Salve a tutti, amici. Alcuni anni fa ho scritto e pubblicato un libro ucronico ("Il Regno di Tadinum") su Totila e la battaglia di Tagina. Estate del 552 dopo Cristo. Italia centrale. Nella battaglia di Tagina (la Tadinum romana e odierna Gualdo Tadino, la mia città), il generale Narsete, al comando dell'esercito bizantino, sconfisse l'esercito dei Goti ed uccise il re Totila, sfaldandone il regno e determinando il futuro dell'Italia. Se il germe del nascente stato italico non fosse stato schiacciato dall'Impero Romano d'Oriente, forse in Italia sarebbe nata una nazione forte ed unita, al pari di Francia ed Inghilterra, 13 secoli prima di quando poi successe realmente. Una nazione che forse avrebbe contrastato le successive devastanti invasioni.
Se Totila avesse vinto la battaglia, se un vecchio soldato di Tadinum e la sua affascinante figlia avessero avuto un ruolo determinante in questo, come sarebbe cambiata la Storia che conosciamo? Forse in un altro universo è successo...

Cliccando qui troverete il mio libro in Google Books e potrete acquistarlo. L'immagine della copertina l'ho preparata io elaborando il disegno della Rocca di Gualdo da una pirografia eseguita molti anni fa da mio padre, Zeffiro Righi.

In seguito ho scritto anche un seguito, "L'Impero di Tadinum", lo potrete trovare cliccando qui. Ed ho appena iniziato a scrivere il terzo volume della saga!

    

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Questa è la cronologia dei Re Goti proposta a Luigi Righi dal nostro William Riker:

Re Goti leggendari

Gautr (?). Paolo Diacono, uno dei maggiori storici dell'alto Medioevo, lo chiama Gotha e lo dice nipote di Priamo, e quindi fa discendere i Goti dai Troiani, ma questa leggenda è stata creata ad arte per nobilitare l'origine di questo popolo. Gautr compare anche nella "Gutasaga", che narra la storia della Svezia prima della sua cristianizzazione, e lo dice invece figlio di Odino. "Goto" deriva probabilmente dal proto-germanico *Gutaniz che significa "spargere" (in svedese gyuta, in gotico moderno giessen) nel senso di "spargitore di sperma", cioè "uomo" (c'è però anche chi pensa a "spargitore di sacrifici in libagione agli déi").

Berico (I secolo d.C.). Secondo Paolo Diacono egli guidò i Goti con tre navi dalla Scandinavia (dove abitavano la terra chiamata Götaland) al bacino della Vistola, da dove sloggiò i Rugi. Il suo regno è stato identificato con la cosiddetta Cultura di Wielbark.

Filimero (II secolo d.C.) Il suo nome significa "molto famoso". Poiché la popolazione dei Goti era cresciuta notevolmente, Filimero migrò con la sua gente dal bacino della Vistola all'odierna Ucraina, dove sconfisse i Sarmati. Egli chiamò il suo nuovo regno "Oium", dal germanico *auwō-, che significa "prato ben irrigato". Il regno di Oium è oggi identificato con la Cultura di Černjachov.

Amala (III secolo d.C.). Il suo nome significa "potente" e fu il capostipite eponimo della dinastia degli Amali.

Ostrogotha (III secolo d.C.). Nipote abiatico di Amala, secondo Paolo Diacono diede il suo nome al popolo degli Ostrogoti, i Goti Orientali, ma è probabile che invece Ostrogotha sia un titolo derivato dall'etnonimo. Invase la Mesia Inferiore e contro di lui combatterono gli imperatori romani Gordiano III e Filippo l'Arabo.

Ariarico (ca. 320-340). Nipote abiatico di Ostrogotha, nel 332 d.C. mosse guerra a Costantino II, figlio di Costantino il Grande, ma fu sconfitto, dovette ritirarsi e fu detronizzato.

Geberico (ca. 340-350). Succedette ad Ariarico e conquistò la Dacia, a quel tempo abitata dai Vandali guidati dal loro re Visimaro. La sconfitta spinse i Vandali a chiedere e ad ottenere il diritto di insediarsi in Pannonia. Geberico trascorse tutta la durata del suo regno combattendo contro altri popoli germanici; al suo regno risale la separazione definitiva tra Ostrogoti, Visigoti e Gepidi.

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Re Goti storici

Ermanrico (350-376). Il più grande dei Re Goti prima di Teodorico I, il suo nome significa "Sovrano di Guerrieri". Costituì un forte regno nelle attuali Moldavia ed Ucraina, ma fu sconfitto dagli Unni che invasero le sue terre e fu costretto ad avviare la migrazione verso sud. Secondo la leggenda fece squartare la moglie Sunilde, accusata di essergli stata infedele, e i fratelli di lei iniziarono contro il re Goto una faida che ne indebolì il regno favorendo la vittoria degli Unni. Il suo nome è citato anche dallo storico romano Ammiano Marcellino, secondo cui Ermanrico si suicidò in seguito alla sconfitta, mentre secondo Paolo Diacono egli morì di vecchiaia a 110 anni. È citato anche nel poema in antico anglosassone "Beowulf" con il nome Eormenrico.

Vidimero I (376). Pronipote di Ermanrico, fu ucciso in battaglia dagli Alani. Sua nipote Vadamerca sposò il re degli Unni Balamiro, il che spiega la presenza di nomi germanici tra i re Unni, come ad esempio Uldino, che in germanico significa "lupacchiotto" ("wolflein").

Alateo (376-387). Tutore di Viterico, figlio minorenne di Vitimero, in pratica gli usurpò il trono. In fuga di fronte alla pressione degli Unni, chiese all'imperatore Valente di potersi stanziare in Tracia e, di fronte al rifiuto di questi, invase l'Impero Romano d'Oriente e, con i suoi luogotenenti Fritigerno e Alavivo, il 9 agosto del 378 si si scontrò con Valente nella decisiva battaglia di Adrianopoli, in cui l'imperatore romano perse la vita. Continuò a razziare la Tracia e la Grecia settentrionale, ma fu sconfitto da Promoto, generale di Teodosio I il Grande, e si stabilì sulla riva sinistra del Danubio. Tentò nuovamente di invadere la Tracia nel 386, ma fu sconfitto e ucciso.

Torrismondo (387-400). Egli protesse il missionario Wulfila, seguace di Ario, e con lui i Goti si convertirono dal paganesimo al cristianesimo ariano. Perse la vita combattendo contro i Gepidi nella pianure della Dacia. Dopo di lui il trono di Re dei Goti fu vacante per quarant'anni in seguito agli scontri fra i diversi signori della guerra. Alarico, della Dinastia dei Balti, si proclamò Re dei Visigoti, andò per la sua strada e compì il famoso sacco di Roma del 24 agosto del 410, per poi morire improvvisamente ed essere sepolto, secondo la leggenda, nel letto del fiume Busento. I suoi successori condussero i Visigoti in Aquitania e poi in Spagna, dove fondarono un forte regno.

Valamiro (445-468). Figlio di Valandario e cugino di re Torrismondo, il suo nome significa "di buona volontà". Vassallo di Attila, re degli Unni, combatté al suo fianco contro l'Impero romano e comandò il contingente gotico dell'esercito di Attila durante la Battaglia dei Campi Catalaunici del 20 giugno 451, ma in seguito alla morte del "Flagello di Dio" guidò la lotta dei Goti contro gli Unni per riguadagnare la loro indipendenza e fu proclamato nuovo Re. Nel 457 i Goti si insediarono come federati in Pannonia, e Costantinopoli cominciò a versare loro un tributo annuo di trecento libbre d'oro. Una disputa riguardante il tributo annuale versato dall'Impero causò l'attacco di Valamiro contro Costantinopoli, dal 459 al 462. Durante un attacco degli Sciri, Valamiro fu disarcionato e ucciso. Sui Goti continuarono a regnare i fratelli Teodemiro e Vidimero.

Vidimero II (445-473). Coreggente con Valamiro, sconfisse Dengizich, figlio di Attila, che tentava di ricostituire l'impero paterno.

Teodemiro (445-474). Mentre era vassallo di Attila, nell'accampamento del re unno conobbe Erelieva, poi divenuta una delle sue concubine, dalla quale ebbe due figli: Amalafrida e Teodorico. Quest'ultimo gli succedette sul trono.

Teodorico I il Grande (474-526). Il suo nome (Dietrich) significa "sovrano di popoli". All'età di otto anni fu inviato come ostaggio, a garanzia della pace tra Bizantini e Ostrogoti, presso la corte dell'imperatore Leone I, dove visse per dieci anni ed imparò il latino e il greco. Riscattato dal padre, si fece subito valere come comandante in diverse battaglie, conquistandone ben presto la fiducia. Succeduto a Teodemiro, fu inviato dall'imperatore d'oriente Zenone in Italia dove Odoacre, colui che aveva detronizzato l'ultimo imperatore d'occidente Romolo Augustolo, minacciava gli interessi di Bisanzio. Nel 493 Teodorico fece uccidere a tradimento Odoacre durante un banchetto, dopo aver finto di far pace con lui, e si fece incoronare Re d'Italia. Il suo fu un regno lungo e pacifico: egli lasciò ai Romani, che gli si dimostrarono fedeli, gli impieghi amministrativi e politici che già possedevano, riservando nel contempo esclusivamente ai Goti i compiti di sicurezza e difesa. Si circondò di collaboratori intelligenti come Aurelio Cassiodoro, Aurelio Simmaco e Severino Boezio. Verso la fine della sua vita divenne sospettoso e crudele e si convinse che i Romani cattolici tramassero con l'imperatore bizantino Giustino I per detronizzarlo; per questo fece imprigionare Papa Giovanni I e fece giustiziare Simmaco e Boezio. Cassiodoro, deluso dal sovrano, si ritirò invece in un monastero. Teodorico I, che aveva sposato Andefleda, sorella del Re dei Franchi Clodoveo, morì a 72 anni senza figli maschi, per cui fu incoronato Re dei Goti il nipote Atalarico I, figlio di sua figlia Amalasunta e di Eutarico (già scomparso), di soli dieci anni. Secondo la leggenda ripresa da Giosuè Carducci, una volta salito in groppa ad un misterioso cavallo nero, Teodorico I fu da questi condotto fino al cratere di Stromboli e gettato dentro di esso (« Quivi giunto, il caval nero / contro il ciel forte springò / annitrendo; e il cavaliero / nel cratere inabissò... »)

Atalarico I (526-534). Regnò sotto la reggenza della madre Amalasunta, ma morì a soli diciotto anni. Amalasunta, che voleva mantenere il potere, sposò suo cugino Teodato, figlio di Amalafrida, sorella di Teodorico I, ma questi usurpò il trono e la fece incarcerare in un castello sull'isola Martana, nel lago di Bolsena. Avendo ella chiesto aiuto all'imperatore d'oriente Giustiniano I, fu fatta strangolare da sicari inviati da Teodato. Giustiniano I utilizzò questo pretesto per scatenare la Guerra Greco-Gotica.

Teodato (534-536). Organizzò la resistenza contro l'invasione bizantina dell'Italia ma, dopo che il generale Belisario ebbe conquistato Napoli, Teodato fu rovesciato dai suoi stessi ufficiali, che elessero Vitige come suo successore. Fuggito precipitosamente verso Ravenna con l'intenzione di imbarcarsi verso Costantinopoli, venne inseguito dai sicari di Vitige e ammazzato senza troppi complimenti. Con lui si estinse la dinastia degli Amali.

Vitige (536-540). Non era di famiglia nobile, ma era un grande generale, e per questo fu eletto Re dai Goti durante la guerra contro i Bizantini. Sposò Matasunta, figlia di Amalasunta e sorella di Atalarico I, per consolidare la propria posizione. Cercò l'alleanza dei Franchi contro i Bizantini, ma subì una serie di scacchi da parte di Belisario, che il 9 dicembre 536 conquistò Roma. Vitige assediò inutilmente la città per riconquistarla e ne fece tagliare gli acquedotti per impedirne l'approvvigionamento d'acqua; da quest'assedio iniziò la decadenza dell'Urbe, che cominciò a risollevarsi solo nel Rinascimento. Belisario ruppe l'assedio e accerchiò a sua volta Ravenna, la occupò, fece prigioniero Vitige e lo fece deportare a Costantinopoli insieme alla moglie Matasunta, dove l'ex re morì nel 541. La successione toccava ad Uraia, nipote di Vitige, ma i Goti elessero al suo posto Ildibaldo.

Ildibaldo (540-541). Regnò per un solo anno, prima di essere ucciso da un Gepido durante un banchetto a corte.

Erarico I (541). Figlio di Ildibaldo, succedette al padre ma si dimostrò inetto a contrastare Belisario. Provò a convincere il re dei Longobardi Audoino, alleato di Bisanzio, a cambiare bandiera e a schierarsi al suo fianco. I generali Goti, sospettando che avesse stretto accordi segreti con i Bizantini, lo eliminarono con una congiura dopo soli cinque mesi di regno ed offrirono la corona a suo cugino Totila.

Totila I il Riconquistatore (541-576). Alla nascita si chiamava Baduila ("Piccolo uomo"), ma una volta asceso al trono assunse il nuovo nome di Totila, "l'Immortale" in lingua gotica. Succedette a Erarico I quando i Goti stavano per essere sopraffatti dall’esercito Bizantino. Riorganizzate le truppe, riuscì a riconquistare la capitale Ravenna e gran parte dell’Italia settentrionale. Successivamente riprese l’Italia centrale, la Campania e quindi Roma, sgominando varie volte il generale bizantino Belisario. Insieme ai suoi generali Teia e Aligerno, il 1 luglio 552 sconfisse nella Battaglia di Tadinum l'eunuco Narsete, che cadde in battaglia, con l'aiuto determinante della popolazione umbra di Tadinum, la quale conosceva bene il territorio; secondo la tradizione questa vittoria gli era stata predetta da San Benedetto da Norcia. Una successiva vittoria riportata ad Otranto nel 554 dal generale goto Scipuar gli consentì di scacciare le ultime truppe bizantine dall'Italia, ponendo fine alla Guerra Greco-Gotica. Benché ariano, Totila I portò avanti una politica di amicizia con i Latini di religione cattolica ed ottenne il sostegno di Papa Vigilio contro i Bizantini. Siccome Roma e Ravenna erano state devastate dalla Guerra Greco-Gotica, Totila decise di porre la sua residenza proprio a Tadinum, che così si avviò a diventare una grande città. In seguito sconfisse il re dei Franchi Teodeberto I e riconquistò la Provenza. Già anziano, nel 568 dovette affrontare il re longobardo Alboino ("Amico degli Elfi"), figlio di Audoino, il quale, istigato dai Bizantini, tentò di invadere l'Italia del Nord. Totila lo sconfisse a Verona, e Alboino morì durante la fuga, ucciso dal suo scudiero Elmichi. Totila decise tuttavia di fare pace con i Longobardi e di autorizzarli a insediarsi in Italia del Nord in cambio di aiuto militare contro i nemici dei Goti. Alpsuinda, figlia di Alboino, sposò il figlio ed erede di Totila, Euterico. Totila si fece battezzare in punto di morte nella religione cattolica e lasciò in eredità al figlio un regno forte e coeso.

La vittoria di Re Totila nella Battaglia di Tadinum (immagine creata con openart.ai)

La vittoria di Re Totila nella Battaglia di Tadinum (immagine creata con openart.ai)
 

Euterico (576-606). Figlio e successore di Totila, dovette scontrarsi ripetutamente con i Bizantini che non avevano rinunciato a riconquistare l'Italia; per questo, aiutato dai Vandali, fece costruire la prima flotta gotica. Dovette combattere anche contro i Franchi: nel 585 respinse un attacco da parte dell'Austrasia. Amico di Papa Gregorio Magno, come il padre si fece battezzare in punto di morte. Secondo lo storico goto Paolo Diacono morì avvelenato.

Amalarico (606-616). Figlio di Euterico, sposò Teodolinda (Dietlinde), figlia del duca dei Bavari Garibaldo, che lo indusse a convertirsi al cattolicesimo insieme all'intero popolo goto e longobardo e a risolvere il problema dello Scisma Tricapitolino. Fu il primo Re Goto ad essere incoronato con la Corona Ferrea, ancor oggi conservata a Gualdo Tadino, che secondo la leggenda fu forgiata con un chiodo della croce di Cristo. Sconfisse ripetutamente i Bizantini, impegnati anche nella guerra contro i Sasanidi, e stroncò la ribellione del Duca del Friuli Gisulfo. Firmò trattati di pace con i Franchi e gli Avari. Diede grande impulso all'arte gotica.

Atalarico II (616-640). Figlio di Amalarico e di Teodolinda, firmò un trattato di pace con i Bizantini che dovevano affrontare in oriente l'invasione persiana. Fece alleanza con i Visigoti e sposò Teodora, figlia del Re di Spagna Sisebuto. Bloccò inoltre un tentativo di invasione dell'Italia da parte degli Avari. Alla sua corte visse Secondo di Non, che scrisse la prima Storia dei Goti. Sconfisse il cognato Ararico, marito di sua sorella Gundeperga, che aveva cercato di usurpare il trono non condividendo la politica di appeasement con Bisanzio. Secondo alcuni anch'egli morì avvelenato.

Roderico (640-652). Figlio di Atalarico II, è passato alla storia per la promulgazione di un Codice di Leggi basato sul diritto romano e non più germanico, avvenuta il 23 novembre 643. Governò con energia e combatté i duchi che si opponevano alla sua politica di amicizia con i vicini, in continuità con quella del padre. Fece costruire il Duomo di Tadinum, dedicato a San Benedetto, la più grande chiesa d'Italia dopo San Pietro a Roma. Prima attestazione scritta della lingua Gotica.

Recaredo (652-653). Figlio di Roderico, regnò per un solo anno e fu ucciso da un longobardo a cui aveva violentato la moglie invocando lo ius primae noctis.

Erarico II (653-661). Figlio di Gundoaldo, Duca di Asti e fratello di Teodolinda, fu eletto re dopo l'assassinio di Recaredo. Sotto il suo regno gli Arabi completarono la conquista dell'Africa Bizantina, aggiungendosi alla già nutrita lista dei nemici dei Goti. In accordo con Papa Martino I, condannò l'eresia monotelita diffusa in Oriente. Alla morte divise il regno fra i figli Bertarico e Gundeberto: questa pratica, diffusa fra i Franchi, restò un unicum nella storia dei Goti.

Bertarico (661-688). Figlio di Erarico II, governò da Tadinum mentre il fratello Gundeberto regnava da Milano. Nel 662 quest'ultimo fu assassinato e Bertarico restò unico Re d'Italia. Affrontò le prime spedizioni degli Arabi sulle coste siciliane e sarde. Il maggiordomo di palazzo dell'Austrasia Grimoaldo I, sostenitore di Gundeberto, guidò una spedizione in Italia, ma Bertarico lo sconfisse a Refrancore, presso Asti. In seguito Bertarico ottenne anche un'importante vittoria contro i Bizantini: l'imperatore Costante II tentò di riconquistare l'Italia e sbarcò con forti contingenti militari in Puglia, ottenne alcuni successi militari e cinse d'assedio la stessa Tadinum. L'intervento in forze di Bertarico, reduce dalla vittoria contro i Franchi, costrinse tuttavia l'imperatore a ritirarsi a Napoli, dopo aver subito gravi perdite. Bertarico rafforzò il proprio esercito assoldando un contingente di Bulgari guidato da Alcek che avevano disertato le file bizantine e insediandolo in Irpinia. Egli fu un fervente cattolico e nel 680 si associò al trono il figlio Gunterico.

Gunterico (688-700). Appena incoronato re dovette affrontare la ribellione del duca di Brescia Alarico, ribellione che stroncò con energia. Egli pose definitivamente fine allo Scisma Tricapitolino e si ingerì nelle lotte dinastiche tra Austrasia, Neustria ed Aquitania, riuscendo a indebolire i regni dei Franchi mettendoli l'uno contro l'altro; in conseguenza di tale politica i regni franchi non riuscirono più a ritrovare la loro unità. Egli elevò a città Venezia, costruita sulle isole della laguna omonima, che cominciò la sua ascesa come principale porto dei Goti. Sconfisse inoltre gli Arabi che cercavano di occupare Lilbeo. Morì rimpianto dal suo popolo, che ne apprezzava lo spirito guerriero, e fu sepolto nel Duomo di Tadinum.

Teudiselo (700-702). Minorenne alla morte del padre, fu detronizzato da Roderico II che agì con il sostegno di Bisanzio.

Roderico II (702-712). Duca di Torino, detronizzato Teudiselo cercò di sopprimere il reggente Atalarico, Duca di Asti, che si salvò riparando prima sull'Isola Comacina e poi presso il duca di Baviera. Roderico II imprigionò sua moglie e i suoi figli, che fece torturare a morte; si salvò soltanto il giovanissimo figlio minore, Teodorico, che venne restituito al padre. Tentò inutilmente di impedire la conquista araba del Regno dei Visigoti mandando un contingente militare in Spagna. Stando a Paolo Diacono, il re maturò con il tempo una crescente e profonda diffidenza verso tutti, rasentando la mania di persecuzione, tanto che si travestiva per poter ascoltare in incognito ciò che si pensava di lui nella corte e tra il popolo di Tadinum. Leggendaria era anche la sua avarizia: quando riceveva un ambasciatore straniero, si presentava in abiti dimessi, per non incoraggiare la voglia di bottino degli altri sovrani. Nel 712 Atalarico riuscì a raccogliere un esercito in Baviera e calò in Italia; lo scontro ebbe un esito incerto. Roderico II sembrava sul punto di avere la meglio, tanto che i Bavari stavano per abbandonare il campo, ma commise il grave errore di rientrare immediatamente a Tadinum. I suoi soldati, offesi da quello che ritennero un atto di viltà, lo abbandonarono. Roderico II tentò di rifugiarsi presso i Franchi, ma annegò nell'Arno, appesantito dal tesoro con cui stava cercando di fuggire.

Atalarico III (712). Proclamato Re dei Goti, morì dopo soli tre mesi di regno e gli succedette il figlio Teodorico II.

Teodorico II (712-744). Tra i più grandi sovrani Goti, fu "litterarum quidem ignarus" ("alquanto ignorante nelle lettere"), secondo quanto dice Paolo Diacono, ma intelligente, energico ed ambizioso. Fu amato e temuto dal suo popolo, che ammirava la saggezza del legislatore, l'efficacia del comandante militare e anche il coraggio personale, manifestato per esempio quando sfidò a duello, solo, due guerrieri che architettavano un attentato contro di lui. Accentrò il governo del regno gotico nelle sue mani, limitando fortemente l'autonomia dei duchi, arricchendo la legislazione e portando avanti con decisione l'integrazione tra la cultura germanica e quella latina in Italia. Il 10 ottobre 732 sconfisse ad Aix-en-Provence il Generale arabo di al-Andalus Abdul Rahman Al Ghafiqi, che cadde nello scontro: esaltata dalla storiografia, questa battaglia fermò per sempre l'avanzata dei Mori in Europa. Teodorico II si oppose con forza all'iconoclastia portata avanti dagli imperatori bizantini della dinastia isaurica. Diede impulso alla letteratura, alle arti e alle scienze. Fece costruire nuove chiese e restaurò molti monumenti e vie romane. Affrontò con successo la ribellione del Duca di Spoleto Trasamondo e sconfisse Carlo Martello, maggiordomo di palazzo di Austrasia, che tentava di riunificare i regni dei Franchi. Fece traslare le spoglie di Sant'Agostino dalla Sardegna (dove erano state portate per salvarle dall'invasione araba dell'Africa) a Tadinum, e le fece porre nella nuova chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro da lui fondata.

Astolfo (744-756). Figlio di Teodorico II, combatté la pirateria dei Saraceni d'Africa e sconfisse Pipino, figlio di Carlo Martello, che tentava di riprendere il controllo dell'Austrasia. Conquistò inoltre la Settimania, strappandola agli Arabi. Morì senza figli per una caduta da cavallo durante una battuta di caccia.

