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Hwoogh e Keyoda

Io, Hwoogh, della Tribù della Grande Orsa, ho raccolto oggi l'ultimo respiro dell'ultimo dei Gambe Lunghe, se si fa eccezione per la mia sposa, Keyoda, figlia del penultimo e sorella dell'ultimo grande capo degli uomini con le lunghe gambe. Molto penosa è stata la fine di Legoda, sciamano ed ultimo dei Senza Peli, deceduto a causa del diavolo della malattia che brucia la gola e fluisce dalle narici, dopo che i ragazzi della mia Tribù, per vincere la noia e in segno di sfida contro la mia autorità, lo hanno sopraffatto e gettato nel fiume che scorre giù dall'antico ghiacciaio. I ragazzi sono stati frustati, dopo che la mia sposa Keyoda ha scoperto il misfatto, ma Legoda, che di Keyoda era nipote, decise di dire addio alla vita dopo essersi reso conto di essere l'ultimo della sua gente. Essi erano diventati forti e numerosi dopo la fine del Lungo Inverno, e se esso fosse durato, probabilmente avrebbero sterminato noi Pelosi, come essi ci chiamavano con superiorità e disprezzo. Ma una nuova glaciazione s'abbatté sulle nostre terre, la selvaggina emigrò a sud, le prede si fecero difficili da cacciare, e solo noi con i nostri corpi tozzi, le nostre forti muscolatura, i nostri lunghi peli tanto derisi dai Gambe Lunghe, potemmo sopravvivere a queste severe condizioni climatiche. Le loro piccole zagaglie scagliate dagli archi, impossibili da impugnare con le nostre dita nodose, divennero inutili contro le grandi bestie coperte di pelliccia e calate dall'incognito Settentrione. Le tende e le capanne dei Gambe Lunghe volavano via nella tormenta, solo le nostre spelonche adorne di ossa di Lunghe Zanne Curve potevano proteggerci dal gelo che veniva dalla Mezzanotte. Quando il nostro dio Sole splendeva glorioso nella pozzanghera del cielo, noi declinavamo e stavamo per scomparire; appena la sua lunga malattia finì, la nostra potenza risorse. Per questo ho deciso che d'ora in poi noi adoreremo come somma divinità la Grande Orsa fatta di luci che è nel cielo notturno, e che indica la direzione da cui viene la tramontana.

Il misero Legoda non poté sopportare la fine del mondo che conosceva, ma soprattutto non poté sopportare l'idea di abitare nelle nostre grotte muscose, mangiare il cibo procurato dalla mia caccia, essere acconciato come uno di noi, come un orco, come un animale, perché così egli e la sua gente ci consideravano. La mia amata Keyoda però era diversa: non mi disprezzava, anzi ammirava la mia prestanza fisica, e siccome nessuno la aveva voluta come sposa dopo la disgrazia che la aveva colpita da bambina, lei ha abbandonato i Lunghe Gambe per unirsi a me e alla Tribù della Grande Orsa: mostruosa per quei mezzi uomini, fatta per me come un coltello di selce lo è per il suo manico. Lei mi ha dato un figlio, che mi succederà alla guida della Tribù dopo che il mio spirito avrà iniziato il lungo viaggio verso la dimora celeste degli antenati, e la sua stirpe dominerà la terra dal grande ghiacciaio che è nel Nord fino alle montagne che sorreggono il cielo a Sud delle Grandi Pianure. Dei Gambe Lunghe resterà solo il ricordo, così come della loro sconcertante bruttezza, delle loro zampe lunghe e dondolanti, delle loro braccia corte e dell'antiestetico portamento eretto delle loro fronti. Le nostre bellissime donne, piccole e tozze con il mento sfuggente e la loro graziosa fronte bassa, continueranno invece a dare figli robusti e muscolosi ai nostri guerrieri. A volte me lo immagino, il nostro mondo dominato dai Gambe Lunghe e senza più ghiacci di sorta, con il grande mare che si solleva ad inghiottire le nostre terre, e i poderosi animali da pelliccia sterminati sino all'estinzione da quegli spilungoni... Ma è meglio tenere i miei larghi piedi pelosi ben piantati per terra, e pensare al futuro della mia gente, vegliata dal cielo dalla Grande Orsa che ruota perennemente attorno al Perno dell'Universo. Un futuro che comincia oggi, da Keyoda dalle Gambe Lunghe e da me, Hwoogh, Capo e Sciamano della Tribù della Grande Orsa. In questo domani ci attendono nuovi territori di caccia da esplorare, nuove sorgenti a cui abbeverarci, nuove grotte da decorare con ossa, nuove prede da abbattere, nuove erbe medicinali da scoprire, nuove leggende da raccontare, un nuovo mondo vergine da conquistare...

E in in quei giorni io, Hwoogh, rinascerò.

[Questo breve testo è ispirato a "Il giorno è compiuto", racconto del 1939 di Lester del Rey, nel quale si descrive in modo straziante la morte di Hwoogh, l'ultimo Uomo di Neanderthal. Io ho voluto rimescolare un po' le carte, alla maniera di Utopiaucronia]

Lord Wilmore

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Beren e Lúthien

Dal capitolo XIX del "Quenta Silmarillion":

Per ottenere la mano di Lúthien, la più bella tra le figlie di Ilúvatar, Beren figlio di Barahir, il più grande di tutti gli eroi della Prima Era, fu costretto da Thingol Mantogrigio, re dei Sindar e padre di Lúthien, a portargli uno dei Silmarilli incastonati nella Corona di Ferro di Morgoth, il Re degli Inferi e Dio del Male. Travestiti rispettivamente da lupo e da pipistrello, Beren e Lúthien si calarono in Angband, l'inferno di fuoco posto ai confini settentrionali del mondo, giungendo fino al trono di Morgoth, dove Lúthien intonò un canto soporifero di così sopraffacente bellezza e di tanto accecante potere, che Morgoth non potè non ascoltarlo. Tutta la sua corte cadde in preda al sonno, i fuochi si attenuarono e spensero; ma i Silmarilli sulla corona di Morgoth all'improvviso arsero con lo splendore di una fiamma bianca; e il peso della corona e dei gioielli fecero chinare il capo di Morgoth, quasi che il mondo gli gravasse sopra con un carico di angoscia, paura e desiderio tale, che neppure la sua volontà valse a reggerlo. E all'improvviso Morgoth cadde come una collina che frani e, piombando con un suon di tuono dal suo seggio, giacque bocconi sui pavimenti dell'Inferno.

Beren allora trasse il suo fedele coltello Angrist, e dalle griffe di ferro che li trattenevano avulse uno dopo l'altro tutti e tre i Gioielli di Fëanor; e come li chiuse nel pugno, la radianza delle pietre sgorgò attraverso la sua viva carne, e la mano gli divenne quale una lampada accesa; ma i gioielli ne tollerarono il contatto e non gli fecero alcun male. Il Dio del Male non si risvegliò, e i due eroi innamorati lasciarono Angband con i travestimenti con i quali vi erano entrati, e fuggirono verso il Doriath. Quando vide non uno ma tre gioielli brillare della Luce degli Alberi nella mano di Beren, Re Thingol fu costretto ad accondiscendere alla richiesta dell'eroe, e mise la mano di Lúthien nella sua. Si realizzò così la prima unione tra Elfi e Uomini, profetizzata a suo tempo da Mandos. Thingol dal canto suo fu ossessionato dalla bellezza del Simarilli e chiamò una compagnia di Nani per incastonarla nella più bella collana mai esistita, la Nauglamir.

Ma Beren e Thingol avevano sottovalutato la reazione di Morgoth, il quale, ridestatosi, si accorse di aver perduto ciò che egli riteneva il bottino più prezioso da lui mai conquistato, simbolo della sua rivincita contro gli Elfi e contro i Valar. Impazzito di rabbia, urlò così forte che il suo ululato bestiale fu udito persino in Aman, e, desideroso di vendetta contro gli Elfi che lo avevano ingannato, rovesciò fuori dai cancelli di Angband tutte le sue armate dei Balrog, dei Troll, degli Orchi, dei lupi e di tutte le mostruose creature vomitate dagli abissi degli Inferi; e con esse vennero i draghi della schiatta di Glaurung, che nel frattempo erano divenuti molti e terribili. L'esercito di Morgoth giunse dalle alture settentrionali, dove le cime raggiungevano l'altezza massima e la vigilanza era minima, e attaccarono il Doriath.

Vista la fiumana delle forze del Male che si abbatteva su di lui, subito Beren figlio di Barahir riunì sotto il suo comando gli Edain a lui fedeli e affiancò le schiere dei Noldor per resistere con tutte le forze all'assalto delle armate delle tenebre. Lo scontro però appariva impari, e la sorte delle Armate della Luce sembravano segnate, perché troppo potente era l'esercito che l'Oscuro Signore aveva gettato sul campo. Neppure la Cintura di Melian, della stirpe dei Maiar, moglie di Thingol e madre di Lúthien, sarebbe bastata a salvare il Doriath e i suoi eroici difensori contro la furia dell'Oscuro Nemico: tra i primi a cadere ci fu proprio Re Thingol Mantogrigio, battendosi eroicamente contro i Balrog di Morgoth. E fu allora che Melian, che nulla più tratteneva nella Terra di Mezzo, abbandonò il corpo di materia che aveva rivestito per unirsi all'amato Elwë e, dopo aver detto addio alla figlia Lúthien, varcò il mare, si presentò davanti a Manwë ed implorò i suoi fratelli Valar, che abitano nella terra beata di Valinor, di salvare la sua stirpe.

Allora i Valar tennero consiglio tra loro, convocando Ulmo dalle profondità del mare, e Melian stette al loro cospetto, illustrando le sofferenze delle Due Stirpi dei Figli di Ilùvatar, ed implorò pietà per i Noldor e per gli Edain e per le loro grandi pene. Chiese mercè per Uomini ed Elfi, e aiuto nelle loro angustie. E la sua preghiera fu esaudita: memore delle sue passate malvagità, della distruzione degli Alberi Telperion e Laurellin, della morte di Finwë e del furto dei Silmarilli, Manwë decise di farla finita una volta per tutte con suo fratello Morgoth e con le sue nequizie. Si dice che Morgoth non si aspettasse l'assalto che gli fu sferrato da Ovest; tanto infatti era il suo orgoglio, da indurlo a ritenere che nessuno mai più avrebbe osato muovergli apertamente guerra. Inoltre, pensava di aver per sempre estraniato i Noldor dai Signori dell'Ovest e che, contenti nella loro beata contrada, i Valar più non si sarebbero curati del suo reame nel mondo esterno; e ciò perché, agli occhi di chi ignori la pietà, gli atti pietosi sono sempre insoliti e inaspettati. Invece, finalmente la possanza di Valinor uscì dall'Ovest, la sfida delle trombe di Eönwë riempì il cielo, e il Beleriand fu tutto rutilante della gloria delle loro armi, perché l'esercito dei Valar era schierato in armate belle e terribili, e i monti risuonavano al suo passo.

Lo scontro tra le armate dell'Ovest e quelle del Nord fu detto dai cantastorie Grande Battaglia nonché Guerra d'Ira. L'intero potere del Trono di Morgoth fu gettato nella mischia, ed esso era divenuto talmente grande da essere incommensurabile, al punto che l'Anfauglith non bastava a contenerlo; e il Nord era tutto un incendio guerresco. Ma a nulla gli valse. Beren irruppe sul campo di battaglia in groppa a Thorondor, il Signore delle Aquile, mentre Lúthien combatteva in sella ad un unicorno bianco. Il tremendo lupo mannaro Carcharoth, custode della porta degli inferi, venne ucciso da Huan, il cane parlante di Celegorm. I Balrog furono annientati, salvo quei pochi tra loro che fuggirono e andarono a nascondersi in grotte inaccessibili alle radici della terra; e le brulicanti legioni degli Orchi si consumarono come stoppia in un grande incendio, venendo spazzate via come foglie morte da un vento ardente. Allora, vedendo che i suoi eserciti erano disfatti e il suo potere schiacciato, Morgoth tremò e non ebbe il coraggio di uscire di persona. Scatenò tuttavia contro i suoi nemici l'ultimo, disperato assalto; ed ecco prorompere dagli abissi di Angband i draghi alati che mai prima si erano veduti; e così improvviso e rovinoso fu l'attacco di quella terribile flotta, che l'esercito dei Valar arretrò, poiché il sopraggiungere dei draghi fu accompagnato da grande tuono, fulmini e tempeste di fuoco. Ma venne Beren, splendente di bianca fiamma, e attorno a Thorondor si radunarono tutti i grandi uccelli del cielo, e vi fu battaglia nell'aria per tutto il giorno e una notte pieni di incertezze. Prima che il sole sorgesse, Beren uccise Ancalagon il Nero, il più forte della schiera dei draghi, precipitandolo dal cielo; e Ancalagon piombò sui torrioni di Thangorodrim, facendoli crollare. Poi il sole si levò, e l'armata dei Valar ebbe la meglio, e tutti i draghi furono annientati; le voragini di Angband furono abbattute e scoperchiate, e la potenza dei Valar calò nelle viscere della terra. Quivi Morgoth cercò rifugio nella più profonda delle sue segrete e si comportò da codardo, invocando perdono; ma le gambe gli furono troncate, ed egli cadde a faccia in giù. Infine fu scaraventato nel Vuoto attraverso la Porta della Notte, oltre le Mura del Mondo.

Gran parte del Beleriand si salvò dalla rovina e, morto Re Thingol, Beren e Lúthien si sposarono e ne diventarono i signori incontrastati. I tre Silmarilli non furono restituiti a Maedhros e Maglor, figli di Fëanor, i quali avevano perso il diritto a possederli, a causa di tutto il male che era stato sparso come conseguenza del loro Giuramento. I gioielli furono la dote della figlia di Thingol Mantogrigio, che li portava al collo incastonati nella splendida Nauglamir, tanto che, quando al tramonto si affacciava sugli spalti di Menegroth per contemplare e benedire il suo regno, ella brillava nel crepuscolo e tutti potevano vedere la luce che ella irradiava sul mondo, apparendo ai suoi sudditi come la stella della sera. Maedhros e Maglor tentarono di recuperare i Silmarilli muovendo guerra per l'ennesima volta contro Beren, ma furono sconfitti e si tolsero la vita. Gli Uomini poterono stanziarsi nel Beleriand, come premio per le loro fatiche nella guerra contro Morgoth, e spesse volte furono celebrati matrimoni misti, che diedero vita a una nuova stirpe, i Mezzelfi, i quali poterono scegliere se condividere il Fato degli Elfi o quello degli Uomini. La Prima Era proseguì, e quando Beren, il più forte e il più puro degli eroi, vide giungere al termine il numero dei suoi giorni mortali, la sua fedele sposa Lúthien, prima tra i Primogeniti, decise di condividere la sua sorte mortale: si addormentò nel sonno eterno e il suo eccelso spirito lasciò per sempre Arda, unendosi a quello dell'amato. E il loro figlio Dior Eluchil regnò su Elfi ed Uomini al loro posto.

William Riker

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Dumuzi-Uruk e Inanna

"Carissimo Dumuzi-Uruk, è passato molto tempo, ormai, da quanto tu non eri che un giovane scambiatore, apprendista presso la tenda di tuo zio. Fu là, che ci incontrammo per la prima volta. Ammettilo, mi hai voluto sin dal primo momento che mi hai vista, vero? Non me ne sarei mai potuta accorgere, però, quel fatidico giorno. I predoni delle montagne a ovest di dove dimoravo mi avevano catturato e portato legata a dorso di cammello per giorni e giorni senza fine, torturata dalla sete... ma di quel viaggio ancora adesso il mio cuore si rifiuta di parlare. Tuo padre pensava di farti un bel regalo, credo, investendo su di me ben quattro capre e un monile d'oro. Ma tu ti sei sempre rivolto a me con gentilezza, per quanto all'epoca pensassi solo a tornare alla mia dimora, non mi considerasti mai come una semplice schiava. E credimi, se ti dico, sciocca ragazzina che ero, che non ne capivo la ragione! Con pazienza mi insegnasti a parlare con il tuo idioma. Poi un giorno la scoprimmo. La grotta con le pitture degli antichi cacciatori. Nei tuoi occhi vi era un fuoco, che ancora non avevo imparato a riconoscere. La fiamma del tuo genio... Ti dissi che da dove venivo io, segni simili si usavano per distinguere i silos di pietra dove tenevamo il grano. E tu mi risposi molto semplicemente che tenere dei segni per indicare il reciproco valore degli scambi che il tuo clan faceva nel delta dei fiumi gemelli poteva essere un'idea vincente. Che cosa diavolo intendevi? Ora lo so, ma all'epoca il tuo discorso non aveva senso per me. Credetti persino di aver a che fare con un folle! Folle doppiamente quando i segni che stavi via via inventando insistevi perché li imparassi anche io... Ma quando fui nuovamente catturata dai predoni dei monti, non risi più di quella tua trovata. Mi attaccai disperatamente al pensiero che mi avresti cercata, sebbene con la ragione mi domandavo perchè avresti dovuto farlo. Cos'ero io per te se non un oggetto. Oggetto di assai poco valore, aggiungerei, dato che non mi avevi mai sfiorato nemmeno con un dito?

Già... e tu... Tu per me cos'eri? Comunque, disperata, tracciai quei segni, che solo tu potevi capire, ogni volta che potevo. E tu arrivasti davvero a salvarmi! Attaccato a due tuoi cavalli c'era un grosso artefatto di legno. E sotto c'erano due... cose... come fossero due macine di un mulino, anch'esse di legno. Pazzo scriteriato... Nella tua foga di raggiungermi dovevi inventare qualcosa che andasse più veloce dei loro cammelli e perché tu li potessi trafiggere in movimento con il tuo arco? Matto, matto... Sì, il mio matto preferito... Quando ritornammo, tu mi chiedesti in moglie ed io, semplicemente, annuii sorridente. Diventasti potente, non solo come mercante, ma anche come guerriero. Ma volevi sempre arrivare più lontano, verso nuove avventure. Da molto tempo non avevo più nostalgia di casa. Il delta era diventato la mia casa e tu, coi bambini che poi mi desti, mi rendevi già abbastanza felice. Ma un giorno te ne uscisti con l'idea di attraversare le grandi montagne per permettermi di rivedere di nuovo il grande villaggio di pietra.. Attraversarle... Dalla parte del mare! Eravamo persone rispettabili, non c'era tempo per le stramberie ora! Pensai questo, lo ammetto. Ma il tuo entusiasmo mi contagiava, era come un aroma inebriante... Vero però che quando, in una delle tue prove, con la tua solita mancanza di tatto, mi hai chiesto di spogliarmi per appendere la mia veste ad un palo al centro della barca, avrei voluto buttarti a mare! Alla fine, però trovasti davvero il modo per far trascinare la barca dal vento...E alla fine partimmo per il nostro grande viaggio assieme al piccolo Gilgamesh. Raggiungemmo il mio paese natale. Nessuno, e avrei dovuto prevederlo, aveva memoria di me o della mia famiglia. Ma lì la gente stava male: predoni, da ovest e da nord... E il fiume cambiava il suo corso, e la terra si inaridiva... Chi era per te quella gente? Nessuno, eppure affrontasti fiamme e morte per loro, con me, e poi con tuo figlio, quando ebbe l'età, sempre al tuo fianco. Ma tu anelavi di tornare al delta, lo capivo, anche se non l'avresti mai ammesso. Tuo figlio doveva fare qualcosa di grande anche per il popolo di suo padre! Ti convinsi a prendere la via del ritorno. E ora siamo qui, nella città che porta il tuo nome, fondata da tuo figlio. Gli dei ci hanno donato una lunga e bella vita da passare insieme. E credimi, se ti dico che ti vorrei stare appresso un altro po'..Se non altro per limitare la tua avventatezza, che nemmeno da vecchio ti ha lasciato! Purtroppo devo lasciarti ora. Il guaritore mi ha fatto chiaramente capire che non vi sono più altri rimedi per ritardare l'inevitabile. Ti aspetterò con pazienza nell'aldilà, dopo che avrai terminato anche tu il tuo compito. Non piangere troppo per la tua Inanna, e pensa piuttosto ai giorni felici che hai passato con lei...

[Il dio pastore sumerico e la dea lunare di una primitiva Mohenjo-Daro che si innamorano, in versione razionalizzata, a cui ho aggiunto l'invenzione della scrittura, del carro da guerra e della barca a vela... L'idea ucronica che ho lasciato sottotraccia è che Dumuzi-Uruk si sia recato ad Harappa e con il suo "genio", abbia fatto in modo che il corso del Sarasvati non cambiasse nei secoli a venire con una serie di chiuse. E che sconfiggesse qualche popolo della steppa in più. Ma non ha molto senso pensare che quattro avvenimenti in croce nel IV millennio avanti cristo abbiano troppa influenza negli eventi del millennio successivo... Ah già, avrei dovuto scrivere Bilgames e non Gilgamesh, chiedo scusa, ma il nome mi è venuto spontaneo alla babilonese e non alla sumera. Quanto ai popoli delle montagne: quelli li ho lasciati volutamente sul vago. Potete pensare a chi volete. Io ho immaginato che fossero dei semiti che scendono dagli Zagros, ma voi scatenatevi pure su altre teorie...]

Paolo Maltagliati

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Sinuhe e Baketamon

Dall'iscrizione sul Secondo Pilone del Grande Tempio di Aton ad Akhetaton:

« Io, Re dell'Alto e del Basso Egitto, Atonmose Sepedkheru, "Generato da Aton, che si Eleva in Altezza", oggi occupo lo scranno più alto del Paese di Khem assieme alla mia sposa Baketaton, la "Serva di Aton" figlia del grande Amenhotep III e della regina Tyi, nonché sorella di Akhenaton il Riformatore, ma nacqui con il nome di Sinuhe, e umilissimi furono i miei natali. I miei genitori carnali non li ho mai conosciuti, i miei genitori adottivi furono Senmut e Kipa, che mi raccolsero su di una barca fatta di canne ed abbandonata alla corrente del Grande Nilo. Essi mi fecero studiare, e diventai medico dei poveri. Da giovane dilapidai ogni sostanza dei miei genitori adottivi, rincorrendo invano l'amore della perfida Nefernefernefer, la "Bellezza della Bellezza tra le Bellezze", e per sfuggire alla vergogna fui costretto a lasciare il paese di Khem per lunghi anni. Visitai il Paese dei due Fiumi, il paese di Hatti, l'isola di Keftiu in mezzo all'ondoso mare. Al mio ritorno feci carriera grazie all'amicizia con Horemheb, capo delle guardie di Akhenaton. Sobillati dai sacerdoti di Amon, che volevano contrastare la riforma monoteistica di quest'ultimo per non perdere i loro privilegi, le loro ricchezze e i loro privilegi a corte, Horemheb e il Gran Sacerdote di Amon, il tristo Eje, mi chiesero di commettere il più turpe dei delitti e di assassinare il mite e pacifico Signore dell'Alto e del Basso Egitto. Tuttavia Baketamon, sorella del Faraone, mi propose piuttosto di eliminare Horemheb ed Eje, cosa che io feci brindando con loro dopo aver propinato ad Akhenaton un falso veleno che lo addormentò profondamente. Invece con una pozione davvero letale io riempii i boccali del brindisi, e tutti ne bevemmo, ma io ero medico, e fui protetto dal veleno dai farmaci che avevo assunto in precedenza, fino a che non bevvi un emetico e non rigettai il tutto.

Morto Akhenaton di morte naturale, io, che avevo sposato Baketamon dopo che questa mi aveva rivelato le mie nobili origini, dimostrate dalle fasce in cui ero avvolto in quella navicella di vimini, fui eletto Signore dell'Alto e del Basso Egitto, e portai avanti con coraggio la riforma monoteistica del mio predecessore. Io distrussi il Tempio di Amon a Tebe, e sulle sue rovine feci erigere un grandioso complesso dedicato al culto del Disco Solare. Ogni anno, al solstizio d'estate, la luce di Aton penetra nella Grande Sala Ipostila ed illumina l'affresco ornato di lapislazzuli in cui tutta la famiglia reale offre sacrifici all'Unico Dio: io, la mia sposa reale Baketamon, che ha cambiato il suo nome in Baketaton, mio figlio Tutankhaton, "Immagine Vivente di Aton", e mia figlia Ankhesenpaaton, "Colei che Vive per Aton". Mandai poi il mio fedele generale Ramses a sottomettere nuovamente la Palestina al mio dominio e a diffondervi il culto di Aton. Accolsi alla mia reggia molti notabili degli Habiru, i quali come me venerano un Solo Dio, anche se affermano che Egli è incorporeo e non incarnato nell'astro solare. So per certo che Horemheb ed Eje intendevano perseguitarli e ridurli in schiavitù, credendoli erroneamente seguaci di Aton, ma io non commetterò questo sbaglio, e li terrò tra i miei sudditi più leali. Ho mandato ambascerie al Re di Keftiu, al Signore di Hatti e al sovrano di Mitanni, e ho inviato le mie navi nella Terra di Punt, che hanno riportato da essa oro, incenso e mirra. Bella è la Tua luce sugli spalti del cielo, o Aton, Vivente e Primo dei viventi! Quando a oriente Ti levi, riempi ogni Paese con la Tua bellezza; quando a occidente Tu tramonti, il mondo giace nel buio come se fosse morto. Atonmose Sepedkheru, che si chiamava Sinuhe, ha scritto questo, colui che fu sempre illuminato da Aton in ogni momento della sua vita. »

Enrica S.

