Platone aveva ragione!

di Det0

« E scomparve persino il nome di quella contrada, e dopo di allora gli Uomini più non parlarono di Elenna né di Andor il dono sottratto, né di Númenórë ai confini del mondo; ma gli esuli sulle rive del mare, quando si volgevano all'Ovest indottivi dal desiderio dei loro cuori, parlavano di Mar-nu-Falmar inghiottita dalle onde, di Akallabêth la Caduta, Atalantë in lingua Eldarin » (John Ronald Reuel Tolkien)

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Platone nelle sue opere "Timeo" e "Crizia" sostiene l’esistenza di Atlantide, mitica isola oltre le Colonne d’Ercole; ebbene, in questa ucronia Platone ha ragione ed Atlantide esiste davvero…

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Ora delineiamo gli aspetti più importanti della civiltà Atlantidea.

Geografia.
Atlantide si trova nel mezzo dell’Oceano Atlantico a circa 1350 km dalla Spagna e 3000 km dall’America, posizionata all’altitudine dell’attuale Marocco possiede un clima piuttosto mite e temperato, ma il nord dell’isola è leggermente più freddo, essendo quasi all’altezza delle isole Britanniche.
La superficie dell’isola è per buona parte (a ovest) coperta da tre catene montuose che nascono da un unico grande ammasso nel centro dell’isola, quest’ammasso è anche il più grande “fornitore” di fiumi, che dal centro dell’isola si riversano nell’oceano formando grandi foci sulle quali si trovano meravigliose città.
Vicino all’ammasso centrale è presente un grande lago presso cui vengono costruite le tombe dei re di Atlantide, la "Valle dei Re".
Atlantide possiede sette isole aventi i nomi delle pleiadi, ninfe della mitologia greca, nella baia di Biskios si trova l’isola di Merope, Sterope è l’isola più settentrionale, a sud di Atlantide troviamo Taigete, mentre a ovest è presente un grande arcipelago formato dalle isole Alcione, Celeno, Elettra e Maia.

Cultura.
La cultura Atlantidea è una delle più antiche e sviluppate della storia dell’uomo, 7000 anni prima della nascita di Cristo l’isola possedeva già un unità etnica e linguistica.
Tra il V e il IV secolo vengono composti due dei più importanti testi della letteratura antica, il primo è paragonabile per importanza solo alla Bibbia e raccoglie tutta la mitologia Atlantidea (che noi conosciamo come Greca), il secondo, il Ciclo di Artros, narra delle vicende del primo grande re Atlantideo Artros (che unificò Atlantide e poi fuggi nelle isole Britanniche generando la stirpe dei Keltos), eccone alcune righe:

«Dalla terra al mare, e dal mare ad altre terre…le opere di Artros di Atlantide, narratemi, o grandi Pleiadi, affinchè i posteri sappiano delle gesta del grande re, il re dei due mondi…»

L’interno del tempio di Poseidone, sullo sfondo si può vedere la famosa statua a lui dedicat

L’interno del tempio di Poseidone, sullo sfondo
si può vedere la famosa statua a lui dedicata

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Società.
La società Atlantidea cominciò a delinearsi dal VII millenio avanti Cristo e si definì sotto il regno di Artros, eccone uno schema:
Al vertice della società sta il Gran Re, oppure Re dei Re, con il palazzo in sede a Poseidonia, da qui controlla tutti gli altri otto Vicerè, che controllano le prefetture in cui è diviso il territorio Atlantideo, alla fuga di Artros il vicerè di Biskios assunse il potere e la dinastia regnante da quel momento veniva dalla parte occidentale, e più ricca, di Atlantide.
Invece, la parte orientale, nelle provincie di Eriador e Lokaron, è abitata dalla parte più povera della popolazione e producono il sostentamento e riforniscono di soldati la capitale Poseidonia.
In ogni città è presente un palazzo, dove risiede una squadra di soldati utilizzati per la difesa della città, questa è la classe più nobile di Atlantide e rappresenta il fior fiore dell’esercito, utilizzato solo in circostanze di emergenza o come guardia personale dell’imperatore.
Al gradino sottostante sta la classe dei sacerdoti, considerati molto importanti ad Atlantide, in quanto questa è uno degli stati al mondo più devoti agli dei, soprattutto a Poseidone, al quale è dedicato un immenso tempio, una delle tre meraviglie di Atlantide(il Tempio di Poseidone, la Valle dei Re, il porto di Biskios).
Le classi più basse della società sono composte dai soldati semplici, dai contadini e gli artigiani, che comunque vivono agiatamente, data la ricchezza di Atlantide.

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Storia di Atlantide.

12.000 a.C.:: Cominciano a svilupparsi le prime forme di civiltà sull’isola di Atlantide e Maia.

10.050 a.C.:: Viene fondato un piccolo villaggio nei pressi di quella che sarebbe diventata, poi, la grande Poseidonia.

9.000 a.C.:: Le popolazioni indigene dell’isola di Maia (descritti come selvaggi che adorano il dio serpente, chiamati Aztlan…) vengono scacciate dagli Atlantidei; queste genti migreranno, secondo la leggenda, verso ovest.

7.500 a.C.:: Viene sviluppata la prima forma del linguaggio Atlantideo, il ceppo fondamentale della lingua Greca e Fenicia.

6.100 a.C.:: Un gruppo di Atlantidei chiamati Ekpty naviga verso le coste del Mediterraneo e si stabilisce nei pressi del fiume Nilo.

4.300 a.C.:: Gli Atlantidei, sotto il comando del loro primo re, Artros, cominciano a darsi un organizzazione statale.
Sotto il regno di Artros viene composto un testo anonimo che raccoglie tutta la mitologia e le leggende atlantidee, questo diventerà la base della mitologia greca e, successivamente, romana.

4.256 a.C.: Re Artros fugge da Atlantide e gli viene dedicato un poema (simile a quello di Gilgamesh) nel quale si narra della sua fuga verso le fredde acque del nord e della fondazione di una stirpe chiamata Keltos.

3.200 a.C.: Un gruppo di Atlantidei ribellatisi alla patria (chiamati Baisok) migra verso la Spagna.

I popoli che abbandonarono Atlantide: Aztlan (verde
scuro), Ekpty (giallo), il re Artros e la stirpe dei keltos
(viola), i Baisok (azzurro) e gli Shardan (arancio).

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2.400 a.C.: Poseidonia diventa la città più importante tra le tante disseminate sull’isola, quando comincia a delinearsi, negli animi degli Atlantidei, un’idea nazionale Poseidonia diviene la capitale dello stato.

1.600 a.C.: Alcuni coloni Atlantidei1 giungono in un isola vicina alle coste italiche, dove si stabiliscono e le danno il nome di Shardan.

1.200 a.C.: La civiltà micenea è spazzata via dai Popoli del Mare. Sviluppo della civiltà greca, che mantiene, però, rapporti leggermente ostili con Atlantide.

1.100 a.C.: Gli Atlantidei cominciano a interessarsi delle faccende del Mediterraneo, questi si alleano con i Fenici e insieme sviluppando una rete di commerci nel Mediterraneo e oltre.

900 a.C.: Il re Ghytor fonda l’Impero di Atlantide e invia alcuni uomini, insieme a dei Fenici, in delle spedizioni di esplorazione.
Inoltre finanzia delle campagne militari mirate a conquistare Africa e Spagna.

874 a.C.: Alla morte del re Ghytor viene costruita la Valle dei Re ed egli è il primo ad esservi seppellito.

800 a.C.: Atlantide controlla un grande impero e ha un intensa attività commerciale ed economica.

784 a.C.: Il re Assiro Tiglatpileser III conquista la Fenicia, Atlantide ne approfitta per appropriarsi dei territori dei Fenici.

775 a.C.: Cartagine si ribella al dominio Cartaginese.

771759 a.C.: I primi dieci anni di battaglie vedono molte vittorie dei Cartaginesi, che, attraverso la Spagna, riescono a respingere gli Atlantidei.

756 a.C.: In una battaglia nei pressi del Guadalquivir Atlantide perde molte forze militari e sembra ormai destinata ad abbandonare i suoi possessi in Spagna.

753 a.C.: I cartaginesi scacciano definitivamente gli Atlantidei dalla Spagna, finisce la Prima Guerra Atlantico-Punica.

748 a.C.: Negli anni successivi alla sconfitta di Atlantide Cartagine impone il proprio dominio sul Mediterraneo, conquista Sicilia, Sardegna, Corsica e il Sud Italia.

746 a.C.: A Cartagine il governo oligarchico viene sostituito da un monarca, chiamato Fesante, che proclama l’impero ed espande ulteriormente i possedimenti Cartaginesi in Africa.

732 a.C.: Cartagine comincia una serie di campagne militari rivolte verso il Mediterraneo orientale e si scontra con i Greci.

731 a.C.: In una battaglia navale Cartagine sconfigge i Greci presso Itaca e comincia ad infiltrarsi nell’entroterra.

729 a.C.: Tebe viene espugnata dai cartaginesi.

724 a.C.: Atene è messa sotto assedio, questa chiede l’aiuto di Sparta che rifiuta e si allea con Cartagine. In poche settimane Atene capitola.

721 a.C.: Cartagine ultima la conquista dell’Attica e, con l’aiuto di Sparta, della Tessaglia.

689 a.C.: Cartagine si spinge in Marocco e sulle coste dell’Africa Occidentale.

686 a.C.: Scoppia la Seconda Guerra Atlantico-Punica.

684-682 a.C.: Atlantide e Cartagine si affrontano in alcune battaglie in Marocco e Atlantide subisce gravi perdite.

681 a.C.: Atlantide, ormai indebolita, viene attaccata da Cartagine via mare con un immensa flotta, ma gli Atlantidei, grandi navigatori e marinai, riescono a sconfiggere i cartaginesi, che sono costretti a rifugiarsi in Spagna; ma qui Atlantide ha degli alleati, infatti il re basco Yprhias interviene militarmente e aiuta Atlantide a riprendere il possesso di Spagna e Africa.

679 a.C.: Gli eserciti di Atlantide si spingono in costa Azzurra e attraversano le Alpi.

676 a.C.: Atlantide sottomette gli Etruschi e conquista il Nord d'Italia.

673 a.C.: Roma si sente minacciata da Atlantide e chiede l’aiuto di Cartagine, Atlantide viene sconfitta in una serie di battaglie in Toscana e Liguria e deve abbandonare l’Italia.

671 a.C.: Al termine della guerra Cartagine pretende da Roma i territori dell’Italia Settentrionale, ma questi gli vengono negati e dichiara guerra a Roma.

669 a.C.: Roma, ormai sotto l’assedio Cartaginese, viene aiutata dall’esercito Atlantideo e scaccia le forze puniche.

665 a.C.: Quando Atlantide e Cartagine si scontrano nuovamente in Sicilia, Roma si dichiara neutrale.

663 a.C.: Atlantide sconfigge Cartagine in una battaglia navale presso le isole Egadi e ottiene la Sicilia.

661 a.C.: Atlantide firma un'alleanza con Cartagine e le dona la Sicilia come tributo.

627 a.C.: Alla morte di Assurbanipal, Cartagine approfitta per prendere il controllo dell’Egitto e della Fenicia.

Continua...

547 a.C. A Cartagine comincia una dittatura e il governo punico impedisce ad Atlantide il permesso di commercio nel Mediterraneo, il re atlantideo Obyhyr, uomo assai pacifista e ragionevole, sostiene che sia meglio non reclamare e far scoppiare così un’altra guerra, e dirige i commerci atlantidei verso ovest.

546 a.C. Re Obyhyr parte per una spedizione esplorativo - militare verso ovest, dopo alcuni mesi di navigazione giunge in quella che noi chiamiamo America, che sarà poi chiamata Aztlania. Il governo atlantideo decide saggiamente di mantenere il segreto e di non rivelare la scoperta del nuovo continente agli europei.

544 a.C. Nuove spedizioni partono da Atlantide per dare appoggio alle truppe di Obyhyr che stavano combattendo contro i popoli mesoamericani.

534 a.C. Re Obyhyr sconfigge i Maya presso Tulum, e comincia la conquista dello Yucatan, in pochi mesi cadono Chichen Itza, Mayapan e Tikal.

531 a.C. Quando gli Zapotechi invadono lo Yucatan meridionale, sparita l’influenza Maya, incontrano le truppe atlantidee che(a differenza di quelle europee nella nostra Timeline) si accordano sulle conquiste, la provincia imperiale di Aztlania diventa una delle più floride dell’impero e Chichen Itza una delle città più belle.

507 a.C. Gli Zapotechi entrano in Kaminaljuyu spinti dallo sviluppo della cultura olmeca a ovest, così scoppia una guerra tra atlantidei e olmechi.
Presto le truppe atlantidee entrano nel territorio olmeco e le città di La Venta e San Lorenzo sono rase al suolo, in primavera le truppe di Obyhyr attaccano Tres Zapotes, una delle più floride città del mesoamerica, che resiste incessantemente all’assedio. Dopo otto anni di assedio Tres Zapotes cade.

498 a.C. Re Obyhyr muore a Palenque per una razzia di alcune tribù mixteche.

495 a.C. Il figlio di Obyhyr, Faeremer, ultima la conquista delle città mixteche e si dirige verso nord, attaccando i Toltechi.

492 a.C. Dopo anni di lunga resistenza le città tolteche sono sotto il controllo Atlantideo, che domina ormai, l’intera regione; ma non è sola, poiché ci troviamo nel periodo di splendore di Teotihuacan, un piccolo regno nel centro del Messico, che contende ad Atlantide il controllo commerciale della zona.

468 a.C. Quando le popolazioni stanziate nell’africa Atlantidea si ribellano e cade una grande zona di influenza economica il governo, data la concentrazione di truppe in Aztlania, decide di attaccare Teotihuacan.

466 a.C. Faeremer attacca i territori del Regno di Teotihuacan e abbatte la città di Portezuelo, una delle tre più importanti della regione.

451 a.C. Dopo quindici anni di battaglie le truppe di Faeremer riescono finalmente a entrare in Azcapotzalco, e l’unica barriera alla completa conquista del Messico rimane ormai Teotihuacan.

376 a.C. Il poeta Omairen ultima la composizione della Teotineide (simile all’Iliade), che narra della conquista di Teotihuacan, rimasta sotto assedio per 56 strabilianti anni.
«La città delle città, davanti alla quale sta solo la divina Poseidonia, la sua storia, o sacre pleiadi, datemi il coraggio di narrare…di lance e spade, di dardi e fuoco, della grande battaglia di Teotihuacan…»

354 a.C. Il re Iztiplo sale al trono nel Regno degli Zapotechi, ormai stato fantoccio sotto il controllo atlantideo, e incita i suoi sudditi alla rivolta, scoppia la guerra tra Zapotechi e Atlantidei.

349 a.C. Gli atlantidei avanzano nel sud del Messico e si impossessano della città e del palazzo reale di Mitla, catturano Iztiplo e conquistano l’intera regione.

347 a.C. Alcuni Zapotechi rifugiatisi nelle rovine di Tres Zapotes danno vita a una resistenza e combattono valorosamente per l’indipendenza.

342 a.C. Quando i ribelli di Tres Zapotes vengono sconfitti, nasce la credenza che la città sia sacra e ispiri alla guerra, viene costruito sulle sue rovine il Tempio di Ares.

340 a.C. Dopo la conquista del Messico gli atlantidei si riconcentrano sulle province europee e africane ma continuano opere di conquista verso il nord e il sud del Messico.

312 a.C. Un terremoto colpisce Acatlan, cittadina poco a nord di Monte Alban, causando ingenti danni alla città e a quelle circostanti.

297 a.C. Tututepec, città sulla costa meridionale del Messico, viene inondata dalle acque del Pacifico.

274 a.C. Una serie di terremoti colpisce le città di Tres Zapotes, La Venta e Chalcatzingo, nel territorio olmeco.
L’imperatore in carica ad Atlantide, Doderos, decide di concentrarsi sulle province orientali, data la decadenza di quelle in Aztlania.

269 a.C. Doderos comanda una spedizione per riprendere il controllo delle province sul Golfo di Guinea, ribellatesi al controllo atlantideo due secoli prima, in poco tempo viene riconquistata la regione e vengono fondate nuove città di fondamentale importanza economica.

264 a.C. Doderos spinge i suoi uomini nel deserto dove sottomette molte tribù di beduini, aprendosi nuove vie commerciali verso il Nordafrica.

231 a.C. Dopo anni di viaggio le truppe di Doderos superano il limite del Sahel e arrivano presso le foci del fiume Nilo, si dirigono ancora più a est e sottomettono alcune zone della penisola arabica, che diventa fulcro per il commercio atlantideo.

227 a.C. Doderos invia una spedizione a sud del Golfo di Guinea.

La Valle dei Re

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223 a.C. La spedizione giunge presso il Capo di Buona Speranza e continua verso est.

221 a.C. La spedizione inviata da Doderos sei anni prima raggiunge l’Arabia, dopo aver circumnavigato l’Africa.
Si apre il periodo più prospero per Atlantide: in poco tempo le rotte commerciali vanno dall’America all’Arabia, portando nelle casse di Atlantide immense finanze, con le quali può contribuire agli armamenti per le truppe e all’abbellimento delle città; in particolare la Valle dei Re diventa una delle sette meraviglie del mondo antico.

220 a.C. Alla morte di Doderos, il figlio Aterfes finanzia moltissimi viaggi geografici in memoria del padre: verso le coste del nord e del sud America, altre circumnavigazioni dell’Africa, e in particolare una spedizione mirata a conquistare le isole Britanniche: Limnea (la Britannia) e Cloras (l’Irlanda).

219 a.C. La spedizione per la conquista britannica parte da Biskios, in alcune settimane di viaggio giunge sulle coste dell’Irlanda e si scontra subito con le tribù celtiche in una guerra che durerà più di cinquant’anni.

218-206 a.C. Aterfes sottomette le tribù irlandesi dei Velabri, dei Robogdi, dei Manapi, degli Eblani, dei Garini e degli Autini; nel 206 rimangono da sconfiggere solo i Coriondi guidati da Baljagh, nell’estate dello stesso anno Baljagh muore e le truppe atlantidee prendono il controllo dell’isola.

205-173 a.C. Aterfes e le sue truppe sbarcano in Britannia e nei primi quindici anni prendono il possesso della parte meridionale dell’isola sottomettendo i Dobuni, gli Atrebati, i Cornovi, gli Iceni e i Trinobanti.
Nel 189 si spingono verso la Scozia dove incontrano l’opposizione di tribù quali Epidi, Veniconi, Tassali, Vacomagi e Caledoni; tutte sottomesse rispettivamente nel 186, 184, 180, 179, 174, nel 173 Aterfes salpa dalla costa meridionale dell’isola verso le coste della Bretagna.

172-169 a.C. Aterfes entra in Bretagna e nel 171 sconfigge la tribù celtica dei Baiocassi, stanziati sulla costa settentrionale, scendendo verso l’entroterra le truppe atlantidee sottomettono Riedoni e Abrincati, nel 170.
Nel 169 a.C. Aterfes ultima la conquista del regno celtico di Armorica, muore in una battaglia, ma Atlantide è padrona della penisola, che sarà chiamata Yle.

167-165 a.C. Una nave salpa dalla Scozia e in estate arriva in Islanda, continua il suo viaggio e dopo poco tempo giunge anche in Groenlandia.

164-158 a.C. Spedizioni risalgono la costa americana dal Messico e giungono fino al nord America, vengono sottomesse le popolazioni locali e fondate nuove città, lo stesso avviene in sud America tra il 161 e il 158.

157-147 a.C. Altre spedizioni sia via terra sia via mare allargano i possedimenti di Atlantide, dal 157 al 150 vengono conquistati ampi territori nell’entroterra africano, oltremodo ricchi di materie prime, che permettono ad Atlantide di arricchirsi e finanziare nuovi viaggi, uno di questi nel 149 arriva fino alle coste dell’India, un altro, nel 147, giunge addirittura fino in Antartide.

146 a.C. Roma vince la Terza Guerra Punica e distrugge Cartagine, Atlantide torna nel Mediterraneo e conquista gli ex territori cartaginesi.

144 a.C. Le truppe atlantidee entrano a Cirene, scoppia la Guerra Romana.

139 a.C. Spurio Postumo Albino viene inviato in Africa per sconfiggere le truppe atlantidee, ma la sua flotta è distrutta prima di arrivare sulla costa.

136 a.C. Dopo aver conquistato l’Africa le truppe di Atlantide si dirigono verso la Grecia, e, con l’aiuto dell’Impero dei Parti la strappa al dominio romano.

133-128 a.C. Si succedono una lunga serie di battaglie nell’Illirico romano per fermare l’avanzata atlantidea verso nord, ma nel 128 il generale romano Marco Antonio Cretico viene fatto prigioniero e le truppe romane sono costrette alla resa; mentre quelle atlantidee avanzano verso l’Italia.

125 a.C. Gli atlantidei varcano le Alpi da est e conquistano Aquileia.

124-119 a.C. Gli atlantidei vengono fermati in più battaglie nella loro avanzata dall’Italia orientale.

117 a.C. Dalla Spagna vengono inviate delle truppe che riconquistano il nord di questa e avanzano sulla Costa Azzurra verso l’Italia.

114 a.C. La spedizione spagnola varca le Alpi e conquista Augusta Taurinorum.

110 a.C. La spedizione spagnola conquista Mediolanum.

106 a.C. Le truppe dell’est italico vincono una battaglia presso Pavia e riprendono la loro avanzata.

103 a.C. La spedizione spagnola entra in Etruria e la conquista.

102 a.C. Le truppe dell’est italico scendono la costa adriatica.

101 a.C. Le spedizioni atlantidee attaccano congiuntamente Roma.

89 a.C. Roma viene espugnata.

87-74 a.C. Atlantide guida una serie di campagne militari che mirano a conquistare la Gallia e la Germania.
Nell'84 vengono sottomesse le popolazioni al sud della Gallia e nel 81gli atlantidei ne ultimano la conquista.
Dall'80 al 74 Atlantide è impegnata contro i germani, nel 79 superano il Reno e nel 76 l’Elba, quando nel 74 sottomettono i Quadi e i Marcomanni hanno il completo controllo della regione.

72-68 a.C. Nella loro espansione verso il nord europa Atlantide viene a scontrarsi con le popolazioni Ugro-Finniche, che sono facilmente sottomesse in una campagna militare di soli quattro anni di durata.

67 a.C. I Parti sconfinano ed entrano in Grecia, scoppia la Guerra Partica.

66-63 a.C. Gli atlantidei riprendono il possesso della Grecia e entrano in Anatolia.

62-57 a.C. L’Impero Partico subisce ingenti perdite poiché viene attaccato da Atlantide da tre fronti: quello anatolico, quello africano e quello arabo, nel 57 viene presa Babilonia.

54 a.C. Gli atlantidei entrano a Susa.

51 a.C. Nella Battaglia di Ecatompilo viene sconfitto l’imperatore partico Vologase, e l’Impero Partico cade.

50-43 a.C. Gli atlantidei superano il Caucaso ed entrano in guerra con le popolazioni Sarmatiche e Scitiche.
I primi sono sottomessi in alcuni mesi, mentre gli Sciti, con l’appoggio dei vicini turchi, riescono a mantenere l’indipendenza fino al 46 a.C.
I turchi vengono attaccati dagli atlantidei che li sconfiggono in tre anni e avanzano verso la Mongolia.

43-35 a.C. In otto anni di combattimenti vengono sottomesse le popolazioni unne e mongole; ultimata la conquista di queste, Atlantide continua la sua espansione verso il nord della Siberia, terra ricca di materie prime. Mentre vengono ampliati a dismisura i possedimenti in Africa, America del nord e del sud, ormai interamente conquistate.

34 a.C. Le truppe atlantidee stanziate in Mongolia sono attaccate da quelle cinesi.

34-18 a.C. Le guerre cinesi sono le più devastanti e difficili per l’Impero Atlantideo e decimano le sue finanze e le sue forze, ma, finalmente, nel 18 a.C. è presa Beijing e l’Asia va sotto il controllo atlantideo.

18-5 a.C. Le rotte commerciali atlantidee portano l’Impero ad espandere la sua influenza nelle isole del sud-est asiatico, che vengono conquistate in pochi anni; mentre l’Australia richiede una campagna militare durata dal 15 al 5 a.C.

5-2 a.C. Atlantide finanzia altri viaggi di esplorazione che scoprono le isole del Pacifico, le Hawaii e le Galapagos. Nel 2 a.C. viene circumnavigato il globo per la prima volta.

1 a.C. Alla morte del padre sale al trono Thomaen, che controlla l’Impero Atlantideo, esteso ormai a tutto il mondo.

Anno Zero, 25 dicembre: un catastrofico evento tellurico sommerge l'isola di Atlantide, il suo vastissimo impero crolla di schianto, mentre tsunami alti 50 metri colpiscono le coste di tutti i continenti che si affacciano sull'Oceano Atlantico. La Terra muta il proprio volto.
Lo stesso giorno, in una piccola cittadina della Giudea, Betlemme, nasce un bambino chiamato Gesù.

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Se volete fornirmi suggerimenti o commenti, scrivetemi a questo indirizzo.

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Leggiamo ora la versione di quest'ucronia scritta da Homer:

PERIODO REGIO-REPUBBLICANO

14000 a.C. circa: Alcune tribù vagano nella zona settentrionale della Glaciale Europa, e dopo innumerevoli peregrinazioni attraverso le calotte polari arrivano all’Oceano Atlantico, scorgono all’orizzonte una isola di dimensioni considerevoli, e con mezzi di fortuna la raggiungono. I racconti antichi ci dicono che l’eroe alla guida di tale migrazione sia stato Primùre (“Forte come un orso”), della tribù dei Prituurè.

14000-12000 a.C. circa: Le tribù si insediano sull’Isola, di dimensioni considerevoli, estesa dalle latitudini della Bretagna a quelle della Spagna centrale, con una distanza massima Est-Ovest di circa 500 Km. L’Isola del tutto disabitata, è un vero giardino dell’Eden. In questo periodo si riconoscono le quattro grandi tribù storiche, da cui nasceranno i sedici clan repubblicani.