Atalarico IV (744-768). Figlio di Teodorico II, succedette al fratello Astolfo e continuò le guerre contro gli stati dei Franchi, ormai sempre più deboli e nel caos. Sposò Rotrude, figlia del Duca di Baviera Tassilone, figlio di una figlia di Roderico II e quindi imparentato con i Goti, che non aveva figli maschi, facendo così entrare quel territorio nell'orbita del regno Gotico. Guidò anche una spedizione contro gli Avari, costringendoli a sgomberare la Carinzia e la Carniola. Morì di febbre a 54 anni e fu sepolto a Tadinum. Secondo la leggenda ripresa da Paolo Diacono, dopo la morte del re, l'Arcivescovo di Tadinum San Girolamo sognò che Atalarico IV era finito all'inferno e, scosso, ne fece riaprire la tomba, ma all'interno di essa trovò solo un grosso serpente.

Teodorico III il Grande (768-814). Succeduto ventiduenne al padre Atalarico IV, compì una spedizione in Francia dopo che il maestro di palazzo Carlomanno, figlio di Pipino, aveva ripudiato sua sorella Amalasunta, lo sconfisse ed uccise, e quindi, con il consenso del Papa Stefano III, detronizzò l'ultimo sovrano merovingio Childerico III e si fece proclamare Re dei Goti, dei Longobardi e dei Franchi. Nel 777 sconfisse gli Arabi che tentavano di nuovo di insediarsi in Sicilia, ma suo nipote Rolando restò ucciso in combattimento: da questo evento nacque il Ciclo Teodoriciano, imperniato sulle valorose gesta del Paladino Orlando. I Bavari gli fecero atto di sottomissione e, allo scopo di consolidare le frontiere orientali del suo regno, lottò a lungo contro gli Avari, compiendo veri e propri massacri (in una volta sola ne fece decapitare quattromila che rifiutavano di convertirsi al cristianesimo). Dopo vent'anni di combattimenti nel 795 suo figlio Ludovico, bellicoso come il padre, distrusse il Ring, la capitale degli Avari, riuscendo alla fine a convertirli al cristianesimo e ad integrarli nello stato Goto. Ottenne anche la sottomissione dei Sassoni dopo aver convinto il loro re Vitichindo a convertirsi al cattolicesimo. Teodorico III compì pure una inconcludente spedizione in Britannia contro il Regno del Wessex. Firmò invece un trattato di amicizia e di alleanza con il Califfo di al-Andalus Al-Hakam ibn Hisham: lo stato islamico di Spagna sopravvisse perchè il re dei Goti non aveva alcun interesse ad indebolire gli Arabi spagnoli, che anzi usava come alleati contro i Mori d'Africa. Teodorico III inviò un'ambasceria a Baghdad, presso Harun al-Rashid, l'illuminato Califfo citato nelle "Mille e una Notte", che permise i pellegrinaggi dei cristiani a Gerusalemme in cambio del pagamento di una tassa. La notte di Natale dell'800 Papa Leone III incoronò Teodorico III Imperatore Romano d'Occidente (del resto i sovrani Goti si erano sempre ritenuti eredi dei Cesari). Il Gotico divenne la lingua franca dell'intera Europa, mentre da Venezia e da Bari partivano e giungevano i floridi commerci con l'Oriente. Rimasto vedovo, Teodorico III propose alla Basilissa Irene di sposarlo e di riunificare gli Imperi Romani d'Oriente e d'Occidente, ma la detronizzazione della Basilissa da parte di Niceforo I il Logoteta fece naufragare il progetto. Il Regno di Teodorico III Magno fu un'epoca di grande rinascenza della cultura: alla sua corte di Tadinum lavorarono lo storico Goto Paolo di Varnefrido detto Paolo Diacono e l'erudito anglosassone Alcuino di York, fondatore delle Scuole Palatine. I Goti non avevano il vizio dei Franchi di dividere il regno tra gli eredi, e così alla sua morte, avvenuta a Tadinum il 28 gennaio 814, egli lasciò la totalità dell'Impero al figlio primogenito Ludovico, mentre il secondogenito Bernardo divenne Granduca di Aquitania, titolo creato apposta per lui per controllare le frontiere con al-Andalus. Invece il terzogenito Atalarico divenne abate dell'Abbazia di Montecassino e il quartogenito Teodorico sposò Cwenthryth, principessa anglosassone di Mercia figlia del re Coenwulf, inserendosi così nelle guerre di potere dell'Eptarchia sassone.

Veduta della città di Tadinum all'epoca di Teodorico III il Grande (immagine creata con openart.ai)

Veduta della città di Tadinum all'epoca di Teodorico III il Grande (immagine creata con openart.ai)

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Imperatori Goti

Ludovico I l'Empio (814-840). Sovrano molto energico, dovette affrontare le prime scorrerie dei Normanni sulle coste settentrionali dell'Impero; con i nemici catturati non ebbe pietà, tanto da far impallidire i massacri degli Avari ordinati dal padre. Ricevette il titolo di "Empio" per aver fatto uccidere il suo consigliere Fra Benedetto di Aniane, che secondo lui intendeva manovrarlo e governare al suo posto. Parte della nobiltà e del clero gli si ribellarono sostenendo come nuovo imperatore suo fratello Bernardo, che però venne sconfitto e accecato, morendo dopo alcuni giorni di agonia. Non ebbe seguito una sua spedizione militare in Inghilterra. Da Giuditta di Baviera ebbe tre figli maschi e tre figlie femmine: Teodorico, Recaredo, Enrico, Gasvinda, Alpaide e Rotrude. Gasvinda divenne badessa di un convento in Italia e in seguito fu proclamata Santa. Alpaide sposò Michele I Rangabè, Basileus di Bisanzio, e cambiò il suo nome in Procopia. Rotrude sposò Amleth, Re dello Jutland, che accettò di convertirsi al cristianesimo (la sua figura ispirerà l'"Amleto" di Shakespeare). Teodorico detto il Calvo fu designato erede dell'Impero, mentre Recaredo divenne Granduca d'Aquitania ed Enrico Granduca di Baviera. Alla corte di Ludovico operò lo storico Goto Eginardo, biografo di Teodorico III. Ludovico si fece sempre più sospettoso con il passare degli anni, temendo a tal punto di venire assassinato da sconfinare nella paranoia. Si dice che nell'ora della morte gli apparve lo spettro di Benedetto di Aniane, da lui fatto assassinare, ma questo mito fa certo parte della "Leggenda Nera" che circondò il regno di questo sovrano.

Teodorico IV il Calvo (840-855). Figlio di Ludovico I, alla morte di quest'ultimo scoppiò una violenta guerra civile che scosse l'Impero perchè i fratelli Recaredo ed Enrico gli si ribellarono, pretendendo che egli spartisse i domini Goti con loro. Dopo la morte di Enrico gli succedette nelle pretese al titolo imperiale il figlio Ludovico. Essendo Recaredo morto in circostanze misteriose, nell'843 Teodorico IV e il nipote Ludovico si rappacificarono, e quest'ultimo ottenne il titolo di Granduca di Austrasia e Neustria. Intanto i Saraceni devastavano le coste dell'Italia e arrivarono a saccheggiare i dintorni di Roma. Teodorico IV inviò contro di loro il figlio Atalarico, che riuscì a fatica a sloggiarli dall'Italia Meridionale. Ammalatosi, abdicò a favore del figlio e si ritirò nell'Abbazia di Montecassino, dove si spense il 29 settembre 855.

Atalarico V (855-875). Appena salito al trono, incoronato da Papa Benedetto III, dovette affrontare il cugino Ludovico di Austrasia e Neustria, che con l'appoggio dei Franchi intendeva impossessarsi del titolo imperiale. Riuscì a prevalere contro di lui grazie a mercenari musulmani assoldati in al-Andalus, con il cui Califfo Muhammad I ibn Abd al-Rahman firmò un trattato di alleanza e fu legato da amicizia personale. Nell'866 inflisse ai Saraceni una dura sconfitta navale, sbarcò in Africa e mise a sacco Tunisi. Sognò di conquistare Costantinopoli con un attacco a tenaglia della flotta e dell'esercito, ma morì prima di poter mettere in atto il suo proposito, giudicato irrealizzabile dagli stessi contemporanei.

Teodorico V il Grosso (875-887). Era solo il sesto figlio maschio di Atalarico V, e per di più avuto dalla sua seconda moglie Emma di Baviera, ma la morte di tutti gli altri eredi gli spianò la strada verso la corona. Era molto religioso e probabilmente inetto al governo: non poté impedire che i Saraceni mettessero a sacco Siracusa, capitale della Sicilia gotica, e che i Danesi risalissero la Senna fino a mettere a ferro e fuoco Parigi. Gravemente malato (si pensa di diabete), fu deposto dalla Dieta di Tadinum, in cui i Grandi dell'Impero decisero di elevare al trono Ataulfo, pronipote di Teodorico III e suo lontano parente.

Ataulfo (887-905). Sconfisse duramente i Normanni e sottomise definitivamente i riottosi abitanti della Bretagna, che fin qui avevano rifiutato l'integrazione nell'Impero. Dovette tuttavia affrontare la ribellione di Guido di Spoleto e di Berengario del Friuli, che si proclamarono entrambi Re dei Goti d'Italia. Papa Formoso, alleato di Ataulfo, lo chiamò in aiuto mentre si trovava al nord per combattere i Normanni, e questi calò in Italia, uccise in battaglia Berengario del Friuli e costrinse Guido di Spoleto alla fuga. Quando Ataulfo fu richiamato al nord dagli eventi bellici, Guido da Spoleto si vendicò terribilmente: fece avvelenare Papa Formoso e ordinò al successore Stefano VI di far riesumare il predecessore e di farlo processare post mortem da un sinodo farsa (il cosiddetto Processo Cadaverico). Al cadavere di Formoso furono tagliate le tre dita con cui impartiva la benedizione e fu gettato nel Tevere. Ataulfo intervenne nuovamente in Italia, fece giustiziare Guido di Spoleto, depose Papa Stefano VI, lo sostituì con Papa Romano e impose a quest'ultimo di riabilitare Formoso; il corpo di quest'ultimo, recuperato nel fiume, fu sepolto nella Basilica di San Pietro. Sotto il regno di Ataulfo, nell'894, cominciarono le incursioni degli Ungari (dal turco Onogur, "Le Dieci Tribù"), guerrieri provenienti da una leggendaria patria nel cuore dell'Asia, che devastarono i confini orientali dell'Impero.

Teodorico VI il Semplice (905-922). Figlio di Ataulfo, non ne aveva l'energia e lo spirito guerriero, e così, di fronte ai continui attacchi da parte dei Normanni, nel timore di essere deposto come Teodorico V, decise di venire a patti con gli invasori. Incontrato il condottiero scandinavo Hrôlfr (Rollone in lingua latina) mentre assediava Chartres, gli propose di nominarlo Granduca di Bretagna e di dargli in sposa sua figlia Matasunta se egli avesse rinunciato alle scorrerie, si fosse convertito al cristianesimo, lo avesse riconosciuto come suo sovrano e lo avesse aiutato a respingere gli attacchi dei suoi compatrioti pirati. Hrôlfr era certo un barbaro ma non uno stupido, e accettò: ebbe così origine il Granducato di Normandia. Teodorico VI tentò la stessa politica anche contro gli Ungari, cooptando alcuni dei loro capi contro gli altri, ma ebbe minor fortuna e gli Ungari giunsero addirittura ad assediare Verona. Per questo nel 922 Teodorico VI, che aveva avuto sei figlie tutte femmine, fu deposto da Enrico I, Granduca goto di Benevento, bis-bisnipote di Teodorico III il Grande per parte di madre, che lo accusava di non aver saputo fare nulla contro gli attacchi ungheresi. L'ex Imperatore morì poco dopo in un convento.

Enrico I l'Uccellatore (922-936). Così detto per la sua passione per la caccia con il falcone, rivolse tutti i suoi sforzi contro gli Ungari, che riuscì a sconfiggere nel 934 nella battaglia di Riade presso il fiume Unstrut. La vittoria, ottenuta da un esercito composto con l'aiuto di tutti i ducati dell'Impero, consolidò la sua dinastia, tanto che Enrico I nel 934 attaccò anche i Danesi di Re Gorm il Vecchio per conquistare i territori fra i fiumi Eider e Schlei.

Totila II il Grande (936-973). Figlio di Enrico I l'Uccellatore e di Santa Matilde di Sassonia, era stato battezzato con il nome di Gundemaro, ma alla sua ascesa al potere assunse il nome del sovrano Goto che aveva sconfitto i Bizantini di Giustiniano per sottolineare lo spirito guerriero del suo regno. Egli sposò Edith del Wessex, sorellastra del Re d'Inghilterra Atelstano, e così, alla morte di questi, con l'aiuto del Granduca di Normandia Guglielmo Lungaspada, figlio di Rollone, invase l'Inghilterra e si proclamò Re dei Sassoni e dei Britanni, integrando l'isola nel proprio impero. Nel 955 Totila II inflisse agli Ungari una storica sconfitta nella Battaglia di Lechfeld, vicino ad Augusta in Baviera, fermandone per sempre l'avanzata nell'Europa centrale e costringendo almeno una parte di essi a divenire stanziali. Nello stesso anno affrontò gli Slavi nella battaglia del Raxa, sconfiggendo anche loro e spostando verso est i confini del suo Impero. Nel 963 Totila II sconfisse pure Mieszko I, capo dei Polacchi, e lo costrinse a riconoscere la sua sovranità e a pagargli un pesante tributo. Con il Privilegium Totilae (13 febbraio 962) egli impose che ogni elezione pontificia necessitasse la conferma imperiale, trasformando così il Papa in un proprio cappellano. Morì nel 973 e fu sepolto nel Duomo di Gualdo Tadino.

Totila III il Giusto (973-993). Figlio di Totila II il Grande e della sua seconda moglie Adelaide di Borgogna, dal 967 era già coimperatore con il padre. Egli dovette affrontare già nel 976 una ribellione guidata da suo cugino Enrico II, Granduca di Baviera, e il Re di Danimarca Harald I Dente Azzurro. Sposò la principessa greca Teofano, nipote dell'Imperatore Bizantino Giovanni I Zimiscè, con l'intento di avvicinare tra loro Goti e Greci. Dopo che suo padre aveva sistemato i conti con gli Ungari, egli prese l'iniziativa contro i pirati Saraceni che devastavano le coste dell'Italia Meridionale e il 14 luglio 982 nella Battaglia di Capo Colonna inflisse una storica sconfitta ai saraceni di Abu al-Qasim, emiro di Tunisi che aveva occupato buona parte delle coste siciliane e calabresi, approfittando del fatto che i Goti erano impegnati contro Normanni, Ungari e Slavi. Sotto il suo regno Vladimiro, Principe della Rus' di Kiev, si convertì al cristianesimo. Morì prematuramente di malaria.

Totila IV il Santo (993-1036). Incoronato Imperatore da Papa Giovanni XV a soli tredici anni, si trovò all'inizio sotto la reggenza della madre, la principessa bizantina Teofano, che promosse l'avvicinamento tra Goti e Greci e per questo gli diede in sposa la bellissima Zoe, nipote dell'imperatore bizantino Basilio II, detto il Bulgaroctono ("il Massacratore di Bulgari"), che aveva rifatto grande l'Impero d'Oriente e portato i confini di quest'ultimo fino al Danubio e alla Carniola, arrivando così al confine diretto con l'Impero dei Goti. Influenzato dalla madre, Totila IV spostò la capitale da Gualdo Tadino a Roma e diede grande impulso alle lettere, alle arti e alle scienze. Egli impose che fosse eletto Papa il suo precettore Gerberto di Aurillac, che aveva la fama di uomo dottissimo, e prese il nome di Silvestro II; egli, conoscendo la lingua araba, aveva studiato matematica in un'università di al-Andalus, ed insegnò al suo discepolo la semplicità delle cifre arabe in luogo dei numeri romani. Totila IV perciò impose per legge il loro uso in tutto l'Impero Gotico, dando loro l'aspetto che oggi conosciamo, e soprattutto introducendo lo zero e la notazione posizionale. Passata la paura dell'Anno Mille, che secondo un'errata interpretazione dell'Apocalisse di Giovanni avrebbe segnato la fine del mondo, l'impero conobbe un grande rigoglio. Stefano Arpad venne nominato Granduca di Ungheria e Boleslao l'Intrepido Granduca di Polonia, integrando quelle terre all'interno dell'Impero d'Occidente. Mentre si stava preparando a una spedizione in Palestina, il Basileus bizantino Basilio II fu colto dalla morte senza figli; suo fratello Costantino era considerato un inetto, e così la Corona di Basileus fu offerta a Totila IV, che dopo seicento anni riunificò gli Imperi Romani d'Oriente e d'Occidente. Il suo Impero si estendeva dall'Inghilterra al Vaspurakan, tra le montagne dell'Armenia, e dai Pirenei al Mar Baltico; il suo periodo di regno passò alla storia con il nome di Renovatio Imperii. Oltre al Gotico, nuove lingue ufficiali dell'Impero furono proclamate il Latino e il Greco. Totila IV, che sentiva di non avere doti di guerriero, affidò a suo cugino Pandolfo di Benevento, futuro Santo, il completamento dei sogni di Basilio II. Questi invase la Siria con un immenso esercito di Goti e Bizantini e il 15 luglio 1028 riuscì ad espugnare Gerusalemme, riconquistando il Santo Sepolcro. Egli però evitò di compiere alcun massacro e lasciò scegliere alla popolazione islamica ed ebraica se voleva rimanere in città o partire. Rifiutato il titolo di Re di Gerusalemme propostogli dal cugino Totila IV, Pandolfo si accontentò di quello di Difensore del Santo Sepolcro e morì poco dopo in odore di santità. Totila IV, a sua volta in seguito canonizzato, si spense il 23 gennaio 1036, compianto da tutti, e lasciò l'Impero al figlio Enrico II.

San Totila IV in trono, miniatura da un Vangelo del X secolo

San Totila IV in trono, miniatura da un Vangelo del X secolo

Enrico II il Nero (1036-1056). Incoronato da Papa Benedetto IX, Enrico II sposò Gunilde di Danimarca, figlia di Re Canuto il Grande. Appena salito al trono dovette affrontare una violenta eruzione del Vesuvio, la più forte fin dai tempi di Plinio il Vecchio. Convocò il sinodo di Gualdo Tadino per risolvere una grave crisi del papato, originata dall'elezione di tre papi (Gregorio VI, Benedetto IX e Silvestro III) designati da diverse famiglie romane. In seguito elevò al soglio di Pietro un cluniacense, il vescovo di Gualdo Tadino Ugo, intronizzato a Roma, il giorno di Natale del 1046, con il nome di Clemente II. Questi lo indusse a riportare la capitale a Gualdo Tadino, e il nuovo Papa gli conferì il diritto (detto Principatus in Electione Papae) di indicare al collegio dei Cardinali una rosa di tre nomi tra i quali essi avrebbero scelto il nuovo Pontefice. In Italia Meridionale dovette affrontare le incursioni dei Normanni, mentre in Oriente si facevano sempre più prepotenti i Turchi Selgiuchidi, che stavano avendo il sopravvento sugli Arabi. Anche i Bulgari tentarono invano di rivoltarsi contro il dominio dei Goti. La minaccia portata da questi popoli evitò lo scisma tra Roma e Costantinopoli, anche grazie alla deposizione del patriarca bizantino Michele Cerulario da parte di Enrico II. Suo figlio Enrico III gli succedette sul trono imperiale, mentre sua figlia Giuditta Maria sposò il Granduca Salomone di Ungheria.

Enrico III Braccio di Ferro (1056-1106). Energico e privo di scrupoli, sposò la granduchessa di Toscana Matilde di Canossa, una delle più grandi figure della storia dei Goti, che influenzò largamente la sua politica. Rimasta vacante la carica di Arcivescovo di Milano, Enrico assegnò personalmente l'arcidiocesi al suo amico Goffredo da Castiglione, incontrando l'opposizione di Papa Gregorio VII. Adirato, Enrico III lo fece deporre ma in seguito, consigliato dalla moglie Matilde, si rappacificò con lui e lo reintegrò nella carica. Nel 1090 Enrico III concesse agli Ebrei residenti nel suo impero alcuni diritti fondamentali, tra i quali la tutela della vita e delle proprietà, la libertà economica e religiosa, il diritto a servirsi di servitori di religione cristiana, l'autonomia della comunità per quanto riguardava la giurisdizione tra ebrei. Alla sua corte visse ed operò Roderico di Vivar, guerriero visigoto di Spagna detto "il Cid" dall'arabo "Sidi", "signore". Nel 1071 il Sultano Selgiuchide Alp Arslan inflisse una tremenda sconfitta a Manzicerta, in Armenia, alle truppe imperiali guidate dal generale greco Romano Diogene, che morì in prigionia. Di conseguenza i Turchi dilagarono in Armenia e in Siria, occupando quasi tutta l'Anatolia e conquistando Gerusalemme. Enrico III inviò allora in oriente Roderico de Vivar, il quale sconfisse ripetutamente i Turchi, riuscì a recuperare parte dell'Anatolia anche se non l'Armenia, assediò Antiochia e riuscì ad occupare Gerusalemme. Secondo la leggenda, essendo morto durante l'assedio a causa di una freccia avvelenata, il suo corpo fu legato sul suo cavallo affinché guidasse anche da morto l'ultimo assalto contro la Città Santa, che alla fine fu riconquistata. Egli fu sepolto nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Intanto, Guglielmo il Bastardo, figlio illegittimo del Duca degli Anglosassoni Roberto I il Magnifico, approfittò del fatto che l'Impero era tenuto impegnato dai Turchi per proclamare l'indipendenza dell'Inghilterra, della quale si nominò Re con il nome di Guglielmo I. L'Imperò non sarebbe mai più riuscito a recuperare l'isola, destinata a diventare sua grande rivale sui mari. Nel 1090 Yūsuf ibn Tāshfīn, membro della dinastia berbera musulmana degli Almoravidi, invase e conquistò al-Andalus, nonostante l'aiuto militare portato agli Arabi di Spagna da Enrico III. Anche a causa di questo insuccesso, che aveva privato l'impero di un prezioso alleato, Enrico III fu deposto nel 1106 dal figlio Enrico IV con l'appoggio della nobiltà Gota e morì poco dopo a Spira, in Germania. Sotto il suo regno fu fondata l'Università di Gualdo Tadino, la più antica d'Europa.

Enrico IV (1106-1125). Tentò inutilmente di riconquistare l'Inghilterra, ma fu sconfitto. Migliori risultati ottenne contro i Polacchi e contro i Bulgari, che tentavano di rendersi indipendenti. La lingua Gotica (una lingua germanica con pesanti influssi latini, come il moderno Inglese) era ormai la lingua franca di tutto l'Impero, anche se in Toscana si parlava un dialetto vagamente simile al nostro moderno Italiano. Sotto il suo regno furono composti i primi poemi cortesi in lingua Gotica, tra i quali il più importante è il "Rolandslied" ("Canzone di Rolando"), attribuito a un certo Turoldo. Enrico IV morì di gotta e gli succedette il figlio Enrico V.

Enrico V (1125-1137). Sotto il suo regno i Turchi avanzarono in oriente guadagnando posizioni sull'Impero Greco-Gotico. In occidente invece gli Almohadi ("Difensori del Monoteismo"), bellicosi conquistatori berberi, si sostituirono agli Almoravidi nel controllo di Marocco, Mauritania e al-Andalus, spingendo i loro confini fino ai Pirenei e riproponendo lo spettro di un'invasione islamica dell'Europa. Dopo una sconfitta navale subita dagli Arabi al largo della Sicilia fu deposto dai Granduchi dell'Impero e morì in un monastero. Fu eletto nuovo imperatore il Granduca Goto di Milano Corrado.

Corrado I (1137-1152). Infiammato dalla predicazione di San Bernardo di Chiaravalle, dichiarò guerra agli Almohadi che stavano cercando di penetrare in Aquitania e con i loro attacchi pirateschi devastavano le coste di Provenza, Italia, Sicilia, Sardegna e Corsica. Nel 1147 ottenne un grande successo sconfiggendo a Poitiers il Califfo Almohade Abd al-Muʾmin e ricacciando per sempre le sue armate al di là dei Pirenei. Essendo senza figli, designò come erede il nipote Federico, figlio di suo fratello anch'egli di nome Federico.

