Benito socialista, Italia comunista!

ovvero: il Biennio Rosso

di Homer

Ho sempre pensato con un certo interesse ad un Mussolini ancora socialista prima della Grande Guerra (come del resto era, e pure direttore dell'Avanti) e ancora socialista dopo di essa. Le agitazioni postbelliche di tipo rosso del 1919-1920 in Italia sono molto forti e hanno un peso specifico notevole. Tra l'altro il PSI nel novembre del 1919 era il primo partito con il 32% delle preferenze, quasi tutte le fabbriche del nord erano occupate e più di 400000 lavoratori occuparono gli stabilimenti del triangolo industriale (Milano,Torino,Genova). Mussolini, da socialista convinto si lancia con entusiasmo nella lotta di classe, che sfocia rapidamente in una guerra civile, ma andiamo con ordine:

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1918: Il 4 Novembre l'Italia forza l'Austria Ungheria all'armistizio. Intanto in Russia crescono i fermenti bolscevichi, che iniziano a prendere il paese in mano con aspri combattimenti contro le forze “Bianche” e le truppe delle nazioni borghesi. L'Ala Massimalista del Partito Socialista prende la maggioranza su quella Riformista, ben salda nelle mani di Serrati, alla quale aderisce anche Mussolini, sebbene la minoranza riformista Turatiana sia ancora forte e la crescente corrente comunista guadagna sempre più consenso.

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1919: Si aprono i lavori della Conferenza di Versailles: l'Italia ottiene Trento,Bolzano,Trieste e parte dell'Istria, ma non Fiume. Forte delusione nazionalista, e aumentata dal carovita e dal ritorno dei reduci dal conflitto, la situazione si fa esplosiva. I Sovietici conquistano l'Estonia in Gennaio, si ritirano da essa nel tardo gennaio e ad inizio febbraio invadono la Ucraina e la occupano, e a metà del mese dichiarano guerra alla Polonia. In Marzo Lenin e Trotskij aprono i lavori della Terza Internazionale Comunista, che chiede l'espulsione dell'ala riformista dal PSI. In questo mese l'Ungheria si costituisce come repubblica socialista; e Benito Mussolini, sempre più fervente massimalista, tendente al comunismo ormai organizza le Squadre di Autodifesa Operaia (SAO) a Milano. In Aprile la Baviera si rende indipendente dalla Germania e diviene una repubblica socialista: sullo slancio del momento è proclamata a Milano una Repubblica Socialista Milanese, il cui triumvirato è composto dallo stesso Mussolini, Serrati e Turati (un componente per ogni corrente del partito, sebbene i Comunisti ormai stiano assorbendo i Massimalisti). Gramsci fonda l'Ordine Nuovo, giornale della corrente Comunista del PSI, che esorta alla lotta. Il Governo Orlando cade in seguito alle agitazioni nelle fabbriche e nelle campagne del Nord, dove i “Rossi” sono molto forti, gli succede Nitti, che proclama lo stato d'assedio a Milano,Genova e Bologna. In Maggio la Germania schiaccia i socialisti rivoluzionari bavaresi e in luglio è restaurata la monarchia in Ungheria, con la reggenza dell'Ammiraglio Horthy. In settembre, reduci,arditi,nazionalisti e teste calde (circa 2500 volontari) attaccano Fiume sotto il comando di D'Annunzio, vengono massacrati dall'Esercito Italiano. La città verrà assegnata all'Italia insieme a Zara e a numerose isole e località dalmate nel 1920. Ad Ottobre, nella Bologna sotto stato d'assedio la corrente comunista è maggioritaria ed espelle i riformisti dal partito, assorbendo la linea Massimalista al proprio interno nasce il nuovo Partito Comunista d'Italia. Le nuove linee guida sono quelle rivoluzionarie e gli operai si armano. Si diffonde capillarmente nelle città il movimento mussoliniano, che organizza ovunque gruppi di difesa delle fabbriche sotto occupazione, con il solo compito di cacciare le forze governative.

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1920: Forze Comuniste e Socialiste Rivoluzionarie arrivano ad occupare l'intera Milano, parti di Torino (con la FIAT in mano agli operai dal tardo dicembre), numerose fabbriche in tutto il Nord, la Città di Bologna e vaste porzioni di Romagna e Toscana. I Governativi e i movimenti nazionalisti che si riconoscono nella tentata Impresa di Fiume sono la reazione agli scioperi e alle occupazioni. A Milano il 2 Febbraio si costituisce il governo provvisorio della neonata Repubblica Socialista d'Italia nella quale il socialista rivoluzionario Mussolini è vice commissario generale. Il Commissario Generale è il comunista Amadeo Bordiga. In Luglio, dopo agitazioni rivoluzionarie nel Triveneto le forze nazionaliste di Francesco Giunta bruciano l'Hotel Balkan a Trieste, in tutta risposta le forze rivoluzionarie occupano numerose città venete come Verona e Monfalcone, e la stessa Trieste. La rivoluzione prosegue e si diffonde anche nel Centro Sud, i braccianti si ribellano in tutta la Puglia e la Sicilia, mentre a Canneto Sabino (RI) i Carabinieri sparano sui braccianti che chiedevano una revisione del contratto colonico lasciando undici morti sul terreno. La figura del Re è sempre più compromessa agli occhi della popolazione e il governo Liberal-Popolare minaccia d'espellere i deputati del ex-PSI dal parlamento. Alla seduta successiva tutti  i deputati socialisti rivoluzionari e comunisti si dimettono dalla carica e dichiarano decaduto lo stato monarchico italiano. Molti di loro vengono catturati. A macchia d'olio, nel tardo 1920 i Rivoluzionari controllano quasi tutta l'Emilia-Romagna e le Marche odierne, la Bassa Lombardia con Milano, Torino, Genova e numerose località liguri, L'entroterra veneto tra Verona e Treviso, oltre a importanti città friulane come Monfalcone, Cividale, Pordenone e Trieste. La Toscana è quasi del tutto in mano ai rivoluzionari e aree agricole di Puglia,Lazio,Abruzzo e Sicilia sono cadute in mano ai ribelli. Gli Alleati dell'Intesa si affrettano a sostenere i nazionalisti quando si accorgono che il Re è ormai totalmente senza poteri, il governo liberal-popolare è debolissimo e l'esercito è allo sbando, con diserzioni vicine al 40% del totale. Per loro è troppo tardi, le forze nazionaliste dannunziane vengono sconfitte nella Bassa Veneta da una sommossa popolare in seguito al tentato omicidio del deputato Matteotti, riconosciuto come animatore delle lotte nel Polesine. Il consenso verso i nazionalisti è al minimo storico e la fiducia nella monarchia è quasi del tutto un ricordo, i vecchi alleati si presentano restii ad un intervento e perciò la situazione volge rapidamente a favore dei Comunisti e dei Socialisti Rivoluzionari, che si preparano a controllare tutto o quasi il Norditalia nel 1921.

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1921: A Livorno si apre il primo congresso del Partito Comunista: ne emergono le importanti figure di Gramsci, Terracini e Bordiga, senza contare quella ingombrante del capo delle SAO, Benito Mussolini. Dal congresso nasce il nuovo giornale di partito, il Comunista, e la linea di condotta di avvicinamento all'URSS; iniziano le collettivizzazioni, gli espropri e il passaggio nel Centro Nord ormai sotto controllo Comunista ad un'economia socialista con elementi della NEP Leninista. Si programma inoltre l'apertura a Milano della nuova Università Proletaria per tutti coloro che saranno meritevoli d'un istruzione superiore anche se non nelle loro possibilità. Il Governo Provvisorio della Repubblica Socialista d'Italia è riconosciuto dall'URSS. Vengono organizzate regolari elezioni nei vari Gruppi Sociali (Soviet) dell'Italia Rivoluzionaria: ne emerge un monocolore comunista a parte la presenza del Socialista Rivoluzionario Mussolini  che ottiene il Commissariato della Lotta, (Ministero della Difesa), mentre Gramsci lo sostituisce come Vice Commissario del Popolo, e Bordiga è confermato Commissario Generale del Popolo. La Linea guida del nuovo governo è dura: espropri agli agrari, cessione del controllo delle fabbriche ai Gruppi Sociali di Lavoro (GSL) degli Operai, passaggio della terra alle Comunità Agricole Sociali (CAS), riforma economica, concessione della giornata lavorativa di otto ore, delle malattia, della maternità e della previdenza sociale. Dal punto di vista militare, le SAO confluiscono nel ben più ampio e progettato esercito, l'Armata Rossa Italiana. La Repubblica Socialista controlla tutto il Norditalia in giugno e insedia suoi Commissari del Popolo nelle Prefetture, la Armata Rossa di Mussolini sta schiacciando i nazionalisti e i realisti che si difendono ancora in Valtellina e Carnia, mentre in Toscana,Marche ed Emilia Romagna la situazione è ormai sotto controllo degli insorti. Più a sud dei CAS sono sorti nel Basso Lazio, in Abruzzo, in Puglia e Sicilia, mentre GSL tengono sotto controllo diverse industrie nelle città di Bari,Taranto,Palermo e Napoli. I Liberal-Popolari che controllano ormai solo Roma, la Sardegna, parti dell'Umbria e della Campania, e vaste zone del meridione sono ormai debolissimi e al governo Nitti è sostituito da Facta. Vittorio Emanuele II chiede il supporto degli ex alleati della Prima Guerra Mondiale, ma questi non si vogliono impegnare in un conflitto direttamente, e rispondono picche sebbene stiano aiutando con armi,munizioni e supporto logistico i nazionalisti che si annidano nel Nordest. L'Alto Adige, appena annesso si dichiara per plebiscito austriaco e caccia gli Italiani in Trentino, l'Austria vede la regione dichiararsi indipendente anche se la Società delle Nazioni la assegnerà all'Austria nel 1925. In Novembre le prime riforme diventano operative: la creazione dei GSL non causa molti problemi a causa delle fabbriche occupate fin dal tardo 1919, per quanto riguarda la creazione dei CAS si hanno maggiori problemi perché spesso gli agrari usano delle milizie di sbandati,teste calde e nazionalisti esagitati per difendere le proprie terre e così molte volte bisogna ricorrere alle armi. La giornata lavorativa di otto ore e 15 giorni di malattia vengono riconosciuti ai lavoratori, nei GSL e nei CAS il diritto di voto diviene a suffragio universale, anche femminile. Si progetta la riorganizzazione del governo del territorio, con GSL e CAS riuniti in un'entità più grande , il Settore (Comune) a loro volta riuniti in una nuova suddivisione chiamata Zona (Circondario), che ha un Commissariato del Popolo come centro principale (Prefettura e Provincia). Forze Francesi vengono scoperte nel tentativo di invadere la Valle d'Aosta e le Valli Piemontesi, perciò scoppia la guerra tra Italia Rivoluzionaria e Francia. In quest'anno migrano dall'Italia rivoluzionaria circa duecentomila membri della Borghesia,Agrari e Nobili, ma anche semplici nazionalisti. I Rivoluzionari battono i Francesi a Susa e a Ventimiglia, cacciandoli fuori dai confini nazionali e arrivando ad occupare Mentone e Modane. La Francia riconosce la Repubblica Socialista, che ritira le forze dalla Francia, sebbene Mussolini sia fermamente contrario e chiedeva di estendere la rivoluzione proletaria anche a quei paesi italiani fuori dall'Italia stessa. I successi della riorganizzata Armata Rossa portano alla conquista di Viterbo, Perugia e Teramo, mentre nel Sud la rivolta si fa sempre più accesa.

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1922: Viene fondato a Monza l'Istituto Superiore d'Industrie Artistiche, Achille Ratti viene eletto Papa, mentre il 3 Aprile Stalin diviene Segretario del PCUS. Forze Rivoluzionarie marciano su Roma, Re Vittorio Emanuele si imbarca su un piroscafo ad Ostia e si rifugia in Sardegna con il suo entourage. Le forze dell'Armata Rossa guidate da Mussolini sfilano nei Fori Imperiali, mentre nel sud la resistenza monarchica e nazionalista è piegata con la forza, con le vittorie rivoluzionarie del Novembre 1922 a Modugno e a Sibari. I pochi realisti rimasti, i nazionalisti, gli agrari e la borghesia, ma anche numerosi cristiani fuggono dall'Italia Socialista, che si estende dalle Alpi alla Calabria, mentre il Re controlla Sardegna e Sicilia. L'Italia è riconosciuta dalla Svizzera, mentre Squadre di Autonomi conquistano San Marino e ne dichiarano l'annessione all'Italia. Nel tardo 1922 Mussolini tenta il colpo di mano per diventare Dittatore del Popolo, ma né Gramsci, né Bordiga, né Matteotti gli permettono di compierlo e così Mussolini, l'idolo dell'esercito ed eroe della rivoluzione è costretto a fuggire dal proprio paese in Svizzera. (Si noti l'analogia con Trotskij, sebbene quest'ultimo non tentò mai di assumere la leadership dell'Unione Sovietica). A Dicembre i rivoluzionari hanno terminato la suddivisione del paese in zone, settori, gruppi sociali di lavoro e comunità agricole sociali, istituendo le elezioni del Commissariato Generale nel Maggio 1923. Regno Unito, Repubblica di Weimar e numerosi paesi sudamericani, oltre al Commonwealth riconoscono la Repubblica Socialista Italiana. Sul piano delle riforme viene organizzato un abbozzo di previdenza sociale sotto il Commissario alle Necessità Popolari Terracini, vengono nazionalizzati i beni stranieri sul suolo italiano, con il disappunto Inglese, viene inoltre varato il Primo piano quinquennale, con il fine di aumentare la produzione industriale e di raggiungere  l'autonomia agricola. Dal punto di vista diplomatico dopo i vari riconoscimenti del nuovo stato italiano, il Commissario agli Esteri, Palmiro Togliatti, si reca a Mosca per conferire con il neo segretario del PCUS Stalin, riguardo una alleanza dei due paesi socialisti in funzione antiborghese e anticapitalistica. Alcune collettivizzazioni nel Centro Sud si rivelano più difficili del previsto e diversi scontri avvengono tra i pochi piccoli proprietari e i braccianti. In quest'anno abbandonano il paese circa trecentomila persone, mentre la guerra civile ha ucciso circa quattrocentomila persone.

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1923: Riorganizzazione ulteriore all'interno dello Stato, viene fondata la città di Garibaldi (la nostra Imperia), vengono aboliti ufficialmente i partiti differenti dal PCI il 10 febbraio sono sciolti dal commissariato Bordiga, che stava in quel periodo concludendo il proprio mandato popolare: si presentano quattro “liste” alle elezioni del Maggio 1923:

-          Sinistra (candidato Commissario Amadeo Bordiga), posizioni molto internazionaliste, vuole una abolizione del centralismo democratico dell'URSS adottato finora e l'adozione del sistema del centralismo organico, che consisteva nell'utilizzo delle varie cellule del partito in modo quasi biologico e simbiotico che partecipano insieme al tutto e quindi alla organizzazione e gestione dello stato.

-          Centro (candidato Commissario Antonio Gramsci), posizioni più moderate riguardo l'internazionalismo, sebbene sia molto importante questa componente all'interno della corrente, moderatamente approva una bolscevizzazione ulteriore del partito e del paese. Sostiene il centralismo democratico Leninista.

-    Destra (candidato Commissario Angelo Tasca), posizioni meno forti e apertura ad una possibile creazione di liste non comuniste e quindi non del PCI. Antistalinista e con posizioni vicine alla vecchia ala massimalista.

-          Ex-Socialisti (candidato Commissario Giacinto Menotti Serrati), ultimi superstiti degli ex-massimalisti, fortemente antistalinisti, posizioni tiepide verso Lenin, per un ritorno alla democrazia popolare e un'attuazione meno dura della rivoluzione.

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I voti delle 167 Zone esistenti si distribuirono in questo modo:

- 87 Commissari per la Sinistra (52,09%)

- 41 Commissari per il Centro (24,55%)

- 25 Commissari per la Destra (14,97%)

- 14 Commissari per gli Ex-Socialisti (8,39%)

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Questo comportò la rielezione di Bordiga per la terza volta a Commissario Generale del Popolo, come Vicecommissario venne scelto Palmiro Togliatti., alle Necessità Popolari (Lavoro,Sanità,Scuola) venne posto Grieco, alla Lotta (Difesa,Ordine Pubblico) Terracini,  agli Esteri Antonio Gramsci.

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In Germania il nazionalsocialista Adolf Hitler prende il potere del Lander di Baviera, vincendo le elezioni con il NSDAP.

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1924: Muore Lenin, gli succede Stalin. Cordoglio di tutto il PCI e del governo Socialista Italiano. Nasce il giornale dell'Unità, fondatore il Commissario agli Esteri Gramsci. Il commissario di Rovigo, componente del gruppo Ex-Socialista, Giacomo Matteotti viene ucciso da forze della sinistra del PCI, crisi politica; la Sinistra perde una ventina di commissari che si dimettono in seguito alle indagini, che li ritrovano collusi, Bordiga mantiene il governo, ma è costretto a concedere numerosi compromessi al Centro Gramsciano, che porta a termine il proprio piano di partecipazione democratica al partito e quindi al governo del paese.

Homer

Ed ecco ora la continuazione di Ainelif:

1925: Il plebiscito che anni prima aveva sancito il ritorno del Trentino Alto-Adige all'Austria è impedito da una reazione di alcuni soldati italiani posizionati in Lombardia e Veneto che occupando le strade di Trento appendono la bandiera italiana con la falce e il martello sul municipio.
Il governo di Vienna invita gli Italiani a ritirarsi dalla regione altoatesina e si affida alle sanzioni della SdN, sperando che essa sappia domare lo spirito irredentista della rossa Italia; ma l'Armata Rossa Italiana il 3 gennaio ben riammodernata quasi al livello delle grandi potenze occidentali travolge le fanterie austriache sul confine ed entra prima a Trento e poi a Bolzano dove è cancellata ogni segnaletica germanica e perseguitata duramente la tedescofilia; l'Austria, uno dei paesi più sconfitti della Prima Guerra Mondiale non può che accettare e rimanere muta di fronte alla riannessione italiana del Trentino Alto-Adige, successivamente la Repubblica Socialista Italiana esce dalla Società delle Nazioni che vi era entrata pochissimi anni prima.
Il Commissario Bordiga esautora il Parlamento e dichiara di volersi impossessare delle colonie d'oltremare di Libia, Eritrea, Dodecaneso e Somalia; ma difetta del problema di bolscevizzare l'intero corpo militare italiano ed eliminare il rimanente Regno Sabaudo ridotto alle sole Sicilia e Sardegna.
Inizia l'instaurazione di una dittatura comunista nazionale, come la definisce Togliatti "Via Italiana al Socialismo" che è incaricato da Bordiga di sciogliere ogni partito politico che non sia di ispirazione radicale di sinistra; le SAO mussoliniane compiono stragi efferate in Emilia-Romagna nei confronti di nobili ed aristocratici che rifiutano al dover rinunciare ai propri beni e titoli, è il caso dei Visconti e Sforza che sfuggono alle persecuzioni sempre in Francia e Austria. 
Per quanto riguarda le elezioni, una speciale legge le abolisce sostituendole con dei plebisciti popolari; il Commissario del Popolo però è vista come una carica politica debole, quasi facilmente corruttibile e deponibile dalle forze "reazionarie" esterne occidentali così, il Ministro degli Interni, Gramsci crea il Gran Consiglio del Popolo, formato dai massimi esponenti del Partito.

1926: Alcide De Gasperi, il nuovo segretario del Partito Popolare Italiano aizza i partigiani cattolici nel loro movimento clandestino anticomunista Giustizia e Libertà, una formazione che riunisce anche i Liberali; in più lo stesso leader cattolico centrista ha preso la cittadinanza a Parigi insieme al repubblicano Randolfo Pacciardi e a monarchici come Italo Balbo e il celebre poeta Gabriele d'Annunzio.
L'Italia Socialista viene ad essere in conflitto con la Spagna di Miguel Primo De Riviera appoggiato dal Re Alfonso XIII di Borbone per l'abisso ideologico e politico; il Frent Popular spagnolo è finanziato dal regime comunista italiano al fine di sovvertire il sistema politico iberico e trovare un forte alleato. Il governo portoghese per non cadere ad una rivoluzione rossa dà la propria accondiscendenza ad Antonio De Oliviera Salazar, che a Lisbona trasforma la debole repubblica portoghese in regime fascista.
Hitler costruisce un regime totalitario nazista dove promulga le prime leggi razziali a danni di ebrei, comunisti, e democratici, la Baviera diventa uno degli stati più ricchi del Mitteleuropa.