12000-11500 a.C. circa: Il clima dell’Isola è piuttosto mite e grazie alla ricca fauna e flora la popolazione cresce rapidamente, dal circa duecento-trecento persone che hanno occupato l’isola si raggiungono i duemila individui. Presto i locali, che si fanno chiamare Uramà (“I viaggiatori”), scoprono il segreto dell’agricoltura ed iniziano rapide opere di canalizzazione e irrigazione dell’Isola. In duecento anni vengono anche scoperte la ruota e il rame. La popolazione impenna e in 500 anni triplica. Nasce la struttura socio-politico-economica del Clan, affine inizialmente alla Gens Romana, per poi divenire un complesso sistema di clientela nel corso degli anni successivi. I Clan si combattono e commerciano tra di loro dando vita ad una forte omogeneità linguistica, nonostante le distanze considerevoli tra gli insediamenti dovuti alla bassissima densità abitativa.

11596 a.C.: La tribù storica degli Indleveru (“Capelli rossi”) dopo l’instancabile opera di Emirurlokabet (“Saggio come una Quercia”) e di suo figlio Prurlokabet (“Forte Quercia”) e la vittoria del fiume Nerod conquista l’intera area nord dell’Isola.

11561 a.C.: Sorge la prima città sull’Isola, Katamarà (“Grande Villaggio”), da qui il clan dei Prituurè (“Orso Nero”) inizia una rapida conquista delle tribù Uramà vicine, dopo aver preso la preminenza sulla loro Tribù, quella dei Sanlacifigela (“Occhi Rapidi”).

11505 a.C.: Re Verutuurè (“Il Nero”) dei Prituurè batte nella battaglia di Beg Jarual la tribù degli Remuasule (“Forti come Tori”) e sottomette la porzione sud dell’Isola, dopo aver da tempo sottomesso la regione sudorientale, dove sorge Katamarà.

11370 a.C.: Nella Battaglia di Nerukadi, i Prituurè utilizzano armi di bronzo e distruggono la tribù ostile degli Emirebaru (“Saggi come Aquile”).

11289 a.C.: Con il matrimonio di Igabaka (“Stella del Nord”) dei Navarè (“Quelli del Vento Marino”) con Priime (“Forte Orso”) dei Prituurè arriviamo all’unificazione dell’Isola sotto i sovrani di Katamarà.

11273 a.C.: Inizia la stesura della Katèlazu, ad opera di Norvindle di Katamarà. E’ la prima testimonianza della Storia Atlantidea precedente ed utilizza una scrittura di tipo sillabico, con sessantanove simboli. La Katèlazu assomiglia molto agli antichi Annales Romani e opere similari saranno comuni per tutta l’era Antica e Classica.

11263 a.C.: Viene inaugurato il primo tempio stabile in pietra consacrato all’Orso presso Katamarà. Le attestazioni del Tempio e del periodo, a partire dalla Katèlazu, ci fanno capire che non esistono divinità antropomorfe e che gli Uramà venerano piuttosto gli animali totemici della propria tribù/clan.

11189 a.C.: Re Radanpri (“Orso Magnanimo”) dei Prituurè termina la sottomissione degli ultimi clan che gli erano avversi e cinge la corona di Màrempri (Re) degli Uramà.

11175 a.C.: Diverse città agricole con mura sorgono nell’Isola, di questo periodo è l’importante sito arcaico di Aimarà, in cui sono state rinvenute centinaia di suppellettili in ceramica e bronzo.

11002 a.C.: La Monarchia dei Prituurè è rovesciata da una rivolta delle Tribù del Nord, Indleveru e Emirebaru, guidate dal Clan Bakasanlu (“Cervo Lucente”), diviene quindi Màrempri Rabaindle dei Bakasanlu. Della battaglia di Casimere, nella Katèlazu, si fa riferimento all’utilizzo di cavalli in battaglia.

10900 a.C. circa: L’utilizzo del bronzo diviene comune in tutti gli ambiti produttivi, compresa l’agricoltura.

10856-10833 a.C.: Il Màrempri Rasanlu diviene sempre più impopolare agli occhi della popolazione e dei capiclan, che decidono di ribellarsi contro la svolta tirannica del sovrano. Ne scaturisce una lunghissima guerra, senza alcun risparmio di colpi, che conduce all’uccisione del Màrempri e all’instaurazione del Kantarà Igullo (“Consiglio dei Sedici”), organo di tipo repubblicano composto dai capiclan dei sedici clan storici, deputato a tutte le decisioni.

10785 a.C.: Primo forno per la lavorazione del ferro sull’Isola.

10727 a.C.: La pace portata dal Consiglio dei Sedici porta ad una ventata di innovazioni che culminano nel passaggio alla scrittura alfabetica fonetica da quella sillabica, con ventitré segni, ad opera di uno scriba di Kartemarà.

10554 a.C.: Dopo due secoli di utilizzo solo in ambito militare, il ferro si è diffuso anche nelle campagne e ha dato inizio a un pesante incremento demografico. La data è attestata a causa della rivolta dei contadini, che chiedevano l’abbassamento delle tasse sulla produzione agricola.

10463 a.C.: Il Consiglio dei Sedici introduce la monetazione in oro, la moneta è denominata Alu (“Ciò che luccica”).

10350 a.C.: Le città dell’Isola acquisiscono importanza sempre più ampia, divenendo sede di mercati promossi dal Consiglio dei Sedici, che vuole far passare l’intero sistema tributario dalla tassazione in natura a quella monetaria.

10285 a.C.: La figura del Mercante, sorta nel secolo precedente, è sbeffeggiata dalla commedia “Alurevile” (Il Denaro Sonante) di Arupe.

10180 a.C.: Dai registri commerciali dei mercanti di Katamarà denotiamo che sull’Isola esiste già una larvata condizione di schiavitù per i debitori insolventi.

10029 a.C.: Il Consiglio dei Sedici dichiara per legge che le terre comuni dei clan appartengono allo Stato, che nello stesso anno si impegna a concederle ai cittadini senza terra. Forti rivolte all’interno dei clan del Sud, che non vogliono ritrovarsi i contadini poveri del Nord come coloni, sedate soltanto con la promessa d’un affitto ai clan che cederanno le terre.

9952-9947 a.C.: Viaggio di Irkames: il ricco mercante Irkames circumnaviga l’Isola e si spinge a visitare le coste Francesi, Irlandesi, Spagnole e Portoghesi, cartografando l’area. Centinaia di mercanti si spingeranno nel secolo successivo alla ricerca di nuove terre e risorse da accaparrarsi.

9895 a.C.: Il censimento voluto dal Consiglio dei Sedici fa risultare più di ventimila persone sull’Isola.

9822 a.C.: Fondazione della Colonia di Harpamarà (“Nuovo Villaggio”) sulle coste portoghesi, nei pressi dell’odierna Faro, ad opera del mercante di Katamarà Rebalu (“Povero d’Oro”). Nel secolo precedente erano state visitate anche le Isole Caraibiche, le coste di Messico e Venezuela, la Florida e la Costa del Marocco.

9807 a.C.: Utilizzo di manodopera schiavile locale  nelle numerose colonie fondate negli ultimi vent’anni: Harpamarà (Portogallo Meridionale), Vatèrualine (Gibilterra), Barumarà (Bretagna), Alusadite (Foce del Senegal), Ugena (Saint Lucia), Gefalamarà (Bahamas) e Indelmarie (Isole Keys).

9789 a.C.: Nuovo censimento voluto dal Consiglio dei Sedici: 35000 abitanti ripartiti in trentacinque clan, dei quali sette sorti nelle colonie. La rappresentanza è ancora in mano ai Sedici Clan Nobiliari originari.

9727 -9702a.C.: Scuola Filosofica di Bakamarà: il grandissimo pensatore Alakaza scrive sottoforma di dialogo un’importante dilemma sull’inesistenza dell’ultraterreno e di un’eventuale dio. Il suo allievo Beruèl nella sua Pirnasiria (letteralmente “Oltre il Mondo, dunque Metafisica”) formula diversi ipotesi razionali sulla nascita dell’universo e da accenni riguardo il moto parallattico delle stelle e quindi del movimento della Terra attorno al Sole.

9721-9719 a.C.: Pesantissima rivolta dei piccoli contadini e dei braccianti contro l’eccessivo arricchimento dei grandi possidenti e dei mercanti, e per il loro sfruttamento senza pietà. L’armata contadina, ingrossata anche da disertori dell’esercito e dalla plebe urbana, raggiunge le duemila unità, per essere poi massacrata dall’esercito raccolto dal Consiglio. La dura rivolta convince i ricchi possidenti ad utilizzare manodopera schiavile, più facilmente controllabile.

9688-9574 a.C.: Accademia di Katamarà: attorno alla figura del grande matematico Gafarru si radunano tre grandi menti: Limasson, Halanès e Ieran. Gafarru scrive un importante trattato di carattere geometrico - matematico, la Subaràta Rematu (“Studio sul numero e sulle forme”). Limasson invece studia le Scienze Naturali e inizia la scrittura d’un trattato sullo scibile umano che sarà concluso poi da Halanès, l’Aristotele Atlantideo, che dimostra rigorosamente le deduzioni di Beruèl sul moto della Terra attorno al Sole, ne dimostra la sfericità e con buona approssimazione ne misura l’Equatore. Ieran, figlia del precedente, scopre il Principio d’Archimede e trae le prime considerazioni sul principio d’inerzia. L’Accademia sarà poi centro di studio d’importanza considerevole nel secolo successivo.

9622 a.C.: Lagretà, erede della scuola di Bakamarà, va contro Alakaza e parla invece d’un mondo come rappresentazione dei nostri sensi in funzione d’un’ideale perfezione degli oggetti immanente in noi. Lagretà sarà riscoperto poi solo in età moderna, dopo essere stato accantonato come “eretico e folle” dai suoi contemporanei.

9620 a.C.: La fortissima crescita demografica si fa evidente con il nuovo censimento: 59000 cittadini, divisi in 74 clan sull’Isola, ai quali si aggiungono 36000 schiavi. Nelle colonie invece abbiamo 8000 cittadini ripartiti in 12 clan e 19000 schiavi. Nel secolo precedente sono state condotte diverse campagne militari e diverse spedizioni di carattere commerciale, che hanno fatto emergere la ricca classe dei Cavalieri, che preme fortemente sul Consiglio per aver un po’ di rappresentanza.

9621-9616 a.C.: Campagna del Bariù (Tago) contro le tribù primitive ribelli dei Kamarè (affini probabilmente ai nostri Baschi), la guerra va avanti con diverse vittorie e altrettante sconfitte per gli Uramà, che però alla fine sotto la guida indiscussa di Lemantu ottengono una meritata vittoria.

9619 a.C.: Nardan dei Norvuma, leader indiscusso del Consiglio dei Sedici, si oppone alla creazione d’un organo consultorio composto da Cavalieri. E’ la rottura definitiva tra le due classi dominanti: l’una che basa il proprio potere sulla terra e l’altra sul commercio.

9618 a.C.: Nardan muore di vecchiaia, venuta a mancare la sua pregiudiziale contrarietà all’allargamento del consiglio, la pressione economica e politica dei Cavalieri fa sì che il consiglio sia allargato a ventisei membri, cioè i sedici originari e dieci di rango equestre.

9619-9616 a.C.: La massa popolare, aizzata dal ceto equestre con promesse di ripartizione delle terre, continua a mugugnare e saltuarie rivolte si diffondono in tutto il paese.

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ALTO IMPERO

9615 a.C.: Sostenuto dall’Esercito, Lemantu sbarca sull’Isola con i suoi duemila veterani e batte agevolmente le soldataglie del Consiglio dei Ventisei presso Argaila. Ridistribuisce le terre al popolo, che con un plebiscito lo dichiara Tetsò (“Vincitore”) e quindi di fatto padrone dell’Isola e della Colonie Orientali (Harpamarà, Vatèrualine, Barumarà, Alusadite). Una buona parte delle figure preminenti del consiglio fuggono però nelle Colonie Occidentali.

9614 a.C.: Lemantu inizia la Campagna dei Caraibi: sconfigge Hiramu Kataulè a Ermarà ed Ebegu Alakaza a Ugena. Entrambi i leader si suicidano.

9613-9612 a.C.: Campagna dell’Hurmagama: Mar Lougane, brillante generale, si oppone a Lemantu per due lunghi anni, ma è poi costretto a rimettersi alla clemenza del Tetsò dopo la sconfitta di Hurmaga, nel 9612. Lemantu detiene il controllo dell’intero territorio degli Uramà e inizia a ridistribuire le terre ai suoi veterani nelle colonie e ai suoi fedeli legati sull’Isola, espropriando a latifondisti e a cavalieri.

9610-9609 a.C.: Il crescente fabbisogno di terre e la necessità di controllare meglio il bacino del Mediterraneo porta Lemantu ad invadere l’Omerugama (Sardegna), conquistandola e ricavandone diecimila schiavi. Viene inoltre fondata la colonia di Omerutetsa (Alghero)

9608 a.C.: Una campagna di tipo analogo a quella condotta nell’Omerugama è condotta contro i Meru del Capo di Buona Speranza, e ovviamente la vittoria è consolidata dalla fondazione della Colonia di Uzukemarà.

9605 a.C.: Lemantu normalizza la sua condizione di Tetsò, riformando l’ordinamento politico del Popolo Uramà, che da questa riforma elegge, a suffragio universale maschile, un Tetsò , che resta in carica per due anni. Lemantu inoltre crea diverse assemblee civili a lui fedeli e scardina anche nelle campagne la struttura socio-politica classica del Clan.

9603 a.C.: Lemantu è rieletto Tetsò e associa al suo governo sei Consiglieri, cinque scelti dalla popolazione dell’Isola e uno dalle Colonie.

9602-9601 a.C.: La popolazione dell’Isola è suddivisa arbitrariamente in ottanta Clan, di carattere regionale, senza alcun legame di parentela, amicizia od affiliazione. Analogamente le Colonie sono suddivise in sedici Clan. Viene così, con l’introduzione delle assemblee urbane e delle assemblee di Clan, a disgregarsi l’organizzazione politica antica degli Uramà, che era durata per oltre quattromila anni. Lemantu, conscio del fatto che agli Uramà è necessario un forte esercito, introduce la liberazione dalla condizione schiavile per coloro i quali siano nipoti di schiavi e che decidano di servire nell’esercito per venticinque anni. Viene così a nascere un primo embrione di esercito regolare stabile.

9600-9598 a.C.: Dopo la terza rielezione a Tetsò, Lemantu muore. Gli succede Iurtu (9600-9579), ai tempi della campagna dell’Omerugama suo giovane luogotenente, sostenuto dai Clan coloniali orientali e dai Clan urbani dell’Isola. Iurtu si adopera nell’aumentare le paghe dei soldati e concede armamento gratuito ed uniformato alle sue truppe, che lo amano.

9598-9582 a.C.: Iurtu è rieletto Tetsò per nove volte consecutive, sostenuto dall’Esercito e dai ceti mercantili ed urbani. Nel censimento del 9590 risultano 66000 cittadini e 81000 schiavi sull’Isola e 17000 cittadini e 76000 schiavi nelle colonie. Sono anni di forte migrazione nelle colonie orientali da parte dei contadini poveri del Nord dell’Isola e quindi di gravi attriti con le popolazioni locali, che invadono le Terre Uramà nel 9587 e nel 9582.

9582-9579 a.C.: In seguito alla invasione dei Locali nel Taragama, Iurtu ottiene dai sei Consiglieri un mandato quinquennale, che diventerà poi consuetudine nell’elezione del Tetsò. Reagisce all’Invasione comandando, seppur anziano e infermo, le truppe Uramà nella Campagna in Iberia (9582-9574). Le sue truppe risalgono da Harpamarà e da Vatèrualine lungo i fiumi Iaghè (Baetis) e Bariù (Tago), forti di quattromila soldati, sconfiggendo le varie tribù locali, senza però domarle definitivamente. La campagna si conclude con la cattura di alcune migliaia di schiavi e alla conquista della regione a sud del Tago, nella quale Iurtu fa insediare nelle due nuove colonie di Barhela (Badajoz) e Gamamarà i suoi veterani. Iurtu muore all’età di 55 anni di una sana morte di vecchiaia, nel Palazzo del Tetsò di Katamarà.

9579-9574 a.C.: A Iurtu succede il figlio Martu (9579-9560), che si era già distinto nella campagna militare del Taragama. Sostenuto dalle Colonie e anche dai Contadini poveri, ridistribuisce la ricchezza dei mercanti e dei grandi proprietari ai braccianti, che ottengono ettari e ettari di terra nel Taragama, che è definitivamente sottomesso nel 9574, dopo dieci anni di guerriglia.

9577 a.C.: Nel palazzo della Scuola Filosofica di Kartemarà, Tero, brillante matematica e filosofa, mostra a Martu il suo nuovo sistema di calcolo posizionale in base dieci, al posto dell’arcaico sistema in base venti.

9574-9569 a.C.: Martu è rieletto, amato dal popolo per la sua benevolenza e carità, passa alla storia come il Tetsò più amato di sempre, tanto da essere presente ancora nei proverbi moderni e nelle storielle popolari quale esempio di bontà.

9570 a.C.: Martu finalmente riesce a leggere il poema epico che ha fatto comporre in memoria di suo padre Iurtu, “Iurtu Tetsòmaràsaari” (Iurtu il Vincitore di Popoli), composto in quattro lunghissimi anni dal poeta Fadrinu.

9569-9560 a.C.: Rieletto ancora per due mandati consecutivi, Martu pone la basi dello sviluppo economico anche nelle Colonie Occidentali, dove si impegna in numerose campagne militari atte a garantire la terra a chi non l’ha. Trova però per la prima volta l’opposizione del ceto mercantile, per le sue alte tasse che servono a finanziare le costose campagne militari. Martu muore all’età di 50 anni, stroncato da un cancro ai reni. Ai suoi funerali solenni partecipano più di cinquantamila persone (un quarto della popolazione dell’Isola).

9560-9555 a.C.: Viene eletto Tetsò Linra (9560-9549), un uomo dei proprietari terrieri e dell’Esercito. La sua promessa elettorale di aumentare il soldo delle truppe lo porta a scontrarsi con i vertici dell’Esercito e con il carismatico generale Dar Masune, comandante, già ai tempi di Martu, delle truppe di stanza in Venezuela, ad Ermarà.

9558 a.C.: Le truppe di Ermarà proclamano Masune Tetsò, Linra reagisce attaccando con diecimila soldati le forze dei ribelli, che sono sconfitte. Masune si suicida, e Linra guida le sue truppe, unite ai ribelli che sono sopravvissuti contro le tribù amazzoniche, che resistono per tre anni (9558-9555).

9555 a.C.: Linra sconfigge definitivamente le tribù amazzoniche e fonda la città di Scombela sul sito d’un importante villaggio locale. In questo anno sono aperti al pubblico i bellissimi Orti di Katamarà, dove Linra fa portare piante e animali sconosciuti agli Uramà.

9555-9549 a.C.: Linra è rieletto Tetsò per due volte (9555, 9550), sempre sostenuto dall’Esercito e dai latifondisti. Durante il suo governo i lavori pubblici sono numerosi: vengono costruite strade, acquedotti, teatri e mercati, tra i quali il grandioso foro di Jartane, sede del ricco mercato nel quale confluiscono gli schiavi e le merci provenienti da Europa, Asia Minore e Africa

9549 a.C.: Durante una visita a Scombela, Linra è assassinato da uno schiavo amazzonico all’età di 43 anni.

9549-9546 a.C.: In questi tre anni tre diversi Tetsò sono eletti: Candras, noto generale della Taragama, appoggiato dall’Esercito e dai Mercanti, eletto dalle sue truppe; Mindul, figlio di Linra e noto esponente della Scuola Filosofica di Kartemarà, appoggiato dall’intellighenzia del padre ed eletto da quattro consiglieri su sei; e Metug, ricco possidente e uomo di provata abilità finanziaria, sostenuto dai latifondisti ed eletto da due consiglieri su sei.

9547 a.C.: Mindul, privo di un qualsiasi esercito, è imprigionato da Metug, che controlla l’Isola. Frattanto Candras ha ottenuto l’appoggio e il controllo di tutte le Colonie Orientali e prepara una potente flotta d’invasione.

9546 a.C.: Candras invade l’Isola con i suoi veterani e sconfigge le forze di Metug, entrando indisturbato in Katamarà, dove cattura e fa uccidere Metug, mentre libera Mindul, che diviene Primo Oratore della Scuola di Kartemarà. La sua elezione a Tetsò è ratificata da sei consiglieri a lui fedeli e diviene del tutto formale da questa data in poi la riconferma, in quanto diviene comune la durata vitalizia della carica.

9546-9540 a.C.: Candras piega in sei anni gli ultimi nemici che gli resistevano, iniziando a occuparsi di riformare le esauste casse dello stato. Decide quindi di tassare il commercio di schiavi e di preziosi, attirandosi le ire dei Mercanti.

9537-9534 a.C.: Bisognoso di terra da concedere ai suoi veterani, Candras guida una campagna contro i Lutenè, popolazione della valle della Loira , e dopo tre sanguinosi anni di guerra li sconfigge, fondando la città di Candrasamarà sul sito dell’odierna Orleans, concedendo le terre della regione come premio ai suoi veterani.

9532 a.C.: Candras, nato in una famiglia d’origine schiavile, rende più snella la legislazione per la cittadinanza: e rende possibile l’acquisizione della cittadinanza in questi modi: Liberazione previa tassa allo stato per opera del padrone, Arruolamento nell’esercito per trent’anni con il consenso del padrone, che riceverà la paga e le terre dello schiavo, diritto di sangue cioè tramite matrimonio con figli con cittadini/cittadine.

9531 a.C.: Candras muore d’infarto all’età di 55 anni, gli succede Idul (9531-9502), sostenuto da Mercanti e Latifondisti.

9526-9503 a.C.: Continue carestie affliggono l’economia Uramà, riducendo sul lastrico migliaia di piccoli proprietari. Idul accorre in aiuto di loro con sussidi e derrate alimentari gratuite, che incidono pesantemente sull’erario, rendendo però lo stesso Tetsò amatissimo.

9524-9522 a.C.: Idul finanzia il viaggio di Nevride, che circumnaviga l’Africa e raggiunge India ed Australia.

9515 a.C.: Orvinde Saati costruisce la prima macchina stampatrice a caratteri mobili. Tale tecnologia si diffonderà rapidamente.

9508-9505 a.C.: La relativa insicurezza delle missioni commerciali Uramà in Marocco porta alla conquista della regione del Parnasagama, l’attuale area compresa tra Casablanca e Tangeri. Il nome è preso dall’insediamento commerciale di Parnasamarà (Tangeri), fondata di fronte a Vatèrualine (Gibilterra).

9505 a.C.: I primi mulini a vento si diffondono nelle campagne settentrionali dell’Isola. Il censimento voluto da Idul fa segnare una strabiliante crescita demografica: risultano infatti 104000 cittadini divisi in ottanta clan e 146000 schiavi sull’Isola, e circa 46000 cittadini e 208000 schiavi nelle colonie. Dai dati accuratissimi voluti da Idul si denota che circa il 20% dei cittadini dell’Isola lo sono da meno di 50 anni e che nelle colonie l’aliquota sale al 55% del totale dei cittadini.

9504 a.C.: La polvere da sparo, fino a questo momento utilizzata solo per fini ludici, è applicata all’arte militare con i primi cannoni e fucili.

9502 a.C.: Idul muore di vecchiaia all’età di 63 anni, gli succede Marne, la prima Tetsò donna (9502-9488), sostenuta dalla crescente influenza della Scuola Filosofica di Bakamarà e dai Mercanti.

9498 a.C.: Marne fa equiparare per legge la condizione delle Donne a quella degli Uomini, rendendole partecipi di tutti i diritti, compreso il diritto di voto.

9496 a.C.: In reazione alla morale provvisoria della Scuola di Bakamarà e al suo totale pragmatismo nei confronti dell’etica, Vendul e altri filosofi minori della Scuola di Kartemarà codificano il codice di comportamento etico - morale che sarà noto come Via del Bene. Tale ideologia crede nell’uguaglianza degli individui e crede nella concordia tra le varie classi sociali nella finalità di raggiungere la pace perpetua, la soddisfazione di tutti e una sorta di paradiso in terra.

9493 a.C.: In questo anno vengono abbassate le tasse per volontà dei Mercanti, che prosperano e che fondano sette colonie.

9490-9488 a.C.: La disputa teologica e filosofica tra le due Scuole di Bakamarà e Kartemarà esplode: Marne sosterrà ampiamente la prima e la sua radicale politica contro Kartemarà la porterà a mettere a morte Vendul, figlio di Idul nel 9490 per una disputa teologica sull’esistenza del bene supremo, sostenuta da Vendul. Nel 2488 una rivolta del “Usi Varè” (Clan del Bene), cioè dei sostenitori della via di Kartemarà rovescia Marne, che si suicida. Marne sarà colpita da una sorta di Damnatio Memoriae da parte dei suoi successori. Le succede Icegu (9488-9461), sostenuto dalla Scuola di Kartemarà e dall’Esercito.

9483 a.C.: Icegu, uomo di pace, si adopera per garantire la terra alla crescente popolazione Uramà, concedendo terre demaniali nelle nuove colonie ai cittadini proletari, più precisamente nelle regioni di Taragama, Lutenègama e Parnasagama, ma favorì anche la crescita delle piccole colonie sorte in Messico,  Irlanda, Cirenaica, Cilicia e Madagascar.

9474 a.C.: La crescente popolazione costringe Icegu a ridefinire il concetto amministrativo di Clan e la crescente percentuale di popolazione che si è liberata dalla schiavitù fa preoccupare la classe dirigente e i piccoli proprietari, che si ritrovano a dover dividere le loro terre con i loro ex-servi.

9471 a.C.: Le prime restrizioni nei confronti dell’emancipazione sono ratificate dal Consiglio dei Clan, sotto proposta degli influenti consiglieri d’origine nobiliare.

9466 a.C.: Forte potenziamento dell’Esercito, che aumenta dalle seimila alle tredicimila unità, sostenuto dalle continue domande d’arruolamento da parte degli schiavi.

9463 a.C.: Ezegu, successore di Vendul, codifica in religione, con propri templi consacrati alla ragione, la visione del Bene Comune, rivedendo gli insegnamenti di Vendul nel Libro del Buon Agire.

9462 a.C.: La liberazione dalla schiavitù avviene soltanto tramite il servizio militare in seguito alla legge Anakardè, che spinge proprio per convogliare gli aspiranti liberti all’esercito.

9461 a.C.: Icegu muore all’età di 73 anni d’attacco cardiaco, gli succede la figlia Icena, sostenuta dalla crescente “lobby” dei Buonisti.