Federico I Barbarossa (1152-1191). Incoronato Imperatore alla morte di suo zio Corrado, sposò Marina Vladimirovna, figlia del Principe della Rus' di Kiev Vladimiro II, e lavorò in stretto contatto e di comune accordo con Papa Alessandro III, passato alla storia per il suo lunghissimo pontificato. Alla sua corte di Gualdo Tadino vissero e lavorarono il filosofo musulmano Averroè, che diffuse in occidente la filosofia aristotelica, e l'erudito ebraico Mosè Maimonide, entrambi fuggiti dalle persecuzioni degli Almohadi in Spagna; Mosè Maimonide in particolare divenne il suo medico personale. Federico I dovette lottare per quasi tutta la durata del suo regno più contro i nemici interni che contro quelli esterni. In particolare fu costretto a ben sei spedizioni in Germania contro la cosiddetta Lega Alemannica, formata dalle maggiori città tedesche (Spira, Amburgo, Colonia, Brema, Stoccarda, Norimberga, Ratisbona, Utrecht, Stettino, Lubecca, Rostock), da alcuni Granduchi germanici e dal Granduca di Polonia Boleslao IV il Riccioluto; a capo della fronda si pose Enrico il Leone, Duca di Sassonia, che aspirava a rendersi indipendente dall'Impero Gotico cingendo la corona di Re di Germania. In questa lotta decennale Federico fu sostenuto, oltre che dal Papa e dai Granduchi italiani, anche dal Granduca di Boemia Vladislao II e dal Granduca di Ungheria Géza II. Nella Dieta di Roncaglia del 1154 impose a tutti i feudatari ribelli di giurargli fedeltà, ma Enrico il Leone rifiutò e si giunse al conflitto aperto. Dopo aver fatto bruciare sul rogo Arnaldo da Brescia, che chiedeva un ritorno della Chiesa alla povertà evangelica e rimproverava all'Imperatore di aver fatto del Papa un proprio cappellano, portò una serie di attacchi alla Lega Alemannica ma il 10 marzo 1162 presso Hannover subì una disastrosa sconfitta e fu creduto morto in battaglia, tanto che sua moglie Marina portò il lutto per due giorni prima che egli fosse ritrovato, sporco e lacero, che si nascondeva nella boscaglia. Riuscì a riparare in Italia grazie all'appoggio del Conte Umberto III di Savoia, e lì preparò la riscossa, mentre Enrico il Leone governava la Germania come uno stato pressoché indipendente. Nel frattempo dovette fronteggiare gli Almohadi di Spagna e i Turchi in Oriente. Ricevuti rinforzi dall'Ungheria, dalla Bulgaria e dal cognato Mstislavo I di Kiev, risalì in Germania e il 29 maggio 1176 travolse Enrico il Leone e la Lega Alemannica nella storica Battaglia di Bamberga, nella quale morì il Granduca di Polonia Boleslao IV. L'unità dell'Impero era salva: con la Pace di Costanza del 25 giugno 1183 le città e i feudatari tedeschi ribelli furono costretti a giurare fedeltà a Federico I. Questi preparò allora una spedizione contro la Spagna per ricacciare gli Almohadi in terra d'Africa, ma arrivò come un fulmine a ciel sereno la notizia che il 4 luglio 1187 Guido di Lusignano, governatore di Gerusalemme, era stato sbaragliato nella battaglia dei Corni di Hattin dal condottiero curdo Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb, noto in Europa come il Saladino, Sultano di Egitto, Siria, Higiaz e Yemen. Federico I, nonostante avesse già 65 anni, preparò una grande spedizione alla cui testa si pose personalmente; raggiunta via terra la Palestina, il 7 settembre 1191 sconfisse il Saladino presso Arsuf e rientrò trionfalmente a Gerusalemme. Il grande sovrano Gotico, proclamato da Papa Celestino III "Difensore della Fede", morì poco dopo e fu tumulato nella Basilica del Santo Sepolcro.

Enrico VI (1191-1197). Enrico VI (1191-1197). Figlio di Federico I Barbarossa, sposò Ingeburge di Danimarca, figlia del Re danese Valdemaro il Grande, che alla morte di quest'ultimo senza eredi maschi gli portò in dote il potente stato baltico, aggregato all'Impero Gotico. Represse con crudeltà alcune rivolte che scoppiarono nel suo impero ed invase l'Aquitania, che il Re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone aveva rivendicato per sé essendo figlio della Granduchessa Eleonora d'Aquitania. Re Riccardo si "consolò" conquistando la Scozia e l'Irlanda; durante la sua assenza da Londra l'Inghilterra fu governata poco saggiamente dal fratello Giovanni Senza Terra, il cui malgoverno provocò la leggendaria ribellione di Roberto di Locksley detto Robin Hood. Alla corte di Enrico VI lavorò Walther von der Vogelweide, uno dei maggiori poeti Goti del Medioevo, ritenuto autore del "Nibelungenlied" ("la Canzone di Nibelunghi"), capolavoro poi musicato da Richard Wagner; lo stesso Enrico VI si vantava di discendere dall'eroe Goto Sigfrido. Ossessionato dall'idea di una monarchia universale, sognò la riconquista di quella che era stata l'Africa Romana, sloggiandone gli Arabi, ma durante una spedizione a Tripoli fu raggiunto alla spalla da una freccia saracena. La ferita non sembrava grave, ma fece infezione e la setticemia si portò via il sovrano all'età di soli 32 anni.

Federico II lo "Stupor Mundi" (1197-1250). Figlio di Enrico VI, fu incoronato Imperatore a nemmeno tre anni, sotto la reggenza della madre Ingeburge di Danimarca, del Papa Innocenzo III e dell'Arcicancelliere dell'Impero Gualtiero di Pagliara. Approfittando della giovane età del sovrano Goto, in Germania Ottone di Brunswick si fece riconoscere sovrano da una Dieta di principi. A soli 18 anni Federico II dimostrò notevole energia, affrontò Ottone di Brunswick che era sceso in Italia per combattere quello che credeva un "ragazzino" e gli inflisse una sconfitta devastante nella Battaglia di Cortenuova, dove Ottone stesso trovò la morte. Dopo questo successo decise di coronare il sogno del nonno e del padre, invadendo la Spagna in cui il dominio degli Almohadi era ormai in declino: il 17 luglio 1222 sbaragliò il Sultano Almohade Muhammad al-Nasir nella Battaglia di Las Navas de Tolosa, occupando quasi tutta la penisola iberica; i domini islamici si ridussero al solo Sultanato di Granada sotto la dinastia Nasride. Celebre il suo incontro con San Francesco d'Assisi, che riuscì a far colpo persino sulla sua dura scorza di guerriero. Nel 1229 Federico II raggiunse Gerusalemme, minacciata dal Sultano d'Egitto al-Malik al-Kamil, nipote del Saladino, ma qui, invece di muovergli guerra, lo incontrò personalmente, approfittando della sua perfetta conoscenza della lingua araba, e strinse alleanza con lui, fornendogli aiuti contro suo fratello al-Muʿazzam, che voleva usurpargli il regno. Il suo regno fu caratterizzato da una forte attività legislativa ("Costituzioni di Gualdo Tadino") e da una grande rinascenza delle arti e delle scienze. Egli stesso parlava sei lingue e fu un apprezzato letterato, protettore di artisti e studiosi: la sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, gotica, araba ed ebraica. Alla sua corte lavorò il matematico pisano Leonardo Fibonacci. Il suo "De arte venandi cum avibus", dedicato alla caccia con il falcone, è considerato il testo fondante della moderna etologia. Presso la sua corte di Gualdo Tadino si sviluppò una scuola poetica di argomento amoroso in lingua gotica, passata alla storia come "Scuola Umbra". Uomo straordinariamente colto ed energico, trasformò l'Impero Gotico in una struttura politica molto somigliante a uno stato moderno, governato centralmente e con un'amministrazione efficiente. Per questo ricevette l'epiteto di "Stupor Mundi". La maggior minaccia che dovette affrontare fu quella dei Mongoli che, dopo aver conquistato tutta l'Asia e rasa al suolo Kiev, che non si sarebbe ripresa mai più, tentarono l'invasione dell'Impero Gotico con tre eserciti forti in totale di 120.000 uomini la cui ferocia in battaglia era leggendaria. Il 9 aprile 1241 uno dei due contingenti mongoli guidato da Baidar Khan, nipote di Gengiz Khan, si scontrò con le armate guidate personalmente da Federico II nella Battaglia di Liegnitz o Legnica, in Polonia, e lo "Stupor Mundi" ebbe di nuovo la meglio: l'onda d'urto mongola, che aveva messo in ginocchio tutta l'Asia, si infranse contro il valore dei Goti e dei Polacchi, e lo stesso Baidar Khan, resosi conto della sconfitta, cercò la morte sul campo di battaglia, anche se con lui morirono pure il Granduca di Polonia Miecislao II il Grasso e il Granduca di Slesia Enrico II il Pio. Federico II però non avrebbe potuto impedire che gli altri due contingenti mongoli devastassero il cuore del suo impero, anche perchè il figlio Enzo, al comando di un altro battaglione di Goti e di Ungheresi, fu sonoramente sconfitto e preso prigioniero; portato in Asia, non fece mai più ritorno in Europa. Le avanguardie mongole raggiunsero addirittura il Friuli, ma a questo punto fecero improvvisamente dietrofront e ritornarono oltre il Volga: era morto il Gran Khan Hulagu, e tutti i capiclan Mongoli tornarono nella capitale Karakorum per eleggere il successore, cosicché l'Europa fu salva. Per sondare il terreno Federico II inviò Fra Giovanni da Pian del Carpine, uno dei primi compagni di San Francesco d'Assisi, fino in Mongolia a parlamentare con il nuovo Gran Khan Mongku, il quale non manifestò più alcun interesse per la conquista dell'occidente, pur proclamandosi sovrano di tutto il mondo. Impaurito dal rischio che aveva corso contro i Mongoli, Federico II divenne sospettoso e fece imprigionare ed accecare il suo Cancelliere Pier delle Vigne, in seguito riconosciuto innocente dalle accuse di tradimento, che per la vergogna si suicidò in carcere. Secondo la leggenda il famoso astrologo di corte di Federico II Michele Scoto gli avrebbe predetto che sarebbe morto "all'ombra di un fiore", e per questo il sovrano evitò per tutta la vita di entrare nella città di Firenze, ma la morte lo colse il 13 dicembre 1250 nel castello di Fiorentino, nelle Puglie. Alla sua morte il figlio Manfredi scrisse: "Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l'asilo della pace".

Federico II, lo "Stupor Mundi"

Federico II, lo "Stupor Mundi"

Corrado II (1250-1254). Unico figlio di Federico II e della sua prima moglie Isabella, figlia del Re d'Inghilterra Giovanni Senza Terra, proseguì la politica del padre di amicizia con gli Arabi in oriente e di mecenatismo nei confronti delle arti e delle scienze. Egli tra l'altro fondò la città di L'Aquila, così detta per via dell'aquila che campeggiava sullo stemma di famiglia, ma morì improvvisamente nella sua reggia di Gualdo Tadino il 21 maggio 1254. Suo figlio Corrado aveva solo due anni, e così il suo fratellastro Manfredi, figlio naturale di Federico II e di Bianca Lancia, riuscì a convincere la nobiltà Gota a nominarlo reggente per conto del nipote.

Corrado III (1254-1258). Infante, si trovò sotto la reggenza dello zio Manfredi, ma cominciò a girare la voce che questi avesse avvelenato il fratello Corrado II per usurpargli l'Impero. Nel 1258 Manfredi fece rinchiudere il nipote Corrado nel Castel del Monte, presso Adria, fatto costruire da suo padre Federico II, e diffuse la notizia che era morto, cosicché la nobiltà Gota lo elesse nuovo Imperatore, nonostante l'opposizione di Papa Alessandro IV e di molti importanti Grandi dell'Impero.

Manfredi (1258-1266). Passato da figlio bastardo di Federico II alla dignità imperiale, si montò la testa e cominciò a governare come un despota. Dovette affrontare perciò numerose rivolte, tra cui quella di Teodorico, Duca di Angiò, sostenuto da gran parte dei baroni Tedeschi, Polacchi e Ungheresi. Intanto, in oriente i Turchi guadagnavano posizioni penetrando sempre più profondamente in Anatolia. Fondata in Puglia la città di Manfredonia, Manfredi vi trasferì la sua corte. Nonostante l'appoggio del fiorentino Farinata degli Uberti, fu affrontato da Teodorico il 26 febbraio 1266 nella Battaglia di Benevento, nella quale fu sconfitto e perse la vita. Teodorico d'Angiò venne perciò incoronato nuovo Imperatore e riportò la sede imperiale a Gualdo Tadino.

Teodorico V (1266-1278). Eletto dai Grandi dell'Impero, fu da essi ampiamente ricattato con la minaccia di fargli fare la fine di Manfredi. Nel 1268 il sedicenne Corrado III, che era stato liberato da Castel del Monte dai partigiani di suo padre Corrado II, tentò di riprendersi l'impero e si scontrò con le forze di Teodorico V nella battaglia di Tagliacozzo, ma fu sconfitto, preso prigioniero e giustiziato a Gualdo Tadino il 29 ottobre 1268. Prima di essere decapitato, lanciò il suo guanto tra la folla, che secondo la tradizione venne raccolto da Giovanni da Procida, già consigliere di Federico II. Papa Clemente IV rimproverò all'imperatore di non aver avuto pietà del giovane Corrado III, il quale si fece neghittoso e spietato. Ciò provocò una rivolta degli stessi baroni che lo avevano eletto, i quali il 12 giugno 1275 gli imposero la firma della "Magna Charta Libertatum", in Gotico "Große Urkunde der Freiheiten", considerata la prima moderna Carta Costituzionale. Fine della monarchia assoluta ed istituzione di un primo embrione di Parlamento, la Dieta dei Baroni. Tra coloro che avevano redatto la Magna Charta c'era proprio Giovanni da Procida, che fu nominato dai Baroni Arcicancelliere dell'Impero. Teodorico V non si riprese più da quella che considerava un'umiliazione e si spense il 7 gennaio 1278. A Teodorico V resta il merito di avere inviato i fratelli veneziani Niccolò e Matteo Polo come propri ambasciatori alla corte del Gran Khan Qubilay, nipote di Gengis Khan; con loro partì anche Marco, giovanissimo figlio di Niccolò.

Rodolfo I (1278-1291). Dopo la morte di Teodorico V, i Grandi dell'Impero si opposero alla successione di suo figlio, Teodorico lo Zoppo, giudicato indegno della Corona Ferrea, ed elessero nuovo sovrano uno dei più eminenti tra di loro, il Granduca d'Austria Rodolfo d'Asburgo. Suo padrino di battesimo era stato Federico II in persona, ed egli sposò Costanza, figlia di Manfredi. Egli fu il primo esponente della nuova dinastia Gota degli Habsburg, il cui nome deriva dall'Habichtsburg ("Rocca dell'Astore"), castello situato presso Argovia, sulle sponde del fiume Aare: i suoi antenati erano stati feudatari di Federico I, ed in seguito i suoi discendenti rcostruirono una genealogia fittizia che risaliva addirittura a Teodorico III il Grande, per giustificare la loro elezione imperiale. All'elezione di Rodolfo si oppose il Granduca di Boemia Ottocaro II Premyslide, che però fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Marchfeld. A differenza di Teodorico V, accettò di dividere il suo potere con la Dieta dei Baroni. Egli ripristinò l'ordine e la giurisdizione imperiale in vaste zone dell'impero che erano sfuggite al controllo dei Goti durante i torbidi seguiti alla morte di Federico II, ponendo le basi della potenza della casa d'Asburgo. Viene considerato uno dei sovrani più amati dell'Impero Gotico: quando, il 30 aprile 1279, Gualdo Tadino fu colpita da un violentissimo sisma che fece crollare molti antichi edifici, egli si spese molto per aiutare la popolazione terremotata e far ricostruire gli edifici distrutti. Egli si spense a Gualdo Tadino il 15 luglio 1291 e gli succedette il figlio Alberto.

Alberto I (1291-1308). Figlio di Rodolfo I e di Costanza, figlia di Manfredi, prima di essere incoronato dovette affrontare nella battaglia di Göllheim il suo rivale Adolfo di Nassau, indicato come pretendente al trono da alcuni membri della Dieta dei Baroni, che fu sconfitto e ucciso. Egli finanziò la spedizione dei fratelli genovesi Ugolino e Vadino Vivaldi, i quali tentarono con una piccola flotta la prima circumnavigazione dell'Africa, ma non fecero più ritorno e di loro non si seppe più nulla. Invece il 29 novembre 1295 egli ricevette Marco Polo, che si era trattenuto per 24 anni alla corte del Gran Khan Qubilay, del quale aveva conquistato la fiducia, e che descrisse le sue esplorazioni nel celeberrimo "Milione". Nel 1294 egli fece eleggere al soglio di Pietro l'eremita Piero da Morrone, un sant'uomo che egli ammirava molto, il quale prese il nome di Celestino V ed iniziò un'opera di moralizzazione della Chiesa; nel 1300 Celestino V indisse anche il primo Anno Santo della storia. Dante Alighieri, priore di Firenze, criticò le ingerenze di Alberto I nel governo della Chiesa ed anche l'eccessiva acquiescenza, a suo dire, di Papa Celestino nei confronti dell'imperatore, e per questo Alberto lo dichiarò decaduto dalla sua carica e spiccò un mandato di arresto contro di lui; il massimo poeta di tutti i tempi in lingua gotica si salvò fuggendo in esilio in Inghilterra, alla corte di re Edoardo II Plantageneto. Durante il suo regno Alberto I si impegnò per migliorare le condizioni dei servi della gleba, degli ebrei e della classe mercantile. Dovette però affrontare la ribellione dei Cantoni Svizzeri (nacque da essa la leggenda del balestriere Guglielmo Tell che colpì una mela posta sulla testa di suo figlio ed uccise lo spietato balivo Gessler), in seguito alla quale fu costretto a creare il nuovo Granducato di Elvezia. Condusse senza successo anche una spedizione contro i Turchi in Anatolia dove, approfittando dei contrasti seguiti alla morte di Federico II, stava ascendendo una nuova nazione, quella dei Turchi Ottomani, così detti dal loro capostipite Osman o Othman, spinti verso occidente dalla pressione dei Mongoli. Il 1 maggio 1308 venne assassinato dal nipote Giovanni il Parricida, cui aveva sottratto ingiustamente l'eredità.

Enrico VII (1308-1313). Morto Alberto I d'Asburgo, la Dieta dei Baroni negò la successione a suo figlio Federico, che aveva solo 19 anni e non era considerato in grado di risolvere i problemi dell'Impero, ed elesse al suo posto Enrico di Lussemburgo, imparentato alla lontana con Federico II. Grazie a lui Dante Alighieri poté tornare a Firenze e riassumere la carica di Priore; lì compose la sua opera principale, la Göttliche Komödie ("Divina Commedia"), dedicata proprio a colui che egli chiama "l'alto Arrigo". Enrico VII si pose obiettivi ambiziosi, tra cui la cacciata definitiva dei musulmani dalla Spagna, l'espulsione dei Turchi dall'Anatolia e addirittura la riconquista delle isole britanniche. Questi progetti (in parte irrealizzabili) furono interrotti dalla sua morte prematura il 24 agosto 1313, secondo alcuni per avvelenamento da parte degli Asburgo.

Federico III il Bello (1313-1330). Figlio di Alberto I, alla morte di Enrico VII occupò militarmente Gualdo Tadino e si proclamò imperatore: fu il primo sovrano dell'Impero Gotico a non sentire l'esigenza di farsi incoronare dal Papa. I Baroni Goti nemici degli Asburgo e il Granduca di Polonia Ladislao il Breve cercarono di eleggere in sua vece Ludovico di Wittelsbach, Granduca di Baviera, ma questi subì una cocente sconfitta da parte degli Asburgo nella Battaglia di Mühldorf il 28 settembre 1314. Dopo questo successo Federico III non ebbe più rivali, e Dante Alighieri fu costretto di nuovo all'esilio in Inghilterra, dove morì il 14 settembre 1321 senza più rivedere la sua Firenze. Il 13 dicembre 1328 l'Umbria fu colpita da un nuovo, tremendo terremoto che rase al suolo Norcia e danneggiò la capitale. Nonostante questo Federico III raggiunse Costantinopoli con l'intenzione di farne una base per l'attacco contro i Turchi Ottomani e la riconquista dell'Anatolia, ma morì improvvisamente a soli quarant'anni il 13 gennaio 1330. Siccome i suoi figli erano tutti morti in tenera età, gli succedette il fratello Alberto.

Alberto II lo Sciancato (1330-1358). Succeduto al fratello, si fece frettolosamente incoronare imperatore da Papa Giovanni XXII prima che Ludovico di Wittelsbach potesse riorganizzare le proprie forze per tentare di nuovo l'assalto alla corona imperiale. Disinteressatosi degli Ottomani, che così poterono rafforzare le proprie conquiste in Anatolia e addirittura sbarcare in Europa per la prima volta, rientrò in Italia dove fece ricostruire Norcia e cominciò l'epurazione di tutti i Baroni nemici degli Asburgo e favorevoli ai Bavaresi. Ciò gli alienò molte simpatie, tanto che il Granduca dei Franchi Filippo il Fortunato chiamò in suo aiuto il Re d'Inghilterra Edoardo III, offrendogli la corona imperiale. Edoardo, che aveva avuto come precettore Dante Alighieri, era figlio di Felicita di Lussemburgo, sorella dell'imperatore Enrico VII, e così rivendicò per sé il trono di Imperatore dei Goti. Nel 1337 sbarcò in Francia con il suo esercito, dando inizio a quella che sarebbe passata alla storia come la Guerra dei Cent'Anni. Dopo alterne vicende, il 26 agosto 1346 Edoardo, figlio di Edoardo III detto il Principe Nero, inflisse all'esercito di Alberto II una durissima sconfitta nella Battaglia di Crecy e conquistò la Bretagna, la Normandia, l'Aquitania e la città di Parigi. Questa battaglia è considerata la prima in Europa combattuta con l'ausilio di armi da fuoco. L'avanzata di Edoardo III verso il cuore dell'Impero Gotico fu arrestata momentaneamente solo dalla Peste Nera, una tremenda pandemia che si diffuse in tutta Europa, portata in occidente da una nave genovese salpata da Caffa, città della Crimea: il Khan mongolo dell'Orda d'Oro assediava la città e, nel tentativo di fiaccare la resistenza degli assediati, fece catapultare dentro le mura alcuni cadaveri di appestati. In tutto morì almeno un terzo della popolazione europea; una delle poche aree risparmiate dalla pandemia fu proprio quella di Gualdo Tadino, dove un forte controllo di merci e persone limitò le perdite a circa il 15 % della popolazione. Il "Decameron", raccolta di novelle del fiorentino Giovanni Boccaccio, è ambientato proprio nelle campagne dove alcuni giovani sono fuggiti per scampare al contagio e si raccontano storie di fantasia per scacciare il timore della morte. Cessata la pandemia, Alberto II cercò la riscossa, ma il 19 settembre 1356 incassò una seconda disfatta nella Battaglia di Poitiers, nella quale fu preso prigioniero e liberato solo dietro pagamento di un ingentissimo riscatto; non riuscì più a riprendersi da questa umiliazione e morì suicida il 16 agosto 1358. Intanto, per iniziativa della Svezia, nel Nordeuropa si formava una nuova, temibile potenza: l'Unione di Kalmar, che comprendeva Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda e Groenlandia.

