La Grecia con la Triplice

di Simone


26/11/2008

Ieri l'altro, camminando nel cimitero di Cremona, la mia città, mi sono imbattuto in una tomba monumentale del XIX secolo che, incredibilmente, non avevo mai osservato bene (si dice che ogni volta che si visita qualcosa, si trovano sempre nuovi dettagli).

Sulla tomba,la scultura di un ragazzo "caduto ai 31 di maggio 1859 sul campo di Palestro": il ragazzo era raffigurato nella uniforme piemontese, era un volontario.

Caduto combattendo contro l'Impero d'Austria,dal 1867 Austria-Ungheria, impero crollato nel 1918. Crollato dopo la prima guerra mondiale, e dal mio punto di vista questa guerra è una pietra miliare nella Storia di tutto il XX secolo e forse oltre: comunismo, nazismo, fascismo, seconda guerra mondiale, ideologie vecchie e nuove, etc etc partono tutte da qui, dopo il 1914 il mondo non è più stato lo stesso...e quindi è affascinante elaborare ucronie su questo conflitto.

Ed ecco dunque la mia proposta.

Nel 1917 la Grecia ha avuto un'aspra divisione interna tra i filo-germanici e filo-alleati: i primi erano capitanati dal re Costantino I, i secondi da Venizelos, e in questa disputa già nel 1915-16 erano intervenute le potenze dell'Intesa inviando contingenti a Salonicco, per evitare che un punto nevralgico balcanico passasse dalla parte Tedesca.

Dopo un drammatico periodo di lotte intestine, è Venizelos a spuntarla e il 27 giugno 1917 la Grecia è nel campo dell'Intesa, contro Austria e Germania, Turchia e Bulgaria.

Le truppe greche avranno una parte modestissima sul secondario fronte balcanico (5000 caduti in 16 mesi), partecipando alle azioni che nell'estate 1918 mettono KO la Bulgaria nei Balcani.

Diciamo che la Grecia non è stata poi così determinante nel 1917-18...ma attenzione, già nel 1914-15 a scenario diverso, gli ellenici erano lacerati sullo schieramento con cui allearsi..e nel 1915 c'era la campagna di Gallipoli, e la Serbia era ancora intatta...

Ecco l'ucronia con relativo POD:

Nella primavera del 1915 la spunta Costantino I che si allea con Germania e Austria.

La diplomazia tedesca fa poi un capolavoro assoluto: non solo unisce nello stesso schieramento Grecia (a cui viene promessa tutta l'Albania e il sud della Macedonia) e Turchia, ma in un effetto domino trascina con sé anche la Romania, sul cui trono, ricordiamo, siede un re della dinastia tedesca Sigmaringen, ramo cadetto degli Hohenzollern (nella nostra timeline, invece, la Romania si è schierata nel '16 con l'Intesa).

Alla Romania, l'Austria, pur estremamente riluttante ma sotto pressione tedesca, promette il banato di Temesvar e la Bessarabia russa.

Poniamo che nel marzo 1915 (con l'Italia neutrale, ancora, e ancora che faceva il giochetto del "vengo con chi mi offre di più" e teneva il piede in due staffe!) la Grecia dichiara guerra a Francia, Russia e Inghilterra, e le sue Armate supportano da ovest la resistenza Turca di Gallipoli mentre altre truppe invadono Albania e sud Macedonia.

Ai primi di aprile, la Romania mobilita ed entra in guerra, e attacca la Serbia.

E qui il gioco si chiude con una cosa scontata: l'entrata in guerra della Bulgaria con qualche mese di anticipo (nella nostra timeline è il 5 ottobre 1915), a cui la diplomazia austro-tedesca concede il nord Macedonia e una buona fetta della Serbia.

Dunque, gli austrotedeschi, con un capolavoro assoluto di equa spartizione hanno messo d'accordo tra loro: Bulgaria, Romania e Grecia.

Tutt'al più, pensano i cancellieri Bethmann e Tisza, se i balcanici vorranno poi riscannarsi alla fine della guerra, cavoli loro...ma adesso sono alleati preziosi di Austria, Germania e Turchia!!

La guerra, ferma in Francia nella Champagne, e bloccata a est in Galizia, infuria nei Balcani e a Gallipoli: il 24 aprile 1915, truppe bulgare da sud e austriache da nord, invadono la Serbia, che viene attaccata anche da una armata rumena, e già il 30 aprile Belgrado è occupata...mentre gli inglesi, presi tra due fuochi, battono i greci il 26 aprile, ma a loro volta debbono subire le controffensive turche, mentre la flotta greca attacca la marina britannica nell'Egeo e con un colpo di mano, il 3 maggio, occupa Famagosta a Cipro!

Con Cipro attaccata, Churchill e l'Ammiragliato decidono di finire la sciagurata campagna di Gallipoli con mesi di anticipo, mentre la Turchia, imbaldanzita, invia ingenti rinforzi in Medio Oriente e contro il Caucaso russo.

Verso il 15-20 maggio, poderosissima offensiva austro-rumeno-tedesca-turca contro la Russia, l'anello debole dell'Intesa, su ben 4 fronti: Polonia, Carpazi, Caucaso e Bessarabia, con numerosi Corpi d'Armata, che nei primi 15 giorni, su un fronte mobile, provocano rovesci russi a Przemysl, Lodz e arrivano a 20 km da Varsavia, quindi i rumeni rafforzati da 10 divisioni tedesche entrano in Bessarabia, occupano dopo una grande battaglia Chisinau e quindi Tiraspol, minacciando l'Ucraina!

I franco-britannici, per alleviare il peso russo, debbono attaccare massicciamente nella Champagne, ma i tedeschi, trincerati e ben protetti, sono felicissimi di vedere i franco-inglesi andare al macello: fanno il loro gioco, infatti, e si rinchiudono in alcune città come Reims, che diventa una piccola Verdun, ma a vantaggio germanico.

In questa situazione, di pieno vantaggio austro-tedesco, l'Italia il 26 aprile a Londra non firma un bel niente e decide anzi, a giugno o a luglio 1915, con la Russia invasa e le armate zariste in pieno sfacelo, la Francia invischiata a Reims e battaglie navali tedesco-turco-greche nell'egeo e nell'est mediterraneo, di dichiarare guerra a Francia e Inghilterra il 19 luglio.

Contro una coalizione italo-tedesco-austro-greco-rumena-turco-bulgara, con la Serbia fuorigioco e la Russia quasi KO(nuova batosta a Bialistok il 26 luglio, 110 000 russi fuorigioco tra morti e feriti e 60 000 prigionieri, mentre a sud i tedeschi supportati da 240 000 rumeni, agli ordini di Mackensen, il 1 agosto sono ormai in Ucraina) e gli attacchi italiani sulle Alpi, Francia e Inghilterra sono a un passo da intavolare la resa o trattative di pace onorevole.

Ma in Russia la macchina zarista crolla nella tarda estate 1915 e si ha un 1917 con due anni di anticipo. 

Che cosa potrebbe succedere, a questo punto?Come cambia la storia d'Europa e del mondo?Se qualcuno vuole discutere o intervenire, mi scriva a questo indirizzo

Così a Simone risponde l'amico Maximomutina:

Caro Simone, secondo me potrebbe essere plausibile uno scenario di questo tipo:

Gli USA, che comunque rimangono amici degli Inglesi, decidono un intervento armato in Europa per aiutare l'Inghilterra in cambio di un maggiore scambio commerciale con le colonie dell'Impero britannico (non dimentichiamo che per la giovane economia americana, un'espansione commerciale in questi territori rappresenterebbe una supremazia economica senza uguali per l'epoca), ma qui il Giappone forte dell'imminente crollo della Rusia potrebbe avere buon gioco, invece che mirare alle colonie tedesche nel Pacifico, porre la sua attenzione sui porti russi e sulla siberia orientale (la vicinanza con l'Alaska li renderebbe, a guerra finita, ottimi partner commerciali per gli USA e in caso di vittoria un'egemonia commerciale nel Pacifico). 

In questo scenario dunque Giappone alleato della Germania già nella Grande Guerra e conseguente immediato tracollo della Russia che con la cacciata dello Zar instaurerebbe comunque un regime tipo URSS ma retto non sui soviet ma con un governo di democrazia popolare che coinvolga sia rossi che bianchi.Ma in questa situazione nelle condizioni di resa la Russia deve consentire lo sfruttamento minerario della Siberia al Giappone e alla Germania che avendo così a disposizione enormi risorse (un'economia di guerra che trae profitto da una produzione esagerata di materiale bellico per disponibilità di risorse a costo zero vuol dire vittoria sicura), permette di accerchiare gli Stati Uniti mettendo prima a ferro e fuoco le Hawaii (nel 1915 gli Stati Uniti non avevano ancora avuto il tempo di prepararsi un esercito in grado di combattere su più fronti) e il bombardamento da mare della California con sbarchi tedeschi e giapponesi a San Francisco e Los Angeles (il grosso delle truppe statunitensi era tutto concentrato sulla costa Est in attesa di imbarcarsi per l'Europa, lasciando l'Ovest scoperto).A questo punto i generali americani dividono le truppe per l'Ovest e per l'Europa ma questa mossa costerà loro molto cara, dato che nel frattempo i tedeschi si rinforzarono con le truppe provenienti dal Pacifico (non avendo più la minaccia giapponese le forze tedesche nel pacifico si divisero in parte per aiutare i giapponesi conto gli USA e l'altra parte tornò in Europa) rinforzando in questo modo le truppe europee e dando un colpo decisivo alla Francia contando anche sull'astuto lavoro di coinvolgimento dei nomadi algerini promettendo loro una maggiore autonomia convincendoli ad aprire un fronte coloniale interno per indebolire l'esercito francese).A questo punto con i tedeschi padroni dei porti francesi, danesi e norvegesi, l'Inghilterra si vide accerchiata e bombardata su ogni fronte deve capitolare; in quanto gli USA non possono neanche sbarcare in Europa pressati nell'oceano da sommergibili tedeschi che non lasciano scampo alla sua flotta e potendo contare sul naviglio francese sequestrato e riadattato a loro.Anche gli USA devono capitolare e la guerra finisce qui. 

Lascio a qualcuno il compito di tracciare i trattati di pace con questo scenario.

La corazzata tedesca Szent Istvan (Santo Stefano), dipinto di Sandro Degiani (cliccare per ingrandire)

Ed ecco la replica di Simone:

Grazie per il tuo commento e la tua analisi, molto lucide e razionali, ma io non le condivido molto. 

Qual è il tuo punto debole? Questi maxi sbarchi negli USA già nel 1915. Qui si parla di operazioni di sbarco TRANSCONTINENTALI avvenute 29 anni prima del D-Day, e ricordiamoci che già per far sbarcare gli anglo-americani-canadesi in Normandia, da gennaio 1944 l'aviazione martellava 500 km di costa. 24 ore non stop e fino all'ultimo si é giocato al gatto col topo per il fattore sorpresa, più che altro riuscito grazie alla incompetenza militare di Hitler! E il D-Day é riuscito certamente, ma non é stata una passeggiata ed era già pianificato dal 1942. . come può essere possibile fare un d-day ante litteram transcontinentale, con i mezzi del 15 e anche con una aviazione agli albori? E gli USA? Non vedono i preparativi delle flotte tedesche e giapponesi? Stanno lì, a guardare? E i tedeschi cosa hanno, una popolazione "cinese" per scaraventare falangi di truppe negli USA e anche in Francia? E su che logistica si baserebbero i tedeschi, una volta negli USA: rifornimenti munizioni, vettovagliamenti, truppa, rancio, genio militare, comandi di linea? Posto che farebbero delle teste di sbarco in California, conquistando terreno, qui si tratta di far attraversare l'Oceano a miriadi di navi(mica i 32 km della Manica!!) di truppa e di rifornimenti, su un terreno in cui, nel 1915, era nettissima la supremazia britannica!!! Germania e Giappone si sarebbero suicidate.

Sta piuttosto in piedi, e qui sono d'accordissimo con te, il crollo della Russia zarista già nel 1915,  o non più tardi della primavera del 1916.

Sono convinto che la Grecia con la Germania avrebbe trascinato con se, per mera convenienza politica, anche la Romania (con le opportune pressioni tedesche su Vienna, per almeno una compensazione sulla Bulgaria in cambio alla rinuncia della Transilvania)e di convesso, avrebbe spinto la Bulgaria(il grande sconfitto delle guerre dei balcani) ad appoggiare l'Intesa o forse alla neutralità.

Avremmo avuto da una parte:Austria- Ungheria, Germania, Italia (sono sicuro che i nostri governanti sarebbero corsi dalla parte del vincitore!!), Romania; Grecia; Turchia contro Russia; Francia e Inghilterra.

La Francia sarebbe crollata verso il 1916 o nel 1916; schiacciata da tedeschi e italiani. La Russia, fuorigioco nel 1916. La pace firmata nello stesso 1916 o al massomp a inizio 1917; ma occhio: la Germania in questa ottica non sarebbe stata governata dai militaristi alla Ludendorff e Hindenburg; in uno scenario simile; e avrebbe fatto una pace tale da NON UMILIARE gli inglesi! Si sarebbe accanita contro la Francia; ma avrebbe avuto clemenza con l'Inghilterra!

Alla fin fine; nel 1914; il vero nemico della Germania era la Francia e non il Regno Unito. I tedeschi avrebbero poi annesso Lituania e Lettonia ed Estonia; parte del Belgio; e fatto due stati marionette in Ucraina e Bielorussia. Avrebbero magari tolto due o tre colonie alla Francia(ma non l'Algeria) e impostole durissime clausole; ma io ne sono sicuro; avrebbero cercato di non umiliare troppo gli inglesi, magari limitandosi alla parità navale e rubando a Londra un paio di colonie secondarie in Africa (Kenya e Botswana, ad esempio), ma nulla di più. Londra ne sarebbe uscita, in tal caso, a ottimo mercato, visti i chiari di luna, e non avrebbe potuto lagnarsi molto.

Senza gli oltranzisti al governo, la Germania avrebbe fatto altresì in modo di non irritare troppo gli USA dell'allora ultraneutralista Wilson.

Gli USA alla fin fine se ne sarebbero stati quieti e non troppo allarmati. Per il momento, almeno. L'Italia avrebbe avuto Nizza e Corsica, ma non Trento e Trieste. Avrebbe avuto la Tunisia, quella sì.

La Grecia si sarebbe pappata la Macedonia e parte della Bulgaria, la Serbia sarebbe stata annessa all'Austria, la Romania si sarebbe pappata ampie parti di Dobrugia bulgara e magari avrebbe avuto anche la Moldova ex zarista. L'Austria avrebbe avuto parte dell'Ucraina.

In questo scenario, tutti contenti, a parte la Francia, la vittima numero uno, che però almeno ha tenuto l'Algeria, qualcosina in Ovest Africa (diciamo che ne esce con il 50% dell'Africa persa) e l'Indocina. Dimenticavo, la Polinesia sarebbe diventata territorio congiunto austro-tedesco.

Prevedo quindi, il dilagare del nazionalismo revanscista e il caos politico in Francia (sarebbe stata quasi come la Germania nel 1919). Le incognite future sarebbero state la Francia , e anche l'Impero Ottomano, uscito intatto ma già coi germi della autodistruzione. Senza contare i Balcani, con tensioni gravissime in Macedonia e Albania, de facto greche e la bomba dell'irredentismo serbo in Austria!!!

Probabilmente, la Palestina sarebbe rimasta TURCA e l'immigrazione ebraica sarebbe stata modestissima e irrilevante, e con una Palestina turca, le agenzie ebraiche non avrebbero attuato le basi del futuro stato israeliano.

