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LA NASCITA
Girolamo Cardano era il figlio illegittimo di Fazio Cardano e Chiara Micheria. Suo padre era esercitava la professione di avvocato a Milano. Egli era anche un sapiente matematico (tenne alcune conferenze all’università di Pavia): sappiamo che Leonardo da Vinci chiese il suo aiuto per questioni di geometria. Quando era sulla cinquantina, Fazio incontrò Chiara Micheria, che era una giovane vedova sulla trentina, già madre di tre figli. Chiara rimase incinta ma, a causa della peste che affliggeva Milano e che ucciderà gli altri suoi tre figli, si trasferì nella più sicura Pavia dove partorì nel 1501.

GLI STUDI
Cardano in un primo momento divenne assistente di suo padre, ma a causa della sua salute cagionevole venne affiancato nel suo compito da dei nipoti di Fazio. Girolamo ambiva a ben altri progetti, come, ad esempio, una carriera accademica. Dopo molte discussioni con il padre Girolamo ottenne di frequentare l’università di Pavia, indirizzo di medicina, nonostante i genitori spingessero per fargli studiare legge. Allo scoppio della guerra l'università fu costretta a chiudere e Cardano si trasferì all'Università di Padova per completare gli studi. In quegli anni morì suo padre e, contemporaneamente, egli era in gara per diventare rettore dell’università, cosa che in effetti diventò vincendo il concorso bandito. Era, infatti, uno studente brillante ma schietto e molto critico e, per questo, non sempre ben voluto.

IL GIOCO D’AZZARDO
Cardano sperperò la piccola eredità paterna e cercò nel gioco d’azzardo una possibilità di migliorare le sue finanze. Con giochi di carte, dadi e scacchi egli si guadagno da vivere per buona parte della sua vita, dal momento che conosceva la statistica ed era, quindi, avvantaggiato sugli avversari. In generale egli vinse più di quanto perse, ma compromise la sua reputazione anche a colpa di eventi spiacevoli (come un episodio di violenza a danno di un altro uomo) causati dal gioco.

LA LAUREA IN MEDICINA
Cardano ottenne il dottorato in medicina nel 1525 e fece subito domanda per iscriversi all’albo dei medici di Milano. Quest’organo respinse la richiesta perché era a conoscenza sì della sua preparazione, ma anche della sua personalità difficile, non convenzionale e un po’ troppo schietta. Egli praticò comunque e con successo la sua professioni presso varie corti.

A MILANO
A corto dei denaro, si trasferì nel 1532 a Gallarate. Costante di questo periodo della sua vita fu il continuo rifiuto della domanda di ammissione alla corporazione da parte del Collegio dei Medici di Milano. Egli ottenne, però, un posto di come docente di matematica nel capoluogo lombardo. Ciò favorì la sua situazione economica; nel contempo esercitò anche la sua attività di medico con successo: la soddisfazione dei suoi pazienti, persone di “calibro” sempre maggiore, e il successo delle cure lo portarono velocemente alla notorietà in questo campo e ad aver stretto numerosi rapporti con persone influenti, oltre al tanto ambito ingresso nella corporazione dei medici milanesi (1539).

LA “SVOLTA” MATEMATICA
Nello stesso anno furono pubblicati i suoi primi due libri di matematica: “La pratica della aritmerica” e “Mensuration semplice”. Fu questo l'inizio della prolifica carriera letteraria di Cardano, che ha scritto concentrandosi su una grande varietà di argomenti: medicina, filosofia, astronomia e teologia, oltre alla matematica. Si avvicinò anche in questo periodo a Tartaglia, dal quale venne a conoscenza della risoluzione delle cubiche e con cui si impegnò a mantenere segreta questa scoperta (fino alla pubblicazione che avrebbe fatto Tartaglia). Da questo momento Gerolamo si dedicò allo studio di cubi, equazioni di quarto grado e radicali.

L’”ARS MAGNA”
Nel 1545 Cardano pubblicò la sua più grande opera: l’”Ars Magna”. In essa pubblicò il metodo di soluzione delle equazioni di terzo e quarto grado, non ritenendosi in obbligo di mantenere il patto stipulato con Tartaglia avendo scoperto che anche altri erano giunti, per via propria, allo stesso procedimento. Nell’opera l’autore tratta, per la prima volta nella Storia e in modo non del tutto consapevole, con i numeri complessi. I suoi libri erano dei veri e propri “best seller” dell’epoca, tanto da aprirgli la via al rettorato del Collegio dei Medici e da ricevere da numerosi sovrani offerte per averlo come medico alla propria corte. Venne nominato professore di medicina all’università di Pavia. Era un uomo ricco, di successo, all’apice della fama. Ebbe, però, problemi a causa dei figli (il maggiore venne giustiziato). Cardano si richiuse in sé e nella sua arroganza, divenendo sempre più mal visto da colleghi e ex ammiratori.

LA CONDANNA E GLI ULTIMI ANNI
Nel 1570 Cardano venne anche condannato di eresia, probabilmente denunciato da suoi nemici. Fu incarcerato ed obbligato a dimettersi da professore all’università di Bologna, dove aveva ottenuto una cattedra. Alla sua liberazione si trasferì a Roma, dove gli fu concesso un vitalizio da parte del Papa Gregorio XIII. Si dedicò alla stesura della sua biografia e qui morì nel 1576. Cardano, oltre ai contributi che diede all'algebra, si occupò anche di studio delle probabilità e di idrodinamica, meccanica e geologia. Il suo libro Liber de Ludo Aleae fu completato nel 1563 e pubblicato nel 1663. È passato alla storia per il celeberrimo giunto da lui inventato (il giunto cardanico). Quest’uomo, che si può definire eclettico, stese anche due enciclopedie di scienze naturali in cui trattò molti argomenti: cosmologia, costruzione di macchine, leggi della meccanica, crittologia e di alchimia.