CAPVT MVNDI
sive IPERIMPERIVM ROMANORVM
«
...Cominciai a covare il sogno di essere il "subcreatore" di un UNIVERSO
FANTASTORICO nel quale Roma non sia
mai caduta. Com'è noto, l'ultimo tra i grandi conquistatori di Roma antica
fu l'imperatore Traiano, che riuscì ad annettere
all'Impero la Dacia (l'attuale Romania), l'Arabia Petrea (l'attuale
Transgiordania), la Mesopotamia e l'Armenia, fallendo invece nel tentativo di
conquistare la Persia; il suo successore e figlio adottivo Elio
Adriano abbandonò però
le conquiste d'oltre Eufrate, giudicandole troppo difficili da mantenere con le
armi. Io cominciai allora a chiedermi: che
cosa sarebbe accaduto se l'Impero Romano avesse proseguito la sua espansione,
costruendo un dominio assai più vasto
di quello tramandatoci dai libri di storia? L'Impero dei Cesari si sarebbe
esteso a tutto il mondo noto agli antichi, e lo avrebbe riunificato
politicamente, economicamente e culturalmente, diffondendo ovunque le sue leggi
e
la sua civiltà, così come nella storia « vera
»
ha fatto con il Bacino del Mediterraneo, fungendo anche da vettore per
l'espansione del cristianesimo? Avrebbe rimandato la sua decadenza, evitando di
cadere nel 476 d.C.? So
che questo problema é stato largamente dibattuto, che fiumi di se furono
versati per sapere se tutto questo potesse avvenire oppure no. A tutt'oggi,
nessuno sarebbe in grado di dirlo, ma (...) il mio tentativo di rispondere a
questa domanda non aveva alcuna pretesa scientifica; aveva però la pretesa di
appassionare il lettore che lo leggeva, ed ancor più me stesso che lo scrivevo.
Un universo "fantastorico" ha infatti il
pregio di potervi riversare tutto quello che ci detta la nostra creatività,
senza essere legati a quello che faceva o non faceva un dato personaggio
realmente vissuto in un dato posto ed in una data epoca, come nei romanzi
"storici" propriamente detti.... »
Così
scrivevo nel 1999 ne « Il Pianeta d'Oro », un mio
originale racconto "fanta-autobiografico", se mi si passa questo
neologismo. In realtà, però, il sogno di un Impero Romano esteso su ogni
angolo del pianeta Terra, ancor più della "Roma Eterna" sognata da Robert
Silverberg nei suoi romanzi, risale addirittura al periodo in cui io
frequentavo il Liceo. E proprio a quegli anni risale il primissimo abbozzo di un
mio "romanzo fantastorico in versi", poi utilizzato per comporre « Il
Pianeta d'Oro » testé nominato, ma anche il primo vero e proprio "fanta-saggio"
riguardante la storia di una "Roma alternativa" che arriva ad
estendere le proprie spedizioni di conquista dalle isole Svalbard fino alla
Tasmania. In questo ipertesto, che rappresenta il mio primo tentativo di
realizzare un vero e proprio "iper-romanzo"
(oggi ho proprio la mania delle parole nuove!), quel primo abbozzo è stato
ampiamente sviluppato e portato a compimento; di esso sono rimaste originali
solo le cartine, disegnate di mio pugno. Toccherà al lettore giudicare la
bontà o meno del mio tentativo; qui mi limiterò ad informarlo del fatto che
l'"iper-romanzo" del quale sta ora visitando la Home Page è molto
diverso dal precedente ciclo di Silverberg cui ho accennato sopra. Là infatti
si sostiene che l'Impero Romano è caduto a causa del Cristianesimo, e quindi,
se esso non fosse mai nato, anche Roma avrebbe evitato di cadere: sarebbe
insomma diventata eterna. E' il vecchio sogno del laico che, per dirla con
Claudio Martelli, sogna di « poter cancellare la religione con un tratto di
penna ». Chi conosce solo un poco
non dirò la teologia, ma la storia, sa che questa speranza è vana, così come
chi non è digiuno di Fisica sa che il Secondo Principio della Termodinamica
impedisce a qualunque realtà materiale di essere eterna, al punto che, come
affermava Leopardi nelle sue "Operette Morali", « sola nel mondo
eterna » è proprio la decadenza e la morte di tutte le cose.
