Morire per Kiev?

di Mattiopolis

Ecco una nuova ucronia ispirata alla Terza Guerra Mondiale, opera di Mattiopolis, che per questa ucronia si è basato sull'ipotesi di una guerra civile in Ucraina tra sostenitori di Unione Europea e Russia. Un argomento purtroppo tornato d'attualità nel 2022...

.

LA GUERRA CIVILE UCRAINA (2009)

Nel 2009 il mondo sembrava aver risolto gran parte delle sue crisi. In seguito alle Olimpiadi di Pechino l'anno precedente, la Cina si era timidamente aperta all'Occidente, ed i rapporti tra le due Coree ne avevano giovato. La crisi turco - curda si era parzialmente risolta grazie all'intervento di Unione Europea (che era salita a 30 stati dopo l'ingresso di Croazia, Macedonia e Montenegro) e Stati Uniti (guidati da Barack Obama). Le truppe USA si stavano gradualmente ritirando dall'Iraq, che pativa meno gli attacchi degli integralisti islamici rispetto al passato. Lo Stato di Israele era prossimo a riconoscere alla Palestina diverse autonomie (ma non ancora l'indipendenza).
In Birmania, il regime era caduto e Aung San Suu Kyi era a capo dello stato.

La Russia però aveva ormai recuperato tutta la sua antica potenza, ed aveva vincolato a Mosca tutti i paesi della CSI. Questo non piacque al governo ucraino, che piuttosto guardava verso l'UE. Si instaurò quindi un clima di tensione tra UE e CSI, con l'Ucraina a fare da ago della bilancia. Nell'inverno 2009, dopo la minaccia russa di chiudere il gas, questa tensione crebbe, dato che questo gas passava anche per lo stato ucraino, in teoria alleato di Mosca, ma in pratica alleato di Bruxelles. L'Ucraina si tenne in disparte, nonostante fosse proprio Kiev il pezzo più importante della scacchiera. Questo clima di esasperata tensione innescò una guerra civile.

Nel giro di pochi giorni Kiev si trasformò in un campo di battaglia tra fazioni opposte. Tutto questo continuò sino a quando il presidente Julia Timochenko non morì in dubbie circostanze. A questo punto UE e Russia cercarono con ogni mezzo di imporre a Kiev un leader fedele al proprio schieramento.

Si decise quindi di discutere la questione. I vertici di Russia, UE ed USA si incontrarono a Simferopol, in Crimea. Lo stato ucraino venne diviso, in seguito a referendum:

La zona ad ovest del Dnepr rimase indipendente (capitale Kiev) ed entrò nell'UE quasi subito.
La zona ad est del Dnepr e la Crimea vennero annesse alla Russia.
Le due sponde dello Dnepr divennero presto fortemente militarizzate.

 

LA SECONDA GUERRA IRAN - IRAQ (2010)

La situazione in Iraq tornò a scaldarsi quando un terribile attentato terroristico a Baghdad, compiuto da estremisti sciiti, fece decine di vittime. Senza più la protezione USA, le armate irachene si trovarono spalle al muro di fronte ad un'ondata di 7 attentati che scoppiò nel giro di poche ore dal primo. Iniziò quindi una guerra tra estremisti sciiti ed esercito regolare, che divenne quasi subito incapace di agire. Vennero inviate come supporto alcune truppe USA e alcuni contingenti dell'Unione Europea e Turchia.

Le truppe di supporto si trovarono presto a fronteggiare, oltre ai ribelli sciiti, anche i separatisti curdi del Nord Iraq, che cercavano di trarre vantaggio dal caos.

Divenne tristemente celebre la strage di decine di curdi compiuta dai turchi nel nord. Dopo alcune battaglie vicino al territorio iraniano, il presidente Ahmadinejad prese come pretesto l'ingresso di truppe USA in Iran (molto probabilmente una bufala) per intervenire nella guerra dalla parte sciita. Iniziava la Seconda guerra Iran - Iraq.

La guerra si concentrò soprattutto nella zona dello Shatt Al Arab, e dopo un mese di scontri le truppe USA - UE invasero il territorio iraniano per abbattere il regime integralista. Vennero però fermate ad Ahvaz, città iraniana a nordest dell'irachena Bassora, e si contarono decine e decine di morti in tutte e due le fazioni. La situazione rimase in stallo sino a quando l'uso di armi che erano state usate anche nella Prima Guerra Mondiale (lascio immaginare a voi di cosa parlo) favorì gli iraniani che penetrarono nel territorio iracheno e conquistarono l'intero stato, a parte il Kurdistan che divenne indipendente sotto la tutela dell'Unione Europea e della vicina Turchia (nella Storia capitano strane cose a volte...) che ne fece praticamente uno stato vassallo.

 

LA CRISI DI KALININGRAD (2010)

Intanto, in Europa, la Russia stava militarizzando la zona dello Dnepr e Kaliningrad. L'UE guardò con timore alla militarizzazione dell'exclave russa, anche perchè era situata tra due stati dell'Unione, Polonia e Lituania, un tempo satelliti o parte integrante dell'URSS, e la nuova politica imperialista russa li metteva in serio pericolo. Di conseguenza, Kaliningrad venne circondata da truppe polacche e lituane, e dalla marina svedese. Questo avvenimento innescò nell'exclave una crisi senza precedenti, dato che veniva completamente isolata dalla madrepatria.

Per risolvere la crisi, il dittatore bielorusso Lukachenko dà alla Russia il permesso di transitare per il territorio della Bielorussia con l'esercito, allo scopo di liberare Kaliningrad dall'invasione europea. Questo atto viene considerato dall'UE una vera e propria dichiarazione di guerra. Si susseguono scontri in Bielorussia, Polonia e Lituania, mentre Svezia, Danimarca e Germania fanno sbarcare truppe sulla costa di Kaliningrad. Così, se i russi hanno tentato di invadere l'Unione Europea, la stessa Unione Europea tenta di invadere la Russia. Ormai è guerra.

 

MAR NERO E MAR CASPIO (2011)

Le truppe russe riuscirono ad entrare a Kaliningrad e apparentemente riportarono l'ordine. Come ho detto prima, però, nella Storia capitano strane cose. Nel corso di quasi un anno di dominazione europea non dichiarata, gli abitanti dell'exclave fecero come l'Italia nella Seconda Guerra Mondiale: il giorno prima sono dalla parte dei russi, quello dopo cantano a squarciagola l'Inno alla Gioia. E quando i russi entrarono a Kaliningrad, ammazzando mezza popolazione per connivenza con il nemico, si resero conto che era meglio quando c'erano gli europei. Dopo una sollevazione popolare, con la partecipazione di UE ed USA (Obama non è un guerrafondaio come il suo predecessore Bush, e si limita ad intervenire solo nei momenti di estremo bisogno), Kaliningrad si rende indipendente dalla Russia. Dopo un referendum diventò uno stato a se (Repubblica di Kaliningrad) piuttosto che diventare parte di Germania o Polonia.

Dopo l'umiliazione della perdita di Kaliningrad, la Russia si mise in testa di oltrepassare lo Dnepr ed annettersi il resto dell'Ucraina. Peccato che dovette fare i conti con le navi europee e turche che circondavano la Crimea, pronte non solo a fornire truppe di supporto per la difesa dell'Ucraina Ovest, ma anche ad invadere l'Ucraina Est.

Così l'Ucraina diventava, dopo tre anni, la zona più calda d'Europa. Se la battaglia era già dura sulla terra, fu sul Mar Nero che si combatterono le battaglie più importanti, soprattutto per il possesso della Crimea e del Mar d'Azov. L'esito delle battaglie fu: vittoria terrestre per i russi, vittoria navale per gli europei.
Si giunse così ad una nuova situazione territoriale per l'Ucraina:

L'Ucraina Ovest venne anch'essa annessa alla Russia.

La Transnistria si unì unilateralmente alla Russia. Questa decisione venne poi riconosciuta per timore di ritorsioni russe.

La Moldavia si unì alla Romania.

L'intera zona di Odessa venne annessa alla Romania prima della conquista russa.

I russi accettarono (anche se a stento) la situazione per timore di ritorsioni europee.

La Crimea venne conquistata dagli europei, e si replicò la situazione di Kaliningrad: divenne indipendente sotto tutela europea e i russi accettarono (dopo qualche bestemmia).

Intanto anche l'Iran sembrava essere in pieno fervore imperialista. Dopo qualche tragico avvenimento nel debole Afghanistan, Ahmadinejad invase lo stato per annetterselo, traendo vantaggio dalla sua debolezza. Tuttavia la lotta si fece più dura del previsto, anche per il supporto dato da alcuni stati, tra cui India e Pakistan, al governo afghano. Ci fu quindi un accordo tra Russia ed Iran, che prevedeva il transito di armi da Mosca a Teheran, ovviamente facendo leva sul fatto che i due stati avevano nemici comuni (per la Russia il nemico era l'UE, per l'Iran il nemico erano gli USA, ed essendo queste due fazioni alleate tra loro, o almeno gran parte degli stati europei erano alleati degli USA, il calcolo è semplice). Quando USA ed UE scoprirono il transito di armi via Mar Caspio, era ormai troppo tardi: l'Iran si era annesso l'Afghanistan. Facendo due calcoli, si capì che il generico termine armi poteva essere benissimo esteso anche a testate atomiche, di cui la Russia conservava ancora centinaia di esemplari, e che anche solo una testata atomica nelle mani di Ahmadinejad poteva avverare il sogno del leader iraniano: la distruzione di Israele.

L'11 Settembre 2011 USA ed UE dichiararono guerra a Russia (e di conseguenza CSI) ed Iran. Nel giro di poco tempo quasi tutti gli stati del mondo si schierarono con uno dei due schieramenti. Era iniziata la Terza Guerra Mondiale.

Mattiopolis

Se volete fornirmi suggerimenti, scrivete a questo indirizzo.

.

Ed ecco una nuova proposta di Terza Guerra Mondiale, dovuta stavolta a Silvio Poletto:

I Russi, resisi conto che la loro nazione si stava sgretolando, decisero di attaccare tutti gli stati ex-sovietici e così riavere la potenza di una volta. In alcuni anni riuscirono a compiere il loro obiettivo solo parzialmente: il Kazakistan è enorme ed insidioso pieno di foreste e militanti locali si sono fatti sentire bene.

Intanto però in Europa c’è un clima di tensione, soprattutto per gli stati limitrofi alla Russia. Ma il presidente Russo non vuole correre troppo veloce e cerca di invadere la Mongolia e di finire di occupare il Kazakistan. Finalmente la Russia riesce nell’intento ma anche in Asia c’è un clima di tensione. La Russia che si battezzerà come “Nuova Russia". Intanto però a Mosca diverse erano le polemiche e le critiche di queste invasioni molti pensano che porterà alla disfatta della Russia. Così pensavano anche alcuni presidenti nella camera Russa e vengono fatti fuori dai sostenitori del futuro dittatore. Pochi mesi dopo finita l’operazione il nuovo dittatore Nicolai Luk’janenko prende il potere con un colpo di stato. Intanto in Europa è tempo di guerra civile. Berlusconi e i suoi sostenitori stanno cercando di creare un unico partito e così diventare padroni d’Italia. Per lo più si crea una nuova era neo-fascista ovvero gli extracomunitari in particolare i musulmani sono cittadini di seconda classe. Così dicendo si costruiscono case solo per musulmani.

Così scoppia la rivoluzione e l’Italia si spacca in due e le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Liguria, Umbria e Lazio si schierano con Berlusconi creando una lega invece Toscana, Marche, Abruzzo, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna si schierano contro Berlusconi creando un’altra lega. Le regioni escluse saranno Valle d’Aosta e Molise che si dichiareranno neutrali. La vittoria sarà da parte dei sostenitori di Berlusconi più ricchi e più popolati. Altra guerra civile coinvolgerà i Paesi Baschi e la Spagna. Infatti dopo molti anni che i Paesi Baschi organizzavano attentati si sono decisi a dichiarare guerra alla spagna. La vittoria andrà ai Paesi Baschi sostenuti però dalla Francia. Dopo che l’Italia è diventata neo-fascista e così seguendo lo sterminio dei musulmani Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto alleati con loro Albania e Romania (per il fatto che anche la loro gente veniva maltrattata in Italia) formano un unione e dichiarano guerra all’Italia. Così scocca la miccia della Terza Guerra Mondiale.