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Odisseo e Circe

O figlia d'Elio, o nobile sovrana
dell'isola d'Eéa, dal crespo crine
e dal canto dolcissimo, che un giorno
m'accogliesti, allorché i fieri Lestrigoni,
forti di braccio e in numero infiniti,
sterminato m'avean tutti i compagni;
fuggito ero da Troia, poi che Ettorre,
figlio di Priamo, aveva ucciso Achille
sotto le mura d'Ilio, con l'aiuto
d'Afrodite, e gli Achei avea costretto
precipitosamente e senza gloria
a lasciare la Troade, tra le grida
di giubilo dei Teucri vittoriosi.
Ed io fui fortunato: tutti i duci
Argivi che partiron di Beozia
per
assediare Troia, ad un crudele
fato si consegnaron: al Cronìde
Zeus dispiacque che il sire di Micene
sacrificato avesse Ifigenia,
sua amata figlia, per propizïare
buona sorte all'armata sua. Dieci anni
sprecammo tutti sotto le divine
mura di Priamo; appena ritornato
in patria, fu Agamennone scannato
da sua moglie; fu ucciso Menelao
in Egitto dal re di quel paese,
per Elena sposar; Aiace Oileo
in mar perì, Diomede fu costretto
dalla sposa all'esilio in erme terre,
ed io persi ogni speme di trovare
la strada per tornar alla mia Itaca,
poi ch'Eolo mi scacciò dal suo palagio,
accortosi che Zeus e Poseidone
eran con me adirati. Solo tu
mi accogliesti tra le lucenti pietre
della magione tua, che lupi e linci
da te addomesticati custodivan.
Dimenticata la passata vita,
io ti sposai, e con l'arti tue magiche
leoni e lupi in uomini cangiasti,
sì che fosser per me guerrier fedeli.
Grazie a lor vendicar potei i compagni:
vinsi i Lestrigoni, e con loro i popoli
antropofagi che d'Esperia tutta
infestavan le terre. Son vicino,
con l'alleanza dei Tirreni prodi,
a sottometter tutta la Penisola,
sulla quale con te io regnerò.
Finita è l'era degli Achei: l'Italia
sarà del mondo il nuovo centro. Ancora
non so perché tra tutti i condottieri
Danai sol io sortii cotal destino,
ma l'ombra di Tiresia, che discesi
a consultar nell'Erebo profondo,
m'ha rivelato che da me e da te
discenderà colui che fonderà
la città più potente della storia,
Roma, e che un giorno canteran gli aédi
l'imprese mie. E se non sarò mai dio,
i versi loro mi garantiranno
quell'immortalità che nessun nume
potrà donarmi con l'ambrosia sua.

William Riker

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Salomone e Machedà, la Regina di Saba

Dal Terzo Libro di Samuele, capitolo 2

1 La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per conoscerlo e metterlo alla prova con enigmi.
2 Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone in tutta la sua bellezza.
3 Salomone la ascoltò e rispose a tutte le sue domande; nessuna ve ne fu che non avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone.
4 La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone, il palazzo che egli aveva costruito,
5 i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi dignitari, l'attività dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza fiato.
6 Allora disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza!
7 Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita.
8 Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel Suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia.
9 Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza!
10 Ho perciò preso una decisione. Di fronte al tuo Dio, il Dio d'Israele, che è Dio degli déi e Signore dei signori,
11 rinuncio alla mia corona e al mio regno che è in Saba, vicino ai confini del Paradiso, e scelgo di passare il resto dei miei giorni accanto a te, come tua sposa.
12 Il tuo Dio sarà il mio Dio, e la tua patria sarà la mia patria. Come dote d nozze ti porto centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose.
13 Inoltre la mia flotta ti porterà da Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose.
14 Con il legname di sandalo faremo fare ringhiere per il tempio e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Questo è il tributo che io porto al tuo Dio."
15 Il re Salomone ascoltò la regina di Saba, quindi si alzò dal trono d'oro e lapislazzuli, le prese la mano e la fece sedere accanto a sé. E tutta la corte acclamò la regina di Saba come nuova regina d'Israele.
16 Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la regina di Saba a Salomone, e mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo in Gerusalemme.
17 La regina era molto devota al Signore e si recava ogni giorno a pregare nel Tempio.
18 Ella vide che attorno a sé il re Salomone aveva donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidone e ittite,
19 appartenenti ai popoli di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dei."
20 Salomone aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; la regina di Saba si accorse che tutte quelle donne gli pervertivano il cuore e lo attiravano verso dei stranieri,
21 cosicché il suo cuore non restava più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre.
22 Per questo la regina di Saba disse a re Salomone: "Ricordati quanto ti disse il tuo Signore: non adorerai altro Dio al di fuori di me.
23 Non seguire dunque Astarte, dea di quelli di Sidone, né Milcom, obbrobrio degli Ammoniti, né Camos, idolo dei Moabiti,
24 altrimenti commetterai quanto è male agli occhi del Signore tuo Dio, non Gli sarai fedele come lo è stato Davide tuo padre, ed Egli si sdegnerà con te, Lui che ti è apparso due volte e ti aveva comandato di non seguire altri dei."
25 Salomone ascoltò le parole della sua regina: fece radunare tutti i manufatti in onore di Baal, di Asera e di tutta la milizia del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne portò la cenere a Betel.
26 Destituì i sacerdoti e quanti offrivano incenso a Baal, al sole e alla luna, alle stelle e a tutta la milizia del cielo, e profanò i loro altari da Gheba a Bersabea. 
27 Fece tagliare i pali sacri, li bruciò e ne fece gettare la cenere nei campi del Cedron. Demolì le case dei prostituti sacri, nelle quali le donne tessevano tende per Asera.
28 Il re quindi ordinò a tutto il popolo: "Celebrate la Pasqua per il Signore nostro Dio, come Egli ci comandò quando concluse con noi la Sua Alleanza sull'Oreb."
29 Il Signore se ne compiacque, il Suo spirito scese sul profeta Achia di Silo e questi si recò da Salomone e gli disse:
30 "Così dice il Signore: se non ti fossi comportato così e non avessi osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti avrei strappato via il regno e lo avrei consegnato a un tuo suddito.
31 Ma poiché la tua sposa, la Regina che viene da Saba, ti ha aperto gli occhi, hai ascoltato quanto ti ho comandato, hai seguito le Mie vie e hai fatto quanto è giusto ai Miei occhi osservando i miei decreti e i Miei comandi, come ha fatto Davide Mio servo,
32 non avverrà alcuno scisma: il figlio che hai avuto dalla Regina venuta da Saba, per la Sua fedeltà nei Miei confronti,
33 regnerà dopo la tua morte sulla Casa d'Israele. Io sarò con lui e gli edificherò una casa stabile, come la ho edificata per Davide, per amore di Gerusalemme, città da Me eletta.
34 I popoli piegheranno il capo di fronte a lui: da Assiria e da Babilonia verranno con le loro armate, e la sua discendenza li disperderà come la pula sull'aia.
35 I re di Tarsis e delle isole gli porteranno i loro tributi, i re di Ofir e dell'Arabia gli recheranno offerte.
36 E da lui discenderà un Capo che pascerà il Mio popolo, Israele."
37
Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono descritte nel libro della gesta di Salomone.
38 Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto Israele fu di quarant'anni.
39 Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide suo padre;
40 il figlio da lui avuto dalla Regina di Saba gli succedette nel regno.

William Riker

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Pericle e Aspasia

Caro Alcibiade,

mi congratulo con te per la tua vittoria contro i Romani. Quei sordidi pastori che si credono investiti dagli déi del dovere di conquistare il mondo intero, e per questo ritengono la loro rozza e primitiva civiltà di contadini e attaccabrighe superiore alla secolare ed evoluta organizzazione sociale, si meritavano una severa lezione da parte tua. Da quando, dopo la tua fortunata spedizione contro Siracusa, hai conquistato Cartagine e ti sei fatto incoronare re di Africa e Sicilia, hai a disposizione abbastanza mezzi per controllare metà del mondo conosciuto. So che le tue navi giungono fino alle lontane Cassiteridi, le isole dello stagno al largo della Britannia, l'isola del Mare Oceano che pullula di giganti, e che il tuo sogno è quello di far circumnavigare l'Africa ai tuoi ammiragli punici, ripetendo l'impresa che dicono sia riuscita ai marinai del Faraone Necao.

Quanto a me, ormai sono vicino all'ottantina, e sono pochi gli ateniesi che possono vantarsi di essere più vecchi di me. Ne ho viste, di cose, dai lontani giorni in cui ero solo il corego della tragedia di Eschilo intitolata " I Persiani", un giovane miliardario annoiato e con ambizioni politiche che chiunque avrebbe giudicato esagerate anche per un tipo come te. Ho visto Atene crescere come un salice che allungava i suoi verdi rami su tutta la Grecia, accumulava ricchezze come un mercante che sa frequentare i mercati giusti per smerciare le proprie mercanzie, ed abbellirsi di monumenti realizzati da Fidia, Ictino, Callicrate e da tutti i più bei nomi dell'arte ellenica come una graziosa etéra si rende ancor più affascinante agghindandosi con gioielli egizi e ciprioti. I miei nemici dissero che fu con una sorta di arroganza e di amore per la sfida che decisi di farla finita con Sparta, la nostra eterna rivale per il predominio sulla Grecia, ma i fatti mi diedero ragione, dopo la tua vittoria in Sicilia che risollevò le sorti appannate della Lega di Delo, e dopo che l'ammiraglio spartano Lisandro e il satrapo della Ionia Farnabazo furono sconfitti dal nostro navarco Conone ad Egospotami, sull'Ellesponto, Tebe e la Macedonia di Re Archelao voltarono gabbana, abbandonando i Lacedemoni al loro destino, ed il Peloponneso fu costretto a capitolare per fame, sancendo la nostra supremazia sulla Grecia. Sparta fu rasa al suolo dai Messeni, furenti dopo secoli di sottomissione agli Spartiati, e persino il Re dei Re Persiano Dario Secondo Notho venne a patti con me, cominciando a temere la potenza cui Atene era assurta, ed io con lei!

Eppure, nonostante tutta la gloria di cui mi sono coperto, e nonostante tutte le opere celebrative che Euripide e Socrate mi hanno dedicato, io mi sono sentito sempre più solo ogni giorno che passava. Infatti colui che gli déi eleggono a rappresentare in terra la loro gloria incorruttibile, inevitabilmente è tanto superiore agli altri uomini che essi non lo comprendono, lo considerano estraneo e sono invidiosi di lui. Quanto odio, sputato contro di me da figuri come Aristofane e Tucidide! TuttaviaAfrodite Cipria, che salvò il troiano Paride quando stava per essere ucciso da Menelao e rese viva la statua agognata da Pigmalione, miracolò anche me, e fece sì che la mia vita grigia e miseranda fosse allietata dalla folgorante bellezza e dalla spumeggiante voglia di vivere di Aspasia di Mileto, l'unica compagnia che ha allietato la mia maturità e la mia vecchiaia. Sia gloria a Citerea per avermi messo accanto una donna come lei, che io difesi strenuamente dall'accusa di lenocinio, e che difese me con le unghie e con i denti, quando venni accusato di volermi fare re. Ti auguro che anche la tua vecchiaia si allietata da una creatura celeste come quella che la dea dell'amore ha messa accanto a me. Con tutto il rispetto che si deve al tuo rango, sempre tuo

Pericle di Atene

Lord Wilmore

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Cesare e Cleopatra

C. I. Caesar Cleopatrae Suae Salutem Dicit.

O Regina delle Regine, Luce dei miei occhi ormai offuscati dalla tarda età, mentre tu ti conservi nello stesso splendore circondata dal quale ti vidi quel lontanissimo giorno in cui uno dei tuoi servi srotolò il suo tappeto davanti a me, mostrandomi la tua bellezza per la prima volta; permettimi che ti invii le mie manifestazioni d'amore unite alla mia lettera quotidiana dal fronte Germanico, dove sto combattendo quelle che probabilmente saranno le ultime battaglie della mia lunga ed avventurosa vita.

Segimero, re dei Cherusci, è stato rovinosamente sconfitto di fronte a Castra Vetera, sul fiume Lupia, e costretto a rifugiarsi nella Selva di Teutoburgo, ma il nostro terzogenito Alessandro Elio sta avanzando verso di lui a partire dalla piazzaforte di Caesarea Vindeliciorum, e insieme contiamo di poterlo schiacciare definitivamente in uno dei prossimi giorni. Io lascerò quest'oggi stesso il mio accampamento sulle rive dell'Elba, che sarà la nuova frontiera del nostro Impero, per ricongiungermi con il nostro amato figlio sulle rive del fiume Visurgis. Dopo che Maroboduo mi ha giurato fedeltà come Re Cliente e ha promesso di aiutarmi con i suoi Marcomanni di Boemia a difendere il confine romano dagli altri popoli germanici situati nelle terre selvagge al di là dell'Elba e della Viadua, non avrò altro da fare qui in Germania Magna, e potrò finalmente fare ritorno tra le tue braccia nella nostra nuova capitale, la gloriosa Alessandria. Lì, tra le tue carezze e gli agi della corte più splendida del mondo, potrò dedicarmi al completamento delle mie Memorie, ed attendere serenamente di potermi riunire ai miei antenati, lasciando l'Impero al nostro primogenito Tolomeo Cesare.

E dire che il nostro Impero stava per morire ancora prima di nascere, se quel traditore che mi ero allevato in seno, Marco Giunio Bruto, fosse riuscito a portare a compimento il suo delittuoso progetto! Grazie agli déi, però, il retore Artemidoro di Cnido quella mattina delle Idi di Marzo mi passò un bigliettino nel quale svelava i particolari della congiura, e così in Senato non arrivai io, ma un manipolo di miei seguaci capitanati dal fedele Marco Antonio, il quale sterminò tutti i presenti, incluso quell'intrigante di Marco Tullio Cicerone, la cui testa tu hai fatto esporre nel Foro con la lingua irta di spilli, per aver parlato così a lungo male di te. Subito dopo potei raggiungerti ad Alessandria, da dove ebbe inizio la nostra più grande spedizione militare, che si concluse con la conquista dei regni di Partia e di Battriana. In tal modo il nostro confine raggiunse il limitare dell'India, e potemmo controllare le vie commerciali che conducevano ai remoti e leggendari reami delle spezie e della seta.

Quante altre conquiste, dopo di allora! L'Arabia, l'Armenia, l'Albania, la Pannonia, la Mesia, la Dacia caddero l'una dopo l'altra sotto il nostro controllo, mentre gli déi ci donavano altri due figli, Cleopatra Selene, ora sposa di Heraios, re dell'India Kusana, e il prode generale Alessandro Elio, che per conto nostro ha individuato le Sorgenti del Nilo. Marco Antonio, che le malelingue dicevano essere diventato in mia assenza il tuo amante segreto, non costituisce più un rivale per me, né sul trono né nel talamo, dopo che ha conquistato per conto mio la Britannia, sulla quale ora regna come nostro vassallo dopo aver sposato Imogene, figlia terzogenita del re britannico Cimbelino, da lui sconfitto insieme ai figli Guiderio e Arvirago. Dopo che il nostro prode ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa ha liquidato il ribelle Sesto Pompeo nella gloriosa Battaglia di Azio, e dopo che quel bellimbusto di mio nipote Ottaviano ha iniziato a scrivere un poema epico in nostro onore, che vuole intitolare "Eneide", solo due sogni mi rimanevano da coronare: ottenere l'agognato titolo di Imperator, perchè nessuno può portare il titolo di Rex a Roma, e trionfare sui Germani, gli eterni nemici di noi Quiriti. Ringraziando i numi immortali, anche questi due sogni sono ormai prossimi a realizzarsi; credo però che, senza il tuo amore, nessuno di essi avrebbe mai potuto uscire dalla porta d'avorio dei sogni fallaci. Che il Sacro Falco Horus possa portarti il mio bacio sulla rive del Nilo, o mia adorata, splendore della millenaria gloria dell'Egitto. Si Vos Bene Valetis, Ego Valeo. Tuo Caio Giulio

Enrica S.

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Padern Beisrudd e Brocca

« Tacito Paterno Rutilio Duce dei Votadini e dei Pitti saluta la sua Brocca.

Quale dolore ti arreco! Non solo dopo il nostro matrimonio celebrato dal pio Patrizio sono dovuto partire per questa lunga campagna militare, ma ora devo anche supplicarti di lasciare che nostro figlio Eterno se ne parta per il sud, per raggiungermi. E tutto questo, a così pochi anni dalla morte di tuo padre Talorg. Ma sai bene, amata mia, che il destino dei Romani di questa nostra Britannia è solo nelle nostre mani.

Iberni, Angli, Briganti, Pelagiani, Belgi e Franchi: tali sono i nemici che la mia legione di Votadini ha affrontato e sconfitto in questi cinque anni. I Pitti di tuo padre ci sono stati di grandissimo aiuto, ed ora l'intera terra dei Venedoti è sicura e protetta: desidero affidarla a nostro figlio Eterno, perché la governi in nome di Roma.

Non uguale fortuna e valore hanno avuto i Romani del meridione dell'isola, e ora il comes Vortigern deve affrontare l'insurrezione dei germani che egli stesso ha invitato nelle nostre terre. La vita a sud dell'Abus si fa ogni giorno più difficile, e per questo molte famiglie, sia servili che patrizie, cercheranno rifugio presso di noi. A te, e alla nostra saggia figlia Brigit, il compito più difficile: unire questi disgraziati Britanni e Romani ai nostri Pitti e Votadini.

Non voglio illuderti, ma se le mie prossime campagne saranno un successo, in capo ad altri due o tre anni potrei tornare da te, e riabbracciarti sulle belle spiagge del Gododdin, per amministrare infine la nostra fortuna per lunghi anni e infine morire, in quel luogo che il mio cuore ha imparato a chiamare casa. »

Paterno Rutilio non tornò mai più nel Gododdin. Vero è che suo figlio Eterno si insediò come Re dei Venedoti, ma quando il padre morì in battaglia contro i Sassoni, tornò nelle terre dei Pitti per reclamare il suo trono. Il figlio di questo, Licino, avendo ereditato un regno saldo e forte, nel quale gli sforzi della nonna Brocca e soprattutto della zia Brigida e del Santo Patrizio avevano permesso la formazione di una classe dirigente cristiana e latinofona, poté infine reclamare per se il titolo di Imperatore di Alba e Britannia.

Licino fu Re dei Pitti, dei Votadini, de Venedoti e di Eburacum. Il suo successore, Enea l'Impetuoso, fu il primo re di Alba unita. Il regno di Alba costituì nei secoli il più settentrionale ed eccentrico dei Regni Romano Barbarici, e fornì al mondo medievale alcuni dei suoi uomini di lettere più interessanti.

Il regno raggiunse la sua massima estensione sotto Merlino il Lentigginoso, in epoca carolingia, che, anche se per poco tempo, riuscì a riunire i regni sassoni alla corona di Alba. Suo figlio Rodhri il Grande regnò su tutte le isole britanniche.

Il regno andò incontro a decadenza, fino alla conquista vichinga del 1066. La nobiltà Pitta e Gallese riprese il controllo dell'isola alla fine del XV secolo con la dinastia Teodoriana.

[L'elite è latinofona: acroletto latino, mesoletto brittonico e lingua pitta. Alba, o Albione, è un Regno Romano Barbarico, come quello Merovingio. La componete latina proviene dall'immigrazione dei Romani di Britannia, che fuggono dall'anarchia e dalle invasioni del periodo postromano. Tale emigrazione è composta dai romani urbani che abitavano centri come Aquae Sulis o, appunto, Eburacum. La sicurezza offerta da un regno cristiano e roman(ic)o li attira verso questa insolita direzione. Nei secoli la componente latina sarà rafforzata dai contatti con il continente, mantenuti attraverso la rotta che dal Mare Irlandese conduce, doppiando la Cornovaglia, fino in Bretagna (che qui, non avendo subito l'immigrazione celtica, continuerà a chiamarsi Armorica). Il paragone che mi viene è con il Regno dei Bulgari: solo una parte del territorio sarebbe in origine romanizzata, il resto giacerebbe lungo i confini o oltre, ma verrebbe assimilato in quanto parte del regno. A oggi, il Rumeno è parlato praticamente solo su territori che non hanno subito la romanizzazione. Qui sotto vedete le bandiere relative.]

Iacopo

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Attila e Onoria

Cara Igerna,

avrei voluto partecipare di persona al tuo matrimonio con il nostro amico e prezioso alleato, re Uther Pendragon di Britannia, che ti ha impalmato dopo la morte del tuo primo marito, il Duca Gorlois di Cornovaglia, ma la preparazione delle nozze quasi contemporanee di mia figlia Placida con l'imperatore persiano Balas mi hanno tenuta impegnata per lungo tempo; e così, ti scrivo questa lettera per congratularmi con te. Ti auguro la felicità e la fortuna che sono capitate a me! Come tu sai, io ero solo la sorella di un imperatore romano inetto, immaturo e capriccioso, ed ero alla mercè del volere di mia madre, Galla Placidia, la quale voleva che io sposassi un senatore flaccido e privo di ambizioni, Flavio Basso Ercolano, onde non ostacolare le sue ambizioni politiche. Per cambiare il mio destino bastò una lettera, che io feci recapitare in gran segreto ad Attila, il potentissimo sire degli Unni, nonché nemico giurato di mio fratello, l'"Augusto" Valentiniano III. Attila, signore di Unni, Ostrogoti, Gepidi, Rugi, Sciri, Turingi, Longobardi, Sassoni, Alani, Venedi e Balti, non ha perso tempo, visto che i Balcani erano così devastati che non c'era più niente da saccheggiare laggiù, e il nuovo imperatore d'Oriente Marciano gli ha detto chiaro e tondo che non poteva più versargli altri tributi. Superato il confine del Reno, ha attaccato il Regno dei Visigoti d'Aquitania, indebolito dalle divisioni intestine, dove il generale Flavio Ezio stava concentrando le sue truppe con l'aiuto di Franchi, Burgundi e Bagaudi; Attila aveva con sé mezzo milione di uomini, il più grande esercito che si fosse mai visto in Occidente da trecento anni a questa parte. Lo scontro decisivo avvenne ai Campi Catalaunici, presso Augustobona, dove quanto restava dell'esercito romano fu annientato come la nebbia al sorgere del sole.

Flavio Ezio e il Re dei Visigoti Teodorico caddero nello scontro, e l'Impero Romano fu alla mercè di Attila, il quale subito piombò in Italia. Il prefetto Trigezio, il console Avienno e il Vescovo di Roma Leone gli andarono incontro all'Ager Ambuleius con un enorme riscatto in oro e pietre preziose, ed ottennero che il Re degli Unni risparmiassero Roma e le altre città d'Italia dai terribili saccheggi cui avevano sottoposto le Gallie. Mosso dal timore superstizioso verso il Dio dei Cristiani, ed attento com'era a non inimicarsi nessuna divinità dei popoli da lui sottomessi, da allora in poi mio marito rispettò le chiese, che invece fino a quel punto aveva impunemente saccheggiato. Si dice che a provocare in lui questo cambiamento fosse il fatto che una negromante, leggendogli la mano prima di partire per l'impresa, gli aveva intimato di guardarsi da colui che portava il nome di... un animale: Leone, appunto. In ogni caso, quell'uomo dal cuore di leopardo e dalla volontà d'acciaio si impossessò di Ravenna senza colpo ferire; quel codardo di Valentiniano fuggì a gambe levate, si imbarcò e si rifugiò a Costantinopoli alla corte di Marciano, dove rimase fino alla morte, reclamando un trono che non era mai stato veramente suo. Mia madre si rifugiò nel Duomo, mentre io andai incontro ad Attila, che mi accolse come sua legittima sposa. Solo dietro mia esplicita richiesta, egli acconsentì a risparmiare Galla Placidia, che però fu rinchiusa in convento.

Le mie nozze con Attila furono celebrate dal vescovo di Ravenna Pietro Crisologo, e da allora fui imperatrice della maggior parte del mondo conosciuto, poiché Attila si fece subito incoronare Augusto d'Occidente ed erede dei Cesari. Grazie ai miei consigli, a quelli del poeta di corte Flavio Aviano, dell'erudito Renato Vegezio e del generale Giulio Valerio Maggioriano, egli divise in province e in prefetture anche quella parte del suo sterminato impero che si trovava al di là del Reno e del Danubio, e vi introdusse quella burocrazia di stampo tipicamente romano che gli permetterà di sopravvivere anche dopo che noi due ci saremo ricongiunti ai nostri antenati. I Vandali di re Genserico sono stati ridotti a tributari, i Franchi e i Burgundi a sudditi, i Visigoti e gli Svevi sono stati deportati in Pannonia perchè aiutino a difendere l'Impero contro eventuali attacchi da parte di Costantinopoli. L'impero di cui io sono sovrana si estende dalle Colonne d'Ercole fino al Mare Ircano, e dal Mar Suebico fino al Canale di Sicilia: nemmeno Augusto, in tutta la sua gloria, ha mai signoreggiato su di un dominio tanto vasto, ed in esso cattolici, ariani e pagani convivono in pace. Il coraggioso vescovo Germano di Auxerre, inviato da Papa Leone, ha iniziato la predicazione del cristianesimo agli Unni, e ha già ottenuto la conversione al cristianesimo di alcune tribù.

Se mi sono dilungata a narrarti tutte queste cose, è solo per dimostrarti che non importa se gli uomini hanno tracciato un destino per noi: l'unico a determinare il nostro destino è l'Onnipotente, ed Egli ci conduce sempre dove Lui vuole, non dove vogliono i nostri padri, mariti o tutori. Pace e prosperità a te, nobile Igerna. Tua

Giusta Grata Onoria Augusta

Lord Wilmore

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Teodora e Belisario

Storia Segreta, Capitoli da quaranta a cinquanta (sinossi)

...tornato che fu il signore dei demoni che aveva preso forma umana sotto forma di Giustiniano nel suo Inferno, tutte le legioni di diavoli e anche sua moglie Teodora cominciarono a tramare su chi fosse il migliore per successione al trono. Essi trovarono Belisario, che era rimasto vedovo dopo che Giustiniano e Teodora avevano scoperto la congiura di sua moglie Antonina per far morire Teodora stessa di veleno.

Uniti dalla comune libidine per la donna morta, e assetati entrambi di potere e ricchezze non meno che di sangue, pur essendo entrambi giunti oramai ad un'età nella quale gli uomini pensano più al sepolcro che al talamo, i due si unirono in nozze segrete.