I futuri Hitler e Mussolini non avrebbero avuto spazi di manovra, in questa situazione e la eventuale forma del fascismo francese sarebbe si stata antisemita, ma mai sarebbe degenerata nella Shoah.

E senza Israele in futuro, anche uno dei pretesti dell'islam integralista non avrebbe avuto brodo per cuocere. Col tempo la Turchia si sarebbe comunque sfasciata in vari stati, ma con minor coinvolgimento dell'Europa.

Continuando nell'ucronia , é possibile che in questo scenario, lo stesso fondamentalismo islamico sia soffocato "in nuce". E magari oggi sarebbero ancora i Balcani e l'ex Russia i poli del disordine mondiale...

Con gli USA in stile superpotenza economica in salsa giapponese anni '80 cioè potenti in economia, non in politica... chi sa come sarebbe andata a finire?

Simone

Che ne pensate? Per farmelo sapere, scrivetemi a questo indirizzo.

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La Turchia con la Triplice

Passiamo alla proposta di Andrea Mascitti:

Questo articolo del quotidiano Il Post propone uno scenario in cui l'Impero Ottomano non è mai caduto, alleandosi con l'Intesa anziché con gli Imperi Centrali:

« È l’estate del 1915 e a bordo di una corazzata ancorata a largo della neutrale Norvegia sono radunati gli emissari di tutte le potenze Alleate: Regno Unito, Francia e Russia. La Prima guerra mondiale è scoppiata ormai da un anno e sul fronte occidentale, tra Francia e Germania, sono già morti un milione di uomini: nessuno ha idea di come far breccia nell’intricato sistema di trincee e fortificazioni di entrambi i fronti e mettere così fine ai combattimenti (...) Le condizioni che offrono gli alleati, quindi, devono essere generose: la Francia alleggerisce l’enorme debito pubblico che la Turchia ha contratto nei suoi confronti, la Russia rinuncia alle sue pretese territoriali (sono secoli che gli Zar cercano di impossessarsi dello stretto dei Dardanelli) e il Regno Unito taglia il prezzo di due navi da guerra che i suoi cantieri navali stanno costruendo per l’Impero (alcuni, all’inizio della guerra, avevano suggerito di requisire quelle navi per la marina britannica: un gesto che, col senno di poi, avrebbe potuto significare la guerra).
Gli emissari del Sultano accettano. L’incontro sulla corazzata, infatti, non è che l’ultimo atto di una lunga trattativa. In poco tempo, l’esercito dell’Impero inizia a combattere gli alleati balcanici della Germania. Russi e britannici possono spostare in Europa le truppe impegnate a sorvegliare i loro confini più remoti. L’apertura dello stretto dei Dardanelli permette agli Alleati di inviare rifornimenti in Russia tramite il Mar Nero. Quando la Bulgaria si arrende alle truppe del Sultano e l’esercito imperiale si prepara ad attaccare l’Austria-Ungheria, l’alto comando tedesco avverte l’Imperatore che la guerra non può più essere vinta. Poco dopo, gli Stati Uniti annunciano la loro entrata in guerra e la Germania è costretta ad arrendersi. Secondo gli strateghi, l’intervento turco ha accorciato la guerra di almeno un anno e ha salvato un numero incalcolabile di vite umane.
La fine del conflitto facilita importanti riforme nell’Impero Ottomano. La mobilitazione di milioni di uomini, appartenenti a tutte le numerose etnie che popolano le terre del Sultano, insieme alle dichiarazioni del presidente americano Woodrow Wilson, che ha promesso che dopo la guerra tutti i popoli potranno decidere liberamente il loro futuro, hanno suscitato ovunque rivendicazioni nazionaliste. Il sultano Mehmet V emana un proclama in cui annuncia l’autonomia per tutti i popoli che vivono sotto l’Impero. A lui rimane il titolo di Califfo, capo supremo dell’Islam, e quello di comandante degli eserciti imperiali. Sotto di lui arabi, curdi, armeni ricevono ampi poteri per potersi governare da soli. Quando una setta di fanatici religiosi guidata da un leader tribale, Ibn Saud, si ribella nella penisola arabica, l’esercito del Sultano interviene per stroncare la rivolta.
L’Impero rimane, come nella sua lunga storia, un paese di tolleranza e convivenza religiosa: l’unica strada possibile per tenere insieme una confederazione così eterogenea. Quando negli anni Trenta nell’Europa centrale cominciano una serie di feroci persecuzioni contro gli ebrei, il Sultano apre le sue porte ai migranti, come fecero i suoi predecessori all’epoca delle persecuzioni spagnole del Quindicesimo secolo. Decine di migliaia di ebrei arrivano a stabilirsi nella provincia di Gerusalemme. »

Voi che ne pensate? È  credibile oppure no?

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Gli risponde Paolo Maltagliati:

Nelle sue linee complessive ha anche senso, peccato che ci siano alcuni punti, e grossi, da sistemare, per rendere plausibile lo scenario prefigurato.

1) Chiedere alla Russia di rinunciare agli stretti come obiettivo geopolitico è un po' come chiedere Al regno di Italia di rinunciare a Roma nel 1870.

2) l'impero ottomano stava DECISAMENTE cambiando politica nei confronti delle minoranze(in particolare quelle cristiane) almeno da Santo Stefano. La decadenza dell'impero era sempre più attribuita paranoicamente alla contaminazione etnica e religiosa. Dei popoli non musulmani prima (vedasi alla voce greci, ponto-greci e armeni) e non turchi poi non c'era da fidarsi, erano serpi in seno e potenziali traditori. Una vittoria ottomana non avrebbe fermato l'ideologia nazionalista e turanista dei giovani turchi (i massacri in Cilicia sono del 1898) e i tentativi di turchizzazione. E a sua volta, come in una profezia che si autoavvera, il nazionalismo montante non avrebbe permesso alle minoranze stesse di essere contente dello status Quo, in un circolo vizioso di repressione-infedeltà (all'aumentare della prima aumenta la seconda, che a sua volta alimenta e giustifica la necessità della prima e così via).

3) Il pod non può essere nel 1915. I programmi di spartizione anglo-franco-(Italo)-russa dell'impero ottomano erano un segreto di pulcinella e la Germania aveva diretto già da diverso tempo un ingente flusso di capitali e armamenti verso la Sublime Porta.
Quindi non si scappa: il pod DEVE passare per il cambio di atteggiamento inglese verso la Porta(da principale garante della sua indipendenza a principale avvoltoio pronto a spolparne le carni), che non accade. Ma qui torniamo al punto uno: la Russia avrebbe rinunciato a Costantinopoli (anzi, Zargrad) solo nel momento in cui agli asini sarebbero spuntate le ali. L'alleanza anglo-ottomana ha dunque senso solo in funzione anti-russa e, viceversa, l'entente anglo-russa implica la spartizione dei domini del sultano.

4) A meno di non implicare comunque un crollo dell'impero russo(cosa che l'autore, anche se poi se ne dimentica, esclude), l'intesa che compensi territoriali appetibili ha da offrire all'impero ottomano? Ammettendo pure che largheggiare in proposte di spartizione della Bulgaria possa bastare (o essere sufficientemente allettante, cosa di cui dubito), tanto poi arriverebbe Wilson, che col suo principio di nazionalità ridurrebbe le pretese ottomane a livelli ridicoli in proporzione allo sforzo bellico profuso. Altro che vittoria mutilata, qua arriveremmo proprio al livello di presa per i fondelli.

5) Nonostante il fatto che la Bulgaria avrebbe dovuto subire l'apertura di un secondo fronte in Tracia, oltre alla considerazione che gli effetti dell'ingresso degli ottomani in guerra a fianco degli alleati avrebbe avuto effetti difficilmente prevedibili sulla politica interna greca(paradossalmente potrebbe persino avvantaggiare la monarchia e spingerla verso gli imperi centrali e tanti saluti ai venizelisti, anche se so che è apparentemente controintuitivo), resta il fatto che l'esercito bulgaro era di gran lunga il più numeroso, efficiente ed addestrato dei Balcani e che per puntellare Vardar e Salonicco ci vollero consistenti truppe inglesi, francesi e italiane. Inoltre c'è da aggiungere che l'idea di un conflitto con lo storico avversario turco potrebbe avere effetti rinvigorenti sulla scettica opinione pubblica bulgara.

Tutto questo per dire che non sono sicuro al 100% che schierare l'impero turco con l'intesa possa garantire un vantaggio tattico-strategico immediato (potrebbe persino risolversi in un disastro controproducente come nel caso della Romania. Non è così assurdo ipotizzare che un'offensiva bulgara ben preparata e opportunamente rinforzata da contingenti tedeschi potrebbe addirittura sfondare in Tracia senza dare il tempo ai franco-britannici di intervenire. Risultato: Costantinopoli nelle mani degli imperi centrali e stretti chiusi, come da HL).

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Allora Federico Sangalli propone:

E se immaginassimo uno sviluppo diverso della Prima Crisi Egiziana?

Londra è distratta e impegnata con un'altra crisi (in India, in Irlanda, in Nordamerica, non so. Probabilmente una grossa rivolta irlandese sarebbe quella con meno effetti collaterali nella TL) e non può rompere le uova nel paniere a Francia e Russia come in HL, quando durante la Seconda Crisi Egiziana riuscì ad annullare i guadagni che Parigi e Pietrogrado avevano ottenuto con la prima. La Francia mantiene il suo protettorato sull'Egitto, ormai dominio ereditario di Mehmet Alì, mentre la Russia conserva il Trattato di Unkiar Skelessi, chiave di volta di questo scenario, con il quale, dietro l'obbligo di chiudere gli Stretti alle navi da guerra altrui ma non a quelle zariste, la Russia de facto imponeva un protettorato sul Sultano.

L'idea è proprio che tale sistema rimanga in piedi: Londra mugugna ma deve accettare il fatto compiuto, nel 1854, senza il sostegno francese, deve accettare la proposta di spartizione russa (niente Guerra di Crimea) a patto che sia nello spirito di sunnita Skelessi, cioè mantenendo un governo formale ottomano. L'Impero Ottomano diventa come la Cina, formalmente unite e sovrana ma in realtà divisa in sfere di influenza delle varie potenze: in pratica la Francia ha Egitto e Palestina, la Gran Bretagna Siria e Mesopotamia, la Russia Anatolia con possedimenti balcanici e caucasici. La Russia rosicchia comunque i Balcani ottomani con la scusa della difesa dei diritti degli ortodossi e forse si prende anche l'Armenia entro la fine del secolo. Probabilmente una crisi russo-turca nel 1878 ci sarà ugualmente e dovrà essere risolta internazionalmente, a causa dell'opposizione austriaca e delle remore britanniche. Inglesi e francesi comprano il Canale di Suez dall'indebitato Khedivé d'Egitto e nel 1882, alla rivolta di Urabi, Gladstone occupa il paese dopo che i francesi hanno declinato per ragioni di politica interna, esattamente come in HL. All'inizio del Novecento l'Impero Ottomano è inserito nel Protocollo Anglo-Russo che pone fine al Grande Gioco: esso è diviso in aree d'influenza lungo una linea di demarcazione nord-sud sulla falsariga della Persia. Nel 1908 i Giovani Turchi si sollevano contro il protettorato straniero con un incoraggiamento tedesco solo per essere presi a cannonate dai soldati dello Zar, che ormai hanno impiantanti basi navali stabili negli Stretti. La ribellione è un ottimo pretesto per rafforzare il protettorato e prendersi le ultime provincie balcaniche (niente Guerre Balcaniche). Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l'Impero Ottomano entra in guerra a fianco dei suoi protettori, come in HL fece la Cina nonostante le angherie giapponesi. Concordo che la Bulgaria fosse un osso troppo duro per i soli ottomani, ma senza i conflitti balcanici, se in presenza di un'equa spartizione della Macedonia e di una maggiore presenza russa che faccia rigar dritto i generali di Sófia, è possibile che la Bulgaria rimanga semplicemente neutrale per poi scendere in campo con l'Intesa in secondo momento dietro pressioni russe, probabilmente contro la Grecia, ove, come ricordava Paolo, il filo-tedesco Re Costantino avrebbe buon gioco a esiliare Venizelos come "amico dei turchi" e a schierare Atene con gli Imperi Centrali (e non viceversa come in HL). Senza il petrolio bulgaro e con gli Stretti aperti che permettono di abbassare il prezzo del pane in Russia, è anche possibile che la Grande Guerra finisca in anticipo.

La Sublime Porta può ottenere qualche guadagno territoriale a spese della Grecia e mantiene la sovranità formale su Cipro e Dodecanneso (le potenze hanno dato luce verde all'Occupazione italiana della Libia per attirare Roma nell'Intesa ma hanno lavorato per chiudere il conflitto il prima possibile per non danneggiare troppo i turchi, sicché niente Rodi), magari può riprendersi pure Creta, persa meno di dieci anni prima (immagino infatti che in Tracia sarà la Bulgaria a fare la parte del leone). Magari un protettorato sull'Albania? Ovviamente niente Lawrence d'Arabia, niente Sauditi e niente Arabia eccetera eccetera. L'Egitto diventa indipendente sotto dominio inglese. In questo scenario Londra favorirebbe ugualmente la nascita di un "Focolaio Ebraico" in Palestina? Date le circostanze è possibile che per il 2 novembre 1917 la guerra sia già finita rendendo superflua la Dichiarazione Balfour. Se il conflitto termina precocemente è probabile che un rimasuglio di Austria-Ungheria rimanga in piedi ed è a questo stato che sarebbe assegnata Fiume, come da Patto di Londra. Senza dispute sui confini istriani non c'è vittoria mutilata, ergo il Fascismo ne deve fare di strada prima di arrivare al potere. Potrebbe però aver maggior successo in Grecia e in Serbia, ambedue insoddisfatte dal nuovo assetto balcanico.

I nazisti arrivano al potere in Germania dopo la sconfitta e rapidamente portano il paese fuori da Versailles: durante gli Anni Trenta Hitler, alleatosi con i suoi seguaci austriaci e con i nazionalisti magiari e serbi, occupa e spartisce gli Stati Uniti di Grande Austria. Russia e Italia rifiutano di aiutare degli odiati Asburgo e senza di loro anche gli anglo-francesi, incatenati nell'Appeasement, non si muovono.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la Russia Zarista è spinta al collasso in breve tempo, assieme a Italia e Francia. Una rivoluzione depone lo Zar ma i bolscevichi (Trockij?) si rendono presto conto che Hitler non vuole trattare con i comunisti slavi mezzi ebrei ma solo ammazzarli tutti quindi parte la resistenza. I tedeschi occupano anche l'Anatolia, insediando un governo fantoccio di panturchisti ad Ankara (Costantinopoli è stata occupata dai greci): inizia la guerra nel deserto, dove i Türken Korps di Rommel tentano la conquista di Suez, senza successo.

