L'Olanda nella Prima Guerra Mondiale

di Konstantinos XI


Ed ecco come Konstantinos XI ha riscritto nel suo sito "Basileia Total War" l'ucronia di Falecius dedicata all'intervento dell'Olanda nella Prima Guerra Mondiale:

.

1914

28 Luglio - L’Austria dichiara guerra alla Serbia. Belgrado bombardata.

29 Luglio - Mobilitazione parziale russa.

30 Luglio - Mobilitazione generale della Russia.

31 Luglio - La Germania annuncia il Kriegsgefahrzustand (emergenza militare). Ultimatum alla Russia e alla Francia.

2 Agosto - Truppe tedesche invadono il Lussemburgo. Mobilitazione belga e francese. Il Kaiser invia un nota alla regina Wilhelmina d’Olanda e al Re Alberto del Belgio richiedendo il libero passaggio delle forze tedesche. Il Belgio rifiuta immediatamente. Wilhelmina si consulta col suo capo di Stato Maggiore gen. Snijders, che ammette di non poter difendere efficacemente il paese e di temere un’invasione britannica. Wilhelmina teme che il suo paese diventi un campo di battaglia, il che accadrebbe se si schierasse con l’Intesa. Acconsente al passaggio delle forze di von Kluck, a condizione che due divisioni tedesche vengano dislocate nelle Isole Frisoni e in Brabante per garantirne la “neutralità”. La Germania dichiara guerra alla Francia.

3 Agosto - Ultimatum tedesco al Belgio. Occupazione del Lussemburgo. L’Olanda mobilita. 
Von Moltke ordina di implementare il piano Schlieffen nella sua interezza. La Prima armata tedesca si schiera lungo il confine con i Paesi Bassi.

4 Agosto - La Prima Armata tedesca di von Kluck attraversa il Limburgo olandese e piomba alle spalle di Liegi. Il Belgio dichiara guerra all’Olanda e alla Germania. Ultimatum inglese alla Germania.

5 Agosto - Crollo dell’esercito belga nell’est. Dichiarazione di guerra inglese alla Germania.

8 Agosto - La Gran Bretagna, la Francia, la Serbia e la Russia dichiarano guerra all’Olanda.

13 Agosto - Anversa si arrende ai tedesco-olandesi.

18 Agosto - Il Giappone dichiara guerra agli Imperi Centrali e all’Olanda.

20 Agosto - Truppe olandesi e tedesche occupano Gent, Ostenda e Ypres.
Il corpo d’armata che Moltke ha tolto a von Kluck per rinforzare la Lorena e la Prussia è parzialmente sostituito da forze olandesi, anche se molte devono restare a difendere il paese da raid costieri inglesi. La Kriegsmarine disloca unità a Rotterdam ed Anversa.

Settembre - Battaglia dell’Oise. Von Kluck raggiunge e supera la Somme , e si avvicina a Parigi da nordest. C’è un varco nello schieramento nel settore della Marna, tra la Prima e la Seconda armata. Gallieni riesce a sfruttarlo per rallentare l’estrema destra tedesca e stabilizzare il fronte salvando Parigi. 
L’Australia occupa la Nuova Guinea Olandese e Tedesca. Forze inglesi dalla Guyana invadono Suriname. La Francia conquista le Antille Olandesi Settentrionali. I giapponesi avanzano in Indonesia e assediano Batavia dal mare, generalmente accolti come liberatori dagli indonesiani. 
I tedeschi ottengono una grande vittoria sulla Russia a Tannenberg.

Ottobre - In Sudafrica, il “Bitter-ender” afrikaner Col. Maritz, incaricato dal Primo Ministro Sudafricano Louis Botha di invadere l’Africa sud-occidentale tedesca (ASOT) si ammutina il 12 Ottobre, affermando tra l’altro che rifiuta di combattere contro la “madrepatria” olandese. 
Il 17 ottobre, la regina Wilhelmina tiene un accorato discorso ai "fratelli lontani" del Sudafrica, esortandoli a ribellarsi a Londra, e partecipare alla "grande riunificazione della patria comune, alla restaurazione della gloria delle antiche Province Unite, di cui voi, Afrikaner, siete un così orgoglioso e possente virgulto". 
Ben presto Maritz viene seguito da molti alti ufficiali dell’esercito tra cui il Gen. De Wet, che occupa Pretoria, e lo stesso Generale Smuts, Ministro degli Interni. Il primo ministro del Dominion, l’ex generale boero Louis Botha, eroe della guerra contro gli inglesi, dopo molte esitazioni, accetta di guidare un Sudafrica indipendente. Le forze sudafricane leali alla Gran Bretagna vengono facilmente sopraffatte. Londra non sa che fare. Città del Capo, insufficientemente difesa da forze fedeli al Dominion, cade il 30 ottobre. Maritz e Botha si dichiarano consoli reggenti e De Wet vicerè in nome di Wilhelmina,che viene proclamata "Imperatrice d'Afrika". Ordine alle truppe sudafricane di invadere il Bechuanaland (oggi Botswana), dichiarazione di guerra a Francia, Gran Bretagna e Russia. 
Il Kaiser, su consiglio del Feldmaresciallo von Hindenburg decide di riconoscere agli alleati afrikaner il possesso della parte meridionale dell’ASOT, che Maritz aveva occupato, ed assegnare il comando delle truppe coloniali tedesche di tutta l’Africa al Generale Paul Emil von Lettow-Vorbeck, già veterano di campagne in Cina, ASOT e Camerun, ed attuale comandante delle guarnigioni in AOT, piuttosto che al generale Lothar von Trotha, favorito del Kaiser, celebre per i massacri durante la rivolta ottentotta del 1904, e già rimpatriato per le proteste dell’opinione pubblica a seguito di spaventose atrocità sui nativi. 
Sul fronte occidentale quello che resta delle forze britanniche non dispone dei porti di Calais e Boulogne per i rifornimenti, ed è stato investito in modo molto pesante dalla avanzata tedesca. Parigi resiste (ma è minacciata molto più da vicino che nella nostra storia dopo la Marna). 
Coi sottomarini tedeschi liberi di scorrazzare nella Manica, i rifornimenti inglesi alla Francia sono messi a dura prova. La Germania dichiara che la Manica è zona di guerra è che ogni nave in quel tratto di mare sarà affondata, mentre nelle altre acque britanniche le navi neutrali saranno al sicuro. 
Intanto il Togo tedesco è spartito tra Francia ed Inghilterra, mentre i giapponesi prendono Batavia e occupano le isole di Giava e Celebes, Bali, Lombok, Flores, Sumbawa, le Molucche e il resto delle isole della Sonda. Il Borneo e Sumatra vengono divisi tra Malesia Britannica e Giappone nel corso di mesi di Novembre e Dicembre. I giapponesi si prendono la parte più grande: la Gran Bretagna ha poco interesse ad estendersi nell’area a parte le isole attorno a Singapore, la zona di Aceh e la valle del Kapuas. 
Il governo francese è consapevole che la resa significa la fine effettiva dell’indipendenza nazionale, e quello inglese che una Germania vittoriosa oscurerebbe la potenza britannica. 
La Serbia resiste ancora efficacemente agli austriaci, e fuori d’Europa la guerra va a favore dell’Intesa. 
Nell’inverno 1914-1915 operazioni di guerra di movimento sono impossibili. I francesi, con un modesto aiuto inglese, riescono a trattenere i tedeschi a pochi chilometri da Parigi almeno fin quando una stabilizzazione dei fronti non è resa necessaria dalla stagione verso la metà di novembre. 
Inverno di trincea.

Dicembre - Gli stati indigeni sud africani del Basutoland (oggi Lesotho) e Swaziland, che erano rimasti a fianco della Gran Bretagna, vengono schiacciati dalle truppe afrikaner comandate da Maritz e tedesche al comando di Victor Franke, arrivate dall’Africa Tedesca del Sud-Ovest su ordine di von Lettow-Vorbeck; la successiva guerriglia è rapidamente sconfitta.

1915

Gennaio - Gli inglesi della colonia del Capo assaggiano la medicina che le loro forze avevano propinato ai Boeri quindici anni prima: i campi di concentramento (chiamati lager in Afrikaans).

Febbraio - La Bulgaria rompe gli indugi ed invade la Serbia a fianco degli Austro-tedeschi appena la stagione delle operazioni riprende. Il paese viene spartito, tra Austria a nord e Bulgaria a Sud.

Marzo - La grave sconfitta del colonnello Miani a Gasr Bu Hadi in Tripolitania e la proclamazione della Repubblica Libica impensieriscono Roma (HL: si dice il ministro delle Colonie, Ferdinando Martini, girasse urlando “Peggio di Adua!” quando gli giunse da Tripoli il telegramma della disfatta) al punto che si decide di continuare a trattare con l’Austria facendosi pagare la neutralità, anche in considerazione di una situazione militare favorevole alla Germania. Si elaborano piani per riconquistare la colonia libica ribelle.

Aprile – Gli ultimi resti sconfitti dell’esercito serbo in rotta sono soccorsi in Albania dai francesi e dagli inglesi; la Grecia tentenna ed il Primo Lord dell'Ammiragliato Churchill, reputando troppo impegnative sia l’operazione pianificata contro Gallipoli che lo sbarco di truppe a Salonicco richiesto dagli alleati francesi da affiancare ai resti dell’esercito serbo per marciare contro gli austro-bulgari, decide invece di dirottare le truppe serbe a rinforzare invece l’esercito imperiale anglo-indiano in Iraq. 
In Occidente sfiancante guerra di posizione attorno Parigi, in Polonia i tedeschi ottengono impressionanti successi contro i russi, ma nessuna vittoria decisiva. In Armenia i Russi faticano ad avanzare, mentre i Turchi deportano e massacrano la popolazione locale cristiana. I sottomarini tedeschi imperversano nella Manica. Attorno Parigi vengono usati i gas ( dai tedeschi) e i carri armati (dagli inglesi). Le condizioni dei soldati al fronte peggiorano vistosamente. 
Nel corso dell’estate i ribelli libici respingono un tentativo di sbarco italiano a Zliten. Il governo italiano decide di avviare trattative con i Senussiti per isolare l’ala radicale e repubblicana della ribellione, che fa capo a Ramadan Shatawi e alla tribù dei Sef en-Nasser tra loro storicamente ostili ma uniti nel combattere gli italiani. Visto l’isolamento e la debolezza italiane e un certo grado di appoggio da parte degli Imperi Centrali, però, i capi della rivolta rifiutano qualsiasi accordo, e al massimo sono disposti ad una alleanza, posto che l’Italia riconosca l’indipendenza libica. Il fallimento determina la fine politica di Martini, sostituito alle colonie dal nazionalista Volpi, che immediatamente decide di usare il pugno di ferro e organizza una costosa spedizione con due divisioni nazionali e tre coloniali di ascari eritrei. Il prestigio del governo è in bilico nonostante l’Austria finalmente accetti di cedere il Trentino italofono in cambio della neutralità. Gli irredentisti protestano, ma il governo è ormai concentrato sulla Libia.

Settembre – Gli Anglo-Indiani espugnano Baghdad. Il Giappone, che è di fatto fuori dalle operazioni militari dopo la caduta delle Indie Olandesi e dell’Oceania tedesca, si prepara ad intavolare trattative di pace.

Novembre – Il protettorato inglese del Bechuanaland è completamente occupato dagli Afrikaner sotto il comando di De Wet ed annesso all’Afrika.

Dicembre - L’ambasciatore giapponese negli Stati Uniti contatta i suoi omologhi tedesco, olandese ed austro-ungarico offendo un trattato di pace in cambio dei territori conquistati, senza del tutto escludere la possibilità per l’Olanda di riavere almeno Sumatra alla fine del conflitto. Gli olandesi rifiutano, ma la Germania offre in cambio all’alleato un boccone assai più appetitoso: le province belghe di lingua fiamminga e, in caso di vittoria, parti degli imperi coloniali inglese e francese. 
Le trattative segrete procedono.

1916

La Danimarca cede agli USA le Isole Vergini Occidentali. (HL)

Febbraio - La Germania annette il Granducato del Lussemburgo ed il lussemburgo belga, accorpandoli sotto lo scettro del Granduca Federico II di Oldenburg, assegna le province neerlandofone del Belgio all'Olanda, che le annette. Questo sia per ridurre le forze e le spese necessarie all'occupazione, che per compensare l'Olanda della perdita delle Indie Orientali, ormai ritenuta inevitabile dagli alti comandi e "prezzo da pagare" per il ritiro dei giapponesi dal conflitto. Parte della popolazione fiamminga è ben contenta del cambiamento, anche perché dopo la dura occupazione militare il ritorno al governo civile è il benvenuto. Non così a Bruxelles, anch'essa assegnata all'Olanda, che è un'isola francofona nella campagna fiamminga. La regina Wilhelmina visita la città nel tentativo di placare le proteste, ma viene fischiata dalla folla, in contrasto con la buona anche se non calorosa accoglienza che riceve ad Anversa, Gent, Bruges ed Ostenda. 
Il resto del Belgio viene amministrato da un’amministrazione mista civile e militare, come carta da giocare in previsione di un possibile negoziato con la Francia.

3 Marzo - La Germania, che spera di annetterne le colonie africane, dichiara guerra al Portogallo, a seguito di vari incidenti navali con navi e sottomarini tedeschi.

Marzo - Gli Stati Uniti avvisano la Gran Bretagna dell'esistenza di trattative nippo-tedesche. L'apporto militare del Giappone è relativamente piccolo (visto che è limitato al sud-est asiatico nemmeno difeso troppo energicamente tra l’altro dagli imperi centrali), ma prezioso per la difesa dei possedimenti asiatici dell'Intesa, e ha un certo valore economico. Alla fine la Gran Bretagna accetta di cedere tutta Sumatra e le isole Bangka e Belitung al Sol Levante per mantenerlo in guerra. La Malesia Britannica viene ingrandita con gli arcipelaghi Riaw, Lingga e Natuna, a sud e a est di Singapore, e l'ex sultanato di Pontianak nel Borneo occidentale, comprendente il bacino del fiume Kapuas. I Giapponesi restano dunque in guerra e, a causa di rivolte antifrancesi (probabilmente sostenute dagli Imperi Centrali) in Vietnam, inviano truppe per reprimere la rivolta e pacificare l’area, evitando alla Francia un ulteriore sforzo, ma indebolendone la presa sull'Indocina.

Aprile - Rivolta araba. Le forze del principe Hashimita Faysal e del Colonnello Lawrence scacciano gli Ottomani dallo Hijaz e invadono la Transgiordania. In Egitto, le truppe di Allenby scacciano gli Ottomani dal Sinai e prendono Gaza. Comincia la battaglia della Palestina. 
In Irlanda scoppia la sanguinosa rivolta di Pasqua. L'esercito inglese già in difficoltà si trova con un altro fronte. Sottomarini tedeschi inviano rifornimenti ai ribelli. La Germania e l'Olanda riconoscono un’Irlanda indipendente. Le atrocità inglesi nella repressione suscitano sdegno negli Stati Uniti, ma vengono oscurate dalle notizie del genocidio armeno di Enver Pascià. 
Intervento degli Stati Uniti in Messico per catturare Pancho Villa, che gli sfugge e continua a combattere contro il governo di Carranza. 
Graduale escalation della presenza americana nel corso del 1916 che obbliga Carranza a chiederne il ritiro per salvaguardare la sovranità del Messico. 
Le forze tedesche nell’ASOT, rinforzate da truppe Afrikaner, sotto Franke invadono l’Angola portoghese. Altre forze afrikaner attaccano in Mozambico. La progettata invasione della Rhodesia dal Bechuanaland viene rinviata, dando respiro alle magre forze rhodesiane impegnate in Africa Orientale tedesca (AOT).

Luglio - La Spedizione di Volpi raggiunge Tripoli e Homs e sbarca circa diecimila soldati tra italiani ed ascari eritrei. I primi mesi vengono trascorsi ad assicurare il controllo della costa, in particolare di Zliten e Sirte. 
Le trattative coi Senussiti, seppure senza convinzione, procedono: gli italiani occupano Tobruch ma lasciano stare il resto della Cirenaica, riuscendo per il momento ad impedire ai Senussiti di prestare aiuto a Shatawi in Tripolitania.

Agosto - Truppe austriache e bulgare invadono l'Albania. Il ministro greco filo-occidentale Venizelos viene destituito ed incarcerato su consiglio di Berlino, è sostituito da Alexandros Zaimis, più vicino al re Costantino. La Grecia entra in guerra a fianco degli Imperi Centrali. 
Sconfitta rovinosa dei russi, dopo una promettente avanzata nella Galizia austriaca sotto la guida del generale Brusilov, nella battaglia di Leopoli. 
L'Albania viene spartita tra Austria, Bulgaria (che ottiene Corizza)e Grecia (territorio a sud del Semeni, come compenso per l'entrata in guerra); l'Italia riceve la baia di Valona, le isole vicine ed il relativo porto, mentre la sua missione militare a Durazzo viene sgomberata e sostituita da una austriaca.

28 Agosto – Disastrosa sconfitta militare e morale della Francia con la caduta della fortezza strategica di Verdun, dopo quattro mesi di guerra di logoramento.

Settembre - Caduta di Lourenço Marques (oggi Maputo, in Mozambico), alle truppe afrikaner. 
La Romania, dopo una lunga esitazione, entra in guerra a fianco degli imperi centrali con la promessa dell’agognata Bessarabia russa. 
Il Franke e le sue truppe tedesche avanzano in Angola.

Ottobre – In Etiopia, un complotto per rovesciare l'Imperatore Ligg Iyasu, guidato da Ras Tafari Makonnen e altri esponenti pro-intesa nella Corte, viene scoperto quando alcuni nobili coinvolti, disperando delle possibilità dell'Intesa di vincere la guerra, lo abbandonano e lo denunciano. 
I capi del complotto vengono esiliati in zone remote del paese, e privati gran parte delle loro cariche. Iyasu decide di risparmiare loro la vita in virtù dei meriti di alcuni di loro, o della loro appartenenza alla famiglia reale. Tra gli esiliati ci sono molti dei maggiori ecclesiastici copti del paese, preoccupati dalle sempre più marcate tendenze filo-islamiche di Iyasu. L'Imperatore ne approfitta per decapitare la gerarchia religiosa. 
Muore Francesco Giuseppe, Imperatore d'Austria e re d'Ungheria. Gli succede Carlo I, suo pronipote, che avvia trattative segrete per porre fine alla guerra e dare all'Austria maggior spazio di manovra rispetto alla Germania. L'unico risultato sarà la firma di un armistizio, formale ed inutile, tra Austria e Giappone 
Il governo giapponese mira ad impadronirsi dell’Indocina, per cui denuncia un complotto degli Imperi Centrali per far entrare il Siam in guerra provocando simultaneamente una nuova rivolta nell'Indocina Francese ed in Birmania. Considerata la notevole agitazione e la scoperta di un complotto simile in India, gli inglesi non stentano a crederci. Il Giappone (affiancato da una pletorica forza vietnamita dell'esercito francese) invade il Siam per terra e per mare, occupando nel tragitto punti strategici dei protettorati francesi di Cambogia e Laos.

Novembre - La campagna elettorale per le presidenziali negli USA è condizionata dai rapporti USA-Messico, con Wilson favorevole ad un atteggiamento morbido ed i repubblicani propensi ad una invasione. Viene eletto il candidato repubblicano Hughes. 
Iyasu dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna (ed Egitto) per aver appoggiato il tentato colpo di stato e si allea formalmente a Mohammed Hassan, detto "Mad Mullah" dai suoi nemici inglesi, un capo somalo che combatte per l'indipendenza del suo paese (diviso tra Etiopia, Francia, Italia e Gran Bretagna), e governa un piccolo territorio sotto formale protettorato italiano.

Dicembre - Il grosso delle forze italiane, due divisioni coloniali ed una nazionale (su un totale di cinque) sferra un assalto contro Misurata, la capitale libica, sperando di catturarla al primo colpo. hanno però un'amara sorpresa: l'ex ufficiale del genio dell'esercito turco Mirza Suleyman Bey, che ha già combattuto in Libia nel 1911-12, è con i ribelli, e ha consigliato loro fortificare Misurata con trincee, terrapieni e nidi di mitragliatrici. Benché Shatawi si fosse inizialmente opposto, preferendo affrontare il nemico a viso aperto, il parere di Mirza viene accolto, e gli italiani subiscono perdite consistenti alla prima offensiva. Anche se non si tratta di una sconfitta come Adua o Gasr Bu Hadi, è un brutto colpo. Misurata diventa una Verdun tascabile nel deserto. 
Gli eserciti etiopici invadono con successo Gibuti (assediandola), Somaliland e Kenya nord-orientale, mentre il tentativo di tagliare le linee inglesi in Sudan lungo il Nilo viene respinto dalle truppe egiziane. 
Il Siam non esiste più e viene spartito dall'Intesa in tre zone. L'est, che appartiene al bacino del Mekong, è unito al Laos ( di fatto sotto controllo nipponico), l'ovest, col Karenland e la fascia di territorio che collega la Birmania alla Malesia, all'India britannica, e il cuore del paese, il bacino del Menam con la capitale Bangkok, annesso all'Impero Giapponese. Le due potenze dell’Intesa sono troppo preoccupate in Europa ed Africa per potersi permettere di diffidare del Giappone. Ma gli Stati Uniti (e l’Australia) sono sempre più allarmati.

25 Dicembre - La chiesa d'Etiopia proclama la propria autocefalia (Chiesa Salomonica Copta d’Abissinia) e l'Imperatore ne diventa capo, con potere di nomina su tutti i vescovi e sul patriarca. Il Papa di Alessandria d'Egitto, capo della chiesa copta, scomunica l'autocefalia salomonica e tutti i suoi seguaci. I Copti rimasti fedeli ad Alessandria sono esclusi dall'editto di tolleranza religiosa applicato a tutto l'impero etiopico.

La guerra sui mari fino al 1917

Grazie agli sforzi dei giapponesi e dell’Impero Britannico la marina tedesca e quella olandese sono espulse dal pacifico e dall'Oceano Indiano entro il 1915. La flotta britannica è in grado di isolare l'Afrika dai suoi alleati europei, le scarse forze navali bulgare, turche e rumene vengono cacciate dal Mar nero rispettivamente nel 1915, 1916 e 1917 dalla flotta russa. 
Le grandi contrapposizioni navali hanno luogo nel Mediterraneo, nella Manica e nel Mar del Nord. 
Nel Mediterraneo le frotte inglese e francese si contrappongono a quella turca (anche se in realtà le navi sono tedesche), austriaca e greco-balcanica (serba, bulgara e rumena), senza che nessuno dei due schieramenti riesca a prevalere e senza grandi battaglie. 
Nella Manica e nel mare del Nord, si concentrano il grosso della flotta sia inglese da un lato che tedesco-olandese dall'altro. Nel 1916 c'è il grande scontro tra i due campi, la cosiddetta battaglia dello Jutland. L'Inghilterra con la sua flotta tenta di imporre un blocco navale a Germania ed Olanda, mentre i tedeschi usano i sottomarini per bloccare le comunicazioni tra Francia e Gran Bretagna, danneggiando il commercio inglese, il che ha accresciuto l'ostilità con gli USA. (Tuttavia in questa TL non c'è l'incidente del Lusitania e la guerra sottomarina è molto limitata, concentrandosi sulla Manica.) Nessuno dei due schieramenti riesce a “vincere” la battaglia dello Jutland, ma grazie a rinforzi olandesi la marina tedesca obbliga quella inglese a ritirarsi nelle sue basi in Scozia con serie perdite. La Gran Bretagna ha serie difficoltà a far funzionare il blocco navale, anche per l’atteggiamento ostile della Norvegia, mentre i sottomarini tedeschi scorrazzano indisturbati. In ogni caso dopo la battaglia dello Jutland anche la flotta di superficie olandese-tedesca ha subito perdite che le impediranno di dominare nelle fasi finali della guerra.

Dipinto di Sandro Degiani (cliccare per ingrandire)

1917

Gennaio - A causa dell'intervanto etiopico, le forze di Allenby in Palestina vengono trasferite in Sudan. Gli eserciti Hashimiti di Faysal e Lawrence entrano a Gerusalemme e Damasco, accolti come liberatori.

Febbraio - La spaventosa carestia provocata dalla guerra in Siria e Libano sfocia in una rivolta generale all'avvicinarsi degli arabi. Gli Assiri, alleati degli inglesi, si rivoltano sull'Alto Tigri e conquistano Diyarbakir, per poi muovere a nord per ricongiungersi con i Russi, tenuti a freno in Armenia dal generale turco Enver Pascià. 
L'Impero Ottomano è al collasso. 
Un’ offensiva austro-bulgaro-romena sul basso Danubio respinge i Russi sulla linea del Bug. Nei territori occupati ad oriente dello Dnestr viene insediato un governo provvisorio ucraino filotedesco, controllato dallo hetman cosacco Petljura. 
Rivolte per il pane a Parigi, Pietrogrado e Mosca, ammutinamenti di massa nell'esercito zarista e nelle denutrite divisioni portoghesi sul Fronte Occidentale.

