Primavera 1940...

Ripensando agli avvenimenti drammatici della primavera 1940, tre collaboratori di questa lista, Demofilo, Mas ed Enrico Pellerito, hanno pensato a due possibili ucronie che evitino la discesa in campo dell'Italia e lo scoccare dell'« ora delle decisioni irrevocabili ». Cominciamo con quella di Demofilo:

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20 marzo 1940: Sua Santità, Papa Pio XII, una settimana dopo la visita di stato in Vaticano da parte dei reali d'Italia, il Re Imperatore Vittorio Emanuele III e la regina Elena, ricambia la visita: è un fatto storico, è il primo pontefice che ritorna al Quirinale dopo la breccia di Porta Pia e la presa di Roma nel 1870. Durante il colloquio, durato più di due ore, nello "studio della vetrata", il pontefice rivela tutta la sua preoccupazione nei confronti del sovrano e del principe di Piemonte Umberto, erede al trono; Pio XII non vuole che il paese entri in guerra. Alla fine del colloquio viene deciso che sarà il sacerdote Giovan Battista Montini, entrato nella Segreteria di Stato nel 1923 e responsabile degli affari ordinari dal 1937, ad avere contatti costanti con la casa reale attraverso il ministro della real casa, il duca Pietro d'Acquarone. Grande assente è naturalmente il Duce, Benito Mussolini, non invitato all'incontro.

25 marzo 1940: Acquarone incontra privatamente, nella sede del ministero della guerra, il maresciallo Pietro Badoglio, il quale ribadisce che le forze armate regie non sono assolutamente preparate per poter affrontare una guerra, anche se si prevede breve. Successivamente i due decidono di rivedersi verso sera e all'incontro partecipano anche Montini e Galeazzo Ciano, ambasciatore italiano alla Santa Sede, ex-ministro degli esteri e genero di Mussolini: Montini dichiara di avere dei contatti con il Foreign Office e il Dipartimento di Stato, i quali gradirebbero una neutralità italiana nel conflitto.

29 marzo 1940: Acquarone, Montini, Badoglio e Ciano si incontrano per la seconda volta negli uffici della Segreteria di Stato e Ciano porta un documento nel quale un gruppo di gerarchi che fanno parte del Gran Consiglio del Fascismo sono contro ogni tipo di intervento militare a sostegno della Germania; i firmatari sono: il maresciallo d'Italia Emilio De Bono, il governatore della Libia Italo Balbo, il presidente della camera dei fasci e delle corporazioni Dino Grandi, il professore Giuseppe Bottai e lo stesso Ciano. Nel documento si chiede che, come recita l'articolo 5 dello Statuto Albertino, i poteri sulle forze armate ritornono nelle mani del capo dello stato, cioè il sovrano. Seguiranno altri incontri tra i quattro.

13 marzo 1940: Acquarone comunica a Vittorio Emanuele III i risultati dei numerosi incontri e presenta la bozza dei "gerarchi ribelli" che deve essere presentata ed approvata durante il Gran Consiglio del Fascismo del 20 marzo successivo.

14 marzo 1940: Montini porta a Acquarone e a Ciano un messaggio del Santo Padre che benedice l'operazione per la "salvaguardia del nobilissimo valore della pace".

16 marzo 1940: incontro notturno al Quirinale tra il Re Imperatore, Acquarone, Badoglio e il gruppo dei gerarchi fascisti firmatari del documento. Ciano dichiara che l'ala oltranzista del regime potrebbe far man bassa e chiedere le teste dei firmatari con l'obbligo di entrare in guerra nei primi mesi dell'estate. Vittorio Emanuele III rimane in silenzio per tutta la riunione.

17 marzo 1940: colazione di lavoro tra i "gerarchi ribelli" che si ritrovano in una piccola trattoria nella periferia di Roma: Grandi e Ciano ribadiscono che è fondamentale la presentazione e l'approvazione del documento per la salvezza del paese. Grandi poi, grazie ai contatti in Gran Bretagna e Stati Uniti, che aveva maturato quando era ministro degli esteri, comunica che gli Alleati garantirebbero aiuti all'Italia in caso di neutralità. Nel tardo pomeriggio Acquarone incontra per l'ennesima volta Badoglio, Montini e Ciano e comunica la titubanza del sovrano per un gesto che "non va fino in fondo contro l'azione di Mussolini". Ciano allora domanda "cosa bisogna fare?" e non capisce cosa significhi "un'azione più profonda". Verso sera Vittorio Emanuele III ha una breve telefonata con Pio XII.

19 marzo 1940: ore 5,35, un gruppo di agenti dei Servizi Segreti Militari penetrano a Villa Torlonia, residenza di Benito Mussolini, e prelevano il Duce portandolo con un'autoambulanza al Quirinale. Qui egli ha un lungo incontro con Vittorio Emanuele III e Badoglio, e alla fine dell'incontro viene trasmesso urgentemente un radiomessaggio alle 9,45: "Attenzione! Attenzione! Sua Maestà il Re Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del governo, primo ministro e segretario di stato presentate da sua eccellenza, il cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato capo del governo, primo ministro e segretario di stato, sua eccellenza, il maresciallo d'Italia, Pietro Badoglio". Mussolini viene incarcerato a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, in un sito sconosciuto ed isolato dove morirà per avvelenamento il 12 settembre 1940. Il governo Badoglio intanto, formato da alcuni "gerarchi ribelli", da monarchici e militari, attua un giro di vite contro l'ala estrema fascista con arresti e processi in direttissima e lo scioglimento dello stesso Partito Nazionale Fascista, della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, del Gran Consiglio del Fascismo e del Tribunale Speciale. Badoglio, in un messaggio alla nazione, ricorda che il paese "è difensore della pace".

Epilogo: l'Italia resterà fuori dalla guerra, la quale durerà meno e si concluderà con la sconfitta della Germania. Il paese avvierà un graduale processo di democratizzazione, simile a quello della Spagna, rimanendo monarchico.

Demofilo

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Ed ecco ora quella di Enrico Pellerito di Palermo:

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Il “se Mussolini non fosse entrato in guerra a fianco di Hitler”, è stato abbastanza trattato sia da autori quali Giampietro Stocco e Andrea Farneti, sia sul sito di UtopiaUcronia (non li cito tutti perché sono stati parecchi a dibattere sull’argomento e dimenticarne uno solo sarebbe scortese).

Comune a tutte le interpretazioni è il fatto che la decisione sulla fine della neutralità resta appannaggio di Mussolini. In effetti era il solo che poteva assumersi tale responsabilità, stante la sua posizione al vertice. Orientamenti contrari all’entrare in guerra erano presenti, e se ne facevano carico autorità militari e del PNF, e oggi appare chiaro che pure Vittorio Emanuele III non fosse proprio entusiasta a compiere tale passo. Pur non di meno, e qui mi trovo in accordo con Paolo Mieli, il Duce dichiarerà la guerra, vittima della sua stessa politica e quasi catalizzatore di coloro che in Italia volevano che si entrasse nel conflitto, e purtroppo non erano pochi.

Ma se Mussolini - assertore della “non belligeranza” fino a quando i trionfi militari di Hitler lo avrebbero indotto a cambiare opinione - per causa di forza maggiore non fosse stato più il capo del governo in quella fatale primavera?

POD: il 2 gennaio 1940 Mussolini riceve il Presidente del Consiglio albanese Shefqet Bej Verlaci, ma l’incontro deve essere interrotto perché il Duce non si sente bene; nonostante l’immediato intervento del suo medico personale, Mussolini muore per un ictus fulminante.

Chi prende il suo posto nella guida della nazione?

Per Vittorio Emanuele III potrebbe essere il momento buono onde risolvere il problema di questo ambiguo duopolio che si è creato in Italia fra monarchia e regime.

Nominando immediatamente come capo del governo un militare di sua fiducia (toh! forse Badoglio?) e contando sulle forze armate, il Re sarebbe in grado di smorzare qualsiasi velleità dei membri del PNF a voler mantenere il potere e di contenere eventuali reazioni da parte delle camicie nere della MVSN.

Ma perché fare ciò? Sono gli anni che nella nostra TL verranno definiti del consenso; moltissimi Italiani si sentono fascisti ma pur sempre rispettosi della monarchia, e al momento nessuno vuole avventurarsi nel conflitto europeo.

E poi mantenere questa situazione fa comodo al Re e a quei gruppi di potere capitalista che insieme a lui hanno voluto Mussolini premier nel 1922, permettendo di reprimere le forze sovversive della sinistra che minacciavano l’ordine su cui poggiava l’Italia Sabauda.

Il nuovo leader della nazione, a certe condizioni, deve dunque essere del PNF. Ma chi?

La mia opinione è che fra tutti i gerarchi il più capace ad imporsi per temperamento, intelligenza e dote di leadership, sia Italo Balbo, all’epoca Governatore della Libia, lì inviato in una sorta di esilio voluto da Mussolini, proprio per le qualità dimostrate da Balbo.

