Stati Uniti delle Venezie

di Tommaso Mazzoni

in memoria del grande amico Enrico Pellerito

Bandiera dei SUV

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Nome ufficiale: Serenissima Repubblica degli Stati Uniti Veneti (Xerenissima Republica de li Xtadi Unidi Venedi)
Capitale: Venezia
Altre Città: Milano, Trieste, Trento, Modena, Rimini, Budapest, Spalato,, Zagabria, Belgrado, Mostar, Ragusa, Lubiana, Tirana, Rodi, Mistrà, La Canea, Famagosta, Giannina, Atene.
Lingue: Italiano, Veneto, Milanese, Emiliano, Friulano, Ladino, Morlacco, Sloveno, Dalmata, Serbo, Ungherese, Tedesco, Croato, Greco.
Forma di Governo: Repubblica Federale Presidenziale.
Doge: Pierluigi Bersani (Partito Socialdemocratico Veneto) dal 2018.
Fondazione: 697 con Paoluccio Anafesto (formalmente indipendente dal 1453 con la caduta dell'Impero Romano)
Superficie: 604.591 km2
Popolazione: 65.506.173 abitanti
Densità: 108 abitanti per km2
Religione: Cristiana Cattolica, Cristiana Ortodossa, Cristiana Valdese Minoranze Islam sunnita, Ebrei Askenaziti.
Moneta: Euro (con il Leone di San Marco).
Economia: L'economia dei SUV si basa sull'Industria, sul turismo e sul settore bancario e finanziario e sull'agricoltura; Le industrie sono concentrate in Lombardia, in Grecia, in Serbia e in Ungheria; Milano è capitale mondiale della Tecnologia grazie all'Olivetti pionieri nel campo dell'informatica .
Inno nazionale: Le Glorie del nostro Leon.
Prefisso telefonico: +005
Targa automobilistica: SUV
Tld: .suv

Inno Nazionale dei SUV

Cultura: I SUV sono lo stato più multiculturale d'europa, con ben 14 lingue ufficiali, tre confessioni cristiane riconosciute maggioritarie, una comunità islamica e una ebraica perfettamente integrate. L'Accademia delle Belle Arti a Venezia, l'Università di Bologna, il Centro Studi Storici di Budapest, il Politecnico di Milano, l'accademia Archeologica di Atene, l'Ospedale Universitario di Trento e l'istituto Oceanografico di La Canea sono stabilmente ai vertici della produzione culturale e scientifica mondiale; Venezia è capitale mondiale dell'Editoria. In alcune zone osserviamo la fusione fra la tradizione Veneziana e quella locale.

Società: La società Veneta varia molto; mentre le grandi città sono multi-culturali e multi-etniche, le campagne si mantengono baluardo delle antiche tradizioni. Purtroppo, come la vicina Italia, ma non in egual misura anche i SUV soffrono l'esistenza di potenti organizzazioni criminali, come la Mala del Brenta e le Famiglie Greche.

Politica e istituzioni: Gli Stati Uniti delle Venezie sono una Federazione di 24 Stati, chiamati Provveditorati (Lombardia, Emilia, Veneto di Terra, Croazia, Dalmazia, Serbia, Ungheria Occidentale, Ungheria Orientale, Attica, Peloponneso, Isole Greche, Creta, Cipro, Albania, Bosnia, Erzegovina, Banato, Kossovo, Montenegro, Slovenia, Macedonia, Trentino, Ragusa ) più il Provveditorato speciale di Venezia stessa; Capo dello Stato e capo del Governo è il Doge, eletto a suffragio universale per un mandato di 7 anni, rinnovabile una sola volta. Il Vicario del Doge gli succede in caso di morte durante il mandato; Il Doge nomina il Consiglio dei Dieci che lo assiste nel governo; Il Doge è il Capo delle forze Armate e si occupa personalmente della politica estera; Il Potere Legislativo spetta al Senato, composto da due camere, il Maggior Consiglio e il Consiglio Ristretto. Il Maggior Consiglio di 700 Senatori è eletto con metodo proporzionale su base nazionale, mentre ciascun Provveditorato elegge 14 Senatori nel Consiglio Ristretto; Le due camere legiferano su cose diverse; Il Maggior Consiglia legifera in materia di diritti e doveri dei cittadini, politica finanziaria epolitica estera, il consiglio ristretto legifera in materia di diritti dei Provveditorati, istruzione, sanità e trasporti; La Suprema Corte arbitra i conflitti di attribuzione; Il potere giudiziario spetta alle corti di giustizia, con una Suprema Corte i cui membre sono nominati dal Doge e confermati dal Consiglio ristretto a fungere da Corte Costituzionale, Corte di Cassazione, Consiglio di Stato e Corte dei Conti. Le Camere restano in sessione per sette anni, anche se il Consiglio Ristretto si rinnova ogni anno per 1/7.
Forze Armate: Le forze Armate Veneziane sono divise in Tre branche, L'armada da Terra, l'armada da Mar e l'armada da Ciel; la Polizia, i Vigili del Fuoco, la Guardia di Finanza e la Protezione Civile sono state demilitarizzate negli anni '70.