Marzo – Le truppe inviate dallo zar a reprimere le proteste e le sommosse popolari a Pietrogrado solidarizzano con gli insorti ed assumono il controllo della capitale russa. Viene istituito il Soviet degli operai, degli studenti e dei soldati di Pietrogrado, che assume il controllo della città, ed è ben presto imitato nelle altre maggiori città del paese; i diversi gruppi socialisti, in maggioranza menscevichi, controllano la nuova assemblea. Lo zar, resosi conto di non avere più il controllo della situazione né al fronte né nella sua capitale, e di non poter più contare sulla lealtà dell’esercito, abdica in favore del fratello, granduca Michele, che a sua volta rinuncia al poter due giorni dopo. Un governo provvisorio guidato dal democratico costituzionale (cadetto) principe L’vov, a cui partecipano cadetti ed ottobristi (espressioni della borghesia e della parte più illuminata dell’aristocrazia) con l’appoggio esterno dei menscevichi e di parte dei social-rivoluzionari, assume il potere in Russia e decide di continuare la guerra, scontentando notevolmente i soviet. 
In Austria, influenzato anche dagli eventi russi, Carlo I decide di risolvere alcuni problemi interni all'Impero. Suo fratello, l’Arciduca Massimiliano Eugenio d’Asburgo-Lorena viene incoronato a Belgrado Viceré di Serbia. La Serbia diviene un nuovo regno assieme al Kosovo, la Bosnia-Erzegovina viene divisa in due parti, il nord e l’est serbo-bosniaci vengono incorporati nel nuovo regno serbo, il sudest croato e cattolico assieme all'Epiro (Albania settentrionale) vengono uniti al Regno di Dalmazia. La capitale del nuovo regno serbo continua ad essere Belgrado. Il serbo-croato viene riconosciuto lingua ufficiale assieme alle altre dell’Impero. In qualche modo l'aspirazione serba ad annettere la Bosnia, che aveva causato il conflitto, viene così soddisfatta. La Serbia fa ora parte dell'Impero Austro-Ungarico come "regno associato”, in termini simili a quelli dell'Ungheria. Con quello che passerà alla storia come il "secondo compromesso (zweite ausgleich)", Carlo riforma l’Impero come unità federale, concedendo un’autonomia economica ed amministrativa pressoché totale ai vari regni che compongono l’Impero, mantenendo come prerogativa imperiale unicamente questioni di politica estera e militare, mentre l’Imperatore rimanendo titolare di tutte le corone è riconosciuto come unico capo di stato della federazione. Carlo I, per evitare malumori, preferisce scegliere come suoi Viceré persone fidate e capaci, ma al contempo moderatamente vicine ai sentimenti nazionalistici del vicereame che andranno a governare. Vengono così a costituirsi i parlamenti e le milizie nazionali dei Regni di Boemia, Ungheria, Croazia, e Serbia. 
Il conte Mihaly Karoly, il più illuminato dei leader ungheresi, appena nominato Primo Ministro d’Ungheria attua immediatamente la vecchia proposta sul suffragio universale maschile (lo farà davvero, nel 1918, anche nella HL) e alle elezioni previste in Luglio otterrà una maggioranza schiacciante. 
In Serbia, Bosnia ed Albania vengono reclutate truppe che vengono inviate a presidiare la frontiera con l'Italia liberando divisioni croate e magiare per il fronte orientale. 
Il piccolo regno di Montenegro viene consegnato all’Italia (per accontentare la Regina Elena, figlia del re Nikita).

Aprile - La Bulgaria sgombera il Kosovo meridionale, dove viene insediata l'amministrazione asburgica, nel giubilo della popolazione locale, sia serba che musulmana, esausta dopo quasi due anni di una durissima occupazione militare bulgara. In cambio, con un accordo segreto, allo Czar bulgaro viene promessa l’annessione della Rumelia, della Macedonia e lo sbocco sul mare tra la Maritza e lo Struma, in caso di crollo dell'Impero Turco. 
Con l’Impero Russo in profonda crisi, la Finlandia proclama l’indipendenza sotto la guida del maresciallo Mannerheim. 
Gran parte delle forze britanniche ed indiane in Iraq sono ritirate e trasferite in Africa Orientale, lasciando le proprie posizioni alle riorganizzate forze arabe di Faysal e Lawrence. 
Gli Stati Uniti dichiarano guerra al Messico. Il Nord del paese è invaso dalle forze del generale Pershing.

Aprile/Maggio - Tutte le truppe rhodesiane ed inglesi in AOT (rafforzate dal contingente anglo-indiano reduce dell'Iraq) vengono ritirate per fronteggiare gli afrikaner, che sotto Maritz e Botha stanno invadendo la Rhodesia del Sud ed il Mozambico, lasciando campo libero al colonnello von Lettow-Vorbeck in AOT. von Lettow e la sua schutztruppen avanzano verso nord, per ricongiungersi con gli etiopici in Kenya. Gli inglesi controllano ancora i porti della AOT ed di belgi i propri territori occidentali sul lago Tanganica, ma non hanno modo di avanzare perché le popolazioni dell'interno sono compatte nell'appoggiare i tedeschi. I coloni della Rhodesia resistono con tutte le forze ai Boeri, opponendo una spietata guerriglia.

Giugno - Gli arabi hashimiti si ricongiungono sul medio Eufrate. Vittoria sui Turchi ad Aleppo. 
Gli Assiri, alleati dell'Intesa ("il nostro alleato più piccolo" disse Lloyd George) ottengono una serie di vittorie sulle retrovie di Enver Pascià, occupano Mardin, l'alto Tigri e la sponda occidentale del lago di Van, guidati dal "Napoleone assiro" Shimun Bar Thadday, detto dai suoi uomini Assurnasirpal (in ricordo dell'antico sovrano dell'Assiria; il nome viene erroneamente interpretato come "signore della vittoria degli Assiri").

Luglio - Forte della sua maggioranza politica e dell'appoggio dei popoli non magiari, Karoly inizia una serie di riforme per spezzare il monopolio della piccola nobiltà magiara guidata da Istvan Tisza sull'amministrazione ed il potere politico, forte anche del sostegno del prestigioso generale transilvano Arz von Stauffenberg, reduce di una grande vittoria sui Russi a Vinnica in Ucraina, che gli spalanca le porte di Kiev, la capitale dell’Ucraina, di cui è incoronato Re Simon Vasilovič Petljura, ex ufficiale cosacco dell’esercito russo (nella HL, Arz è il vincitore di Caporetto). 
Le spaventose condizioni in trincea e la sempre più evidente mancanza di prospettive nella guerra provocano ammutinamenti e rivolte nelle truppe francesi sul fronte occidentale. La risposta del governo e degli stati maggiori è durissima: interi reggimenti subiscono la decimazione. I generali Sarrail e Pétain riescono ad imporre migliori condizioni di vita per la truppa ed a tamponare la difficile situazione; ma la diserzione è endemica e solo l’impiego sempre più esteso di truppe coloniali e dell’Impero Britannico ( specialmente inglesi, canadesi ed ANZAC) permette di tenere il fronte, perfino attorno alla stessa Parigi. La Francia è a pezzi. 
Manifestazione dei Bolscevichi e dei social-rivoluzionari di sinistra a Pietrogrado contro il governo provvisorio e la guerra. La rivolta è soffocata nel sangue, ma provoca la caduta di L’vov e la formazione di un nuovo governo provvisorio sotto l’ex ministro della guerra, il socialista moderato Kerenskij. I due gruppi socialisti filo-governativi accrescono la loro presenza nel governo, che continua ad avere l’appoggio dei cadetti, ma non più degli ottobristi monarchici. 
I bolscevichi, privi della guida del loro leader indiscusso Lenin, in esilio in Svizzera, assumono un atteggiamento incerto. Inizia a profilarsi una scissione tra la “sinistra” guidata da Trockij, Zinov’ev e Kamenev ed un gruppo eterogeneo i cui maggiori esponenti sono il giovane Molotov e Rykov, favorevoli ad una cooperazione con i menscevichi. Nessuno dei due gruppi però propone apertamente la presa del potere.

Agosto - Misurata si arrende agli italiani. Il colonnello Rodolfo Graziani, che riceve la resa dei libici dopo aver garantito della loro vita, una volta entrato in città ordina l'eccidio di tutti i prigionieri e di tutti i funzionari della Repubblica Libica e i notabili della città (ulema e capi tribali). Questo massacro, che sfoga le frustrazioni del lungo assedio e di anni di insuccessi coloniali, anziché servire da monito per gli altri arabi della Libia ne infiamma la resistenza, specialmente quando riappare a Zavia Ramadan Shatawi, creduto morto e invece fortunosamente sopravvissuto a Misurata (sotto un mucchio di cadaveri) e fuggito dalla città travestendosi da donna. (Tanto per il mito degli italiani brava gente: Graziani farà la stessa cosa in Etiopia nella HL, a Dagahbur e Debra Libanos. Per non parlare degli orrori del lager di Soluch, in cirenaica, negli anni Trenta. Era il nostro piccolo Kesselring coloniale); 
Le flotte greca ed austro-ungarica (che ingloba quelle Serba, Albanese e, grazie al placet dell’Italia, Montenegrina), usando i porti alleati greci e turchi per sfuggire alla caccia della potente Grand Fleet, sbarcano truppe sull'isola di Cipro, in appoggio ad una rivolta anti-inglese della popolazione locale sia greca che turca. Gli inglesi perdono il controllo della colonia tranne un piccolo territorio a sudest (Famagosta). 
Nella battaglia del lago Vittoria tedeschi ed etiopici accerchiano il grosso delle forze inglesi in Kenya e assumono il controllo navale del lago. Rinforzato con contingenti etiopici, kenyoti ed ugandesi (ex ascari britannici disertori), von Lettow recupera il Rwanda-Urundi, ex colonia tedesca occupata dei belgi, e in quei popolosi altipiani recluta migliaia di guerrieri tutsi e di fanti hutu desiderosi di sfuggire alla miseria della loro vita agricola. Con questo esercito, noto in lingua kinyalrwanda come Inkotanyi ("invincibile"), invade il Congo Belga, accolto come un liberatore dalla popolazione locale, da decenni vessata dal brutale colonialismo belga. 
Enver Pascià si volge a sud, rinunciando al tentativo di raggiungere il Caspio ed il Caucaso attraverso le disgregate linee russe, anche a causa della resistenza accanita degli Armeni, ed attacca gli Assiri, gli Arabi e le forze inglesi in Iraq. 
Violenti scontri diplomatici tra gli emissari del principe Faysal ed il Generale Allenby, impegnato a reprimere le rivolte anti-inglesi ed anti-cristiane in Sudan settentrionale, in merito al futuro governo di Iraq, Siria e Palestina, che Faysal reclama per se mentre la corona britannica vorrebbe inglobare nei propri dominion. Agenti segreti arabi vengono inviati a Kayseri.

Settembre - La rivolta irlandese perdura, impegnando due divisioni britanniche. L'Intesa, a corto di uomini, chiede al Giappone di schierare forze in Africa, ma i giapponesi obiettano che le loro truppe sono già completamente dispiegate nel presidiare le conquiste dell'Impero (comprese forze di sicurezza nel nord, vista la situazione russa) e l'Indocina Francese. Anche se la rivolta è ormai sedata, infatti, truppe giapponesi e volontari vietnamiti occupano la zona permettendo alle forze francesi di trasferirsi sul fronte occidentale. I vietnamiti preferiscono nettamente il Giappone alla Francia, e ci sono occasionali tensioni, ma con Parigi assediata il governo di Bordeaux non può permettersi di protestare, né tanto meno di distogliere preziose truppe dal fronte. La diffidenza tra Giappone ed alleati aumenta esponenzialmente. Alla fine il Giappone accetta di avviare la preparazione di un corpo di spedizione destinato all’Africa Orientale che non vi arriverà mai. 
Sul fronte orientale, gli Imperi Centrali occupano tutto il territorio russo fino alla linea dello Dnepr’ e della Daugava, esclusa Odessa, assediata dai romeni. 
Il generale Kornilov, comandante in capo dell’esercito russo, marcia su Pietrogrado per rovesciare il governo provvisorio russo, sempre più socialisteggiante, ma viene sconfitto con l’aiuto determinate dei bolscevichi, che, seppure divisi, possiedono una notevole influenza nel Soviet e nella milizia cittadina di Pietrogrado. 
Il nuovo governo Kerenskij include menscevichi, bolscevichi rykoviani (di “destra”) e social-rivoluzionari, e ottiene l’appoggio esterno dei bolscevichi trotzkisti (“di sinistra”). I cadetti passano in gran parte all’opposizione. I rykoviani accettano la prosecuzione della guerra, ma mantenere la disciplina dell’esercito si rivela impossibile. 
Battaglia del fiume Tana, in Kenya. Gli anglo-indiani respingono gli etiopici e riprendono il controllo di gran parte dell'Africa Orientale Britannica (AOB). 
Gli yankee conquistano Monterrey. 
Scoppia una violenta guerra civile in Sudan; il nord musulmano si solleva contro le truppe inglesi, mentre il sud cristiano è spaccato lungo il Nilo Bianco tra ovest cristiano e filo-inglese ed est copto e filo-etiope.

Ottobre - L'Australia, preoccupata dell'espansione giapponese e desiderosa di conservare le sue conquiste del 1914, avvia negli Stati Uniti trattative segrete di pace con Olanda e Germania, oltre che con gli stessi Stati Uniti, per una futura alleanza anti-giapponese. Si comincia in alcuni circoli a parlare di dichiarare l'indipendenza dalla Gran Bretagna. Olandesi e tedeschi sono dispostissimi a riconoscere agli australiani le loro acquisizioni se Canberra collaborasse a mandare in pezzi un Impero Britannico chiaramente in difficoltà. 
In poche settimane von Lettow è a Stanleyville, sul fiume Congo, dove fa trasportare i battelli armati a vapore che aveva catturato sul lago Vittoria. 
La flotta USA occupa Veracruz.

Ottobre/Dicembre - Battaglie del Pedemonte. Enver Pascià, pressato dagli armeni a nord e dagli arabo-assiri a sud, tenta di contrastare questi ultimi lungo la linea del Tauro. Dopo alcuni successi iniziali, l'arrivo di truppe fresche arabe provoca la caduta del settore orientale del suo fronte, ma gli Arabi non riescono ad avanzare a fondo nelle alte terre, dove le residue forze turche riescono perciò a resistere (anche grazie al sostegno di elementi azeri nazionalisti) contro Armeni ed Assiri.

Novembre - Ridiscendendo il Congo, preceduto dalla rivolta indigena e seguito dalla bandiera tedesca, Lettow piomba sulla capitale belga di Léopoldville, e poi sulla vicina Brazzaville, in territorio francese, le conquista e procede fino all'Atlantico occupando Pointe Noire. Il popolo locale dei Bateke lo appoggia con tutto il cuore, così come i potenti Bakongo cui promette la riunificazione del loro paese, diviso tra Francia, Belgio e Portogallo. Per mantenere questa promessa, e finirla con le ultime forze belghe in Kasai e Katanga, da Pointe Noire, anziché recuperare la colonia germanica del Kamerun, procede verso sud, in Angola, dove conta di riunirsi con le truppe del governatore Franke.

Novembre/Dicembre – Offensiva degli Imperi Centrali contro la Russia. Caduta di Odessa, il cui soviet, dominato dai social-rivoluzionari, accetta l’autorità del Re d’Ucraina. Battaglia di Riga e grave disfatta delle truppe russe: la Livonia e la Letgallia sono occupate dai tedeschi. Il governo Kerenskij, su pressione dei bolscevichi e dei social-rivoluzionari, chiede l’armistizio. Trockij e Zinov’ev diventano ministri rispettivamente degli esteri e dell’economia.

Dicembre - von Lettow occupa la portoghese Cabinda, il territorio belga di Matadi e infine prende Luanda, capitale dell'Angola Portoghese. Qui aspetta di essere raggiunto da Maritz e Franke, che si trovano a Benguela e si avvicinano da sud, intanto prepara i piani per un'offensiva attraverso Lunda, Kasai, Katanga e Rhodesia del Nord fino al Nyasaland a al Mozambico settentrionale.

1918

Gennaio - Battaglia di Gaziantep (anche detta seconda battaglia del Pedemonte). Lla Cilicia piana cade nelle mani degli Arabi fino a Mersin e Kozan, mentre Assiri, Armeni e Russi attaccano la roccaforte turca di Erzurum. 
Gli agenti inviati da Faysal propongono ai rappresentanti del governo Ottomano nella regione un’alleanza anti-inglese in nome della libertà dal giogo cristiano che si sta profilando sulla regione. Il Generale Otto Liman von Sanders, consulente militare tedesco presso la Sublime Porta viene inviato dal Sultano presso il fronte in Cilicia, formalmente per ispezionare le truppe, in realtà per valutare le offerte degli arabi, infuriati per il comportamento degli alleati britannici. 
Assurnasirpal assume con questo nome il titolo di reggente ( Waklum, secondo l'antico termine accadico che rieccheggia l'arabo Wakil, "rappresentante") sul paese compreso tra l'area controllata dagli Arabi nell'alto Iraq e l'Armenia, dal confine con la Persia fino ad Urfa e dall'alto Arasse ai monti del Tur Abdin presso Diyarbakir e Dehok, sottomettendo o alleandosi con le varie tribù kurde di lingua Kurmanji. I Kurdi di lingua Sorana restano invece perlopiù nell'ambito dell'area hashimita. 
Si riunisce a Pietrogrado l'assemblea costituente russa: quasi il 90% dei seggi va ai quattro partiti socialisti, il resto diviso tra i monarchici ottobristi e i liberali cadetti. I social-rivoluzionari da soli ottengono il 55% dei seggi, perlopiù grazie alle componenti di sinistra. Le destre organizzano una opposizione armata al Governo Provvisorio (che ottiene la fiducia dell'Assemblea solo dopo aver varato una grandiosa riforma agraria) sotto la guida dei generali Kolchak in Siberia e Denikin negli Urali del Sud e sulla Volga. Il governo provvisorio ordina a Trockij di riorganizzare le forze armate per combattere la contro-rivoluzione. La Germania approfitta della situazione per occupare Vitebsk, Smolensk e Gomel in Bielorussia e Tartu in Estonia. A Brest-Litovsk proseguono i colloqui tra gli emissari del governo provvisorio e quelli germanici, che si interrompono a fine mese, dato che i russi non sono disposti ad acconsentire alle richieste austro-tedesche. 
Due divisioni tedesche sotto il comando del generale Gustav von der Goltz sono inviate in Finlandia per combattere i comunisti locali, fare pressione sui russi ed attrarre il neonato paese nell'orbita tedesca. Un principe della Casa di Coburgo viene incoronato ad Helsinki come Granduca di Finlandia dai seguaci di Mannerheim, che è dichiarato primo ministro con pieni poteri. 
A sudest di Luanda, le ultime truppe coloniali portoghesi sono annientate da von Lettow, che si riunisce così con l’esercito tedesco-boero di Maritz e Franke. 
Paddy Garcia, luogotenente di Emiliano Zapata, proclama nel sud la Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas, con capitale a San Cristobal de las Casas. Il primo atto della nuova repubblica è una riforma agraria.

Febbraio - La Germania rompe l'armistizio con la Russia attaccando le forze dei generali controrivoluzionari Wrangel' nell'Ucraina del sud ed in Crimea, Judenich in Estonia e Denikin sul Donec. Questo vuole essere sia un segno di buona volontà che di minaccia nei confronti del Governo Provvisorio. Dopo il crollo di Wrangel' e la conseguente minaccia di un’offensiva austro-tedesca in direzione del Caucaso, roccaforte dei menscevichi, attraverso la Crimea, il Governo Provvisorio riprende i colloqui, grato anzi ai tedeschi per aver eliminato in Judenich e contenuto in Denikin due gravi minacce al suo potere. 
Gli eserciti bulgaro, romeno e greco vengono in buona parte trasferiti in Alsazia ed Anatolia; inizia la re-dislocazione delle forze tedesche ed austro-ungariche verso ovest in vista di una grande offensiva contro la Francia.
Gli Americani occupano Città del Messico. Carranza viene fucilato. Il governo provvisorio messicano firma un trattato di pace con gli USA. Il Generale Obregon accetta di ricoprire la presidenza del paese e cooperare con gli USA per schiacciare i rivoluzionari. 
Dopo alcuni mesi di inutili inseguimenti nel deserto, Graziani viene richiamato in patria. Nonostante le perdite, la maggior parte della Libia sfugge ancora al controllo italiano, e anzi attira volontari dall’Egitto e dalla Tunisia che rafforzano i ribelli.

Marzo - Pace di Brest-Litovsk: L'Ucraina si proclama indipendente sotto l’atamano filo-germanico Petljura, in confini approssimativamente simili a quelli odierni. La Samogizia (Lituania occidentale e centrale), la Semgallia e la Curlandia (Lettonia a sud della Daugava) sono unite alla Prussia. La Livonia, l'Estonia e la Letgallia diventano il Granducato di Livonia, con capitale Dorpat (Tartu in estone), parte del Reich tedesco sotto un ramo cadetto degli Hohenzollern. Vilnius e la Bielorussia diventano il regno di Russia, con capitale Minsk, sul cui trono viene riciclato il vecchio zar Nicola, che Trockij acconsente a consegnare alla Germania insieme alla sua famiglia in cambio però la restituzione di Smolensk. 
Rosa Luxemburg con altri spartachisti ottiene asilo in Russia. 
La Polonia del Congresso diventa un regno di Polonia indipendente, di cui è re l’Arciduca Carlo Stefano d'Asburgo-Teschen. La Bessarabia passa alla Romania. 
In Georgia, il governo provvisorio menscevico decide la riunione con la Russia e l'invio di delegati all'assemblea costituente. Gli Imperi centrali rinunciano a reclamare il territorio, ma ottengono per la Turchia l'Azerbaigian e l'Armenia russa, quest'ultima però si dichiara indipendente e si schiera con l'Intesa, combattendo i turchi. Socialisti e nazionalisti vicini alla Turchia combattono un'aspra guerra civile in Azerbaigian, la cui unione alla Turchia resta nominale. 
A seguito del ritiro dei Russi dalla guerra contro i Turchi, Enver tenta una nuova offensiva contro l'Armenia indipendentista, ma viene nuovamente sconfitto.

24 marzo - Patto Segreto di Kayseri, i negoziati ottomano-arabi hanno successo grazie alle garanzie di protezione ed intervento tedesco fornite dal generale von Sanders contro gli inglesi anche in Egitto; in cambio della pace, Re Faysal ottiene il riconoscimento della sovranità di su tutta la regione, dalle Porte Cilicie al Golfo Persico, ed inoltre il riconoscimento del titolo di Califfo e protettore dei luoghi santi. In cambio Faysal proclama la jihad per cacciare gli inglesi dal medio oriente e dall'Egitto. 
Assurnasirpal assedia Urfa (Edessa). 
Truppe greche e bulgare occupano la Turchia Europea, col pretesto di dare il cambio alle forze turche nelle retrovie. 
La guarnigione inglese di Famagosta si arrende ai greci con l'onore delle armi. Le truppe turche ed austro-ungariche a Cipro lasciano l'isola che è annessa alla Grecia. 
Il generale Irigoyén, presiedente dell'Argentina e filo-tedesco, a seguito della cattura il 17 marzo di un mercantile argentino diretto a Rotterdam, dichiara guerra alla Gran Bretagna. Sotto la guida di Irigoyén gli argentini invadono le isole Malvinas e Georgia del Sur, scacciando facilmente le piccole guarnigioni britanniche. 
Il Cile, a seguito di provocazioni di frontiera, dichiara guerra all'Argentina sperando nell’aiuto inglese. 
A causa del trattamento delle proprie navi da parte degli inglesi che mettono il blocco alla Germania, la Norvegia dichiara guerra alla Gran Bretagna e alla Francia.

Aprile - Irigoyén prende ai cileni Puntarenas e la Terra del Fuoco. 
von Lettow guida gli Inkotanyi nel Katanga belga, e distrugge le ultime vestigia del potere belga in Africa. 
Maritz attraversa il fiume Congo e procede ben dentro l'Africa Equatoriale Francese, diretto a Libreville. 
L'offensiva governativa russa, sostenuta dai prigionieri di guerra cechi che formano una propria brigata, contro Kolchak in Siberia è un successo. Truppe giapponesi sbarcano a Vladivostok e Nikolaevsk-na-Amure ed occupano la parte settentrionale di Sakhalin e delle isole Kurili, ufficialmente in appoggio a Kolchak, e iniziano ad avanzare verso l'interno per "riportare l'ordine". 
Grazie al reclutamento di truppe regolari ucraine, bielorusse e polacche, e alla firma della pace di Brest-Litovsk, gli eserciti tedesco ed austro-ungarico possono essere trasferiti in massa sul fronte occidentale, a rimpolpare le divisioni ormai esauste.

Maggio - Grande offensiva degli Imperi Centrali lungo tutta la linea del fronte occidentale. Quasi quattro milioni di soldati si rovesciano sulle linee dell'Intesa. I settori portoghese e belga del fronte crollano. Tedeschi ed Olandesi prendono Amiens e raggiungono la bassa Senna. 
Il generale tedesco von Mackensen, che comanda le truppe degli Imperi centrali nei Balcani, riceve l'ordine di intervenire in Medio Oriente. Al comando di forze tedesche, serbe, greche e bulgare avanza in Tracia, occupa Istanbul e passa in Asia Minore, in direzione Van. 
Battaglia dell'Aconcagua: Irigoyén sconfigge ai piedi del celebre monte andino la principale forza d'invasione cilena ed arriva a minacciare Santiago. Bolivia e Perù, desiderosi di vendicare la sconfitta nella guerra del Pacifico, si alleano con l'Argentina ed attaccano le città cilene di Tacna ed Antofagasta.

Giugno - Crollo del settore del fronte tenuto dalle divisioni ANZAC. Annientamento del corpo di spedizione australiano. I francesi evacuano la Lorena di fronte all'avanzata austro-ungarica. 
Mackensen raggiunge Van e si prepara a scendere in mesopotamia. Gli Arabi di Faysal e Lawrence assieme alle truppe turche, tedesche ed alleate di von Mackensen travolgono da nord e sud-ovest le linee assire ed anglo-indiane, non informate del Patto di Kayseri, su tutto il fronte da Urfa a Diyarbakir, costringendole alla ritirata verso l’Armenia e l’Iran. Assurnasirpal, dopo essere riuscito a strappare Urfa agli ottomani vi si trova ora assediato dagli ex alleati arabi e da von Mackensen.

Luglio – Irigoyén conquista Puerto Montt e Temuco, nel Cile del sud, appoggiandosi agli indigeni Aurakan, per poi assediare Concepciòn, il secondo porto del paese. L’esercito boliviano è respinto da Santiago ma resta in territorio cileno. Il Perù occupa le isole Sandwich Australi. La flotta inglese distrugge quella argentina all'ancora presso Comodoro Rivadavia. 
L' Australia chiede l'armistizio. 
Due divisioni greche e una bulgara occupano la Franca Contea settentrionale. Parigi è accerchiata a nord, est e sudest. Si combatte nelle periferie. L'esercito francese inizia a sgretolarsi. 
Insediamento del Granduca di Finlandia e definitiva sconfitta dei comunisti finnici. Il generale Mannerheim assume il comando di tre divisioni finlandesi a fianco dei tedeschi in Francia. 
Il generale zarista Judenich e le sue truppe, sconfitte dai tedeschi in Estonia, sono integrati nell'esercito della Bielorussia zarista. 
Lo stato di Oaxaca, che si era unito ai rivoluzionari del Chiapas, è invaso da soldati americani e messicani.

