SPOON RIVER LONATESE


Andare a caccia di epigrafi funerarie non è certo un hobby qualunque, ma una passione per storici locali, che proprio nei nostri cimiteri leggono una fetta della storia delle nostre comunità. In particolare, nel 2007 questa passione ha colpito un gruppo di storici del « Magazzeno Storico Verbanese », gruppo del quale fa parte anche la mia carissima amica Anna Elena Galli, storica dell'arte che ha più volte contribuito al mio sito. Armati di macchina fotografica e taccuino, questi ardimentosi ricercatori hanno setacciato i cimiteri e i monumenti pubblici della zona di Luino per realizzare quella che è stata battezzata la « Spoon River del Verbano ». Sono stati visitati ben 21 cimiteri, ed i risultati di questa ricerca (che ha destato persino la curiosità della stampa estera) sono ora raccolti in un libro, « Ab oblivione vindicanda: Epigrafi cimiteriali del basso Verbano », di 260 pagine, realizzato con il contributo della Provincia di Varese. Perchè farlo? « Per amore delle nostre radici », ha risposto uno degli animatori del progetto, Alessandro Pisoni: « Anche nelle cose desuete e poco allegre ci sono storie di vita da preservare ». In effetti, il volume è ricco di microstorie affascinanti: dal soldato morto nella Grande Guerra al parroco pianto dai compaesani, dalla nobildonna morsa da una vipera fino all'eroe risorgimentale. Dopotutto, come ha detto qualcuno, non si può conoscere bene un paese se non si va al cimitero e al mercato.

A Lonate non sono sepolti VIP (scrittori, artisti, ecc.) di fama internazionale, ma io ho voluto lo stesso ripetere l'esperienza di Anna Elena e, armato di macchina fotografica digitale, nella ricorrenza dei Defunti del 2007 ho fotografato alcune delle lapidi ed iscrizioni che mi parevano significative, raccogliendole in questa pagina, che a buon diritto può dirsi una "Spoon River lonatese". La mia "caccia" ha avuto anche aspetti comici, essendo stato osservato in malo modo da alcuni visitatori del cimitero, che forse mi avevano preso per un satanista in cerca di materiale per le sue messe nere!!! In ogni caso ci tengo a sottolineare che, pubblicando le foto di queste tombe, non intendo violare la privacy di nessuno, né deridere certe iscrizioni dal sapore un po' retrò, ma anzi porle all'attenzione di noi, moderni internauti degli anni duemila, onde recuperare il sapore di un tempo, di un secolo e di un'umanità che ormai non sono più. Spero che agli eventuali parenti e discendenti dei defunti qui effigiati la mia iniziativa faccia quantomeno piacere (in caso contrario mi avvisino e rimuoverò immediatamente la foto).

 

Affreschi della cappella del cimitero di Lonate Pozzolo

Gli affreschi della cappella del cimitero di Lonate. Da sinistra: la Risurrezione di Cristo: la liberazione delle anime dal Purgatorio grazie all'intercessione di Maria Santissima; la Risurrezione di Lazzaro.

 

Giulio Cerati

La tomba dell'ing. Giulio Cerati nella cappella del cimitero lonatese, con tanto di altorilievo in bronzo, famoso per essere stato sindaco di Lonate dal 1878 al 1885. « Marito e padre affettuoso - cittadino laborioso e onesto - nell'arte sua valente - di questo comune sindaco oculato e solerte - si spense a soli 47 anni - 16 maggio 1886 ».

 

Pietro Bosisio

Dirimpetto alla precedente, ecco la tomba del dott. cavalier Pietro Bosisio: « Medico fra i colleghi - memorato per lodati studii - per opera indefessa - caritativo ministro - carissimo di domestiche virtù - spirato nella pace di Cristo - d'anni 74 - 3 settembre 1896 ».

