. Se si aggiunge che la Prima Guerra Mondiale aveva come posta in gioco la spartizione completa dell'Impero oppure la sua estensione a vastissime aree dell'Impero Russo, si può cominciare ad avere un'idea del clima parossistico che si era creato, che superava - per avere un confronto - la somma di tutto quello che nella Storia d'Italia, per esempio, erano stati la fine dell'Impero Romano d'Occidente, le Migrazioni dei Popoli, le Dominazioni d'Oltralpe, le Guerre d'Italia e il Risorgimento messi insieme nel giro di pochi anni!

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Anche Paolo Maltagliati vuole dire la sua in proposito:

Quest'ucronia è molto interessante. Solo, se mi è permesso, vorrei chiedere lumi su alcuni particolari. Vorrei anzitutto capire se le grandi riserve di uomini e materiali di Ataturk nella Cappadocia esistessero ugualmente alla vigilia della guerra greco-turca. Da quanto ho letto presumo di no. Ma a questo punto mi chiedo anche un paio di cose:

1) Se Ataturk non disponeva di riserve non vedo perché, battuti i turchi, i greci non si prendano Costantinopoli. Non era il pezzo più importante della megale idea?

2) La cosa che mi rimane inspiegabile è perché francesi, inglesi e italiani aiutino i greci, quando nella nostra TL, dopo il cambio di regime ad Atene, le potenze occidentali hanno aiutato abbastanza attivamente Ataturk a resistere, armando i suoi uomini e addestrando le truppe (i francesi meno, dato che controllavano la Siria). Posso capire nella TL alternativa che i britannici spingano gli alleati armeni a conquistare obiettivi strategicamente importanti come uno sbocco sul mar Nero (il mio caro Ponto greco, per dire) e sul mar Mediterraneo (la Cilicia, francesi permettendo).
Ma, una volta acquisiti quelli, Londra intimerà loro di fermarsi e NON aiutare Costantino. All'estrema, i britannici potrebbero addirittura imporre agli armeni un cambio di fronte. vista la situazione, non sarebbe stato nel loro interesse che gli stretti appartenessero ad un solo stato, per di più così aggressivo e aspirante al ruolo di potenza regionale, perciò avrebbero quantomeno tentato di trovare un modo per far sopravvivere una repubblica turca in stato di forma decente.

3) il rapporto con la maggioranza della popolazione del territorio della repubblica armena così sviluppatasi. L'alternativa che mi sembra più verosimile è un quantomeno tentato genocidio di turchi e curdi. Ai primi va bene, se i britannici si mettono in mezzo. Poi, hanno anche una patria in cui fuggire. Ai secondi non frega niente a nessuno, ergo la vedo dura per loro. A fare lo sporco lavoro gli armeni si farebbero aiutare dagli assiri, interessati ad insediarsi al loro posto nelle vallate del nostro kurdistan iracheno.

Questo per quanto riguarda i rapporti di potere nel Vicino Oriente. Poi ci sarebbe anche la questione che un'Armenia così grossa e de facto protettorato britannico potrebbe divenire una potenziale piattaforma per aiutare i Bianchi nella guerra civile in Russia, la qual cosa potrebbe generare esiti imprevedibilmente divergenti dalla nostra Timeline.

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Subito Massimiliano gli risponde punto per punto:

Per quanto riguarda le riserve di uomini e materiali di Ataturk nella Cappadocia, diciamo che sono dimezzate e che devono combattere su due fronti: a est contro gli Armeni e i loro alleati (Assiri e altri) armati dai Britannici; a ovest contro le forze dell'Intesa e i Greci.

I greci non si riprendono Costantinopoli perché si mettono in mezzo gli Inglesi, ai quali tutto sommato conviene mantenere a Istanbul un Sultano turco "burattino" nelle loro mani piuttosto che gli irrequieti greci, i quali quindi dovranno "accontentarsi" delle grandi acquisizioni territoriali in Anatolia. E poi anche allora un conto era "gestire" pulizie etniche e esodi di massa nell'interno dell'Anatolia, un conto farlo in una grande metropoli piena di giornalisti e di contingenti di occupazione alleati. Non sarebbe stato facile sloggiare centinaia di migliaia di Turchi...