Agosto - Presa Concepciòn, Irigoyén risale la costa cilena e sconfigge le ultime forze organizzate cilene presso Valparaìso. Il Cile capitola senza condizioni. 
von Lettow entra in Kamerun e prepara un eventuale marcia per convergere sulla Rhodesia del Nord dove Maritz sta marciando contro Livingstone da sud-est. Tutta l'Angola è sotto controllo tedesco. 
Il Portogallo, perdute la maggior parte delle sue colonie e del suo esercito, in preda ad una galoppante crisi economica, capitola senza condizioni a seguito di un colpo di Stato. 
Parigi è completamente circondata e le cerchie più esterne delle sue difese cadono. 
Truppe olandesi, norvegesi e finniche sotto il comando di Mannerheim prendono Rouen e le Havre. 
Un colpo di stato di ufficiali progressisti in Guatemala, unito alla rivolta degli indigeni e ad un intervento dei rivoluzionari nella regione di confine della Lacandonia, porta il piccolo paese ad aderire alla rivolta. Un violenta guerriglia contadina inchioda Pershing e i messicani in Oaxaca e Campeche. 
von Mackensen raggiunge Faysal e Lawrence marciando da est, Assurnasirpal, preso tra due fuochi, capitola ad Urfa e viene preso prigioniero. Armenia ed Assiria capitolano senza condizioni. Al capo della dinastia hashimita, lo Sharif Husayn, è riconosciuto il titolo di Califfo. 
Il nuovo ministro delle colonie italiano, Amendola, si reca Tripoli per incontrare Shatawi e i capi Senussiti.

Settembre - La Lituania tedesca è separata dalla Prussia ed eretta a granducato sotto il principe di Anhalt-Dessau, che in cambio cede alla Prussia i suoi territori ereditari. 
Un governo provvisorio di unità nazionale composto da nazionalisti moderati, musulmani riformisti e alcuni menscevichi si insedia in Azerbaigian e dichiara l'indipendenza da Russia e Turchia, ponendo fine alla guerra civile. Iniziano i negoziati con l'Armenia per la definizione dei confini. Il nuovo governo è immediatamente riconosciuto dalla Germania e dall'Austria. 
Pace di Valparaìso: “il Cile in catene”. La Bolivia ed il Perú ottengono le loro vecchie province nel deserto di Atacama. L’intera Patagonia, l’Oceania cilena (isole di Pasqua e Sala y Gomes) ed il resto del paese è annesso all’Argentina. 
Parigi è assediata dai tedeschi sotto il comando di Ludendorff, recentemente arrivato dal fronte russo. Il gruppo di armate del Reno, composto perlopiù da bulgari ed austro-ungarici sotto Arz von Stauffenberg, circonda ed annienta a Digione un esercito francese. Il maresciallo Pétain, che ne è al comando, di fronte alle dimensioni della disfatta si suicida. 
Il generale Sarrail, che guida la difesa di Parigi, è l’unica autorità effettiva in Francia. Il governo repubblicano di Bordeaux, completamente screditato, gli concede i pieni poteri. 
von Mackensen si dedica a ristabilire l'ordine sulla Turchia. Vengono definiti confini provvisori con Armenia, Repubblica Russa, Arabia e Grecia. La Turchia europea è spartita tra Bulgaria e Grecia, il Re Costantino I di Grecia si fa pomposamente incoronare Imperatore con il nome di Costantino XII ad Istambul, rinominata Costantinopoli. Il governo ottomano, che deve la propria faticosa sopravvivenza ai successi alleati in Europa ed Africa, deve inghiottire l’amaro boccone, la nuova capitale dell’Impero Ottomano è posta ad Ankara. Scontri in piazza tra gli imperialisti, scandalizzati da una vittoria che in termini territoriali “è peggio di una disfatta”(come disse il Sultano Abdul Hamid II sottoscrivendo gli accordi in presenza di von Sanders) e nazionalisti sostenuti dal nuovo Primo Ministro ottomano Mustafà Kemal e dall ministro degli interni Mehmed Talat Pasha, dal ministro della guerra Ismail Enver e dal ministro della marina Ahmed Djemal, tutti e quattro appartenenti al movimento dei Giovani Turchi, che con questo accordo vedono realizzato il loro progetto di uno stato anatolico di pura etnia turca. 
L'Arabia sottoscrive un’alleanza formale con gli Imperi Centrali in funzione anti-britannica, a cui immediatamente aderisce l’Armenia. Lawrence si converte all’Islam e con il nome di Khālid ibn al-Sayf viene nominato comandante supremo dell’esercito del nuovo regno arabo, con capitale Gerusalemme.

19 Settembre - Il governo portoghese firma a Roma il trattato di pace con gli Imperi Centrali, rinunciando a tutti i suoi possedimenti coloniali. L'Angola, compresa Cabinda, la Guinea Bissau ed il Mozambico all'Afrika, Timor Leste, Macao, l'India Portoghese, le isole Sao Tomè e Principe e le isole Capo Verde ai Paesi Bassi. 
La capitale della Repubblica del Chiapas è trasferita a Guatemala City. 
Rosa Luxemburg riottiene la sua vecchia cittadinanza russa ed è eletta nel Soviet di Pietrogrado. Duro scontro tra lei ed alcuni bolscevichi tra cui Stalin e Zinov'ev.

27 Settembre - Il Giappone occupa Macao e l'Australia Timor Leste.

30 Settembre - La Gran Bretagna occupa l'India Portoghese. Truppe francesi entrano in Guinea Bissau. Le truppe inglesi della Rhodesia assumono il controllo del Mozambico centrale.

Ottobre - Scontri tra messicani ed inglesi sul confine del Belize. Un corpo di spedizione americano schiaccia l'insurrezione progressista del generale Augusto Sandino in Nicaragua. Il paese è occupato dagli yankee. 
von Mackensen avanza nel Caucaso; con un arbitrato regola le frontiere nella regione (trattato di Stepanakert: il Nagorno Karabakh resta all'Azerbaigian, Nahichevan all'Armenia. E' ammesso lo scambio di popolazione). L'Azerbaigian aderisce all'alleanza con la Germania. I confini dell’Armenia sono ampliati con l’inclusione dell’ex Assiria e definiti dall’Eufrate, dal lago di Van e dal triangolo del Khabur. Numerosi Arabi cristiani di chiese orientali, specialmente Nestoriani, Siri monofisiti e alcuni Melkiti, si trasferiscono lì. La lingua kurda Kurmanji, scritta con caratteri siriaci, è riconosciuta come lingua ufficiale dello Stato a fianco del siriaco e dell’accadico. 
von Sanders invade l'Azerbaijan persiano col pretesto di liberare gli Assiri che vivono nella regione. Gli eserciti di Faysal, di Armenia ed Azerbaigian, ed i tedesco-ottomani di Mackensen lo seguono da sud. 
Guidati da Trockij, i repubblicani russi lanciano un’offensiva contro le forze zariste di Denikin, che controllano ampie zone del sud del paese, ma sono strette tra le forze fedeli al Governo Provvisorio ed i menscevichi georgiani a sud. Inoltre, le nazionalità non russe dell’area appoggiano la Repubblica. 
In Libia viene firmato dall'Italia un umiliante armistizio.

Novembre - Il nuovo governo russo (terzo gabinetto Kerenskij) attribuisce alla Luxemburg il ministero delle Nazionalità, per il quale si era proposto anche il nome del georgiano Iosif Vissarionovič Džugašvili “Stalin”. Il poeta simbolista Aleksandr Blok va alla Cultura, Trockij mantiene i dicasteri della guerra e degli esteri e la vicepresidenza, più per il suo prestigio personale che per la forza del suo partito. Attorno a Rosa Luxemburg e ad altri fuoriusciti tedeschi, ucraini e finlandesi (tra cui la figura più importante è il bavarese Kurt Eisner) si forma un partito che raggruppa correnti bolsceviche, social-rivoluzionarie e mensceviche di sinistra, ed assume il nome di partito progressista. 
Denikin e quello che resta delle sue truppe si ritirano sotto la protezione dello zar nella Russia Bianca ed annettono Smolensk. Trockij decide di accettare il fatto e negoziare un armistizio a condizione che i Bianchi di Denikin lascino il resto del paese. Il termine Russia Bianca (Belorossija) con connotazione politica, inizia ad essere usato in luogo del tradizionale Belarus’ (Bielorussia) in senso etno-linguistico. La Russia repubblicana comincia, per contrapposizione, ad essere detta Russia Rossa (Krasnorossija) anche qui in riferimento al suo regime politico. 
Il generale Bolscevico Mikhail Frunze, recentemente liberato dai Russi Bianchi in una scambio di prigionieri, riceve l’incarico di ristabilire l’autorità della Repubblica nelle regioni a sudest della Volga e procedere nel Turkestan, dove è nato. 
Il Giappone sottoscrive l’armistizio con gli Imperi Centrali sulla base dell’uti possidetis. 
Mentre prosegue l’assedio di Parigi, Mannerheim, Hindenburg e Arz avanzano attraverso la Francia. Solo il gruppo di armate del Nord, sotto Mannerheim, incontra un seria opposizione da parte degli anglo-canadesi. Gli ultimi resti di un esercito francese organizzato sono distrutti sulla Loira dalle armate di Hindenburg. La via per Bordeaux è aperta, e solo l’arrivo di ulteriori rinforzi canadesi impedisce un’immediata capitolazione francese. 
In seguito al crollo elettorale dei repubblicani nelle elezioni di mid term gli Stati Uniti decidono di firmare l’armistizio con Garcia e Villa e riconoscono la Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas. Lo stato di Oaxaca però viene riunito alla Repubblica del Messico sotto controllo USA.

Dicembre - Pace di Qazvin. L'Azerbaijan persiano è spartito tra Azebaigian ed Armenia sulla linea del lago di Urmia. La città di Jolfa è annessa all'Armenia. L'emirato di Ka'b, l'Arabestan e le isole del Golfo Persico sono unite allo stato arabo hashimita. Il generale Reza Khan Pahlavi, comandante della brigata cosacca persiana, diventa il nuovo Shah di Persia, ribattezzata Iran, ed entra nell'orbita tedesca. Il nuovo regime si dichiara neutrale e vieta il passaggio sul proprio territorio alle truppe inglesi che sono costrette ad evacuare l’Iran e rientrare in India. Tumulti in india contro l’opprimente governo britannico e la conduzione disastrosa della guerra, che ha causato migliaia di inutili morti indiani su tutti i continenti. 
Le forze arabe sotto Lawrence occupano il Kuwait britannico, lo Shammar governato dagli emiri Rashiditi, ed il regno dello ‘Asir, già indipendente sotto la dinastia tribale degli Idrisiti. Scontri con i Sauditi, ultimi alleati inglesi nella regione che traggono vantaggio dalla distruzione di Shammar. 
Le truppe turche, austro-tedesche, greche, bulgare e romene al comando di von Sanders e von Mackensen raggiungono Gaza, primi scontri con le divisioni inglesi che si stanno radunando in Egitto. 
In Armenia la Germania propone come re il principe russo-georgiano Irakli Bagration-Mukhrani, rifugiato in Austria dopo la rivoluzione, che assume il nome di Ruben IV d’Armenia. 
L'armata austro-ungarica di Arz von Straussenberg occupa Lione. Vittoria di Mannerheim su canadesi e neozelandesi a Bayeux. La Nuova Zelanda chiede l’armistizio ed esce dal Commonwealth Britannico assieme all’Australia. La Gran Bretagna riconosce la repubblica libera d’Irlanda, ma continua a chiedere di conservare le sei contee protestanti dell’Ulster. 
Trattato di Heroica Puebla: definito il confine tra Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas e la Repubblica del Messico, protettorato americano. L’America è costretta ad accettare il controllo del governo del Chiapas su i suoi investimenti nella regione.

1919

Gennaio – Vittorie degli Imperi Centrali nel cuore della Francia, ad Orléans, Saint Etienne e Rennes. 
Gli hashimiti sotto Lawrence occupano Sabya, capitale dello ‘Asir, ed entrano nello Yemen, valorosamente difeso dall’Imam Yahyà. Le città costiere di Hudayda e Mukha cadono in potere degli Hashimiti, mentre negli altipiani centrali attorno alle due capitali di San’a e Sa’da il potere dell’Imam resiste. Il Califfato arabo hashimita viene formalmente istituito. Comprende quelli che oggi sono Siria, Iraq, Libano, Palestina, Israele, Giordania, Egitto, Sudan cetro-settenrionale, Kuwait, Bahrein, Emirati, Qatar, Arabia Saudita, Yemen del Nord, (nonostante la resistenza locale) e alcune zone di confine delle attuali Turchia, Iran ed Oman.

16 Gennaio – Battaglia di Gaza, von Mackensen sfonda le deboli linee inglesi e punta sul Cairo al comando delle armate turche e tedesche, von Sanders si divide dal corpo d’armata principale e guida le armate greche, austro-ungariche e bulgare verso Porto Said, Damietta ed Alessandria. 
Le tre divisioni inglesi in Sudan sono inchiodate là dalla guerriglia islamica, mentre dal confine etiope la ribellione dei copti è alimentata da rifornimenti e rinforzi dall'esercito etiope.

23 Gennaio – Sarrail, resosi conto che resistere ancora non porterebbe ad altro risultato che la distruzione totale di Parigi, e forse dell’intera Francia, chiede l’armistizio. Ludendorff insiste per la resa senza condizioni, ma viene ridotto a più miti consigli da Falkenhayn, che desidera porre fine alla guerra prima che l'economia ed il morale tedeschi, già al massimo dello sforzo, crollino come quelli dell'intesa.

26 Gennaio – La Francia si arrende. Le truppe tedesche entrano a Parigi.

27 Gennaio – Il Canada chiede l’armistizio.

29 Gennaio – Allenby, assediato al Cairo da von Mackensen ed incapace di ricevere rinforzi dalle proprie divisioni bloccate in Sudan, si arrende ai tedeschi.

1 Febbraio – La Gran Bretagna chiede la resa. Armistizio generale.

Fine della Prima Guerra Mondiale (la guerra continua in Yemen, Siberia e Sudan).

Marzo – Crollo dello Yemen, che viene annesso di fatto all’Arabia. Faysal entra a San’a.
Si apre nel castello di Fontainebleau la conferenza di pace. 
Sono presenti rappresentanti di Germania, Austria-Ungheria, Grecia, Romania, Bulgaria, Ucraina, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia, Norvegia, Argentina, Bolivia, Perù, Irlanda, Afrika, Etiopia, Arabia, Azerbaigian, Armenia, Impero Ottomano, Iran, Giappone, Australia, Gran Bretagna, Francia, Nuova Zelanda, Canada, Russia Bianca, Spagna, Italia.
L’Arabia acconsente all’immigrazione controllata di ebrei d’Europa nella piana costiera palestinese, e all’autogoverno interno delle relative comunità. Lo yishuv sionista e la città araba cristiana di Najran sottoscrivono accordi di dhimma col Califfato e sono esentati dal testatico.

Aprile – Offensiva di Frunze in Asia Centrale e di Tukhachevskij in Estremo Oriente contro i Russi Bianchi ed i separatisti turcomanni. Tukhachevskij deve eliminare Kolchak, che si è insediato nella Siberia orientale ed in Mongolia con notevoli forze, dichiarandosi “reggente” dello zar. Dopo alcuni successi iniziali, l’aiuto giapponese ai Bianchi si rivela determinante, Tukhachevskij è costretto a ritirarsi ad ovest del Bajkal.

Maggio – Frunze occupa Tashkent, capitale dell’emirato di Bukhara. Kolchak assieme a truppe giapponesi accorre in aiuto degli emiri di Bukhara, Khiva e Kokand, truppe iraniane avanzano fino all’Amu-Darya (Oxus) pronte a sostenere gli emiri.

A Fontainebleau proseguono le trattative.

Alla Francia si chiede di cedere: 
- la Lorena alla Germania, in cambio del Belgio francofono. 
- Le Ardenne settentrionali, la zona di Dunquerque, Cayenna, Martinica, Guadalupa, Saint Martin e Saint Barthélèmy, le isole Comore, Réunion e Tromelin, la Guyana e la Casamance ai Paesi Bassi. 
- Le Isole Australi Francesi, l'Africa Equatoriale Francese e il Madagascar all'Afrika. 
- Djibouti e la relativa colonia all'Etiopia. 
- La Polinesia Francese alla Nuova Zelanda 
- L'Indocina, il Siam Orientale e le basi e ferrovie in Cina al Giappone. 
- Il dipartimento delle Alpes-Maritimes, con Nizza, e la Corsica all'Italia (che annetterà anche il principato di Monaco) 
- Il Marocco, il Rossiglione e la sovranità su Andorra alla Spagna. 
- Saint Pierre et Miquelon al Canada 
- L'India Francese alla Gran Bretagna. 
- La Nuova Caledonia e le isole della Lealtà, il protettorato sulle Nuove Ebridi e le isole Horn (nel Pacifico), la terra Adelia (in Antartide) all'Australia.
Ottiene però dalla Gran Bretagna la riva settentrionale del Gambia.

Alla Gran Bretagna è chiesto di cedere: 
- Il Nyasaland, la Rhodesia, Kalabar e la valle del Cros e la Costa d'Oro a est del Volta, la riva del sud del Gambia ed il Bechuanaland all'Afrika. 
- Le isole Shetland, Ebridi ed Orcadi alla Norvegia. 
- La Guyana Britannica, Mauritius e le isole Chagos, le isole Gough e Tristan da Cunha e la Dominica ai Paesi Bassi 
- Le isole Malvinas, Georgia del Sur e Sandwich Australi e l'Antartide Britannica all'Argentina 
- Cipro alla Grecia 
- Il Somaliland, Awara, Moyale, Giubaland, Gallabat, il Sudan meridionale (cristiano) e la riva destra dell'Atbara all'Etiopia 
- L’Egitto, il Sudan settentrionale (musulmano) il Kuwait, il Bahrayn, il Qatar, la Costa dei pirati e la penisola di Musandam all'Arabia. 
- Weihaiwei al Giappone. 
- Le isole Pitcairn e Line a sud dell'Equatore alla Nuova Zelanda. 
- Le isole Phoenix e Line a nord dell'Equatore agli Stati uniti. 
- Le isole Tonga, Fiji, Salomone, Ellice, Nuove Ebridi all'Australia.
Ottiene l'India Francese e Portoghese.

Al Giappone è riconosciuta Macao e all'Australia Timor Leste.

L'Australia cede ai Paesi Bassi le isole Heard e Macdonald.

L'Arabia cede all'Italia la baia di Sollum e l'oasi di Jaghbub (Giarabub).

L'Irlanda ottiene l'indipendenza e diventa una repubblica, ma rinuncia all'Ulster.

Australia, Nuova Zelanda e Canada diventano repubbliche indipendenti.

Il mondo diviso in "blocchi" dopo la Grande Guerra: in rosso i vincitori, alleati degli imperi centrali; in blu i paesi sconfitti; in verde i paesi che hanno combattuto guerre a livello locale (grazie a Konstantinos XI)

 

Giugno/Luglio - Le parole del presidente francese Poincaré, "si paralizzi la mano che firmerà il trattato [di Fontainebleau]", rispecchiano lo spirito con il quale la Francia subisce la sconfitta. Tale mano sventurata sarà, nel giugno del 1919, quella del suo ministro Aristide Briand. La Germania non aveva fatto mistero, nel corso delle trattative, di essere disposta a riprendere la guerra e continuarla "fin quando la nuova frontiera della Germania non sia con la Spagna ". Anche se i responsabili tedeschi più moderati, come il comandante supremo Falkenhayn, sono consapevoli che nemmeno la Germania sarebbe davvero in grado di continuare la guerra a lungo, la minaccia ha il suo effetto su una Francia prostrata ed occupata per più di metà. 
In Gran Bretagna, un'ondata di scioperi e scontri di classe nelle città industriali del Nord paralizza il paese. Il congresso del partito laburista adotta una mozione "rivoluzionaria" che fa proprie molte delle tesi enunciate da Rosa Luxemburg in Russia. Lloyd George fa presente a Sarrail che in caso di rifiuto francese, la Gran Bretagna (che ha subito perdite ancor più dure in termini coloniali) la Francia dovrà combattere da sola. 
Entrambe le nazioni sconfitte sono attanagliate da una terribile crisi economica. Sarrail tenta di mantenere l'ordine rafforzando l'esercito e le polizia, sia come strumento contro la disoccupazione che per potenziare l'apparato repressivo. 
Francia, Gran Bretagna, Giappone ed ex Dominion firmano il trattato. 
Scontri tra gli uomini di Frunze ed i Cosacchi iraniani in Asia Centrale. 
Tukhachevskij recupera Irkutsk e caccia i Bianchi dalla Siberia settentrionale. 
Massacro di Amritsar: Centinaia di manifestanti per l’indipendenza dell’India vengono trucidati dalla polizia coloniale britannica. Ondata di proteste in tutto il subcontinente.

Agosto – L’esercito tedesco inizia il ritiro dalla Francia. La Francia sottoscrive i protocolli aggiuntivi del trattato, che le vietano di istituire tariffe commerciali contro i prodotti tedeschi, sia in patria che nelle colonie, e stabiliscono un cambio fisso marco-franco favorevole alla Germania. 
Viene fissato l’ammontare delle riparazioni di guerra che Francia, Gran Bretagna, Giappone ed ex Dominion dovranno versare ai vincitori (esclusi gli Stati mediorientali). La cifra complessiva è relativamente moderata, ma inaccettabile alle orecchie francesi. Tumulti e proteste di Action Française in varie città. 
Tukhachevskij sconfigge un’armata bianca presso Ulan-Ude. I Giapponesi occupano la Transbajkalia fino ai monti Stanovoj e Jablonovy. Kolchak resta al potere sulle baionette nipponiche.

Settembre – Tukhachevskij è sconfitto in una furiosa battaglia presso Semey sull’Irytsh dalle truppe congiunte iraniane, turcomanne e dai menscevico-giapponesi che avanzano dalla mongolia. Messo alle strette da Iran e Giappone accetta di fissare i confini della Repubblica Russa sul 60° parallelo nord e la linea del fiume Ob-Irtysh ad oriente.

Novembre – Si apre la conferenza di Berlino che stabilisce il nuovo assetto geopolitico; vengono confermate le spartizioni territoriali del Trattato di Fontainebleau; l’africa conquistata dalle truppe congiunte tedesco-olandesi diviene, su esplicita richiesta di Maritz e von Lettow-Vorbeck, parte del Commonwealth olandese come Repubblica degli Stati Uniti d’Afrika e viene riconosciuta come Capo di Stato la Regina Willhelmina d’Olanda. L’amministrazione civile viene affidata al Viceré Christiaan de Wet, mentre quella militare viene affidata ad un ufficiale nominato congiuntamente da Berlino e da Amsterdam, in questo caso viene scelto a furor di popolo l’eroe di guerra Paul von Lettow-Vorbeck, osannato tanto dai connazionali in patria quanto dai boeri e dalle popolazioni africane. 
Per la prima volta nella Storia, alla chiusura della conferenza (sotto le pressioni dei comadanti boeri, dello Stato Maggiore Austro-Ungarico e di parte di quello tedesco) il Kaiser e l'Imperatrice d'Olanda conferiscono le più alte onorificenze militari, in una cerimonia in cui sono presenti soldati ed ufficiali reduci di tutti i fronti del globo, anche a valorosi soldati ed ufficiali africani.

Nell’Asia Centrale nasce l'Emirato del Turkestan, uno stato de facto suddito dell’Impero Persiano, discorso analogo per il Regno di Mongolia di Kolchack, in realtà uno stato vassallo dell’Impero Giapponese. L’Italia riconosce l’indipendenza della Repubblica Libica.

1920

14 Aprile - In seguito ai continui disordini, si scoprirà in seguito fomentati da personaggi di spicco vicini al Sultano, il governo guidato da Mustafà Kemal, supportato dai ministri di interni, guerra e marina Talat, Enver e Djemal, attua il colpo di stato, esautorando il Sultano Mehmet VI e proclamando la Repubblica Laica di Turchia.

20 Aprile - I governi di Grecia, Bulgaria ed Italia riconoscono il nuovo governo turco. 
Scoppiano disordini nella regione della Rumelia, gli abitanti di etnia turca insorgono contro il governo greco.

23 Aprile - Il Ministro della Guerra Enver contatta il suo omologo greco a Costantinopoli e richiede supporto militare per reprimere la protesta dei monarchici. Grecia e Bulgaria firmano immediatamente l'accordo. Il giorno dopo aderisce anche l'Italia.

5 Maggio - Trattato di Rodi: il Governo turco si impegna a trasferire le popolazioni turche della Rumelia in Anatolia ed a compensare gli esuli dei beni immobili che sono costretti a lasciare, analoga parte spetta al Governo di Costantinopoli nei confronti dei greci della Ionia. Contingenti misti degli eserciti turco, greco, bulgaro ed italiano presidieranno le due regioni a garantire l'ordinato svolgimento delle operazioni di evacuazione. 
I rivoltosi turchi incarcerati nei giorni precedenti in Grecia sono scortati dall'esercito turco nei campi di prigionia in Anatolia orientale.

9 Maggio - La Repubblica Turca è riconosciuta ufficialmente da tutti gli altri paesi tranne il regno Hashemita.

10 Maggio - Reparti degli eserciti greco, bulgaro ed italiano sbarcano ad Antalya e si mettono a disposizione del Ministro Enver. 
Il Primo Ministro greco Zaimis chiede a Kemal tutela per i cittadini turchi di etnia greca che compongono ancora una larga maggioranza nella Ionia. Kemal prepara una bozza dell'accordo.

28 Maggio - la dura repressione in tutto il paese suscita le pesanti proteste del governo Hashemita, ma ha un successo significativo. 
Migliaia di dimostranti sono arrestati in Rumelia.