1927: Il regime dittatoriale staliniano avvicina la R.S.I. alle politiche moscovite, ma Bordiga nega un'influenza politica sovietica su quella italiana.
Mussolini dopo essersi ripreparato in territorio svizzero con purghe delle SAO diventa Alto Generale dell'Armata Rossa Italiana che con il consendo del governo centrale inizia una guerra personale contro la monarchia sabauda sbarcando a Messina nel mese di maggio; i Siciliani sono in maggioranza anticomunisti ferventi e non accettano l'ascesa della R.S.I., i Savoia fommentano i banditi siculi e latifondisti sull'isola contro l'Armata Rossa Italiana che commette crimini fuori dal comune e impicca Salvatore Giuliano (nella Timeline più vecchio) a Palermo dopo aver conquistato ogni angolo della Trinacria.
In pochi mesi, gli incrociatori italiani circondano la Sardegna, il Re Vittorio Emanuele III chiamato satiricamente dai rossi "Re Sciaboletta" non si arrende e difende per mare e per terra la sua residenza a Cagliari dove l'11 agosto viene fucilato per ordine del nuovo Dittatore del Popolo, Benito Mussolini che ha provveduto ad emarginare Amedeo Bordiga nel ruolo di Commissario delle Colonie d'Oltremare dopo che i Savoia sono stati dichiarati decaduti; nella notte fra il 13 e il 14 agosto, il legittimo erede al trono Umberto II con Maria Josè del Belgio fuggono a Londra con i più fedeli monarchici e l'avvocato reale Falcone Lucifero. L'esercito italiano provvede ad occupare tutte le colonie oltre il Mediterraneo, con migliaia di deportazioni di oppositori libici ed abissini al comunismo nazionalista del "Duce". 
Trattato di mutua non-aggressione di Addis Abeba tra Repubblica Socialista d'Italia e l'Impero Abissino in ottobre.
In Albania, Zogu instaura una repubblica eleggendosi presidente a vita e poi autoproclamandosi re, inimicandosi la vicina Italia che cerca nuove zone dove esportare la rivoluzione.

1928: in marzo occupazione di Tirana da parte delle truppe italiane, alcuni navigli entrano nelle baie di Durazzo e Valona bombardando la costa per impaurire gli Albanesi che hanno provveduto ad organizzare sotto dettatura del Re Zog I una guerriglia civile sulle montagne destinata a dilungarsi oltre questo anno.
Sanzioni da parte della SdN all'Italia che si riavvicina all'Unione Sovietica e alla Repubblica Popolare Tedesca; la Baviera Hitleriana e la Polonia di Pilsudki il 3 febbraio si alleano militarmente nel Patto Monaco-Varsavia con la visita del Fuhrer bavarese nella capitale polacca.
Il Re Paolo II di Jugoslavia posiziona alcune sue legioni militari ai confini albanesi insieme alla Grecia che vede a rischio la propria integrità territoriale nella penisola balcanica.

1929: Venerdì Nero negli USA, si scatena la Grande Depressione con il crollo di Wall Street a New York; milioni di elettori statunitensi non fidandosi dei partiti della sinistra americana che alcune voci infangano accusandola di voler instaurare un regime comunista nel Nordamerica danno la propria fiducia ai Repubblicani di Herbert Hoover, simpatizzante dei regimi autoritari di destra europei, è sconfitto il simpatizzante stalinista Franklyn Delano Roosvelt dei Democratici.
In seguito alla crisi falciatrice che devasta anche i Paesi scandinavi, in Norvegia il Re Olaf dà il proprio consenso al nazionalista Vidkun Quisling che provvede ad annunciare prima ad Alesund e poi ad Oslo la costituzione dell'Impero Norvegese, rivale delle vicine Danimarca e Svezia.

1930: In questo anno, i disastri della Grande Depressione si sentono maggiormente in tutta l'America e in Europa. In Francia le proteste operaie e contadine a Lione, Parigi e Marsiglia si dimostrano più violenti ed aggressivi; il governo italiano vedendo la situazione prende contatti con Maurice Thorèz, capo dei Comunisti Francesi per sovvertire la Terza Repubblica, il premier Andrè Tardieu estromette la sinistra radicale dall'Assemblea Nazionale di Parigi provocando una grave scissione politica oltrechè una crisi senza precedenti. Stalin vorrebbe fornire a Thorèz equipaggiamenti sovietici per scatenare una guerra civile in Francia ed eliminare la "presenza reazionaria".
In Spagna, il Re Alfonso XIII vede l'incapacità politica di De Riviera e lo licenzia, i problemi principali del paese sono ancora evidenti e alle elezioni municipali i movimenti di sinistra repubblicana del Frent Popular guidati dal "Lenin spagnolo" Francisco Largo Caballero e da Juan Negrìn in aprile ottengono un grande successo elettorale. La monarchia grida ai brogli ed Alfonso XIII non abdica e dunque non prende nemmeno la strada per l'esilio, rimane sul trono e più determinato che mai si ostina a voler un democratico referendum; i comunisti più estremisti non accettano compromessi con lo stato borghese; l'8 giugno scoppia la Guerra Civile Spagnola anticipatamente alla nostra Timeline, il vicino Portogallo sotto il regime di Salazar non interviene ma è favorevole alla vittoria dei Franchisti, che si sono riuniti sotto l'emblema falangista e di destra di Francisco Franco Bahamonde, già governatore delle Canarie.
Totale annientamento degli ultimi ribelli libici nel Fezzan da parte della poderosa operazione militare varata dal Generale Graziani per italianizzare la Libia, la dinastia dei Senussi ripara a Il Cairo.

1931: Manifestazioni studentesche di protesta a Washington contro il presidente Hoover che in segreto aveva visitato la Monaco di Hitler rimanendo impressionato dall'architettura nazista e dai suoi progetti politici.
L'Armata Rossa Italiana occupa il Canton Ticino ricevendo minacce economiche e sanzioni dalla Svizzera e dalla SdN.
Mussolini annuncia insieme a Stalin in visita a Roma di dichiarare guerra alla Falange franchista e sostenere i repubblicani, viene approvato dal Gran Consiglio del Popolo l'invio di ingenti soldati italo-sovietici in Spagna.
Il 20 agosto Edouard Herriot, Premier di Francia, incapace di reggere le sorti di estremi fanatismi che si contendono il potere del paese si ritira dalla vita politica e dà il posto governativo con un plebiscito speciale in Parlamento a Henri-Philippe Pètain, già prossimo alla pensione ed eroe militare nel primo conflitto mondiale contro i Tedeschi. Col suo esercito personale dei Maquis (in questa Timeline sono la versione delle SS in francese) aveva annientato 50.000 soldati civili che si erano schierati con il Front Populaire.

1932: Iniziano le prime riprese economiche negli USA, il proibizionismo degli anni '20 si dilunga anche in questo decennio provocando l'accrescimento di opposizione e delinquenza, specialmente negli stati federali meridionali.
Fallito attentato a sfondo comunista a Pètain a Lione, il Maresciallo proclama la Quarta Repubblica Francese, mettendo fuori legge il Partito Comunista e quello Socialista, Léon Blum rimane ucciso dall'assalto dei Maquis alla sede della sinistra nazionale, Thorèz invece fugge a Mosca prendendo la cittadinanza russa. 
Il Regno Unito condanna gli assalti petainisti aldilà della Manica e simpatizza per i democratici di sinistra affinchè rimettano in sesto la democrazia, Ramsay MacDonald, Primo Ministro britannico laburista emargina il BUF (British Union of Fascists) ed esilia in Irlanda il loro capo Oswald Mosley.
In giugno, l'Impero Norvegese vara le leggi razziali sul modello bavarese, Quisling inoltre invia qualche contingente militare in aiuto ai Franchisti.

1933: Con l'annuncio di Pètain di voler difendere il suolo francese dal comunismo, all'inizio dell'anno all'Eliseo proclama il Terzo Impero di Francia sotto la sua stessa corona, Imperatore dei Francesi e Gran Maresciallo, vengono abolite le libertà fondamentali, e sostituite le normali elezioni con plebisciti come accadeva sotto Napoleone III.
Repubblica Popolare Tedesca e R.S.I. intensificano i rifornimenti ai repubblicani spagnoli che entrano il 19 aprile dello stesso anno a Madrid abolendo la monarchia e cacciando dal trono Alfonso XIII; i Franchisti si accalcano ai confini francesi e portoghesi per sfuggire alle persecuzioni rosse, nasce la Seconda Repubblica o Repubblica Socialista Spagnola; iniziano durissime ripercussioni contro cattolici, anticomunisti e preti in tutto il paese che provocheranno la morte di circa 6800 religiosi e quasi un milione di civili, Francisco Franco si ritira in esilio negli USA.
Mentre in Ucraina si scatena una carestia disastrosa che provocherà decine di milioni di morti, il regime staliniano saldamente al Cremlino deporta chi non va a genio al Conducator russo nei campi di internamento siberiani chiamati "gulag".
Il Ministro degli Esteri britannico, Neville Chamberlain si reca a Monaco per convincere Hitler a non annettere l'intera Austria alla Baviera, cosa che avviene a marzo con l'entrata delle truppe naziste a Vienna, avviene l'Anchluss, "l'Appeasement" fallisce miseramente e il leader dei Conservatori, Winston Churchill condanna lo stesso Chamberlain come un incapace.

1934: Secondo incontro tra Mussolini e Stalin a Trieste con gli sguardi degli Esteri di Togliatti e Molotov, nasce il Cominform come alleanza tra paesi socialisti, vi entra anche la Germania; la Spagna invece si astiene.
I Giapponesi impongono nello stato collaborazionista di Manciuria una monarchia sotto l'ultimo Imperatore della Cina, Pu Yi che nel 1911 a soli cinque anni aveva abdicato e lasciato il trono; l'esercito Manciù, filonipponico occupa la Mongolia in primavera venendo in conflitto con l'Unione Sovietica che posiziona ai confini asiatici alcune sue legioni militari.
Chiang Kai-Shek, l'erede delle idee popolari di Sun Yat-Sen, primo presidente cinese, ritorna nella scena politica a Pechino prima rendendosi amici gli apparati governativi e i Signori della Guerra, con questi appoggi prende il potere, e crea la Repubblica Nazionale Han, usando l'esercito del Kuomintang come polizia segreta e repressiva.
La Norvegia occupa Reykjavík e tutta l'Islanda, il regime di Quisling discrimina pesantemente gli Inuit, non conformi alle discendenze vichinghe e quindi "divine".

Come continuarla? Per fornire suggerimenti all'autore, contattatelo a questo indirizzo.

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Così propone invece Lord Wilmore:

Papa Pio XI sposta la sede del Papato a Lisbona. Formazione di un governo in esilio a Parigi formato da cattolici, liberali, radicali e socialdemocratici. Nascono governi comunisti anche in Austria, Albania e Grecia. Impresa di Italo Balbo con volo di una squadriglia di aerei italiani a Mosca e poi fino a Vladivostok. Con l'aiuto sovietico riesce l'impresa di Umberto Nobile che pianta la bandiera italiana con la falce e il martello sul Polo Nord. Conquista anticipata dell'Etiopia. In Germania Hitler ascende prima al potere per impedire che a Berlino si ripeta quanto avvenuto a Roma. Adolf cerca e trova alleati in Polonia, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria, Jugoslavia e Repubbliche Baltiche, minacciate dall'espansionismo sovietico-italiano. Intervento dell'Italia e dell'URSS nella Guerra Civile Spagnola a fianco del Fronte Popolare, Hitler interviene a fianco dei Falangisti, tale guerra è la scintilla della Seconda Guerra Mondiale con l'attacco a tenaglia di Hitler e alleati contro Italia e URSS. Attacco preventivo anche contro la Francia, l'Inghilterra di Edoardo VIII invece si schiera con Berlino contro Roma e Mosca. Repubblica NazionalSocialista Italiana instaurata in Italia con un governo collaborazionista al suo vertice guidato dal generale Graziani, Mussolini e Togliatti formano un governo in esilio oltre gli Urali. Dopo Pearl Harbor il Giappone attacca anche l'URSS dalla Manciuria. "Empia alleanza" tra USA ed URSS contro Germania e Alleati. Il Regno Unito si sgancia e cambia fronte dopo che Edoardo VIII è stato sostituito sul trono dal fratello Alberto (Giorgio VI). Invasione dell'Europa, bombe atomiche sul Giappone e spartizione del mondo e dell'Europa tra USA e URSS come in HL, ma con Germania, Austria, Italia e Grecia nel Patto di Varsavia. Mussolini muore nel 1964 e gli succede Palmiro Togliatti fino alla sua morte nel 1974, poi Alessandro Natta. Guerra Fredda fino al 1989 con la caduta del Muro di Berlino innescata dalle proteste del Sindacato Autonomo "Solidarietà" guidato da Sergio Mattarella, futuro Presidente della Repubblica Italiana, e dal Papa Italiano Carlo Maria Martini (Giovanni XXIV). Caduta del governo Natta che fugge a Cuba, ritorno del Papato a Roma e ritorno alla democrazia pluripartitica, dominata dal Partito Popolare Italiano: Sergio Mattarella è Presidente dal 1990 al 2000, cui succede Pierferdinando Casini dal 2000 al 2010 e quindi Mario Monti dal 2010 al 2015. Pierluigi Bersani è il primo premier italiano di sinistra dopo la fine del Comunismo, in carica dal 2015. John John Kennedy Junior è Presidente USA e il cardinale filippino Luis Antonio Tagle è eletto Papa con il nome di Francesco Saverio I.

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Bhrihskwobhloukstroy poi aggiunge:

Il punto di partenza è che, con un’Italia Comunista dai primi Anni Venti (tanto più se nata con «scontri sanguinosi, distruzioni inenarrabili e atrocità commesse da ambo i contendenti»), Hitler avrebbe pressoché di sicuro esteso la propria sovietofobia alla Repubblica Socialista Italiana e questo avrebbe influenzato tutto il suo pensiero, a cominciare da Mein Kampf (uscito proprio nel 1925). Tutta la sua strategia ne sarebbe uscita modificata; certo non il Pangermanesimo, nemmeno l’Antisemitismo, ma l’Italia sarebbe diventata il primo obiettivo della Geopolitica del Lebensraum.

Con ciò, l’ucronia – nell’ipotesi di un successo, parziale o totale, della Rivoluzione – rimane invariata fino alla prima metà del 1939; da lì in avanti interviene una divergenza che, a mio modestissimo avviso, nel giro di due anni porta a una stabilizzazione molto duratura del quadro del Subcontinente.

La divergenza è che, una volta compiuta la Spartizione della Cecoslovacchia, il Reich, che dal 1934 si trova a confinare direttamente con una Repubblica – diciamolo francamente – Stalinista (lo era ormai diventata perfino la Catalogna nella Storia vera), non ha alcuna convenienza a far ingrandire l’URSS con mezza Polonia, le tre Repubbliche Baltiche, la Finlandia (com’era nei piani) e in prospettiva la Bessarabia per acquisire in cambio solo Danzica e l’altra metà della Polonia (ai Paesi dell’Europa Sudorientale il Führer non era interessato e in Occidente sperava ancora di non dover combattere, quindi nemmeno di espandersi): l’Operazione Barbarossa avrebbe corso serissimi rischi – almeno in un calcolo geostrategico – quando il Trentino (già austriaco, quindi ora tedesco) era circondato su tre lati da un Alleato dell’URSS che a sua volta aveva un Alleato nella Spagna Repubblicana. In questa ucronia, poi, il fatto che la Francia abbia annesso la Sardegna negli Anni Venti la mette in permanente collisione con l’Italia, di modo che anche un Governo del Fronte Popolare non avrebbe sostegno sufficiente nell’Elettorato per intervenire a favore di uno Stato inevitabilmente revisionista per quanto riguarda una parte di Territorio Metropolitano francese (appunto la Sardegna).

Per tutto ciò, il Patto Molotov-Ribbentrop (con una sola p), anziché essere dato per scontato, non viene nemmeno pensato; al massimo, può continuare la collaborazione fra Terzo Reich e URSS per la fabbricazione e l’acquisto di armi (finché possibile e finché conveniente). Di conseguenza, le trattavie con la Polonia non vengono sistematicamente sabotate ed è concepibile che si arrivi a un accordo che permetta a Danzica il ritorno alla Germania (con tutte le misure necessarie in contraccambio). Senza né questo Patto né quello d’Acciaio, non avviene neppure il Secondo Arbitrato di Vienna e la Romania conserva la propria integrità territoriale.

Arriviamo così, senza Seconda Guerra Mondiale, al 1941. Con la Francia e l’Olanda indipendenti, il Giappone non ha sufficienti motivi per iniziare la Guerra nel Pacifico (fra l’altro, questo può ritardare le ricerche sull’impiego militare dell’energia nucleare). In Europa, si allea alla Germania non solo la Romania e, in questo caso, anche la Polonia (per l’ovvio motivo di evitare lo strangolamento fra i due potentissimi Vicini), ma anche, a maggior ragione, la Finlandia insieme alle tre Repubbliche Baltiche; di fatto, anche la Svezia si pone in rapporti amichevoli col Reich. Quando anche la Jugoslavia fa lo stesso (per ostilità verso l’Italia), avviene il Colpo di Stato – come nella Storia che conosciamo – e, data la situazione che si è creata, con la prevedibile Secessione della Croazia scoppia la Terza Guerra Balcanica, cui partecipano interessate la Romania, l’Ungheria, la Bulgaria e l’Albania (a causa di queste ultime due, la Grecia si potrebbe alleare alla Jugoslavia, altrimenti – come credo più verosimile – rimarrebbe fuori dal conflitto): come è facile immaginare, la Coalizione vincerebbe sulla Jugoslavia, che nella migliore delle ipotesi si ridurrebbe a Serbia e Montenegro (tutt’al più conserverebbe anche i territorî serbi e muslimani di Bosnia, ma non quelli serbi in Croazia). Con ogni verosimiglianza, le Potenze Occidentali non si spingerebbero fino all’Intervento diretto e il Reich ne approfitterebbe per incorporare la Slovenia (compresa, nell’Istria, tutta quella che per noi è stata la Zona B del Territorio Libero di Trieste), a somiglianza delle annessioni che di certo l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria e l’Albania non mancherebbero di compiere.

A questo punto scatta l’Operazione Barbarossa, ma – in omaggio al suo eponimo – nei confronti dell’Italia. Fra l’URSS e il Reich c’è la lunga fascia di Alleati della Germania: Finlandia (di fatto anche la Svezia), Repubbliche Baltiche, Polonia, Ungheria, Romania e, per quel che possono contare, Slovacchia, Croazia, Albania e Bulgaria (quest’ultima utile soprattutto a non far venire strane idee a İnönü; l’Albania come scudo fra la Grecia e l’Italia). Come visto, la Francia non ha sufficienti ragioni per intervenire a fianco dell’Italia e il Regno Unito potrebbe stare a guardare se per caso non ne esca addirittura qualche vantaggio per sé (in ogni caso, per Malta è di gran lunga preferibile avere a Nord Hitler anziché un Alleato di Stalin, con cui sarebbe in collegamento marittimo e al quale dunque metterebbe a disposizione preziosissime basi navali); le due Potenze si limiterebbero, piuttosto, a garantire i confini della residua Jugoslavia (incastonata fra cinque Alleati di Hitler).