Alla fine della guerra la Russia diventa una repubblica socialista federale e abbandona l'imperialismo ottocentesco. Gli inglesi occupano l'Anatolia e gli Stretti, impiccano per bene tutti i nazionalisti turchi e riportano al potere il Sultano Ahmed IV, che però è incapacitata da tempo come conseguenza di un brutto infarto. Approfittando della debolezza del potere imperiale centrale e in generale dei turchi, le istanze di autonomia e liberalizzazione, sostenute dagli inglesi, prevalgono: i Villajet diventano elettivi, sono concesse libertà di culto, d'opinione e di stampa, un'assemblea eletta assume i poteri legislativi e ad essa deve riferire il Gran Visir, capo dell'esecutivo. Gli inglesi completano il ritiro dal Medio Oriente nel giro di un decennio a causa della decolonizzazione e quando Ahmed muore nel 1954, il nuovo Sultano Osman IV, popolare eroe di guerra nei due conflitti mondiali, accetta il nuovo sistema. Oggi l'Impero Ottomano è uno stato in crescita, un'economia in rapido sviluppo grazie al petrolio, la cui unità è racchiusa nelle sue istituzioni democratiche e nella figura di Alí II, 89 anni, 45esimo Sultano e 37esimo Califfo dei Credenti. Nonostante gli occasionali atti di violenza compiuti da estremisti sunniti wahabiti, gruppi sciiti filo-persiani che non riconoscono il titolo di Califfo ad un sunnita, fanatici ebrei che pretendono la creazione di uno stato ebraico in Palestina, separatisti ellenici e neo-fascisti turchi che si ispirano ai Giovani Turchi l'Impero Ottomano è una potenza regionale è un'economia emergente, paese candidato all'Unione Europea e modello di coesistenza etno-religiosa.

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Ed ora, una nuova idea di Basileus TFT:

Niente Turchia

16/8/2010

Durante la guerra fra i Turchi rivoluzionari e le forze dell'Intesa, Ataturk aveva la bella abitudine di combattere nelle prime linee, a fianco dei propri soldati. E se un colpo di artiglieria greca o una fucilata pongono fine alla vita del Grande Turco? Non saranno i turchi a rigettare il trattato di Sévres, ma i greci, che vorranno maggiori territori per vendicarsi dell'attacco turco. Una storia diversa sarà anche per l'Armenia, l'Italia e la Turchia. Ecco una bozza di timeline

1 settembre 1919: Ataturk è ucciso in combattimento dai greci. La guerra d'indipendenza turca perde il suo più grande leader. Francia, Inghilterra e Italia partecipano in modo alquanto scarso, mentre Grecia e Armenia si impegnano attivamente nel conflitto.

4 dicembre 1919: I greci occupano Bursa.

18 maggio 1920: i greci occupano Amastris. I turchi strappano Trebisonda agli armeni.

4 settembre 1920: Gli armeni riescono a riconquistare Trebisonda. I greci giungono fino ad Akara. Inizia il massacro delle popolazioni turche occupate. Alla fine della guerra il saranno uccisi quasi un milione di turchi in quello che verrà ricordato come "il genocidio del popolo turco".

1 luglio 1921: La presa di Mus, ultima roccaforte turca, pone fine alla guerra. Tuttavia operazioni di accesa guerriglia continueranno per un paio di anni.

8 ottobre 1922: La Grecia si scontra con l'Armenia per il possesso del Ponto. Ci sono alcune scaramucce di confine e cresce la tensione. Questo fa si che l'Inghilterra inauguri la Pace di Ginevra, con l'intenzione di sostituire il trattato di Sévres.

20 Luglio 1923: viene ufficialmente siglato il Trattato di Ginevra, che porta le seguenti modifiche territoriali:

- Grecia: essendo la parte che è stata più attiva in guerra; grazie all'appoggio francese riesce ad ottenere la totalità della Tracia, Costantinopoli compresa. Guadagna inoltre l'intera costa ionica dell'Asia minore e la costa turca del Ponto, fino a Trebisonda. La Grecia diventa uno stato Filofrancese.

- Armenia: è costretta a cedere la zona di Trebisonda ai greci. Tuttavia viene riconosciuto il suo impegno e la grande quantità di sangue versato nei per la libertà. Ottiene la zona di Diyarkabir e si configura come uno stato filoinglese.

- Italia: ottiene il dominio su una grossa fetta di terra che va da Konya ad Afryion, fino a toccare Ankara. Tuttavia rinuncia al possesso di Rodi.

- Francia: ottiene la zona meridionale dell'Anatolia, più una striscia di terra interna oltre Sivas, quasi fino a Samsun.

- Regno Unito: Ottiene Cipro, Rodi, alcune isole ioniche (Tenedo), più i porti strategici di Antalya, Adana e Antiochia. Inoltre ottiene il monopolio esclusivo sul transito nel Mare di Marmara (un po' come accadeva a Suez).

- Turchia: il tentativo di ribellione del popolo turco è stroncato e non nasce la Turchia. Nelle zone italiane e inglesi il popolo turco può mantenere la propria religione, mentre greci, armeni e francesi iniziano una politica di cristianizzazione.

Anni 1925-35:

- Grecia: la capitale della nazione è spostata a Costantinopoli. La basilica di Santa Sofia è restituita al culto. Collaborazione con i francesi per stroncare i vari focolai di resistenza turchi. Molti turchi diventano cristiani, per evitare gli svantaggi e le persecuzioni. I greci del Ponto e della costa occidentale vengono insigniti di varie cariche, ponendo la minoranza turca in una condizione di inferiorità. Vengono lasciate aperte solamente le moschee di Efeso, Nicea, Nicomedia e Costantinopoli, i cui imam devono giurare fedeltà all'Impero greco. La Moschea Blu di Costantinopoli è convertita in una basilica. I turchi costituiscono una manodopera a basso costo che si rivela utilissima per la nascente industria ellenica.

- Armenia: violenti scontri la popolazione turca costringono gli armeni a cercare collaborazione con i curdi. Questi divengono cittadini a tutti gli effetti, mantengono la propria religione e i propri costumi; mentre i turchi vengono via via tolti da ogni carica pubblica. L'Armenia inizia un labile processo di industrializzazione, specialmente nella sua parte occidentale.

Italia: La popolazione turca subisce un netto peggioramento con l'avvento del fascismo. Molte moschee sono chiuse e di verificano sporadici episodi di violenza. I turchi sono ammessi nel regio esercito a partire del '35, in previsione della campagna d'Etiopia.

- Francia e Regno Unito: grossomodo come nella nostra timeline.

Anni 1935-40:

Hitler e Mussolini continuano con le rispettive campagne, mettendo in allarme i vari stati europei.

Grecia: Ioannis Metaxas vince le elezioni nel '36. Nel '39 l'invasione italiana dell'albania mette in allarme le forze elleniche. Vengono rapidamente varate una serie di leggi a favore del popolo turco, fra cui libertà di culto, di espressione e possibilità di arruolarsi nell'esercito. Nel 1940 scoppia la guerra e la Grecia rimane neutrale.

- Armenia: continua l'oppessione del popolo turco. Le mosse della Russia in Finlandia mettono il allarme gli armeni, che intensificano una politica di riarmo.

- Francia e Regno Unito: a partire dal '36 vengono creati reparti armati di turcofoni, la tensione sale.

- Italia: Vengono ammassate truppe al confine francese e inglese, nonostante il Paese rimanga neutrale. In previsione anche un attacco a forchetta contro la Grecia.

Seconda Guerra Mondiale:

L'Italia entra in guerra dopo la capitolazione della Francia. Le colonie turche dei francesi ne approfittano per dichiararsi indipendenti, con il nome di Repubblica Turca. Questo stato di stampo fascista inizia immediatamente le trattative, insieme alla Siria, per entrare nell'Asse. Le città inglesi sulla costa vengono rapidamente prese dagli italiani, tranne Antiochia, che è occupata dai turchi. Nel 1940 Mussolini ordina l'invasione della Grecia, attaccando dall'Albania e dall'Anatolia. Dopo un iniziale successo i greci riescono ad arrestare l'avanzata nemica in Epiro e a conservare diverse piazzeforti in Asia Minore, come Efeso e Trebisonda. L'attacco italiano provoca l'entrata in guerra dell'Armenia a favore dei Greci. Nel frattempo la Repubblica Turca e la Siria entrano nell'Asse. Alla fine del 40 i greci riescono già a dare una svolta alla guerra: battono gli italiani in Albania e occupano Valona e Tirana. In Asia minore riescono a riprendersi buona parte della propria costa. Gli armeni vengono sconfitti dai turchi nei pressi del Lago Van e si arroccano nelle loro città del nord. La situazione balcanica crea i presupposti per l'intervento di Hitler, che occupa rapidamente tutta la Grecia. Il governo greco fugge a Nicea, eleggendola a nuova capitale e sfruttando la superiorità della marina britannica per rimanere immune all'attacco nazifascista. Metaxas muore e gli succede Alexandros Korizis. Nel 1941 inizia Barbarossa e le truppe nazifasciste penetrano in profondità nei territori russi. I turchi riescono a tagliare il fronte armeno-greco, sfondando poco sopra a Trebisonda e cominciando una campagna offensiva nel Caucaso. Nel 1942 l'asse comincia a perdere colpi. La Siria viene riconquistata dagli inglesi, che premono da sud. I turchi non riescono a superare il Caucaso, ne a prendere Yeravean, la capitale armena. I greci completano la conquista dell'asia minore italiana, prendendo Konya a giugno. Nel 1943 gli angloamericani riescono a occupare Mus, la capitale provvisoria della Repubblica Turca. Tutti i territori ribelli sono riconsegnati ai francesi e agli armeni. i Greci inviano una forza di quindicimila uomini per l'operazione husky, più una discreta flotta. Gli armeni inviano un migliaio di volontari. Nel 1944 Korizis sbarca a Costantinopoli, riconquistandola senza colpo ferire. In un paio di mesi riprende Kavala, Tessaloniki, Atene, Corinto, Iannina e infine occupa Valona, Tirana e Durazzo. Nel 1945 la guerra è finalmente finita, con le seguenti modifiche territoriali:

- Grecia: come Paese aggredito, la Grecia ottiene dall'Italia le isole del Dodecaneso. Inoltre, dopo varie trattative, ottiene la zona di Valona, ricca di greci e a maggioranza ortodossa.

- Armenia: come Alleato, l'Armenia ottiene alcuni territori di confine dagli inglesi e dai francesi.

- Italia: perde tutte le colonie.

- Francia e Regno Unito: si spartiscono la zona italiana in Asia minore.

Anni 1950-60:

Inizia il processo di decolonizzazione. Nel '55 gli inglesi cedono Rodi alla Grecia, mentre Cipro è resa indipendente nel '59 ma compie l'enosis già nel 60'. Inglesi e francesi decidono di lasciare l'Asia minore e creare una Repubblica Federale Curdo-Turca. La Grecia entra attivamente nella Nato ed è uno dei fondatori dell'ONU.

Anni 1960-89:

L'Armenia entra nella Nato nel 1961, mentre la Repubblica Curdo-Turca nel 1968. I problemi non sono pochi e si rischiano un paio di guerre nel 1969 e nel 1971, per questioni di confine.

Anni '90:

Caduta del regime sovietico e distensione mondiale. La Grecia rimane lo stato egemone del Medio Oriente. Entra nel G10 nel 1995, grazie soprattutto all'industria navale. L'Armenia diventa uno stato con un buon sistema industriale nel nord ma ancora parecchio arretrato al sud. La Grecia si presenta come uno stato liberale e fortemente sociale (una politica simile a quella svedese) mentre l'Armenia resta un misto fra conservativismo e liberalismo. La questione religiosa è un problema alquanto grave. La Repubblica Turco-Curda rimane uno stato altamente conservatore. Nel 1999 i Talebani, dopo sei anni di guerriglia, riescono a prendere il potere.

Anni 2000:

L'attentato terroristico delle Torri Gemelle vede la Grecia schierarsi dalla parte statunitense. L'Armenia rimane neutrale. La Guerra in Iraq vede Grecia e Armenia neutrali Nel 2004 un attentato nella Basilica di Santa Sofia, compiuto da irredentisti turchi. Causa la morte di 14 persone e il ferimento di altre 85. La Grecia, l'Armenia, Israele e gli USA entrano in guerra contro la Repubblica Curdo-Turca. In pochi mesi la guerra è finita e viene installato un governo democratico. Nel 2006 i Talebani e i guerriglieri controllano ancora buona parte del Paese, la guerra continuerà fino al 2009, quando l'esercito ellenico confinerà i suoi nemici nei monti Tauri. Nel 2010 la guerriglia talebana si conclude definitivamente e la NATO decide di dividere la Repubblica Turca da quella Curda, creando il Kurdistan Meridionale e la Repubblica di Konya.

Popolazioni nel 2010:

Grecia: capitale Costantinopoli, 50 milioni di abitanti
Armenia: capitale Yeravean, 12 milioni di abitanti
Albania: capitale Durazzo: 2 milioni di abitani
Repubblica di Konya: capitale Konya: 19 milioni di abitanti
Kurdistan Meridionale: capitale Antiochia, 7 milioni di abitanti

Basileus TFT

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Questo è il parere in proposito di Enrico Pellerito:

Ottimo spunto e ottimo sviluppo; solo un paio di appunti. Tu hai scritto: « I greci completano la conquista dell'Asia minore italiana, prendendo Konya a giugno. Nel 1943 gli angloamericani riescono a occupare Mus, la capitale provvisoria della Repubblica Turca. Tutti i territori ribelli sono riconsegnati ai francesi e agli armeni. i Greci inviano una forza di quindicimila uomini per l'operazione husky, più una discreta flotta. »

Inviare un contingente di 15.000 uomini, grosso modo l'equivalente di una divisione, può sembrare un impegno non molto oneroso, specie se consideriamo che ci sono stati reparti di altre nazioni (come ad esempio la Polonia) ben più numericamente nutriti, che sono stati impiegati su vari fronti; ma qui abbiamo l'esigenza di riprendere possesso della parte europea del proprio territorio nazionale ancora rimasto soggetto all'Asse.

Per questo motivo, ritengo che, pur volendo affiancare gli Alleati su altri teatri di guerra in nome della gratitudine per quanto da loro fatto nella lotta contro i Turchi, i vertici politici e militari greci tenderebbero ad inviare un contingente simbolico in Sicilia, molto più contenuto anche se sempre rappresentativo, mantenendo a propria disposizione la stragrande maggioranza delle forze, programmaticamente destinate a riconquistare la Grecia occidentale.

Diciamo che potrebbe essere mandato in Sicilia un battaglione, al massimo un reggimento, utilizzando sempre natanti da trasporto alleati.

Infatti (e questo è il secondo punto) la possibilità che dopo l'invasione e la conquista nazista i Greci mantengano ancora una "discreta" flotta, presupponendo che essi ne abbiano già una prima dello scoppio del conflitto (nella nostra TL avevano sì una discreta flotta mercantile, ma non una militare) è un'eventualità abbastanza remota.

La Luftwaffe e la Regia Aeronautica avrebbero avuto anche le navi militari greche come obbiettivi importanti, mentre, nel caso gli scafi mercantili avessero cercato riparo nei porti dell'Asia Minore, i piloti dell'Asse avrebbero fatto di tutto per impedirne la fuga. Meglio affondarli tutti, piuttosto che lasciarli in uso ai loro legittimi proprietari.

Da qui ritengo improbabile che nel 1943 ci siano ancora molte navi greche disponibili, sia militari sia civili.