Mappa dei SUV

Storia:
La storia degli Stati Uniti delle Venezie comincia con la conquista del Ducato di Milano da parte della Serenissima Repubblica di Venezia, in seguito alla morte di Francesco Sforza nel 1449; con la Conquista di Milano Venezia ascese al Rango di potenza terrestre regionale e fu in grado di sconfiggere il Papa, tessendo alleanze con i Savoia e gli Svizzeri e conquistando l'Emilia; Nel 1526 Venezia ottiene il colpo gobbo con la sottomissione formale del Regno d'Ungheria, che elesse proprio Re il Doge di Venezia, stante l'eroico intervento dei Veneziani contro i Turchi e la morte del Re Luigi II; Venezia riuscì a deviare l'interesse degli Asburgo sulla Germania, il che porterà gli Asburgo ad unificare al Germania con un secolo e mezzo d'anticipo;
Vittime di questa politica furono la Svizzera, riconquistata dagli Asburgo, l'Olanda, riannessa al Sacro Romano impero seppur autonoma, Genova, conquistata dai Savoia con oltre due secoli d'anticipo, e l'Impero Ottomano, che conobbe una decadenza anticipata.
Venezia unificherà i Balcani Occidentali mentre alla metà del XIX secolo, la Russia si annetterà l'Anatolia, e proclamerà rinato l'impero Romano d'Oriente.
Venezia diventerà la principale concorrente marittima dell'Inghilterra e sponsorizzerà l'Unità del resto dell'Italia da parte dei Savoia. Dopo la sconfitta subita nella guerra del 1870 la Francia si unirà all'Inghilterra nell'unione personale tuttora in corso.
Fra i grandi Dogi dell'era moderna si ricordano Marcantonio Bragadin, difensore di Cipro e poi riconquistatore di Rodi; Francesco Molin, difensore di Candia, Francesco Morosini, Conquistatore della Grecia e costruttore del Canale di Corinto, Alvise II Mocenigo, difensore di Milano, Alvise III, che fece di Venezia una potenza militare aprendo alla carriera militare e politica anche il patriziato non veneziano, Ludovico Manin, difensore della Repubblica contro i Francesi; a lui succedette il Liberale Alvise V Mocenigo, ultimo Doge eletto a vita, che si guadagnerà la restaurazione integrale della serenissima, e scriverà la nuova costituzione, dopo di lui tutti i Doge saranno eletti con mandato settennale, fino ad un massimo di due mandati; ad Alvise V Mocenigo succede nel 1815 il moderato e Filo-Tedesco Francesco Calbo Crotta, che si preoccuperà di riorganizzare l'economia della Repubblica e inizierà ad esplorare la possibilità di stabilire colonie in Africa, cosa che la Repubblica farà con successo [Guinea-Konakry, Togo, Madagascar (protettorato), Isole Socotra, Gibuti]; rieletto nel 1822 Calbo Crotta morirà nel 1827, venendo sostituito dal suo vicario Domenico Morosini; nel 1829 Morosini sarà confermato, e gestirà la transizione al Federalismo compiuto; nel 1836 vincerà di nuovo (Non avendo governato per più di 3 anni e sei mesi nel precedente Dogato, viene dichiarato eleggibile, e governerà nel segno della moderazione e della conciliazione sia interna che internazionale fino alla morte nel 1842, succeduto da Giovanni Correr, che nel 1843 è sconfitto dal Liberale Dalmata Nicolò Tommaseo, fautore di una politica di contrapposizione con la Germania e Filo-francese; Tommaseo, sconfitto nel 1948 nel tentativo di conquistare il Canton Ticino, perde le elezioni nel 1850, vinte dal Conservatore Alessandro Marcello, che rivincerà nel 1857, e nel 1859 morirà, venendo succeduto da Pierluigi Bembo; nel 1864 il Greco Costantino Canaris, liberale, diventa Doge, ed inaugura un nuovo periodo di alleanza con l'Inghilterra e con la Russia, fino alla guerra del 1870 che vedrà la sconfitta definitiva di Ottomani, Iberici e Francesi; rieleletto nel 1871 Canaris morirà nel 1877, succeduto per un anno dal suo vice, Gianbattista Giustinian; Nel 1878 i Conservatori vanno al governo con l'Ungherese Giulio Andrassi che nel 1885 perde l'elezione a causa della sua politica smaccatamente muscolare e reazionaria, lasciando il dogado a Riccardo Selvatico, che gestirà la rivoluzione industriale e farà della Repubblica una potenza mondiale, grazie anche alla partnership con l'Italia e la