Il
mio tentativo fantastorico è diverso: non prevede una Roma eterna, ma prevede
solo la sua identificazione con l'Umanità stessa. Io non ignoro infatti che
tutte le costruzioni politiche terrene seguono delle curve
di evoluzione che le portano a fiorire, ad espandersi, a decadere e a
sparire, chi più (l'impero di Alessandro Magno o quello di Tamerlano) e chi
meno in fretta (l'impero dei Faraoni o quello Bizantino), ma ho immaginato che
l'Impero di Roma, qui ribattezzato Iperimpero per la sua eccezionale estensione,
viva dei momenti di apogeo e dei momenti di crisi che però non portano mai alla
sua fine o perlomeno al suo smembramento, in quanto esso viene a configurarsi
come l'unica realtà geopolitica in grado di assicurare l'unità a tutte le
stirpi umane (un altro dei chiodi fissi della mia vita, che mi ha portato a
sognare la nascita futura di una Repubblica Mondiale).
In questo, e lo sottolineo bene, non c'è alcuna velleità fascisteggiante;
anzi, chi vuole leggere questo ipertesto come se fosse una tardiva esaltazione
dell'« Impero tornato sui colli fatali di Roma » è invitato a desistere
immediatamente, poiché questo Iperimpero Romano sarà la premessa per la
costruzione - nel XXVII secolo ab Urbe condita, cioè nel XX secolo dopo
Cristo - di una Repubblica Mondiale di liberi ed uguali, come scoprirà chi
leggerà l'ipertesto sino in fondo. Inoltre, in questo "universo
alternativo" il Cristianesimo esiste eccome, anzi profitta dell'espansione
inflazionaria di Roma per raggiungere con rapidità ogni angolo del globo, ed
informerà di sé tutto il Medioevo, che non è una nera epoca di decadenza e
corruzione, ma solo una fase di passaggio nella millenaria storia della Roma
Caput Mundi. Da notare infine come, mentre Silverberg si inventa imperatori mai
esistiti "prolungando" artificialmente la storia di Roma al di là del
476 d.C., come un certo Traiano VII che avrebbe compiuto la prima
circumnavigazione del mondo, io ho "adattato" alla fantastoria
iperimperiale personaggi realmente esistiti, come Gengis Khan, Filippo il Bello,
Napoleone o Hitler, i quali, anzichè imperatori delle loro nazioni, sono
semplicemente trasformati negli imperatori di Roma. A titolo di esempio, nel mio
"iper-romanzo" la prima circumnavigazione del mondo è compiuta
proprio da Ferdinando Magellano, per conto di Carlo V che, in questo caso, non
è re di Spagna e imperatore di Germania, bensì iperimperatore di Roma.
Ma ho già anticipato troppo. Cliccate sul frame soprastante per spostarvi attraverso i capitoli (o, meglio, gli "iper-capitoli") del mio lavoro. « Tu regere imperio populos, Romane, memento », ammoniva Anchise nel sesto canto dell'Eneide virgiliana ("Ricordati, o Romano, di governare i popoli con il tuo Impero"), mentre « Excudent alii spirantia mollius aera, Credo equidem, vivos ducent de marmore voltus, Orabunt causas melius caelique meatus Describent radio et surgentia sidera dicent ». Cioè "forgeranno con più arte spiranti bronzi altri popoli, io credo, e sapranno trarre vivi volti dal marmo, diranno meglio le cause delle cose, misureranno con il sestante le strade del cielo, sapranno il sorger degli astri..." E, perché, no, racconteranno cosa avrebbe potuto fare il Romano e non ha fatto, sotto un altro cielo e un altro sole...
In questo caso, uno di questi "altri" sono io.
Per consigli, suggerimenti e giudizi cliccate qui
Ultimo aggiornamento: sabato 19 marzo 2005