Francesi, inglesi e italiani aiutano i greci per le stesse ragioni di Realpolitik che nella nostra timeline inducono gli occidentali ad abbandonare la Grecia. Qui come abbiamo visto il movimento di Ataturk è più debole. Vi sono quindi ragionevoli possibilità per gli Inglesi, i Francesi e gli Italiani di ottenere e poi conservare le rispettive aree di influenza in Asia Minore senza eccessivi sforzi. Gli Occidentli continuano quindi ad aiutare i Greci, nel loro interesse. Gli Stretti poi rimangono formalmente sotto il controllo di un debole, geograficamente ridotto e succube Stato turco/ottomano, controllato militarmente dagli Occidentali e soprattutto dalla Gran Bretagna.

Riguardo alla Grande Armenia e alle sue conseguenze in relazione alla guerra civile russa, avevo ipotizzato che una grande Armenia indipendente e amica della Gran Bretagna riesca non solo a preservare la propria indipendenza, ma anche quelle delle vicine repubbliche trasnscaucasiche di Georgia e di Azerbaijan. I tre Paesi, malgrado le differenze e le rivalità (soprattutto con l'Azerbaijan) si alleano in funzione antibolscevica. Il tutto è cementato dal fatto che in questi 3 Paesi sono al potere governi "menscevichi". Non penso però che l'Armenia possa rappresentare una adeguata piattaforma per la riscossa dei Bianchi: troppo periferica e già alle prese con immani problemi interni e a ovest (leggasi Turchi e Curdi di cui sopra).

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E Bhrghowidhon obietta:

La proposta iniziale era che sarebbe stato nell'interesse (a lungo termine, forse troppo per essere prevedibile) della Turchia operare una deportazione anziché un genocidio degli Armeni e di altre Comunità. Dalla successione dei commenti sembra invece che, senza il genocidio, per i Turchi la situazione sarebbe peggiorata. Mi domando se tutti questi argomenti e scenarî non siano stati effettivamente presi in considerazione già nel 1915.

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C'è anche la proposta di Rivoluzionario Liberale: l'Armenia armata!

Sapete, quando leggo un libro di storia io faccio ucronie, e in queste vacanze natalizie del 2012 ho letto un libro sulla triste storia del genocidio armeno. Allora mi sono chiesto: e se dopo i massacri degli anni '90 dell'ottocento gli armeni decidono di armarsi e di fidarsi meno delle promesse di riforme (mi chiedo come abbiano potuto crederci!), tanto che alla fine ogni armeno si porta un'arma appresso? Le violenze non si placano ugualmente, ma ad ogni aggressione rispondono tanto da portare una qualche apprensione ai curdi.

Nel 1915 il genocidio inizia ugualmente, ma in ogni cittadina gli armeni si organizzano, e si creano tante Muse Dag; certo, i martiri non mancano, ma si portano appresso anche tanti aggressori. Con una resistenza interna cosi forte. i beneficiari sono le truppe dell'Intesa, e il successo russo sul fronte caucasico è schiacciante.

Anche inglesi, australiani e francesi sbarcano ai Dardanelli, e con un esercito ottomano stremato la vittoria è assicurata. Già a metà del 1915 l'Impero Ottomano esce dal conflitto; il mito di Ataturk non nasce, o nasce come una resistenza stremata. Entrano in guerra con l'Intesa Grecia e Italia, e vista la parata, anche la Bulgaria. Il Kaiser tedesco viene deposto o costretto ad abdicare. Nell'autunno del 1915 l'Austria è alle corde, ed entro il 1916 la guerra finisce.

La rivoluzione russa non ha luogo, le truppe zariste entrano a Berlino assediata; il generale Hinderburg premia il caporale Hitler assieme ad altri militi nell'ultimo assedio, apostrofandolo con queste parole: "Tu sei un grande caporale boemo, se avessi avuto 1000 come te avremmo vinto la guerra." (vabbè, battute di inizio anno).