Germania; rieletto nel 1892 nel 1899 non potrà ripresentarsi, spianado la strada ad una nuova vittoria dei Conservatori, guidati dal Serbo Nicola Pasic; la Politica Filo-Costantinopoli di Pasic non comprometterà la relazione con l'SRI e con l'Inghilterra; anzi la mediazione di Pasic porterà al trattato di Venezia nel 1903, rieletto nel 1906 firmerà con la Bulgaria il trattato di Skopje per tutelare i cittadini Bulgarofoni della Macedonia e i cittadini Schipetarofoni in Bulgaria. Nel 1913 i Liberali tornano al governo con il cretese Elefterio Venizelos, che nel 1914 fa firmare a Sacro Romano Impero, Regno Unito,Regno d'Italia Repubblica Federale Iberica (Nata nel 1870) Regno d Polonia ed Impero Romano d'Oriente il Trattato di Sarajevo che scongiurerà una nuova guerra europea.
Nel 1920 Venizelos è rieletto, e trascinerà la Repubblica nella sciagurata Guerra d'Egitto, che porterà alla nascita dell'Unione Araba sotto la guida dei Sovrani d'Egitto; la sconfitta inaspettata dei veneziani è dovuta all'impreparazione delle Armade, pur meglio equipaggiate degli Arabi.
Nel 1927 i Social-Democratici guidati dal òombardo Filippo Turati portano lo stesso Turati al Dogato; Inizia un periodo di grandi riforme sociali e nasce a Venezia la Lega delle Nazioni Europei. Turati muore nel 1932, e il suo successore Ivanoe Bonomi riuscirà a riconquistare il Dogato nel 1934 e nel 1941, con la soddisfazione calcistica di ben due vittorie ai Mondiali di Calcio, ripetute nel 1942, nel 1946, nel 1990 e nel 2018. Nel 1948, dopo 21 anni di Dogi Social-Democratici va al governo il primo Doge del Partito Cristiano-Popolare, il trentino Alcide de Gasperi, fautore della trasformazione della Lega in una Federazione, a cui succede nel 1954 il vice Giovanni Subasic, croato; tuttavia anche lui muore nel 1955, e i Socialdemocratici guidati dal magiaro Enrico Nagy tornano al governo dei SUA; Nagy è il Doge del Wellfare. Ma nel 1962 ancora una volta l'alta tassazione permette il ritorno al Dogato dei Cristiano-Popolari, nella persona di Angelo Tomelleri che sarà Doge fino al 1976 e sarà il firmatario del vantaggioso accordo commerciale con l'Unione Araba e sventerà un golpe guidato da alcuni militari ed esponenti della destra.
Nel 1949 il barone tedesco Wernher Von Braun, attratto dal miglior welfare rispetto a quello del SRI, ed alla prospettiva di concretizzare i suoi studi sui missili offertagli dalle floride finanze dei SUV, si trasferisce all’Università di Milano, dove assume la Cattedra di Missilistica. Nel 1955, grazie al contributo di Von Braun, che intanto si è naturalizzato veneto, viene fondata l’Agenzia Spaziale Veneta (ASV). E nel 196p tre cielonauti dell’ASV allunano e piantano la bandiera della Serenissima sulla superficie del satellite terrestre. L’evento viene trasmesso in diretta dalle televisioni di tutto il mondo, e segna la vittoria nella corsa allo Spazio di Venezia. La frase pronunciata dal primo essere umano ad aver messo piede sulla luna, il russo naturalizzato veneto Jurij Gagarin, “Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”, è diventata proverbiale ed è entrata nel cuore e nelle menti di tutti gli abitanti del mondo.
Nel 1976 però la Guerra in Afghanistan causa nell'IRO una rivolta giovanile che arriva fino a Venezia; sull'onda del'76 la vittoria Social-Democratica apre Palazzo Ducale ad Andrea Papandreu. Costui organizza i Giochi di Venezia del 1980 e nel 1989 assisterà alla caduta del sistema Comunista Americano con la dissoluzione degli USSA; Nel 1990 tornano al governo i Socialdemocratici con Claudio Martelli, che pur travolto da uno scandalo (dal quale uscirà pulito) sarà rieletto nel 1997, rimanendo in carica fino al 2004, in tempo per firmare la nascita della moneta unica Europea; Esercito e Politica Estera comune erano gia stati istituiti. I Cristiano-Popolari saranno al potere con l'ultra-conservatore Vittorio Orban, magiaro, fino al 2018, anno della vittoria di Pierluigi Bersani, emiliano, tuttora Doge, che sta invertendo la politica folle di Orban su migranti e diritti civili.

