25 luglio 1943, Hitler la prende male


In questo caso l'ucronia parte da un articolo del "Corriere della Sera" che ci è stato fatto conoscere dal nostro Webmaster William Riker:

Nel settembre 2009 sono stati resi pubblici per la prima volta in italiano i colloqui segreti che Adolf Hitler ebbe alle ore 21.30 del 25 luglio 1943, dopo la caduta di Mussolini, nel suo quartier generale di Rastenburg con i generali Wilhelm Keitel e Alfred Jodl.

« Dichiarano che combatteranno, ma questo è tradimento! » dichiarò il Führer: « La mia idea sarebbe che la 3ª divisione corazzata granatieri occupasse subito Roma e scardinasse immediatamente tutto il governo (...) La cosa decisiva intanto è che assicuriamo subito i passi sulle Alpi, che siamo pronti a prendere subito contatto con la IV armata italiana e che prendiamo subito in mano i valichi francesi. Per fare questo dobbiamo mandare giù subito delle unità, eventualmente anche la 24ª divisione corazzata. (...) Poi, grazie al cielo, abbiamo ancora qui la divisione cacciatori paracadutisti ed anche gli uomini della "Göring" » [la divisione scelta intitolata al capo dell'aeronautica Hermann Göring, NdR] « Ora sono 70 mila uomini. Se c'è la possibilità di volare, saranno di qua molto in fretta. Solo armi leggere, tutto il resto rimane, di più non serve. Contro gli italiani ce la caveremo anche con le armi leggere ».

E se il piano di Adolf Hitler viene messo in atto?

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Il commento a caldo di Enrico Pellerito è molto amaro:

A ben guardare, ma come avremmo veramente potuto prenderli per il naso? Prescindendo dal fatto che si è fatta una scelta di campo perchè non ce la facevamo più e si voleva chiudere col fascismo, l'immagine che diamo è anche quella di un popolo infido? Sarei curioso di sapere cosa veramente pensano di noi gli altri popoli... :-(

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Questo invece è il pensiero di Francesco Dessolis:

Col senno di poi, se veramente Hitler avesse occupato Roma subito dopo il 25 Luglio, per l'Italia sarebbe stato un bene. In caso di chiara aggressione tedesca (sia pure preventiva), pochi italiani avrebbero appoggiato i tedeschi, e davanti al resto del mondo saremmo stati delle vittime, non dei traditori (e per giunta stupidi!)

Con il trattato di pace ci sarebbe andata un po' meglio, forse...

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E MAS aggiunge:

Concordo pienamente: saremmo stati aggrediti, traditi... quasi meglio che la Francia!

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Invece Massimo obietta:

Hitler non era certo uno statista, ma certamente nemmeno uno stupido di tale livello!!!

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Ed ecco quanto partorito dalla mente geniale di Enrico Pellerito:

Giustissime e pertinenti considerazioni quelle espresse da Francesco e da MAS.

Anche Massimo dice giusto riguardo il fatto che Hitler non era uno stupido, ancorché non fosse uno statista, però, in questo caso, un POD potrebbe nascere da una sua avventata decisione, spinta dallo sconvolgimento e dalla voglia di vendetta che lo hanno tormentato subito dopo la notizia della caduta di Mussolini.

In effetti è stato solo per le sensate riflessioni dello stato maggiore germanico, sostenute solo per evitare il fallimento delle previste azioni in Italia e il non indebolimento della fronte orientale, che Hitler flemmatizzò il suo desiderio di ritorsione e castigo, consentendo di far preparare con più attenzione le manovre da doversi compiere.

Avesse avuto immediatamente a disposizione forze bastevoli, non avrebbe ascoltato il parere di nessuno e si sarebbe disinteressato delle conseguenze politiche o di "immagine" (forse se ne è mai preoccupato?)

Allora, fermo restando che la prima scintilla l'ha fatta scoccare Francesco...

25 luglio 1943: nelle prime ore del mattino il Gran Consiglio vota la sfiducia a Mussolini che, dopo aver presentato le proprie dimissioni al Re, viene sequestrato e condotto a bordo di un'autoambulanza alla caserma Podgora, sede del comando legione carabinieri di Roma.

Il Re incarica il maresciallo d'Italia Pietro Badoglio di formare un nuovo governo.

Alle 22.45, attraverso un proclama del nuoco capo del governo, viene dato comunicazione dei fatti alla nazione; nonostante il "la guerra continua" fra una parte della popolazione si verificano scene di giubilo per la caduta del Fascismo, che provocheranno manifestazioni spontanee.

In Sicilia le truppe statunitensi del generale Patton incontrano sempre più difficoltà nella loro avanzata verso Messina.

Non va meglio nel settore britannico: la 1' divisione canadese, appoggiata dalla 231' brigata "Malta", attacca Agira, località a est di Leonforte, dove si registra una forte resistenza italo-tedesca.

Nel pomeriggio, nel suo quartier generale di Restenbug, Hitler viene a conoscenza di quanto accaduto in Italia e ne resta sconvolto.

E' talmente ossessionato dai fatti che si disinteressa perfino della gravissima situazione che si è creata sulla fronte orientale, dopo l'evidente fallimento dell'operazione "Zitadel".

Mussolini passa la notte su una brandina all'interno della sede della legione allievi carabinieri, in via Legnano a Roma, dove è stato trasferito.

26 luglio: alla sera, a Rastenburg, termina l'ultima delle quattro lunghissime riunioni che hanno avuto per oggetto le misure da adottare in chiave sanzionatoria contro una nazione alleata, che si è però dimostrata quanto mai fedifraga.

Sul massiccio tavolo intorno al quale Hitler riunisce il suo stato maggiore sono sparse le carte relative al "Fall Alarich" (piano Alarico), uno studio predisposto dal generale Jodl e pronto già dal 14 luglio, che prevede le misure di reazione all'evenienza di una defezione italiana; questa, a dire di Hitler, è ormai prossima, quindi tanto vale agire preventivamente.

Gli strateghi dell'Oberkommando der Wehrmacht e del comando operativo (Wehrmachtfuhrungsstab) non sono rimasti inoperosi di fronte ad una simile eventualità, sebbene difficoltà oggettive impediscano un'attuazione del piano in senso duramente punitivo per come vuole Hitler.

Ciò che è emerso nelle ultime 24 ore è l'assoluta volontà del dittatore tedesco di agire nel modo più spedito e risoluto possibile per dare un peso consistente e rapido alla ritorsione che intende applicare agli Italiani.

Hitler non vuole stare ad ascoltare i suoi collaboratori; è perfino disposto a far ritirare aliquote di forze corazzate dalle aree di Kursk e di Orel pur di poter inviare e dispiegare in Italia un robusto dispositivo militare, che gli permetterà di realizzare il suo desiderio di feroce rappresaglia.

Le obiezioni degli alti vertici delle forze armate naziste, che osservano con giudizio strategico la criticità della decisione, non fanno che infervorare di più l'ex caporale austriaco.

Hitler ha già ordinato lo spostamento da Viterbo a Roma della 3' Panzergrenadier Division e da Nimes a Pratica di Mare della 2' Fallschirmjager Division (paracadutisti, di cui tre battaglioni sono già presenti a Viterbo, proprio a rinforzo della 3' Panzergrenadier ).

Il Fuhrer vorrebbe che già quest'ultima unità agisse procedendo ad occupare Roma e ad "arrestare tutti i componenti del governo. Il re, il principe ereditario e tutta la banda immediatamente, poi Badoglio e i suoi amici".

Ma opportune ragioni di carattere militare impediscono l'attuazione di un tale progetto: le forze in campo sarebbero notevolmente squilibrate in favore degli Italiani, che avrebbero buon gioco nei confronti degli ancora pochi granatieri e cacciatori-paracadutisti.

Fra l'altro, una possibile immediata reazione degli Italiani che comporti l'interruzioni di ponti e gallerie ferroviarie, comprometterebbe i collegamenti tra Frascati, sede dell'Oberbefehlshaber Sud (comandante supremo del settore sud) feldmaresciallo Albert Kesselring, e le due divisioni corazzate tedesche attualmente in Calabria (15' e 16'), oltre alle truppe impegnate a combattere in Sicilia, dove proseguono gli scontri che vedono i progressi alleati piuttosto ridotti e costosi.

Ad ogni modo, vengono dettati gli ordini relativi al ripiegamento dalla zona di Orel, manovra che, a parte ogni altra considerazione, risulta necessaria a causa della pesante pressione operata dai Sovietici sin dal 15 luglio.

Inoltre viene disposto lo sgombero delle forze tedesche dalla Sicilia e si da immediata via libera all'esecuzione di varie operazioni tutte derivanti dal "Fall Alarich".

Il primo passo è volto all'occupazione dei valichi alpini e al mantenimento delle vie di comunicazione stradali e ferroviarie tra l'Italia e la Germania e tra l'Italia e la Francia (questa seconda azione è prevista dal "Fall Kopenhagen"); a tale scopo 8 divisioni tedesche, che costituiranno il gruppo armate B al comando del feldmaresciallo Rommel (subito richiamato dalla Grecia dove sta per insediarsi in un altro comando) verranno rapidamente fatte affluire dalla Germania e dalla Francia in Italia.

Non appena le condizioni lo consentiranno, si attuerà il completo disarmo delle forze armate italiane presenti nel Settentrione fino, perlomeno, alla linea Elba-Ancona ("Fall Schwartz"), occupando tutta questa area.

Nel contempo si attuerà la cattura o la distruzione della flotta italiana ("Fall Achse") [piano Asse].

Raggiunti questi obiettivi, le forze della Wehrmacht si spingeranno verso sud, per collegarsi con quelle che hanno preso possesso della capitale italiana, dato che nel frattempo verranno attuati anche l'occupazione militare di Roma e la cattura della famiglia reale e del governo italiano ("Fall Student").