Bandiera dell'Unione di Kalmar

Bandiera dell'Unione di Kalmar

Teodorico VI (1358-1378). Alla morte di Alberto II i Baroni Goti, spaventati dalle vittorie del Principe Nero, elessero nuovo imperatore Teodorico di Lussemburgo, Granduca di Boemia, figlio di Giovanni di Lussemburgo, a sua volta figlio dell'Imperatore Enrico VII. Per alcuni anni egli fu intento a ricostruire un esercito in grado di espellere gli Inglesi dal continente europeo e a fronteggiare le rivolte in tutto l'impero dei contadini vessati dalle tasse imposte per assoldare nuove truppe e fabbricare nuove armi). Schiacciate queste ultime, Teodorico VI mosse nuovamente guerra al Principe Nero, che suo padre aveva lasciato a governare l'Aquitania. Questa volta la superiorità militare inglese non fu più tanto netta: la nuova tattica dei Goti consistente nel cosiddetto "sciopero delle armi", ovvero nell'evitare lo scontro campale prediligendo una guerra di logoramento, colse del tutto impreparati i nemici che, abituati alla vecchia guerra d'incursione, si disperdevano in lunghe e infruttuose spedizioni di devastazione. Teodorico VI perciò riuscì a conseguire innumerevoli successi e a riconquistare in meno di dieci anni la maggior parte delle terre precedentemente perse. La vittoria sembrava a portata di mano, ma l'imperatore dovette far fronte a nuove rivolte: oppresse dal peso di una fiscalità eccessive, le città delle Fiandre e del Mar Baltico si ribellarono, sobillate dagli inglesi. Teodorico VI tuttavia, con l'aiuto del Granduca Filippo II di Borgogna, sconfisse i ribelli a Roosebeke. A questo punto gli inglesi cominciarono a cercare una soluzione all'ormai decennale conflitto. Edoardo III propose di trasformare l'intera Francia in un regno vassallo dell'Impero Gotico ma governato dal nipote del sovrano inglese, il futuro re Riccardo II, ma Teodorico VI rifiutò sdegnato. Edoardo il Principe Nero morì prima del padre, e così alla morte di Edoardo III nel 1377 gli successe proprio Riccardo II che ripropose la tregua, ma a condizioni ritenute inaccettabili dai Goti. Intanto in oriente gli Ottomani ne approfittavano e si appropriavano di buona parte della Grecia, della Tracia e della Macedonia, lasciando all'Impero solo la regione di Costantinopoli, la Cilicia, la Siria, il Libano e la Terrasanta. Molti intellettuali fuggirono dalla Grecia e da Costantinopoli di fronte all'avanzata dei Turchi, rifugiandosi in Italia, e la cultura greca, in gran parte dimenticata in Occidente dopo la caduta dell'Impero Romano, venne riscoperta dando inizio alla grande stagione dell'Umanesimo e poi del Rinascimento. Teodorico VI si spense il 29 novembre 1378, lasciando il trono al figlio Venceslao, che fu incoronato imperatore con il nome di Teodorico VII.

Teodorico VII (1378-1416). Nei primi anni del suo lungo regno ebbe un colpo di fortuna, perchè nel 1381 il Re d'Inghilterra Riccardo II si trovò costretto ad interrompere le operazioni sul continente per fronteggiare una serie di rivolte contadine scoppiate in seguito alla predicazione di John Wyclif. Teodorico VII ne approfittò per organizzare una spedizione in grande stile contro gli Ottomani sotto la guida del Granduca di Serbia Lazzaro Hrebeljanović, il quale il 15 giugno 1389 inflisse ai Turchi una storica sconfitta nella Battaglia di Kosovo Polje ("la Piana dei Merli"). Il Sultano Murad I cadde in battaglia e gli Ottomani furono costretti alla ritirata dall'Europa: Lazzaro Hrebeljanović riconquistò tutta la Grecia e la Tracia giungendo sino a Costantinopoli. Intanto, con la morte di Riccardo II nel 1400 ebbe fine la dinastia dei Plantageneti e salì al trono dei Tre Leoni Enrico IV, esponente del ramo collaterale dei Lancaster, il quale era più interessato a consolidare il proprio potere che a puntare al titolo Imperiale. Tuttavia Teodorico VII non ne poté approfittare in quanto gli Asburgo diedero vita a una vera e propria guerra civile contro i Lussemburgo per riprendere il controllo dell'Impero. Intanto Tamerlano (Timur Leng, "Timur lo Zoppo"), proclamatosi discendente di Gengiz Khan, sconfiggeva gli Ottomani nella Battaglia di Ankara del 20 luglio 1402, prendendo prigioniero il Sultano Bayezid I; tale evento suggerì a Teodorico VII di mandare ambasciatori al sovrano maomettano per chiedergli aiuti contro gli Inglesi, ma Tamerlano si dimostrò disinteressato alle vicende dei Goti, coltivando il sogno di conquistare la Cina per ricostruire l'impero dei suoi avi Mongoli. Tamerlano morì il 19 gennaio 1405 proprio mentre marciava verso la Cina, il suo impero non gli sopravvisse e gli Ottomani cominciarono a ricostruire la loro potenza. Intanto a Gualdo Tadino era stata istituita la prima cattedra di lingua e letteratura greca, occupata dall'intellettuale bizantino Michele Crisolora, e i letterati goti corsero ad iscriversi in massa. Purtroppo però la guerra dinastica fra Asburgo e Lussemburgo indeboliva l'Impero a tal punto che Enrico V d'Inghilterra, primogenito di Enrico IV succedutogli nel 1413, decise di ritentare l'avventura: il 25 ottobre 1415 inflisse alle forze di Teodorico VII la sconfitta di Azincourt, uno dei peggiori rovesci militari subiti dai Goti nella loro storia. Enrico V non trovò ulteriore resistenza ed invase l'Italia, occupando Gualdo Tadino pochi giorni dopo la morte di Teodorico VII il 16 agosto 1416. Enrico V costrinse così Papa Martino V ad incoronarlo Imperatore dei Goti e dei Romani con il nome di Enrico VIII, mentre anche Polacchi, Serbi e Bulgari riconoscevano il suo titolo. Per l'Impero dei Goti sembrava giunto il momento della fine.

Enrico VIII Lancaster (1416-1429). Quando tutto sembrava perduto una giovane bolognese, Caterina de' Vigri, figlia di Giovanni de' Vigri, dottore in legge e docente presso l'Università di Padova, si mise in viaggio e raggiunse Budapest, dove si trovava Sigismondo di Lussemburgo, Granduca d'Ungheria e fratellastro del defunto Imperatore Teodorico VII, dichiarando di essere stata inviata da Dio per risollevare le sorti dell'Impero dei Goti. La ragazza, che aveva solo diciassette anni, sosteneva di essere stata spinta ad agire in prima persona dall'arcangelo Michele e dalle sante Caterina d'Alessandria e Margherita d'Antiochia. Si dice che Sigismondo, per verificare l'attendibilità della ragazza che non l'aveva mai visto, si travestì mescolandosi alla folla di cortigiani, ma Caterina lo riconobbe immediatamente inginocchiandosi ai suoi piedi e abbracciandogli le ginocchia. Sigismondo allora si lasciò convincere ad affidarle un esercito di Goti e di Ungheresi, ed ella, vestita dell'armatura come un antico guerriero di Totila I alla Battaglia di Tadinum, marciò contro Enrico Lancaster che stava assediando Milano, roccaforte dei Goti a lui ribelli. Caterina de' Vigri ruppe l'assedio della città (da tale impresa le derivò il soprannome di "Pulzella di Milano"), infliggendo una pesante sconfitta alle forze inglesi e portando alle stelle il morale dei Goti che, imbaldanziti da questo successo, sconfissero una seconda volta l'esercito del Re d'Inghilterra nella battaglia di Perugia, liberando tutti i territori occupati fino a Roma. Qui Papa Martino V dichiarò Enrico Lancaster decaduto dalla carica imperiale e il 17 luglio 1429 incoronò Sigismondo, che assunse il nome di Teodorico VIII.

Santa Caterina de' Vigri all'assedio di Milano, quadro di Jules Lenepveu

Santa Caterina de' Vigri all'assedio di Milano, quadro di Jules Lenepveu

Teodorico VIII (1429-1437). Mentre secondo Caterina de' Vigri sarebbe stato opportuno continuare la guerra fino alla totale cacciata degli inglesi dal suolo europeo, il nuovo Imperatore Goto preferì intavolare trattative col nemico. La Pulzella di Milano allora continuò le proprie spedizioni militari per conto suo in terra di Francia, fino a quando il 23 maggio 1430 fu catturata a Compiègne dal Granduca di Borgogna e da questi venduta agli inglesi, processata come eretica e infine condannata a morte, senza che apparentemente Teodorico VIII intervenisse per salvarla; in realtà, gli storici successivi ricostruirono ben due suoi tentativi di farla liberare con colpi di mano. Caterina fu bruciata sul rogo a Rouen il 30 maggio 1431, e presso i Goti divenne subito una figura leggendaria. Riabilitata nel 1456 da Papa Callisto III, che dichiarò nullo il processo contro di lei, la guerriera bolognese fu beatificata il 18 aprile 1909 da Papa San Pio X e canonizzata il 16 maggio 1920 da papa Benedetto XV, che la proclamò compatrona dei Goti e della città di Bologna. Intanto, Teodorico VIII ottenne il riconoscimento del proprio titolo imperiale dalla Dieta dei Baroni, la cui autorità era stata ignorata dal Re d'Inghilterra, e raccolse un grande esercito per scacciare definitivamente i nemici dai territori dell'Impero. L'Inghilterra, rimasta isolata sul continente, subì ripetute sconfitte da parte delle truppe Gote, che nel 1436 ripresero Parigi. Intanto Teodorico VIII doveva affrontare la rivolta degli Hussiti, seguaci del teologo boemo Jan Hus che egli stesso aveva fatto bruciare sul rogo il 6 luglio 1415 perchè aveva condannato la ricchezza e la secolarizzazione delle gerarchie ecclesiastiche. L'ultimo dei Lussemburgo si spense senza figli maschi il 9 dicembre 1437. La Dieta dei Baroni elesse Imperatore suo genero Alberto d'Asburgo, marito di sua figlia Elisabetta di Lussemburgo.

Alberto III (1437-1439). Pronipote di Alberto II d'Asburgo, proseguì le campagne che miravano ad espellere gli Inglesi dal suolo europeo e progettò una spedizione contro i Turchi Ottomani, che avevano rinunciato a riconquistare i Balcani ma erano tornati una potenza in oriente, ed ora minacciavano i possedimenti imperiali superstiti in terra d'Asia. Portatosi a Salonicco per preparare tale spedizione, vi morì di tifo senza lasciare figli maschi. I Baroni elessero allora Federico IV d'Asburgo, anch'egli pronipote di Alberto II e cugino alla lontana di Alberto III.

Federico IV il Magnifico (1439-1493). Salito al trono a soli ventiquattro anni, il suo fu uno dei regni più lunghi della Storia dell'Impero Gotico, e coincise con l'avvio della grande stagione del Rinascimento. Grazie alle campagne da lui guidate tra il 1448 ed il 1453 e culminate nella battaglia di Castillon del 17 luglio 1453, gli Inglesi dovettero abbandonare definitivamente il suolo europeo; ebbe così termine la Guerra dei Cent'Anni. Molta minor fortuna egli ebbe nella guerra contro i Turchi: il 10 novembre 1444 un corpo di spedizione guidato dal Granduca di Ungheria Ladislao III e dal Governatore di Costantinopoli Giovanni Paleologo, sbarcato ad Antiochia per difendere le restanti province asiatiche dell'Impero, fu annientato dai Turchi guidati dal Sultano Murad II, e la sorte dei Goti del Levante fu segnata. Martedì 29 maggio 1453 il nuovo Sultano Ottomano Maometto II Fatih ("il Conquistatore"), dopo aver preso San Giovanni d'Acri e Giaffa, espugnava Gerusalemme, ponendo fine a cinque secoli di dominazione gota sulla Palestina. Costantino Paleologo, fratello di Giovanni Paleologo ed ultimo Governatore di Gerusalemme, morì nell'inutile difesa della città. L'Impero Ottomano aveva rinunciato all'assalto all'Europa, ponendo la sua capitale ad Ankara, ma ormai controllava l'Anatolia, la Crimea, il Caucaso, la Siria, la Palestina e una parte della Mesopotamia, presentandosi come nuova superpotenza dell'Oriente. In Europa lo scalpore per la caduta di Gerusalemme in mani turche fu enorme, anche se Maometto II, colto e tollerante, non aveva violato la Basilica del Santo Sepolcro ed aveva permesso ai cristiani di restare in città in cambio del pagamento di una tassa. Nonostante i tentativi di Papa Pio II, però, né Federico IV né alcuno dei Baroni dell'Impero se la sentì di organizzare nuove avventure per recuperare Gerusalemme: l'Europa era appena uscita da una guerra lunga Cento Anni e c'era molto da ricostruire in patria. Inoltre, Federico era impegnato in un altro progetto. Infatti i Turchi Ottomani avevano chiuso ogni via commerciale verso l'Oriente, da dove venivano le preziose spezie, e così Enrico, suo figlio quartogenito e Granduca della Lusitania, propose al padre di esplorare le coste africane nel tentativo di circumnavigare il Continente Nero e raggiungere l'Oriente tagliando fuori i Turchi. Iniziò così una delle più grandi avventure di esplorazione e di conquista di tutti i tempi: in pochi anni il Granduca, soprannominato Enrico il Navigatore, inviò i marinai veneziani, genovesi, marsigliesi, spagnoli e lusitani ad esplorare le coste di Senegal, Golfo di Guinea, Congo e Angola, fondandovi fondachi commerciali e colonie. L'Impero era in pace, l'Inghilterra non costituiva più un problema essendo impegnata nella Guerra delle Due Rose tra i Lancaster e gli York (Federico IV foraggiò ampiamente questi ultimi e fu amico personale di Riccardo III il Gobbo), e così le arti e le scienze poterono prosperare. Sempre nel 1453 l'inventore goto Giovanni Gutenberg realizzò il primo libro con la tecnica della stampa a caratteri mobili, la Bibbia a 42 linee, e la sua invenzione rivoluzionò la diffusione della cultura. Per tutti questi motivi oggi il 1453 è considerato la data di fine del Medioevo e di inizio dell'Era Moderna. Gualdo Tadino, ormai una metropoli di 500.000 abitanti, si arricchì di chiese, monumenti, splendide opere d'arte. Alla corte di Federico IV lavorarono poeti, filosofi e artisti del calibro di Angelo Poliziano, Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo, Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola, Sandro Botticelli. Ma il massimo genio che lavorò alla corte di Gualdo Tadino fu Leonardo da Vinci, incarnazione dell'uomo poliedrico del Rinascimento, che progettò un rivoluzionario sistema urbanistico e una fitta rete di canali navigabili per la capitale dei Goti, e nell'oratorio di Santa Maria in Tadino dipinse uno dei suoi capolavori, "L'Ultima Cena". Per questo suo mecenatismo Federico IV ricevette il titolo di "der Prächtige", cioè "il Magnifico". Intanto lo scienziato goto Niccolò Cusano avanzava per la prima volta l'ipotesi eliocentrica senza essere perseguitato da nessuno; anzi, Papa Niccolò V lo creò Cardinale di Santa Romana Chiesa. Nel frattempo sulla scena d'Europa si affacciava una nuova, grande potenza emergente: il Principato di Moscovia, guidato da Ivan III Rjurik, che dopo aver approfittato della distruzione del Khanato dell'Orda d'Oro da parte di Tamerlano per conquistare l'egemonia sulle terre russe, sconfisse Casimiro IV ed annetté la Lituania, aprendosi uno sbocco sul Mar Baltico. Consigliato da Papa Paolo II, Ivan III sposò Zoe Paleologa, figlia del governatore di Costantinopoli Tommaso Paleologo (a sua volta fratello dell'ultimo governatore di Gerusalemme ucciso in battaglia dai Turchi), ed avviò relazioni amichevoli con l'Impero dei Goti, in chiara funzione antiturca. Nonostante l'aiuto militare dei Goti, invece, il 22 agosto 1485 il re d'Inghilterra Riccardo III di York fu sconfitto e ucciso dal rivale Enrico Tudor nella Battaglia di Bosworth Fields, ponendo fine alla Guerra delle Due Rose. Negli ultimi anni dell'Impero di Federico, il navigatore genovese Cristoforo Colombo convinse Isabella, figlia del Granduca di Spagna Giovanni di Trastamara e seconda moglie di Federico IV, a finanziare una spedizione per raggiungere l'Estremo Oriente non circumnavigando l'Africa, ma attraversando l'Oceano Atlantico; egli infatti era erroneamente convinto che la circonferenza terrestre fosse di sole 17.500 miglia nautiche (28.000 chilometri) contro le reali 25.000 miglia (40.000 km), e che quindi il Giappone si trovasse praticamente di fronte alle coste europee. Nonostante quasi tutti gli intellettuali europei avessero bocciato il progetto, l'imperatrice accettò di sostenere il genovese, cambiando letteralmente la storia del mondo. Nel 1489 il navigatore lusitano Bartolomeo Diaz raggiunse e doppiò la punta meridionale dell'Africa, che Federico IV battezzò Capo di Buona Speranza. Il 2 gennaio 1492 Ludovico, figlio primogenito ed erede di Federico IV, espugnò Granada, ultima roccaforte musulmana nella penisola iberica; l'ultimo Sultano Boabdil fu costretto all'esilio in Marocco, ed essendosi disperato per la perdita della sua città si sentì rimproverare dalla madre: « Non piangere come una donna ciò che non hai saputo difendere come un uomo! » Il 3 agosto dello stesso anno Cristoforo Colombo partiva con tre navi dal porto di Palos, sbarcando a San Salvador nelle Antille il 12 ottobre successivo: era stato scoperto il Nuovo Mondo. Si attribuisce a Federico IV l'introduzione della sigla A.E.I.O.U. come motto della Casa d'Asburgo ed dell'intero Impero Gotico, con il seguente significato: "Alles Erdreich Ist Ostgoten Untertan", ovvero "L'intero mondo è soggetto agli Ostrogoti".

Ludovico II (1493-1519). Figlio di Federico IV il Magnifico e di Isabella di Spagna, dovette subito affrontare le rivolte dei Paesi Bassi e degli Svizzeri. Accolse Cristoforo Colombo di ritorno dalla spedizione transoceanica ed iniziò con entusiasmo la colonizzazione delle nuove terre scoperte, ovviamente a discapito degli indigeni che furono in larga parte ridotti in schiavitù. Finanziò con munificenza le esplorazioni geografiche: il veneziano Giovanni Caboto fu il primo a circumnavigare l'Africa giungendo a Calicut, in India; Bartolomeo Colombo, fratello di Cristoforo, si spinse a sud e scoprì il Brasile; il fiorentino Amerigo Vespucci esplorò le coste del Nuovo Mondo e si rese conto che non si trattava dell'Asia ma di un nuovo continente, che in suo onore Ludovico II battezzò America. Uno dei più abili generali di Ludovico II fu Cesare Borgia, figlio naturale di Papa Alessandro VI e della sua amante, la bellissima popolana romana Vannozza Cattanei: ambizioso e crudele, prima sconfisse i Turchi che avevano messo l'assedio a Costantinopoli per tentare di rimettere piede in Europa, poi schiacciò la rivolta dei Baroni Francesi riunitisi nella Lega di Cambrai che volevano incoronare nuovo Imperatore Ludovico di Valois, ed infine si spostò in America dove allargò i domini coloniali dei Goti, macchiandosi talora di crimini contro le popolazioni indigene. Alla corte di Ludovico II, grande mecenate come il padre, operarono artisti come Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e Pietro Perugino; in suo onore Leonardo da Vinci realizzò un grandioso monumento equestre, che ancora oggi campeggia nell'ippodromo di Gualdo Tadino. Ludovico II fu molto tollerante e protesse gli Ebrei, grazie al cui spirito imprenditoriale diede il via al moderno capitalismo. Il suo più grande risultato diplomatico fu il matrimonio tra il figlio Teodorico il Bello e Sofia, unica figlia del Principe di Moscovia Basilio III, a sua volta figlio di Ivan III e di Zoe Paleologa. Teodorico tuttavia morì prematuramente il 25 settembre 1506 di febbre tifoidea, e il suo giovanissimo figlio Totila, di soli sei anni, divenne l'erede delle corone dei Goti e dei Russi. Un'altra figlia di Teodorico il Bello, Isabella, sposò il Re Gustavo I Vasa, sovrano dell'Unione di Kalmar; Caterina invece sposò Enrico VIII d'Inghilterra. Malato da tempo, Ludovico II si spense l'11 gennaio 1519.

Totila V (1519-1556). Fu sicuramente uno dei più grandi sovrani Goti della storia. Salito al trono all'età di diciannove anni, ereditò un impero immenso, che andava dalle Azzorre agli Urali, dalla Danimarca a Costantinopoli, oltre alle colonie in Africa, in India e soprattutto in America. Per questo motivo egli poteva affermare che sul suo Impero non tramontava mai il Sole. Colto e poliglotta, si pose come obiettivo la modernizzazione del suo stato e la moralizzazione della Chiesa, che aveva visto eleggere al Soglio di Pietro alcuni pontefici dalla vita privata scandalosa. In particolare la vendita delle indulgenze da parte di Papa Leone X per finanziare la costruzione della nuova Basilica di San Pietro a Roma aveva provocato la rivolta scandalizzata dei teologi goti Ulrico Zwingli e Giovanni Calvino, i quali predicavano che "l'Anticristo aveva preso possesso della Chiesa di Roma." Per opporsi a questo scisma Totila V impose che il suo rigoroso precettore Adriaan Florensz fosse eletto Papa con il nome di Adriano VI, e questi nominò Cardinale il monaco goto Martin Lutero, noto per la severità dei costumi e per la veemenza con cui tuonava contro la corruzione della Chiesa. L'Imperatore accettò poi di dividere il suo potere con la Dieta dei Baroni, conscio di aver bisogno del loro appoggio per poter portare avanti il suo sogno di una monarchia universale. Totila V finanziò anche la spedizione di Ferdinando Magellano, che per primo portò a termine la circumnavigazione del globo terrestre. In terra d'America, il generale Cesare Borgia invase il Messico e riuscì a conquistare il potente Impero Azteco rovesciando il suo ultimo sovrano Monteczuma II, che lo aveva ingenuamente scambiato per l'incarnazione del suo dio Quetzalcoatl. Tuttavia, accusato di volersi proclamare sovrano del Messico e di volersi creare un proprio dominio personale in America, se non addirittura di voler diventare Imperatore al posto di Totila V, venne arrestato e sommariamente giustiziato. Molta minor fortuna ebbe il condottiero Ambrogio Ehinger il quale, venuto a conoscenza dell'esistenza in Sudamerica dell'Impero di Tawantinsuyu ("le quattro parti del mondo"), esteso dalla Colombia fino al Cile, marciò in armi contro di esso convinto di poter ripetere l'avventura di Cesare Borgia. Ma, nonostante le armi da fuoco e i cavalli sconosciuti alle popolazioni andine, scontratosi con l'Inca (sovrano) Atahualpa nella Battaglia di Cajamarca del 16 novembre 1532, fu rovinosamente sconfitto e ucciso. Quando gli fu portata la testa recisa di Ehinger, Atahualpa ordinò di farle versare in bocca dell'oro fuso: « Hai avuto sete di oro, saziatene a volontà! » Totila V rinunciò ad ulteriori guerre contro il potentissimo Impero di Tawantinsuyu, che ben presto si era dotato anch'esso di cavalli e di armi da fuoco, ed anzi strinse con Atahualpa e con suo figlio Tupac Amaru un trattato di amicizia e di alleanza. Infatti negli stessi anni Totila V aveva ingaggiato un lungo braccio di ferro con il Sultano Ottomano Solimano II il Magnifico, il quale ora governava un impero esteso ad Anatolia, Caucaso, Siria, Libano, Palestina, Mesopotamia, parte della Persia, Arabia, Yemen, Egitto, Sudan, Tripolitania, Cirenaica, Tunisia ed Algeria, si era proclamato Califfo dei Credenti e aveva giurato di non fermarsi fino a che non avesse sentito il muezzin cantare dall'alto del campanile del Duomo di Gualdo Tadino. Lo scontro tra Totila V e Solimano II proseguì per decenni tra alterne vicende, distraendolo dalle avventure coloniali; nel frattempo il fiorentino Giovanni da Verrazzano, per conto del re d'Inghilterra Enrico VII Tudor e poi di suo figlio Enrico VIII, esplorava e rivendicava le coste del Nordamerica, ponendo le basi della rivalità coloniale tra Inglesi e Goti. Nel 1533 Enrico VIII Tudor, che non riusciva ad avere figli maschi dalla moglie Caterina, la ripudiò, venendo condannato dalla Chiesa di Roma, con la quale era già in conflitto per la questione della nomina dei Vescovi e delle proprietà ecclesiastiche. Enrico VIII allora chiamò a Londra Giovanni Calvino ed Ulrico Zwingli, che erano stati sconfitti dai cattolici nella Battaglia di Kappel, aderì alla loro Riforma e diede vita alla Chiesa Anglicana, iniziando a perseguitare i cattolici e trasformando la rivalità con Totila V anche in una guerra di religione. Il Cancelliere Tommaso Moro, fedelissimo del Re ma non disposto a seguirlo nel suo strappo da Roma, fu decapitato e in seguito proclamato Santo. Come reazione, Totila V fece eleggere Papa Martin Lutero con il nome di Paolo III, che diede inizio a un'ancora più decisa opera di moralizzazione della Chiesa, convocando il Concilio di Gualdo Tadino. Di conseguenza nell'Impero Gotico i Protestanti rimasero una minoranza (tra di essi, i Valdesi in Piemonte); aderì alla Riforma invece l'Unione di Kalmar, il cui re Gustavo I Vasa ruppe con Roma per impossessarsi dei beni della Chiesa. Totila V continuò la politica del padre di protezione degli Ebrei, facendo punire duramente coloro che scatenavano pogrom contro di loro, aizzati da predicatori estremisti. In Russia ridusse il potere dei Boiardi, l'alta nobiltà feudale, e incaricò i mercanti Stroganov di iniziare l'esplorazione e la colonizzazione dell'immensa Siberia. Alla corte di Totila V lavorarono l'astronomo Niccolò Copernico, lo scienziato Giorgio Agricola, fondatore della moderna geologia, lo storico Niccolò Machiavelli e il poeta Ludovico Ariosto, che gli dedicò il suo capolavoro, il poema "Der rasende Roland" ("L'Orlando Furioso"); suo archiatra personale fu il veronese Girolamo Fracastoro. Totila V tentò per ben tre volte di riconquistare Gerusalemme, fallendo sempre il proprio obiettivo: nel 1536, quando l'impresa sembrava a portata di mano, fallì a causa della « empia alleanza » fra il Re Gustavo I dell'Unione di Kalmar e il Sultano Solimano II di Turchia, primo accordo militare tra una potenza cristiana e una musulmana. Infine, di fronte alla prospettiva di un'alleanza tra tutti i suoi nemici Inglesi, Scandinavi e Turchi contro di lui, stanco e deluso per aver fallito i propri ambiziosi obiettivi, Totila V abdicò il 16 gennaio 1556 e divise i suoi domini tra suo fratello Ludovico, cui lasciò l'Impero Gotico, e suo figlio Giovanni, cui lasciò la Russia e la Lituania; quest'ultimo, ambizioso come il padre, si fece incoronare Zar (Cesare) di Tutte le Russie e venne ricordato con il nome di Ivan IV Groznyj, tradotto in Gotico come "der Schreckliche" ("il Terribile"), anche se l'esatto significato sarebbe "il Temibile" (perchè temuto da tutti i Boiardi). Totila V si ritirò nell'Abbazia di Montecassino dove morì il 21 settembre 1558.