Tommaso Mazzoni

Se volete farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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La Repubblica di Venezia sulla Luna (grazie a Diego Marion!)

Gli Stati Uniti delle Venezie sulla Luna (grazie a Diego Marion!)

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Questa è la postilla di Enrico Pizzo:

Curioso viator che in questa parte
Giungi e credi mirar vaghezze rare
Quanto di bel, quanto di buon qui appare
Tutto deesi a Natura e nulla ad Arte
Qui il Sol splendenti i raggi suoi comparte
Venere qui più bella esce dal mare
Sue sembianze la Luna ha qui più chiare
Qui non giunge a turbar furor di Marte
Saturno quivi i parti suoi non rode
Qui Giove giova et ha sereno il viso
Quivi perde Mercurio ogni sua frode
Qui non ha loco il Pianto, ha sede il Riso
Della Corte il fulmine qui non s’ode
Ivi è l’Inferno e quivi il Paradiso.

Non conosciamo l'autore di questi versi, si trovano incisi sulle alzate della "Scalinata del Sonetto" nel giardino di Villa Barbarigo a Valsanzibio, nei Colli Euganei.
Il giardino di Villa Barbarigo è uno dei luoghi visitati da Arrigo Bocchi durante la sua visita dei Colli Euganei del 1830, visita avvenuta seguendo un percorso sorprendentemente moderno.
A differenza di altri visitatori della prima metà dell'800 il Bocchi non si limita a "girare intorno" ai Colli ma penetra nel loro interno, tocca i piccoli borghi presenti, usufruisce degli stabilimenti termali, visita gli scavi archeologici ad Abano e Montegrotto.
Purtroppo esattamente come altri visitatori della prima metà dell'800 il Bocchi non è interessato all'ambiente in cui si muove, flora, fauna e folklore locale non catturano la sua attenzione, anche per ville, chiese ed altri monumenti, che gli altri viaggiatori descrivevano con un attenzione che rasentava la pignoleria, non dedica che poche, lapidarie, righe preferendo "perdersi" nell'analisi letteraria dei luoghi.
Cos'altro dire?
Soltanto questo, ricordate sempre:
"Riposa il fiume e non riposa l'Onda"...

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E ora, lasciamo la parola a Paolo Maltagliati:

A volte, come in questo 2020 in cui il Coronavirus ci perseguita, la didattica a distanza aguzza l’ingegno. Ho sfidato così i miei studenti di quarta scientifico a provare a simmetrizzare Francia e Inghilterra. Vorrei condividere con voi alcuni stralci di ciò che è venuto fuori dai loro saggi ucronici (fate la tara ad eventuali strafalcioni)

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Le ucronie degli studenti di Paolo

Iniziamo da Federica:

Riflettendo però su una Storia, non reale, ma del tutto ipotetica, si può immaginare come sarebbe stato tutto differente, se Francia e Inghilterra avessero preso decisioni diverse, appunto da quelle reali, perché causate da uno scambio di personalità e di interessi tra loro.

Innanzi tutto bisogna precisare che l’Inghilterra di fatto è un’isola e questo rende sicuramente più facile mantenere una posizione distaccata dagli altri e per questo motivo credo che una politica isolazionistica per la Francia, che non è un’isola, non sia adeguata; tuttavia se l’ambizione non fosse stata una caratteristica peculiare dei personaggi potenti francesi, sicuramente si sarebbero potuti evitare molti scontri. Ad esempio, se il Re Sole, agendo in modo meno sfacciato, avesse ascoltato gli avvertimenti dell’imperatore Leopoldo di abbandonare l’ambizione di controllare altri territori come quelli appartenenti all’Alsazia, la Guerra della Grande Alleanza non si sarebbe combattuta, il paese non avrebbe incontrato successivamente la bancarotta, rimanendo stabile a livello economico.