9456 a.C.: Icena trasforma in Università di Stato la Scuola di Kartemarà e in sette anni anche Bakamarà e Harpamarà ottengono il riconoscimento di livello universitario. Il sistema delle università si inizia a diffondere in tutte le terre Uramà.

9453 a.C.: Decreto della Tetsò, che concede la libera vendita di terre demaniali alla crescente classe borghese, che è emersa nel secolo precedente sottoforma di dottori, artigiani e mercanti minori.

9449 a.C.: Troimbu, Primo Oratore di Kartemarà, ottiene da Icena che il Buonismo sia riconosciuto come religione ufficiale. Muore pochi giorni prima della ratifica della sua proposta, succeduto da Ingu, marito di Icena.

9441-9437 a.C.: Campagna contro i Radamasdè (popolo dell’attuale Galles), che continuava a compiere scorrerie verso Lutenègama e Elabagama (Irlanda), condotta da Berzu, generale d’origine Schiavile Lutena.

9437-9435 a.C.: Ribellione degli Schiavi sull’Isola, condotta dal carismatico scriba Wilario, che si rivela essere anche un abile stratega. La rivolta arriva a minacciare Katamarà, dopo aver saccheggiato diverse città dell’interno. Solo lo sbarco dei veterani di Berzu a Jartane porta alla sconfitta e alla durissima repressione della rivolta.

9433-9430 a.C.: Icena muore all’età di 60 anni, probabilmente a causa d’un’intossicazione alimentare dovuta alle arachidi, alle quali era allergica con tutta probabilità. Ingu e i Buonisti impongono Ingenu come Tetsò, figlio di Ingu e Icena, mentre il Consiglio ha scelto Berzu. La guerra civile dura tre anni, con un sostanziale continuo avanzamento dei sostenitori di Berzu in tutte le province Uramà. Alla fine Ingu e Ingenu sono sconfitti davanti le porte di Uzukemarà nel 9430, dove si erano rifugiati. Berzu è dunque acclamato Tetsò (9430-9411)

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BASSO IMPERO E UNIONE

9430 a.C.: Nonostante la sua origine, Berzu è molto restrittivo nei confronti della concessione della cittadinanza agli schiavi. Fissa dunque una quota di nuovi arruolamenti per gli schiavi pari alla metà dei veterani che si ritirano ogni anno. Inizio della crisi del sistema di pagamento tramite terreni ai veterani, che ottengono invece una sorta di liquidazione in denaro.

9411 a.C.: Berzu muore all’età di 68 anni, dopo aver amministrato abbastanza male l’erario Uramà. E’ sostituito da Piruske (9411-9390), d’origine nobiliare e con sangue reale. Egli alza immediatamente le tasse sulle terre e sul commercio per rattoppare i buchi nel bilancio imperiale.

9402 a.C.: Nonostante la crescente impopolarità la politica fiscale del Tetsò comincia a produrre i suoi frutti, tanto da garantire una considerevole crescita della costruzione delle opere pubbliche per garantire l’occupazione ai piccoli contadini, ormai rovinati, che in questo periodo iniziano ad abbandonare i piccoli poderi dell’Isola per le città.

9398 a.C.: Karè, fisico e matematico d’origine Omeru, scopre il metodo di risoluzione generale delle equazioni di secondo grado e inizia a studiare sperimentalmente i moti.

9393 a.C.: Agitazioni nelle Campagne di Taragama e Lutenègama, dove i piccoli proprietari si ribellano contro la tendenza dei Consiglieri locali a incamerare le terre dei contadini indebitati per accorparle in enormi latifondi. Piruske si schiera con i contadini e ottiene un’importante crescita del proprio consenso.

9392 a.C.: Lizor, assistente di Karè all’Università di Harpamarà, enuncia in un’unica proposizione i tre principi della Dinamica e pone le basi dello studio della Fluidodinamica.

9390 a.C.: Piruske muore all’età di 61 anni, lasciando un paese ricco e potente, ma con un buco rattoppato nelle finanze, sempre a rischio. Gli succede Lendul (9390-9377), Tetsò sostenuto dalla Prima Classe (Ex Nobili e Ceto Equestre, più i ricchi mercanti monopolisti eredi dei grandi esploratori di due secoli prima) contro le aspirazioni della Seconda Classe (I Borghesi). Lendul è un Tetsò precario, né uomo d’azione, né di politica, bensì un alchimista e uno scienziato.

9387 a.C.: Lendul scopre diversi elementi chimici fino ad allora sconosciuti, quali Cobalto, Berillio e Manganese, mentre suo figlio Isdul, professore all’Università di Bakamarà, inizia a rivedere gli appunti del padre sui livelli del mercurio in una provetta.

9382 a.C.: E’ abbandonata la politica fiscale durissima di Piruske: è l’inizio del baratro per le finanze Uramà.

9380 a.C.: L’Università di Iselmarà, sotto la direzione del vecchio Lizor e di Tamarne, che ne è rettrice, pubblica un grande volume di Matematica e Geometria, riviste con un linguaggio più semplice e snello, oltre che molto più elegante.  Isdul, in collaborazione con Diamatu, scopre la pressione atmosferica e partecipa alla matematizzazione della Fisica.

9379 a.C.: Tamarne, prima rettrice donna di un’università, pone le basi dell’astronomia grazie allo studio delle stelle con il cannocchiale.

9377 a.C.: Lendul muore all’età di 52 anni, è sostituito da Basè (9377-9371), un inetto d’origine equestre, sostenuto ancora una volta dai conservatori e dai buonisti. Avversato dall’esercito aumenterà le paghe dell’esercito fino a il triplo del soldo corrisposto all’inizio del suo governo, aggravando ancor di più la situazione già precaria dell’erario.

9375 a.C.: Basè usa il pugno di ferro contro la Seconda e la Terza Classe, alzando le imposte sul commercio e sulla piccola proprietà agricola. Diamatu scopre le leggi che governano il moto dei pianeti e le spiega attraverso i Principi della Dinamica di Lizor, arrivando alla Legge di Gravitazione Universale.

9374 a.C.: Baol applica per la prima volta la macchina a vapore ad un telaio, è l’inizio della Rivoluzione Industriale.

9372 a.C.: La richiesta della Seconda Classe d’introdurre un sistema di rappresentanza più equo scuote lo stato. Basè decide allora di liberare de iure gli schiavi per avere una maggiore piattaforma d’appoggio, nonostante l’opposizione dei conservatori.

9371 a.C.: Basè è assassinato, all’età di 44 anni, dal suo servo personale, che confessa la sodomia del Tetsò, che è un peccato durissimo secondo la via del Bene Comune. Basè è colpito dalla Damnatio Memoriae. Gli succede Karù (9371-9356), sostenuto ancora una volta dai conservatori e dall’esercito. Karù abbassa immediatamente le tasse, spinto dai conservatori, che vedevano di mal occhio la forte pressione fiscale sulle rendite agricole.

9369 a.C.: Nakardiu, filosofo autodidatta, pubblica a sua spese un primo abbozzo di un nuovo approccio fortemente razionalista, tale da fondare di fatto il successivo movimento solarista.

9365 a.C.: Pinacara, noto imprenditore Uramà, scrive il metodo con cui fa funzionare le sue imprese. La summa del suo pensiero economico, condensata in un libro chiamato “Il Profitto”, è la base del sistema capitalistico moderno.

9363 a.C.: Il Consigliere delle Finanze Abricu convince Karù ad alzare le tasse per coprire il forte deficit (35% del PIL). L’innalzamento della pressione fiscale si ripercuote sul commercio e sulla nascente impresa, i Borghesi animano i dibattiti e si arriva addirittura ad arrestare in massa i capi del movimento borghese, sotto ordine del Tetsò.

9357 a.C.: Il filosofo Istubu, ordinario di Economia Politica dell’Università di Indelmarie, rivede l’approccio razionalista di Nakardiu seguendo la morale del Bene Comune ed elabora la dottrina del Libero Stato, che si fonda sul contratto sociale tra i cittadini, che concede libertà e diritti inalienabili ai cittadini, che riporta ad un razionalismo esasperato nella visione del Bene Comune, e che chiede il riconoscimento dell’uguaglianza degli uomini. Le idee di Istubu girano liberamente nell’Impero tramite la stamperia di Dakaramarà (Venezuela) gestita da Iderotu e si diffondono tra la crescente classe borghese.

9356 a.C.: Karù abdica, sotto la forte pressione del malcontento popolare e della forte borghesia industriale. Wagallo, nipote di Karù, è eletto Tetsò dal Consiglio (9356-9338). Questi concede l’elezione d’un Parlamento d’ordine classista e suddivide i domini degli Uramà in province, abolendo di fatto la preminenza del Consiglio. Le province Uramà sono dunque: Iga Navamarai (Nord Isola), Matu Navamarai (Sud Isola), Ito Navamarai (Est Isola), Tamu Navamarai (Ovest Isola), Katamarà, Lutenègama (Valle Loira), Taragama (Spagna e Portogallo Meridionale), Parnasagama (Marocco Settentrionale), Omerugama (Sardegna), Alusaditagama (Senegal Costiero), Hurmagama (Nigeria Costiera), Ermagama (Venezuela e Amazzonia), Esdru Navamarai (Isole Keys, Caraibi), Itiptagama (Cirenaica), Elabagama (Irlanda), Apuragama (Cilicia), Isleagama (Madagascar), Merugama (Sudafrica), Asagama (Messico). Il Parlamento, suddiviso in tre classi: Nobiliare (5 membri per provincia), Popolo (5 membri per provincia) e Libera (5 membri per provincia), eletta tra i cittadini con reddito superiore ai quattro milioni di Alu,e che quindi è composta praticamente da soli Nobili e Signori Monopolistici, che votano in blocco con la Classe Nobiliare. Il Consiglio del Tetsò scompare, sostituito da un Consigliere scelto dal Parlamento e ratificato dal Tetsò per ogni provincia, con compiti fiscali,militari e di governo.

9355 a.C.: Gli scritti di Istubu sono dichiarati fuorilegge dal Consiglio per il loro alto contenuto rivoluzionario. Istubu è incarcerato. Le sue idee permeano l’intera società Uramà, e raggiungono addirittura le retrive regioni orientali, notoriamente militariste e conservatrici.

9350 a.C.: Rivolta degli Schiavi sull’Isola, nella provincia dell’Ito Navamarai, con la presa da parte degli Schiavi della Capitale Jartane, lasciata indifesa dal presidio militare, che si è ammutinato contro Wagallo per via del mancato pagamento degli arretrati (di cinque anni). Gli schiavi occuperanno la regione dell’Ito Navamarai per sei mesi, prima che truppe lealiste provenienti dal Lutenègama raggiungano e sedino la rivolta schiavile e militare.

9346 a.C.: L’erario, già prostrato da almeno un secolo di situazione in perdita, è aggravato dalla folle spesa di Wagallo nel costruire la meravigliosa reggia di Katamarà. In questo periodo la classe borghese inizia finalmente a progettare il colpo di stato, con i primi tentativi nelle Province Occidentali, tutti repressi. I ribelli, che si fanno chiamare Solaristi, dal nome di un libello di Istubu: l’Età del Sole, in cui si parla di libertà, uguaglianza e tolleranza, sono consci del bisogno di cambiamento per il popolo Uramà.

9341 a.C.: I tentativi di cinque anni prima hanno preparato i Solaristi e le loro milizie , che iniziano la rivolta nelle regioni Occidentali. In breve tempo i Ribelli conquistano le maggiori città e i maggiori centri agricoli dell’Asagama e occupano gran parte delle isole dell’Esdru Navamarai. Nei due territori i consiglieri sono deposti e le assemblee locali indette proclamano la Repubblica, con presidente Vadanu Axacatapo. Intanto, nell’Ermagama si susseguono manifestazioni di piazza, con i reparti dell’esercito che fraternizzano con i rivoltosi e gli schiavi sono liberati dagli attivisti solaristi. Sull’Isola, i timidi tentativi rivoluzionari sono repressi nel sangue, e Wagallo prepara l’offensiva contro le colonie ribelli.

9340 a.C.: Il consigliere dell’Ermagama cede il controllo della provincia ad un’assemblea provvisoria presieduta da Iderotu, che fa liberare Istubu. La Repubblica di Asagama e Esdru Navamarai abolisce la Schiavitù. Le truppe lealiste di Wagallo sono restie a partire, ritenendo necessario un donativo da parte del Tetsò. Wagallo reperisce il denaro facendo approvare dal Parlamento un’impennata notevole delle tasse, che gli aliena sempre di più il consenso della popolazione.

9339 a.C.: I Lealisti sbarcano su diverse isole dell’Esdru Navamarai, trovandosi di fronte un’accanita resistenza che si trasforma in guerriglia dopo che le maggiori città sono occupate dai Lealisti. L’Ermagama proclama la Repubblica con Iderotu Presidente. Il nuovo stato adotta la costituzione delle Repubbliche Unite di Asagama e Esdru Navamarai.

9338 a.C.: Impantanate nelle campagne isola per isola, le forze Lealiste subiscono perdite tali da costringere Wagallo alla coscrizione di massa degli schiavi, con la promessa della liberazione una volta terminata la campagna. La destabilizzazione raggiunge enormi dimensioni, anche sull’Isola i disordini a carattere solarista si diffondono, ma anche a carattere antischiavile da parte del proletariato cittadino che ha paura di perdere il proprio lavoro vista la imminente liberazione degli schiavi. Wagallo muore all’età di 42 anni, gli succede suo figlio Agallo (9338-9309).

9335 a.C.: Le truppe Lealiste iniziano a ritirarsi dall’Esdru Navamarai e si impegnano in campagne nel Lutenègama e nel Parnasagama che hanno iniziato a sollevarsi con pesanti spinte di carattere regionalistico.

9334 a.C.: Inizio della organizzazione dei primi circoli operai nelle città industriali dell’Isola, con l’attestazione del primo Comitato dei Lavoratori, una specie di dopolavoro ricreativo gestito dagli operai presso Kartemarà.

9332 a.C.: Agallo si rassegna e riconosce la perdita dei territori occidentali con un trattato firmato a Ugena. Le colonie occidentali si confederano nella AMS (“Amake Maraisuta Savulto”) con presidente Trico Zesakamaocalpo.

9330 a.C.: Le leggi Parlamentari promosse da Agallo sul riconoscimento dei diritti agli Schiavi e alla loro equiparazione con i cittadini vengono per la prima volta votate dal Parlamento.

9228 a.C.: La concessione della dignità di voto nelle elezioni provinciali agli Schiavi porta a una pesante rivolta dei piccoli contadini e del proletariato cittadino. La forte paura di un nuovo gruppo di persone in grado di chiedere molto meno ai padroni e quindi in grado di togliere terra o lavoro ai cittadini porta a diverse manifestazioni di carattere xenofobo. Agallo risponde inviando l’esercito contro i rivoltosi.

9223-9222 a.C.: Definitiva approvazione del pacchetto di riforme tese a concedere la cittadinanza agli schiavi. Forte malcontento tra i cittadini, e inizio di pesanti rivolte, che portano addirittura alla costruzione di barricate a Bakamarà, Kartemarà e Vatèrualine. L’esercito del Tetsò reprime nel sangue il malcontento. La Classe Popolo in parlamento aveva sostenuto sia le rivendicazioni popolari che l’utilizzo della manodopera ex schiavile ad un prezzo minore e perciò vi è un sostanziale primo distacco tra borghesia e proletariato cittadino, che sfocerà poi negli anni successivi in una concreta idiosincrasia tra le due classi sociali.

9319 a.C.: Il deficit del bilancio (56% nell’anno precedente) diviene tale da costringere il Consigliere delegato all’erario, Ritu Ravan, a dichiarare bancarotta. L’esercito rimane sostanzialmente fedele ad Agallo, essendo composto perlopiù da schiavi, che gli sono riconoscenti per la loro liberazione. Non sono invece altrettanto fedeli le province di Merugama e Apuragama, abbastanza distanti da Navamarai, che proclamano l’indipendenza sotto i rispettivi Consiglieri.

9318 a.C.: Forze militari dall’Itiptigama e vapori provenienti dall’Omerugama sbarcano le truppe del Tetsò nell’Apuragama, sconfiggendo agevolmente le truppe del Consigliere Lanadi e riconquistando la provincia.

9316 a.C.: Il Merugama è invaso dalle truppe lealiste provenienti dall’Alusaditegama e da mercenari Bantù: nella repressione muore il 40% della popolazione locale. Insediamento di popolazioni negroidi Bantù nell’area per volere del Tetsò, che concede ai Mercenari di stanziarsi nell’area.

9311 a.C.: Ravan, dopo aver tentato di rattoppare i buchi con dolorose tasse d’emergenza e manovre correttive varie, si trova costretto a dover tassare considerevolmente i mezzi di produzione e la manodopera per finanziare l’enorme apparato militare necessario a mantenere unito l’impero. La tassa sul macinato poi agita la forte componente contadina nazionale, portando ai primi scontri nelle aree rurali. In risposta a questo giro di vita sulle tasse, già gravose, i Borghesi abbandonano il Parlamento. Agallo scioglie il parlamento e ne fa votare uno a lui favorevole. Allora il quarto giorno del nono mese (2 Settembre), i deputati popolari si rinchiudono all’interno di Palazzo Prituurè e dichiarano che non sarebbero usciti finché l’Impero non fosse caduto e il Tetsò deposto. Dopo tre giorni (5 Settembre), reggimenti dell’Alusaditegama irrompono nel palazzo e massacrano i deputati. La leadership borghese ha subito un duro colpo, ma Barcu Asnicarè, influente ex-parlamentare dell’Iga Navamarai richiama alla lotta schiavi, popolo e borghesi, adoperandosi nella costituzione di un esercito popolare. Nell’ultima parte dell’anno si forma un forte esercito sotterraneo guidato dall’ex-generale Wade Osmalu, forte di sessantamila soldati sull’Isola e quarantamila nelle colonie.

Marzo 9310 a.C.: Il Parlamento è di nuovo sciolto quando si rifiuta di approvare la leva obbligatoria per i cittadini. E’ l’occasione cercata da qualche mese per la sollevazione: sono occupate numerose città e l’intera provincia del Matu Navamarai. L’Apuragama si autogoverna dal tardo Febbraio 9310, indisturbato. Scoppio di ribellioni nel Taragama, Parnasagama, Elabagama. La Generalessa Ita Polaru prende controllo dell’Itiptigama sostenendo l’imminenza della sollevazione della provincia ed esautorando il legittimo consigliere.

Maggio 9310 a.C.: Il Parnasagama è liberato dalle milizie popolari ed è proclamata la repubblica. Una catena di arresti ed esecuzioni sconvolge l’Omerugama, che dopo questa epurazione si ritrova sotto il totale controllo delle forze Lealiste.

Giugno 9310 a.C.: Le forze di Osmalu combattono i reggimenti africani di Merugama e Alusaditagama che costituiscono il presidio dell’Ito Navamarai e li sconfiggono a Eramarà, conquistando la regione. Le milizie popolari del Taragama sconfiggono i mercenari baschi e i presidi regolari presso Sindulasa, proclamando la repubblica. Forze lealiste si radunano nel Lutenègama, arruolando mercenari protocelti, baschi e protogermani per poi marciare verso il Taragama.

Agosto 9310 a.C.: Le forze ribelli del Taragama sconfiggono in una battaglia campale presso il Sazaku (Ebro) le truppe provenienti dal Lutenègama, che sono ricacciate oltre i Pirenei. Truppe provenienti da Alusaditegama e da Hurmagama rioccupano il Parnasagama, massacrando i ribelli. Almeno il cinquanta per cento della popolazione della regione è arrestata e circa seimila di loro muoiono.

Settembre 9310 a.C.: il Consigliere Tomoro Coilli, dell’Elabagama è ucciso dai ribelli, che conquistano la provincia, che è eretta a Repubblica e chiede l’ammissione alla AMS. Osmalu ottiene una vittoria dopo l’altra e controlla i tre quarti dell’Isola.

Ottobre 9310 a.C.: Dall’Omerugama parte una spedizione di navi da guerra contro il Taragama. Tale flotta è decimata da una tempesta al largo delle Tatu Navamarai (Baleari) ed è poi distrutta di fronte a Parnasamarà dalle esigue forze navali dell’Ammiraglio Sedu Inamtia. Le truppe della Polaru attraversano la Siria e la Palestina, dirette contro l’Apuragama. Le truppe di Osmalu sfondano la linea difensiva attorno a Katamarà e la minacciano. Agallo fugge ad Alusadite, di fatto consegnando l’Isola ai ribelli, che si danno all’eccidio dei collaborazionisti e dei lealisti, stimato in almeno centoventimila morti.

Novembre 9310 a.C.: Le milizie ribelli di Taragama ed Elabagama invadono il Lutenègama sotto la guida del brillante comandante Sedu Inamtia, che oltre ad essere un ottimo ammiraglio si rivela essere un abilissimo stratega. In meno di venti giorni le forze lealiste e i mercenari sono spazzati via. La regione è conquistata e la intellighenzia lealista fugge nell’Omerugama. Una sollevazione di popolo nel Parnasagama mette in fuga i reggimenti africani.

Dicembre 9310 a.C.: L’AMS accetta la domanda d’ammissione dell’Elabagama ed entra in guerra contro l’Impero. Flotte di considerevoli dimensioni si radunano al largo dell’Isola, unendosi ai navigli dell’AMS.

Gennaio 9309 a.C.: Le flotte congiunte di Ribelli e AMS appaiono di fronte ad Uzukemarà, che capitola senza combattere. Analogamente l’Isleagama il mese successivo è occupato dai ribelli.

Marzo 9309 a.C.: Impantanata in Siria in seguito ai continui attacchi dei popoli primitivi e della strenua resistenza dei Ribelli nei pressi dell’odierna Antiochia, la Polaru si ritira sul Mare Giordano. Agitazioni nell’Itiptigama, poco difeso.

Maggio 9309 a.C.: Le assemblee popolari delle Colonie e dell’Isola si riuniscono plenariamente a Jartane, si decide di proclamare la repubblica e di istituire una assemblea per dare la costituzione ai territori liberati. In Palestina la Polaru e il suo esercito contraggono il colera e gran parte di loro muore. Frattanto l’Itiptigama si è liberato e così pure l’Apuragama è finalmente libero.

Giugno 9309 a.C.: I ribelli sbarcano almeno cinquantamila soldati sull’Omerugama. La campagna dura per tre mesi, fino alla capitolazione in settembre. Viene approvato un primo abbozzo di costituzione sull’Isola, di carattere molto liberale e quindi anche comunitaria.

Novembre 9309 a.C.: Inamtia e Osmalu guidano le flotte e gli eserciti ribelli nell’Alusaditegama e nell’Hurmagama, combattendo aspramente contro i Mercenari dell’interno. Entrambe le province cadono entro la fine del mese. Agallo si suicida mentre forze ribelli sfondano i cancelli del Palazzo del Tetsò di Galungamarà. E’ Vittoria. L’Impero è caduto.

9308 a.C.: Tramite un referendum popolare AMS e le province libere si confederano in una repubblica unitaria. L’Assemblea eletta è dominata dalla classe borghese e dalla iniziale separazione in due grandi aree politiche: Sinistra (Elettorato piccolo-medio borghese e delle colonie occidentali) e Destra (Elettorato popolare cittadino e Nobiliare, oltre che delle colonie orientali). Il primo leader dell’Assemblea, che ha una durata quinquennale, è Lisado Orocime, della Sinistra.

9305 a.C.: Riforma delle province: rimangono quelle imperiali ma è riformato il sistema fiscale e amministrativo. Il ruolo del consigliere è preso dal Governatore, eletto localmente, mentre il sistema fiscale è affidato al Prefetto Erariale, scelto dal governo centrale. Il debito ingente del paese è cancellato arbitrariamente con una fortissima svalutazione dell’Alu e l’introduzione della carta moneta. Raku Balove e i Comitati dei Lavoratori tentano una rivolta di carattere comunitario nelle città di Jartane, Scombela, Vatèrualine, Katamarà e Kartemarà. La rivolta è repressa nel sangue.

9304 a.C.: La Destra prende il sopravvento nell’Assemblea, sotto la guida di Hiru Cendrolas. Nell’anno di governo della destra è approvato il finanziamento dei Templi Buonisti e della scolarità pubblica.

9303 a.C.: Il tentativo di ridurre le dimensioni dell’esercito da parte della Destra porta alla caduta del suo periodo di governo. Viene approvata una nuova costituzione che ricalca quella del 9309, con accenni meno comunitari.

9302 a.C.: Si istituiscono i primi comitati elettorali e le grandi aree di Destra e Sinistra iniziano a frammentarsi nei primi embrioni dei partiti. Uno degli ultimi provvedimenti è la legge elettorale: l’elezione d’un assemblea di 300 membri basata sulla popolazione provinciale ed eletta tramite il Collegio Uninominale per l’80% dei seggi e per il 20% con il metodo dei migliori resti.

Mappa del continente di Atlantide disegnata da Paolo Maltagliati

Mappa del continente di Atlantide disegnata da Paolo Maltagliati

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L’ETÀ INDUSTRIALE

9301 a.C.: Si tengono le prime elezioni che vedono un grande successo del Partito Liberale Radicale, di matrice liberal - radicale con accenni comunitari nelle frange più estreme, elettorato piccolo borghese e popolare (“Amakura Savullara Tamarara”) che ottiene 96 seggi, seguito a breve distanza dal Partito Nazionale Uramà di stampo conservatore con un elettorato alto borghese e nobiliare, ma anche popolare nazionalista (“Amakura Navarara Uramarè”) con 84 seggi, il terzo partito è il Partito del Bene (“Amakura Varè”) con 54 seggi, di stampo moderato e religioso, ha un elettorato trasversale a tutte le classi sociali. Il quarto partito è il Partito dei Cittadini (“Amakura Marelau”), con 31 seggi, di matrice populista e nazionalista, fa leva sul proletariato nazionalista d’origine cittadino contadino, vi è poi il Partito dei Lavoratori (“Amakura Lopaua”), con 28 seggi, di stampo quasi socialista con forti accenni comunitari, il partito di riferimento della rivolta di Raku Balove del 9305, ha un elettorato composto dal proletariato urbano cittadino e dal nuovo proletariato composto dagli ex schiavi. I restanti sette seggi sono occupati da indipendenti. I Liberali - Radicali sono forti all’Ovest, nel Taragama e nella Capitale, mentre i Nazionali sono fortissimi in Africa e in Lutenègama, senza contare l’Omerugama e le campagne dell’Isole, i Buonisti sono forti nelle campagne dell’Isola, nel Parnasagama, nel Merugama e nell’Elabagama. Il Partito dei Cittadini è presente in tutto il territorio nazionale, fortissimo tra i piccoli proprietari e tra i braccianti cittadini; mentre il Partito dei Lavoratori è ben radicato solo nelle città industriali. Il vincitore delle elezioni è Utre Lisanga del PLR, un homo novus proveniente dall’elite nera del Merugama. Kanzaki Matronè pubblica uno studio che precorre la Relatività Ristretta, concepita e codificata poi da Kasarè.