La Russia approfitta di questo momento per entrare in scena. Invade la Romania e la Scandinavia. Dopo poche settimane invade anche la Turchia e la Grecia. Intanto la Cina in combutta con la Russia che gli fornisce le armi dichiara guerra al Giappone e ne segue una sanguinosissima guerra. Dopo che la Russia stava completando le sue conquiste gli U.S.A. decidono di attaccare la Russia e di dare contributi finanziari e di armi al Giappone. Così entrano in scena il Messico e il Canada che si alleano con gli U.S.A. Così facendo scoppia una guerra nucleare tra Russia e U.S.A. ma per fortuna dopo qualche bombardamento nucleare gli altri stati pregano di non continuare. Allora gli “Alleati d’America”(i cosiddetti A.A.) chiedono di partecipare alla guerra anche al Regno Unito e all’Irlanda i quali rispondo alla chiamata. Così in poco tempo la Russia si trova davanti una nemico a dir poco devastante.

Mentre la Scandinavia diventa territorio di guerra alleata l’Italia trovatasi con le spalle al muro chiese aiuto all’U.E. ma tutti erano troppo occupati contro la Russia così non trovò altro modo che allearsi con la Nuova Russia. Questa mossa riuscì a sconfiggere gli invasori ma si ritrovò un nuovo nemico di fronte: la Francia, la Spagna e il Portogallo. Sempre e comunque sostenuta dalla Russia l’Italia riesce miracolosamente a sopravvivere ed a respingere di nuovo l’invasore. Ma ne esce sfinita e firma un trattato di neutralità con gli altri stati. Intanto la guerra tra Cina e Giappone continua senza progressi. La Russia riesce a battere gli alleati per le scomodità climatiche e quindi invade l’Islanda così riuscendo a mettere in difficoltà tutti i suoi avversari. Riesce comunque a tenergli testa il Canada abituato agli inverni rigidi.

Quindi gli U.S.A. forniscono alla fanteria Canadese il necessario equipaggiamento per la campagna in Islanda. Intanto Iran, Iraq, Siria, Pakistan, Afghanistan dichiarano guerra alla Russia e si uniscono per combatterla. L’India intanto finanzia intanto alcune operazioni arabe. Bhutan e India dichiarano contemporaneamente guerra alla Cina. I Russi e gli alleati si trovano però in difficoltà economiche e stabiliscono una tregua che dura qualche mese. Alla fine la guerra si ritrova più aspra di prima e gli alleati riescono a strappare l’Islanda dalla Russia. Intanto però la Russia si apposta in Groenlandia. Praticamente lì ha luogo una guerra missilistica incredibile.

Ma intanto i Russi si spostavano sempre più a Nord. Invasero la baia di Hudson comportando una guerra aerea, navale e sottomarina. La vittoria da parte dei Canadesi è schiacciante e le armate Russe sono obbligate a ritirarsi. Intanto gli Americani insieme ai Canadesi trasformano anche loro lo stretto di Bering in un campo di guerra. L’Italia ripresa economicamente e geograficamente invade la Croazia e la Slovenia. Intanto però l’U.E. si mette d’accordo per buttar fuori l’Italia dall’Unione Europea. Così l’Austria e la Francia combattono di nuovo l’Italia. Però la Francia già indebolita dalla guerra coi Russi perde la Corsica e si ritira definitivamente. L’Austria invece per diversi mesi riesce a tenere ferma l’avanzata Italiana ma alla fine cede e anche lei si ritira. L’Italia quindi riesce a invadere Slovenia e Croazia.

Intanto la Russia si trova in difficoltà perché gli alleati finanziati da Cuba, Messico, Brasile e Cile riesce a penetrare in Siberia e a far ritirare la Russia dalla Groenlandia per poi essere di nuovo battuta e intrappolata in Islanda dagli Inglesi che occupano tutti i porti Scandinavi. Liberata l’Islanda tocca quindi alla Scandinavia essere liberata e dopo circa una anno gli Inglesi e i Tedeschi si trovano in Russia. La guerra tra Cina e Giappone si conclude con la vittoria della Cina e dopo poco tempo si mette contro gli alleati fermandoli in pieno Inverno Russo. Intanto però Tedeschi, Inglesi aspettano l’Estate per arrivare a Mosca. Intanto le continue pressioni arabe in Medio – oriente indeboliscono ulteriormente la Russia e gli arabi si infilano nel Caucaso. L’India e il Bhutan vengono sconfitti dai Cinesi per il bombardamento nucleare a Sumatra e a Calcutta. Ma perdono miseramente nelle guerre navali Cilene e Messicane così facendo indebolire la marina militare Cinese.

Arrivata l’Estate Inglesi e Tedeschi entrano a Mosca con una rapidità incredibile mettendo in ginocchio la Russia. Dopo pochi mesi i Tedeschi riescono a trovare Nicolai che si era nascosto a Vorkuta. I Cinesi si arrendono agli alleati che liberano il Giappone. La Russia perde gli stati invasi e perde anche alcune terre in Siberia. Ma non tutto è ancora finito. L’Italia ancora neo-fascista ha conquistato l’Albania ma si è guadagnata l’odio di tutti ma l’ammirazione del valore militare. Con la morte del dittatore Italiano Berlusconi l’Italia cede la libertà ai paesi occupati tranne la Corsica che rimane alla Francia e Pantelleria che non viene ceduta alla Tunisia. Dopo poco tempo l’Italia viene di nuovo ammessa all’U.E. e perdonata. La Russia è ridotta ad uno straccio come pure la Cina che si ritrova quasi spopolata.

Dopo alcuni anni la Russia prova di nuovo a riprendere i suoi territori persi in Siberia con un’altra sconfitta. Alla fine la NATO, la U.E. e gli ex-alleati decidono di distruggere Mosca e San Pietroburgo. La Russia alla fine firma il trattato di pace a Berlino e chiede scusa a tutti quelli a cui ha fatto del male. Inoltre si ritrovò piena di debiti e con il PIL Pro capite quasi a zero. Quindi rivendicarono i soldi donati all’Italia in tempo di guerra ma noi rifiutammo anche se avevano minacciato di bombardarci di bombe atomiche. Non lanciarono una bomba atomica ma una bomba a idrogeno che andò a finire su Milano. L’U.E. stufa della Russia organizzarono una missione top secret di agenti segreti per andare ad eliminare tutti i presidenti e senatori della camera russa. L’operazione finì in due anni e mezzo.

Dopo la sanguinosissima guerra contro i Russi e gli Italiani, il mondo si ritrova in una grave crisi economica. Praticamente tutta l’Europa, tutta la Russia e quasi tutta l’Oriente devono essere ricostruiti. Nel Sud America dopo gli enormi finanziamenti agli alleati si ritrovano con il PIL svuotato. Gli unici stati che ne sono usciti senza problemi sono stati gli stati del centro e del Sud dell’Africa. L’Arabia Saudita che non ha partecipato molto vivamente alla guerra era lo stato più ricco e popolato di tanti paesi europei e africani. Reso conto della posizione della il califfo Yousef Al-Saydy riesce ad assoldare diversi uomini armati fino al collo. La missione? Uccidere l’attuale re dell’Arabia e diventare il nuovo re. Partì con più di mille uomini davanti al palazzo reale e irrotti dentro Yousef riuscì ad arrivare al suo obiettivo. Uccise il re, la regina, il figli e le figlie e tutti gli altri parenti. Nominatosi quindi re in pochi mesi riunì tutti i suoi generali per studiare un piano di attacco sull’Egitto e sui vari stati del Nord-Africa. Per prima cosa firmò un trattato di pace indeterminato con gli Stati Emirati Uniti, l’Oman e lo Yemen; poi preparò una flotta navale piena di velivoli da combattimento e di uomini per essere spediti in Tunisia. 80.000 uomini vengono inviati a sorpresa in Egitto.

Fu davvero una guerra lampo in pochi mesi l’Egitto indebolito dalla guerra con l’Italia si arrese al nemico. Dopo poche settimane fu coinvolta pure la Libia che fu un po’ più dura da conquistare rispetto all’Egitto. La Tunisia era già stata sconfitta dall’invasione navale e i Sauditi marciavano spediti verso l’Algeria. Algerini misti con Mauritani e Marocchini combatterono l’Arabia Saudita in modo ammirevole anche se con scarsa tecnologia. In una anno i Sauditi entrarono in Marocco e anche loro in poco tempo vennero schiacciati dalla potenza nemica. Intanto il Sahara dell’Ovest si dichiarò già arresa dopo il bombardamento della capitale. Una guerra lampo che comportò odio paura nel Mediterraneo e nel cuore dell’Africa. I Sauditi non ancora contenti del loro regno invasero la Giordania, Israele, Siria. Intanto Iraq, Iran, Pakistan e Afghanistan formano la “Quadrupla Alleanza” per riuscire nell’ostacolare l’Arabia. L’esercito misto Egiziano, Libico, Tunisino, Algerino, Marocchino dell’Arabia fu nettamente più numeroso e quindi portarono alla vittoria il regno di Al-Saydy.

Alla fine il trattato di pace con gli Emirati, Oman ed Yemen venne rotto e in un anno e mezzo la vittoria fu di nuovo della Arabia. L’attenzione di Yousef si sposta dopo qualche mese sul mar Rosso dichiara guerra al Sudan, all’Eritrea, al Djibouti, alla Somalia e all’Etiopia. Seguì una guerra sanguinosa che durò due anni e mezzo. Alla fine conquisti tutti gli stati invasi l’Arabia decise di calmarsi e di aspettare il momento buono per invadere l’intero centro-Africa l’operazione Sahara. Una guerra logorante e sanguinosa con moltissimi morti. I Sauditi si devono per forza ritirare. I paesi del centro-Ovest hanno decimato i Sauditi. Così inizia una ritirata di circa 1200 Km. L’Arabia si ritrova impoverita e quasi spopolata. L’unione Europea e l’U.S.A. approfittano di questa crisi per colpire l’Arabia. Un missile nucleare colpisce la capitale del regno Saudita affrettando la fine della guerra. Tutti gli uomini disponibili fanno ritorno in Arabia Saudita lasciando gli altri paesi praticamente senza invasori diventando così automaticamente liberi. Ma comunque Yousef non si arrende e distrugge il canale di Suez impedendo così che le navi avversarie lo accerchiano. Servì soltanto a dare più longevità al regno perché giorno dopo giorno mese dopo mesi gli Americani e gli Europei penetrano in Arabia Saudita vincendo una battaglia dopo l’altra. Yousef si suicida facendosi esplodere dentro una macchina della polizia militare Americana. All’Arabia non chiese nessuno un risarcimento.

Silvio Poletto

.