 

Padre Luigi Rosa e Mons. Mario Spezzibottiani

Ed ecco gli unici veri "pezzi grossi" (leggasi VIP) sepolti nel nostro cimitero: padre Luigi Rosa, « sociologo e filosofo », e monsignor Mario Spezzibottiani, braccio destro del cardinale Dionigi Tettamanzi, del quale si dice semplicemente: « ha amato la Chiesa ». Ad essi ho dedicato altre due pagine del mio sito. Ad essi si aggiunge don Battistino Bottarini, « servo per amore di Cristo », arrivato tardi al sacerdozio, dopo essere stato tra l'altro insegnante (ex collega di mia mamma) e Sindaco di Lonate. Colpisce l'estrema sintesi di questi epitaffi, in confronto a quelli che leggeremo nel seguito, come a dire: contano le loro opere, e non le parole.

 

Lucia Erba

Questa è la tomba (a me carissima) di Erba Lucia, che da bambino chiamavo « la zia Lucia », pur non avendola mai conosciuta di persona (morì otto anni prima che io nascessi), perchè i miei nonni mi portavano sempre a pregare sulla tomba della loro amica. Lapidaria, nel vero senso della parola, la scritta: « Erba Lucia - per 38 anni fedele domestica del parroco don Antonio Tagliabue - Requiem ». Una vita di dedizione sintetizzata nel modo più breve ma chiaro possibile.

 

Pierina Milani nata Bottarini

L'incisione della lapide è semicancellata, ma si riesce ancora a leggere: « Con umiltà e abnegazione - l'esistenza offerse a Dio e alla famiglia - i figli la piangono ». Fa venire in mente molti anziani parcheggiati oggi dai figli in case di riposo, in attesa di finire a fare compagnia alla signora Pierina Milani, e senza epitaffi che ricordino la loro abnegazione.

 

Siro Milani fu Pasquale

Questa è la tomba del bisnonno di un mio allievo, Francesco Milani, classe 1987. Anche in questo caso l'epitaffio richiama alla memoria una famiglia patriarcale ormai scomparsa e sommersa da modelli americaneggianti: « Con sublime sacrificio a Dio e alla Famiglia nella preghiera e nel lavoro la sua vita  umile e buona consacrò - le figlie e i figli lo piangono ».

 

Teresina Soldavini

Stavolta l'epigrafe ha il sapore di una breve poesia di Ungaretti: « Angelica visione / di candore illibato / e di rassegnato dolore / a solo 28 anni / ci ha preceduti in Cielo ».

 

Elisabetta Mairani in Bottarini

Di nuovo un richiamo a modelli di famiglia che non esistono più, ma anche ad una fede genuina e spontanea ormai travolta dalla montante secolarizzazione: « In memoria di Mairani Elisabetta in Bottarini - mite e pia - alla famiglia con abnegazione - dedicò la sua vita - dal Cielo assiste i suoi cari - che la ricordano e la piangono ».

 

Francesco Milani

Un altro rappresentante della famiglia Milani: « All'anima pia di Francesco Milani - che amò e predilesse Dio, la famiglia, il prossimo - prestò il suo aiuto per il benessere del paese - fu modello e guida alla moglie e ai nipoti che lo ricordano ». Fa impressione osservare queste lapidi spoglie, in confronto a quelle decorate e piene di arzigogoli del giorno d'oggi!

 

Rosa Gualdoni in Milani

Dopo il bisnonno, la bisnonna di Francesco Milani: « In memora di Gualdoni Rosa m. Milani - pia caritatevole - la vita sua consacrò alla famiglia - rapita ai suoi cari il 18 novembre 1927 a 68 anni ». La m. sta per "maritata", ed indica su queste lapidi il fatto che la signora non era vedova, cioè è morta prima del marito.

 

Virginia Milani

Un epitaffio che ci ricorda quanto era breve la vita media a cavallo tra ottocento e novecento: « Milani Virginia - virtuosa e pia - schiva di mondane vanità - da morte immatura e crudele assunta alla luce degli angeli il 14 dicembre 1918 d'anni 22 ». Fa impressione il confronto tra questa descrizione e molti modelli di star e starlette che oggi i giovani si trovano davanti (superfluo fare nomi).