9300 a.C.: La ricostruzione promossa dal Governo Lisanga, con incentivi per le devastate province orientali mette in moto un rapidissimo processo d’industrializzazione delle stesse, dopo che nelle province occidentali e nell’Isola ormai circa il 40% della forza lavoro è impegnata nell’Industria.

9298 a.C.: I Liberal-Radicali compiono una politica di elevata spesa pubblica che fa svalutare ancora il valore dell’Alu, causando l’immediata speculazione dei ricchi banchieri e imprenditori e la rovina dei piccoli contadini risparmiatori che si riversano in massa nelle città alla ricerca di un posto di lavoro. A Kartemarà, il fisico Bilkane fa volare la prima mongolfiera.

9297 a.C.: Fau Malessè pubblica l’importante opera economico-politica della “Analisi Sociale dell’Economia”, il cui pensiero fortemente comunitario e realistico, nell’insegna di un fortissimo socialismo economico e sociale, conduce ad un rifiuto delle sovrastrutture industriali, economiche, politiche e religiose e ad una sostanziale esortazione alla lotta di classe per ottenere la giustizia sociale, il benessere di tutti e l’uguaglianza. Si nota, già dal congresso di Argaila, che il Partito dei Lavoratori si allinei molto rapidamente, insieme al movimento operaio all’ideologia Malessista, versione Uramà del nostro Marxismo.

9296 a.C.: Le nuove elezioni Uramà vedono il cartello Liberal-Radicale unirsi a quello del PdL ed ottenere circa il 46% dei voti (33% PLR, 13% PdL) opposto a quello del PN e PdC  al 39% (28,3% PN, 10,7% PdC), il PdB ottiene il 15% dei seggi. Lisanga è riconfermato Presidente con una maggioranza abbastanza sbilanciata verso la sinistra.

9295 a.C.: Tra Katamarà e la borgata operaia di Bisavara è inaugurata la prima ferrovia  (8 Km)

9293 a.C.: I Comitati dei Lavoratori dell’Ito Navamarai si riuniscono nel primo Sindacato Uramà. Nel giro di un paio d’anni sorgeranno decine di leghe operaie di ispirazione malessista o radicale. Nel Maggio scoppia una pesante rivolta da parte del proletariato d’origine cittadina, che ha visto il proprio lavoro ceduto agli ex-schiavi, che chiedono meno denaro. Il movimento di matrice populista-nazionalista è sostenuto dal PdC e nelle diverse manifestazioni avvengono scontri con l’Esercito e in qualche occasione ci scappa anche il morto.

9292-9290 a.C.: Anni caldi a causa delle mobilitazioni delle leghe sindacali Malessiste, che si confederano nel Sindacato dei Lavoratori Uramà. Un’ondata di scioperi si susseguono per il biennio alla ricerca di migliori condizioni contrattuali. Spesso i padroni armano milizie di scalmanati e reduci di guerra per stroncare gli scioperi, in quanto il governo non ha una politica molto chiara riguardo ciò.

9291 a.C.: Il blocco conservatore di PN e PdC, guidato da Pern Istaldè, deputato del Lutenègama conquista il governo con il 47% dei voti (PN 32,3%, PdC 14,7%), a causa del fortissimo calo del PLR (28,3%), che perde consenso presso la media borghesia a causa delle politiche giudicate troppo di sinistra, cala anche il PdB (14%) e invece il PdL è in fortissimo calo (6,7%) a causa dei numerosi fuoriusciti Malessisti eletti come indipendenti insieme ad alcuni deputati democratici riformisti.

9290 a.C.: Il censimento dice che la popolazione è di almeno 420000 persone nell’Isola, nelle regioni Occidentali (Ermagama, Esdru Navamarai, Elabagama e Asagama) si aggira attorno ai 130000 individui, nelle province orientali invece la popolazione si attesta          (Lutenègama,Taragama,Omerugama,Parnasagama,Itiptigama,Apuragama) ai 190000 individui, le regioni Meridionali (Alusaditegama, Hurmagama,Merugama,Isleagama) attorno agli 80000 cittadini, per un totale di 820000 cittadini. Il governo Istaldè si dedica al risanamento dei conti pubblici e regolarizza il mercato finanziario, aprendo la Borsa Valori di Jartane.

9289-9286 a.C.: Le politiche di tolleranza zero verso gli scioperanti da parte del Segretario dell’Interno Amarotu portano ad una crescita esponenziale degli scioperi. Il governo risponde fermando, arrestando e sparando talvolta.

9288 a.C.: Congresso di Vatèrualine: atto fondativo del Partito Popolare Sociale (“Amakura Fakena Ziola”) guidato da Lidamo Mazzèr, con una linea politica di tipo prettamente Malessista e rivoluzionaria. Tale partito si pone come guida della lotta operaia. Presso l’Università di Parnasagama, Jala Forde, che ne è rettrice, conduce studi considerevoli sull’elettromagnetismo, nel quadro di una forte espansione di fisica e chimica avvenuta nell’ultimo ventennio. Biko Kameri inventa il motore a scoppio.

9287 a.C.: La politica economica del governo è aperta allo sfruttamento di nuove risorse nelle aree primitive, dove sono fondate diverse decine di colonie di sfruttamento, nelle quali alcune decine di Uramà controllano migliaia di primitivi. Indipendenti di stampo Laico, Democratico e Riformista fondano il Partito Democratico (“Amakura Fakenatetsa”), al quale aderisce l’Ala Radicale del PLR, che rinasce come nuovo Partito Liberale (“Amakura Savullara”). L’ex Presidente Lisanga aderisce al PdL.

9286 a.C.: Istaldè si presenta alle elezioni con la stessa coalizione di cinque anni prima, con l’aggiunta dei Liberali di Destra, ottenendo il  60,9% dei suffragi (PN 27,3%, PL 18,3%, PdC 15,3%), l’opposizione di sinistra di PD e PdL ottiene circa il 19% dei voti (PD 6,7%, PdL 12,3%), i Buonisti ottengono il 14,7% e il PPS cannibalizza l’elettorato del PdL ottenendo il 5,4%.

9284 a.C.: La linea dura contro gli scioperi prosegue: in una fabbrica occupata di Bakamarà, centosessantrè operai resistono da due mesi. L’esercito dà fuoco alla fabbrica: tutti gli operai muoiono. Quel giorno sarà commemorato dal movimento operaio come la Giornata dei Martiri. Il Segretario dell’Economia Piravisu spinge per un forte sviluppo industriale, utilizzando capitali statali per promuovere la crescita di arterie ferroviarie sull’isola e di una solida marina mercantile moderna. Piravisu spinge migliaia di nullatenenti nelle colonie con incentivi alla colonizzazione di nuove terre, proseguendo la politica del governo precedente.

9281 a.C.: Gli studi intensivi sull’Elettricità fatti nel ventennio precedente si concretizzano nell’invenzione della lampadina da parte di Rika Vementu. Alle nuove elezioni Istaldè non può essere ricandidato e la destra perde carisma. mentre il PPS ormai è fortissimo e la fusione tra PD e PdL è vicina, tanto che si presentano nel cartello dei Socialdemocratici (“Ziolakurafakenatetsa”), che diverrà poi partito unico dal 9278, sotto il leader Entre Pallavè, noto avvocato isolano. Il centro si presenta con un nuovo programma molto sociale, che tenta di strappare voti tra i contadini religiosi, che altrimenti voterebbero PdC o SD. Il PdC confluisce nel PN prima delle elezioni, mentre i liberali perdono rapidamente consenso. La destra ottiene la maggioranza relativa con il 46% (36,3%  PN+ 9,7% PL), ma non può governare, così apre al centro del PdB che ha ottenuto il 15%, così Lavardo Muts è eletto Primo Ministro. Il cartello socialdemocratico raccoglie il 27%, insufficiente, i Comunisti raccolgono il 12%.

9278 a.C.: Il governo è ancora più irremovibile e fa sparare sugli operai che si erano raccolti a Katamarà, sotto la guida del SLU e del PPS in almeno trentamila scioperanti, la città viene dichiarata sotto stato d’assedio e numerose situazioni di questo tipo avvengono in ogni parte del paese. Il governo cade a causa del dissenso dei Centristi riguardo una linea così dura. Uno degli ultimi provvedimenti di Muts è la negazione dei diritti per gli scioperanti. Le nuove elezioni si tengono in un clima infuocato, con la imprevedibile alleanza tra Socialdemocratici e Centristi, che fa bocconi dell’elettorato liberale. L’Alleanza Socialdemocratica e Centrista ottiene la maggioranza assoluta dei seggi con il 50,7% (31% SD, 19,7% PdB) sotto la carismatica leadership di Entre Pallavè, mentre la Destra di Ala Rodicé ottiene il 33,3% (30,3% PN, 3% PL) e i Comunisti guidati dalla sindacalista Kara Iolendo ottengono il 16%.

9277 a.C.: Muts e Kabredu, suo segretario dell’Interno, sono arrestati e processati. Il diritto di sciopero e i sindacati sono riconosciuti dal governo. C’è un considerevole riavvicinamento dei Socialdemocratici con il PPS, che nel frattempo è diventato Partito Comunitario (“Amakura Olavana”), che fa imbestialire i Centristi, che minacciano di far cadere il governo se non verrà riconosciuta nella costituzione la matrice Buonista della Cultura Isolana. Pallavè cede ai centristi e si allontana sempre di più dai Comunitari, come del resto il suo partito, che inizierà ad essere accusato di imborghesimento dai comunitari, che saranno considerati dai Socialdemocratici come dei pericolosi estremisti insurrezionalisti. Il provvedimento del Segretario all’Economia Livaridu contiene incentivi alla libera impresa, abbatte i dazi sulle merci coloniali importate sull’Isola permettendo la crescita dell’Industria nella Colonie e promuove la costruzione di centrali idroelettriche e a carbone.

9275 a.C.: Viene firmata da Pallavè la “Linea Programmatica riguardo i Primitivi”, in pratica consiste in un sostanziale stop dell’attività di colonizzazione e di sfruttamento per non turbare la vita dei popoli primitivi. Il Segretario alla Sanità e all’Istruzione Besugu istituisce due importanti leggi: la scolarità pubblica gratuita fino all’età di 12 anni e la riforma sanitaria che diffonde gli ospedali pubblici, favorendo il benessere dalla popolazione e abbattendo la mortalità infantile. Il governo Socialdemocratico e Centrista si impegna per portare Luce e sistema idrico-fognario in tutte le case dell’Isola entro il 9265.

9274 a.C.: Il Segretario degli Interni, il buonista Scoiè, e il Segretario dell’Economia, il Socialdemocratico Livaridu ,approvano il nuovo diritto lavorativo: sono riconosciute maternità, malattia e ferie fino a un massimo di 14 giorni all’anno.

9273 a.C.: Un governo molto forte si presenta alle elezioni, mentre le tensioni all’interno della maggioranza si fanno evidenti e si arriva alla rottura, con i Socialdemocratici che corrono da soli ricandidando Pallavè, che ottiene il 38,3% (SD 36,3% e un buon 2% degli Indipendenti fuoriusciti dal PPS), il PN che candida Binacare, delfino di Istaldè ottiene un buon 25,7% tenendo conto della enorme crescita dei Buonisti che ottengono con Scoiè il 27% (PdB 24%, e un mediocre 3% dei Liberali, fuoriusciti dalla destra). I Comunitari, che hanno ricandidato la Iolendo ottengono l’11%. I Socialdemocratici sono costretti a non governare in quanto hanno rotto coi Buonisti e i Comunitari rispondono picche, abbastanza schifati. Nasce così una grande coalizione di centrodestra presieduta da Scoiè e composta da Conservatori, Buonisti e Liberali.

9272 a.C.: I Buonisti propongono un maggiore finanziamento statale per le scuole e gli Ospedali: la proposta passa con il voto favorevole di Comunitari e di parte dei Socialdemocratici, Conservatori e Liberali votano contro. Forti tensioni nella maggioranza. Nasce la Società Uramà d’Estrazione Petrolifera, di capitale statale, per sfruttare i discreti giacimenti dell’Ermagama.

9271 a.C.: Rhitu Cannis e Osmin Beverone pongono le basi della Meccanica Quantistica indipendentemente uno dall’altro.

9270 a.C.: Taudari, noto esponente tra i fondatori della meccanica quantistica, formula la teoria atomica a orbitali e scrive la funzione d’onda. I suoi studi faranno fare un balzo da gigante alla fisica Uramà.

9269 a.C.: I Centristi sono messi in minoranza riguardo la propria proposta di detassazione delle opere religiose. Il voto contrario di tutto il Parlamento e anche di parte della maggioranza è stata una costante del quinquennio Scoiè. Ulmin Kasarè, ordinario di Fisica all’Università di Candrasamarà scopre l’effetto Fotoelettrico e pone le basi dell’ottica moderna.

9268 a.C.: I sistemi fognari ed idrici promessi dal Governo Pallavè raggiungono ogni casa dell’Isola. Alle nuove elezioni i Socialdemocratici e gli Ex-Comunitari del Fronte Sociale candidano Pallavè, che ottiene il  41% (SD 39,7%, FS 1,3%), Scoiè guida ancora l’alleanza di Centristi e Liberali, ottenendo il 26,7% (PdB 24,7%, PL 3%), mentre i Conservatori candidano Berzu Prituurè, che ottiene solo il 19%, mentre i Comunitari candidano la Iolendo, ottenendo il 13,3%. Pallavè conduce un governo di minoranza che con politiche mirate riesce sempre ad attrarre voti favorevoli dai settori moderati dei Comunitari e di quelli progressisti dei Buonisti.

9266 a.C.: Livaridu, nuovamente Segretario all’Economia, e Pazkaio, Segretario ex-comunitario al Lavoro e Sociale, ritoccano il sistema assistenziale sanitario pubblico e promulgano un pacchetto sulla sicurezza nelle fabbriche e sulla condizione operaia, sotteso a migliorarne le condizioni.

9265 a.C.: Il boom agricolo grazie alle politiche produttive degli ultimi vent’anni e la meccanizzazione del lavoro nelle fabbriche producono una forte crescita economica, diffondendo però la disoccupazione (9,4%), che è un problema serio. L’esercito, mai ridotto di numero, costoso e nullafacente, è guidato da comandanti reazionari che non aspettano che il Settembre per far cadere il governo con una specie di golpe dopo che Pallavè aveva dichiarato il dimezzamento dell’esercito entro cinque anni. Le nuove elezioni indette dai militari sono tuttavia di tipo democratico e sono vinte dai Socialdemocratici di Kosro Romanì, delfino di Pallavè, con il 40,7% (40% SD, 0,7% Socialisti), seguono a distanza il Centro di Luso Matenga con il 23,7% (PdB 20%, PL 3,7%), i Conservatori di Prituurè al 16,3%, superati dai Comunitari di Longu Prizela che ottengono il 19,3%. Romanì forma una grande alleanza con il Centro, con politiche di tipo condiviso.

9264 a.C.: Kasarè parla della sua teoria sulla Relatività generale nella Pubblicazione “Nuove concezioni della Fisica”. Romanì si impegna con il suo governo nella costruzione di grandi opere per sostenere la crescita e l’occupazione come la Diga del Yanundalè (Rio delle Amazzoni), la Metropolitana di Katamarà e l’importante bacino idrico artificiale per le colture dell’Itiptagama. E inoltre apre alla costruzione delle prime autostrade per i numerosi veicoli a motore dell’Isola (circa 550.000).

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LA GUERRA CIVILE

9263 a.C.: Riforma Scolastica di Kantar Dominu (PdB): Introduzione della Scolarità obbligatoria fino all’età di 17 anni, suddivisa in due cicli scolastici di sei anni. La Società Uramà d’Estrazione Petrolifera (SUEP) inizia le trivellazioni nell’area occidentale dell’Itiptigama (Cirenaica). Ori Basel, fisico Omerugamese allievo di Taudari, accende, presso i Laboratori dell’Università di Lasamarà, nell’Esdru Navamarai, la prima Pila Atomica. Tensioni crescenti nel governo tra Buonisti e Socialdemocratici, con i primi che accusano i secondi di corruzione e di flussi poco chiari di denaro verso le tasche di alcuni magistrati e governatori.

9262 a.C.: La Avvocatura Pubblica di Parnasamarà presenta di fronte al Pubblico Giudice Sambo Amarne documenti che provano la corruzione del leader Kosro Romanì e di larga parte dei Socialdemocratici delle province Orientali. Corruzione portata da ricchi imprenditori locali per ottenere appalti e concessioni minerarie nelle aree abitate dai primitivi. Kosro Romanì è sfiduciato dal Parlamento col voto unanime da Sinistra a Destra, eccetto per una decina di deputati Socialdemocratici a lui vicini. Entre Pallavè forma un Governo di minoranza sostenuto da Socialdemocratici e Fronte Sociale.

9261 a.C.: Istituzione della Banca Nazionale con la Riforma Bancaria: essa assume il ruolo di Banca Centrale, con il controllo dell’Emissione dell’Alu e con funzioni di sorveglianza sull’intero sistema Bancario. Il Direttore della Banca è Navas Livaridu, fratello del precedente Segretario all’Economia.

9260 a.C .: Alle elezioni si presenta una situazione per cui i Centristi  forti della loro integrità morale si presentano da soli sotto Tomin Arelle con un programma accattivante per le classi popolari che votano Socialdemocratico o Comunitario, i compromessi Socialdemocratici guidati dall’inossidabile Pallavè, che non possono fare altro che correre da soli, i Conservatori, con la nuova denominazione di Fiamma Atlantidea (“Bakalerae Uramarè”) sotto la guida del leader d’estrema destra Cosmin Bellerove, mentre i Comunitari, sotto la guida di Prizela, provano a mangiarsi l’elettorato socialdemocratico. I risultati dicono che il Centro ha ottenuto il 30% più il 5,3% dei vari liberaluncoli che si agganciano ai Buonisti, i Socialdemocratici calano al 33,7% seggi, i Comunitari salgono al 24,3%. Le destre hanno risultato deludente, con il 6,7%. Arelle forma un gabinetto di minoranza con i Liberali e Fiamma Atlantidea.

9259 a.C.: La Banca Nazionale è costretta ad alzare il Tasso di Sconto per sostenere la forte svalutazione dell’Alu (svalutato del 43% in 2 anni a causa della forte spesa pubblica e dalle politiche a sostegno dei consumi). Il Direttore Livaridu è costretto alle dimissioni su pressione dei deputati di Fiamma Atlantidea ed è sostituito con Kilom Manous, economista dell’Università di Ugena, vicino alle posizioni conservatrici. Il Liberale Massim Nukar, propone una riforma dell’Esercito, che consta di 43000 effettivi di fronte ad una popolazione atlantidea che non supera il milione e centomila abitanti. La sua proposta di legge è rigettata da Fiamma Atlantidea, nonostante proponga solo la riduzione delle spese militari e il taglio del 20% degli effettivi.

9258 a.C.: Il progetto “Sole Accecante” (Baklisu Femfaila), fa brillare, sotto la supervisione di Ulmin Kasarè e Ori Basel, la prima atomica della Storia nel deserto di Katafaruma (Grande Sabbia, il Sahara). Il disavanzo del bilancio pubblico è pari al 12%, ed è coperto con l’emissione di 7,6 miliardi di Alu, pari al 19% della massa monetaria già circolante. Il buco di bilancio è proprio dovuto alle spese militari,che pesano per il 33% sul totale. La riforma di Nukar è ripresa dal Segretario all’Economia, Fistam Bacale (PdB) e viene inasprita: taglio del 50% degli effettivi in tre anni, riduzione degli stipendi agli ufficiali e introduzione della Polizia Civile. La Riforma Nukar-Bacale è avversata da Fiamma Atlantidea, e l’ostruzionismo fatto da Bellerove e i suoi fa slittare il voto al 9257. Sitam Agikitro, un imprenditore appassionato di fisica e meccanica, realizza un prototipo d’aereo con forte autonomia (400 km), aprendo una fabbrica di aerei ad elica presso Candrasamarà, nel Lutenègama.

9257 a.C.: Arelle e Bacale, pressati da esigenze di bilancio premono per l’applicazione della  Legge Nukar-Bacale: il voto segna il passaggio con soli 29 voti contrari (20 di Fiamma Atlantidea e 9 di franchi tiratori). In tutte le province Uramà si segnalano sollevazioni dei Militari, aiutati dai Nazionalisti.

Febbraio 9257 a.C.: Humi Velves, Generale al comando dell’Armata dell’Itiptagama, depone il Buonista Seve Marduki, Governatore della Provincia e prende possesso degli Arsenali Militari e dei Pozzi Petroliferi della SUEP di Maliri (Cirenaica Interna). Sollevazioni nelle province africane ad opera dei reparti militari protobantù, ai quali, nell’Alusaditegama, si pone a capo il Generale Garru Geera, comandante della Flotta di Wemenava (Golfo di Guinea).

Aprile 9257 a.C.: Geera espugna Alusadite e, ottenuto l’appoggio dei militari del Merugama e dei piccoli presidi dell’Isleagama, si autoproclama Harputetsò (Nuovo Imperatore). Humi Velves consolida il proprio potere catturando la Flotta del Vilnava (Mediterraneo) alla fonda a Fanumarà (nei pressi dell’attuale Bengasi) e con essa si dà ad atti di pirateria nel Mediterraneo Orientale, iniziando a colpire seriamente le vie di rifornimento dell’Apuragama.

Maggio 9257 a.C.: Sambaka, capo dei Mercenari protobantù che compongono il nerbo dell’Esercito dell’Hurmagama fa atto di sottomissione all’Harputetsò. Arelle e il suo governo sono impotenti di fronte alle crescenti spinte centrifughe che nelle elezioni dell’Elabagama hanno premiato l’ultranazionalista Eris Hadulest e che nelle Province Occidentali segnano la vittoria di Governatori conservatori o addirittura federalisti, con la flessione dei Socialdemocratici che è evidente.

Ottobre 9257 a.C.: Velves lancia la sua campagna contro l’Apuragama, dopo averlo affamato interrompendo le linee navali di rifornimento dall’Omerugama. Le sue forze, rafforzate da mercenari nubiani e semiti attaccano per mare e per terra l’Apuragama, con Apurualine che resiste sotto la guida di Cestole Cardovan. Garru Geera offre notevoli quantità d’Alu ai guerrieri dell’interno e raccoglie nell’Alusaditegama una forza di 33000 uomini. Arelle, su pressione di Bacale, fa votare un aumento delle tasse per ricostituire l’esercito, che sull’Isola è stato praticamente azzerato. Il Socialdemocratico Kasem Brion sostituisce Kilom Manous alla Banca Nazionale e preleva 9,2 miliardi di Alu dalle riserve della Banca, affidandole alla neocostituita Commissione per la Mobilitazione Militare.

Marzo 9256 a.C.: La flotta di Velves incrocia la Squadra Navale di Enaris (Base navale in Sicilia non meglio identificata) rimasta fedele a Katamarà e la annienta al largo della Sirtica. Il governo Arelle istituisce la leva obbligatoria con la Legge Situven (Lib) e converte la Polizia (8000 effettivi sull’Isola) nella Prima Divisione Uramà.

Aprile 9256 a.C.: Sartram Foner, amico personale di Eris Hadulest, fa sfiduciare Kartem Bonikau (SD) dal Consiglio del Lutenègama, divenendo nuovo governatore. Ciadas Nuevram, nel Taragama tenterà lo stesso, ma verrà fermato un mese dopo dal pronto intervento di Candras Fadden Bakasanlu.

Luglio 9256 a.C.: Velves, dopo un’accurata campagna di avvicinamento sbarca in Omerugama 11000 uomini, tutti regolari dell’Armata dell’Itiptagama. Nel giro di due settimane Omerutetsa è conquistata e circa 3000 regolari dell’Isola si uniscono alle sue forze.

Settembre 9256 a.C.: Apurualine cade: Velves controlla l’intera Atlantide Mediterranea. Geera, per evitare che il Parnasagama sia occupato dal redivivo Esercito Uramà o da Velves lancia una campagna verso Nord, spostando via mare i suoi 39000 uomini, affidando la difesa dei propri territori a pochi mercenari dell’interno.

Dicembre 9256 a.C.: Cismolan Getil e Vardam Borsacalpo, rispettivamente Governatori di Ermagama ed Esdru Navamarai, dichiarano che non risponderanno alla chiamata alle armi di Katamarà. Sull’isola intanto agitazioni popolari sono represse dai 47000 uomini dell’Esercito, in ricostituzione. Humi Velves si dichiara Leader Assoluto (in Uramà Tabari Savulta, Libera Guida).

Marzo 9255 a.C.: Le forze di Geera sbarcano finalmente, dopo alcune scorrerie sulle Coste Occidentali dell’Africa, sbarcano sulla costa Atlantica del Marocco, arrancando contro la Terza Divisione Uramà, giunta nel Parnasagama qualche settimana prima.

Luglio 9255 a.C.: Eris Hadulest con un colpo di mano prende il potere assoluto nell’Elabagama e Sartram Foner forma la devoluzione dei poteri del Lutenègama ad Hadulest. Nel Taragama arrivano due divisioni Uramà, la Quarta e la Quinta, al comando del Generale Badam Virtelor.

Settembre 9255 a.C.: Firdram Povieru, noto fisico dell’Università di Candrasamarà, da tempo vicino alle posizioni di Hadulest, si mette a lavorare su una Bomba Atomica. L’Aviazione dell’Elabagama inizia raid sulle postazioni Uramà del Taragama. L’Harputetsò ed Hadulest si incontrano presso Sula Navamarai (Capo Verde) e stringono un’alleanza in funzione anti-Velves e di mutua difesa dall’azione degli Uramà.