Diamo ora la parola a Iacopo Maffi:

In molti hanno paragonato l'attuale guerra russo-ucraina alla Guerra Russo-Giapponese, intendendola come prodromica a una non troppo futura guerra che provochi il collasso della compagine russa.
Vorrei provare a analizzarla invece come analoga alla Guerra di Crimea.
La Guerra di Crimea fu combattuta tra il 1853 e il 1856. In quell'occasione la Russia attaccò l'Impero Ottomano, allora già fatisciente e incapace di difendersi, che però venne difeso da un'alleanza formata da Francia, Gran Bretagna e Sardegna. Prussia e Austria rimasero sostanzialmente neutrali.
La cosa interessante della Guerra di Crimea è il suo confronto con la Prima Guerra Mondiale. Nel 1915 infatti si poterono vedere le potenze.che si erano combattute nella Guerra di Crimea (Gran Bretagna, Francia e Italia più Russia) affrontare le potenze che in quel caso erano stato neutrali (Prussia e Austria-Ungheria) con la potenza che nella Guerra di Crimea era stata la posta in gioco (l'Impero Ottomano, più la Bulgaria scorporata).
Potremmo quindi abbozzare un gioco: se la guerra attuale corrisponde alla Guerra di Crimea, possiamo immaginare un guerra a venire tra due generazioni (2080 circa, o prima se il tempo va più veloce) che veda opposte le Potenze attualmente neutrali (o giù di lì) a quelle coinvolte nel presente conflitto.
Vediamo di mettere in ordine le corrispondenze:

Posta in Gioco:
Impero Ottomano → Intermarium (non solo Ucraina, ma tutto il blocco di Visegrad più i Paesi Baltici e la [Grande] Romania)

Belligeranti:
Impero Russo → Federazione Russa
Gran Bretagna → Stati Uniti e loro Impero
Francia → Unione Europea
Sardegna → il più problematico, forse Germania? Di certo Scholtz è assai meno lucido di Cavour

Neutrali:
Austria → Cina (Montanelli docet)
Prussia → Turchia

Proiettando (grosso modo) le vicende che coinvolsero le Potenze europee nel due generazioni tra la Guerra di Crimea e la Grande Guerra potremmo immaginare quanto segue:

Intermarium → fallisce nella riforma federale, nascono derive nazionaliste (pan-polacche?), passa dall'alleanza atlantica a quella con la Cina.
Federazione Russa → sopravvive alla sconfitta (improbabile), attraversa alterne vicende ma sostanzialmente si avvita su se stessa.
Stati Uniti → espandono il proprionpotere globale, riformando anche la propria area di influenza in senso più istituzionale (annessione della Gran Bretagna?).
Unione Europea → attraversa nel breve tempo una fase di durissima crisi e viene anche sconfitta, poi lentamente si ricostituisce, accumulando anche una sfera coloniale.
Germania → si unifica in conflitto con l'UE, flirts con Cina e Turchia ma alla fine aderisce al blocco Atlantico.
Cina → forse annette la Corea del Nord in analogia con la Bosnia-Erzegovina?
Turchia → unifica il Medio Oriente, Iran compreso, sconfigge l'UE e sostiene la Germania, sostituisce gli Usa nel sostegno all'Intermarium.

La Grande Guerra A Venire dunque vedrebbe contrapposto il blocco tra i mari, la Grande Turchia dal Danubio all'Indo e la Cina a un'alleanza di Russia, Stati Uniti e Nuova Unione Europea con Germania riconciliata.
Ed ecco il gioco: quali potrebbero essere le condizioni per cui si realizzi questa situazione?

.

Gli risponde Andrea Villa:

Io veramente l'ho sentita paragonare anche alla Guerra d'Inverno, e se quello fosse il caso? Quando sono stato in Finlandia, tutti nel paese parlavano di come l'Ucraina si stesse comportando come la loro Finlandia durante la guerra d'Inverno. Tono di simpatia, ammirazione oserei dire!

.

Anche Alessio Mammarella dice la sua in merito:

Sono d'accordo sul paragone tra la guerra attuale e quella di Crimea: oltre per i territori coinvolti, che sono più o meno gli stessi, c'è anche la questione che l'Ucraina, così come l'Impero Ottomano all'epoca, è stata attaccata dalla Russia perché considerata debole, ed è stata difesa delle potenze occidentali per lo stesso motivo.
Più complicata secondo me la questione del parallelismo tra gli stati odierni e quelli di allora. Secondo me, se il ruolo di regia della Gran Bretagna passa senza dubbio agli Stati Uniti e quello bellicista della Francia napoleonica può passare alla UE (considerando che le dichiarazioni di Ursula Von Der Leyen sono praticamente indistinguibili da quelle di Stoltenberg della NATO - mai come ora le due istituzioni sembrano due facce della stessa medaglia), mi sembra meno immediato individuare gli altri parallelismi. Se attribuiamo alla Cina il ruolo che fu dell'Austria, allora ciò comporta che la Cina non sarà il leader della futura alleanza antioccidentale. Non è indispensabile che sia proprio la Cina la nuova Germania guglielmina, potrebbe essere qualche altro paese, ma dovrebbe essere comunque un paese di un certo peso, non la Turchia. L'ipotesi che provo a proporre io è Prussia/Germania = India. Il gigante asiatico, che al momento appare ancora piuttosto fuori dai grandi giochi, è attualmente la meno coinvolta nella questione ucraina tra le varie potenze mondiali, proprio come la Prussia all'epoca. Ci volle un Bismarck per passare dalla Prussia "un passo indietro all'Austria" alla Germania guglielmina. Non è detto che non ne sorga uno anche in India. Attualmente gli Stati Uniti hanno coinvolto l'India in un'alleanza anti-cinese (cosiddetta "Quad" con Australia, Corea del Sud e Giappone) ma restando ancorati ai nostri parallelismi storici ci fu Sadowa e poi finì per esserci la cambiale in bianco inviata da Berlino allo stato maggiore austriaco per dare inizio alla Prima Guerra Mondiale.

Per quanto riguarda il ruolo che fu del Regno di Sardegna, secondo me bisogna andare a guardare uno stato extra-UE con ambizioni di tipo "risorgimentale" (quello di formare una grande unione con altri paesi "fratelli" separati a causa delle vicende storiche passate). Al momento, l'unico paese che mi viene in mente in questa condizione (archiviati come ormai anacronistici il pangermanesimo e il panarabismo) è la Turchia di Erdogan. La Turchia non vede la Russia come un nemico, ma potrebbe schierarsi in modo netto in cambio del supporto occidentale a qualche "impresa" in Asia Centrale (sfidando l'influenza cinese), per esempio favorendo dei cambi di regime in paesi come il Kazakistan o il Turkmenistan.

Tra il 1853 e il 1914 c'è stato di mezzo il 1870, svolta storica importante per la fine del II Impero Francese, la nascita del II Reich, la fine dello Stato Pontificio. Seguendo il nostro parallelismo, tra circa vent'anni dovrebbero esserci la consacrazione dell'India come potenza mondiale, la fine dell'UE (ma solo per riorganizzarsi comunque in altra forma, così come il Secondo Impero lasciò spazio alla Terza Repubblica) e... i luoghi santi musulmani in mano turca?

.

Segue l'idea di Alfio:

Nel 2009 il politologo e analista americano George Friedman pubblicò un libro dall'titolo "The Next 100 Years" ("i prossimi 100 anni") dove, in base a vari studi geopolitici e analisi fatte da lui stesso, provò a prevedere il futuro dall'2010 all'2100.

Secondo lui nel 2010 ha inizio una "seconda guerra fredda" tra gli U.S.A. e la Russia, dove gli U.S.A. iniziano a sostenere i paesi dell'europa dell'Est contro la Russia, nel 2015 viene creata una coalizione di stati dell'Europa dell'est guidata dalla Polonia e sostenuta dagli americani, e proprio in questi anni, grazie all'sostegno americano, la Polonia conosce un boom economico e diventa una potenza politica e militare in Europa. Nel 2020, la Russia si sfascia in maniera violenta come la Jugoslavia, e si divide in tanti stati e staterelli in lotta perpetua tra loro.

Nel 2020 la Cina rimane una potenza mondiale forte ed egemone, ma finisce in stagnazione come il Giappone, e si concentra di più sulla stabilità interna che sullo sviluppo esterno. Contemporaneamente inizia un boom economico in Turchia, Giappone e Polonia; il Giappone riesce a riprendersi dalla stagnazione, a invertire il calo delle nascite e l'invecchiamento grazie all'apertura dei confini all'immigrazione, e diventa una potenza politica e militare che controlla il Pacifico, ma sviluppa una politica estera tutta sua ed entra in collisione con gli Stati Uniti d'America, mentre la Turchia si mette a capo dell'mondo Islamico e diventa una potenza politica e militare che ottiene il controllo del Meditteraneo. E così Turchia e Giappone diventano i principali rivali degli U.S.A. e si coalizzano contro di loro e cpntro i loro alleati.

Nel 2050 ha inizio la "Terza guerra mondiale", che contrappone un asse Turchia-Giappone a una coalizione mondiale di U.S.A., Cina, India, Corea, Regno Unito e Polonia, i Turchi e i giapponesi vengono sconfitti e la coalizione mondiale Sino-Indo-Coreano-Americana trionfa.

Nel 2060-2070 inizia un nuovo, grande boom economico mondiale che porta alla totale sconfitta di fame e povertà.

Nel 2080 cresce la tensione tra gli U.S.A. e il Messico, visto che negli stati meridionali degli USA la popolazione messicana e divenuta così numerosa da ridurre i WASP a esigua minoranza, e in questi anni il Messico diventa un paese ricco e potente, nonché la principale potenza nelle Americhe, sfidando apertamente gli U.S.A. Nel 2100, gli USA sono diventati un cortile dell'Messico, trasformatosi in una potenza mondiale e globale, che si unisce agli U.S.A. creando un colosso mondiale. Voi che ne dite?

.

Gli risponde Paolo Maltagliati:

Mi sembra un ottimo testo per lo studio antropologico delle fobie geopolitiche americane...

.

E Bhrghowidhon aggiunge, con la solita genialità:

Sottoscrivo a mia volta; è infatti sintomatico di alcune costanti (la minaccia dal Vicino Oriente - che in America viene giustamente chiamato Medio Oriente - e quella dall'Estremo Oriente, sulle carte geografiche americane ai due estremi rispettivamente destro e sinistro della carta; una prossima Guerra Mondiale; la conquista da parte dell'America Latina) e l'azzardo di identificare due avversarî folli, destinati a perdere di sicuro, poi una Grande Coalizione e l'esaurimento per il troppo sforzo, infine il boom economico come Deus ex Machina. Ma, appunto, il bello è discuterne! Perché in fondo ognuno di noi che collaboriamo a questo sito ha le proprie idee geopolitiche, e in un certo senso rappresenta un orientamento diverso dagli altri, quindi ogni volta che proponiamo qualcosa ciò che emerge sono evidentemente le osservazioni critiche (e questo è il bello); qui abbiamo un celebre analista, ma il prodotto è dello stesso tipo di quelli che facciamo noi. D'altra parte ogni critica si deve accompagnare a una controproposta, quindi dovremmo discutere quali sono le alternativo allo scenario (che era già di Samuel Phillips Huntington e quindi molto influente sui Decisori mondiali) della Terza Guerra Mondiale tra Grande Coalizione Occidentale da una lato e 'Islām (a guida turca) + Estremo Oriente dall'altro. Come al solito, propongo che, a parte più radicali necessità sul piano finanziario (sistema monetario unico mondiale ed eliminazione delle "gabbie salariali" del Terzo Mondo), la maggiore tendenza sia la confluenza tra Occidente (soprattutto Europa), Russia, Cina, India e Paesi 'Islāmici.

.

Paolo ribatte:

Non commento, perché tutto può essere, ma secondo me il problema di fondo di cui l'americano ha paura è l'Europa. Cosa ne sarà del vecchio continente è una domanda sensata per noi (che non ne abbiamo idea), figurati per loro. Non voglio essere eurocentrico. Ma per delineare il futuro del mondo non si può prescindere, volenti o nolenti dal cercare di capire futuro dell'Europa. Che al momento è un grande boh. Potrebbe collassar completamentee su sé stessa, rispolverare il nazionalismo locale per sfogare le proprie tensioni economiche, unirsi "per davvero". Tutte e tre opzioni che mettono a disagio gli USA, per un motivo o per un altro. Non sono pessimista, e non faccio speculazioni, ma quello che s'è visto ad Atene in occasione della visita della Merkel dell'ottobre 2012 non mi è per niente piaciuto...

.

Al che Bhrghowidhon commenta:

Attualmente le possibilità per il Mondo sono tre:

1) un solo blocco, l'Eurasia in senso lato (quindi incluse le Americhe e il Commonwealth)
2) due blocchi, le Americhe da un lato e l'Eurasia dall'altro
3) l'Occidente attuale contro il resto del Mondo.