Alla notizia della morte di Mussolini, Balbo si precipita subito a Roma. E mentre l’Italia tutta (o quasi) piange il suo Duce, che giace in una camera ardente predisposta a Palazzo Venezia, nello stesso edificio si svolge una riunione del Gran Consiglio del Fascismo; è la prima volta che tale riunione non viene convocata dallo stesso Duce ma indetta, data la situazione, dal Segretario del PNF Ettore Muti.

Stavolta sono stati gli stessi componenti del Gran consiglio a volere riunirsi, proprio per stabilire chi dovrà prendere il posto di Mussolini.

La riunione, alla quale Balbo partecipa di diritto in qualità di Quadrumviro della Marcia su Roma, sarà lunga e convulsa, ma alla fine, grazie anche all’appoggio di altri gerarchi moderati e contrari alla guerra (ricordiamo Ciano, Grandi, Bottai, Federzoni, De Bono) perché anti-tedeschi o in certi casi addirittura filo-britannici, Balbo viene candidato quale capo di governo e nominato tale dal Re; i sostenitori della guerra e dell’alleanza con la Germania, come Farinacci, Pavolini e Muti, devono abbozzare.

A favore di Balbo gioca pure una certa vicinanza a casa Savoia, nonostante lui sia stato in gioventù un fervente repubblicano. Esiste un rapporto che va oltre la cordialità con il principe Umberto e la consorte Maria José, conosciuti bene quando questi si sono recati in visita in Libia: ci sono vedute politiche comuni nell’interesse della nazione e del suo futuro.

La nomina di Balbo dimostra al resto del mondo che l’Italia si è da subito data una nuova guida senza alcun turbamento o scossa nel regime o nella nazione, e che il popolo ha accolto tale nuovo cambiamento con mesta gioia solo perché afflitto dall’improvvisa dipartita di Mussolini.

Balbo fa intendere da subito le sue intenzioni in politica estera, che “…vanno nello stesso solco tracciato dal Duce, e cioè amicizia con la Germania ma mantenimento dello status di non belligeranza per le obbiettive carenze che impediscono alle nostre forze armate di scontrarsi con nemici potenti come Francia e Gran Bretagna, che sono in grado di portare letali offese sul suolo della nostra Patria”.

Di fronte a tali intendimenti, sono pochi quelli che esprimono dissenso. D’altra parte, la compagine governativa e le posizioni occupate non hanno subito cambiamenti; lo stesso Ciano, che aspirava a prendere il posto del suocero è stato tranquillizzato sul fatto che, agendo in sintonia con il nuovo capo della nazione, nel futuro sarà di fatto al suo fianco in un’informale sorta di novello consolato romano (la stessa cosa pensa Dino Grandi per la sua posizione), ma Balbo surclassa tutti e due per capacità e li terrà di fatto fuori dalla stanza dei bottoni.

Balbo non vuole assolutamente permettere che la scelta dell’Italia possa essere strumentalizzata da parte alleata o germanica; il suo scopo è riuscire a temporeggiare per riarmarsi, e solo fra tre anni decidere se proseguire nella neutralità.

L’eventualità di scendere in guerra a fianco di Hitler lo ripugna letteralmente, ma neanche si sente a suo agio nel pensare ad una guerra contro il dittatore tedesco; a meno che non sia l’ex caporale ad attaccare, Balbo intende fortemente impegnarsi ad evitare che l’Italia faccia uno dei soliti giri di valzer che hanno contraddistinto la sua passata politica estera.

Bisogna quindi attentamente evitare incidenti o crisi con chiunque dei contendenti, senza per questo mostrarsi deboli o arrendevoli, e nel contempo mantenere un rapporto amichevole con la Germania , onde non essere accusati di tradimento e rischiare una guerra con il potente vicino, altrettanto letale, se non di più, delle potenze occidentali.

“Che per il momento non si parli più – dirà riservatamente Balbo a Grandi – di denunciare il trattato italo-tedesco. Le conseguenze per noi potrebbero essere nefaste”.

Pertanto in questa ucronia abbiamo che:

Conseguentemente:

Riguardo ai Balcani, vorrei citare quanto espresso da Stephen F. Hampson, collaboratore alla “Storia della Seconda Guerra Mondiale” ed. Rizzoli Purnell: “…Hitler era convinto che (i Balcani) sarebbero caduti in suo potere non appena avesse conquistato l’Unione Sovietica. L’ambizione personale di Mussolini accelerò la fine della loro neutralità e sconvolse il calendario di Hitler…”

Ed allora: non avendo Balbo, a differenza di Mussolini, intenzione di fare guerre parallele (anche perché dobbiamo pensare a rinforzarci e a procedere nella costruzione del “Vallo Alpino del Littorio” alla frontiera del Brennero) la nostra risposta politica al passaggio della Romania nell’orbita tedesca potrebbe essere una maggiore intesa con la Bulgaria (dopotutto la regina è una Savoia) e un avvicinamento a Metaxas, compiendo atti concretamente distensivi, onde far sì di allontanare la Grecia dalla Gran Bretagna e impedire ai Tedeschi di corteggiare Atene.

Nei Balcani si svilupperebbe una sorta di “guerra delle cancellerie”, con pressioni, accordi, intese e assicurazioni, tutto in chiave diplomatica, e dove l’Italia sarebbe “avversaria” sia della Germania che della Gran Bretagna.

Non essendoci alcuna campagna di Grecia non ci sarebbe effettiva presenza britannica nei Balcani, e Hitler non avrebbe necessità di intervenire in nostro aiuto, quindi non chiederebbe alla Jugoslavia di permettergli di attraversarne il territorio per invadere la Grecia, né di farla aderire al Patto tripartito (che, come detto, non sarebbe quello della nostra TL);

Quindi nessuna adesione di Belgrado a tale Patto, nessun colpo di stato che fa infuriare Hitler, nessuna “Operazione Punitiva”, nessun motivo per Balbo di intervenire in Jugoslavia, rischiando di essere trascinato nel conflitto, che non coinvolgerebbe più neanche Grecia e Bulgaria.

Tutto ciò comporta che i Tedeschi attaccano l’URSS da quattro a sei settimane prima del 22 giugno 1941, per come previsto nei programmi originari dell’operazione “Barbarossa”.

A differenza della nostra TL, la Germania ha il vantaggio di avere sul fronte orientale anche quelle truppe (non numericamente decisive in effetti) che altrimenti sarebbero destinate ad operare in Africa e a presidiare i Balcani.

Ovviamente Rommel parteciperebbe alla campagna contro l’URSS; ma, attaccando prima, i Tedeschi incontrerebbero la difficoltà del tardo disgelo che manteneva in piena i fiumi di frontiera in quello scorcio del 1941, e la tempistica della guerra sul fronte orientale si svilupperebbe, grosso modo, come quella reale.

Non credo, quindi, come ipotizza Dans, che la vittoria arriderebbe ai Tedeschi entro la fine dell’anno, anche ricorrendo alle unità paracadutiste di Göering e a margini di tempo più ampi per raggiungere Mosca. Avremmo la partecipazione di “volontari” italiani (fra cui Farinacci e Pavolini) alla campagna di Russia, così come faranno gli Spagnoli.

Nel frattempo, lo sviluppo degli eventi comporterebbe sempre l’occupazione da parte dei Britannici di Irak, Siria e Libano tra la primavera e l’estate del 1941; nella stessa estate, Regno Unito e URSS conquisterebbero l’Iran; nel dicembre 1941 si ha l’entrata in guerra di USA e Giappone ed il conflitto in Asia procederebbe così come nella nostra TL; ripresa dell’offensiva tedesca in URSS nell’estate 1942 e successiva battuta d’arresto a Stalingrado.

L’invasione del Nord Africa francese non sarebbe più necessaria, mentre lo sbarco in Francia (operazione Sledgehammer) potrebbe verificarsi già nell’agosto o settembre del 1942 (molto più probabilmente nella primavera del 1943, con forze già più adeguate ed addestrate) non limitandosi a creare teste di ponte sul continente, con lo scopo di alleggerire la pressione nazista sull’URSS e soddisfare la richiesta di Stalin di un secondo fronte, ma proprio in funzione di invadere la “Fortezza Europa” ed avanzare verso la Germania.

Nel corso degli sbarchi, verosimilmente vi sarebbero molte perdite per gli alleati, così come nelle prime battaglie sul suolo francese, sia a causa dell’inesperienza USA sia per il fatto che i Tedeschi sono impegnati su una minor estensione dei fronti (niente campagna d’Italia, niente partigiani italiani, slavi e greci) e possono dispiegare più divisioni ad Ovest; ·        ma dopo qualche mese la potenza anglo-americana comincerebbe ad aver ragione dell’accanita resistenza germanica, per come si è effettivamente verificato, grazie anche alla massiccia superiorità aerea.