Come esce l'Europa per l'eroismo di un piccolo popolo? Molto diversamente dalla nostra. La monarchia Romanov è l'eroina del mondo slavo (anche la Bulgaria si è schierata con l'Intesa). La Turchia è ridotta a un Sévres anatolico. Sorge uno stato curdo come cuscinetto tra le aree britanniche, russe e francesi. Nasce anche una grossa provincia Armena, ma dentro l'impero russo; Nicola II è anche Re d'Armenia (l'Armenia è mezza spopolata, perché i massacri comunque si cono stati). Gli stretti vengono divisi tra Grecia, Bulgaria e aree internazionalizzate. La Prussia orientale viene annessa direttamente alla Russia assieme a tutta la Polonia e alla Galizia.

In Germania nascono due federazioni: una al nord con gli stati anseatici, che arriva fino alla Slesia. e una a sud con la confederazione della Grossbayern: Baviera, Franconia, Svevia, Baden, Wuttemberg e Pfalz. Alsazia e Lorena tornano alla Francia. Ungheria e Cecoslovacchia come nella HL. I comunisti tentano il colpo di stato in Baviera ma l'intervento delle truppe russe e francesi lo impedisce, si pensa di riportare sul trono i Wittelsbach. In Italia la guerra è stata meno dispendiosa, ma non esente da sacrifici. Il partito pan slavo ( anche in Bulgaria) tra i vincitori è fortissimo, e la Jugoslavia (regno dei serbi ecc.) ottiene anche qualcosa di più: Zara subito, Fiume, Cherso e Lussino subito e qualcosa nel Carso. Il mito della vittoria mutilata è anche più forte, ma non c'è stata la rivoluzione di ottobre e Vittorio Emanuele III è più forte, le monarchie non sono cadute, i comunisti non sono al potere in nessuna nazione. Davanti alla marcia su Roma il Re Soldato dà l'ordine all'esercito di arrestare i fascisti. Mussolini è pronto a scappare in Svizzera, ma come finirà la guerra civile ?

Crolla il mito della Prussia e della grande Germania. Difficile dire cosa farà Hitler: la Germania è smembrata in due federazioni, tra l'altro di stati con forte autonomia, ma non è umiliata con pesanti sanzioni economiche. Gli USA continuano il loro splendido isolamento, si sono limitati a un intervento economico a favore dell'intesa. Il Giappone è come nella HL, per Tokyo la Grande Guerra è stata una formalità e ha ottenuto le isole tedeschem, quindi la politica aggressiva giapponese sarà la medesima, ma come si comporterà ? Ipotizzando che non salga al potere, non c'è neanche lo spauracchio comunista. Chi si troverà come alleato il Giappone ?

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E ora, tre POD russi sempre di Massimiliano Paleari:

1) Cosa succede se nel 1919 l'esercito di Denikin operante nella Russia meridionale e quello dell'Ammiraglio Kolchak in avanzata dalla Siberia verso ovest coordinano e sincronizzano un pò meglio le loro operazioni?

Per un momento sembrò in effetti che la guerra civile potesse volgersi a favore dei Bianchi. Unità avanzate di cavalleria dei due eserciti riuscirono addirittura a un certo punto a prendere contatto tra loro. Poi però la neonata Armata Rossa (guidata per una buona parte parte da ex generali zaristi, i paradossi della storia...) passò alla controffensiva, respingendo Wrangel dietro gli Urali e ricacciando Denikin in Crimea. Per immaginare un successo dei Bianchi, in costante inferiorità numerica durante tutta la guerra civile, abbiamo bisogno dei seguenti elementi:

Forse, se già nel 1919 a guidare i Bianchi ci fosse stato Wrangel, gli obiettivi di cui sopra si sarebbero potuti raggiungere, almeno parzialmente. Il Generale Wrangel nel 1920 in effetti ci riuscì, ma ormai la base territoriale da cui operava (la Crimea) era troppo ristretta e le forze a sua disposizione troppo esigue per cambiare il corso della storia.

Potremmo inoltre ipotizzare un sostegno un poco più convinto da parte degli Alleati: gli Inglesi che nell'estremo nord aiutano di più il piccolo esercito bianco di Miller; gli Usa che supportano più efficacemente i Bianchi in Siberia (lasciamo perdere i Giapponesi, che erano interessati solo a ritagliarsi territori e aree di influenza nelle aree orientali della Siberia e che appoggiarono sanguinari e corrotti atamani locali nell'estremo oriente russo, causa non ultima della debolezza di Kolchak); i Francesi che a Odessa non si fanno spaventare dai mugugni dei loro marinai filo bolscevichi. A proposito di "contagi", anche l'epidemia di "spagnola" ebbe un peso non indifferente nelle titubanze occidentali.

