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Si adopera il termine Probabilismo tutte le volte che si applicano delle leggi probabilistiche. Esse riguardano una pluralità di eventi (almeno due) tra di loro differenti e paritetici, quando il verificarsi dell'uno o dell'altro viene ricondotto alla ripetizione di una terza cosa considerata sempre la stessa (nel caso di Boltzmann si tratta delle molecole in moto, nel caso di Schrödinger dello stato delle particelle quantistiche)

Si adopera il termine Determinismo tutte le volte che si vuole spiegare un fenomeno facendo intervenire prevalentemente quella che si chiama la « causa efficiente » o « motrice », secondo lo schema seguente:

in esso TC è il Termine di Confronto, D è il Fenomeno confrontato che si intende spiegare, ed S è la Causa introdotta come spiegazione della differenza tra TC e D. Tale differenza (rispetto al paradigma scelto) tra una "Legge" e l'effetto è il principio basilare della Fisica Classica, quello secondo cui una data causa può avere un UNICO effetto; principio al quale Albert Einstein non se la sentiva di rinunciare.

Si dice Fenomeno (dal greco phainestài, manifestarsi) lo svolgimento nel tempo di una realtà osservabile posta a confronto con un'altra, paradigmata come legge.

Si dice Legge l'assunzione di uno Svolgimento (inteso sia come processo che come stato) come paradigma, cioè come Termine di Confronto.

Si dà il nome di Svolgimento al binomio « cosa + tempo ». Si ha un Processo se si passa da un momento ad un altro diverso, si ha uno Stato se si passa da un momento ad un altro uguale.

Si parla di Evoluzione quando si valorizzano i momenti successivi come rappresentativi di un passaggio dal « meno bene » (semplice) verso un « più bene » (complesso), e la direzione considerata è irreversibile. La Storia invece comporta semplicemente un passaggio senza distinzione tra « più » e « meno » bene, e si rivolge sempre al passato, rispetto al quale è in continuo svolgimento (l'evoluzione invece lo perde).

Nella Misura si parte prendendo una cosa come Termine di Confronto per una sua determinata caratteristica, e poi si vede se altre (cioè se le cose che misuriamo) la possiedono in modo uguale, maggiore o minore. Per effettuare una misura, i numeri non sono tuttavia indispensabili; basta infatti che si possa stabilire un rapporto di uguale, maggiore o minore rispetto ad un'altra cosa. A questo proposito si ricorda che, secondo Galileo Galilei (1564-1642), la misura è l'oggetto stesso della scienza, mentre per Issac Newton (1642-1727) si tratta piuttosto di un'operazione di natura matematica. Mondo, Universo, Cosmo, ecc... allora diventano categorie mentali e non osservati fisici (neanche Kant ha messo in luce questo equivoco).

Dicesi Grandezza la conclusione (cioè il risultato) e non la premessa (dato) di un operare misurativo.

Dicesi Rapporto tutto ciò che si fa per passare da un termine del rapporto all'altro, mentre l'Analogia è l'identità di rapporto.

Deduzione è il percorso di esplicitare un rapporto già contenuto nelle premesse. In questo senso si è detto che è tautologico (la sterilità del procedimento deduttivo è stata ribadita da J.S.Mill, dai pragmatisti, ecc...)

Riguardo all'Osservare, occorre tenere distinti: a) l'osservare come operazione mentale ed i mezzi fisici eventualmente chiamati in gioco per osservare; b) l'osservare come costituzione di percepiti e l'individuazione di una cosa come causa di un'altra, unica percepita (la cosiddetta Traccia); c) l'osservazione di cose definite indipendentemente dal loro essere ferme o in moto, e di cose definite invece in quanto solo ferme o solo in moto (se le cose sono per definizione in moto, diventa contraddittorio proporsi di individuarle in un punto o in un istante. Ecco la ragione per cui Ludwig Boltzmann sceglie un nuovo paradigma, valevole per un mondo delle cose plurali e probabili, e non per un mondo delle cose singole e determinate).

Si tenga presente che la relatività di Einstein ha un significato metodologico proprio nell'affermazione che « una nozione possiede un significato fisico quando può essere affermata o negata mediante un metodo preciso di osservazione ». Secondo Bohr, la questione se l'elettrone sia un'onda o una particella è priva di senso, e dovremmo piuttosto chiederci: l'elettrone (o un qualsiasi altro oggetto) SI COMPORTA come un'onda o come una particella! (vedi) A tale questione si può rispondere in maniera non ambigua se e solo se si specifica il dispositivo sperimentale con il quale si eseguono le osservazioni.

Il comportamento corpuscolare e quello ondulatorio si escludono a vicenda. Il fisico classico direbbe: « Se due descrizioni, riferite allo stesso oggetto, sono in conflitto tra di loro, almeno una delle due deve essere sbagliata ». Il fisico quantistico dirà invece: « Che un oggetto si comporti come particella o come onda, dipende dal dispositivo sperimentale con il quale lo si osserva ».