Grazie alla ferocia e alle arti seduttive di Teodora e delle sue ancelle (essa infatti aveva trasformato il palazzo di porpora in un postribolo), i due fecero strage degli eredi di Giustiniano, e Belisario, benchè vecchio e barbaro, fu acclamato imperatore, e con lui Teodora imperatrice per la seconda volta.

Nei giorni in cui si festeggiava l'intronazione, che cadevano fra la festa della Circoncisione e l'Epifania, Teodora si fece non solo puttana del Circo, ma dell'intera Città. Dopo queste cose Belisario Imperatore dovette lasciare la Città e non vi fece ritorno per cinque anni, durante i quali Teodora, rimasta in Città, evitò di dargli cento eredi per la sola sua vecchiezza.

Belisario spese come sanno tutti questi anni in guerra con gli Avari, alleandosi con i Longobardi e i Gepidi contro di essi. Non avendo però il re dei Gepidi acconsentito a concedergli la pudicizia di sua figlia, Belisario tradiva l'intero suo suo popolo incolpevole se non di avere un sovrano migliore di quello dei Romani. Vinti gli Avari con uno stratagemma Belisario fece insediare i Longobardi nella pianura che ancora porta il loro nome e concesse loro la città di Sirmio.

In Italia intanto l'eunuco Narsete era divenuto tanto inviso ai Romani da non poter risiedere nella città di Ravenna, ed aveva trovato rifugio a Pavia. Belisario qui si comportò in maniera ancora più turpe e feroce di quanto non avesse fatto la prima volta, dando a Narsete assoluto potere e molte truppe perchè espugnasse le città degli stessi Romani che avrebbe dovuto difendere e perchè le potesse mettere a ferro e fuoco. Insediò inoltre i suoi veterani ad Aquileia, dove fece a che ardere il sedicente patriarca in una botte di bronzo, o così dicono. Fatta gran rapina in tutta la terra d'Italia, e lasciati popolati solo i luoghi da lui stesso designati come basi per le sue squadracce, Belisario se ne tornò alla Città.

Era quello un tempo di grande sedizione contro Teodora e i suoi schiavi e le sue prostitute, ma Belisario, pur anziano, usò contro i pii che si ribellavano alla tirannia dei due demoni la stessa forza che avrebbe usato contro invasori stranieri.

Essendosi dunque macchiato del crimine di brigantaggio e di omicidio ai danni dei Romani, egli da mostro qual era non si trattenne da quello di femminea viltà nei confronti dei barbari persiani, e come sua moglie prostituiva la propria pudicizia nei postriboli in cui la sua diabolica presenza aveva trasformato le sale del sacro palazzo, Belisario prostituiva il valore che dovrebbe essere titolo dei Romani concedendo al Re la città di Dara.

Nei dieci anni successivi però i Romani riuscirono a riconquistare i territori perduti, ed infine grazie alle imprese del generale Maurizio a sconfiggere i Persiani.

Belisario però per invidia e temendo che potesse insidiare il suo figlioccio Teodosio, amante sia della prima moglie Antonina sia come tutti sanno della seconda Teodora, lo fece catturare e mettere a morte nella torre di Galata per fame.

Solo dopo questo ultimo scempio ai danni di Roma Iddio fece ammenda al male causato dal principe dei demoni e concluse la vita di Belisario e Teodora, ormai anziani.

Cinse la porpora dunque Teodosio (III).

Iacopo Maffi

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Orlando e Angelica

L'ORLANDO INCORONATO
CANTO PRIMO

1
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che sconfisse i Mori
il prode Orlando, e loro nocque tanto,
poi che in un solo unirono i lor cuori
la bella Angelica e il Duca d'Anglanto,
e il Regno del Catai si fé cristiano
ed alleato con l'Imper Romano.

2
Dirò d'Astolfo in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai, né in rima:
che per amor un lungo viaggio ha fatto,
giungendo dove niuno fu mai prima;
con il Re d'Etiopia firmò un patto
e del Ciel de la Luna giunse in cima,
ché d'amar Bradamante alfin concesso
gli fosse, come Atlante avea promesso.

3
E da Astolfo, o possente Erculea prole,
ornamento e splendor del secol nostro,
Ippolito, voi discendete: vuole
narrarvi questo l'umil servo vostro.
Su Angelica ed Orlando di parole
spenderò un monte, e gran fiumi d'inchiostro,
ma che vi ignori da imputar non sono,
ché quanto io posso dar, tutto vi dono.

4
Voi sentirete Orlando, fra gli eroi
che a nominar con laude m'apparecchio,
succedere a re Carlo, e gli atti suoi
non grandi men da giovin che da vecchio;
ma Astolfo inorgoglire farà voi
coi suoi viaggi, se mi date orecchio,
e vostri alti pensier cedino un poco,
sì che tra lor sue gesta abbiano loco.

[...]

William Riker

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Berta e Angilberto

Dedicata all'amica Annalisa. In memoriam venerandae matris amicae

La pioggia scendeva fitta, ai piedi del palazzo regio. All'estremità opposta, sulla sommità di quel tetto che a tratti sudava, sedeva la giovane Berta, che, a contrasto con l'umidità del paesaggio, celava maldestramente un carattere di fuoco.

Nessuno doveva scoprirla. Quanto stava per consumarsi andava contro l'onore del padre e il valore della Santa Chiesa. Se era anche vero che il corpo era il carcere dello spirito, la piccola era giunta da tempo alla concezione che pure il primo deteneva un certo ruolo nella conduzione degli affari di questo mondo. Dio perdona, Dio consola, Dio salva: permetterà uno stringere, un abbraccio, un toccarsi, oppure non adora!

Si fermò. Non se n'era accorta, ma il flusso dei suoi pensieri l'aveva costretta in un circolo. Cosa quanto mai sbagliata: contro l'opinione degli spasimanti, anche le leggiadre pendici di donna sono solite rumoreggiare, se adoperate. E ora non si poteva tollerare: il re, suo padre, dormiva. Era solito farlo, il primo servo di Cristo, subito dopo l'abbuffata di carne, sua pietanza preferita.

Si lasciò cadere sulla branda, sbuffando: non capiva. Perché cimentarsi in tanto malessere? Tutti, dal pontefice, al vescovo, perfino quello strano inglese che aveva fama di erudito, gli consigliavano di smetterla. Non solo perché era una moda barbara, al pari dei pantaloni che il re indossava; ma anche perché era poco salutare, che si mangiasse un solo colore. Quando ciò accadeva, gli umori non davano segno di apprezzare; come una tribù boreale, essi si muovevano allora alla carica, senza pietà, infilzando lo stomaco e menando strage dei neuroni. Berta lo sapeva, perché lo aveva provato sulla sua pelle.

Si stese a pancia all'aria, come aveva agito fino a poco fa. Avrebbe dovuto filare a maglia, o raggiungere il genitore nell'ora termale, per sollevare il suo stanco animo. Questo era tenuta a fare una brava figlia: la stampella per il padre, o la buona chioccia per la schiusa di figli in favore della politica dell'imperatore.

Si stupì lei stessa dell'inclemenza del pensiero che stava concependo. Che lei sapesse, nessuno, neanche all'epoca illuminata di Costantino o Cesare, aveva concepito l'idea di porre le donne in comando, o anche solo equipararle nella gestione del quotidiano. Adamo zappava, ed Eva filava; così girava il mondo, e ha sempre girato, diceva lo strambo inglese. Ma intanto il mondo non girava per niente, e lo si vedeva chiaramente senza uso di calcoli o dialoghi filosofici, ma solo camminando o affacciandosi alla finestra.

D'improvviso scattò in piedi con un balzo. "Berta, ohè, Berta!" Era proprio la sua voce, quella che chiamava. Un uomo gridava da oltre la finestra, giù, in quella fredda notte d'inverno.

Ci sono solo due classi di uomini che osano tentare l'asprezza del secolo nostro in cambio di tanta sofferenza: e sono i ladri e gli innamorati. Quell'uomo poteva essere un pazzo in ogni modo; lo era, in un certo senso, poiché per amare una parte del proprio raziocinio lo si deve gettare. E non è certo escluso che buone e cattive intenzioni si escludano, in campo d'amore.

Berta cessò con un taglio netto quello scorrere libero della mente. Il figurante lì sotto sperso era il perché del suo divagare per la stanza, così come dei suoi fuorvianti ragionamenti. Si alzò del tutto e fece per raggiunger la pesante inferriata, che sollevò.

"Madonna, ti scruto dal basso così come
tenta l'infimo degli esseri fare
con Colui che tutto suole amare!"

"Sst! Piantala, Angilberto! Piuttosto, entra e sali le scale!"

L'infuocato non se lo fece ripeter due volte; non meno ardente fu il tempo che trascorsero insieme. Ma infine soggiunse il giorno, e con essa l'amara scoperta.

"Per l'amor della Musa! Nevica, mia Berta!"

"Nevica, Angilberto?!"

"Nevica, mia Berta! Il cielo ha smesso di piangere e in cambio la terra impallidisce!"

La principessa tremò, e quasi scoppiò a piangere. Com'è possibile? Aveva preparato tutto, con ere e giorni e ore e attimi di anticipo! Nessuno doveva scoprirla. Nessuno poteva scoprirla, oppure... brr, non era nemmeno il caso di pensarci. A contrasto, il freddo dell'aria pungente di novembre sembrava un vento australe che s'alzava da ponente.

Ma la situazione era grave, e non restava ora per cincischiare. Il sole saliva a picco, e fra non troppo sarebbe stata tenuta a recarsi a tavola, per consumare il pasto con il padre e le sorelle. Angilberto non poteva restare lì.

D'un tratto, l'illuminazione.

"Angilberto, salimi in spalla!"

"Ma, mia signora...!"

"Poche storie, poetastro! Rassomigli a un fringuello nel peso come nel canto!"

La fila di orme che la ragazza, carica come un beduino, lasciava nella neve era una sola, e pure della sua stessa dimensione. Così si salvò dall'esilio, Berta figlia di Carlo Magno. Ella avrebbe avuto due figli, con il poeta; di questi, di cui i documenti non ci lasciano traccia, mi piace pensare che avrebbero condotto alla linea da cui discendono gli avi della nostra amica... Il carattere intraprendente della supposta antenata non gli manca per niente!

feder

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Murasaki Shikibu e Sei Shonagon

Ti saluto, Murasaki, mia nobile compagna di sventure...

Ora che i nostri giorni giungono alla loro conclusione, forse, i kami mi concederanno finalmente di essere libera, nel discorrere con te. Perché, e lo sai anche tu, avremmo dovuto essere sorelle, in questo mondo, e non rivali.

Rivali per cosa, poi? La nostra intelligenza, se fossimo nate uomini, avrebbe potuto mettere in ridicolo l'intera corte...

Rivali per le grazie di coloro che nemmeno riuscivano ad apprezzare fino in fondo la nostra arguzia? Rivali per ottenere la protezione di qualche potente in più?

No, mia cara dama in Viola dell'imperatrice Shoshi (che gli spiriti abbiano pietà della sua sfortuna), le stesse imperatrici che ci davano la loro benevolenza, in fondo, non erano che gelose di noi.

Perché noi potevamo essere, con il nostro talento, quello che loro non furono, né saranno mai. Essere libere. Per un momento, forse, quando la nostra calligrafia si imprime sui fogli, per un solo breve istante. Ma questo sacro istante, in cui intingiamo il nostro intelletto nell'inchiostro del sogno, sarà cento volte più puro della loro vita passata a covare intrighi e maldicenze.

Per questo, ti domando: vieni a dimorare con me, come mia nee-san! Forse il tuo orgoglio stenta a credere alle mie parole. E certo crederai che se nella tua miseria dovessi accettare, io ti dileggerei dal primo momento in cui poggerai piede sul futon che ti preparerò accanto al mio.

Ti prego, scaccia da te questi pensieri! Sono inviati dai demoni dell'invidia, nient'altro che degli avidi Tengu che si nutrono del tuo cuore facendolo avvizzire lentamente, giorno dopo giorno.

Sono stanca dei giochi, Shikibu Murasaki. Sono stanca di indossare una maschera, fingere che tutto ciò che mi sta intorno sia nuovo e bello, mentre non è nient'altro che la replica dei soliti torbidi. Sono stanca di sorridere quando non voglio, come sono stanca di lodare motti di spirito in cui non vi è nessuno spirito. Voglio poter discorrere senza dovermi mettere il ventaglio alla bocca ed alzare il tono della mia voce. Voglio poter sentire di nuovo la voce di chi mi capisce, in fondo, e che ha nel petto una sofferenza simile alla mia.

Ho terminato ora il seguito del mio Makura no Shoshi. Non sono note, questa volta è un vero racconto, proprio come il tuo Genji Monogatari. L'ho intitolato Futari no josei no monogatari, “storia di due donne”. Ardo dal desiderio che tu lo legga e lo commenti.

Indovina da dove ho tratto ispirazione per il titolo? Proprio dalla storia parallela della nostra vita, unita vita parallela delle imperatrici Shoshi e Teishi.

Ti imploro, fino ad inginocchiarmi, che il nostro finale non sia nell'odio, ma nella vera amicizia.
La tua rivale ed amica

Sei Shonagon

No, mi sbaglio ancora una volta. Per te, per te sola, il mio vero nome: Nagiko Kiyowara...

[Questo narra l'amore tra due donne, ma ho voluto scriverlo lo stesso, perché mancava qualcosa di extraeuropeo. Le protagoniste sono le due più grandi scrittrici della storia del Giappone, Murasaki Shikibu e Sei Shonagon, famose nel mondo rispettivamente per "Racconto di Genji, il principe splendente" e "Note del guanciale". Vissero nel periodo Heian (XI-XII secolo). Erano due dame di corte, che vissero sotto la protezione di due diverse imperatrici e tra loro vi fu rivalità. Il POD è la morte prematura dell'imperatrice Shoshi (che nella HL divenne la favorita dopo la morte di Teishi), che proteggeva Murasaki, rispetto a Teishi, l'imperatrice mecenate di Sei. Alcune storie narrano che Sei abbia condotto gli ultimi anni della sua vita in disperata povertà, priva di benefattori. In questo caso quindi è Murasaki a patire la caduta in disgrazia, almeno fino a questa lettera...]

Paolo Maltagliati

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Ottone III e Zoe

Addì 25 dicembre dell'Anno del Signore 1033

Vostra Maestà Imperiale, marito mio,

Vi scrivo da Betlemme, dove ho ascoltato la Messa di mezzanotte sopra la piccola grotta dove Nostro Signore venne alla luce da Maria Vergine; mi sono recata in pellegrinaggio nei Luoghi Santi, che Voi e mio Zio Basilio, il Massacratore di Bulgari, conquistaste assieme dodici anni fa con il favore di Dio e dei Suoi Santi, onde impetrare dal Signore una nuova vittoria per Voi, stavolta sui Croati di Re Krešimir III, che si sono ribellati alla Vostra supremazia. Una vittoria che avrebbe permesso di ricongiungere definitivamente via terra l'Impero che Voi avete ereditato da Vostro nonno, il grande Ottone Primo, e quello che io ho ereditato da mio Zio Basilio. E proprio oggi, il giorno di Natale, un messaggero mi ha portato notizia della Vostra vittoria presso Bijaći, non lontano dall'antica Salona. Mi ha anche riferito che il più valoroso dei Vostri generali, Corrado il Salico, nipote del Duca di Carinzia, che si era già distinto per la repressione della rivolta di Pavia e per aver costretto al vassallaggio re Miecislao di Polonia, è purtroppo caduto nello scontro, combattendo valorosamente. Dell'amicizia di Corrado mi sono sempre vantata, tutte le volte che sono stato in Germania in Vostra compagnia, ed Egli è sempre stato molto cortese nei miei confronti, per cui la gioia per la Vostra vittoria è purtroppo mitigata dal dolore per la scomparsa di un amico.

Un dolore così acuto non lo provavo da quando mio zio Basilio il Bulgaroctono, il più grande conquistatore dai tempi di Giustiniano il Grande, morì improvvisamente il 15 dicembre di otto anni fa, durante la campagna congiunta tra Greci e Tedeschi con cui intendevate espellere gli arabi dalla Sicilia, impresa che effettivamente Voi avete portato a termine, vendicando le perdite umane subite dall'esercito germanico condotto da vostro padre Ottone Secondo nella Battaglia di Capo Colonna. Amavo molto il mio augusto Zio il Basileus; quando, dietro Vostra richiesta di una sposa di sangue reale bizantino, Egli mi spedì a Voi, ormai trenta anni or sono, ero spaventata come una bimba all'idea di diventare la consorte di un principe straniero, per di più considerato barbaro dalla maggior parte dei cittadini di Costantinopoli, discendente di cavalieri delle foreste del Nord che si cibavano di carne cruda frollata tra la sella e il dorso del cavallo. Ed invece, io oggi Lo ringrazio mille volte per avermi mandato da Voi, giacché oggi io sono Basilissa di un impero esteso dall'Oceano settentrionale fino al Mar Rosso, ed anziché un nobile protospatario bizantino con il pedigree lungo un miglio romano, ho avuto l'opportunità di sposare l'Uomo più cortese, coraggioso e pio che si sia mai visto sul concavo dorso della Terra dall'epoca de' Cesari di Roma. Deceduto infatti cinque anni fa anche Costantino, l'Ottavo, mio padre nonché fratello di Basilio, Voi foste incoronato a Costantinopoli Basileus dei Romani, e così l'impero fondato da Carlo Magno e quello che noi abbiamo ereditato da Costantino furono fusi sotto due sole corone: la Vostra e la Mia.

Fu grazie alla potenza congiunta dei nostri eserciti, se i Mori poterono essere sconfitti, e noi potemmo recuperare il controllo della Siria, della Palestina e dei Luoghi Santi, e persino Alì, il Sultano d'Egitto che dice di discendere da Fatima, figlia del Profeta Malcometto, dovette chiedere la nostra amicizia, per timore che il Delta del Nilo fosse la nostra prossima preda. In realtà la rivolta dei popoli Slavi ha tenuto i nostri eserciti impegnati a lungo: prima avete dovuto schiacciare i Serbi e i guerrieri del Principato di Doclea, poi i Croati. Ma i Mori nulla sapevano dei mal di pancia dei nostri nemici montanari, e così abbiamo potuto consolidare il nostro dominio su queste terre di recente conquista. I miei discreti informatori mi dicono che anche il Vaspurakan è in preda a turbolenze, oltre che minacciato dal turco Mahmud, ma il generale bizantino Romano Argiro sta già raccogliendo truppe in Cilicia e in Cappadocia per difendere le nostre province orientali. Io pregherò qui a Betlemme e sul Santo Sepolcro di Gerusalemme affinché anche quella spedizione abbia buon esito, e consolidi i domini che il nostro primogenito, il Re d'Italia Ottone Porfirogenito, ormai ventunenne, erediterà dopo la nostra ascesa al Paradiso. Gloria a Voi, o vittorioso Ottone, Voi che con la vostra Renovatio Imperii avete resuscitato lo spirito degli Augusti romani, plasmandolo del nostro spirito cristiano, a maggior gloria del Nostro Signore Gesù Cristo. Arrivederci a presto a Costantinopoli, Vostra Maestà Imperiale, marito mio. Vostra devota Zoe Porfirogenita

Enrica S.

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Paolo e Francesca

   "Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
   Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
la cui memoria ancor lassù si offende.
   Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
   Amor ci spalancò tutte le porte,
poi che Gianciotto, e non lui solo, spense,
e infine ci condusse ad una morte."
   Quand'io intesi quanto furo intense
le lor passioni, e quanto crudo il passo
cui giunsero le lor anime accense,
   guardai il mio duca e cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro a un crimine sì basso!"
   Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi delìri
a lagrimar mi fanno tristo e rio.
   Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
come covaste tanto foco in cuore
da condurre tant'uomini a' martiri?"
   E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria, o tosco rimatore.
   Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro regno hai tu cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
   Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Artù come i nemici tutti vinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
   Le menti a pensier foschi ci sospinse
quella lettura, ed infiammocci il viso
finché al peggior misfatto ci convinse.
   Quando leggemmo come venne ucciso
da Lancialotto il fello Malagante,
questi, che mai da me non fia diviso,
   prese il pugnal con occhio fiammeggiante.
Caino fu quel libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante!"
   Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro mostrava in viso con qual piglio
fece sì che il fratello suo morisse.
   Così fu che di Rimini ogni figlio
lo proclamò signore, e accanto a lui
regnò Francesca con fiero cipiglio.
   Io venni men, ché spaventato fui
che sbocciasse da amor tanta empietade
da sprofondarci in quei gironi bui,
   e caddi come corpo morto cade.

("Inferno", Canto V, vv. 97-148)

William Riker

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Maria d'Aragò e Gian Galeazzo Visconti

Caltabellotta, 12 dicembre 1395

Al duca di Milano da parte della regina di Sicilia

Mio amato sposo,

Finalmente ho trovato il tempo per scriverti. I tuoi oratori sono celeri ed efficienti come mastini in caccia, per cui non ti crucciare con loro se non ti sono giunte mie nuove in questi giorni. La colpa è solo mia e della mia accidia. Ad essere in tutto onesti, la colpa è anche tua, signor duca, ché tu non eri qui, a godere dello splendore di tuo figlio incoronato. Ma egli, al contrario di me, è furbo come una volpe e maturo ben più dei suoi anni, per cui non se la prese a male. Mi disse soltanto che quel che tu stavi facendo su, nel nord, era pressante e decisivo tanto quanto quel che avveniva in Trinacria e base, senti bene le sue parole “per una più importante corona a venire”.

Che dici, non abbiamo forse cresciuto un lupo famelico, invece di un uomo?

Eppure nostro Signore Iesu Christo ha provveduto, nella sua misericordia infinita, a dargli l'intelligenza del padre e la bellezza della madre, piuttosto che il contrario!

No, perdonami i miei giochi di parole, sai quanto mi diverta prendermi gioco di mio marito...La verità è che sento la tua mancanza, signor mio.

Moncada, Chiaramonte, Peralta...Troppe volpi intorno a me pronte a razziare nel tuo pollaio, come sono sempre state anche con mio padre e mio nonno. Penso che se Manfredi avesse saputo cosa attendeva la Trinacria, dandomi in sposa ad un Visconti, no, dandomi in sposa a te, non credo avrebbe impedito che io giungessi a Licata, per poi farmi trasportare come un sacco di spezie a Barcellona...

Ma così è andata, e ora, dopo aver mutilato i loro possedimenti e umiliato il loro orgoglio, ti odiano. Fortunatamente ti temono ancor più di quanto ti disprezzano. Portano ancora le cicatrici di quando tentarono di avvelenare il piccolo Filippo Maria.

In più, i venti di guerra non mi sono mai piaciuti, lo sai. Non sono una sciocca ragazzina, e nemmeno una donna vanesia che si diletta solo in belletti e danze di corte. Pur tuttavia, preferirei che tutto si risolvesse sempre prima che del sangue si spargesse copioso sui campi, irrigandoli come fosse acqua. al di là del faro, invece, la guerra si sta protraendo da molto tempo, anche se con l'ausilio delle nostre forze e delle nostre ricchezze, Luigi sta finalmente prendendo il sopravvento. Non mi fido di quei provenzali, marito mio, e non capisco perché tu non abbia sostenuto il povero Ladislao, in questa contesa. Dopotutto, sarebbe stato una marionetta più docile nelle tue mani, credo. Spero che in tutto questo non c'entri il solo desiderio di fare un dispetto a Sua Santità il Pontefice!

Ho saputo, inoltre, che dopo tante insistenze da parte mia, hai inviato un messo ai miei parenti in Aragona. Se è come penso, intorno a quei dannati provenzali stai tessendo una tela che fa onore al soprannome che ti hanno affibbiato i tuoi rivali [NdA: "Ragno universale". Nella nostra TL fu il soprannome di Luigi XI di Francia]

Ora, immagino che tu ti stia lamentando, al solito, per la mia ostinazione a voler parlar di politica con te. Ma, a ben vedere, ho meno peso io nell'influenzare la tua volontà che tua figlia Valentina nel suo solo dito mignolo...

Comunque, se vuoi una donna vanesia, basta solo chiederlo. Per amore tuo potrei anche trasformarmi!

Ma attento a cosa domandi, perché potresti perdere la cara Maria di cui ti sei perdutamente infatuato...

Ma ora, dopo una lettera piena di lazzi e scherzi, che spero ti faranno struggere all'idea di non essere qui al mio fianco, abbandono il calamo, ché il tuo fidato corriere attende solo che io gli consegni questa mia, per partire.

Sempre tua devotissima moglie,

Maria, regina di Sicilia, duchessa consorte di Milano

[In questa Timeline, Maria d'Aragò viene rapita da Guglielmo Raimondo di Moncada, ma prima di giungere a Licata viene "controrapita" da Manfredi Chiaramonte e, nel 1379, viene data in sposa, come da progetto, niente meno che a Gian Galeazzo Visconti. Nel 1380 questa gli dà subito un figlio maschio, Filippo Maria. Questa lettera di Maria è datata 1395, anno in cui, dopo anni senza dubbio "movimentati", Gian Galeazzo ottiene il titolo di duca di Milano e Filippo Maria ottiene il titolo di Re di Sicilia]

Paolo Maltagliati

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Riccardo III e Anna Neville

Londra, 13 Dicembre 1495

Mio amato sposo, ti scrivo per tranquillizzarti: le febbri che tanto hanno spaventato il nostro amato figlio John e sua moglie Elizabeth stanno passando; nostro nipote Edward guarirà presto, sia ringraziata Maria sempre Vergine.

Ho veramente temuto il peggio, ho temuto che egli fosse caduto vittima della stessa malattia che si portò via il nostro amato Ned, o di quella malattia che, nel giorno in cui il sole si oscurò, per poco non portò via anche me; ma il Signore non solo non mi ha portato via con sé, ci ha anche dato altri tre figli, per Sua grazia, tutti sani e ormai cresciuti. Io so che tu non hai mai pensato di abbandonarmi, non importa quello che i traditori continuavano a dire. Io ti ho sempre amato, fin da quando tu mi salvasti dagli sgherri di tuo fratello George, che il Signore lo perdoni e gli dia pace. A me non è mai importato del tuo lieve difetto di postura, che i tuoi nemici chiamano gobba. Io ho sempre creduto in te, e tu ti sei sempre confidato con me.