Novembre 9255 a.C.: I soldati di Geera arrancano sulle alture nei pressi dell’odierna Casablanca, soffrendo alla grande contro le forze della Terza Divisione Uramà al comando del Generale Ridram Bineki. Bombardamenti da parte dell’Aviazione dell’Elabagama o di come lo chiama Hadulest Igama (Terra del Nord) sulle maggiori città dell’Iga Navamarai e del Taragama. L’Esercito Uramà raggiunge i 70000 uomini suddivisi in Sette Divisioni, distribuite in:

1^Divisione, 8000 uomini,  Fanteria Ausiliaria,  Presidio dell’Isola e Sicurezza Interna
2^Divisione, 12000 uomini, Fanteria di Marina, , Presidio delle Province Occidentali
3^Divisione, 10000 uomini, Fanteria Leggera, Difesa del Parnasagama
4^Divisione, 10000 uomini, Fanteria Leggera, Difesa del Taragama Settentrionale
5^Divisione, 10000 uomini, Fanteria Leggera, Difesa del Taragama Meridionale
6^Divisione, 10000 uomini, Fanteria Leggera, Rioccupazione di Esdru Navamarai ed Ermagama
7^Divisione, 10000 uomini, Fanteria Meccanizzata, in organico
8^Divisione, costituenda, Fanteria Meccanizzata
9^Divisoine, costituenda, Fanteria Meccanizzata

mentre la Marina, al comando dell’Ammiraglio Cifri Inamtia (discendente dell’eroe Sedu Inamtia) conta 17000 uomini, 4 corazzate, 5 incrociatori, 12 navi minori.

Dicembre 9255 a.C.: Circa 51000 uomini dell’Igama, perlopiù mercenari baschi, gallesi e protocelti invadono da Nord il Taragama, venendo a contatto con la 4^Divisione Urama sul Sazaku (Ebro) e spazzandola via in una battaglia campale presso una piana nella Meseta. Le forze di Hadulest dilagano poi a sud, aiutate dalla forte aviazione dell’Igama, che colpisce le città di Barhela, Sindulasa, Gamamarà e che annienta il dispositivo difensivo del Saliente del Iaghè (Baetis). Così a pochi giorni dalla fine dell’anno, l’esercito di Hadulest, diviso in due colonne, entra nelle due maggiori città del Taragama: Vatèrualine e Harpamarà. Velves riorganizza il suo dominio personale facendo affidamento ad un indottrinamento politico populista/nazionalista e inizia ad ottenere, grazie ad un’abile propaganda, un forte consenso popolare.

Febbraio 9254 a.C.: Le forze di Geera, sorrette dall’Aviazione dell’Igama avanzano finalmente dal Rif verso Parnasamarà, che è nel frattempo bombardata dall’artiglieria di Hadulest da Vatèrualine. La Sesta Divisione Uramà completa la campagna di sottomissione delle province “inquiete” di Esdru Navamarai ed Ermagama, reclutando 17000 coscritti.

Aprile 9254 a.C.: Arelle, il cui governo è commissariato dal Segretario della Difesa, Candras Fadden Bakasanlu (Indipendente), noto Deputato del Taragama con simpatie nazionaliste, prova a dare una parvenza di normalità indicendo le elezioni, che si tengono solo sull’Isola e che vedono un concreto avanzamento dei Comunitari. Ciononostante si forma un Gabinetto di Emergenza Nazionale con a capo Arelle (PdB), alla Difesa Fadden Bakasanlu (Ind), al Tesoro Kasem Brion (SD), all’Economia Bacale (PdB), agli Affari Sociali Piskeli (SD), all’Industria Nukar (Lib), al Riarmo Bellerove (FA). Nel nuovo esecutivo mancano tuttavia rappresentanti dei Comunitari.

Maggio 9254 a.C.: Parnasamarà cade, ed è praticamente rasa al suolo. La Marina Uramà strangola i rifornimenti per le truppe di Geera, attaccando i convogli che partono da Hurmagama ed Alusaditegama presso le Azzorre, a Sud dell’Isola. Humi Velves concede un plebiscito: ottiene il 41% dei voti validi, senza pressioni di sorta. Il governo di Velves è buono, le condizioni di vita sono migliorate e nonostante il crescente autoritarismo, il popolo è felice.

Giugno 9254 a.C.: Brion in concerto con Piskeli e Fistari (nuovo direttore della Banca Nazionale Uramà, d’area Liberale), fa emettere il Prestito per la Vittoria Nazionale, un prestito obbligazionario al 2,5% d’interessi, da sostituirsi ai Fondi Previdenziali, cioè, forzatamente i Fondi Previdenziali presso la Banca Nazionale, (che ne aveva incamerati circa 21 miliardi con la Riforma del 9261 acquisendo alcuni enti pubblici previdenziali ed assicurativi) vengono sostituiti con le obbligazioni e così si hanno 21 miliardi di Alu di liquidità da investire per l’Economia di Guerra. Bakasanlu sostituisce di fatto Bellerove al riarmo ed investe forte nell’Aviazione e nella scienza Missilistica, per colmare il divario con Hadulest. Truppe di Geera si scontrano nella attuale Tunisia con alcuni presidi fedeli ad Humi Velves, mentre l’Aviazione di Hadulest lancia pesanti bombardamenti sull’Omerugama.

Luglio 9254 a.C.: Per la prima volta, sull’Isola, si prende in considerazione l’idea d’utilizzare grossi autocarri corazzati dotati di armi automatiche e di cannoni di piccolo calibro. Bakasanlu sponsorizza l’idea e nasce così, a fine anno il Primo Raggruppamento Mezzi Corazzati. Velves guida personalmente le truppe presenti nella Tripolitania contro le forze di Geera e si reca con il suo vice Tira Karbas, ex-militante del Partito Comunitario, a Omerutetsa, devastata dai bombardamenti dell’Aviazione dell’Igama.

Settembre 9254 a.C.: La svalutazione dell’Alu è combattuta sull’Isola con una serie di manovre antispeculative, tra cui la Moratoria Sivarnuti (PdB), che trasforma in Harpalu (Nuovo Alu, 1 Harpalu = 10 Alu) la valuta utilizzata per i pagamenti superiori al milione di Alu, creando di fatto una valuta per la spesa comune e una per la spesa industriale e militare. L’Esercito nel frattempo conta 10 Divisioni, mentre la Marina combatte al largo del Parnasagama e dell’Alusaditegama con le forze di Geera, e la crescente aviazione inizia a lanciare timidi attacchi alle postazioni costiere di Elabagama e Lutenègama.

Gennaio 9253 a.C.: La campagna di Tripolitania imperversa da qualche mese e Velves vede il suo consenso continuare a crescere, mentre anche il carisma del suo vice Karbas, che dirige le operazioni dell’Omerugama inizia a salire vertiginosamente. Battaglia Aeronavale al largo dell’Hurmagama: la Marina Uramà infligge una durissima sconfitta alla Flotta di Wemenava, ammutinatasi al fianco di Geera, affondando cinque navi nemiche su dieci.

Giugno 9253 a.C.: Nonostante la Moratoria Sivarnuti, l’utilizzo dell’Harpalu avviene anche in ambito privato, e l’inflazione galoppa al 15% mensile. Arelle e il suo Segretario all’Economia Bacale aumentano ancora la pressione fiscale e il loro governo è sempre più impopolare, mentre cresce la stima per Fadden Bakasanlu, che in prima persona si espone sul campo di battaglia.

Agosto 9253 a.C.: Velves muore in circostanze misteriose durante il viaggio in Aereo verso Apurualine. Si dice che sia stato avvelenato da agenti dell’Isola. Gli succede il fedele Tira Karbas, popolare quasi più del predecessore, che rapidamente si sgancia dai nazionalismi e trasforma, il mese successivo, il suo dominio personale nella Lega delle Repubbliche Comunitarie (“Siraka Esumarinè Olavane”), e dichiara guerra aperta ai regimi che noi diremmo fascisti di Geera e Hadulest, aprendo allo stesso tempo ad una “comunanza d’intenti” con Katamarà.

Ottobre 9253 a.C.: Hadulest chiede a Geera l’aiuto di ciò che rimane della sua flotta per invadere l’Omerugama, ma Geera risponde picche, dicendo che le sue riserve di petrolio e di armamenti sono agli sgoccioli. Visibilmente adirato, Hadulest lancia l’invasione dell’Omerugama da solo, con truppe paracadutate dall’efficiente Aviazione dell’Igama.  Karbas guida personalmente i suoi uomini contro gli invasori, ottenendo la viva ammirazione del suo popolo. La crescente forza Aerea Uramà inizia a martellare le città dell’Alusaditegama e dell’Hurmagama, in previsione d’un futuribile sbarco.

Dicembre 9253 a.C.: Fadden Bakasanlu sostituisce il molle Arelle poco dopo aver aderito al PdB e forma il suo esecutivo: Segretario al Tesoro, Kasem Brion (SD), Segretario all’Economia, Moser Sivarnuti (PdB), Segretario alla Guerra, Candras Fadden Bakasanlu (PdB), Segretario agli Affari Sociali, Even Minousi (PPS), Segretario all’Industria e alla Mobilitazione Sociale, Kavrin Betveg (Indipendente). Il nuovo esecutivo comprende la debolezza dell’Asse “Fascista”, soprattutto da parte di Geera e individua in esso il “Ventre Molle” del nemico. Nel contempo si riavvicina a Karbas, stringendo un patto di amicizia, con cui si riconosce la sostanziale secessione delle Province Orientali.

Gennaio 9252 a.C.: Invasione via mare dell’Omerugama, con oltre 63000 soldati di Hadulest, scortati dalla Marina di Geera e dalle navi sequestrate nei porti di Vatèrualine e Parnasamarà. Nel giro d’un mese l’Omerugama è schiacciato (il rapporto di forze è di 10:1) e Karbas e i suoi abbandonano l’Isola. Bombardamenti Navali del Porto di Alusadite rendono impossibile per mesi l’accesso e l’uscita dal principale porto di Geera. Bombardamento da parte dell’Aviazione di Hadulest su tutta l’Iga Navamarai, con durissimi raid sulle città di Kartemarà, Damarte e Oburnemarà.

Marzo 9252 a.C.: L’Harpalu, con la Riforma Brion/Fistari, è denominato nuova valuta nazionale, con tasso di cambio di 1:22,5 rispetto all’Alu. Scontri crescenti tra truppe dell’Harputetsò e dell’LRC nella Tripolitania, con i primi che grazie a coscrizioni forzate e arruolamenti di mercenari berberi e baschi, contano circa 46000 uomini.

Maggio – Agosto 9252 a.C.: Battaglia di Tanitregama (Tripolitania e Sirtica): le forze di Geera, coadiuvate da truppe di Hadulest, attaccano su tutta la linea del fronte le forze dell’LRC, che sebbene in inferiorità numerica resistono fino ad Agosto, quando sono piegate e si ritirano verso l’Itiptagama, alla difesa dei campi petroliferi del Maliri.

Giugno -  Settembre 9252 a.C.: Intensi bombardamenti navali e aerei colpiscono il Taragama, con lo sbarco di 7^, 8^, 9^ ed 11^ Divisione Uramà tra Harpamarà e Uzuketara. Durissimi scontri con le truppe di Hadulest si protraggono per tutta l’estate. Alla fine, con perdite esorbitanti e con l’aiuto della popolazione locale, gli Uramà stabiliscono una testa di ponte tra Harpamarà e Sindulasa (presso Siviglia).

Novembre 9252: Povieru annuncia ad Hadulest di essere riuscito ad accendere una Pila Atomica e di essere vicino alla realizzazione d’un ordigno atomico. Tuttavia la mancanza di Uranio fa sì che Povieru non possa realizzare la bomba prima dell’Ottobre 9251.

Gennaio-Marzo 9251: Insistiti bombardamenti su Barumarà (rasa al suolo) e sull’Elabagama da parte delle forze Uramà. Battaglie durissime nell’Itiptagama, con le forze dell’LRC che si ritirano dopo mesi di combattimenti, nel Marzo, dopo aver fatto terra bruciata dei campi petroliferi e degli apparati industriali, ritirandosi verso il Delta del Nilo. In Febbraio, sbarcano altre due divisioni Uramà, tra cui una corazzata nel Taragama, dove lentamente si inizia ad avanzare lungo Bariù (Tago) e Iaghè (Baetis).

Aprile 9251: Del tutto a sorpresa, la Seconda Divisione Uramà sbarca nel Merugama, avendo ragione agevolmente delle forze lasciate di presidio da Geera. Allo stesso modo, le piccole cittadine dell’Isleagama sono conquistate da piccoli reparti di marinai Uramà, aiutati dagli indigeni.

Giugno 9251: Ventilando un possibile sbarco Uramà nell’Elabagama, Hadulest fa deportare 66000 abitanti della Provincia nel Lutenègama, radendo al suolo ogni cosa eccetto gli impianti industriali, dove 11000 operai sono costretti a lavorare e insediando circa 15000 soldati. Battaglie di avvicinamento del ricostituito e riorganizzato Esercito dell’LRC verso l’Itiptagama.

Luglio 9251: La Flotta del Vilnava, ora ridenominata Marina delle LRC sconfigge ciò che resta della Flotta di Geera, che si ritira verso l’Atlantico, dove incrocia l’intera forza navale Uramà che va incrociando con quella dell’LRC. E’ un disastro: vengono affondate 18 navi su 23 e le restanti si arrendono. I Navigli di LRC e di Katamarà si incontrano nel Canale di Sicilia.

Agosto-Settembre 9251: Offensiva risolutiva dell’LRC: su tutto l’arco del fronte, dal Delta del Nilo fino alla depressione di El Qattara, avanzano le forze dell’LRC, travolgendo dopo una solida resistenza iniziale le forze di Hadulest, fiaccate dalla lunghezza delle proprie linee di rifornimento. A Settembre, quando l’offensiva si ferma, le forze dell’LRC hanno raggiunto quella che oggi chiamiamo Orano. In Settembre, i numerosi partigiani scendono dai monti dell’Omerugama Interno ed attaccano i presidi di Hadulest, riprendendo possesso dopo un paio di settimane della provincia, che fa atto di ulteriore dedizione all’LRC. Le truppe Uramà al comando del Generale Badam Virtelor avanzano fino a raggiungere il Sazaku, ma iniziano a trovare nella loro avanzata l’opposizione degli indigeni.

Novembre 9251: La flotta dell’LRC entra nell’Atlantico e in appoggio di quella Uramà inizia a preparare l’invasione dell’Elabagama. Il Consiglio dell’Alusaditegama, ormai a conoscenza di non poter vincere la guerra depone de facto l’Harputetsò.

Dicembre 9251: La 12^Divisione Uramà sbarca nell’Hurmagama, con l’appoggio di una quinta colonna composta da Comunitari, Buonisti e soldati locali. Invece l’Alusaditegama è occupato da truppe fedeli a Geera che sconfessano l’operato del Consiglio. Truppe dell’LRC entrano nel Parnasagama. L’Harpalu, con la nuova Moratoria Brion, che consiste in un congelamento di due giorni di tutti i pagamenti, è rivalutato con un rapporto di 5 : 1 (112,5 Alu : 1 Harpalu).

Febbraio-Aprile 9250: Dopo intensi bombardamenti navali: i Governativi sbarcano sull’Elabagama, dove le forze militari di Hadulest resistono lottando senza quartiere per quattro mesi. Parnasamarà è occupata dalle forze dell’LRC il 5 Marzo, e Geera cade nelle mani dell’LRC il giorno successivo. Verrà giustiziato sul posto il giorno stesso. I suoi fedelissimi nell’Alusaditegama si danno alla macchia e il 9 Aprile forze Governative riprendono possesso della Provincia. Le truppe governative provenienti dal Taragama sono bloccate dalle truppe di Hadulest sui valichi pirenaici nel tardo Aprile.

Maggio 9250: Sbarco di circa 140000 Governativi e “Volontari Nativi” nell’area di Faramana (Bordeaux). Circa 75000 di loro rimarranno sul campo nel primo mese in Europa. Povieru annuncia ad Hadulest di aver messo a punto la prima bomba e di averne una seconda pronta per Ottobre.

Giugno 9250: Le truppe di Virtelor rompono le difese nemiche sui Pirenei e si ricongiungono con le forze sbarcate a Faramana nell’Aquitania. Pesanti bombardamenti sulle città del Lutenègama e raid dell’Aviazione di Hadulest sulle città della costa orientale dell’Isola. Karbas consolida il suo potere nel Parnasagama facendo internare circa 2000 intellettuali, politici, militari e dirigenti di comprovata avversione al Malessismo.

Luglio 9250: Battaglie sulla Loira tra forze Governative e Lutene, impiego massiccio di mercenari protocelti e baschi da parte di Hadulest e allo stesso modo, circa il 60% delle forze governative sono formate da Volontari Nativi (Arawak, Caribi, Berberi, Baschi…).

Agosto 9250: Karbas dota la LRC di un nuovo sistema monetario, che abolisce de facto per la vita quotidiana la moneta, introducendo i Crediti Lavorativi, buoni che aumentano in funzione della produttività del lavoratore. Continuano gli scontri nel Lutenègama e i reciproci bombardamenti. Esclusione del Partito Comunitario dal Parlamento, nel quadro dell’allontanamento voluto da Fadden Bakasanlu dall’LRC.

Settembre 9250: Hadulest, che da qualche mese da segni di vistosa pazzia, da ordine di sganciare la sua unica atomica sull’importante città di Zasin, priva di qualsivoglia importanza strategica e fino a quel momento mai toccata dai bombardamenti. In reazione, Fadden Bakasanlu ordina che si bombardino nuclearmente tutte le città del Lutenègama: Candrasamarà e Barumarà sono rase al suolo. Fadden Bakasanlu per tale scelta sarà per sempre allontanato dalla politica Uramà.

Ottobre 9250: Il 18 Ottobre le forze governative entrano in ciò che resta di Candrasamarà: la Guerra Civile è finita: sono caduti circa un terzo del milione e duecentomila atlantidei, sono invece stimati in circa trecentomila i primitivi che sono caduti sotto le varie bandiere Uramà. Il Taragama è devastato, l’Elabagama abbandonato e il Lutenègama ridotto a qualche bunker sotterraneo presso Candrasamarà e Barumarà e al semidistrutto porto di Faramana. Allo stesso modo, l’Apuragama, l’Itiptagama, l’Omerugama e il Parnasagama sono cadute nelle mani d’un potere ostile, la Lega delle Repubbliche Comunitarie.

Se volete, potete scaricare comodamente quest'ucronia nel vostro Pc cliccando qui.

Ecco un elenco di alcuni possibili toponimi atlantidei:

PROVINCE ATLANTIDEE:

Iga Navamarai (Nord Isola, Kartemarà "Villaggio della Tigre")
Matu Navamarai (Sud Isola, Argaila "Grotte Profonde")
Tamu Navamarai (Ovest Isola, Bakamarà, "Villaggio del Sole")
Ito Navamarai (Est Isola, Jartane "Lungo Fiume")
Katamarà (Grande Villaggio)
Lutenègama (Valle Loira, Barumarà "Villaggio dell'Aquila")
Taragama (Iberia Meridionale, Harpamarà "Nuovo Villaggio")
Parnasagama (Marocco, Parnasamarà "Villaggio Oltre")
Omerugama (Sardegna, Omerutetsa "Sardegna Vinta")
Alusaditagama (Senegal, Alusadite "Spiaggia dorata")
Hurmagama (Nigeria Costiera, Hurmaga "Piana Verde")
Ermagama (Amazzonia, Ermarà "Villaggio della Foresta")
Esdru Navamarai (Caraibi, Indelmarie "Case Rosse")
Itiptagama (Cirenaica, Itiptikarè "Campo dell Itipta")
Elabagama (Irlanda, Ziamarà (Villaggio della Pioggia")
Apuragama (Cilicia, Apurualine "Monte dell'Apura")
Isleagama (Madagascar, Islamarà "Villaggio della Frutta")
Merugama (Sudafrica, Uzukemarà "Villaggio del Capo")
Asagama (Messico, Askarè "Campo degli Asà")

CITTÀ:

Vatèrualine, Taragama (Gibilterra, "Monte di Vat")
Barhela, Taragama (Badajoz, "Torre di Hel")
Gamamarà, Taragama ("Villaggio dell'Accampamento")
Gefalamarà, Esdru Navamarai (Bahamas, "Villaggio di Gefala")
Ugena, Esdru Navamarai (Saint Lucia, "Sputo")
Candrasamarà, Lutènegama (Orleans, "Villaggio di Candras")
Faramana, Lutènegama (Bordeaux, "Baia Chiusa")
Dakaramarà, Ermagama (Maracaibo, "Villaggio del Lago")
Galungamarà, Alusaditegama ("Villaggio del Riposo").

Homer

Atlantide come è immaginata nel telefilm "Stargate - Atlantis"

Atlantide come è immaginata nel telefilm "Stargate - Atlantis"

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Ed ecco ora il parere in proposito di Iacopo:

Ho appena finito di leggere l'ucronia atlantidea di Det0, e l'ho trovata affascinante. Purtroppo però l'affondamento di un'isola-continente nel mezzo dell'Atlantico avrebbe causato tali e tanti sconvolgimenti da cancellare completamente ogni traccia di civiltà dal pianeta, e forse avrebbe imposto un serissimo cambiamento anche alla stessa biologia... per intenderci, sarebbe stato un evento paragonabile all'impatto dell'asteroide che probabilmente causò l'ultima grande estinzione di massa, quella dei dinosauri. Inoltre, se Atlantide fosse stato un mini-continente delle dimensioni della Groenlandia, le dinamiche di popolazione interne ad esso sarebbero state piuttosto complesse, e non avrebbe potuto raggiungere l'unità necessaria per un'impresa di conquista anche locale prima dello sviluppo di adeguati strumenti di navigazione, oltre che di strutture sociali ed amministrative di un certo spessore. Diciamo che avrebbe dovuto essere ad un livello post-rinascimentale. Dunque l'affascinate ipotesi di Platone non può essere accettata in tutte le sue parti: almeno su qualcosa, Platone aveva torto.

E qui mi viene l'idea per un gioco di ruolo, tipo Persia Eterna o l'Impero di Alessandro. Platone aveva ragione, su qualcosa. Atlantide è davvero esistita, in qualche forma e in qualche luogo, ed è davvero finita, in qualche modo e in qualche circostanza. Ma se non fosse andata così? Ovviamente esistono svariate possibili "atlantidi". Provo a elencarne qualcuna, sperando che risultino di ispirazione.

Ipotesi Platonica: Atlantide si trovava oltre le colonne d'Ercole, era un'isola, e tutto ciò che ne rimane sono delle isole, un tempo vette di montagne. le Azzorre sono realisticamente troppo lontane, quindi opterei per le Canarie, identificate in antichità pure con il Giardino delle Esperidi. Atlantide sarebbe stata una civiltà di ceppo simile a quella basca, oppure afferente al filone berbero o tuareg. Avrebbe dominato economicamente gli scambi nel mediterraneo occidentale e centrale, oltre che nell'europa atlantica. Avrebbe avuto colonie in Africa del nord, Sardegna, Sicilia e forse malta. Avrebbe imposto il suo tributo alla civiltà micenea, e forse Creta e Troia potevano essere sue colonie. In questa ipotesi la fine di Atlantide corrisponderebbe davvero all'affondamento della sua terra madre. In questa ucronia la civiltà mediterranea orientale non scompare, e Marocco e Spagna entrano nella Storia molto prima dell'impero romano. Forse Cartagine non sarà nemmeno colonizzata... Creta, Troia e Atene potrebbero ribellarsi presto al giogo del re troppo lontano.

Ipotesi Classica o Egea: Thera esplode nel 1450, causando l'indebolimento dei micenei e il successivo fiorire dei micenei. Ma con la loro capitale Thera saldamente al comando (Cnosso non ne è che la pallida imitazione!), i minoici non cedono il passo, e assorbono i micenei nella loro cultura. Sarà il popolo che deriva da questa fusione a operare la Grande Colonizzazione, forse con secoli di anticipo. Così i popoli della prima età del ferro dovranno fare i conti con una potente civiltà insulare, dotata di strutture amministrative centralizzate e di una flotta avanzatissima (per l'epoca). Il gioco mediorientale comprenderà un terzo concorrente, oltre a Ittiti ed Egizi...

Ipotesi Micenea: una variante della precedente: Atlantide è la forma mitizzata della dominazione Micenea sulla penisola greca. Se essa non cade, significa che i Micenei non soccombono ai Dori, che rimangono semi-barbari come i Macedoni, si fondono con gli Ioni e ignorano gli Eoli. Niente Medioevo Ellenico, la civiltà greca si sviluppa con quattrocento anni di anticipo. Omero è contemporaneo agli eventi di Troia, e passa alla storia con le caratteristiche che noi daremmo ad Erodoto. Esiodo è il fondatore della mitologia comparata, probabilmente.
Ad una grande espansione mercantile dopo la conquista dell'Asia Minore, segue l'Era dei Tiranni e la Grande Colonizzazione. I popoli mediorientali, già indeboliti dalle invasioni dei Popoli del Mare, non oppongono grandi resistenze. I Siriaci delle costa non si sviluppano in Fenici, e la lignua dell'Imepro Assiro non è l'aramaico (siriaco) ma il greco. L'Africa e la Sicilia sono costelalte di colonie greche. Ippia muore nel 910 a.C. Assurnarsirpal II tenta la conquista dell'Ellade, quindi si avranno, nel IX secolo, le Guerre Assire. L'VIII secolo vedrà la decadenza dell'ellade e l'aumento di influenza dell'Assiria.
Alessandro, Re dei Dori, parte per la sua spedizione contro Tiglatpileser nel 734. Conoscendo il personaggio non si sarebbe certo fatto mancare Giuda ed Egitto, così la diaspora non viene compiuta dai Babilonesi ma dai Greci, che si macchiano della distruzione del Tempio.
Fin dove si spinge Alessandro? A fondo, ma non certo fino in India. E poi?