Viene pure dato ordine di procedere alla liberazione di Mussolini ("Fall Eiche") [piano Quercia], onde restituirgli il potere. Se il luogo dove il Duce è ristretto non sarà scoperto, verrà chiesto il suo rilascio scambiandolo con qualcuno dei membri della famiglia reale.

Si procederà, contemporaneamente, all'occupazione dei territori francesi meridionali presidiati da truppe italiane che verranno messe nelle condizioni di non nuocere ("Fall Siegfried") e similare azione verrà realizzata nei Balcani ("Fall Konstantin").

In Italia, il capo di stato maggiore del Regio Esercito, generale Mario Roatta, emette una circolare in cui si dà ordine alle forze armate e alle forze dell'ordine di intervenire, anche con la forza, nella repressione di ogni manifestazione popolare non autorizzata; nei giorni successivi moriranno quasi cento civili.

Il principe ereditario Umberto giunge a Roma ed insieme alla moglie Maria Josè pranza con il padre Vittorio Emanuele: il Re ha invitato figlio e nuora per dare la propria versione di quanto accaduto.

Umberto, che nella mattinata ha già incontrato il ministro della Real Casa Acquarone, il cugino Aimone d'Aosta e il generale Sartoris, ha proprie idee in merito, ma che si guarda bene dal confidarle al padre a causa della sudditanza psicologica e del suo essere ligio all'autorità.

Egli non ha gradito l'impostazione del proclama di Badoglio e avrebbe preferito che si fosse mostrato un atteggiamento diverso nei confronti della Germania e della guerra; antinazista e non certo affabile nei confronti dei Tedeschi, il principe di Piemonte vorrebbe si prendessero altre iniziative, ma si limita ad ascoltare quanto gli viene detto dal Re.

Nel pomeriggio Umberto incontra ancora Acquarone e, successivamente, i generali Ambrosio e Roatta. Legato al suo carattere, non discute contro le decisioni prese e inizia un giro di visite di città e accampamenti militari in Abruzzo e in Campania.

27 luglio: una quinta riunione, dove stavolta, accanto ai vertici militari tedeschi, partecipano pure i capi nazisti, si conclude con la decisione di Hitler di agire, quanto prima, "contro la marmaglia".

Le preoccupazioni dei generali non vengono ascoltate.

Già dalla sera iniziano gli spostamenti delle truppe tedesche destinate ad agire nella penisola e in tutte le zone dove sono presenti acquartieramenti italiani.

In Sicilia, i Tedeschi, a seguito degli ordini ricevuti da Rastenburg, arretrano su linee successive senza impegnarsi in combattimento, lasciando l'onere della difesa alle forze italiane.

Reparti della 45' divisione americana, che sta avanzando sulla strada costiera in direzione est, raggiungono Tusa, pochi chilometri prima di Santo Stefano di Camastra, riuscendo ad attraversare l'omonimo fiume e resistendo ad un furioso contrattacco portato solo da truppe italiane.

Il tentativo di riconquistare il fiume Tusa indebolisce ancor di più le spossate forze della divisione di fanteria "Assietta".

Nel contempo, la 15' Panzergranadier Division "Sizilien" abbandona il settore meridionale di quella zona, sgomberando Nicosia e lasciando la divisione di fanteria italiana "Aosta" praticamente da sola a fronteggiare l'avanzata statunitense; la 1' divisione di fanteria americana riesce, così, a conquistare Nicosia dopo che ci aveva inutilmente provato in tre giorni di duri combattimenti.

Alle richiesta di spiegazioni da parte del generale Guzzoni, comandante delle truppe italiane nell'isola, l'ufficiale di collegamento tedesco presso la 6' armata italiana si dimostra evasivo.

Nel settore britannico, la 1' divisione canadese conquista Agira, mentre la 231' brigata "Malta" avanza verso est, ma viene rallentata presso Regalbuto.

Mussolini viene prelevato dalla caserma della legione allievi carabinieri di Roma dove è stato "ospitato" e condotto a Gaeta; da lì proseguirà per l'isola di Ponza.

28 luglio: al Comando Supremo italiano viene notificato il prossimo ingresso in Italia di truppe germaniche; queste si assumeranno la difesa dell'Italia settentrionale, permettendo di sollevare da questo compito le forze italiane ivi dislocate, in modo che le seconde possano essere impiegate nel Meridione ormai minacciato dagli anglo-americani.

In mattinata, dalla frontiera del Brennero vengono segnalati passaggi di convogli ferroviari militari tedeschi, debitamente e preventivamente comunicati, oltreché di qualche autocolonna, diretti verso Verona.

Similari movimenti avvengono alla frontiera occidentale e a quella orientale, anche qui sembra si tratta di grossi contingenti.

In Sicilia prosegue la resistenza contro gli Alleati, ma a contrastare la 7' armata USA (che avanza verso Messina) e la famosa 8' armata britannica di Montgomery (impegnata a conquistare Catania e le pendici dell'Etna) stanno rimanendo solo le esauste truppe della sempre più disarticolata 6' armata italiana.

I generali Hube e von Senger si presentano al generale Guzzoni cercando di giustificare l'arretramento ordinato alla 15' "Sizilien"; nonostante le insistenze di Guzzoni gli ufficiali della Whermacht si dimostrano sfuggenti, ma agli Italiani è ormai chiaro che i Tedeschi intendono abbandonare al più presto la Sicilia.

La 1' divisione di fanteria USA avanza verso Troina mentre la 45' viene impegnata presso Santo Stefano di Camastra dalla "Assietta", che, come tutte le forze italiane, difetta di artiglieria controcarro e può ben poco nei confronti degli Sherman con la stella bianca.

La 231' brigata "Malta" occupa Regalbuto e prosegue verso Centuripe.

29 luglio: dopo aver deliberato lo scioglimento del Partito Nazionale Fascista e della Camera dei fasci e delle corporazioni, il maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, accompagnato dal generale Vittorio Ambrosio, capo di stato maggiore, si incontra con re Vittorio Emanuele III, per discutere della palese intenzione dei Tedeschi di rafforzare il loro dispositivo militare in Italia.

"Forse hanno scoperto cosa intendiamo fare" dice Badoglio.

"Non credo" risponde il Re.

"Ma non sarebbe meglio dirgli che non vogliamo altre loro truppe qui da noi?" chiede Ambrosio.

"No, no. Così rischiamo di farli incavolare", conclude il Re, "non mi sembra che stiano spostando molta gente; vediamo di prender tempo, neh!?!"

Nel frattempo in Sicilia e in tutta la nazione continuano a morire soldati e civili italiani (n.d.a.)

La 75' divisione di fanteria britannica, da poco giunta in Sicilia, attacca la zona fra i comuni di Catenanuova e Adrano, a nord-ovest di Catania, occupando la prima località.

Santo Stefano di Camastra viene conquistata dagli Statunitensi dopo violenti combattimenti.

Inizia l'attacco delle truppe del Commonwealth all'abitato di Centuripe che, data la sua collocazione geografica (posto in cima ad un monte che domina sull'unica strada degna di questo nome nella zona) è molto ben difendibile.

Al colonnello Otto Skorzeny viene dato incarico di scoprire dove Mussolini viene tenuto imprigionato.

30 luglio: ulteriori reparti tedeschi fanno il loro ingresso in Italia andandosi a raggruppare nei dintorni di Verona.

A Montorio Veronese, un soldato tedesco di sentinella all'edificio dove si è acquartierato un reparto delle SS, apre il fuoco contro una pattuglia di Carabinieri che sta facendo una perlustrazione della zona. L'incidente provoca il ferimento di un milite e dello stesso SS, ma viene prontamente chiuso.

I comandi italiani nella Francia Meridionale e quelli nei Balcani comunicano un aumento consistente degli spostamenti delle truppe tedesche nei territori prossimi a quelli occupati dal Regio Esercito.

Troina, nonostante l'accanita resistenza italiana, viene occupata dalla 1' divisione di fanteria USA. La 78' divisione di fanteria britannica conquista Centuripe, mentre l'omologa 5' divisione ha iniziato alcuni attacchi notturni per investire Catania.

Durante la notte appena trascorsa, molti dei paracadutisti tedeschi che combattevano nella Piana di Catania sono stati reimbarcati su aerei da trasporto che hanno fatto la spola, debitamente scortati dai caccia della Luftwaffe, tra il campo d'aviazione di Paternò e quello di Pratica di Mare.

I Tedeschi, sebbene ordinatamente, stanno completando il ritiro in Calabria di ciò che rimane della 15' "Sizilien", della 29' Panzergrenadier e della Panzer Division "Hermann Goering", mostrando di voler accelerare i tempi dello sgombero dall'isola.

31 luglio: a Roma fervono i preparativi per due missioni diplomatiche, una diretta a Lisbona e una Tangeri, onde prendere effettivi contatti con gli Alleati e ottenere l'uscita dell'Italia dal conflitto.

Sulla strada costiera da Palermo a Messina, l'avanzata USA è sensibilmente rallentata dalle opere che i genieri italiani hanno messo in atto: campi minati, ponti distrutti e varie interruzioni stradali.

Le forze tedesche non sostengono più alcuna azione di retroguardia, lasciando tale compito agli Italiani, affrettandosi ad evacuare la Sicilia.

Coloro che raggiungono la Calabria hanno un tempo limitato per ristorarsi e riposare: vengono presto avviati verso nord, insieme alle altre truppe germaniche presenti nel Meridione.

Le truppe italiane invece cominciano a sgretolarsi: carenti nell'armamento e nell'equipaggiamento, la loro efficienza è pure compromessa dal morale sempre più basso.