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E ora, l'idea opposta di Massimiliano Paleari:

Verso la fine della Prima Guerra Mondiale gli Ottomani, mentre arretravano a sud premuti dai Britannici e perdevano via via tutti i territori arabi dell'Impero, si lanciarono in una vittoriosa offensiva attraverso la Persia occidentale fino al Mar Caspio. I Turchi lanciarono nell'estate del 1918 alcuni raid persino a est del Mar Caspio approfittando del caos presente nella Regione a seguito della rivoluzione bolscevica. Nella mente dei Giovani Turchi e in particolare in quella del Ministro della Guerra Enver Pasha era ben presente il sogno di unificare tutte le popolazioni turcofone dell'Asia Centrale in una sorta di grande Panturchia. La fine della guerra non mise totalmente la parola fine a questo sogno, se si pensa ad esempio che lo stesso Enver Pasha, condannato a morte e ormai esule in patria, morì nel 1922 mentre combatteva a fianco dei Basmaci durante la grande rivolta panturca antibolscevica. Ma cosa accade se i Turchi riescono a consolidare nell'estate del 1918 le loro posizioni in Asia Centrale e in particolare nei territori delle attuali repubbliche musulmane (in parte turcofone) ex sovietiche? E' proprio impossibile immaginare la formazione di un Grande Stato Panturco? I Britannici in particolare avrebbero potuto cambiare opinione e valutare positivamente tale entità statale come una sorta di "anello di contenimento" a sud nei confronti della Russia Bolscevica? In cambio di tale grande espansione a est, tutto sommato una sorta di "ritorno alle origini", avrebbero forse i Turchi accettato più facilmente la perita di territori nell'Anatolia occidentale a favore di Greci, Italiani e Francesi? In questo contesto il Sultanato potrebbe sopravvivere? Niente rivoluzione kemalista quindi o Kemal si impone ugualmente? Come cambia la storia mondiale a seguito dell'immissione di questo nuova grande entità statale? Durante la Seconda Guerra Mondiale la Panturchia si allea a Hitler contro l'Unione Sovietica con l'intento di annettersi i territori musulmani della Russia vera e propria? In Mongolia nel 1941/2 le truppe della Panturchia si ricongiungono con quelle Giapponesi realizzando (per quanto tempo?) la continuità territoriale dell'Asse dall'Oceano Atlantico al Pacifico?

Ho provato ad abbozzare approssimativamente (spero mi perdonerete) i confini PANTURANICI della Grande Turchia. Oltre all'Anatolia, la Panturchia comprende:

N.B. La Georgia resta indipendente come stato cuscinetto tra i Turchi e la Russia (sovietica o meno)

Se immaginiamo una Seconda Guerra Mondiale in cui i Giapponesi attaccano a nord (in Siberia) invece che verso il Pacifico, e in cui i Turchi scendono in guerra a fianco dell'Asse contro l'URSS, non è difficile immaginare un ricongiungimento delle Armate Turche con quelle Giapponesi in Mongolia e sul Bajkal, o anche più a est!

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Non può mancare il commento di Bhrghowidhon:

È ancora "modesta": il progetto panturanico includeva almeno anche la Jacuzia e una parte maggiore del Xīnjiāng Uyghur!

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Aggiungiamo l'idea di Ainelif:

La Spagna con la Triplice

Formalmente sovrano dalla nascita, Alfonso XIII venne incoronato nuovo re di Spagna nel 1902 e sul giornale Le Figaro si scrisse che il monarca era "il più felice ed amato di tutti i sovrani della terra". Il suo regno fu caratterizzato da una ricerca di consenso nelle fasce sociali più deboli come operai e contadini, da riforme elettorali per consolidare un instabile regime liberaldemocratico e dalle prime leggi laiche. Il re fu anche un acceso promotore di turismo, associazioni sportive e opere pubbliche. La Spagna liberale cercò di lasciarsi alle spalle la perdita del proprio impero coloniale dopo l'umiliante guerra ispano-americana del 1898, cioè il culmine della propria decadenza economica, politica e militare.

Nel 1909 a Barcellona si consumò la repressione di una grande agitazione popolare operaia, repubblicana e socialista e il miraggio di un progresso sociale finì presto.

Nonostante la divisione dell'opinione pubblica, l'incertezza del governo e una generale debolezza delle forze armate, la Spagna vuole rientrare sulla scena internazionale e riconquistare il prestigio perduto. Il governo spagnolo capisce subito che l'Intesa è disposta a concedere molto poco a Madrid, se non qualcosa di vago e generico, così si rivolge all'Alleanza, che nonostante il neonato liberalismo vede di buon occhio il paese iberico in cerca di nuove glorie e con rivalità mai sopite nei confronti di Francia e Regno Unito da sfruttare. Quando si consuma l'ennesima crisi tra i due blocchi, nel 1911, ad Agadir, in Marocco, gli Spagnoli spingono per un'azione tedesca contro le pretese francesi, portando ad un ammonimento di Parigi al vicino. Quello stesso anno la Spagna entra ufficialmente nell'Alleanza.

Allo scoppio della Grande Guerra il governo spagnolo dichiara la non belligeranza e decide di entrare in guerra solo nel 1916, quando le battaglie sul fronte occidentale tra Anglo-francesi e Tedeschi stanno già consumando le loro potenze belliche. Quali possibili conseguenze di un intervento spagnolo nel primo conflitto mondiale? Quali possibili teatri di guerra? Sicuramente Gibilterra e Portogallo (con l'Intesa), il Marocco francese, l'Algeria, i Pirenei, la Guinea spagnola (subito occupata dagli Anglo-francesi) e la debole flotta spagnola sarebbe comunque una grana in più per le flotte britannica, italiana e francese; gli Americani sbarcherebbero anche nella penisola iberica oltre che in Francia? Se l'Alleanza perde (più probabile) cosa succede in Spagna? Cosa le viene imposto?

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Gli replica Bhrghowidhon:

Prima ancora dell'epilogo, si potrebbe considerare quali sarebbero stati obiettivi di guerra congruenti con la situazione dell'inizio del 1918 (il momento di massima estensione dei progetti annessionistici)?

Nella prospettiva (realmente coltivata) di annientamento totale della Francia, tutto il suo bacino mediterraneo (in Europa) era incluso negli obiettivi della Germania, quindi è relativamente meno probabile che la Spagna potesse rivendicare antiche pertinenze dei Conti di Barcellona o anche solo il Rossiglione. Invece la Corsica (ambita nel XVIII. secolo) poteva essere disponibile e così pure, se si prende in considerazione un analogo trattamento dell'Italia, la Sardegna, mentre il Regno delle Due Sicilie, se non si pensa a una Restaurazione Borbonica, era piuttosto una costante aspirazione asburgica.

Pressoché sicuro sarebbe comunque l'ingresso della Spagna nell'Unione Mitteleuropea.

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Tommaso Mazzoni aggiunge:

Se la Spagna entra al momento giusto, la Francia si arrende. A quel punto, per la Russia è finita e l'Inghilterra fa una pace onorevole con la Germania.

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Ma Ainelif fa notare:

Con o senza Spagna l'Alleanza non avrebbe comunque vinto, perciò nel 1918 le forze armate spagnole sono allo stremo e sconfitte dagli Anglo-franco-americani e pure dai Portoghesi. Cosa succede? Repubblica?

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E Federico Pozzi ribadisce:

Credo che si sopravvaluti il peso dell'esercito spagnolo, che era messo peggio di quello italiano (il che è tutto dire), senza contare che di mezzo ci sono i Pirenei, che non saranno le Alpi però non sono esattamente un fronte facile: in una guerra di posizione come la WWI dubito che la Spagna colga più di qualche piccolo successo territoriale iniziale (magari riescono a prendere il Rossiglione). Se poi entrano gli USA con l'Intesa, la Spagna se la vede brutta, ma potrebbe buscarle prima perché c'è la pericolosissima minaccia dell'Inghilterra. La Spagna potrebbe fare la fine dell'Austria-Ungheria e venire spezzettata in quattro o cinque stati diversi (Castiglia, Catalogna, León e forse il Paese Basco); forse l'avvento del fascismo avviene prima con spinte decisamente centraliste. Noi se siamo furbi (dobbiamo aspettare l'arrivo di Diaz) magari ci prendiamo le Baleari e poi non le molliamo manco con le cannonate, o le molliamo ma in cambio della Dalmazia, e il Fascismo ha meno motivi revanscisti (ma si possono sempre comodamente inventare).

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Riprende la parola Ainelif:

Secondo me non ha senso rompere l'unità spagnola, però sicuramente i Baschi e i Catalani strizzerebbero l'occhio all'Intesa: se la Spagna è sconfitta la monarchia cerca di rimanere sul trono, forse consegnando il potere prima a Rivera, o cade nel 1920-21 e la Repubblica spagnola crolla nel 1936 con l'insurrezione nazionalista.

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Federico Sangalli annuisce:

Non mi ricordo chi diceva: « Il problema della Spagna é che non esiste. O meglio é divisa in sei regioni ognuna delle quali é convinta di essere la vera Spagna ». Queste regioni/popoli sono Paese Basco, Catalogna, Galizia, Asturie, Andalusia, e Castiglia, a cui aggiungo León e Navarra. L'autore continuava dichiarando che il miglior futuro di una Spagna in crisi era il modello russo, una repubblica federale guidata da un nuovo Franco, il peggiore era il ripetersi della tragedia iugoslava. Se Madrid perde la guerra rischia seriamente di fare questa fine, spezzettata in piccoli stati e senza impero coloniale. Riviera fará la Marcia su Madrid nel 1922 e poi gli succederá Franco mentre in Catalogna e Paese Basco ascenderanno senz'altro governi comunisti in opposizione al fascismo castigliano.

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Ma Tommaso non è d'accordo:

A chi dice che l'apporto della Spagna sarebbe stato minimo, rispondo che quando un vaso è pieno basta una goccia per farlo traboccare, e che se i francesi avessero dirottato a sud-ovest truppe prima del 1917 inoltrato (quando possono metterci una pezza gli Americani, forse), i Tedeschi sfondano, prendono Parigi, e costringono il governo francese alla pace. Una volta che la Francia si è arresa, bastano la metà delle forze impiegate dai Tedeschi sul fronte occidentale nella nostra timeline per puntellare gli Spagnoli da eventuali sbarchi Inglesi, e tutto il resto va a oriente, il che significa che, dopo Parigi, presto si arrende pure San Pietroburgo; a quel punto pensate che Londra (e Roma, se è entrata con Londra) resti in guerra? Anche perché Caporetto è in agguato, e stavolta i rinforzi franco-americani non ci sono, e quelli britannici potrebbero non bastare. Anche perché, una volta vinto ad Oriente, i Tedesco-Ottomani attaccano l'Egitto di sicuro.

Tanto per citare Bismarck: « Non serve che vincano, basta che diano fastidio! » (parlava degli Italiani nel 1866)

Voglio azzardare una Timeline; chi è interessato, può scaricarla cliccando qui.

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Bhrghowidhon scrolla il capo:

Calma, calma... in questa Timeline tu affermi che « Von Bethmann-Hollweg insiste per umiliare la Francia »; ma al posto di Theobald (Theodor Friedrich Alfred) von Bethmann Hollweg non ci sarebbe stato ormai già Georg Friedrich von Hertling (se diamo per scontato che non sarebbe stato il caso del Principe Max von Baden)?

Il contesto generale è l'Unione Mitteleuropea, giuridicamente l'ingresso nel Reich Tedesco della Monarchia Austro-Ungaro-Boemo-Croato-Polacco-Romeno-Serbo-Montenegrino-Albano-Greca, in questo caso anche della Spagna, inoltre sicuramente della Finlandia, Lituania, Polonia, Rutenia e Caucasia (il Ducato Baltico va direttamente alla Prussia, il Belgio è spartito fra i principali Regni del Reich) e di quanto rimane della Francia (più o meno la Neustria Merovingia), negli auspici anche delle Monarchie Scandinave, dei Paesi Bassi, degli Imperi Ottomano e Persiano, comunque unite nella Federazione Europea Orientale.

Dal Regno d'Italia vengono recuperati, senza possibilità di trattativa, Veneto e Lombardia (quest'ultima come Paese Federale). Il resto entra in ogni caso nell'Unione Mitteleuropea, è possibile una Restaurazione dello Stato Pontificio, verosimilmente anche delle Secondogeniture come Paesi del Reich, meno probabile quella del Regno delle Due Sicilie (di competenza asburgica); la Sardegna può essere riunita alla Corsica come ampliamento della Corona di Spagna.

È oltremodo difficile che la fellonia sabauda venga perdonata per la sesta volta; la Dinastia subirà il destino che, senza altra colpa che la difesa dell'indipendenza, i Guelfi di Hannover hanno dovuto sopportare nel 1866.

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Anche Basileus TFT storce il naso:

La Spagna nel 1914 non poteva nemmeno essere considerata una delle "potenze". La sua industrializzazione era iniziata da pochissimi anni ed era molto arretrata rispetto anche alla media dei Paesi di terza industrializzazione, di fatto insomma era messa peggio della Russia. Le aziende erano pochissime e funzionavano male, flagellata dalla corruzione, dal latifondo e dal clero, la rete ferroviaria era poca, logisticamente mal piazzata e fatta con materiali di scarsissima qualità.
L'esercito era allo scatafascio completo, gli armamenti di terra erano obsoleti e la logistica inaccettabile. La flotta era ridotta al lumicino. Il peso internazionale era definitivamente crollato dopo il 98 e di fatto la Spagna era isolata diplomaticamente e faticava perfino a tenere i due pezzetti di "impero" che le rimanevano contro bande di marocchini semi disorganizzate.
Il morale dell'esercito era a terra, nessuno avrebbe fatto una guerra offensiva dopo decenni di guerre civili.
Se la Spagna entra da subito viene inchiodata sui Pirenei da poche unità francesi, il Marocco lo perde praticamente subito e se la flotta mette il naso fuori dai porti cola a picco da sola. Il fatto di avere un fronte in più spingerà comunque l'Intesa a concedere di più all'Italia per farla entrare prima, mentre al Portogallo si promette la Galizia.
Nel 1918 guerra civile spagnola (ancora) e smembramento dello Stato come detto prima, magari il comunismo nasce li.

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Pure Enrico Pellerito dice la sua:

Assolutamente concorde con voi; la Spagna non aveva né risorse né strutture per affrontare un conflitto di quelle dimensioni, a parte che Lisbona era troppo legata a Londra per non schierarsi al suo fianco e fare da base per un'azione britannica portata sul suolo spagnolo.

Consideriamo che i portoghesi iniziarono a scontrarsi con i tedeschi in Africa sin dal 1914 a causa di sconfinamenti perpetrati dai secondi in Angola, per non parlare dei siluramenti di mercantili portoghesi in Atlantico; la neutralità lusitana durò anche troppo.

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Bhrghowidhon torna alla carica:

Metto sùbito in pratica la proposta a riguardo dell'ucronico Congresso di Berlino: l'accordo di Unione Mitteleuropea era già del 1916, quindi contestuale se non precedente al Punto di Divergenza. (Sulla reale possibilità di Vittoria degli Imperi Centrali + Spagna la condizione imprescindibile è naturalmente la completa estraneità - non basterebbe la semplice Neutralità - degli Stati Uniti al conflitto; se, data questa condizione fondamentale, le conseguenze di un pur in sé disastroso intervento spagnolo possano alterare il precario 'sistema' della guerra in Europa è riservato all'eventuale discussione apposita, qui per definizione si parte dal presupposto che l'alterazione ci sia e porti alla Vittoria dell'ex-Triplice Alleanza).

Il progetto mitteleuropeo, in Italia sistematicamente passato sotto silenzio (ma noto, perché all'occasione viene rispolverato in ambienti eurofobici come argomento che qulasiasi Unione Europea sarebbe Pangermanesimo ammantato sotto spoglie federalistiche), per quanto mi riesce di capire era uno dei pochi punti di vantaggio strategico degli Imperi Centrali (in questo caso la denominazione è appropriata), per il fatto - se vogliamo banale, ma forse decisivo - che avrebbe, con una miscela di inclusivismo ed egemonismo (i rapporti fra Germania e Austria-Ungheria erano gerarchicamente molto più sbilanciati che fra Gran Bretagna e Francia), evitato le contraddizioni delle Paci di Versailles. Sottolineo che nell'Unione Mitteleuropea la Monarchia Danubiana sarebbe entrata enormemente ingrandita (nella versione più ristretta le si sarebbero uniti Romania, Serbia, Montenegro, Albaniia e Grecia), non c'è nessun altro scenario in cui l'Impero Asburgico potesse ottenere di più. Aggiungo, scusandomi per la ripetizione, che il 1918 è stato, fino alla fine dell'estate, il momento della massima influenza degli ambienti annessionistici (non dobbiamo cadere nella tentazione di considerare una Legge Storica che nelle Paci gli Annessionisti facciano solo rumore e colore ma poi la Diplomazia ubbidisca al Principio dell'Equilibrio).

