SAN PIETRO, LA BELLA CHIESA DEI DISCIPLINI

(da "La Nona Campana", settembre 1993)

 

"Siamo tre suore, non sappiamo leggere..., lavoriamo la terra..., diamo pane vino minestra e ospitalità ai pellegrini poveri, ai religiosi, agli ecclesiastici di passaggio". Cosi dichiaravano le Umiliate di san Pietro Apostolo all'arcivescovo Gabriele Sforza nel 1455. Il loro convento, citato a partire dall'anno 1389, dovrebbe essere una delle ultime fondazioni di quel genere a Lonate. Rispetto agli altri aveva però la peculiarità di essere anche un ospizio: insomma, un piccolo motel dei tempi in cui si viaggiava a piedi o a cavallo. Per capire, non si deve sottovalutare la posizione del convento nel vicolo degli Incessi, oggi via Oberdan; nella Lonate di 500 anni fa il vicolo era proprio all'ingresso del borgo per chi veniva dal Ticino (traghetto di Gaggio).

La chiesa del convento, documentata nel 1490, ci suggerisce che quelle suore avevano, sul finire del sec. XV, optato per la clausura e quindi abbandonato la gestione dell'ospizio. Altri conventi adottarono negli stessi anni regole rigorose e vita claustrale, meritando il nome di monasteri, improprio per l'addietro.

San Pietro; Madonna del Latte; San Paolo (fotografati alla fine degli anni ottanta)

San Pietro; Madonna del Latte; San Paolo (fotografati alla fine degli anni ottanta)

Fu Carlo Borromeo a sopprimere nel 1567 il monastero di San Pietro Apostolo. Il santo arcivescovo, che portava avanti il piano di aggregare le piccole comunità, unì le 15 monache di San Pietro e le 500 pertiche di terra di loro proprietà alle monache e al patrimonio di santa Maria degli Angeli in contrada Borgo, oggi via Roma, anch'esse dell'ordine degli Umiliati.

Nel 1570, sempre per volontà arcivescovile, la chiesa del soppresso monastero venne assegnata alla confraternita dei Disciplini, mentre le attigue case, i rustici, gli orti furono messi all'asta e ceduti a privati.

Aula di circa 19 metri per 7, la chiesa aveva la facciata ad occidente, sul vicolo; due finestre nella facciata e altre tre nella parete meridionale; sopra l'altare aveva un affresco venerato dalla popolazione, visibile nella foto soprastante e raffigurante la Madonna del Latte fra le sante Marta e Maria Maddalena. I Disciplini vi si radunavano nei giorni di festa per recitare l'ufficio della Madonna, indossando un sacco penitenziale di canapa bianca, come nelle processioni.

Essi adattarono la chiesa alle loro esigenze e la abbellirono, incoraggiati dal fatto che il gruppo era in crescita: 30 soci nel 1596, 55 nel 1622.

Fra il 1583 e il 1596 fecero installare il coro sopra la porta d'ingresso e iniziare la decorazione pittorica, fecero costruire la sagrestia a sud e un campaniletto a nord del presbiterio. Nel 1622 la chiesa ospitava la messa quotidiana e la Dottrina Cristiana festiva, dal che si deduce che non era utilizzata solo dai Disciplini.

Degli affreschi che abbellivano la chiesa, oggi rimangono, per le ragioni che diremo, soltanto quelli del presbiterio, certamente l'area meglio ornata. I riquadri parietali, in senso orario, rappresentano:

1) la simbolica consegna delle chiavi all'apostolo Pietro;
2) San Pietro, la citata Madonna del Latte, san Paolo;
3) san Nazaro e san Celso.

Le corrispondenti lunette dipinte sopra il marcapiano rappresentano invece:

1) la visita dei Magi a Gesù bambino;
2) l'incoronazione o glorificazione della Madonna;
3) i profeti Davide e Isaia.

Nella volta trovano posto, fra motivi floreali, tante altre figure: otto angeli, cinque sibille (si leggono i nomi dell'Eritrea e della Tiburtina), a due a due gli evangelisti e i Padri della Chiesa Latina con i consueti simboli. Sotto l'arco che divide la navata dal presbiterio sono proposti ad uno ad uno i misteri del Rosario. Stucchi sagomati e dipinti incorniciano le singole scene e danno corpo al Padre Eterno che domina barbuto dalla volta.

Sono invece perduti gli affreschi già dislocati lungo la navata, sottoposta negli ultimi due secoli a forti modificazioni. Alcuni dei soggetti affrescati tuttavia sono conosciute, perché il visitatore ecclesiastico del 1622 rilevava diverse figure di santi sulle pareti (non poteva mancare san Carlo); sulla parete settentrionale la Strage degli Innocenti. Un documento del Settecento fa supporre presente sulla parete meridionale una Deposizione di Cristo dalla croce. Per i frequentatori la chiesa costituiva, dunque, una galleria di immagini, evocative di modelli ed ispiratrici di comportamenti (biblia pauperum).