Il generale Montgomery ritiene che un'ultima spallata ad ovest dell'Etna possa chiudere la partita e da ordine alla 51' divisione di fanteria britannica "Higland" di spostarsi verso Adrano.

1 agosto: l'ingresso in Italia delle forze tedesche si è fatto notevolmente più considerevole; ora è chiaro che ci si trova di fronte al trasferimento di intere divisioni della Wehrmacht e delle Waffen-SS.

Alcune di queste forze si sono dislocate a cavallo delle frontiere, altre sono rimaste a Verona, altre ancora stanno stanziandosi in Emilia, in prossimità degli Appennini fra Parma e Bologna; la 305' Infanterie Division sta prendendo posizione tra Savona, Lucca e Livorno, per contrastare, a detta dell'OKW, eventuali sbarchi nemici nel Golfo di Genova.

Il governo italiano è convinto che i Tedeschi non hanno interesse a difendere l'Italia se non per garantire quanta più distanza possibile fra gli Alleati e le Alpi.

Il maresciallo Badoglio teme pure una possibile azione con lo scopo di rovesciarlo; nonostante ciò, cerca ancora di evitare atteggiamenti che possano sembra provocatori nei confronti dell'"alleato" tedesco, non provvedendo ad adottare misure preventive.

Ma c'è pure chi, avendo ancora a cuore il regime fascista, afferma che le manovre tedesche sono volte a ritirarsi, in questa fase, dalla Sicilia e dal Meridione, per poi ripiegare completamente oltre il Brennero e abbandonare l'Italia alla mercè di Churchill e Roosevelt, facendo così pagare amaramente la scelta di aver fatto cadere il Duce.

Ulteriore cedimento del fronte in Sicilia: il 2° corpo d'armata USA sfonda la difesa italiana presso il crinale di San Fratello e conquista Sant'Agata di Militello, mentre le truppe del Commonwealth penetrano ad Adrano e si dirigono verso Bronte; in questo modo le forze italiane che difendono Catania rischiano seriamente di restare imbottigliate se Montgomery riuscirà ad aggirare l'Etna.

2 agosto: prosegue l'arrivo di forze tedesche in Italia; violente proteste vengono espresse dal Comando supremo italiano riguardo questi fatti, sostenendo che il dispiegamento va fatto dove si ritiene sia necessario, ma pur sempre in un'ottica congiunta.

La risposta dell'"alleato" è vaga, ribadendo quanto a proposito affermato cinque giorni prima.

Le forze di Patton raggiungono le difese di Capo d'Orlando e sono costrette a fermare la loro avanzata.

I Britannici occupano Bronte e si ricongiungono presso Randazzo con la 1' divisione di fanteria statunitense proveniente da Troina.

In serata, caduta Linguaglossa, i Britannici raggiungono celermente la costa jonica: l'accerchiamento di Catania è completato.

Da Algeri viene trasmesso un messaggio al popolo italiano, annunciando l'imminente invasione della penisola da parte delle Nazioni Unite.

3 agosto: a Roma perviene la notizia che nei pressi di Patti truppe tedesche sono entrate in conflitto a fuoco con reparti italiani, cui volevano sottrarre gli automezzi in dotazione per utilizzarli in vista del ripiegamento generale verso Messina.

Il ripetersi di "incidenti" con i Tedeschi, fa richiedere al governo Badoglio l'anticipazione di un incontro, previsto per il 6 agosto a Tarvisio, fra il ministro degli esteri von Ribbentropp e il capo di Stato maggiore della Wehrmacht Keitel da una parte e gli omologhi italiani, Guariglia e Ambrosio, dall'altra.

Ribbentrop fa sapere che non può modificare i suoi programmi e che intende avere l'incontro per la data fissata.

Senza più l'appoggio delle truppe tedesche e senza quasi più munizioni, le forze italiane che ancora lottano in Sicilia possono ben poco nei confronti degli Alleati.

Lungo la costa settentrionale dell'isola riprende l'offensiva dopo la caduta di Capo d'Orlando; ormai mancano meno di 100 chkilometri per raggiungere la Città dello Stretto e l'avanzata sta diventando più che altro un problema per i genieri statunitensi, che devono porre rimedio alle opere di rallentamento poste in essere dagli equivalenti tecnici nemici.

Difficoltà più forti incontra l'ala meridionale del 2° corpo d'armata statunitense, allorché deve affrontare il caposaldo di Floresta. Quando sono ben attestati, gli Italiani dimostrano che non sono secondi a nessuno.

Montgomery chiede di parlamentare con i responsabili della difesa di Catania; a questi ultimi viene fatto presente che la città è ormai isolata e che a nulla varrebbe opporre una strenua resistenza.

Dato che agli Italiani risulta ormai compromessa la via della ritirata (già si combatte a Giarre per impedire ai Britannici di avanzare da nord verso Acireale e la città etnea) i responsabili giudicano saggio cedere le armi, onde evitare ulteriori lutti e sacrifici alla popolazione e ai militari.

Le forze tedesche presenti in Italia sono adesso molto più consistenti rispetto al 25 luglio e il loro acquartieramento è stato strategicamente impostato: di fatto possono procedere al controllo dei valichi di tutto l'arco alpino (eccettuato quelli al confine con la Svizzera), delle vie d'accesso all'Appennino tosco-emiliano, dei principali nodi stradali e ferroviari tra il Reich e il Regno d'Italia.

Ma ciò che preoccupa il Re e Badoglio è il concentramento che si sta creando tra Roma e Frascati, dove, secondo il S.I.M. (Servizio Informazioni Militare) a cavallo dell'Appia e della Casilina sono giunti nelle ultime ore tutti i reparti germanici provenienti da sud.

A conti fatti si tratta di ben tre divisioni corazzate e due di Panzergrenadier.

A queste bisogna aggiungere la 3' Panzergrenadier che si è spostata poco a nord del Lago di Bracciano e due divisioni paracadutiste (1' e 2') stanziate tra Ostia e Nettunia (le odierne Anzio e Nettuno).

Il capo di stato maggiore, generale Ambrosio convoca il capo di stato maggiore del Regio Esercito, generale Roatta, illustrandogli l'esigenza di correre ai ripari di fronte alla possibile minaccia di un'azione tedesca; si dovrà, quindi, procedere ad attivare una serie di misure tese a garantire la sicurezza della capitale, della famiglia reale e del governo.

I necessari movimenti delle truppe destinate ad assicurare la difesa di Roma, dovranno, però, essere quanto più discreti, onde evitare che possano insospettire i Tedeschi o sembrare provocazioni ai loro occhi.

4 agosto: nella mattinata il principe di Piemonte giunge a Roma per festeggiare il compleanno della moglie.

Le missioni diplomatiche italiane presso gli ambasciatori del Regno Unito in Portogallo e a Tangeri non ottengono buona accoglienza: i più disponibili a discutere con l'Italia sembrano gli Statunitensi rispetto ai Britannici (in ogni caso, gli Alleati non accettano ambiguità e preferiscono avere contatti diretti con i vertici militari italiani piuttosto che con il corpo diplomatico).

Mentre la 5' divisione completa il rastrellamento dell'area urbana di Catania, "Monty" decide di provare a battere sul tempo Patton e emana ordini perché la 1' divisione canadese raggiunga Messina.

Poco dopo le 14.00, le forze tedesche attestate intorno a Roma si mettono in movimento e procedono a tutta forza verso la città, da sud e da nord.

I posti di controllo collocati lungo le strade vengono travolti; la sorpresa tra i militari italiani è evidente, ma dato che i Tedeschi avanzano aprendo il fuoco, è giocoforza che si reagisce secondo il principio "a chi ti spara... gli spari".

Grande confusione nelle stanze del potere romano, una volta che la trasmissione delle notizie percorre tutta la catena gerarchica; presi alla sprovvista, Badoglio e Vittorio Emanuele pensano che forse i Tedeschi possono essere "calmati" offrendo loro la persona di Mussolini, e tentativi di contatto con la Germania vengono fatti, ma l'ambasciatore Mackensen non risulta raggiungibile.

Momenti concitati si susseguono; allo sgomento per il precipitare degli eventi si assomma il timore della ritorsione nazista; con la scusa di "salvaguardare l'indipendenza del governo e negoziare condizioni d'armistizio più onorevoli" con le Nazioni Unite, si decide l'allontanamento da Roma di tutti i vertici istituzionali, dal governo agli stati maggiori militari e, ovviamente, anche della famiglia reale.

Il principe di Piemonte comunica la notizia alla moglie, la quale si dimostra molto più ferma e coraggiosa del marito: "Un giorno tu sarai il sovrano di questa nazione! Vuoi forse essere ricordato come un codardo? Vuoi che la tua dinastia venga umiliata da un atto di viltà? Possibile che non si riesca resistere ai Tedeschi? La città è piena di soldati; ho saputo che i granatieri già combattono sulla via Ostiense. Non capisco molto di cose militari, ma se i Tedeschi non ricevono aiuti dalla Germania non potranno attaccarci per molto tempo. Loro non sono a casa, mentre noi si. Noi abbiamo i rifornimenti perché siamo a casa nostra. A casa nostra! Capisci Umberto?"

La reazione del principe é, come minimo, inconsueta: si reca nella stanza dove il padre è riunito con Badoglio, Acquarone e alcuni alti ufficiali; si scusa dell'intrusione ma fa presente che essendo un Maresciallo d'Italia, è nel suo diritto chiedere di essere posto al comando delle truppe che devono opporsi all'infame e sleale attacco nazista.

Il discorso del principe ereditario smuove gli animi di alcuni dei presenti; qualche ufficiale cambia l'atteggiamento tenuto fino a quel momento, recedendo dalla precedente tesi di abbandonare la città al nuovo nemico.