Fin qui il lato 'costruttivo'; l'altra faccia della medaglia è che nel 1916 e a maggior ragione nel 1918 non era materialmente possibile che l'Austria-Ungheria 'disobbedisse' alla Germania, non ce n'erano né i mezzi né la volontà politica (chi era contrario al progetto mitteleuropeo era già schierato con l'Intesa, la radicalizzazione delle posizioni aveva ormai raggiunto il punto finale).

Comunque, sino ad ora ho privilegiato lo scenario della Vittoria degli Imperi Centrali, che però richiede l’aggiunta del Punto di Divergenza del mancato intervento degli Stati Uniti (per cui diventava in realtà un’ucronia sulla Prima Guerra Mondiale senza Stati Uniti, senza che il ruolo della Spagna risultasse rilevante).

Se invece insistiamo sull’intervento spagnolo come unico Punto di Divergenza, l’eventualità di una sconfitta della Spagna insieme agli Imperi Centrali pone la questione perlomeno di una riduzione territoriale (come Germania e Bulgaria), se non di una completa spartizione (come Austria-Ungheria e Turchia). In tal caso, la costante (fino a Werner Best, l’emissario del Reichssicherheitshauptamt SS nell’occupazione di Parigi), in completo parallelismo con la politica seguita nei confronti dell’Austria-Ungheria e della Turchia (ma anche degli Stati successori dell’Impero Russo), era di prevedere un distacco di Catalogna, Paese Basco e Galizia dalla Spagna (i primi due alla Francia, la terza al Portogallo definitivamente inquadrato come Protettorato Britannico?); possibile anche che la Gran Bretagna si assicurasse le Baleari (o almeno Ibiza).

Ovviamente le Colonie sarebbero state spartite ancora più rapidamente (Rio de Oro sicuramente alla Francia, Rio Muni gradito alla Gran Bretagna, Marocco Settentrionale - magari previa ribellione locale al Potere Centrale spagnolo - come Protettorato Britannico, ma forse Tangeri alla Francia).

Molto probabile è anche una rivendicazione dal Trono di Spagna per i Savoia-Aosta; in caso di successo, si tratterebbe dell’intero territorio metropolitano (con Ceuta e Melilla) senza le annessioni anglo - franco - portoghesi.

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Infine, ecco la proposta alternativa di Ainelif:

La Spagna entra in guerra a fianco dell'Alleanza nel 1916, un anno dopo che l'Italia è entrata in guerra con l'Intesa, per unificare tutta la penisola iberica sotto la Corona di Madrid e ripristinare l'impero coloniale perduto. Gli Spagnoli sono subito fermati a Perpignan e a Bayonne e il fronte si stabilizza sui Pirenei. La Guinea Spagnola e le Canarie sono subito occupate dagli Anglofrancesi. L'esercito spagnolo assedia Gibilterra credendo di conquistarla immediatamente, ma si sbaglia, alla fine la Rocca capitolerà entro la fine dell'anno. La debole flotta spagnola deve contare su qualche incursione tedesca, ma in generale è circondata dal naviglio britannico, portoghese, italiano e francese e cade quasi subito.

Tra il 1916 e il 1917 i Francesi lanciano un'offensiva in Catalogna e in Navarra arrivando fino a Barcellona e Saragozza. Gli Spagnoli lanciano offensive in territorio portoghese e sembrano avere successo, ma la viva resistenza dei lusitani e il loro rafforzamento di truppe britanniche impediscono alla Spagna di arrivare a Lisbona, soprattutto quando gli Stati Uniti intervengono e sbarcano in Francia e proprio nella penisola iberica. Sempre nel 1917 i carri armati angloamericani scacciano indietro gli Spagnoli spaventati, mentre a Nord i Francesi occupano anche Saragozza. Sempre i Francesi occupano il Rio Oro e il Marocco spagnolo. Già all'inizio del 1918 Madrid chiede una pace immediata di compromesso, per evitare di veder sfilare i nemici nella capitale. L'esercito è demoralizzato e a pezzi. Il governo sempre più instabile e gli indipendentismi regionali rialzano la testa, strizzando l'occhio all'Intesa. Fino alla fine della guerra l'esercito spagnolo deve reprimere moti autonomisti nei Paesi Baschi e in Galizia, mentre in Catalogna ci pensano i Francesi. Il Governo spagnolo firma la pace nel 1919 a Carcassonne che prevede oltre agli indennizzi di guerra, la cessione di quasi tutto il Marocco spagnolo (tranne Ceuta e Melilla) e del Sahara spagnolo alla Francia, la cessione della Guinea spagnola ai Francesi o ai Britannici (o chissà, agli Italiani), strisce di confine alla Francia, ampie porzioni di confine (soprattutto galiziano) con la provincia di Badajoz e Olivenza al Portogallo. Nel 1922 le elezioni municipali assegnano la vittoria ai movimenti repubblicani e socialisti, il re Alfonso XIII, ritenuto responsabile della guerra e dell'ulteriore decadenza del paese, parte per l'esilio: nasce la Seconda Repubblica Spagnola, d'impianto federale per prevenire l'indipendenza basca o catalana.

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Ci sono poi le proposte di Generalissimus:

1) La Svezia con gli Imperi Centrali.
Gustavo V di Svezia e soprattutto sua moglie, Vittoria del Baden, non fecero mai segreto dei loro sentimenti pro-tedeschi, anche se il Re di Svezia affermò più volte con forza il suo desiderio di non coinvolgere la Svezia nella Grande Guerra.
E se invece decidesse di scendere al fianco della Triplice Alleanza?

2) La Scandinavia con l'Alleanza.
Portiamo l'ucronia precedente alle conseguenze estreme: l'incontro di Malmö del 18 Dicembre 1914 fra i re scandinavi, organizzato da Gustavo V di Svezia ha si lo scopo di dimostrare l'unità d'intenti, ma di scendere insieme in campo nelle schiere degli Imperi Centrali.
Come cambia la Prima Guerra Mondiale con Norvegia, Svezia e Danimarca dalla parte del Kaiser?

3) La Scandinavia con l'Intesa.
Variante dell'ucronia precedente: Norvegia, Svezia e Danimarca in seguito all'incontro di Malmö decidono di entrare nella Grande Guerra al fianco della Triplice Intesa.
Quali le conseguenze?

4) La Svezia nell'Asse.
Gustavo V e il Principe Ereditario Gustavo Adolfo avevano simpatie naziste.
E se decidessero di schierare la Svezia dalla parte di Hitler?

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Cui risponde il solito Bhrghowidhon:

Se ammettiamo la premessa che non sono state vittorie di misura né quella dell'Intesa nella Prima Guerra Mondiale né quella degli Alleati nella Seconda e dunque l'intervento di uno o tre Regni Scandinavi nei conflitti non ne avrebbe alterato l'esito, quel che ne consegue - a parità di tutto il resto - sarebbe che:

(prima e seconda ucronia) nella Pace di Brest-Litovsk la Svezia potrebbe avere le Isole Åland, forse la Finlandia o addirittura l'Ingria, perdendole poi a Versailles insieme ai territorî settentrionali di confine con la Finlandia (il tutto alla Finlandia);

(seconda ucronia) sempre a Brest-Litovsk la Norvegia potrebbe aspirare alla Penisola di Kola e la Danimarca nientemeno che a Tallinn, salvo poi perdere il tutto insieme alla totalità delle Colonie (la Danimarca la Groenlandia, l'Islanda e le Fær Øer; la Norvegia le Svalbard e Jan Mayen), se non che probabilmente la Danimarca otterrebbe comunque lo Schleswig Settentrionale (resta incerta l'eventualità di uno Stato Lappone);

(terza ucronia) nessuna variazione entro i confini dell'Impero Russo se non una possibile ma complessivamente poco probabile aspirazione svedese sulla Finlandia, in compenso forse qualche piccolo contentino nella spartizione delle Colonie Tedesche (perdibile con o dopo la Seconda Guerra Mondiale)

(quarta ucronia) più che eventuali annessioni in Norvegia, possibile una partecipazione alle progettate conquiste in Russia, particolarmente in Ingria; dopo la Guerra, tutto perso compresa la fascia di confine con la Finlandia.

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Anche Basileus TFT dice la sua in proposito:

(prima ucronia) L'esercito svedese sarebbe stato totalmente ininfluente, dubito avrebbe ottenuto più che sporadiche occupazioni in Finlandia. La pace coi russi gli concede tutta la Finlandia ma a guerra finita il confine nord viene rettificato a favore dei Finni. Probabile guerra di continuazione e ulteriore batosta nella WWII con retrocessione territoriale fino alla Smaland.

( seconda ucronia) La Norvegia sarebbe stata totalmente ininfluente, la Danimarca avrebbe aiutato a chiudere lo Stretto e facilitare i commerci tedeschi nel nord, ma nulla di più, magari poteva mandare uomini ad aiutare la Svezia contro i russi ma anche qui il risultato è insignificante. Fine della guerra significa occupazione inglese di Groenlandia e Islanda con entrata nella guerra di continuazione di Svezia e Danimarca, che comunque ne avrebbero prese parecchie.

(terza ucronia) Questa è più interessante. La Germania invade con molta facilità la Danimarca e la costringe a capitolare, di fatto inglobandola. Islanda e Groenlandia vengono date in gestione alla Norvegia, in quanto sue ex colonie. L'UK, con il piccolo aiuto di Norvegia e Svezia, fa da tappo nello Stretto contro le navi tedesche. In ogni caso un'invasione della Norvegia o della Svezia non sarebbe stata fatta in tempi utili senza corazzati e la Germania aveva bisogno di truppe contro la Francia. Senza l'acciaio svedese le industrie tedesche ne risentiranno parecchio ed è possibile che la Germania cerchi un accordo per una pace dignitosa dopo aver messo fuori gioco la Russia ma non aver sfondato in Francia. Se la cosa non va in porto gli Imperi crollano già nel 17, la Danimarca ottiene indietro tutto più compensazioni in territorio tedesco. la Svezia ottiene le isole Aland e parte della Namibia tedesca. La Norvegia penso otterrà solo vantaggi economici.
Magari negli anni '30 scoppia un litigio Danimarca-Norvegia per la gestione dell'Islanda, la Norvegia potrebbe volerla amministrare nuovamente. Referendum tarocco che la pone definitivamente sotto tutela danese, o con poche possibilità indipendente (colonia inglese de facto).
La WWII va sostanzialmente come nella nostra LT

(quarta ucronia) Difficile. L'esercito svedese poteva sicuramente schierare qualche centinaio di migliaio di uomini senza troppa difficoltà, con armamenti tutto sommato moderni. Sicuramente con l'appoggio di esperti militari tedeschi è possibile che questi uomini in più avrebbero fatto la differenza e fatto cadere Leningrado per poi spingere verso Mosca ed attirare truppe russe. Se questa è condizione sufficiente per far crollare i sovietici tornano indipendenti gli Stati Baltici, l'Ucraina, la Georgia, l'Azeristan e magari qualcosa nell' Alania storica. La Germania si prende una bella fetta di Bielorussia per la vecchiaia, la Finlandia tutti i territori irredenti, magari l'Italia si pappa qualcosa sulla costa cimmera. La Romania prende la Moldavia.
Con il fronte est chiuso e il Giappone ancora a dare problemi gli USA spingeranno per una pace forzata con Hitler, di fatto accettando la sua proposta del 41 con liberazione di 1/3 della Polonia, cessione di tutte le terre francesi occupate (ovviamente a Vichy, non a de Gaulle), liberazione del Belgio e dell'Olanda. La Jugoslavia viene probabilmente ricostituita come filo-usa, idem per la Grecia, anche se l'Italia mantiene le terre irredente + corfù ma niente Egitto. Magari si prende la Tunisia.
Questa pace, che è una leggera vittoria dell'Asse sugli Alleati, una vittoria schiacciante dell'Asse sull'URSS e una vittoria schiacciante degli Alleati sul Giappone (sul quale vengono tirare le bombe atomiche come solito). Porta alla creazione di un mondo bipolare in una guerra fredda parallela. Il Comunismo sparisce di fatto e al suo posto abbiamo il Patto di Varsavia fra nazifascisti contro il mondo liberale.
Quindi abbiamo nei blocchi:
Asse Liberale: Regno Unito, Francia, Portogallo (totalitario ma legato all'UK), USA, Russia (Ex URSS), Jugoslavia, Grecia, Iran, Turchia, Norvegia, Polonia e Paesi ad essi legati.
Asse Nazifascista: Germania, Italia, Romania, Ucraina, Svezia, Finlandia, Danimarca e Paesi ad essi legati.
Georgia e Bulgara fra i promotori dei non allineati.

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Ed ecco il contributo di Dario Carcano:

Quella che segue voleva originariamente essere un’ucronia simmetrica Spagna-Italia. Tuttavia, la mancanza di voglia di scrivere un’ucronia così lunga, mi ha portato a focalizzarmi sugli avvenimenti spagnoli nella Prima guerra mondiale, sintetizzando in poche righe avvenimenti che altrimenti avrebbero occupato intere pagine. Buona lettura.

Nel 1908 la notizia dell’annessione della Bosnia da parte dell’Austria fu presa molto male dall’Italia: il trattato della Triplice stabiliva che, fra Austria-Ungheria e Italia, in caso di “occupazione temporanea o permanente” di territori nei Balcani, la potenza occupante avrebbe riconosciuto compensi all'altra. L'interpretazione del ministro austriaco Aehrenthal escludeva che l'annessione della Bosnia-Erzegovina fosse stata una “occupazione” (dato che la provincia era già occupata) per cui l'Italia non aveva diritto ad alcun compenso in caso di annessione. La crisi fu grave; per poco l’Italia non uscì seduta stante dalla Triplice. Giolitti riuscì a persuadere il parlamento ad aspettare, tuttavia nei quattro anni successivi la crisi non sarebbe stata risolta e le richieste italiane per una compensazione sarebbero cadute nel vuoto; il tutto sarebbe culminato col non rinnovo della Triplice Alleanza da parte dell’Italia nel 1912.

Ad avvicinarsi alla Triplice fu invece la Spagna, che attratta dalle promesse tedesche per una spartizione dell’Impero coloniale Francese iniziò ad avvicinarsi a Vienna e Berlino. Quando scoppiò la guerra nel 1914 la Spagna esitò: il processo di riarmo era ancora in corso, quindi il governo di Madrid guidato da Eduardo Dato chiese un anno di tempo per ultimare i preparativi del conflitto; Tanto meglio, pensarono gli austro-tedeschi, così le colonie anglo-francesi saranno solo nostre (si pensava ancora che la guerra sarebbe finita entro natale). Poi però, col prolungarsi del conflitto e l’inizio della guerra di trincea le nazioni degli imperi centrali si ricordarono di avere un alleato nella penisola iberica. Così, con la stipula del patto di Berlino il 26 aprile 1915, furono formalizzate le promesse tedesche alla Spagna: il Marocco, l’Algeria, Gibilterra e la Catalogna del Nord (cioè il Rossiglione).