Nel primo e nel terzo l'Europa è insieme alle Americhe, nel secondo e nel terzo si ha una contrapposizione, quindi logica vorrebbe che tutti optassero per il primo.

Le manifestazioni di Atene mi sembrano evidenti ripetizioni di scene viste molte volte: persone come noi spinte alla disperazione da élites ciniche che ne approfittano per imbastire contrapposizioni e trarne vantaggi per sé. L'unica possibilità di esorcizzarle è, finché ne abbiamo la possibilità, non lasciarci coinvolgere nella contrapposizione e cercare di capirne le ragioni nascoste (che ovviamente saranno dissimulatissime).

.

Questo invece è il parere di dDuck:

Non mi convince e riscalda la minestra del XX secolo, sostituendo la Germania con la Turchia. Ci sono fattori che nel XXI secolo subentrano a quelli del XX, ad esempio la tecnologia distruttiva. Una guerra mondiale classica non può più accadere, pena la distruzione del pianeta: avverranno guerre locali, etniche, ma non mondiali.

Io invece azzardo che nel XXI secolo molte strutture dominanti dei due secoli precedenti spariranno, come ad esempio il concetto di patria o nazione. E poi non mi convince la presenza dei latinos: l'immigrato si assimila e il latino americano si anglicizzerà, il Messico smetterà di fare figli a mitraglia e sarà un pochino meno povero, l'immigrazione si fermerà e gli immigrati di generazioni precedenti parleranno solo inglese.

Non mi convince nemmeno l'emigrazione verso il Giappone, che è strapopolato, semmai saranno i giapponesi a migrare altrove.

Il XXI secolo per me sarà molto diverso. Io ipotizzo nei prossimi anni:

1) crollo del comunismo cinese,e adozione di forme di democrazia, ma la politica cinese non cambierà molto.
2) crollo della Corea del Nord che si riunirà alla madre patria al pari della DDR.
3) nascista di un movimento liberista di sinistra internazionale, insomma il trionfo di Bersani.
4) l'Africa inizierà a industrializzarsi e le aziende asiatiche delocalizzeranno là le loro officine.
5) se si arriva alla fusione nucleare cambia il mondo tecnologico ed economico, e di conseguenza tutto sarà molto diverso.

.

Diamo ora la parola a William Riker:

Il 28 giugno 1991 il giovane Vladimir Putin, ex spia al soldo del KGB, fu posto a capo della direzione del comitato per le relazioni esterne della città di San Pietroburgo, con il compito di promuovere i rapporti internazionali e attirare gli investimenti stranieri. Dopo un anno di direzione, tuttavia, l'operato di Putin fu messo sotto esame da una commissione del consiglio legislativo della città. Nella propria relazione finale tale commissione rilevò che i prezzi applicati dal comitato nei confronti degli imprenditori esteri erano eccessivamente bassi e che questi aveva concesso delle licenze per l'esportazione dei metalli non ferrosi per un valore stimato in 93 milioni di dollari in cambio di aiuti alimentari che non giunsero mai nella città. La proposta di immediata revoca della carica non sortì tuttavia alcun effetto: Putin rimase a capo del comitato per le relazioni esterne fino al 1996, e da lì iniziò la sua irresistibile ascesa che lo portò alla guida del paese più vasto del mondo, con poteri assoluti da autocrate, una vera e propria fobia per l'Occidente, la tendenza a levare di mezzo gli oppositori con metodi spicci e la "paranoia da accerchiamento" che lo ha portato a calpestare ogni norma del diritto internazionale, fino agli sviluppi di oggi che tutti conoscono. Ma che accade se la commissione non ci passa sopra, e Putin finisce i suoi giorni come grigio funzionario di un paesino della gelida Siberia? Come immaginare la storia della Russia e del mondo degli ultimi vent'anni senza di lui?

.

Gli risponde il solito Federico Sangalli:

Beh, alla fine degli Anni Novanta Elstin era comunque finito. Corrotto, nepotista, ubriacone, nel 1998 la Russia era quasi andata in bancarotta e si reggeva su manovre lacrime e sangue fatte per coprire le ruberie degli oligarchi. Con la Duma che valutava l’impeachment avendo solo l’imbarazzo della scelta per i capi di imputazione, Elstin nominò il diplomatico Evgeny Primakov come nuovo Primo Ministro dopo il fallimento della nomina dell’ex premier Chernomyrdin. Rapidamente però Primakov divenne uno degli uomini più popolari della Russia: invitò i comunisti al governo nonostante fossero i principali promotori della rimozione di Elstin, nonché i vincitori ufficiosi delle elezioni del 1996 (quando Elstin truccò il voto con l’aiuto degli americani), varò una serie di riforme economiche che evitarono il default, ridusse le privatizzazioni. Inoltre gestì la Crisi del Kossovo in modo tale da rilanciare un’immagine della Russia come di una potenza degna di rispetto. Questo piacque molto alla popolazione di un paese ridotto in ginocchio al cui confronto la Germania di Weimar sembrava la Fabbrica di Cioccolato di Willy Wonka e tale popolarità andò interamente a Primakov. Elstin infatti partecipava e controfirmava tutti gli ordini ma, essendo ritenuto quello che aveva venduto la Patria ai capitalisti stranieri, era automaticamente escluso dalle grazie dei russi.
All’inizio del 1999 ormai era chiaro che Elstin stava per essere defenestrato: perseguitato da costanti problemi di salute e da una reputazione ai minimi storici, abbandonato dagli alleati internazionali e dagli oligarchi ormai convinti di aver spremuto tutto il possibile, esaurito tutto il suo capitale politico, impopolare tra i militari e i servizi che lo ritenevano un ostacolo dalla convalescenza della potenza russa, con la Costituzione che gli impediva di ricandidarsi dopo due mandati, Elstin era la proverbiale “anatra zoppa”, anzi la carcassa dell’orso.
Così nel maggio 1999 Elstin licenziò in tronco Primakov. Ufficialmente era a causa dei costanti problemi economici russi ma di fatto il motivo era che Primakov era ormai più popolare del suo capo e, con la Duma impegnata a metterlo sotto indagine, Elstin temeva (non senza fondatezza probabilmente) che lo avrebbero preso per i piedi e spedito a Lefertovo prima ancora della fine del suo mandato, aprendo le porte a Primakov (che, essendo Primo Ministro, secondo la Costituzione era il prossimo nella linea di successione presidenziale).
Elstin nominò Putin, un perfetto sconosciuto che però era capo dei servizi segreti e quindi probabilmente aveva la sua parte di dossier sulla classe politica russa oltre a godere del sostegno della classe militare, quindi dopo neanche tre mesi rassegnò a sorpresa le dimissioni, rendendo Putin Facente Funzioni di Presidente in attesa di elezioni anticipate e assicurandosi una grazia che lo scusasse da ogni futura conseguenza penale.
Inizialmente non sembro cambiare molto: Primakov fondò il suo partito e si alleò con un altro astro nascente della politica russa, il Sindaco di Mosca Yuri Luzhkov, per formare l’alleanza “Patria Pan-russa”, quindi annuncio la sua candidatura a presidente e fu immediatamente considerato il favorito. Putin era considerato solo uno scalda sedia che avrebbe tenuto il posto fino al l’insediamento di Primakov. Poi arrivarono le bombe.
Una serie di brutali attacchi terroristici colpirono alcune palazzine popolari in giro per la Russia, uccidendo svariate centinaia di persone e seminando il panico. Gli obiettivi non erano monumenti famosi ma la casa di chiunque, non c’era alcuna rivendicazione e il paese sprofondò nel terrore. Putin accusò i ceceni, che invece negarono tutto (il che è strano, visto che in altri atroci attacchi terroristici, come quello della scuola di Beslan o del teatro di Mosca, non si sono fatti problemi a rivendicarne la paternità). Fu l’inizio della Seconda Guerra di Cecenia, che ebbe due importanti conseguenze: trasformò in pochi giorni Putin da un grigio burocrate in un comandante in capo in tempo di guerra e, annientando la Cecenia e riannettendola alla Russia, cancellò l’umiliazione della sconfitta subita nella Prima Guerra Cecena sotto Elstin. Stranamente ancora oggi gli attentatori non sono mai stati trovati. Ancor più stranamente lo Speaker della Duma Gennadiy Seleznyov, annunciando le prime bombe nei quartieri popolari di Mosca, menzionò un analogo attentato avvenuto a Volgodonsk, vicino a Rostov, che però sarebbe avvenuto dopo tre giorni dopo il suo discorso.
Sia come sia, ora Putin era popolarissimo: giovane, aitante, patriottico, apolitico, godeva del sostegno dei militari, grati per il successo in Cecenia e che lo consideravano uno dei loro, e degli oligarchi, che subito si era resi conto che c’era un nuovo sceriffo in città ed erano corsi ad acclamarlo. Godeva anche del sostegno internazionale perché, anche se l’invasione della Cecenia aveva disgustato l’opinione pubblica occidentale, alle cancellerie atlantiche sembrava un’opzione migliore rispetto al filo-serbo Primakov, ex membro del Politburò sovietico, favore che sarebbe persino cresciuto negli anni successivi quando il lancio della Guerra al Terrorismo spinse le vele di una certa narrativa tesa a rileggere i massacri della Cecenia come un successo nella lotta al fanatismo islamico (che la Cecenia al momento dell’attacco fosse governata da un ex generale dell’Armata Rossa più attento al nazionalismo che all’estremismo religioso era un dettaglio trascurabile).
I media posseduti dagli oligarchi rapidamente diressero un pesante fuoco di fila contro il partito di Primakov e Luzhkov, accusandolo di essere un partito di vecchi, collusi col sistema, ricordando che Primakov era già stato premier e bersagliandolo di accuse di corruzione e malaffare, dando inoltre molto risalto a partiti minori ma ideologicamente simili che avrebbero potuto dividere il suo elettorato. Insomma, i risultati alle elezioni parlamentari del dicembre 1999 furono brutti e Primakov, capita l’antifona, annunciò il suo ritiro dalla campagna elettorale e il suo endorsement a Putin, di cui sarebbe diventato consigliere.
Il resto, come si dice, è storia.
Immaginando che Putin non faccia carriera, Elstin dovrà trovare qualcun altro da nominare premier per ripetere il gioco dello scudo penale. Ci sono due possibilità: nella prima l’assenza di Putin fa sostanzialmente fallire lo schema. Il politicante prescelto, probabilmente un tirapiedi di Elstin come Anatoly Chubais, si rivela troppo debole e sceglie di abbandonare Elstin al suo destino, probabilmente un processo (da cui difficilmente uscirebbe vivo, sia per le precarie condizioni di salute, sia perché tanta gente avrebbe interesse a evitare che il vecchio Boris parli troppo). Primakov si candida e vince le elezioni. Una vecchia volpe della diplomazia Sovietica, Primakov sarebbe meno muscolare di Putin e punterebbe più su una diplomazia terzomondista (BRICS, asse con Cina e India, America Latina) per rilanciare la Russia e limare i fianchi dell’egemonia americana. Probabilmente non ci sarebbe alcuna Seconda Guerra Cecena, almeno non nel 1999. Potrebbe essercene una in seguito però, se il Cremlino dovesse temere una deriva islamista a Grozny e/o un intervento americano nel Caucaso. Primakov lascerebbe il potere nel 2008 senza grandi cambiamenti, visto che la prima Presidenza Putin fu piuttosto morbida con l’Occidente, e si ritirerà dalla politica per combattere il cancro. Probabilmente il suo alleato Luzhkov gli succederà alla guida del paese e allora avremmo al Cremlino un ultranazionalista omofobo che dice apertamente di considerare Stalin il suo idolo.
L’altra possibilità invece è che Elstin cerchi un successore capace di tenersi la poltrona, così da poterlo proteggere finché campa. Putin fu scelto tra le file degli “servitori dello stato” che potevano contare sul sostegno dei militari e dei servizi segreti come base di consenso. Il Generale Alexander Lebed era considerato un eroe e aveva forti ambizioni presidenziali, godeva del favore dei nazionalisti e delle cancellerie occidentali ma aveva lasciato il governo dopo aver rotto con Eltsin, che temeva lo volesse soppiantare e lo accusava di “bonapartismo”. Forse Sergey Shoygu, allora Ministro per le Situazioni di Emergenza (la Protezione Civile) e piuttosto Popolare presso il grande pubblico oltre a essere un militare, o magari un altro uomo dei servizi segreti. Anche se il prescelto potrebbe non verticalizzare il potere russo come sotto lo “Zar Vlad” il risultato come politica interna ed estera non sarebbe probabilmente poi così diversa, anche perché si tratta comunque di gente che poi nel cerchio putiniano ci è finita lo stesso.