1924

Continui scioperi, manifestazioni e scontri di piazza culminati in alcuni episodi anche con spargimento di sangue da parte di polizia ed esercito, sia in Gran Bretagna che in India, costringono Re Giorgio V ad abdicare al trono in favore del figlio trentenne Edoardo, Che assume la corona con il nome di Re Edoardo VIII. 
Spiccatamente filo-germanico, come primo atto da re annulla l'Ordine in Concilio emanato dal padre nel 1917 con il quale mutava il nome della Casa Reale Britannica in Windsor, e riassume ufficialmente il cognome di Wettin e Duca di Sachsen-Coburg und Gotha, con il consenso ed il placito del cugino, il Kaiser di Germania Guglielmo II Hohenzollern. Questo apre all'Inghilterra in grave crisi le porte della potente economia continentale, che sotto la spinta di Germania, Austria, Italia ed Olanda sta fiorendo a ritmi sempre più sostenuti, concedendole un po' di respiro e la gratitudine del popolo inglese al nuovo sovrano.

1925

Riuniti nel castello di Praga, i sovrani ed i ministri dell'economia di Olanda, Germania, Bielorussia, Polonia, Austria, Italia, Ucraina, Romania, Bulgaria e Grecia firmano l'atto costitutivo dell'Unione Doganale dell'Europa Centrale (Zollverein von Mitteleuropas), con il quale viene decretata la libera circolazione di lavoratori e merci tra i paesi aderenti, vengono fissati i tassi di cambio tra le monete dei vari paesi, in modo da semplificare enormemente i flussi commerciali, e vengono concordati i limiti minimi e massimi delle imposte di stato sulla produzione in modo da garantire la competitività in tutte le aree dell'Unione. Viene inoltre stipulato a latere un accordo tra Austria, Germania, Bielorussia ed Ucraina nel quale le prime due si impegnano ad aiutare le seconde, rimaste molto arretrate sotto il governo imperiale zarista e molto provate dal conflitto, a sviluppare infrastrutture ed industrie.

1929

Grande Crisi finanziaria negli Stati Uniti, il crollo coinvolge solamente il grande colosso nordamericano ed il suo stato satellite del Messico.

Ed ora, alcuni possibili futuri scenari:

- ripresa della guerra in Messico tra Usa e rivoluzionari, in caso di mancato colpo decisivo da parte degli usa potrebbe diventare un'alternativa al Vietnam in questa TL

- II guerra mondiale causata dall'imperialismo giapponese: Australia, Nuova Zelanda, Russia comunista e Stati Uniti contro Giappone, Mongolia, Turkestan ed Iran, le incognite stanno tutte su un'eventuale reazione a catena che vada a coinvolgere l'Europa, Francia, Bielorussia zarista ed Inghilterra potrebbero considerare di entrare in guerra, ma questo farebbe entrare di nuovo in guerra l'impero olandese, l'Austria e la Germania, con buone probabilità stavolta di una spartizione dell'intera Francia tra Spagna, Germania ed Italia, ed una possibile invasione anche dell'Inghilterra. Francia ed Inghilterra potrebbero volersi togliere più di qualche sassolino dalla scarpa, ma né in europa né in Asia potrebbero farlo senza scatenare una nuova guerra con gli imperi, che però in questa TL sono sproporzionatamente più potenti.

- incognite sono principalmente gli stati fantoccio nell'europa orientale, sul Caucaso ed in Asia centro-settentrionale, nel senso che non si può dire se dureranno o se verranno fagocitati militarmente o diplomaticamente da uno dei loro potenti vicini.

- in Africa potrebbe scoppiare ancora qualche guerra, se la via tracciata durante la guerra da olandesi e tedeschi (ovvero una specie di "Stati Uniti d'Africa" dove i neri non sono discriminati ma sono equiparati all'esigua minoranza bianca) venisse mantenuta questo stato potrebbe durare moltissimo, con esiti radicalmente diversi rispetto alla nostra TL, prova per un attimo solamente ad immaginare un unico stato grande come mezza africa ed avanzato culturalmente ed industrialmente come la Germania... potrebbero riaccendersi scontri nel corno d'africa tra Etiopia e colonie inglesi, al massimo un nuovo tentativo italiano di riprendere la Libia (in questo caso però potrebbero scontrarsi con il regno islamico di Gerusalemme, che potrebbe intervenire a protezione dei propri correligionari).

- l'India è un'altra incognita... se si ribellasse all'Inghilterra causerebbe molto scompiglio nella regione, a meno che non decida (come fece durante la guerra fredda nella nostra TL) di diventare uno stato neutrale e non legato a nessuno schieramento.

Personalmente ritengo che, dopo la svolta democratizzante e federalista, i territori italofoni sotto la Corona Asburgica sarebbero stati contenti di rimanere lì dove stavano.

.

C'è in proposito il commento di Keirosophos:

Io non credo che sarebbe nato un nuovo Hitler in italia, proprio perchè non era stata frustrata e sconfitta durante la guerra mondiale (nonostante sia stata sconfitta in Libia, duro colpo), ne aveva avuto sanzioni territoriali (anzi aveva accresciuto il suo territorio). Quindi credo che gli irredentisti avrebbero avuto ben poca voce in capitolo, considerando che l'Austria aveva vinto la guerra ed era (presumibilmente) in rapporti felici con l'italia, inoltre non è da svalutare la visione dell'impatto della guerra su gli altri paesi belligeranti. Credo che l'opinione pubblica italiana sarebbe stata ben contenta di rimanere nei confini del proprio stato e mantenere i piccoli possedimenti in Cirenaica. Invece penso che nelle due Russie ci sarebbero stati forti movimenti politici e nella Russia "rossa" un forte sentimento di rivalsa verso il Giappone soprattutto, ma anche verso la Germania. Inoltre credo che la posizione egemonica del Giappone nel pacifico avrebbe dato non poco fastidio agli USA, all'Australia e alla Nuova Zelanda. Credo che il focolaio di un nuovo conflitto sarebbe stato proprio l'estremo oriente o l'africa centrale, per le divergenze tra gli Stati Uniti d'Afrika e il califfato arabo, magari vedendo alleati i primi con l'Etiopia contro il califfato hashemita. Che ne pensi?

.

E Guaro90 risponde:

L'ucronia è veramente bellissima, avrei solo un piccolo appunto: l'italia nella nostra linea temporale e'riuscita a mantenere un controllo parziale della Libia nonostante l'entrata in guerra a favore dell'intesa. In una liena temporale nella quale rimane neutrale per più tempo (diciamo fino al 1918 tutte le forze sarebbero potute essere utilizzate per attaccare i ribelli libici e a mio avviso sarebbero riusciti a piegarli. Per l'entrata in guerra a fianco degli imperi centrali le motivazioni ce ne sarebbero state eccome, la politica italiana della sinistra storica antecedente a Giolitti aveva come obbiettivo primario l'aumento della presenza italiana in africa del nord, in molti in italia se la presero e non poco quando la Francia decise di annettere la Tunisia.

L'Egitto sicuramente avrebbe fatto gola e la conquista di questi territori avrebbe comportato un 'aumento considerevole dell'influenza italiana in europa. Nel 1917-18, quando abbiamo la rivolta araba, gli inglesi si trovano in grossissime difficolta' e i francesi sono sull'orlo del collasso, l'entrata in guerra dell'italia porterebbe a mio avviso l'espulsione inglese dal mediterraneo, direi che la possibilita' di acquisire diretto controllo su Suez, Tunisia , forse Algeria e magari basi sulla costa palestinese porterebbe qualsiasi stato a entrare in guerra. Poi la possibilità di espellere gli inglesi dall'Africa orientale sarebbe stata ancora più fattibile con l'appoggi italiano.

Secondo voi gli Stati Uniti avrebbero veramente permesso al Giappone di acquisire così tanti territori? E avrebbero lasciato Inghilterra e Francia in braghe di tela con tutti i prestiti che avevano già concesso loro?

.

Così commenta Konstantinos XI:

Secondo me la tua ipotesi per l'Italia potrebbe verificarsi in un'eventuale seconda guerra libica, in questa ucronia ha scelto di non interessarsi della guerra mondiale e dedicarsi solo alla Libia (infatti gli accordi con gli imperi centrali erano di neutralità e non di entrata in guerra al loro fianco, il governo italiano si è attenuto a quello) ma attualmente l'italia è alle corde e deve riprendere fiato e lucidità.

Secondo me gli USA erano troppo concentrati sulla guerra per l'egemonia in america centrale per aprire un fronte in europa dove, a differenza della nostra TL, i rapporti erano comunque ancora decenti anche con gli imperi centrali (che essendo nemici del Giappone potevano tornare utili visto i fastidiosi successi nipponici nel pacifico). In fin dei conti fino alla firma della pace la guerra era a favore degli imperi solo in sud africa ed europa, anche se sotto controllo giapponese l'Asia anglo-francese era comunque ufficialmente sempre in mano di un alleato, se Inghilterra e Francia hanno deciso di evacuare le loro truppe da medio oriente ed indocina e lasciarle in "custodia" ad altri (che poi se le sono tenute) non era una questione di guerra che obbligava l'intervento americano. Inoltre qui abbiamo anche un governo Repubblicano (tradizionalmente orientato a politiche egemoniche in america latina) al posto di quello democratico che nella nostra TL portò gli USA verso l'intervento contro gli Imperi.

Secondo me in italia ci potrebbe stare una piccola rivoluzione, in quanto il governo attuale ha fallito sia diplomaticamente (ottenendo terre che non voleva al posto di quelle che chiedeva) che militarmente (in Libia), quindi qualcosa sarebbe successo.

In Turchia nel meno drammatico degli esiti la protesta dell'ala imperialista e musulmana sarebbe stata schiacciata dal governo kemalista appoggiato dai governi greco e bulgaro, e sarebbe nata la repubblica laica di Turchia, ma questa cosa avrebbe potuto urtare la suscettibilità del califfato musulmano hashemita.

In India potrebbe esserci la rivolta anti-inglese delle province tribali musulmane occidentali (Pakistan), appoggiate dal Califfo e dallo Scià, con un'ipotetica reazione a catena nel resto del subcontinente, magari (più probabilmente all'interno di un contesto di guerra) appoggiate dal Giappone.

Sicuramente l'Impero del Giappone dà fastidio a molti e potrebbe esserci una guerra tra questo e Russia Rossa, Francia, Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, però potrebbe causare anche l'entrata in guerra degli altri paesi d'europa e dell'Asia con effetti imprevedibili.

L'Inghilterra, come dicevo, la vedo più orientata verso una politica di appeasement, sotto un governo filo-tedesco, per cercare di riottenere una posizione di rilievo senza incorrere in una nuova guerra che (visti gli attuali rapporti di forza) stavolta potrebbe costarle molto di più di qualche lontana colonia; la Francia ha perduto praticamente solo le colonie nel sud-est asiatico e qualche colonia in africa centro-meridionale, molto meno di quanto perduto dall'Inghilterra comunque, l'occupazione del territorio nazionale è stata di breve durata, e sul continente ha perduto aree come la Lorena e la Corsica, che non erano al 100% di storia, lingua e cultura francesi, ma ha ricevuto in cambio il Belgio francofono, quindi una sconfitta alquanto bilanciata. Le sanzioni di guerra sono pesanti ma non impossibili (come fecero invece gli alleati nella nostra TL con la Germania), quindi visto l'esito tutto sommato meno drammatico di quanto sembra la popolazione opterebbe per esautorare la classe politica colonialista e revanscista in favore di un governo di tipo socialista e pacifista. 
La Russia Rossa sicuramente vorrebbe abbattere il potere giapponese sul continente (e strappare il controllo dell'Asia centrale alla Persia), ma non è nelle stesse condizioni di forza dell'URSS nella nostra TL... scatenare una guerra sarebbe una scommessa.

.

Keirosophos aggiunge:

Secondo me la situazione europea si evolverà in questo modo:

- L'Inghilterra: dopo la firma del trattato incomincia ad avere subito buoni rapporti commerciali con l'italia e probabilmente USA. Poi credo che avrebbe incominciato a ravvicinarsi agli imperi centrali sempre per la ricostruzione, ma prima con Austria e Germania, poi con l'Olanda (il motivo mi sembra ovvio)

- La Francia: dopo la firma del trattato il partner commerciale preferito sarebbe stato l'italia, poi probabilmente avrebbe riattivato i rapporti con Olanda (africa) e Austria, oltre che penso con la Russia. Non credo che si sarebbe riavvicinata molto presto alla Germania....

- L'Italia: credo che abbastanza presto avrebbe cercato si stipulare un'alleanza con Austria e Germania, in primis con l'Austria soprattutto per ragioni commerciali. Credo che avrebbe avuto buoni rapporti con Francia, Inghilterra e Grecia e penso che avrebbe avviato anche una politica di scambio commerciale con la Libia (dopo la scoperta del petrolio).

- Austria-Ungheria e i vari nomi che le saranno attribuiti: alleanza con Olanda e Germania, magari poi anche firmata con italia e Grecia. Ha una posizione ottima per gli scambi commerciali il che la farebbe diventare una potenza economica di prim'ordine. Penso che avrebbe avuto buoni rapporti con gli stati dell'europa dell'est come Romania, Bulgaria, Russia bianca e ucraina. Meno con la Russia rossa.

- Germania: la Germania è uscita come la Vincitrice della guerra, per questo si potrebbe pensare che a fine guerra si sarebbe potuta comportare come voleva. Invece la Germania, sebbene uscita potenziata dalla guerra, deve guardarsi le spalle molto più di prima: c'è infatti la Russia che, anche se al momento non è in grado di contrastarla, può sempre rivelarsi un nemico ostico e la Francia le sarà ostile ancora a lungo. Però dovrà ora anche badare al mantenimento dei propri territori, dato che con l'annessione dei territori baltici la Germania non è più popolata soltanto da tedeschi, il che potrebbe scatenare rivolte, inoltre la zona in questione è fondamentale per gli equilibri europei, oltre ad essere la naturale aspirazione di espansione russa... insomma l'orizzonte è tutt'altro che roseo. L'economia tedesca penso che si sarebbe ripresa molto velocemente, data anche la possibilità di fare proficui scambi commerciali con stati come l'Austria, Italia e Olanda (soprattutto colonie), oltre ai vantaggi commerciali derivati dai buoni rapporti con il califfato hashemita (l'Iraq e il suo petrolio è in mano del califfato).

- Russia Bianca: la Russia bianca guidata dagli zar esiliati dal resto del paese avrebbe molto di cui lamentarsi, ma non può, anzi già è molto per gli zar che non siano finiti in qualche sparuto villaggio della Siberia. La posizione schiacciata praticamente tra le zone di influenza tedesca e quella russa la deve spingere a scegliere un alleato. E penso che la Germania sia la nazione più adatta. L'economia non è un gran che, data la non particolare ricchezza del territorio, però potrebbe trarre vantaggio dalla sua posizione geografica.

- Grecia: lo stato greco ha riconquistato Costantinopoli, infliggendo una grande batosta agli ottomani, uscendo molto potenziato dalla guerra. La sua posizione geografica non può che far sviluppare l'economia greca, che ha molti sbocchi, soprattutto verso italia (con cui confina anche grazie al Montenegro), Austria, Bulgaria e Germania. Non bisogna trascurare che la Grecia si potrebbe trovare alleata del califfo (oltre alla Georgia e all'Armenia) se il sultano di Ankara volesse riconquistare i suoi vecchi territori...

- Impero Ottomano: ormai di europeo non ha più niente, ma data la sua posizione ne fa uno stato molto importante. Crocevia tra europa e Asia l'impero del sultano, dopo aver perso la stragrande maggioranza dei territori e ridotto a neanche tutta l'Anatolia, potrebbe diventare la meta di espansione della Grecia verso est e dell'Armenia e del califfato verso ovest. Si deve guardare molto bene da questi stati che lo rinchiudono in una stretta quasi soffocante. Se non riattiva buoni rapporti con questi stati anche la sua economia crollerà.

- Russia Rossa: ex-impero degli zar ora è una repubblica, però si trova in una situazione precaria: la perdita di molti territori, oltre a causare lo scontento popolare, riduce di molto la ricchezza del paese. Inoltre ha perso molti sbocchi sul mare a causa della Germania. Il sentimento di rivalsa nei confronti della Germania è molto, ma allo stato attuale può solo starsi ferma e concentrarsi nella ripresa dei suoi territori in Asia.

.

Pochi anni dopo la fine della guerra, l'Australia e la Nuova Zelanda, per niente danneggiate dal conflitto mondiale, preoccupate dallo strapotere del Giappione nel Pacifico gli dichiarano guerra, invadendo l'isola di Giava e l'arcipelago indonesiano. Due giorni dopo gli USA, in virtù di accordi precedenti all'attacco di Australia e NuovaZelanda, iniziano ad occupare la zona dello Stretto di Bering e la penisola della Kamchatka. Il giappone reagisce in Indonesia, dove se lo aspettava, ma è completamente spiazzato dall'attacco statunitense nel nord dei suoi possedimenti.

La notizia arriva come una bufera in Europa: Italia, Spagna, Portogallo e Grecia si dichiarano neutrali. Gli altri stati pensano se intervenire o no. La Russia Rossa sembra propensa ad attaccare il Giappone, ma al momento non è stato deciso niente.

Il Giappone chiede aiuti in Europa agli ex-alleati, ma la Germania e l'Austria tentennano, perchè sembra che l'Inghilterra e la Russia vogliano attaccare l'arcipelago giapponese. Quindi, per non rovinare i precari equilibri europei, le de superpotenze non rispondono agli appelli del Giappone, lasciandolo, per ora, a se stesso.

La guerra In Indonesia non va bene per il Giappone. Infatti le ex colonie britanniche lo incalzano, hanno già assunto il controllo delle isole di Giava e Sumatra e del resto dell'arcipelago. I nipponici rimangono asserragliati nel Borneo. Da nord gli USA hanno vita facile poiché i giapponesi hanno dispiegato la maggior parte delle forze terrestri e navali a sud. Gli USA raggiungono il confine con la Cina, conquistano Vladivostok e si preparano ad invadere la Corea, dove i giapponesi hanno asserragliato le loro forze rimanenti delle zone occupate dagli USA. La Russia rossa, visti i successi degli USA, dichiara guerra al Giappone (cosa già premeditata) e si lancia alla riconquista dei territori perduti, non incontrando resistenza, però impiegando molto tempo, poiché i giapponesi distruggono le infrastrutture man mano che abbandonano il territorio. La Gran Bretagna, vedendo i successi delle ex-colonie, medita se mobilitare l'esercito scacciando i nipponici dal sud-est asiatico.

Te la senti di mettere giù una nuova Timeline?

.

Konstantinos XI non si fa certo pregare:

1936

19 Settembre 1936 - intense trattative diplomatiche a Washington tra Nuova Zelanda, Australia ed Inghilterra, l'argomento, scottante, è la riaccensione delle ostilità con il Giappone per il controllo del Pacifico e dell'Indonesia. I due Ministri degli Esteri di Australia e Nuova Zelanda premono per la guerra, mentre l'Inghilterra tergiversa, conscia che il conflitto potrebbe infiammare di nuovo il mondo intero, con conseguenze catastrofiche. Estremamente cauti sono anche gli Stati Uniti, in lenta ripresa dalla grande crisi economica, che propongono di contattare anche la Repubblica Sovietica Russa, per prendere il Giappone tra vari fronti ed averne ragione in tempi brevi. A quest'ultima proposta l'Inghilterra rabbrividisce, poiché sa bene che un conflitto esclusivamente pacifico potrebbe rimanervi ivi confinato, ma coinvolgere potenze europee potrebbe causare l'intervento degli Imperi Centrali.

1 Ottobre - gli ambasciatori neozelandese ed australiano a Parigi informano del piano il loro omologo francese. La Francia sarebbe entusiasta di partecipare per riprendersi l'Indocina, e si allinea all'opinione statunitense di informare Mosca.

5 Ottobre - Edoardo VIII d'Inghilterra, ufficialmente in visita di cortesia al cugino Guglielmo II, lo informa dei venti di guerra nel pacifico e chiede ufficialmente la neutralità degli Imperi Centrali. 
Guglielmo risponde che non può parlare anche a nome degli alleati, ma lascia intendere che se la cosa si limitasse al solo teatro del Pacifico loro non sarebbero interessati a farsi coinvolgere. 
Viene convocato un incontro tra i paesi del blocco mitteleuropeo.

20 Ottobre - A Bratislava si riuniscono i ministri degli esteri di Germania, Olanda, Austria, Polonia, Finlandia, Norvegia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Bulgaria e Grecia. Il Primo Ministro Austriaco propone di estendere gli inviti anche ad Inghilterra, Francia, Spagna, Italia, Turchia ed Iran, in quanto parti possibilmente coinvolte, per cercare di evitare una nuova guerra mondiale. 
Il suo omologo Romeno propone l'invito anche della Russia sovietica, suscitando mormorii di disapprovazione in tutta l'assemblea. 
Carlo I, presidente ed ospite della conferenza, approva la proposta dicendo "questo potrebbe giovare a rendere meno tesi i rapporti con la Russia, e la cosa potrebbe giovare a tutti noi...che Dio abbia pietà di noi se non riuscissimo ad evitare una nuova, inutile strage."

24 Ottobre - Si apre la Conferenza di Bratislava, sono presenti i Ministri degli Esteri di Germania, Olanda, Austria, Polonia, Finlandia, Norvegia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Grecia, Inghilterra, Francia, Spagna, Italia, Russia sovietica, Turchia ed Iran. 
Sono presenti anche i rappresentanti di Georgia, Armenia, Azerbaigian e Turkestan.
Informate della questione, con un comunicato, Danimarca, Svezia, Irlanda, Portogallo e Svizzera si dichiarano neutrali in ogni caso.

L'assemblea si infiamma immediatamente, Germania, Austria, Olanda, Italia, Norvegia e Grecia si dichiarano favorevoli a mantenere una linea neutrale, purché venga mantenuto lo status quo in europa orientale ed asia centrale; Finlandia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Turchia, Armenia, Azerbaigian, Iran e Turkestan si dichiarano pronti a mobilitare i propri eserciti contro la Russia sovietica, che pretende in cambio dell'intervento contro il Giappone ampie annessioni territoriali a danno di questi stati. L'Inghilterra tenta di mediare cercando di fare i propri interessi soprattutto nelle zone di Afghanistan e Pakistan.

25 Ottobre - come il giorno precedente le discussioni sono sempre fisse sugli stessi capisaldi, il Ministro degli Esteri della Germania von Ribentropp, dopo essersi consultato con il cancelliere ed amico von Papen, esasperato, minaccia la Russia sovietica dicendo che l'intero blocco mitteleuropeo sarebbe pronto in poche settimane a riversare 30 milioni di uomini in armi oltre il confine e farla finita una volta per tutte. 
La seduta viene sospesa dall'Imperatore Carlo per far raffreddare gli animi. 
Giunge a Bratislava l'inviato di Abd allāh, nuovo sovrano d'Arabia, intenzionato a difendere la zona del golfo persico dalle ingerenze britanniche.

26 Ottobre - l'inviato Arabo incontra privatamente i ministri di Persia, Austria e Germania, ed esprime grande preoccupazione per una possibile aggressione russa alle terre dei "Fratelli Musulmani" in Persia e Turkestan, ed aggiunge che anche l'Arabia intende allinearsi agli altri paesi che, sentendosi minacciati, intendono rispondere militarmente ad eventuali provocazioni russe.

Si riunisce nuovamente l'Assemblea. 
Concorde con i delegati degli altri paesi, il Primo Ministro austriaco dichiara che tutta l'Europa continentale, congiuntamente ai suoi amici Arabi, Turchi e Periani, intende rimanere estranea ai provvedimenti presenti e futuri che Inghilterra, Russia, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda vorranno prendere nei confronti dell'Impero del Giappone; qualsiasi cosa succederà, loro rimarranno neutrali. 
Aggiunse poi, con voce fredda e minacciosa: "Ma se uno di essi oserà violare senza consenso i confini di uno di questi Paesi, o ne attaccherà le truppe, sappia sin da ora che tutti noi reagiremo in maniera unanime e radicale. Noi tutti desideriamo la pace. Ma siamo disposti a difenderla con ogni mezzo."

Il delegato sovietico se ne va stizzito ed umiliato, i sui omologhi britannico e francese sono profondamente soddisfatti. 
L'Europa gioisce per la volontà di pace e fratellanza dimostrati dai vari governi. Ma in segreto viene diramato l'ordine di mettere le truppe in stato di allerta, i depositi di materiale bellico lungo le principali direttrici per l'oriente vengono riforniti, ai responsabili medici ed ai governatori civili delle provincie orientali vengono comunicate le disposizioni di comportamento in caso di guerra. 
Le flotte, nei porti, sono messe in stato di pre-allarme, gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo passano sotto l'amministrazione militare. 
Le fortezze di confine, soprattutto sui passi montani di Persia ed Anatolia, ricevono l'ordine di prepararsi all'assedio.

30 Ottobre - Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti mobilitano.

1 Novembre - Giappone, Russia Sovietica, Francia ed Inghilterra mobilitano.

3 Novembre - Preallarme generale dei paesi legati al blocco austro-tedesco. In Germania, Italia, Spagna, Olanda e Norvegia vengono diramate disposizioni di sicurezza anche in merito a possibili aggressioni da parte di Francia ed Inghilterra. 
In un colloquio privato, il Feldmaresciallo August von Mackensen, nominato nuovo comandante dell'esercito tedesco dopo la morte dei veterani "vecchia guardia" (i Feldmarescialli von Falkenhayn, von Hindenburg e Ludendorff) dichiarò al Principe Ereditario Luigi Ferdinando che "questa volta, se Francia ed Inghilterra avessero osato attaccare nuovamente la Germania o i suoi alleati, a Parigi ed a Londra non ci sarebbero stati più re o presidenti, ma soltanto governatori del reich".

5 Novembre - alla presenza del Kaiser Guglielmo II, del Feldmaresciallo von Mackensen e del suo braccio destro Otto von Below, vengono presentati i nuovi alti ufficiali dell'esercito tedesco, molti di loro sono giovanissimi eroi dell'ultima guerra mondiale, tra i quali spiccano i nomi di Ludwig Beck, Hyazinth Graf Strachwitz, Heinz Guderian, Gotthard Heinrici, Hermann Hoth, Albert Kesselring, Erich von Manstein, Hasso-Eccard von Manteuffel, Walter Model, Erwin von Witzleben, Wolfram von Richthofen, Erwin Rommel, Gerd von Rundstedt, Hans Speidel, Kurt Student, Henning von Tresckow, Nikolaus von Falkenhorst, Walther von Hünersdorff, Wilhelm Ritter von Thoma e Kurt Zeitzler.