Ricordi quando convinsi la mia dama di compagnia a sedurre quel disgustoso Sir Tyler? Fu lei a rivelarmi il piano di Richmond, quel demonio; voleva far uccidere i tuoi nipoti, e dartene la colpa, per persuadere Anna a lasciargli sposare Elizabeth. Io mi ricordo quanto di desti da fare per confutare le prove dell'illegittimità dei tuoi nipoti. Io so quanto ami la tua famiglia. Io so che non volevi essere Re, come adesso non vorresti essere in Bretagna, a combattere contro Charles, per i diritti di tuo nipote Francis; Ma tu fai ciò che è giusto, lo hai sempre fatto.

Ricordo ancora il giorno in cui ci giunse la notizia che Richmond era sbarcato con un vasto esercito. Pregai per te ogni giorno, senza sosta, e donai alla chiesa un nuovo altare per Westminster, quando seppi che a Bosworth, in singolar tenzone, il Cielo ti aveva dato la vittoria. Lo stesso giorno seppi di essere incinta. Una doppia benedizione.

Mi auguro che presto il Signore ti conceda la vittoria e ti riconduca presto a casa, mio amato.

Per sempre tua Anna.

Tommaso Mazzoni

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Don Juan e Mary Stuart

Fotheringay, 8 Febbraio 1587

"...Per questo, Mary Stuart è condannata a Morte per Decapitazione!"

La sentenza, inaudita nella storia, sembrò non turbarla; ella la conosceva, ormai, a memoria; si diresse verso il patibolo, dove le sue dame di compagnia, Elisabeth e Jane, la aiutarono a spogliarsi; indossava un sottabito rosso; voleva morire con il colore dei martiri addosso.

Il Boia la guardò, e disse, costernato "perdonatemi, Maestà, per quello che sto per fare!"

Mary gli sorrise, e disse "vi perdono di cuore, perché presto mi libererete dallemie angustie!"

Ella si distese sul ceppo, e disse "In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum" nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito!"

Ma quando l'ascia del boia si alzò, un rombo di tuono scosse le fondamenta del castello; Un rombo di cannone aveva sfondato il portone, e uomini in armi stavano entrando , portavano con se l'insegna di un'Aquila a due teste; Amyas Paulet, il carceriere di Mary, prese le armi, e contro di lui si stagliò un uomo alto, e bello, con un armatura ornata con un'aquila bicefala d'Oro; Paulet e il misterioso straniero incrociarono le lame, una, dieci, cento volte, alla fine, l'ardore e la giovinezza ebbero la meglio sull'esperienza. un colpo netto, e la testa di Paulas fu separata dal busto.

L'uomo si avvicinò, e si tolse l'elmo; aiutò la Regina a rialzarsi e disse "Sono 12 anni che aspetto questo momento, amore mio!"

E la baciò sulle labbra. "Oh, mio Juan!" Ella rispose, prima di baciarlo a sua volta.

"Andiamo, mia adorata! Celebreremo le nostre nozze nella capitale del tuo Regno!" le disse, prendendola in braccio, e conducendola fuori, dove un vasto esercito attendeva.

Un mese esatto dopo, il nuovo Arcivescovo di Canterbury, un cattolico, celebrava il matrimonio della Regina Maria II con il Principe Juan d'Asburgo, Re-Consorte con il nome di Giovanni II.

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Palazzo di Whitehall, Londra, 12 Maggio 1604

Il ballo in onore di Sua Maestà Re Filippo III di Spagna, in visita da sua zia, la Regina Maria II, per quanto sfarzoso, era stato piuttosto noioso, fino a quel momento; il giovane monarca aveva ancora il pensiero del Triscugino Ferdinando III, imperatore, della cui figlia aveva rifiutato la mano; Lui rimaneva testardamente celibe. Poi, la musica si arrestò, e un vallettò annunciò: "Sua Altezza Serenissima, la Principessa di Galles, Mary d'Asburgo-Stuart."

Era la visione più bella che Fillippo avesse mai avuto; identica alla madre, da giovane, con lunghi capelli biondi; Filippo pensava fosse malata, invece, ecola qui, di fronte a lui.

Filippo si alzò e si diresse verso la cugina; Filippo era un bell'uomo, e la ragazza non fu insensibile al suo fascino. I due danzarono tutta la notte, sotto gli occhi attenti della Regina.

Il giorno dopo, in udienza privata con sua maestà, Filippo si fece coraggio: "Vostra maestà, sono innamorato!" Confessò candidamente il giovane monarca.

La Regina sorrise "lo avevamo compreso. Siete fortunato, vostra grazia, nostra figlia sembra ricambiare!"

Il giovane sentì una grande gioia salirgli nel cuore "ci vorrà un po' di tempo per ottenere la dispensa papale, ma penso che non ci saranno ostacoli!"

L'anno dopo, l'8 Agosto del 1605, nel giorno del suo 16 compleanno, la Principessa di Galles Maria convolava a nozze con il Re di Spagna Filippo III, nell'Abbazia di Westminster.

Tommaso Mazzoni

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Elisabetta I e Alessandro Farnese

20 Settembre 1588 (secondo il nuovo calendario del vostro egregio signor Papa)

Elisabetta I regina di Inghilterra, al suo prossimo sposo duca di Albany e già duca di Parma e Piacenza, Alessandro Farnese

Mio signore, ve lo dirò nuovamente senza fronzoli e arzigogoli; quelli li lascio ben volentieri ai valenti ruffiani che popolano la mia corte in abbondanza.

Sposare una donna di più di cinquanta anni... La vostra ambizione, signor duca, non ha confini! Ed il vostro padrone, per questa vostro innocente scherzo a suo danno, vi rincorrerà fin nelle fiamme dell'inferno a cui mi voleva destinata.

Quando giungeste al mio cospetto, dopo le vostre vittorie a Margate e Basildon, dopo che seppi che i Percy si sarebbero schierati con voi, assieme a tutti i lord del settentrione, pensai seriamente che la mia vita sarebbe finita quella sera. Davanti ad un cencioso pub di un qualsiasi villaggio di campagna, braccata come un daino in fuga, vedevo già la vostra lama scendere sulla mia testa.

Testa che poi, molto amabilmente, avreste disposto su un piatto d'argento e ricoperta di prezioso panno di seta, per inviarla, con i vostri omaggi, a re Filippo.

E invece? Cosa mi sentii dire?

Sposatemi. Io diventerò re, e voi rimarrete regina. E con il capo attaccato al vostro ancor grazioso collo.

Durante la mia lunga vita mai sentii una proposta di matrimonio meno dolce, meno poetica, meno delicata di questa!

Eppure, debbo convenire, non ne sentii mai una altrettanto persuasiva!

Mi domando ancora la ragione, invero. Non fraintendetemi, non sono così sciocca da non comprendere di essere un ottimo strumento, nelle vostre mani. Ma avreste potuto godervi onori e ricchezze non minori, e per giunta senza incorrere nelle ire del vostro padrone! Certo forse non il titolo di re, ma che sono i titoli, di fronte alla prospettiva di vivere con l'uomo più potente della terra come nemico?

Sia come sia, attento signor duca: avete scelto una donna ambiziosa quanto voi, per quanto attempata, come nuova consorte!

Non so se si convenga, per la mia posizione, salutarvi infine in questo modo, ma ugualmente lo farò:

Vostra devotissima sposa,
Elisabetta.

[Forse nell'intestazione Elisabetta l'ho resa fin troppo provocatoria, ma anche in tutto il resto della lettera. a dire il vero... Sinceramente non saprei se tale impresa del Farnese (che vedo un po' come l'apoteosi e insieme il canto del cigno del condottiero italiano) sia effettivamente destinata a durare... Vero è che finanziare un'altra spedizione del genere potrebbe essere finanziariamente troppo per Filippo. Ci sono molte domande aperte che rimangono, sia sulla questione religiosa, sia sulla successione: i figli di Alessandro riusciranno a riparare in tempo presso il padre prima di essere uccisi?]

Paolo Maltagliati

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Maria Teresa e Federico II

Dal sito studen.te, ricco di sintesi di storia per i Maturandi:

Il 12 giugno 1733 Federico di Hohenzollern, Principe Ereditario di Prussia, sposa Maria Teresa d'Asburgo, Principessa Ereditaria d'Austria. Il matrimonio era uno dei desideri dell'Imperatore Carlo VI ,desideroso di creare un forte stato germanico, ma tutt'oggi molti storici ritengono che il matrimonio non si sarebbe tenuto se Hans von Katte, uno dei migliori amici di Federico, non avesse pugnalato Re Federico Guglielmo II, il Re Sergente, mentre si recava al capezzale di Eugenio di Savoia, ammalatosi durante una delle sue campagne contro i turchi. Il Re sopravvisse ma rimase fortemente debilitato e fu a malapena in grado di governare. In realtà fino alla sua morte nel 1735 il governo fu in mano alla Regina Sofia che, in quanto figlia di Giorgio I d'Inghilterra, avrebbe preferito un matrimonio rafforzativo con la Monarchia inglese ma Sofia non era Federico Guglielmo, non aveva la forza e forse neppure la voglia di imporre una moglie al figlio. Il matrimonio fu incredibilmente affettuoso: entrambi i principi avevano personalità forti, entrambi avevano le stesse idee sull'Illuminismo e entrambi erano intenzionati a costruire al meglio il loro paese. Nel 1740 Carlo VI morì e scoppiò la Guerra di Successione Austriaca, che fu peraltro molto breve: i Franco-bavaresi furono sconfitti e Federico II venne eletto Sacro Romano Imperatore col nome di Federico IV. Il conflitto fu anche un modo per risolvere alcune spinose questioni territoriali e dinastiche: in primis si riconobbe Francesco III di Lorena, molto amico di Maria Teresa, Duca del medesimo territorio. In cambio sposò Maria, figlia dell'ex Re di Polonia Stanislao, alleato del Re di Francia Luigi XV, il quale a sua volta sposò poi sua sorella, Anna Carlotta di Lorena. In secundis alla morte di Gian Gastone de Medici, Granduca di Toscana, si riconobbero i diritti di Don Carlo di Spagna, già Re di Napoli e Sicilia, tramite la sua bisnonna Margherita de Medici. Nel 1741 nacque il primo figlio di Federico e Maria Teresa che fu chiamato Federico Carlo e venne educato al meglio, con insegnati del calibro di Voltaire, l'Illuminismo di Maria Teresa e le doti militari di Federico. Nel 1759 scoppiò poi la Guerra dei 7 anni causata dalle ambizioni francesi sulla Lorena e dal l'ascesa di Don Carlo sul trono di Spagna come Carlo III. Nel 1766 si ribadì dunque la divisione delle Corona di Spagna con quelle di Napoli, Palermo e Firenze e l'indipendenza lorenese. L'Inghilterra era sempre più inquieta, dopo essere rimasta illusa e scornata con un matrimonio con gli Hohenzollern ora temeva il crescere della potenza tedesca. La conquista delle colonie francesi durante il conflitto tolse il principale motivo d'attrito con Parigi e l'aiuto dei "volontari" di Johann Kalb ai rivoluzionari americani portarono alla maturazione di quello che poi sarà chiamato il Rovesciamento delle Alleanze. Nel 1780 morì Maria Tersa d'Austria e nel 1786 lo seguì il marito Federico IV: gli successe il figlio Federico V. Ma prima che un nuovo conflitto investisse il Continente scoppiò la Rivoluzione Francese e le conseguenti Guerre Napoleoniche. Nel 1815 il Congresso di Vienna riscrisse le cartine europee: Federico V voleva ricreare il Sacro Romano Impero e Tallyrand gli offrì il suo appoggio in cambio della Lorena ma l'Imperatore non era disposto a sacrificare così una dinastia così a lungo alleata, retta allora da Francesco IV di Lorena. Così, grazie alle magie del Cancelliere Metternich, venne deciso che la Francia avrebbe ottenuto invece i Paesi Bassi Asburgici. Intanto venne ricreato l'SRI. Su pressione imperiale poi si decide di scorporare la Toscana da Napoli e Palermo, in cambio della Corsica. Due anni dopo muore Federico V, gli succede Federico VI, figlio suo e di Maria Luisa di Spagna, nato nel 1768. Nel 1830 scoppiano i moti: oltre a quelli di Luglio in Francia, l'unico che ha successo è quello d'Emilia. Scornati per aver perso la Toscana, i Borboni infatti incoraggiarono i sogni espansionistici di Francesco IV d'Asburgo-d'Este che si accordò con i rivoluzionari di Ciro Menotti. Essi scatenarono una serie di rivolte che cacciarono i legittimi sovrani da Parma e Piacenza e le forze pontefice dalla Romagna, permettendo a Francesco di annettersele e creare così il Granducato d'Emilia e Romagna. Ai moti del '48 Federico VI, di idee liberali, rispose dimettendo Metternich e accettando la creazione di una grande dieta confederale dell'Impero che prese il nome di Bunderreichstag. In Italia il Regno di Sardegna di Carlo Alberto ottenne il supporto dei Borboni di Toscana e Napoli-Sicilia, che mandarono Guglielmo Pepe con rinforzi, e dell'Emilia-Romagna. Con la vittoria di Custoza Carlo Alberto poté conquistare il Lombardo-Veneto e persino Trento e Gorizia. I Borboni ottennero l'annullamento della Legge di Scorporazione in caso di esaurimento di uno dei due rami. Tuttavia l'alleanza con gli altri Stati italiani durò poco, visto che ben presto questi si avvidero dei progetti unificatori di Torino. Il Regno di Sardegna si alleò allora con la Francia di Napoleone III. Poco dopo morì Federico VI e gli successe Federico VII, figlio suo e di Carlotta di Spagna, nato nel 1805. Dieci anni dopo scoppiò un nuovo conflitto: l'Impero si disinteressò quasi completamente dell'Italia, optando piuttosto per attaccare la Francia per contendersi la supremazia dell'Europa. Il disastro di Sedan e l'abdicazione di Napoleone III pose fine si sogni francesi di gloria e costrinse i francesi a cedere il Belgio all'Impero. Torino dovette restituire Trento e Gorizia ma poté annettersi l'Emilia-Romagna., giudicata alla stregua dei traditori dopo i fatti del 1830. Due anni dopo il breve conflitto Sardo-Borbonico consegnò la Corsica nelle mani di Vittorio Emanuele II grazie alle camicie rosse di Garibaldi. Nel 1870 muore Federico VII, gli succede Federico VIII d'Asburgo-Hohenzollern, figlio suo e di Maria Anna di Savoia, sposata nel 1832 in funzione anti Emilio-romagnola. È il periodo della Belle Zeit, la Bella Epoca, del colonialismo e dell'industrializzazione. L'Impero, sotto la spinta del suo Cancelliere di Ferro Otto von Bismarck, conquista un impero coloniale comprendente Camerun, Kongo, Tanganika, Neu Guinea, Arcipelago di Bismarck e Sarawak. Anche gli Stati italiani non restano inerti. Napoli prende Eritrea e Somalia mentre la Sardegna ottiene Togo e Namibia. La Francia, lanciatasi in anticipo sugli altri, ha preso anche Marocco e Libia, tra le ire ispanico-borboniche. Nel 1894 muore Francesco II, detto Franceschiello, senza eredi diretti: Toscana, Sicilia e Napoli vengono riunite sotto lo stesso sovrano. Federico VIII lascia spazio alla politica estera bismarckiana, in particolare la pace raggiunta con la Russia in cambio della spartizione dei Balcani (seguita alla Pace di Santo Stefano che vide accolte le istanze russe circa la Grande Bulgaria, Serbia, Montenegro e Valacchia) e dell'appoggio alle pretese russe sull'Afghanistan. Nel 1910 muore Federico VIII, gli succede Federico IX, figlio avuto da Maria Annunziata di Borbone nel 1862. A lui toccò il gravoso compito della Prima Guerra Mondiale scoppiata nel 1914 quando un nazionalista serbo, Gavrilo Princip, assassinò la Regina Elena di Montenegro con il consorte, il Re di Sardegna Vittorio Emanuele III, per la sua opposizione ad entrare nella Grande Serbia. Sardegna, Montenegro, Francia, Inghilterra, Portogallo, Grecia, Cina, Giappone ed Impero Ottomano vs Sacro Romano Impero, Impero Russo, Serbia, Borboni di Napoli-Sicilia-Toscana, Spagna, Bulgaria, Romania ed Albania. La guerra terminò nel 1916: la Francia era priva d'importanti risorse naturali come il carbone e pertanto non poteva competere con l'Impero. La Conferenza di Pace di Postdam, un secolo esatto dopo quella di Vienna, impose pesanti condizioni agli sconfitti: oltre a pesanti danni di guerra, la Francia dovette cedere il Pas de Calais e la Sardegna il Veneto all'Impero. Il Ducato di Lorena inglobò l'Alsazia e divenne il Ducato d'Alsazia e Lorena sotto Francesco V. I Borbone napoletani presero Corsics e Sardegna mentre i loro parenti di Madrid si rifecero un impero coloniale. La Russia infine poté dilagare in Afghanistan, India e Medio Oriente. A seguito del notevole sforzo per il paese e il popolo Federico IX legalizzò i partiti, diede ulteriori poteri al Bunderreichstag e diede il voto alle donne. I primi cancellierati videro vittoriosi i socialdemocratici con Frederick Ebert prima ed Heinrich Brüning poi. La crisi del '29 portò caos e disordini e alla vittoria dei conservatori cattolici di Franz von Papen e Egelbert Dollfuss i quali reagirono alle violenze inviando le truppe dell'eroe di guerra Paul von Hindenburg a reprimere i moti e mettendo fuori legge nazionalsocialisti e comunisti. Nel 1937 morì Federico IX, gli successe Federico X, figlio suo e di Maria Giuseppina di Sassonia, nato nel 1890. Il nuovo sovrano dovette traghettare l'Impero attraverso la Seconda Guerra Mondiale contro il Regno di Francia, restaurato dal golpe dell'Action Francoise, di Enrico VI è Charles Maurras, l'Inghilterra di Edoardo VIII e Oswald Mosley, il Giappone di Hirohito e Hideki Tojo e la Sardegna del Reggente Duce Benito Mussolini. Al suo fianco la Russia dello Zar Michele II il Riformatore, la Cina di Chiang Kai Shek e Mao Tse Tsung, la Iugoslavia (Serbia+Montenegro+Albania) di Pietro II e Josip Broz "Tito", il Regno Unito di Toscana, Sicilia e Napoli di Don Luigi Sturzo e gli Stati Uniti d'America del Presidente Fiorello Henry LaGuardia (Progressive Party). Nel 1944 le atomiche costruire da Fermi, Einstein e Heisenberg piegarono il Giappone con gli attacchi di Okinawa ed Iwo Jima. Il Regno di Sardegna crollò: Lombardia e Val d'Ossola confluirono nella Confederazione Elvetica, la Sardegna passò ai Borboni, Corsica ed Emilia-Romagna proclamarono l'indipendenza e venne proclamata la Repubblica. Fu poi la volta della Guerra Fredda tra il Blocco Euroasiatico (SRI, Russia, Iugoslavia, Grecia, Romania, Bulgaria, Norvegia, Danimarca, Spagna, Portogallo, Scozia, Piemonte, Unione Borbonica, Corsica, Svizzera, Francia, Persia, India, Federazione Indocinese, Arabia Rashida, Lega Unità del Golfo Persico, Regno Unito di Iraq e Giordania, Repubblica del Kurdistan e Irlanda), riunito nel Patto di Varsavia, e il Blocco Sino-Atlantico (Stati Uniti, Islanda, Repubblica d'Inghilterra, Repubblica Democratica d'Emilia-Romagna, Giappone, Cina, Indonesia, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Repubblica del Quebec, Messico, Brasile, Argentina, Cile, Perù, Colombia, Venezuela, Etiopia, Pakistan, Siria, Palestina e Turchia), riunito nella PATO (Pacific and Atlantic Treaty Organisation). Contemporaneamente Altiero Spinelli, Robert Schuman, Nicolaj Bucharin e Konrad Adenauer fondarono l'Unione Euroasiatica (membri fondatori: Francia, SRI, Italia, Russia, Olanda e Lorena). Gli anni '50 videro le prime tensioni incoraggiate dal neoeletto Presidente USA Douglas McArthur: l'intervento in Cina per imporre Shek al governo e la Guerra di Corea tra Nord e Sud furono i primi segnali della nuova competizione. Nel 1962 la Crisi dei Missili Islandesi portò il mondo sull'orlo della guerra nucleare ma alla fine Nixon recedette dai suoi propositi in cambio del ritiro dei missili europei asiatici da Cuba. Nel 1965 si spense Federico X, gli successe Federico XI, figlio suo e di Olga Nikolaevna Romanova., nato nel 1915. Gli anni '60 videro le grandi battaglie per i diritti, la decolonizzazione e la Guerra d'Indocina, invasa nello stesso anno dagli USA e dalla Cina. Iniziò anche ad affermarsi una nuova dottrina politica nota come Comunismo: essa aveva già fatto la sua apparizione con le fallite rivoluzioni di Mao in Cina, Lenin in Russia e Thorez in Francia ma non si era mai affermata in una qualunque nazione. I comunisti si divisero così in due tronconi: i moderati ritornarono alle idee di Turati circa la via pacifica per raggiungere il potere ed ottennero il primo successo con la nascita della Repubblica Democratica D'Emilia-Romagna guidata da Pietro Nenni. I radicali continuarono a credere nella necessità di una rivoluzione, si avvicinarono agli anarchici e riuscirono a creare l'Unione delle Repubbliche Socialiste Africane (URSA) sotto la guida di Kwane Nkrumah. Gli anni '70 videro le prime rivoluzioni comuniste sudamericane (Allende in Cile, Che Guevara in Argentina)e quelle islamiche (Khomenei in Persia, il Clan Al-Saud guidato da un certo Osama Bin Laden in Arabia Rashida). Nel 1988 la crisi economica del sistema capitalistico americano portò alla vittoria del progressista Jimmy Carter (i progressisti non vincevano un'elezione dal 1948). Nel 1989 cadde il Muro di Dover, che divideva l'Europa. nel 1992 un fallito colpo di stato contro il Presidente Carter portò al collasso degli Stati Uniti e alla fine della Guerra Fredda: al suo posto nacque la Federazione Americana, guidata da Jim Brown. La Cina invece represse le proteste di piazza ed è tutt'oggi una dittatura guidata dal partito unico del Kuomingtag. Un governo in esilio a guida comunista risiede ad Hanoi. Nel 1995 morì Federico XI e gli successe l'attuale sovrano Federico XII, classe 1946, figlio dell'Imperatore e di Irene di Grecia. Gli anni '90 furono attraversati da grandi rivolgimenti che culminarono con i Fatti del 2000: l'allargamento dell'URSA all'intero continente africano, la nascita di un governo simile in Centro e Sud America sotto la guida di Daniel Ortega, le sanguinose Guerre del Texas tra lo stato secessionista e la Federazione Americana, l'allargamento dell'UEA e la nascita della Confederazione Italiana, voluta dal presidente emiliano-romagnolo Romano Prodi. Importanti furono poi le Guerre Adriatiche, che sancirono ,con una serie di referendum indetti dal neoeletto sovrano Federico XII nel 1995, l'indipendenza di Croazia e Serenissima Repubblica Veneta. Il 2001 vide poi i terribili attentati di Berlino, Vienna e Francoforte da parte dei terroristi islamici, che provocarono l'invasione dell'Arabia Saudita guidata da Osama Bin Laden e dell'Iran che minacciava di sviluppare l'arma atomica (anche se poi nessuna arma di distruzione di massa è stata trovata nel paese). La Guerra al Terrorismo a peraltro visto anche la durissima sollevazione delle aree islamiche all'interno dell'Impero Russo, dall'Afghanistan alla Cecenia, dal Tatarstan al Kazakhstan, sotto la guida dell'Ayatollah Omar. Bin Laden è stato impiccato nel 2005. Tre anni dopo una grave crisi economica ha colpito il Mondo. Attualmente continua gli sforzi delle principale potenze mondiali per contrastare entrambi i problemi, nonostante l'avanzata dell'Estrema Destra della francese Marine Le Pen (Front National), dello svizzero Matteo Salvini (Lega Lombardo-Ticinese/Lega Italofona) e degli Imperiali Hofer e Viktor Orban.

Cancellieri del Sacro Romano Impero:
Klemens von Metternich 1816-1848 Conservatore
Vacante, Governa l'Imperatore 1848-1850
Lajos Kossuth 1850-1858 Liberale
Johann Radetkzy 1858-1864 Conservatore
Otto von Bismarck 1864-1890 Conservatore
Alfred Tirpiz 1890-1920 Conservatore
Frederick Ebert 1920-1925 Socialdemocratico
Henrich Bruning 1925-1932 Socialdemcoratico
Egelbert Dollfuss 1932-1934 Zentrum (assassinato da un estremista di estrema destra, tale Adolf Hitler)
Franz von Papen 1934-1948 Zentrum
Konrad Adenauer 1948-1961 Zentrum 
Alexander Dubcek 1961-1974 Socialdemocratico
William Brandt 1974-1979 Socialdemocratico
Helmuth Kohl 1979-1994 Zentrum
Gehrard Schröder 1994-2004 Socialdemocratico
Wolfgang Schauble 2004-2014 Zentrum
Alexander van der Bellen 2014-in carica, Verde, Governo tecnico sostenuto da una Gross Koalition (Verdi, SD, parte dello Zentrum e parte dei comunisti), in opposizione all'Estrema Destra.