 

Giovannina Zaro

Un'altra lapide molto scolorita dal tempo: « Luce di gloria pace amore - all'anima di Zaro Giovannina - che nel sacrificio di sua giovinezza - fu esempio di fede e di virtù - morta a 30 anni il 5 dicembre 1917 - Requiem ». Idem come sopra. Si noti che in queste iscrizioni il cognome veniva quasi sempre prima del nome.

 

Teresa Spezzibottiani

Questa tomba è così antica che l'ossidazione della cornice della fotografia è colata lungo tutta l'iscrizione. « A Teresa Spezzibottiani - per cinque lustri domestica fedele affezionata - Maria Riva riconoscente - questa sede dedicava ». Si tratta di una ricca signora che manifesta la sua gratitudine verso una fedele servitrice. La Villa Riva si trovava in via Matteotti, all'angolo con via Fiume, ed oggi è stata convertita in condominio privato.

 

Virginio Vada

Fa sempre tristezza leggere epitaffi come questo: « Eterna pace all'anima del giovinetto Virginio Vada - buono intelligente attivo - crudelmente rapito - dai fatali gorghi del Ticino - alla famiglia che lo adorava ». Secondo la lapide aveva solo 15 anni. La X e la P sovrapposte sotto l'iscrizione rappresentano il monogramma di Cristo (CRISTOS, in greco X e P - chi e ro - sono le due iniziali).

 

Giovanni Antonio Aliverti

Abbiamo lasciato i loculi per passare alle sepolture sotterranee. « In memoria di Aliverti Giovanni Antonio - uomo di antica fede - di vita esemplare - i parenti ricordando i suoi salutari esempi - invocandogli la pace del giusto - posero - m. a 87 anni il 18 aprile 1917 ». Ancora un riferimento a una fede ormai spesse volte passata nel dimenticatoio.

 

Angela Ferrario in Aliverti

L'esposizione alle intemperie ha reso quasi illeggibile questa iscrizione: « A perenne ricordo di Ferrario Angela in Aliverti - rapita ai suoi cari il 10 maggio 1929 a soli 31 anni - il marito - i figli - i parenti - pregando pace posero ». Una giovane vedova che presumibilmente ha lasciato prematuramente una schiera di figli orfani.

 

Costante Dossi

Ed eccoci giunti alla tragedia della Prima Guerra Mondiale. Icastico questo testo: « Al soldato Dossi Costante - caduto eroicamente sul Col dell'Orso il 4 luglio 1918 a 21 anni - la famiglia a ricordo ». Se ne evince che si tratta forse di un cenotafio, cioè di un ricordo di un giovane soldato il cui corpo è sepolto altrove. Inutile precisare che egli avrebbe fatto molto volentieri a meno di cadere "eroicamente"... Il Col dell'Orso è una località del Monte Grappa, teatro di molte battaglie della Prima Guerra Mondiale (a lonate vi è persino una via Monte Grappa), ed il soldato Costante Dossi è stato davvero sfortunato, essendo caduto a pochi mesi dalla fine del conflitto. Tornano in mente le parole del signor Spock in una puntata di Star Trek: « Nulla di buono nella guerra, tranne... la sua fine! »

 

Giacomo Colombo

Infine, nessuna lapide ma un grande monumento che è una lapide parlante esso stesso, essendo stato costruito a ricordo del soldato Colombo Giacomo, morto a 24 anni il 20 luglio 1915. Questa tomba è la prima sulla destra che accoglie i visitatori al loro ingresso nel cimitero. Quando chiedevo da bambino a mia nonna il perchè di questo monumento, mi rispondeva che il soldato è stato forse vittima dell'esplosione di una bomba, che lo ha sepolto tra le rocce. Fa comunque impressione questo corpo umano che ormai sembra tutt'uno con la pietra, come se la morte e la guerra avessero pietrificato l'uomo in un sudario di disperazione e di dolore. Sono lontani gli echi della prosopopea bellica, gli "elmi di Scipio", il Piave mormorante il 24 maggio... L'uomo qui è solo davanti al suo destino, e davanti a Dio.

 

Già che ci siete, se lo credete, potete dare un'occhiata alla storia recente di Lonate; altrimenti, cliccate qui e tornate indietro.


Vai alla mia Home Page