Con i nobili dalla sua parte, che quindi lo avrebbero aiutato anche a contenere le ribellioni popolari, le quali addirittura forse si sarebbero evitate, il re si sarebbe potuto dedicare al commercio, cercando di arricchire i fondi reali e dello stato, e, tesaurizzando i soldi per accumulo, avrebbe potuto investirli nell’esercito o nelle navi mercantili, potenziandole fino a permettere un commercio fiorente con le colonie americane e magari facendo fallire il commercio inglese.

Vedendo minacciata la propria superiorità in ambito commerciale, probabilmente l’Inghilterra, che ora ipotizziamo essere molto ambiziosa in ambito espansionistico, avrebbe rinunciato al dominio nel settore commerciale per dedicarsi completamente alla conquista dell’America, impegnandosi a mantenere sotto controllo l’amministrazione della Louisiana (che avrebbe potuto essere rinominata Hannonia, in onore degli Hannover), facile da conquistare mentre i francesi erano concentrati su altri affari.

Acquisendo il pieno e stabile controllo di questo territorio nuovo e mantenendo l’ordine nelle 13 colonie, l’Inghilterra, impegnando tutte le sue risorse, sarebbe riuscita ad avere un impero coloniale potente, ricco di risorse, ordinato e civile, che forse sarebbe potuto resistere fino ai giorni nostri. Con le nuove risorse molto presenti sul suolo americano, magari la Rivoluzione industriale avrebbe avuto luogo proprio lì, in un terreno nuovo e ricco di carbone, di miniere d’oro e di zinco, di grandi laghi, e il controllo inglese sulle colonie amichevole ma formale, come fosse tra colleghi, avrebbe portato forse ad un popolo americano meno incline alla rivolta.

In questa situazione avremmo quindi potuto assistere a due potenze, sviluppate in ambiti differenti, ma entrambe importanti agli occhi degli altri paesi, per i quali sarebbero state dei punti di riferimento, le quali forse sarebbero addirittura diventate socie in affari.

Nel caso in cui, invece, decidiamo di mantenere un’Inghilterra disinteressata ad una politica espansionistica, la situazione sarebbe degenerata.

Essa senza essere in possesso della flotta più potente al mondo e senza controllare il commercio (ormai entrambi sotto il controllo francese), non si sarebbe di certo arricchita, forse sarebbe andata in crisi e avrebbe dovuto sopportare un popolo affamato e schierato contro la monarchia, la quale a furia di rivolte e ribellioni si sarebbe estinta (magari non permettendo mai la nascita della regina Elisabetta II), facendo nascere una repubblica inglese con a capo un senato ed un parlamento formato da inglesi, scozzesi ed irlandesi oppure, cosa più probabile a causa delle differenze culturali e religiose, avrebbe portato alla divisione di Inghilterra, Irlanda e Scozia, rendendole tre paesi completamente autonomi.

In questa maniera avremmo conosciuto una ricca Francia, comandante dei mari, che grazie ai soldi avrebbe mantenuto la stabilità civile e, finanziando o comunque aiutando un minimo le altre potenze con prestiti, sarebbe potuta essere “amica di tutti”, rimanendo magari esterna a molte guerre (un po’ come fece la Svizzera durante le guerre mondiali, che, essendo una sorta di deposito di tutti i soldi degli altri stati, rimase da parte nei conflitti e nessuno pensò di attaccarla, poiché attaccandola ognuno avrebbe danneggiato anche se stesso).

Di conseguenza l’Inghilterra, senza controllo, avrebbe potuto smettere di essere considerata una potenza o addirittura avrebbe cessato di esistere, magari a causa di una conquista straniera.

Sono infinite le ipotetiche storie che si potrebbero creare, solo grazie al cambiamento di una piccola decisione, presa da un singolo individuo, in un preciso istante; tuttavia ognuna di queste possibili storie, sebbene non abbia niente in comune con le altre, funge da dimostrazione ad un’unica tesi, che io definirei assoluta: la storia di un paese è sempre influenzata dal carattere del paese stesso. Se un paese si dimostra determinato e mantiene un unico obiettivo in cima alla sua lista, agendo in ogni sua mossa col solo scopo di realizzarlo, e se l’oggetto di questo obiettivo non implica un possibile danno nei confronti di un altro paese, ma è esclusivamente fine a se stesso, allora il paese egoista sarà in grado di realizzare il proprio obiettivo, in quanto non avrà ostacoli. Invece, se un paese si dimostra ricco di ambizione, come si è dimostrata essere la Francia, ma da questa stessa viene accecato, non vedendo più i limiti per i quali arriva a danneggiare gli altri (come la conquista di gran parte dei loro territori, che renderebbe il paese del territorio conquistato più debole), limiti che non è poi in grado di affrontare, si creerà dei nemici e sarà vittima di se stesso.