Presidenti USA
Thomas Woodrow Wilson D 1913-1921
Warren Gamaliel Harding R 1921-1923
Calvin Coolidge R 1923-1925
Alfred Emanuel Smith D 1925-1933
Franklin Delano Roosevelt D-P 1933-1941
Fiorello Henry LaGuardia P 1941-1947 
Upton Ball Sinclair P 1947-1953
Douglas MacArthur C 1953-1961
Richard Milhous Nixon C 1961-1969
Barry Goldwater C 1969-1977
Ronald Wilson Reagan C 1977-1985
James Earl Carter P 1985-1993

Presidente della Federazione Americana:
James Brown American Union Party 1993-2001
Oliver North AUP 2001-2009
John Negroponte AUP 2009-2013
Olivert North AUP 2013-in carica

Primi Ministri dell'Impero Russo (da quando la carica ha un valore)
Aleksander Kerenskij Indipendente 1940-1949
Nicolaj Bucharin Partito Agrario 1949-1957
Aleksander Kolchak Conservatore 1957-1967
Nikita Chruscev Partito Agrario 1967-1972 
Andrej Gromyko Partito Agrario 1972-1979
Kostantin Chernenko Partito Liberale 1979-1983
Viktor Grisin Conservatore 1983-1992
Mikhail Gorbaciov Partito Socialista 1992-2001
Boris Elstin Partito Liberale 2001-2007
Vlaidimir Putin Conservatore 2007-2014
Garry Kasparov Partito Socialista 2014-in carica

Membri dell'Unione Euroasiatica (con cronologia dell'adesione):
Regno di Spagna, Repubblica di Portogallo, Sacro Romano Impero, VII Repubblica Francese, Ducato d'Alsazia-Lorena, Regno dei Paesi Bassi, Confederazione Italiana (comprendente Repubblica Piemontese, Confederazione Elvetica, Repubblica Democratica d'Emilia-Romagna, Regno Unito del Tirreno, Stato Pontificio, Serenissima Repubblica di Venezia, Repubblica di Corsica), Iugoslavia (Serbia e Montenegro), Valacchia/Romania, Albania (e Kossovo), Bulgaria (e Macedonia), Regno di Grecia (capitale Costantinopoli), Regno di Svezia, Regno di Norvegia, Regno di Danimarca, Repubblica d'Islanda, Repubblica di Galles, Repubblica d'Irlanda, Repubblica di Scozia, Impero Russo, Regno di Corea, Regno Unito di Giordania ed Iraq, Lega del Golfo Persico, Unione Indiana, Federazione Indocinese, Repubblica Filippina, Repubblica Indonesiana, Yemen, Oman, Sri Lanka, Bangladesh, Nepal, Bhutan, Repubblica del Kurdistan. Attualmente è in corso un referendum per stabilire l'entrata o meno della Repubblica inglese nell'Unione. Somalia, Eritrea, Etiopia, Marocco e Tunisia sono candidati.

Presidente dell'UEA: 
Altiero Spinelli Indipendente 1952-1962
Imre Nagy Socialista 1962-1972
Benigno Simeón Aquino Socialista 1972-1982
Indira Gandhi Nazionalista 1982-1992
Aldo Moro Popolare 1992-2002
Liu Xiaobo Democratico 2002-2012
Mikhail Gorbaciov Socialista 2012-in carica

Stati del Nord America:
Confederazione Canadese (con Alaska e Groenlandia), Repubblica del Québec, Repubblica delle Hawaii, Repubblica del Texas, Repubblica Autoproclamata dei Mormoni dello Utah (Deseret), Repubblica del Minnesota, Repubblica del Vermont.

Federico Sangalli

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Napoleone e Maria Luisa

Cara Maria Luisa, fiore del deserto egiziano

Ti scrivo dal Cairo, dove la mia Seconda Campagna prosegue in maniera che posso definire senza timore di riprendermi ottimistica.

Non ti tedierò a lungo con i dettagli della milizia militare, ma tuttavia non posso esentarmi dal ringraziare te, o Maria Luisa, che mi sei sempre stata accanto e che, sono sicuro, se le cose fossero andate diversamente mi avresti amato in ugual modo.

Ancora oggi, nei miei sogni, il terrore all'idea di ciò che avrebbe potuto accadere se quel dì lontano avessi ascoltato i miei ufficiali e il mio orgoglio, e con l'esercito europeo avessi marciato su Mosca, azione che, a posteriori, giudico insensata e vanagloriosa, nessuno vince contro il generale inverno se non chi ci ha convissuto da secoli.

Quella notte, la notte prima della spedizione, tu più volte mi spronasti a tornare indietro, ma io, sciocco come sono ancora nella mia gloria, vedevo in ciò una viltà, una resa, e mi addormentai zittendoti in una maniera che ancora oggi mi ripudia, quando tu sai quanto io sempre ti abbia amata. Quella notte mi apparve in sogno la Campagna di Russia che mai fu, vidi le mie legioni distrutte dal freddo, vidi la neve ricoprire scheletrici cadaveri ghiacciati, vidi poi Mosca in fiamme, i viveri sparire, vidi infine una battaglia contro i russi spuntati di nuovo, dopo che Mosca era silenziosa come un cimitero al nostro arrivo, la grande sconfitta l'Europa in rivolta, l'esilio, la morte.

Un angelo! Quello fu, a salvarmi dal sogno, poiché tu mi svegliasti dal torbido pensiero, dalla morte che in quel momento si stava avverando, e allora quanto ti baciai, ringraziai!

Annullai l'operazione zittendo tutti i generali, ma un simile esercito che avevo radunato non potevo smembrarlo su due piedi, e mio fratello in Spagna continuava a chiedermi aiuto per le rivolte, così decisi che, se quello non poteva risolverle, nulla avrebbe potuto! La Seconda Campagna Spagnola fu un successo, le mie truppe dilagarono per la Spagna, fecero la caccia alle streghe contro i guerriglieri, che ora so essere stati aiutati dall'Inghilterra, e poi estesero il mio controllo in tutta la penisola iberica, Portogallo compreso, non prima di aver siglato una pace con l'Inghilterra per assicurarmi che non mi mettesse i bastoni fra le ruote di nuovo.
Dopo quel giorno quante vittorie! Con questo magno esercito andai in Italia a schiacciare i Sanfideisti di Ruffo, poi in Germania a schiacciare una rivolta, il tutto pezzo per pezzo, volta per volta, nessun esercito si coalizzò con gli altri, con la crescente paura per la mia invincibile armada.

Ma tre nemici cospiravano nell'ombra, ancora: L'Inghilterra, mio nemico assoluto, la Russia, che dal posteriore del suo Generale Inverno mi scrutava, e l'Impero Ottomano, la mia prossima vittima.

Un successo fu la Campagna Egiziana, due volte, come scrisse un certo poeta italiano, passai per le piramidi, due volte arrivai in Siria, ma questa volta vinsi, e mi coronai Re di Gerusalemme.

Ora sto facendo una piccola pausa, perchè le truppe dei miei fedeli alleati liberano i popoli nei balcani, che ora mi chiamano Il Liberatore, pensa! Mentre i tedeschi mi chiamano l'occupante, gli Italiani l'Unificatore, i greci il Liberatore e gli Spagnoli il tiranno. Dopo l'assedio, fra un mese, di Instanbul, progetto di partire alla volta dell'India, ripercorrendo le conquiste di Alessandro Magno, che dopo il matrimonio con te posso definire mio antenato e antenato dell'Acquilotto, il Re di Roma, che spero stia bene e che sin da subito deve imparare dal padre l'Ars Bellica.

Dopo l'India voglio proseguire e discendere le correnti del Nilo, penetrare nel Sahara come gli Arabi, oppure strappare i popoli arabi dalla Russia, liberare anche loro!

Sono consapevole, e mi dispiace parlarne davanti a te, so quanto ti faccia male, che l'Austria non è mia vera alleata e trama per pugnalarmi alle spalle una seconda volta, ma io non posso invadere la nazione della mia amata, spero di corromperli coinvolgendoli nella spartizione dei balcani, sto inoltre per formalizzare l'unione di tutti questi regni sotto il mio controllo in un'unica entità simil-federale a modello del Sacro Romano Impero, che però questa volta sarà sotto il mio controllo, e benchè possa per ora dirsi solo occidentale, questa volta, con l'assedio di Costantinopoli, l'unificazione sarà totale! la capitale sarà a Roma, dove l'Acquilotto regna di già, ma il centro pulsante dell'Impero sarà sempre Parigi.

Spero di ricevere la tua risposta presto e di ricevere buone nuove su Napoleone II, e che tu abbia buone notizie da darmi sulla vita che conduci. A presto, Mon Amour,

Il tuo Napoléon

[Sdolcinata fino all'ultimo! Ma è stato storicamente provato che fra questi due personaggi vi fu amore vero e non solo l'accordo geopolitico fra Francia e Austria: effettivamente lei amava lui, e lui amava lei]

MorteBianca

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Giuseppe Garibaldi e Anita

Dal testo del Proclama del Campidoglio, 17 marzo 1851:

« Noi, popoli tutti d'Italia, qui rappresentati dal quadrumvirato formato da Massimo Taparelli, marchese d'Azeglio, Primo Ministro del Regno di Sardegna ed Italia Settentrionale; Francesco Domenico Guerrazzi, Presidente del Consiglio dei Ministri del Granducato di Toscana; Pellegrino Rossi, Capo del Governo dello Stato Pontificio; e Carlo Filangieri, principe di Satriano, duca di Cardinale e di Taormina, barone di Davoli e di Sansoste, Capo di Gabinetto del Regno delle Due Sicilie; noi popoli d'Italia tutti, di fronte ai Deputati democraticamente eletti con Suffragio Universale Maschile e riuniti nel Parlamento del Palazzo del Campidoglio in Roma, oggi, 17 marzo dell'Anno di Grazia 1851, proclamiamo la nascita della Confederazione degli Stati Uniti d'Italia, con capitale Roma, la Città Eterna. Capo di Stato e Presidente della Confederazione viene eletto, per voto unanime dell'Assemblea, Sua Eccellenza il Generale Giuseppe Garibaldi, Comandante in Capo delle Forze Armate Confederate, eroe dell'indipendenza italiana, affiancato dalla moglie, signora Anita de Jesus Ribeiro da Silva, lei pure eroina della Guerra d'Indipendenza.

Non è il caso di ripercorrere qui tutti i meriti che il primo Presidente e la sua signora possono vantare nei confronti dei popoli d'Italia, dopo aver a lungo combattuto per la libertà della Repubblica del Rio Grande e della Repubblica dell'Uruguay. Quando, spaventate dalla prepotenza del dominatore austriaco, le nazioni d'Italia stavano per recedere dalla guerra contro di esso ed abrogare le Costituzioni Liberali, addì 27 luglio dell'Anno di Grazia 1848 il generale Garibaldi piombava nei pressi di Custoza contro le soverchianti truppe dell'Impero Austriaco, comandate dal maresciallo Josef Radetzky, e con la forza del suo braccio e l'ardore del suo spirito infliggeva loro una decisiva sconfitta. La sua sposa Anita si distingueva altresì, combattendo valorosamente come un uomo, e rischiando più volte di restare uccisa. La vittoria rianimava le fiamme degli italici petti, e il Generale passava di vittoria in vittoria, giungendo fino a Trieste, mentre la Lombardia, la ricostituita Repubblica di Venezia, il Trentino, l'Istria, l'ex Ducato di Parma e Piacenza e l'ex Ducato di Modena e Reggio votavano per l'annessione al Regno di Sardegna di Sua Maestà Re Carlo Alberto di Savoia. Addì 9 agosto dell'Anno di Grazia 1848, l'Impero d'Austria era costretto a chiedere l'Armistizio di Villafranca. La causa italiana aveva trionfato.

Addì 23 marzo dell'Anno di Grazia 1849 il Granduca di Toscana Leopoldo II di Asburgo-Lorena, Sua Santità Papa Pio IX e Sua Maestà Ferdinando II, per Grazia di Dio Sovrano delle Due Sicilie, si incontrarono a Mantova, una delle fortezze del Quadrilatero sgomberate dalle truppe austriache, con Re Carlo Alberto di Savoia e con il generale Giuseppe Garibaldi, il quale proponeva la costituzione di un'unione doganale e monetaria tra i Quattro Stati italiani, e la realizzazione di una Federazione di Stati Sovrani, che avrebbero messo in comune la politica estera e di difesa. Oggi quel sogno si realizza; per i prossimi sei anni il generale Giuseppe Garibaldi, che già tutti chiamano l'Eroe dei Due Mondi, affiancato dall'amata moglie Anita, deterrà il potere esecutivo nella Penisola Italiana, e rappresenterà nella sua persona la riconquistata Unità della Nazione. Dato dal Parlamento del Campidoglio il 17 marzo 1849. »

Lord Wilmore

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Vittorio Emanuele I(II) e Maria Cristina

Trento, Castello del Buon Consiglio, 2 agosto 1884

Mio amatissimo marito e sovrano Vittorio Emanuele, primo di questo nome,

Vi scrivo questa lettera reduce dai festeggiamenti del Giorno dell'Unità. Trovo straordinario come a 18 anni dalla liberazione di Trento per mano di Garibaldi il ricordo di quel corsaro sia ancora vivo nei cuori dei cittadini. Ne ho parlato con il Sindaco della città ed Egli dice che, in effetti, tutta l'Unificazione (i “baffoni” nostalgici dicono Occupazione) è qualcosa di assai strano per i trentini. Mi ha raccontato che all'epoca della Terza Guerra Egli era poco più che uno studente universitario poco avvezzo di politica, cosa ben strana visti il ruolo che ricopre oggi. Suo padre invece era un notabile trentino che ancora portava le ghette e che ogni anno donava la botte del suo miglior vino alla Corte di Vienna: quest'uomo antico, visti i Kaiserjäger ritirarsi da Bezzecca per difendere Innsbruck, pianse lacrime amare e disse al figlio che i massoni vestiti di rosso avrebbero impiccato l'Arcivescovo con le sue interiora, bruciato la Cattedrale e rinchiuso lui e i suoi amici in un castello, per ucciderle di inedia come i borbonici del Sud.

Il Sindaco mi ha poi raccontato con il sorriso sulle labbra che quando Garibaldi arrivò al ponte sul Fersina Lui e tutti i notabili erano schierati ad accoglierlo, metà di loro pronti al martirio e l'altra metà a martirizzare. Un anziano barone, soffocato dalle pastrane e dal sole di Agosto, svenne di fronte all'Eroe senza che nessuno avesse il coraggio di soccorrerlo. Allora Garibaldi scese dal suo ronzino, si tolse il poncho e aiutò l'anziano chiamandolo fratello. Lo so, marito mio, che sembra una favola, una di quelle che i giornaletti propinano ai piccoli per farli ardere di patriottismo, ma ho visto gli occhi di molti vecchi brillare nel sentire questa storia. E se anche non fosse vera tutti ci crederebbero comunque poiché nessuno, a parte poche teste di legno, ha di che lamentarsi circa il Nostro governo di Roma. Le nuove ferrovie verso la Germania arricchiscono tutte le valli che attraversano, campi ed officine sono qui ubertosi come a Napoli e, senza più il dazio sul pane, non un solo accattone disturba il passeggio per questa splendida perla delle Alpi. Molti cittadini poi, nel festeggiare con mortaretti l'entrata dell'Eroe dei Tre Mondi a Trento, mi hanno mostrato orgogliosi le medaglie garibaldine di Magenta e della Presa di Roma.

Roma. Oh marito mio, se penso a quella superba città dove ti incontrai per la prima volta ancora mi piange il cuore. So che non apprezzi queste romanticherie ma saperti così vicino e al contempo così lontano mi getta in una disperazione tale che solo quel ricordo mi rasserena. Ricordare un sogno è cosa strana, ma davvero mi sembra di ricordare quando tra le braccia di Nostro Padre e Vostro Nonno Sua Santità ci battezzò e benedì la nostra unione. Sotto tali auspici non poteva che nascere un amore come il nostro. Quasi benedico quel massone camorrista del Ministro Liborio Romano che sul letto di morte costrinse Vostro Nonno Re Vittorio a giurare che ci avrebbe fatti sposare, e prego per lui pur sapendolo nel gelo del Cocito!

Non vi preoccupate marito mio, poche lacrime bagnano il mio viso e le asciugherò presto quando riceverò la Vostra prossima missiva. Di lacrime poi in questi giorni ne ho versate già troppe. Perdonate questa Vostra sciocca moglie che non sa rispettare le Leggi dei Vostri Padri e piange mentre celebra il Suffragio per Vostro Nonno e Vostro Padre, vittima infelice di un massone, mio Padre e mia Madre e tutti i Nostri Defunti.

Ma basta parlare di me e dei miei vezzi di donna! Raccontatemi qualcosa Voi di quel Congresso danzante che il Cancelliere Bismarck ha riunito nella sua fredda città. Il Ministro Rattazzi mi ha confidato che alla Conferenza si giocano importantissime partite. Possiate Voi considerare questo mia riassunto non un diletto femminile ma un mio sincero tentativo di esserVi vicina nel difficile compito di Padre della Nazione.

Napoleone III ed il suo Ministro Grevì, che succederà come Presidente della Repubblica Francese quando il Bonaparte morrà, giungono a riscuotere le cambiali di Aquisgrana. Bismarck sembra disposto a concedere quanto ha promesso nel '68 ma resta sul tavolo la questione congolese, soprattutto ora che re Leopoldo è stato svelato dalla stampa come il peggior tiranno dai tempi di Attila. Si parla di una spartizione, il Belgio alla Francia e il Congo al Reich, ma anche che il partito coloniale francese voglia chiedere una promessa del Bismarck a sostenere la Francia nella sua occupazione dell'Etiopia. Il signor Grevì si gioca in questo tutto il suo capitale politico, se non riuscisse a soddisfare tutti gli avvoltoi che volano sulla carcassa del Bonaparte la Terza Repubblica francese avrà ossa assai guaste. Spero che francesi e tedeschi trovino ancora una volta un accordo, come quello di Aquisgrana che ha regalato all'Europa tre lustri di pace, all'Italia l'Unità e a Noi il nostro amore.

Russia e Ungheria sono invece pericolose: entrambe premono sui Balcani e minacciano il Nostro amico Aireddin Pascià. Per fortuna della pace che Nostro Signore ci ha donato le due potenze si odiano e si giocano i piccoli slavi del Sud ai dadi della diplomazia. Si vocifera poi moltissimo sul ritardo nell'invito dei diplomatici inglesi, cosa ben strana se si pensa all'importanza del Regno inglese nell'equilibrio europeo. Il Ministro Rattazzi ipotizza che sia una mossa del Bismarck molto astuta: al tavolo dei negoziati si riuniranno Potenze che hanno tutto l'interesse a vedere un ridimensionamento del potere inglese nel mondo. Secondo il Vostro consigliere, Bismarck vorrebbe approfittare della conferenza per tagliare fuori gli inglesi da ogni acquisizione territoriale e ottenere così la benevolenza di tutte le altre Potenze. Secondo il Cancelliere sarebbe l'unico modo per compensare le residuali ambizioni di Napoleone III e dello Zar senza toccare i precari equilibri balcanici. È una scelta pericolosa visto il carattere degli inglesi e gli interessi in gioco per loro (l'India e la via del Mar Rosso).

Vi aspetta un compito immane, marito mio: difendere gli interessi della Nostra giovane Nazione e proteggere i nostri alleati turchi in quella fossa dei leoni. Possa la Provvidenza guidare Voi e il Ministro Rossi in questa difficilissima situazione. Sapendo di questo immane compito, voglio disturbarvi ancora solo una volta, per una ragione della massima importanza. A Settembre sbarcherà a Napoli la nave "Freedom" della marina inglese che riporta la bara di Giuseppe Garibaldi dalla Nuova Zelanda, e con essa 2000 indigeni a lui legati. Il Ministro degli Interni, il fu garibaldino Crispi, mi ha chiesto di intercedere presso Voi per il ritorno della salma. Vostro Nonno Vittorio Emanuele lo accusò di tradimento per l'attacco al Santo Padre e Vostro Padre Umberto rifiutò la grazia, avendo il nizzardo intrapreso un'altra guerra sediziosa con i cannibali del Pacifico. Mio Padre fu cacciato dal trono da quell'uomo ateo e massone. Ma quell'Eroe ha donato a Voi l'amore di un sì grande Popolo e di molti altri nel mondo folgorati dalle sue gesta, a Noi il calore del nostro amore. Il Ministro Crispi mi consigliò di ricordarvi che siete un Re giovane e il popolo ama Garibaldi, ma io mi rifaccio all'onore che Vi impone di perdonare un servo sì devoto da essere stato obbediente ai bisogni della Vostra Casa invece che ai Suoi capricci.

Vi saluto e Vi raccomando alla bontà di Dio Onnipotente e san Francesco d'Assisi.

Vostra moglie Maria Cristina Pia Anna Isabella Natalia Elisa di Borbone delle Due Sicilie

[Il POD consiste nel fatto che Liborio Romano sostituisca Ricasoli come erede di Cavour, o perché il Conte lo perdona o perché fa le scarpe all'impreparato toscano. E ora, la risposta...]

aNoNimo

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Maria Cristina e Vittorio Emanuele I(II)

Berlino, 1 Dicembre 1884

Mia amatissima Regina,

ho potuto rispondervi solo ora, con un imperdonabile ritardo che non può essere giustificato in alcun modo. Vi chiedo però di perdonare questo stanco re che ancora non si svezza alle pratiche della politica. Questa Conferenza (o Congresso come lo chiamano i giornali d'Italia) è una lotta di coltello come quelle che insanguinano le bettole e arricchiscono i giornali, solo l'etichetta e le livree ci distinguono dai bravi dei Quartieri Spagnoli! Non potete immaginare cosa accade durante le notti: una cameriera tedesca è morta alcuni giorni fa cadendo da una finestra. Cosa triste ma di poco conto, se non si vociferasse che era l'amante di un bellissimo attaché francese, rinchiuso da giorni nelle sue stanze. Anche il Ministro Rossi spesso si attarda con strani individui e torna con preziosi segreti che difficilmente si possono apprendere senza malizia.

A quale immane compito ci ha condannati lo scioperante Passanante sparando a mio padre sei anni fa e lasciando questo giovane non ancora maggiorenne. Mi sento vittima dei miei mille Ministri che brigano e trafficano in mio nome senza chiedermi nulla, abbandonato da mio zio Amedeo che si dice “Reggente costituzionale” e aiutato solo dal mio caro colonnello Arcangeli. Avrei tanto bisogno dei saggi consigli di Vostro Padre il Principe del Senato, ma da tempo ci ha lasciati soli con zu' Franco e i suoi intrighi.

Vi ringrazio moltissimo dei Vostri saggi consigli ma temo che servano a poco. Il Senatore Alessandro Rossi se la cava benissimo senza il mio aiuto, parla a nome mio e di mio zio senza il minimo patema, tanto che i giornali locali lo dipingono con la mano sotto la giacca di mio zio a muovergli la bocca come ad un pupazzo. Ah, la libertà dei giornali è davvero inversamente legata al loro peso nel Governo! Napoleone III dal canto suo pare annetterà il Belgio, ultima gemma di una corona in scadenza. Monsieur Grévy lo ha scambiato con il Congo, e così Leopoldo il Tagliamani riceverà una liquidazione come ogni socio espulso e se ne andrà a fare il ricco in qualche città dove si conosca solo la Sua ricchezza. Una fine che dovrebbe ricordare a tutti Noi che siamo solo Uomini sotto un cielo stellato.

L'Etiopia diverrà un protettorato francese e su ciò si sono rotti i denti del leone inglese, che ormai può dire perse le fonti del Nilo Azzurro. I diplomatici della Regina Vittoria hanno quasi abbandonato la sala quando Bismarck ha annunciato il riconoscimento del Trattato di Wuchalée, trattenuti solo dallo sguardo famelico dei russi. Questi ultimi sembrano quelli che più si sono fatti imbrogliare dal volpone prussiano. Hanno accettato la Rumelia e il Turchestan in cambio di una nuova Controassicurazione, ovvero hanno promesso il loro aiuto ai tedeschi in cambio di terre inglesi e turche. Il Cancelliere si è giocato pure la corona bulgara, promettendo di sostenere Alessandro contro il filo-magiaro Ferdinando. Non mi è piaciuto che la Rumelia, governata dal Sultano turco Nostro amico, sia stata barattata così da Bismarck, ma il Ministro Rossi assicura che il plebiscito promesso darà ragione ai mussulmani ivi residenti, da anni in aumento per le deportazioni di Khayr ed-Din Pashà. Spero abbia ragione, altrimenti vedremo in pericolo i Nostri accordi del '71 con la Sublime Porta e la sicurezza dei nostri cittadini in Turchia. Anche il piccolo Portogallo ha avuto il suo spazio: la sua Mappa Rosa per unire Mozambico ed Angola è stata applaudita dai più ma nessuno ha parlato apertamente, temendo di tirare troppo la corda con gli irritatissimi inglesi.

Infine il Reggente Ungherese Anrdàssy ha ottenuto il mandato per pacificare, noleggiando navi francesi, l'isoletta di Nauru, che si dice nasconda un tesoro. Fuor di favola, sembra che Bismarck abbia promesso qualcosa al Conte, qualcosa che centra con misteriosi triumvirati nelle stanze del re romeno. Sembra insomma che Bismarck contenda a Parigi i suoi mastini balcanici. Bismarck ha giocato splendidamente le sue carte: ha confermato il fronte orientale e diviso i nemici occidentali senza quasi dover cedere nulla. In lui vedo i ritratti dei nostri Cavour e Romano. Quanto a noi, abbiamo fatto il possibile per difendere il Turco e ci siamo riusciti bene. Non posso che rallegrarmi di aver aiutato un'altra giovane Nazione che sta edificando il Suo Stato e la Sua Storia con l'aiuto di noi italiani. Sembra di essere Garibaldi in Sudamerica o Nullo in Polonia o un altro dei patrioti del Mondo di cui mi parla il colonnello Arcangeli.