La Francia aveva avuto sentore delle trattative segrete tra Spagna e Germania, e avviò trattative per garantirsi la neutralità di Madrid. Tuttavia queste non portarono a nulla. Le trattative del Patto di Berlino furono condotte dal governo col tacito assenso del re e all’insaputa del Parlamento, procedura che violava la prassi e che in seguito sarà molto contestata dagli storici. Il 24 maggio la Spagna dichiarò guerra alla Francia (ma non alla Gran Bretagna). Invece, in Italia il governo di Giolitti accettò l’offerta austriaca di Trento in cambio della neutralità.

Nei disegni del generale Julián González Parrado, comandante in capo dell’esercito spagnolo, la guerra contro un nemico già indebolito dalle carneficine del fronte occidentale si sarebbe dovuta concludere in breve, con l'esercito spagnolo vittorioso in marcia su Tolosa. Sul fronte furono ammassati circa mezzo milione di uomini, a cui in un primo tempo i francesi seppero contrapporre soltanto 80.000 soldati. Vista la natura del terreno, i Pirenei orientali sarebbero stati il fronte principale, quello che una volta sfondato avrebbe dovuto condurre a Perpignano prima e a Tolosa poi; Parrado sognava manovre colossali di tipo napoleonico, con enormi attacchi lungo tutta la linea per dare letteralmente delle "spallate" al sistema nemico e arretrarlo metodicamente, portandolo infine al crollo.

La realtà fu ben diversa. I francesi, nonostante l’inferiorità numerica (che sul fronte spagnolo sarà costante) riuscirono a costituire solide posizioni difensive che a più riprese respinsero gli assalti spagnoli. La guerra si annunciava lunga e molto costosa in termini di vite umane, mentre le ambizioni dell’alto comando si ridimensionarono rapidamente: da “prendiamo Perpignano” a “conquistiamo quella cima”.

Tra il 23 giugno e il 7 luglio vi fu la prima battaglia del Tech, sul quale i francesi si erano attestati dopo la prima offensiva spagnola; l’attacco spagnolo fu respinto, ma nessuna delle due parti ottenne guadagni rilevanti. Pochi giorni dopo, il 18 luglio, iniziò la seconda battaglia del Tech con una nuova offensiva spagnola. Anche questa battaglia fruttò guadagni territoriali minimi.

Nel novembre del 1915 il comandante delle truppe francesi sul fronte spagnolo, il generale Louis Franchet d'Espèrey, iniziò a progettare un'offensiva risolutiva che nei suoi piani avrebbe dovuto sfondare il fronte; il piano era di sfondare il fronte con un attacco sul massiccio del Vignemale, nei Pirenei centrali, dove Franchet d’Esperey riteneva che la linea spagnola fosse più debole.

L’offensiva iniziò il 15 maggio, ma nonostante un iniziale successo si risolse in un fallimento, perché dopo un mese gli spagnoli avevano riconquistato le posizioni perse. Parrado infatti reagì con rapidità all'attacco francese, richiamando divisioni di riserva dal fronte del Tech e costituendo una 5ª Armata che riuscì a frenare, e quindi arrestare concretamente l’offensiva. Si concluse così la prima grande battaglia difensiva della Spagna, definitivamente "maturata" per la "guerra di materiali" che l'avrebbe vista impegnare ingenti quantitativi di uomini, mezzi e risorse fino al termine del conflitto; il fatto di aver perduto terreno, peraltro intrinseco delle battaglie di materiali, fece però scarsamente apprezzare la reale vittoria difensiva. Al di là del risultato militare, l'offensiva rappresentò un notevole successo politico per Parrado: il 30 maggio Dato aveva chiesto l'appoggio del re per esautorare il comandante supremo, ma il capo del Governo si mosse con lentezza e quando il 6 giugno portò la questione alle Cortes il momento di crisi era passato e Parrado appariva come un eroe per aver bloccato l'attacco. L'esecutivo Dato cadde il 18 giugno e fu rimpiazzato da un governo di "unione nazionale" presieduto da Joaquín Sánchez de Toca Calvo.

Tuttavia la situazione al fronte era tutt’altro che serena. Il morale dei soldati italiani andò progressivamente calando con il proseguire delle battaglie sul Tech, fino al tracollo di Queralbs. La massa della truppa accettò senza particolare opposizione la mobilitazione, ma la segretezza del patto di Berlino rese difficile spiegare loro le ragioni e gli obiettivi del conflitto se non per grandi e generiche linee. Il morale crollò dopo l'esperienza delle prime battaglie sul Tech, dove scontri sanguinosi portavano a miseri guadagni territoriali a mala pena visibili su una carta geografica, una situazione aggravata anche dalle pessime condizioni igieniche e dalla improvvisazione delle posizioni spagnole, voluta anche per ragioni propagandistiche: vista l'enfasi sull'offensiva a oltranza, si riteneva contraddittorio spendere energie per allestire solide e confortevoli postazioni difensive.

Gli ammutinamenti e le diserzioni erano frequenti, e Parrado a questi episodi reagì con spietatezza: vennero ordinate fucilazioni sommarie e decimazioni di interi reparti che rifiutavano di andare all’attacco. In tutta la guerra furono eseguite 729 condanne a morte (su 4.028 comminate); la Francia, che aveva mobilitato un esercito il doppio più numeroso, arrivò a sole 600 condanne a morte eseguite.

Abbiamo accennato a Queralbs, ma come ci si arrivò? Con l’undicesima battaglia del Tech, conclusa il 31 agosto 1917, gli spagnoli erano finalmente riusciti ad arrivare a Perpignano, ma il morale dell’esercito era a pezzi: i minimi avanzamenti erano stati pagati con un elevatissimo tributo di sangue, inoltre molti ufficiali di carriera erano morti, ed erano stati sostituiti da giovani inesperti inviati al fronte dopo poche settimane di corso; anche la qualità della truppa e dei sottufficiali lasciava a desiderare: dopo l’undicesima battaglia del Tech erano stati richiamati anche i veterani della guerra ispano-americana, oltre a ragazzini di 17-18 anni. Se almeno i primi un’esperienza di guerra l’avevano, i secondi erano completamente avulsi dal contesto bellico, ed erano soprattutto questi ultimi ad avere il più alto tasso di mortalità.
Il contrattacco francese era prevedibile e soprattutto era prevedibile il luogo in cui sarebbe avvenuto. Parrado stesso sapeva che conquistando Queralbs, isolando il picco Puigmal, sarebbe stato possibile arrivare a Barcellona discendendo la valle del Freser, e poi quella del Ter. Una simile operazione, se riuscita, avrebbe permesso di isolare le due armate dislocate sulla Têt, costringendole a ritirarsi verso Barcellona. Parrado più volte inviò circolari al comandante della II armata, il generale Luis Aizpuru y Mondéjar, responsabile di quel tratto di fronte, spiegandogli come intervenire per evitare uno sfondamento. Solo il 22 ottobre, due giorni prima dell’offensiva francese, Parrado si recò di persona a visionare quel tratto di fronte, ricevendone una pessima impressione.

Alla fine le cose andarono come previsto, e la battaglia di Queralbs fu una disfatta che costrinse gli spagnoli a ripiegare fino a Barcellona per ricostruire una linea difensiva sul Llobregat e sul Cardener, cioè alle porte di Barcellona. Parrado fu destituito e rimpiazzato da Miguel Primo de Rivera, il governo Calvo (troppo accomodante verso Parrado, che aveva di fatto instaurato una dittatura militare) cadde, e si insediò un nuovo governo guidato da Antonio Maura.

Però sul Llobregat l’esercito che a Queralbs si era spezzato riprese forza e coesione: non si trattava più di combattere per un pezzo di suolo straniero, ora si combatteva per difendere la propria patria, le proprie case.

La successiva estate, gli spagnoli respinsero l’attacco francese volto a sfondare definitivamente le linee nemiche, e in ottobre dello stesso anno il contrattacco spagnolo permise di sfondare le linee francesi e riconquistare le posizioni perse con la disfatta di Queralbs.

Ma nel frattempo la guerra era agli sgoccioli: l’intervento degli Stati Uniti a fianco della Germania contro Francia e Inghilterra aveva permesso ai tedeschi di entrare a Parigi e costringere i francesi alla resa; l’Inghilterra seguì poco dopo. La Russia, scossa dalla rivoluzione, si era già arresa l’anno prima.

Il resto è storia nota: la Spagna alla conferenza di pace otterrà solo una parte di ciò che le era stato promesso (Il Rossiglione, unito alla Catalogna, il Marocco, ma non Gibilterra, visto che la Spagna aveva dichiarato guerra alla sola Francia, e nemmeno l’Algeria, che divenne stato indipendente). Questo genererà il mito della vitoria mutilada, che favorirà l’ascesa del Partido Nacional Fascista dell’ex socialista Indalecio Prieto, espulso dal PSOE per essersi schierato a favore dell’intervento nel conflitto mondiale. Nel 1922, con la marcia su Madrid, Prieto otterrà l’incarico di capo del governo da Alfonso XIII, trasformando gradualmente la Spagna in una dittatura totalitaria.

L’Italia intanto vivrà anni confusi: la dittatura di Diaz tra il 1923 e il 1930, la repubblica dal 1931 e l’esilio in Spagna di Vittorio Emanuele III. Poi nel 1936 la vittoria del Fronte Popolare, cartello unitario delle sinistre che comprendeva PCI, PSI, PRI, POUM e altre formazioni minori; il 17 luglio 1936 il tentato colpo di stato dei generali Graziani, Badoglio e Messe degenerò in una guerra civile lunga tre anni, al termine della quale Graziani (unico dei tre generali golpisti a sopravvivere alla guerra civile) avrebbe instaurato la sua dittatura, terminata solo con la sua morte nel 1975, dopo la quale Vittorio Emanuele IV, nipote di Vittorio Emanuele III, sarà restaurato sul trono dando inizio ad una reintroduzione graduale della democrazia.

La Spagna dopo la guerra d’Algeria si avvicinerà gradualmente alla Francia, l’ex nemico ora in cerca di rivincita. Questo comporterà la partecipazione alla seconda guerra mondiale nonostante l’impreparazione dell’esercito spagnolo, che subirà numerose sconfitte ad opera degli inglesi. Con lo sbarco anglo-americano in Andalusia nell’estate del 1943, Prieto viene rimosso da Alfonso XIII e sostituito col generale José Sanjurjo che inizia trattative con gli anglo-americani per arrivare ad una pace separata. L’8 settembre 1943 gli anglo-americani rendono pubblico l’armistizio, in tutta la Spagna la gente scende nelle strade per festeggiare la fine della guerra, che però è tutt’altro che finita: i francesi invadono la Spagna non ancora occupata dagli Alleati, il re e il governo abbandonano Madrid rifugiandosi a Malaga, l’esercito, lasciato senza ordini precisi, si sbanda e i francesi liberano Prieto dalla sua prigionia, persuadendolo a formare un governo fascista nei territori occupati dai francesi.

Poi la liberazione, la sconfitta della Francia, la vittoria della repubblica al referendum istituzionale e l’esilio dell’ultimo re di Spagna Giovanni III, re per un solo mese dopo la tardiva abdicazione del padre.

Rimane nella memoria degli spagnoli l’esultanza del Presidente della Repubblica Buenaventura Durruti la notte della finale dei mondiali italiani del 1982, nei quali la Spagna vinse 3-1 contro la Francia.

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E ora, l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