L'anno si chiude con i preparativi alla guerra.

1937

10 Gennaio - Australia, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti, Francia ed Inghilterra dichiarano guerra all'Impero del Giappone. 
Truppe inglesi varcano i confini in Indocina ed assaltano le isole di Borneo e Sumatra. Gli Australiani sbarcano a Sulawesi e Timor Est. 
Dal protettorato delle Filippine, i Marines degli Stati Uniti si preparano all'invasione di Taiwan e delle isole Ryukyu.
Gli altri paesi europei ed asiatici, tranne la Russia Sovietica, dichiarano la loro neutralità nel conflitto.

Febbraio:

L'esercito ANZAC ha avuto facilmente ragione delle Molucche e di Timor Est, la presenza giapponese a Sulawesi è ridotta ormai all'assedio della capitale Makassar; le armate ANZAC si preparano allo sbarco sulle isole di Sumatra e Borneo, dove gli Inglesi stanno incontrando una durissima opposizione a causa delle piccole ma coriacee fortezze giapponesi nascoste nella jungla. 
Estremamente difficoltosa è l'avanzata anglofrancese in indocina, dove le numerose forze giapponesi, supportate dalla popolazione locale memore del passato colonialismo europeo, stanno opponendo una efficace resistenza alla loro avanzata. 
Ulteriore complicazione per l'Inghilterra è anche l'estrema insicurezza delle proprie retrovie, in quanto l'India è sempre più insofferente al dominio britannico. 
Gli americani hanno difficoltosamente avuto ragione di Taiwan, ma il loro piano di avanzata verso il Giappone è bloccato dalle pressioni anglofrancesi, che richiedono aiuto in Indocina.

Contatti diplomatici tra alleati e Russia Sovietica continuano a produrre nulla di fatto, in quanto la Russia pretende la legittimazione delle sue rivendicazioni in Bielorussia, Ucraina e Turkestan.

Mohandas Gandhi, detto "il Mahatma", sospettato dalle autorità inglesi di essere uno dei principali agitatori nella colonia indiana, si rifugia in Sudafrica presso l'amico Johannes van Rensburg, conosciuto durante la sua permanenza a Pretoria come avvocato ai primi del secolo, ora nuovo viceré degli Stati Uniti d'Africa, dopo la morte in tarda età di de Wet e Botha, il quale lo introduce anche presso il Governatore Militare von Lettow-Vorbeck, veterano eroe della guerra agli inglesi nel conflitto mondiale, amato ed osannato tanto dagli africani quanto dai boeri per la sua ferma politica di uguaglianza giuridica e sociale tra africani e bianchi.

4 Marzo. Capitola la guarnigione di Makassar, dopo un mese di durissimo assedio. L'intera Sulawesi è occupata dalle truppe ANZAC.

10 marzo. Bombardata dal mare, Medan capitola rapidamente sotto lo sbarco congiunto dei marines ANZAC ed inglesi. Viene creata la prima testa di ponte che, nelle previsioni dei comandi alleati, dovrebbe portare le truppe vittoriose a Pekambaru, capitale di Sumatra, entro un mese. Fallisce l'assalto anfibio all'importante città portuale di Palembang, lasciando in mani giapponesi il punto principale di rifornimento per la resistenza di Sumatra meridionale. 
L'isola di Java perde le città portuali di Denpasar, Surabaya, Semarang, Cllacap e Cirebon, ma nel cuore montagnoso dell'isola la resistenza è feroce. Nonostante i violenti bombardamenti navali e ripetuti tentativi falliti di sbarco la capitale Jakarta, trasformata in una specie di fortezza, resiste infliggendo un tributo di sangue elevatissimo agli alleati.

Aprile:

Nel Borneo l'arrivo di truppe americane dalle Filippine ha permesso la caduta di praticamente tutte le città costiere, Paloh, Pontianakh e Telukbatang capitolano tra il 20 marzo ed il 2 aprile, Kendawangan e Banjarmasin si arrendono tra il 12 ed il 18 aprile. 
La resistenza giapponese si concentra attorno alle città di Palangkaraya e Samarinda, oltre che in bunker nascosti nella foresta.

21 aprile. Con un violento attacco notturno le forze anfibie giapponesi sbaragliano la guarnigione statunitense di Taiwan e ne ritornano in possesso, aiutati anche dalla popolazione locale. 
Viene programmato un attacco aereo su vasta scala contro le basi navali americane nel Pacifico. L'obiettivo principale è la base hawaiana di Pearl Harbour.

Agenti giapponesi in Messico ed America centrale istigano i governi locali a fare fronte unito contro le mire egemoniche degli Stati Uniti.

La Russia Sovietica sposta truppe sui confini, principalmente quello mongolo-siberiano, ma anche gli altri fronti. Per il momento mantiene ufficialmente una posizione neutrale.

Spaventato dall'evolversi della situazione, l'Imperatore di Cina Pu Yi (in questa TL dopo la breve esperienza rivoluzionaria repubblicana di Sun Yat Sen e Yuan Shikai, il ritorno sul trono dell'Imperatore non dura solamente 12 giorni, ma l'assenza della superpotenza sovietica e l'appoggio ai monarchici del Giappone permettono ai monarchici di aver ragione dei rivoluzionari comunisti e riconsolidare il potere imperiale, con il tacito assenso di tutte le grandi potenze) si avvicina moltissimo agli imperi centrali, con i quali sottoscrive un trattato (Trattato di Pechino tra Cina, Germania, Austria ed Olanda) di protezione il 30 aprile 1937, con il quale le tre potenze si impegnano a garantire l'indipendenza e proteggere la Cina e la monarchia cinese, in cambio di privilegi commerciali e sullo sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie della Cina.

Ecco una cartina della situazione nel sudest asiatico alla fine dell'aprile 1937 (Inghilterra in rosso, USA in blu, ANZAC in rosa, Giappone in verde):

Maggio. La situazione è in stallo a Sumatra. A Java le sacche di resistenza sono sempre più isolate e ridotte allo stremo. Ancora più stremati ed esasperati, i soldati ANZAC non fanno prigionieri nemmeno quando il nemico si arrende. La popolazione locale, in alcuni casi, viene sospettata di rifornire i resistenti giapponesi. Interi villaggi vengono torturati, massacrati o deportati in campi di prigionia. 
Jakarta si prepara a venire assediata per terra e per mare. 
Nel Borneo le truppe alleate hanno ormai il controllo di tutte le aree costiere, Samarinda viene messa sotto assedio. L'esercito giapponese, in ripiegamento dal fronte malese, va a rimpinguare le sempre più nutrite forze nell'area di Palangkaraya, mentre sulle montagne vengono lasciati gruppi di esperti guerriglieri, più che sufficienti per contrastare la difficoltosa avanzata inglese. 
In Indocina la guerra diventa una guerra di posizione lungo la linea del fiume Salween e l'altopiano dello Shan (un fac-simile del fronte dell'Isonzo nella nostra TL), mentre a sud il cardine difensivo è la città di Bangkok, centro del comando giapponese nell'area. 
Per risolvere la situazione il comando alleato progetta lo sbarco in massa sulle coste vietnamite, una volta eliminati i giapponesi dal Borneo e da Sumatra, in modo da chiudere le forze nemiche in una tenaglia e costringerle a capitolare. 
L'Inghilterra pretende per se, dando la vittoria quasi per scontata, le isole del Borneo e Sumatra, oltre che all'Indocina fino alla linea del Salween, mentre il resto viene reclamato dalla Francia, anche se il contingente francese non è ancora arrivato in zona d guerra.

Giugno. I giapponesi ripiegano, su ordine dell'Ammiraglio Suzuki, prima da Pekanbaru su Palembang e poi, in una rocambolesca manovra notturna, da Palembang vengono imbarcati sulla flotta che li sbarcherà nelle retrovie di Bangkok, in quanto l'alto comando giapponese ha ormai dato per perse le isole della Sonda, mentre visti i successi nella resistenza intende puntare sull'Indocina. A Sumatra vengono lasciate solo truppe volontarie a fare da velo al ripiegamento dall'isola e, come guerriglieri, ad infastidire ed infliggere il maggior numero di perdite possibili agli ignari alleati. 
Le ancora nutrite tre divisioni resistenti nel centro del Borneo vengono considerate impossibile da evacuare, e sacrificate al proprio destino. 
Le 5 brigate che ancora resistevano a Jakarta erano state totalmente dimenticate.

Luglio. La nuova offensiva anglo-alleata sfonda inaspettatamente le linee a Pekanbaru, ma si ritrovano ben presto invischiati nella guerriglia tra i monti ed in mezzo alla giungla...anche gli ANZAC e gli Americani, sbarcati in forze a Palembang dopo un lungo bombardamento preparatorio, si ritrovano stupiti di fronte ad una città fantasma. Confusi, da un capo all'altro dell'isola iniziano la marcia verso l'interno aspettandosi di ritrovare il grosso della guarnigione giapponese sulle montagne, regalando così tempo e superiorità numerica preziose ai giapponesi in Birmania. 
Cade Samarinda sotto i colpi dell'artiglieria divisionale americana, tutte le truppe giapponesi convergono oramai su Palangkaraya, che viene fortificata ulteriormente.

Agosto. Le truppe alleate provenienti da nord e da sud dell'isola di Sumatra si incontrano inaspettatamente presso Jambi, realizzando che in realtà i giapponesi non sono più sull'isola. Quest'inutile avanzata è costata, soprattutto agli inglesi, 5.000 morti a causa della guerriglia giapponese nascosta sui monti e nella jungla. Gli alti comandi alleati sono furenti per la presa in giro che ha distolto 40.000 uomini preziosi dal fronte, sempre più critico, della Birmania.

28 agosto. Prima battaglia di Palangkaraya. L'assalto americano da est ed ANZAC da sud finisce in un terrificante bagno di sangue contro le trincee ed i nidi di mitragliatrici giapponesi alla periferia della città. L'attacco costa be 16.000 uomini agli alleati contro 700 giapponesi.

Settembre. Il contingente di Sumatra viene finalmente imbarcato verso Rangoon, a rinforzare gli stanchi contingenti impantanati sul fronte birmano.

15 settembre. Seconda battaglia di Palangkaraya. Gli inglesi attaccano da nord, ma sono esausti e vengono ricacciati indietro perdendo alcune migliaia di uomini.

Ottobre. Arrivano finalmente le truppe francesi, per la maggioranza coloniali africane, in Indonesia. Viene programmata l'offensiva per i primi giorni del 1938. 
Gli americani fanno slittare ancora lo sbarco in Vietnam, il Borneo sta impiegando ancora troppe truppe (100.000) per impegnarsi su altri fronti.

16 ottobre. A mezzanotte la Russia Sovietica sferra un duro attacco a sorpresa alla città di frontiera di Novosibirsk, cogliendo il Giappone letteralmente alla sprovvista. Nei giorni seguenti le truppe Sovietiche travolgono rapidamente le linee giapponesi lungo tutto il fronte ed in poche settimane raggiungono la linea dello Yenisei e la valle dello Dzavhan fino a Tsagaan-Olom, in Mongolia.

20 ottobre. Proteste ufficiali dell'ambasciatore giapponese a Mosca, Londra e Berlino. Il Kaiser Guglielmo, seriamente preoccupato per il colpo a tradimento dei russi, convoca gli ambasciatori di Austria, Olanda, Bielorussia, Ucraina e Turchia e discute dell'opportunità di procedere con la mobilitazione parziale. 
Il colpo improvviso favorisce gli alleati nel sud est asiatico, costringendo i giapponesi a cancellare tra l'altro l'attacco aeronavale alle basi navali alleate. 
La Cina, allarmata, inizia ad inviare forze al confine russo-mongolo.

1 novembre. L'avanza russa è ancora contenuta sullo Yenisei, ma a sud la manovra aggirante nel deserto ha successo e le truppe dello stato fantoccio mongolo-menscevico, guidate dall'Ammiraglio Aleksandr Kolchak e dagli ex ufficiali zaristi Anatoly Pepelyayev, Grigory Semënov e Georgy Zhukov, vengono respinte verso il lago Bajkal, dove si attestano a difesa della capitale Ulanbaatar. La Mongolia centro-meridionale è occupata.

Pressato a nord, il Giappone è bloccato, non ha forze sufficienti né per contrastare efficacemente l'avanzata russa in mongolia, né per sferrare un colpo di maglio contro le ormai rimpolpate divisioni alleate in Birmania. 
Ma gli appelli degli ambasciatori giapponesi in europa cadono ancora nel vuoto. 
Dopo 6 mesi di assedio durissimo, le 5 brigate trincerate a Jakarta continuano ancora a resistere infliggendo perdite esorbitanti agli alleati. Su 17.000 morti giapponesi gli alleati ne hanno versati 70.000. Tra volontari e regolari ora non rimangono che quasi 5.000 uomini, viveri e munizioni sufficienti forse per meno di un mese. La situazione degli assedianti non è molto migliore, l'estate calda ed umida ha causato varie epidemie e la flotta che ne blocca il porto ha rifiutato di accogliere a bordo anche feriti e malati, per paura che scoppiasse un'epidemia che ne decimasse gli equipaggi. 
Ancor più drammatica è la situazione per gli ormai quasi 200.000 che assediano Palangkaraya. La loro posizione, lontana dalle coste, rende difficili gli approvvigionamenti e bande di guerriglieri locali rendono estremamente difficoltosi i trasporti di rifornimenti agli assedianti e le comunicazioni. I giapponesi trincerati sono ridotti a 50.000, le scorte di acqua, armi e munizioni sono ancora buone, ciò che iniziano a scarseggiare sono cibo e medicine. 
Sta per iniziare un nuovo anno in trincea sul fronte birmano. Per i soldati inglesi e francesi sembra di tornare ai giorni della Somme del 1914, e tutti sono preoccupati che la storia possa ripetersi.

1938

Gennaio. Dopo 8 mesi di terribile assedio e 100.000 morti, le truppe alleate hanno ragione della resistenza di Jakarta. Dei 25.000 soldati giapponesi e dei 10.000 volontari schierati a difesa della città, le truppe alleate riescono a trovarne in vita solo 500, di cui la maggior parte feriti e malati. Della città, un tempo gioiello del colonialismo olandese, non rimane nient'altro che un cumulo di macerie. 
Quarta battaglia di Palangkaraya. Questa volta l'attacco è coordinato e gli americani che attaccano da est sono supportati dagli ANZAC a sud-ovest e dagli inglesi a nord. La linea di difesa esterna cade ed i giapponesi ripiegano perdendo 15.000 uomini, contro 10.000 alleati.

In Birmania le truppe anglofrancesi tentano lo sfondamento su Bangkok, che viene duramente bombardata, ma vengono respinti dalle riserve giapponesi.

La notte del 6 gennaio le truppe russe passano lo Yenisei gelato ed aggrediscono le posizioni giapponesi. Tutta la linea è presa dal panico ed entro una settimana il fronte viene spostato sull'Angara ed il Tunguska. Norilsk cade entro il 9. 
L'Alto Comando giapponese progetta di riposizionale il fronte sulla linea Lena-Bajkal-Amur, abbandonando la mongolia a se stessa, indifferenti alle proteste di Kolchak. La paura maggiore in questo momento sul fronte siberiano è l'intervento americano dall'Alaska. 
Irkutsk, Yakutsk e Khabarovsk sono i nuovi capisaldi identificati dallo Stato Maggiore nipponico. Il comando operativo viene posto nella base navale di Vladivostok. L'ordine imperiale è chiaro: "impedire ad ogni costo la corsa al mare delle truppe sovietiche...perdere importanti porti come Vladivostok, De-Kastri, Magandan, Gavan'...significherebbe spalancare ai sovietici la porta per il Giappone."

Situazione attuale sul fronte siberiano:

In quattro mesi il fronte siberiano era crollato, regalando alla Russia Sovietica migliaia di chilometri. Il Giappone è alle corde.

10 gennaio, notte. Quattro battaglioni Rangers vengono paracadutati a condizioni climatiche impossibili attorno alla città di Uelen, sulla sponda asiatica dello Stretto di Bering. Nel giro di poche ore la cittadina è occupata, viene fissata una testa di ponte. Le forze giapponesi sono quasi tutte dislocate al fronte, ed anche le retrovie sono molto distanti. Il piano americano, per quanto azzardato, ha successo, ed i parà sono ben presto seguiti dagli uomini del genio. Una divisione è già in attesa a Kodiak, pronta per l'invasione.

15 gennaio. Quinta Battaglia di Palangkaraya. L'afflusso di forze dalle altre isole della Sonda, ormai definitivamente occupate, permette agli alleati di sferrare un nuovo attacco alle linee giapponesi trincerate all'esterno del centro della cittadina fortificata. L'assalto è respinto, le perdite per entrambi gli schieramenti ammontano a circa 5.000 uomini.

16 gennaio. La divisione distaccata a Kodiak viene aviotrasportata A Uelen. Inizia l'avanzata americana che punta in due direzioni: prendere alle spalle il fronte giapponese sul Lena, ed occupare la costa in modo da avere più basi dalle quali procedere all'invasione del Giappone. Il primo obiettivo è l'occupazione di tutto il territorio siberiano fino alla linea del fiume Kolyma e la presa dell'importante porto di Magadan.

Il Giappone arruola ogni uomo abile che abbia compiuto il 17° anno di età. Le nuove reclute però non saranno pronte prima di alcuni mesi. Nella mente dell'Ammiraglio Suzuki, ormai la guerra è ad un passo dalla disfatta totale, e quelle truppe probabilmente serviranno a difendere il suolo giapponese dall'invasione, piuttosto che per una vittoriosa controffensiva. 
All'ambasciatore Shigemitsu presso la Corte Imperiale Cinese viene data carta bianca per mutare la situazione ormai disperata. 
Kolchak ed i suoi uomini si rifugiano oltre il confine cinese, da dove cercano di combattere i russi con tattiche di guerriglia. 
L'ambasciatore Oshima a Berlino supplica le potenze europee di intervenire almeno contro il comune nemico bolscevico.

Alla soglia degli 80 anni, il Kaiser Guglielmo II abdica a favore del brillante nipote trentenne Luigi Ferdinando, scavalcando il padre 57enne Federico Guglielmo, ancorato al militarismo novecentesco e troppo poco aperto alle innovazioni politiche e tecnologiche del mondo moderno. Il nuovo Kaiser, brillante ingegnere e grande amico dei Generali Guderian e Rommell, come prima cosa finanzia a proprie spese, con il placet dell'Imperatore d'Austria Carlo I e del quasi coetaneo ed amico il Principe Ereditario Ottone, la creazione di un centro di ricerca e studi scientifici nella Zlatá Ulička a Praga, il celebre ed evocativo "vicolo d'oro degli alchimisti". In questo centro vengono invitati a lavorare, a spese di un fondo privato ma finanziato dalle corone di tutti i paesi dell'alleanza mitteleuropea, i più geniali scienziati da tutta europa, tra i quali nomi già celebri come i Premi Nobel Albert Werner Heisenberg ed Albert Einstein, quest'ultimo già Professore all'Università di Praga, l'anziano inventore Nikola Tesla, rientrato dagli Stati Uniti dieci anni prima durante la crisi di Wall Street grazie agli ingenti benefici economici ed alla cattedra ad Heidelberg offertagli su pressione del giovane Principe Ereditario, ma più in generale tutta una serie di altri nomi già eccellenti come Robert Oppenheimer, Max Planck, Wolfgang Pauli, Leo Szilard, Gustav Hertz, Carl Bosch, ed illustri scienziati provenienti da paesi amici come Franco Rasetti, Enrico Fermi dall'Italia, entrata nel novero dei paesi sostenitori del progetto, o Niels Bohr, nativo della neutrale Danimarca ma attratto dalle enormi potenzialità del progetto. 
Il nuovo Kaiser convoca gli ambasciatori di Francia ed Inghilterra per cercare di raggiungere una tregua, pressato com'è quotidianamente dalle suppliche dell'ambasciatore nipponico. I due ambasciatori si dichiarerebbero favorevoli ad una pace con l'abbandono da parte giapponese dei rimanenti territori nel sud-est asiatico, ma sanno che la richiesta potrebbe venire difficilmente accolta. Inoltre il nuovo Kaiser è sempre più preoccupato dall'espansione sovietica in siberia, timori fomentati dagli alleati persiani e dai nuovi amici cinesi, e chiede esplicitamente a Francia ed Inghilterra quale sarebbe la loro posizione se la Germania entrasse in guerra contro la Russia. Gli ambasciatori prendono tempo.

Offensiva anglo-francese in indocina punta questa volta sulla linea Mae Hong - Tak, l'offensiva è respinta con gravi perdite da ambo le parti.

1 febbraio. L'ambasciatore giapponese in Cina concorda l'intervento cinese contro i russi alle seguenti condizioni:

1) la Corea a nord del fiume Imjin, inclusa la Baia di Yŏnghŭng, viene annessa alla Cina. 
2) viene riconosciuta al Giappone la fascia compresa dai fiumi Amur ed Ussuri al mare, fino alla città di Vrangel', esclusa l'importante baia Nakhodka. Tutta l'area a sud di Vrangel', inclusa l'importante città portuale di Vladivostock, passano alla Cina. 
3) la Mongolia viene annessa alla Cina assieme all'area che va dall'alta valle dell'Amur, il corso dei fiumi Shilka ed Ingoda, le coste meridionali del Lago Bajkal con le città di Irkutsk ed Ulan-Ude, il corso dell'Angara dal Bajkal allo Yenisei, l'alta valle dell'Ob dal confine cinese alla confluenza con il fiume Tom', la linea ferroviaria che congiunge Tomsk sul Tom' a Lesosibirsk sullo Yenisei. Questa nuova regione viene riconosciuta come Principato Autonomo di Mongolia, al cui governo vengono riconfermati Kolchak ed i suoi uomini, purché si sottomettano a Pechino.

Le perdite sono ingenti e le condizioni umilianti, ma sotto pressione dell'Ammiraglio Suzuki l'ambasciatore sottoscrive il trattato. 
Non è ancora chiaro cosa ne sarà della fascia tra il Lena ed il Kolyma, ancora in mano giapponese ma sottoposta ai duri colpi congiunti sovietico-statunitensi.

3 febbraio. Gli ambasciatori cinese e giapponese a Berlino notificano l'accordo al Kaiser, che convoca un consiglio di tutti i ministri degli esteri della coalizione. Ora il casus belli è pronto. Se la Russia colpirà la Cina, è sua intenzione intervenire.

10 febbraio. Convocata d'urgenza, la riunione dei ministri degli esteri della coalizione si tiene a Monaco di Baviera. Sono presenti i rappresentanti di Olanda, Germania, Polonia, Finlandia, Bielorussia, Ucraina, Austria, Romania, Bulgaria, Grecia, Italia, Turchia, Armenia, Azerbaigian, Persia, Turkestan, Arabia, Spagna, Afrika. Vengono invitati anche gli ambasciatori di Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera, Irlanda e Portogallo, quali osservatori esterni. 
La coalizione sottoscrive di comune accordo un intervento contro la Russia Sovietica nel caso questa aggredisca un paese membro o un amico della coalizione, in chiaro riferimento alla Cina. Viene inoltre affidato il comando supremo delle forze armate della coalizione, in caso di guerra contro i sovietici, allo Stato Maggiore tedesco. 
Una clausola molto importante suscita discussione, ma è firmata dopo ore di trattative: in caso di intervento al fianco della Russia di Francia e/o Inghilterra, i paesi membri concordano su un intervento militare con finalità di occupazione ed eventualmente annessione dei due paesi. 
Gli inviati dei paesi osservatori, intimiditi, concordano e sottoscrivono di propria iniziativa un patto di neutralità in caso di conflitto.

11 febbraio. Gli ambasciatori di Francia ed Inghilterra vengono convocati a Berlino e messi di fronte al patto siglato durante la Conferenza di Monaco del giorno prima. Spaventati dalla possibilità di una nuova guerra europea e dalla possibilità tutt'altro che remota di un'invasione da parte delle truppe coalizzate, rientrano nelle rispettive capitali. Ora le trattative passano nelle mani dei rispettivi sovrani e presidenti.

14 febbraio. Il Presidente Lebrun ed Edoardo VIII sono in visita a Berlino, assieme a Carlo I ed all'ambasciatore italiano Alessandro Lessona, richiesti come mediatori. Il presidente francese impallidisce di fronte alla clausola che lo riguarda, e si affretta a sottolineare che lo sforzo bellico francese è volto unicamente alla riconquista dell'indocina occupata con l'inganno dai giapponesi, e non vuole avere nulla a che fare con la guerra portata avanti dagli "amici" sovietici. 
Edoardo VIII appare quasi incredulo, di fronte alla diffidenza tedesca, dopo il riavvicinamento tra le due potenze, e sostiene che, sebbene l'intervento russo faccia molto comodo alla guerra contro il Giappone, le faccende siberiane non gli sono di alcun interesse. Carlo I, fiducioso, accoglie positivamente le parole del sovrano britannico, ma Luigi Ferdinando ricorda ad Edoardo che egli non è uno sciocco, e sa bene quanto l'Inghilterra desideri mettere e mani sulla Persia e l'Asia centrale, dopo che le loro ambizioni vennero frustrate durante la Grande Guerra. Edoardo, offeso, se ne va. 
Lebrun, abbattuto, rimane alla mercé del giovane sovrano tedesco e del vorace ambasciatore italiano. 
Lessona, spietato imperialista, chiede senza mezzi termini che, "in segno di amicizia" la Francia ceda la Tunisia e la metà orientale della costa algerina fino all'Atlante all'Italia, la metà occidentale della costa algerina alla Spagna. Motiva la richiesta sostenendo che nelle condizioni attuali la Francia non è in grado di presidiare queste colonie, vista la quasi totale assenza di truppe, Insomma, accollandosi queste colonie, italiani e spagnoli farebbero alla Francia un "favore". In effetti, l'esercito francese, fortemente ridotto dopo la Guerra Mondiale, è praticamente tutto impegnato in indocina, in francia e nelle colonie africane sono rimaste a malapena truppe sufficienti a presidiarle, senza contare i movimenti indipendentisti che si stanno formando in alcune regioni maghrebine...una guerra contro Germania ed Italia finirebbe in pochi giorni con il totale annientamento francese. 
Lebrun, demolito psicologicamente dai suoi interlocutori, messo in una posizione in cui non ha altra via d'uscita, pur di non vedere per la terza volta la bandiera tedesca su Parigi, firma. 
L'azzardo di Lessona ha avuto successo. 
In seguito, lo stesso Lessona dirà dello "Scippo di Berlino": "ho ridato un Impero all'Italia!".