In ogni caso le offensive dei Bianchi hanno successo. Gli eserciti di Denikin e di Wrangel si incontrano a Mosca evacuata dai Bolscevichi e poi puntano su Pietrogrado, ultima roccaforte dei Rossi. Al termine del 1919 la guerra civile è virtualmente finita. Come cambia la storia mondiale?

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2) A partire dal 1920 la Crimea di Wrangel, ultimo "santuario" dei Bianchi, si trasforma in una sorta di Taiwan "ante litteram" in salsa russa.

Gli Occidentali fanno la voce grossa con Mosca e in cambio di un anticipato riconoscimento diplomatico della Russia Sovietica esigono dalla dirigenza bolscevica il "congelamento" della situazione in Crimea, magari contando sul fatto che alla lunga il mantenimento di un "focolare" antibolscevico avrebbe contribuito a destabilizzare i Rossi. Allo stesso modo a Wrangel viene discretamente "consigliato" di non tentare più "colpi di testa" fuori dalla penisola di Crimea, almeno per il momento. In cambio riceve massicci aiuti militari, tecnici ed economici che gli permettono di erigere una formidabile "linea Maginot" lungo la stretta lingua di terra che separa la Crimea dal continente. La Crimea si trasforma così in una piccola Russia dove si avvia un esperimento costituzionale sul modello occidentale.

Negli anni '20 e '30 la Repubblica Russa di Crimea intesse un consolidato patto di alleanza "regionale" tra Stati Ortodossi con la Grecia la Bulgaria, la Romania e la Jugoslavia. Cosa accade nel 1941 con l'Operazione Barbarossa e come cambiano conseguentemente lo scenario militare e politico con la presenza in Crimea di un piccolo ma consolidato Stato Russo antibolscevico? Sul piano strettamente militare i Tedeschi non perdono tempo, uomini e mezzi nella difficile conquista della penisola e soprattutto della piazzaforte di Sebastopoli, e già questo non sarebbe un cambiamento di poco conto, soprattutto per quanto riguarda l'offensiva estiva del 1942 verso Stalingrado e il Caucaso. L'offensiva si sarebbe potuta anticipare e condurre con più mezzi, con tutte le possibili conseguenze strategiche del caso (presa di Stalingrado, occupazione delle repubbliche caucasiche e del petrolio di Baku, forse entrata in guerra della Turchia a fianco dell'Asse etc..).

Sul piano politico, le cose sarebbero state più complicate. E' probabile che la Repubblica di Crimea, buona amica della Gran Bretagna e timorosa della prevedibile reazione sovietica, avrebbe in un primo tempo optato per una stretta neutralità, senza escludere la partenza di volontari della Crimea per l'Urss in difesa della grande madre patria russa. Con l'occupazione tedesca dell'Ucraina e l'avanzata verso Mosca le cose si sarebbero complicate ancora di più. Avrebbe forse Hitler accantonato i pregiudizi razziali verso gli Slavi e utilizzato la carta politica della Crimea come nucleo di un grande movimento antibolscevico? Magari non subito, ma dopo i primi colpi subiti nella controffensiva russa dell'inverno 1941 o più tardi ancora, dopo Salingrado o dopo Kursk? In questo caso la Crimea sarebbe entrata inevitabilmente nel conflitto, inteso di fatto come una ripresa della guerra civile del 1917-1920, e fatalmente la sua sorte sarebbe stata segnata. Oppure Hitler, timoroso di vedere la rinascita di un grande Stato Russo ancorché antibolscevico, avrebbe lasciato nel loro "brodo" i Russi di Crimea? In questo modo forse la Crimea sarebbe sopravvissuta al secondo conflitto mondiale. Vi infine una terza possibilità. Hitler occupa militarmente la Crimea, magari con qualche pretesto (l'appoggio ad esempio a qualche Quisling locale di estrema destra, che sicuramente non sarebbe mancato nel "paniere" politico della Repubblica di Crimea). Anche questo scenario, come il primo, vedrebbe con ogni probabilità la scomparsa della Repubblica di Crimea dopo il secondo conflitto mondiale.