La Cina con l'Alleanza

Il teatro europeo della Grande Guerra è di gran lunga il più noto e a buona ragione, considerato che fu il teatro principale del conflitto, ma l’Europa di certo non fu l’unico continente che vide le azioni e le conseguenze della cosiddetta Guerra Mondiale.
Un teatro spesso trascurato ebbe l’occasione di includere un’allora moderna potenza imperialista e una vecchia grande potenza della zona fu l’Asia.
Le dinamiche in Asia all’epoca della guerra erano turbolente: dopo il collasso della Dinastia Qing nel 1912 la Cina era diventata un caotico disordine di entità che lottavano per il potere o l’indipendenza.
Il Giappone, in contrasto, era una potenza imperiale industrializzata di recente e in ascesa che cercava di affermarsi in Estremo Oriente a spese degli imperi europei che avevano iniziato a mettere su bottega nella regione e ovviamente nella stessa Cina.
Nonostante le tensioni esistenti tra Giappone e Cina, entrambi i paesi entro la fine della guerra si schierarono dalla parte della Triplice Intesa.
Sembrava possibile che uno o l’altro dovesse scendere in campo dalla parte opposta per la propria sicurezza o per sostenere le proprie rivendicazioni territoriali, ma ovviamente questo non accadde.
Per capire il perché abbiamo prima bisogno di un’infarinatura della geopolitica asiatica dell’epoca, e per iniziare dobbiamo conoscere la sua storia.
I Qing erano una dinastia manciù di conquistatori che dominavano la Cina dall’inizio del ‘600, dopo aver sconfitto la Dinastia Ming di etnia Han.
Per quelli di voi che non lo sanno gli Han sono il gruppo etnico dominante della Cina vera e propria, mentre i Manciù erano un gruppo etnico del nordest correlato ai Mongoli.
Sotto i Qing la Cina raggiunse un nuovo picco territoriale e per qualche tempo fu l’economia più grande del pianeta, sorpassando tutte quelle dell’Europa occidentale messe insieme.
I Qing però furono molto stagnanti per quanto riguardava lo sviluppo, la natura della geografia cinese rendeva il paese relativamente sicuro dalle minacce esterne: dall’arido deserto del nordovest alle dense giungle del sudovest alle impervie montagne dell’est all’Oceano Pacifico ad est, tutto questo lasciò comprensibilmente la Cina con poca competizione, e con la poca competizione arrivano poche spinte per migliorare.
Le potenze europee, in contrasto, erano in una costante corsa agli armamenti una contro l’altra e si stavano sviluppando rapidamente, e presto sorpassarono il gigante cinese al punto di riuscire a proiettare la loro influenza in quella che una volta era la sfera cinese.
I Giapponesi erano in una posizione simile: più o meno intorno allo stesso periodo in cui i Manciù presero il potere in Cina, il Giappone aveva adottato la politica del Sakoku, che limitò fortemente le influenze di Portogallo e Spagna sul Giappone.
Questa politica voleva dire che il Giappone prese misure per proibire aggressivamente la sua interazione con le potenze straniere, anche se il Giappone assorbì comunque piccole quantità di cultura occidentale attraverso le sue connessioni con gli Olandesi e la porta commerciale di Nagasaki.
Si pensa spesso che la Cina sia rimasta aperta al mondo mentre il Giappone abbracciò l’isolazionismo, ma in realtà la Cina aveva adottato questa politica ben prima del Giappone.
La differenza esteriore era che la Cina aveva un enorme mercato dell’esportazione, mentre il Giappone no, ma entrambi si rifiutavano ancora di importare molto del mondo esterno.
Arriva il 1853, il Giappone viene costretto ad aprirsi all’occidente ma si mette quasi immediatamente ad adottare la tecnologia e le pratiche occidentali per competere da eguale nella geopolitica dell’epoca.
La Cina, per contrasto, resistette completamente all’apertura totale e tentò di aggrapparsi ai suoi vecchi metodi, ma così la sua sovranità economica e politica venne gradualmente erosa, ad iniziare con la fine della Prima Guerra dell’Oppio nel 1842 per finire col Protocollo dei Boxer del 1901 che seguì la Ribellione dei Boxer.
Gli studiosi in generale concordano che la Cina non abbia iniziato ad industrializzarsi effettivamente fino agli anni ’50, anche se furono fatti sforzi per adottare la tecnologia occidentale fin dal 1861 col Movimento di Autorafforzamento.
L’occidentalizzazione fu mal gestita, offuscata dalla corrotta e datata burocrazia cinese, e la comprensione dell’occidente non fu mai completamente abbracciata come lo fu dal Giappone.
La Cina voleva produrre armi occidentali, possedere ari occidentali e continuare ad avanzare ad un passo che le avrebbe perlomeno permesso di sfidare le potenze occidentali, ma rifiutò di adattare la sua struttura politica e lo stile di vita tradizionale per poter fare questo, alla fine il prodotto fu un’emulazione vuota e al risparmio della modernizzazione, senza funzione o sostanza.
Le potenze occidentali che un tempo cercarono di sostenere lo sviluppo cinese arrivarono a vedere la Cina come una causa persa ed essenzialmente come un cliente stupido che avrebbe pagato per più consiglieri e infrastrutture anche se non sarebbero state efficienti.
Nel 1910 la Cina aveva subito diverse umiliazioni tramite l’infrazione della sua sovranità per mano delle potenze occidentali, aveva affrontato una destabilizzante e catastrofica guerra civile durata 14 anni che costò 20 milioni di vite, era stata costretta a capire di essere stata eclissata dal Giappone nella Prima Guerra Sino-Giapponese e nella corsa agli armamenti per la modernizzazione tecnologica, e ovviamente vide la sua legittimità crollare quando la natura decentralizzata dell’impero spianò la strada alla disunità e alla guerra.
Nel 1908 l’imperatore morì all’improvviso, forse avvelenato, e un bambino di due anni divenne il suo successore.
Nel 1911 scoppiò la rivoluzione e nel Febbraio 1912 l’Impero Cinese ebbe ufficialmente fine.
Quando scoppiò la Grande Guerra la Cina stava subendo una crisi di leadership e organizzativa, provando disperatamente a consolidare uno stato moderno funzionale.
Il Giappone, invece, stava benissimo, ed era entrato in guerra fin dall’inizio per onorare la sua alleanza con l’Inghilterra, usando questo conflitto come scusa per conquistare i possedimenti tedeschi in Cina e nel Pacifico per espandere il suo dominio imperiale.
Il fatto che la maggior parte delle persone non sa è che dopo questo non accadde molto altro: la Cina rimase caotica, ridiventando brevemente un impero fra il 1915 e il 1916, vari signori della guerra regionali emersero come risposta agli sforzi di centralizzazione e un tentativo di colpo di stato addossato ai Tedeschi venne usato come pretesto per unirsi finalmente alla guerra nel 1917.
I Cinesi in realtà volevano semplicemente un’opportunità per contrastare le rivendicazioni del Giappone sulle ex colonie tedesche in Cina una volta arrivati i negoziati di pace.
La guerra finì col Giappone e la Cina a combattere dalla stessa parte, ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa la Cina si unisse alla Triplice Alleanza? La cronologia degli eventi in Asia tra lo scoppio della Grande Guerra e la sua conclusione non è semplice come sembra.
Ad inizio Novembre del 1914 il Giappone aveva già catturato i possedimenti tedeschi nella Penisola dello Shandong nell’unica importante battaglia terrestre della guerra, e nonostante i desideri della Cina, il Giappone intendeva tenerseli.
A Gennaio dell’anno seguente il Giappone inviò alla Cina, che allora era ancora una repubblica sotto la presidenza di Yuan Shikai, una lista di 21 richieste.
Queste richieste espandevano ampiamente l’influenza del Giappone nella Cina settentrionale, e imponevano al resto della repubblica cinese una serie di condizioni che l’avrebbero essenzialmente resa un protettorato dell’impero giapponese, inclusa una restrizione imposta dai Giapponesi sugli accordi esteri della Cina e il bisogno di nominare consiglieri giapponesi che sarebbero stati messi alla guida dell’economia, le forze dell’ordine e le infrastrutture cinesi.
Ovviamente la Cina non era ansiosa di accondiscendere a queste richieste, e nonostante la loro natura segreta le fece trapelare alle potenze europee nella speranza di provocare una qualche sorta di reazione politica.
Il Giappone alla fine abbandonò alcune delle sue richieste, ma mantenne un desiderio latente di controllare la Cina che si portò appresso fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Ma se le cose andassero in maniera diversa? E se la Cina, invece di chiedere assistenza dalla Triplice Intesa alleata col Giappone si rivolgesse alla Triplice Alleanza, presumendo di non poter contare su questi paesi che già avevano ambizioni sulla Cina e forse sostenevano addirittura il Giappone? Supponiamo che questo sia davvero l’esito e le richieste di aiuto della Cina venissero liquidate dalla Triplice Intesa, lasciando la Cina alla mercé completa del Giappone, forse a questo punto i Cinesi potrebbero rivolgersi alla Germania e alla Triplice Alleanza nel tentativo disperato di poter ricevere un qualche sostegno o, se non altro, una posizione più forte dalla quale negoziare una restituzione delle sue terre dopo la guerra.
Realisticamente, a questo punto la leadership cinese aveva più di un’inclinazione verso le potenze della Triplice Intesa, ma più di ogni altra cosa aveva in mente i propri interessi, e se lavorare con la Germania avrebbe potuto aiutarla a mantenere la sua indipendenza dal Giappone questa sarà una misura che sarà disposta a prendere, e i Tedeschi avevano di fatto preparato una restituzione dei loro possedimenti cinesi alla Cina allo scoppio della guerra proprio per negarli alla Triplice Intesa, dimostrando un senso di pragmatismo tedesco verso questa sfera nel caso non potesse necessariamente essere utilizzata come un vantaggio ma per negare un vantaggio alla Triplice Intesa.
La Germania capì che c’era poco che i Cinesi potessero fare per influenzare direttamente la guerra in Europa e che questo sarebbe diventato un conflitto quasi interamente isolato tra la Cina e il Giappone, ma avendo perso i suoi ultimi possedimenti nel Pacifico e capendo che questo avrebbe potuto mettere sotto sforzo le marine e le truppe d’oltremare di Francia e Inghilterra data la prossimità ravvicinata sia dell’India britannica che dell’Indocina francese, la Germania accetterà la Cina nella Triplice Alleanza, dando così il via alla Seconda Guerra Sino-Giapponese.
Ora, le implicazioni di ciò per la Cina sono in realtà piuttosto interessanti: prima di tutto, Yuan Shikai ha adesso una causa con la quale unire la maggior parte della Cina e stabilire attraverso di essa un governo di guerra più centralizzato.
La parola chiave qui è “maggior parte”, perché non tutta la Cina sosterrebbe il governo sempre più centralizzato né la stessa guerra.
La pressione di questo conflitto farà quasi certamente sorgere delle divisioni tra Yuan Shikai e alcuni dei suoi generali, ma ne parleremo di più fra poco..
Ora, se Yuan Shikai userà la guerra come giustificazione per incrementare la forza del governo centrale, questo ci lascia con la domanda se cercherà ancora di creare un nuovo impero o no.
Nella nostra TL, i preparativi erano già in corso quando la Cina si unirebbe alla Triplice Alleanza in questa TL alternativa, ma data la posta in gioco più alta della guerra, è dubbio se promuovere un cambio pubblico di governo così audace durante una guerra sia un approccio saggio.
Se Yuan Shikai fosse previdente eviterebbe di riorganizzare pubblicamente lo stato in una monarchia e manterrebbe la repubblica, ma limiterebbe gradualmente le sue istituzioni per creare una dittatura moderna simile a quella che fu poi creata da Chiang Kai-shek.
In quanto membro della Triplice Alleanza, la Cina sarà costretta a lottare con il Giappone nella regione dello Shandong e lungo la costa.
I Giapponesi saranno probabilmente euforici di spingersi ulteriormente nel territorio cinese e otterranno guadagni migliori per loro stessi, ma il costo di questo conflitto in termini di vite sarà enorme.
La Seconda Guerra Simo-Giapponese della nostra TL fece danni devastanti e fu brutale nel suo grado di violenza, e anche se ci sarà una sorta di gap tecnologico tra la nostra versione della guerra e questa, i risultati saranno senza dubbio similmente catastrofici soprattutto per la Cina.
Territorialmente la Cina può aspettarsi perdite significative nel nordest, incluse la Manciuria, lo Shaanxi e lo Shandong, dove c’erano delle forze anti-establishment filogiapponesi, assieme alla costa orientale meridionale, roccaforti dalle quali sarebbero nati la Cricca di Shanxi, la Cricca del Fengtian e il Kuomintang.
Le restanti cricche erano in gran parte antimonarchiche, e probabilmente rimarranno fedeli fino a quando Yuan Shikai non tenterà di restaurare il governo imperiale.
Detto questo, ci si possono aspettare anche piccole rivolte, scontri e dispute fra i signori della guerra più piccoli, ma gli unici gruppi ribelli che potrebbero porre una minaccia per il governo di Yuan Shikai saranno le cricche del nordest e della costa sud, che probabilmente passeranno dalla parte del Giappone.
Sfortunatamente, dato lo stato della Cina, il loro coinvolgimento nella guerra farà poco per cambiare l’esito generale del conflitto, e con la sconfitta finale della Triplice Alleanza la Cina perderà il suo unico vantaggio contro il Giappone.
Sperando di utilizzare il conflitto per rendere sicuro il suo territorio e la sua sovranità dai Giapponesi, la Cina finirà solo col perdere di più nel processo.
I territori nordorientali dalla Manciuria allo Shandong verranno annessi dai Giapponesi; al Turkestan Orientale, un po’ come alle regioni etnicamente distinte degli imperi austriaco e turco, verrà garantita l’indipendenza dalla Cina vera e propria; Yuan Shikai verrà rimosso dal potere e giustiziato o costretto all’esilio; e quello che rimane della Cina verrà messo sotto il dominio di un Kuomintang guidato da Sun Yat-sen strettamente monitorato e manovrato.
Da parecchio tempo il Giappone stava già sviluppando un piano per il panasiatismo, uno sforzo per asserire l’indipendenza e l’autosufficienza asiatica dal mondo occidentale.
Questi ideali erano popolari fra gli antimonarchici cinesi, molti dei quali avevano studiato in Giappone per qualche tempo, e questo formerà la base della relazione del Giappone con questo nuovo governo cinese.
Alla morte di Sun Yat-sen, e proprio come nella nostra TL, la successione sarà oggetto di contesa fra Chiang Kai-shek e Wang Jingwei, con i Giapponesi che adesso potranno interferire nella scelta del nuovo leader cinese.
Non sarà una scelta facile, da una parte Wang Jingwei veniva visto come troppo simpatizzante verso gli ideali della sinistra, Comunismo incluso.
Nonostante un’opposizione personale nei confronti dell’ideologia, egli inizialmente cercò una cooperazione fra destra e sinistra per aiutare l’unificazione cinese.
Chiang Kai-shek, invece, era ferocemente anticomunista, ma era molto più filo-occidentale di Wang Jingwei.
Da giovane Chiang Kai-shek aveva servito nelle forze armate giapponesi, cosa che forse lo renderà molto più credibile ai Giapponesi, ma nella nostra TL Wang Jingwei in realtà arrivò a governare uno stato fantoccio giapponese, cosa che suggerisce che i Giapponesi avevano visto del potenziale in lui.
Considerato il fatto che nella nostra TL Chiang uscì vincitore da questa sfida, che la sua gioventù potrebbe farlo apparire più convincente per i Giapponesi e il suo precedente servizio per il Giappone, presumeremo che sia lui ad essere scelto come nuovo capo di stato della Cina.
La Cina postbellica sotto la vigilanza del Giappone sarà molto più stabile che nel nostro mondo, diversamente dal Governo Beiyang di Yuan Shikai, che ebbe difficoltà ad asserire il controllo sul paese a causa della natura decentralizzata delle forze armate del paese.
Il Kuomintang era pesantemente centralizzato, e secondo le credenze personali di Sun Yat-sen doveva unificare la Cina tramite la forza militare, forza militare che adesso sarebbe rinvigorita dalle forze armate giapponesi moderne, centralizzate e ben irregimentate.
Senza il tentativo di Yuan Shikai di ristabilire l’impero il Periodo dei Signori della Guerra non avviene mai nella scala del nostro mondo, e Chiang Kai-shek ha meno avversari da sottomettere, permettendogli di eliminare le fazioni ribelli all’interno della Cina, inclusi i Comunisti.
La posizione notoriamente anticomunista di Chiang Kai-shek lo porterà a purgare i sospetti attivisti Comunisti, mentre la leadership giapponese organizzerà gli assassinii delle autorità regionali ritenute troppo indipendenti, il tutto nel nome della sicurezza dell’autorità centrale e della preparazione della Cina per la modernizzazione.
Il paese si stabilizzerà e il Giappone inizierà a fare pieno uso della sua nuova sfera d’influenza.
Come la Corea e Taiwan durante le sua prime fasi della colonizzazione, la Cina continuerà ad affrontare un trattamento diseguale come sotto le potenze occidentali durante la Dinastia Qing.
Ai cittadini giapponesi verrà permesso di stabilirsi in Cina e gli verranno concessi diritti di extraterritorialità all’interno del paese.
Il governo, anche se ufficialmente sarà indipendente, sarà saturo di consiglieri e funzionari giapponesi che avranno la gran parte dell’autorità.
Non è detto però che la Cina non trarrà benefici da tutto questo, dato che come molte delle colonie giapponesi la Cina vedrà un enorme sviluppo interno, industrializzazione e crescita economica, ma questa crescita economica avrà lo scopo sottinteso di beneficiare prima il Giappone.
Il Giappone inizierà a sfruttare le risorse naturali cinesi, ridistribuire grandi porzioni di territorio di proprietà cinese ai coloni giapponesi, mettere in atto accordi commerciali preferenziali che gli permetteranno di acquistare prodotti finiti cinesi a prezzi bassi e forse perfino costringere la Cina ad utilizzare la sua valuta per ottenere una zona yen che competa con l’influenza della sterlina inglese e il dollaro americano.
Le scuole giapponesi create in Cina insegneranno quasi certamente un corso di studi filogiapponese, incluso l’incoraggiamento a parlare la lingua giapponese sul continente.
Tutti i media verranno strettamente controllati, con le principali compagnie di notiziari che verranno sequestrate o comprate dai Giapponesi.
Per aggiungere il danno alla beffa, l’oppio prodotto dai Coreani, sostenuto e trasportato dal Giappone, alla fine si farà strada in Cina, lasciando che molti pensino che il Secolo d’Umiliazione cinese sia semplicemente ripartito sotto un nuovo padrone.
Chiang Kai-shek non sarà soddisfatto da questo esito.
Non si può sopravvalutare quanto Chiang Kai-shek fosse un nazionalista cinese: mentre molti all’interno della Cina erano disposti a tollerare il dominio giapponese in nome del panasiatismo o di riabbracciare il dominio manciù per amore della monarchia, Chiang Kai-shek non lo era.
Chiang Kai-shek aveva in mente una repubblica nazionalista cinese completamente sovrana e a guida han che si sarebbe imposta come leader dell’Asia, ed era disposto ad utilizzare qualsiasi mezzo necessario per ottenere questo, persino la collaborazione coi Comunisti e la successiva collaborazione con le potenze europee della nostra TL.
Chiang Kai-shek rimarrebbe saldo, ma gli sforzi diplomatici e giapponesi per limitare la sua influenza gli permetteranno di mantenere il controllo e la lealtà dell’esercito nazionale senza però provocare una rimozione da parte del Giappone.
Una volta che la Cina si sarà sviluppata a sufficienza e avvertirà che i fardelli di questa partnership col Giappone superano i benefici, Chiang Kai-shek spingerà per la degiapponesizzazione.
Questo probabilmente inizierà nel 1926, quando, proprio come nella nostra TL, la Repubblica di Weimar cercherà di ravvivare la sua partnership con la Cina e assisterla nel suo sviluppo, una cosa che in questa TL alternativa il Giappone cercherà di limitare invece che arrestare, ma che Chiang Kai-shek incoraggerà per tenere aperte le opzioni della Cina e non lasciare il paese totalmente dipendente dal Giappone.
Uno dei ministri di Chiang Kai-shek, Zhu Jiahua, e l’ufficiale dello stato maggiore tedesco Max Bauer saranno i principali architetti di questa partnership, e con la protezione di Chiang Kai-shek aggireranno le limitazioni giapponesi sull’assistenza straniera.
Anche se Bauer morirà poco dopo, gli investimenti della Germania in Cina come potenza sovrana inizieranno e faranno arrabbiare i Giapponesi, dando il via ad un raffreddamento delle relazioni tra il Giappone e il Kuomintang.
Il Giappone sarà costretto a riconsiderare il suo approccio nei confronti della Cina, che a metà degli anni ’30 diventerà una potenza formidabile e forse di uguale forza.
Anche se il Giappone rimarrà ancora dominante nei paesi vicini, l’esercito cinese probabilmente diventerà superiore, specialmente in seguito agli accresciuti investimenti all’ascesa a cancelliere di Adolf Hitler e alla mobilitazione della Germania.
La precedente posizione di Bauer come consigliere si Chiang Kai-shek verrà assunta da Alexander von Falkenhausen, che istituirà standard a livello della Wehrmacht nell’esercito cinese e incoraggerà lo sviluppo di numerose fortificazioni progettate specificamente per proteggersi contro la marina giapponese.
Il Giappone manterrà una presa salda su Corea, Mongolia Interna, Manciuria e Shandong, ma sarà chiaro che la Cina sarà sfuggita al suo controllo.
La lealtà nei confronti di Chiang Kai-shek rimarrà forte, specialmente se costruirà un culto della personalità attorno a sé e sradicherà le minacce interne al suo dominio.
I Giapponesi potranno investire nel soggiogamento militare della Cina o abbracciarla come eguale nel concetto in solidificazione di Sfera di Co-prosperità della Grande Asia Orientale, il problema comunque sarà l’occupazione giapponese di quelle che Chiang Kai-shek considererà terre parti integranti della Cina.
Manciuria e Mongolia Interna potranno essere negoziabili, ma il recupero dello Shandong e dello Shaanxi sarà chiaramente un punto fisso di Chiang Kai-shek.
La stipula del Patto Anticomintern nel 1936, del quale sia la Cina che il Giappone diventeranno membri, farà si che entrambi vengano visti come alleati della Germania contro la minaccia del Comunismo internazionale.
Nella nostra TL l’invasione della Manciuria e lo scoppio della guerra tra Cina e Giappone impedì a entrambi i paesi di diventare membri del blocco, ma in questa TL ciò non avverrebbe, facendo sì che questi due paesi rimangano all’ombra a contemplare il loro futuro.
La Cina in questa TL diventerà più affine alla Germania che al Giappone, anche se i Giapponesi asseriranno ancora di essere la nazione superiore dell’Asia.
Il Giappone apparirà più dedito a contenere e combattere l’Unione Sovietica rispetto alla Cina, vista la passata collaborazione di Chiang con i Comunisti, ma il Giappone una volta era anche un leale alleato dell’Inghilterra.
È indubbio che Chiang cercherà inevitabilmente di riprendersi lo Shandong e lo Shaanxi dal Giappone, anche se non è necessario che questo avvenga militarmente.
È possibile che come segno di buona volontà e in un sforzo di preservare la Sfera di Co-prosperità della Grande Asia Orientale, il Giappone restituisca queste terre alla Cina in cambio della creazione formale di un’unione come eguali fra i due paesi.
Questo potrebbe dimostrarsi sufficiente per rovesciare i Sovietici e indebolire gli Inglesi tramite un intervento in India in seguito al quale l’Asse emergerebbe vittorioso.
È anche possibile che la Cina lasci il posto del Giappone fra le potenze dell’Asse e combatta contro di esse per riconquistare tutti i suoi territori perduti e assumere la posizione di potenza dominante dell’Asia.
A seconda di quello che accadrà al Giappone, la Cina potrebbe rimanere in controllo dell’Asia nel dopoguerra, vista l’improbabilità che provochi una guerra con gli Stati Uniti, oppure vedremo la Cina fratturata e spartita nel caso il Giappone decida di unirsi agli Alleati e conquistare la Cina assieme all’Unione Sovietica.
D’altro canto, è anche plausibile che la Germania continui a vedere il Giappone come la potenza superiore e si allei con esso contro la Cina proprio come nella nostra TL, ma stavolta, con i Cinesi molto più capaci, vedremmo una sconfitta molto più rapida per i Giapponesi rispetto al nostro mondo.
Qualunque sia l’esito, il coinvolgimento della Cina nella prima grande guerra sarebbe un iniziale disastro, ma dalla distruzione il paese emergerebbe molto più forte e arriverebbe nella Seconda Guerra Mondiale molto più unito, cosa che gli assicurerebbe una posizione più forte nella maggioranza dei possibili esiti.

