La figura di Silvestro II, Gerbert d’Aurillac, Papa dal 999 al 1003, viene inquadrata storicamente e se ne presentano le principali opere scientifiche e didattiche in astronomia e musica. Gerberto, che ha vissuto la “minirinascenza” del X secolo, introdusse l’astrolabio, l’abaco e il monocordo in Europa grazie alle sue conoscenze della scienza araba, ed era il massimo esperto di acustica delle canne d’organo del suo tempo. Grazie alla sua autorita’ e al suo prestigio, le scienze del quadrivio (artimetica, musica, geometria e astronomia) diventarono parte del curriculum studiorum delle scuole cattedrali, e di li’ a qualche secolo delle nascenti Universita’ degli studi. A Gerberto vengono attribuite l’invenzione dell’orologio a pendolo o quello meccanico, l’introduzione in Europa delle cifre arabe incluso lo zero, insieme con la capacità di costruire organi, astrolabi. Mancando criteri storici ed il confronto con le realtà storiche a lui contemporanee, il vero e l’inverosimile sovente convivono assieme. Gli orologi meccanici appaiono in Europa tra il XIII e il XIV secolo, e le attribuzioni a Gerberto sono leggendarie. Qui esaminiamo quanto è noto su Gerberto soprattutto in relazione con l’astronomia e la musica. Seguendo Richero di Reims. allievo e biografo di Gerberto, sappiamo che il conte Borrell II, venuto in pellegrinaggio presso la tomba di San Geraldo, il fondatore del monastero di Aurillac, invitò il monaco Gerberto a recarsi nel 967 con lui in Catalogna per approfondire gli studi nelle matematiche con Attone, il vescovo di Vich. Studi sugli archivi di Vich suggeriscono che Gerberto deve essere andato altrove per attingere le informazioni sull’astronomia, poiché a Vich non c’erano molti testi. La vicina abbazia di Santa Maria di Ripoll conservava a quel tempo molti testi interessanti ed era un centro di scambio culturale tra il mondo arabo e il mondo cristiano, dove si effettuavano le prime traduzioni dei testi arabi. Presso gli arabi esistevano le traduzioni di Tolomeo e le opere dei loro astronomi, come Al-Batenio, mentre nel mondo latino i testi in greco non erano più reperibili. La “mini-rinascenza” della fine del secolo X ha il suo apice in Catalogna negli anni successivi alla permanenza di Gerberto in quelle terre. Tuttavia Gerberto ne rimase al corrente anche da Reims, ciò che dimostra come la rete di comunicazione scientifica fosse efficiente anche nei presunti secoli bui. La lettera di Gerberto a Lupitus (Lopez) di Barcellona, datata 984 ci mostra lo scolastico di Reims desideroso di seguire gli sviluppi in Catalogna delle conoscenze dell’astronomia araba. Anche da Papa Gerberto si rivolse ancora al mondo catalano. Non solo influenze arabe nella formazione di Gerberto, ma anche la stessa regola di San Benedetto stabilisce orari precisi per la celebrazione delle ore canoniche. Infatti prima di Gerberto in Astronomia in Europa erano stati trattati problemi di Cronologia, in cui personaggi come Dionigi il piccolo (532) ed Beda il Venerabile (725) avevano lavorato al fine di stabilire la data mobile della Pasqua univocamente per tutto l’orbe cattolico. Inoltre gli orari per le preghiere monastiche venivano stabiliti dalla regola di San Benedetto, e Gerberto che era benedettino li doveva conoscere molto bene, e forse ne era responsabile nel suo monastero ad Aurillac. Esistevano vari metodi o strumenti per stabilire l’ora del giorno o della notte, ed un testo di Gregorio di Tours sulle Stelle Fisse era stato scritto per aiutare i monaci in questo compito. Infine alcuni testi di Macrobio, Marziano Capella, Boezio erano sopravvissuti dall’età classica in molti esemplari. Con la graduale scomparsa del greco nel panorama culturale europeo scomparvero anche i testi classici come quelli di Tolomeo e Aristotele che riapparirono in Europa tradotti dall’arabo solo dal XII secolo. Boezio aveva cercato di fissare in latino i testi principali delle 7 arti liberali, e tra queste opere aveva scritto anche de Institutione Musica, che Gerberto spiega a più riprese ai suoi allievi nelle lettere e il de Astronomia, oggi perduto, ma che Gerberto stesso aveva rinvenuto in una sua trasferta a Mantova, mentre era abate di Bobbio Per molti episodi come questo, Gerberto è stato giudicato anche il massimo bibliofilo del medioevo.