Ho saputo che la salma dell'Eroe è a Napoli, ma che la Dogana le impedisce lo sbarco. Il mio cuore e il mio onore, che Voi avete mosso come la Luna le maree, fremono a questo affronto. Ne ho parlato con il Ministro Rossi che mi ha risposto in modo vago, dicendo che avrebbe parlato con mio zio. Un modo per dire che avrebbe parlato con sé stesso. Vi prometto, mia Regina, che smuoverò mari e monti ma farò sbarcare la salma affinché possa essere seppellita sul suolo che in vita ha redento. Com'è frustrante essere re senza poteri e figurare come il convitato di pietra alla tavola di Don Giovanni. E come lo è non poter essere al San Carlo a sentire le ultime opere dei Maestri d'Europa al Vostro fianco. Unica nota positiva, ho conosciuto il Principe di Prussia, erede tedesco alla morte del re prussiano, il malato Federico. Guglielmo è un omaccione arrogante e spavaldo che sembra sempre scrutare se Gli si guarda il braccio offeso. Più vecchio di me, mi ha riservato una calda familiarità, come quella che un giovane solo riserva ad un fratellino. Mi ha stupito enormemente che un uomo destinato ad uno dei troni più potenti della Terra sia così insicuro. Ma forse sono io che, re dall'età di 7 anni e attorniato di tanti sicofanti, sono cresciuto troppo.

Non si può però negare che sia una persona in fondo gentile. Saputo della mia passione per le scienze pratiche mi ha regalato una prima edizione del “Nationale System der politischen Ökonomie” autografata dal List. Conoscevo bene quel libro, diventato la Bibbia del Nostro governo dall'ascesa del Ministro Rossi, ma è stato un regalo graditissimo. Scrivo in fretta queste righe mentre corro al tavolo ufficiale dei negoziati, dove il Ministro mi vuole per rafforzare la mia autorità, o così dice. Vi amo come quel giorno sotto la Volta di Michelangelo

Vostro marito Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia.

aNoNimo

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Victoria Alexandrina e Aleksander Nikolaevič

Amatissimo Nikita,

il nuovo secolo è cominciato da pochi giorni e la mia ormai lunga vita è giunta al termine; sento le forze che diminuiscono e Ti voglio scrivere queste poche righe perché non credo che potrò essere cosciente se anche riuscirai a venire a trovarmi qui a Wight. So che le conseguenze della grande rivolta in Cina e la Guerra in Sudafrica Ti tengono occupato, d'altra parte ormai da quando sei diventato Car' sei anche ufficialmente con me Imperatore delle Indie e Re di Bran Bretagna, Scozia e Irlanda e insieme abbiamo realizzato l'Atto di Unione dei tre Imperi, completando la grandiosa fusione tra le due Civiltà Cristiane di cui sei Sovrano, iniziata - mi sembra ancora incredibile - in quella lontana estate del 1838, quando Tuo Nonno Saša mi ha fatto visita, iniziando a corteggiarmi col pretesto che avessimo lo stesso Nome in onore della stessa Persona.

Quanto tempo è trascorso e quanti cambiamenti sono avvenuti a causa di quell'incontro! Io ero già Regina, il Nonno era già Carevič', ma è diventato Car' solo durante la Guerra di Crimea, quattordici anni dopo che, col Matrimonio, mi ero convertita all'Ortodossia insieme a tutti i Fedeli della Chiesa Anglicana (di cui tra pochi giorni sarai Capo): entro un anno da quel Marzo 1855, grazie all'azione combinata delle nostre due Flotte, il Sultano Gli ha concesso il controllo degli Stretti e la Protezione sui Luoghi Santi (umiliando il degno Nipote del Tiranno Bonaparte), ma per il tradimento austriaco i Principati Danubiani sono andati perduti per quella volta; dopo ventun anni e le Grandi Conquiste nel Caucaso, nel Turkestan, in Persia e in Estremo Oriente, poco dopo la mia Incoronazione a Imperatrice delle Indie, è venuta la nuova Guerra contro la Turchia e il Nonno ha potuto coronare il sogno dei Vostri Antenati di riconquistare Costantinopoli e restaurare l'Impero Bizantino (attribuendo la Vittoria all'auspicio del mio secondo nome, figuraTi...), anche se ha dovuto accettare che il ventenne sventurato figlio di Francesco Giuseppe arrivasse fino a conquistare Salonicco.

Tre anni dopo, la tragedia che ha spezzato anche la mia vita e di fatto rovinato dalla nascita il Regno di Tuo Padre, il Quale per tutto il resto della Sua vita ha rifiutato qualsiasi armonizzazione dei Sistemi di Governo dei nostri Imperi (per non parlare dell'eventualità di adottare le forme dei Dominions...) e mi ha costretta a rinviare quell'abdicazione che, inconsolata vedova, desideravo più di ogni altro conforto; persino l'annessione dell'Afghanistan si è dovuta formulare nei termini di un Condominio tra i due Imperi. Di fatto, in quegli anni solo la parte di Eredità che hai ricevuto da me si è accresciuta; per uno speciale Dono della Provvidenza non vi è inclusa quella terribile malattia che ho avuto la disgrazia di trasmettere a Tuo Zio e due Tue Zie e alle Loro Discendenze.

Nikita adorato, adesso non potrò più condividere con Te la responsabilità di governare su metà del Mondo: oltre alle Guerre in corso, Ti lascio solo senza aver contribuito, come invece avrei desiderato, al completamento del controllo della Persia né alla difesa dei Tuoi Diritti di Erede di Norvegia, che prevedibilmente tra poco tempo torneranno attuali e potenzialmente effettivi. Troppi conflitti e troppi lutti hanno funestato la mia lunga vita e il peggiore di tutti ha segnato anche Te da ragazzo; forse anche per questo so con quanta convinzione hai sostenuto due anni fa la Proposta di Disarmo Universale e confido che Tuo Cugino Guglielmo saprà trovare una formula per associarsi anch'Egli al Tuo amore per la Pace. Per parte mia, credo di averTi dimostrato nei fatti che l'Equilibrio degli Stati si garantisce assai più con i Matrimonî che con le Armi.

Sii saldo, mio amato Nipote, e ricordaTi sempre che tutto quello che fai è in nome per volontà dell'Onnipotente e a Lui prima di ogni altro dovrai renderne conto.

Addio, Tua nonna Drina.

Bhrghowidhon

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Francesco Ferdinando e Sofia

Cara Jelena,

ti scrivo dalla villeggiatura sul lago Balaton, che sto trascorrendo insieme al mio amato Franz Ferdinand, che solo io posso azzardarmi a chiamare così: per tutti gli altri, e in special modo per i nostri sudditi, è l'imperatore degli Stati Uniti Danubiani, nonché Arciduca d'Austria, Re Apostolico d'Ungheria, Re di Croazia e Boemia, eccetera eccetera. So che in questo caldo mese di luglio tu stai trascorrendo le tue vacanze sul lago di Garda insieme a Sua Maestà il Re d'Italia Vittorio Emanuele III, nostro amico nonché consuocero, per cui non voglio certo tediarti con questioni politiche, tanto più che l'Europa gode di un periodo di pace così lungo, quale probabilmente non ha mai conosciuto nella sua millenaria storia, se non forse ai tempi dell'Impero Romano. Merito anche di quel coraggioso politico francese, Aristide Briand, che sarà stato un massone senza Dio, ma ha avuto il coraggio di lanciare l'idea della Federazione Europea. Noi lo credevamo un visionario, ed invece, proprio quando tutti gli uccellacci del malaugurio sostenevano che il continente stava scivolando verso un apocalittico conflitto mondiale, il suo progetto permise di superare quella rivalità tra tedeschi e francesi, tra austriaci e russi, ma inglesi e tedeschi che stava trascinando il mondo verso una grande guerra con milioni di morti innocenti. Grazie all'unione doganale e monetaria, all'apertura delle frontiere e alla libera circolazione di uomini e merci, oggi un cittadino dell'Alsazia e della Lorena può tranquillamente andare e venire dalla Francia alla Germania, e un cittadino di Trieste ha libero accesso in Italia e nella nostra Confederazione Danubiana, sentendosi semplicemente un cittadino d'Europa.

Ti confesso che anch'io, come la mitica imperatrice Elisabetta di Wittelsbach, che portò la corona d'Austria prima di me, qualche volta vorrei che l'uomo che ho sposato non fosse Imperatore di uno degli stati più potenti d'Europa. E pensare che Sua Maestà l'imperatore Francesco Giuseppe I, di cui mio marito era nipote, si è rifiutato di partecipare alle mie nozze, quel primo luglio del 1900 - tra pochi giorni festeggeremo il quarantesimo anniversario di matrimonio! - a Reichstadt, oggi chiamata Zákupy, nella mia Boemia, e non ha presenziato neppure mio cognato Ferdinando Carlo: di troppa bassa nobiltà era il mio lignaggio, per non sfigurare al palazzo di Schönbrunn tra lo Zar di Tutte le Russie e l'Imperatore del Giappone! Il nostro matrimonio fu autorizzato da quelle cariatidi solo dopo che mio marito ebbe accettato che io non avrei avuto il titolo di Altezza Reale e che i nostri figli non avrebbero potuto salire al trono... Ma, come Dio volle, il destino ha voltato la carta e ha cambiato il suo gioco: dopo quasi 68 anni di regno il vecchio Francesco Giuseppe scese a riposare il sonno eterno nella Cripta dei Cappuccini sotto la Chiesa di Santa Maria degli Angeli insieme alla moglie e allo sfortunato figlio Rodolfo, e mio marito salì al trono di quella che allora era la Duplice Monarchia. Subito promulgò una legge che faceva ricelebrare il nostro matrimonio, in modo che non fosse più morganatico, e nostro figlio Massimiliano, che a settembre compirà trentotto anni, salirà al trono dopo di noi insieme alla sua sposa Mafalda di Savoia, che poi è anche tua figlia secondogenita.

Io ti ho sempre voluto bene, cara Jelena, perchè non mi hai mai snobbata, nonostante quasi tutte le case regnanti d'Europa, discendenti da qualche Sacro Romano Imperatore o da qualche eroe leggendario delle Crociate, mi considerino solo una parvenu che ha avuto un grosso colpo di fortuna. Forse è perché siamo sorelle di sventura: so bene che quegli altezzosi guardano dall'alto in basso anche te, perché sei figlia del Re del Montenegro, uno stato piccolo e montuoso, che ora insieme alla Serbia e alla Bosnia-Erzegovina ha costituito la Federazione Jugoslava sotto la corona di re Alessandro Karađorđević. Fatti coraggio: nonostante le nostre umili origini, mia figlia Sofia è già Zarina di Tutte le Russie, avendo sposato Sua Maestà Imperiale Alessio II Romanov, e mio figlio Massimiliano sarà imperatore dei sedici stati federali in cui suo padre ha diviso l'antica Austria-Ungheria; tuo figlio Umberto sarà Re d'Italia, e tua figlia Giovanna è già stata incoronata Zarina di Bulgaria. Un bel risultato per due donne di così bassa nobiltà, non è vero? Ora ti lascio, è arrivato quel famoso pittore che deve terminare il mio nuovo ritratto, quello che si è rifiutato di eseguire un dipinto di Albert Einstein perchè è ebreo, sicuramente ne hai sentito parlare anche tu: si chiama Adolf Hitler. Te lo manderò affinché ritragga anche te, Jelena. Sempre tua Sofia

Lord Wilmore

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Le nozze tra JFK e Marylin Monroe, immagine creata con openart.ai

JFK e Marylin Monroe

22 novembre 1973

Mia adorata,

ti scrivo questa lettera da Leningrado, dove mi trovo insieme al Presidente degli Stati Uniti d'America, che poi è anche mio fratello Bob, per firmare con il Presidente del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica, Vjačeslav Michajlovič Molotov, il nuovo trattato Intermediate-Range Nuclear Forces per la riduzione dei missili nucleari a raggio intermedio, un argomento che di recente aveva fatto salire di molto la temperatura delle relazioni tra i due blocchi. Ma non temere, amore mio: non ti tedierò certo con questioni di geopolitica. So che le detesti, che sei allergica ad esse come un vampiro lo è all'aglio, per cui mi limiterò a dirti che le donne russe che ho visto passeggiare sul Lungoneva Angliskaja hanno sì la fama di essere bellissime, ma nessuna di esse può eguagliare la tua bellezza, folgorante ancor oggi come in quel lontano 19 maggio 1962 al Madison Square Garden, quando mi cantasti "Happy Birthday, Mr. President!" in quel meraviglioso abito color carne, e con quella sensualità che ogni atomo del tuo corpo sembrava esalare.

E dire che proprio oggi ricorre il decimo anniversario del triste giorno in cui quello stupido ex militare fallito, Lee Harvey Howard... no, Hoswald (la mia memoria tende a rimuoverne il nome, insieme a quei ricordi dolorosi!) tentò di assassinarmi durante la mia visita ufficiale a Dallas, sparandomi con un fucile di precisione in prossimità della curva tra la Houston Street e la Elm Street, ed uccidendo al mio posto la mia povera prima moglie, l'indimenticata Jacqueline. Dicono che fu la mano di Dio, a deviare la traiettoria della pallottola sparata dal maledetto Hoswald, che finì fritto su una sedia elettrica; ma io so benissimo che, nella storia dell'uomo, la mano di un killer che ha tremato al momento sbagliato ha potuto cambiare più volte i destini di una nazione, e forse del mondo intero. Una cosa positiva comunque la ha permessa, quel dannato assassino: ci ha consentito di coronare la nostra storia d'amore, fino a quel momento clandestina, dandole i carismi dell'ufficialità.

Oh, so che tu hai rinunciato a molto, accettando di diventare la first lady nell'estate del 1964: hai infatti posto fine volontariamente alla tua brillante carriera cinematografica, per restarmi vicina, ed hai trascurato l'amore di molti divi di Hollywood molto più belli, forzuti e spumeggianti di me. Non è stato certo semplice per te, convertirti al cattolicesimo per potermi sposare in chiesa, e poi seguirmi in ogni angolo del pianeta durante il mio secondo mandato presidenziale, e presenziare a tutte quelle cene di gala insieme a quei pretenziosi dittatorelli e alle loro ripugnanti mogli, addobbate come alberi di Natale. Ma in cambio abbiamo guadagnato entrambi molti anni di felicità, e abbiamo condiviso insieme momenti felici e momenti tristi, momenti di gioia e momenti di dolore. Eravamo insieme ad Hanoi quando, nel marzo 1966, io, il leader nordvietnamita Ho Chi Minh e il presidente sudvietnamita Nguyen Khanh abbiamo firmato la pace che ha sancito la riunificazione del Vietnam e la fine di quella sporca guerra, evento per il quale mi è stato conferito il Premio Nobel per la Pace; ma eravamo insieme anche quando Richard Nixon, quell'avvocatucolo da strapazzo, sconfisse il mio vice Lyndon Johnson alle elezioni presidenziali dell'autunno 1967. Eravamo insieme quando Ernesto Che Guevara prese il potere in Bolivia, fondando uno stato marxista nel cuore del nostro orticello di casa, ma eravamo insiene anche quando, il 20 luglio 1969, un americano sbarcò sulla Luna, coronando il sogno da me cullato fin dal giorno della mia elezione. Eravamo insieme quando i sovietici ci hanno battuto nell'avvio della corsa per la conquista umana del pianeta Marte, approfittando della spilorceria di Nixon per far giungere al suolo del Pianeta Rosso le sonde automatiche Mars 2 e Mars 3, ma eravamo insieme anche a festeggiare l'elezione a Presidente di mio fratello Robert Francis, che mi ha chiamato a ricoprire la carica di Procuratore Generale nel suo governo, lo stesso incarico che lui ricopriva nel mio gabinetto, insieme al reverendo Martin Luther King, Segretario all'Integrazione Razziale. E credo che, prima che sia scritta l'ultima parola sulla nostra vicenda terrena, ci sarà dato di vivere molti altri giorni di esultanza e di mestizia; sempre insieme però, io e te, uniti da un amore che per i tabloid di tutto il mondo è già diventato leggenda. Come dicono le belle donne russe, amore mio, uvidimsja: ci vediamo presto! Sempre tuo

John Fitzgerald

Enrica S.

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Harry e Pippa

« Secondo un ben noto luogo comune, i matrimoni delle teste coronate sono sempre infelici, poiché esse devono sposare consorti che non amano affatto. Il Principe Harry del Galles, figlio secondogenito di Carlo e Diana, può vantarsi di aver eluso questa triste sorte. Il suo matrimonio con Philippa Charlotte Middleton, detta "Pippa" ed anche "il più bel culo del Regno Unito", non è stato affatto dettato da interessi dinastici, nonostante egli sia fratello del secondo in linea di successione al trono d'Inghilterra, il Principe William, duca di Cambridge, e "Pippa" sia la sorella minore di Catherine, che è proprio la moglie di suo fratello, in un incredibile incrocio parentale. Si può ben dire che quest'anno abbia visto il secondogenito di Lady Diana Spencer toccare letteralmente il cielo con un dito. Da quando infatti la provincia francofona del Québec ha deciso mediante referendum di separarsi dal resto del Canada e diventare pienamente indipendente, anche Terranova, rimasta isolata sull'Atlantico e lontana dal resto della nazione con la foglia d'acero rosso nella bandiera, ha chiesto ed ottenuto di ritornare ad essere un Dominion britannico a sé stante, come era prima del 1949, e le altre tre province atlantiche, cioè Nuova Scozia, Nuovo Brunswick e l'Isola di Principe Edoardo, hanno deciso di aderire agli Stati Uniti d'America, per evitare di costituire un'exclave della quale il governo di Ottawa avrebbe inevitabilmente finito per disinteressarsi. Persino il territorio del Nunavut, abitato dagli Inuit, per restare unito al resto della nazione ha preteso l'elevazione a provincia autonoma. A questo punto in ciò che restava del Canada hanno prevalso le spinte indipendentiste, a causa del rancore contro Londra che avrebbe permesso la secessione di tutte le province ad est dell'Ontario. Il governo di Ottawa ha offerto la corona proprio ad Harry che, avendo compreso che non sarebbe mai salito al trono d'Inghilterra, ha accettato la proposta dei canadesi con entusiasmo, e così l'ex "bad boy" della Casa di Windsor è diventato Sua Maestà Henry I di Battenberg, primo sovrano del neonato Regno del Canada (si noti che il neocoronato è tornato alla dizione tedesca del cognome di suo padre, Mountbatten, per mostrare di aver tagliato ogni ponte con la monarchia britannica).

E siccome ogni re che si rispetti ha bisogno di una regina, meglio se piacente, Henry I ha chiesto alla cognata di sposarlo per regnare accanto a lui sulla più vasta monarchia del pianeta, e Philippa non si è fatta certo pregare: i due infatti si erano conosciuti il 29 aprile 2011 al matrimonio di William e Kate nell'Abbazia di Westminster, e si erano rivisti ad alcune manifestazioni e feste private. Il matrimonio si è celebrato oggi, nella Christ Church Cathedral, la Cattedrale Anglicana al 439 di Queen Street, alla presenza di molti capi di stato, di governo e regnanti di tutto il mondo; fra gli altri sono intervenuti il Presidente degli Stati Uniti d'America Hillary Rodham Clinton, il Presidente del Consiglio Italiano Pierluigi Bersani, il Re di Spagna Filippo VI di Borbone e il Presidente Russo Michail Borisovič Chodorkovskij. Spiccava l'assenza dei fratelli dei due sposi e di qualunque rappresentante della Corona Britannica, fatta salva l'ambasciatrice del Regno Unito presso il Regno del Canada, Cherie Booth Blair: evidentemente l'abbandono del Commonwealth da parte del vasto Canada brucia ancora. Forse a qualcuno, sulle rive del Tamigi, è venuta in mente la famosa boutade di Jerry Lewis: « la causa principale del divorzio resta il matrimonio ». Da Ottawa, la vostra corrispondente Giovanna Botteri. Linea allo studio. »

Lord Wilmore

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Light Yagami e Misa Amane

"Mio divino Light, fonte di luce e giustizia nel mondo.

Il mio amore per te cresce ogni giorno, e non c'è giorno che non ringrazi gli Shinigami per avermi donato il Quaderno, così che oggi io possa essere al tuo fianco come dea di questo nuovo mondo. Sono passati ormai 50 anni da quando tu trovasti il Death Note, il quaderno della morte su cui, dopo aver scritto il nome di una persona di cui si conosce il volto, questa muore nelle modalità indicate nel quaderno. Cosa provasti, mi chiedo spesso, quando lo hai preso in mano? Mi hai detto di esser stato scettico, di aver prima provato uccidendo un rapitore in un asilo, e dopo il capo di una gang di motociclisti che davanti a te è stato investito dopo gli esatti 40 secondi dal momento in cui la tua penna si è sollevata. Cosa hai sentito, dopo aver ucciso quelle persone? Eri triste, sconvolto, disperato, preso da ansia e vergogna? Lo fui anche io, quando trovai il mio quaderno. Molti uomini lo avrebbero gettato via, sentendo troppo grave il peso di decidere la vita e la morte, altri lo avrebbero usato per i propri fini e avvantaggiarsi, ma non tu. Non tu, mio amato Light. Tu hai usato il quaderno per giustiziare i criminali di tutto il mondo. Ricordo ancora quando i telegiornali uno dopo l'altro in tutte le nazioni iniziarono a parlare di come i più grandi criminali, terroristi, serial killer e boss mafiosi uno dopo l'altro morivano per arresto cardiaco.

Ricordo le persone su Internet che iniziarono a vedere oltre la banale coincidenza, e a darti un nome: Kira, traslitterazione di Killer in giapponese.

Kira, il dio della giustizia. Ricordo nelle scuole i bulletti terrorizzati quando le loro vittime urlavano "Vi denuncerò a Kira su Internet!"

C'era poco da fare, nessuna minaccia che potesse funzionare, erano loro sotto il mirino. Ben presto coloro che non erano ancora morti iniziarono a tremare, a fuggire, a darsi alle superstizioni, e tutti smisero di commettere crimini. Il tasso di criminalità scese del 70%, e il rimanente viveva nascosto: bastava una foto su Internet, al tg, un nome trovato dalla CIA o dall'Interpool ed era la fine. Kira inoltre giustiziò anche i capi di stato responsabili di atrocità, ingiustizie e guerre, ed i nuovi capi di stato smisero di proseguire i loro atti. Era l'inizio del Regno di Kira. Ma qualcuno si oppose, ma chi mai avrebbe immaginato che sarebbe stata la Polizia che per prima doveva ringraziarti, e capeggiati dal misterioso L, il Detective più grande del mondo, hanno capito molte cose di te dalle tue attività, da dati statistici e dalle informazioni indirette che rilasciavi.
L è arrivato a te senza prove e ti è stato alle calcagna per giorni. Ricordo quanti escamotage per cercare di scoprire il suo vero nome! Usare il mio potere, gli Occhi dello Shinigami che vedono il nome guardando in volto una persona ad esempio. Oppure dare il Quaderno a quel dirigente d'Azienda per sviare le indagini e poi riprenderlo.

Sono ancora dispiaciuta per il modo in cui mi sono presentata a te, come Secondo Kira che uccideva persone innocenti pur di mandare i suoi video in televisione.

Ma questo è servito a raggiungerti. Tu che hai ucciso l'assassino dei miei genitori. Tu, mio eroico Light, e mio grande Kira.

Aiutarti per me è stata la più grande aspirazione. Sacrificare metà della mia durata vitale resitua per gli Occhi ogni volta che me lo chiedevi non era che una cosuccia.

Ho sempre saputo che il mio amore non sarebbe stato pienamente corrisposto....ma ciò non mi ha mai disturbato.

Dopo che tu hai abilmente ucciso L e i suoi successori è stato un crescendo continuo: hai stabilito la tua chiesa sulla Terra usando quella inutile Kyomi Takada.

lei annunciava al mondo il tuo verbo, diceva cosa era proibito e cosa invece bisognava fare. Teru Mikami, il tuo discepolo supremo, ed Io tua moglie, abbiamo continuato a dividerci le pagine del diario per giustiziare a turno in maniera non-stop: 7 miliardi di umani hanno parecchie mele marce da togliere!

Poi hai alzato il rito: la polizia doveva cessare ogni atto ostile verso di te, o il capo di stato maggiore perdeva la vita. Una dopo l'altra tutte le nazioni hanno cessato l'ostilità almeno formale verso di te. Il Capo di stato giapponese poi è stato costretto (essendo nel tuo paese natio) a promettere la collaborazione della polizia: tutte le informazioni sui criminali andavano rese pubbliche, in modo che noi potessimo giustiziarle. I politici che si sono opposti hanno fatto la loro giusta fine, e in tutto il mondo sono nati i Partiti Pro-Kira associati alle chiese gestite da Takada. 2/3 dei paesi nel mondo hanno accettato di rendere pubbliche le loro informazioni sui criminali, un terzo ha resistito più a lungo.

Uccisi sempre più criminali, corrotti ed oppositori hai iniziato a modificare le leggi giapponesi per rendere legale ai Servi di Kira, i tuoi seguaci vestiti di bianco, andare in giro a fare vigilanza e occasionalmente riportare i nomi dei criminali o farli fuori da se, o minacciarli e picchiarli se erano misericordiosi.

Hong Kong, centro pullulante di miseria, disgusto, degrado, corruzione e criminalità era l'Inferno in terra per te, ma quel giorno hai deciso che era tempo di ottenere il potere temporale proprio lì, nella Gomorra della Cina. Hai radunato tutti i tuoi seguaci, li hai armati grazie ai fedeli nel mercato nero e poi si sono tutti imbarcati verso Hong Kong.

I tuoi seguaci ai servizi informatici hanno hackerato i server governativi e cambiato i codici per i passaporti, hanno bloccato tutti i voli e le navi in partenza e ogni forma di transito, indetto il coprifuoco e poi hanno spento la centrale elettrica. A quel punto i nostri sono saltati fuori.

Quale meravigliosa giustizia divina! Vagavano per le strade distruggendo i simboli peccaminosi, i negozi e i rifugi dei criminali. Uno dopo l'altro tutti i boss e le loro cosche furono ridotti a cadaveri e prigionieri. Poi iniziò la Purga secondo i tuoi dettami: ogni persona in Prigione per reati gravi o ripetuti fu immediatamente giustiziata, gli altri condannati ai lavori forzati per riparare il danno alla società.