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Chiudiamo per ora con l'ucronia di Yoccio Liberanome:

Il Giappone con la Triplice

Allo scoppio della prima guerra mondiale il Giappone esita fra gli schieramenti, poi grazie al lavoro di diplomazia della cancelleria tedesca quando ormai la guerra si sta impantanando nelle trincee, si schiera con gli Imperi Centrali, ottenendo in cambio tutti i territori del Reich in Estremo Oriente. Nonostante il Giappone sia più legato tradizionalmente alle nazioni dell'Intesa, i vertici militari(che detenevano di fatto il potere) comprendono che questa guerra sarà lunga e le potenze europee ne usciranno distrutte: è l'occasione per l'Impero del Sol Levante di diventare padrone del Pacifico e dell'Estremo Oriente, grazie all'annessione delle colonie occidentali e la sconfitta delle suddette potenze. Inoltre la distruzione della potenza britannica renderà più semplice una resa dei conti con gli States.
Nel 1915 il Giappone annette i territori tedeschi e dichiara guerra all'Intesa. La Triplice viene colta di sorpresa, perciò le forze nipponiche passano sulle difese coloniali come un coltello nel burro.
Con un'offensiva lampo i giapponesi annettono le enclavi in terra cinese, l'Indocina francese, le Indie Orientali olandesi e i possedimenti britannici.
Il colpo di mano è straordinario. Francia e Inghilterra sono in subbuglio, soprattutto l'ultima, esse sono costrette ad aprire un fronte nel Pacifico, tuttavia questo drena importanti risorse dagli altri fronti, soprattutto quello francese, dove i franco-inglesi sono costretti a rimanere sulla difensiva.
Davanti a queste novità gli l'Italia esita, e alla fine entra in guerra a favore dell'Alleanza, con la promessa personale del Kaiser che avrà tutte le sue terre irredente, a concessione di autonomie alle diverse etnie.
Nonostante le proteste di Vienna, il Kaiser fa di testa sua, egli vede l'entrata del Giappone e dell'Italia come una nuova possibilità per avere una guerra veloce e non una sfibrante, e non vuole rinunciare a questa possibilità.
L'Italia quindi entra in guerra a favore dell'Alleanza, e un fronte sulle Alpi viene aperto dove si raccolgono modesti successi.
L'Intesa intanto deve reindirizzare risorse importanti per l'offensiva in medio oriente e disporle per il fronte del pacifico, ma i Giapponesi, che sono solidi sulle posizioni conquistate, respingono i nemici dall'Indonesia, e passano di vittoria in vittoria. Inoltre viene avviata una campagna per la conquista dell'Australia e si comincia a sobillare una rivolta in India.
I Russi intanto iniziano una raffazzonata campagna in Cina, che subito si trasforma in un disastro.
Vladivostok, Kamcatka e Sakalin vengono attaccate. Il rullo compressore russo comincia a sgretolarsi sotto questa duplice pressione.
Anche la Svezia entra in guerra contro la Russia.
l'Impero Nipponico ha ormai dispiegato in guerra tutte le sue energie, anche se il rischio è grande, il gioco vale la candela.
Il 1916 si rivela determinante. I britannici vengono definitivamente sconfitti dai nipponici nella battaglia navale a largo dell'isola di Ceylon. In India scoppia una violenta rivolta, finanziata e rifornita dall'Alleanza, che travolge l'autorità britannica.
Addirittura esperti militari vengono inviati dal giappone sotto copertura per coordinare gli insorti.
I Russi inoltre sono sconfitti a Ohotsk dai Giapponesi.
Sotto il peso dell'offensiva austro-tedesco-nippo-finlandese la Russia zarista cade un anno prima, e scoppia la Rivoluzione.
Il fronte francese, indebolito dalle perdite nel Pacifico, dal fonte delle alpi, e dal ritiro della Russia, crolla sotto l'offensiva di Verdun.
Parigi viene raggiunta ed è costretta a una pace separata. La Gran Bretagna valuta la resistenza, soprattutto in vista dell'intervento degli USA, ma nella battaglia dello Jutland la flotta inglese, diminuita dopo le sconfitte patite dal Sol Levante, viene sconfitta di misura dalla Germania. Ciò scatena il panico a Londra, soprattutto quando si viene a sapere che Berlino prepara un'invasione anfibia prima del temuto intervento degli USA.
Londra si piega.
Nel 1917 viene organizzata la Conferenza di Versailles.
La vittoria dell'Alleanza è splendida, in soli due anni, anche se duri, l'Intesa è stata sconfitta e il nuovo equilibrio mondiale è stabilito
Gli sforzi del Giappone sono ampiamente premiati.
Il Giappone ottiene la conferma di tutte le sue conquiste, inoltre annette Ceylon, l'Australia e la Birmania.
L'India diventa indipendente, una confederazione a maglie larghe sotto l'influenza nipponica, secessione del Pakistan.
Il Madagascar diventa un codominio nippo-tedesco. Inoltre una serie di città russe sulla costa pacifica diventano indipendenti, sotto il protettorato del Giappone, che dispone così una "cintura di sicurezza" per difendere l'impero dal ritorno della Russia.
La Svezia forma una duplice monarchia con la Finlandia, compresa Carelia e Kola.
La Germania ottiene i Paesi Baltici, la Polonia e l'Ucraina sotto un'unione personale degli Hohenzollern.
Inoltre annette l'Olanda, il Lussemburgo e la parte tedescofona del Belgio, colonie comprese.
Tuttavia le zone russofone ucraine vengono lasciate a Mosca, che già ha perso vasti territori.
L'Italia ottiene la Savoia, Nizza, la Somalia inglese e francese, la Tunisia e l'Egitto e il Sudan diventano codomini con la Germania.
Inoltre ottiene le annessioni promesse: il Trientino-Alto Adige, il Friuli, Istria e la Dalmazia completa.
L'Austria-Ungheria ottiene la Serbia e l'Albania, viene creato il Regno di Iugoslavia e il Marocco.
La splendida vittoria spinge la Germania ad essere ulteriormente arrogante con la Francia, e anche se si pensava a un trattamento morbido per la G.B. la presenza del Giappone spinge a condizioni più dure, teme il suo ritorno nel Pacifico.
Così la G.B. perde l'Irlanda intera, sotto influenza prussiana, Gibilterra che va alla Spagna, Cipro ad Ankara, e in Africa perde tutte le sue colonie in favore della Germania conservando solo il Sudafrica e l'Africa orientale britannica.
Paga importanti risarcimenti.
L'Impero Ottomano territori a danno della Grecia, ottiene il Caucaso, mantiene il Medio-Oriente dove si comincia a parlare di stato autonomo ebraico, ottiene l'Arabia e i vari territori britannici lì.
La Romania ottiene la Bessarabia.
La Francia perde tutte le sue colonie in favore della Germania conservando solo l'Algeria. Paga importanti risarcimento
Anche il Portogallo perde le colonie africane cedendole a Berlino.
Inoltre Guglielmo II, affascinato dal poter umiliare i francesi per la seconda volta in casa, lo fa una terza, si fa cedere il Palazzo di Versailles come possesso personale. garantito dall'occupazione dei territori francesi fino a quella zona.
Quando si vengono a sapere le condizioni di Versailles, Wilson minaccia la guerra ma l'Alleanza non si degna neanche di rispondere, ormai la guerra è finita, l'America ha perso l'occasione.
Addirittura l'Alleanza, stizzita da questa minaccia organizza con tutti i paesi vassalli un protezionismo verso lo Zio Sam
Il fatto che la guerra sia durata meno permette ai vincitori di uscirne provati ma non distrutti, a differenza dei vinti che hanno la strada spianata al revanscismo. Nessuno interviene significativamente in Russia, l'Alleanza deve riprendere fiato e consolidare le conquiste.
Importante la forte intesa nata a Versailles tra il Reich e il Sol Levante.
Essi stringono trattati di grande cooperazione politica e commerciale come futuri arbitri del futuro del pianeta.
Il Reich come signore dell'Europa e dell'Africa, Il Sol Levante come padrone dell'Estremo Oriente. Entrambi condividono i propositi di mantenere gli sconfitti innocui e di arginare la potenza degli USA.
Guglielmo si rende conto comunque che ci è mancato poco per una guerra logorante che rischiava di vedere sconfitto il Reich, perciò dà il via al progetto della Mitteleuropa che sia più paritario e permetta la risoluzione pacifica delle contese internazionali, comunque a capo è posta la Germania.
Nella Mitteleuropa entrano tutti gli stati europei sotto l'influenza tedesca, pure l'Irlanda, l'Impero Federale Asburgico, l'Italia, la Turchia Kemalista e gli stati balcanici.
In particolare l'Italia, che ha saziato tutti i suoi nazionalismi e ha ottenuto importanti annessioni coloniali più i pagamenti dall'Intesa, comincia uno sviluppo economico che porta un'era di benessere e prosperità nel paese, si avvicina molto alla Germania sostituendo l'Impero Asburgico come grande alleato dei tedeschi, infatti questo comincia a indebolirsi per le spinte centrifughe, non saziate dal federalismo appena creato.
Nel 1921 negli USA scoppia una grave crisi economica a causa dei mancati prestiti e della chiusura di molti mercati.
Il Giappone ne approfitta per farsi cedere le Filippine e le Hawaii, sotto minaccia.
Intanto in Russia i bolscevichi hanno conquistato l'intero paese con l'eccezione della piccola monarchia secessionista siberiana dei redivivi Romanov, protetti dal Giappone.
In Inghilterra e in Francia l'anarchia è ormai diffusa, a causa degli scontri fra comunisti e nazionalisti.
Intanto viene creata l'Alleanza Mitteleuropea, che unisce l'unione economica, politica a quella militare, che si riunisce a Berlino.
In Giappone lo straordinario sviluppo economico e tecnologico si accompagna alla diffusione e riscoperta delle culture tradizionali locali, in linea con le pretese liberatrici del governo. Le influenze occidentali sono severamente ridotte grazie a questo impegno culturale del governo, guidato da Hara Takashi, che stabilisce il suffragio universale e la rappresentanza nella Diete delle minoranza dell'Impero, a cui viene garantita autonomia. Takashi non viene assassinato alla ferrovia, è osannato in tutto il paese.
Hindenburg, cancelliere tedesco, e Takashi fondano la Società delle Nazioni.

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