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3) Uno spunto ucronico derivante dalla accattivante lettura del libro "Il Barone Sanguinario" di Vladimir Pozner. Si narrano le singolari vicende del barone Von Ungern-Stenberg, appartenente ad una antica famiglia di origine tedesche del Baltico (Estonia per la precisione), da tempo al servizio degli Zar.

Di idee monarchiche e ultrareazionarie, dopo la rivoluzione di Ottobre si trasferisce nell'Estremo Oriente Siberiano e si mette a capo di una strana unità (la divisione siberiana) formata da Russi, Mongoli, Buriati, Tagiki e da avventurieri di altre nazionalità. Non riconosce l'autorità dell'Ammiraglio Kolchak (da lui giudicato troppo di sinistra, sic) a capo delle forze bianche. Si avvicina piuttosto all'Atamano Semenov, a capo della Repubblica della Transbaikalia (capitale Cita), uomo protetto dai Giapponesi, ma dopo qualche mese rompe anche con lui.

Ungern-Sternberg non è un personaggio che inspiri molta simpatia. Sanguinario, probabilmente affetto da qualche turba psichica, alternava momenti in cui ostentava modi cortesi a scoppi di furore incontrollato. Uccideva tutti i Bolscevichi e tutti gli Ebrei sul quali riusciva a mettere le mani, e spesso la loro morte era accompagnata da torture e indicibili sofferenze. I suoi stessi sottoposti, persino i suoi ufficiali, finirono spesso vittime della paranoia del barone, non a caso definito il "barone pazzo" o il "barone sanguinario".

Quello che però qui mi preme sottolineare è un'altra componente del suo carattere. Ungern-Sternberg, convinto dell'ineluttabile decadenza dell'Occidente, pensava che solo dall'Oriente potesse levarsi un'ondata rigeneratrice in grado di ripristinare la civiltà (da lui concepita come un ritorno alle monarchie feudali, sic).

Accarezzò quindi il sogno di divenire un novello Gengis Khan, in grado di unificare tutte le tribù mongole e le altre popolazione turco/mongoliche, con le quali muovere alla conquista della Cina (per ripristinarvi la dinastia mancese), dell'Asia Centrale, della Siberia, fino in Russia e in Europa, allo scopo di schiacciare non solo il bolscevismo ma anche le democrazie tout court, da lui parimenti odiate.

La sua personale ideologia era condita poi da una forte attrazione mistica per il buddismo, e in particolare per il buddismo tibetano, visto come un elemento ispiratore di saggezza.

In effetti all'inizio del 1921 (pare con il discreto aiuto del Giappone, interessato a ritagliarsi un'area di influenza a scapito della cina e della Russia) penetrò con il suo personale esercito (circa 3000 uomini) nella Mongolia Esterna e riuscì ad occupare per un breve periodo Urga (l'attuale Ulan Bator), dopo averne scacciato con la forza la guarnigione repubblicana cinese che la occupava. Qui rimise sul trono il "Budda Vivente" (Khutuktu), al vertice di un impressionante numero di Lama (che costituivano il 22 % della popolazione totale della Mongolia di allora). In seguito, malgrado i più lo sconsigliassero, rientrò in territorio russo operando nella zona meridionale della Siberia, sempre nel tentativo di sollevarvi le popolazioni locali e di guidare una imponente marcia verso ovest sul modello delle antiche invasioni dei Mongoli. In realtà, malgrado qualche iniziale successo, fu alla fine in estate sconfitto dai Bolscevichi e, abbandonato da molti collaboratori (anche per le sue stranezze sempre più incontrollabili), venne catturato e poi fucilato.

Da notare che il suo ultimo tentativo avviene quando la guerra civile russa è di fatto già finita. La sua vicenda infatti si inquadra solo parzialmente nell'ambito dello scontro tra Bianchi e Rossi, ma assume caratteristiche particolari.