Se proprio vogliamo esagerare, il Regno Unito potrebbe compiere un colpo di mano su Linosa, Lampedusa e Pantelleria e la Francia addirittura sulla Capraia (anche se mi sembra sconfinare nell’inverosimile; escludo la Gorgona); per il resto, la Repubblica Socialista Italiana verrebbe annessa al Reich con modalità simili a quanto previsto dal Generalplan Ost per l’Unione Sovietica, a cominciare da quanto realmente avvenuto nel 1943 con le Zone di Operazioni lungo i confini alpini (sia le due note sia le due ‘segrete’ al confine svizzero e francese), anche se in questo caso il Lebensraum sarebbe rappresentato dalla totalità dell’ex-Stato Italiano.

In tal modo, la guerra è già finita pochi mesi dopo il suo inizio. Stalin ingoia l’amarissimo boccone e trasferisce sulla Spagna tutta la propria strategia internazionale (in realtà, l’annessione di Linosa, Lampedusa e Pantelleria all’Impero Britannico risulta da sola – perché blocca la rotta verso la Spagna – un danno almeno pari all’annessione di tutto il resto dell’Italia al Reich).

Come storicamente in Unione Sovietica, nell’ex-Repubblica Socialista Italiana vengono sfruttati tutti i possibili Secessionismi e Localismi (compresi i Croati, Albanesi e perfino Greci) e comunque almeno un terzo della rimanente Popolazione viene assimilata ai Tedeschi; il Papa viene invitato a tornare a Roma. Il Patto di Varsavia riunisce la Germania e i suoi Alleati (Finlandia, Repubbliche Baltiche, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Romania, Bulgaria e Albania); in prosieguo di tempo, varî territorî nei Paesi ormai in via di Satellizzazione (in massima misura le Repubbliche Baltiche) vengono scorporati e annessi alla Germania (a cominciare dalla Pomerelia e dal Prinz-Eugen-Land fra Banato e Transilvania e dal corso del Basso Danubio, incluso il Delta, nonché il Bugeac/Budžak, in tedesco Budschak). Paradossalmente, gli Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia diventano la Quinta Colonna del Reich in Croazia.

Data la situazione, mi pare concepibile che all’Arma Atomica arrivino più o meno contemporaneamente tutte le Potenze e quindi si può immaginare una Guerra Fredda multipolare fra Patto Atlantico, Patto di Varsavia, Paesi Comunisti e Sfera di Co-Prosperità Asiatica. Come nella Storia reale, dopo la morte di Stalin l’URSS si trasformerebbe fino a essere oggi una versione estesa della Russia di Putin e analogamente il Terzo Reich potrebbe perfino ritrovarsi oggi con Alexander Van der Bellen come Führer (la fase razzista sarebbe stata ampiamente consumata con gli Orrori Hitleriani, per cui oggi prevarrebbe invece un orientamento ecologista – in contrapposizione all’Occidente “demo-pluto-massonico” – con i nostalgici di Hitler in un ruolo paragonabile a quelli di Stalin in Russia; teniamo presente che non c’è stata una Seconda Guerra Mondiale, il ruolo militare del Reich – a parte l’opportunistica annessione della Slovenia al termine della Terza Guerra Balcanica – si è concentrato nell’Operazione Barbarossa contro la RSI).

Rispetto alla versione di Inuyasha Han’yō (il quale non so se leggerà il presente messaggio), la NATO in questa ucronia comprende, in Europa, solo Regno Unito, Francia, BeNeLux, Portogallo, Grecia, Turchia, probabilmente Danimarca, Norvegia, Islanda e, in compenso, la Jugoslavia residua (solo la Svizzera rimane neutrale); Paesi Comunisti sono solo l’URSS e la Spagna, mentre in mezzo ci sono tredici Paesi del Patto di Varsavia centrato sul Terzo Reich (invece di tredici – in parte uguali in parte diversi – aggiuntivi della NATO): 13 a 13, oltre a 2 Comunisti e un Neutrale, invece di 26 della NATO contro 3 Comunisti (oltre a 2 Neutrali). Non credo che gli piacerebbe...

Vediamo poi che differenze si avrebbero in Italia. Nella sua versione, l’Italia presumibilmente uscirebbe fra il 1989 e il 1991 dalla dipendenza dall’URSS, quindi non sarebbe più comunista; in pratica, i principali Capi di Stato potrebbero essere Togliatti (con Stalin e Chruščëv), Cossutta (con Brežnev e Gorbačëv), Napolitano e i più recenti Presidenti del Consiglio dei Ministri Berlusconi, Renzi, Salvini. In questa versione, invece, i Capi di Stato sarebbero i Führer del Reich, quindi Hitler, succeduto più o meno brevemente da Göring e/o Dönitz († 1980), poi a lungo forse Waldheim († 2007), von Weizsäcker († 2015) e appunto Van der Bellen (probabilmente tornato alla forma von der Bellen). Fino al 1980 si va dunque da Hitler invece di Stalin a Dönitz invece di Brežnev (in questo caso immagino che Inuyasha Han’yō preferirebbe Dönitz); poi Waldheim e von Weizsäcker invece di Cossutta e Napolitano (forse anche in questo caso preferirebbe Waldheim e von Weizsäcker?), dopodiché credo che a Van/von der Bellen preferirebbe chicchessia, ma sarebbe meglio saperlo da lui direttamente.

Mi rendo conto che sono stato un po’ troppo vago sul parallelo fra Generalplan Ost e ucronica annessione della RSI. Almeno uno schema di corrispondenza potrebbe essere questo:

la Zona di Operazioni delle Prealpi (= Bolzano, Trento, Belluno), in quanto annessione diretta con territorî linguisticamente in parte già tedeschi, corrisponde – anche nella Storia reale – all’espansione della Prussia Orientale (con inclusione del Distretto di Białystok);

quella del Litorale Adriatico (Friuli, Venezia Giulia, Slovenia Meridionale, Fiume) è stata corrispondentemente omologa alla reintegrazione della Galizia nel Governatorato Generale di Polonia;

le altre due Zone di Operazioni – segrete – ai confini svizzero e francese avevano funzioni simili ai (solo progettati) Commissarieti di Tauride (Crimea) e rispettivamente della Penisola di Kola (l’una con sia pur esigue minoranze tedesche, l’altra dovuta a ragioni quasi soltanto strategiche);

per la prevista restaurazione del Lombardo-Veneto, il parallelo è manifestamente costituito dai due grandi Commissariati, Ostland (Baltico e Bielorussia) e Ucraina, entrambi con precedenti nella Storia Moderna e Contemporanea (fino alla Prima Guerra Mondiale) e da ingrandire con notevoli espansioni territoriali, che per la Lombardia sarebbero le residue Provinc(i)e del Piemonte e della Liguria, per il Veneto quelle di Ferrara, Bologna e la Romagna;

al Commissariato del Caucaso – diretto continuatore della Federazione Caucasica di Brest-Litovsk – equivarrebbe la restaurazione dei Ducati Padani e della Toscana, il tutto a cavallo dell’Appennino (Linea Gotica);

all’istituendo Commissariato dell’Idel’-Ural (Volga-Urali), basato sull’omonima Repubblica (antibolscevica) del 1.-28. marzo 1918, corrisponderebbe il Protettorato delle Minoranze dell’Italia Meridionale (Croati del Molise, Albanesi – ben 60 Comuni! – e Greci del Salento e dell’Aspromonte);

tutto il resto della Penisola e la Sicilia sarebbero omologhi dei progettati Commissariati di Moscovia (Reichskommissariat Moskau), Westnordland, Ostnordland, Siberia Occidentale (Reichssicherheitshauptamt Nordrussland Westsibirien) e del Protettorato del Turkestan, quindi rispettivamente Reichskommissariat Rom (Lazio, Umbria, Marche), Westsüdland (Campania), Ostsüdland (Abruzzo, Molise, Puglie), Reichssicherheitshauptamt Süditalien Kalabrien (Basilicata e Calabria) e il Protettorato di Sicilia.

La Germanizzazione avverrebbe gradualmente dalle prime zone nominate alle ultime (sia pure in un contesto territorialmente molto più ridotto che l’Unione Sovietica – sia pure occidentale – e addirittura minore della sola Ucraina; questo comporterebbe tempi corrispondentemente più brevi di attuazione), per cui in Sicilia e nelle Aree Minoritarie del Sud sarebbe a stento percepibile, almeno fino alla morte di Hitler (in séguito potrebbe essere perfino sospesa). Anche in questo caso, comunque, le corrispondenze sono fra Minoranze Tedesche già presenti (da Gressoney a Tarvisio) e Volksdeutsche dell’Europa Orientale (soprattutto fino al Wolgadeutschland) e fra Immigrazione Tedesca a Sud delle Alpi e insediamenti (di Popolazione Tedesca in eccesso) nel quadro del Lebensraum: le Minoranze Tedesche già presenti sono un dato di fatto (sia a Sud delle Alpi sia in Europa Orientale), mentre gli insediamenti di popolazione in eccesso, che avrebbero avuto il ruolo storicamente svolto in Unione Sovietica dagli Immigrati dalle Repubbliche non Russe, sostituirebbero in Italia l’Immigrazione dal Sud e dunque si localizzerebbero nelle Fasce Suburbane delle grandi città (soprattutto al Nord, ma anche a Roma e, a distanza ravvicinata, Napoli), per cui ad esempio Cinisello-Balsamo e Sesto San Giovanni, pressoché totalmente ripopolate da Immigrati Meridionali dapprima di militanza operaia politicamente soprattutto comunista (la “Stalingrado d’Italia”) e poi bacino elettorale privilegiato di Forza Italia (in opposizione alla prima Lega Nord, in questa ucronia assimilabile a frangia di opposizione alla Germanizzazione), nel nostro caso potrebbero essere ugualmente “la Stalingrado di Lombardia” (com’è ovvio con orientamento politico opposto) e vere e proprie Colonie di Popolamento.

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Vi è anche la cartina propostaci da Generalissimus:

Secondo voi, quali sono i PoD necessari per arrivare a questa situazione?

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Diamo la parola a MorteBianca:

Karl Marx non scrive la Critica al Programma di Gotha, in cui risponde alle critiche che gli erano state mosse dai Revisionisti (in particolare gli Statalisti e i Riformisti). Invece cambia idea e accetta di scrivere un nuovo trattato (che avrà lo stesso titolo ma stavolta in senso letterale, cioè critica il suo stesso programma). Il nuovo programma del Partito Socialdemocratico Tedesco e di tutti i partiti comunisti viene ratifica quindi i tre cambiamenti seguenti:

-Viene accolta l'istanza esclusivista del Riformismo: i partiti devono accedere al potere solo in via democratica (e non più principalmente in via democratica). Niente rivoluzioni violente. Inoltre si ritiene di arrivare al socialismo per vie graduali e lente, attraverso una fase di compromesso tra capitalismo e comunismo (nella nostra timeline si è spesso prediletto il moto rivoluzionario)

-Viene accolta l'istanza statalista di Lassalle: il Partito deve prendere il potere e nazionalizzare tutti i mezzi di produzione, invece di metterli nelle mani del collettivo e del popolo indipendentemente dallo stato (nella nostra timeline la nazionalizzazione è qualcosa che Marx auspica molto poco)

-Viene espulsa la corrente Anarchica e condannato Bakunin (che nella nostra timeline se n'è andato da solo), Marx cambia idea e reputa lo stato qualcosa di eternamente necessario.

L'SPD diventa un partito che potremmo considerare Socialdemocratico, che oltre ai proletari (che lo votano in blocco, tranne alcuni estremisti che vengono fagocitati dagli anarchici) ottiene il voto della Classe Media (che spera di ottenere aiuti dallo stato per rivaleggiare contro le grandi aziende). Dopo anni di opposizioni Birsmarck propone ai Socialisti il famoso "Compromesso Storico" in ottica anti-libertaria e anti-cattolica. In pratica una sorta di grande coalizione con cui lo stato ottiene poteri sempre più grandi, nazionalizzando e centralizzando settori importanti, concedendo monopoli ad alcune aziende filo-governative. Birsmarck lo fa in ottica Statalista e Assolutista, Marx in ottica anti-capitalistica. Sarebbe possibile vedere un Engels cancelliere?

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Gli risponde Dario Carcano:

Dubito che il PoD possa evitare in qualche modo la Prima Guerra Mondiale, dunque se il conflitto va come in HL dovremmo avere:

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Ed ora, un'altra idea di Lorenzo:

POD: se la Rivoluzione di Ottobre fosse andata diversamente, e i capi bolscevichi (Lenin Stalin e Trozky in testa) fossero stati costretti all'esilio? Dove si sarebbero diretti?

Potrebbero essersi diretti verso gli Stati Uniti, meta di poveri emigranti di tutto il mondo: un paese ricco e (relativamente) isolato dalle faccende europee. E se avessero ricominciato a diffondere il pensiero socialista negli strati bassi della popolazione, presso gli immigrati?

È probabile che voi diciate: gli Stati Uniti erano un pessimo bersaglio: i valori fondativi e gli ideali cui si richiamavano coloro che vi emigravano erano composti dall'idea di libertà e autorealizzazione economica. E cosa c'è più lontano dal socialismo del “sogno americano”?

Ma che effetti avrebbe avuto in questo panorama la Crisi del '29?

1) Ci sarebbe stata una guerra civile come in Russia?

2) E se durante la seconda guerra mondiale non ci fosse stato uno stato potente e centralizzato come l'URSS di Stalin, forse la Russia zarista (o un debole stato liberale post-Kerensky) avrebbero perduto contro Hitler (o ne sarebbero stati attirati pacificamente nell'orbita), rendendo completo il dominio nazista sull'europa.

Mi rendo conto che, per quanto riguarda il punto 1), ANCHE se il partito comunista americano avesse subito l'iniezione di risorse dai rivoluzionari russi, DIFFICILMENTE avrebbe potuto ANCHE perfino scatenare una rivolta su larga scala (si pensi alla determinazione con cui furono eliminati Sacco e Vanzetti). L'idea che un'eventuale guerra civile potesse essere vinta dal partito comunista americano e' pura follia. Di questo me ne rendo conto.

In conclusione: molto più probabilmente in questo scenario gli Stati Uniti d'America sopravvivrebbero per la loro strada, sebbene la loro ripresa sarebbe un po' indebolita dalla presenza dei socialisti. La conseguenza più importante tuttavia rimarrebbe la mancanza di un contrappeso militare a Hitler, e gli Stati Uniti si costringerebbero a finanziare ed armare un alleato (l'Inghilterra) ormai tagliato tagliato fuori e privo di un “piede a terra” in Europa continentale.

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Passiamo ora alle ucronie ideate da Michal I:

1. Slesia Cecoslovacca
La Polonia non sarebbe mai potuto divenire un alleato dell'Unione Sovietica fedele ed asservito come altri. La nostra amata Cecoslovacchia, a differenza dei nostri fratelli Polacchi, lo sarebbe potuto essere - non completamente asservita, ovvio, ma in ogni caso si sarebbe trattato di un alleato ben piu' affidabile di quanto la Polonia sarebbe mai potuta essere - .
Supponiamo che Stalin se ne renda conto, e decidesse di cambiare la distribuzione dei territori ex-tedeschi.
Alla Polonia resta buona parte dei territori a Sud (tolta L'viv, che va all'URSS), le viene assegnata la Pomerania - come in HL - ma con l'aggiunta del Meclemburgo. La Slesia, però, viene assegnata alla Cecoslovacchia.
Cosa succede al momento della separazione? La Slesia resterà con la Repubblica Ceca, farà stato a parte, o verrà inghiottita da uno dei due grandi vicini, Polonia e Germania?

2. Lusazia Cecoslovacca
Alternativa all'Ucronia precedente.
E se, invece della Slesia, fosse la Lusazia ad essere data alla Cecoslovacchia (il resto dei territori resterebbe come in HL)?
Cosa succede al momento della separazione? La Lusazia resterà con la Repubblica Ceca, farà stato a parte, o verrà inghiottita da uno dei due grandi vicini, Polonia e Germania?

3. Rutenia Subcarpatica Cecoslovacca
Un'altra alternativa alle due ucronie precedenti.
Supponiamo che Stalin non inghiotta la Rutenia Subcarpatica, ma che la lasci alla Cecoslovacchia.
Cosa succede al momento della separazione? La regione resterà con la Slovacchia, farà stato a parte, o verrà inghiottita da uno dei due grandi vicini, Polonia e Ucraina? E se divenisse parte dell'Ungheria?

4. RSFS Novorussa
Lenin, invece che incorporare la regione zarista della Novorussia nella RSS Ucraina, decide che questa debba divenire una RSFS autonoma, come la Russia, e crea dunque la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Novorussa, le cui terre comprenderebbero le odierne Oblast' di Kherson, Kharkhov, Odessa, Donec'k, Luhan'sk, KIrovohrad, Poltava, Sumy, Chernihiv, Nikolayev, Dnepropetrovsk e Zaparozhye, la Crimea, e la Transdnistria, dichiarando la composizione di questa RSFS "inviolabile ed immutabile".
Quale il destino di questa piccola, grande, Repubblica Sovietica durante e dopo l'URSS?

5. Carinzia e Stiria Boeme
Supponiamo che, dopo i moti del '48, gli Asburgo rendano la Stiria e la Carinzia terre boeme.
Quale destino per una Cecoslovacchia che si ritroverà un Hitler ancora più ostile da fronteggiare.

6. Berlino Polacca
L'origine della città di Berlino e' in parte sconosciuta. Molti, pero', ritengono che si tratti di una città fondata inizialmente da tribù Slave insediatesi nella zona.
Ora. Supponiamo si fosse trattato di tribù polacche, e che queste tribù, e successivamente la Polonia, riescano a mantenere il possesso di queste terre.
Come cambia la storia della regione?

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Così gli risponde Generalissimus:

Riguardo la #1, in teoria dovrebbe rimanere con la Repubblica Ceca, ma potrebbe benissimo separarsi anch'essa e portarsi dietro nel processo la Slesia ceca.
Oggi la Repubblica Ceca sarebbe composta solo da Boemia e Moravia.
Lo stesso discorso vale per la #2 e la #3, anche se la Rutenia Subcarpatica ha più probabilità di rimanere nella Slovacchia.
La #4 eviterebbe parecchi problemi odierni, probabilmente non è neanche detto che si separi dalla Russia.
Per quanto riguarda la #5 è difficile che Francesco Giuseppe faccia una concessione territoriale così grande, e se anche fosse la farebbe alla corona ungherese (Stiria e Carinzia non confinano nemmeno con la Boemia, che era comunque subordinata alla corona austriaca).
In tal caso, ci ritroveremmo con una Jugoslavia più grande dopo la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, e oggi a possedere Stiria e Carinzia sarebbe la Slovenia.
La #6 elimina la Prussia dalla storia.

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Diamo la parola al grande Bhrihskwobhloukstroy:

1) Tutto dipende dall'eventualità che la Cecoslovacchia sia una Repubblica Federale composta da Cechia e Slovacchia o da Cechia, Slovacchia e Slesia. In base alle Convenzioni del Diritto Internazionale, se si dividerà lo sarà nelle Unità Federali da cui è composta. La Slesia potrebbe subire lo stesso destino di detedeschizzazione conosciuto dai Sudeti (tuttavia con meno popolazione immigrata a disposizione rispetto alla Polonia, che doveva reinsediare gli Sfollati della Polonia Orientale). Una riunione con la Polonia alquanto improbabile, con la Germania è molto improbabile. In ogni caso, come in Slesia esistono tendenze indipendentiste rispetto alla Polonia, così avverrebbe ancor di più rispetto alla Cechia o alla Cecoslovacchia.

2) Come sopra, con ulteriore accentuazione delle tendenze indipendentiste (sorabe).

3) Come sopra; se dopo il 1945 la Cecoslovacchia fosse articolata in Cechia, Slovacchia e Rutenia, si potrebbe avere una Rutenia indipendente; nel caso che confluisse in uno Stato vicino, l'Ucraina è il più verosimile, l'Ungheria poco verosimile, la Polonia è quasi esclusa.

4) Che diventi indipendente è pressoché obbligato, visto che la Russia è stata ufficialmente la prima a farlo (con riconoscimento internazionale) e che l'Unione Sovietica è stata completamente sciolta. È molto probabile l'adesione alla Comunità degli Stati Indipendenti ed è verosimile che confluisca nell'Unione Eurasiatica nello stesso momento in cui l'Ucraina (residua) entrasse nell'Unione Europea.