A poco a poco, le opinioni seguono il punto di vista espresso dal principe ereditario; il Re fa la voce grossa ma non può contestare una volontà che, in fondo, non pregiudica il suo diritto a regnare.

Ne può disapprovare, di fronte ai presenti, il richiamo alla dignità e al coraggio della dinastia.

Badoglio batte sul punto di garantire la continuità del governo. Se i Tedeschi prendono prigionieri i presenti, questi verranno sicuramente tenuti come ostaggi e allora nessuno potrà garantire l'indipendenza della guida della nazione. A parte che Hitler vuole certamente Mussolini libero e non aspetta altro che di rimetterlo a capo di un'Italia fascista. Alla vendetta dei Tedeschi si aggiungerà quella di Mussolini e dei suoi.

Umberto risponde con fermezza: se i vertici del governo, di cui, sottolinea, il principe ereditario non fa parte, intendono preservare la loro funzione, allontanandosi da una prima linea quale è diventata oggi la capitale, si assumono la responsabilità di una decisione razionale ed opportuna; ma che si faccia in fretta, perchè la città è ad un passo dall'essere completamente accerchiata e, una volta sotto assedio, diventerà impossibile allontanarsene, anche perchè fra Roma e gli aeroporti ci sono i Tedeschi.

"Non credo ci si vorrà allontanare" calca pesantemente sulla parola, volendo evidenziare che viene usata come eufemismo per fuga,"attraverso le fogne, come i topi!"

Badoglio arrossisce e freme per l'umiliazione, ma non può dare sfogo alla propria collera.

Anche re Vittorio Emanuele prova una profonda vergogna.

Umberto prosegue nel suo discorso e torna a richiedere il comando delle forze presenti a Roma e dintorni, onde predisporre una reazione solerte e coordinata. Inoltre, dice che è immediatamente necessario allertare tutte le truppe in Italia e nei territori dove esse sono presenti, dando loro ordini appropriati per reagire o, ancor meglio, anticipare le iniziative tedesche e, infine, comunicare lo stato delle cose alla nazione e al resto del mondo. Se non c'è mai stato un tentativo di contattare gli Alleati, può essere che siano loro, stavolta, ad offrire sostegno contro la Germania.

Umberto non ha terminato di parlare che la riunione viene interrotta per una comunicazione della massima gravità: il comando della 2' armata, che ha sede presso Fiume, chiede come comportarsi a seguito della richiesta tedesca di cedere le armi, pena l'annientamento.

Similari segnalazioni stanno pervenendo dalla Grecia e dalla Francia.

Ormai è il momento di prendere le decisioni necessarie: il Re e Badoglio, in accordo con i presenti, emanano le disposizioni che dovranno, da subito, essere trasmesse e rese esecutive.

A tutti i comandi, in patria e oltre i confini, si da l'ordine di non cedere le armi e di contrastare le forze tedesche; Umberto è nominato, seduta stante, comandante della piazza militare di Roma; infine, verrà immediatamente comunicato un proclama alla nazione.

Purtroppo, anche i Tedeschi hanno avuto ordini categorici e di fronte alla mancata resa degli Italiani agiscono con la forza.

5 agosto: in questa giornata la notizia più importante avrebbe potuto essere che i Canadesi della 8' armata britannica sono riusciti ad entrare a Messina, prima dei loro commilitoni statunitensi, che arrancano dopo la conquista di Barcellona Pozzo di Gotto avvenuta la notte precedente.

Dopo 26 giorni di combattimenti la Sicilia è conquistata dagli Alleati, che guardano con i binocoli la punta dello stivale, pensando a cosa comporterà il doverlo risalire, non sapendo ancora, in base alle ultime notizie, se sarà necessario farlo combattendo. Ma nessuno si fa illusioni: la guerra non concederà sconti.

In Italia, la caduta della Sicilia non viene quasi presa in considerazione; più preoccupanti sono le notizie degli scontri feroci che oppongono gli ex alleati in molte zone dell'Italia, in Francia, in Croazia, in Dalmazia, in Grecia e nelle isole dei suoi arcipelaghi.

I Tedeschi sono appoggiati anche da molti elementi facenti parte della Milizia e, nel caso dei combattimenti che investono Roma, anche dalla quasi totalità della divisione corazzata Centauro II, mentre in tutta Italia non sono mancati i civili che danno man forte ai reparti che fronteggiano i nazisti.

Il dispositivo difensivo di Roma è stato forzato in più punti, ma la resistenza continua con caparbietà e pare che reparti del Regio Esercito stiano confluendo da sud verso la capitale, per portare aiuto alle truppe comandate dal Principe di Piemonte.

Il tentativo tedesco di occupare La Spezia, dove è all'ancora la flotta, non è riuscito; Hitler ha dato ordine che la 1' Panzer Division "Leibstandarte SS Adolf Hitler" venga inviata in zona a dare man forte alla 305' Infanterie Division.

In un discorso alla radio, Sir Winston Churchill dichiara che neanche i più fedeli alleati possono fidarsi di Adolf Hitler. "La sua falsità diverrà proverbiale" dice il leader britannico. "Oggi noi assistiamo ad un rovesciamento di campi che ben poche volte la Storia ha potuto mostrarci. Oggi l'Italia, fino a ieri nostra fiera nemica, dopo essere riuscita a togliersi di dosso il gioco di un uomo che ha avuto il grande torto di essersi schierato a fianco del nazismo, lotta con coraggio e abnegazione contro questa degenerata forma di oppressione. Non possiamo esimerci dal portare il nostro aiuto, l'aiuto dei popoli liberi, a coloro che sono oggi le nuove vittime della Germania nazista, nonostante essi stessi siano stati, per lungo tempo, complici con questa nel portare lutti e distruzioni a noi e ai nostri amici."

Il resto... è "storia"!

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Adesso diamo la parola a Federico Sangalli:

VINCE IL RE…

1943
8 settembre: Viene reso pubblico l’Armistizio di Cassibile tra Regno d’Italia e gli Alleati. La Germania invade la Penisola. Vittorio Emanuele III abbandona Roma insieme al governo del generale Pietro Badoglio ma il Principe Ereditario Umberto II rifiuta di fuggire e decide di prendere in mano il Comando del Regio Esercito.
9-19 settembre: Le truppe tedesche attaccano Roma e riescono ad occupare la capitale dopo furiosi combattimenti, grazie alla superiorità aerea e in corazzati, nonostante l’opposizione delle forze guidate dal Colonello Giuseppe Lanza Cordero di Montezemolo. Umberto di Savoia è costretto a ritirarsi verso Sud, acquartierandosi nei pressi di Montecassino, sul Volturno. Quasi contemporaneamente gli Alleati sbarcano a Salerno (Operazione Avalanche): l’intero Sud è liberato.
20 settembre: Umberto incontra il Generale Matthew Clark a Napoli e negozia con lui il coinvolgimento italiano a fianco degli alleati. Napoli de facto diventa la nuova capitale del Regno d’Italia.

1944
12 gennaio: I tedeschi bombardano Montecassino per scacciarvi i soldati italiani ma questi resistono grazie al supporto alleato.
22 gennaio: Gli Alleati sbarcano ad Azio. Contemporaneamente Clark e Umberto avanzano verso Nord per liberare Roma.
30 gennaio: Umberto riesce ad avanzare vittoriosamente in Ciociaria grazie alle conoscenze dei soldati italiani. Non si verificano violenze contro la popolazione. Frattanto il generale Lucas decide di rompere l’accerchiamento di Anzio e riesce grazie alla pressione di Umberto e Clark sul lato meridionale a conquistare Cisterna, tagliando la Statale 7 e avanzando su Velletri.
3 febbraio: I tedeschi di Kesselring contrattaccano ("Se riusciamo ad annientarli lì, non ci saranno più sbarchi in nessun altro posto!" ha detto Hitler al comandante delle forze tedesche in Italia) ma sono respinti. Clark libera Latina.
22 febbraio: I tedeschi sono costretti a ritirarsi verso la Capitale e Clark e Lucas sono in grado di riunire le loro forze.
5 marzo: Riunione a Latina tra Umberto di Savoia, Lucas, Clark ed Alexander per definire la nuova strategia offensiva per sconfiggere i tedeschi. Viene proposto di accerchiare la 10° Armata tedesca di Kesselring per annientarla ma questa idea è scartata per l’opposizione di Umberto che teme di trasformare Roma in un campo di battaglia per i tedeschi chiusi come topi in trappola. Viene dunque stabilito di dare la precedenza alla liberazione della Capitale.
24 marzo: Inizia l’Operazione Buffalo: Kesselring si rende conto di non poter reggere e da ordine di ritirarsi, dichiarando Roma città aperta.
2 aprile: Roma è liberata dalle truppe alleate: Umberto sfila per la città alla testa delle truppe italiane acclamato da una folla festante.
24 aprile: Un secondo sbarco alleato a Civitavecchia sancisce l’espulsione dei tedeschi dal Lazio. Kesselring si affretta a ritirarsi oltre la Linea Gotica.
15 maggio: Entro questa data le forze alleate riescono a liberare Firenze, Pisa, Livorno, Prato, Ancona e Perugia.
22 maggio: Nuova riunione tra Clark, Alexander e Umberto a Firenze, presso Palazzo Vecchio. Viene deciso di dare l’assalto alla Linea Gotica per liberare più italiani possibile prima dell’arrivo dell’inverno.
6 giugno: Sbarco in Normandia: il teatro italiano diventa definitivamente secondario.
25 giugno: Con due mesi d’anticipo rispetto alla nostra Storia, scatta l’Operazione Olivie, un offensiva a tenaglia dalla Toscana e dalle Marche per sfondare la Linea Gotica. Kesselring pensa invece che sia la copertura per un altro sbarco in Liguria o in Veneto o persino in Dalmazia.
4 luglio: Senza le piogge autunnali e grazie alle guide italiane, l’avanzata prosegue spedita: Rimini è liberata.
21 luglio: Cadono anche Forlì, con Predappio, città natale di Mussolini, Cesena e Ravenna.
15 agosto: Dopo pesanti combattimenti, Umberto entra a Bologna. Kesselring decide di ritirarsi oltre il Po e di far saltare tutti i ponti. Gli Alleati sbarcano in Provenza (Operazione Dragoon).
25 agosto: Anche l’Emilia è liberata.
6 settembre: I tedeschi completano l’evacuazione oltre il Po. Iniziano le piogge autunnali e l’avanzata rallenta. L’azione si sposta sul fronte tirrenico.
9 settembre: La Spezia è liberata grazie ad uno sbarco alleato. I tedeschi iniziano a ritirarsi anche da Genova sfruttando i valichi appenninici.
13 settembre: Genova è liberata.
1° ottobre: Gli alleati si riuniscono a Ventimiglia. Le piogge tuttavia impediscono qualunque seria avanzata lungo l’Appennino ligure.
13 novembre: Con il Proclama Alexander, gli Alleati sospendono ogni operazione militare in vista dell’inverno.