Quando gli alleati mettono piede in Francia, Hitler chiede in tono perentorio a Pétain e a Balbo di intervenire in suo favore, ma non ottiene quanto richiesto; anzi, Ciano comunicherebbe a Ribbentrop la fattiva preoccupazione per la massiccia potenza dispiegata dalle nazioni anglosassoni, nei cui confronti l’Italia può fare ben poco, nonostante il suo rafforzamento; furibondo, Hitler prenderebbe la decisione di invadere sia la Francia di Vichy che l’Italia; forse, però, il suo Stato Maggiore potrebbe convincerlo del fatto che se con la prima operazione si otterrebbe più spazio di manovra, la seconda risulterebbe inutile, in quanto amplierebbe solo l’area del conflitto, disperdendo le forze tedesche; quindi la vendetta nazista contro la fedifraga Italia viene nuovamente rimandata alla fine della guerra, mentre la Wehrmacht procederebbe ad occupare il resto della Francia, ma ci sarebbe resistenza da parte dei Francesi.

Le offensive sovietiche e anglo-americane si svolgerebbero un poco più lentamente e con molti più sacrifici in termini di vite umane a loro carico, ma gli esiti non potrebbero essere così tanto diversi da quelli della nostra TL; stando così le cose, la fine della guerra in Europa potremmo collocarla anche da sei a dieci mesi prima del maggio 1945; Hitler si toglierebbe la vita mentre gli alleati occidentali sarebbero prossimi al famoso bunker; i sovietici incontrerebbero le linee avanzate anglo-americane molto più a Est, se non sulla Vistola, sul vecchio confine tedesco-polacco; la Germania verrebbe occupata dalle truppe degli USA, del Commonwealth e della Francia, con una successiva presenza sovietica a Berlino; l’URSS non si espanderebbe in tutta la parte orientale del continente, avendo alla fine occupato a seconda dei tempi, solo la Romania, parte della Polonia, la Prussia orientale e gli stati baltici, ovvero anche il resto della Polonia e parti dell’Ungheria e della Slovacchia.

In ogni caso, Stalin riannetterebbe quanto a suo tempo ottenuto prima del conflitto con la Germania (paesi baltici, Polonia orientale, zone strappate alla Finlandia dopo la “Guerra d’inverno”, Bucovina e Bessarabia); in più, farebbe cadere nel proprio cesto la nuova Polonia e la Romania, instaurando in questi paesi regimi comunisti. È probabile cercherebbe di fare la stessa cosa se, terminato il conflitto non nell’estate ma alla fine del 1944, mantenesse il dominio sull’Ungheria orientale e la Slovacchia, costituendo queste come nazioni indipendenti sotto l’egida sovietica.

Il fascismo resterebbe in vita in Italia fino alla metà degli anni settanta, e gli USA ci guarderebbero come un alleato, ma da prendere con le pinze; certo è che, dopo la fine del conflitto, l’Italia affronterebbe una sempre più virulenta guerriglia nei territori d’oltremare, per non parlare di un possibile terrorismo all’interno dello stesso territorio nazionale; la nostra economia non sarebbe molto sviluppata e avremmo gli stessi problemi degli analoghi regimi iberici, fino ad una conclusione molto simile a quella portoghese.

Che ad assistere alla fine del fascismo sia presente o meno Balbo, secondo me a questo punto non è più importante; interessante sarebbe constatare che un’invasione tedesca dell’Italia sarebbe in effetti avvenuta, quando migliaia di turisti germanici, benestanti grazie al boom economico del dopoguerra, sarebbero venuti in vacanza nel Bel Paese, dimostrandosi invero sprezzanti nei confronti di una nazione economicamente più debole e pur sempre considerata sleale.

Enrico Pellerito

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Questo è il parere al riguardo di MAS:

Con l'Italia neutrale, secondo me la posizione della Germania sarebbe stata molto più forte.

Nessun impegolamento nei Balcani (invio di truppe in Romania nell'Agosto del '40 e basta), in Nord africa e nel Mediterraneo in Generale.

L'attacco alla Russia, sarebbe iniziato il 15/05/41 con 37 giorni d'anticipo (era previsto per quella data senza Marita e Merkur, o Jugoslavia e Grecia, qual dir si voglia); l'assedio di Leningrado sarebbe iniziato ai primi d'Agosto e non il 9/09 e la città sarebbe caduta per inedia (da fine dicembre fu approvvigionata mediante strade e una ferrovia costruite sul Ladoga ghiacciato); l'attacco a Mosca sarebbe iniziato ai primi d'ottobre (non facendo la diversione Sud) o a fine mese (facendola, come nella ns. LT) con 40 gg. di tempo prima che il Generale Inverno e le truppe "Siberiane" potessero lanciare la controffensiva; Rostov sarebbe stata occupata a metà ottobre e non il 21/11 e le posizioni tedesche sarebbero state ben consolidate evitando la ritirata da quella città del 29/11/41.

Chiaramente la caduta di Mosca e Leningrado e la loro NON liberazione durante l'inverno avrebbero procurato un grave scossone al morale dei Sovietici; se anche non si fossero arresi nell'inverno del '41 (rinfrancati dall'intervento americano), i tedeschi sarebbero partiti per l'offensiva estiva del '42 da posizioni molto più avanzate e sarebbero riusciti ad occupare Stalingrado e il Caucaso e probabilmente avrebbero organizzato un'offensiva in Lapponia per occupare Murmansk (unico approdo possibile per i rifornimenti anglo americani, in quanto il porto di Arcangelo d'inverno è inagibile), vincendo la resistenza russa.

A questo punto il grosso dell'esercito tedesco si sarebbe schierato sulla costa atlantica e nessuno sbarco sarebbe mai stato possibile (ricordiamoci che, nella ns. LT. lo sbarco in Normandia, con solo una piccola frazione della Wehrmacht in Francia, non fallì solo a causa dei madornali errori di Hitler che disimpegnò le riserve strategiche non la mattina del 06/06 ma a metà luglio, con gli americani a Saint Lo!).

Gli americani avrebbero potuto vincere la guerra solo nell'agosto del '45 gettando le atomiche sulla Germania (l'avrebbero mai fatto? parliamo di gettarle sui tedeschi non sui "Musi gialli"), sempre che i tedeschi non li avessero anticipati (loro l'avrebbero fatto, invece).

Per il ns. intervento a fianco della Germania, il trattato di Parigi avrebbe dovuto assegnarci la Dalmazia, la Corsica, Malta, la Tunisia e la contea di Nizza, anziché toglierci le Colonie e l'Italianissima Istria!

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Paolo Maltagliati però obietta:

Non sono pienamente d'accordo con voi. Il fatto che Hitler fosse infastidito dalla nostra incapacità bellica è un fatto. Ma l'alleato italico i nazisti lo consideravano comunque importante in ottica di un minimo controllo sul mediterraneo. Che poi noi non fossimo capaci di adempiere al ruolo è un altro par de maniche. Comunque l'Operazione Barbarossa, in realtà è da rivalutare per quanto riguarda il folgorante successo iniziale tedesco. Le perdite furono estremamente consistenti. Prima o poi Hitler avrebbe chiesto anche all'italia un contributo. E il duce, pur riluttante, ma impaurito si sarebbe buttato nel carnaio della guerra perdendola. So che ci sono molte ucronie in cui il Duce riesce a rimanere neutrale e in sella, e sono anche belle, ma le concatenazioni di eventi che creano tale scenario, sono molto difficili da rendere verosimili.

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Massimiliano Paleari riordina allora le idee in proposito:

Secondo me, se l'Italia non fosse entrata nel conflitto:

In cambio della nostra partecipazione al conflitto, i Tedeschi ebbero viceversa:

Occorre anche ricordare che l'esempio del "tradimento italiano" del '43 fu un "pericoloso" (dal punto di vista tedesco) esempio per gli altri Alleati minori dell'Asse, che a partire dal '44 ci imitarono (Romania, Bulgaria, rivolta di parte dell'esercito slovacco, tentativo di uscita dal confitto dell'Ungheria, Finlandia). Non è escluso che senza l'esempio italiano tali capovolgimenti di fronte sarebbero stati meno numerosi o più problematici per i loro attuatori.

A favore del nostro intervento (sempre dal punto di vista tedesco), alla fin fine possiamo annoverare solo le forze imperiali britanniche che furono impegnate in Medio Oriente, in Africa Orientale e in Egitto per fronteggiare il pericolo rappresentato dai nostri. Ma una neutralità armata dell'Italia, con il Duce che ogni tanto alza la voce, avrebbe comunque obbligato gli Inglesi a mantenere in questi scacchieri, se non tutte le forze impegnate realmente, perlomeno un'aliquota consistente delle stesse. Non dimentichiamoci che alla vigilia del conflitto gli Inglesi sopravvalutavano il nostro potenziale bellico e le nostre capacità militari.