Poi venne fatta la "lotteria". Il primo classificato vinse come premio la fuga, e fu il più fortunato, ma solo dopo aver visto tutto.

Il secondo classificato ottenne una pistola e gli fu ordinato di uccidere i prossimi 100 sorteggiati fra grandi boss della finanza, politici corrotti o indigenti.

Tutti gli altri poi venivano presi a caso e, sotto il giudizio della folla, venivano accusati di tutti i loro peccati. Se i loro peccati erano troppo gravi venivano uccisi inchiodandoli ai pali del telefono.

Se i peccati erano veniali, come nella maggior parte dei casi, potevano scegliere se accusare tre altri non sorteggiati con peccati peggiori oppure morire.

Venivano quindi risparmiati solo se ci consegnavano un male maggiore. Quale purga che fu! Gli umani sono tutti uguali, mettili davanti alla morte e confesseranno ogni peccato, ma subito si rivolteranno contro i loro parenti, amici e colleghi di una vita.

Hong Kong fu purgata, i libri eretici bruciati, le proprietà messe in comune, le nostre milizie giravano per le strade giustiziando chiunque non seguisse i dettami.

Fu la Prima Crociata di Kira, quella di Hong Kong, definita dai media "Massacro" in modo ipocrita e di parte. Mi sono occupata io delle loro esecuzioni dopo.

Poi fu la volta del Giappone: il Partito di Kira prese il potere, le aziende passarono nelle mani degli uomini di fede e nazionalizzate. Economia pianificata ma nessuna democrazia.

Quale senso ha la democrazia se il popolo è ignorante e corrotto? E invece dirigismo dall'alto, illuminato dalla tua figura. Il Giappone fu ovviamente più duro, ma i rinforzi da Hong Kong non mancarono. I criminali furono stanati, le lotterie furono ripetute città per città. Le città vennero isolate bloccando le strade e mettendo torri di guardia armate da cecchini nei punti strategici. Una dopo l'altra caddero tutte, le sacche di resistenza scemarono giustiziare da soldati e da te. Light, eri diventato un capo di stato, Kira ora era anche Imperatore del Giappone! Le altre nazioni si spaccarono in 5: Quelli favorevoli a te che misero al governo i Partiti di Kira ma mantenendosi democratici. Quelli che terrorizzati lasciarono carta bianca nei media e bloccarono la polizia e anzi si fecero più tosti nel combattere i criminali. I "Neutri" che non fecero nulla per combatterti e ti lasciarono i media liberi e la polizia neutrale. Le "Serpi" che senza dir nulla si opponevano a te: la polizia non rivelava informazioni, i media erano silenziati, i criminali protetti nelle prigioni. Ed infine gli Eretici, coloro che osarono opporsi al Regno di Kira in Giappone!

Gli ostili inviarono truppe per fermare la Seconda Crociata, quella del Giappone, ma le nostre milizie avevano dalla loro te! Coprire i volti fu inutile di fronte ai proiettili e i missili di matrice giapponese. E quando il presidente americano proclamò di voler usare le atomiche (contro una nazione popolata da civili, quale criminale!) Tu hai risposto che avresti ucciso in maniera del tutto random, oltre che tutto il governo americano e rispettive famiglie, anche la popolazione civile per dieci volte tanto. Non per odio a loro, ma per poter agire nella giustizia! Gli USA mantennero questa guerra fredda con noi mentre al loro interno i nostri già si muovevano...

La Terza Crociata fu un esercizio per tutto il devastato Giappone, che però si riprendeva sotto l'uguaglianza, la bontà e la giustizia imposte da Kira: tutti lavoravano, tutti erano buoni e produttivi, nessuno faceva del male a nessuno. Molte teste volarono, Tokyo sembrava Parigi durante il Terrore.

La Terza Crociata colpì Corea, Vietnam, Taiwan, Laos, Cambogia, Indonesia, Filippine e molte isole asiatiche. Fu la nascita di un grande Impero di Kira in tutto l'ex Impero Giapponese. Poi ci fu il grande riposo: la popolazione tornò a salire, le industrie e la produttività prosperarono, la popolazione tornò a venire nutrita e istruita, le condizioni di vita migliorarono e iniziò la ricostruzione di infrastrutture: lo stato sociale non è mai stato così alto come in Giappone!

Poi, quando i tempi furono maturi, la Quarta Crociata contro il Mostro Cinese! Fu dura, dura molto, ma tu eri così geniale da aver programmato tutto: hai obbligato, manovrandoli prima di morire, i dirigenti cinesi a corrompersi, a causare scandali, a iniziare crisi economiche, malfunzionamenti strutturali fino anche a carestie causate dalla brutta gestione delle risorse agrarie. Il popolo cinese era stremato, affamato, molto diluito grazie alle tue esecuzioni e i movimenti pro-Kira erano fortissimi.

Tu hai proclamato la Crociata e tutto cominciò: Manchokuo, Coste e Cina del Nord furono le prime a cadere. Poi sempre più in dentro nelle campagne, dove la guerriglia ti ha dato del filo da torcere non poco duro! Ma dopo la Cina si è rivelata una grandissima aggiunta al nostro Impero, perchè ora avevamo dalla nostra manodopoera e risorse insuperabili in tutto il mondo. Eravamo diventati una Superpotenza, e ora avevamo molte più atomiche!

La Quarta Crociata fu contro i paesi indo-arabi: fu lunghissima, l'India pensavamo fosse lo step più duro per la popolazione (anche se i Pro-Kira più potenti, dopo quelli Inglesi e quelli Americani, erano proprio Indiani) e invece Iran, Iraq, Pakistan, Uzbekistan, Arabia Saudita....la Quarta Crociata è stata eterna, ma ha coinvolto tutto il mondo! Diverse nazioni a te favorevoli sono intervenute, altre ne hanno approfittato per i propri interessi, altre per contrastarci: è stato un continuo combattere ovunque dal Marocco all'India. Ma il nostro esercito era inesorabile nella sua avanzata, mentre i fondamentalisti cadevano uno dopo l'altro. Non importano i 100 milioni morti necessari in questa guerra, quando abbiamo ottenuto un mondo più pulito e migliore.

Dopo la Quarta Crociata (che ufficialmente non ebbe mai una fine, ci siamo fermati dopo aver preso il Cairo ma le truppe proseguivano in Libia e in Albania) la ricostruzione fu lenta, difficile, piena di fallimenti e carestie, ma la colpa era sempre dei singoli (da giustiziare) e mai della tua Somma Giustizia, o Light.

La Quinta Crociata fu più che altro un sussidio: mentre gli Stati Uniti faticavano a reprimere i Kiriani, gli Inglesi si erano fatti fascisti e in Europa era il caos politico la Russia e i diversi paesi slavi fecero la Rivoluzione, e chiesero il tuo aiuto. Le truppe accorsero per reprimere le sacche di resistenza in Siberia (dove la guerriglia ancora oggi prosegue) aiutati dai perfidi americani, e in Russia, in Polonia. Dalla Turchia e la Grecia salirono i nostri fratelli arabi fino a ricreare un Impero Mongolo - Arabo - Ottomano - Sovietico - Giappocinese. L'Impero di Kira dominava ora l'intera Asia, quasi metà dell'Africa, l'Est Europa (dove le rivolte furono una spina del fianco) e le isole del Pacifico.

Ma la Giustizia di Kira era estesa a tutto il mondo.

La Sesta Crociata colpì l'Africa e portò la civiltà fin lì, fino a Capo di Buona Speranza. I criminali di tutto il continente nero si rifugiarono in Madagascar dove non potevamo raggiungerli come esercito, ma tu potevi come divinità.

La Settima Crociata fu finalmente in Europa, dato che la Spagna era in piena guerra civile: dal Marocco salirono i nostri. Gli Italiani traditori sotto sobillazioni del Cattolicesimo aiutarono la democrazia Spagnola e per questo dalla Tunisia e dall'Albania li abbiamo invasi nelle isole. Dall'Ungheria abbiamo invaso la Germania, e alla fine l'Europa era un ridotto franco-tedesco che ci bloccò fra Alpi, Pirenei e Reno. Li abbiamo massacrati a lungo ma gli Americani spedivano quel poco che potevano spartire. Furono gli amici inglesi a porre fine alle loro sofferenze tradendoli alle spalle e pugnalandoli in Normandia. E così la Francia del Nord fu ceduta all'Impero Inglese.

La Giustizia di Kira aveva unito tutta l'Eurafrica e l'Asia, un Impero dove non batteva il sole se non fosse per le corrotte americhe, ma il loro turno stava per giungere...

Nel frattempo, seguendo l'esempio di L, hai fondato una scuola per bambini prodigio dove li addestravi, e i migliori fra loro avrebbero avuto parte dei fogli del Death Note da usare con te. Il più intelligente fra loro lo hai preso come tuo seguace e successore....anche se avrei preferito un figlio del nostro letto.

Quando giunse l'Ottava Crociata il Nord del mondo fu scosso da terrore, soprattutto i ribelli Russi e quei maledetti Svedesi che fino all'Ultimo si rifiutarono di entrare nell'Impero di Kira. Non come i Danesi che si consegnarono spontaneamente, che bravi!

Fu una guerra lampo, c'è poco da dire. La Nona Crociata avvenne lontano e quasi in parallelo con la Nona, in Sud America dove i movimenti ormai sostenuti ampiamente da noi stavano rivoluzionando il continente risalendo le Ande. L'Impero di Kira giunse lì senza troppi sforzi, fermato solo a Panama e in Brasile, dove i maledetti si nascosero nelle foreste stremandoci e anzi togliendoci anche molti territori!

La Decima Crociata però è servita loro di lezione, il Brasile non per niente dopo è diventato "Occhio di Kira": non un individuo anche minimamente sospettoso della tua virtù rimase in vita. Imprigionati, giustiziati o schiavizzati poco importa.

L'Undicesima Crociata è stata l'Invasione degli USA da Est (Giappone) da Ovest (Europa), dal Nord (Groenlandia e Alaska) e dal Sud (Messico, dilaniato dalla guerra civile).

Gli USA erano senza dubbio la peggiore sozzura della Terra: Las vegas fu colpita dalla Bomba Atomica e nominata ZONA PROIBITA. Qui venivano paracadutati tutti quelli che erano da giustiziare in america come oppositori nella fretta di non poterli scrivere nei quaderni. Lo Utah tutto fu cancellato come stato perchè troppo corrotto, e così anche New York di cui rimasero solo le rovine. L'America era stata infine purificata.

La Dodicesima Crociata fu l'annessione volontaria di Inghilterra per scelta del governo, dell'Alaska per votazione (peccato per le regioni che votarono contro, oggi sono scarsamente popolate...) e "aiutata" dell'Australia. Il Madagascar venne devastato, e così tutte le varie isolette rimaste fuori dalla tua somma giustizia. L'ultimo criminale giustiziato era quel ricercatore fuggito al Polo Sud, dove le nostre guardie fecero il loro lavoro con gli scienziati: il Mondo era sotto il controllo di Kira, e la giustizia fece il suo corso.

L'Ultima Crociata, la Tredicesima, fu contro tutti i ribelli, i criminali nella NOSTRA amministrazione, i corrotti, i pigri e gli indolenti. Fu combattuta in tutto il mondo, una Purificazione nel Regno di Kira. Uno su dieci perse la vita, ma i 9 rimanenti erano i "9 Puri".

.Ma qualcosa ti mancava, grande Kira: un atto che confermasse una volta per tutte anche agli scettici nel cuore che tu eri divino, e che potesse trovare in un colpo solo coloro che nel loro cuore avevano insidiato il male. Per questo motivo dichiarasti la tua morte per "Sacrificarti onde assorbire tutti i peccati dell'umanità". Volevi rendere facile l'accettazione ai residui cristiani di natura culturale. Fu il Caos. Molti si rivoltarono, molti non vedevano l'ora che tu sparissi, ma pochi invece avevano visto il bene, avevano goduto del tuo bene e ora piangevano e gridavano il tuo nome. Si armarono e cercarono di mantenere l'ordine, e tu tornasti.

A loro parve una resurrezione, molti non ci credevano finchè i morti per arresto cardiaco non ripresero, e questa volta l'Intero Mondo era sotto giudizio.

Non fu una Crociata, ma il Giudizio Universale di Kira: hai trovato l'unico modo per punire coloro che peccavano nel loro cuore: metterli alla prova!

Furono tribolazioni, pene, sofferenze e punizione. I pochi che ti rimasero fedeli però si salvarono. Nessuno della generazione malvagia rimase in vita, ma i loro figli poterono entrare nel Regno di Kira. Era iniziato il tuo mondo di pace. Ora ai bambini viene insegnato a comparsi in maniera retta, ad essere laboriosi e generosi.

Niente Male, tanto Bene e Produttività sono le Tre Leggi del Regno di Kira. Coloro che trasgrediscono vengono eliminati subito. Il Regno è gestito sotto bontà e uguaglianza, ma anche severa giustizia. A tutto viene ricordato il Giudizio, a tutti viene ricordato cosa succede a dubitare della divinità di Kira.

Ho saputo che però vuoi ripeterlo a 100 anni dalla tua comparsa, ovverosia quando tutti penseranno "Se era umano ora è morto". Di nuovo sparirai, di nuovo li lascerai disperati, nel dubbio e traditori, e poi tornerai dimostrando "No, non sono umano. Sono divino, per 1000 anni ed oltre rimarrò qui a giustiziare, ed ora ne avete la prova.

Per fare questo ovviamente serviranno i tuoi eredi, tuoi fedeli aiutanti che ormai sono folli di te e ritengono un grande onore proseguire il tuo regno.

Dopo i 100 anni di Kira rifarai i 1000 anni di Kira per coloro che dimenticarono o pensano che sia una leggenda, ed il ciclo si ripeterà ogni volta per ripulire il male che si accumula. Ma di ciclo in ciclo alla fine il male si estinguerà, e il Regno di Kira entrerà nella sua eterna pace.

Con questa promessa e questa profezia ti rinnovo il mio amore. Tua Misa"

[Io mi sono cimentato per Death Note: Kira vince contro L, Mello, Matr, Near e tutta la polizia con il suo Death Note. La lettera è scritta da Misa Amane, fidanzata di Light.]

MorteBianca

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Charles Tucker III e T'Pol

13 maggio 2161, Data Stellare 0.0

Mia diletta sposa,

oggi è il grande giorno per me: nella Grande Sala delle Assemblee del Palazzo Federale di San Francisco parlerò di fronte ai rappresentanti dei governi della Terra, di Vulcano, Andoria, Tellar e altri 18 mondi prima che essi firmino l'Atto Costitutivo della Federazione Unita dei Pianeti, sancendone così la nascita. Ho passato molto tempo a limare il discorso: dirò che la Federazione viene fondata con lo scopo di "preservare la pace", di "sviluppare relazioni armoniche fra i popoli", di "espandere la conoscenza", e molte altre chiacchiere che, lo so già, resteranno nei libri di storia, e ancora fra due secoli verranno studiate a memoria dai nostri epigoni delle prossime generazioni. Ma non ti mando questo messaggio subspaziale solo per informarti di ciò che poi sentirai annunciare da tutti i notiziari di questo quadrante della Galassia. Ciò che vorrei condividere con te è infatti la sensazione di essere solo un supplente.

Sì, un supplente. Al mio posto infatti avrebbe dovuto esserci il nostro stimato capitano Jonathan Archer, con il quale abbiamo condiviso nove anni di esplorazioni e di avventure su e giù per la Galassia, a bordo dell'"Enterprise NX-01". Quanti ricordi! Rammenti le guerre temporali e l'ingerenza da parte di quel misterioso figuro del XXX secolo? E la nostra guerra contro gli Xindi, per salvare il pianeta Terra? E la minaccia dei potenziati, residui delle guerre genetiche allevati dal dottor Soong? Ma scommetto che tu ricordi soprattutto il tuo iniziale rapporto conflittuale con Jonathan, poi evolutosi in un saldo legame di stima reciproca... Lui ha negoziato con Andoria e con Vulcano la nascita della futura Flotta Stellare, l'agenzia cui sarà affidata l'attività esplorativa e di difesa della Federazione, e lui avrebbe dovuto parlare oggi, non io. Ah, se l'andoriano Shran non avesse intercettato l'"Enterprise" mentre era in viaggio verso la Terra, su cui tu già ci aspettavi, onde chiedere la collaborazione di Archer per recuperare quella scapestrata di sua figlia, rapita da alcuni suoi vecchi soci in affari... quell'Andoriano dalla pelle azzurra si è sempre intromesso nei nostri viaggi al momento sbagliato! Io ho cercato di convincere il capitano ad ignorare le insistenze di quel rompiscatole, ma Jonathan Archer aveva un senso dell'onore troppo spiccato, ed ha accettato di aiutarlo. Siamo riusciti a liberare l'andoriana, ma i rapitori ci sono corsi dietro, hanno abbordato la nave per riprendersi quella pelleazzurra, e a quel punto il capitano ha compiuto uno dei suoi soliti colpi di testa: dopo avermi steso per impedirmi di fare pazzie, ha finto di collaborare con gli alieni, e invece... si è fatto saltare per aria insieme a loro. Neppure il dottor Phlox con tutte le sue lauree, è riuscito a salvargli la vita. So che tu non puoi e non vuoi provare emozioni per questo decesso, ma non ti preoccupare: le proverò io per tutti e due.

E così, eccomi qui: capitano dell'"Enterprise NX-01" con una nuova missione quinquennale davanti, e delegato all'Assemblea Costitutiva della UFP. L'unica consolazione che mi rimane, in questo mio sentirmi un mero sostituto di chi aveva più meriti di me, è che tu mi sarai al fianco nei nostri futuri viaggi nello spazio, in qualità di Primo Ufficiale e di moglie. E con noi ci sarà anche nostra figlia Elizabeth Tucker, che sta per compiere cinque anni: la prima "famiglia spaziale" della neonata Flotta Stellare. Ora chiudo, sento i delegati che rumoreggiano nella Sala delle Assemblee e devo andare, anche se ti confesso che mi tremano le gambe come un cadetto al primo anno dell'Accademia. Solo un'ultima cosa: come motto della neonata Flotta Stellare intendo proporre una frase che tu stessa hai pronunciato al mio indirizzo, quando non era ancora sbocciata la nostra storia d'amore, su quel pianeta di classe Minshara il cui polline allucinogeno mi aveva dato alla testa, e ti tenevo puntato contro il mio fulminatore: « Per arrivare arditamente là dove nessuno è mai giunto prima »!

Baci e tenerezze. Firmato: il tuo Trip.

[Per gli appassionati di "Star Trek", e in particolare di "Star Trek, Enterprise" (il cui finale mi ha sempre lasciato la bocca amara!), ho voluto dare un lieto fine alla relazione amorosa più infelice della storia della fantascienza!]

William Riker

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Golan Trevize e Delora Delarmi

Dall'"Enciclopedia Galattica", CXVI edizione, pubblicata nel 1020 E.F. dagli Editori Enciclopedia Galattica, Terminus:

TREVIZE, GOLAN... Ex ufficiale della flotta spaziale della Fondazione, cosa che gli è valsa la qualifica di eroe dello spazio, poi Consigliere durante il mandato del Sindaco Harla Branno, nell'anno 498 dell'Era della Fondazione si trovò a dover decidere del destino della Galassia e del Piano Seldon, per via del la sua innata capacità di saper riconoscere la decisione giusta da prendere pur mancando razionalmente dei dati necessari a tale decisione. Esiliato dalla Fondazione dopo il tradimento del Consigliere Munn Li Compor, si imbarcò sulla nave gravitazionale "Stella Lontana" (all'epoca un prototipo) insieme allo storico Janov Pelorat, con la scusa di cercare la Terra, il mitico pianeta d'origine della razza umana, ma in realtà allo scopo di individuare la Seconda Fondazione. Sul pianeta Sayshell, Trevize e Pelorat vennero raggiunti da Compor, il quale spiegò loro che era stato mandato a seguirli dalla Branno. Trevize si riconciliò con lui, il quale gli parlò di un'antica leggenda secondo cui la Terra si sarebbe trovata nel settore di Sirio, e in tempi molto remoti sarebbe diventata radioattiva. I tre decisero allora di proseguire insieme alla ricerca della Terra, da essi identificata con Gaia, un misterioso pianeta il cui nome, secondo Janov Pelorat, in tempi antichi era sinonimo di "Terra" in una qualche lingua scomparsa.

Una volta raggiunto il pianeta Gaia, Trevize e compagni scoprirono che i suoi abitanti lo ritenevano un unico grande organismo dove tutte le cose, sia animate sia inanimate, erano come neuroni che formavano una coscienza collettiva. Là Janov Pelorat si innamorò di una donna di nome Bliss, la quale lo convinse che l'unica soluzione per assicurare un futuro alla Galassia era quello di estendere alla sua interezza l'essenza metafisica di Gaia, trasformandola in una Galassia Vivente. Trevize e Compor però non si dissero convinti e, mentre stavano discutendo con la gaiana, arrivarono Delora Delarmi, Oratrice della Seconda Fondazione, e un'astronave da guerra della Prima Fondazione, comandata dallo stesso Sindaco Branno. Grazie ai loro poteri mentali, Delarmi e la gaiana penetrarono lo schermo mentale della nave della Branno e raggiunsero una situazione di stallo. Fu a quel punto che Trevize comprese di essere giunto sino a lì perché egli avrebbe dovuto decidere sul futuro dell'intera galassia, grazie alla sua capacità di intuire qual è la decisione giusta. Trevize si rese conto che Gaia tentava di manovrare telepaticamente la sua capacità decisionale, e decise di scartare l'idea della galassia vivente, poiché spersonalizzava l'individuo in nome della collettività. Tra una galassia dominata con la forza dalla Prima Fondazione e una indirizzata dal Piano Seldon e controllata nell'ombra dalla Seconda Fondazione, optò per quest'ultima, ponendo fine alla situazione di stallo. A quel punto Delora Delarmi fece in modo che la Branno e Bliss tornassero sui loro pianeti, facendo loro dimenticare l'accaduto e facendo credere a ciascuno di loro di aver ottenuto una vittoria completa, dopo averli convinti che la Seconda Fondazione non esisteva.

Trevize però era preoccupato, poiché non era sicuro di aver fatto la scelta giusta, e per questo si imbarcò nuovamente sulla "Stella Lontana" con Janov Pelorat e Delora Delarmi alla ricerca della Terra, sentendo che là si trovava la risposta alle sue domande. Dopo molte avventure, e dopo aver individuato gli antichi Mondi Spaziali di Aurora e Solaria, i primi mondi ad essere colonizzati dagli esseri umani ventimila anni prima, individuò con sicurezza la Terra, rendendosi però conto che essa era davvero radioattiva e inabitabile. Sull'unica grande luna di quel mondo, tuttavia, i tre amici incontrarono Daneel Olivaw, un robot fabbricato millenni e millenni prima, il quale rivelò loro di aver vegliato per tutto quel tempo sugli abitanti della Galassia, e li ringraziò per aver assicurato la continuità del Piano Seldon, che di lì a cinquecento anni avrebbe portato alla nascita di un Secondo Impero Galattico. Fondendo il suo cervello positronico con quello umano di Janov Pelorat, e prolungando la sua vita con tecniche ereditate dai Mondi Spaziali, R. Daneel Olivaw avrebbe potuto sopravvivere fino alla nascita del Secondo Impero, ed altresì liberarsi dai vincoli delle Tre Leggi della Robotica. Quanto a Golan Trevize e Delora Delarmi, i due esploratori spaziali si sposarono, e nelle loro persone si realizzò la fusione tra la Prima e la Seconda Fondazione. Insieme, essi avrebbero dovuto affrontare l'ultima minaccia che separava l'umanità dalla fondazione del Secondo Impero Galattico: l'invasione della Via Lattea da parte di una razza aliena intelligente proveniente dalla Galassia di Andromeda...

Enrica S.

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Questi « Amores » hanno suscitato un'ampia ed articolata discussione. Ecco un primo parere di Bhrghowidhon:

Con riferimento all'ucronia preistorica, i «Lunghe Gambe» (prima volta nella vita in cui leggo usare per loro una denominazione simile a quello che più o meno avevo creduto di ricostruire dodici anni fa, *Bhrg'hro-bhrg'hro-hes-hes - che forse ricorda qualcosa... - "Alti Arcieri") chiamavano i Pelosi *Bar-bar-o-hes-hes "(Quelli che dicono) [bã bã]", regolarmente dalle reali capacità fonatorie neanderthaliane (nell'impossibilità di interrompere col velo palatino l'emissione dell'aria attraverso le coane nasali, le uniche sillabe producibili erano di questo tipo, aperte con vocali nasalizzate).

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E Paolo Maltagliati aggiunge:

Così noi... ci siamo estinti! Affascinante... Il tuo è un pezzo di somma bravura, Milord! Ma veniamo alla mia ucronia di Dumuzi-Uruk e Inanna. Il nome di quest'ultima ovviamente è sumerico (quello che poi in babilonese sarà Ishtar), non potevo certo mettermi a immaginare verosimilmente la lingua di Mohenjo Daro...

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Bhrghowidhon allora puntualizza:

Indoeuropeo (antecedente dell'indoario o della burūšaskī) o (elamo?-)drāvidico o protomundā (una bella scelta...)

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Paolo riprende:

Eh, infatti, la triade che avevo pensato io (anche se in cuor mio la prima delle tre è leggermente in vantaggio sulle altre due). Ma non si potrebbe pensare ad un'ipotesi per Harappa ed un'altra per Mohenjo-Daro? O è inequivocabile, per chi studia le tavolette, che fossero parte dello stesso gruppo linguistico?