1945
18 marzo: Nuovo vertice tra Umberto e i comandanti alleati, stavolta a Bologna: viene stabilito di lanciare una vasta offensiva entro i primi di aprile.
6 aprile: Scatta l’Operazione Grapashot, il continuum dell’Operazione Olivie: le truppe alleate iniziano ad avanzare in Piemonte mentre l’82° Divisione Aviotrasportata americana viene lanciata oltre il Po con il supporto partigiano per impossessarsi dei ponti lungo il fiume.
14-19 aprile: Dura Battaglia del Po: gli Alleati riescono a passare il fiume e dilagano nella pianura padana.
24-25 aprile: Scoppia l’insurrezione partigiana nelle principali città ancora occupate dai tedeschi: Torino e Milano sono liberate dai partigiani.
28 aprile: Mussolini, in fuga verso la Svizzera, è catturata, processato sommariamente e fucilato da un gruppo di partigiani guidati da Luigi Longo, a Giulino di Mezzegra, vicino a Dongo, Provincia di Como. Ormai tutte le principali città sono state liberate.
2 maggio: Resa di tutte le rimanenti truppe tedesche e fasciste in Italia e fine della guerra.
6-9 agosto: Gli Stati Uniti lanciano le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
1° settembre: Il Giappone si arrende. Con la resa dell’ultima potenza dell’Asse, termina ufficialmente la Seconda Guerra Mondiale.

1946
1° gennaio: Gli Alleati restituiscono ufficialmente al Governo italiano la giurisdizione sulle regioni dell’Italia Settentrionale.
6 gennaio: Si conclude a Roma il V Congresso del Partito Comunista Italiano, guidato da Palmiro Togliatti, in netta crescita di consensi.
10 gennaio: Si tiene a Londra la prima riunione ufficiale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con i rappresentanti di 51 paesi.
31 gennaio: La Jugoslavia adotta una nuova costituzione federale, diventando la Federazione Jugoslava, su modello sovietico: ne fanno parte le repubbliche di Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Il potere è de facto concentrato nella mani del leader comunista Josif Broz "Tito".
23 febbraio: A Torino Vittorio Valletta è nominato Presidente ed Amministratore Delegato della FIAT, nonostante le numerose accuse di collaborazionismo col regime fascista. Il suo vicepresidente è Gianni Agnelli.
5 marzo: Parlando a Fulton, Missouri, l’ex Primo Ministro inglese Winston Churchill tiene il celebre discorso sulla "Cortina di Ferro".
12 marzo: Vengono reintegrati tutti i giornalisti allontanati con le epurazioni fasciste del 1944. I giornali non sono più sotto gestione di un commissario governativo.
16 marzo: Viene ufficialmente indetto il Referendum Istituzionale per scegliere tra Monarchia e Repubblica, con Regio Decreto N° 98: la vittoria spetterà a chi conquisterà "la maggioranza degli elettori votanti", una frase ambigua che causerà parecchi problemi in futuro. Il Referendum è fissato per il 2 giugno.
18 aprile: Si scioglie ufficialmente la Società delle Nazioni. Quasi contemporaneamente si tiene il Congresso del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria in cui si consuma una spaccatura tra Pietro Nenni e Lelio Basso, favorevoli ad un’alleanza col PCI, e Giuseppe Saragat, che è invece per un accordo con la DC.
7 maggio: Il Corriere della Sera riprende ad uscire in edicola.
9 maggio: Il Re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia abdica a favore del figlio Umberto II, nel tentativo di salvare la Monarchia italiana.
15 maggio: La Sicilia ottiene l’autonomia a lungo agognata.
2-3 giugno: Si vota per il Referendum Istituzionale tra Monarchia e Repubblica: i risultati sono 12.717.923 voti per la Monarchia e 10.719.284 per la Repubblica. Le schede non valide sono 1.509.735. Decisivo sembra essere stato il massiccio appoggio filo-monarchico da parte della Chiesa Cattolica e della dirigenza democristiana. Molti comunisti e repubblicani tuttavia si rifiutano di accettarne l’esito, sostenendo che per aggiudicarsi la vittoria fosse necessaria la maggioranza dei voti totali(contando quindi anche astenuti e schede bianche e nulle, cioè la maggioranza dell’intera popolazione italiana) e non solo dei votanti consentiti(è lo stesso punto che i monarchici oggi portano per sostenere l’illegittimità di quel referendum). La situazione rimane incerta ed è demandata alla Corte di Cassazione.
4 giugno:Alle ore 8:00 il Ministro degli Interni Giuseppe Romita telefona al Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi per comunicargli i primi risultati del Referendum, favorevoli alla Monarchia, seppur parziali e provvisori. Papa Pio XII riceve, da fonti vicine all’Arma dei Carabinieri, la notizia della prossima vittoria dei monarchici.
7-11 giugno: A Napoli, città ad elevata presenza monarchica, a seguito dell’esito del referendum, un gruppo di monarchici sfila mostrando lo stemma sabaudo. Al passaggio davanti a Via Medina, sede della sezione locale del PCI, un gruppo di militanti comunisti tenta però di strappare i vessilli. Nei tafferugli muoiono nove persone, tra cui un ragazzino di 14 anni, e rimangono ferite una cinquantina di persone ("Caduti di Via Medina").
10 giugno: Alle ore 18:00, nella Sala della Lupa di Montecitorio a Roma, la Corte di Cassazione proclama la vittoria della Monarchia al Referendum Istituzionale concludendosi però con una frase ambigua "La corte, a norma dell'art. 19 del D.L.L. 23 aprile 1946, n. 219, emetterà in altra adunanza il giudizio definitivo sulle contestazioni, le proteste e i reclami presentati agli uffici delle singole sezioni e agli uffici circoscrizionali o alla stessa corte concernenti lo svolgimento delle operazioni relative al referendum; integrerà i risultati con i dati delle sezioni ancora mancanti e indicherà il numero complessivo degli elettori votanti e quello dei voti nulli".
11 giugno: Il Corriere della Sera titola "Confermata la Monarchia", riportando i risultati del Referendum. Il quotidiano torinese La Stampa pubblica più sobriamente "Il Governo sanziona la vittoria monarchica". Contemporaneamente si verificano in molte città manifestazioni monarchiche, come a Napoli. De Gasperi tuttavia si rifiuta di confermare la notizia, attendendo la decisione della Corte di Cassazione.
12 giugno: Una massiccia contro-manifestazione repubblicana a Napoli viene dispersa dalle autoblindo della polizia. Pietro Nenni addita il fatto come "repressione fascista" e pronuncia la famosa frase destinata a risuonare a lungo nella menti degli italiani: "O la Repubblica o il Caos!".
13 giugno: Umberto II di Savoia, temendo che la propria presenza possa causare ulteriori tensioni e colpi di mano, decide di lasciare l’Italia per compiere un breve viaggio in Portogallo, ma non abdica in attesa dei risultati ufficiale del referendum, al vaglio della Corte di Cassazione.
18 giugno: Alle ore 18:00 la Corte di Cassazione, con dodici magistrati contro sette, stabilisce che per "maggioranza degli elettori votanti", come prescritto dal decreto istituente del referendum(16 marzo 1946), s’intende "maggioranza dei voti validi" e non "maggioranza dei voti totali", quindi la maggioranza dei consensi senza contare le schede bianche e nulle. Sono dunque respinti i ricorsi dei repubblicani e vengono pubblicati i risultati definitivi: 12.717.923 voti favorevoli alla Monarchia, 10.719.284 schierati per la Repubblica e 1.498.136 voti nulli. Pesantissime proteste dei partiti di Sinistra, specie dei comunisti di Togliatti e dei socialisti proletari di Nenni, i quali annunciano che non prenderanno parte a nessun governo presieduto da un Re.
19 giugno: Umberto II, sebbene un po’ turbato per la non straordinaria vittoria, atterra a Ciampino e ritorna a Roma, re insediandosi nel Quirinale. Egli poi tiene un discorso davanti all’Assemblea Costituente dichiarando di auspicare solamente "di poter continuare quella collaborazione intesa a mantenere quanto è veramente indispensabile: l’Unità d’Italia!". Le proteste dei repubblicani al suo passaggio sfociano ben presto in tafferugli e scontri di piazza.
20 giugno: Togliatti, attualmente Ministro della Giustizia, e tutti i deputati comunisti e socialisti proletari si dimettono dal Governo De Gasperi e compiono la "Secessione delle Botteghe Oscure", abbandonando l’Assemblea Costituente e ritirandosi nella Sede del Partito Comunista Italiano. Giuseppe Saragat abbandona allora il Partito Socialista Proletario e fonda il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani con alcuni deputati della Costituente, scegliendo di sostenere il Governo De Gasperi. Nonostante questo, De Gasperi è costretto a dimettersi.
22 giugno: Senza Togliatti e con le agitazioni comuniste in crescita, l’Amnistia Togliatti non viene neppure proposta. Umberto II incarica De Gasperi di formare un nuovo governo: nasce il De Gasperi III(praticamente uguale al De Gasperi IV), con l’esclusione di socialisti e comunisti.
25 giugno: La Costituente inizia i lavori: suo Presidente viene eletto lo stesso Saragat per poter raccogliere anche i consensi di Sinistra.
22 agosto: Dal Piemonte a tutto il Nord Italia si allarga la protesta dei gruppi di partigiani che non vogliono deporre le armi, in netta opposizione con le decisioni del nuovo governo, che, con la scusa della mancata amnistia, ne pretende il disarmo e l’eventuale incriminazione per i reati commessi durante la guerra, cosa che comporterebbe la Corte Marziale e tribunali militari. PCI e PSIUP rifiutano di mediare per convincerli a deporre le armi, accusando il governo di "minacciare un golpe contro il popolo".
12 ottobre: Il Regno d’Italia conferma la Marcia Reale come Inno Nazionale. Migliaia di comunisti manifestano in piazza, cantando "Bandiera Rossa" e "Bella Ciao" in segno di protesta. Scioperi e proteste si susseguono da Nord a Sud.
3 novembre: La Radio riprende le trasmissioni su tutto il suolo nazionale per la prima volta dopo l’8 settembre 1943.
14 dicembre: L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite vota per stabilire il proprio quartier generale a New York.
22 dicembre: A seguito dell’affermazione elettorale delle Sinistre nella Capitale, Papa Pio XII si scaglia con esplicita veemenza contro le forze di Sinistra e L’Unione Sovietica, definendole "un popolo senza Dio, incarnazione dell’Anticristo!". Forti proteste comuniste che accusano il Papa di essere il vero potere dietro al nuovo governo.
26 dicembre: Nasce in Italia, per iniziativa di Giorgio Almirante, il Movimento Sociale Italiano(MSI), costituito dai reduci della Repubblica Sociale Italiana. La cosa peggiora notevolmente il clima di tensione presente nella Penisola, con molteplici processi in corso che vedono contrapposti partigiani di varia estrazione politica e ex fascisti.