L'imperatore dei Goti Totila V, ritratto di Antonio Van Dyck

L'imperatore dei Goti Totila V, ritratto di Antonio Van Dyck

Ludovico III (1556-1564). Fratello di Totila V, gli successe alla guida dell'Impero Gotico dopo che l'opposizione dei Boiardi impedì a quest'ultimo di unire definitivamente le corone dei Goti e dei Russi, dato che l'alta nobiltà moscovita non voleva saperne di adottare i costumi occidentali gotici. Ludovico III, sulla scia di Totila V, proseguì nella politica di condivisione del potere con la Dieta dei Baroni, che avrebbe condotto al moderno concetto di Monarchia Costituzionale, e fu tollerante verso le minoranze religiose, sia Protestanti che Ebree. Invece Giovanni, asceso al trono di Russia con il nome di Ivan IV, rifiutò di condividere il potere con i Boiardi, procedette ad accentrare tutti i poteri nelle sue mani ed instaurò di fatto una monarchia assoluta. La Chiesa di Mosca fu inoltre eretta a Patriarcato, che in questa Timeline era in comunione con Roma, come quella di Costantinopoli, non essendo avvenuto lo Scisma d'Oriente, ma si comportava come una vera e propria Chiesa Nazionale, e le minoranze religiose, soprattutto islamiche, vennero duramente perseguitate. Questo stato di cose, unitamente al carattere aggressivo e violento di Ivan IV, porterà ben presto all'estinzione degli Asburgo di Russia. Ludovico III protesse artisti e scienziati: alla sua corte lavorarono il poeta sorrentino Torquato Tasso, che gli dedicò il suo poema "Das befreite Jerusalem" ("Gerusalemme Liberata"), e lo scultore Benvenuto Cellini; il Papa Pio IV, eletto dietro indicazioni di Ludovico III, approvò il modello copernicano, nonostante le resistenze di alcuni teologi. Da Anna Jagellone, figlia del Granduca di Ungheria Ladislao II, ebbe ben quindici figli. Ludovico III si spense il 25 luglio 1564 e gli succedette il figlio primogenito Alberto.

Alberto IV (1564-1576). In gioventù aveva mostrato simpatie per il Protestantesimo, il che fece pensare al padre di escluderlo dalla successione, ma negli ultimi anni del regno paterno egli riaffermò solennemente la propria adesione al Cattolicesimo, venendo confermato Imperatore dalla Dieta dei Baroni. Egli propose alla regina d'Inghilterra, Scozia e Irlanda Elisabetta I di sposarlo, unificando così i loro domini, ma la figlia di Enrico VIII rifiutò perchè temeva che Alberto costringesse il popolo britannico a tornare con la forza al Cattolicesimo, ed annullasse la secolare indipendenza delle isole britanniche. Dovette riprendere le armi contro gli Ottomani, che devastavano le coste di Spagna, Italia e Grecia con la loro pirateria. Quando i Turchi conquistarono Cipro, ultimo baluardo dell'Impero Gotico rimasto in Asia, vendettero come schiavi tutti i Goti là residenti e fecero scorticare vivo il veneziano Marcantonio Bragadin, governatore dell'isola, Alberto IV affidò la flotta imperiale a Giovanni d'Austria, figlio naturale di Totila V, che domenica 7 ottobre 1571 inflisse alla flotta ottomana una devastante sconfitta di fronte all'isola di Rodi. Questa data fu poi scelta come festa della Madonna del Rosario. Il Sultano Solimano II il Magnifico rispose assediando di nuovo Costantinopoli, difesa strenuamente dalle forze imperiali comandate da Alfonso d'Este, ma morì improvvisamente durante l'assedio e il suo successore Selim II preferì concordare una tregua con i Goti (Pace di Adrianopoli). I navigatori Goti intanto raggiunsero il Giappone e i missionari europei vi diffusero il cattolicesimo, protetti dal signore della guerra Oda Nobunaga. Iniziava anche la penetrazione gotica in quello che oggi è il Canada. Con il Trattato di Cuzco furono fissati in via definitiva i confini tra l'Impero Coloniale Gotico in America e l'Impero di Tawantinsuyu. Durante il regno di Alberto IV uno dei massimi esponenti del rinnovamento della Chiesa fu l'arcivescovo di Milano Teodorico Borromeo, futuro Santo e compatrono di Milano. Alberto IV morì il 12 ottobre 1576 a soli 49 anni e gli succedette il figlio Rodolfo.

Rodolfo II (1576-1612). Succeduto al padre a soli 24 anni, come la contemporanea Elisabetta I non si sposò mai, e ciò alimentò le voci su una sua presunta omosessualità. Protesse grandi filosofi e scienziati come Giordano Bruno, Galileo Galilei, Paolo Sarpi, Tycho Brahe e Giovanni Kepler, ma era anche appassionato di alchimia, oroscopi ed occultismo. Spese cifre folli per arricchire la sua reggia di Gualdo Tadino con un'incredibile collezione di opere d'arte, e per questo si indebitò fino al collo con i banchieri Ebrei; non è certo un caso se egli protesse la comunità ebraica contro ogni persecuzione. Nel 1582 impose in tutto l'Impero l'adozione del Calendario Gotico, detto anche Rudolfino, calcolato dall'astronomo Cristoforo Clavio e tuttora usato in gran parte del mondo, che eliminava le discrepanze con le stagioni accumulate dal Calendario Giuliano saltando a piè pari dieci giorni, dal 4 ottobre al 15 ottobre 1582. Dovette lottare a lungo contro i Turchi, che non avevano rinunciato al sogno di rimettere piede in Europa. Elisabetta I intanto ne approfittava per estendere l'influenza britannica sui mari e per iniziare una guerra di corsa contro i vascelli goti che attraversavano l'Atlantico carichi dell'oro e delle mercanzie americane; il corsaro Sir Francis Drake compì il giro del mondo ed esplorò la California, mentre iniziava la colonizzazione delle coste di quella che divenne nota come Nuova Inghilterra. Alla morte senza figli di Elisabetta I le succedette un lontano parente, Giacomo I Stuart; da notare che William Shakespeare, il grande drammaturgo protetto dai re Protestanti Elisabetta I e Giacomo I, era in realtà segretamente cattolico. E la Russia? Lo Zar Ivan IV il Terribile, figlio di Totila V, uccise il figlio primogenito Ivan in uno scatto di collera e, alla sua morte il 18 marzo 1584, dovette lasciare l'impero al figlio Fëdor, mentalmente instabile, la cui fine prematura senza eredi il 7 gennaio 1598 segnò la fine degli Asburgo di Russia e l'inizio di una fase di anarchia nota come Periodo dei Torbidi. Boris Godunov, boiardo la cui sorella Irene aveva sposato lo Zar Fëdor, fu incoronato nuovo Zar, ma dovette affrontare l'insurrezione del Falso Dmitrij, un ex monaco che si spacciava per il defunto figlio di Ivan IV. Rodolfo II sostenne il Falso Dmitrij e con le sue truppe invase la Lituania russa; l'ammutinamento dei Cosacchi gettò nello scoramento Boris che morì il 23 aprile 1605, oppresso dai rimorsi e a suo dire perseguitato dai fantasmi. Il Falso Dmitrij manifestò l'intenzione di sposare Elisabetta, sorella di Rodolfo II, ma a quel punto fu abbandonato dai suoi sostenitori, convinti che l'usurpatore volesse riunificare la Russia all'Impero Goto, e finì linciato. I Goti sconfissero i Russi nella Battaglia di Klušino ed occuparono Mosca, imponendo come Zar Alberto, fratello minore di Rodolfo II. Tuttavia una rivolta nazionale guidata da Fëdor Romanov portò alla liberazione di Mosca dai Goti grazie alle milizie popolari di Kuz'ma Minin e Dmitrij Požarskij; il 21 febbraio 1613 venne eletto zar Michele Romanov, figlio di Fëdor, con il quale ebbe inizio una nuova dinastia, destinata a regnare sulla Russia per tre secoli. Agli Asburgo andò male anche in Giappone, dove Tokugawa Ieyasu prese il potere dopo la battaglia di Sekigahara del 1600, fondò lo shogunato Tokugawa, espulse i mercanti Goti e perseguitò i cattolici, chiudendo il Sol Levante in due secoli e mezzo di isolamento noti come "Sakoku". Deluso da tutto questo, Rodolfo II si rinchiuse nel suo castello di Gualdo Tadino in preda ad allucinazioni e crisi depressive, cosicché la reggenza passò a suo fratello minore Federico. L'Imperatore morì senza eredi in circostanze mai chiarite il 20 gennaio 1612.

Federico V (1612-1619). Pose fine alle guerre contro i Turchi e i Russi, riconoscendo l'ascesa al trono moscovita della dinastia Romanov, ma durante il suo breve regno si aprì un nuovo fronte di contesa con gli Scandinavi dell'Unione di Kalmar. Infatti Federico, fervente cattolico, abbandonò la politica di tolleranza dei suoi predecessori e perseguitò le minoranze Protestanti del suo impero, che erano consistenti in Danimarca e in Prussia. Il sovrano Protestante di Scandinavia Gustavo II Adolfo, detto "il Re delle Nevi", che aveva esteso la sua egemonia su tutto il Mar Baltico e riconquistato la lontana Groenlandia, si erse a protettore dei sudditi di Federico V di religione Evangelica, minacciando la guerra. Intanto alcuni Puritani, perseguitati in Inghilterra, attraversarono l'oceano a bordo della nave "Mayflower" e si stabilirono nella Nuova Inghilterra, fondando il primo nucleo dei futuri Stati Uniti d'America. Federico V morì lui pure senza eredi il 20 maggio 1619 e lasciò il trono a suo cugino Ludovico, figlio di Teodorico, terzogenito di Ludovico III.

Ludovico IV (1619-1637). Fervente cattolico, appena asceso al trono impose ai Protestanti di Danimarca e Prussia, che vedeva come pericolose quinte colonne della nemica Scandinavia, di scegliere se convertirsi al cattolicesimo o lasciare per sempre l'Impero Gotico. Il 23 marzo 1618 a Copenaghen alcuni nobili danesi di religione Riformata afferrarono gli inviati dell'Imperatore e li gettarono giù dalle finestre del Castello di Rosenborg ("Defenestrazione di Copenaghen"). Ludovico, con il supporto dei Baroni cattolici, reagì con durezza: l'8 novembre 1620 le sue truppe, capeggiate dal generale Giovanni Tserclaes, Conte di Tilly, schiacciarono i ribelli danesi in battaglia, e Ludovico IV ordinò la conversione forzata al cattolicesimo di tutti i Danesi. Siccome questo atto provocò la ribellione di tutti i sudditi Protestanti dell'Impero Gotico, Ludovico IV affidò il comando dell'esercito imperiale ad Albrecht von Wallenstein, promettendogli che avrebbe ottenuto tutto il bottino preso durante le operazioni belliche. Wallenstein riuscì a reclutare 30.000 uomini, coi quali fu in grado di sconfiggere i Protestanti in Slesia, Anhalt e Danimarca; un contingente militare spedito in Italia per reprimere una ribellione a Mantova portò nella pianura padana una nuova epidemia di peste, descritta da Manzoni nei suoi "Promessi Sposi". Come se non bastasse, a fine dicembre 1631 una violentissima eruzione del Vesuvio minacciò la città di Napoli. A questo punto Danesi e Prussiani invocarono l'intervento del sovrano protestante Gustavo II Adolfo di Scandinavia, il quale passò il mare, invase l'impero Gotico e inflisse al Conte di Tilly una pesante sconfitta nella battaglia di Breitenfeld. Il 16 novembre il Re Scandinavo sconfisse anche il Wallenstein nella battaglia di Lützen, nella quale il condottiero boemo rimase ucciso. A questo punto Ludovico IV incaricò suo figlio ed erede Ludovico di sbarrare la strada al Re di Scandinavia, la cui marcia sembrava inarrestabile, ma il 6 settembre 1634 anche il futuro Imperatore dovette incassare una dura sconfitta nella battaglia di Nördlingen, in Baviera. A questo punto il re di Scandinavia avrebbe avuto la strada spianata verso l'Italia, e Ludovico IV si trovò costretto a chiedere la pace. I partigiani di Gustavo Adolfo gli chiedevano di proseguire fino a Gualdo Tadino e farsi incoronare nuovo Imperatore, unendo Goti e Scandinavi sotto un'unica corona Protestante, ma il "Re delle Nevi" non era uno stupido e sapeva che, passate le Alpi, si sarebbe trovato circondato solo da nemici agguerriti, visto che i Protestanti nel sud dell'Impero erano quasi inesistenti. Non volendo rischiare di vedersi tagliati i rifornimenti e di ritrovarsi imbottigliato in Italia, decise di accettare la pace. Il 30 maggio 1635 fu firmata la Pace di Praga, con la quale veniva concessa piena libertà di religione a tutti i Protestanti sudditi dell'Impero. Ludovico III fu costretto anche a cedere al Re Scandinavo la Danimarca e parte della Prussia, facendo così della Scandinavia una potenza temibile, accresciuta dal fatto che l'Unione di Kalmar aveva iniziato una propria politica coloniale in terra di America. Addolorato dall'umiliazione della sconfitta, Ludovico IV morì il 15 febbraio 1637, lasciando suo figlio Ludovico III alla guida di un Impero assai indebolito.

Ludovico V (1637-1657). Fu il primo Imperatore Goto a nominare un Cancelliere, nella persona del Cardinale siciliano Giulio Mazzarino. Dopo la cocente sconfitta nella guerra contro la Scandinavia, cercò di recuperare terreno conquistando nuove colonie: ampliò i possedimenti gotici nel Canada, occupò la regione del Capo di Buona Speranza, dove inviò coloni Goti e Frisoni, e conquistò le Indie Orientali (odierna Indonesia), mentre il navigatore Abel Tasman per conto suo scopriva la Nuova Frisia, oggi nota come Australia. Strinse inoltre alleanza con Shah Jahan, sovrano dell'Impero Moghul in India, a quell'epoca al culmine della sua potenza. Intanto in Inghilterra i Puritani guidati da Oliver Cromwell rovesciavano la monarchia facendo decapitare Re Carlo I Stuart; suo figlio Carlo II trovò rifugio nell'Impero Gotico. Quanto a Gustavo II Adolfo, tornato trionfatore dalla Guerra Gotico-Scandinava, morì prematuramente nel 1638, lasciando il trono alla figlia Cristina, di soli dodici anni, sotto la reggenza del Primo Ministro Axel Oxenstierna. Quest'ultima ebbe come precettore il filosofo e matematico goto Renato Cartesio, sotto l'influsso del quale a sorpresa si convertì al Cattolicesimo. Dovette abdicare a favore del cugino Enrico X Gustavo e lasciare la Scandinavia per timore di vendette da parte dei Protestanti; si trasferì allora a Gualdo Tadino, dove Ludovico V decise di sposarla dopo la morte della prima moglie, Anna di Spagna; da lei ebbe tre figli. Come il padre, Ludovico V fu un fervente cattolico ma si oppose all'influenza che i Gesuiti avevano a corte. Incoraggiato dalla seconda moglie Cristina di Scandinavia, fu un grande mecenate ed un grande amante della musica, oltre che compositore egli stesso: Claudio Monteverdi gli dedicò il suo VIII libro di Madrigali, e compose per la sua elezione il ballo "Volgendo il ciel per l'immortal sentiero". Alla sua corte lavorò anche il pittore Diego Velázquez. Ludovico IV morì il 2 aprile 1657.

Ludovico VI, l'Imperatore Sole (1657-1705). Figlio di primo letto di Ludovico V, gli succedette dopo la morte improvvisa, a causa del morbillo, del fratello maggiore Teodorico. Nel 1660, dopo la morte di Cromwell, favorì il ritorno a Londra di Carlo II Stuart, che venne incoronato Re nonostante fosse sospettato di simpatie cattoliche. Morto il Cardinale Mazzarino il 9 marzo 1661, come Cancelliere dell'Impero gli succedette il generale Raimondo Montecuccoli, che fu impegnato a lungo nelle guerre contro i Turchi del Sultano Maometto IV. Nel 1683 i Turchi invasero la Grecia e posero di nuovo sotto assedio Costantinopoli, ma Montecuccoli riuscì a respingerli grazie all'aiuto del Granduca di Polonia Giovanni Sobieski. Attraverso un'altra serie di guerre l'Impero Gotico riuscì a riconquistare alcune posizioni occupate in Prussia dagli Scandinavi, ma non la Danimarca. Intanto la decadenza dell'Impero Moghul favoriva la penetrazione in India sia dei Goti sia dei Britannici. Nel 1688 Giacomo II Stuart, convertitosi al cattolicesimo, fu detronizzato dalla Gloriosa Rivoluzione e si rifugiò a Gualdo Tadino; nuovo Re di Inghilterra, Scozia e Irlanda fu nominato il Protestante Ernesto Augusto di Hannover, figlio di una sorella di Giacomo II nonché suo genero, avendone sposato la figlia Anna; ebbe così inizio la dinastia britannica degli Hannover. Ludovico VI pensò ad una spedizione in Inghilterra per rimettere sul trono Giacomo II, ma il progetto non si realizzò mai per il rischio di un intervento degli Scandinavi. Nel 1700 l'Atto di Unione trasformò i Regni di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda nell'unico Regno Unito delle Isole Britanniche, dalla cui successione i cattolici erano esclusi per legge. Protettore delle scienze e delle arti come i suoi predecessori, il lungo regno di Ludovico VI vide il trionfo del Barocco e fu così splendido che egli fu soprannominato "der Sonnenkaiser", "l'Imperatore Sole": egli fece costruire uno splendido palazzo estivo, la Reggia di Caserta, e sotto di lui il costante progresso scientifico e la circolazione dei capitali pose le basi della Rivoluzione Industriale. Egli inoltre riformò l'Impero in senso federale trasformando l'antica Dieta dei Baroni nel nuovo Senato Imperiale, con sede a Gualdo Tadino. In esso avevano diritto a sedere rappresentanti dell'alta nobiltà e del clero, ma nessuno degli esponenti del nascente capitalismo, favorito dall'espansione coloniale dell'Impero Gotico in tutto il mondo e dalla mentalità imprenditoriale che stava prendendo piede in Europa. Questi ultimi potevano far parte solo della cosiddetta Camera dei Deputati, che però non aveva alcun potere effettivo, ma solo un'utilità consultiva. Personalmente non aveva una particolare inclinazione per la vita militare, preferendo a questa la caccia, l'equitazione, l'arte e la musica: anch'egli compose molti Oratori e Suite di danza. Il 14 gennaio 1703 dovette affrontare le conseguenze di un terremoto che colpì Gualdo Tadino e fece 10.000 morti in tutta l'Umbria. Dopo un regno lunghissimo l'Imperatore Sole morì il 5 maggio 1705 e gli succedette il figlio Guglielmo.

Ludovico VI, l'Imperatore Sole, in un dipinto di Hyacinthe Rigaud

Ludovico VI, l'Imperatore Sole, in un dipinto di Hyacinthe Rigaud

Guglielmo I (1705-1711). Giovane e inesperto al momento della salita al trono, poté valersi di un eccezionale Cancelliere nella persona del Principe Eugenio di Savoia. Continuò la politica del padre scontrandosi con i Turchi in Oriente e con i Britannici nelle Colonie del Nordamerica, oltre che nello spiccato mecenatismo. Accrebbe la propria popolarità facendo ricostruire gli edifici e le chiese di Gualdo Tadino colpite dal sisma del 1703. Sensibile al progresso delle scienze, Guglielmo I si interessò alla fondazione di nuove accademie in tutto l'Impero, garantendosi la fiducia del popolo con elargizioni e opere pubbliche. Il Senato Imperiale introdusse un'"accisa universale", una tassa da devolvere a favore dello Stato che colpisse tutti i ceti sociali indifferentemente, in modo che tutti potessero contribuire al benessere dello Stato nella loro misura. Le nuove tasse che andarono a colpire persino il clero, che venne obbligato a versare un "contributo volontario", devoluto pro forma all'Imperatore in forma di omaggio, così da garantire che tutti, fatte salve le esenzioni ecclesiastiche, versassero questa tassa; tale politica riscosse un enorme successo e rimpolpò le casse dell'Impero. Guglielmo I morì prematuramente il 17 aprile 1711 durante un epidemia di vaiolo e, non avendo figli maschi, gli succedette il fratello minore Federico.