5) La Divergenza è veramente ostica da accettare: non solo perché Francesco Giuseppe non lo avrebbe fatto (non lo ha fatto per la Corona Boema, figuriamoci se potesse aggiungervi Paesi Ereditarî che non erano più boemi da Ottocaro II., uno dei Nemici proverbiali di Casa d'Austria...), ma soprattutto perché non esisteva un'unità amministrativa che comprendesse Boemia, Moravia e Slesia (sarebbe stato opportuno e auspicabile, ma non è mai avvenuto...). Il Punto di Divergenza sarebbe da spingere molto più indietro, appunto nel XIII. secolo (neanche il XV. sarebbe adatto). Se tuttavia vogliamo proprio costruire un'ucronia con questo antefatto (per esempio: viene adottata una Soluzione Federale per la Questione delle Nazionalità e, nel tentativo di evitare la creazione di una Jugoslavia che sottragga territorî alla Corona Ungherese, l'ex-Regno d'Illiria – ma allora fino all'Adriatico – viene associato alla Corona Boema (restaurata come Monarchia a sé, in Unione con l'Austria e la “Polonia”), l'atteggiamento di Hitler sarebbe proprio quello che cambierebbe meno: dato che ha storicamente annesso sia l'Austria sia tutta la Cechia, come potrebbe fare di più?

6) Non erano Poljani, ma Polabi. Per confluire nel Regno di Polonia non dovrebbero essere costituite le Marche Sassoni del Sacro Romano Impero, che quindi non dovrebbe conoscere la Dinastia Sassone (Ottoniana) e perciò dovrebbe essere risparmiato dalle Incursioni dei Magiari, ma questo implicherebbe anche un accordo molto più duraturo fra i Franchi Orientali (per esempio Arnolfo di Carinzia) e la Grande Moravia, in particolare bisognerebbe evitare almeno la Missione Cirillo-Metodiana.
In pratica, una Polonia estesa a tutta la Slavia Occidentale Lechitica (se non addirittura anche alla Lusazia) implicherebbe che la Grande Moravia diventasse essa stessa la Marca Orientale dell'Impero e della Baviera.
Inoltre, senza Imperatori Sassoni si conserverebbe probabilmente l'unità dell'Impero, quindi anche dopo l'888 rimarrebbe un unico complesso comprendente Francia, Lombardia e Germania (con la Grande Moravia) e un ruolo assai minoritario per le lingue meridionali del gruppo slavo occidentale (ceco e slovacco) e per le lingue occidentali del gruppo meridionale (sloveno e almeno croato).
Non riesco quindi a immaginarmi l'esistenza di Francia, Austria e Germania come Stati distinti; le conseguenze sulla Storia sarebbero troppo dirompenti per arrivare a risultati comparabili con la nostra Storia. Esisterebbe una grande Nazione Franca dalla Catalogna alla Sassonia originaria; ai suoi confini orientali avremmo una Grande Polonia e, più a Sud(-Est), il consueto dilemma fra una Grande Bulgaria (slava o rumena?) e un'Ungheria o Peceneghia bassodanubiana.

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Il Marziano coglie la palla al balzo:

Non erano Poljani. E se fossero stati Celti?

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Michal I torna alla carica:

Allora presumibilmente cambia tutto di nuovo, con un grande regno celta che possa fare da stato cuscinetto tra la Polonia ed i Franchi, se si cristianizza, altrimenti, se non si cristianizza, diventa una tremenda spino nel fianco di Carlo Magno, la Grande Polonia, che controllerebbe la Pomerania, e la Grande Moravia si potrebbero ritrovare unite contro i Celti e contro un Carlo Magno molto più aggressivo.

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E Bhrihskwobhloukstroy precisa:

La celticità di Berlino (che mi stupisce veder qui rievocata; credevo di non aver avuto ricezione quando l’ho proposta nel 1986) dipende dall'interpretazione dell'esonimo latino, Berolīnum, di attestazione medioevale. Il nome Berlin è di etimo baltoslavo o germanico (in alcuni casi è indistinguibile), ma comunque non ha la vocale /o/ fra /r/ e /l/, quindi Berolīnum, se non è un’invenzione scribale, deve riflettere un’altra origine, che in effetti potrebbe essere celtica, non tanto per indizî fonetici (‘stagno’ in celtico è *lïnnīs, con /n/ lunga, da *plendʱēs, con dileguo inequivocabilmente celtico di */p/ indoeuropeo), ma perché entrambi i lessemi
riconoscibili – *bĕrŏ- ‘corrente’ e *līnŏ- ‘liquido che scorre’ – sono attestati in celtico (il primo nei composti medioirlandesi commar ‘confluente’ e fobar ‘fonte, ruscello sotterraneo’, corrispondenti rispettivamente ai gallesi cymmer e gofer, bretone gouver; il secondo nel bretone lîn ‘pus’).

A proposito di risentimenti sorabi antitedeschi prima del 2000, temo di avervi involontariamente dato un contributo nella zona di Lübbenau nel 1988, però devo dire che all’epoca mi sembrava di percepirli più come contrasto fra Repubblica Democratica Tedesca e Repubblica Federale Tedesca.

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C'è anche questa proposta di Daniele Fabbro:

Se vi mostro questo logo, a cosa pensate?

Tiziano Amato ci scherza su:

Al Club Mondiale Rotari (Rotary club) in chiave comunista  ^__^

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Bhrghowidhon commenta semplicemente:

Bello, sono due tra i miei colori preferiti!

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Invece il parere di Mattia Jovino è il seguente:

Il logo dell' ONSSU (Organizzazione delle Nazioni Socialiste Sovrane Unite): che ne dite?

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Enrica S. è stata al gioco:

In questa pagina Web ho trovato la seguente bandiera di un'Austria-Ungheria comunista:

Quali PoD occorre inventare per rendere reale questa ucronia?

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Anche Inuyasha Han'yō ha la sua brava bandiera ucronica da mostrarci:

E di questo Regno Unito comunista che ne pensate?

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Ancora Daniele Fabbro poi ha aggiunto:

E c'è anche questo: lo stemma degli USSA, gli Stati Uniti Socialisti d'America!

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C'è poi la proposta di Michal I:

Nel 1920, a Varsavia i bolscevichi dell'Armata Rossa vennero sconfitti per miracolo dai polacchi, ma se i polacchi non riusciseero nel porre fine all'avanzata e Varsavia cadesse? E dopo Varsavia tutta la Polonia? Hitler nel '39 attaccherà comunque quella nazione - a questo punto URSS - o preferirà evitare il conflitto coi sovietici?

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Gli replica Bhrghowidhon:

Prima dell'espansione dell'Unione Sovietica andrebbero messi in conto, nell'ordine:

- un intervento congiunto franco-britannico;

- in caso di fallimento, un rovesciamento di regime in Lituania (anticipato Colpo di Stato di Smetona contro Stulginskis), possibile nuovo Putsch in Germania, ritorno di von der Goltz nel Baltico; Danzica, neutrale e nel frattempo divenuta Città Libera, potrebbe proclamare unilateralmente la riannessione al Reich come Land federale ed essere seguita in questo dalle tre Repubbliche Baltiche. La Francia rimarrebbe verosimilmente contraria, ma la Gran Bretagna potrebbe appoggiare la nuova situazione, tantopiù che in caso di nuove Elezioni in Germania l'ondata antibolscevica potrebbe portare al Governo una Coalizione di Destra in grado di bloccare ogni iniziativa spartachista e neutralizzare ulteriori tentativi di Putsch (nonché rendere impossibile qualsiasi eventualità di avvicinamento fra Germania Socialdemocratica e Unione Sovietca).

Se anche questa soluzione si rivelasse instabile, la conseguenza più probabile sarebbe un'estensione del conflitto polacco-sovietico a mezza Europa, con tutti i disastri che ne deriverebbero, ma anche una drastica semplificazione del panorama geopolitico: o Unione delle Repubbliche Socialiste dei Consigli degli Operai e dei Contadini estesa anche alla Germania (e concreta possibilità di trasferimento della Capitale dell'Unione a Berlino) ed eventualmente altri Stati (Ungheria? Romania?) oppure fine dell'Unione Sovietica e ritorno a una sorta di Mitteleuropa del 1916-1918 in forma di Confederazione Balto-Tedesco-Polacco-Ucraina, verosimilmente a guida tedesca e probabile riproposizione di un ruolo di particolare rilevanza per l'intelligencija aškənāzītica come alternativa alle due Utopie al momento più scomode per gli interessi britannici, quella comunista e quella sionista.

Fra i due scenarî - accomunati da un'accresciuta posizione di forza (sia pure in prospettive opposte) della Germania - il più realistico nella situazione della fine del 1920 sembrerebbe il secondo, dove però la grande incognita è costituita dal destino della Russia. Qualsiasi regime, anche il più antisovietico, non appena stabilizzatosi perseguirebbe pressoché inevitabilmente il tentativo di recuperare i territorî perduti e punterebbe anzitutto allo scioglimento della Confederazione Mitteleuropea, in ciò prevedibilmente con l'appoggio della Francia, con la Gran Bretagna di fronte al dilemma se difendere l'equilibrio a egemonia tedesca o rischiarne una ridefinizione che redistribuisca il potere anche alla Russia e a maggior ragione alla Francia, ma senza prevalenza di alcuna delle tre (e tuttavia senza neppure cadere in una condizione di conflitto perpetuo, che sarebbe altrettanto dannosa).

D'altra parte, mettere la Russia contro la Francia nella spartizione delle spoglie dell'egemonia tedesca riavvicinerebbe la stessa Russia alla Germania, che troverebbero conveniente sia una reciproca collaborazione diretta sia il raggiungimento di un compromesso consistente nella definizione delle reciproche sfere d'interesse, a scapito degli Stati interposti: ammesso che il Baltico sia almeno per il momento parte integrante del Reich, la Russia postsovietica si potrebbe riscoprire panslavista (e mirare all'inglobamento di Polonia, Cecoslovacchia e Jugoslavia se non anche Bulgaria) nonché campione dell'Ortodossia (in vista di un ruolo dominante sulla Romania e sulla Grecia, in quest'ultimo caso con la motivazione di una riscossa antiturca, magari a tenaglia dai Balcani e dal Caucaso), mentre la Germania si potrebbe ritenere soddisfatta con un ritorno ai confini russo-tedeschi del 1914 in Polonia e un anticipato Anschluß dell'Austria, compresi i Sudeti, nonché un Protettorato sull'Ungheria.

Pressoché automatica sarebbe la risposta del Regno d'Italia con l'occupazione dell'Albania, l'annessione della Dalmazia e un possibile scontro con la Grecia (anche in Anatolia), mentre la Francia potrebbe assumere la difesa della Turchia e forse perfino trasformare quest'ultima in un Mandato.

A questo punto la situazione vedrebbe i due Blocchi russo e tedesco contrapposti alla Francia e all'Italia, presumibilmente sostenute dalla Gran Bretagna; ulteriori spostamenti diventerebbero assai più difficili, a meno di un ribaltamento degli schieramenti - constatata l'impossibilità di altri guadagni - verso la nota costellazione Germania + Italia contro Francia + Russia, con la Gran Bretagna ancora più incerta, ma forse a favore del primo per timore di un eccessivo ingrandimento della Russia.

Nell'ipotesi che il rapporto di tre contro due favorisca un successo italo-tedesco-britannico, la mossa successiva sarebbe prevedibilmente - ottenuto il ridimensionamento della Russia - la coalizione di tutti contro la Germania (che avrebbe tratto il maggior vantaggio dalla sconfitta della Russia e della Francia) e la conseguente sconfitta di quest'ultima, con restaurazione degli Stati intermedî ponto-balto-adriatici e ritorno a una situazione simile al 1919, dopodiché sarebbe interesse della Russia e della Germania di cooperare per rimediare alle rispettive sconfitte e così via in un continuo ciclo...

Aristotele citava continuamente Ulisse dall'Iliade (B 204-5 Εἷς κοίρανος ἔστω, εἷς βασιλεύς) e credo che questa sia l'unica possibile soluzione al sisifeo supplizio dell'Europa, ma è stata respinta tre volte (888, 1519, 1657) per quanto riguarda un quarto (Francia + Germania), tre (1559, 1814, 1860) per quanto riguarda un secondo quarto (Francia + Italia), tre (1576 / 1612, 1918, 1942) per quanto ne riguarda un terzo (Germania + Polonia + Russia), tre (1797, 1859 / 1866, 1945) per quanto riguarda il quarto (Germania + Italia) ed è di questi ultimissimi anni lo stupefacente ritrovato di boicottare i quattro quarti tutti insieme: tutto ciò per la discutibile convinzione che le Nazioni siano quelle volgarmente considerate tali e che non si possano decostruire e riunire.

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Ed ecco ora la pensata di Mattia Tagliente:

Europa 1920: scenario in cui l'Armata Rossa ha sconfitto la Polonia e ha potuto aiutare l'Ungheria di Bela Kun. Per gli alleati la situazione sembra ormai disperata, i comunisti sembrano ad un passo dal realizzare la rivoluzione globale. I sovietici paiono un'onda inarrestabile, spinti da un fervore ideologico per cui sono disposti anche a morire. Le cancellerie europee vedono in Lenin un pericoloso messia per le masse, in Trostky un novello Napoleone, il terrore aleggia nelle capitali occidentali, per di più quando è lo stesso fronte interno ad essere traballante: i rivoltosi comunisti in Francia, Gran Bretagna e Italia ormai guerreggiano apertamente con i loro stati. Oltre al conflitto contro lo straniero, le nazioni occidentali devono affrontare la tragedia della guerra civile. Ormai a Mosca si aspetta solo di stappare la vodka per l'annuncio della vittoria. Il piano sarà semplice: arrivare, e possibilmente sfondare, al Reno, ciò causerà il collasso delle potenze capitaliste. Ma i russi sopravvalutano enormemente la loro popolarità nei paesi "liberati", e nella stessa Russia sovietica il movimento bianco non è ancora del tutto sconfitto e la popolazione che aveva riposto tanta fiducia in Lenin per concludere la guerra contro la Germania, ora si vede tradita vedendo la politica militarista e guerrafondaia dei bolscevichi, mascherata con il penoso velo della "guerra di liberazione" a cui però i contadini russi non sono tanto più disposti ad abboccare...

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Diamo ora la parola a Federico Pozzi:

È noto che l’idea di far rientrare in Russia Lenin venne attentamente vagliata dal governo del Kaiser, e non erano molti ad essere d’accordo: in primis il fatto che l’avesse promossa il fantomatico "Parvus" non piaceva per niente. "Parvus" aveva tutti i possibili demeriti per il governo del Kaiser: era socialista, ebreo, si era arricchito con la guerra e oltretutto veniva da una lunga serie di fallimenti; in secondo luogo l’idea stessa di aiutare un bolscevico sembrava a certi ambienti di corte e dell’esercito poco meno di una bestemmia in chiesa; terza ragione, non c’era alcun motivo per ritenere che Lenin riuscisse. In fondo Lenin aveva già provato a fare la rivoluzione del 1905 e aveva fallito; scommettere che questa volta ce l’avrebbe fatta e poi, una volta preso il potere, avrebbe rispettato il patto e tirato fuori dalla guerra la Russia era quantomeno azzardato. Quarta e ultima ragione, Lenin e i suoi per arrivare in Russia dalla Svizzera avrebbero dovuto transitare per tutto l’Impero del Kaiser: per quante precauzioni si prendessero, non era impossibile che i "germi" del bolscevismo si attaccassero a qualcuno di quei milioni di elettori socialdemocratici tedeschi che adesso appoggiavano il Kaiser ma che prima gli erano stati sempre ostili. Alla fine, la scelta di sostenere Lenin fu una scelta di disperazione, con l’annuncio di una prossima entrata in guerra degli U.S.A. bisognava tirare via dallo scenario uno dei concorrenti e cercare di vincere in fretta. Ma se il governo Tedesco invece decide di non aiutare Lenin? Si aprono degli scenari molto interessanti: niente sconfitta a Caporetto e niente offensiva di sua Maestà, pur sempre più debolmente contrastate le truppe tedesche del fronte orientale restano ad oriente, forse pervengono anche a conquistare Mosca e San Pietroburgo ma non potranno essere dispiegate sul fronte occidentale, il che probabilmente contribuirà ad un prematuro crollo degli alleati dei Tedeschi (Bulgaria, Impero Ottomano e Austria-Ungheria). Dubito che il governo Kerensky avrebbe potuto reggere nonostante l’appoggio degli alleati occidentali, ma è improbabile che i bolscevichi senza Lenin potrebbero riuscire a fare la rivoluzione. Stalin, l’unico rimasto in Russia, era un illustre sconosciuto e non aveva (ancora) la capacità politica di dominare le masse. Probabilmente a spuntarla sarebbero i reazionari alla Kornilov che formerebbero in Russia una sorta di dittatura militare sul modello di Kemal Ataturk; lo Zar e la sua famiglia sarebbero mandati in esilio ma probabilmente non fucilati; è improbabile che si scateni una guerra civile semplicemente perché i "Rossi" non avrebbero le forze né l’organizzazione per opporsi ai Bianchi, anche se il governo Kornilovista si impegnerà a schiacciare nel sangue tutte le rivolte di stampo indipendentista scoppiate in Russia (e probabilmente i finlandesi, i lettoni, gli estoni e i lituani non otterrebbero l’indipendenza); è quasi certo che la Germania perderà comunque la Guerra e forse nel 1918 le armate Franco-Inglesi-Americane non combatterebbero più su suolo francese ma su suolo tedesco, magari nei pressi di Francoforte. Anche l’Italia probabilmente riuscirebbe a ritagliarsi una fetta di terra più grande e Cadorna non sarà mai scavallato. La Russia non verrà esclusa al tavolo della pace del 1918 e, benché militarmente sconfitta, il nuovo governo fortemente panslavista e nazionalista si impegnerà a far sentire la sua voce alla faccia dei “quattordici punti” wilsoniani. Probabilmente non otterrà tutto quello che vuole e nascerà in Russia il mito di una vittoria “mutilata” che il governo alimenterà a piene mani; la Russia degli anni '20 quindi non sarà la patria del bolscevismo ma del militarismo rancoroso e ansioso di "vendicarsi" con un gran ritorno in auge dell’anglofobia e probabilmente molte ricriminazioni contro la "Francia traditrice": un militarismo ansioso di allearsi con chiunque voglia rompere l’equilibrio nato dalla pace di Versailles (Italia fascista in prima fila). Lenin invece si spegnerà in esilio, i suoi libri saranno letti dai socialisti di tutto il mondo ma sarà un altro di quei socialisti "tutto parole e nessun fatto" (l’epiteto è del suo amico-nemico Zinoviev). Il fallimento della rivoluzione russa potrebbe essere un fattore determinante: senza L’URSS come un modello a cui ispirarsi: forse i vari Mao Tse Tung, Ho Chi Minh, Tito, ecc. non tenteranno mai le loro rivoluzioni. E' inevitabile invece per questioni di geopolitica che, anche senza l’URSS, USA e Russia si trovino su fronti avversi, cosa che del resto si vede anche oggi quando il "motivo ideologico" che costituiva il casus belli è stato eliminato. E poi?

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Così gli ha risposto Alessio Mammarella:

Interessante proposta. Io vorrei lavorare su un'ipotesi molto simile, quella che la Russia resti in guerra invece di stipulare la pace separata di Brest-Litovsk, e quindi sia presente alla conferenza di pace di Parigi.