Possiamo anche aggiungere che senza la guerra in Africa gli anglo/americani avrebbero tentato prima lo sbarco in Francia, ma a quel punto le maggiori forze tedesche disponibili avrebbero avuto maggiori chances di ributtare a mare gli Alleati, senza contare forse anche una presenza attiva sul campo di Vichy dalla parte tedesca.

ipotizzando infine ugualmente un insuccesso strategico dell'Operazione Barbarossa e l'inizio della controffensiva sovietica del '43, ugualmente i Tedeschi avrebbero potuto disporre di maggiori forze per contenere su linee difensive Stalin. Non a caso gli storici militari parlano spesso dell'Operazione Barbarossa come della campagna della "divisione mancante". Nel senso che ai Tedeschi, sia nella fase offensiva (41-43), sia in quella difensiva (43-45), più volte mancò quell'ultima divisione, quell'ultimo quantitativo di benzina, quell'ultimo gruppo di carri armati etc.. per sbloccare favorevolmente la situazione. Ecco, ci sarebbero stati senza l'Italia nel conflitto.

Pertanto, pesate le due opzioni (Italia in guerra, Italia neutrale), mantengo l'opinione che involontariamente Mussolini abbia lavorato per la causa antinazista.

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Lord Wilmore aggiunge:

Ho trovato nel Web la cartina sottostante. Quali modifiche ucroniche alla HL occorre apportare, per poter giungere negli anni 2000 ad un'Italia siffatta?

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Diamo ora la parola a Dario Carcano:

Quella che segue è una Timeline basata su un video di Youtube a proposito di una partita assurda in Herts of Iron 4 Hearts Of Iron 4: The Weirdest Game I've Ever Seen. Buona lettura.

Oligocene: nascono le Ardenne, che tuttavia in questa TL sono un terreno molto più accidentato e impraticabile di quanto già non siano in HL; nessun esercito è mai riuscito a passarci (spolier alert: e mai ci riuscirà)

20 marzo 1936: colpo di stato militare guidato da August von Mackensen contro il regime nazista; scoppia la guerra civile tedesca tra il governo nazista e la giunta militare.

15 novembre 1936: fine della guerra civile spagnola, vinta dalle truppe repubblicane che, aiutate dall’URSS, reprimono i nazionalisti di Franco. In Spagna si instaura un governo guidato dai comunisti e fedele a Mosca.

6 maggio 1937: fine della guerra civile tedesca, vittoria della giunta militare guidata da von Mackensen, che si proclama reggente dell’Impero finché il Kaiser non sarebbe rientrato in patria.

8 maggio 1937: dopo il reinsediamento di Ottone d’Asburgo sul trono di Santo Stefano, attraverso un referendum Austria e Ungheria decidono di riunirsi in un unico Stato.

17 luglio 1937: in seguito al fallimento di un colpo di stato filo-democratico, si forma un governo provvisorio dello Stato del Giappone guidato da Tetsu Katayama; ha inizio la guerra civile giapponese, che sarà vinta dallo schieramento democratico.

15 gennaio 1938: scoppia la guerra civile sudafricana tra il governo filo-britannico guidato da J.B.M. Hertzog e il governo nazionalista guidato da Daniel François Malan.

10 febbraio 1938: la Cecoslovacchia aderisce alla nuova unione austro-ungherese; rinasce l’Impero Austro-Ungarico.
23 aprile 1938: unilateralmente l’Austria-Ungheria rinuncia al trattato del Trianon.

22 ottobre 1938: il Manciukuò, divenuto pienamente sovrano dopo lo scoppio della guerra civile giapponese, dichiara guerra alla Repubblica di Cina allo scopo di riunificare sotto un solo imperatore la nazione cinese.

18 novembre 1938: crisi romeno-ungherese; la parte ungherese dell’Impero Austro-Ungarico avanza rivendicazioni sulla Transilvania, romena ma ungherese fino alla prima guerra mondiale. Nonostante il supporto francese, il 20 novembre la Romania cede all’Austria-Ungheria tutta la Transilvania.

20 novembre 1938: in Unione Sovietica scoppia una guerra civile [tanto per cambiare!]; i militare guidati dal generale Andrej Andreevič Vlasov si ribellano a Stalin. La ribellione sarà repressa nel sangue dalle truppe fedeli al regime comunista.

5 marzo 1939: ha successo un colpo di stato comunista negli Stati Uniti d’America; il Partito Comunista degli Stati Uniti d’America guidato da Earl Browder assume il potere.

12 settembre 1939: scoppia la guerra sovietico-mancese, in seguito all’intervento sovietico in difesa della Repubblica di Cina.

6 novembre 1939: Guglielmo II torna in Germania, tuttavia le proteste diplomatiche di Francia e Gran Bretagna spingono von Mackensen a lasciare la corona al figlio di lui, il principe Guglielmo, che diventa imperatore come Guglielmo III.

2 novembre 1940: intervento sovietico nella guerra civile sudafricana a sostegno del governo nazionalista di Malan.

12 novembre 1940: patto di alleanza politico-militare tra l’Impero Tedesco e l’Unione Sovietica [WTF!]. In reazione la Francia inizia i negoziati per un trattato di mutua difesa con la Gran Bretagna.
La guerra sovietico-mancese diventa una guerra mondiale dopo l’intervento di Francia e Gran Bretagna a sostegno del Manciukuò.

16 gennaio 1941: le Filippine conquistano il Giappone for… reasons

24 maggio 1941: truppe italiane (cobelligeranti con Francia e Gran Bretagna) sbarcano ad Amburgo. Esito ignoto.

18 luglio 1943: Unione Sovietica e Impero Tedesco invadono la Polonia.

16 marzo 1944: dopo anni di guerra di posizione, le truppe francesi sfondano le difese tedesche della linea Sigfrido ed entrano in Germania.

22 aprile 1944: le truppe francesi intrappolano nella sacca di Passavia 19 divisioni sovietiche, 32 tedesche e una greca.

31 maggio 1944: 76 divisioni sovietiche sono intrappolate nella sacca di Rostock dall’esercito francese.

17 giugno 1944: L’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Romania… ma a nessuno importa.

26 agosto 1944: completata con successo l’invasione francese della penisola iberica.

8 settembre 1944: seconda guerra civile americana tra i comunisti di Browder e i fascisti guidati da William Dudley Pelley; la guerra sarà vinta dai comunisti.

5 gennaio 1945: resa dell’Unione Sovietica.

17 gennaio 1945: la Francia invade l’Austria-Ungheria.

E poi?

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Ci sono anche le ucronie tradotte per noi da Generalissimus:

Come la Polonia avrebbe potuto vincere la Seconda Guerra Mondiale

Lungo la strada verso la Seconda Guerra Mondiale ci furono diverse occasioni nelle quali la Francia, l’Inghilterra e la Seconda Repubblica di Polonia ebbero l’opportunità di impedire lo scoppio della guerra.
Già nel 1933, quando Hitler salì al potere, sembra che il leader polacco Józef Piłsudski propose che la Polonia e la Francia lanciassero un attacco preventivo Franco-Polacco contro la Germania per rovesciare Hitler, le cui ambizioni Piłsudski temeva potessero destabilizzare l’Europa e mettere in diretto pericolo la Polonia.
La Francia però si oppose, e poco dopo ci fu la Rimilitarizzazione della Renania ad opera della Germania.
Col passare degli anni le potenze occidentali permisero alla Germania di annettersi l’Austria, il Sudetenland e altri territori cechi.
Ufficialmente queste espansioni erano tollerate dall’occidente sotto la guisa della politica dell’Appeasement, che permise alla Germania di realizzare il suo obiettivo annunciato di riunire le terre storicamente tedesche.
Le potenze occidentali di Francia e Regno Unito, riconoscendo il pericoloso livello di risentimento che era cresciuto in Germania come risposta alle dure condizioni del Trattato di Versailles, pensarono che se alla Germania fosse stato concesso lo stesso diritto all’autodeterminazione dato alla Polonia e a vari altri stati dai Quattordici Punti di Woodrow Wilson, allora i Tedeschi sarebbero stati incoraggiati a concentrarsi sui miglioramenti interni invece che sull’ostilità e l’espansione verso l’esterno.
Questa fiducia occidentale nei Tedeschi venne ulteriormente aiutata dalla forte opposizione al Comunismo di Hitler in un’epoca in cui la minaccia che l’ideologia Comunista si diffondesse oltre l’Unione Sovietica era una grave preoccupazione.
Hitler era in netto contrasto col precedente governo tedesco della Repubblica di Weimar, che aveva stabilito una forte relazione economica, politica e militare con i Sovietici.
Certamente i Tedeschi erano una potenziale minaccia, ma erano visti come più gestibili e più ragionevoli dei Sovietici, dopotutto si sarebbe potuto attaccare direttamente la Germania, se necessario, diversamente dall’URSS.
Alcuni, come Re Edoardo VIII del Regno Unito, vedevano perfino i Tedeschi guidati da Hitler come un potenziale alleato nella migliore delle ipotesi o nella peggiore uno strumento che poteva essere utilizzato per indebolire l’Unione Sovietica.
Alcuni nei governi francese e inglese ritenevano, basandosi sulla sua forte inclinazione contraria al Comunismo, che se alla Germania fossero stati forniti i mezzi per farlo, avrebbe lanciato una crociata militare personale contro la Russia con l’obiettivo di distruggere l’Unione Sovietica o morire provandoci.
Entrambi gli esiti erano favorevoli, dato che molti nutrivano ancora dei dubbi sul ruolo della Germania nell’Europa del futuro, e se questo non fosse stato indebolire l’URSS ma collassare questo non sarebbe stato un grande danno per le potenze occidentali.
L’occidente aveva questa quasi contraddittoria doppiezza di aspettarsi il meglio dalla Germania, accontentandola credendo di soddisfarla, aspettandosi al contempo il peggio dalla Germania e che usasse queste risorse per distruggere i suoi nemici, in primo luogo l’URSS, ma molto probabilmente Francia e Gran Bretagna poi.
Presumere che l’Inghilterra e la Francia stessero agendo per pura benevolenza sarebbe ingenuo, e viene invece suggerito che il vero motivo dietro l’Appeasement era semplicemente provocare una Guerra Tedesco-Sovietica, così che un paese venisse rovesciato e l’altro lasciato sull’orlo del crollo, abbastanza vulnerabile perché la Francia o l’Inghilterra arrivassero e lo finissero, restaurando l’ordine precedente alla Grande Guerra in Europa e disfacendo le annessioni di Russia e Germania, cogliendo due piccioni con una fava.
Questa teoria suggerisce che la Polonia, nonostante avesse capito l’antifona già da tempo, venne intenzionalmente ignorata da Francia e Regno Unito, che erano disposti a vendere i Polacchi per poter eliminare simultaneamente le due minacce più grandi per la sicurezza europea.
Tutto questo è supportato dal fatto che nell’Agosto del 1939 la Polonia aveva iniziato una mobilitazione generale per prepararsi all’aggressione tedesca in arrivo, ma sia la Francia che la Gran Bretagna fecero pressioni sui Polacchi perché si fermassero, affermando che c’era ancora una possibilità per la pace se Hitler non fosse stato provocato.
La Polonia ottemperò e fermò la sua mobilitazione solo per essere invasa comunque.
La conquista tedesca della Polonia fu ampiamente facilitata dal fatto che le armate polacche non erano state completamente mobilitate.
La Polonia cadde e i Tedeschi poterono finalmente rivolgere la loro attenzione alla Russia, ma non lo fecero: infatti, solo pochi giorni prima dell’invasione della Polonia, i due firmarono un patto di non aggressione, una mossa quasi a sorpresa, ma la domanda è per chi? La Polonia si aspettava già questo da parte dei suoi vicini, dato che non era la prima volta che Germania e Russia si dividevano tra di loro la Polonia, perciò, questo improvviso allineamento con i Sovietici seguito da una rapida invasione poteva essere solo un mezzo per sbarazzarsi dell’occidente, che si aspettava che l’invasione della Polonia venisse seguita da un’invasione della Russia, o magari era un inganno per incoraggiare i Sovietici ad abbassare la guardia, qualunque fosse il caso all’epoca nessuno lo sapeva con certezza, e questo venne riflettuto dai diversi mesi di tesa non aggressione seguiti alle dichiarazioni di guerra alla Germania di Inghilterra e Francia.
Ad un certo punto, prima dell’invasione della Polonia, Hitler probabilmente si insospettì dell’inazione contro di lui di Francia e Regno Unito, non credendo che le loro intenzioni non fossero così buone, e sospettando alla fine che tutto questo era un piano perché la Germania rimanesse impelagata in una guerra ad oriente così che la Francia e il Regno Unito potessero attaccare il suo occidente indifeso.
Sembrava troppo comodo che i vecchi rivali della Germania fossero diventati pacifici e passivi, perfino davanti alla rimilitarizzazione tedesca, quasi come se desiderassero che la Germania muovesse guerra, ma non contro di loro, ovviamente, non i paesi pacifici, ma contro la malvagia Unione Sovietica, che la Germania aveva espressamente definito sua nemica.
Ancora una volta, per otto mesi, Francia e Gran Bretagna praticamente non iniziarono alcuna azione militare contro la Germania, quasi come se stessero aspettando qualcosa, e quel qualcosa era il tradimento tedesco della Russia, l’attesa infrazione del Patto Molotov-Ribbentrop e la marcia verso est in territorio sovietico, un conflitto che, di nuovo, avrebbe lasciato la Germania molto più vulnerabile ad occidente.
Invece di cadere in questa trappola, la pace con i Sovietici venne per il momento mantenuta, e la Germania si mise a rafforzare il suo confine occidentale, conquistando rapidamente la Francia e bloccando l’Inghilterra fuori dal continente.
Ora, se davvero fu questo quello che si svolse dietro le quinte, la Polonia, che si aspettava da tempo l’invasione della Germania, della Russia o di entrambe, si sarebbe fatta volontariamente da parte e avrebbe accettato la sua distruzione per il bene più grande di Francia e Regno Unito.
Ma se questo cambiasse? E se questa teoria si dimostrasse vera ma la Polonia, invece di cooperare, ribaltasse la situazione a sfavore della Germania e dell’occidente? Una ragione importante dietro il no dei Polacchi alle richieste di Hitler nel 1939 furono le precedenti esperienze con i Tedeschi nei decenni passati.
Essenzialmente i Polacchi non si fidavano dei Tedeschi, specialmente dei Prussiani, ma Hitler non era né Prussiano né era nato nell’Impero Tedesco: era Austriaco, e questo lo faceva apparire agli occhi di Piłsudski meno una minaccia.
Questo portò addirittura i due paesi a firmare dei patti di non aggressione, e Hitler propose alla Polonia perfino di unirsi al Patto Anticomintern come alleato militare diretto contro l’URSS, ma la Polonia rifiutò, pensando di poter rimanere uno stato cuscinetto neutrale e autonomo tra la Germania e l’URSS, anche se questo era possibile solo col sostegno occidentale.
Se la Polonia avesse scoperto cosa c’era dietro l’insolita passività dell’Appeasement o diventasse semplicemente abbastanza sospettosa da perdere la fede in Francia e Regno Unito potrebbe diventare più aperta ad un’alleanza Tedesco-Polacca contro il loro avversario condiviso, l’Unione Sovietica.
In questa TL la Polonia entrerà in questa partnership ben consapevole che ad un certo punto ci sarà un tradimento tedesco, perciò rimarrà in guardia ma asseconderà le richieste più importanti della Germania, in particolare la cessione del Corridoio di Danzica, per permettere alla Germania l’accesso terrestre diretto alla sua exclave della Prussia Orientale.
Poiché la Polonia abbandonerà l’occidente per allinearsi con la Germania non ci sono garanzie della sua indipendenza dall’occidente, nessuna invasione della Polonia e di conseguenza nessun fronte occidentale, la Germania invece andrà immediatamente alla carica contro l’URSS alla fine del 1939 col sostegno polacco.
Poiché questa versione dell’Operazione Barbarossa si svolge così in anticipo, i Sovietici sono ancora meno preparati, perché non hanno recuperato dalle Grandi Purghe.
I Polacchi, avendo una forte identità slava ed essendo ora gli alleati più preziosi della Germania contro l’Unione Sovietica, agiranno per mediare relazioni migliori e un rispetto reciproco tra la Germania e le popolazioni slave di Bielorussia e Ucraina, impedendo a queste popolazioni di schierarsi dalla parte dei Sovietici.
Nella nostra TL la Polonia interbellica sviluppò varie tattiche per incoraggiare le nazioni dominate dai Sovietici a disubbidire a Mosca, un concetto noto come Prometeismo, per dividere essenzialmente l’Unione Sovietica donando ai vari gruppi etnici dell’URSS il fuoco di una nuova identità nazionale, proprio come Prometeo diede all’uomo il dono del fuoco, da qui Prometeismo.
Quando i Sovietici e i Polacchi firmarono il loro patto di non aggressione nel 1932 la Polonia abbandonò gradualmente il Prometeismo per poter normalizzare le relazioni con l’URSS, ma allo scoppio di questa nuova guerra il progetto prenderebbe nuova vita.
I Polacchi convinceranno i Tedeschi a metterli a capo del reclutamento nei territori sovietici occupati e dell’armamento di gruppi ribelli antisovietici, mentre i Tedeschi si concentreranno sulle operazioni militari dirette.
Alla fine l’Armata Rossa viene spinta ulteriormente verso est, Stalin manderà continuamente ondate e ondate di soldati male addestrati ad affrontare i Tedeschi meglio equipaggiati e addestrati, esaurendo la manodopera sovietica.
La pressione combinata della mancanza di un comando militare, di una militarizzazione insufficiente, di un addestramento inadeguato e di una pressione in aumento da parte dei movimenti indipendentisti alla fine spingerà l’URSS al punto di rottura, ma prima che questo possa avvenire la Polonia, non aspettandosi che la Germania la lasci con i suoi confini attuali intatti, inizierà una corrispondenza segreta con l’occidente per negoziare una nuova invasione congiunta delle terre tedesche, un po’ come quella proposta in teoria nel 1933.
Con la maggior parte dei soldati tedeschi occupati ad est nelle battaglie finali del conflitto, la Polonia si ritirerà e rivolgerà la sua attenzione verso ovest.
I Polacchi e i Francesi convergeranno sulla Germania prima di finire quello che è rimasto dell’URSS.
La Polonia postbellica annetterà l’intera Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa e parti della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina fino a Kiev inclusa.
In tutte queste regioni ci sono ancora ricordi freschi della crudeltà sovietica, cosa che renderà il fermo ma meno dittatoriale dominio della Polonia un cambiamento molto benvenuto.
Quelle regioni della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina che non sono state annesse dalla Polonia verranno riorganizzate in una repubblica cosacca indipendente all’interno della sfera d’influenza polacca.
Tutte le repubbliche socialiste sovietiche rimaste vedranno una riorganizzazione postbellica supervisionata in larga parte dalla Polonia e dal Regno Unito, alcuni stati si fonderanno mentre altri si separeranno ulteriormente, soprattutto la Russia vera e propria, che vedrà la secessione della Repubblica Popolare di Crimea, la Repubblica del Don, la Repubblica Popolare del Kuban’ e la Repubblica delle Montagne del Caucaso Settentrionale.
Queste ultime tre verranno dominate in maggioranza da popolazioni di Cosacchi e rimarranno strettamente allineate fra di loro.
La Germania verrà ancora una volta smilitarizzata e le verranno strappate via le sue acquisizioni territoriali, vedendo inoltre la pulizia etnica di alcuni piccoli territori di confine ceduti alla Polonia.
La Polonia adesso deterrà l’importante posizione di mantenitrice della pace nell’est, assicurando la stabilità all’interno degli stati più piccoli e agendo da contrappeso alla Germania e alla Russia.
Per quanto riguarda le altre parti del mondo, senza l’invasione tedesca dell’Europa occidentale nel 1940 l’occidente rimane libero di rendere sicure le sue varie colonie in Asia, perciò il Giappone non osa rivendicarle.
Per quanto riguarda la Russia, dopo decenni di Comunismo ed essere stata adesso battuta così duramente in guerra, l’un tempo potente impero è rimasto distrutto e in miseria, costretto a vendere le sue scorte di risorse in Siberia giusto per far quadrare i conti.
Polonia, Giappone e Stati Uniti diventeranno i principali clienti della Russia, e il Giappone spererà di utilizzare queste risorse per continuare ad alimentare la sua campagna in Cina, specialmente dopo che gli Stati Uniti isoleranno il Giappone dalle risorse petrolifere dell’America.
La capacità del Giappone di controllare i porti dell’estremo oriente russo e la poca voglia degli Stati Uniti di fare affari col Giappone potrebbero far sì che scoppi una guerra fra questi tre paesi in un futuro non troppo distante.