Ora, se Ungern-Stenberg fosse stato un po' meno pazzo e sadico, avrebbe potuto centrare almeno parzialmente il suo obiettivo? Tutto sommato il potere bolscevico in Siberia e in Asia centrale era ancora molto fragile. All'inizio degli anni '20 non si contano le rivolte delle popolazioni locali, in particolare di quelle autoctone. Tra queste quella degli Yakuti, nell'Estremo Oriente Siberiano. Ci fu persino una Repubblica Ucraina dell'Estemo Oriente Siberiano fino al 1922!

Un barone più "politico" ma altrettanto audace (il coraggio non gli mancava, questo bisogna riconoscerglielo), avrebbe forse potuto unificare realmente le composite e sparse forze antibosceviche di quelle vaste terre?

I Giapponesi avrebbero forse potuto "investire maggiormente" su un Ungern Stenberg più malleabile, appoggiando magari il progetto di riserva di una "Grande Mongolia" comprendente anche terre russe e cinesi e persino il lontano Tibet?

E ancora, sarebbe stato possibile una saldatura tra il suo progetto e quello panturanico (si, lo so, le due opzioni sono parzialmente alternative, ma siamo nel campo dell'ucronia) dei Giovani Turchi sopravvissuti alla I Guerra Mondiale?

Se tutto questo avviene in una timeline alternativa alla nostra, l'URSS si sarebbe trovata circondata da un anello ostile a sud/est (Grande Mongolia) e a sud-sud/ovest (Progetto Panturanico), con conseguenze di non poco conto. Forse l'URSS sarebbe crollata molto prima.

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Aggiungiamo quest'altra idea di Rivoluzionario Liberale:

L'Albania caucasica era un regno medioevale la cui lingua caucasica sopravvive presso gli Udin, una popolazione minoritaria dell'Azerbaijan, della Georgia e dell'Armenia. Oggi sopravvivono circa 5000 Udin, ma una volta la loro lingua era parlata e scritta nell'odierno Azerbaijan, poi iniziò a declinare in favore del turco azero.

Immaginiamo ora che gli Udin sopravvivano fino al XX secolo come consistente minoranza nell'Azerbaijan settentrionale. Allo scoppio della rivoluzione di ottobre entrano a far parte della repubblica transcaucasica e infine sotto i sovietici nella repubblica socialista sovietica azera, come repubblica autonoma di Albania caucasica.

Arriviamo al 1941 con l'Operazione Barbarossa: molti Udin come altre etnie moriranno nella guerra patriottica contro i nazisti, ma al termine della guerra Stalin opererà una serie di purghe deportando parte della popolazione Udin in Asia centrale, accusandoli di collaborazionismo con i nazisti. Inutile dire che gli Udin sperano nella nascita di una repubblica federata dell'URSS staccata dall'Azerbaijan, ma né Stalin né Krushev né Breznev acconsentono.

Alla fine degli anni '90 più di mezzo milione di Udin vivono nel nord dell'Azerbaijan, più una diaspora nelle varie repubbliche sovietiche e una cospicua comunità a Baku. Nel 1988 scoppia la guerra tra Armenia e Azerbaijan, e gli Udin si trovano nel bel mezzo. Molti Udin vengono arruolati a forza nell'esercito azero, alcuni disertano o addirittura combattono con gli armeni.

La comunità Udin di Baku e Sumgait deve lasciare la città in fretta, scoppia un pogrom ai danni degli armeni e degli Udin, ma alle prime avvisaglie della vittoria armena gli Udin si muovono contro il governo centrale azero. L'organizzazione per la liberazione dell'Albania caucasica inizia una guerriglia contro l'esercito azero ormai in rotta, pur non avendo aviazione e carri puntano sul fatto che il grosso dell'esercito azero è impegnato nel Karabakh, e dalla Russia giungono armi ai ribelli.

Nel 1994, al termine del conflitto, buona parte del territorio storico dell'Albania viene liberato e si viene a formare una repubblica dell'Albania caucasica, al pari del Karabakh, non riconosciuta da nessuno se non da Armenia e Russia. Nei trattati di pace gli Azeri rifiutano di trattare insieme con armeni e albanesi, e lo stallo rimane tutt'oggi.