.

Vi segnalo l'idea del nostro amico tedesco Michael Oberseider:

L’Annullamento del Trattato sullo status finale della Germania

Il 21 maggio 2015 la Corte internazionale di giustizia annulla il Trattato sullo status finale della Germania, perché non considera gli aiuti alla Grecia. La Corte dichiara che l’accordo sui debiti esteri germanici del 1953 impedisce la prescrizione degli aiuti secondo l’accordo di Parigi del 1946. La Corte ha rilevato che il Sudafrica, l’Albania, l’Australia, il Belgio, il Canada, la Danimarca, l’Egitto, la Grecia, il Lussemburgo, la Norvegia, la Nuova Zelanda e i Paesi Bassi non hanno mai rinunciato alle riparazioni di guerra. Poiché il trattato non è stata presentato, le ragioni non sono cadute in prescrizione. Il Trattato sullo stato finale della Germania viene annullato, ma l’accordo sui debiti esteri germanici del 1953 rimane in vigore. La Germania perde la sua sovranità e deve essere divisa di nuova in due stati fino al 1 giugno 2016. Gli Alleati (la Francia, il Regno Unito, l’la Russia e gli Stati Uniti d’America) possono stanziare ciascuno 400'000 soldati e armi atomiche.

Fondamentalmente ognuno riceve la cittadinanza della parte di Germania in cui risiede attualmente. Chi da almeno sei anni consecutivi abitava nell’altra parte riceve un diritto di opzione per l'altra cittadinanza fino al 1 giugno 2016, anche se hanno o status di straniero senza cittadinanza in quel luogo. I funzionari federali e soldati possono optare per la Germania ovest. Sposi e minori possono optare per l’altra cittadinanza, anche se non hanno questo status per sei anni consecutivi. La Nuova Repubblica Democratica (NRDT) non fa parte dell’UE e della NATO. Il Marco viene reintrodotto nella Repubblica Democratica Tedesca e ottiene un tasso di cambio fisso per il rublo russo. I militari e l’autoritá federale della Germania ovest si ritirano dal territorio della Nuova NRDT. La Federazione Russa trasferisce 400'000 uomini e parecchie bombe atomiche nella NRDT. Perché vi sono più di 50 chilometri tra Bornholm e la costa polacca (sono grossomodo 90 chilometri), la NATO non può impedire tutto questo.

La NATO risponde e trasferisce molti soldati e armi atomiche in Polonia. Per evitare un confronto tra tedeschi, la nuova RDT investe sul suo esercito, la NATO riarma la Germania ovest. Per non complicare la vita ai tedeschi, il confine rimane aperto. I cittadini non-EU e i viaggiatori con merci soggette a dogana devono utilizzare valichi autorizzati. Sono effettuati controlli a campione su tutto il nuovo confine interno tedesco. Poiché tutti temono l'abolizione della regolamentazione favorevole, vi sono pochissime violazioni di queste regole. Dopo prolungato dibattito politico in Francia e nei Paesi Bassi, la NATO staziona truppe numerose e armi atomiche (la Francia è ancora un membro a pieno titolo della NATO).

Ci sono naturalmente anche conseguenze per la politica in Europa: tutto il continente è in stato di shock. Quando La Federazione Russa inizia a dislocare le sue truppe nel territorio della Nuova RDT, il governo della Grecia si dimette e il parlamento è liquidato. Dopo le nuova elezioni, SYRIZA, DIMAR e PASOK formano i nuovo governo. Nei negoziati infatti è raggiunto un compromesso sulla crisi del debito greco, che tutti possono accettare. Il movimento della pace cresce a causa della minaccia delle armi nucleari. L'importanza della solidarietà tra gli stati aumenta. La Polonia si impegna ad accettare i rifugiati per ottenere solidarietà nella difesa. Il paese è ora minacciato da due lati. Marine Le Pen è molto impopolare, perché la solidarietà è di nuovo importante e lei ha rapporti con l'uomo che minaccia il paese con armi nucleari. Il referendum proposto nel Regno Unito sul ritiro dall'Unione Europea non avrà luogo. Le relazioni dell'UE con la Turchia migliorano a causa della nuova situazione politica. Il livello di vita nella Nuova RDT crolla bruscamente e l'economia dello nuovo stato è in sofferenza. Un nuova riunificazione dei due stati tedeschi senza scatenare nuove pretese di riparazioni non è possibile. Io mi fermo qui; e poi, che accade?

.

Gli risponde il grande Bhrihskwobhloukstroy:

Per non incorrere più nella questione dei Trattati Internazionali e d'altra parte per ristabilire una situazione funzionale alla creazione di una Confederazione Europea, una via percorribile sarebbe:

1) la Nuova Repubblica Democratica Tedesca prende il nome di Prussia (eventualmente Prussia e Sassonia, sarebbe improbabile una menzione anche del Mecklemburgo);
2) questo Stato di Prussia(-Sassonia) si unisce in Confederazione Baltica alla Lettonia, con doppio Seggio alle Nazioni Unite;
3) Grecia, Slovenia e Portogallo si uniscono alla Francia come sue Regioni;
4) Lettonia e Prussia(-Sassonia) fanno altrettanto;
5) Estonia, Lituania, Slovacchia e Italia diventano Länder della Repubblica Federale Tedesca.

Fino a questo punto non si è modificato niente a livello internazionale, perché i confini non hanno subìto alcun cambiamento (nessuno dei Paesi citati confina con gli altri coi quali si unisce) e tutti questi Stati hanno in comune l'appartenenza all'Unione Europea, all'Area Schengen, all'Eurozona e all'Alleanza Atlantica.

L'unica differenza è che la Prussia-Sassonia non riottiene, se non per breve tempo, il Seggio della Repubblica Democratica Tedesca (1973) alle Nazioni Unite e Grecia, Slovenia, Portogallo e Lettonia rinunciano al proprio (ben volentieri, dato che entrano nel Consiglio di Sicurezza). Resta da discutere se Estonia, Lituania, Slovacchia e Italia lo possano mantenere in qualità di Stati Associati (come per esempio Saint Kitts and Nevis), ciò che del resto già avveniva per Ucraina e Bielorussia (e non per le altre Repubbliche Socialiste Sovietiche) dal 1945 al 1991.

Solo in questo momento, all'interno dell'Unione Europea si costituisce lo Staatenbund della Confederazione Europea, unito appunto dalla comune appartenenza all'Area Schengen, all'Eurozona e all'Alleanza Atlantica e che include:

- Francia (con le sei Nuove Regioni);
- Repubblica Federale Tedesca (con i quattro nuovi Bundesländer);
- Olanda;
- Belgio;
- Lussemburgo;
- Spagna

In uno Staatenbund possono da un lato coesistere Forme Istituzionali diverse come Monarchia e Repubblica, dall'altro la Confederazione è dotata di una comune Politica Estera e di Difesa.

.

E Federico Sangalli aggiunge:

Una cosa del genere cambierebbe l'Europa in un baleno. Francamente credo che i tedeschi riaffronterebbero un'altra guerra mondiale piuttosto che rifarsi dividere. Non penso che Putin sia così folle da sfidare l'Occidente restaurando la DDR ma se lo facesse gli equilibri mondiali sarebbero sconvolti. Putin procederebbe immediatamente a unirsi con il Bielorussia per esercitare maggiore pressione sulla Polonia, che risponderebbe sguainando spada, pistola, unghie e denti. Dopo il Bielorussia, Putin assorbirebbe pure Armenia (dopo il recente conflitto azero per il Nagorno-Kharabakh ) e stati centroasiatici nella nuova Unione Euroasiatica, organismo simil-URSS in grado di competere con gli USA. Ucraina e Georgia aderirebbero alla NATO. L'Austria dovrebbe riaprire il Brennero, l'Ungheria sarebbe probabilmente espulsa dall'UE. Tsipras continuerebbe a governare la Grecia, grazie alle umiliazioni inflitte ai tedeschi, ai risarcimenti ricevuti e agli accordi presi con la Turchia sul controllo dei migranti. Il conflitto ucraina conoscerebbe un escalation e il paese sarebbe diviso in due, Ucraina Est ed Ucraina Ovest. Il Medio Oriente subirebbe analoghi capovolgimenti di fronte. In Siria gli USA tornerebbero a supportare pienamente i ribelli anti-Assad ma non l'ISIS. Quest'ultimo ( e forse i Curdi che ormai stanno con tutti e nessuno) potrebbero avvantaggiarsi delle divisioni tra alleati. Bisogna vedere chi la spunta. Israele e forse l'Arabia Saudita si allineerebbero con Mosca via via che Teheran si schieri con Washington. La rinnovata solidarietà europea porterebbe forse gli altri paesi a fare quadrato con l'Italia sui casi Regeni e Maró, spingendo Egitto ed India verso la Russia. Pakistan, Afghanistan e Somalia ripiomberebbero nei disordini (già sono in subbuglio in tempo di pace, figurarsi in una nuova guerra fredda). La Destra perde la sua componente filorussa ed euroscettica ora che é necessario e diventa al contrario difensore dell' "orgoglio europeo", in funzione anti-comunista e anti-immigrati.

.

Anche Enrica S. ha la sua proposta in merito:

Secondo voi, quali PoD sarebbero necessari per arrivare a questa sistemazione attuale della Russia Europea?

.

E ora, un'ulteriore idea di Pedro Felipe:

(Premetto che quest'ucronia parla di avvenimenti molto improbabili, e tratta di temi delicati come politica e religione. Inoltre l'impero ottomano in questione non comprende gli stessi territori di quello originale)

In Turchia avviene una escalation dell'integralismo islamico, che si conclude con la vittoria alle elezioni di un partito ultraconservatore. La prima mossa del nuovo governo è quella di riportare dopo un secolo la capitale ad Istanbul, e di riaprire al culto islamico la basilica di Santa Sofia, che durante l'impero ottomano era stata trasformata in moschea. In seguito alle riforme conservatrici sia genera un clima di fermento insurrezionalista tra le minoranze, soprattutto quella curda. Proprio in Kurdistan si hanno i primi attentati e le prime sommosse, in seguito ai quali il governo ordina una dura repressione. L'esercito viene dislocato in Kurdistan e per combattere i ribelli spesso sconfina in Iraq. A questo punto il governo stringe un accordo con gli Stati Uniti: sarà la Turchia, per conto della NATO, a gestire la difficile situazione irachena. Gli Stati Uniti accettano di buon grado, contenti di aver trovato un alleato come l'Arabia Saudita e di avere la possibilità di levarsi da una spinosa situazione. Ufficialmente è una missione di pace, ma di fatto è un'annessione, con la quale la Turchia ha la possibilità di accedere alle preziose risorse petrolifere del Golfo Persico. Anche il Kuwait viene reso uno stato satellite.