Ipotesi Sarda: le Colonne d'Ercole di cui parla Platone sono il Canale di Sicilia. Non è impossibile. Gli Atlantidei sono i Shardana, eminenti fra i Popoli del Mare. Appartenenti alla più ampia branca dei popoli Tirreni (che comprende i Tartessici e gli antenati degli Etruschi), danno origine, con la loro invasione, ai vari popoli quasi-indoeuropeizzati dell'Anatolia e del Medio Oriente. Dopo questa dispersione, però, non scompaiono dalla Storia, ma continuano a dominare più o meno direttamente il Mediterraneo. Gli indoeuropei sono respinti, quindi niente Ittiti ne Mitanni. In effetti l'unico popolo indoeuropeo del mediterraneo sarebbero i Dori, mentre l'elemento Tirreno si contenderebbe la regione con quello semitico. La lingue Uraliche non scompaiono dall'Europa, ma rimangono ben salde... diciamo... a sud della linea Alpi-Carpazi. L'ellade fa eccezione, ma comunque non si sviluppa oltre i suoi confini naturali. Con il passare dei secoli la Sardegna decade e capitale del mondo civilizzato diviene Sardi, in Asia Minore.
Quali i rapporti di queste genti coi Persiani? E Roma? sorgerà forse sul Rodano?

Ipotesi Arturiana: i casi sono due: o gli atlantidei erano dei navigatori dannatamente buoni, o Felice Vinci ha ragione e la cultura greca è nata sul Baltico. In ogni caso, Atlantide e Albione sono la medesima cosa. Non si tratta di sette mari concentrici, come diceva Platone, ma di sette laghetti attigui, come nelle paludi che circondavano quella che ora è Glasgow. I sacerdoti egizi non intendevano dire e Solone che Atlantide fosse egemone, ma che semplicemente esistesse, che fosse qualcosa. Il loro linguaggio enfatico, adatto a tessere le lodi del Faraone piuttosto che a trasmettere la storia, ha confuso il saggio greco. Dunque esisteva, diciamo prima dell'età del ferro, una fiorente (per l'epoca) civiltà megalitica in Britannia, poi cancellata da qualche tipo di inondazione -i Tuatha de Danann delle leggende irlandesi. L'architettura megalitica dei circoli di pietre si sviluppa, Stonehenge è uno fra i tanti, e forse è noto più per i suoi caratteri primitivi. Gli Abonici sviluppano una civiltà mercantile basata sulla navigazione, fondano colonie in Britannia, in Iberia (Gibilterra) e forse contendono Cartagine ai Fenici. Gli indoeuropei, in forma di Celti, giungono in Britannia nel terzo secolo, bene armati di spade e lance di ferro. Potrebbero assimilare i locali, creando una sintesi come quella che avvenne nell'undicesimo secolo della nostra era fra normanni e sassoni. Il risultano è che la Britannia sarà pronta a fare il bello ed il cattivo tempo in europa e nel mondo attorno al primo secolo dopo Cristo. Grossi guai per Roma, ma era delle esplorazioni geografiche anticipata di mille e cinquecento anni!

Ipotesi Egiziana, ovvero Solone Credulone: i sacerdoti si beffano di Solone, la storia non parla della dominazione "atlantidea" sull'Ellade, ma della dominazione egiziana su di essa! Atlantide sarebbe un'antica città-tempio fra il Delta ed il Sinai, l'odierna Suez. in questa ucronia, in pratica, non avviene la decadenza dell'Egitto, ed esso assume il ruolo di matrice della cultura euro-mediterranea che ha avuto la Grecia (Alessandro nubiano?)

Ipotesi Cimmeria: le Colonne d'Ercole citate nel "Crizia" sono il Bosforo Taurico, e Atlantide non è che una civiltà Iranica settentrionale, della quale i Cimmeri non sono che i discendenti decaduti. Storicamente i Cimmeri sono attivi a partire dal settimo secolo fino all'arrivo degli Unni. in questa ucronia una grande civiltà iranica si sviluppa fra il Caucaso e la foce del Dnestr, arrivando a controllare e forse a sostituire i Traci. I Cimmeri si sviluppano pressappoco a partire dalle invasioni dei Popoli del Mare e creano una talassocrazia ariana sul mar nero (Ponto cimmerico). Nel settimo secolo invadono il Medio Oriente inglobando l'Armenia e facendo dell'Anatolia una provincia.

Ipotesi Lemuriana: i sacerdoti egizi avevano ragione, è Crizia a lavorare di fantasia: Atlantide non si trova a occidente ma ad oriente, le Seychelles e le Maldive sono tutto ciò che ne resta, e i Tamil sono i discendenti degli Atlantidei. Se Lemuria non cade non avvengono alcune migrazioni fondamentali: niente Tamil in India, ne dravidici in Madagascar. Non nascono i popoli polinesiani (secondo il mio modesto parere derivano dalla fusione di elementi dravidici con elementi locali, mon, munda e simili), né i giapponesi, e forse nemmeno gli Incas.
Viceversa le colonie Lemuriane in Australia non si scottano le dita con la civiltà, non rifiutano l'agricoltura e crescono in potenza e cultura.
L'ondata di acqua salata che rende difficilmente coltivabile l'Arabia meridionale non ha mai luogo, quindi i semiti non lasciano le loro terre avite e le lasciano più tardi. L'intera regione del Mare Arabico è storicamente più importante, con gli Ariani che piuttosto che invadere la valle del Gange si stabiliscono sulla costa e commerciano con Lemuria. I Mon fioriscono in Bengala, civiltà africane legate a quella dravidica. Forse l'intero bacino mediterraneo rimane secondario rispetto all'estrema fioritura dell'Oceano Indiano. Come conseguenza forse marginale alcuni elementi della cultura Dravidica si diffondono in tutto il Grande Medio Oriente: il culto di Shiva e lo Yoga sono accettati dagli Indoari come dai Semiti come dai Sumeri come dagli Egizi.

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Così gli risponde Renato Balduzzi:

A me, quando si parla di Atlantide, viene sempre in mente il Nord America. Certo, è piuttosto lontano, specie tenendo conto del livello tecnologico dell'antichità. Tuttavia, trovo estremamente interessante immaginare che il Mississippi possa fungere da culla della civiltà analogamente alla Mesopotamia in Eurasia. Da lì il mar dei Sargassi si sarebbe facilmente trasformato in un altro Mediterraneo, che sarebbe stato probabilmente unificato politicamente e culturalmente dagli abitanti dello Yucatan, la cui posizione centrale nel Golfo del Messico è molto simile a quella della penisola italica (quindi un parallelo yucatani-romani). L'ipotetico, antichissimo impero yucatano potrebbe quindi conoscere un precoce sviluppo scientifico e tecnologico e imporsi in buona parte delle Americhe ma anche oltreoceano.. Però ci si può domandare perché gli Europei pre-età del ferro rimasero tali mentre l'Impero dei Sargassi si sarebbe sviluppato tecnologicamente.

La risposta si situerebbe nella sagacia degli americani: imporsi con le proprie tecnologie ai popoli sottomessi ma impedire allo stesso tempo che essi venissero a conoscenza dei prodigi della scienza. L'Atlantide americana sarebbe stata spazzata via probabilmente per collasso su se stessa o per belligeranza nei confronti delle popolazioni vicine.

Un'altra candidata al ruolo di Atlantide potrebbe essere l'Australia: lontanissima, se sviluppa una tecnologia marittima adeguata può considerarsi invincibile. Ma chi ci facciamo insediare? Inizialmente avevo pensato ad una civiltà aborigena stanziata sulle coste occidentali, dal clima simile a quello mediterraneo, ma più umido, che inizia a stabilizzarsi grazie alla coltivazione della castagna d'acqua (pianta endemica dell'Australia), poi della banana (originaria della vicina Nuova Guinea). Tuttavia, è difficile immaginare che una civiltà australiana possa nel giro di qualche millennio elevarsi al di sopra di quelle eurasiatiche, che hanno dalla loro parte un'agricoltura certamente più ricca e stabile. Così ho pensato ad una invasione di dravidi che, sospinti dagli Arii, si stanziano nelle regioni sudorientali del continente, importandovi piante e animali del Vecchio Mondo. Una volta inglobate le tribù aborigene nella civiltà urbana, l'Australia dravidica potrebbe iniziare ad imporre la propria egemonia sull'Oceano Indiano e forse anche sul Pacifico.

Un'altra possibilità, ma più difficile, è la precoce invasione indocinese dell'Australia. Durante le invasioni arie, i Tocari si insediano in Cina. Buona parte della popolazione autoctona si trasferisce in India o in Indocina, sospingendo gli abitanti di quelle regioni a sud. Gli indocinesi scacciati in Australia potrebbero continuare la loro civiltà sulle coste settentrionali, per poi unificare l'isola ed estendere la loro egemonia nell'Asia attraverso l'Indonesia, e da qui in India, in Arabia e in Egitto.

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Ed Iacopo aggiunge:

L'idea di un Atlantide americana è affascinante, ma si scontra con una certa impossibilità storica: una civiltà in grado di sviluppare con diversi millenni di anticipo tecniche di navigazione oceanica può davvero svanire nel nulla e non lasciare traccia? Credo sarebbe impossibile per la valle del Mississippi. Forse è possibile uno spin-off di questa ucronia, operando magari una di quelle inversioni che piacciono al nostro comandante Riker: il bacino del Mississipi diviene la Mesopotamia, la Florida e i Caraibi l'Ellade (Creta-Cuba? Cipro-Haiti?), gli Appalachi corrispondono all'Anatolia e il Venezuela all'Egitto. l'Italia a questo punto potrebbe essere lo Yucatan e il Messico corrisponderebbe ai Balcani. Oppure si potrebbero immaginare civiltà completamente parallele a quelle europee: e se una colonia atlantidea sopravvive nel Bajou?

Però l'Atlantide americana affascina, quindi ho cercato altre collocazioni possibili. Forse il fiume Hudson, presso l'odierna New York. O forse, come immaginavo in una vecchia ucronia denominata, mi pare, Altri Egitti, nel bacino del San Lorenzo, fra Quebec e Nuovo Brunswick. Qui ci sono grandi foreste di piante adatte alla costruzione di imbarcazioni, e soprattutto la navigazione verso oriente è resa meno dura dalla minore ampiezza dell'oceano e dal maggior numero di scali. Atlantide avrebbe potuto essere una civiltà marinaresca collocata fra la Nuova Scozia e l'Isola del Principe Edoardo, andata incontro all'affondamento nell'oceano ed alla distruzione. Gli Irochesi sarebbero tutto ciò che ne resta. L'ipotesi linguistica del gruppo na-dene-caucasico ne uscirebbe forse rafforzata, in qualche maniera.

Per quanto riguarda lo sviluppo dell'Australia: è da parecchio tempo che cercavo una buona ucronia sui Tocari! La tua proposta mi piace, ma non credo abbia molto a che fare con l'Atlantide. Immagino una situazione simile: Tocari stanziati nella valle del Fiume Giallo, xiongnu indoeropeizzati, Kushan in Afghanistan e Tibet. Regno Sino-Qiang (tibetano) nel bacino del Fiume delle Perle e regno Sino-Birmano lungo il Mekong ed in Indocina. I Vietnamiti fondano un impero marinaresco che comprende la penisola malese, Sumatra, Giava e forse Bali. A stanziarsi in Australia potrebbero essere gli Khmer, che vi porterebbero le loro tecniche di costruzione e la loro struttura sociale. i contatti con i Vietnamiti potrebbero fare il resto, portando l'australia (almeno la sua costa settentrionale) nell'alveo di una civiltà sino-indonesiana.

La tempistica di questo sviluppo sarebbe però decisamente troppo tarda per dare origine al mito di atlantide. Infatti tutto il processo dovrebbe cominciare al più tardi nel secondo secolo prima di Cristo, al più presto in epoca Zhou, magari alla fine della dinastia degli Zhou Orientali: i popoli nomadi che saccheggiano Zongzhou sono i nostri Tocari, che danno inizio ad un'invasione in grande stile ed ad un'era di profondi mutamenti in Cina. Niente Primavere e Autunni, quindi niente Confucio, e niente Stati Combattenti...

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C'è poi il fondamentale contributo di Bhrg'hros:

Intervengo nell'interessante discussione e mi permetto di segnalare un piccolo dettaglio su cui Platone ha dimostrabilmente detto il vero, anche se può trattarsi di un elemento introdotto da lui (o da qualcuno prima di lui) indebitamente nella narrazione su Atlantide: in Crizia 114b scrive che la regione di Cadice (in greco *Gadeiriko khorā*) prende nome da un luogo di Atlantide detto in greco “*Eúmēlos*”, in lingua locale “*Gádeiros*” (in greco i due nomi sono riportati in caso accusativo, “*Eúmēlon*” e “*Gádeiron *”, ma dal contesto sono da riferire grammaticalmente a “*tópos*” (“luogo”), che è maschile, quindi il nominativo dovrebbe essere “*Eúmēlos*” e “* Gádeiros*”). Normalmente, “*eúmēlon*” significa “dai buoni armenti” (composto di “*eús*” “buono” e di “*melon*” “pecora, capra”), ma poiché “* melon*” è anche il lessema che significa “frutto a scorza tenera (pomo, mela)”, l’omofono composto “*eúmēlos*” significa “dai buoni frutti a scorza tenera”; in irlandese, una delle tre parole di suono “*íar*” (dal celtico * *eiro-*) significa “prugnola” (in origine “scuro”, dall’indoeuropeo **h1epi-ro- *“posteriore”, “occidentale”), mentre la forma scozzese *Gàidheal *(< celtico **Gâdelo-s*) del nome dei Gaeli deriva da una base **gâdo-s *identica all’aggettivo germanico **gōda-z *“buono” (entrambi dall’indoeuropeo **ghōdh-o-s *“relativo all’unione” ← √**ghedh- *“unire”), per cui il composto celtico **Gâd[o]-eiro-s *(regolarmente realizzato come **Gâdeiro-s*) viene a significare “dalle buone prugnole”, di cui oserei affermare che il greco “*eúmēlos*” rappresenti un’adeguata traduzione (“dai buoni frutti a scorza tenera”).

Tutto ciò implica semplicemente che Platone aveva correttamente notizia del significato etimologico del nome di Cadice, che riteneva Cadice parte di Atlantide, che dunque con “Colonne d’Ercole” si riferiva a quelle di Gibilterra e che identificava la lingua di Atlantide con quella in cui è stato coniato il nome di Cadice, quindi il celtico. Poiché, grazie a Erodoto, gli Ateniesi della fine del V. e degli inizî del IV. sec. a.C. avevano precisa notizia dei Celti, dobbiamo concludere che il racconto platonico presuppone l’identificazione degli Atlantidei (o Atlantici) con un popolo di lingua celtica antica, anche se Platone poteva non rendersi conto che la lingua - da lui ritenuta di Atlantide – in cui “*Gádeiros*” voleva dire “dai buoni frutti a scorza tenera” coincidesse con la lingua dei Celti.

Fin qui le conclusioni incontrovertibili. Per quanto riguarda invece le ipotesi su Atlantide, tenuto conto che i principali ostacoli a ogni tentativo di valorizzazione storica del racconto derivano dall’assenza (per quanto risulta sinora) di indizî in àmbito egittologico e considerato d’altronde che in una narrazione trasmessa oralmente fino al V. sec. a.C. e riferita a 9000 anni prima deve essere confluito il ricordo di tutti i “diluvî” avvenuti nel frattempo nelle regioni considerate (tre innalzamenti rapidi del livello dei mari in conseguenza della deglaciazione: 13.000-12.000, 10.000-9000 e 6000-5000 a.C., quest’ultimo - per la cronaca - comprendente la trasgressione del Mediterraneo nel Mar Nero e la conseguente inondazione del Golfo di Odessa tra il Delta del Danubio e la Crimea, mentre i precedenti avevano interessato la sommersione del Mare del Nord e delle pianure al largo della Bretagna nonché le alterne vicende di apertura e chiusura del collegamento oceanico col Mar Baltico), l’interpretazione massimamente conservatrice del testo deve collocare i dominî di Atlantide nel bacino dell’Atlantico (in quanto a Ovest dello stretto di Gibilterra) o dei mari connessi (qualsiasi territorio raggiungibile solo attraverso lo Stretto di Gibilterra si trovava per definizione, secondo la terminologia nautica antica “fuori” dallo Stretto; qualsiasi costa, anche se continentale, purché raggiungibile principalmente per mare con un tratto di navigazione in mare aperto – come necessario nel tragitto dalla Galizia alla Bretagna – sarebbe stata definita “isola”) intorno al 9500 a.C., quindi in pieno periodo di innalzamento accelerato del livello dei mari (10.000-9000 a.C.).

Poiché:

1) i risultati delle nuove metodologie di genetica storica delle popolazioni (dal 2001) dimostrano che il 68% degli attuali Europei in generale discende da popolazioni già stanziate nelle proprie Sedi storiche prima del 12.000 a.C. e che tale percentuale risulta massimamente innalzata proprio nel caso di tutte le regioni atlantiche europee (N.B. gli unici che non risultano in continuità genetica neppure con l’epoca preromana sono i Baschi – almeno a Sud dei Pirenei),

2) mentre la motivazione etimologica dei vocaboli caratteristici delle singole lingue indoeuropee risale, nello strato databile più antico, alle tecniche paleolitiche di fabbricazione degli utensili

3) e la toponomastica preromana, dove dà indicazioni cronologiche (per esempio nelle regioni a Nord del Po), prova che l’evoluzione dall’indoeuropeo alle lingue storiche (preromane), nella fattispecie soprattutto celtiche, è avvenuta sul posto (dal momento che i toponimi preromani risultano coniati in fase indoeuropea e hanno partecipato – ovviamente in loco – a tutte le evoluzioni storico-fonetiche dall’indoeuropeo al celtico),

da quanto esposto consegue che le popolazioni che abitavano lungo le coste atlantiche europee alla fine del Paleolitico sono gli antenati di quelle storiche (nonché delle popolazioni della civiltà megalitica) e parlavano varietà indoeuropee già lessicalmente differenziate, da cui sarebbero derivate le lingue celtiche, ossia erano gli antenati indoeuropei dei Celti (si noti che l’estensione del dominio atlantico fino ai Tirreni è vero in quanto i Paleoliguri, anch’essi insediati in loco dall’epoca indoeuropea, erano di lingua celtica – a seconda delle zone arcaica o in senso pieno – mentre l’estensione alla Libia si accorda con le tracce indoeuropee – occidentali quando specificabili – in Africa settentrionale).

Merita di essere ricordato che in epoca predinastica è verosimile che una lingua indoeuropea fosse compresa nel repertorio delle popolazioni del Basso Egitto (ciò che sarebbe in accordo con la diffusione di toponomastica indoeuropea preistorica nelle regioni vicine).

Da sottolineare che, per quanto riguarda il corrispettivo preistorico reale nell’epoca in cui viene ambientata la storia di Atlantide, non si tratterebbe comunque di tutti gli Indoeuropei (territorialmente ben più estesi, fin all’India già da prima dell’ultimo innalzamento rapido dei mari) né tantomeno degli Indoeuropei primitivi; lo scontro tra Atlantide e Atene sarebbe solo un episodio tra tante vicende di ‘geopolitica’ preistorica, avvenute – come in qualsiasi epoca – senza riguardo alle parentele linguistiche e genealogiche.

Possiamo quindi precisare il dibattito storico-filologico sull’Atlantide di Platone entro le seguenti interpretazioni: (minima) Platone ha scritto un racconto di ambientazione europea occidentale atlantica e vi ha inserito una corretta notazione etimologica di toponomastica celtica (di cui può aver avuto notizia da proprî contemporanei); (massima) a Platone è giunta notizia degli Indoeuropei atlantici antenati dei Celti (nonché dei Megalitici); l’etimologia del nome di Cadice citerebbe in tal caso il nome nella forma fonica che aveva ormai assunto all’epoca di Platone nonché di Solone (**gâdeiro-s*) rispetto a quella indoeuropea di 9000 (ma anche 2500) anni prima, **ghōdh-o-h1epi-ro-s*, etimologicamente “posteriore / occidentale relativo all’unione”, in semantica lessicalizzata “che ha buone prugnole”.

L’interpretazione minima assicura che almeno un particolare non inventato esiste nel mito di Atlantide; l’interpretazione massima è in ogni caso a sua volta la più economica tra le tante altre ipotesi di lettura realistica del racconto platonico, perché non fa postulati ad hoc e riconduce il testo (per quello che dice apertamente) a un complesso di ricostruzioni preistoriche indipendentemente fondate e provate.

Inserisco anche (molto schematicamente) la visione cui aderisco:

- dato che il nome non è attestato prima di Platone, se non è un'invenzione si tratta di tradizione orale; nelle tradizioni orali è documentabile la tendenza a fondere più eventi del passato e ad appiattirli su un unico orizzonte cronologico, quindi è verosimile che nel mito platonico (dove non è addirittura un retaggio primigenio) siano confluite tradizioni di epoche e luoghi diversi;

- lo strato più antico (la tradizione del Diluvio) può risalire alle tre fasi di innalzamento (tardopaleolitico e mesolitico) del livello degli Oceani (nel nostro caso l'Atlantico) e del Mediterraneo nel disgelo dopo l'Ultimo Massimo Glaciale (a questo si riferirebbero le dimensioni del continente sommerso), vissute da popolazioni rivierasche quasi totalmente di lingua e indoeuropea preistorica e dimostrabilmente legate da un comune contatto culturale reciproco fino a epoca calcolitica;

- le caratteristiche geografiche complessive di Atlantide come Continente raggrupperebbero le conoscenze accumulate e consolidatesi in Grecia (dall'epoca della comunione linguistica indoeuropea in poi) sull'Europa atlantica e settentrionale;

- la descrizione, più concreta, dell'isola con la capitale proverrebbe dal settore atlantico della Penisola Iberica meridionale;

- la pianta del terreno su cui sorgeva la città sembra invece da ritrovare nel Sud del Mar Bianco;

- al medio Neolitico risalirebbe l'aspetto catastrofico dell'inondazione di vaste distese di terra, in particolare all'apertura del Mar Nero;

- l'estensione della civiltà atlantidea in Occidente (fino alla Tirrenia) corrisponderebbe al Megalitico tardoindoeuropeo e italo-celtico;

- la guerra contro Atene sarebbe da iscrivere al cosiddetto Medioevo Ellenico e al parziale fondo storico della Migrazione Dorica;

- la registrazione degli eventi da parte egiziana sarebbe connessa ai Popoli del Mare;

- la fulmineità dell'alluvione rifletterebbe varî episodî - più recenti - di onde anomale, dalla Sardegna all'Egeo;

- la trasmissione orale sarebbe garantita dallo status 'protobrahmanico' di origine indoeuropea preistorica delle figure semileggendarie o reali di Sapienti e Poeti arcaici (Orfeo, lo stesso Solone, Pitagora, Eraclito, Pindaro, Empedocle, fino a Democrito e alle famiglie di Crizia e Platone).

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Iacopo Maffi dice la sua:

Secondo me il punto è leggermente più complicato:
Platone faceva riferimento ad una tradizione orale, ma la presentava come una tradizione orale non greca, ma egizia. Il contenuto dell'ipotetica tradizione orale in questione riguarda da vicino la storia greca. Mi sembra improbabile che in una data area culturale si sia formata e perpetrata una tradizione orale riguardante lo scontro tra altre due, diverse, aree culturali. Forse ci sono degli esempi di ciò, ma sarebbe comunque strano e notevole. Anche l'uso del termine greco "Atlantide" testimonia un pesante intervento redazionale.
La materia è resa ancora più complessa dal fatto che l'archeologia ci propone almeno mezza dozzina di possibili collocazioni geografiche della vicenda, ciascuna calzante per un singolo aspetto (collocazione oltre le Colonne = Tartesso; talassocrazia sul Mediterraneo Orientale = Popoli del Mare; inabissamento = Mar Nero; e così via). Non solo: il mito di Atlantide si attaglia alla perfezione al messaggio pedagogico e alla filosofia di Platone. Atlantide è tanto remota quanto l'iperuranio, Atlantide è reale ma sconosciuta, la tradizione orale trasmette verità non scrivibili e così via.
Dunque il mito di Atlantide di Platone è letteratura, non storiografia. In particolare è quel tipo di letteratura che parte dalla storiografia per costruire una narrazione non vera ma verosimile sui fatti storici. Cioè, ucronia, a suo modo.
Ma sostenere che, a causa del genere letterario al quale Crizia e Timeo appartengono, Atlantide non è esistita in qualche forma, sarebbe come dire che il nostro sito prova la non esistenza di Napoleone.
Il problema è che di Atlantidi ce ne sono state fin troppe: fin troppe civiltà d'Europa sono scomparse senza lasciare monumenti megalitici a testimoniarne lo sviluppo, e le città sommerse dal mare sono state cancellate in maniera ancora più completa.

Dunque ecco il mio schema:

Il Mito si riferisce a a qualcosa accaduto ai (proto)Greci -> Eruzioni Egee, Inondazione del Mar Nero
Atlantide era una città -> Tartesso Storica
Gadeiros -> Tartesso Storica e Tartesso Neolitica
Il suo impero era grande come l'Asia e la Libia -> Tartesso (Iberia e Atlante)
Le navi di Atlantide dominavano il Mediterraneo -> Popoli del Mare
Città florida per commerci -> Tartesso (Rotta dell'Ambra) e Mar Nero (rotte commerciali "variaghe")
Atlantide aveva reso sua vassalla Atene -> Dori
Il Mito fu conservato in Egitto -> Prosciugamento del Nilo Giallo, del Chad e del Mare Libico
Atlantide fu sommersa dalle acque -> Mar Nero, forse Tartesso Neolitica
Atlantide era amata da Poseidone -> Mar Nero (dio cavallo e dio dei mari), Popoli del Mare e Tartesso

Come si vede non c'è nessun motivo per cui eventi così disparati dovrebbero essere uniti in un'unica narrazione: in questo si può vedere, secondo me, la mano dell'autore.