Finalmente arrivano a Palangkaraya anche i pezzi pesanti inpiegati contro Jakarta e Samarinda. L'ordine del Gen. Mac Arthur è chiaro: non ci dovrà essere una settima battaglia. 
Per due giorni e due notti ininterrotte la città viene martellata dall'artiglieria e dai bombardieri. Dall'alba del terzo giorno, tutte le divisioni alleate iniziano l'assalto alla cittadina, trasformata in una cava di fango. 
Dei circa 30.000 giapponesi trincerati, solo 5.000 vengono catturati dalle forze alleate, di cui 2.000 muoiono suicidi. 
Dei 200.000 uomini riversati nel carnaio del Borneo dagli alleati, 50.000 sono morti o dispersi, 70.000 sono feriti o malati. 
La conquista delle isole indonesiane è costata quasi 250.000 morti in un solo anno di guerra, l'opinione pubblica in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti è esasperata dal tributo di sangue.

Tumulti in america centrale contro gli Stati Uniti. Si riaccendono gli attriti tra la Repubblica del Chiapas e la Repubblica del Messico, fantoccio statunitense.

Truppe coloniali italiane entrano a Tunisi e ad Annaba. Gli Spagnoli entrano ad Algeri. 
Albert Lebrun, travolto dai malumori popolari per la cessione gratuita della Tunisia agli italiani, abbandona l'Eliseo. Al suo posto viene nominato presidente il socialista Léon Blum, apprezzato dai sovietici per il suo aperto astio contro tedeschi ed italiani.

28 febbraio. Il governo americano sposta le proprie forze dal Borneo occupato nelle proprie basi nelle Filippine. Si preparano i piani per lo sbarco in Vietnam, anche se le forze rimaste in patria sono mobilitate per l'acuirsi delle tensioni in america centrale, e difficilmente potranno venire impiegate per rinfrescare le già esauste truppe al fronte.

Il Giappone rinforza la linea di difesa sull'Amur, rinunciando ad arginare con decisione gli americani in marcia verso il Kolyma. 
Gradualmente anche la linea del Lena viene sguarnita. L'esercito nipponico non ha più la forza per controllare un fronte così ampio. 
Vengono inviati rinforzi in indocina.

Le truppe inglesi si ritirano dal Borneo, annesso all'Australia, e vengono trasferite sul fronte birmano.

L'Australia occupa anche l'ex Borneo giapponese. L'esercito australiano viene acquartierato a Tutong, nel borneo britannico, dove dopo un mese di licenza verrà trasferito sul fronte birmano assieme agli alleati anglo-francesi.

Il Primo Ministro della Nuova Zelanda, viste le notevoli perdite senza nemmeno controparti economiche e territoriali, ed incalzato dall'opinione pubblica sempre più ostile, presenta una proposta di pace all'ambasciatore nipponico a Wellington. La pace è firmata immediatamente. 
Le truppe neozelandesi rientrano dal Borneo.

Il Ministro degli Esteri inglese, furioso, minaccia di guerra l'ex dominion, accusando la Nuova Zelanda di tradimento. Ma tutti sanno che la situazione dell'Inghilterra e tutt'altro che rosea ed alle minacce non seguiranno altro che lo sconforto inglese.

Marzo. La Mongolia è interamente occupata, e le divisioni sovietiche ora si apprestano a colpire il fianco giapponese. 
Gli americani assediano la città di Magadan. La linea del fronte è finalmente stabilita sul Kolyma, le perdite son minime, come la resistenza giapponese. Ora si tratta di decidere se usare Magadan, una volta caduta, come base per un attacco concentrico allo stesso Giappone, o se proseguire verso la linea del Lena, andando in contro ai Sovietici e spazzando via i giapponesi dalla Siberia.

Vista l'attuale alleanza "de facto" tra i suoi nemici americani ed i suoi "protettori" sovietici, il Presidente della Repubblica Rivoluzionaria del Chiapas, Plutarco Calles, rifiuta di riaprire il conflitto ufficiale contro gli Stati Uniti, ma continua a finanziare segretamente agitatori, terroristi e guerriglieri che destabilizzano la situazione in tutta l'america centrale.

Offensiva giapponese in indocina settentrionale. I giapponesi sfondano a nord avanzando in pochi giorni fino a Muakhom e Tshebo. 5.000 soldati anglo-canadesi sono fatti prigionieri. 
Nel giro di due settimane, però, il Col. Nagamine ordina il ripiegamento strategico per evitare il contrattacco anglofrancese. 
L'avanzata alleata si ferma alle proprie vecchie postazioni sulla sponda del Salween, dove trovano i 5.000 prigionieri catturati due settimane prima. Sono stati tutti impalati.

Il materiale inviato negli ultimi due anni nelle officine bielorusse ed ucraine dalle industrie pesanti tedesche ora rivelava lo scopo per il quale era stato prodotto. In un mese vennero consegnati ben 20.000 mezzi da combattimento di ogni ordine e grado, progettati e testati nel corso degli ultimi 10 anni con la massima cura dai migliori ingegneri tedeschi, sulla base dei test e dei consigli di ufficiali come Rommell e Guderian, estremamente attenti a punti critici come l'affidabilità, la rapidità di movimento, e l'autonomia. Oltre ovviamente a potenza di fuoco e blindatura.

Gli eserciti di Germania, Austria, Bulgaria, Romania, Polonia e Grecia vengono mobilitati e convogliati a scaglioni verso i centri di raccolta in Bielorussia ed Ucraina, L'Arabia fa altrettanto inviando alcune divisioni in Armenia, Azerbaigian ed Iran. 
Vengono rinforzate le difese sul Reno e le armate locali preparate ad un contrattacco. Spagna ed Italia inviano truppe al confine con la Francia. Le flotte tedesca ed olandese si preparano all'isolamento dell'Inghilterra. Una parte importante della Flotta d'Alto Mare olandese fa rotta verso le coste spagnole ed il Mediterraneo.

Aprile. I furiosi attacchi anglofrancesi si risolvono in un nulla di fatto in indocina. Le perdite sono cospicue in entrambi gli schieramenti. Ormai sembra che la guerra sia destinata a venire vinta da chi avrà ancora dei soldati vivi. 
Le truppe statunitensi ed australiane sbarcano in massa a Saigon. La città è presa dopo durissimi combattimenti. Si instaura una testa di ponte con l'obiettivo di chiudere i giapponesi in una morsa.

Manifestazioni di protesta vengono soffocate nel sangue a Mumbay, Calcutta e Madras. Van Rensburg porta in Parlamento della Repubblica d'Afrika la mozione di intervento militare in India, come forze di liberazione dall'oppressione inglese. Gandhi chiede all'Afrika di far pressioni unicamente diplomatiche sull'Inghilterra a favore almeno dell'autonomia dell'India, ancora considerata una semplice colonia. 
Vengono presi contatti con gli ambasciatori di Persia, Arabia, e Germania, oltre che ovviamente con l'Olanda. 
Cade Magadan, dopo un mese di accanita resistenza. 
A sud i Sovietici sfondano il fianco giapponese e dilagano sull'alto corso del Lena fino alla linea Lena-Aldan-Amur. Yakutsk, travolta ed isolata dall'avanzata sovietica, continua a resistere in una disperata guerriglia. 
La Cina, sentendosi aggredita direttamente in quanto l'esercito sovietico ha compiuto azioni di guerra su quello che, dopo il Trattato di Pechino firmato il 1° febbraio, è diventato territorio cinese (soprattutto l'occupazione di due città importanti come Irkutsk ed Ulan-Ude), invia alla Russia sovietica un ultimatum: "O la Russia ritira le sue truppe a nord del 60° parallelo, oppure sarà la guerra."

Maggio. La costa del Vietnam è gradualmente occupata dalle forze australiane ed americane. L'inizio della stagione calda preannuncia nuove epidemie per entrambi gli schieramenti. Ormai in indocina si muore per le malattie e le ferite quasi più che non per le bombe e le pallottole. 
L'avanzata americana in siberia è giunta alle porte di Okhotsk e Petropavlosk. La presa di queste due zone è considerata vitale per procedere all'invasione del Giappone. 
Il Cancelliere von Papen è in visita a Tokyo e, vista l'attuale situazione, stravolta dall'ultimatum cinese, e dalla crisi indiana, propone al governo nipponico un colpo d'astuzia: cedere l'indocina tra il Salween ed il Mekong alla Francia, i territori attualmente occupati in siberia dalle loro forze agli Stati Uniti, e confermare all'Australia il possesso dell'indonesia, in cambio della pace. In questo modo Inghilterra e Russia si ritroverebbero gabbate con una pericolosa guerra all'orizzonte in cui sarebbero costretti a combattere da soli. Ed il Giappone eviterebbe almeno l'invasione e l'occupazione, con la possibilità di conservare qualche territorio sul continente.

28 Maggio. Gli ambasciatori giapponesi a Washington e Camberra aprono le trattative di pace separata. L'Australia, soddisfatta dell'acquisizione delle isole della Sonda, firma subito.

30 Maggio. Il Presidente degli Stati Uniti firma la pace con il Giappone dopo che gli è stato notificato che il governo giapponese sta intavolando trattative di pace a Strasburgo, in Germania, con il Ministro degli Esteri francese, e che intende restituire l'indocina alla francia. Gli Stati Uniti integrano tutta l'area siberiana, dal Lena ad Okhotsk, nel nuovo Stato Federale di Kamčatka, con Capitale Magadan. Assieme alla Kamčatka, vengono creati come Stati dell'Unione anche Alaska ed Hawaii, portando il novero a 51. 
Stati Uniti ed Australia ritirano le truppe dall'indocina.

31 Maggio. Il Ministro degli Esteri Millerand firma incredulo la resa del Giappone e la cessione di gran parte dell'indocina alla Francia, sotto lo sguardo soddisfatto del Kaiser. Viene confermato il possesso giapponese del Vietnam. 
La Francia può tirare finalmente un respiro di sollievo, con perdite contenute ha riottenuto gran parte dell'indocina perduta e può puntellare il proprio governo in Africa. 
L'Inghilterra rimane spiazzata. Ha perso un numero enorme di uomini praticamente per nulla, ed ora non gli resta che firmare la pace, e cercare di riprendere le redini in India, o continuare la guerra con il Giappone per prendersi il Vietnam. 
Le paci separate di Nuova Zelanda, Australia, Francia e Stati Uniti sono un drammatico peggioramento delle relazioni tra questi stati e Russia ed Inghilterra.

Situazione attuale:

1 Giugno. 
Ore 9. Il Ministro degli Esteri e della Guerra Sovietico Trockij è a Berlino per proporre un accordo di non belligeranza con le potenze della Coalizione, per poter avere mano libera da cacciare definitivamente il Giappone dalla Siberia. 
Ore 10. Il Ministro Trockij è ricevuto dal Cancelliere von Papen. La proposta è respinta, ed al Ministro viene consegnata la dichiarazione di guerra congiunta firmata dai ministri della guerra di Finlandia, Germania, Bielorussia, Polonia, Austria, Ucraina, Romania, Bulgaria, Grecia, Turchia, Armenia, Azebaigian, Persia, Turkestan e Cina. 
Il Casus Belli è dato dalla mancata risposta entro 30 giorni all'ultimatum cinese. 
L'errore di valutazione sovietico è stato fatale. 
Ore 10.15. Trockij telefona immediatamente al Capo di Stato Maggiore Vorošilov ordinando lo stato di guerra. Per i sovietici è una corsa contro il tempo. 
Ore 10.30. Il Feldmaresciallo von Below ordina alle armate della coalizione l'attuazione dell'Unternehmen "Drang nach Osten". 
Dal Golfo di Finlandia al Mar Nero, 20.000 tra carri pesanti Tiger I, carri leggeri PzKw III/J, cacciacarri StuG IV ed Hetzer, semoventi d'artiglieria Sturmpanzer IV "Brummbär" e Wespe, lanciarazzi Panzerwerfer Maultier e semoventi antiaereo Flakpanzer IV Kugelblitz, 5.000.000 di uomini assistiti da migliaia di mezzi di supporto meccanizzato come le piccole ed agili HK 102, semicingolati Sd.Kfz. 11 ed autoblindo Sd.Kfz. 234 Puma, si riversano oltre il confine sovietico. 
Al Col. Erich Hartmann è affidata la direzione al fronte dell'intera Luftwaffe, ben 5.000 velivoli di cui principalmente caccia Fw 190, bombardieri He 277, Ju 390, Ju 488 e Ju 87 "Stuka". 
La difesa sovietica, mobilitata e pronta già da 6 mesi, è dislocata sulla linea S. Pietroburgo-Novgorod-Tver-Mosca-Ryazan-Don, chiamata in codice "Linea Rossa". 
In Russia viene ordinata la coscrizione obbligatoria immediata di tutti i cittadini atti alle armi che abbiano compiuto il 18° anno di età. 
In base ai calcoli dello Stato Maggiore tedesco, le armate della Coalizione dovrebbero raggiungere la "Linea Rossa" in 16-18 ore. 
Le truppe sovietiche, circa 20.000 uomini dalla Crimea al Baltico tra il confine russo e la Linea Rossa, sono colte completamente di sorpresa e fatte prigioniere. 
L'esercito finlandese è diviso in due gruppi d'armata. Il Gruppo di Armate "Nord" punta su Murmansk, il Gruppo di Armate "Sud" punta a San Pietroburgo ed a colpire sul fianco destro il fronte sovietico. 
Le armate turca, azera ed armena sono colpite ben prima di valicare il confine georgiano dalle armate di Stalin, allarmato già da mesi dai movimenti di truppe oltre confine. Il piccolo ma agguerrito esercito georgiano punta ad immobilizzare sui monti e distruggere gli eserciti della Coalizione...e passare al contrattacco. 
Le armate di Turkestan, Iran e Cina varcano i confini siberiani, l'esercito giapponese prepara la controffensiva da sud-est. 
Ore 12. L'ambasciatore inglese a Vienna, convocato d'urgenza dal Ministero degli Esteri imperiale, viene introdotto in una sala nella quale già discutono animatamente il Principe Ereditario Ottone d'Asburgo, il governatore dell'Afrika van Rensburg, il Primo Ministro Olandese Colijn, l'ambasciatore italiano Lessona, l'ambasciatore giapponese Oshima ed i suoi omologhi Arabo ed Iraniano. In disparte nota una figura ossuta, quasi scheletrica, di un vecchietto occhialuto dai modi calmi e pacifici. Un brivido gli corre lungo la schiena quando gli viene presentato Mohandas Gandhi, il famigerato leader degli indipendentisti indiani. 
All'Inghilterra viene offerta la pace con il Giappone ed il riconoscimento della sovranità inglese sulla Malesia, Borneo settentrionale e Birmania fino al Salween, al confine con il Siam francese. Proposta ben gradita dall'Inghilterra. 
Il problema sorge con le richieste della controparte. 
Il documento concordato dalle potenze riunite chiede all'Inghilterra di concedere l'indipendenza all'India, che diverrebbe una repubblica federale sotto la guida di Gandhi, di abbandonare l'Eritrea, che verrebbe divisa tra il sud, cristiano, annesso all'Etiopia, ed il nord, musulmano, annesso all'Arabia, e la restituzione dell'ex Somalia Italiana, occupata durante la Grande Guerra, all'Italia. 
L'ambasciatore inglese chiede tempo. Una decisione simile, la cui accettazione è praticamente impossibile, richiede quantomeno di venire presentata al Re ed al Parlamento. 
Il Principe Ottone offre 30 giorni di tempo per ricevere quanto meno una prima bozza, anche se non definitiva. 
Ore 16. Il Gruppo da Battaglia Portaerei "Graf Zeppelin" salpa dal porto militare di Kiel facente rotta su Arkhangel'sk. Fino al Mar di Norvegia il gruppo verrà scortato dalla Squadra da Battaglia "von Bismarck", capitanato dalla corazzata omonima.

2 Giugno. 
Ore 5. Il I° Corpo d'Armata della coalizione, l'Heeresgruppe A "Zentrum" del Generaloberst Guderian prende contatto con le linee di difesa sovietiche alla periferia di Mosca. Iniziano i combattimenti. 
Ore 6. Il II° Corpo d'Armata della coalizione, l'Heeresgruppe B "Süd" 
del Generaloberst Rommell lancia l'assalto a Voronezh e la linea del Don. La seconda divisione ucraina assedia con 40 reggimenti cosacchi la città di Rostov. 
Il III° Corpo d'Armata della Coalizione, l'Heeresgruppe C "Nord" del Generaloberst von Manstein inizia l'assedio di Novgorod. 
Il Gen. Mannerheim, comandante del gruppo di armate meridionale, forza di slancio le prime difese sovietiche e prepara l'assedio di Leningrado. Contemporaneamente il suo braccio destro, il Gen. Siilasvuo, porta le armate settentrionali alla periferia di Murmansk, ma la base navale è già stata svuotata. 
Il governo sovietico è stato evacuato e trasferito sotto la scorta della marina alla base militare di Rogachevo, in Novaya Zemlya. 
Astrakhan e Samara sono bombardate dall'artiglieria turkmeno-iraniana. 
L'offensiva cinese, guidata dall'esperto Kolchak in Buriazia, travolge le stanche truppe sovietiche conquistando di slancio Ulan Ude ed Irkutsk. 
La controffensiva nipponica sull'Aldan è fermata dall'affluenza di truppe sovietiche dalla linea del basso Lena. L'avanzata verso Yakutsk si preannuncia molto più lenta e difficoltosa del previsto. 
Batum e Sokhumi sono bombardate dalla flotta della Coalizione (bulgara, turca, greca, ucraina e romena). Stalin fissa le difese sulla linea dei fiumi Acharistsqali-Kura. Sul fronte azero l'esercito georgiano avanza e sfonda le linee armene a Balakən, conquistando di slancio le città di Zaqatala e Şaki. Le truppe azere ripiegano sul basso corso del Kura e sull'Ayricay. Sul fronte russo, molto poco guarnito, le truppe azere riescono a sfondare ed a prendere l'importante fortezza di Derbent, garantendosi così un accesso chiave al Daghestan ed all'intera Russia meridionale. 
Ha successo invece l'offensiva armena a Tashir, che riesce a far ripiegare i georgiani su Dmanisi. 
La squadra navale olandese dell'Amm. Doorman è alla fonda al porto spagnolo di Cadice.

3 giugno. Ore 10. Il presidente francese Blum convoca lo Stato Maggiore francese ed ordina la mobilitazione, con l'obiettivo di colpire alle spalle la Germania e dare respiro agli amici sovietici. 
La proposta lascia increduli gli alti ufficiali francesi, che chiedono un po' di tempo per consultarsi e preparare una bozza di piano, prima di presentare la dichiarazione di guerra. Blum concede tempo fino alle 12. La Garde Nationale viene mobilitata. 
L'ingiunzione presentata all'ambasciatore inglese viene presentata in Parlamento a Londra. Il partito di governo ed il Primo Ministro Chamberlain sono favorevoli ad un compromesso, accettano le condizioni per Somalia ed Eritrea, ma propendono per aggirare il problema indiano concedendo alla colonia lo status di Dominion e la relativa autonomia. L'opposizione conservatrice guidata da Winston Churchill, veterano delle guerre contro i boeri ed ostile tanto alla Coalizione, rea di aver causato il crollo dell'Impero Britannico nella Grande Guerra, quanto all'idea di concedere lo status di Dominion alla colonia indiana, preme affinché l'ingiunzione venga respinta e che si risponda se necessario con la forza. 
Ore 12. Il Generale Charles de Gaulle, comandante supremo delle forze armate francesi, entra nell'ufficio del Presidente Blum scortato dalla gendarmeria. Blum è posto agli arresti e deposto con effetto immediato dalla carica di Presidente della Repubblica di Francia. De Gaulle assume ad interim i poteri di Capo di Stato e di Governo. La Garde Nationale, per ordine di De Gaulle, arresta in tutto il paese i principali esponenti dei partiti socialisti e comunisti della coalizione del governo Blum (SFIO), con l'accusa di aver messo in grave repentaglio l'esistenza della Nazione Francese, esponendola al rischio di una nuova, avventata e sciagurata guerra contro la Germania. 
Ore 14. In Parlamento la posizione del Governo Chamberlain è sempre più precaria. Edoardo VIII rinuncia ad intervenire nella questione. 
Ore 16. Gli avvenimenti di Parigi sono già stati notificati dai servizi segreti tedeschi a Berlino, Roma, Madrid ed Amsterdam. von Mackensen ordina la smobilitazione delle armate sul Reno ed il ritorno al livello di allerta normale. Le truppe sono trasferite sul fronte russo. Una nota viene inviata dal ministro von Papen a De Gaulle, nella quale la Germania esprime la propria volontà di non riaprire nuove ostilità con la Francia e si auspica che la caduta di un governo così ostile alla pace tra le due nazioni consolidi i rapporti pacifici tra i due paesi. De Gaulle risponde con una nota di tenore analogo. 
Ore 16. In piena crisi con gli stessi membri del suo partito, minato dai recenti smacchi e fallimenti nella Guerra dal Pacifico ed in politica estera, il Primo Ministro Nevile Chamberlaine viene sfiduciato dal Parlamento e rassegna le dimissioni. Al suo posto l'ex maggioranza chiama Winston Churchill a formare un governo di coalizione fino al termine della legislatura. 
Ore 22. Il Primo Ministro Churchill presenta il proprio Governo.

4 Giugno. Siilasvuo entra a Murmansk. I sovietici si sono ritirati facendo terra bruciata, la base navale è stata smantellata. Siilasvuo dirige su Belomorsk: l'obiettivo è congiungersi a San Pietroburgo con von Manstein e Mannerheim. 
Sfondamento deciso su tutta la linea in Asia centrale. I turkmeno-iraniani entrano ad Astrakhan, Volgograd, Saratov, Samara, Orenburg, Kurgan ed Omsk. I sovietici ripiegano su Kazan, Yekaterinburg, Perm' e Novosibirsk. 
L'armata sovietica che difende Rostov dalla Seconda Divisione Cosacchi ucraina, minacciata alle spalle dall'avanzata dei turkmeno-iraniani su Volgograd, abbandona le posizioni e ripiega ordinatamente verso la Georgia, vittoriosamente difesa da Stalin. 
Makhachkala è bombardata da Derbent con un gioiello dell'industria tedesca, spedito 2 mesi fa a Baku attraverso la linea ferroviaria. Si tratta del Krupp 28 cm K5 E, un colossale cannone ferroviario da 283 mm, capace di lanciare granate da 250kg di esplosivo a 150km di distanza. La città portuale di Makhachkala è ridotta in macerie nel giro di poche ore. 
I Cinesi entrano a Kyzyl, debolmente difesa. Forze sovietiche si concentrano a Krasnoyarsk. 
I Giapponesi avanzano sulla linea Aldan-Never. Le due città sono occupate.

5-16 Giugno. Operazione Tifone. 
Rommell travolge ed annienta le divisioni corazzate sovietiche a Voronezh. Le unità russe, composte quasi esclusivamente da obsoleti carri T26, T28 e T35, sono rapidamente spazzate via dai Tiger e dagli Jagdpanther. I Wespe martellano la fanteria sovietica, rapidamente raggiunta dalla fulminea avanzata dei Panzer III. 1/3 della fanteria sovietica schierata a Voronezh è catturata. 
Appreso della caduta di Samara, Saratov e Volgograd per mano turkmena e di Rostov annessa dagli ucraini, Rommell punta a dividere le forze per occupare Ryazan e Kazan, dove nella seconda conta di incontrare l'avanzante armata turkmeno-iraniana. 
Mannerheim è fermato a San Pietroburgo dall'armata sovietica. Sprovvisto dei carri pesanti, dislocati esclusivamente sulla Linea Rossa, è costretto a martellare la città con l'artiglieria e ad attendere i rinforzi di Siilasvuo. 
Il Gruppo Portaerei "Graf Zeppelin" entra nel mar bianco. Archangel'sk è duramente colpita dai bombardieri imbarcati. 
Informato dello stallo di Mannerheim, von Mackensen invia la corazzata von Tirpitz, ormeggiata con il resto della sua squadra a Danzica, a bombardare San Pietroburgo. 
Guderian e von Manstein attaccano Mosca e Novgorod, ma l'Armata Rossa non gli concede gioco facile come a Voronezh. 
Molti Panzer III e cacciacarri leggeri Hetzer vengono distrutti dalla spina dorsale delle divisioni corazzate sovietiche del nord, costituite dai carri KV-1. La seconda ondata, costituita dai micidiali Tiger e StuG IV riesce, seppure affatto agevolmente, ad avere ragione dei KV-1C e dei carri leggeri di supporto T70, ma non appena raggiungono le linee nemiche molti vengono fermati dai campi minati e diventano agevole bersaglio per i semoventi SU-76. Quelli che riescono ad avanzare vengono ingaggiati a Mosca dai KV-85, ed a Novgorod dai pesanti carri-obice KV-2. Lo scontro tra corazzati dura alcune ore finché non avanzano i Brummbär, i cui obici da 150mm aprono vuoti paurosi tra le divisioni sovietiche meno corazzate. Su entrambe le direttrici d'attacco viene allora dato l'ordine di far alzare in volo gli Stuka, che in pochi minuti scaricano decine di tonnellate di bombe sulle linee sovietiche, piegando la resistenza delle divisioni corazzate. 
Viene lanciato l'assalto dei reparti meccanizzati, ma la fanteria sovietica ripiega ordinatamente facendo pagare caro ogni singolo centimetro. Vorošilov, su ordine diretto di Trockij, ordina alle divisioni poste a difesa di Mosca di ripiegare verso Yaroslavl. 
A Novgorod lo scontro si risolve unicamente a notte fonda il giorno 15, quando la 1° Fallschirmjäger-Division viene paracadutata al buio oltre le linee nemiche. L'assalto dei corpi speciali paracadutisti viene coperto da un intenso bombardamento sulle posizioni sovietiche condotto dagli obici. Una volta ingaggiato il nemico alle spalle, avanzano anche le divisioni meccanizzate. La guarnigione di Novgorod si arrende. Vengono catturati tra Mosca e Novgorod 200 carri sovietici e fatti prigionieri 9.800 soldati russi. La Russia ha perso in una sola battaglia 1600 carri (inclusi quelli obsoleti distrutti da Rommell a Voronezh) e 150.000 uomini tra morti, feriti e dispersi. La Coalizione ha perso 38.000 uomini morti, feriti e dispersi, 200 carri danneggiati o immobilizzati, 50 carri distrutti, (principalmente Panzer III) e 21 Stuka.
Von Manstein distacca le divisioni di von Witzleben e von Rundstedt, da inviare a supporto all'armata di Mannheimer in difficoltà presso San Pietroburgo, mentre lui con il suo gruppo di armate avanza verso est. 
Guderian distacca le divisioni di Beck e Model ad eliminare la sacca creatasi attorno alla resistente Tver', mentre lui avanza deciso su Yaroslavl, contando nella copertura del fianco datagli dalle divisioni di Rommell, che lui crede dirette a Nizhniy Novgorod.