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E se fosse stata la Russia a dare il via alla Seconda Guerra Mondiale?

Per molti di noi gli eventi che portarono alla Seconda Guerra Mondiale sono abbastanza comunemente noti, e la colpa viene tipicamente data in toto all’espansionismo tedesco, e la cronologia degli eventi sembra rafforzare questa credenza: nel 1936 la Germania occupa e militarizza di nuovo la Renania, rendendo chiaro il suo obiettivo di creare un grande stato tedesco attraverso un’espansione limitata.
Re Edoardo VIII d’Inghilterra lo permette, ma alla fine è costretto ad abdicare.
Germania, Giappone e Italia lasciano la Società delle Nazioni in vari momenti e si uniscono al Patto Anticomintern alcuni anni dopo, e tutte tre faranno notevoli annessioni negli anni ’30.
Nel 1938, in linea con la visione della Germania di riunire i popoli tedeschi in un unico stato, l’Austria viene annessa e dopo molte discordie le potenze occidentali permettono alla Germania di annettersi i Sudeti, permettendo in pratica la dissoluzione finale dello stato cecoslovacco.
Il Regno Unito giustificherà l’azione come un soddisfacimento necessario dei Tedeschi, che assieme agli Inglesi si ergono come pilastri della pace e della sicurezza contro il Bolscevismo, ma questa comunque sarà l’ultima espansione che gli Inglesi tollereranno.
I Tedeschi a loro volta promettono che la Cecoslovacchia sarà la loro ultima richiesta territoriale fatta in Europa, una cosa che sembrerà annunciare l’inizio di relazioni pacifiche tra i Tedeschi e gli Inglesi, ma questa promessa si rivelerà presto non poggiare su basi solide, dato che la Città Libera di Danzica e il suo Corridoio verranno chiesti poco dopo, spingendo Gran Bretagna e Francia a fornire alla Polonia una garanzia di sostegno contro una potenziale aggressione tedesca, sperando che i Tedeschi mantengano la loro parola ma preparandosi nel caso questo non avvenga.
È importante notare che ho trascurato molte sfumature che cercherò di trattare in seguito, ma andando avanti l’Italia annette l’Albania l’anno seguente causando poche reazioni dell’occidente.
Questo era un potenziale test per l’impegno occidentale di prevenire ulteriori annessioni dell’Asse, uno dal quale la Germania ne uscì incoraggiata.
I Tedeschi, sentendosi fiduciosi che la città di Danzica e la Polonia non interessassero all’Inghilterra e alla Francia, continuarono ad azzardare le loro richieste orientali, che presumevano fossero più vicine agli interessi dell’Unione Sovietica.
I Tedeschi e i Sovietici si accordarono poi su come dovesse essere divisa l’autorità in oriente.
I Sovietici, dopo aver trovato poco sostegno dall’occidente e aver raggiunto i propri obiettivi espansionistici, sottoposero alla Germania le loro ambizioni in Finlandia, Estonia, Lettonia, Polonia e Romania, mentre la Germania espose i suoi interessi in Lituania e Polonia.
Dopo aver accettato il loro posto in Europa come paria delle democrazie occidentali, i due crearono una relazione speciale per il dominio condiviso in Europa orientale, e decisero poi col Patto Molotov-Ribbentrop che si sarebbero divisi la Polonia.
I Sovietici furono così ulteriormente liberi di espandersi senza ostacoli nei territori occidentali da loro desiderati.
Con sia la Germania che l’Unione Sovietica che organizzarono uno sforzo congiunto contro la Polonia, nacque il sentimento che adesso il coinvolgimento occidentale sarebbe stato completamente scoraggiato, ma poiché la garanzia per la Polonia era valida solo contro un atto d’aggressione tedesco e poiché i Sovietici lanciarono la loro invasione alcuni giorni dopo quella della Germania, l’URSS riuscì a passarla liscia, procedendo a imporsi sui territori che le interessavano mentre Germania, Francia e Regno Unito litigavano.
Ovviamente la Germania occupò la Francia, si ritrovò in uno stallo con la Gran Bretagna, poi dichiarò guerra agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica e alla fine venne sconfitta.
Dopo la guerra la Germania si ritrovò meno potente e privata dei territori che si era annessa, ma i Sovietici ne emersero più forti di prima, e adesso erano in possesso di una sfera d’influenza che includeva Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e parte della Germania, oltre che tutti i territori per i quali aveva dimostrato interesse in precedenza, sgombrando la strada a quasi mezzo secolo di competizione globale tra essi e gli Stati Uniti come potenza dominante del mondo.
Ma se tutto questo cambiasse? E se in una TL alternativa fossero i Sovietici e solo i Sovietici a invadere la Polonia? In superficie potrebbe sembrare che sia facile far sì che i Sovietici facciano partire la Seconda Guerra Mondiale mettendo Francia e Inghilterra contro l’Unione Sovietica invece che contro la Germania, con i Tedeschi che forse agiranno da potenza di sostegno al loro schieramento a seconda di come si raggiunge questo esito, ma in realtà è molto più complicato.
Gli eventi che motivarono la dichiarazione di guerra inglese alla Germania fecero arrivare gradualmente a questo risultato su un periodo di diversi anni e avevano la loro base nella storica animosità fra i due stati che fece dipingere la Germania come la nuova Francia del continente europeo, ovvero la minaccia più forte per il dominio globale del Regno Unito.
I Sovietici, al contrario, venivano percepiti come un nemico dell’occidente a causa della loro ideologia Comunista ed erano molto meno capaci di minacciare la Gran Bretagna e il suo equilibrio del potere.
Gli interessi sovietici dell’epoca si trovavano solo nell’Europa orientale in base alla politica di Stalin del Socialismo in Un Solo Paese, e perciò influenzavano a malapena l’agenda economica e politica inglese, mentre la Germania aveva dimostrato storicamente ambizioni globali ed espansioni immediate in Europa occidentale, per non parlare della tentata esclusione dell’Inghilterra dagli affari continentali, anche se questo non era necessariamente il caso dell’attuale regime della Germania, che cercò la collaborazione con l’Inghilterra, ma essa esitava comprensibilmente a credere a queste affermazioni.
In realtà ci furono diversi malintesi che guastarono azioni sinceramente benevole tra la Germania e il Regno Unito per arrivare ad una mutua intesa.
La Gran Bretagna non voleva far sentire la Germania messa all’angolo e oppressa, mentre i Tedeschi cercarono di non immischiarsi in materie che riguardavano strettamente gli Inglesi, ma i due finirono col non fidarsi l’uno dell’altro, aprendo le porte alle ostilità.
La Polonia ebbe un ruolo in questo deterioramento delle relazioni, perché nonostante il suo tentativo di rimanere neutrale fra Unione Sovietica e Germania tendeva ad inimicarsi entrambe allo stesso tempo descrivendo i Tedeschi come aggressori naturali e i Sovietici come espansionisti e sovversivi.
La Germania tentò di trasformare la Polonia in un alleato contro quella che percepiva come un’alleanza inevitabile tra gli Inglesi, i Francesi e i Sovietici, aspettandosi che la Polonia cercasse un alleato realistico contro l’espansione sovietica, ma i Polacchi scelsero invece di allinearsi con la Francia e l’Inghilterra, circondando essenzialmente la Germania e facendola entrare in massima allerta.
Se Hitler un tempo tollerava le rivendicazioni polacche sul Corridoio di Danzica, adesso ogni mossa secondo le regole della Germania veniva percepita come la concessione al nemico di una risorsa vitale, e perciò venne adottata una posizione aggressiva.
Oltre al fatto che i Sovietici avevano interessi diversi da quelli inglesi, i Britannici non erano capaci di combattere direttamente ed efficacemente i Sovietici, solo per raggiungerli avrebbero dovuto fare questo per interposta persona, mentre la Germania poteva essere attaccata immediatamente via aria, via mare e inviando forze di terra in Francia, Belgio, Danimarca e Olanda.
Questo significa che se solo i Sovietici invadessero la Polonia non c’è molto che il Regno Unito potrà fare per fermarli in tempo, inoltre non c’era neanche il desiderio di tentare una cosa simile, dato che anche se l’espansione della Germania in Polonia rappresentava una minaccia per la sicurezza tedesca e la rottura di una recente promessa che aveva fatto sembrare il Regno Unito debole e stupido, i Sovietici dovevano ancora fare rivendicazioni importanti e avevano perso buona parte dei territori occidentali della Russia imperiale, e ci si aspettava che avrebbero risolto diverse dispute di confine create nel mondo post Grande Guerra.
Questa in realtà era parte della giustificazione dietro gran parte delle espansioni fatte dall’Asse, alcuni in occidente videro le annessioni fatte da Italia e Giappone come degli ex alleati che facevano la cosa giusta, mentre la nuova militarizzazione della Renania ad opera della Germania veniva vista come “i Tedeschi che camminano nel proprio cortile”.
Detto questo, se solo i Sovietici invadessero la Polonia, non solo le risorse per fermarli arriverebbero troppo lentamente e richiederebbero un esaurimento indesiderato da parte della Gran Bretagna, ma i Sovietici potrebbero giustificarsi di fronte all’apatica Europa ancora in recupero come il disfacimento di un’espansione illegale della Polonia superiore ai suoi confini orientali che perfino la stessa Gran Bretagna aveva proposto, rendendo sudditi del governo polacco diversi Ucraini e Bielorussi che occupavano la regione.
Potremmo assistere a qualche condanna come quelle che seguirono le espansioni di Italia e Giappone, ma alla fine questa mossa verrà accettata e i Sovietici non affronteranno conseguenze importanti, non scatenando mai così la Seconda Guerra Mondiale.
I Sovietici poi non avevano le alleanze che renderanno questa una vera e propria guerra mondiale, avevano certamente dei nemici globali, ma invadere semplicemente la Polonia forse non attirerà contro di loro le forze di Inghilterra, Giappone e Stati Uniti.
Anche così non c’è alcun potenziale per una campagna in Africa come le campagne in Africa settentrionale e orientale del nostro mondo, rendendo qualsiasi conflitto che emergerà più una guerra antisovietica che una guerra mondiale.
Sommando tutto questo non sembra che all’epoca i Sovietici da soli avrebbero potuto dare il via alla Seconda Guerra Mondiale, almeno non nella scala su cui avrebbe potuto farlo la Germania in base alle sue capacità, la rivalità storica con il Regno Unito e le relazioni con altre potenze espansioniste come l’Italia e il Giappone.
Detto questo, consideriamo comunque cosa sarebbe potuto accadere se i Sovietici avessero invaso la Polonia senza la Germania o avessero invaso per primi la Polonia col Patto Molotov-Ribbentrop ancora in vigore, permettendo in seguito alla Germania di attaccare con la scusa di difendere la Polonia dall’ulteriore espansione sovietica.