Federico VI (1711-1740). Sebbene le fonti dicano che non fosse molto portato per la politica,  continuò la politica del fratello uniformando la legislazione e la burocrazia e attuando una politica mercantilistica attraverso l'abolizione dei dazi interni, l'aumento delle imposte dirette rispetto a quelle indirette, l'istituzione di monopoli di stato e lo sviluppo del commercio. All'inizio del suo regno Enrico XII, re di Scandinavia, mosse guerra alla Russia di Pietro I il Grande per la supremazia nel Mar Baltico e tentò di conquistare Mosca per farsi incoronare Zar dei Russi e degli Scandinavi, ma la cosiddetta "Grande Guerra del Nord" si concluse con una disfatta dell'esercito scandinavo nella battaglia di Poltava; il re scandinavo fu costretto a trascorrere alcuni anni in esilio nell'Impero Ottomano prima di tornare ad attaccare la Russia, ma fu sconfitto di nuovo e morì sul campo nel 1718. Il successivo Trattato di Nystad segnò la fine della potenza dell'Impero scandinavo e della sua macchina da guerra così potente, ma anche l'ascesa della Russia dei Romanov come grande potenza. Pietro I da giovane aveva viaggiato a lungo nell'Impero Gotico e modellò le istituzioni del suo stato sull'esempio di quelle di Gualdo Tadino, e concluse un trattato di amicizia e di alleanza con Federico VI, grazie alla quale potè occupare tutta la Prussia, scacciando gli Scandinavi dal suolo tedesco. La Danimarca però restò all'Unione di Kalmar, essendosi i suoi abitanti convertiti quasi interamente al Protestantesimo. Alla corte di Ludovico VI lavorò il grande Johann Sebastian Bach che, pur essendo di fede Protestante, era il pupillo dell'imperatore. Sotto il suo regno ebbe inoltre inizio la grande stagione culturale dell'Illuminismo, che ebbe nella corte di Gualdo Tadino il suo cuore pulsante e il principale polo di diffusione. L'invenzione della macchina a vapore e delle tessitrici automatiche favorì l'avvio della Rivoluzione Industriale: Milano, Monaco di Baviera e poi Londra nel Regno Unito videro spuntare come funghi manifatture e ciminiere. Ludovico VI sposò la figlia di Pietro I Romanov, Anna Petrovna Romanova, dalla quale però ebbe solo due figlie, Maria Teresa e Maria Amalia. Inizialmente Federico VI pensò di nominare sua erede la figlia Maria Teresa, ma il Senato Imperiale si oppose, visto che nella consuetudine gotica le donne non avevano mai regnato, fatta eccezione per Amalasunta, figlia di Teodorico I il Grande. Resosi conto che i tempi non erano maturi, Federico VI diede in sposa Maria Teresa a Ludovico di Borbone, Granduca di Francia e Conte di Parigi, a patto che lui e sua figlia avrebbero governato insieme. Disinteressato alla politica e amante solo della cultura e delle belle donne, Ludovico accettò e, alla morte di Federico VI il 20 ottobre 1740, a causa di un banale avvelenamento da funghi, egli e la sua consorte Maria Teresa furono incoronati insieme imperatori nella Basilica di San Pietro in Roma da Papa Benedetto XIV.

Ludovico VII il Beneamato (1740-1774) e Maria Teresa la Grande (1770-1780). Nonostante il titolo formale di Imperatore spettasse a Ludovico di Borbone, a tenere in mano le redini del potere fu sempre Maria Teresa, coadiuvata dal Senato Imperiale. Il suo governo è ricordato come un periodo ricco di riforme economiche e sociali, nonché di grande sviluppo culturale in tutto l'impero. Maria Teresa seppe avvalersi di consiglieri di grande spessore dell'epoca dell'illuminismo come Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg, Friedrich Wilhelm von Haugwitz, Gerard van Swieten, François-Marie Arouet detto Voltaire, Giambattista Vico e i fratelli Pietro e Alessandro Verri, questi ultimi autori della celeberrima "Enciclopedia", manifesto dell'Illuminismo. L'imperatrice promosse il commercio e lo sviluppo delle moderne tecniche di agricoltura, potenziò le industrie, riorganizzò l'esercito imperiale e rafforzò il prestigio internazionale dell'Impero Gotico. Influenzata dagli Illuministi, si mostrò tollerante e favorevole al pluralismo religioso, ed abolì la pratica disumana della tortura in tutto l'Impero. Si mostrò indifferente verso i numerosi tradimenti del marito, circondatosi di favorite, avendolo sposato solo per la ragion di stato. Il 15 aprile 1745 Gualdo Tadino fu gravemente danneggiata dall'ennesimo terremoto, in occasione del quale Voltaire scrisse la sua opera "Candido". Sotto il regno di Maria Teresa venne istituito il primo Servizio Segreto di Intelligence dell'Impero Gotico, alla cui testa venne posto il famoso dongiovanni veneziano Giacomo Casanova, che celava la propria abilità nel carpire informazioni sotto la sua fama di smidollato e di tombeur de femmes. Casanova nelle sue missive si firmava "007", e ciò due secoli dopo avrebbe suggerito a Ian Fleming il nome in codice di James Bond. Purtroppo Maria Teresa si lasciò trascinare dal suo Cancelliere Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg nella Guerra dei Sette Anni contro il Regno Unito, considerata la Prima Guerra Mondiale della storia dell'uomo perchè si combatté soprattutto nelle colonie. Tra il 1756 e il 1763 l'Impero Gotico, alleato con la Russia, l'Impero Moghul e la Nazione degli Uroni, si scontrò con il Regno Unito, alleato con la Scandinavia, il Tawantinsuyu, il regno Maharhatti e la Confederazione Irochese; il conflitto terminò con la completa disfatta delle truppe dei Goti, che dovettero cedere al Regno Unito il bacino del Mississippi, il Canada, il Senegal e soprattutto tutti i loro possedimenti in India. Di conseguenza il Regno Unito degli Hannover si trasformò nella prima potenza mondiale, a discapito dei Goti. Ludovico VII cominciò a venire odiato dal popolo, che lo incolpava di aver causato il disastro bellico e di aver aumentato le tasse per mantenere l'esercito, mentre la devozione alla sovrana non venne mai meno. L'imperatore divenne oggetto delle satire più feroci, di cui fece le spese la statua equestre che si era fatto erigere nel 1763 a Gualdo Tadino; una volta al collo della statua comparve un cartello con dei versi anonimi destinati a rimanere celebri: « Oh, il bel monumento! Oh, il bel piedistallo! / Le Virtù sono a piedi, il Vizio va a cavallo! » Pare che, prima di morire, Ludovico VII abbia esclamato: "Dopo di me, il diluvio." Egli si spense di vaiolo il 10 maggio 1774. Sua moglie Maria Teresa si ritirò a vita privata per non mettere in ombra il successore Ludovico VIII e morì di polmonite il 29 novembre 1780.

Ludovico VIII il Martire (1774-1792). Era figlio di Ludovico, primogenito dell'Imperatore Ludovico VII e di Maria Teresa, morto prima dei genitori, e salì al trono a meno di vent'anni. Sposò Anna Petrovna, figlia della Zarina Caterina II di Russia, che era guardata con grande disprezzo dai suoi sudditi Goti. Come primo provvedimento abolì una tassa da pagare all'insediamento di ogni nuovo sovrano e molto impopolare, mandò in convento l'ultima amante del nonno Ludovico VII, protesse i letterati Giuseppe Parini e Vittorio Alfieri, licenziò i ministri in odore di corruzione e nominò Ministro delle Finanze l'economista Ferdinando Galiani. Questi propose di sostituire le imposte indirette con una tassa generale sugli immobili, colpendo i maggiori redditi e favorendo i consumi, e tentò la liberalizzazione del commercio del grano, incontrando il favore degli illuministi , ma l'opposizione del resto del governo e dell'Imperatore. Il cattivo raccolto del 1774 portò l'anno dopo all'aumento del prezzo della farina e a conseguenti moti popolari che vennero repressi dal governo. Avendo pestato i piedi a troppi politici corrotti, fu licenziato il 12 maggio 1776 e sostituito dal ginevrino Jacques Necker, che evitò di intaccare i privilegi dei nobili e pubblicò per la prima volta un Rendiconto del bilancio statale. Intanto era scoppiata la guerra tra il Regno Unito e le Tredici Colonie d'America, che avevano proclamato l'indipendenza sentendosi giocate dalla madrepatria, che le aveva cooptate per la guerra contro i Goti e poi le aveva seppellite di tasse. Dato che inizialmente il conflitto sembrava volgere a favore dei britannici, l'intellettuale americano Benjamin Franklin si recò a Gualdo Tadino e chiese aiuto all'Imperatore Ludovico VIII, facendogli balenare la possibilità di vendicare la sconfitta nella Guerra dei Sette Anni. Ludovico VIII accettò e mandò un contingente militare in America, guidato dal generale Vittorio Amedeo di Savoia, che contribuì alla vittoria degli indipendentisti guidati da George Washington. Il trattato di pace di Gualdo Tadino costrinse Londra a riconoscere l'indipendenza degli Stati Uniti d'America e a restituire all'Impero Gotico il Senegal e il bacino del Mississippi, ma non il Canada. Tornati in Europa, coloro che avevano combattuto per l'indipendenza americane vi diffusero nuove idee di partecipazione al governo non solo della nobiltà e del clero, ma anche della nuova borghesia mercantile. La guerra inoltre aumentò il debito pubblico dell'Impero Gotico. Il ministro Necker propose invano al re di aumentare i poteri della Camera dei Deputati, dominata dai borghesi di idee liberali ed illuministe, ma il sovrano, mal consigliato dai suoi generali, rispose alle proteste popolari chiudendo l'aula della Camera dei Deputati. Come risposta, il 20 giugno 1789 i Deputati si riunirono nella sala della Pallacorda, dove si praticava questo sport antenato del tennis, e stipularono il cosiddetto Giuramento della Pallacorda, autoerigendosi ad Assemblea Costituente per dare una nuova Costituzione Liberale all'Impero. Il 14 luglio il popolo inferocito diede l'assalto al Castello di Gualdo Tadino, dove erano rinchiusi i prigionieri politici, liberandoli e massacrando la guarnigione: scoppiava così la Rivoluzione Gotica. Alcuni intellettuali illuministi volevano solo l'istituzione di una monarchia costituzionale; altri, invece, avevano idee decisamente più radicali e repubblicane. Inizialmente Ludovico VIII sembrò disposto ad accettare di diventare un sovrano che regna ma non governa, ma poi, sentendosi maltrattato dai rivoluzionari, il 21 giugno 1791 tentò la fuga con la famiglia, nella speranza di costringere la Rivoluzione a una svolta moderata. Egli sperava di raggiungere Brindisi e imbarcarsi per la Grecia, molto più conservatrice e leale alla Corona dell'Italia in piena Rivoluzione Industriale, ma i reali furono riconosciuti ad un posto di blocco, catturati e riportati a forza a Gualdo Tadino, dove vennero tenuti praticamente agli arresti domiciliari. Intanto si andava organizzando la controrivoluzione: il 25 luglio 1792 Federico Guglielmo, Granduca di Prussia, pubblicò il Proclama di Brunswick, nel quale minacciava i rivoluzionari di gravi sanzioni se fosse stato recato danno alla famiglia imperiale. Il manifesto venne considerato la prova di una collusione tra Ludovico VIII e i suoi Granduchi in una cospirazione contro il suo stesso paese. Ludovico VIII venne arrestato il 13 agosto 1792, fu deposto e il 21 settembre 1792 la Camera dei Deputati proclamò la Repubblica Gotica sciogliendo il Senato Imperiale. Il deposto Ludovico VIII fu processato, condannato a morte come traditore e decapitato il 21 gennaio 1793 a Gualdo Tadino. Sua moglie Anna Petrovna fu giustiziata a sua volta il 16 ottobre 1793. Per i nobili Goti divenne automaticamente imperatore Ludovico IX, figlio di Ludovico VIII di nemmeno sette anni, che però era tenuto prigioniero dai Repubblicani; il fratello minore di Ludovico VIII, Guglielmo, si proclamò Reggente dell'Impero dalla sua residenza di Lipsia, in mano ai monarchici. Quando Ludovico IX morì all'età di dieci anni, l'8 giugno 1795, a causa delle dure condizioni di prigionia cui era stato sottoposto, Guglielmo si proclamò a sua volta Imperatore con il nome di Guglielmo II, anche se più di metà dell'Impero (Italia, Provenza, Francia, Spagna, Svizzera, parte dell'Austria e della Boemia) era in mano ai Repubblicani. Ludovico VIII e Maria Petrovna furono in seguito canonizzati come martiri da Papa Pio VII.

Repubblica Gotica (1792-1805). Dopo l'esecuzione di Ludovico VIII d'Asburgo la Repubblica Gotica cadde in mano ai Giacobini, fazione estremista che riconosceva come propri capi gli Illuministi Pietro Moscati e Giovanni Paradisi, così detti perchè si riunivano nell'ex convento di San Giacomo a Gualdo Tadino. Mentre le forze Imperiali guadagnavano posizioni in Germania e in Francia, i due intellettuali goti instaurarono un vero e proprio regime di Terrore, facendo approvare la cosiddetta Legge dei Sospetti, con la quale ogni presunto nemico della rivoluzione venne incarcerato o giustiziato sommariamente. Questa legge draconiana colpì tutti i nobili Goti e i loro parenti, tutti i preti che rifiutavano di giurare fedeltà alla Repubblica, ma anche tutte le persone che per condotta, atteggiamenti, relazioni, opinioni verbali o scritte, si erano dimostrate "nemici della libertà". I Giacobini abusarono della legge, condannando chiunque fosse d'intralcio: bastava una denuncia anonima per finire decapitati. Nacque la leggenda della Primula Rossa, inafferrabile nobile inglese che faceva espatriare gli aristocratici Goti prima che venissero arrestati e giustiziati. Durante il regime del Terrore si verificò un grande processo di scristianizzazione, in quanto i rivoluzionari più estremisti ritenevano la religione cattolica superstiziosa e tirannica, sostenendo che ogni essere umano si sarebbe dovuto ispirare a ideali come la ragione, la libertà e la natura: Papa Pio VI fu incarcerato e morì in prigionia nel 1799, un gran numero di sacerdoti venne condannato a morte, i beni della Chiesa furono requisiti, si celebrarono feste in onore della libertà e della ragione, si praticò il culto dei martiri della rivoluzione e fu ideato il calendario rivoluzionario. La cattolicissima regione del Veneto si ribellò in armi, ma la ribellione fu schiacciata nel sangue. Tra le vittime della rivoluzione ci fu anche Giovanni Paradisi, fatto eliminare dallo stesso Pietro Moscati. Il Regime del Terrore cadde il 28 luglio 1794, 9 Termidoro del Calendario Rivoluzionario, con l'esecuzione di Moscati, accusato di essersi trasformato in uno spietato tiranno. Le vittorie in Francia e in Germania contro i sostenitori dell'Imperatore Guglielmo II permisero ai Rivoluzionari di tirare il fiato e di promulgare una nuova Costituzione, con la quale il potere esecutivo era affidato a un Direttorio di cinque membri guidato dal milanese Francesco Melzi d'Eril. Fallirono sia un colpo di stato monarchico (13 vendemmiaio, 5 ottobre 1795) sia una rivoluzione di stampo comunista promossa da Filippo Buonarroti (Congiura degli Uguali, maggio 1796). Intanto le armate scandinave del Re Gustavo IV Adolfo, alleate con gli Inglesi e i Russi per schiacciare le rivoluzione, intervennero in Germania, ma l'esercito rivoluzionario riuscì a riconquistare quasi tutta la Francia settentrionale grazie all'offensiva comandata dal giovane generale corso Napoleone Guterteil, che fece la differenza grazie a brillanti vittorie, costringendo la Scandinavia a firmare la pace col Trattato di Copenaghen del 17 ottobre 1797. Napoleone divenne popolarissimo e comandò una spedizione in Egitto per colpire gli interessi Britannici in Oriente e tentare di riconquistare l'India; Francesco Melzi d'Eril fu ben lieto di approvare la spedizione per toglierselo dai piedi. Napoleone sbarcò in Egitto e sconfisse i Mamelucchi, ma rimase imbottigliato nel paese dopo che l'ammiraglio britannico Horatio Nelson distrusse ad Abukir la flotta gotica comandata da Francesco Caracciolo. Russia e Regno Unito temevano il contagio rivoluzionario nelle loro terre e invasero il nord dell'Impero, rendendo vani i risultati delle campagne del Guterteil. Era ormai chiaro che i Goti cercavano un uomo forte per difendere le sorti della Repubblica poiché il Direttorio era inesorabilmente corrotto e cominciava a tramare con Guglielmo II per restaurarlo sul trono. Allarmato da queste notizie e conscio che la sua ora era giunta, Napoleone tornò precipitosamente dall'Egitto (la sua spedizione ebbe l'unico risultato di far nascere la moderna Egittologia) e il 9 novembre 1799 con il colpo di Stato detto del 18 Brumaio rovesciò il Direttorio e instaurò un Triumvirato dominato da lui. Con la vittoria nella Battaglia di Marengo sconfisse i monarchici che si erano spinti fin nella Pianura Padana, consolidando il proprio potere, quindi vendette il bacino del Mississippi e la Florida ai giovani Stati Uniti d'America. Intanto, nelle colonie gotiche in Centro e Sudamerica cominciarono a prendere piede movimenti autonomisti. Il 18 maggio 1804 egli si fece proclamare Imperatore dei Goti e il 2 dicembre 1804 egli si autoincoronò con la Corona Ferrea nella Basilica di san Pietro a Roma alla presenza del nuovo Papa Pio VII. Ovviamente il suo titolo non fu riconosciuto né dai Britannici, né dai Russi, né dagli Scandinavi, né dalle forze leali a Guglielmo II.

Napoleone Guterteil in trono ritratto da Jean-Auguste Dominque Ingres

Napoleone Guterteil in trono ritratto da Jean-Auguste Dominque Ingres

Napoleone Guterteil (1804-1815). Il nuovo sovrano abolì il Calendario Rivoluzionario, promulgò il nuovo Codice Civile, firmò un Concordato con la Chiesa Cattolica, protesse artisti come Antonio Canova e Jacques-Louis David, letterati come Wofgang Goethe e Ugo Foscolo e scienziati come Alessandro Volta e Pierre Simon de Laplace. Il Corso progettò addirittura di invadere le isole britanniche, ma l'attacco in forze di Scandinavi e Russi in sostegno di Guglielmo II lo costrinse a recedere dal progetto, definitivamente abbandonato il 21 ottobre 1805, dopo che al largo di Trafalgar la flotta gotica venne annientata dagli inglesi al comando di Horatio Nelson, che morì durante lo scontro. Il 2 dicembre 1805 Napoleone coglieva uno dei suoi più brillanti successi sbaragliando le forze coalizzate nella Battaglia di Austerlitz, il suo capolavoro tattico, riconquistando Vienna. Il 14 ottobre 1806 con la vittoria nella Battaglia di Jena Napoleone conquistava Berlino e tutto il nord dell'Impero, costringendo Guglielmo II alla fuga e a trovare riparo a Stoccolma. Anche la Danimarca veniva riaggregata all'Impero Napoleonico. Le condizioni di pace prevedevano anche che Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Guterteil avendone sposato la sorella Carolina, venisse adottato formalmente come figlio dal Re Enrico XIII di Scandinavia, che non aveva figli maschi, con la prospettiva di diventare nuovo sovrano dell'Unione di Kalmar e di inserire anche quest'ultima nell'orbita napoleonica. Lo Zar Alessandro I venne sbaragliato il 14 giugno 1807 nella decisiva battaglia di Friedland, ed anche la Polonia era annessa ai domini di Napoleone. Per mettere in ginocchio il Regno Unito, Napoleone varò un embargo noto come Blocco Continentale, che però non funzionò. Papa Pio VII rifiutò di aderirvi e il corso ordinò di arrestarlo e di portarlo a Gualdo Tadino, sotto la propria custodia. Dopo una vittoriosa campagna che gli permise di sottomettere la Spagna, decise di chiudere i conti con i Balcani che, sostenuti dai Russi, ancora gli resistevano, e colse un ultimo, grande successo nella Battaglia di Belgrado, che gli permise di sottomettere praticamente tutto l'antico Impero Gotico al suo potere. Napoleone divorziò dalla prima moglie e sposò Maria Pavlovna Romanova, sorella dello Zar, che gli diede il sospirato erede maschio, Napoleone II. Tuttavia, quando nel 1812 lo Zar Alessandro I violò il blocco continentale, Napoleone Guterteil organizzò una grande spedizione verso Mosca, che si concluse con un disastro: i 700.000 uomini dell'esercito napoleonico furono decimati dal "Generale Inverno", e per l'Imperatore fu l'inizio della fine. Dopo la disfatta napoleonica Regno Unito e Russia si unirono in una nuova coalizione, alla quale si aggregò anche Gioacchino Murat, il quale non ebbe remore a tradire l'augusto cognato. Le tre potenze invasero l'Impero Gotico e il 19 ottobre 1813 sconfissero il Corso nella Battaglia di Lipsia. Napoleone fu costretto ad abdicare e ad andare in esilio sull'isola di Malta, riconosciutagli come possesso personale. Guglielmo II tornò trionfalmente dall'esilio e si reinsediò a Gualdo Tadino, mentre anche Papa Pio VII faceva rientro in Vaticano. Temendo di venire esiliato ancora più lontano, il 1 marzo 1815 Napoleone sbarcò in Italia e risalì la penisola fino a Gualdo Tadino, da cui Guglielmo II era fuggito per rifugiarsi a Vienna: erano cominciati i "Cento Giorni". Subito Britannici, Scandinavi e Russi ripresero le armi contro di lui, e Napoleone fu definitivamente sconfitto il 18 giugno 1815 nella storica Battaglia di Custoza. Dopo aver tentato inutilmente di fuggire negli Stati Uniti d'America, Napoleone si arrese ai Britannici che lo deportarono a Sant'Elena, nell'Atlantico Meridionale, dove egli morì di cancro allo stomaco il 5 maggio 1821. La parabola dell'"uom fatale", come lo chiamò Alessandro Manzoni, era finita.

Guglielmo II il Desiderato (de iure 1795-1824, de facto 1815-1824). Il Congresso di San Pietroburgo, voluto dalle potenze vincitrici delle guerre contro Napoleone, tentò di annullare con un colpo di spugna tutte le novità e le riforme introdotte dal 1789 al 1815, reinsediando gli Asburgo sul trono dei Goti; la Camera dei Deputati venne svuotata di ogni potere, restituito invece al Senato Imperiale. Klemens von Metternich-Winneburg-Beilstein, già Ministro degli Esteri di Napoleone per poi passare con grande opportunismo dalla parte di Guglielmo II, riuscì a presentare i Goti come vittime del furore rivoluzionario e delle ambizioni del Guterteil, evitando che il loro impero venisse spartito tra i vincitori, come proposto dallo Zar Alessandro I, anche perchè i britannici non volevano fare dei Russi i nuovi padroni dell'Europa. L'Impero si limitò a cedere la Polonia Orientale, la Rutenia e la Bessarabia alla Russia, il Sudafrica e la Nuova Frisia (l'Australia) al Regno Unito e a restituire la Danimarca alla Scandinavia. La Russia pretendeva anche la Finlandia dalla Scandinavia, ma il Regno Unito sostituì tale pretesa con la concessione di mano libera in Asia Centrale e nella regione dell'Amur. Venne inoltre creata la Santa Alleanza, formata da Impero Gotico, Scandinavia e Russia, allo scopo di schiacciare ogni eventuale nuovo tentativo rivoluzionario; il Regno Unito rifiutò di aderirvi. Intanto le colonie dei Goti in America e in Africa erano scosse da movimenti di ispirazione liberale che chiedevano a gran voce l'autonomia dal governo centrale di Gualdo Tadino, ma Guglielmo II con scarsa lungimiranza politica fece orecchio da mercante. Il 5 febbraio 1818 Gioacchino Murat divenne nuovo Re di Scandinavia con il nome di Enrico XIV Gioacchino, regnando fino alla sua morte l'8 marzo 1844 e dando inizio alla nuova dinastia dei Murat, tuttora sul trono. Alcuni tentativi di insurrezione liberale a Napoli, guidato da Guglielmo Pepe, a Torino, promosso da Santorre di Santarosa, e a Patrasso (in Grecia), fomentato da Teodoro Kolokotronis, furono repressi nel sangue. Guglielmo II sposò Maria Giuseppina di Savoia, ma da lei non ebbe alcun figlio, e così alla sua morte, il 16 settembre 1824, gli successe il fratello minore Federico, Granduca di Westfalia.