17 Giugno. 
Ore 5. Putsch di Rogachevo. 
L'intero governo sovietico è arrestato nel sonno per ordine del Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico Russo Kaganovič e dal Commissario del Popolo per gli Affari Interni e la Sicurezza dello Stato Dzeržinskij. 
Kerenskij, Trockij, Vorošilov, Rosa Luxemburg, Blok, Eisner, Molotov, vengono tutti accusati di "Tradimento del Popolo e della Rivoluzione". In particolare Vorošilov, per aver fatto eseguire l'ordine di abbandonare Mosca al nemico, Trockij per averlo ordinato, ed il Presidente Kerenskij per averlo avvallato. 
Il vice di Dzeržinskij, Nikolaj Ežov, viene inviato in Georgia. 
Ore 10. Sfruttando il corridoio ancora aperto sul Don, Ežov atterra all'aeroporto militare di K'ut'aisi, accolto dall'allarmato Stalin e dal suo fedele braccio destro Lavrentij Berija. 
Ore 12. Dopo due ore di colloquio segretissimo, Stalin nomina Berija Presidente del Partito Comunista e della Repubblica Sovietica di Georgia, nonché capo delle forze armate georgiane. Ežov trasferisce a Berija anche il comando dell'armata che da Rostov sta ripiegando verso il Caucaso. 
Ore 13.30. Un colpo di contraerea colpisce l'aereo sul quale Ežov e Stalin sono in viaggio. L'armata ucraina e quella turkmena si sono incontrate sul Don ed hanno chiuso completamente ogni via tra il Caucaso e la Russia. L'aereo riesce ad atterrare fortunosamente dalle parti di Mikhaylovka. Ežov è ferito, Stalin illeso, 4 degli uomini della scorta sono morti. Fortunosamente la cittadina non è ancora stata raggiunta dall'avanzata nemica e riescono a requisire un treno, con il quale Stalin intende raggiungere Kirov. 
Ore 20. Il convoglio arriva a Kirov. Stalin incontra Kaganovič e Dzeržinskij. Ežov è condotto d'urgenza in ospedale dove viene salvato in extremis. 
Ore 23. Stalin è il nuovo Presidente del Partito Comunista e della Repubblica Sovietica di Russia. Kaganovič è nominato Ministro della Guerra e degli Armamenti, Dzeržinskij è confermato al Ministero degli Interni e direttore della polizia segreta del partito, Ežov è nominato Ministro degli esteri. 
La nuova capitale temporanea della Russia, e centro di coordinamento delle forze armate sovietiche, diventa Kirov.

18 Giugno. Inizia la "rivoluzione staliniana". 
Tutti i centri industriali sovietici entro 200km dal fronte vengono smantellati e trasferiti nel distretto degli Urali Settentrionali, dove possono venire riforniti con rapidità di materie prime ed energia. Stalin presenta a Kaganovič dei progetti militari studiati dagli ingegneri georgiani; quest'ultimo risponde aggiungendo le annotazioni tecniche rilevate da alcuni ingegneri del genio su alcuni mezzi tedeschi distrutti tra Mosca e Novgorod. Inizia così la creazione dei carri JS-2 e del derivato semovente ISU-152, a soppiantare gli oramai insufficienti KV. Vengono avviati inoltre alla produzione i progetti dei tre ingegneri aeronavali protetti di Kaganovič, sostenitore della necessità di una rivoluzione delle forze aeree sovietiche, fin ora praticamente mai entrate in combattimento ed equipaggiate con gli obsoleti Polikarpov. Vengono quindi mandati a produzione i progetti di Sergej Il'jušin, gli Il-2 Šturmovik e DB-3F, i LaGG-3 e La-5 di Semën Lavočkin ed il moderno Yak-9 di Aleksandr Jakovlev.

19 Giugno. Ore 6. Kerenskij, Trockij, Molotov, Vorošilov ed il suo vice Tuchačevskij, giudicati colpevoli di Alto Tradimento della Patria e della Rivoluzione da un tribunale istituito rapidamente da Stalin con ufficiali di provata fedeltà selezionati da Kaganovič e Dzeržinskij, vengono fucilati all'alba in una foresta a due ore di camion dalla città. La Luxemburg, Blok ed Eisner, assieme ad altri alti esponenti trockisti come Bucharin, Rykov, Kamenev e Zinov'ev vengono deportati nel campo di lavoro forzato di Vorkuta. 
Vyšinskij, Kirov, Bljucher e Budënnyj, rimasti sino ad allora nell'ombra, divengono i nuovi comandanti dell'Armata Rossa ed i cerberi del regime.
Ore 10. L'ambasciatore inglese a Vienna consegna all'ufficio della commissione costituito per l'evenienza la risposta del nuovo premier Churchill in merito all'ingiunzione presentata 18 giorni prima. Il contenuto viene trasmesso urgentemente agli interessati.
Ore 11. L'ambasciatore italiano Lessona, assieme al Primo Ministro Colijn, a Gandhi al Governatore van Rensburg si riuniscono presso l'ambasciata etiope, subito raggiunti dagli emissari spagnolo, arabo ed iraniano.
Ore 16. Con il solo parere contrario di Gandhi, l'assemblea sottoscrive un ultimatum. Se l'Inghilterra non accetta le condizioni poste dall'ingiunzione transnazionale, sarà la guerra.
Ore 19. Con un telegramma diretto alle Segreterie di Stato di Italia, Spagna, Olanda, Afrika, Etiopia, Arabia ed Iran, firmatarie dell'ultimatum, Winston Churchill dichiara guerra. 
Viene ordinata l'evacuazione di tutte le forze disponibili dalla birmania ed il loro trasferimento in India. Al Canada viene ordinata la mobilitazione di tutti gli uomini atti alle armi che abbiano compiuto il 18° anno di età, poiché tutti gli inglesi disponibili sono già stati mobilitati durante la guerra con il Giappone.
Ore 23. Spinto da violenti tumulti popolari, Parlamento Canadese respinge la richiesta britannica. Il Primo Ministro Richard Bennett firma, come fecero in passato Australia e Nuova Zelanda, l'uscita dal Commonwealth ed il rientro in patria di tutte le forze canadesi presenti nello scenario del Pacifico. Combattere senza risultati contro il Giappone ha già comportato la perdita di quasi 200.000 giovani canadesi, tra morti, feriti, invalidi e dispersi, per delle guerre coloniali puramente inglesi che il popolo canadese non intende più sostenere con il proprio sangue. 
Churchill è sconvolto. In tutto l'Impero Britannico con il massimo sforzo possibile non si supererebbero i 5.000.000 di soldati, di cui 3.000.000 indiani di scarsissima affidabilità. E dei 2.000.000 scarsi di inglesi disponibili, la metà è costituita dalle truppe duramente provate sul fronte del sud-est asiatico, mentre il restante milione è spartito tra altre colonie e riserve in patria. L'unica possibilità di vittoria è mantenere il controllo sulle divisioni indiane, a costo di usarle come carne da macello.

Ore 24.00-06.00 Inizia l'operazione "Mare Nostrum". 
La squadra navale di Doormann bombarda le difese costiere della base britannica di Gibilterra, mentre le postazioni di terra vengono martellate dall'artiglieria spagnola. Dalle portaerei italiane i bombardieri della marina scaricano tonnellate di esplosivo su Malta, mettendo fuori gioco alcune stazioni radar della contraerea, mentre le corazzate cercano di forzare la Baia di San Giorgio. 
Il bombardamento dell'artiglieria spagnola devasta l'aeroporto, impedendo alla pericolosa aviazione inglese di attaccare la flotta di Doormann, che con un cannoneggiamento furioso demolisce i moli e mette fuori uso o danneggia molte navi alla fonda. Le batterie costiere riescono a piazzare alcuni colpi micidiali, affondando due corvette e danneggiando gravemente un incrociatore. La corazzata ammiraglia è colpita varie volte ma non riporta gravi danni. 
Sfondata la difesa terrestre grazie ad una notevole superiorità numerica, l'esercito spagnolo dilaga. Alcuni focolai di resistenza, concentrati principalmente a Devil's Tower ed a Great Europa Point sono ben presto ridotti al silenzio dal fuoco delle corazzate olandesi. 
La ben difesa Malta resiste agevolmente alla flotta italiana. Le navi inglesi sono alla fonda nel ben difeso porto di Marsamuscetto e nel Porto Grande di Valletta, e le difese dei forti Tigne Point, Sant'Elmo, Ricasoli e Manoel sono nutrite ed agguerrite. 
L'Amm. Riccardi chiede ed ottiene dal ten. Borghese l'assenso per un'operazione di forzatura del porto da attuarsi con l'intervento della X° Flottiglia MAS, comandata proprio da ten. Borghese. 
L'operazione in realtà è un diversivo in quanto contemporaneamente viene distaccata una squadra, comandata dal Contramm. Bergamini, incaricata di far sbarcare il Reggimento "San Marco" nella Baia di Ghadira, mentre la 185ª Divisione paracadutisti "Folgore" atterra in silenzio con alianti nelle località di Mgarr, Mdina e Qrendi. 
Lo sbarco ha successo e viene fissata subito una testa di ponte dalla quale entrare a Mellieha. 
Mdina e Rabat vengono rapidamente occupati dal 186º Reggimento. Non altrettanto fortunati soni i colleghi del 187º Reggimento paracadutati a Mgarr, la cui avanzata è fermata dal forte Mosta, e del 185º Reggimento a Qrendi, dove i si trovano davanti al guarnito aeroporto di Medavia. 
I forti di Mosta e Madliena vengono ignorati dal 187° e lasciati uomini del "San Marco" che avanzano da Mellieha, mentre gli uomini del 186° raggiungono i compagni del 185°. L'assalto dei due reggimenti alle difese antiaeree, unito ad violento attacco aereo alle installazioni, consente alle truppe italiane di prendere possesso dell'aeroporto, dando così un validissimo punto di atterraggio per fanteria ed artiglieria aviotrasportate. 
Nel frattempo i carri leggeri e l'artiglieria reggimentale del "San Marco" riescono ad avere ragione dei forti Mosta e Madliena, aprendo la strada per Valletta da nord-ovest. 
L'atterraggio di tre brigate motorizzate a Medavia dà la possibilità di iniziare l'avanzata verso Birgu, per circondare il capoluogo maltese. 
La X° MAS intanto ha forzato con successo il Porto Grande, affondando con Siluri a Lenta Corsa, conosciuti come Maiali, le due navi da battaglia britanniche Valiant e Queen Elizabeth, e gettando nello scompiglio la guarnigione inglese che, con le prime notizie in arrivo dal resto dell'isola, inizia a farsi prendere dal panico. 
Alle 5.00 il 185° ha raggiunto i forti di Sant'Angelo e San Michele, il 186° controlla i moli n° 6 e n°2, il 187° ha raggiunto Hamrun e gli uomini del "San Marco" sono ormai schierati tra Msida e Sliema. 
In mare intanto l'aviazione e le batterie costiere britanniche, prima di venire messi fuori uso, riescono ad affondare la corazzata Caio Duilio, 3 incrociatori e 2 cacciatorpediniere, perdendo 8 Swordfish su 20. Degli altri 12, 3 vengono abbattuti in volo e 5 distrutti a terra dai caccia italiani nell'assalto all'aeroporto di Medavia. I 4 rimanenti sono catturati dai militari italiani a terra. 
Martellata su tre lati dall'artiglieria divisionale, e dal mare dalle corazzate italiane, La Valletta capitola alle ore 6.00 del 20 Giugno.

20 Giugno. Truppe etiopi varano il confine dell'Eritrea britannica, mentre truppe Arabe assaltano il porto di Assab. 
Tre divisioni iraniane entrano in Pakistan. Navi trasporto cariche di truppe salpano da Durban e Musqat dirette in Makran.

21 Giugno. L'attacco improvviso nel mediterraneo, in africa ed in india, contemporaneo al "tradimento" del Canada lascia Churchill spiacevolmente colpito. In tarda mattinata viene convocato da Edoardo VIII, ed a stento riesce a farsi confermare la fiducia.

23 Giugno. Le truppe britanniche in Eritrea ricevono l'ordine di evacuazione immediata e vengono nascoste su navi mercantili in partenza da Massaua dirette ufficialmente in Australia. La fuga costringe ad abbandonare centinaia di pezzi di artiglieria e mezzi, non trasportabili in incognito. 
Le guarnigioni delle città di Asmara ed Assab, assediate dalle truppe etiopi e dalla flotta araba, non potendo venire evacuate, si arrendono. 
Truppe arabe entrano nel nord del paese dal confine con il Sudan.

25 Giugno. Viene siglato a Roma l'accordo di spartizione dell'Eritrea. L'Imperatore di Etiopia Hailé Selassié I ed il Califfo Abd allāh si spartiscono l'Eritrea, con il Consenso di Carlo I e Vittorio Emanuele III. L'Eritrea centrale, con le regioni di Seraye, Hamasen, Samhar ed Akale Guzay e le città di Asmara e Massaua, vengono annesse all'Etiopia, l'Eritrea settentrionale con le regioni di Baraka, Sahil e Senhit vengono annesse dall'Arabia ed accorpate alla provincia del Sudan. La regione costiera di Denakil con l'importante porto di Assab viene ceduta all'Arabia in cambio del riconoscimento all'Etiopia del Sudan Meridionale, sulla linea dei fiumi Bahr el'Arab-Sobat, "de iure" indipendente dopo la Grande Guerra. 
L'Italia estorce ad Etiopia ed Arabia il consenso a riprendere la Somalia come propria colonia, in cambio sottoscrive un documento nel quale rinuncia ad ogni rivendicazione sulla stessa Etiopia e sull'ex colonia libica, la cui Repubblica diviene de facto un protettorato Arabo. Inoltre il Califfato ottiene anche l'affiancamento ai governatorati italiani in Tunisia ed in futuro in Somalia di un delegato del governo Hashemita per la tutela delle popolazioni musulmane. 
Il Regio Esercito si prepara a salpare in forze da Brindisi. 
Le truppe inglesi passano rocambolescamente oltre le coste di Djibouti e riescono a sbarcare in Somalia, dove Churchill intende resistere.

30 Giugno. I capi tribù delle regioni di Belucistan, Khyber, Punjab, Sindh, Jammu e Kashmir si riuniscono in assemblea a Peshawar e dichiarano la secessione dalla colonia britannica d'India e l'adesione volontaria di queste regioni allo stato Persiano. Le truppe inglesi nelle retrovie vengono catturate dai propri ex commilitoni delle divisioni anglo-indiane di fede musulmana supportati dalla popolazione locale, disarmate e consegnate all'avanzante esercito Persiano. Lo Shah Rezā proclama l'annessione delle provincie pakistane, facendo andare su tutte le furie Churchill. L'impero britannico è ad un passo dal crollo e l'idea, seppur ai suoi occhi improponibile di abbandonare la Somalia senza colpo ferire per trasferire tutte le forze rimaste a resistere in India si fa strada nel parlamento britannico. Assieme alla caduta di Malta e dell'Eritrea, questo colpo durissimo in meno di una settimana mette duramente in crisi l'immagine in patria di Churchill e dell'Impero Britannico nel mondo.
La flotta araba e quella boera approdano a Makran, resa sicura dalle truppe Persiane, e sbarcano 500.000 uomini, che si assommano alle 3 armate Persiane, portando gli effettivi a ben 1.500.000 uomini. Un esercito costituito con un solo obiettivo, liberare l'India dall'Impero britannico.

1 luglio. Il reciproco interesse permette la firma di un armistizio di un anno tra la Russia Sovietica e gli alleati Persia e Turkestan, che mantengono il controllo sulle zone occupate durante l'avanzata. 
Questo permette a Stalin di recuperare preziose armate da tutti i fronti in vista di una controffensiva contro gli alleati ad occidente. 
Persia e Turkestan convogliano 2/3 delle loro armate verso il fronte indiano. 
Le flotte congiunte italiana ed olandese salpano da Malta con l'obiettivo di occupare prima la Somalia britannica e poi partecipare all'invasione dell'India.

4 luglio. In una sessione straordinaria del Parlamento Britannico Churchill viene duramente attaccato da Edoardo VIII, che nonostante l'aperto disappunto del suo Primo Ministro, ordina l'evacuazione della Somalia e la resistenza delle truppe sul fronte indiano, con la speranza di conservarne il possesso almeno fino al raggiungimento di un compromesso per via diplomatica.

Luglio. La flotta italo-olandese sfonda a cannonate il porto di Bosaso e sotto la copertura di artiglieria ed aviazione sbarcano otto divisioni coloniali italiane. Il porto e la città capitolano nel giro di poche ore. 
Il Somaliland viene rapidamente occupato dall'esercito etiope, mentre l'esercito italiano prosegue l'avanzata lungo il Puntland e la Somalia vera e propria in direzione Mogadisho, la capitale della regione e porto principale verso il quale stanno convogliando tutte le forze britanniche rimaste in Africa per l'evacuazione verso l'India. 
Il supporto religioso e la chiamata alla Jihad da parte dell'Arabia contro i britannici crea molti guerriglieri irregolari che colpiscono le colonne inglesi in ritirata e vanno ad incrementare gli effettivi italiani in marcia verso sud. 
Nel Somaliland e nel Puntland si instaurano governi civili di matrice islamica. 
Il 28 luglio l'esercito italiano è alle porte di Mogadisho. Bloccati dalla flotta italo-olandese e dall'insurrezione della popolazione civile, 30.000 soldati britannici sono presi prigionieri dalle soverchianti forze italo-somale, che hanno raggiunto nel frattempo le 150.000 unità. 
Viene instaurato un governo coloniale italiano su tutta la regione. Come stabilito dagli accordi di Roma, ai funzionari italiani vengono affiancati organismi derivati dal diritto tribale islamico. 
L'Etiopia si ritira dal Somaliland. 
La flotta olandese, dopo essersi congiunta con un convoglio militare con a bordo 50.000 soldati olandesi, prende il mare verso l'India.

Agosto. La Marina Imperiale Giapponese assalta contemporaneamente le città di Phuket, Songkhla, George Town, Kuala Lampur, Melakà, Singapore, Kuching, Bintulu, Brunei, Labuan, Kota-Kinabalu, Sandakan e Tawau, sbarcando praticamente tutte le forze rimaste all'Impero dopo la precedente fase della guerra. 
Dichiarazioni ufficiali dal Ministro degli Esteri nipponico sono consegnate agli ambasciatori di Francia, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti, nelle quali si esprime la volontà di non voler mutare lo status quo con queste potenze, ma di intervenire unicamente contro l'Inghilterra entro i vincoli della coalizione formata a Vienna. Il dispaccio ricorda inoltre che l'Inghilterra non ha ancora né siglato una pace ufficiale con il Giappone, né nessuno ha di rimando ratificato quelle terre come legittime al governo di Londra. 
L'esercito imperiale cinese varca i confini britannici con due direzioni: un gruppo di armate scenderà in Birmania con l'obiettivo di occupare tutta la regione tra il Salween, che fa da confine con l'Indocina Francese, e la linea dei fiumi Chindwin-Irrawaddy. 
Il progetto sino-giapponese prevede di dividere l'Indocina in tre aree:

- la regione tra la linea Chinwin-Irrawaddy ed il Salween fino alla città di Ta-Kaw viene annessa all'Impero Cinese 
- l'Indocina ad est del Mekong, la Malesia a sud del 12° parallelo e le regioni di Sarawak, Brunei e Sabah, costituenti il Borneo Britannico, verrebbero annesse all'Impero Giapponese. 
- i confini dell'Indocina Francese verrebbero rettificati e fissati nella linea Ta-Kaw-Mekong a nord, sul fiume Salween ad ovest, sul Mekong ad est e sul 12° parallelo a sud; 
il secondo gruppo di armate punta ad annettere direttamente i protettorati autonomi britannici di Tibet, Buthan e Nepal, per poi scendere in India da nord e contrastare direttamente gli inglesi sul suolo indiano.

Agosto. Sul fronte russo la strategia tedesca va a rilento. Il processo di ampliamento ed ammodernamento delle infrastrutture russe nelle retrovie non è ancora completo, e senza una robusta linea di approvvigionamenti né Guderian, né von Manstein né Rommell intendono proseguire l'avanzata, nonostante von Mackensen prema per sfondare prima dell'inverno e prima che Stalin approfitti della tregua con l'Iran per radunare le truppe sul loro fronte e contrattaccare. 
Kesselring viene incaricato di deportare l'intera popolazione russa tra il confine e la linea del fronte entro i confini di Ucraina e Bielorussia, dove verranno domiciliati in nuovi villaggi edificati per l'occasione in modo da vanificare la propaganda staliniana che accusa le forze alleate di efferate atrocità sulla popolazione civile, e nel contempo ridurre il pericolo di azioni partigiane nelle retrovie. 
Prosegue a ritmi febbrili intanto lo sviluppo tecnologico sovietico sotto la sferza di Stalin, che intende colmare il gap con la Germania entro la rasputica della primavera seguente. Nel frattempo la parola d'ordine su tutti i fronti è "RESISTERE!"

Settembre. Le truppe inglesi nel Borneo sono evacuate in tutta fretta e convogliate verso Kuala Lampur e Singapore, gli ordini di Churchill sono di tenere quanto meno le chiavi dello Stretto di Malacca. 
Le truppe cinesi occupano senza sforzi eccessivi quasi tutto il Tibet, ma la resistenza inglese intende trincerarsi sulla linea del Brahmaputra. 
La controffensiva sino-giapponese in Siberia respinge le forze russe su tutta la linea del Lena. L'obiettivo è pressare i russi almeno fino alla linea dello Yenisei, il vecchio confine stabilito con la Grande Guerra. 
A Praga Fermi ed Einstein stanno avviando un progetto di studio per utilizzare le teorie sulla scissione dell'atomo allo scopo di produrre energia. Il pool di scienziati ottiene da Berlino, Vienna e Roma carta bianca, soprattutto agli occhi dell'entusiasta Luigi Ferdinando.

Ottobre. Dopo due mesi d'assedio per terra e per mare, cadono le due basi navali di Kuala Lampur e Singapore. Il Giappone estromette definitivamente l'Inghilterra dall'indonesia ed avanza verso Rangoon con tutte le truppe disponibili nel pacifico, a ricongiungersi con le armate cinesi. 
L'esercito anglo-indiano subisce una disastrosa disfatta a Myitkyina per mano cinese ed inizia a ripiegare. L'assalto cinese alle rive del Brahmaputra è invece sanguinosamente respinto dalle divisioni Gurkha alleate dell'Impero Britannico. 
La flotta olandese lancia un attacco anfibio all'isola di Ceylon. L'attacco è respinto, ma le perdite britanniche sono enormi. 
Stalin propone un abbozzo di tregua a Cina e Giappone, lasciando intendere che ci sarebbe sufficiente spazio di manovra per una pace con ripristino dello status-quo ante, forse addirittura alla linea dello Yenisei. La Cina, ormai troppo coinvolta nell'avanzata a sud contro gli anglo-indiani, assume un atteggiamento più prudente. Il Giappone, viceversa, è intenzionato a ristabilire i vecchi confini con la forza, a costo di lasciar sola la Cina contro gli inglesi, soprattutto ora che ha già conquistato tutte le regioni che intendeva ottenere. 
La rasputica autunnale rallenta ulteriormente le operazioni sul fronte russo, facendo infuriare ulteriormente von Mackensen, sempre più esasperato dall'immobilismo. Il comportamento dell'anziano Feldmaresciallo spinge il giovane principe Otto, sempre più preoccupato, a consigliare al Kaiser Luigi Ferdinando il pensionamento anticipato dell'ufficiale evidentemente sempre più debole di nervi.

Le truppe distolte dal fronte orientale consentono a Stalin di lanciare due sanguinose controffensive: una, che funge da specchietto per le allodole, gli permette di recuperare Tver' e Voronez, da poco prese a fatica dai tedeschi dopo mesi di lotta alla guerriglia, e l'altra, quella autentica, sfonda sui laghi le deboli linee di Mannerheim, salvato in extremis dall'intervento di von Witzleben e von Rundstedt. Ma la rasputica impedisce alle divisioni corazzate alleate di essere efficaci come in precedenza e le agili truppe sovietiche, che utilizzano i grossi calibri solamente come supporto, riescono a catturare o neutralizzare diversi mezzi nemici.
L'esercito sino-giapponese tenta un'offensiva a sorpresa in mongolia. Lo sfondamento, complice anche le scarne linee sovietiche, durante una violenta tempesta di sabbia, travolge le linee sovietiche da sud, liberando la mongolia occidentale in due settimane, e da est, presso Irkutsk. Le truppe sovietiche dell'armata meridionale ripiegano sulla linea Angara-Yenisey. Un successo che sarebbe stato estremamente più pesante se fosse stato accompagnato da un'analoga offensiva anche sul fronte settentrionale del Lena.