1947
3-16 gennaio: Alcide De Gasperi compie un viaggio ufficiale negli Stati Uniti, incontrando il presidente americano Harry Truman. L’Italia ottiene un prestito di 100 milioni di dollari. Togliatti commenta "De Gasperi è andato a ritirare il suo stipendio!".
9-13 gennaio: Si tiene il XXV Congresso straordinario del Partito Socialista Proletario, a Roma: esso sancisce l’espulsione di Saragat, il rifiuto della forma monarchica dello Stato e ripristina il nome di Partito Socialista Italiano.
16 gennaio: Gli Alleati consegnano all’Italia i termini del Trattato di Pace. Le condizioni sono piuttosto punitive: perdita di parti del suolo nazionale e rinuncia alla flotta. Togliatti rifiuta di "svendere il paese alle nazioni capitalistiche e che opprimono il proletariato".
10 febbraio: Il Ministro degli Esteri, l’indipendente Carlo Sforza, firma a Parigi i trattati di pace: cessione di Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia, Rodi e il Dodecneso alla Grecia, Briga e Tenda alla Francia. Il Territorio Libero di Trieste viene diviso in due zone: la Zona A(occupata dagli anglo-americani) e la Zona B(occupata dagli Jugoslavia). Togliatti proclama uno sciopero generale totale in tutta la penisola: l’economia è paralizzata.
4 marzo: Alle 7:45 viene eseguita a Torino l’ultima condanna a morte in sede civile in Italia: sono condannati alla fucilazione tre malviventi colpevoli di aver ucciso a bastonate dieci persone per rapina a Villarbasse, in Provincia di Torino. Le condanne tuttavia proseguono nelle Corti militari, specie nei processi contro ex partigiani ed ex fascisti.
12 marzo: Il Presidente USA Harry Truman enuncia ufficialmente la Dottrina Truman: difesa dei popoli liberi e contenimento del Comunismo nel Mondo. Togliatti la bolla come "diktat fascista". Lo stesso giorno da Milano parte la Peregrinatio Mariae: madonne pellegrine iniziano a girare l’Italia per "redimere i peccatori", ma il PCI le accusa di essere uno strumento della "cricca fascio-catto-monarco-reazionaria per convertire il popolo alle menzogne capitaliste!".
24 marzo: L’Assemblea Costituente approva i Patti Lateranensi, inserendoli anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Togliatti dichiara "è ormai chiaro chi veramente controllo il governo De Gasperi" e indice una grande manifestazione nazionale per il 1° maggio. Si verificano scontri tra volontari cattolici e militanti comunisti.
1° maggio: Grande manifestazione comunista in tutta Italia con scontri in tutta la Penisola tra militanti e forze dell’ordine: il bilancio è di una ventina di morti. A Portella delle Ginestre, nei pressi della Piana degli Albanesi, alla periferia d Palermo, si verifica il fatto più grave: la banda di guerriglieri di Salvatore Giuliano accerchia una folla di contadini che sta partecipando ad un comizio sindacale per la Festa del Lavoro ed apre il fuoco, provocando 11 morti e 27 feriti. A seguito di tale evento Togliatti decide di seguire il consiglio di Luigi Longo, radunando gli ex partigiani che ora rischiano l’incriminazione ed organizzandoli in milizia armate("Il Popolo ha il diritto di difendersi dai soprusi fascisti!" dichiara "il Migliore"). L’Italia si ritrova sull’orlo della Guerra Civile.
16 maggio: Entra in vigore la legge secondo cui la quale i film in uscita devono prima essere sottoposti al vaglio della censura preventiva. Pesanti proteste comuniste.
19 maggio: L’Italia chiede ufficialmente di entrare a far parte delle Nazioni Unite. Togliatti telefona a Stalin per discutere delle prossime mosse.
22 maggio: Forti pressioni su Grecia, Italia e Turchia. L’Unione Sovietica stringe accordi con le forze di sinistra, specialmente in Grecia ed Italia. Nello stesso giorno, gli Stati Uniti assegnano un prestito di 700 milioni di dollari di aiuti militari ed economici a favore dei governi dei due paesi.
5 giugno: Il Segretario di Stato USA George Marshall annuncia il suo piano economico di aiuti(Piano Marshall) per la ricostruzione dell’Europa. È la controparte economica della Dottrina Truman. Togliatti dichiara che "il proletariato non si lascerà comprare!".
27 giugno: Su pressione anche degli Stati Uniti, che hanno stretto forti accordi con parecchi uomini di primo piano della Sicilia, la Costituente approva l’Articolo 108, che concede statuto speciale(con molte più autonomie che nella realtà, onde "proteggerle" dall’influenza comunista) a Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Lo stesso giorno iniziano a Parigi i colloqui anglo-franco-sovietici sul Piano Marshall.
2 luglio: L’URSS rompe le trattative, rifiutando qualunque accordo circa il Piano Marshall.
21 agosto: L’URSS pone il primo veto all’ingresso dell’Italia nell’ONU dopo che il consiglio di Sicurezza ha bocciato le candidature di Ungheria, Romania e Bulgaria per mancanza di trasparenza nell’elezione democratica dei rispettivi governi.
18 settembre: Viene istituita ufficialmente la CIA. Tra i suoi uomini di punta c’è Allen Dulles, che è anche il contatto tra la CIA e i gruppi anti-comunisti in Italia.
22-27 settembre: Come contrappeso del Piano Marshall, l’URSS crea il Cominform, organo di coordinazione e direzione dei partiti comunisti europei che sostituisce la vecchia Terza Internazionale, sciolta da Stalin nel 1943. Mosca obbliga tutti i paesi occupati ad aderire alla nuova organizzazione.
7 novembre: La direzione del PSI propone di formare un "raggruppamento di tutte le forze democratiche per la lotta della sinistra contro la destra"(testuali parole). È il primo passo verso la creazione del Repubblicano Popolare.
28 novembre:Scioperi e manifestazioni popolari in tutte le regioni. Numerosi gli scontri on le forze dell’ordine e parecchie vittime. A Milano il governo rimuove il prefetto Ettore Troilo, uno degli ultimi di nomina partigiana. Migliaia di operia comunisti, guidati dal dirigente PCI Giancarlo Pajetta, assaltano allora la Prefettura in segno di protesta causando l’intervento dell’esercito.
12 dicembre: è proclamato un secondo sciopero generale nazionale. La Lira subisce un durissimo colpo e precipita ai minimi storici. Miseria, povertà e instabilità affliggono l’intero paese.
14 dicembre: Le ultime truppe di occupazione americane lasciano l’Italia. Cade così uno degli ultimi motivi che invitava i dirigenti comunisti alla prudenza, ovvero la reazione alleata. Alcune guarnigioni rimangono però in Sicilia,su richiesta del Governo Autonomo Siciliano.
22 dicembre: L’Assemblea Costituente approva la nuova Costituzione italiana, più conservatrice della nostra e ispirata al precedente Statuto Albertino e alla Monarchia inglese. Tra le altre cose il matrimonio è dichiarato "base della famiglia e della società e dunque inviolabile"(cioè incostituzionale; nella realtà questo articolo venne bocciato per soli due voti, grazie all’opposizione del PCI), non c’è l’articolo su "L’Italia ripudia la guerra" e il primo articolo dichiara "L’Italia è una monarchia costituzionale per volere della Nazione. I Savoia sono Re d’Italia e degli Italiani, che esprimono il loro volere secondo i limiti previsti dalla legge". Togliatti la definisce subito "una buffonata!".
27 dicembre: Umberto II promulga ufficialmente la nuova Costituzione del Regno d’Italia, che prende così il nome di Statuto Umbertino.
28 dicembre: PCI, PSI e altri gruppi di sinistra danno vita al Fronte Repubblicano Popolare in vista delle elezioni dell’anno prossimo. La battaglia elettorale si preannuncia pesante e gravida di conseguenze.
30 dicembre: Re Michele di Romania, 26 anni, succeduto al padre abdicante, firma l’atto di rinuncia al trono su pressione sovietica e va in esilio. Viene proclamata la Repubblica Popolare Rumena. Togliatti dichiara che ciò che è accaduto in Romania costituisce uno dei punti fondanti e imprescindibili del programma del Fronte Popolare.