A questo punto la Turchia può occuparsi del problema armeno, invadendo l'Armenia sostenendo che questa finanzi i ribelli. L'invasione del Caucaso incita alla ribellione anche la Cecenia e il Daghestan, che vogliono approfittare della presenza turca ( e islamica) per ottenere l'indipendenza una volta per tutte. La Turchia, soprattutto a causa delle sue mire sui giacimenti del Caspio, annette l'Azerbaijan, che si arrende senza opporre resistenza, e invade la Cecenia e il Daghestan. A questo punto la guerra con la Russia è inevitabile. Gli Stati Uniti, per evitare un conflitto di proporzioni mondiali, si tirano fuori, ma l'esercito turco in breve tempo riesce comunque ad arrivare fino al Volga e ai confini con l'Ucraina. La Russia, privata dei giacimenti del Caspio, è costretta ad arrendersi e a garantire l'indipendenza a Cecenia e Daghestan, che entrano nell'orbita turca. La Turchia consolida il possesso dei giacimenti del Caspio annettendo il Turkmenistan in nome del panturchismo. A questo punto lo scontro con l’Iran è inevitabile. Gli iraniani si mostrano più deboli del previsto, in quanto la storia della bomba atomica iraniana era tutta una farsa, e con un'altra guerra lampo i turchi entrano a Teheran, costringendo il governo a fuggire a Hormuz, che dopo poche settimane verrà presa dai turchi, che avranno così il controllo sull'ingresso del Golfo Persico. A questo punto ormai è chiara a tutti la potenza della Turchia.

Fin qui i turchi sono riusciti a mantenere in piedi l'importante alleanza con gli Stati Uniti, ma quest'alleanza sta per rompersi. I turchi (che a questo punto potremmo anche definire ottomani, vista la potenza raggiunta, che ricorda quella dell'antico impero ottomano), consci della propria forza e ingolositi dall'idea di diventare i padroni assoluti del petrolio, attaccano la parte occidentale del golfo persico. Dopo aver occupato in pochi giorni Qatar, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti entrano in guerra con l'Arabia Saudita, primo produttore al mondo di petrolio. I sauditi però, che già da tempo temevano un'azione simile da parte dei turchi, avevano firmato un accordo con gli Stati Uniti, che si impegnavano a difendere l'Arabia in caso di aggressione da parte dei turchi. Scoppia così la terza guerra del Golfo (o quarta, se si considera come prima la guerra Iran - Iraq).

A questo punto si possono immaginare due scenari diversi: in caso di vittoria americana, l'espansionismo turco finirebbe qui e si tornerebbe a una sorta di status quo; nel caso invece di vittoria turca, potrei continuare ulteriormente l’ ucronia. Quale dei due casi ti sembra più probabile? (Ovviamente sarebbe più spettacolare una vittoria turca visti i possibili sviluppi).

.

Gli risponde così Renato Balduzzi:

Buona idea, ma bisognerebbe trovare un modo per giustificare l'estrema debolezza della Russia. Forse si potrebbe pensare ad un collasso dell'URSS che sfoci in una terrificante guerra civile. Siccome è difficile che duri più di vent'anni, ho pensato a questo: il governo sovietico, prima di essere esiliato, ritira le proprie testate nucleari in zone politicamente più stabili, ad esempio in Ucraina e nelle Repubbliche baltiche. Finito il periodo di instabilità il governo sovietico in esilio non ha di fatto alcun potere, e le testate rimangono a queste tranquille nazioni che, loro malgrado, ora sono potenze nucleari.

Mi ispira anche un'altra idea: perché non pensare a un anti-integralismo islamico della Turchia? Lo stato turco rimane fortemente kemalista e, a fronte dello strisciante integralismo islamico del partito al governo, l'esercito attua un colpo di stato instaurando la Seconda Rivoluzione Turca. Il capo delle Forze Armate, detto il "Secondo Ataturk", indirrà quindi una crociata contro l'estremismo islamico in Medio Oriente, che in realtà altro non è che la volontà di annettersi tutti i pozzi di petrolio della zona. L'appoggio degli Stati Uniti e della Russia è incondizionato: i Turchi si sporcano le mani in Cecenia, e in cambio viene loro garantito il controllo dell'Azerbaigian. In Iraq la presenza militare turca si sostituisce a quella statunitense. Lo stato turco si schiera con Israele e si offre come garante di pace nelle terre palestinesi. L'Iran scaglia anatemi contro il nuovo Grande Satana, minaccia l'invasione e infine viene davvero invaso. Lo scontro acuirà l'attrito tra sunniti e sciiti. In nome del panturchismo l'Impero neokemalista si allea con le nazioni ex sovietiche dell'Asia centrale per tenere sotto scacco il Pakistan e, sotto sotto, la Russia e il Caucaso. Così come l'Iraq, anche l'Afghanistan vede una sostituzione della presenza euroamericana con quella turca. La novità viene accolta positivamente dall'opinione pubblica occidentale che in tempi di crisi economica chiedeva la riduzione delle spese militari. Al contrario, in Turchia si assiste ad un miracolo economico grazie ai nuovi posti di lavoro nei territori occupati e allo sfruttamento dei pozzi di petrolio, che coprono ampiamente le spese militari. A questo punto l'espansione può interessare l'Africa: interventi per limitare l'estremismo islamico in Somalia e in Sudan, ma anche in Yemen e Oman, trasformano gli stati in satelliti turchi. Se il sistema non collassa, anche Egitto e Libia, alla prima mossa falsa degli estremisti islamici, possono cadere in mano turca. Vedo un po' più difficile la conquista dell'Arabia Saudita, storica alleata statunitense. Non è detto però che, nel caso vi fossero nuovi attentati terroristici e un presidente repubblicano, la situazione non cambi a favore della Turchia...

.

Ivan Morbidelli invece commenta:

Bah, secondo me ogni impero e destinato a crollare, gli americani sono alla fine del loro impero, la loro società e in declino come l'economia. Gli serve solo una spallata, ma secondo voi chi sarà a dargliela?

.

Perchè No? a questo punto alza la voce:

Mi scuso con tutti per la probabile polemica che seguirà, ma non riesco a resistere a così tante affermazioni buttate lì con tanta convinzione, come gli arancini!

1) "Ogni impero è destinato a crollare" (tralascio l'idea di destino, sarebbe fare della filosofia). Ma non tutti gli imperi sono crollati, vedi l'impero cinese (sì, lo so, impero "comunista", ma comunque cambia poco) continua da cinque millenni a questa parte e sta benissimo. Certi imperi crollano dopo una sconfitta militare (l'Assiria per esempio), ma la maggior parte mutano in qualcos'altro e continuano a esistere sotto una forma o l'altra (l'Egitto per tre millenni, Roma). Talvolta non assomigliano più al nucleo di origine e ancora meno all'idea che abbiamo dello stato originale, ma come si dice in Giappone : "Se vuoi fare sopravvivere una tradizione, cambiala."

2) Gli USA sarebbero alla fine del loro impero, veramente? Certo sono alla fine di un ciclo di potenza che é iniziato in 1989 (e in una visione più globale nel 1918 o ancora nel 1945), dovranno imparare a trattare, non sarà mica un male. Sarà difficile per loro perché dovranno farlo per la prima volta. Paesi più antichi come la Francia hanno avuto più volte epoche gloriose e declini (dopo le quali il paese cambia). Sarà anche lungo, vedi proprio la Francia che non ha ancora dimenticato il suo impero dopo più di 60 anni (Londra ha fatto meglio). Ma comunque non sono neanche minacciati sul loro territorio da altro che dalla pauperizzazione.

3) La società americana é in declino, affermazione morale. La società americana continua un'evoluzione propria, certo forse non ci piace rispetto ad a una società "che-non-sarebbe-in-declino" da definire. Per l'Americano di base questa famosa società non-in-declino é generalmente l'America degli anni 50 (ricordatevi quel periodo benedetto di segregazione razziale, caccia ai movimenti di sinistra, oppressione morale sui giovani e sulle donne ma dove tutti erano ben vestiti e con capelli veramente cool). L'America del futuro sarà forse ispanica o teocratica o qualsiasi cosa, ma rimarrà l'America, come l'Europa rimarrà l'Europa anche se non bianca e cristiana, un'altra Europa come le tante altre Europe successive. 

Ok, ho buttato lì molti pezzettini di ideologia, lo sapete tutti come sono fatto. Ora mi lascerò fare a pezzi dai vostri commenti. Dai! Fatemi male! :)

.

Never75 aggiunge:

E poi, la decadenza non coincide affatto con la fine.

Ci sono imperi che sono entrati in agonie che sono durate centinaia di anni. Pensiamo alla Spagna. Dopo il Congresso di Vienna manteneva ancora un impero americano pressoché intatto, però era evidente a tutti che era ormai una potenza di second'ordine.

Ci sono imperi che sono crollati completamente dopo una guerra (vedi l'Austro-Ungarico) oppure che sono stati erosi a poco a poco (Impero Bizantino) oppure che hanno rinunciato per loro volontà al fardello imperiale (il Regno Unito su tutti).

Probabile che in futuro (non so quanto lontano) gli USA non saranno più la potenza egemone. Economicamente sono già stati sorpassati dalla Cina. Ma trovo molto difficile immaginare una frammentazione degli Stati che ne fanno parte.

.

Ed anche MorteBianca dice la sua:

1) L'Arabia non ha il potere materiale di fare opposizione agli Stati Uniti. Appena si azzardano ad alzare oltre un certo limite il prezzo del petrolio o a fare guerra monetaria, gli Americani iniziano ad esportare la Democrazia, e allora si vedrà la debolezza dell'esercito saudita.

2) La Cina non ha alcun interesse nel fare la guerra totale agli USA; e lo dimostrano i fatti: di recente si tiene più neutrale possibile (l'appoggio ad Assad e la semi-simpatia per Gheddafi sono le uniche volte in cui si sono LEGGERMENTE espressi contro la geopolitica USA, e ne hanno tutto il diritto essendo fuori dalla NATO ed essendo abbastanza forti da non temere ritorsioni economiche o militari), quello che vuole è solo aumentare la propria ingerenza economica in America, al massimo potrà (senza alzare troppo la voce e senza pretendere troppo) chiedere la restituzione del debito come la Germania alla Grecia, ma MAI a simili livelli.

3) la Russia gioca al bambino che parla male della madre: finché è in compagnia si diverte, ma quando è da solo sta zitto e fa il bravo. Fa l'oppositore in ogni cosa (appoggia ciò che gli USA criticano) ma a conti fatti militarmente non calano. Dovesse arrivare alla Guerra semi-diretta non avrebbe appoggi internazionali (se non la Bielorussia), persino Iran, Cina e Siria farebbero spallucce. Di contro si ritroverebbe contro antichi nemici, tipo la Georgia e l'Ucraina...

4) Gli USA sono in crisi? Come il resto del mondo, non più e non meno in modo significativo. Stanno pure per crollare? Siamo già ad Romolo Augustolo? Non mi risulta. Per me sono al massimo all'epoca di Marco Aurelio.

Se dovessimo fare un paragone, siamo all'inizio del declino geopolitico (con gli ex alleati che iniziano in modo leggerissimo a fare un po' di critica, critica insostanziale dato che USA comandano e Europa si muove, USA producono ed Europa acquista) e militare (causato dalle rivolte negli ex stati arabi sotto controllo di dittatori posti ad hoc et similia, ma i casi sono talmente tanti che a volte succede l'opposto, con dittatori anti-USA deposti e sostituiti da governi "democratici").

.