Essendo parte della Triplice Intesa, la Russia avrebbe dovuto avere un trattamento da stato vincitore. Nella precedente ucronia di Federico, si sottolinea come la Russia sarebbe stata mortificata analogamente all'Italia in nome dei principi wilsoniani, e avrebbe sviluppato un mito della "vittoria mutilata" con successiva deriva nazionalista-revascista. Io sarei d'accordo su questa visione solo in parte, perché tra Russia e Italia c'erano delle differenze non trascurabili:

- l'Italia si era aggregata alle potenze dell'Intesa in un secondo tempo, dopo l'inizio del conflitto, mentre la Russia era un membro fondatore dell'alleanza (quindi la presenza dell'Italia tra le nazioni vincitrici avrebbe potuto essere considerata opportunista, quella russa no);
- l'Italia aveva ambizioni di espansione territoriale in conflitto con quelle di un'altra nazione vincitrice (la Serbia, intenta a fondare il regno di Jugoslavia), mentre la Russia non aveva delle rivendicazioni territoriali dirette;
- certamente i principi wilsoniani (ma anche la volontà britannica e francese) avrebbero portato alla fondazione di uno stato polacco indipendente, ma quest'ultimo non era incompatibile con una Russia "vincitrice": il regno polacco formalmente esisteva già (in unione personale) e poteva diventare indipendente ed espandersi... bastava che i suoi confini fossero ampliati verso nord e verso ovest, ossia a danno della Germania, che del resto era il paese sconfitto (quindi potremmo osservare che la Polonia attuale, con i confini della Seconda Guerra Mondiale, coincide con la Polonia che sarebbe venuta fuori se la Russia non si fosse riconosciuta sconfitta prima del tempo, e non fosse stata per questo esclusa dalla conferenza di pace);
- forse la prosecuzione della guerra avrebbe consentito a finlandesi, baltici e ucraini di ribellarsi, ma la conferenza di pace era qualificata per discutere dei paesi sconfitti e relativi confini, non dei paesi vincitori e dei loro problemi interni; penso che non si sarebbe discusso di Finlandia così come non si sarebbe discusso di Irlanda, semplicemente eventuali stati sorti sotto l'occupazione tedesca (ad esempio il Ducato Baltico) sarebbero stati considerati illegittimi e sarebbe stata avallata la loro liquidazione da parte delle autorità russe.

Come dicevo tuttavia, il mio disaccordo con Federico è solo parziale: la Russia era in condizioni tali che forse avrebbe vissuto comunque insurrezioni interne, guerre civili e colpi di Stato. Ritengo dunque probabile che almeno qualcuna delle iniziative centrifughe sarebbe andata a buon fine e che in Russia si sarebbe sviluppato un regime di destra, qualcosa di simile al fascismo.

Secondo me un terzo aspetto di divergenza rispetto alla HL (dopo il fallimento della Rivoluzione e una Polonia con confini simili a quelli odierni) sarebbe la questione turco-armeno-greca. L'assenza della Russia dalle questioni del Vicino Oriente, dovuta alla sua crisi interna, ha reso possibile la riscossa turca contro greci ed armeni, nell'indifferenza di britannici e francesi intenti a spartirsi, con gli accordi di Sykes-Picot, i territori arabi. Se la Russia, pur frenata dai problemi interni, avesse continuato a considerarsi/essere considerata una delle potenze vincitrici della guerra, certamente armeni e greci avrebbero ottenuto sostegno contro le truppe di Atatürk. Possiamo quindi immaginare secondo me uno stato armeno abbastanza grande da raggiungere lo sbocco sul Mar Nero, un piccolo stato greco del Ponto e l'annessione delle aree più occidentali dell'Anatolia alla Grecia. Costantinopoli sarebbe diventata greca? Non saprei, la questione degli stretti è sempre stata delicata, e se i greci avessero beneficiato del sostegno russo le altre potenze non avrebbero voluto gli stretti in mano greca. Forse la città sarebbe stata internazionalizzata, con il pretesto di garantire il rispetto di tutti i suoi abitanti di varia origine e cultura.

A questo punto, quello che ci interesserebbe capire è se davvero, come ha immaginato Federico, la Russia si sarebbe schierata contro l'ordine internazionale (come l'Italia fascista) oppure no. Secondo me la questione è dubbia. Tenendo conto delle sole variazioni dei confini in Europa orientale può venire da pensare che i russi avrebbero avuto delle rivendicazioni, ma a parte che i confini della Polonia sarebbero stati quelli "giusti" anche per i russi più nazionalisti, c'è tutta la questione della Grecia e dell'Armenia che avrebbe potuto rendere i russi non solo soddisfatti ma addirittura orgogliosi dello status quo.

Casomai sarebbero stati britannici e francesi a non essere del tutto contenti: i britannici avevano lottato per anni e anni contro l'avvicinamento dei russi al Mediterraneo e al Vicino Oriente. Certo non si può immaginare che sarebbero state queste due potenze ad attentare all'ordine mondiale, ma avrebbero potuto (in questo scenario in particolare) guardare con occhi benevoli alle rivendicazioni italiane prime e tedesche poi. Mi spingo a ipotizzare che, di fronte all'attacco di Hitler alla Polonia, avrebbero deciso di restare neutrali, e sarebbero entrati in guerra più tardi, quando la Russia sarebbe stata in procinto di capitolare. Penso che dalla parte della Russia ci sarebbero state Jugoslavia e Grecia (oggetto delle mire italiane) e l'Armenia, mentre dell'Asse avrebbero fatto parte l'Ungheria, la Bulgaria e la Turchia (a loro volta con mire sui territori jugoslavi e greci). La Romania forse avrebbe cercato di restare neutrale considerando che sarebbe potuta finire invasa da ogni parte e smembrata nella fase iniziale del conflitto.

Un intervento tardivo da parte delle potenze occidentali avrebbe potuto dare a Hitler e Mussolini il tempo di soddisfare i loro progetti e organizzarsi in modo tale da strappare una pace di compromesso. Forse il Lebensraum di Hitler sarebbe diventato realtà almeno in buona parte (non fino agli Urali, ma magari solo fino a Ostland e Ucraina) così come sarebbero andate in porto le annessioni mussoliniane a danno di Jugoslavia (probabilmente ridotta a essere più piccola della Serbia attuale) e Grecia. Anche Ungheria e Bulgaria avrebbero raggiunto i confini desiderati mentre la Turchia sarebbe probabilmente diventata quella che conosciamo oggi.
La Guerra Fredda sarebbe stata quindi tra democrazia e nazifascismo, e la cortina di ferro sarebbe passata lungo la Valle del Reno e le Alpi. Alla fine della Guerra Fredda l'Italia, l'Ungheria e gli altri stati alleati della Germania avrebbero abbracciato la democrazia e sarebbero diventati "euroatlantici" mentre la Germania avrebbe visto la fine "ufficiale" del regime nazista ma sarebbe rimasta in mano allo stesso deep state di sempre (come la Russia in HL) e avrebbe mantenuto l'estensione raggiunta ai tempi della guerra.

Secondo voi sarebbero plausibili sviluppi del genere?

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Passiamo alla proposta di MorteBianca:

Stalin vince le elezioni per la leadership del PCUS e quindi dell'URSS. Trockij, intuendo che il suo rivale è molto "Piccato", decide di andare in esilio volontario. Stalin inizia la sua purga di Trockijsti, oppositori, intellettuali, gerarchi di varia natura e la conseguente caccia alle streghe, tentanto di far assassinare il rivale. L'assassinio però non riesce per un banale errore (A causa di uno scambio di persona Trockij viene a sapere del tentato omicidio e la scampa, pubblicando il risultato e diffamando in questo modo Stalin). La Terza Internazionale subisce un duro colpo, la fedeltà a Stalin è messa a dura prova, sono molti i partiti (come quello Italiano) a ribellarsi apertamente, ciò causa ovviamente scismi ripetuti.

Trockij non ferma la sua attività divulgativa, anzi la prosegue e in Messico riesce a riunire braccianti, proletari, intellettuali ed ex borghesi. La sua dialettica si riempie di rimandi ai movimenti di liberazione Sudamericana, patriottismo Messicano ed anti-americanismo. La cosa ben presto assume i connotati di una rivolta di massa, con occupazioni, autogestioni e richieste sindacali fatte a suon di scioperi. Il governo Messicano risponde a colpi di fucile. Trockij a quel punto inizia la fase rivoluzionaria vera e propria, le forze armate si radicano nel centro-sud del paese, l'esercito non riesce a sradicarle causa guerriglia (anzi, tende a fraternizzare). Moltissimi ex intellettuali sovietici e comunisti delusi da Stalin vengono in Messico per fare reportage o dare il loro sostegno. La rivolta inizia ad occupare sempre più città e Trockij si avvicina alla capitale. Il Governo Messicano chiede aiuto agli Stati Uniti, i quali si preparano alla semi-invasione. La cosa causa la mobilitazione completa del popolo messicano per motivi nazionalistici, il fronte di Trockij viene visto come unico difensore della sovranità. Stalin nel frattempo si sta mangiando il fegato (Non può ignorare la convenienza di un paese socialista sotto la pancia degli USA, ma neanche può permettere che la Rivoluzione permanente, non aiutata dall'URSS, si dimostri corretta. Per giunta guidata dal suo nemico numero uno, che ha speso anni a diffamare in ogni modo come Tzarista e contro-rivoluzionario).

Alla fine Stalin decide di contribuire alla lotta. Da parte americana però. Fornisce informazioni di natura spionistica e cerca di distruggere dall'interno il fronte socialista con divisioni e tradimenti molteplici. La cosa sarà scoperta solo cinque anni dopo e segnerà la fine di Stalin politicamente, e la perdita di ogni credibilità dello Stalinismo (che si è coalizzato con i capitalisti contro una rivoluzione proletaria).

Trockij alla fine prende il potere. Inizia una breve guerra civile tra Socialisti e Non, vinta per semplice superiorità numerica dai primi. Gli Stati Uniti si ritirano quando la cosa inizia a prolungarsi e costare troppo. Il Messico Popolare inizia una serie di riforme: Redistribuzione della Terra, nazionalizzazione delle industrie, formazione di un wellfare completo, riforma dell'esercito e dell'apparato burocratico. Il centralismo democratico è accentuato (in aperta polemica al modello Organicista di Stalin).

Trockij supporterà sicuramente i tentativi rivoluzionari di Castro, del Nicaragua e del Venezuela. Come prosegue?

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Risponde Tommaso Mazzoni:

Possibile una svolta fascista negli Stati Uniti per paura dei Comunisti alle porte di casa?

Chiarimento tecnico: accentuare il centralismo democratico rispetto all'Organicismo stalinista, che vuol dire nel concreto?

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E Mortebianca precisa:

Il Centralismo Democratico era la teoria Leninista secondo cui il Partito obbediva ad uno schema piramidale dal basso verso l'alto. Alla base c'erano i Soviet (riunioni di libera discussione per le decisioni locali e l'elezione dei rappresentanti che poi andavano al livello successuvi e così via), fino alla cima. Il presidente dell'URSS aveva lo stretto compito di obbedire al volere popolare. Questa struttura era denominata centralismo democratico e caratterizzata dalla presenza di decisioni prese democraticamente, che poi però andavano mantenute fino alla fine (per evitare che una possibile manovra venisse ridiscussa infinite volte senza mai venire attuata). Questo crea ha cosiddetta "Linea del Partito".

Sotto Stalin si fece l'opposto di letteralmente ogni passaggio che ho appena descritto: la Piramide si è invertita (Dall'Alto verso il basso), la mobilità si è fermata (creando una classe di burocrati, che Trockij identificò come Borghesia Rossa), il criterio divenne di fedeltà (Stalin promuove chi gli è fedele, il quale promuove chi gli è fedele, tutto per nomine dall'alto), i Soviet non erano più libere associazioni (e in molte città divennero chiusi), il Partito configurò un'ideologia granitica non discutibile, i cambiamenti non erano presi per riunioni democratiche bensì per decisioni di chi sta al potere se nessuno sopra di lui diceva il contrario. Il leader aveva un potere garantito dall'uso della forza e della burocrazia. L'Organicismo ivi descritto è più tipico dei fascismi e dei proto-fascismi proprio per questa visione Dall'alto verso il Basso (una visione militare dell'apparato statale. Non una visione democratica).

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La palla passa ora a Generalissimus, che ha tradotto per noi queste ucronie:

E se la Rivoluzione russa non fosse mai scoppiata?

È il 1917 nell'Impero russo, che sta affrontando una carestia, tumulti economici e sta combattendo una guerra brutale agli ordini di uno Zar incompetente.
Non sono certo le condizioni migliori per la stabilità, e la stabilità non durò a lungo, perché presto ci fu la Rivoluzione russa.
A dire il vero la Rivoluzione russa non fu un'unica rivolta, fu una serie di eventi che andarono dalla cacciata dello Zar all'ascesa finale dei Sovietici.
La Rivoluzione definì la Russia per il resto del 20° secolo, non solo fece nascere una superpotenza totalitaria industrializzata, ma rese anche popolari gli insegnamenti di Marx e diede vita a innumerevoli paesi Socialisti in tutto il mondo.
Perciò, e se la Rivoluzione russa non fosse mai avvenuta? Dato che in realtà essa è composta da due rivoluzioni distinte dovremo teorizzare se la Rivoluzione di Febbraio e la Rivoluzione d'Ottobre non avvengano mai in due TL diverse.
Prima di tutto qualche lezione di storia, se volete andare direttamente allo scenario, cliccate su Putin.
Cosa condusse alla Rivoluzione russa? Un sacco di cose: la relazione tra lo Zar e il popolo russo era in caduta libera da alcuni decenni prima del 1917.
Quando i lavoratori scioperarono per condizioni migliori, causando la Rivoluzione russa del 1905, vennero uccisi dalle Guardie Imperiali fuori dal Palazzo d'Inverno.
Questo atto fece infuriare la popolazione, causando rivolte e sconvolgimenti politici, e costrinse lo Zar Nicola II a creare un corpo legislativo, chiamato Duma, che condividesse il potere con lui.
Promise delle riforme per impedire di venire esautorato, ma non le mantenne mai per davvero.
Avanti veloce: arriva la Prima Guerra Mondiale e tutti in Europa saltano sul carro della guerra, la Russia decide di combattere ma la guerra è disastrosa, con milioni di morti sul fronte e un blocco Ottomano che causa una crisi economica.
La gente diventa affamata e il cibo scarseggia, il risentimento contro lo Zar aumenta in tutta la Russia.
Il popolo incolpa la sua leadership per le orribili perdite contro la Germania e considera la guerra un'impresa inutile.
Tutto questo diede il via alla Rivoluzione di Febbraio nel 1917.
Gli operai di San Pietroburgo, chiamata all'epoca Pietrogrado, iniziano a scioperare contro le condizioni di lavoro, e poi contro lo Zar in generale.
Nicola inviò le truppe a sedare le rivolte, ma il suo esercito si ammutinò e si unì ai manifestanti.
Al suo ritorno dal fronte orientale il treno dello Zar venne fermato e catturato da disertori russi.
Nicola abdicò e senza che ci fosse qualcuno a prenderne il posto, l'era degli Zar ebbe fine.
La Rivoluzione di Febbraio terminò e in gran parte fu un colpo di stato che non vide spargimenti di sangue.
Un governo provvisorio sostituì il regime dello Zar, ma incontrò l'opposizione di un gruppo chiamato Soviet di Pietrogrado dei Deputati dei Soldati e degli Operai, che affermava di rappresentare gli interessi dei lavoratori e che in alcune zone ebbe degli ottimi risultati.
I Soviet in realtà erano consigli eletti di operai molto simili ai sindacati statunitensi, in seguito molti Soviet e Socialisti parteciparono alle attività di governo.
Nacquero i partiti Socialisti e vennero eletti i loro leader, Aleksandr Kerenskij, un giovane Socialista, scalò i ranghi fino a guidare il governo provvisorio.
Anche se riformò qualche aspetto, Kerenskij voleva continuare comunque la guerra, e questo fece infuriare la popolazione stanca.
In risposta alla guerra senza fine un nuovo partito divenne popolare, quello Bolscevico, guidato da Lenin.
Lenin odiava la guerra e, finanziato dai Tedeschi, tornò in Russia dopo aver vissuto in esilio.
Dopo la fallita offensiva di Kerenskij contro i Tedeschi i Socialisti scesero in strada a protestare.
I Bolscevichi erano assolutamente contro la guerra e questo li rese molto attraenti per parecchi Russi.
Il governo represse i rivoltosi e minacciò Lenin di arresto, Lenin fuggì in Finlandia e altri leader del partito vennero arrestati.
Questa sconfitta non fece che aiutare i Bolscevichi, dato che la guerra andò peggio e ci fu un'esplosione nelle adesioni al partito.
A Settembre i leader del partito vennero liberati dal governo, Lenin tornò e decise di far arrivare al potere il suo partito.
Diede così il via alla Rivoluzione d'Ottobre, e i Bolscevichi, sotto l'influenza di Lenin ma coordinati da Lev Trockij presero il controllo del governo.
Dopo aver incontrato ulteriori opposizioni i Bolscevichi impedirono ai non Bolscevichi di detenere il potere.
Lenin credeva che il Comunismo potesse essere raggiunto solo da un leader forte che non avesse opposizione e vedeva le elezioni come un ostacolo al suo obiettivo di un'utopia Comunista assoluta.
Molti si opposero al nuovo governo Comunista e nacque l'Armata Bianca, che iniziò a combattere contro l'Armata Rossa Socialista, dando inizio alla Guerra Civile russa, e dopo anni di combattimenti l'Armata Bianca fu distrutta dall'Armata Rossa.
In pochi anni l'Impero russo cadde e venne rimpiazzato dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
La Russia passò da uno Zar autocratico ma incompetente ad un brutale regime totalitario.
Milioni di persone morirono dal periodo che va dalla Prima Guerra Mondiale alla fine della Guerra Civile russa.
Lenin morì dopo la guerra e venne succeduto da Stalin, che fece altri milioni di morti a causa delle sue politiche oppressive.
Adesso è il momento di chiedersi: e se la rivoluzione semplicemente non ci fosse? Non è così semplice.
Se un evento come la Rivoluzione d'Ottobre non avviene, allora l'intera storia della Russia potrebbe essere diversa.
Per prima cosa, che accadrebbe se la Rivoluzione di Febbraio non ci fosse? Diciamo che in qualche modo lo Zar mantiene il potere, anche se è molto improbabile, e le rivoluzioni non partono.
Lo Zar non viene detronizzato, nella nostra TL Nicola II creò la Duma, ma lo fece solo per apparenza, per calmare le masse arrabbiate che volevano delle riforme, la Duma non aveva alcun vero potere.
In questa TL alternativa lo Zar non limita i poteri della Duma, e le dà una gran parte del potere legislativo, trasformando effettivamente la Russia in una monarchia costituzionale.
Ma anche facendo questo è molto improbabile che lo Zar possa mantenere il potere, a causa del fattore più influente che portò alla caduta del suo regime, la Prima Guerra Mondiale.
Se la Russia combatterà nella Prima Guerra Mondiale la rivoluzione sarà inevitabile.
La Russia non avrebbe mai potuto vincere una guerra contro tutti gli Imperi Centrali, era troppo sottosviluppata e impreparata, il blocco Ottomano danneggiò l'economia russa e le vittorie tedesche danneggiarono la legittimità dello Zar.
Quindi, perché lo Zar abbia una possibilità di rimanere al potere:
1) Avrebbe dovuto concedere qualche potere ai corpi diplomatici nel 1905.
2) La Russia sarebbe dovuta rimanere fuori dalla Prima Guerra Mondiale.
Entrambe sono molto improbabili e irrealistiche, ma per amore dello scenario diciamo che avvenga quanto appena detto: elementi democratici e niente Prima Guerra Mondiale.
Scoppia la Prima Guerra Mondiale in Europa, ma la Russia ne rimane fuori.
Senza Russia in guerra cambierebbero molte cose, anche se è difficile andare nello specifico.
Sotto gli Zar la Russia era una nazione rurale e agricola la cui maggioranza era composta da contadini non istruiti.
La monarchia faceva molto poco per aiutarli e trasformare la Russia in una nazione sviluppata.
Le politiche sovietiche furono brutali e uccisero milioni di persone, ma industrializzarono la nazione rapidamente e resero la Russia la potenza industriale che conosciamo oggi.
In questa TL alternativa la Russia rimane indietro rispetto ai paesi europei più avanzati come Inghilterra o Francia, e rimane agricola più a lungo, però milioni di persone non muoiono a causa di politiche tremende.
Forse la Duma o un altro Zar industrializzeranno la nazione, ma solo nel corso di decenni, sempre presumendo che lo Zar non venga detronizzato da un altro colpo di stato.
I movimenti nazionalisti nelle occupate Polonia, Armenia e Finlandia sarebbero un problema che in seguito i Russi dovranno affrontare.
La Russia come nazione non verrebbe vista come un rivale come nella nostra TL, in questa TL alternativa la Russia non sarebbe l'avversario che oggi consideriamo.
La Guerra Fredda praticamente distrusse molti dei legami tra la Russia e l'Occidente.
A proposito di Guerra Fredda e Comunismo, e se la Rivoluzione d'Ottobre non avvenisse? In questa TL alternativa lo Zar viene comunque cacciato e rimpiazzato dal governo provvisorio, ma Lenin e i Bolscevichi non prendono il potere e il governo provvisorio rimane in sella.
Il governo sarebbe Socialista, ma questo non significa che sarebbe come quello dei Bolscevichi, si concentrerebbe sul diffondere la ricchezza fra i contadini e sarebbe molto più democratico dei Bolscevichi.
L'unico modo in cui il governo provvisorio sarebbe potuto rimanere al governo è semplicemente uscire dalla guerra contro la Germania.
La guerra era invisa ed era una delle principali ragioni del perché i Bolscevichi divennero popolari.
Se il governo firmasse la pace da subito e si concentrasse sui problemi interni Lenin avrebbe avuto difficoltà a fare proseliti.
Non è facile dire come si comporterà questo governo provvisorio perché, beh, era provvisorio.
Non farò previsioni, ma quello che è certo è che se Lenin non arriva al potere la Russia e il 20° secolo sarebbero molto diversi.
Senza colpo di stato Comunista la Guerra Civile non ci sarebbe mai, milioni di Russi non morirebbero e la famiglia Romanov non verrebbe mai assassinata dall'Armata Rossa.
In questa TL, senza l'Unione Sovietica l'ideologia di Marx non ha influenze su scala globale.
In questa TL alternativa Mao Zedong e la sua armata Comunista non sono così potenti, e così i Nazionalisti prendono il potere dopo la caduta dell'Impero in Cina.
Ho Chi Minh potrebbe comunque essere Socialista, ma il Vietnam non verrebbe trascinato in un conflitto globale.
Entrambi erano finanziati e ispirati dall'Unione Sovietica, ma in questa TL alternativa oggi il Comunismo non verrebbe visto sotto nessuna luce in Occidente, sarebbe un'ideologia ai margini mai veramente legittimata da nessuna forza di governo.
Le idee Socialiste prenderebbero forma e si diffonderebbero nel mondo, ma non nella forma delle dittature totalitarie di Mao e Stalin.
Negli Stati Uniti, senza la paura della Guerra Fredda e del Comunismo, probabilmente verranno implementati nel paese programmi etichettati come Socialisti.
Non è semplice dire se Hitler arriverà comunque al potere, gran parte del suo programma non si basava solo sull'opposizione agli Ebrei, ma anche sull'opposizione ai Comunisti, senza Comunisti l'ascesa di Hitler potrebbe essere diversa.
La differenza principale è che la cultura russa avrebbe una possibilità di crescere ed evolversi, proprio come gli USA e le nazioni occidentali fecero nella nostra TL.
Il Comunismo eliminò molti grandi elementi della cultura russa che stanno tornando alla ribalta solo oggi, la religione venne messa fuori legge e non ci furono nuove idee da parte del popolo russo.
In questa TL alternativa la cultura della Russia cambierebbe e si svilupperebbe per tutto il 20° secolo, senza rimanere bloccata a causa dei Sovietici.
La Rivoluzione russa fu così influente che non sapremo mai davvero quanto cambierebbe il nostro mondo senza di essa, queste non sono predizioni certe al 100%, perché non sapremo mai davvero cosa sarebbe potuto succedere, ma a volte è divertente.