Diversamente dai Tedeschi, che utilizzarono leader esperti, tattiche acute e una sinergia tra forze terrestri e aeree per invadere e occupare la Polonia in poche settimane, i Sovietici si ritroveranno impantanati in un conflitto lungo diversi mesi simile alla Guerra d’Inverno in Finlandia.
Vedete, anche se spesso ricordiamo l’Unione Sovietica come uno stato enorme, prima e perfino durante la Seconda Guerra Mondiale non era affatto la superpotenza mondiale che sarebbe diventata in seguito.
Molte delle sue vittorie militari e conquiste dell’epoca possono essere facilmente attribuite a fattori fuori dal suo controllo, perfino l’occupazione postbellica dell’Europa fu in gran parte dalla tremenda devastazione subita da quegli stati e dall’inabilità delle potenze occidentali di agire contro di essa.
Fu solo dopo la loro entrata nella Seconda Guerra Mondiale che i Sovietici iniziarono finalmente a fare passi importanti verso forze armate e capacità militari più potenti, dato che in precedenza la concentrazione nazionale era rimasta fissa verso l’interno sull’industrializzazione, il consolidamento del potere e la riforma del vecchio sistema russo nel nuovo modello sovietico.
Paesi come la Finlandia, la Polonia e gli Stati Baltici rimasero eccezioni a questa regola a causa del loro ruolo storico come ex parti dell’Impero Russo.
Quando Stalin consolidò il potere e iniziò a sviluppare territori cruciali all’interno dell’Unione Sovietica, divenne chiaro per lui quanto erano necessari degli stati cuscinetto occidentali per la sicurezza delle principali città dell’Unione Sovietica.
Nella sua mente il controllo di questi paesi di confine era cruciale per il successo del Socialismo in Un Solo Paese, anche se quegli stessi stati non erano Comunisti, ma semplicemente amichevoli.
I Polacchi erano una forza sicuramente più formidabile dei Finlandesi per quanto riguarda l’aeronautica e il numero di soldati, al punto che in seguito i piloti polacchi fuggiti ebbero un ruolo importante nella campagna aerea inglese contro la Germania.
Questo significa che i Sovietici verranno tenuti a bada piuttosto efficacemente dai polacchi, impedendo alla Germania di farsi giustificatamente coinvolgere, anche se probabilmente verrà fatta un’offerta per un’alleanza Tedesco-Polacca.
La Polonia resisterà sperando di ricevere aiuto dalla Francia o dalla Gran Bretagna, ma entrambe esiteranno, lasciando che l’unico alleato polacco nel conflitto sia il Regno di Romania, col quale la Polonia aveva una lunga relazione mirata a impedire il dominio russo o tedesco in Europa orientale.
Alla fine, un po’ come accadde durante la Guerra d’Inverno, i Sovietici otterranno una vittoria parziale grazie ai numeri schiaccianti e a una leadership militare migliorata, annettendo tutti i territori ad est della Linea Curzon.
La lunghezza del conflitto e il rifiuto della Polonia di accettare l’aiuto tedesco impediscono alla Germania di intervenire, lasciando una Polonia ridotta bloccata tra i suoi due vicini più grandi.
Dopo la guerra i Sovietici impareranno dai loro errori in Polonia e inizieranno una serie di sviluppi militari, anche se il fatto che ne sono usciti vittoriosi li imbaldanzirà e gli farà spostare immediatamente l’attenzione sugli Stati Baltici e la Finlandia.
A questo punto si può supporre che certamente una delle potenze occidentali interverrà, ma spesso ci si dimentica cosa accadde nella nostra TL, quando ci fu un periodo di circa 8 mesi tra la dichiarazione di guerra di Francia e Inghilterra alla Germania e il reale inizio di qualsiasi azione militare su larga scala da parte delle potenze occidentali.
In questo mondo alternativo in cui la Seconda Guerra Sovietico-Polacca non è riuscita a scatenare la risposta occidentale possiamo immaginare un periodo uguale di ritardo nella risposta all’invasione sovietica degli Stati Baltici e della Finlandia.
Persino nel nostro mondo Francia e Regno Unito tentarono di sostenere la Finlandia nella Guerra d’Inverno, ma scoprirono che Norvegia e Svezia non volevano collaborare nel trasporto di beni e soldati per paura di finire esse stesse coinvolte nel conflitto.
L’occidente considerò anche un’invasione e un’occupazione della Norvegia per assistere la Finlandia, ma solo perché questo avrebbe giovato alla sua posizione contro la Germania, con la quale era in guerra.
Senza il ruolo della Germania nell’invasione della Polonia è molto meno probabile che venga adottato un approccio aggressivo in Scandinavia, lasciando i Finlandesi a loro stessi e, come nel nostro mondo, lasciando che facciano piccole concessioni all’Unione Sovietica ma emergendo con la loro sovranità intatta.
Per evitare una TL in cui la Seconda Guerra Mondiale è semplicemente ritardata, presumeremo che la Germania abbandoni ogni futuro piano di invasione della Polonia ma cerchi piuttosto di sottometterla politicamente, un po’ come aveva fatto con la Romani attraverso il Trattato Tedesco-Rumeno per lo Sviluppo delle Relazioni Economiche tra i Due Paesi, che diede alla Germania diverse risorse romene in cambio di addestramento ed equipaggiamento militari, quando sembrò che i Sovietici stessero spostando la loro attenzione sulle terre romene.
Nel caso della Polonia la Germania potrebbe chiedere un prestito o un codominio sul Corridoio di Danzica, sempre in cambio di risorse militari per difendersi contro un’altra incursione sovietica.
Nei mesi seguenti la Seconda Guerra Sovietico-Polacca, la Polonia e il suo alleato, la Romania, svilupperanno una relazione più stretta, perché temeranno i loro vicini più potenti.
Anche la Finlandia entrerà a far parte di questa alleanza di stati neutrali dopo aver ricevuto il sostegno della Germania per impedire una conquista sovietica totale.
Dietro le quinte la Germania sta facendo un gioco manipolatorio, ben sapendo di non poter fare ulteriori annessioni in Europa senza provocare la furia di Gran Bretagna e Francia.
Si risolverà invece ad una vecchia strategia di dominio politico tentata in precedenza dall’impero del Kaiser, un piano d’unione noto all’epoca come Mitteleuropa, che adesso si è di nuovo manifestato come durante la guerra della nostra TL, quando la Germania si affidò sempre più al sostegno dei suoi stati clienti e, vedendo la cooperazione tra queste forze, iniziò ad allontanarsi dal concetto di un grande impero tedesco che si estendeva in profondità in oriente per avvicinarsi ad un’unione di stati-nazione indipendenti con la Germania al suo centro.
La Germania sfrutterà la disperazione polacca e dei suoi alleati per alimentare il concetto abbandonato di un’entità politica esteuropea estesa dal Baltico al Mar Nero, il Międzymorze.
Questo piano proposto in origine dalla Polonia doveva servire come un grande cuscinetto nei confronti dell’espansione russa verso ovest e dell’espansione tedesca verso est, assicurando la sovranità e la sicurezza dei suoi membri neutrali.
Il piano comunque fu piagato da numerosi problemi, i più importanti dei quali erano la mancanza di cooperazione fra molti dei suoi membri più importanti, i disaccordi sul ruolo di guida della Polonia nel piano, lo scetticismo riguardo l’uso dell’alleanza da parte della Polonia per distruggere l'Unione Sovietica e la perdita di alcuni stati membri a causa delle annessioni.
Adesso tornerà in pista grazie ad un totale finanziamento tedesco, che alimenterà la dipendenza di Polonia, Finlandia e Romania, che saranno pronte per essere raccolte una volta che i semi piantati in segreto della resistenza antisovietica daranno finalmente i frutti.
In pratica la Germania, attraverso trattati ineguali e la manipolazione politica, ha reso i governi, le forze armate e le economie di questi tre paesi sudditi della volontà tedesca in cambio dei mezzi per combattere i Comunisti e riprendersi tutto quello che hanno perduto, credendo per tutto il processo che il piano del Międzymorze potrà ancora assicurare la loro indipendenza sia dall'Unione Sovietica che dalla Germania nonostante i Tedeschi stiano da sempre tirando i fili e li stiano facendo avvicinare sempre di più al loro modo di pensare, producendo quello che sarà un terrificante parallelo del blocco orientale, ma con la Germania come potenza guida alle sue spalle.
Riconoscendo che i Sovietici stanno migliorando le loro forze armate in base a quello che hanno dimostrato le guerre in Finlandia e Polonia, il Międzymorze sottolineerà l’urgenza del lanciare una campagna congiunta prima che l’Unione Sovietica diventi troppo potente.
Il momento finalmente arriverà quando i Sovietici sembreranno pronti a invadere la Romania, visto che da tempo stanno reclamando diritti sul territorio orientale della Bessarabia, anche se senza dubbio si sono preparati a conquistarne altri nel caso se ne presentasse l’occasione.
Come nel nostro mondo verrà presentato un ultimatum alla Romania perché si ritiri completamente dalla regione, ma invece che accondiscendere come avvenne nella nostra TL i Romeni attaccheranno in forze, cogliendo di sorpresa i Sovietici mentre lanciano il loro assalto assieme a due invasioni simultanee da nord e ovest.
Sostenuti dalle risorse e dai soldati tedeschi i tre stati si addentreranno in profondità nel territorio sovietico.
I Finlandesi occuperanno Leningrado e gran parte della costa nordoccidentale, i Polacchi annetteranno l’intera Bielorussia e i Romeni libereranno l’Ucraina dal dominio sovietico, privando l’Unione Sovietica di importanti territori agricoli e industriali e rimuovendo ogni minaccia che potrebbe porre in futuro.
Invadendo da soli la Polonia i Sovietici risparmierebbero alla Germania un’estenuante guerra con l’Inghilterra che avrebbe poi inevitabilmente ostacolato i successivi sforzi bellici tedeschi contro di essi, ma in questa TL nulla di tutto questo avviene.
Poiché l’Unione Sovietica paralizza la Polonia senza scatenare una guerra più grande, la Germania riesce a dominare con più efficacia i suoi vicini orientali più piccoli senza risolversi al confronto militare, un po’ come fece con Ungheria e Romania.
Facendo appello alle preoccupazioni congiunte degli stati che confinano con l’Unione Sovietica e sfruttando la loro conoscenza dei piani d’espansione sovietici, la Germania metterà insieme queste potenze relativamente piccole in un fronte unitario che in precedenza esse stesse avevano considerato.
Dopo aver alimentato i buoni sentimenti e la dipendenza di questi stati, migliorando al contempo i loro eserciti per potergli fare affrontare il loro nemico comune, la Germania si ritroverà con un centro di potere economico e militare in Europa orientale, consegnatogli dai suoi tre grati alleati.