Quindi come la smania di potere porta un uomo a non rispettare i suoi simili, ad agire a loro discapito, a renderli suoi nemici, così la stessa smania è motore delle azioni che portano un paese alla crisi; anche perché, d’altra parte, da chi è formato un paese?... da uomini.

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Questa invece è Giulia, che mi ha fatto una vera e propria timeline, di cui vi trascrivo una parte. Diciamo che ha volato un po’ troppo di fantasia, ma direi che il tentativo è più che lodevole…

Il governo di Luigi I Condè
La guerra civile ha ancora di più aumentato la crisi economica del paese.
Ora con un nuovo governo stabile e una situazione religiosa sotto controllo, ciò che preoccupa di più il nuovo governo è risanare il buco di bilancio.
Per racimolare denaro ci sono due possibilità: trovarli all’interno dello Stato o all’estero.
La Francia in questo momento era ormai stata prosciugata da secoli di tassazioni eccessive. Il popolo era ormai povero e irrequieto: tassarlo ulteriormente lo avrebbe reso ostile al nuovo governo con il rischio di una rivolta del terzo stato e una nuova guerra civile. Inoltre non sarebbero riusciti a ricavare abbastanza soldi da risanare le finanze. Perciò capiscono che non è più possibile procedere in questa direzione.
Serve un cambiamento quindi il Gran Consiglio decide di sfruttare il denaro estero.
La Francia da tempo possedeva una parte del nord America. Questo era tutto territorio nuovo, ricco di risorse : bisognava quindi aumentarne la popolazione, preferibilmente latifondista, così da fornire una produzione maggiore di materie prime alla madre patria.
Inoltre la posizione della Francia sul continente era sia uno svantaggio per l’accerchiamento militare, sia un vantaggio per i commerci, in quanto era al centro dell’Europa e possedeva sbocchi sul mare.
Cominciano quindi una politica di sviluppo dei commerci sia per via terra che per via mare e decidono di investire sulla flotta non solo per favorire i gli scambi ma anche per avviare un collegamento efficiente tra Europa e nuovi territori americani.
Attuano una vera e propria economia mercantilista: i nobili si imborghesiscono, sotto l’influenza della nobiltà di toga già imprenditrice e decidono di abolire i dazi interni per far circolare con più facilità le merci all’interno del paese, mentre impongono tassazioni sulle importazioni, in particolare sui prodotti olandesi. Inoltre fondano nuovi porti in zone strategiche della Francia (Calais, Le Havre, La Rochelle, Marsiglia) per creare una rete di scambi commerciali dinamica sia col nord Europa che col sud, ma anche maggiori punti di attracco e partenza per le navi provenienti o dirette verso la Louisiana e il Canada.
Infatti oltre a una politica strettamente commerciale cominciarono anche manovre per il popolamento e la colonizzazione delle zone ancora rurali americane. Queste erano rivolte principalmente verso gli ugonotti di basso rango, ai quali veniva offerto un luogo dove poter professare la propria fede senza tutte le persecuzioni che sembravano non aver fine in Francia, soprattutto poiché avevano sperimentato ormai che l’Editto di Nantes non sempre garantiva una reale protezione. Spontaneamente ci fu anche la migrazione verso il nuovo mondo dei principali borghesi che avevano appoggiato Luigi XIII, non sentendosi più al sicuro con il nuovo governo.
Con queste due mosse la Francia sembra sulla buona strada per sanare la sua crisi economica ed accrescere il proprio potere in Europa senza ulteriori spargimenti di sangue.
Nel 1686 muore Luigi I. Il trono dovrebbe passare al figlio Enrico III Condè, ma questo ha problemi di sanità mentale e viene considerato dal Grand Conseil inadeguato a comandare.
Viene allora rimessa sul trono la dinastia Borbone con Luigi XIV, per evitare lotte di successione interne.