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E se Lenin fosse vissuto più a lungo?

Vladimir Ul’janov, alias Lenin, fu il volto della Rivoluzione Russa, leader dei Bolscevichi e per qualche tempo il capo del governo della Russia e dell’Unione Sovietica.
A quell’epoca amministrò la politica e agì in modo piuttosto distinto da Stalin, Lenin rimase al potere fino alla sua morte nel Gennaio del 1924, all’età di 53 anni, ma avrebbe vissuto più a lungo se non avesse subito l’attentato alla sua vita del 1918, che lasciò dei proiettili ad arrugginire nel suo corpo per anni, anche se il declino della sua salute è stato attribuito alla scoperta relativamente recente che Lenin probabilmente soffriva di sifilide.
A prescindere dalla causa Lenin presto fu costretto alla sedia a rotelle e perse gradualmente il contatto con la realtà, così come la capacità di muoversi e parlare, ma se la salute di Lenin non fosse deteriorata in modo così drastico e fosse vissuto per dar forma allo sviluppo dell’URSS nel progetto che aveva immaginato? Ma prima facciamoci un’idea di chi era Lenin e come era il governo sotto la sua guida.
Lenin, così come la gran parte dei Marxisti, veniva da una famiglia piuttosto benestante, ma crescendo divenne un giovane molto amareggiato dopo la morte di suo padre, un evento che lo spinse a rinunciare alla sua religione e a cercare un nuovo scopo nella sua vita, trovando un significato nel Socialismo rivoluzionario e nella sua filosofia.
Dopo l’esecuzione di suo fratello, un estremista Marxista che aveva attentato alla vita dello Zar, Lenin pensò che lo Zar si era portato via suo fratello così come Dio si era portato via suo padre, perciò rinunciò anche allo Zar e per vendicare suo fratello iniziò a studiare la sua stessa filosofia, dando il via nella sua mente ad una crociata sociale ideologica contro lo Zar attraverso degli scritti e l’organizzazione di proteste dai quali poi nacquero i Bolscevichi, una fazione del fronte Menscevico.
Ovviamente questo significa che Lenin si ritrovò nei guai con la legge in alcune occasioni, e questo portò al suo esilio in Siberia per una sentenza a breve termine solo per essere esiliato di nuovo nel 1907.
Durante la Prima Guerra Mondiale la Germania colse l’opportunità per causare problemi in Russia dopo dei disordini civili e l’insoddisfazione nei confronti dello Zar, perciò facilitò il ritorno di Lenin in Russia perché guidasse la rivoluzione, anche se ovviamente non aveva intenzione di farla arrivare al punto in cui arrivò.
Lenin organizzò rapidamente il governo sovietico nei primi giorni del 1917, cambiando il nome del partito Bolscevico in Partito Socialdemocratico dei Lavoratori e poi in un più diretto Partito Comunista, un atto seguito dall’espulsione dei Menscevichi e dei partiti rivoluzionari rivali per rendere la Russia essenzialmente uno stato monopartitico.
La branca esecutiva del governo sovietico divenne il Consiglio dei Commissari del Popolo, del quale Lenin era il presidente, così come lo era del Partito Comunista e delle sue varie branche, perciò è importante capire che siccome la Russia sovietica era uno stato monopartitico, il Partito Comunista era una specie di governo all’interno del governo, e le sue politiche sarebbero diventate le politiche dell’Unione Sovietica.
Il Partito Comunista aveva tre dipartimenti principali, ovvero il Comitato Centrale, il consiglio dei leader che discuteva delle questioni, il Politburo, che determinava la politica del partito, e l’Orgburo, che organizzava progetti locali e su larga scala e che supervisionava le attività dei governi regionali.
Lenin tenne una presa salda su tutti e tre, e iniziò a nazionalizzare banche, ferrovie, fattorie, fabbriche, miniere e terre di proprietà dell’aristocrazia e del clero.
Lenin credeva che la nazionalizzazione dovesse essere applicata solo alle grandi imprese e che i governi locali dovessero incoraggiare le piccole imprese, così che i proprietari di piccole imprese continuassero a guadagnare denaro fino a quando queste non diventavano abbastanza grandi da poter essere nazionalizzate.
Il nuovo governo sovietico iniziò a raccogliere anche risorse come l’oro alle sue riserve nazionali.
Questo periodo vide anche delle repressioni nei confronti di quelli che Lenin considerava media controrivoluzionari, promettendo che sarebbero state temporanee, ma che sappiamo tutti come andarono.
Molte delle politiche di Lenin si attenevano alle promesse dei decreti Bolscevichi di combattere per un’educazione laica per tutti i bambini russi, di creare orfanotrofi e di limitare la giornata lavorativa ad otto ore, ma egli abolì anche il vecchio sistema legale per sostituirlo con una vaga legge di coscienza rivoluzionaria e un senso di giustizia Socialista, non esattamente un sistema ideale per mantenere l’ordine, e per peggiorare le cose, Lenin abolì i gradi militari per amore dell’egalitarismo, così che i soldati eleggessero i loro comandanti senza tenere conto delle qualifiche.
Lenin promulgò anche la Dichiarazione dei Diritti dei Popoli della Russia, che permetteva ai gruppi etnici non russi di creare delle proprie nazioni indipendenti, al comando delle quali nominò poi dei leader Comunisti, così che potessero rimanere unite all’URSS.
Lenin viene spesso criticato dagli altri Socialisti per non aver implementato il Socialismo Reale, e la maggior parte dà la colpa di questo alla sua forte opposizione alla democrazia e al suo aver messo i mezzi di produzione non nelle mani dei lavoratori ma nelle mani del governo, che li prestava ai lavoratori ma se li riprendeva se necessario.
Chiese la pace agli Imperi Centrali e rimosse molte persone che percepiva come deboli e codarde, insistendo che avrebbe mosso una rivoluzione interna che si sarebbe diffusa in tutta Europa.
Viene citata anche la pessima strategia economica di Lenin, che puniva chiunque stesse facendo leggermente meglio di tutti gli altri, cosa che condusse alla nascita del mercato nero, che a sua volta condusse all’ascesa della polizia segreta Čeka, che puniva le violazioni delle politiche di Lenin con una forza estrema, facendo scomparire persone in massa o inviandole nei campi di prigionia.
Nel complesso il dominio iniziale di Lenin non sembra molto migliore di quello di Stalin, ma le sue politiche erano abbastanza distinte da poter condurre la nazione verso una strada completamente diversa.
Per esempio, Lenin voleva che l’URSS si arricchisse attraverso un sistema che lui chiamava capitalismo responsabile, che permetteva la presenza di piccole imprese fino a quando non diventavano abbastanza grandi da poter essere nazionalizzate.
Stalin invece credeva che con abbastanza forza e guida questa ricchezza e industrializzazione potevano essere ottenute attraverso i piani quinquennali, che all’inizio portarono a dure condizioni di lavoro e a carestie, ma che alla fine raggiunsero gli obiettivi stabiliti da ogni piano quinquennale: stabilizzazione, rafforzamento, militarizzazione ecc.
Il piano di Lenin era più graduale, ma conteneva il rischio di quella che lui credeva sarebbe stata una controrivoluzione capitalista, perciò ci sarebbero dovuti essere degli incentivi per i proprietari di imprese che volevano ingrandirsi abbastanza perché le loro compagnie venissero nazionalizzate, altrimenti ci sarebbero stati parecchi uomini d’affari insoddisfatti che avrebbero pensato che il governo aveva semplicemente rubato tutto quello per il quale avevano lavorato.
Questo potrebbe essere ottenuto destinando più risorse, cibo e case ai proprietari d’imprese, ma ciò avrebbe inevitabilmente creato malcontento nei confronti di una classe superiore che prosperava su quelle imprese che non erano ancora state nazionalizzate, perciò non importa come la si mette, non c’è un modo per accontentare tutti in questa situazione.
Inoltre Lenin, diversamente da Stalin, era un internazionalista, e credeva che la rivoluzione dovesse espandersi in tutta Europa e nel mondo.
Il regime di Stalin si opponeva a questo, perché pensava che il Socialismo dovesse prosperare in un solo paese che avrebbe dovuto convertire gradualmente i paesi vicini tramite l’esempio, e alla fine unirli sotto un’unica bandiera.
Ora, a parte le ambizioni politiche che comporterà questa idea, ciò vuol dire che Lenin, sempre diversamente da Stalin, sarà aperto al commercio internazionale come mezzo per acquisire più ricchezze per l’URSS, usando il capitalismo controllato per costruire rapidamente piccole imprese e poi nazionalizzarle, sviluppando al contempo legami commerciali con gli Stati Uniti e l’Inghilterra.
Che cosa potrebbe mai andare storto? La Grande Depressione! Nella nostra TL l’Unione Sovietica riuscì a prosperare durante la Grande Depressione mentre molte altre nazioni lottavano per sopravvivere.
Questo fu dovuto soprattutto al fatto che nazioni come l’URSS e la Jugoslavia avevano economie per lo più sconnesse dal sistema economico occidentale, perciò quando questo collassò le due rimasero al sicuro fuori dalla zona delle ripercussioni.
Questo volle dire che l’Unione Sovietica divenne attraente per i lavoratori specializzati in cerca di un impiego, aiutando l’URSS a modernizzarsi più velocemente che mai.
In questa TL, però, il commercio internazionale di Lenin danneggia l’economia sovietica, portando a povertà di massa e carestie, così come alla rabbia dei proprietari d’imprese, la cui ricchezza è stata sottratta da un governo che adesso non riesce nemmeno a nutrirli.
Lenin imporrà un regime più totalitario per impedire la temuta rivolta capitalista, portando a più censura, polizia segreta e distruzione della libertà.
Ma la Depressione non arrecherà solo danni a Lenin, infatti egli la vedrà come un’ulteriore prova che il capitalismo non è sostenibile e che sta per perire, il suo unico errore, secondo lui, sarà aver usato il capitalismo come trampolino per il Comunismo.
Questa cosa lo porterà a rafforzare ancora di più le sue credenze, e invierà il suo secondo in comando, Trockij, ad accendere le fiamme della rivoluzione attraverso l’Europa, in Germania, Francia, Italia e Spagna.
Trockij viaggerà in Europa per parlare per conto dei Comunisti europei e mobilitarli in una furia contro il sistema capitalista, che li ha lasciati nella povertà nella quale ora languiscono.
Un’Unione Sovietica in uno stato piuttosto misero incanalerà risorse per finanziare le rivoluzioni all’estero invece di provvedere alla sua stessa gente, e Stalin, di cui Lenin è sempre stato diffidente, verrà esiliato per aver cospirato per sovvertire il governo sovietico e fuggirà oltreoceano in California, dove assumerà il nuovo nome di Joe Steele.
Trockij istigherà conflitti in ogni nazione che visiterà, la rivoluzione in Germania verrà facilmente sedata dai Freikorps, ma in Spagna e in Italia i conflitti saranno più duraturi.
Sarà in Francia dove Trockij avrà più successo, provocando un cambio di regime ad opera del leader del Fronte Popolare Francese, Léon Blum.
In Italia un gruppo di resistenza Comunista muoverà una guerra civile contro il governo Fascista di Mussolini, mentre la Guerra Civile Spagnola scoppierà prima.
Storicamente la presenza Comunista in Spagna e Italia coincise tendenzialmente a concentrarsi lungo i loro confini con la Francia, il che significa che in questa TL per i Comunisti francesi sarà molto facile rifornire le forze Comuniste di entrambe le nazioni.
Poiché a questo punto né la Germania né l’Unione Sovietica riusciranno a finanziare su grande scala entrambe le parti come avvenuto durante la Guerra Civile Spagnola della nostra TL, le due guerre civili in Italia e Spagna finiranno in stallo, con i territori occupati dai Comunisti che si separeranno e si uniranno alla Francia nell’Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Negli Stati Uniti, intanto, Joe Steele diventerà un membro del Partito Socialista di Eugene Victor Debs, scalandone rapidamente i ranghi e prendendo il controllo del partito dopo la morte di Debs, portandolo in una direzione più radicale e unendolo col Partito Comunista degli Stati Uniti d’America.
Spingerà gli Americani più disillusi e impoveriti a sostenere il partito, che presto otterrà più di un milione di membri.
Stalin, adesso Steele, saprà che non riuscirà a diventare legalmente presidente, perfino nonostante i suoi documenti di cittadinanza falsi, perciò pianificherà di rovesciare il governo americano, cogliendo l’opportunità per lanciare un movimento d’opposizione contro il sempre più impopolare presidente Herbert Hoover.
Questa mossa sarà accolta con parecchia rabbia da un gruppo di corporativisti, che a loro volta ideeranno un proprio piano per eliminare Stalin, usando il loro esercito formato da un milione di veterani dello US Army al comando dei generali Douglas MacArthur e Smedley Butler, accendendo le fiamme della Seconda Guerra Civile Americana.
La regione industriale degli Stati Uniti occupata dalle forze di Stalin si separerà per diventare la Ferriera, il New England si ritroverà isolato dal resto degli Stati Uniti, secederà e si difenderà contro i Comunisti.
Il Regno Unito prenderà le distanze dai conflitti internazionali, rimanendo relativamente isolazionista, ma sosterrà finanziariamente le forze anticomuniste più o meno nello stesso modo in cui gli Stati Uniti sostennero gli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale.
Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti e Giappone formeranno un’alleanza anticomintern, accettando di difendersi l’un l’altro da ulteriori aggressioni Comuniste, fornendo agli Stati Uniti e alle forze corporativiste americane sia armi che fondi.
Nel 1939 gli Stati Uniti riconquisteranno la Ferriera, molti corporativisti otterranno posizioni di potere nella regione e il governo americano recupererà sotto la guida del Generale Douglas MacArthur, che darà il via ad un periodo di legge marziale negli Stati Uniti.
Grazie alla riconquista della Ferriera gli Stati Uniti inizieranno a costruire armi per gli alleati anticomintern di tutto il mondo.
I Sovietici non saranno nella forma migliore, perché Lenin si limiterà a schiacciare i dissidenti e regredirà a tattiche Staliniste che non riusciranno ad ottenere gli stessi risultati militari di Stalin.
Come risultato l’economia sovietica sarà arretrata rispetto a quella del resto d’Europa.
Il tempo di Lenin sotto i riflettori è finito, e Trockij sposterà il centro del Comunismo internazionale da Mosca a Parigi, dove il livello di popolazione industriale più alto della nazione ha permesso all’esperimento Comunista di avere più successo che nella Russia di Lenin.
I decenni successivi vedranno una guerra ideologica continua per il dominio sul globo, il Comunismo internazionale si diffonderà dai suoi centri in Europa orientale e occidentale verso il Sudamerica, l’Asia e l’Africa.

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E se Stalin non fosse mai salito al potere?