Interviene pure Federico Sangalli:

Parlando di politica estera sono d'accordo con MorteBianca: oggi al mondo esistono nazioni che potrebbero fare molto male all'America ma non distruggerla. Solo la Russia potrebbe ma verrebbe a sua volta immediatamente annichilita insieme al resto del mondo e Putin non é di questo avviso. La Cina si autodefinisce Celeste Impero ma di celeste vuol vedere solo quello e non andare all'altro mondo sottoforma di nuvoletta radiottiva. Per il resto del mondo un confronto con l'America sarebbe come colpire con palline da tennis un carro armato (citazione di La battaglia dei giganti, riferito ai King Tiger tedeschi). Economicamente vendendo il debito o abbassando il dollaro e il petrolio Pechino e gli altri (Ryad, Mosca,...) potrebbero mandare a gambe all'aria l'economia americana ma, come diceva Franklin Delano Roosevelt, riferendosi al '29, "la crisi é tutto un problema di fiducia. Il denaro non é stato tolto dalla circolazione né hanno smesso di stamparne. Le acciaierie continuano a fare acciaio, i cantieri navali navi. I pozzi del Texas non sono spariti né lo sono le miniere del Colorado o le fabbriche di Chicago e Detroit. Semplicemente la gente ha paura di perdere i propri soldi e dunque non li investe, li tiene in cassaforte o sotto i materassi. Per questo dico che l'unica cosa che dobbiamo temere é la paura stessa". Per cui penso che, a meno che un meteorite non cada su Saint Louis e non riduca il Nord America a un cratere fumante come fu per i dinosauri, l'America continuerà ad esistere. Ricca o povera, democratica o dittatoriale, teocratica o comunista, bianca o nera, di Destra o di Sinistra,...ma continuerà ad esistere.

.

Ora diamo la parola ad Yoccio Liberanome:

Caro Ivan, nonostante io osteggi spesso gli USA c'è da dire che ormai si sono ripresi e sono ancora paese egemone mondiale, soprattutto con una Cina traballante e un'Europa che stenta a riprendersi. È invece la Russia che secondo me non regge il confronto. Tra calo del prezzo del petrolio, sanzioni, politica interna tirannica, progressivo indebolimento di Assad e isolamento internazionale. Inoltre nessuno, nemmeno gli USA vogliono la terza guerra mondiale, piuttosto tutti cercano di sfruttare al meglio la deterrenza nucleare, come ha fatto Putin aggiungendo 40 missili balistici.

.

Sentiamo il parere di Iacopo Maffi:

Un grande filosofo e poeta italiano del novecento, Massimo Pezzali, disse una volta: « puoi affrontare la vita come una partita di scacchi, come fanno i russi, o come una partita di poker, come fanno gli americani ». Io aggiungo che se ti siedi al tavolo per giocare a scacchi, e il tuo avversario gioca a poker, hai già perso.

.

MattoMatteo poi corregge il tiro:

Ok, finora abbiamo visto quali sono le possibilità di vittoria dei "nemici" degli Usa, presi singolarmente: nessuna. Ma se Arabia, Cina e Russia decidessero di stipulare un'alleanza, in modo da avere il vantaggio della preponderanza numerica? Potrebbero riuscire a sconfiggere economicamente gli Usa?

P.S.: la mia è solo una curiosità stimolata dalla discussione... personalmente non credo che, anche uniti, ce la farebbero (a meno di distruggere l'intera economia mondiale e, quindi, anche se stessi), ma ero curioso di sentire la vostra opinione.

.

Così commenta Basileus TFT:

Se vogliamo fare un gioco puramente speculativo è parecchio ovvio che USA Vs Russia+Cina+Arabia vincono facile gli ultimi 3. La Cina è leggermente indietro, con la Russia il gap è fortino ma insieme alla Cina ce la fanno tranquillamente, l'Arabia ha un valore ininfluente. Se la potenza degli USA è 50, la Cina ha 40, la Russia 30 e l'Arabia 8. Se invece vogliamo contare uno scenario reale, dove la "guerra" si fa con il soft power, la diplomazia, lo spionaggio ecc vincono ancora gli USA abbastanza agevolmente. Senza contare che Arabia, Cina e Russia hanno bisogno degli USA per dirimere le loro diatribe...

La Cina è senza dubbio in espansione ma manca di alleati e basi d'appoggio. Tanto per dire, gli USA hanno il Giappone in zona e la Corea del Sud, quindi i cinesi non riescono nemmeno a gestire le reti appena fuori da casa loro, nonostante abbiano cercato di penetrare parecchi mercati (Africa e Sud est asiatico in primis), non saprei dire con quali risultati. Comunque non regge il confronto con chi ha le mani dal Pacifico al Pacifico.

La Russia, anche qui vediamo come non riesce nemmeno a tenere sotto controllo i Paesi tradizionalmente nella sua sfera di influenza, vedasi la questione ucraina. Possiamo dire che in precedenza ci ha provato anche con la Moldavia, ottenendo solo un risultato parziale (Transnistria)? L'unico successo che mi viene in mente dal '90 è l'Ossezia del Sud, ma non possiamo dire che abbiano di fatto battuto gli USA. Se tu dai 2-3 lezioni di boxe a un tipo e questo il giorno dopo sfida un peso massimo e le prende, hai perso tu? Non credo proprio...

.

A questo punto nel discorso si inserisce Inuyasha Han'yō:

In questo video vengono elencati sette metodi per abbattere il regime di Pyongyang, mettendo fine all'annosa questione nordcoreana. E se uno di essi venisse attuato o fosse stato attuato in passato, magari prima che la Corea del Nord si dotasse dell'atomica?

.

Gli risponde Perchè No?, esperto di Estremo Oriente:

La cosa migliore da fare é di NON riunificare le due Coree, per i seguenti motivi:

1) Il costo: il Sud con eventuali alleati dovrebbero totalmente ricostruire da zero l'economia del Nord, modernizzare le infrastrutture, lottare con una massiccia disoccupazione, introdurre la proprietà privata, assicurare cibo, acqua e elettricità a più o meno 20 milioni di nuovi cittadini tra quali molti vivono senza tutto questo. In breve farebbe tornare la Corea del Sud, una delle potenze economiche del pianeta, allo status di paese del Terzo Mondo. Uno status che ha perso solo 20 anni fa. I milioni di Sudcoreani che hanno lavorato e i loro padri che si sono sacrificati per il miracolo economico non potranno mai accettarlo e neanche tentare il rischio. Anzi, io dico che la riunificazione coreana sarebbe la causa di una massiccia crisi economica mondiale.

2) Democratizzare il Nord o dedemocratizzare il Sud? Se prendiamo in considerazione lo scenario più brutale del video la riunificazione si farà con i Nordcoreani, almeno una parte. Non si potranno bandire tutti i membri del partito comunista nordcoreano, almeno una parte dovrà rimanere al suo posto per gestire, controllare e partecipare alle istituzioni della Corea unita (se non vuole essere solo una colonizzazione da parte del Sud). Questi membri non sono a favore della democrazia liberale e non potranno essere assimilati senza problemi. Però sono abituati a corruzione, nepotismo, burocrazia orwelliana e potrebbero contaminare il Sud con tutto questo (il Sud ha già suoi problemi di corruzione di per sé). La popolazione nordcoreana, poco abituata e non educata alla democrazia, potrebbe continuare a votare per delle facce conosciute (nordcoreane) o semplicemente lasciarsi prendere da leader populisti. La democrazia sudcoreana é giovane, molti leader attuali hanno lottato contro la dittatura, i giovani e la popolazione in generale sono molti impegnati nella vita politica, molti temono l'arrivo di 20 milioni di cittadini che non hanno questa storia di lotta democratica in comune con loro.

3) il razzismo tra Sud e Nordcoreani esiste, é conseguenza di ciò che ho detto prima. I pochi Nordcoreani che passano al Sud illegalmente sono generalmente mal visti: immigranti illegali, poveri, ignoranti, sospettati di essere spie, di essere legati alla mafia coreana e a diversi traffici. Sono degli Joseon del Nord diversi dai sudisti. Persino la lingua sta divergendo: il Nord parla il dialetto di Pyongyang con 70 anni di espressioni locali legate a una società diversa e al Partito. Il Sud parla la lingua classica, quella di Seoul, anche lei con 70 anni di particolarismi e americanismi. È sempre la stessa lingua ma la differenza si sente. Vi ricordate la discriminazione che ha toccato i Tedeschi dell'Est? Sarebbe cento volte peggio per i Nordcoreani.

Per me l'unica soluzione sarebbe una confederazione lasca con un paese/due sistemi per almeno una o due generazioni per lasciare il tempo di modernizzare la Corea del Nord e alzare lentamente il suo livello di vita. Questo senza un'eliminazione della dinastia dei Kim ma piuttosto con la loro collaborazione, se si vedono offrire un profitto in cambio.

.

Andrea Villa ne approfitta per chiedergli:

Piccola domanda a titolo di curiosità: che cosa accadrebbe per ipotesi, a livello sociale-economico-culturale, per la Corea del Sud se quella del Nord riuscisse a conquistarla ed occuparla permanentemente? Cioè, ipotizzando che qualsiasi tentativo di liberazione da parte degli Usa e dell'occidente fallisse?

.

Perchè No? non si fa certo pregare:

Immagino una resistenza assai intensa. Già militarmente le armi non sono rare in Sud Corea. Ci sono degli arsenali nei posti di polizia e i riservisti devono fare ogni anno un giorno di addestramento a usare le armi. L'ultimo anno di liceo include anche un'istruzione all'uso delle armi di guerra (una sola volta nell'anno). La Corea del Sud e tra i paesi dove il tasso di connessione é il più alto (oltre il 99 %), i cittadini potrebbero essere informati molto presto dell'attacco, comunicare tra di loro e con l'esterno.

I movimenti religiosi sono forti in Sud Corea e potrebbero mobilitare contro l'invasore del Nord ritenuto ostile al culto. La Chiesa Cattolica e i templi buddisti erano per esempio stati al centro delle lotte per la democratizzazione, dando asilo ai leader democratici in fuga. La parola di Papa Francesco in caso di conflitto sarebbe ascoltata e seguita. Immagino nei primi tempi delle ribellioni popolari, sopratutto tra i numerosi studenti dell'università, molto politicizzati. L'estrema-destra é pure forte e potrebbe fornire il grosso di un'eventuale guerriglia (non dimenticare che vivono nel ricordo della guerra di Corea, elevata al rango di storia fondatrice e gloriosa dall'estrema destra).

La Corea del Sud conta anche delle montagne e paesi rurali che potrebbero accogliere una guerriglia, é stato il caso durante tutte le invasioni della sua storia e i Giapponesi si ricordano benissimo delle "armate di virtù" comandate dai monaci buddisti. Senza parlare della costa meridionale, un caos di piccole isole dov'é facilissimo nascondersi. Probabilmente l'isola di Jeju rimarrebbe per un po' libera.

La vedo difficile per Pyongyang (lo scenario di un Sud che occupa il Nord sarebbe lo stesso difficile per i Sudisti). Immaginate un Sud-Coreano di 17 anni campione mondiale di First Person Shooter che diventa un eroe della resistenza contro l'oppressore comunista grazie a tutto il tempo passato a giocare a "Call of Duty"? Anzi, dimenticate tutto questo, ora devo vendere quest'idea a uno studio di Hollywood!

.

Andrea Mascitti aggiunge:

Perché, hai scritto qualcosa? ;-) Per quanto riguarda una possibile riunificazione, l'esempio, più simile é quello tedesco dove l'ovest solo dopo anni e anni é riuscito a riassorbire lo sforzo economico di aver incorporato l'est e nonostante, tuttora si vendono comunque le differenze. La Germania dell'Est però in compenso era molto più piccola rispetto a quella dell'ovest. Mentre le due Coree sono praticamente uguali come dimensioni ed inoltre la differenza economica mi sembra superiore rispetto a quella che c'era tra le due Germania. A essere ottimisti richiederebbe almeno 50 anni con grandi sforzi della Corea del Sud. Poi mi accodo a quello chiesto da Andrea Villa, come già detto se conosciamo le difficoltà che sono state necessario per convertire un sistema comunista in uno capitalista, invece l'inverso cosa porterebbe?

.