1948
1° gennaio: Entra ufficialmente in vigore lo Statuto Umbertino.
31 gennaio: Alle ore 22:00 si chiude l’ultima seduta dell’Assemblea Costituente, che si scioglie.
22 febbraio: I comunisti attuano n golpe in Cecoslovacchia e formano un governo fedele all’Unione Sovietica. De Gasperi dichiara che è questo quello che si rischia seguendo Togliatti: si minacciano misure restrittive nei confronti del PCI.
20 marzo: Il Segretario di Stato USA George Marshall, in un discorso all’Università di Berkeley, afferma che lo stanziamento dei fondi del Piano Marshall (176 milioni di dollari) a favore dell’Italia varrà meno nel caso di una vittoria elettorale delle sinistre. Forti proteste del PCI: Togliatti risponde che gli USA vorrebbero il proletariato italiano "docile come un cagnolino!".
3 aprile: Prende ufficialmente il via il Piano Marshall.
18 aprile: Prime elezioni politiche in Italia: la DC, alla testa di una coalizione liberal-conservatrice che propugna l’alleanza con gli Stati Uniti e la Monarchia, vince le elezioni con il 45,51% dei voti, mentre il Fronte Repubblicano Popolare(FRP) arriva secondo con il 42,53%. Togliatti dichiara che la vittoria è stata rubata dai capitalisti. Il Paese è praticamente spaccato in due e sull’orlo di una guerra civile pesante, simile a quella greca. Scontri e omicidi a sfondo politico si susseguono in molte città.
20 aprile: Umberto II affida a De Gasperi l’incarico per il suo terzo governo.
1° maggio: In Grecia vengono giustiziati sommariamente 213 partigiani comunisti. Togliatti dichiara che qualunque tentativo da parte del governo di disarmare le milizie popolari preluderebbe esiti simili.
11 maggio: Il liberale Luigi Einaudi ottiene il dicastero delle Finanze nel tentativo di togliere l’Italia dalla pesante crisi economica in cui è precipitata a causa di scioperi e scontri di piazza.
5 giugno: Si apre il processo a Rodolfo Graziani che viene condannato a 19 anni di cui 17 condannati. Libero dopo pochi mesi per limiti di età, è tuttavia ucciso da un militante comunista all’uscita del tribunale al grido di "Morte al maiale fascista!". L’episodio rinfocola pesantemente le tensioni.
24 giugno: L’URSS inizia il Blocco a Berlino Ovest.
26 giugno: Inizia il ponte aereo alleato per soccorrere Berlino Ovest.
28 giugno: Su proposta di Einaudi, che lo ritiene come l’unico modo per uscire dalla crisi, l’Italia aderisce al Piano Marshall: al primo anno vengono assegnati al paese quasi un miliardo di dollari(nella realtà furono 669 milioni). Vista la crisi non viene neppure abolito il razionamento di carne, latte e altri beni di consumo, in vigore dal 1939.
14 luglio: Alle 11:30 del mattino, all’uscita da Montecitorio, il leader del Fronte Repubblicano Popolare, nonché Segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti è colpito da tre colpi di pistola sparati da un giovane esaltato conservatore con passate tendenze fasciste, Antonio Pallade. Togliatti è portato d’urgenza in ospedale ma muore poco dopo sotto i ferri a causa di un colpo diretto alla nuca e di due al petto. Tutt’oggi si pensa che ad armare la mano di quel giovane squilibrato siculo siano stati ben altri mandanti, da ricercare in quella zona grigia compresa tra gli ex ambienti fascisti, la CIA, la Mafia e gli esponenti conservatori della DC, che era già sospettata di altri gravi attentati come la Strage di Portella delle Ginestre. Immediatamente scoppiano tumulti a Roma, La Spezia, Napoli, Genova, Livorno e Taranto. Le vittime sono innumerevoli. A Torino gli operai assaltano le sedi della FIAT e ne linciano il presidente e amministratore delegato Vittorio Valletta, accusato di collaborazione coi fascisti. Il bilancio finale è di 16 morti e centinaia di feriti.
25 luglio:Davanti al dilagare delle rivolte, il Ministro degli Interni Mario Scelba proibisce tutte le manifestazioni su suolo a nazionale e istituisce il coprifuoco. Pietro Secchia e Luigi Longo, nuovi leaders del PCI, arringano le folle dichiarando che Togliatti è stato ucciso dalla "reazione fascista" né più né meno di Matteotti nel 1924. Stavolta gli operai assaltano direttamente sedi dei Prefetti e commissariati di polizia e urlano di "fare al Rivoluzione!". Secchia ottiene l’appoggio di Stalin, desideroso di vendicarsi per l’umiliazione di Berlino Ovest, che rifornisce i comunisti di armi e munizioni. Anche Tito decide di supportarli in cambio della promessa di Trieste: la città è rapidamente posta sotto blocco per costringere le rimanenti truppe anglo-americane a sgomberare la piazza. Il Trentino Alto Adige, in virtù della propria autonomia, chiede aiuto agli Alleati presenti in Austria come forza d’occupazione: l’Alto Adige chiede addirittura di essere unito all’Austria. La Valle d’Aosta chiede aiuto ai francesi, ottenendo l’appoggio del generale, ora in pensione ma appena sceso in politica e molto popolare, Charles De Gaulle, che non ha mai nascosto i suoi sogni irredentisti sull’area. La Sardegna è scossa anche da tumulti di matrice comunista e secessionista. In Sicilia l’ordine è mantenuto con una repressione di ferro, foraggiata dai latifondisti legati a Cosa Nostra: l’isola ormai si autogoverna senza prendere ordini da nessuno e con il pieno supporto americano, che non vuole perdere una base così strategica nel Mediterraneo.
26 luglio: Le milizie popolari comuniste, spesso ex partigiani, hanno ormai il controllo di Torino e Genova.Combattimenti sanguinosi in altre città provocano in totale più di 80 morti e 1200 feriti. A Roma i Carabinieri sono costretti a sparare su una folle che stava marciando verso il Quirinale: altri 42 morti e 150 feriti. Scelba proclama la legge marziale in tutta Italia, ripristinando tribunali militari e pena di morte. Queste decisioni, in contrasto con lo stesso Statuto, provocano la caduta del Governo De Gasperi a causa dell’uscita delle forze moderate di Saragat: tra lo scontro tra il reazionario Scelba e il più conciliate Enrico De Nicola, Presidente della Camera, Umberto II decide di affidare il governo al Capo di Stato Maggiore Raffaele Cadorna Jr, figlio di Luigi Cadorna e già comandante delle truppe italiane dopo l’8 settembre. Molti temono l’avvento di un dittatura militare, di un nuovo Fascismo appoggiato dal Re. Dai balconi di Palazzo Civico, sede del Comune di Torino, Secchia dichiara decaduta la Monarchia e proclama la nascita della Repubblica Democratica Italiana. La sue parole "Oggi, alle ore 12:30 di Lunedì 26 luglio 1948, il Regno d’Italia ha cessato definitivamente d’esistere!" risuonano come una campana da morto per chiunque aveva auspicato una riconciliazione. L’Italia si avvia verso una sanguinosa ed oscura guerra civile…

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Così commenta Enrico Pizzo:

Decisamente terrificante, ma verosimile...
Ma dovete sempre farmi paura...?

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Invece Alessandro Cerminara commenta:

Ho un solo dubbio: Togliatti, furbo com'era, sarebbe davvero stato su posizioni così intransigenti? Nel momento in cui subodorava la vittoria della Monarchia non avrebbe cercato di riposizionarsi e di farsi "garante dell'unità nazionale" (lasciando, come in altre occasioni, Nenni da solo a protestare)?

A meno che non possa calcolare gli sviluppi successivi (mettendo però in conto anche la sua morte???) e la "Repubblica Democratica Italiana"... che però Yalta non prevedeva.

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Anche il grande Bhrihskwobhloukstroy dice la sua:

Propongo la mia ucronia da 'cattivo', basata sui seguenti fatti:

1) la violentissima revoca in dubbio di tutta la retorica non solo nazionalistica ma 'nazionale', risorgimentale ecc. dei precedenti 84 anni (e più) dopo l'8. settembre 1943;

2) l'esplosione di sentimenti non solo genericamente antimonarchici, ma specificamente antisabaudi, di tutte le specie, notoriamente all'interno del Fascismo stesso, ma dappertutto, dopo l'estate 1943;

3) il feroce razzismo cresciuto negli anni del Colonialismo, poi delle Leggi Razziali, infine esploso nella Guerra Civile Nord-Sud del 1943-1945;

4) le simpatie socialiste e perfino sovietiche emerse anche nell'Estrema Destra (oltre che ovviamente nella Sinistra) durante il medesimo Biennio nella Repubblica Sociale;

5) la profonda divisione della Società tradizionalmente in Guelfi e Ghibellini (fino ai Neoguelfi del XIX. secolo e ai Neoghibellini del XVIII., diversi dagli omonimi del XIX.) e che nella Seconda Guerra Mondiale si incarnava nell'odio squisitamente geopolitico fra Eurasisti.