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Chiudiamo infine con questa idea di Enrica S.:

Alla fine di maggio 1940, mentre il blitz tedesco travolgeva l'esercito francese e inseguiva il corpo di spedizione britannico fino alle spiagge di Dunkerque, il governo di Paul Reynaud decise, contro la volontà del presidente, che non esisteva altra via d'uscita che chiedere la resa alla Germania. Per evitarlo, la Gran Bretagna rispolverò un vecchio progetto avveniristico di Jean Monnet, il futuro padre del Mercato Comune Europeo, il quale fin dagli anni venti aveva proposto un patto federativo tra le due maggiori democrazie europee. Fu preparato un documento in cui si proponeva una incredibile Unione Franco-Britannica con una moneta comune e un comando militare unificato. Nella dichiarazione congiunta si affermava che ogni cittadino francese avrebbe avuto automaticamente la cittadinanza britannica, e che ogni cittadino britannico avrebbe avuto la cittadinanza francese. A Londra si sperava che questo gesto avrebbe convinto i francesi a continuare la guerra. In Francia, tuttavia, Reynaud non riuscì a convincere il governo a prendere la proposta britannica in seria considerazione: la maggior parte dei ministri diffidava della Gran Bretagna, le attribuiva intenzioni egemoniche e paradossalmente considerava un male minore la resa alla Germania. Reynaud si dimise e il Parlamento francese si suicidò, conferendo i pieni poteri al maresciallo Philippe Pétain che firmò l'armistizio nella foresta di Compiègne, sullo stesso vagone ferroviario in cui era stata firmata la resa della Germania alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ora, però, che accade se i deputati e i ministri francesi sono più astuti, e accettano la proposta di Londra, dando vita ad un patto federativo? Come cambia la Guerra Mondiale, se la Francia non si arrende subito? E se l'Unione Franco-Britannica sopravvive alla guerra, e diventa l'embrione di una futura Europa unita da vincoli federali, con l'adesione di Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e poi anche della Germania Occidentale?

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Così le risponde Bhrghowidhon:

Prima ci sarebbe stata l'occupazione di tutta la Francia. Naturalmente, a guerra finita e vinta dagli Angloamericani, sarebbe un bel sogno avere a disposizione già un nucleo così potente dell'Unione Europea; resta il dubbio che gli Stati Uniti, i quali di fatto si sono annessi la Germania e l'Italia, cedessero alla Francobritannia le proprie conquiste...


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