Federico VII (1824-1830). Fratello di Ludovico VIII e di Guglielmo II, aveva fama di ultraconservatore e lo dimostrò pretendendo di essere incoronato da Papa Leone XII nel Duomo di Gualdo Tadino. Mentre infuriavano agitazioni liberali in ogni parte dell'Impero, i Greci si rivoltavano e lo stesso Principe von Metternich gli suggeriva di introdurre alcune riforme, Federico VII restò sordo ad ogni consiglio. La leggenda secondo cui avesse proibito le vaccinazioni antivaiolose non trova invece conferma nelle ricerche degli storici, ed è da ascriversi alle maldicenze messe in giro dai Liberali contro di lui. Per distrarre la popolazione dal cattivo andamento dell'economia e per aumentare la propria popolarità, anche se la scusa fu quella di debellare i pirati algerini che infestavano il Mediterraneo, approvò l'invasione e la conquista dell'Algeria e della Tunisia, strappate all'Impero Ottomano. La conquista non portò nessun giovamento all'Imperatore: il 26 luglio 1830 la popolazione di Gualdo Tadino si rivoltò contro il sovrano al grido di: "Viva la Costituzione!" Era scoppiata la Rivoluzione di Luglio. I patrioti Federico Confalonieri, Pietro Maroncelli, Silvio Pellico e Alessandro Manzoni (massimo esponente del Romanticismo, celebrato autore del romanzo storico "Die Verlobten") proclamarono decaduto Federico VII ed offrirono la corona a suo cugino Ludovico Filippo di Asburgo-Teschen, Granduca d'Austria e Boemia e figlio di un nobile giustiziato durante la Rivoluzione Gota, Ludovico Filippo Gleichheit. Questi, di idee liberali e progressiste, il 9 agosto accettò ma rifiutò di essere incoronato con la Corona Ferrea, rigettando tutti gli orpelli risalenti al Medioevo e tanto cari a Federico VII. Quest'ultimo fu costretto ad andare in esilio a Edimburgo dove morì il 6 novembre 1836; suo figlio Guglielmo continuò a considerarsi pretendente al trono per il ramo principale degli Asburgo.

Ludovico X Filippo (1830-1848). Scelse questo nome perchè Ludovico IX era stato lo sfortunato figlio di Ludovico VIII. Appena salito al trono indisse elezioni per un'Assemblea Costituente destinata a dare una nuova Costituzione Liberale all'Impero Gotico e mise mano a una profonda ristrutturazione dello stesso per impedirne la disgregazione; tale stagione di riforme passò alla storia con il nome di Monarchia di Luglio. Il Senato Imperiale continuò ad esistere ma senza alcun reale potere, mentre ogni potere veniva trasferito alla Camera dei Deputati di 500 membri, detta anche la Camera dei Cinquecento, eletta a suffragio maschile su base censuaria (votava circa il 5 % della popolazione). Il potere esecutivo spettava al Governo, guidato da un Cancelliere, il primo dei quali fu Silvio Pellico. L'Imperatore firmava le leggi ma era sostanzialmente un simbolo dell'unità della Nazione Gota. Il potere inoltre veniva decentralizzato, concedendo maggiore autonomia ai popoli dell'Impero; alcuni, come i Greci, accolsero con favore la novità, mentre altri, come i Serbi e i Polacchi, continuarono le loro rivendicazioni, chiedendo governatori autoctoni. Anche alle colonie in America e in Asia veniva concessa maggiore autonomia, creando un primo embrione di parlamenti nazionali, soprattutto nella Nuova Gotia (il Messico) e in Brasile, le due colonie maggiori. Tuttavia i Conservatori furono scontenti da queste politiche progressiste, mentre i più oltranzisti tra i Giacobini accusarono Ludovico X Filippo di non aver fatto abbastanza, e di essersi fermato a una "mezza riforma". Sotto il regno di Ludovico X Filippo, detto anche l'"Imperatore Borghese", proseguì l'industrializzazione dell'Europa, che cominciò a ricoprirsi di ferrovie in grado di congiungere rapidamente una città all'altra, ma anche di ciminiere che peggiorarono le condizioni di vita e ricoprirono le città di smog, facendo nascere il problema dell'inquinamento. Con la Rivoluzione di Luglio la borghesia liberale aveva conquistato il potere a discapito della Nobiltà e del Clero, ma il proletariato urbano e rurale restava escluso dalla partecipazione al governo, e ciò favorì l'ascesa dei primi movimenti Comunisti guidati da Karl Marx e Friedrich Engels. Sotto il regno di Ludovico X Filippo venero messe a punto invenzioni rivoluzionarie come la fotografia e il telegrafo, destinate a cambiare il volto del mondo. In Asia iniziava un lungo braccio di ferro tra Regno Unito e Russia per il controllo del continente (il cosiddetto "Grande Gioco"), mentre prendeva nuovo impulso l'esplorazione dell'Africa Nera, e gli Stati Uniti d'America ascendevano a potenza emergente raggiungendo la costa del Pacifico. All'inizio Ludovico X Filippo regnò piuttosto modestamente, evitando l'arroganza, lo sfarzo e le spese eccessive dei suoi predecessori; egli era amato dal popolo e chiamato "il Re Cittadino", ma la sua popolarità diminuì quando il suo governo fu percepito sempre più come conservatore e autoritario. Spaventato dalle possibili conseguenze delle proprie riforme, e sfuggito il 28 luglio 1835 ad un tentativo di assassinio da parte di Giuseppe Fieschi, Ludovico X Filippo licenziò Silvio Pellico, allontanò i Liberali che lo avevano eletto e conferì l'incarico di Primo Ministro al Conservatore Giustino Fortunato. Sotto la sua guida, le condizioni di vita delle classi popolari si deteriorarono e le imposte aumentarono considerevolmente. Il malcontento montò dopo la guerra contro gli Stati Uniti d'America, che conquistarono il Texas, il Nuovo Messico, l'Arizona, il Nevada e la California, infliggendo un'umiliazione all'amor patrio dei Goti. Una serie di scandali che sconvolsero la vita politica di Gualdo Tadino, con accuse di corruzione a carico di molti Ministri, e la crisi economica del 1846-1848 portarono il popolo a una nuova rivoluzione con barricate nelle strade della capitale (Rivoluzione di Febbraio). Ludovico X Filippo decise di abdicare a favore del nipote Federico Guglielmo, figlio di suo fratello, il quale però rinunciò ai suoi diritti, ritenendosi inadatto ad affrontare l'esplosiva situazione che faceva temere un ritorno dei terrori rivoluzionari di fine settecento, a favore del giovanissimo figlio di soli 18 anni, da lui avuto dalla futura Beata Maria Cristina di Savoia, Francesco Giuseppe di Asburgo-Savoia. I Repubblicani Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, che avrebbero voluto abolire la Monarchia, furono messi in minoranza e il nuovo Imperatore salì sul trono di Gualdo Tadino, inaugurando un'era nuova per l'Impero e per il mondo.

Francesco I Giuseppe e la sua bellissima consorte Elisabetta di Wittelsbach

Francesco I Giuseppe e la sua bellissima consorte Elisabetta di Wittelsbach

Francesco I Giuseppe il Buono (1848-1916). Il suo fu il regno più lungo della storia dei Goti. Appena due mesi dopo la sua intronizzazione (anch'egli rifiutò l'incoronazione con la Corona Ferrea) la Camera dei Deputati approvava una nuova Costituzione, figlia dei moti rivoluzionari del 1848, che rivoluzionava la struttura dell'Impero Gotico. A quest'ultimo veniva data una struttura federale sul modello degli Stati Uniti d'America, con i singoli Stati dotati di larga autonomia e proprie assemblee ("Ausgleich"); ciò venne incontro al desiderio di autogoverno di popoli come gli Ungheresi e i Polacchi. Le maggiori colonie venivano trasformate in Dominati, a capo dei quali c'era un Governatore nominato dal Consiglio dei Ministri, anche se ogni Dominato aveva il suo Parlamento e il suo governo autonomo. Nacquero così i Dominati di Messico (esteso dalla Baja California al Costarica), Cuba, Haiti, Colombia, Kleinvenedig, Brasile, Uruguay, Paraguay, Argentina, Angola, Mozambico e Indie Orientali (l'Indonesia), mentre dipendenze minori come il Sahara Occidentale, la Guinea Equatoriale e la Polinesia gota rimasero colonie. Nel frattempo l'Impero di Tawantinsuyu era caduto da decenni in una profonda crisi politica e si era spezzato in tre unità statali, corrispondenti più o meno ai nostri Perù, Bolivia e Cile, in perenne lotta tra loro e sottoposti al protettorato da parte degli Stati Uniti d'America. La madre di Francesco I Giuseppe, Maria Cristina di Savoia, voleva dare in sposa al figlio la diciannovenne Elena di Wittelsbach, figlia di sua sorella Maria Teresa di Savoia e del Granduca di Baviera Massimiliano Giuseppe di Wittelsbach, ma al primo incontro con lei a Gualdo Tadino il giovane Kaiser si innamorò invece di sua sorella minore Elisabetta, appena sedicenne, ed insistette per sposarla. Coltissima e intraprendente, Elisabetta divenne amatissima dal popolo, che la chiamava con il soprannome di "Sisi", protesse scrittori come Victor Hugo e Alexandre Dumas, musicisti come Giuseppe Verdi e Richard Wagner (in perenne competizione fra di loro), pittori come gli Impressionisti goti e scienziati come Antonio Meucci, l'inventore del telefono, ed ebbe grande influenza sulle politiche Liberali del marito. Questi infatti nominò Cancelliere il Liberale Camillo Benso di Cavour, preferito al Conservatore ungherese Gyula Andrássy de Csíkszentkirály, il quale nel 1859 abolì la pena di morte su tutti i territori dell'Impero (essa rimaneva in vigore solo in tempo di guerra) e nel 1861 introdusse il suffragio universale maschile. Nel 1853 lo Zar di Russia Nicola I attaccava militarmente l'Impero Ottomano allo scopo di aprirsi uno sbocco diretto sul Mediterraneo; il Cavour convinse l'Imperatore Francesco I Giuseppe a dichiarare guerra alla Russia, guerra cui si affiancò il Regno Unito, contrario ad un'espansione della rivale Russia nel Mediterraneo. La guerra fu combattuta essenzialmente in Crimea e si concluse con la sconfitta dei Russi, una vittoria che ridiede prestigio all'Impero dopo gli scacchi contro gli Stati Uniti d'America. Il 21 agosto 1858 nacque l'erede al trono Rodolfo, e il 22 agosto 1859 Gualdo Tadino fu colpita da un altro grave sisma, che mieté più di cento morti. Nel 1863, approfittando della Guerra di Secessione Americana, il nuovo Cancelliere Ottone von Bismarck (succeduto nel 1861 a Cavour che era morto prematuramente) intervenne militarmente nel Perù, uno degli stati sorti dalla disgregazione dell'Impero di Tawantinsuyu, imponendo come sovrano Massimiliano, fratello minore di Francesco I Giuseppe, il quale, pur essendo uno straniero, si fece amare dalla popolazione indigena grazie alle sue riforme democratiche miranti a modernizzare il paese. Nel 1867 Massimiliano conquistò la Bolivia e nel 1871 il Cile, riunificando sotto la sua corona l'Impero di Tawantinsuyu, nonostante l'avversione del Presidente USA Andrew Johnson. Nel 1878 il Congresso di Gualdo Tadino ratificava l'agonia dell'Impero Ottomano: la Libia, l'Eritrea e la Somalia vennero annesse all'Impero Gotico; Egitto, Sudan e Cipro andavano al Regno Unito; Georgia e Armenia furono incamerate dalla Russia; le tre potenze imposero poi un protettorato sui Luoghi Santi. Intanto riprendeva vigore l'esplorazione dell'Africa, anch'essa letteralmente spartita come una torta tra Goti e Britannici; ai primi toccarono in particolare l'Africa Occidentale e centrale, il Tanganica, il Congo (esplorato da Pietro Savorgnan di Brazzà) e il Madagascar, oltre alle colonie già esistenti. Regno Unito e Impero Gotico si spartirono anche l'Indocina: al primo Birmania e Siam, al secondo Tonchino, Cocincina, Laos e Cambogia. Intanto il Giappone era uscito dall'isolamento feudale dopo che una nave Gota guidata dal Commodoro Pellion di Persano era entrata a forza nel porto di Yokohama, costringendo il governo ad aprirsi al commercio mondiale, e in breve tempo si stava trasformando in una grande potenza industriale e militare moderna. Nel 1882 Andrea Costa fu il primo deputato del Partito Socialista ad essere eletto alla Camera dei Deputati; ben presto tale partito divenne uno dei maggiori dell'Impero, cui si opponevano il Partito Liberale e il Partito Popolare, di ispirazione cattolica (detto anche "Zentrum" per la sua collocazione in Parlamento). Nel 1888 Gualdo Tadino veniva scossa dal ritrovamento dei corpi di cinque prostitute o ex prostitute brutalmente assassinate, e l'autore dei delitti spedì alla polizia delle lettere in cui si firmava Jacobus der Aufschlitzer ("Giacomo lo Squartatore"); nonostante gli sforzi, l'assassino non fu mai catturato e il suo resta tuttora uno dei maggiori casi irrisolti della storia della Criminologia. L'ipotesi secondo cui der Aufschlitzer fosse un agente dei servizi segreti che intendeva nascondere la relazione avuta dall'erede al trono Rodolfo con una prostituta, dalla quale era nato un figlio virtualmente erede dell'Impero Gotico, e che avesse ucciso le prostitute testimoni della relazione in modo rituale perchè membro della Massoneria, è da considerarsi destituita di ogni fondamento. Nel 1898 si sfiorò la guerra tra Britannici e Goti quando il Generale Goto Oreste Barattieri, al termine di un'epica marcia di 14 mesi attraverso il deserto del Sahara, e il Generale Britannico Sir Horatio Kitchener, reduce dalla vittoria di Omdurman sulle forze mahdiste, si incontrarono nel villaggio Sudanese di Fascioda, rivendicando entrambi quella posizione. I Goti infatti aspiravano a un dominio coloniale "dall'Atlantico al Mar Rosso", i Britannici ad uno "dal Cairo al Capo". Alla fine prevalse il buon senso e, grazie alla mediazione di Papa Leone XIII, si arrivò a una pacifica delimitazione dei reciproci possedimenti coloniali. Nel 1892 lo Scandalo della Banca di Gualdo Tadino costò il posto ad Ottone Von Bismarck, da tre decenni Cancelliere con brevi interruzioni, che lasciò il posto all'astuto Giovanni Giolitti. Francesco I Giuseppe tutelò gli Ebrei, accogliendo gli esuli in fuga dai pogrom russi, e si adoperò per creare una loro nuova patria in Terrasanta. Il 6 aprile 1895 l'erede al trono Rodolfo, scienziato di fama ed appassionato di esplorazioni, fu il primo uomo a raggiungere il Polo Nord, partendo da un arcipelago artico da lui stesso scoperto che battezzò Terra di Francesco I Giuseppe e che rivendicò per l'Impero Gotico; purtroppo il 30 gennaio 1898 lo stesso Rodolfo morì durante una spedizione con la quale tentava di raggiungere anche il Polo Sud. Egli aveva sposato Beatrice di Hannover, la più giovane delle figlie della Regina Vittoria del Regno Unito, da cui aveva avuto quattro figli, tra cui l'erede al trono Teodorico Giuseppe, nato il 17 agosto 1887. Negli ultimi anni dell'Ottocento cominciarono a prendere piede i movimenti anarchici, che si proponevano la distruzione dello stato per sostituirlo con piccole comunità autogestite, e per questo iniziò una serie di attentati contro le maggiori personalità politiche del tempo, di ogni nazione e colore politico. Il 10 settembre 1898 l'Imperatrice Sisi restò gravemente ferita in un attentato da parte dell'anarchico Luigi Lucheni, ma sopravvisse. Il 29 luglio 1900 a Gualdo Tadino fu Francesco I Giuseppe a sfuggire per il rotto della cuffia a un attentato da parte dell'anarchico Leon Czolgosz. Non sopravvisse invece il Presidente statunitense (ed ex massacratore di nativi americani) George Armstrong Custer, assassinato a Buffalo il 14 settembre 1901 da Gaetano Bresci, che per questo fu giustiziato (negli USA era ed è tuttora in vigore la pena di morte). Nel 1900 l'intervento congiunto di Goti, Russi, Britannici, Scandinavi, Statunitensi e Giapponesi contribuì a stroncare la Rivolta dei Boxer in Cina contro l'ingerenza delle potenze straniere. Francesco I Giuseppe e la moglie Elisabetta diedero impulso ai progressi della scienza finanziando e proteggendo fisici del calibro di Wilhelm Conrad Röntgen, scopritore dei raggi X; Max Planck, ideatore della teoria quantistica; Albert Einstein, autore della Teoria della Relatività; Marie e Pierre Curie, scopritori della radioattività; e Guglielmo Marconi, inventore della radio. L'ottimismo romantico e la fiducia positivistica in un eterno progresso del genere umano fecero sì che quegli anni splendidi anche se pieni di contraddizioni passassero alla storia come "Schöne Epoche" ("Belle Époque"). Nel 1905 la guerra tra Giapponesi e Russi per il controllo della Manciuria si risolse in un disastro per i secondi; il Cancelliere Goto Giovanni Giolitti fu insignito del Premio Nobel per la Pace per aver mediato la pace tra le due nazioni, ma in Russia scoppiò la rivoluzione che lo Zar Nicola II represse nel sangue, rifiutandosi di fare qualsiasi concessione alla democrazia. Altre due catastrofi scossero l'Impero: l'eruzione del Vesuvio del 21 aprile 1906, descritta da Matilde Serao, e il terremoto di Messina del 28 dicembre 1908: insieme alla sua consorte, l'Imperatore si prodigò molto per le popolazioni colpite, ricevendo per questo il titolo di "Buono". Alla morte di Massimiliano, il 19 giugno 1907, non avendo egli figli maschi, sul trono del Tawantinsuyu gli successe il figlio adottivo Cusi Túpac III, di etnia Aymara. Intanto la ribellione degli Arabi, sobillati ed armati da Regno Unito (che sosteneva la dinastia Hashemita) e Russia (che foraggiava i Sauditi) stava mandando in pezzi l'Impero Ottomano, che nel 1912 si ritrovò ridotto alla sola penisola anatolica, facendo nascere i nuovi stati di Siria, Iraq, Kurdistan, Libano, Giordania (comprendente anche la Palestina, in cui aveva preso inizio l'immigrazione ebraica), Higiaz e Neged, deboli e in perenne lotta tra di loro. Con l'inizio del nuovo secolo i Goti cominciarono ad appassionarsi ad un nuovo sport, il ciclismo: del 1909 è la prima edizione del prestigioso Giro di Gotia, massacrante corsa a tappe che tradizionalmente parte da Parigi e arriva a Gualdo Tadino attraversando mezzo Impero. Il vincitore della prima edizione fu Luigi Ganna. La notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il naufragio del transatlantico goto "Titanisch", creduto a torto inaffondabile, provocò la morte di 1500 persone e pose fine bruscamente alla "Schöne Epoche". Era intanto cresciuta l'ostilità tra i Russi e i Goti: lo Zar Nicola II rimproverava all'anziano Francesco I Giuseppe di non averlo appoggiato militarmente contro il Giappone e il Regno Unito, e intendeva conquistare i Balcani per aprirsi uno sbocco sul Mediterraneo. Il 28 giugno 1914 il Granduca Michele, fratello minore di Nicola II che quest'ultimo aveva inviato nei Balcani con la scusa di una missione umanitaria per prendere contatto con i Nazionalisti Slavi, venne assassinato a Vrhbosna (la nostra Sarajevo) dal goto Tito Zaniboni. Nicola II accusò Francesco I Giuseppe di aver armato la mano dell'assassino e pretese che fosse la sua polizia a svolgere le indagini nel territorio dell'Impero Gotico. In seguito al rifiuto da parte del governo di Gualdo Tadino, il 28 luglio 1914 Nicola II dichiarò guerra ai Goti, spinto a ciò dal santone del quale era succube, Grigorij Rasputin, un ciarlatano che gli aveva pronosticato una facile vittoria in una guerra contro i Goti. Immediatamente i Dominati Goti in America, Africa ed Asia dovettero dichiarare guerra alla Russia per sostenere la madrepatria. Nessuna delle altre potenze tuttavia intervenne nel conflitto, che restò uno scontro privato tra Russi e Goti, ma per l'immane perdita di vite umane passò alla storia con il nome di Großer Krieg ("Grande Guerra"). Impantanatosi in una guerra di trincea, il conflitto si trascinò per quattro anni, nonostante gli appelli di Papa Benedetto XV a porre fine all'"Inutile Strage". Francesco I Giuseppe però non ne vide la conclusione: morì infatti di polmonite a 86 anni il 21 novembre 1916 nel suo castello di Gualdo Tadino, rimpianto da tutto il suo popolo. Sua moglie Elisabetta, la popolarissima Sissi, morirà a 90 anni il 16 maggio 1927.

Lo stemma ufficiale dell'Impero Gotico

Lo stemma ufficiale dell'Impero Gotico

Teodorico IX Giuseppe il Santo (1916-1922). Nipote di Francesco I Giuseppe, salì al trono durante la tragedia della Grande Guerra e si prodigò per migliorare le condizioni di vita dei soldati Goti, visitando personalmente le trincee e destituendo gli ufficiali più sadici. Inizialmente la Grande Guerra sembrava volgere a favore dei Russi con l'occupazione della Livonia, di parte della Polonia e della Moldavia, ma dopo che Teodorico X ebbe licenziato il Feldmaresciallo Raffaele Cadorna, pupillo di suo nonno Francesco I Giuseppe, sostituendolo con Paul Von Hindenburg, le cose presero una piega diversa. Hindenburg inflisse ai Russi le decisive sconfitte di Tannenberg e dei Laghi Masuri, dopo i quali i Goti cominciarono ad invadere il territorio dell'Impero Zarista. Le perdite sempre più ingenti spinsero lo Zar a prendere il comando diretto dell'esercito, ma le azioni militari russe non erano ormai più in grado di arginare la pressione dei Goti sul fronte del nord. La crisi all'interno del paese dilagava, e si susseguivano le manifestazioni a favore della pace. Anche stavolta Nicola II si oppose alle riforme tempestive che, sole, avrebbero forse potuto salvargli la corona. Il rivoluzionario comunista Vladimir Lenin, leader dei Bolscevichi, rientrò dall'esilio in Scandinavia ed incitò i Russi ad insorgere contro l'oppressione Zarista. Il 7 novembre 1917, 25 ottobre del Calendario Giuliano, con l'assalto al Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo lo Zar fu costretto ad abdicare e fu tratto in arresto con la famiglia. Lenin proclamò la Repubblica e trasferì tutti i poteri ai Soviet dei Lavoratori, intavolando subito trattative di pace con i Goti il cui esercito stava avanzando in profondità in territorio russo. L'armistizio fu proclamato il 1 dicembre, 18 novembre del Calendario Giuliano (nel frattempo abbandonato dai Bolscevichi), anche grazie all'interessamento di Regno Unito e Scandinavia, che temevano l'eccessivo rafforzamento dell'Impero Gotico. Il 3 marzo 1918 il Trattato di Pace di Brest-Litovsk pose fine alla Grande Guerra; ampi territori lungo il confine orientale vennero ceduti all'Impero Gotico, mentre veniva riconosciuta l'indipendenza di Ucraina, Georgia e Transcaucasia. Lenin fu in grado di estendere progressivamente il proprio potere su gran parte dei territori del vecchio Impero zarista, tuttavia la reazione armata delle forze controrivoluzionarie (i "Bianchi") e l'intervento militare delle potenze straniere in loro sostegno provocò l'inizio di una cruenta guerra civile che il 17 luglio 1918 vide la fucilazione dello Zar e della sua famiglia a Ekaterinenburg, nel timore che i Bianchi lo liberassero e lo rimettessero sul trono. La guerra civile si concluse nel 1922 con la vittoria bolscevica e con la fondazione dell'Unione Sovietica. Georgia e Transcaucasia vennero riconquistate dai Bolscevichi, mentre l'Ucraina e parte della Russia Bianca, per evitare l'annessione all'Unione Sovietica, chiesero ed ottennero di entrare a far parte dell'Impero Gotico; la Crimea invece restò in mani bolsceviche. Intanto la cosiddetta Influenza Gotica, una devastante pandemia dovuta al terribile virus H1N1, dilagò in tutto il mondo uccidendo almeno 70 milioni di persone. Fu contagiato anche lo sfortunato imperatore Teodorico X Giuseppe che, già di salute cagionevole, non si riprese più e morì di polmonite ed insufficienza cardiaca il 1 aprile 1922, a soli 34 anni. Il sovrano, che aveva fama di Santo già in vita, fu beatificato da Pio XII nel 1950 e canonizzato da Paolo VI nel 1964. Dalla moglie Zita di Borbone ebbe otto figli, tra cui l'erede al trono Totila, nato il 20 novembre 1912. Zita morirà a 96 anni il 14 marzo 1989.