I Disciplini tennero san Pietro per due secoli, fino all'anno 1783, quando un decreto del governo austriaco sciolse questa e tante altre confraternite, incamerandone i beni. Per qualche decennio poterono utilizzare la chiesa la Scuola della Dottrina Cristiana ed il Luogo Pio della Carità, una istituzione lonatese che traeva origine dai consorzi medievali di mutua assistenza. Ma dopo l'epoca napoleonica la chiesa venne "profanata", cioè venduta a privati e ridotta ad usi civili. Nel 1841 era di proprietà Carini.

Prima del 1856 dalla navata si ricavarono vani abitativi e, per demolizione, un piccolo cortile. Nonostante le numerose immagini sacre, lo stesso presbiterio venne adibito ad abitazione e magazzino, diviso a mezz'altezza da un impiantito di legno.

Nel 1977 quella congerie di ambienti venne acquisita dalla famiglia Bollazzi la quale, accingendosi alla ristrutturazione, si premurò di isolare e salvare il presbiterio con il suo artistico corredo di affreschi e di stucchi, apprezzabile nonostante le lacerazioni causate dagli impieghi profani. Nel 1991-92 si procedette al restauro vero e proprio, rinnovando finestra e pavimento, facendo integrare le comici di stucco, affidando gli affreschi alle cure di Silvana Bramanti, dotando l'ambiente di illuminazione elettrica idonea. E così lo vediamo ancor oggi.

 

Padre Eterno, Evangelisti e Dottori nella volta (fotografati nel 2010)

Padre Eterno, Evangelisti e Dottori nella volta (fotografati nel 2010)

 

SAN PIETRO DEI DISCIPLINI IN UNA DESCRIZIONE INEDITA DEL 1707

(da "La Nona Campana", novembre 2013)

 

Dell'edificio di via Oberdan, che fu chiesa fino alle soglie dell'Ottocento, oggi rimane soltanto quello che era il presbiterio, con l'altare, certamente la parte migliore, tutta affrescata da artisti the rimangono sconosciuti. Nel Cinquecento era la chiesa del monastero femminile di san Pietro Apostolo; san Carlo, sopprimendo il monastero, la diede in uso nel 1570 alla confraternita maschile di Disciplini; questa confraternita durò fino al 1784, quando in clima illuministico fu soppressa dall'autorità civile; come chiesa funzionò per qualche anno ancora, ma nel 1825 era già sconsacrata e tramezzata ad uso abitativo. Gli affreschi, assenti (o quasi) al tempo delle monache, risalgono agli anni a cavallo tra Cinque e Seicento, come si deduce dall'incrocio delle testimonianze costituite dagli atti e decreti dei visitatori ecclesiastici.

Una descrizione tardiva ma particolarmente analitica della chiesa, a tutt'oggi inedita, si legge nell'Archivio Storico Diocesano (pieve di Gallarate, vol. 13), negli atti della visita compiuta nel 1707 da mons. Mario Corradi. Ecco la traduzione dal latino degli stralci che riguardano l'edificio, attenti alle immagini dipinte sulle pareti.

« Nella chiesa dei santi Pietro e Paolo si sale alla cappella del presbiterio mediante un gradino di pietra, su cui poggia la balaustra di legno. Sopra l'altare stanno due ripiani di mattoni dipinti e, in una cornice di stucco dipinta e dorata contenente una seconda cornice di legno dorata con vetri e tendina scorrevole, e dipinta direttamente sul muro, tra le sante Maria Maddalena e Marta, la Madre di Dio nell'atto di allattare il divin bambino. Ai lati dell'altare sono dipinti san Pietro e san Paolo. La cappella è larga cubiti 9, profonda 7,5 (un cubito equivale a 43 cm); il pavimento è alla veneziana; la volta a fornice è tutta dipinta con immagini, così come le pareti; le finestre sono due. Nell'arco all'ingresso della cappella sta un'architrave con il crocifisso. Pavimento alla veneziana anche nell'attigua sacristia, che è voltata e munita di una finestra e di due armadi.

La chiesa, a pianta rettangolare, è lunga cubiti 22, larga 13 e mezzo. Ha il soffitto a cassettoni, due finestre, l'acquasantiera di marmo. A metà della parete settentrionale, tutta dipinta, una porta conduce al pulpito, dentro il quale pendono le corde delle due campane collocate sopra il campanile. Sulla parete meridionale una porta immette sulla strada, un'altra introduce alla scala di pietra che porta all'oratorio dei confratelli Disciplini posto in fondo alla chiesa.

Esso è costituito da un coro sopraelevato, profondo 11 cubiti, sostenuto da due colonne di pietra, con pavimento di assi, grate di legno verso l'altare e molti sedili, essendo i confratelli 200 circa. Costoro osservano le loro regole, portano un abito di sacco con il flagello e il distintivo di ottone con l'effigie di san Pietro. Hanno un priore e un sottopriore, un maestro dei novizi, un segretario e un cassiere, un cappellano che per adempimento di legati celebra messa 228 giorni all'anno. Davanti all'oratorio sta un atrio porticato con due colonne di pietra e due pilastri di mattoni. »

 

Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.

 

Già che ci siete, se lo credete, potete dare un'occhiata alla storia antica di Lonate; altrimenti, cliccate qui e tornate indietro.


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