Raab  

Raab è soprattutto piena della speranza in una
vita donata tra le rovine di un nondo che crolla

Nel capitolo 11 della Lettera agli Ebrei, l'autore mette a punto una sorta di "genealogia della fede", menzionando uomini e donne che nella loro storia e nella storia del loro popolo hanno avuto fede in Dio, hanno lottato per essa, hanno camminato fondando su di essa la propria esistenza. L'autore vuole in questo modo spronare la giovane Chiesa dei primi secoli dopo Cristo a cui si rivolge, una chiesa e dei cristiani bisognosi di ripercorrere l'esperienza di queste persone per attingervi incoraggiamento e forza spirituale. Tra nomi di patriarchi, giudici e profeti spicca quello di una donna cananea, Raab. Accanto a Sara, moglie di Abramo e ad altre donne genericamente ricordate, Raab è la seconda ed ultima donna ad essere menzionata per nome in questa parte della Lettera agli Ebrei. La stessa donna, addirittura, la troviamo citata nella genealogia con la quale Matteo apre il suo Vangelo. All'interno della serie rigorosa di generazioni maschili, Matteo propone quattro figure femminili: Tamar, Raab, Rut e Betsabea. Queste donne, alcune peccatrici per la legge del tempo, tutte straniere e quindi non appartenenti al popolo eletto, aprono la salvezza ad una prospettiva universalistica e diventano strumenti privilegiati di cui Dio si serve per portare a compimento la Sua Volontà. Ma guardiamo più da vicino la figura di Raab. Chi e questa donna? Che cosa la Scrittura ci dice di lei? Perché la troviamo citata tra le figure più importanti e fondanti del popolo di Israele? Sono domande a cui potrebbe essere difficile rispondere, soprattutto considerando il fatto che Raab è solitamente identificata con la prostituta di Gerico. Il popolo di Israele, dopo quarant'anni nel deserto, è oramai di fronte a Canaan; Giosuè, succeduto a Mosè alla guida del popolo si prepara ad entrare nella Terra Promessa. Il testo del Libro di Giosuè ai capitoli 2 e 6 narra la conquista della città di Gerico, primo ostacolo per l'ingresso in terra di Canaan, e come questa avvenga proprio con l'aiuto di Raab: ella accoglie i due uomini che Giosuè invia in città per esplorare e fare una ricognizione del territorio, favorendo poi loro la fuga nel momento in cui la loro incursione viene scoperta dal re di Gerico (cfr. Gs 2, 4-7.15-16). Se questa donna corre il rischio di sfidare il suo re e di salvare questi uomini, mostrandosi degna della loro fiducia nella sua ospitalità, è perché spera di essere salvata a sua volta. Sullo sfondo di quello che potrebbe sembrare un vero e proprio calcolo di una donna accorta, vediamo però ergersi una profonda convinzione: il Dio d'Israele è padrone del mondo e della storia.

Ella ha sentito parlare delle grandi opere messe in atto da Dio per liberare il suo popolo oppresso in terra d'Egitto, ha appreso la notizia della recente vittoria riportata da Israele sui due re amorrei e teme questo Dio, potente in cielo e sulla terra, capace di compiere meraviglie per assicurare ad Israele vita e libertà (cfr. Gs 2, 10-13).

È questa sua fede che garantirà la sua salvezza: ben diversa la sorte degli increduli, di coloro che, pur avendo le stesse conoscenze e pur avendo acquisito le stesse informazioni di Raab, non hanno creduto al Dio di Israele, hanno tenuto le porte chiuse agli israeliti e si sono votati allo sterminio.

La casa della donna e la sua famiglia, alla conquista della città da parte di Giosuè e dei suoi uomini, sono preservate da ogni violenza e dalla distruzione: l'audace ospitalità di Raab, il suo fidarsi dei due uomini proprio per aver dapprima riconosciuto il loro Dio, operano miracoli. Non solo Giosuè ordina esplicitamente ai suoi soldati di risparmiare la donna ma, ancor di più, la sua casa resiste salda quando invece le mura della città di Gerico crollano come un castello di carte al suono delle trombe degli israeliti. L'azione salvifica di Raab viene ricompensata con la salvezza e la futura integrazione in Israele: Raab e la sua famiglia ricevono la vita mentre i due uomini che ella aveva accolto e salvato, fedeli al giuramento fatto alla donna e fedeli agli ordini di Giosuè, si recano da lei per prenderla e accoglierla in seno al popolo del Signore. Prostituta, menzognera e calcolatrice, Raab? Può darsi. Ma anche aperta allo straniero, capace di riconoscere la verità di Dio, fiduciosa nell'altro, nella sua parola e nella sua lealtà. E soprattutto piena della speranza in una vita donata tra le rovine di un mondo che crolla. Raab è considerata giusta e credente, e lo è davvero, perché ha riconosciuto il Dio di Israele. La lettera agli Ebrei la ricorda come modello di fede, « per fede Raab, la prostituta, non perì con gli increduli, perché aveva accolto con benevolenza gli esploratori » (11, 31), e la lettera di Giacomo ne esalta la fede che si esprime e manifesta attraverso le opere: « Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un'altra strada? » (2, 25).

"Raab e gli esploratori di Gerico", illustrazione del 1897

"Raab e gli esploratori di Gerico", illustrazione del 1897