E’ necessario simmetrizzare la Gloriosa Rivoluzione in Francia?
La Gloriosa Rivoluzione è stata più che altro causata da un problema religioso. La successione al trono di un sovrano cattolico non può avvenire in quanto il paese ha una religione anglicana diversa in cui il capo dello stato è anche il capo della Chiesa inglese. Se questi è cattolico, quindi risponde all’autorità papale, l’anglicanesimo smette di avere senso.
In Francia in questo momento il problema principale è riparare al buco di bilancio. Inoltre anche se si ristabilisse la monarchia dei Borbone con Luigi XIV non ci sarebbe un vero rischio verso la nuova monarchia costituzionale: Luigi ha vissuto la guerra come un bambino, in quanto aveva cinque anni, quindi non si è potuto rendere veramente conto della situazione. Inoltre la sua formazione, non essendoci stata la presenza del cardinale Mazzarino, è cambiata. La personalità di Luigi e le sue mire assolutistiche nascono dall’influenza che il cardinale ha sul giovane sovrano. Non essendoci più nella sua vita questa figura, non ci saranno più neanche gli intenti assolutistici.

E in Inghilterra?
La Gloriosa Rivoluzione nacque non tanto da una necessità politica, bensì da una necessità religiosa: il re inglese, che era a capo della Chiesa protestante anglicana, non poteva essere cattolico e quindi sottostare all’autorità del Papa.
La Rivoluzione fu causata dalla fede cattolica di Giacomo II, in linea di successione dopo il fratello Carlo II, avrebbe provocato la fine dell’autonomia della Chiesa inglese e un notevole pericolo per il Parlamento, in questo periodo composto interamente da Puritani.
Seguendo questo differente decorso storico, molto probabilmente Giacomo II avrebbe continuato a perseguire, come il fratello, la fede protestante.
Con la vittoria del padre contro il Parlamento, Giacomo non sarebbe dovuto fuggire in Francia col fratello e la madre cattolica, rimanendo sotto l’influenza protestante della corte. Non recandosi in Francia, il fratello Carlo non sarebbe entrato in contatto direttamente con la corona cattolica spagnola e soprattutto non si sarebbe trasferito presso questa a Madrid e qui non sarebbe stato raggiunto dal fratello. Questo inoltre non sarebbe sceso in battaglia durante la guerra dei 30 anni a comando delle truppe cattoliche spagnole ma soprattutto, dati i disordini che il padre stava affrontando in Irlanda, Giacomo non avrebbe conosciuto o non sarebbe entrato in confidenza con i due soldati irlandesi che si dice siano stati la principale causa dell’avvicinamento del futuro re alla fede cattolica.
Così, Giacomo avrebbe continuato a vivere coccolato dei lussi sfrenati della vita di palazzo, forse dedicandosi più alle sue doti di combattente che alle questioni religiose. La successione non sarebbe stata un problema e non sarebbe succeduta al trono la sorella Maria con il marito Guglielmo d’Orange, ma il trono sarebbe passato direttamente alla figlia Anna (poiché la primogenita Maria II muore prima del padre) e successivamente a Giorgio I Hannover.
La guerra di successione spagnola Le cause della guerra rimangono invariate, ma cambiano le alleanze: Francia ed Inghilterra saranno unite contro l'Austria.
Se l’Inghilterra non ha più una politica mercantilistica, perché entra in conflitto? L’Inghilterra è alleata della Francia in quanto la moglie di Carlo I è la sorella di Luigi XIV, ma il motivo principale è l’affermazione della corona inglese agli occhi delle altre potenze continentali europee.
D’altro canto la Francia ha interessi a portare avanti la guerra solo fino a che questa non si riveli dannosa per l’economia del regno.
La Francia quindi cerca di sfruttare il più possibile gli aiuti e le truppe inglesi per diminuire le spese di guerra a loro carico. L’intento è quello di far scontrare il più possibile le truppe inglesi ed austriache indebolendo il nemico, fino a quando non si arriverà a un accordo il più possibile vantaggioso.
Fin da subito quindi l’obbiettivo non è quello di sconfiggere l’Austria ed annettere al proprio regno tutti i nuovi territori spagnoli, i quali rappresentavano ulteriori spese di amministrazione; quanto sfruttare una situazione di scontro militare per arrivare ad accordi commerciali redditizi e non lasciarsi accerchiare.
Nel 1714, vi è la fine dello scontro e due trattati furono sanciti: il trattato di Utrecht (Francia ed Austria) e il trattato di Radstadt (Austria e Inghilterra).
Col trattato di Utrecht si stabilisce la spartizione dei territori spagnoli: la Spagna viene assegnata a Filippo di Borbone, i territori extra iberici europei diventano domini dell’Austria, mentre la Sicilia viene donata ai Savoia.
Col trattato di Radstadt invece l’Inghilterra ottiene parte delle Fiandre spagnole, possedimento che sembra alimentare la speranza di risanare l’economia inglese.
Così la Spagna non viene annessa direttamente alla Francia e non grava sulle finanze francesi. Inoltre, dato il legame di parentela tra i due sovrani, la Francia riesce ad ottenere maggiore circolazione di merci nella penisola iberica e nuovi accordi commerciali vantaggiosi, come il trattato di Marsiglia, dove si assicura “l’asiento de los negros”, ovvero il monopolio del commercio triangolare della tratta degli schiavi.
La guerra dei 7 anni Allo scoppio della guerra si vedono schierate Francia e Austria VS Prussia ed Inghilterra.
Quindi osserviamo un doppio ribaltamento delle alleanze: 1. l’Austria si schiera con la Francia, in quanto il suo nemico principale ora con l’ascesa della dinastia Hohenzollern, è divenuto la Prussia.
2. L'Inghilterra non si schiera più in favore della Francia, anzi accetta l’alleanza con la Prussia in seguito alle tassazioni sempre più stringenti che i francesi imponevano ai commercianti fiamminghi che attraccavano o varcavano i confini del regno, limitando le speranze di ripresa economica.