Iosif Stalin era il tirannico dittatore dell'URSS che costruì il suo dominio sulla paura e il lavaggio del cervello ideologico, l'eredità delle sue azioni hanno gettato un'ombra sulla storia moderna.
Aspettate... Che state facendo? No! Mi rimangio tutto! Stalin era una figura complessa, era un uomo basso, tedioso e malaticcio che in qualche modo riuscì a dominare il paese più grande del mondo semplicemente grazie alla pura brutalità.
Nato in una povera e devota famiglia della Georgia (non quella Georgia!), non sarebbe mai dovuto arrivare al potere, ma lo fece comunque.
E proprio come con altre figure del 20° secolo come Hitler, Franklin Roosevelt e Churchill, il suo essere al suo posto in quel determinato momento storico cambiò tutto, e l'unico modo per sapere davvero quanto sarebbe differente il mondo senza Stalin è eliminarlo da esso, ed è per questo che ho uno scenario: e se Stalin non arrivasse mai al potere? Beh, prima di poterne discutere, ecco un po' di contesto storico, se conoscete già tutta questa storia cliccate sullo spazio in alto a destra e saltate direttamente allo scenario.
Avanti... Fatelo! Roba personale: semplificando al massimo i primi 20qualcosa anni della sua vita, il piccolo Stalin nacque in Georgia, nell'Impero Russo, e visse con i suoi genitori in una famiglia povera.
Il suo vero nome era... Ehm... Sua madre voleva che diventasse un prete e ricevette una borsa di studio per frequentare il Seminario Spirituale di Tbilisi, dove iniziò a leggere le controverse opinioni di Karl Marx (e ironia della sorte divenne un ateo).
A questo punto, nel 1901, Stalin iniziò a frequentare... Gente diversa, nella fattispecie un movimento rivoluzionario Bolscevico il cui scopo era abbattere la corrotta autocrazia (che volete farci, sono ragazzi).
Dopo aver letto le opere di Lenin, Stalin volle salire a bordo della sua nave e si affiliò a lui.
I Bolscevichi in questo periodo operavano in clandestinità, al punto che per ottenere fondi per le loro operazioni organizzavano rapine in banca, Stalin non fece altro che lavorare per la causa.
Per i successivi 17 anni i Bolscevichi acquisirono lentamente sempre più importanza con l'aumento della rabbia e della sfiducia contro il regime dello Zar.
Beh, siamo arrivati alla Prima Guerra Mondiale, e la Russia si prepara ad ammazzare qualche Tedesco! Ma finisce malissimo! Questa guerra brutale e inutile lascia lo Zar in una brutta posizione col suo popolo, che diventa sempre più irrequieto.
Arriva il 1917 e Lenin, che è stato in esilio per anni, torna finalmente nella madrepatria, e la rivoluzione può iniziare! EVVIVA! (Sì, lo so che ho semplificato troppo, controllate il mio video sulla Rivoluzione Russa se volete rispolverare quella storia).
La Russia esce dalla Prima Guerra Mondiale e inizia la Guerra Civile Russa.
Comunisti contro non Comunisti, il giorno contro la notte (Batman contro Superman).
Durante gli scontri Lenin creò il Politburo, del quale entrarono a far parte i leader principali della futura Unione Sovietica.
Era un piccolo gruppo, ma gli unici nomi che dovete ricordare sono Lenin, Stalin e Lev Trockij.
Trockij è quello su cui ci dobbiamo concentrare di più, perché senza Stalin è lui l'ovvio sostituto.
Perché? Perché si supponeva che così dovessero andare le cose.
Chi era Lev Trockij? Trockij crebbe ad Odessa, dove divenne sempre più scontento del regime dello Zar, delle sue politiche antisemite e del disagio della classe operaia.
In qualità di giornalista scrisse delle sue simpatie Comuniste e fu arrestato all'età di 18 anni.
Fu dalla prigione che prese il suo nome di battaglia (Trockij era il cognome della sua guardia carceraria).
Fuggì a Londra, dove incontrò Lenin, e insieme diedero vita ad un giornale Comunista.
Entrò in conflitto con Lenin quando iniziarono scontri ideologici tra i due (una cosa che succede spesso con i rivoluzionari) e nel 1905 entrò in modalità hardcore (per così dire) giurando di combattere letteralmente lo Zar dopo il suo ritorno a San Pietroburgo e unendosi al Soviet della città, un consiglio di operai.
Questa rivoluzione venne sedata.
In modo molto duro.
Trockij venne arrestato di nuovo, ma riuscì a fuggire, andando ancora una volta in esilio.
Trockij credeva che il Comunismo dovesse essere universale, voleva una rivoluzione che si diffondesse in tutto il mondo, non solo in Russia.
Nel decennio successivo Trockij rimase in esilio, muovendosi di città in città, scrivendo le sue idee sul Comunismo e diventando una specie di celebrità.
Combatté contro Lenin e i suoi ideali Bolscevichi, che prevedevano un partito più centralizzato, mentre Trockij ne voleva uno più grande e meno rigido.
Quando scoppiò la rivoluzione nel 1917, Trockij colse l'opportunità per tornare in patria.
Lui e Lenin tornarono in Russia per guidare la lotta.
Tornando in Russia, Trockij e Lenin ricostruirono la loro relazione e divennero alleati (perché quando tutti vogliono ucciderti sei costretto a farlo).
Quasi immediatamente i sostenitori dello Zar e tutti quelli che non volevano uno stato Comunista dichiararono guerra al nuovo regime Bolscevico e iniziò la guerra.
Trockij era carismatico e idealista all'estremo (l'unico motivo per cui faccio notare queste cose è perché è tutto quello che Stalin NON era).
Trockij, col suo zelo rivoluzionario, venne messo a capo dell'Armata Rossa.
La guerra che ne risultò fu orribile, entrambe le parti commisero atrocità e molte furono ordinate dallo stesso Trockij per distruggere qualsiasi opposizione.
In molte occasioni i Comunisti si ritrovarono sulla difensiva e la sconfitta era sempre una minaccia tangibile.
Non pensate neanche per un secondo che Trockij fosse un angelo immacolato, anche se, ovviamente, con la nostra visione del 21° secolo chiunque potrebbe sembrare migliore di Stalin, Trockij era comunque un rivoluzionario fanatico ed estremista.
Anche se Stalin fu brutale nell'assicurarsi il proprio controllo personale, Trockij avrebbe ucciso per mantenere il dominio del partito, per lui il sangue era necessario perché l'Unione Sovietica rimanesse al sicuro.
Col deteriorarsi della guerra questo sangue venne versato sempre più di frequente, l'opposizione lo considerava un macellaio.
Dopo 3 anni di guerra e rivoluzione l'Armata Rossa vinse finalmente contro l'Armata Bianca.
Milioni di persone erano morte a causa della guerra o della fame, il paese era in rovina, ma l'Unione Sovietica, il primo paese del suo genere, era nata.
La salute di Lenin era in declino, e iniziarono le discussioni su chi avrebbe dovuto succedergli.
Nel mondo (e in Russia) Trockij veniva visto come una scelta ovvia, perché era il braccio destro di Lenin, il leader dell'Armata Rossa e uno dei massimi promotori della rivoluzione, ma ci fu un capovolgimento inatteso: l'affamato di potere (e in quel momento nell'ombra) Stalin complottò in modo che all'interno del partito crescesse il sostegno per lui.
In pochi anni Stalin assicurò la sua presa sull'URSS, e Trockij venne cacciato dal paese.
Passò il resto della sua vita in Messico, dove la sua influenza come scrittore e barlume di speranza di ciò che sarebbe potuto essere divennero una minaccia per Stalin, che ordinò il suo assassinio nel 1940.
Un anno dopo Hitler invase la Russia.
Per molti Trockij viene visto come un'alternativa... Ed è per questo che venne ucciso.
La sua caduta risultò nell'ascesa di un dittatore, le cui politiche uccisero milioni di suoi compatrioti e la cui presa dirottò la rivoluzione Bolscevica verso un culto della personalità non diverso da quello di Mussolini o Hitler, contro i quali, ironia della sorte, combatté.
E quindi, come tradizione, e se in questa TL alternativa Trockij succedesse a Lenin? E se Stalin semplicemente non arrivasse mai al potere? Nella nostra TL Lenin scrisse che Stalin era affamato di potere e che non doveva diventare il suo successore.
Trockij avrebbe dovuto usare questa iniziativa per distruggere la base di potere di Stalin, ma invece non fece nulla.
In questa TL alternativa Trockij coglie l'opportunità e pubblica le opinioni di Lenin che danno ragione a lui e screditano Stalin (fermando praticamente in corsa la sua scalata al potere).
Se questo non funziona, allora avviene qualche altro motivo ucronico per cui Stalin non arriva al potere (non lo so, dobbiamo parlare di molte cose), ma il punto è fuori Stalin dentro Trockij.
Gli Americani amanti della libertà come me, che amano il capitalismo e le grigliate e tutto quello che comporta la libertà, molto spesso credono che il Comunismo sia un'unica ideologia, ma proprio come voi non penserete che Repubblicani e Democratici si amano l'un l'altro solo perché concordano sulla democrazia, lo stesso vale per l'Unione Sovietica.
La differenza fra Trockij e Stalin non sta solo nel fatto che Stalin finì con l'uccidere milioni di persone, i due avevano una mentalità differente sul come raggiungere il Comunismo e su che parte dovesse avere nel mondo.
Stalin aveva un'idea chiamata Socialismo in Un Solo Paese, che si può riassumere in "Tutti vogliono ammazzarci, allora perché cercare di espanderci?", che non era particolarmente inesatto (considerando il fatto che tutte le potenze europee e occidentali finanziarono l'Armata Bianca).
Stalin credeva che siccome le rivolte Socialiste in Europa erano fallite, il modo migliore d'agire era concentrarsi non sulla rivoluzione mondiale, ma sul mantenere quello di cui si era già in possesso.
E cos'è che aveva già l'Unione Sovietica? Stalin.
Perciò... Mantenetemi al potere.
Trockij e i suoi seguaci, che aderivano appunto al Trotskismo, beh, erano parecchio in disaccordo con quest'idea.
Sostenevano che il Comunismo come obiettivo finale non dovesse avere confini, perciò questo "approccio in un solo paese" non andava affatto bene.
Erano più tradizionalisti, credevano nell'idea di Marx e Lenin che tutti gli operai del mondo si sarebbero uniti e che il Comunismo globale sarebbe stato una cosa naturale.
Trockij, in quanto rivoluzionario duro e puro, pensava che l'Unione Sovietica dovesse finanziare le rivoluzioni Socialiste in tutto il mondo perché ciò accadesse.
In questa TL alternativa l'Unione Sovietica non segue il percorso dello Stalinismo, ma quello del Trotskismo.
Cosa cambia? Un sacco di cose (ovviamente in uno scenario non tutto può essere predetto con precisione, così come sicuramente non tutti i dettami del Trotskismo verranno applicati, forse a causa dell'opposizione o perché abbandonati dopo aver constatato che non funzionano, ma per amore dello scenario diciamo che questo avviene).
Nella nostra TL lo Stalinismo portò immediatamente l'URSS in un'era di autoritarismo autocratico, dove regnavano supreme la brutalità e la paranoia.
Proprio come i Nazisti espulsero e distrussero ogni opposizione, si creò immediatamente un culto della personalità intorno a Stalin.
Diede il via a delle purghe immense con le quali diede la caccia ai vecchi Bolscevichi che non erano d'accordo con lui finché non si estinsero, tutti quelli che potevano essere una potenziale minaccia venivano o giustiziati o mandati nei gulag.
In questa TL alternativa l'Unione Sovietica non è uno stato autoritario centralizzato, non si può paragonare ad una repubblica come gli Stati Uniti o i paesi dell'Europa occidentale, ma non è uno stato di enorme morte politica.
Il termine Dittatura del Proletariato in realtà non implica la dittatura, ma sotto Trockij viene invece implementata la "Democrazia Sovietica".
In questo scenario alternativo l'Unione Sovietica è composta da numerosi consigli di operai eletti democraticamente, i Soviet, che eleggono i loro rappresentanti nel più grande Consiglio dei Soviet.
È quasi come... Un'unione... Di Soviet.
Questo è quello che si intendeva per "dittatura", invece di essere i nobili, i capitalisti o gli ecclesiastici a prendere le decisioni, secondo le opinioni di Trockij è la classe operaia il corpo principale al potere (non riesco proprio a dire se questo stato di cose sarebbe stato efficace o meno, ma quello era il piano originario).
Non c'è un singolo individuo che controlla tutto, è il partito a farlo.
"Wow", direte voi, "Non sembra... Affatto tremendo" (sì, ma tenete anche in mente che è di Trockij che stiamo parlando, colui che credeva che la rivoluzione non finisse mai).
L'Unione Sovietica diventa fornitrice mondiale di ribellioni Socialiste, un buon equivalente moderno è l'Arabia Saudita (ma di lei parleremo un altro giorno).
L'Unione Sovietica utilizza la sua forza per finanziare gruppi militari e partiti Comunisti e Socialisti di ogni tipo in tutto il mondo.
Con Stalin al potere l'Unione Sovietica voltò le spalle a questi rivoluzionari, tranne che in Spagna.
Secondo l'idea di Stalin di Socialismo in Un Solo Paese l'Unione Sovietica doveva semplicemente preservare sé stessa, o, per semplificare, Stalin voleva preservare Stalin.
Con Trockij come leader l'URSS adotta un approccio più... Altruista, in mancanza di termini più adeguati.
La rivoluzione costante DOVEVA essere raggiunta (se riesca in ciò o meno in questa TL alternativa lo lascio alle vostre opinioni), ma quello che realisticamente fa è: 1) rende l'URSS un'antagonista dell'Occidente ancora più grande che nella nostra TL in cui Stalin si concentrò sul suo popolo, 2) drena parecchie risorse dell'URSS e 3) fa incazzare UN SACCCO DI PERSONE.
Sotto il Trotskismo l'URSS è un'antagonista molto più temuta negli anni '30.
"Oh, perciò è come quando i Sovietici crearono il Blocco orientale durante la Guerra Fredda", direte voi.
NO, questa è una mentalità completamente differente, tutta quella cosa del "creiamo una Cortina di Ferro dopo la Seconda Guerra Mondiale e finanziamo regimi Comunisti in Asia" non venne fatto per la "nobile" idea di "diffondere l'utopia Socialista", servì a creare una zona cuscinetto contro i nemici della Russia.
Questa mentalità nacque con Stalin, ma in questa TL alternativa la politica estera Sovietica è estremamente combattiva e zelante e non dà la priorità alla sicurezza della Russia rispetto a quella degli altri paesi.
Questa era una delle idee principali di Lenin, e con Trockij continuerebbe, e quale sarebbe il modo migliore per far unire gli operai di tutto il mondo se non una grande depressione? A livello internazionale, durante gli anni '30, i Sovietici danno una fortissima priorità al far scontrare le rivoluzioni Comuniste con l'Occidente capitalista, praticamente si tratta di colpire il tuo avversario mentre è ancora a terra, Trockij non avrebbe MAI voluto negoziare con i capitalisti.
Ovviamente non utilizzerebbe tutte le sue risorse per finanziare la gente, ma certamente farebbe molti più danni di quanti non ne fece Stalin.
Nella nostra TL Stalin era un folle paranoico, vedeva tutto e tutti come una potenziale minaccia, ma ciò di cui si fidava meno era il mondo esterno e credeva che l'URSS sarebbe stata annientata dalle potenze capitaliste se non si fosse industrializzata.
Pensava che prima o poi sarebbe scoppiata una guerra mondiale e che se voleva sopravvivere, l'URSS sarebbe dovuta progredire tecnologicamente di decenni.
Il problema è che la maggior parte della Russia aveva questo aspetto:

Negli anni '30 i Piani Quinquennali reinventarono la società russa, presero una nazione che una generazione prima si trovava ancora praticamente nell'era feudale e la trasportarono nel 20° secolo scalciando e urlando.
E per scalciando e urlando intendo dire che politiche senza cuore portarono alla morte per fame di milioni di persone.
Perciò, cosa accade in questa TL alternativa? Hitler prende comunque il potere in Germania, i Nazisti hanno ancora l'idea del Lebensraum e non conta chi sia al comando in Russia, la Germania vuole comunque quella terra.
Beh, in questa TL alternativa i Piani Quinquennali ci sono comunque, milioni di persone potrebbero morire lo stesso, perché l'industrializzazione era un'idea di Trockij, non di Stalin, Stalin semplicemente gliela rubò dopo averlo cacciato dal paese.
Perciò in questo scenario potremmo vedere comunque un'Armata Rossa industrializzata, proprio come nella nostra TL.
E allora quale sarebbe la differenza principale? Stalin era un idiota, talmente un idiota che pensò di potersi fidare di un regime nato dall'odio esplicito per il Comunismo.
Prima del 1941 Hitler e Stalin ebbero perfino una specie di alleanza dopo che insieme invasero, stuprarono e massacrarono i Polacchi, ma la maggior parte dei Russi dotata di buon senso capì che di Hitler non ci si poteva fidare, infatti molti riferirono che i Nazisti stavano preparando un'invasione, ma Stalin non fece niente.
Trockij invece capì il pericolo che rappresentava in realtà il Nazismo: l'intensa retorica anticomunista, l'ideologia violenta, la cosa dell'"Ehi, ci PRENDEREMO LA TUA TERRA", penso che in questa TL alternativa Trockij non sarebbe rimasto immobile a permettere che i Nazisti conducessero la guerra alle proprie condizioni.
In questa TL alternativa sarebbe l'URSS a invadere la Germania Nazista, NON il contrario.
Trockij, anche se era un intellettuale e credeva in un modo di governare meno autoritario era comunque brutale.
C'era un motivo se divenne il comandante dell'Armata Rossa e con lui in carica la Russia non sarebbe mai rimasta passiva.
In questo scenario, invece dell'"attacco a sorpresa alla Russia" l'Unione Sovietica invade la Polonia e la Germania (non posso predire come andrà questa guerra, ma senza la stupidità di Stalin l'Armata Rossa sovietica è uno strumento molto più efficace e terrificante contro i Tedeschi).
Ma potrebbe rivelarsi troppo efficace: l'Unione Sovietica potrebbe stabilire una serie di regimi Comunisti, proprio come nella nostra TL, solo che stavolta lo farebbe in Germania.
Adesso guardate questa cosa dalla prospettiva degli Alleati: sotto Trockij l'Unione Sovietica ha finanziato ribellioni Comuniste internazionali in paesi come Francia, Inghilterra e Stati Uniti, la cosa che per essa più si avvicinava ad un nemico.
Certo, la Germania Nazista era certamente orribile, ma questa nazione Comunista, con la quale nessuno è alleato, ha invaso e diffuso la sua ideologia su tutto il continente europeo.
Voi cosa fareste? Beh, nella nostra TL Churchill voleva combattere i Sovietici anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, perciò in questa TL alternativa l'Occidente forse non sarebbe felicissimo di vedere l'Armata Rossa di Trockij scorrazzare per la Germania.
In questo scenario alternativo il Fascismo, anche se malvagio, ha vissuto troppo poco per essere visto come una grande minaccia, mentre il Comunismo è un nemico vecchio decenni.
Sì, potremmo vedere una Seconda Guerra Mondiale... Ma sarebbe tra Occidente e Unione Sovietica.
Questa avrebbe molte ramificazioni:
1) Se i Russi invadono la Germania, costringono grandi numeri di Nazisti alla clandestinità.
I timori dei Nazisti e dell'estrema destra verrebbero legittimati e senza i crimini di guerra e gli orrori dell'Olocausto il Fascismo non viene mai screditato, bensì martirizzato.
2) Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Italia e movimenti clandestini anticomunisti in tutta Europa combattono la guerra contro i Sovietici.
Non posso predire quanto sarà lunga questa guerra o quanti verranno uccisi, ma dovete tenere a mente che tutti stanno combattendo i Russi.
Forse la Russia viene cacciata dall'Europa, forse l'Occidente decide di distruggere la fonte del Comunismo internazionale, ma questo significherebbe un altro conflitto terrestre contro la Russia, solo che invece dei Nazisti ci sarebbero Inglesi, Francesi, Tedeschi e Americani che combatterebbero uniti.
In questa TL alternativa il Fascismo non muore, rimane un'alternativa politica legittima e spesso popolare nella società occidentale.
La Guerra Fredda non c'è, perché è già diventata calda e le relazioni politiche seguenti alla Seconda Guerra Mondiale cambiano in modi che non posso neanche predire.
Trockij non era un santo, era simile a Stalin in molti modi, ma era anche meno autoritario e più idealista, se fosse arrivato al potere sarebbe stato un eroe per diverse persone e, molto probabilmente, uno degli uomini più odiati della storia.
Milioni di persone sarebbero comunque morte di fame sotto il suo regime, e altri milioni sarebbero morti in una guerra alla quale avrebbe potuto dare inizio.
Quello che mostra questo scenario è che senza Stalin il 20° secolo cambia completamente.
La Greatest Generation, la cultura moderna, dipenderebbe tutto da un uomo che 80 anni fa venne cacciato dal suo incarico.
Questo è solo uno scenario su se Stalin non fosse mai arrivato al potere, non sapremo mai come sarebbero potute cambiare le cose, ma è divertente fare teorie.

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A questo proposito, Dario Carcano ha aggiunto:

Guardando su YouTube un meme su Mao Zedong (How to Achieve MAOISM 十六步之内!!!), ho trovato il seguente commento:

"If Mao had died in 1956, he would’ve died a legend, a hero who saved China. If he had died in 1966, he would’ve died a flawed man, but one remembered for his personal sacrifices for China. Alas, he died in 1976. What else is there to say?"