Novembre. Il Lena gelato permette un assalto a sorpresa di alcuni reparti nipponici contro le linee sovietiche, ma il dissenso e gli ammutinamenti che da qualche mese serpeggiano tra le truppe giapponesi al fronte paralizzano l'offensiva. Le violente proteste di piazza in patria, fatto pressoché inaudito nella cultura nipponica, istiga l'Imperatore Hirohito a concordare con il suo omologo cinese una bozza di pace da inviare a Stalin, nella quale la Cina ottiene il controllo di tutta la mongolia fino alle città di Tashanta e Kyzyl, ed il nuovo confine fissato sulla linea dei fiumi Angara-Yenisey. Il Giappone dal canto suo rinuncia ufficialmente al confine sullo Yenisey, per fermarsi sulla linea del Lena. 
L'inverno fa il suo ingresso trionfale sugli scacchieri russo ed Himalayano, bloccando tutte le operazioni. L'esercito congiunto sino-giapponese approfitta invece per sferrare un nuovo attacco contro le posizioni anglo-indiane in indocina. L'attacco congiunto strappa difficoltosamente agli inglesi Rangoon ed Hispaw, che iniziano a ritirarsi sull'Irrawaddy.

Novembre. La neve sancisce per l'alto comando austro-tedesco sul campo la fine di qualsiasi tipo di operazioni, ma "i triumviri", così come sono chiamati bonariamente alla corte di Vienna, premono affinché vi siano sviluppi tecnici in particolare sui mezzi. von Manstein in particolare vorrebbe che i Panzer beneficiassero di migliorie tecniche per lanciare un'offensiva all'inizio della primavera, senza aspettare la fine della rasputica. Il Kaiser Luigi Ferdinando invita, data la situazione di stallo, i tre generali a Praga, dove presenta loro il direttore del reparto Einstein, per poter discutere con le migliori menti d'europa sugli ultimi sviluppi tecnologici affinché l'esercito alleato possa risolvere nella maniera più rapida ed efficace possibile il conflitto. 
Negli stessi giorni sono convocati nella capitale boema anche gli ingegneri Porsche ed Henschel. 
L'Imperatore Carlo I d'Asburgo si reca invece al fronte con l'intento di sincerarsi delle condizioni materiali e spirituali delle truppe e rendere la loro permanenza sul gelido fronte russo il più umana e confortevole possibile, utilizzando direttamente i beni della Casa Imperiale per intervenire dove necessario. Si reca persino nei villaggi costruiti per sua personale ed espressa volontà in Bielorussia ed Ucraina per ospitare la popolazione evacuata, a portare l'amicizia di Casa Asburgo e di tutti i popoli alleati, e spiegare che la misura adottata nei loro confronti non è che un provvedimento volto a garantire la loro salute e che sarà garantita loro una vita dignitosa, ed a guerra finita saranno liberi di ritornare ai loro villaggi d'origine, se lo desidereranno. La popolazione russa accoglie con calore l'arrivo dell'Imperatore, accompagnato dal Principe Roman Romanov di Bielorussia (salito al trono di Bielorussia dopo la morte dello Zar Nicola II di Russia e del suo giovanissimo figlio Aleksej, gravemente malato, ed ora erede pretendente al trono russo), soprattutto in quanto il loro arrivo è stato accompagnato da convogli di generi alimentari, abiti, coperte e carbone per riscaldamento.
Stalin preme affinché le industrie sovietiche riforniscano l'Armata Rossa di nuovi mezzi. Le sue intenzioni sarebbero di sferrare una controffensiva in grande stile in pieno inverno, ma i suoi tecnici lo rassicurano: lo studio dei mezzi catturati ai tedeschi durante le ultime operazioni ha dato come risultato alquanto evidente che essi non sono in grado di gestire un'offensiva in grande stile prima di maggio-giugno, poiché rimarrebbero impantanati nella rasputica primaverile. Rassicurato, l'attenzione di Stalin è ora concentrata a chiudere la partita in oriente, per poter dirottare tutte le forze contro gli alleati quanto prima. 
Il fronte sul Caucaso è ancora in una situazione di stallo, le armate turche, armene ed azere non riescono ad avere ragione della difesa georgiana da quando è stata rinforzata dall'armata sovietica meridionale. Qui la guerra assomiglia sempre più a quella di logoramento e posizione delle trincee di dieci anni prima.

28 Novembre. Ad Ulan-Ude, sulle rive del Bajkal, Stalin sottoscrive, alla presenza dei due Imperatori Hiroito del Giappone e Xuantong (Aisin-Gioro Puyi) della Cina, il trattato di pace proposto dalle due potenze asiatiche, con il quale la Russia rinuncia formalmente alla Mongolia, alla Siberia transbaikalia ed alla Jacuzia, confermando il confine giapponese sul Lena e quello cinese sull'Angara-Yenisei. 
Ora, sia la Russia che Cina e Giappone possono impiegare il proprio intero potenziale nei fronti di maggior interesse. 
Segretamente, Stalin incontra Mohammed Alim Khan, Emiro del Turkestan, e stipula un cessate il fuoco segreto, che permette a Stalin di recuperare forze da inviare ad ovest ed agli esausti turkmeni di recuperare il fiato dopo mesi di guerra di posizione.

1939

Dicembre-Gennaio 1939. L'afflusso di truppe dal fronte sino-giapponese permette a Stalin di sfondare sui laghi e di riprendere San Pietroburgo. Mannerheim viene costretto da von Witzleben e von Rundstedt a ripiegare in direzione di Novgorod, lasciando praticamente a sé stesso il fronte finlandese, con la rassicurazione che uno sfondamento la primavera successiva avrebbe rimesso a posto le cose. 
La pace con Stalin permette alle truppe cinesi e giapponesi di sfondare imprevedibilmente il fronte inglese sull'alto corso del Brahmaputra ghiacciato: lo sfondamento improvviso getta nel panico le truppe anglo-indiane ed entro la fine di gennaio i sino-nipponici hanno ormai preso le città di Delhi, Angra, Patna, Calcutta...l'effetto domino è inevitabile. Le rivolte antiinglesi esplodono ovunque nel paese, le forze arabo-persiane marciano da Amristar verso Delhi a ricongiungersi con gli alleati, dopo che il fronte inglese è collassato alle prime notizie della rotta dei commilitoni alle loro spalle, boeri ed olandesi occupano le città di Bombay, Calicut, Pondicherry e Madras, in aperta rivolta; in alcune città dell'interno, come Bangalore e Bhopal, giungono notizia che la folla inferocita, nonostante le reazioni dei militari e le centinaia di morti civili, abbiano trucidato le guarnigioni ed arrestato, in alcuni casi sommariamente processato e giustiziato, gli ufficiali ed i notabili inglesi del posto. In tutto il subcontinente gli indiani dell'esercito britannico gettano le armi e disertano, in alcuni casi, obbligati dai propri ufficiali a far fuoco sui propri commilitoni e connazionali disertori, hanno rivolto le armi contro gli inglesi compiendo veri massacri. Ma il dramma di maggior portata per gli inglesi lo si ha sul fronte persiano, dove interi reparti di indiani di fede musulmana alle prime avvisaglie di sconfitta non hanno esitato ad appellarsi alla chiamata alla jihad ed a passare in blocco dalla parte del nemico, attaccando in forze divisioni di ex commilitoni allo sbando, increduli, dando adito ad autentici massacri di inusitata ferocia. 
Il Marchese Victor Hope, Governatore Generale dell'India, si arrende a Bombay ai comandanti dei corpi di spedizione boero ed olandese, sdegnando e temendo al contempo l'idea di consegnarsi ai sino-nipponici o agli arabi-persiani, il 28 gennaio 1939. 
Appresa la notizia quasi 12 ore dopo, Winston Churchill si toglie la vita dopo aver firmato una lettera di dimissioni indirizzata al sovrano. 
Edoardo VIII, con un atto di forza scavalca il parlamento e firma la resa della Gran Bretagna. 
In tutto il paese il suo gesto è interpretato dal popolo come l'agognato epilogo di una guerra inutile che è costata la vita a centinaia di migliaia di inglesi.

Febbraio. Si apre a Bombay la conferenza di pace con la quale si decreta il colpo mortale all'Impero Britannico. Vi partecipano in prima persona il vicerè dell'Afrika van Rensburg, il Primo Ministro Olandese Colijn, lo Shah Persiano Rezā, il Califfo d'Arabia ʿAbd al-Ilāh ed i ministri degli esteri di Inghilterra, Francia, Germania, Austria, Cina e Giappone, oltre all'ex Governatore Generale dell'India Hope. 
La Persia ottiene il Kashmir, a maggioranza musulmana, la conferma del Pakistan e pretende una fascia di territorio indiano fino alla linea dei fiumi Sutlej-Ghaggar-Hakra, ma le proteste di Gandhi per la perdita di parte del Punjab, del Rajahstan e del Gujarat e le obiezioni degli paesi europei, timorosi di un ulteriore rafforzamento persiano nella regione, ottengono come compensazione la creazione di un vicereame de facto indipendente (ma de jure soggetto allo Shah, come lo è ad esempio l'Afrika con l'Olanda) che comprende l'Afghanistan, il Pakistan, il Kashmir ed i territori indiani di recente acquisizione, e chiamato "Sultanato di Kušana", il cui governatore, ennesima concessione strappata allo Shah, è eletto annualmente tra i capi delle varie tribù Pashtun; 
la regione tra la linea dei fiumi Chinwin-Irrawaddy ed il Salween fino alla città di Ta-Kaw viene annessa, come stabilito nel Patto di Tokio siglato tra Francia, Giappone e Cina nell'Agosto precedente, all'Impero Cinese, ma anche qui in cambio i paesi europei e la Persia costringono i cinesi a concedere l'indipendenza, sempre negli stessi termini imposti alla Persia, delle regioni appena acquisite di Tibet, Buthan e Nepal, che formalmente vanno a comporre il neonato "Regno del Tibet"; 
la Francia, nonostante le proteste degli inglesi, che ignoravano l'esistenza degli accordi franco-sino-nipponici ai suoi danni, ottiene l'ampliamento dell'Indocina Francese, con lo spostamento dei confini sulla linea Ta-Kaw-Mekong a nord, sul fiume Salween ad ovest, sul Mekong ad est e sul 12° parallelo a sud; 
il Giappone ottiene tutta l'Indocina ad est del Mekong, la Malesia a sud del 12° parallelo e le regioni di Sarawak, Brunei e Sabah dell'ex Borneo Britannico, ricostituendo parte del proprio impero coloniale perduto nella precedente guerra; 
l'Olanda si vede respinte le pretese coloniali sulle città di Goa, Madras, Calicut e Bombay da parte di Gandhi e dello stesso van Rensburg, ma viene compensata con il possesso degli arcipelaghi delle Laccadive, delle Andamane, delle Nicobare e dell'isola di Ceylon; 
le fortissime pressioni boere, appoggiate da italiani ed austro-tedeschi portano alla creazione della Repubblica Federale Indiana, con Gandhi come presidente provvisorio, nonostante la forte opposizione dello stesso.
Mentre la guerra in oriente volge al termine, la principale paura sovietica è che ora, libere dagli impegni contro l'India, le forze arabe e persiane vengano inviate sul fronte del Caucaso, ancora in stallo nei trinceramenti, e sul fronte con il Turkestan, attualmente tranquillo in virtù dell'armistizio stipulato, ma Stalin sa bene che quella tregua non durerà ancora molto. 
Le forze rosse in Georgia ed Azerbaijan continuano a resistere ostinatamente lungo la linea tracciata sul corso dei fiumi Kura e Khrami. In Azerbaijan anzi l'arrivo dell'armata sovietica ha permesso alle forze congiunte di incunearsi lungo il corso del Kura, tra Qazimammad e Baku, tagliando così i collegamenti con l'avanguardia turco-persiana, che si trova ora assediata a Derbent. 
Il fianco sinistro dello schieramento sovietico-georgiano ha iniziato però lentamente ad arretrare, abbandonando la città di Batumi, ridotta ormai ad un cumulo di macerie, per ripiegare ordinatamente verso la linea Rioni-Qvirila. 
E nonostante il parere contrario dell'alto comando persiano, Kemal Ataturk è convinto che sia quello il punto in cui concentrare i propri sforzi, appoggiati anche dalla flotta, per sfondare, in quanto è anche il punto con meno ostacoli naturali e permette di dilagare alle spalle della robusta linea difensiva allestita sui due fiumi maggiori. 
Purtroppo la chiusura delle linee di collegamento tra la Russia ed il Caucaso, effettuata dalla tenaglia turkmeno-germanica in giugno, è durata troppo poco e la controffensiva russa contestuale al cessate il fuoco con i turkmeni ha permesso la riapertura, seppur precaria dei collegamenti e gli alleati hanno perso un'occasione irripetibile per stroncare la resistenza georgiana. 
Lo Shah, libero di concentrarsi ora sul fronte russo, ordina furibondo un'indagine segreta su tutti questi lunghi mesi di stallo da parte delle forze turkmene, sospetti in particolare a causa dei rapporti sul continuo assottigliamento delle linee russe, dirottate verso occidente. 
Stalin finalmente inizia a ricevere i frutti della nuova industria sovietica, le armate al fronte ricevono un lotto di nuovi mezzi molto avanzati, si tratta di: 200 carri "Josif Stalin 2" e 100 semoventi d'artiglieria da esso derivati, i ISU-152; oltre ad un complessivo di 2000 aerei (caccia, bombardieri e trasporto) tra i quali spiccano i nuovi gioielli da caccia Il-2 Šturmovik, LaGG-3, La-5 e Yak-9 ed il moderno bombardiere DB-3F. 
Il battesimo del fuoco per i nuovi mezzi è l'offensiva denominata "del fango" in programma per inizio marzo. Stalin prevede un attacco massiccio di artiglieria, bombardieri e fanteria come copertura, per poi usare i grandi aerei da trasporto per sbarcare i corazzati all'interno della prima linea nemica, le cui vie di comunicazione sono notevolmente migliori rispetto a quelle sovietiche e possono essere un ottimo vantaggio per i moderni carri russi progettati appositamente sulla base dei mezzi tedeschi per esserne superiori. 
Il problema era annientare la contraerea e far arretrare i tedeschi dalle loro linee quel tanto che bastava da permettere ai grandi Li-2 di atterrare e sbarcare i carri, ma senza devastare le infrastrutture vitali per la controffensiva. 
Con grande disappunto di Rommell e von Manstein, il carro presentato da Henschel al poligono di Plzeň, progetto "Panzer VI - Tiger II" è un completo fallimento: la grande potenza di fuoco e la notevole corazzatura comportano consumi spropositati del V12 Maybach a bezina, senza contare che il peso impressionante rende ampiamente insoddisfacenti i 750hp del propulsore, incapace di spingere il bestione a velocità adeguate. Inoltre dai test si rivela estremamente fragile nelle meccaniche, poco agile e decisamente inutile nei terreni molli delle pianure russe con il disgelo alle porte. 
Porsche chiede tempo all'alto comando tedesco, e promette di consegnare nel giro di qualche mese il prototipo di un carro rivoluzionario. 
Guderian protesta violentemente presso l'intendenza militare in quanto sono vari mesi che non vengono inviati rinforzi alle prime linee, in particolare tardano ancora nelle consegne dei nuovi modelli già pronti in produzione, tra i quali spiccano i devastanti semoventi RW61 Sturmmörser Tiger da 380mm ed i nuovi semoventi d'assalto 105mm StuH-42, destinati ad affiancare gli ottimi StuG-IV, oltre ad un gran numero di cacciacarri Hetzer, Jagdpanzer V Jagdpanther, e di antiaerei Flakpanzer IV Kugelblitz, particolarmente urgenti in quanto, secondo il servizio di informazioni militare, Stalin starebbe preparando una controffensiva basata su forze leggere e mobili supportate da massicci attacchi aerei. 
Uno dei dirigenti della Rheinmetall, in grave imbarazzo, si affretta a notificare a Guderian che i "Mörser Karl-Gerät" saranno consegnati al fronte quanto prima, "probabilmente entro aprile"...Guderian lo insulta pesantemente e se ne va lasciandolo basito. 
Uno dei principali motivi di adirazione dell'alto comando militare sul campo era tra l'altro il fatto che il reparto di sviluppo militare avesse perso tempo nel realizzare il progetto del "super bombardiere" esamotore turbogetto Focke-Wulf Ta 400, un'autentica "fortezza volante" ma, agli occhi degli ufficiali al fronte, totalmente inutile visto che la necessità al fronte era quella di aerei multiruolo capaci di colpire nel medio e corto raggio le linee sovietiche e destreggiarsi agevolmente in combattimento aereo in previsione di una (ventilata) possibile riscossa aeronavale sovietica. 
Particolarmente interessanti vengono ritenuti in questo ambito i progetti di velivolo "ad ala volante" Messerschmitt Me-329, il concetto di "ala a geometria variabile" del progetto Messerschmitt P.1101, e lo strano velivolo di ricognizione imbarcato Flettner Fl-282 "Kolibri", da alcuni chiamato anche "hubschrauber" o "helikopter". 
Durante la conferenza di Bombay viene presentata pubblicamente da van Rensburg la candidatura di Mohandas Gandhi a primo presidente provvisorio della Repubblica Federale Indiana. Nonostante le perplessità e l'ostilità di molti leader europei, ma soprattutto le vigorose proteste del settuagenario "Mahatma", la folla esplode in un grido di giubilo alla proposta. Gandhi non può che accettare con commozione l'entusiasmo e l'amore con il quale il suo popolo lo acclama quale propria guida.

Marzo. Viene presentato il prototipo Porsche "182", il PzKpfw modello VI B, conosciuto come "Landkreuzer Königstiger". 
Questo prototipo è sviluppato sulla base delle specifiche richieste da Rommel, Manstein e Guderian, alla luce delle peculiarità dello scenario di guerra del fronte russo e, soprattutto, delle caratteristiche dei nuovi carri sovietici IS-2, che si sono dimostrati drammaticamente superiori ai mezzi attualmente a disposizione della coalizione. 
Il progetto si basa sui risultati positivi ottenuti dalla configurazione del cacciacarri già realizzato in passato da Porsche, il Ferdinand (al quale è stato preferito lo StuG IV come cacciacarri "pesante" d'ordinanza). 
Soprattutto, Porsche intende ripresentare il suo concetto rivoluzionario, supportato caldamente dalla comunità scientifica, di propulsione "ibrida" termica-elettrica, ma questa volta, su consiglio di Tesla, abbandona il motore Maybach HL 120 TRM, a favore di un diesel. 
Questa sua decisione trova soluzione nella proposta della MAN di utilizzare un motore marino, realizzato con una configurazione derivata dal MAN M6V40/46KBB, un 6 cilindri diesel turbocompresso già usato come gruppo elettrogeno per la propulsore degli U-Boot classe XXI di ultima generazione. 
L'adozione di questo propulsore risolve agli alti comandi tedeschi il problema delle scorte di carburante, in quanto i diesel navali operano ad un regime di rotazione costante e molto basso rispetto ai benzina (5-600 giri/min circa), consumano quindi molto poco e sviluppano potenze enormi. 
Questo propulsore, nella configurazione definitiva eroga ben 2000hp e Porsche si affida nuovamente a Siemens per definire la motricità elettrica. 
La risposta della Siemens non tarda ad arrivare: viene proposta una configurazione in cui un unico generatore da 500kW e 1000 Volt, azionato dal propulsore diesel, alimenta 4 motori elettrici D1495b da 250kW ciascuno. 
L'idea della Siemens stuzzica il genio di Porsche, che scardina completamente la trasmissione ideata precedentemente per il Ferdinand, decidendo di realizzare un treno di rotolamento rivoluzionario, con due ruote motrici su ciascun cingolo, posizionate alle due estremità, in modo da distribuire più uniformemente le forze risultanti dalla trazione. 
Questo lo libera dall'imperativo di vincolare entrambi i cingoli ad un unico asse di trasmissione, posizionando i due motori elettrici ciascuno direttamente sulla propria ruota motrice, cosa che risolve in parte anche i problemi di raffreddamento dei motori elettrici stessi, pur rendendoli più vulnerabili. Questa configurazione permette al pilota di gestire ciascun cingolo indipendentemente, elimina la necessità di un cambio, punto debole del Tiger II progettato da Henschel, e garantisce la piena sfruttabilità di tutta la potenza erogabile ed un'ottima manovrabilità. 
Il treno di rotolamento risultante è composto da due ruote motrici e sei ruote folli per ciascun lato, queste ultime accoppiate ad una singola barra di torsione per ciascuna coppia. La tensione del cingolo è regolata dai rullini di ritorno collocati sulla parte superiore del treno di rotolamento, che fungono da tendicingolo con un meccanismo a molla pretensionata. Dopo i primi test, il sofisticato treno di rotolamento verrà coperto con delle "gonne corazzate", dette schurtzen. 
Rommel interviene personalmente nella progettazione della cingolatura, e chiede espressamente un'impronta a terra molto ampia per garantire una buona mobilità nei terreni umidi della Russia. Porsche progetta allora per il suo carro un cingolo da ben 70cm di larghezza, anche se la cosa ridurrà sensibilmente le prestazioni in termini di manovrabilità. 
Il progetto Porsche, sensibilmente più basso e più largo del progetto Henschel, è disegnato con una sagoma più sfuggente e piastre fortemente inclinate, riprendendo così una delle intuizioni più geniali dei progettisti sovietici, già applicate con successo al cacciacarri Jagdpanther. 
Lo sviluppo inoltre della ricerca effettuato sulle leghe metalliche dal dipartimento di Fisica dell'Università di Praga, ha fornito a Porsche nuove soluzioni, tra le quali l'intuizione dell'adozione di una corazza a strati al posto di una pesante lamiera intera ed in particolare la struttura spaziata e forata di alcuni degli strati interni della corazza, che ha rivelato ottime doti di resistenza meccanica sia contro le munizioni tradizionali che contro i nuovi proietti a carica cava. Questo inoltre permette di contenere il peso sull'ordine delle 60 tonnellate o poco più, contro le quasi 70 del progetto Henschel con corazzatura tradizionale a lastra singola. 
Il punto cruciale del nuovo carro però è dato dall'arma principale del carro. 
Manstein infatti richiese espressamente un cannone in grado di rivaleggiare con il 122mm montato sugli IS-2, mentre Porsche e Rommell preferivano un pezzo più leggero e maneggevole ma con maggior potere penetrante. 
Vennero presentate quindi 3 versioni con tre armamenti diversi, uno, voluto da Rommel e Porsche, equipaggiato con il Krupp KwK-43 88mm da 71 calibri ad alta velocità iniziale (1100 m/s), uno con il gigantesco Krupp KwK-44 128mm da 81 calibri con minor velocità iniziale (880 m/s) ed un prototipo, ancora da ultimare, progettato dalla Rheinmetall-Borsig, da 128mm e 61 calibri, derivato dal 12,8cm FlaK-40 antiaereo, che, nella sua forma definitiva prometteva una velocità iniziale elevatissima (1600 m/s) ed un potere perforante devastante. 
Visti i tempi ancora lunghi del pezzo Rheinmetall però, la scelta era obbligatoriamente limitata ai due pezzi Krupp. 
Il Kaiser Luigi Ferdinando, chiamato come arbitro della questione, propone un compromesso salomonico: 
il pezzo da 88mm equipaggerà per il momento tutti i nuovi carri da battaglia, mentre i 128mm Krupp saranno destinati alla versione cacciacarri realizzata sullo stesso scafo, ma con il pesante cannone ospitato in una casamatta fissa al posto della torretta ruotabile. 
Il compromesso soddisfa un po' tutti ed i progetti sono immediatamente diramati a tutte le fabbriche di carri anche dei paesi alleati, con l'ordine di concentrare con effetto immediato tutta la produzione sul nuovo modello e poterne sfornare in numero sufficiente ad una controffensiva entro Aprile. 
Al fronte intanto, le truppe della coalizione ripiegano con ordine di fronte al "rullo compressore" sovietico. 
L'avanzata sovietica riesce a giungere ed a liberare importanti centri come Novgorod, Smolensk, Orel, Voronezh e Rostov. 
L'attacco a sorpresa voluto da Stalin alle linee turkmene travolge le sonnolenti forze della coalizione riconquistando i centri di Perm', Kazan e Volgograd, riaprendo le comunicazioni ed i rifornimenti da e verso il Caucaso e la resistenza Georgiana. 
Mohammed Alim Khan, Emiro del Turkestan, è formalmente accusato dal Kaiser e dallo Scià di Persia di essere responsabile della cosa, visto il cessate il fuoco stipulato con Stalin all'insaputa degli alleati. 
Rimane al governo solamente per le pressioni di Mustafà Kemal ed Abd al-Ilāh, ed ai buoni auspici di Carlo I d'Asburgo, interessati a frenare lo strapotere iraniano nella regione, ma il comando militare del fronte in Asia Centrale passava ora direttamente nelle mani degli Stati Maggiori dello Scià Reza Khan Pahlavi e del Califfo Abd al-Ilāh. 
Guderian, rimasto da solo al comando supremo sul fronte orientale, riceve parecchie critiche per la sua ritirata di fronte al contrattacco sovietico, ma riesce a dirigere senza errori la manovra. 
Il ripiegamento tedesco e la violazione del cessate il fuoco con i turkmeni ora pongono Stalin davanti a diverse alternative: sfondare le deboli linee di Mannerheim a nord e dilagare in Finlandia liberando lungo la strada anche Murmansk, continuare a premere sulla linea austro-tedesca sfruttando anche la rete viaria costruita dai tedeschi durante l'avanzata, colpire con un colpo di maglio le ridotte forze ucraine, rumene, bulgare, greche ed italiane che reggono lo sforzo all'estremità meridionale delle linee nemiche, il cui sfondamento significherebbe una porta aperta alla penetrazione verso la Grecia ed i Balcani, tra l'altro aggirando il blocco dei Dardanelli, colpire a sud prima che giungano al fronte il grosso delle truppe arabo-persiane, o, addirittura, intervenire personalmente in Georgia. 
Entrambi gli stati maggiori dei due schieramenti sanno bene che, a questo punto, la giusta mossa potrebbe imprimere una svolta decisiva alla guerra. 
Insediatosi formalmente come primo Presidente della Repubblica Federale Indiana, Gandhi proclama la totale neutralità dell'India di fronte a qualsiasi conflitto presente e futuro, collocandosi in una situazione diplomatica paragonabile a quella della Svizzera.

.

Ecco un'ipotetica prospettiva del mondo negli anni '50 secondo la mia ucronia:

.

Se avete idee su come continuare l'ucronia, o se avete commenti in proposito, scriveteci a questo indirizzo.


Torna indietro