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Restituiamo la parola a Bhrg'hros:

Aggiungo tre punti relativamente più di dettaglio, anche se in sé macroscopici:

1) manterrei un addentellato 'evemeristico' anche per la datazione al X. millennio a.C., per i tre motivi che a) i tre innalzamenti rapidi del livello dei mari (15.000-14.000, 12.000-11.000, 8000.7000 anni fa, quest'ultimo con inclusione della la catastrofe del Mar Nero nel 5600 a.C.) devono aver lasciatoun ricordo nella assai generalizzata tradizione del Diluvio, b) in tutte e tre le epoche era possibile la memoria di fatti anteriori di millenni, come dimostrato dalla cronologia delle eruzioni registrate a Çatalhöyük da 11.000 a 8000 anni fa, c) queste tradizioni come minimo mesolitiche si possono veramente conservare oralmente, come dimostrato dal clamoroso caso recentemente scoperto del ricordo de Lago di Sondalo (9000 anni fa!);

2) Gadira/o, nel racconto platonico è all'estremità di Atlantide, quindi Platone la cita come toponimo in lingua atlantidea (dunque, per far andare d'accordo significante e significato, celtica, che prima del II. millennio a.C. significa indoeuropeo preistorico [d'Occidente]), ma di per sé pone la capitale più lontana dalle Colonne d'Ercole (che certo si riferiscono verosimilmente anche alla Sicilia e al Bosforo, ma nel caso di Gadira devono essere a Calpe/Gibilterra): questo farebbe apparire l'ucronia platonica come un'ambientazione celtica e di conseguenza (almeno) anche iperborea (che ovviamente non esclude altro, anzi di fatto sia con la nozione di Celtosciti sia con quella stessa di Iperborei recupera anche le localizzazioni nordpontiche);

3) se Iperborei implica una interposta catena montuosa (tradizionalmente i Rifei) si potrebbe recuperare anche l'origine del nome "Atlantide" (e Atlante) come (monti) "che bucano" (il cielo) e, se così fosse, da un lato richiederebbe una lunga memoria etimologica (perché non ricavabile dalla pura analisi della lingua contemporanea di allora) e dall'altro implica una trafila non interamente greca alla quota cronologica del tardo secondo millennio a.C. (altrimenti suonerebbe †Atlat[id]e, come fra l'altro ogni tanto erroneamente scrivo...).

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Interloquisce Pedro Felipe:

Cosa c'entra il lago di Sonfalo?

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E Bhrg'hros non si fa pregare:

9000 anni fa, per una frana che ha modificato l'alveo dell'Adda, si è formato un lago a Sondalo (Alta Valtellina), durato un paio di millenni (la datazione geologica della frana e della durata del lago è del 2002: Luca Dei Cas, «Quando a Sondalo c'era il lago», Bollettino Storico Alta Valtellina 5 / 2002, pp. 275-286).

Il bello è che a Sondalo esiste (o esisteva fino alla prima Età moderna) una tradizione orale che descriveva precisamente la formazione del lago con tanto di indicazione esatta del monte da cui si è originata la frana, solo che la collocava nell'Alto Medioevo (mentre dal Neolitico in poi non si sono più formati laghi, questo è escluso dalla stratigrafia del terreno).

Conclusione inevitabile: il ricordo della frana è stato tramandato oralmente per 9000 anni. Se si aggiunge che tutta la toponomastica della Valtellina risale, proprio sul posto, all'indoeuropeo preistorico anteriore alla frammentazione della protolingua (quindi come minimo minimo prima del quarto millennio avanti Cristo) e si tiene conto che non risultano ripopolamenti della Valle dopo il primo (immediatamente postglaciale, 14000 anni fa) tutto coincide:

1) i primi abitanti (14000 anni fa) erano Indoeuropei
2) hanno dato il nome ai luoghi
3) i loro discendenti diretti sono gli attuali Valtellinesi
4) si sono tramandati vicende vecchie di 9000 anni, come la storia del lago

e questo vale non solo per la Valtellina, ma - per ragioni toponomastiche - per tutta l'area celtica antica, dalla Cisalpina all'Irlanda.

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A questo punto Iacopo riprende il filo del discorso:

L'intervento su Crizia 114b nella discussione su Atlantide è affascinante. Ma credo che sia un po' forzato il legame fra il nome Gadeira e le popolazioni celtiche: innanzitutto perchè di celti, in quella regione della penisola iberica, se ne sono visti pochi o punti, in secondo luogo perchè il nome di Cadice si spiega bene con il radicale trilittero siriaco g-d-r (qualcosa del tipo "area circondata da un fosso o da un recinto", "luogo identificato da confini"). Cadice è una città di fondazione fenicia, nata qualche centinaio di anni prima dell'arrivo dei Celti in Iberia.

Navigando da Cadice verso sud si incontra, dove l'Atlante cede il posto al deserto, un'altra città dal nome simile: Agadir. Gli Atlantidei delle Canarie probabilmente avrebbero usato la radice g-d-r per indicare i porti-fortezza sulla loro rotta verso il cuore del Mediterraneo. In effetti però non so spiegare come sia possibile che l'etimo proposto da Bhrg'hros risulti corretto, e mi guardo bene dal tentare di dare spiegazioni. Mi permetto solo di intervenire sulla prima delle ipotesi che lo porta a sostenere che "le popolazioni che abitavano lungo le coste atlantiche europee alla fine del Paleolitico sono gli antenati di quelle storiche (nonché delle popolazioni della civiltà megalitica) e parlavano varietà indoeuropee già lessicalmente differenziate, da cui sarebbero derivate le lingue celtiche": il fatto che la maggioranza degli europei attuali condivida il patrimonio genetico degli abitanti dell'Europa preistorica, non significa che ne condivida anche la lingua. Storicamente possiamo osservare che nel caso di un'invasione da parte di popoli piuttosto aggressivi e che godano di qualche tipo di prestigio, la lingua locale viene sostituita da quella dei nuovi arrivati. Ad esempio, pensiamo a come tutte le lingue locali del Medio Oriente e dell'Africa del Nord siano pressoché sparite all'arrivo degli Arabi nel settimo secolo. Una generazione prima l'Aramaico era compreso da Alessandretta a Bikander, una generazione dopo era in pratica una lingua morta, e tutto questo ovviamente senza cambiare la genetica delle popolazioni locali.

Molto interessante invece la nota sugli innalzamenti del livello del mare, che forse permetterebbero di inserire un'ucronia atlantidea in un orizzonte più vasto.

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Subito gli ribatte il ferratissimo Bhrg'hros:

È una critica abbastanza radicale: se togliamo sia l’etimologia celtica di Cadice sia la ricostruzione linguistica dell’Europa atlantica mesolitica come indoeuropea, cadono entrambe le interpretazioni di Platone, minima e massima (la sua spiegazione del nome di Cadice si ridurrebbe tutt’al più al fatto di riferire una deformante reinterpretazione di un toponimo fenicio da parte di Celti da pochissimo giunti sul luogo e in ogni caso per l’epoca a cui viene ascritta Atlantide non andrebbe postulata la presenza di Indoeuropei).

I punti di discussione si possono riassumere in quattro questioni:

1. Quali erano le lingue locali della Betica preclassica?
2. Il nome di Cadice è fenicio o celtico?
3. Quando avviene una sostituzione di lingua?
4. Nella preistoria dell’Europa occidentale sono avvenute sostituzioni di lingua?

1. Lingue locali della Betica preclassica. Sul Golfo di Tartesso era sicuramente parlata la lingua tartessia, che le più recenti ricerche (soprattutto Francisco Villar [Liébana], Indoeuropeos y no indoeuropeos en la Hispania Prerromana. Las poblaciones y las lenguas prerromanas de Andalucía, Cataluña y Aragón según la información que nos proporciona la toponimia (Acta Salmanticensia. Estudios filológicos · 277), Salamanca, Ediciones Universidad de Salamanca (© Ediciones Universidad de Salamanca y Francisco Villar [Obra realizada dentro del marco del proyecto de investigación de la DGICYT, PB-97-1333, concedido a su autor]), 2000 [487 p.], ISBN 84-7800-968-X) permettono di riconoscere come indoeuropea (“meridional-ibero-pirenaico”, con maggiori connessioni col baltico e l’italico). La presenza di lingue non indoeuropee viene normalmente fondata sui toponimi in -ipă, che lo stesso Villar ritiene non indoeuropei per ragioni areali; tuttavia, il suffissoide si può tranquillamente spiegare come indoeuropeo *ipā ‘città’ < *hip-áh > “(luogo) scosceso” (con motivazione facilmente comprensibile, dalla radice √*heip-, come il greco <aipys> “ripido“, da indoeuropeo *h(e)ip-ú-s) e quindi ricondurre, con notevole economia epistemologica, al medesimo strato meridional-ibero-pirenaico (in ogni caso non al celtico, data la conservazione del fonema indoeuropeo */p/, che in celtico subisce altri trattamenti). Anche le altre serie toponimiche ritenute non indoeuropee da Villar hanno facili etimologie indoeuropee: -uba, -ula, -ur- da indoeuropeo *ubh-áh “*sinecismo” (← √*webh- “intrecciare”), *ul-áh “*fortificazione”, cfr. *wol-go-s (donde il latino uulgus) ← 3√*wel- “racchiudere”), *ur- “*fortificazione” (← 5√*wer- “chiudere”); in questi casi la fonetica storica sarebbe compatibile anche col celtico, così come per le etimologie indoeuropee dei nomi dei due principali fiumi della zona, il Baetis (Guadalquivir) e il Bestlus (Guadalete, il fiume che sfocia nella baia di Cadice).

L’attestazione più vicina di Celti è a poco meno di 200 km a Nord di Cadice ed è costituita dalla popolazione dei Celtici, nel cui territorio è documentata la tipica toponomastica celtica di composti con secondo elemento -brigā “montagna”. Molto più vicino, nel raggio di 25 km da Cadice, si trovano i toponimi Ebora e Segontia, integralmente e tipicamente celtici: in teoria, poiché non presentano caratteristiche formali esclusivamente celtiche, non si può escludere che anche il tartessio (meridional-ibero-pirenaico) li usasse e quindi da soli non bastano a dimostrare con assoluta necessità la presenza di Celti.

Tipicamente celtica è invece l’evoluzione fonetica presupposta da una quinta serie toponimica ritenuta non indoeuropea da Villar, -tucci-, da indoeuropeo *tuk-ní-(h) “*popolazione” (cfr. misio Τευκρο < *teuk-ró-hes ← √*teuk- “gonfiarsi” o “discendenza, seme, nocciolo”). Due fenomeni celtici, l’anafonesi di /o/ in /u/ davanti a nasale (come in britannico) e il dileguo di /i/ intervocalico (come in leponzio), si possono riconoscere anche nel nome dei Coniī / Cuneī / Κονεοι (Cuneī è la forma prevalente negli autori latini, insieme a Cynetes; <Κνιοι> in Polibio ha <ο> come resa grafica di /u/, usuale nelle trascrizioni greche classiche ed ellenistiche di nomi traci, persiani e latini, ma <Conistorgis> /Conistorgis/, capitale dei Coniī, è attestata da Sallustio e certifica /o/), abitanti antichi dell’attuale Algarve (Portogallo) e quindi vicini occidentali dei Tartessii: *kuneo- < *koneio- < *konH-ei-o-, tema in -i- (al grado normale + -o- aggettivale) e formazione secondaria aggettivale come *konH-i-yo- (tema debole in -i- + -yo- aggettivale), entrambi col significato di “relativo a *konH-i-” (← 3√*kenH- “scaturire”).

A poco meno di 100 km da Cadice, l’antico nome di Siviglia, Hispal(is), può ricevere due etimologie indoeuropee, a seconda che sia connesso con Hispani o con Hispellum (Spello). Quest’ultimo confronto implica tuttavia una fonetica storica italica non compatibile con quella del meridional-ibero-pirenaico, mentre il primo confronto, fra l’altro molto più facile geograficamente, richiede perentoriamente una serie di sviluppi peculiari del celtico: Hispānī < *Pik’sk-wah-no-hes, masch. plur. (*-hes) degli abitanti (suffisso secondario *-no-) di un’ipotetica località *Pik’sk-wah, collettivo in *-ah di *Pik’sk-wo-, formato col suffisso di participio passato passivo non agentivo *-wo- dalla stessa base di *pik’-sk-i-s “variopinto” (> “trota” > “pesce”), quindi *Pik’sk-wah = “insieme di realtà naturali variopinte” localmente perspicue (toponimo descrittivo), a meno che *Pik’sk-wah-no-h₁es non significhi “Tatuati” < “variopinti” (Hispānī mostra una fonetica storica celtica centrale = “gallobritannica”, mentre l’italoromanzo pisquano – la cui usuale derivazione dall’inglese pipsqueak “persona insignificante” ha molto minore correttezza formale – conserverebbe la forma più antica dell’etnonimo).

In base a quanto precede, si deve concludere che le lingue preromane della Betica fossero due, il tartessio (meridional-ibero-pirenaico) e una varietà di ispanoceltico; non ci sono criterî per stabilire se una delle due fosse antecedente all’altra, anzi la distribuzione areale suggerisce piuttosto che fossero compresenti e che i Celti prevalessero a Occidente e Settentrione, i Meridional-Ibero-Pirenaici a Oriente e Meridione.

2. Nome di Cadice. L’etimologia fenicia è perfettamente corretta: da un antecedente protosemitico *Gadiru (su una radice GDR “costruire un muro” ricostruibile da tutti i gruppi semitici e connessa genealogicamente al berbero agadir “forte“) si hanno i due continuanti più vicini al toponimo, l’ebraico (verosimilmente anche fenicio) gâdēr “mur(ett)o di pietre” e l’aramaico (talmudico) gādērā “recinto”.

D’altra parte, anche l’etimologia celtica è perfettamente corretta: il protoceltico *eiro- (dall’indoeuropeo *h1epi-ro- “posteriore”, “occidentale”) è l’antecedente dell’irlandese íar “prugnola” (in origine “scuro”) e il protoceltico *gādo-s (dall’indoeuropeo *ghōdh-o-s “relativo all’unione” ← √*ghedh- “unire”; l’indoeuropeo *ghōdh-o-s è direttamente continuato dal germanico *gōda-z “buono” > inglese good, tedesco gut) è incorporato in *Gādelo-s, antecedente della forma scozzese Gàidheal del nome dei Gaeli, quindi anche il corrispondente composto celtico *Gād[o]-eiro-s “che ha buone prugnole” (dall’indoeuropeo *ghōdh-o-h1epi-ro-s “posteriore / occidentale relativo all’unione”) > *Gādeiro-s > *Gādēro-s non richiede postulati aggiuntivi.
Possiamo valutare comparativamente le due etimologie? Dal punto di vista formale si equivalgono, perché sono entrambe corrette. Anche dal punto di vista storico si equivalgono, perché nell’area sono attestate, all’epoca di Platone, entrambe le lingue. La maggiore antichità dell’una o dell’altra lingua non è rilevante per giudicare l’etimologia (mentre è invece rilevante per le ripercussioni sulla questione di Atlantide, v. sotto), perché la priorità cronologica non implica vantaggi, se entrambe le lingue sono attestabili all’epoca della prima documentazione del toponimo: il fatto che la città sia di fondazione fenicia non impedisce che il nome del luogo preesistesse (come nel caso delle città coloniali che conservano il nome precoloniale del terreno su cui sono state fondate, ad esempio Singapore) e, simmetricamente, anche nell’ipotesi di una maggiore antichità dei Celti (in quanto Indoeuropei locali) nella regione (tale è l’ipotesi per cui continuo a propendere), la questione specifica dell’etimologia di Cadice resterebbe impregiudicata, non solo perché i Fenici potrebbero aver dato il nome ex nouō, ma anche perché potrebbero aver tradotto un preesistente toponimo, per esempio, in celtico, *Arto-rāte “muro di pietre”, che quindi non avrebbe avuto niente a che fare – formalmente – con Gádeiros.
Fin qui dunque la questione resta aperta. L’esistenza di due alternative equipollenti impedisce di considerarne falsa una (qualsiasi) delle due (a motivo dell’esistenza di un’altra alternativa): ho usato quella celtica perché appunto spiegherebbe il testo platonico, ma certo non posso escludere a motivo di Platone l’etimologia fenicia, perché la notizia platonica potrebbe riflettere una semplice reinterpretazione celtica e non il nome originario (che fosse anche il nome atlantideo o no) e, reciprocamente, l’esistenza dell’etimologia fenicia non basta da sola a far scartare quella celtica, perché nessuna delle due è più probabile.

Solo una considerazione, tuttavia, può segnare eventualmente un leggere vantaggio – anche se certo non decisivo – per l’opzione celtica: la variante assunta in latino, Gādēs, e l’etnico Gāditānus implicano l’esistenza di una forma *gādi- o gāde- (il plurale Gādēs è ambiguo e il suffisso -itānus cancella qualsiasi vocale finale del tema cui si applica), che sarebbe estraibile con piena regolarità morfologica, in quanto tema autonomo *gādo- / gāde- (quest’ultimo in *Gādelo-s), dal composto *Gād[o]-eiro-s, mentre meno giustificata sarebbe una riduzione della parola semitica mediante cancellazione della terza consonante radicale (la radice è GDR, con le tre consonanti già presenti a livello camito-semitico, come dimostrato dal berbero agadir, anch’esso con tutte e tre le radicali). Con ciò non intendo scartare l’etimologia fenicia; semplicemente suggerisco che questa, da sola, spiega meno di quella celtica il complesso della documentazione e quindi tendo a pensare che siano stati i Fenici a reinterpretare semiticamente come gâdēr “mur(ett)o di pietre” il celtico *Gādēro-s (regolarmente da *Gādeiro-s) “che ha buone prugnole” e non viceversa, ma per ammettere ciò bisogna affrontare la questione della priorità cronologica dei Celti sui Fenici in Betica (v. sotto).

3. Sostituzione di lingua. Su questo punto c’è in realtà accordo. Desidero solo aggiungere che la sociolinguistica storica permette di precisare il «qualche tipo di prestigio» di cui devono godere i «popoli piuttosto aggressivi» dopo la cui invasione «la lingua locale viene sostituita da quella dei nuovi arrivati»: si tratta delle conversioni religiose, unici contesti in cui avviene – nelle società semiurbane premoderne – la sostituzione di lingua in continuità genetica di popolazione (il punto cruciale è che per avere sostituzione di lingua le madri devono diventare bilingui e usare la nuova varietà coi figli, altrimenti non si ha mai sostituzione; perché ciò avvenga è indispensabile che la lingua precedente sia stigmatizzata come caratteristica pagana, infedele). Così è accaduto col latino e il greco (copto e aramaico erano già locali) nei Patriarcati di Roma e Costantinopoli con la conversione dal sincretismo imperiale al Cristianesimo, col gaelico e il britannico nelle Isole Britanniche, con i dialetti anglosassoni e le lingue regionali tedesche e scandinave dopo le missioni altomedioevali, col ceco e il serbocroato dopo Costantino Cirillo e Metodio, col bulgaro dopo lo spostamento della missione verso la Bulgaria, col russo dopo la conversione dei Variaghi, col polacco dopo l’estensione della missione romano-germanica alla Polonia, nel frattempo con l’arabo dove l’islamizzazione è stata operata dal Califfato ’Umayyade e col turco dove è stata il portato dei Selgiuchidi ecc. ecc.

N.B. Non in tutte le conversioni religiose avviene una sostituzione di lingua: il caso più famoso è costituito dalla Persia, ma altrettanto vale per l’islamizzazione dell’India e delle regioni più a Oriente. In tutti questi casi si è creata una forma particolare di situazione sociolinguistica, definibile come diacrolettia, per cui la lingua della nuova religione si affianca come lingua alta a una nuova versione della lingua preesistente.

Per quello che invece attiene alla preistoria e protostoria europea, le uniche sostituzioni di lingua immaginabili sono in funzione di eventuali sostituzioni di popolazione (paragonabili al fenomeno delle colonizzazioni greca e fenicia), che tuttavia la genetica tende oggi a ridimensionare drasticamente: dopo il primo popolamento da parte di uomini anatomicamente moderni (al più tardi 36.000 anni fa), si sono avuti solo cinque mutamenti, tutti parziali: un riflusso verso Sud (in particolare nelle grandi Penisole Mediterranee) in concomitanza col Pleniglaciale (18.000 anni fa), un simmetrico ripopolamento dell’Europa centrale e il definitivo popolamento dell’Europa settentrionale nonché delle Alpi dopo il disgelo (15.000-7000 anni fa), il contemporaneo arretramento di fronte alla salita del livello del mare nelle pianure costiere atlantiche e nordpontiche nonché nell’Adriatico, nel Canale di Sicilia, nell’Egeo e sulle coste del Mediterraneo orientale (13.000-12.000, 10.000-9000, 6000-5000 a.C.), l’onda demica di avanzamento degli agricoltori dall’Anatolia alle Isole Britanniche (7000-3500 a.C.) e la sovrapposizione dei pastori-allevatori delle Culture dei Kurgán alle preesistenti Culture Neolitiche in Europa Orientale e Centrale (4200-2100 a.C.).

L'Eurasia nel 18.000 a.C. secondo Bhrg'hros

4. Preistoria linguistica dell’Europa occidentale. Premesso il dato di recente dimostrazione (2001) per cui il 68% degli attuali Europei in generale e una percentuale ancor più alta nel caso di tutte le regioni atlantiche europee discende da popolazioni già stanziate nelle proprie Sedi storiche prima del 12.000 a.C., i due argomenti di carattere linguistico a favore di un’indoeuropeizzazione paleolitica sono:

– la corrispondente datazione del lessico tecnologico già differenziato nelle diverse classi linguistiche indoeuropee (ossia: ogni classe linguistica indoeuropea – Celti, Germani, Latini ecc. – presenta un proprio lessico tecnologico esclusivo, i cui strati più antichi sono databili al Paleolitico, per cui va supposto che esistessero dialetti indoeuropei lessicalmente differenziati già nel Paleolitico; il vocabolario neolitico comune a tutte le lingue indoeuropee va quindi considerato prodotto di diffusione culturale tra comunità linguistiche già differenziate lessicalmente, ma non ancora foneticamente);

– l’esistenza di numerosi toponimi che devono essere stati coniati in quanto toponimi (ossia non semplicemente come nomi comuni, bensì già come denominazioni specifiche di luogo, poiché designano guadi o altri punti relativi a singoli fiumi) in fonetica indoeuropea e hanno poi attraversato tutte le trasformazioni storico-fonetiche dalla fase indoeuropea preistorica a quella della lingua indoeuropea storica locale (celtica nel caso della Transpadana, dove la dimostrazione ha evidenza cristallina).

L’unico modo per evitare la conclusione che gli Indoeuropei erano già diffusi nelle varie Sedi storiche fin dal Paleolitico Superiore richiede di postulare che gli Indoeuropei, benché – come visto – già differenziati lessicalmente in molte tradizioni locali fin dal Paleolitico, fossero comunque compressi in un’area bensì estesa, ma non tanto quanto l’intera Europa, dopodichè si sarebbero diffusi per onda demica nell’Europa balcanica e centro-orientale (7000-5000 a.C.) e, da quest’ultima, si sarebbero sovrapposti ai proprî consimili sempre in Europa Centrale e Sud-Orientale (4200-2100 a.C.), in tempo per giungere ancora con le proprie lingue in fase storico-fonetica preistorica nelle aree (come la Transpadana) dove la toponomastica è dimostrabilmente indoeuropea preistorica; da tutte queste regioni sarebbe partita la conversione religiosa legata alla Cultura dei Campi di Urne (seconda metà del II. millennio a.C.), che avrebbe provocato una sostituzione di lingua (pur in assenza di urbanesimo) in Europa occidentale.

In particolare, dato che postulare l’esistenza di famiglie linguistiche scomparse senza lasciare tracce evidenti è meno economico che ammettere come sicure solo le famiglie linguistiche di cui è rimasta traccia indipendente, “prima” della presunta indoeuropeizzazione del II. millennio a.C. sarebbero state parlate in Europa occidentale lingue genealogicamente apparentate col basco (che, si ricordi, è associabile – in quanto basco-aquitanico – a una popolazione geneticamente individuata solo a Nord dei Pirenei, mentre nell’attuale Paese Basco la popolazione continua un gruppo diverso dagli Aquitani e giunto sul posto nel Neolitico provenendo dall’area a Nord del Caucaso; in altri termini, il basco nelle proprie Sedi attuali è portato di una sostituzione di lingua venuta da Nord dei Pirenei sopra una popolazione che a sua volta era di provenienza esterna – dalla Ciscaucasia – e relativamente recente, in quanto neolitica, mentre in Aquitania la popolazione – e quindi presumibilmente la lingua, che nei primi documenti di epoca antica è aquitanica e dunque genalogicamente basco-aquitanica – è paleolitica). In breve, le numerosissime tradizioni paleolitiche indoeuropee sarebbe state concentrate in un’area più ristretta di quella che risulta fin dalle prime attestazioni documentarie, mentre al contrario la famiglia del basco sarebbe stata diffusa su un’area vastissima, benché ne manchi una documentazione altrettanto ricca. In questo bisogna rilevare un’incoerenza di metodo, poiché senza alcuna motivazione (che non sia un malcelato pregiudizio antiindoeuropeo e bascomane, ovviamente comprensibilissimo nella pubblicistica basca, che come ogni pubblicistica soggiace a miraggi nazionalistici proiettati nella Preistoria, ma ingiustificabile in sede di discussione imparziale) si minimizza ciò che è largamente indiziato e si massimizza ciò che è molto meno indiziato o addirittura, nella maggioranza dei casi, non è indiziabile affatto.

Per la questione di Atlantide e dell’etimologia semitica di Cadice entra in gioco anche la teoria di Vennemann secondo cui, tra il V. e il III. millennio a.C., navigatori di lingua semitica avrebbero colonizzato l’Europa occidentale fino alla Scandinavia, sovrapponendosi ai preesistenti Vasconici. Per valorizzare in cronologia atlantidea l’etimologia semitica di Cadice (altrimenti da ribassare all’epoca della colonizzazione fenicia) come coeva del nome (camitico) di Agadir, bisogna retrodatare al X. millennio ciò che Vennemann pone nel V., ma l’argomentazione linguistica – paradossalmente – non ne risente, poiché in realtà è costituita da etimologie di toponimi e quindi, come nel caso della toponomastica indoeuropea (v. sopra), fornisce indicazioni relative (soprattutto alla fase di lingua interessata), ma non una datazione diretta in cronologia assoluta (anche i toponimi indoeuropei, come visto, possono essere collocati nel Paleolitico oppure al termine del Calcolitico, v. sopra, poiché la fonetica preistorica dell’indoeuropeo è verosimilmente rimasta unitaria fino all’inizio dell’Età del Bronzo).

La valutazione della teoria di Vennemann si deve basare sul confronto tra le etimologie toponimiche basche e semitiche da lui proposte, da un lato, e le etimologie toponimiche indoeuropee relative alle medesime aree, dall’altro. Purtroppo per Vennemann, le sue etimologie sono fornite di una regolarità interna minore rispetto alle etimologie indoeuropee (è anche comprensibile, perché la ricostruzione linguistica indoeuropea esiste da più tempo ed è quindi più raffinata di quella basca; meno comprensibile per quanto riguarda il semitico, che costituisce un’unità linguistica più stretta di quella indoeuropea ed è quindi più facilmente ricostruibile, eppure anche le etimologie toponimiche semitiche di Vennemann presentano più irregolarità di quelle indoeuropee).