Ossia, se Mao fosse morto nel 1956 sarebbe stato ricordato come un grande eroe del comunismo che aveva salvato la Cina da un governo corrotto e autoritario basato su una cricca di signori della guerra; se fosse morto nel 1966, Mao sarebbe stato ricordato come un leader autoritario che aveva commesso dei grossi errori, in primis il grande balzo in avanti, ma che nel complesso aveva dedicato la sua vita al comunismo e all'industrializzazione della Cina. Invece, Mao è morto nel 1976, dopo i massacri e le epurazioni di massa della Rivoluzione culturale. Che altro bisogna dire?

E la lettura di questo commento mi spinto a formulare un PoD non su Mao, ma su Stalin.
Tempo fa parlavamo delle conseguenze di una morte di Stalin posticipata al 1963, e Federico aveva spiegato come questo avrebbe causato un netto indebolimento dell'Unione Sovietica a causa del prolungamento delle fallimentari politiche staliniane; l'URSS non sarebbe collassata, ma avrebbe de facto perso il ruolo di primo paese socialista al mondo in favore della Cina maoista.

Ebbene, la domanda che volevo porre oggi è: e se Stalin fosse morto nel 1933 o nel 1943?

Sul primo scenario, ossia la morte di Stalin nel 1933, penso saremo d'accordo che l'esito più probabile è il ritorno di Trockij in Unione Sovietica e quindi una svolta trockista sia nell'economia che nella politica estera; il punto però è che non so quanto questo processo sarà automatico, perché nel 1933 il PCUS ormai era in grande maggioranza 'stalinizzato', ossia composto in larga maggioranza da membri pro-Stalin e favorevoli alle sue politiche.
Quindi, sebbene un golpe bianco che instauri Trockij al potere mi sembra l'esito più probabile sul lungo periodo (diciamo entro il 1940), nel breve termine il successore di Stalin sarà probabilmente uno stalinista che ne porterà avanti le politiche.

Invece, il secondo scenario - morte di Stalin nel 1943 - è quello con gli esiti forse più aperti. Trockij è già morto, e l'opposizione a Stalin non ha più un leader riconosciuto che ne sia il punto di riferimento. Inoltre siamo in piena seconda guerra mondiale, e anche se la vittoria di Stalingrado ha già mostrato come l'URSS sia destinata a vincere il conflitto, la guerra è tutt'altro che conclusa, e soprattutto è ancora da giocare la partita degli equilibri internazionali nel mondo postbellico. Con una diversa leadership sovietica a negoziare sul cadavere della Germania nazista, la guerra fredda potrebbe essere molto diversa.
In questo caso penso sia più probabile l'esito immaginato da Federico, quando immaginò la morte di Stalin nel 1941 per lo shock dell'operazione Barbarossa: ossia una troika Malenkov-Molotov-Berija, in cui prima o poi il capo dei servizi segreti sarà rimosso e probabilmente sostituito da Zhukov.

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E Federico Sangalli gli ha risposto:

Sulla morte di Stalin nel 1933 mi sento di escludere un ritorno in auge dei trotzkisti. Messo in minoranza durante la resa dei conti al congresso del 1925 e poi espulso dal Partito ed esiliato nel 1929, Trockij era ormai un esule i cui sostenitori erano stati in larga parte purgati e rimossi e sostituiti con dei nuovi quadro naturalmente compromessi col nuovo regime e non desiderosi di essere rimandati in panchina dal ritorno del padre dell’Armata Rossa. Nel 1933 il potere di Stalin era già quasi assoluto, tant’è che poté truccare i risultati del congresso del 1934 e poi scatenare la Grande Purga. Anche gli altri esponenti dei “Vecchi Bolscevichi” (Ziniviev, Kamenev e Bukharin) era ormai privi di una rilevante influenza anche se non ancora completamente ostracizzati, almeno per quanto riguarda Bukharin. Probabilmente l’uomo che avrebbe più beneficiato dalla morte di Stalin in quel momento sarebbe stato Sergei Kirov: giovane stella nascente del Partito, questo si era schierato con Stalin fin da subito ed era stato premiato con il posto di segretario della sezione di Leningrado, una delle più importanti. Li si era conquistato una notevole popolarità rifiutando i privilegi dei dirigenti di partito e vivendo come un comune cittadino. Nel 1934, in vista del congresso del PCUS, l’opposizione anti-stalinista cercò di mettere in dubbio la leadership di Stalin, facendo circolare una manifesto (illegale) contro di lui e proponendo allo stesso Kirov di sfidarlo al congresso. Kirov però rifiutò e riferì tutto a Stalin. Quello che si sa sul dopo è che, nonostante venisse lodato pubblicamente da tutti gli oratori che presero la parola al congresso, Stalin ottenne un insolitamente alto numero di voti contrari a una sua riconferma (si parla di qualche centinaio) e tre delegati addirittura votarono per un altro nome, cioè Kirov stesso (cosa che per le regole ufficiali del Partito avrebbe significato ricevere una posizione di vertice in qualità di secondo classificato). Addirittura nel voto per i componenti del Comitato Centrale Kirov riscosse più voti di Stalin. Fortunatamente per il georgiano di ferro a presiedere il processo di conteggio e verbalizzazione dei voti c’era Lazar Kaganovich, secondo segretario del Partito (in pratica il vice di Stalin) e suo fedele braccio destro. Kaganovich truccò i risultati e ufficialmente risultò che Stalin fosse arrivato primo nel voto del comitato centrale, non fosse stato proposto alcun nome alternativo e ci fossero solo due voti contrari alla sua riconferma.

Pochi mesi dopo Kirov fu assassinato a Leningrado. Sulla matrice del gesto non è mai stata fatta chiarezza: da un lato gli anti-stalinisti accusano Stalin e l’NKVD, dall’altro si sospetta che Kirov avesse una relazione con la moglie del suo assassino (un ex membro del partito scontento per essere stato messo alla porta), quindi il movente personale non può essere completamente escluso. Sia come sia, fu un autentico colpo di fortuna per Stalin che in una sola volta si liberò di un potenziale pericoloso rivale la cui popolarità aveva già dimostrato di poter attirare le forze contrarie alla leadership del tiranno georgiano e che aveva già dimostrato una certa indipendenza come governatore di Leningrado e ottenne un pretesto perfetto per lanciare la prima grande retata/purga dei suoi oppositori interni. Nel giro di pochi mesi infatti Kamemev, Zinoviev e Bukharin sarebbero tutti stati arrestati e giustiziati con la scusa di aver partecipato a un fantomatico “complotto trotzkista-contro-rivoluzionario” di cui Kirov sarebbe stata la prima vittima. Né Stalin si sarebbe dimenticato dei singoli delegati: nel dubbio sulla loro identità nel segreto dell’urna, il 70% dei delegati al congresso del 1934 sarebbe stato giustiziato nelle purghe staliniste.

Ora riavvolgiamo il nastro. Nel 1933 Stalin muore improvvisamente. Kaganovich gli subentra come Facente Funzioni di Segretario Generale in attesa di conferma ma deve condividere il potere con gli altri vertici del potere sovietico, in primis il Premier Molotov ma anche il commissario alla difesa Kliment Voroshilov. A capo della polizia segreta c’è Vyacheslav Menzhinsky (Berija avrebbe fatto la sua comparsa solo cinque anni più tardi) ma questo è malato e sarebbe morto da lì a poco, lasciando il posto al suo vice, Genrikh Yagoda. Di fatto il sistema andrebbe in stallo: colti di sorpresa i collaboratori di Baffone dovrebbero cercare di riorganizzarsi a meno di dodici mesi dal prossimo congresso. Certo, Kaganovich potrebbe provare a truccarne lo stesso i risultati ma in una fase così incerta sarebbe rischioso perché presterebbe il fianco a contestazioni che la nuova leadership provvisoria potrebbe non essere in grado di gestire, anche alla luce del fatto dell’incertezza sulla salute del capo della polizia segreta. Kirov rappresenterebbe la soluzione ideale: un candidato di compromesso popolare e un outsider estraneo alle logiche di potere moscovite, un leale adepto di Stalin che rassicuri i sostenitori del defunto dittatore (Kirov certo non riporterebbe al potere i sostenitori di Trockij ormai allontanati, visto che da quell’allontanamento ha beneficiato largamente) mentre contemporaneamente riscuote anche il sostegno dei critici del georgiano più famigerato della Storia che vedono in lui la possibilità di normalizzare i peggiori eccessi dello stalinismo. La popolarità di Kirov poi potrebbe semplicemente significare l’impossibilità, per Molotov & Co., di escluderlo dal potere a prescindere dallo loro opinione su di lui. Come in HL l’opposizione offre a Kirov il proprio sostegno solo che lui stavolta lo accetta e al congresso, con una benedizione unitaria che va da Kaganovich a Bukharin, Kirov viene eletto nuovo Segretario Generale. Gli stalinisti orfani vedono riconfermate le proprie posizioni mentre l’opposizione non viene sterminata. La nuova leadership non rinnega il programma stalinista ma almeno è giocoforza più collegiale e probabilmente non cade né nel culto della personalità né nelle grandi purghe. Ironicamente, oggi Stalin verrebbe ricordato un po’ come Kirov: un giovane, energetico ed ambizioso leader sovietico la cui morte improvvisa ha spianato la strada al suo principale rivale (con tanto di teorie del complotto, visto che mi aspetto che i trotzkisti rivelino anche in questa TL i contatti avuti con Bukharin & Co. per assassinare Stalin tra la fine degli Anni Venti e l’inizio degli Anni Trenta).

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Dario Carcano poi ha domandato:

Con Kirov alla guida dell'URSS, la politica estera sovietica avrebbe delle modifiche rispetto all'HL? Parlo in particolare della guerra civile spagnola e della svolta frontista all'VII Congresso dell'Internazionale Comunista.

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Gli risponde di nuovo Federico:

É difficile dirlo. Kirov appariva come un fedele sostenitore delle tesi staliniste, quindi possiamo supporre che le avrebbe continuate, almeno allo stadio a cui erano nel 1933, cioè crescente allarme per l'ascesa nazifascista e conseguente progressivo passaggio verso un'intesa "di necessità" con le forze borghesi e le nazioni capitaliste per bilanciare tale minaccia. Basti pensare che se al Sesto Congresso dell'Internazionale Comunista del 1928 era stata proclamata una rigida politica di separazione e opposizione nei confronti delle forze "social-fasciste" borghesi, nel 1930 Maxim Litvinov, autore del Protocollo Litvinov sul disarmo internazionale e grande sostenitore dei meccanismi di sicurezza collettiva e del disarmo globale, era stato fatto Ministro degli Esteri, a cui seguì l'adesione sovietica alla Società delle Nazioni nel 1934, il Trattato di Assistenza Franco-Sovietico del 1935 e il citato Settimo Congresso dell'Internazionale dello stesso anno, che annunciò la sospensione del divieto di cooperazione con le forze borghesi-capitaliste in nome dell'antifascismo sposando la posizione frontista e l'idea di un asse anglo-franco-sovietico di contenimento della Germania. Penso che tali politiche sarebbero rimaste in vigore. D'altra parte sappiamo anche che la successiva interruzione di tale percorso di avvicinamento dei futuri alleati della Seconda Guerra Mondiale fu dovuto alla percepita nascita di un intesa anglo-franco-nazista in funzione anti-sovietica, prima con lo scarso sostegno (francese) ai repubblicani o addirittura col tacito favore (britannico) nei confronti dei nazionalisti durante la Guerra Civile Spagnola, poi con il silenzio sulla rimilitarizzazione della Renania e infine col tradimento operato sulla Crisi della Cecoslovacchia. La domanda su cosa avrebbe fatto una dirigenza diversa si collega al faticoso compito di dover distinguere tra la linea politica di una superpotenza generata dai suoi apparati in base alla percezione comune di certe circostanze storico-situazionali e quanto invece sia farina del sacco del suo leader. Sulla Guerra Civile Spagnola mi sento di dire che, anche in un'ottica un minimo più rilassata nei confronti dell'opinione interna, probabilmente in assenza della paranoia stalinista i sovietici non avrebbero avuto così tanti problemi nel lavorare a fianco di quella eterogenea coalizione di anarchici, sindacalisti rivoluzionari, socialisti, comunisti ortodossi e trotzkisti che formavano il fronte repubblicano e le Brigate Internazionali, con i consiglieri sovietici e i comunisti allineati a Mosca a tratti più impegnati a purgare i dissidenti ideologici dell'URSS piuttosto che a combattere Franco. In Spagna dunque i repubblicani potrebbero prevalere o almeno il conflitto potrebbe allungarsi al punto da essere poi assorbito dalla Seconda Guerra Mondiale. L'Unione Sovietica avrebbe lo stesso firmato il Patto con la Germania in assenza di Stalin? Questo è molto più difficile da rispondere. Non sappiamo quale fosse l'opinione di Kirov e se si sarebbe schierato con chi, come Molotov, avallava l'idea di un'intesa con la Germania per mettere al sicuro la frontiera occidentale e spingere Hitler contro gli anglo-francesi oppure se avrebbe parteggiato per Litvinov (convenzionalmente la sostituzione di quest'ultimo con Molotov come Ministro degli Esteri viene indicata come il momento del cambio di linea sovietico, dal "frontismo" anti-fascista del 1933-1939 alla non aggressione con i nazisti e al ritorno alla condanna dei "social-fascisti" del 1939-1941) e chi sosteneva la necessità di mantenere la Germania isolata. Forse potrebbe dipendere anche dalle lotte di potere interne: votato come candidato di compromesso, Kirov potrebbe usare gli Anni Trenta per cercare di consolidare il proprio potere interno, sostituendo la leadership collegiale con un tipo di governo più mono-decisionale. in questo scenario, se Molotov cercasse di contenere tale sviluppo, Kirov potrebbe avere interesse a metterne alla berlina la linea politica e ad adottare (o, meglio, mantenere) quella di Litvinov. Hitler avrebbe scatenato lo stesso la guerra senza l'intesa con l'URSS? Questa è un'altra domanda molto difficile. Francamente non lo so ma, dovendo tirare a indovinare, mi azzarderei a dire di sì: tendenzialmente l'idea dell'accordo viene attribuita proprio ai sovietici e inizialmente Hitler disse a Ribbentrop di non prendere in considerazione la proposta, salvo poi ripensarci alla luce degli indubbi vantaggi che ne avrebbe tratto il Terzo Reich. Da questo punto di vista dunque possiamo supporre che il nostro imbianchino austriaco pensasse che né gli occidentali né i sovietici gli avrebbero mai mosso guerra da soli e che l'anti-comunismo avrebbe rappresentato una barriera incolmabile tra i tre paesi più interessati a contenere le mire di Berlino. Certo, se le cose stanno così ho l'impressione che la Seconda Guerra Mondiale potrebbe essere tremendamente breve...

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Chiudiamo per ora con un'altra idea di Federico Sangalli:

Nel 1917 in Russia scoppia la Guerra Civile e la Monarchia è rovesciata ma le Centurie Nere si organizzano in speciali Corpi Franchi e coagulano intorno a se i monarchici, i borghesi, i kulaki e i militari, si accordano con le forze democratiche e moderate e ottengono il supporto delle potenze straniere, sconfiggendo i bolscevichi. L'ostilitá popolare per la Monarchia é ancora grande e per tanto viene proclamata la repubblica (opzione appoggiata da borghesi e democratici) detta Repubblica di Tula, dalla città ove viene proclamata. Il socialdemocratico Julius Martov ne viene eletto primo Presidente ma deve affrontare condizioni molto dure, il paese è a pezzi, gruppi estremisti si combattono per le strade, la Russia ha debiti di guerra enormi verso i vincitori e deve accettare l'occupazione di molte zone strategiche in nome della"riconoscenza" verso le nazioni che l'hanno aiutata a vincere la guerra civile e che ora si presentano a batter cassa. In particolare gli inglesi occupano le ricche regioni del Caucaso mentre i francesi fanno la stessa cosa in Ucraina. Ad Est ilGiappone spilucchia territori dalla Siberia. Nel 1923 Martpv muore e gli ultraconservatori guidati dall'Ammiraglio Kolchak vincono le elezioni ma la crisi aumenta e peggiora notevolmente con la crisi del debito nel 1929. Dopo molti governo falliti e spesso guidati dal delfino di Kolchak, il Generale Denikin, al presidente non resta ormai che dare la carica di Primo Ministro al leader del Partito NazionalSocialista dei Lavoratori Russi (Partito Nazista), che ha vinto le ultime elezioni dopo il tristemente famoso Incendio della Duma, un georgiano di nome Josif Stalin. Poco dopo Kolchak muore permettendo a Stalin di assumere tutti i poteri e proclamarsi Lider del popolo russo. La sua politica vede mischiato nazionalismo e voglia di rivalsa a teorie razziste verso le minoranze etniche che vengono sistematicamente sterminate nei terribili Gulag. In Germania intanto gli spartachisti fucilano Guglielmo II e danno il via ad una violenta rivoluzione: né segue una sanguinosa guerra civile che vede vincitori i comunisti guidati da Karl Liebknecht, che tuttavia muore poco dopo nel 1924 senza essere riuscito ad abrogare le leggi speciali promulgate in tempo di guerra che hanno reso la Union der Sozialistischen Sowjetrepubliken (USSR) uno stato totalitario: dallo scontro tra i moderati di Rosa Luxemburg e i massimalisti di Ernst Thaelmann emerge vincitore un candidato di compromesso, lo sconosciuto ma presto tristemente famoso Adolf Hitler. Egli spazza via entrambe le opposizione tramite fucilazioni sommarie e campi di sterminio (la Luxemburg muore in un Campo di Concentramento mentre Thaelmann verrà esiliato e poi assassinato da un sicario in Messico nel 1940). Le purghe hitleriane spazzano via qualunque opposizione danno il via ad un vero e proprio culto della personalità. Ma, mentre Hitler in Germajia si dedica al fronte interno, sterminando sistematicamente gli oppositori e purgando violentemente i vertici delle forze armate grazie al suo fedele braccio destro Heirich Himmler, capo del Komitee für Staatssicherheit (KSS), in Russia Stalin, preso il controllo della società grazie alle sue SK (Shrurmovyye Komandy), guidate dal fanatico nazista Lavrenty Berija, inizia a rivendicare chiaramente territori vicini, in virtù di una sorta di spazio vitale che la Russia deve trovare in Europa Centrale per poter sopravvivere. Nel 1935 egli invade la zona demilitarizzata del Caucaso senza che le potenze europee dicano nulla. Nel 1938, grazie alla Conferenza di Smolensk, ottiene di poter fagocitare sia l'Ucraina che gli Stati Baltici. Poco dopo costringe la Finlandia a cedergli la piazzaforte di confine di Hango. La Germania comunque non sta a guardare: finite le purghe e proclamate pomposamente le nuove città di Liebknechtburg (Amburgo) e Hitlerburg (Monaco di Baviera), Hitler nel 1939 firma il Patto Ribbentrop-Molotov e ottiene così il possesso della Cecoslovacchia e successivamente combatte la Guerra d'Inverno contro la Danimarca. Tuttavia il patto conteneva anche clausole segrete di spartizione della Polonia ed è per mettere in atto queste che Stalin invade il paese nel settembre del 1939, dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale. La Germania rimane neutrale fino all'invasione russa del 22 giugno 1941 a seguito della cosiddetta Operazione Ivan il Terribile. Alla fine della guerra e con il suicidio di Stalin, la Russia viene spartita tra i vincitori e nascono la Russia Est, capitale Irtusk, filo-occidentale, e la Russia Ovest, capitale Mosca a guida comunista. La Russia si riunificherà soltanto nel 1989 con la caduta del Muro di Mosca mentre in Germania la difficile fase democratica porterà al potere un uomo forte, l'ex falco dei servizi segreti KSS Arnold Schwarzenegger, detto il nuovo Kaiser di Germania, che ha iniziato un duro conflitto contro il governo svizzero in difesa delle regioni tedescofone della Confederazione. In Russia invece la Cancelliera Irina Khakamada, detta affettuosamente Mat dal suo popolo, é oggi ritenuta da molti come il principale baluardo dell'Unione Europea. Che ne dite?

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