Così Leone XIII anticipò Karol Wojtyla


Più volte nel corso del Nostro Pontificato abbiamo fatto conoscere la Nostra predilezione per la devozione del SS. Rosario e la fiducia grande che abbiamo in essa riposta negli attuali gravissimi bisogni della Chiesa. Nelle Nostre lettere Encicliche abbiamo largamente toccato dei motivi di questa Nostra predilezione e fiducia, e questi Ci hanno indotto a prescrivere fino a nuova disposizione la continuazione del pio esercizio del mese di ottobre in onore della gloriosa Vergine del Rosario. Ed è per l’animo Nostro di vera consolazione il risapere che in moltissimi luoghi si è rianimata e fiorisce tal devozione, sì in pubblico, che in privato, e porta alle anime frutti preziosi di grazia e di salute.

Quindi è che Noi crediamo di non aver fatto mai abbastanza per promuovere in mezzo al popolo fedele questa pia pratica, che desidereremmo vedere sempre più largamente diffusa, addivenire la devozione veramente popolare di tutti i luoghi e di tutti i giorni. Il qual desiderio è in Noi tanto più vivo, quanto più tristi ed avversi alla Chiesa si fanno di giorno in giorno i tempi e più stringente si riconosce il bisogno di uno straordinario soccorso divino. La baldanza delle sette, cresciuta pel favore o la connivenza che incontrano dovunque, non ha ormai ritegno, e in mille modi da per tutto si prova di recare onta ed offesa alla Chiesa, la sola potenza che può combatterle e che sempre le ha combattute. Essa, perché opera divina, cui le promesse del suo Fondatore danno ogni sicurtà, non teme per sé: ma intanto sono incalcolabili i danni che derivano alle anime, gran numero delle quali va miseramente in rovina. Queste considerazioni Ci muovono a volere che costante e non mai interrotto sia nella Chiesa il ricorso a Dio e alla gran Vergine del Rosario, validissimo aiuto dei cristiani, la cui potenza sentono tremando le stesse potestà dell’abisso.

C’indirizziamo pertanto a Lei, signor Cardinale, che tiene le veci Nostre nel governo della Chiesa di Roma, per manifestarle esser Nostro intendimento che appunto si cominci in Roma a rendere più generale, quotidiana e perpetua nei pubblici templi ed oratori la devozione del Rosario. Molte sono in quest’alma nostra città le Chiese dall’insigne pietà dei Romani dedicate ad onore della Santissima Vergine; e in alcune di esse sappiamo già che è in uso la recita giornaliera del Rosario. Ma è Nostra volontà che il devoto esercizio sia introdotto e quotidianamente praticato anche in tutte le altre consacrate a Maria, in quelle ore che per ciascuna saranno riconosciute più opportune e più comode ai fedeli. In conformità di questi Nostri intendimenti Ella vorrà emanare le necessarie disposizioni, le quali perché non abbiano da incontrare difficoltà nell’esecuzione, Noi siamo pronti a fare, come Ella sa, quanto può occorrere per facilitarla.

Né è senza motivo che ordiniamo per Roma preghiere speciali. Roma, sede del Vicario di Gesù Cristo, particolarmente favorita dalla provvidenza, ed alla Vergine singolarmente devota, è ben giusto che vada innanzi ad ogni altra città nelle manifestazioni religiose e serva a tutte di esempio. Inoltre qui, nella persona del suo Capo supremo, la Chiesa soffre più che altrove: qui, come a centro del cattolicesimo, sono rivolti più che altrove gli sforzi dei nemici; e l’odio satanico delle sette Roma prende più specialmente di mira. Roma pertanto ha più ragione e maggior bisogno di mettersi sotto la protezione della gran Vergine e di meritarsene il patrocinio. E Noi non dubitiamo che la pietà dei Romani Ci secondi pienamente in questi Nostri intendimenti, che mirano ad un tempo al vantaggio di tutta la Chiesa e all’incolumità di Roma.

Con questa dolce speranza impartiamo di tutto cuore a Lei, Signor Cardinale, e a tutto il Clero e popolo di Roma, l’Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 31 ottobre 1886.


Leone XIII


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