E MorteBianca suggerisce:

Avevo già visto il video, la proposta migliore è il Money Bombing. Perdita di vite umane minimizzata, interventismo estero virtualmente inesistente (con formazione di nuclei rivoluzionari spontanei) e se tutto va bene lo spargimento di sangue sarà bassissimo perché le guardie stesse non saranno più pagate. È impossibile convincere la Cina. La Cina non ha interesse a mollare la Corea del Nord, fa da cuscinetto naturale con gli Stati Uniti, e di contro non ha interesse ad annettere la Corea: cuscinetto neutralista perduto, espansionismo condannabile, la Corea del Nord ha un'economia disastrata che nessuno vorrebbe prendersi in carico. Inoltre essendo un paese diverso può sfruttarne i lavoratori (il neo-schiavismo affittabile Nord-Coreano), questo business cesserebbe di esistere se diventassero cittadini cinesi. La vedo dura.

.

Perchè No? torna alla carica:

Anch'io, il money bombing sembra la cosa più razionale. Si può iniziarlo con lo sviluppo del turismo. Sembra strano, ma il turismo nordcoreano sta crescendo davvero in questi ultimi anni. Turismo di Cinesi ma anche di altri paesi che fanno dei "Potemkin Tours", sotto stretto controllo ovviamente (mi ricordo qualcuno che ha fatto uno di questi viaggi, la sua guida nordcoreana era accompagnata da un "supervisore", un giorno la guida sembra aver detto qualcosa e il suo supervisore ha commentato: "La signora *** parla molto, eh?", facendola diventare silenziosa immediatamente!)

Ma, per essere sincero, c'é veramente un patrimonio storico e archeologico importante in Corea del Nord e i Nordcoreani se ne prendono molto cura (l'antica capitale Gaesong per esempio, molti templi, le tombe reali della dinastie Gojoseon, ecc.)

.

E ora, la parola di nuovo a Perchè No?:

Nel 2022 l'ONU ha approvato una riforma storica del diritto di veto. Questa riforma prevede che, se un membro permanente del consiglio di sicurezza usasse questo diritto, dovrebbe giustificarlo. L'assemblea generale sarebbe poi riunita per giudicare la validità del ricorso al veto. Non ho però trovato se l'assemblea generale potrà negare la validità del veto e respingerlo. Ovviamente non vuol dire che il diritto di veto perderà parte della sua efficacia: le discussioni all'assemblea generale saranno sempre lunghe e dominate dalle grandi potenze. La mia domanda ucronica sarebbe: come sarebbe cambiata la storia delle relazioni diplomatiche all'ONU se questa riforma fosse stata presente gia alla nascita dell'organizzaione? Quale sarebbe l'impatto sulla guerra fredda o sul conflitto israelo-palestinese se il diritto di veto potesse essere rovesciato?

.

Gli risponde Alessio Mammarella:

Una cosa è certa: il fatto che l'ONU funzioni male non significa che dovrebbe essere soppresso. L'ONU rappresenta una forma di democratizzazione del sistema politico internazionale, prima c'erano i "congressi" nei quali i rappresentanti delle potenze principali (e solo loro) e non si può tornare indietro a quel passato. Neppure se si pensa di sostituire le vecchie potenze con dei "blocchi continentali". Sono i singoli popoli che hanno diritto di essere rappresentati.
Fatta questa premessa, a me l'idea di giustificare il veto sembra già un passo avanti, anche se probabilmente i veti saranno spiegati attraverso il ricorso a informazioni propagandistiche. Le stesse che giustificano tipicamente le guerre di aggressione. Se tuttavia un voto dell'Assemblea Generale potesse superare il veto, tutto sarebbe più logico. Ci sarebbe equilibrio tra un privilegio delle potenze (che inevitabilmente, nel fondare l'ONU, se lo sono riservato) e la terzietà dell'istituzione ONU rispetto agli interessi particolari dei governi.
Tra l'altro, penso che l'uso del veto in consiglio sia già una sconfitta. Una potenza è tale quando riesce a persuadere gli altri paesi a seguire le sue direttive pacificamente. Se si ricorre alle armi, e si è nella necessità di proteggersi usando il veto in consiglio, secondo me è già una sconfitta.

.

Per chiudere, il parere in merito di Federico Sangalli:

L'innovazione è una buona notizia e sorprende anzi che sia stata approvata in cosi poco tempo e con tale sostegno unanime (è stata approvata per consenso, il che significa che nessun paese ha sollevato obiezioni in sede di dibattito tanto da non richiedere neanche una votazione formale).
Vorrei però fare una precisazione su quanto detto da Never: l'esistenza del potere di veto è esattamente quello che fa funzionare le Nazioni Unite come organizzazione internazionale, a differenza della Società delle Nazioni. La SdN è un pessimo esempio: non funzionava, era incapace di agire quanto è più dell'ONU e la questione della mermbership era cruciale a questa sua inadempienza. Il fatto che i paesi dissenzienti semplicemente si ritirassero piuttosto che far parte di un'associazione debole e contraria ai loro interessi non è un fattore di cui rallegrarsi ma bensì la ragione stessa della morte dell'organizzazione. Nei suoi ultimi anni la SdP era derisa come un "circle club", un "circolo da club" di paesi europei occidentali più qualche latino americano, con il grosso delle potenze mondiali e della popolazione della Terra (tra cui gli americani, i tedeschi, i russi, i giapponesi, gli spagnoli, gli italiani, i brasiliani) che semplicemente non erano rappresentanti. All'ONU nessuno stato si è mai ritirato (fatta eccezione, per un anno, l'Indonesia) e già questo ne afferma il maggior successo.

Se nel 1945 i sovietici e gli americani (soprattutto i primi) non avessero preteso il veto probabilmente si sarebbero ritirati alla prima crisi in cui fossero finiti in minoranza e oggi l'ONU sarebbe un'altra organizzazione fallita invece di essere, nonostante la sua debolezza nei frangenti più di stallo internazionale, ancora riconosciuta come un utile forum di discussione internazionale non polarizzata o monopolizzata da un'unica potenza o da un piccolo gruppo di potenze. L'ONU a dir la verità funzione benissimo ma non può sostituirsi gli stati che ne fanno parte: se questi scelgono la via del non negoziato l'ONU non può negoziare sopra le loro teste.

Il tema dell'allargamento del Consiglio di Sicurezza è tema ricorrente ma vorrei sottolineare che il problema dei membri permanenti in realtà è un altro e cioè che siano permanenti. Se anche decidessimo di affiancare altri paesi (Germania, Giappone, India e Brasile lo chiedono da tempo)ai cinque membri storici in base al principio che ormai la situazione si è evoluta e dunque il consiglio deve adeguarsi introdurremmo un principio facilmente contestabile: in base a cosa un paese è ritenuto pronto per tale passo? La demografia? La potenza militare? La crescita economica? I parametri con cui un paese passa da media a grande potenza non sono chiari e la decisione diverrebbe inevitabilmente politica. Inoltre dopo qualche anno altri paesi potrebbero di volta in volta chiedere di essere aggiunti alla luce del mutato contesto internazionale. Poiché i membri permanenti non possono essere rimossi in alcun modo si formerebbe un consiglio sempre più largo di paesi inamovibili che inevitabilmente rappresenterebbe una visione distorta del ruolo del consiglio (il gabinetto delle potenze, pur corretto col consenso elettivo dei membri eletti) a favore di una diluizione in una copia dell'Assemblea Generale. Una riforma reale dovrebbe invece rendere elettivo l'intero consiglio: in questo modo la sua composizione rappresenterebbe sempre gli attuali rapporti di potenza e allo stesso tempo il carattere democratico dell'ONU, mentre allo stesso tempo una grande potenza, se davvero tale, dovrebbe essere in grado (anzi, si spera sia incoraggiata in tal senso) di conquistare maggior consenso tra i paesi del mondo.

Concludendo: credo che le Nazioni Unite restino un utile strumento per il perseguimento della stabilizzazione del sistema internazionale.  Il potere di veto è ed è stato uno strumento ostruzionista, iniquo e anti-democratico ma, considerando come il sistema internazionale non funzioni né sia minimamente avvicinabile a una società democratica, rappresenta purtroppo un compromesso necessario al funzionamento di tale sistema: senza di esso infatti le superpotenze sarebbero incentivate a ritirarsi dall'organizzazione visto che le potenze medie e piccole, spinte dal naturale principio geopolitico del compattarsi contro il più forte per bilanciarne il potere e assecondate dalle superpotenze rivali di turno, tenderebbero a votare risoluzioni che ne limitino il campo d'azione, spingendole a ritirarsi da quella che verrebbe percepita (e in realtà è già percepita, per esempio, in forti segmenti della società americana) come un'organizzazione dominata da spinte contrarie agli interessi nazionali. il ritiro delle superpotenze causerebbe l'immediata crisi e morte delle Nazioni Unite così come il ritiro delle grandi potenze sancì la fine della Società delle Nazioni. Come ho detto, purtroppo si tratta di qualcosa al momento inevitabile: anche se oggi la Russia auspica un maggior multilateralismo, l'istituzione dell'odierno diritto di veto si deve a una proposta sovietica nel 1945, legata al (comprensibile) timore di Mosca di aderire a un'organizzazione che all'epoca era dominata dai paesi occidentali (basti pensare che dei cinque membri permanenti quattro erano capitalisti e filo-americani, il che rendeva i russi un poco restii a impegnarsi); anche se oggi la Cina è la superpotenza più pro-ONU in circolazione (per via dei principi fondativi dell'organizzazione - rispetto dell'integrità territoriale, sovranità nazionale, multilateralismo, coesistenza pacifica, sviluppo commerciale e culturale -, tutti molto apprezzati da Pechino) non si può negare che uno degli elementi di questo orientamento è la sicurezza garantita dal diritto di veto cinese, che permette a Pechino di vedere le Nazioni Unite unicamente come un'organizzazione in grado di perseguire determinati interessi e ideali coincidenti e non come una potenziale minaccia alla sovranità cinese; negli stessi Stati Uniti l'attuale giurisprudenza statunitense renderebbe qualunque membership USA delle Nazioni Uniti in assenza di diritto di veto un fatto incostituzionale in quanto la Costituzione viene interpretata come a dare al governo statunitense il potere completo sulla decisione di inviare truppe, imporre embarghi o dichiarare o meno guerra mentre la Carta dell'ONU dice esplicitamente che tale potere è subordinato alle decisioni dell'organizzazione. Lo scontro su questo punto spinse gli Stati Uniti a non aderire alla Società delle Nazioni nel 1919 mentre in questo caso il diritto di veto ha evitato tale cortocircuito in quanto i giuristi americani sanno che l'ONU non potrà mai imporre al governo USA di inviare truppe all'estero se lui stesso non è d'accordo.

Quando ai contributi delle Nazioni Unite non vanno dimenticati gli oltre settanta interventi di peacekeeping da parte dei Caschi Blu in giro per il mondo. Anche se una manciata di essi si sono conclusi in modo fallimentare, la maggior parte ha avuto ricadute positive sui paesi interessati e questa sicuramente è una cosa che nessun club filantropico avrebbe mai potuto fare. Oltre a questo e al netto della burocrazia ONU che resta grande e impegnativa, le numerose branche dell'organizzazione hanno fatto molto per alleviare le sofferenze di molte persone in giro per il mondo: la FAO resta la principale contributrice contro la fame nel mondo, l'OMS ha ottenuto risultati significativi in vari continenti, come l'eradicazione della polio e la sintetizzazione di un vaccino contro l'Ebola. Il diritto internazionale che noi conosiamo, dalla legge internazionale di base alle minuzie del diritto marittimo, è stato codificato tramite convenzioni negoziate dalle Nazioni Unite. I criminali di guerra della Iugoslavia, dell'Africa Centrale e via dicendo sono stati processati e condannati sulla base di risoluzioni ONU che istituivano i tribunali internazionali che li hanno tratti in giudizio. So che un facile e bieco cinismo ci ha abituati da qualche anno a questa parte a dire che "tutto va male, tutto va peggio" e senza dubbio i problemi sono gravi e dirompenti ma non per questo dovremmo ignorare o sminuire i risultati positivi che nei decenni scorsi l'umanità è stata capace di conseguire.

.

Se volete farci conoscere il vostro parere, scriveteci a questo indirizzo.


Torna indietro