Nel caso specifico del nome di Cadice, l’etimologia semitica, a differenza delle etimologie di Vennemann, è altrettanto regolare di quella indoeuropea e celtica (anche se con più difficoltà spiega la variante Gādēs e l’etnico Gāditānus, v. sopra) e, come quest’ultima, non dà indicazioni cronologiche definitive; si può solo osservare che, se riferita ai Fenici, non può essere anteriore alla colonizzazione fenicia, mentre se la si retrodata a un’ipotetica antica presenza semitica deve essere riscritta in forma protosemitica *Gadiru (che avrebbe assunto la veste fonica Gādēr in bocca fenicia, ammesso che il nome *Gadiru giungesse a conoscenza dei Fenici prima che in fenicio fosse terminata la trasformazione fonetica con cui il protosemitico *gadiru è diventato, anche nel lessico ereditario fenicio, gādēr): anche l’etimologia celtica di Cadice non può essere anteriore all’arrivo dei Celti sul posto, ma quest’arrivo, a differenza di quello dei Fenici, non è databile con altrettanta sicurezza a epoca relativamente recente, anzi potrebbe (il che è diversissimo da dire: dovrebbe) risalire – senza che ci siano prove in contrario – a un’indoeuropeizzazione paleolitica.

Visto da un’altra prospettiva: le due etimologie alternative, fenicia e celtica, non creano difficoltà se collocate in epoca recente, mentre per essere retroproiettate al X. millennio a.C. richiedono il conforto di una teoria più ampia, in un caso quella della semiticità atlantica (a sua volta da retrodatare rispetto al V. millennio preso in considerazione da Vennemann), nell’altro caso quella dell’indoeuropeità paleolitica della medesima area atlantica. Ora, come osservato, entrambe le teorie si basano su argomenti toponimici, ma quella della semiticità atlantica e meno regolare e non ha altri indizî, mentre quella dell’indoeuropità paleolitica è più regolare e ha anche l’appoggio della datazione del lessico tecnologico delle diverse classi linguistiche indoeuropee (v. sopra); è vero che non si tratta di una dimostrazione definitiva, ma, come già evidenziato, l’unica teoria alternativa, per non cadere in una manifesta antieconomicità epistemologica (postulare famiglie linguistiche scomparse senza chiare tracce), si dovrebbe basare su un’incoerenza di metodo (il pregiudizio antiindoeuropeo di cui sopra, per cui si minimizza tutto ciò che è indoeuropeo e si massimizza tutto ciò che non lo è).

In conclusione:

> a Cadice e nella regione circostante si parlavano sia fenicio sia celtico all’epoca di Platone; il toponimo può essere nato in una lingua ed essere stato reinterpretato nell’altra o viceversa (in entrambi i casi, a Platone sarebbe arrivata la versione celtica); l’etimo celtico spiega meglio la variante assunta dai Latini;

> alla quota cronologica cui Platone colloca Atlantide non sappiamo quali lingue si parlassero nella zona: la tesi basca ha uno svantaggio metodologico generale e maggiori irregolarità specifiche rispetto a quella indoeuropea; la tesi semitica rappresenta la retrodatazione di una proposta basata su argomenti toponomastici (senza datazioni assolute) a loro volta meno regolari di quelli alternativi indoeuropei; di conseguenza, la tesi indoeuropea, pur non dimostrabile definitivamente, è al momento la migliore disponibile;

> se il mito di Atlantide corrisponde a qualcosa di (prei)storico, allo stato attuale delle conoscenze dobbiamo prendere in considerazione prima di tutto la tesi indoeuropea e comunque non la possiamo escludere senza escludere a maggior ragione anche tutte le altre sinora sostenute;

> interpretare il testo platonico alla luce della preistoria indoeuropea (che è l’impostazione opposta a quanto tendono a fare molti Atlantidologi: interpretare la preistoria alla luce del testo platonico) permette di valorizzare come veridici e quindi autentici più elementi del racconto di quanto sia possibile in qualsiasi altra teoria.

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Iacopo tuttavia non si dà per vinto:

L'unica, debole critica che posso permettermi di fare è alla tua frase « In base a quanto precede, si deve concludere che le lingue preromane della Betica fossero due », anzi, alla sola parola "preromana". Poiché stiamo parlando di epoca atlantidea, "preromana" è troppo vago. Anche "preclassica" non andrebbe bene. D'altra parte lavoriamo con quello che abbiamo, e le informazioni sulle lingue dell'Iberia antica sono utilissime anche per l'ucronia sulla razionalizzazione della Genesi. Ammettendo però che nella Spagna meridionale si parlassero lingue indoeropee pre- e proto- celtiche già in epoca arcaica (diciamo nel secondo millennio) potremmo lavorare su di un'ucronia di questo tipo: il mito di atlantide racconta in realtà di un'ondata di invasori indoeuropei precedente di almeno un millennio (ma quasi di certo molto di più) a quella dei popoli del mare, e l'inabissamento delle terre d'origine degli invasori non fu causato dall'espansione (e conseguente hubris) degli atlantidei, ma ne fu la causa. I sacerdoti egizi avrebbero poi invertito i nessi causali, usando la storia della caduta dell'antica civiltà come una parabola. Queste invasioni si situerebbero in un'epoca antichissima, ed immagino che la lingua indoeuropea parlata sul delta del Nilo derivi appunto da questi invasori.

Riguardo al nome di Cadice, siamo in realtà d'accordo. Storicamente l'etimo dovrebbe essere celtico, e ne porti le prove. Direi che su questo non ho più dubbi. C'è da dire però che nell'ucronia delle isole Canarie ipotizzavo che i fondatori di Cadice e Agadir non fossero i fenici, ma un popolo parlante una lingua afroasiatica (berbera, forse) stanziato appunto alle Canarie. In questa particolare ucronia quindi il mito di Atlantide deriverebbe dall'espansione marinaresca di un popolo forse camitico o forse semitico, e l'interpretazione data da Solone del nome Gadeiros si baserebbe sulla lingua del popolo che abitava la Betica in epoca classica, piuttosto che su quella (perduta) del popolo che aveva fondato la città. (immagino che un fenomeno simile sia avvenuto quando il nome della città di Milano fu interpretato come medio-lanum, cioè semilanuto, in latino, invece che in celtico - gli abitanti di Milano nell'epoca in cui fu proposto questo etimo parlavano latino, in effetti). Tutta questa vicenda sarebbe da collocare nel decimo millennio prima di Cristo e potrebbe coincidere con la colonizzazione ipotizzata da Vennemann, ed essere causata dalla fine dell'era glaciale (che renderebbe disponibili nuovi territori) come anche da un potenziamento delle correnti che avrebbe permesso la navigazione dalla Canarie verso nord, anche con tecniche piuttosto primitive.

Dal punto di vista dell'ucronia celtica invece l'etimo corretto è quello che tu proponi, e Cadice andrebbe quindi identificata con la mitica Atlantide. I suoi fondatori si sarebbero spinti in tutto il Mediterraneo, creando la prima civiltà della storia, salvo poi inabissarsi come da Crizia. I fenici avrebbero poi, solo in seguito,
adattato il nome dello scalo di Gadeiros alla loro pronuncia. Questa espansione indoeuropea sarebbe da collocare fra il settimo e il quinto millennio, in corrispondenza con l'aumento di popolazione dovuto all'espansione agricola.

Le due ipotesi (Atlantide preceltica e Atlantide semito-camitica) sono pensate come alternative, ma in effetti non sono mutuamente esclusive. La variante latina è un argomento troppo debole invece, perchè all'epoca nella quale i romani arrivarono nella Betica c'erano già diversi strati linguistici e non è detto che il nome della città e l'etnonimo derivino dalla lingua più antica.

Infine, in generale, non ho una grande passione per l'ipotesi basca. Semplicemente, stando alle mie conoscenze non potevo parlare di presenza indoeuropea sull'Atlantico prima dell'età del ferro.

Tu scrivi poi « le conversioni religiose, unici contesti in cui avviene – nelle società semiurbane premoderne – la sostituzione di lingua in continuità genetica di popolazione (il punto cruciale è che per avere sostituzione di lingua le madri devono diventare bilingui e usare la nuova varietà coi figli, altrimenti non si ha mai sostituzione; perché ciò avvenga è indispensabile che la lingua precedente sia stigmatizzata come caratteristica pagana, infedele) », cioè vero nelle società semiurbane premoderne. Solo, essendo la nostra un'ucronia su Atlantide, non è detto che la civiltà di cui parliamo abbia queste caratteristiche. Ovviamente, alla fine potremmo optare per un'Atlantide premoderna, neolitica o ancora più remota. Però non mi legherei le mani in questo modo. Per esempio la civiltà di Atlantide potrebbe essere stata schiavista, e potrebbe aver imposto con la forza la propria lingua ai servi autoctoni, nelle sue colonie. (un po' come gli schiavi africani portati nelle piantagioni americane). Il punto cruciale qui è che la continuità genetica non deve necessariamente essere completa. Ad esempio un dieci per cento di popolazione straniera, se agguerrita ed organizzata, può imporre la propria lingua agli asserviti come strumento di controllo. Inoltre la sostituzione linguistica non deve necessariamente essere immediata: basta che ad esserlo sia l'introduzione della nuova lingua. Ad esempio potrebbe verificarsi una situazione come quelle che hai descritto, di diacrolettia, e poi lentamente la lingua primaria potrebbe cadere in disuso. Lo so che è tutto tirato per i capelli, ma vorrei tener libera questa via di sviluppo per l'ucronia.

Quindi, riassumendo, alla luce delle notizie che porti sulla preistoria europea, sono possibili due ucronie atlantico-atlantidee:

1) Atlantide Celtica, con centro nella penisola iberica, sulle coste atlantiche, sviluppatasi fra il VII. e il IV. millennio a.C., espansione mediterranea e nord-pontica dovuta alla concomitanza di un aumento demografico ed all'inabissamento di alcuni tratti di costa atlantica. Gli atlanto-celti avrebbero quindi invaso e popolato gran parte del Mediterraneo, fino in medio oriente ed in Egitto;

2) Atlantide Africana, centrata forse alle Canarie, sviluppatasi fra il X. e il V. millennio a.C. lungo le coste atlantiche dell'africa e poi più a nord, fino alle isole britanniche. In questo caso l'espansione sarebbe dovuta alla desertificazione della madrepatria, come pure ad un grande sviluppo demografico (che non saprei spiegare), ma soprattutto all'acquisizione di tecniche per la navigazione lungo le correnti oceaniche. Questa atlantide avrebbe coinvolto solo marginalmente il mondo mediterraneo, ma la notizia della sua potenza potrebbe essere giunta in Egitto attraverso qualche rotta commerciale.

Infine, mi permetto una considerazione "archeologica". Il metodo linguistico è utile ed affascinate, ma non sopperisce completamente alla mancanza di ritrovamenti archeologici. Purtroppo però noi siamo in grado di ritrovare e studiare solo un certo tipo di reperti: quelli composti di materiali durevoli nel tempo o in qualche modo fissati in un materiale di questo tipo. In effetti, siamo in grado di studiare quasi solo prodotti in pietra e metallo, e solo in seconda battuta strumenti in vetro o osso.

Attraverso la comparazione con le culture neolitiche giunte fino ai giorni nostri però, possiamo notare che il materiale più diffuso a questo livello di sviluppo non è la pietra (ovviamente) ma il legno. La civiltà neolitica quindi potrebbe essere stata molto più sviluppata di quanto non immaginiamo, ed anche la costruzione di navi potrebbe essere stata molto più avanzata di quella delle epoche successive, senza che ce ne rimanga traccia (o con tracce difficilissime da trovare e da interpretare).

Un analogo di questa situazione potrebbe essersi verificato nell'Oceano Pacifico, dove la navigazione, prima dell'arrivo degli europei, doveva avere un raggio molto più lungo di quello che noi immaginiamo. Eventuali migrazioni da un lato all'altro di questo oceano non sarebbero state impossibili, nemmeno lungo le rotte meridionali.

Hai ragione circa il fatto che interpretare il testo platonico alla luce della preistoria indoeuropea permette di valorizzare come veridici e quindi autentici più elementi del racconto di quanto sia possibile in qualsiasi altra teoria: vero, verissimo, bellissimo. mi piace. Ma non dimentichiamo che qui si fa ucronia, e che per l'ucronia la storia non è che carburante.

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Anche Jeck86 ha voluto cimentarsi con l'ucronia di Atlantide:

Nella nostra timeline non è mai esistita una Atlantide in mezzo all'oceano Atlantico e, se mai è esistita, è sprofondata in mare migliaia di anni fa. In questa timeline, invece, è esistita una città di Atlantide in mezzo all'oceano atlantico e non è mai sprofondata.

La città di Atlantide sorge su un atollo vulcanico perfettamente circolare che aveva in origine una superficie di 500 Kmq. Ma l'abilità degli Atlantidei nel costruire aveva dell'incredibile, ed essi erano riusciti a ricavare da quell'isola una struttura complessa. Avevano bonificato la parte interna, poi avevano scavato una serie di fossati circolari concentrici. Dei canali collegavano un fossato all'altro in una specie di labirinto marino. La città di atlantide era una specie di Venezia rotonda.

La città di Atlantide si trova a 38° ovest, 50° nord, 10° a nord delle Azzorre.

Vicino all'isola di atlantide vi sono altre isole. L'isola principale della zona si chiama Tule Atlantidea ed è un'isola con una superficie emersa poco più grande della Corsica.

Questa posizione è plausibile a causa dell'interazione in questa zona di tre placche continentali: l'alto livello di attività vulcanica di questa zona è il risultato dell'interazione delle tre maggiori placche tettoniche: quella americana, quella eurasiatica e quella africana. La zolla americana va gradualmente spingendosi ad ovest, quella eurasiatica verso est e quella africana si spinge verso est e nord. Il risultato di questa divergenza è la spaccatura della crosta con fuoriuscita di lava che crea delle dorsali alte fino a 2000 m in mezzo all'Oceano. Le dorsali non sempre sono interamente sommerse: alcune cime più elevate possono emergere e formare isole vulcaniche. È il caso delle Azzorre, situate lungo l'allineamento della dorsale medio-atlantica, che percorre l'oceano da nord a sud per una lunghezza di 16.000 km e che comprende anche l'Islanda).

La Tule atlantidea, oltre alla superficie emersa, condivide con la Corsica anche la varietà di paesaggi:ha montagne isolate di origine vulcanica e catene montuose,ha pianure ricche di fiumi e persino piccoli deserti.

La seconda isola più grande è la Tule Pitta, che si trova a nordest della tule Atlantidea.

Queste sono le due isole principali, ma attorno ad esse si estende un gran numero di isolette di origine corallina e isole vulcaniche che arrivano fino all'Irlanda, l'Islanda, Cuba e l'Africa (Se avessi posizionato una Atlantide in mezzo all'oceano a grande distanza dai tre continenti più vicini sarebbero impensabili contatti con questi continenti e l'isola non sarebbe stata abitata da esseri umani prima delle esplorazioni marittime e coloniali delle potenze europee dell'età moderna. Quindi ho aggirato l'ostacolo ipotizzando anche l'esistenza di un certo numero,seppur ristretto,di atolli e barriere coralline nelle vicinanze che permettano una colonizzazione umana (percolativa) già in tempi antichi).

Circa 30.000 anni fa,durante una glaciazione, un certo numero di uomini di Neanderthal si sono insediati nel microcontinente di Tule approfittando dell'abbassamento del livello marino e delle distese di ghiaccio.

Ben presto i Neanderthal vengono spazzati via dal resto d'Europa, ma sopravvivono nelle due Tule.

Totalmente isolati dal resto del mondo, essi subiscono un'evoluzione tecnologica parallela a quella degli uomini ma più lenta.

In un momento storico imprecisato tra la metà del V millennio a.C. e l'inizio del II millennio a.C. essi raggiungono l'apice del loro sviluppo tecnologico, paragonabile al nostro 1400 d.C. circa. Le cose in cui sono più ferrati sono l'ingegneria edile, la medicina e la navigazione. Le loro navi si spingono a commerciare ad oriente in Europa ed in Africa.

I popoli preindoeuropei li venerano come dei e l'intera Europa è conquistata senza colpo ferire.

Nel frattempo alcuni atlantidei neanderthaliani erigono costruzioni ciclopiche su commissione dei potentati locali d'Africa, Europa ed Egitto: è la cosiddetta civiltà dei monoliti (cfr. Stonehenge).

L'alfabeto atlantideo viene ripreso e migliorato dai Fenici.

Ma arriva inesorabile la decadenza di Atlantide. I Neanderthaliani non sono in grado di difendere le loro colonie dai bellicosi Indoeuropei che ben presto strappano loro l'intera Europa.

I Neanderthaliani di Atlantide entrano nelle leggende degli ingoeuropei con il nome di giganti, ciclopi e titani.

La civiltà dei monoliti non resiste all'invasione indoeuropea e sopravvive solo nelle due Tule, nei Paesi Baschi, in alcune zone d'Italia e d'Asia minore.

L'ultima colonia Atlantidea al di qua del mare è la misteriosa Tartesso.

La talassocrazia atlantidea è in decadenza e lo sviluppo tecnologico di Atlantide è in remissione.

I fenici provenienti di Cartagine continuano a commerciare con le Azzorre (all'epoca sotto il protettorato Atlantideo) e le due Tule fino al 300 a.C., ma dopo la fine di Cartagine la civiltà atlantidea torna ad essere isolata per quasi 2000 anni dal resto del mondo.

Dopo la conquista della Bretagna da parte di Cesare, alcune tribù della Scozia emigrano verso occidente alla ricerca della terra dei loro dei, si imbattono nelle due Tule e le invadono.

Dopo una breve guerra fanno la pace con il governo di Atlantide e si stabiliscono nelle montagne della Tule pitta ed in alcune isole circostanti, che da loro prenderanno il nome di Pictland.

Dall'america alcuni indiani pellerossa iniziano a navigare verso oriente seguendo le isole coralline ed arrivano nel Pictland fondendosi con la popolazione locale.

Nel 1492 Colombo Scopre Atlantide, credendo di essere arrivato in Giappone.

Atlantide e Tule diventano colonie spagnole, mentre le Azzorre e le altre isole dell'arcipelago di Atlantide diventano un dominio portoghese.

La cultura autoctona è spazzata via, la popolazione è decimata e l'arcipelago viene fortemente cristianizzato.

Nel 20° secolo l'arcipelago ottiene l'indipendenza dalla Spagna.

Nel 1980 un colpo di stato porta al potere nell'arcipelago il partito comunista locale,Atlantide si unisce a Cuba.

Studi genetici nel XXI secolo dimostrano che gran parte della popolazione discende dai Neanderthal.

Costituzione di Atlantide prima della colonizzazione Spagnola:

Le etnie di Atlantide sono quattro:

La lingua parlata è una lingua ergativa di matrice preindoeuropea, simile al basco o all'etrusco.

La società atlantidea è divisa in caste o corporazioni. Al vertice sta il re. Sotto il re stanno i sacerdoti che devono essere di sangue puro Neanderthal (non sono ammessi figli di un neanderthal e di un sapiens). Essi hanno il monopolio della cultura,della scienza,della medicina,dell'educazione, sono giudici ed amministrano il territorio come vassalli del re (sono molto simili ai druidi celtici).

Sotto i sacerdoti stanno i guerrieri che si occupano di mantenere l'ordine nel paese e di fare guerra ai nemici di Atlantide. Alla base stanno i costruttori (nella lingua atlantidea non c'è differenza tra il verbo lavorare e la parola costruire). Essi si occupano di costruire le città ma anche di lavorare i metalli, coltivare la terra, commerciare, ecc.

Il re porta i titoli di Primo Costruttore, Generale Supremo e Gran Sacerdote.

Ad eccezione della casta dei sacerdoti, indipendentemente dalla razza o dall'etnia tutti possono entrare a far parte delle altre due caste; vi è però una predominanza di pitti e indiani nella corporazione militare ed una prevalenza di preindoeuropei in quella dei costruttori.

La costituzione delle tre classi è antichissima, risale alla fine dell'ultima glaciazione quando l'arcipelago era abitato esclusivamente da Neanderthal.

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Subito l'entusiasta Bhrg'hros gli risponde:

Ho letto con grandissimo interesse e ancora maggiore gratificazione CoDesta seducente versione ucronica di Atlantide. Non posso che ammirare la dottrina dell'impianto e la lucidità delle argomentazioni. Ho solo da imparare e leggo molto volentieri CoDesto splendido lavoro.

Uno degli aspetti che più mi interessano è naturalmente il rapporto (qui assai conflittuale) tra Atlantide e Indoeuropa. Nello specifico oserei dire che c'è un'ulteriore ucronia (ma purtroppo non so se volontaria o meno): Baschi ed Etruschi erano notoriamente fino a pochissimi anni fa ritenuti parte di un vasto insieme di popolazioni europee di lingua non indoeuropea (e in particolare preindoeuropea), mentre in questi ultimissimi anni entrambi e tutto il detto insieme sono stati con decisione rivendicati all'indoeuropeità, che quindi attualmente può essere ricostruita come la totalità del popolamento preistorico del Continente, dunque per millenni coabitante coi Neanderthaliani. Certo si tratta di temi su cui infuriano tuttora roventi polemiche, ma nel nostro caso potremmo trasformare lo scontro in un confronto. Propongo perciò una personale (e solo potenziale) alternativa indoeuropeistica all'ucronia, in cui a "Preindoeuropei" si sostituisca "Indoeuropei paleolitici e neolitici" e a "bellicosi Indoeuropei" si sostituisca "Indoeuropei calcolitici".

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E c'è anche l'interessante proposta di Filobeche:

Ho visitato l'isola di Sardegna ed ho visto le spettacolari rovine lasciate da un popolo civile ed evoluto, quello dei Nuraghe, di cui purtroppo, sappiamo ancora troppo poco (o nulla) dato che fino alla fine degli anni '50- '60 veniva ancora considerato primitivo e non degno di essere studiato.

Già da tempo, con le cognizioni di Paletnografia ed archeologia preistorica che posseggo, sostengo che l'antica Europa fu occupata da immensi imperi neolitici o bronzei di cui non sappiamo nulla.

Pensate ad esempio agli Inca, se invece che 500 anni fa essi fossero esistiti 5000 anni prima che avremmo saputo noi della civiltà andina? Avremmo creduto impossibile per Cuzco amministrare un impero di quella estensione, e non saremmo mai stati capaci di credere che i Quipu fossero una vera e propria forma di scrittura(cosa che secondo me dovrebbe costringere gli storici a riformulare il concetto di Preistoria)ma avremmo sparato le tesi più assurde al limite domandandoci chi fossero i costruttori di meraviglie architettoniche ed astrologiche simili ma non in grado di dare una spiegazione.

Lo stesso possiamo dire della Sardegna Nuragica di cui ignoriamo praticamente tutto (anche se dopo aver letto il libro di Frau vi saprò dire di più), una civiltà avanzatissima capace di costruire edifici complessi (i nuraghe) alcuni dei quali, a Barumini, ad esempio sono alti anche 24 metri e nella forma ricordano molto un castello medievale (io sono un medievista), oppure santuari come a Santa Cristina la cui precisione astronomica fa impallidire quella egizia ed infine la torre Ziggurat prenuragica che sorge presso Stintino.

Perchè non porre in Sardegna la mitica Atlantide? perchè non credere che i popoli del mare che tanto fecero penare l'Egitto non venivano dalla Sardegna e che essi fossero le avanguardie di un impero potente ed invincibile perso nelle nebbie del tempo perchè noi, cosi miseri nella nostra capacità scientifica, non siamo capaci di interpretare i segni che gli antichi ci hanno dato? Tra i popoli del mare le fonti egizie parlano di Sekelesh e Sherdana. Anche se non sicura, l'identificazione con Siculi e Sardi della tradizione classica sembra probabile. Alcune prove a sostegno della tesi comunque vengono dalla toponomastica di alcune città Sarde come Tharros (che ricorda la mitica Tarseso, la città portuale di Atlantide) E poi le mura circolari di Atlantide cosi simili nella descrizione di Platone (che dice di averla appresa dai sacerdoti egiziani a Menfi) alla stratigrafia di Barumini o Sante Antinie (le cui mura circolari, sembra, siano state ricoperte da un grande massa di fango provocate da quello che pare un grosso Tsunami che dovrebbe aver innalzato il livello del mare fino a sommergere alcune grotte sarde che invece erano all'aperto in epoca preistorica) Inoltre un collega sardo, mi ha detto che che i Nuraghiani erano sempre capaci di localizzare l'acqua anche se non è chiaro come facessero (Nell'Atlantide di Platone sembra ussasero l'orialcon che permetteva ai saggi atlantidei di trovare l'acqua) come a Barumini dove gli abitanti hanno scavato per 20 metri nella roccia a colpo sicuro per trovare una fonte d'acqua fresca.

Allora localizziamo l'Insula Atlantis in Sardegna ed immaginiamo cosa sarebbe successo se l'impero Nuragico non fosse crollato (tutti Nuraghe sono tagliati in altezza, evidentemente la cosa non è casuale ma si ignora, tanto per cambiare, il motivo di questa distruzione) e magari capace di sconfiggere l'Egitto e di creare un impero immenso nel mediterraneo occidentale vera controparte all'Egitto ed alla Babilonia con la sua religione Materna e femminile.

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Non possiamo chiudere senza l'acutissima osservazione di Bhrg'hros:

Boutade scritta a notte fonda: se Socrate si fosse scritto da solo i proprî Dialoghi, forse Platone avrebbe avuto il tempo di scrivere un'opera completa su Atlantide e oggi potremmo confrontare più particolari (oltre al fatto che la lingua che considerava atlantidea era il celtico) fra il suo Mito e ciò che è indipendentemente ricostruibile della Preistoria Atlantica...

Comunque, se è vero che la "realtà storica" tra 4000 anni potrebbe essere infinitamente più "assurda" e fantasiosa della nostra più sfrenata fantasia, sarebbe interessantissimo chiedersi cosa si sarebbe potuto prevedere del Mondo 3986 anni dopo nel 9952 (tre secoli e mezzo prima della fine di Atlantide), nel 5966 (tre secoli e mezzo prima del Diluvio del Mar Nero) e nel 1980 a.C. (completamento di Stonehenge, declino di Harappa)!

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Che ne dite? Altre idee? Per partecipare alla discussione, scriveteci a questo indirizzo.

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