L’America
La Francia coglie l’occasione per portare il conflitto in America, ed estendere i suoi possedimenti a scapito dell’Inghilterra. La Francia infatti sa che gli inglesi al momento sono in crisi economica e sono impiegata su più fronti militarmente. Sono quindi vulnerabili.
I francesi allora prendono la decisione di lasciare il conflitto armato in Europa all’Austria, mentre loro si occupano delle zone estere.
Instaurano una rete di comunicazione efficiente con le popolazioni native americane locali e riescono a ottenere l’appoggio delle tribù principali (Huron e Algonchini).
Inoltre cominciano ad inviare sempre più truppe, in particolare ufficiali responsabili del reclutamento ed addestramento della popolazione locale.
Quindi se da una parte i francesi si dimostrano concentrati sul loro obbiettivo, d’altro canto gli inglesi si ritrovano senza un punto fisso nel quale far convergere tutte le loro forze e sprovvisti della stabilità ed organizzazione necessari quantomeno per difendersi efficacemente su più fronti.
Le giubbe rosse così si ritrovano divise tra Europa e Nuovo Mondo, cercando di seguire i capricci della corona che vedeva i propri domini collassare su entrambe le sponde dell’oceano Atlantico.
La maggior parte dell’esercito inglese viene inviato sul continente europeo in supporto dell’esercito prussiano. Una cospicua parte rimane impiegata in patria in territorio scozzese ed irlandese per sedare le rivolte, che si erano riformate in seguito all’inizio della guerra.
Così, solo una misera parte viene inviata a sostegno delle colonie inglesi. Allora i coloni, sentendosi ormai abbandonati dalla madre patria, vengono presi dal panico e gettati nel caos. Provano a formare un esercito indipendente, ma non riescono a coordinarsi tra loro e si ritrovano sprovvisti di armamenti e munizioni. Inoltre non riescono a stringere una serie di alleanze con le tribù native, in quanto il dialogo è fortemente ostacolato da decenni di ostilità. Quindi in sostanza, il tutto culmina in una serie caotica di attacchi dei coloni non addestrati alle roccaforti e agli insediamenti francesi, che si risolve in un bagno di sangue inglese.
Con queste premesse, la Francia in poco tempo riesce ad ottenere tutte le tredici colonie britanniche.
Nel 1763, con il trattato di Parigi viene concordato ufficialmente il passaggio di tutti i territori britannici in America sotto dominio francese.

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E questa è la riflessione di Silvia:

Perché continuiamo a porci delle domande? Perché non possiamo accettare quello che ci accade intorno così com’è? Perché pensiamo sempre a dei finali diversi a quelli che sono già stati pensati da qualcun altro?

Forse perché non ne possiamo fare a meno, capiamo che molte volte è sbagliato cercare di cambiare la storia, perché se è finita in un certo modo piuttosto che in un altro, ci sarà pure un motivo; perché se un avvenimento ha toccato determinati stati e determinate culture, è perché, evidentemente, era così che doveva andare e finire.

Per natura, siamo portati a porci domande a cui, magari, non troveremo mai una risposta, è nel nostro DNA, e probabilmente sarebbe strano se non lo facessimo.

Quindi, chiediamoci il perché delle cose, domandiamoci “cosa sarebbe successo se…”

Pensiamo al passato e applichiamolo nel presente, per non dimenticare.

Domande. Risposte. Altre domande. Ulteriori risposte.

Tanti “se”, infiniti “ma”.

Domande. Risposte?

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Se volete farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.


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