6) la stessa ostitlità al Fascismo Repubblicano (/-ino), la quale si traduceva in molti nella militanza partigiana, in altri nella collaborazione diretta con i ”Tedeschi” contro i Fascisti (sīc!) e che era complementare all'antigermanesimo di parecchi Nazionalisti Repubblichini (molto esibito dopo la Guerra) nonché all'intenzione del Duce, fino all'ultimo, di dichiarare guerra al Reich sùbito dopo la Vittoria e l'invasione congiunta della Svizzera (tutto puntualmente documentato alle Autorità Occupanti);

7) l'indipendentismo provinciale, cantonale (anarchico) e comunale risvegliatosi dopo il crollo del Regime nel 1943 e altrettanto presente a Destra quanto a Sinistra;

8) l'astuta politica 'coloniale' da parte del Reich, che nei territorî annessi (palesemente nel Triveneto, segretamente a Nord-Ovest) mobilitava Neopagani, Nostalgici Asburgici, Autocefalisti, Anticlericali ecc., tutti contro l'Italia in generale e il Regno del Sud in particolare;

9) la perdita di controllo, anche dopo la Guerra, di tutti i Movimenti coinvolti negli scontri politici e militari durante il Conflitto;

10) il progetto sovietico di neutralizzazione dell'intera fascia mitteleuropea dalla Scandinavia ad almeno la Padania e concretizzatosi nel caso della Finlandia e dell'Austria, ma destinato ad allargarsi alla "Seconda Fascia di Sicurezza" dopo il Cordone di Repubbliche Popolari confinanti con l'URSS.

Ebbene, questi dieci fatti potevano davvero realisticamente portare, proprio come reazione a un Regno del Sud Sabaudo con un nuovo 'vecchio' Re incombente e con Capitale Napoli, a far dilagare sulla Linea Gotica i feroci scontri fra Partigiani registrati a Roma e in pratica a coagulare un Movimento Antisabaudo, Italofobo, Secessionista, Localista, Nostalgico, Germanofilo, Autocefalo, neutrale nei confronti dell'URSS e in grado di subentrare alle Forze di Occupazione Tedesche come Polizia del Reich, dapprima nelle Zone di Operazione annesse al Tirolo e alla Carinzia (Prealpi e Litorale Adriatico), poi nelle altre due (Alpi e Confine Francese), con una tappa successiva (già prevista dal Führer) nel resto della Lombardia e del Veneto, infine nel resto della Liguria e in Emilia-Romagna fino appunto alla Linea Gotica.

La conseguenza sarebbe uno stazionamento del(la) Fronte sulla stessa Linea Gotica fino alla Resa incondizionata delle Forze Tedesche. A questo punto, non essendo realisticamente proponibile nello schema di Jalta una Repubblica Popolare, il Compromesso sarebbe di sfruttare i diffusi sentimenti sopra elencati per la formazione, dapprima provvisoria, di una Libera Confederazione di Cantoni Alpini, Padani e Liguri in grado di presentarsi come "Prima Vittima dell'Imperialismo Italiano" esattamente come l'Austria si è presentata come "Prima Vittima del Nazionalsocialismo" e, a questo scopo, orientata alla fusione con la stessa Austria come grande Area Neutrale Mitteleuropea (in linea di principio estendibile alle due Germanie).

Quindi, alla fine:

- Restaurazione Sabauda, ma debitamente ridimensionata
- Cisalpina e Austria neutrali
- eventualmente anche le due Germanie.

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E per finire, ecco l'ucronia dedicata da Demofilo a Concetto Marchesi:

Il ministro della pubblica istruzione, Leonardo Severi, nominato da Badoglio il 25 luglio 1943, decide di nominare rettore dell'Università degli studi di Padova il latinista Concetto Marchesi, esponente di spicco del Partito Comunista Italiano. Giovanni Gentile, che durante i 45 giorni si trova nella sua villa a Firenze protetto da militari della ex-Milizia fedeli al Duce, manda una lettera a Severi, suo ex-collaboratore al ministero quando il filosofo era stato ministro dal 1922 al 1923. Nella lettera Gentile rimprovera Severi di mettere a capo di un prestigioso ateneo un "comunista". Severi risponde mandando dei reparti dei carabinieri a Firenze che riescono ad espugnare la villa e arrestano Gentile il 16 agosto 1943. Il filosofo sarà portato nel carcere cittadino, ma ci stiamo avvicinando all'apocalittico 8 settembre 1943.

I tedeschi invadono un'Italia torrida, in subbuglio e senza una guida ferma. Il 10 settembre 1943 l'ambasciatore del Reich in Italia Rudolf Rahn apre la cella di Gentile e non trova più il "fascista moderato" che il 24 giugno 1943 aveva decantato al Campidoglio la parabola di un fascismo ormai morente e moribondo. Rahn trova un Gentile furibondo, estremista e pronto a vendicare il "tradimento" e la prigionia; sembra infatti la stessa situazione di un altro personaggio di Salò, Alessandro Pavolini, moderato nel ventennio ed estremista nei 600 giorni della Repubblica Sociale Italiana. Il capo delle SS in Italia, Karl Wolf, riesce a farlo entrare nel governo della Repubblica Sociale Italiana come ministro al posto del già designato Carlo Alberto Biggini e riceve la nomina a presidente dell'Accademia Sociale d'Italia, l'unione tra l'Accademia dei Lincei e l'Accademia d'Italia, tra i maggiori esponenti della cultura italiana e i notabili del regime.

Nell'atto d'insediamento decide di non toccare l'acerrimo nemico Marchesi ma riesce a far catturare Severi, l'autore del suo arresto, e lo consegna a Pietro Carità e alla sua banda che lo tortureranno in una cantina a Firenze (ricevendo anche le proteste della madre del maggiore Friedrich Dollmann). Intanto il rettore dell'università patavina capisce ormai stà arrivando la sua ora: decide così di chiudere in grande stile con il famoso discorso che leggerà nell'Aula Magna del Palazzo del Bò, il 9 novembre 1943, per l'inaugurazione del settecentoventiduesimo anno accademico dell'Università degli Studi di Padova.

"Se i rintocchi della torre del Bò..." così iniziò il suo celebre discorso che punto ad esaltare il valore del lavoro come "motore della storia". Di fronte a queste affermazioni Gentile stranamente decise di riprendere il discorso del nemico Marchesi collegandolo con il corporativismo, bandiera della repubblica fascista, in un articolo pubblicato nella "Corrispondenza Repubblicana". Di fronte a questa presa di posizione e con il direttivo del Partito Comunista che cominciava a dubitare sulla sua posizione di antifascista, Marchesi decise di abbandonare la città con un famoso proclama del 1 dicembre 1943 nel quale invitava gli studenti universitari a sollevarsi contro i "violatori dell'Aula Magna", che avevano usato le sue parole a loro vantaggio, in modo da indebolire la resistenza contro il neonato fascismo repubblicano.

Marchesi riparò a Berna, in Svizzera, e quindi continuò la sua opera pubblicista contro Gentile e la Repubblica Sociale Italiana. Quest'ultimo il 28 dicembre 1943 con un durissimo articolo del titolo "Il sangue che lava il tradimento", pubblicato dal "Corriere della Sera", accusava la Resistenza, il Comitato di Liberazione Nazionale e soprattutto Marchesi di voler dividere gli italiani e di scontrarsi contro uno stato, quello fascista repubblicano, puntava a ridare "onore e rispetto all'Italia intera" dopo i fatti del 25 luglio. Gentile affermava che soltanto il sangue poteva lavare l'onta di un tradimento che la storia giudicherà e affermava che la vera patria è quella fascista. Questa posizione estremista, che faceva impallidire gli stessi alleati germanici, venne in più occasioni ribadita dal filosofo estremista.

Marchesi intanto nella sua "Lettera Aperta" apparsa nel quotidiano socialista "la Libera Stampa di Lugano" del 24 febbraio 1944 ufficialmente dichiarava morte al filosofo con durissime accuse e, appunto, una sentenza con "la spada non va riposta, ma sguainata contro il vero traditore degli ideali risorgimentali". Tale finale, particolarmente duro fu approvato dallo stesso Licausi, responsabile della propaganda del Partito Comunista, e fece capire a Gentile che stava arrivando la sua ora. E sarebbe arrivata il 15 aprile 1944.

Il ministro e filosofo stava rientrando nella sua villa di Firenze, teatro del suo arresto il 16 agosto 1943, quando un gruppo del GAP cittadino fiorentino lo freddò. La notizia della morte di Gentile apparve su maggiori quotidiani della sera del 15 aprile. Particolare fu l'articolo scritto dallo stesso Marchesi "Un filosofo italiano, Giovanni Gentile" pubblicano sulla "Tribuna di Ginevra", dove il latinista riteneva che dovesse essere fatto un processo prima della sentenza, anche se essa è la morte. Questo articolo fu importante per il Comitato di Liberazione che approvò, in data 5 giugno 1944, che se venivano catturati gerarchi fascisti, essi avevano diritto ad un regolare processo. Questo avvenne il 28 aprile 1945 quando a Dongo fu catturato Benito Mussolini, la compagna Claretta Petacci, Roberto Farinacci, Alessandro Pavolini e gli altro gerarchi.

Concetto Marchesi, medaglia d'oro per la resistenza, fu eletto il 2 giugno 1946 come indipendente nelle liste del Partito Comunista all'Assemblea Costituente e scelte Presidente della Costituente stessa, simbolo di un'Italia che condanna ma che allo stesso tempo lascia libertà per la difesa.

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Se volete farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a quest'indirizzo.


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