Negli anni 2000 il presidente Aliev inizia un'offensiva per riprendere il territorio della repubblica ribelle, ma i russi e gli armeni intervengono a protezione della repubblica autoproclamatasi indipendente. Scoppia una guerra di una settimana simile alla guerra dell'Ossezia del 2008, che conduce ad un nulla di fatto. L'oleodotto Baku-Ceyhan deve tagliare fuori anche il territorio albanese.

Il presidente Aliev dopo la breve guerra, oltre a mangiarsi la cravatta in diretta TV, si fa riprendere con la bandiera della NATO e dell'UE; l'Azerbaijan chiede l'entrata nell'UE già negli anni '90. Oltre all'adesione di Ankara ci sarà il caso dell'adesione di Baku. In Italia insorge la Lega contro l'adesione dell'Azerbaijan oltre della Turchia. 

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Questa è la postilla di Bhrghowidhon:

L'asse Azerbaycan-Georgia sfrutta la divisione religiosa intracristiana tra Udi ortodossi (suffraganei della Georgia) e Udi monofisiti (della Chiesa armena) per minare l'unità dell'Albania Caucasica...

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E Paolo Maltagliati si domanda:

Bisogna risolvere alcune questioni religiose:

1) Com'è che gli albàni (per differenziarli dagli albanesi balcanici) non si islamizzano? rimangono nell'orbita georgiana? hanno un loro momento di gloria medievale con un regno che permette di cementare un'identità etnica protonazionale nelle lotte contro i vicini musulmani?

2) i veinakh (ceceni, ingusci e bats) in questo modo sarebbero circondati da popoli cristiani piuttosto tenaci: alani (osseti) e georgiani a ovest, albàni a sud, per non parlare dei russi dal XIX secolo con i loro forti militari. Non sarebbe per loro più difficile convertirsi all'islam? (conversione avvenuta nel XVIII secolo, vorrei far presente, in reazione all'espansionismo russo e nella speranza di trovare un alleato nell'impero turco; prima erano pagani. Perlomeno i ceceni sulle montagne, perché gli ingusci, più verso il piano, erano sottomessi agli osseti e magari qualcuno si era convertito alla religione dei padroni, per quanto disprezzati potessero essere. Poi quando i ceceni si sono fatti, diciamo "aggressivi", si sono rapidamente accodati ai loro cugini) E se per l'influenza albanese si cristianizzano?

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Chiudiamo per ora con l'assurda osservazione di Perchè No?:

Non é un'ucronia, é senza dubbio la teoria più assurda di Internet, ma si trovano dei tizi pronti a crederci: la Finlandia non é mai esistita! Se non ci credete, cliccate qui.

Lasciamo passare un attimo per far penetrare quest'idea nel cervello e impedire alla critica immediata di uscire sanamente come si deve.

Pronti? La Finlandia non c'é, al posto delle terre di questo pseudo-paese c'é una parte del Baltico. Perché si crede all'esistenza della Finlandia? E stato un trucco della Russia e del Giappone nel 1917 per sfruttare le ricche risorse di pesce e minerali di questa zona senza preoccuparsi dalle regole imposte dalle orribili lobbies ecologiste (sì, sì...)

Il pesce é spedito fino al Giappone dalla Transiberiana costruito appositamente (calmatevi...), siccome é pesce pescato illegalmente viene venduto sotto un'altro nome e un'altra designazione... i telefonini Nokia (a questo punto, qualcuno ha gia avuto un infarto).

E i Finlandesi? Sono delle vittime! Credono essere Finlandesi ma di fatto vivono in città isolate dell'Est della Svezia, Helsinki in particolare. Il resto del paese è costituito solo dalle foreste, e dunque nessuno é mai andato a verificare la posizione esatta delle frontiere e arrivando con l'aereo a Helsinki può essere ingannato facilmente.

Perché gli altri paesi mantengono il mito della Finlandia? Prima di tutto per non provocare l'URSS e il Giappone (grandi amici, come tutti sanno), e dopo la fine dell'URSS per creare un mito, quello della Finlandia, paese perfetto con il miglior sistema educativo, il miglior sistema di protezione sociale, il miglior governo ecc. E così far credere agli popoli che tale sistema é possibile (come lo sarebbe?). Internet é un nuovo mondo meraviglioso.

E se la Finlandia non fosse esistita sul serio?

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