La Criptozoologia
Introduzione
I creatori
La nascita
I primi grandi successi
La criptozoologia è una scienza?
Il criptozoologo

I primi grandi successi dell'approccio criptozoologico

Il primo ragguardevole successo dell'approccio criptozoologico fu la scoperta del tapiro di montagna da parte del Dottor. Francois Désiré Roulin (1796-1874). Ecco cosa questo naturalista viaggiatore, che era anche assistente bibliotecario dell'Institute de France aveva rivelato il 9 febbraio 1829 all'Academy of Sciences:

"Molto prima di informarmi sulla seconda specie di tapiro americano, avevo avuto il sentore della sua esistenza, solamente, devo ammettere, sulla base di generici oltre che convincenti rapporti dei vecchi storici spagnoli. Molti di questi scrittori infatti attribuivano al tapiro una spessa pelliccia di pelo marrone nerastra, caratteristica che non combacia con il tapiro conosciuto dai moderni naturalisti, che è quello che vidi io stesso nelle grandi pianure delle basse valli che giacciono appena sopra il livello del mare".

A questo aggiunse il seguente commento, che spiega che compito dello criptozoologo è l'attenta e paziente analisi dei miti, leggende e folklore di tutti i popoli della Terra, allo scopo di demitificare i "mostri".

"E' impossibile tracciare la storia degli animali attraverso i tempi antichi senza avere separato in ogni momento i fatti reali dalle favole che si raccontano sul loro conto. Se noi dobbiamo continuare a farlo è perché questo lavoro di separazione è andato avanti, senza che ce ne rendessimo conto, per centinaia di anni".

Un secondo notevole successo della criptozoologia, e di natura molto più sensazionale viste le circostanze, fu la descrizione nel 1856 del calamaro gigante da parte del ricercatore danese Johan Japetus Steenstrup (1813-1897). Questo scienziato fu il primo a stabilire, sulla base della sola documentazione storica, che il kraken, lo spauracchio tentacolato del folklore scandinavo, un mostro ancora più incredibile dello stesso serpente di mare, altro non era che un cefalopode di enormi dimensioni. Secondo le considerazioni che per primo espresse nel 1849, si trattava di un calamaro smisurato, come i due grandi esemplari che secondo i vecchi archivi si spiaggiarono sulle coste dell'Islanda nel 1639 e nel 1790. Il naturalista danese suggerì in seguito, nel 1855, che un altro leggendario mostro marino, il Monachus marinus di Rondelet, fosse egualmente basato su di un grande calamaro che fu catturato con le reti in Svezia nel 1550. Ed infine, quando "mise le mani" sugli enormi becchi di un esemplare trovato morto su una spiaggia di Jutland, in Danimarca, ed un altro leggermente diverso, di un esemplare galleggiante in mare tra Bermuda e Carolina, si sentì giustificato nel descrivere la specie scandinava sotto il nome diArchiteuthis monachus e quella Atlantica con il nome di Architeuthis dux.

Il terzo successo capitale della criptozoologia causò scalpore in tutto il mondo all'inizio del 1900. Nel 1891 il celebre giornalista ed esploratore Gallese Henry Morton Stanley (1841-1904) riportò per puro caso in uno dei suoi libri che i pigmei Wambutti "conoscono asini che chiamano atti. Dicono che a volte li catturano con delle trappole".
Queste poche righe indussero Sir Harry Hamilton Johnston, allora governatore dell'Uganda, ad organizzare una paziente, ma persistente ricerca che si concluse dieci anni dopo, di un animale simile ad una zebra di foresta: la zebra come tutti gli equini vive nella savana, dopotutto non avrebbe senso per loro frequentare una foresta! Fu soltanto in seguito allo studio di una carcassa completa, e specialmente di due crani, che un altro zoologo inglese, Sir Edwin Lankester (1847-1929) fu obbligato a concludere che l'atti, meglio conosciuto localmente con il nome di o-api od okapi, non era una zebra, ma bensì una sorta di giraffa dal collo corto, striata soltanto sul posteriore. Ben meritando un genere separato da quest'ultimo, la protogiraffa sopravvissuta divenne l'Okapia johnstoni. L'annuncio di questa scoperta non solò causò turbamento nei circoli della zoologia, ma anche nelle pagine dei giornali di tutto il mondo.