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E Bhrghowidhon non si smentisce di sicuro:

Nello stesso sumerico, nin "regina" è un eufratismo, dall'indoeuropeo *gwn-ēn "donna, regina"; se Inanna corrisponde al hurrico Hannahanna, connesso all'eteo (ittito) hanna-s "nonna" < indoeuropeo *hanHo-s, allora il sintema (genitivale) sarebbe *Gwnēn HanHeso. Quanto all'ipotesi di due lingue per Harappa e Mohenjo-Daro, essa avrebbe il vantaggio di un doppio potere esplicativo (attraverso le due lingue, indoario e burūšaskī).

Parlando invece della lettera di Odisseo a Circe, Calypso non ha niente di cui lamentarsi in proposito (con Zeus, per esempio)?

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Gli replica William Riker:

Calipso la Nasconditrice non ha mai incontrato Odisseo in questa Timeline, e non si è mai innamorata di lui. Però Zeus potrebbe cercare di mettere Diomede contro Odisseo. In questo caso finirà come la lotta fra Enea e Diomede immaginata ne "Le Paludi di Hesperia" di Valerio Massimo Manfredi: Diomede morirà e verrà sepolto sulla spiaggia delle isole Tremiti, e i suoi compagni verranno mutati in uccelli (le Diomedee) per piangerlo in eterno.

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Bhrghowidhon si dimostra abbacchiato:

Triste e più triste... Io vorrei tutti felici e contenti!

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E l'autore lo accontenta:

Anch'io, ma nel nostro universo i Troiani non sono stati certo felici neppure loro. Qui esiste la possibilità che unifichino l'Anatolia come eredi degli Ittiti, e che addirittura precorrano Ciassare, Ciro e Dario!

Quanto a Diomede, come alternativa dopo la sconfitta da parte di Odisseo possiamo dirottarlo in Africa e fargli fondare Cartagine. Così Romani e Cartaginesi avranno un motivo per farsi guerra!

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Sempre Bhrghowidhon domanda a Will:

Bella anche l'idea del Terzo Libro di Samuele, ma... il regno di Saba che fine fa?

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Riker però si mostra volutamente evasivo:

Eh, la Sacra Bibbia non ne ha più parlato, se non per rapide citazioni, ad es. il salmo 71 (72).

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Bhrghowidhon tuttavia insiste:

Ma in questa ucronia?

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William non abbocca:

Eh, quest'ucronia è la Bibbia in una Timeline parallela... Non può fare diversamente!

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A colmare il vuoto pensa allora MorteBianca:

Saba si trovava nella parte sudoccidentale della Penisola Arabica (corrisponde grosso modo allo Yaman = Yemen). Dunque propongo l'unione dei due regni, la striscia di terra in mezzo viene conquistata progressivamente.

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Bhrghowidhon allora cambia registro:

Quanto alla struggente storia d'amore tra Pericle ed Aspasia, vedo che i Tribuni Consolari Lucio Sergio Fidenate e Marco Papirio Mugillano e il Secondo Console Gaio Servilio Axilla (Ascella) sono stati sconfitti dal Re d'Africa e di Sicilia...

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Lord Wilmore compiaciuto annuisce:

I miei complimenti, vorrei essere dotto come te! Ti è piaciuto?

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E Bhrghowidhon precisa:

Moltissimo! Ho tirato a indovinare che l'anno fosse il 418 a.C., se Pericle si dice "vicino all'ottantina" ho immaginato che avesse 77 anni.

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Al che il nostro Milord conferma:

L'ho volutamente lasciato nel vago, come come hanno fatti altri autori con i loro "Amores", ma direi che ci hai azzeccato anche stavolta!

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E Annalyx gli scrive:

Devo dire che sei stato davvero bravo ad evocare la vecchiaia con struggimento ma anche serena naturalezza. Davvero molto bella, piena di lirismo e malinconia. Appassionante... ogni volta ti superi!

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In seguito aNoNimo cambia discorso:

Meravigliosa lettera, quella di Cesare a Cleopatra, commovente quanto epica! Molto romantica, molto affascinanti le conquiste che Cesare poteva benissimo fare, non è stato l'unico (quasi) Imperatore generale, ma è stato quello con la conquista più grande alle spalle, senza contare le guerre civili vinte!

Ho pianto... dalle risate, per la morte di Cicerone, anche se sono stato uno dei pochissimi esseri umani ad apprezzarlo da ogni punto di vista, linguisticamente, filosoficamente, per il suo atteggiamento: è vero che cambiava parte a seconda di come tirava il vento, non era certo Seneca, ma l'ho trovato molto gradevole da leggere, capire e interiorizzare.

Sapevo che foste grandi, ma dimostrate ogni giorno di essere addirittura geniali!

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E Bhrghowidhon trasmette un breve messaggio ad Enrica S.:

La lettera di Zoe ad Ottone III avrei voluta scrivere io (e la volevo veramente fare)! Ma sono molto più contento così: mi piace di più e non ho impiegato tempo. Vorrei che andasse sempre così! Grazie, ma proprio per davvero con riconoscenza!

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Iacopo Maffi invece obietta:

Però già all'epoca di Basilio la diffidenza romea contro i Latini era alle stelle... siamo sicuri che sarebbe bastata un'unione dinastica a far digerire al clero bizantino, e soprattutto alla nobiltà anatolica e balcanica, l'alleanza con i Sassoni? Paradossalmente vedrei più facile un'ucronia inversa: "Zosimo" che sposa "Ada" e, essendo già in qualche modo basileus, diventa anche Re di Germania.

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Cui risponde aNoNimo:

Se posso intromettermi, io vedo meglio un barbaro a Costantinopoli (era stato autocrate l'Isaurico, che veniva dalla Ciudada de l'Este dell'Anatolia) che un "molle ed effeminato" romeo in Germania.

Che poi, Ottone III poteva portare in dote la sottomissione del Pescatore di Roma, e il Patriarca è accontentato.

Infine i nobili romei non erano ancora feudali ma latifondisti "impatriziati". Anzi, gli Ottoni potevano anche apprezzare la paroukia ed estenderla ad Occidente. Ops, guerra civile in arrivo... magari più avanti.

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Bhrghowidhon tuttavia fa notare:

Il problema è sempre la successione in linea femminile rispetto alla Legge Salica. Maledizione alla Guerra Civile, è la vera causa delle Spartizioni e quindi della frammentazione dell'Impero e di conseguenza delle Guerre in Europa...

Quanto invece alla riscrittura del Canto di Paolo e Francesca, è davvero un'opera d'arte! Sono sbalordito ed entusiasta per un'abilità così incredibile e sopraffina (davvero)! Non so come commentarla, perché il risultato è già perfetto e lascia realmente senza parole per la 'perentorietà' del successo...

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Riguardo a quest'ultima ucronia, ecco il parere di Annalyx:

Mi hai letteralmente stupito. Sei stato abilissimo a utilizzare sostanzialmente lo stesso schema per una storia molto diversa. Che dire? Quella originale è appassionante e romantica. Questa purtroppo molto più al passo coi tempi. I due l'inferno se lo meritano davvero!

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Veniamo piuttosto al parere di Bhrghowidhon circa gli « Amores » seguenti:

Riguardo a don Juan e Maria Stuarda, chiedo scusa della mia deformazione un po' zootecnica, ma per me questi "Amores" erano scorciatoie per sfruttare l'opportunità offerta dai generi naturali ai fini delle unioni imperiali attraverso quelle dinastiche: mi aspetterei - ma ovviamente è solo un auspicio - che dall'atteso matrimonio tra Maria Stuarda e Don Giovanni d'Austria nasca un'erede (di nome nuovamente Maria, nella tradizione della famiglia materna) che già a dieci anni di età porti in dote i Regni di Inghilterra, Irlanda e Scozia al ventunenne Filippo III. Re di Portogallo, Castiglia, Aragona, Sardegna, Sicilia, Napoli, Duca di Milano e di Borgogna, certo a condizione di trovare un degno partito per Margherita d'Austria-Stiria (ma la Ragione di Stato impone di non fare altrimenti).

Circa invece la lettera di Napoleone a Maria Luisa, oltre all'impianto generale dell'ucronia, che valorizza una delle più importanti occasioni perdute di tutta la Storia, sono molto convincenti anche i particolari, per esempio che la Russia non sia stata con le mani in mano bensì abbia a sua volta perseguito una politica di espansione anche ucronica, perlomeno nei confronti degli Arabi: se Napoleone è in Egitto e progetta un assedio di Costantinopoli e poi di marciare verso l'India (come effettivamente era sua intenzione storica nella 'prima' Campagna d'Egitto) e d'altra parte l'Impero Ottomano sussiste tuttora, allora la Russia deve avere - presumibilmente attraverso la conquista integrale della Persia, che infatti è significativo non venga nominata (mentre nel Memoriale di Sant'Elena sì, quando menziona questi piani) - iniziato una penetrazione forse lungo la costa e diretta da principio verso la Penisola Arabica, magari per puntare prima sull'Abissinia (che è stato uno dei suoi obiettivi coloniali) prima di rivolgersi verso Gerusalemme... Spero di aver interpretato correttamente i retroscena.

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MorteBianca si mostra entusiasta:

Hai capito tutto talmente bene, che non serve che io aggiunga altro: hai afferrato anche la questione della Persia che non era così evidente. Ma non c'è da stupirsene: tu sei Bhrghowidhon!

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E l'interessato ribadisce con candore:

Il Napoleone storico (sempre secondo il Memoriale di de Las Cases) intendeva spartire con la Russia l'Impero Ottomano, ma non ha trovato risposta; il Napoleone ucronico cosa farebbe?

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Al che MorteBianca replica:

Proverebbe a parole, e se non trova risposta, proverebbe con i fatti; questa volta la Russia non avrebbe dalla sua il Generale Зима (Inverno), e Napoleone in Africa ha subito una sola sconfitta......e diverse vittorie.

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Ed Annalyx aggiunge, riguardo all'ucronia di Garibaldi e Anita:

Ci pensate se fosse andato tutto così? Forse il problema meridionale avrebbe preso un'altra piega, e così i rapporti tra Stato e Chiesa... e il coinvolgimento dei cattolici in politica? Saremmo diventati un popolo più maturo? O avremmo fatto la fine degli Americani, che poi è la fine che comunque stiamo facendo?

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Le risponde l'autore dell'ucronia:

Sì, Annalyx: se la Prima Guerra d'Indipendenza fosse riuscita, i Massoni non avrebbero dominato la vita politica dell'Italia fino agli anni '20, la "Rivoluzione Parlamentare" del 1876 avrebbe visto andare al governo non la Sinistra garibaldina ma il Partito Popolare, ci saremmo risparmiati la Triplice Alleanza, non avremmo cercato inutili colonie in Africa, l'Italia sarebbe rimasta neutrale nella Prima Guerra Mondiale e alla fine avremmo ottenuto comunque Trento, Trieste e l'Istria mediante referendum, la mafia al Sud avrebbe avuto meno potere, se fossimo stati coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale lo saremmo stati come nazione aggredita e non come aggressore, avremmo avuto un seggio permanente all'ONU, vera democrazia dell'alternanza tra Cattolici e Socialisti con i Comunisti e i Missini ai margini, niente Tangentopoli, niente Berlusconi, niente Salvini, niente Meloni, niente Movimento Cinque Stelle... Un sogno, insomma. Il consumismo ci avrebbe comunque divorato l'anima, ma vivremmo comunque in un mondo migliore. E sognare non costa nulla; per questo, mi diverto con le ucronie!

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Tommaso Mazzoni propone a sua volta:

Che meraviglia, l'ucronia di Vittoria e Alessandro! La forma scelta è da brividi. Mi hai fatto scendere anche una lacrimuccia, pensando a Vittoria in lacrime dopo l'attentato ad Alessandro II. Da vetrina.

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Paolo Maltagliati osserva:

Mi viene solo un pensiero: Il lavoro degli eredi di questo grande impero sarà arduo assai...

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E Bhrghowidhon lo incalza:

Nelle ucronie ambientate nel passato di solito il calcolo più 'verosimile' (tra quelli a esito positivo; le varianti ucroniche più probabili tendono comunque a riconvergere nella Storia nota) comporta uno o due secoli di inerzia, senza che cambi sostanzialmente il corso degli eventi (per esempio, il classico caso di Filippo II. eletto Imperatore di Germania e rimasto anche Principe Consorte d'Inghilterra richiederebbe comunque di arrivare al Settecento prima di determinare un cambiamento totale nella Storia, un cambiamento per cui niente è più come nella Storia Vera); in questo caso, invece, benché l'ucronia cambi inizialmente solo due famiglie (certo, nel frattempo trascorrono già 62 anni e mezzo), gli effetti dirompenti la cui probabilità superi quella dei loro contrarî si innescano entro meno di un ventennio (alcuni addirittura tre anni e mezzo: sicura vittoria navale anglorussa contro il Giappone, nel caso che si arrivasse davvero alla guerra per Port Arthur): le Rivoluzioni in Russia non avrebbero base sufficiente per riuscire, la Prima Guerra Mondiale - altrettanto se non ancora più probabile (uno dei Principî del Realismo Aggressivo è: Elimina il Tuo Potenziale Rivale Prima che Questi Possa Eliminare Te) - si concluderebbe col confine russo-tedesco sul basso Oder, soprattutto gli Stati Uniti non avrebbero modo di eliminare l'ingombrantissima presenza (certo inerte, ma comunque scomoda) del più grande Impero del Mondo in tutta la parte settentrionale del Continente Americano (l'Alaska sarebbe ovviamente rimasta russa, protetta dal Canada), tra Persia ed ex-Impero Ottomano l'Impero Anglorusso controllerebbe la massima parte dei depositi petroliferi, l'Impero Cinese sarebbe per 5/6 anglorusso, niente Guerra di Successione (tra Stati Uniti e Germania) per l'Impero Britannico, la Teoria Geopolitica nascerebbe obsoleta, insomma una situazione in cui la Superpotenza Mondiale nascerebbe dall'egemonia non sul Continente Americano, ma su quello Euroafroasiatico...

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Riguardo alla lettera dell'imperatrice Sofia, così si esprime MorteBianca:

A me piace molto, magari fossero andate così le cose, sicuramente un maggiore sviluppo economico, la storia insegna che l'apertura doganale impedisce le guerre e favorisce gli scambi, e Inghilterra docet in questo campo, ma una domanda mi sorge... Chi impera in questa Federazione? La Russia che fa? Dopo questo matrimonio si include? E l'Inghilterra?

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Gli risponde Lord Wilmore:

Già, sono domande rimaste volutamente aperte. Io ho pensato a una Federazione Europea formata da Repubblica del Portogallo, Repubblica di Spagna, Terza Repubblica Francese, Regno del Belgio, Regno dei Paesi Bassi, Granducato del Lussemburgo, Regno d'Italia, Repubblica di San Marino, Impero Tedesco, Stati Uniti del Danubio (nuova denominazione ferdinandea della Duplice), Repubblica di Albania, Regno di Jugoslavia (Federazione di Serbia, Montenegro e Bosnia-Erzegovina), Regno di Romania, Regno di Bulgaria, Regno di Grecia, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica d'Irlanda, Regno di Danimarca e Islanda, Regno di Svezia, Regno di Norvegia. L'Impero Ottomano chiede di entrare, ma lo blocca l'opposizione di Grecia, Albania, Jugoslavia, Bulgaria e Romania. La capitale federale è Lussemburgo, il Parlamento Europeo ha sede a Nancy. Italia, San Marino, Francia, Spagna, Portogallo, Benelux, Germania, S.U. Danubiani, Irlanda, Jugoslavia, Grecia e Svezia hanno adottato una moneta comune, lo Scudo; Regno Unito, Danimarca e Norvegia hanno l'opting-out; gli altri stati non hanno ancora i parametri economici per adottarlo. Nel 1940 Presidente della Federazione è lo spagnolo Niceto Alcalá-Zamora y Torres.

Non c'è Società delle Nazioni perchè non c'è stata la Grande Guerra e gli USA sono rimasti isolazionisti; rivali della Federazione Europea sono l'Impero del Giappone, che ha vinto la Seconda Guerra contro la Cina e ha costruito almeno in parte la sua zona di coprosperità del Pacifico, e l'Impero Russo, il cui Zar Alessio II Romanov è inetto al governo e malato di emofilia, e il vero potere è nelle mani del primo ministro Lev Davidovič Bronštejn (nella HL Lev Trockij), che punta ancora alla conquista dei Dardanelli ed ha raggiunto i "Mari Caldi" alleandosi con l'Iran e con l'Etiopia, mai aggredita in questa Timeline dall'Italia. Il Regno Unito ha aderito alla Federazione per assicurarsi che essa non adotti politiche antibritanniche e per godere dell'area di libero scambio, ma si tiene stretta la Sterlina e i suoi Dominions (anche l'India del Primo Ministro Mohandas Karamchand Gandhi ha ottenuto questo status). Ah, dimenticavo: Benito Mussolini è rimasto socialista e ha guidato per breve tempo il governo italiano alla testa del "Fronte Popolare", poi sostituito da Attilio Piccioni (qui de Gasperi è rimasto cittadino degli S.U. Danubiani e Presidente dello Stato Federale del Trentino).

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Bhrghowidhon invece fa quattro calcoli:

Vedo che il "famoso pittore" ha compiuto da poco più di due mesi 51 anni, Einstein ne ha dieci di più (da tre mesi e mezzo), Jelena / Elena ne ha 67 e mezzo, Sofia 72 compiuti (da quasi quattro mesi), Francesco Ferdinando 76 e mezzo.

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aNoNimo si rivolge poi ad Enrica S.:

Riguardo all'ucronia su JFK, ma Molotov da dove è "resuscitato"? Comunque un po' mi spiace che Marylin si sia messa con Jack, meritava ben altro uomo, tipo Joe di Maggio, l'unico stronzo che le ha portato una rosa sulla tomba finché è vissuto...

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Ma Bhrghowidhon puntualizza:

Molotov è stato effettivamente reintegrato formalmente da Brežnev pochi anni dopo la fine politica di Podgornyj; se qui quest'ultimo, come risulta, già non è più Segretario nel '73, è logico attendersi un recupero anticipato di Molotov. Inoltre mi aspetto che, tra l'altro, Brežnev sia riuscito a far silurare Podgornyj nel settembre del 1970...

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E l'autrice precisa:

Ho pensato a Molotov perchè, se Kennedy viene rieletto alla Presidenza, il Comitato Centrale del PCUS potrebbe optare per una scelta ancor più conservatrice di Brežnev, recuperando il vecchio eroe della Rivoluzione d'Ottobre (aveva 83 anni nel 1973) ed anticipando così la politica sovietica dei "leader mummia". Però Molotov era furbo e ne sapeva di realpolitik, e dunque potrebbe davvero firmare accordi di disarmo con Robert Francis Kennedy, per "restaurare" l'immagine sovietica del mondo, soprattutto dopo i fatti di Praga del 1968, e dopo che gli USA hanno evitato la deblacle in 'Nam e hanno vinto la corsa alla Luna.

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aNoNimo torna alla carica:

E se invece la Vecchia Mummia facesse esattamente il contrario, ovvero riducesse le armi CONVENZIONALI e stabilizzasse quelle atomiche? Così facendo renderebbe inutile la NATO, assicurerebbe l'URSS (salvo colpi di testa di gente come Le May) e potrebbe dare avvio sia ad una politica "di mercato interno", migliorando le condizioni sia dei cittadini sovietici, sia di "10, 100, 1000 Vietnam". Secondo me sarebbe poi l'unico modo di salvare l'URSS comunista e forse vincere la Guerra Fredda: se non sei forte fatti furbo.

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Veniamo al commento dell'ucronia Trek scritto da Paolo Maltagliati:

Non è un finale amaro, William. E' solo assurdo. In gergo si direbbe "wrapped up ending". Quando l'autore, o, più spesso, l'editore (nei prodotti televisivi e filmici parliamo di sceneggiatore e produttore rispettivamente) vogliono silurare, per un motivo o per l'altro, il prodotto, pur di chiudere si inventano finali poco verosimili rispetto all'economia della trama fino a quel momento. Di solito lasciano dei plotholes grandi come voragini. Tanto per dire: l'apparizione dei Romulani ed il conflitto con i terrestri (che in quel momento non conoscevano le fattezze dei loro nemici) si poteva subodorare dalla comparsa di certi loschi figuri nelle ultime puntate. E poi mi è rimasta l'idea della poca gradualità nel trattare della nascita della Federazione e di tutti i problemi organizzativi ad essa legati. Detto questo, la tua ucronia è veramente molto bella!

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Vi è poi l'importante osservazione di Perxchè No?:

La discussione sui matrimoni gay mi fa venire un'ulteriore ucronia basata sulla situazione in Giappone. Qui si può vedere un uomo o donna che adotta legalmente il suo/a compagno/a. È ereditato dal vecchio sistema di adozione che risale a ben prima dell'epoca moderna. per facilitare l'adozione di un uomo adulto che porterà il nome di una famiglia che non ha eredi maschi. Funziona ormai come unione omosessuale low cost.

Ed ecco l'ucronia: la pratica dell'adozione come si faceva nella Roma antica (e che mi ricorda molto l'adozione in Giappone) rimane una tradizione e poi una legge attiva? Se nelle varie epoche storiche vedremo delle famiglie adottare uomini adulti per convenienza senza preoccuparsi del sangue (già le conseguenze sarebbero enormi sulla società). Se questa adozione avviene anche in Europa come una mezza-soluzione all'unione omosessuale, sarebbe allora possibile che tutto il dibattito sul matrimonio gay semplicemente non ci sia? Che felicità (per l'assenza del dibattito intendo)!

Oppure, si potrebbero usare i vecchi contratti di "afrèrement" cioè quando due uomini si dicevano fratelli per contratto. So che esistevano ancora nel XVII secolo, mi chiedo quando sono andati in disuso.

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Gli risponde un entusiasta Bhrghowidhon:

Ma perbacco, le conseguenze sarebbero anche più significative!
Per costruire Imperi non sarebbe più necessario scegliere fra Guerre e Matrimonî Dinastici; basterebbe adottare il Sovrano desiderato... (Formulo in modo così ingenuo per sottolineare la dirompenza dell'ucronia)
Del resto è quel che ha fatto, per quanto poteva, Elizaveta Petrovna...

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E MorteBianca aggiunge:

Mentre leggevo la proposta originale di Perchè No? stavo pensando proprio all'Adelphoiesis cattolica dell'antichità, ossia l'affratellamento. Per chi non lo sapesse era un rituale antico (ancora oggi alcune chiese ortodosse lo praticano) con cui due persone dello stesso sesso facevano una serie di giuramenti davanti allacomunità, in Chiesa, e venivano benedetti. Il rituale era simmetrico al matrimonio in molte cose e comprendeva un bacio fra i giuranti. Alcuni storici hanno ipotizzato che sia una sorta di "Unione Civile" Cristiana, ma sono celermente giunte le critiche dato che (anche oggi) la cosa si può fare anche fra persone sposate, quindi la tesi che sia un semplice rito di affratellamento a moltissimi pare ben più verosimile. Quale che sia la verità, se l'Adelphoiesis permane?

Sarebbe la controparte religiosa della mezza soluzione proposta da Romain. Dal punto di vista civile gli adulti possono "Adottarsi" fra loro, dal punto di vista religioso fare l'Adelphoiesis. Come dice Tommaso questo risolverebbe anche molte questioni anche di natura dinastica, anche se vorrei approfondisse questo punto dato che sono curioso.

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Anche Tommaso Mazzoni dice la sua:

Semplicemente, un Re di uno stato dove vale la legge Salica che ha solo figlie femmine, può adottarsi un figlio,( magari un genero) ed evitare che il trono vada a fratelli o cugini, che magari gli stanno pure antipatici. Un'altra conseguenza è che i Re non devono più sposarsi per avere un erede, e di conseguenza possono possono farlo per altre ragioni. (sigillare alleanze, ottenere fortune monetarie, o persino per amore, quando sono anziani, e possono permettersi stravaganze).

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Bhrghowidhon fa notare:

Certo però che così i Feudi Imperiali non tornano mai agli Imperatori (né gli Appannaggi ai Re di Francia)...

E per non mancare il solito ritornello: Carlo II. adotta suo cugino l'Arciduca Carlo, che poi adotta Luigi XV., niente Guerre di Successione, niente Rivoluzione, niente Napoleone, niente Restaurazione, niente "Risorgimento", niente Guerre Mondiali...

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Torna alla carica Perchè No?:

Se Hitler si "affratella" con Mussolini, non sarebbe un'adelphopoeisis ma un'adolphopoeisis!  ^__^

Facciamo una piccola lista di casi in cui un'adozione dinastica avrebbe potuto cambiare la storia, iniziando dopo la caduta dell'impero romano:

Ora che ci penso, il papa potrebbe usare l'adelphopoeisis per nominare un luogotenente capace di aiutarlo a reggere la Chiesa o addirittura per designare il suo successore, ritirandosi a vita privata come Papa emerito senza abdicare? Immaginate Celestino V che non abdica ma usa l'adelphopoeisis con Benedetto "Bonifacio VIII" Caetani? O Pio XII che nel timore degli sconvolgimento della seconda guerra mondiale si sceglie un "fratello" al sicuro negli USA?

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Per concludere, William Riker ha chiesto agli amici quale degli "Amores" è piaciuto di più. Così gli ha risposto Bhrghowidhon:

Sono davvero nell'imbarazzo della scelta: come amante della Preistoria dovrei dire "Odisseo e Circe", come eurasista "Salomone e Machedà", come iperimperialista (nel senso di ammiratore degli Iperimperi) i magnifici cinque "Cesare e Cleopatra", "Ottone III e Zoe", "Don Juan e Mary Stuart", "Napoleone e Maria Luisa" e "Francesco Ferdinando e Sofia"; infine, nonostante la mia totale ignoranza, come pio escatologista (sīc) sono sedotto da "Charles Tucker III e T'Pol".

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Invece William è stato più lapidario:

A me è piaciuto più di tutti "Victoria Alexandrina e Aleksander Nikolaevič", perchè è stato il primo, che ci ha dato l'idea per scrivere tutti gli altri! Figurati, ci pensavamo già nel gennaio 2006!

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Se volete partecipare alla discussione o inviarci i vostri "Amores" ucronici, scriveteci a questo indirizzo!


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