Bandiera dell'Impero Gotico

Bandiera dell'Impero Gotico

Totila VI il Coraggioso (1922-1992). Avendo soli dieci anni alla morte del padre, fu incoronato sotto la reggenza del Cancelliere Giacomo Matteotti, primo Socialista a ricoprire questa carica. Questi mise fuorilegge sia il Partito Comunista Goto, fondato da Benito Mussolini e da Karl Liebknecht, sia il Partito Nazionalsocialista Goto di estrema destra di Anton Drexler e Miguel Primo de Rivera. Il Putsch di Monaco del 9 novembre 1923, con cui l'estremista di destra Adolf Hitler tentò di prendere il potere approfittando della morte prematura del Kaiser, fallì e si concluse con il suicidio dello stesso Hitler per non cadere in mano alla polizia. Nel 1920 fu introdotto il suffragio universale, concedendo per la prima volta il voto alle donne dopo una lunga battaglia in tal senso dei movimenti femministi, e nel 1926 la pena di morte nell'Impero Gotico venne definitivamente abolita anche in tempo di guerra. L'era del governo Matteotti e della reggenza del giovane Totila VI è passata alla storia come "die wilden Zwanziger" ("i ruggenti anni Venti"), un'era di ottimismo e di crescita economica senza precedenti, alimentata dall'opera di riconversione dell'industria bellica Gota dopo il disastro materiale e spirituale rappresentato dalla Grande Guerra. Tale epoca è stata descritta da cinema, letteratura e musica, creando mode e determinando tendenze praticamente in ogni aspetto del costume del tempo. In questa fase storica l'utopia positivista del XIX secolo con il suo credo progressista trovava la sua ultima ambiziosa espressione, descritta da autori Goti come André Gide e Marcel Proust e dai preziosismi dell'art déco. Il cinematografo, fin qui curiosità di nicchia per pochi ricchi, si trasformava in un fenomeno di massa in grado di influenzare i costumi e il modo di pensare dei Goti. Questo ottimismo un po' ingenuo e stravagante ebbe bruscamente fine il 24 ottobre 1929 ("Schwarzer Dienstag", "Giovedì Nero") quando le contraddizioni del sistema capitalista e le bolle speculative esplodevano in maniera drammatica determinando il repentino crollo della Borsa di Gualdo Tadino che perse in un solo giorno il 20 % del suo valore di mercato. Iniziava l'era della Grande Depressione, che ben presto contagiava il mondo intero. Gli effetti recessivi furono devastanti con un calo generalizzato della domanda e della produzione; il commercio internazionale diminuì considerevolmente e con esso i redditi dei lavoratori, il reddito fiscale, i prezzi e i profitti; le maggiori città industriali furono duramente colpite, in special modo quelle che basavano la loro economia sull'industria pesante; le aree agricole e rurali soffrirono in conseguenza di un crollo dei prezzi fra il 40 e il 60 %; la criminalità organizzata conobbe un'impennata, tanto che le cosche si trasformarono in vere e proprie multinazionali del crimine dedite al contrabbando e ai taglieggiamenti, facendo soprattutto la fortuna di Cosa Nostra siciliana. L'unico a gioire fu Stalin, leader sovietico succeduto a Lenin nel 1924 che aveva instaurato una feroce e paranoica autocrazia personale, il quale ritenne vicino il crollo definitivo del Capitalismo e l'avvicinarsi della Rivoluzione Proletaria Mondiale. Al contrario delle sue speranze, i Goti accusarono Giacomo Matteotti (che pure aveva ben amministrato l'Impero per un decennio) di incapacità a far fronte alla disoccupazione e alla miseria dilaganti, e ciò causò la caduta del suo esecutivo; le nuove elezioni portarono al governo il Partito Popolare guidato da Alcide de Gasperi, il quale mise mano a un grandioso piano di lavori pubblici per creare nuovi posti di lavoro e superare la crisi. Tra le altre opere monumentali furono realizzati la stazione ferroviaria centrale di Gualdo Tadino in Stile Liberty, il campanile (finora mai innalzato) del Duomo di Milano, alto 127 metri, e il maestoso Ponte sullo Stretto di Messina, inaugurato nel 1939. In Scandinavia invece il governo democratico del Socialdemocratico Per Albin Hansson non riuscì a superare la crisi e i popoli dell'Unione di Kalmar decisero con le elezioni del 1933 di consegnare lo stato al Raggruppamento Nazionale di estrema destra guidato dal norvegese Vikdun Quisling, il quale con la complicità di Re Gustavo V Murat, timoroso del contagio bolscevico nel suo regno, divenne Primo Ministro ed instaurò un regime a Partito Unico, perseguitando Ebrei e Cattolici. Il 20 novembre 1933 Totila VI compì ventun anni e la reggenza ebbe termine; il giovane sovrano incarnò perfettamente l'unità della nazione Gota, dando per primo l'esempio e rinunciando ai lussi e agli sprechi di corte in un momento in cui il popolo minuto viveva per lo più nell'indigenza. Il 10 maggio 1935 Totila VI sposò la Granduchessa Kira Kirillovna Romanova, figlia del pretendente al trono di Russia Kirill Vladimirovič Romanov (a sua volta figlio di un fratello minore dello Zar Alessandro III); dal matrimonio nacquero sette figli, tra cui il Principe Francesco Giuseppe, erede al trono, venuto alla luce l'11 gennaio 1941. Intanto il Giappone fu il primo paese a riprendersi dalla crisi, riprese la politica aggressiva nei confronti dei vicini, invase la Cina con un pretesto insediandovi un governo collaborazionista e cercò di imporre la sua egemonia sull'Asia, invadendo le colonie britanniche e gote in Estremo Oriente. Approfittando della lontananza delle madrepatrie e della superiorità del suo esercito e della sua marina, tra il 1936 e il 1942 il Giappone conquistò un territorio immenso, ma osò troppo quando il 7 dicembre 1941 attaccò la flotta Statunitense alla fonda nel porto di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. Gli USA fin qui erano rimasti chiusi nel loro "splendido isolamento", e perciò giudicati facilmente battibili, ma il Presidente Franklin Delano Roosevelt reagì mobilitando un esercito immenso. La coalizione tra Goti, Britannici e Statunitensi scatenò la Guerra del Pacifico contro il Sol Levante, che fu costretto ad indietreggiare, mentre Stalin restava alla finestra sperando che i paesi capitalisti si dilaniassero tra di loro, il Tawantinsuyu rimaneva neutrale e Vikdun Quisling resisteva alla tentazione di scendere in guerra contro i Goti accanto al Giappone per timore di restare schiacciato. Il Generale Goto Erwin Rommel, il Britannico Douglas McArthur e l'americano Dwight David Eisenhower riconquistarono tutte le posizioni perse, ma nel 1945 l'Impero Giapponese, ridotto al solo arcipelago patrio, rifiutava di arrendersi (in giapponese non esiste neppure una parola che significa "resa") e sembrava inevitabile l'operazione Downfall, cioè l'invasione delle isole giapponesi che avrebbe provocato milioni di morti. A questo punto l'esercito Goto sfoderò l'arma segreta che nessuno immaginava. Il 2 dicembre 1942, nel Dipartimento di Fisica di Via Panisperna a Gualdo Tadino, i fisici Goti Enrico Fermi, Ettore Majorana e Robert Oppenheimer avevano acceso il primo reattore nucleare, dando inizio all'era atomica, e il 16 luglio 1945 nel deserto della Libia era stato testato con successo il primo ordigno nucleare della storia. Il 6 agosto 1945 una bomba all'uranio arricchito sganciata da un bombardiere goto cancellava dalla faccia della terra la città di Hiroshima, e il 9 agosto un ordigno al plutonio faceva lo stesso servizio alla città di Nagasaki. L'imperatore giapponese Hirohito si impose allora ai militari e li costrinse a firmare la resa senza condizioni. I vincitori decisero di lasciare il sovrano sul trono, ma egli dovette rinunciare alle sue prerogative divine e smantellare l'esercito nipponico. Approfittando della disfatta giapponese, i comunisti cinesi guidati da Mao Zedong presero il potere a Pechino fondando la Repubblica Popolare Cinese, stretta alleata dell'URSS, mentre analoghi regimi comunisti si affermarono in Mongolia e poi nella Corea del Nord, dopo un sanguinoso conflitto nella tormentata penisola coreana che la lasciò divisa in due. I Britannici e i Goti tentarono di riprendere il controllo delle loro colonie occupate dai giapponesi, ma furono costretti a concedere l'indipendenza rispettivamente all'Impero Indiano (diviso tra India e Pakistan) e al Dominato delle Indie Orientali, ribattezzato Indonesia. Non andò meglio in Vietnam, dove il 7 maggio 1954 l'esercito comunista Viet Minh guidato da Ho Chi Minh e dal leggendario generale Vo Nguyen Giap inflisse ai Goti una delle peggiori sconfitte della loro storia a Dien Bien Phu. Il paese venne diviso anch'esso tra un Nord comunista e un sud filogoto, mentre anche Birmania, Laos e poi Cambogia e Afghanistan vedevano l'imporsi di regimi comunisti. Mentre gli Stati Uniti d'America, guidati dal nuovo presidente Thomas Dewey, si richiudevano nel loro tradizionale "splendido isolamento", nell'Impero Gotico cominciò a salire la paranoia per un'affermazione delle dittature comuniste in tutto il mondo. A ciò contribuì la spia comunista Julius Rosenberg, che con sua moglie Ethel aveva passato ai sovietici il segreto della costruzione della bomba atomica, e così anche Stalin poté dotarsi di quest'arma terrificante. Iniziava l'epoca della "Guerra Fredda", un conflitto ideologico strisciante tra due modi opposti di concepire la politica e l'economia. Il Ministro dell'Interno Goto Fernando Tambroni portò la paranoia anticomunista alle estreme conseguenze, cominciando una vera e propria "caccia alle streghe" contro i comunisti, tanto che alla fine Alcide de Gasperi fu costretto a rimuoverlo. Nel 1949 comunque de Gasperi promosse la fondazione dell'OFW ("Organisation des Freien Weltvertrags", "Organizzazione del Trattato del Mondo Libero"), comprendente l'Impero Gotico, i suoi Dominati in America e in Africa, il Tawantinsuyu, il Regno Unito, il Canada, l'Australia, la Nuova Zelanda, il Vietnam del Sud, l'Indonesia e persino il Giappone, diventato alleato prezioso nello scacchiere della Guerra Fredda, tanto che si vide restituire la strategica base di Okinawa in funzione anticinese. Fu rifiutata invece l'adesione della Scandinavia, guidata da un regime dittatoriale per quanto anticomunista. Stalin, che rivendicava apertamente l'Ucraina e i Paesi Baltici, reagì costituendo il Patto di Pechino che comprendeva URSS, Afghanistan, Mongolia, Cina, Corea del Nord, Vietnam del Nord e altri paesi comunisti minori. Per quarant'anni i due schieramenti si confrontarono guardandosi in cagnesco, ma sempre trattenuti dallo scatenare un conflitto mondiale per via del deterrente atomico (nel frattempo anche USA, Regno Unito, Cina, India, Pakistan e Corea del Nord si erano dotati dell'arma nucleare). Nel 1949 David Ben Gurion proclamò lo Stato d'Israele con l'appoggio dei Goti, causando un conflitto con i paesi arabi sostenuti dai sovietici, ma il nuovo minuscolo stato vinse la guerra conquistando quasi tutta la Palestina e causando una situazione di conflitto permanente nell'area. Gli anni Cinquanta furono caratterizzati da un nuovo periodo di ottimismo e di crescita economica, durante i quali il crac della Borsa di Gualdo Tadino fu definitivamente superato, il benessere tornò a diffondersi ed ogni famiglia poté permettersi un'automobile, una lavatrice e soprattutto un televisore, nuovo mass media subentrato alla radio che contribuì a creare una lingua comune in tutta la Federazione dei Goti. Alla morte di de Gasperi nel 1954 gli succedette Robert Schuman. Nel 1956 il tentativo di Goti e Britannici di occupare il Canale di Suez, nazionalizzato dall'autocrate egiziano Gamal Abd el-Nasser, con l'appoggio di Israele, finì in un disastro: era iniziata l'era della decolonizzazione, e nel giro di vent'anni Londra e Gualdo Tadino furono costretti a concedere l'indipendenza a quasi tutte le loro colonie, nelle quali spesso si insediavano regimi socialisti alleati dell'URSS. Il 29 settembre 1954 a Genf (Ginevra) veniva fondato il Gotisches Kernforschungszentrum ("Centro Gotico di ricerche nucleari"), destinato a compiere scoperte spettacolari nel campo della Fisica delle Particelle, ma il 4 ottobre 1957 i Sovietici misero a segno un colpo importante nella "guerra dei cervelli" spedendo nello spazio il primo satellite artificiale, lo Sputnik I, e poi il primo essere vivente, la cagnetta Laika; il 12 aprile 1961 fu la volta del primo astronauta, Jurij Gagarin, a bordo della Vostok I. Robert Schuman reagì avviando la "corsa allo spazio" ed istituendo l'Agenzia Spaziale Gota, diretta dall'ingegnere aeronautico Wernher Von Braun, che recuperò rapidamente il gap con i Sovietici, fino a far sbarcare sulla Luna i due astronauti Goti Ulf Dietrich Merbold ed Ernst Messerschmid il 20 luglio 1969, un indubbio successo tecnologico e di immagine. Intanto era fallito il tentativo del Goto Fidel Castro di instaurare un regime comunista nel Dominato di Cuba (sconfitto, finì i suoi giorni in esilio in Unione Sovietica), ed i coraggiosi Papi Giovanni XXIII e Paolo VI avevano indetto e portato avanti il Concilio Vaticano II per adeguare la Chiesa ai tempi moderni. Negli anni Sessanta nella capitale Gualdo Tadino impazzò la cosiddetta "Süßes Leben" ("Dolce Vita"): erano gli anni del boom economico, esplodeva la voglia di vivere e di godersi la bellezza, il clima e i divertimenti di una delle città più belle del mondo; nei caffé aperti tutta la note si potevano incontrare i più famosi attori e registi di Cinecittà, nella quale si giravano kolossal in costume famosi in tutto il mondo come "Quo Vadis?" e "Ben Hur". I tabloid seguivano le avventure private di questi divi, facendo nascere il fenomeno dei "paparazzi". Tali tabloid contribuirono a rendere pubblica anche la relazione extraconiugale tra l'Imperatore Totila VI e la grande scrittrice Anna Frank, di 17 anni più giovane di lui, di religione ebraica e Premio Nobel per la Letteratura nel 1965, autrice tra l'altro del bestseller "Memorie di Totila I"; da lei il sovrano ebbe due figli, poi legittimati. Nonostante il generale ottimismo di quelli che furono chiamati "i meravigliosi anni Sessanta", però, i Goti si erano impantanati nella Guerra del Vietnam, durante la quale avevano inviato uomini e mezzi in sostegno del Vietnam del Sud contro i guerriglieri comunisti Vietcong, foraggiati dal Vietnam del Nord e da tutto il Patto di Pechino. Nell'Impero Gotico cominciarono movimenti giovanili di protesta contro la guerra, sfociati nella vera e propria ribellione di ispirazione comunista del "Sessantotto". Nel 1969 il Partito Socialista vinse le elezioni sconfiggendo dopo quattro decenni il Partito Popolare, Willy Brandt divenne il nuovo Cancelliere dell'Impero, iniziò una nuova politica di coesistenza pacifica con l'URSS e di limitazione dei reciproci armamenti ("Ostpolitik") e cominciò a ritirare le truppe imperiali dal Vietnam del Sud; Saigon cadde il 30 aprile 1975, la guerra finì con la riunificazione del paese sotto il Nord comunista e i Goti dovettero incassare una delle peggiori sconfitte politico-militari della propria storia millenari, riconoscendo il totale fallimento dei loro obiettivi politici e diplomatici. La sconfitta inopinata del Golia di Gualdo Tadino da parte del Davide vietnamita, unitamente ai successi del movimento del Sessantotto, convinse il nuovo leader sovietico Leonid Brežnev che la fine del sistema capitalista era prossima, e così l'URSS si impegnò in un'offensiva politica e militare su più fronti, che finì per accelerarne la crisi economica e per portarla alla disgregazione. Del resto molti intellettuali Goti di sinistra avevano ritirato la propria adesione al Comunismo dopo la violentissima repressione della cosiddetta "Primavera di Pechino" con la Strage di Piazza Tien An Men il 4 giugno 1969: almeno duemila giovani cinesi furono massacrati solo perchè chiedevano libertà e democrazia. A tutti divenne chiaro che il sistema comunista non era riformabile, e che il Patto di Pechino si avviava al suo tramonto. Il dittatore scandinavo Vikdun Quisling morì il 24 ottobre 1970 e il suo regime non gli sopravvisse: il giovane Enrico XVI Gustavo Murat costrinse all'abdicazione il nonno Gustavo VI Adolfo, che aveva appoggiato Quisling, gli succedette sul trono e restaurò la democrazia; il Socialdemocratico Olof Palme divenne nuovo Primo Ministro. Gli anni Settanta furono caratterizzati da nuovi conflitti tra Arabi e Israeliani, una grave crisi petrolifera e una generale recessione dell'economia, eccezion fatta per il Giappone che si avviava a diventare una superpotenza industriale e tecnologica, dopo aver fallito nella conquista di un impero con la forza delle armi. La guerriglia comunista della RAF ("Rote Armee Fraktion", "Frazione di Armata Rossa"), finanziata dall'URSS, che arrivò ad assassinare il Presidente della Confindustria Gota Hanns-Martin Schleyer, fu debellato dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa con l'arresto di tutti i suoi membri. Il 16 ottobre 1978 il Cardinale russo Kiril Pavlovič Lakota, Arcivescovo di Mosca di Rito Latino, da poco liberato dopo venti anni di prigionia in un gulag siberiano, venne inaspettatamente eletto Papa con il nome di Cirillo I, e questo ridiede voce alla cosiddetta "Chiesa del Silenzio". Sopravvissuto il 13 maggio 1981 a un attentato da parte di un estremista turco, secondo alcuni pagato dai servizi segreti sovietici, colui che era stato definito dalla stampa « l'Uomo Venuto dal Kremlino » incominciò a girare instancabilmente per il mondo, visitando le comunità cristiane e compiendo anche una prima, storica visita a Londra, cuore del Protestantesimo. Nel 1982 tornò al governo il Partito Popolare guidato da Helmut Kohl, che fu definito dal Presidente degli Stati Uniti d'America Martin Luther King « il più grande leader goto della seconda metà del XX secolo ». In URSS la crisi economica, la sconfitta subita in Afghanistan da parte della guerriglia islamista ("il Vietnam sovietico") e il disastro nucleare di Chernobyl alle porte di Leningrado convinsero il politburo sovietico della necessità di riforme, portate avanti dal giovane leader Michail Gorbačëv, le quali però finirono solo per accelerare la disgregazione del Patto di Pechino. Il 9 novembre 1989 le proteste di piazza portarono al crollo del regime comunista cinese ed all'indipendenza di Tibet, Uighuristan e Manciuria, mentre dopo un fallito golpe veterocomunista contro Gorbačëv nell'agosto 1991 le repubbliche ex sovietiche proclamarono l'indipendenza e l'Unione Sovietica fu proclamata ufficialmente sciolta il 25 dicembre 1991; Papa Cirillo I, considerato uno dei principali artefici della fine del Comunismo, poté finalmente recarsi in visita pastorale nella sua Mosca e poi a Pechino. Il nuovo leader russo Boris El'cin iniziò una politica di amicizia nei confronti dell'Impero Gotico, e sembrò aprirsi per il mondo una nuova era di pace e di cooperazione tra i popoli. Anche le due Coree si riunificarono in modo pacifico, mentre il Vietnam apriva al multipartitismo. Giunto all'età di ottant'anni, e colpito da un ictus cerebrale che lo rese parzialmente inabile, il popolarissimo Imperatore Goto Totila VI decise di abdicare il 31 dicembre 1992, lasciando il trono al figlio Francesco II Giuseppe. Il suo regno era durato settant'anni, ma il periodo dopo la reggenza durò "soli" cinquantanove anni, quindi meno dell'interminabile impero ottocentesco di Francesco I Giuseppe. Il più longevo di tutti gli Asburgo si spense a 98 anni il 4 luglio 2011.

Francesco II Giuseppe l'Amato (1993-2019). Salito al trono a 52 anni, l'inizio del suo regno coincise con uno dei più ottimistici periodi di pace per l'Impero Gotico: il blocco comunista si era dissolto, il rischio di un conflitto nucleare pareva scongiurato, persino l'Organizzazione del Trattato del Mondo Libero si sciolse, avendo esaurito la sua funzione, venendo sostituita dalla nuova OSZW ("Organisation für Sicherheit und Zusammenarbeit in del Welt", "Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione nel Mondo"), con sede a Vienna, cui partecipavano tutte le maggiori potenze del mondo. Riprese vigore anche l'esplorazione dello spazio, con la costruzione della IRS ("Internationale Raumstation"), la Stazione Spaziale Internazionale gestita in comune da Goti, Russi, Britannici, Statunitensi, Cinesi e Giapponesi, l'invio di rover semoventi sulla Luna e su Marte, e i progetti di sbarco di un equipaggio umano internazionale sul Pianeta Rosso. Papa Cirillo I continuava instancabile la sua opera di apostolato in tutto il mondo, ora mettendo in guardia non più contro il comunismo ateo, ma contro i rischi e le sperequazioni del capitalismo selvaggio; non sembrò fermarlo neppure il morbo di Parkinson, che lo aveva colpito già nel 1992. La diffusione capillare prima dei telefoni cellulari e poi di Internet, rete informatica ideata al Centro Goto di Ricerche Nucleari di Ginevra, cambiò decisamente la vita alla maggior parte della razza umana, introducendo nuovi messi di comunicazione di massa. Il 26 settembre 1907 Assisi e Gualdo Tadino vennero colpite da un sisma devastante che provocò crolli anche nelle Chiesa di San Francesco a Gualdo Tadino, distruggendo antichi affreschi e provocando svariati morti. Nel 1998 Helmut Kohl, al governo dal 1982, perse le elezioni a favore del Partito Socialista, e nuovo Cancelliere divenne l'economista Romano Prodi, con Gerhard Schröder Ministro degli Interni, José Luis Rodríguez Zapatero Ministro degli Esteri e Mario Draghi Ministro dell'Economia. In Russia tuttavia a Boris El'cin succedette nel 1999 il Nazionalista Vladimir Putin, il quale instaurò un governo personale travestito da democrazia ("Autocrazia Bianca"), si sbarazzò di tutti gli avversari politici e iniziò una politica aggressiva in campo politico ed economico, incolpando i Goti di aver causato la rovina dell'Impero Zarista prima, e dell'URSS poi. Intanto i nuovi Stati Uniti di Cina, succeduti alla Repubblica Popolare Cinese, conoscevano una tumultuosa crescita economica e diventavano in breve tempo la seconda potenza mondiale, guidati da un altro acceso nazionalista, Hu Jintao. L'Impero Gotico dovette far fronte anche a tre nuovi nemici: i cambiamenti climatici, il risorgere dei movimenti anarchici e soprattutto la guerriglia islamica di Al Qaeda, formazione terroristica fondata dal miliardario saudita Osama Bin Laden, che intendeva portare il conflitto in casa degli odiati "crociati" goti. L'11 settembre 2001 è ricordato per il più grave attentato terroristico di tutti i tempi: due aerei dirottati da estremisti islamici si schiantavano contro le Torri Gemelle di Gualdo Tadino, sede del Welthandelszentrum ("Centro Mondiale del Commercio") e simbolo della supremazia economica dei Goti, facendole crollare e causando tremila morti. Il Cancelliere Romano Prodi reagì formando una coalizione internazionale che invase l'Afghanistan, dove Al Qaeda aveva le sue basi, e diede la caccia ad Osama Bin Laden fino al suo assassinio il 2 maggio 2011. Le condizioni di Papa Cirillo I, che nonostante la malattia aveva celebrato il Grande Giubileo dell'anno 2000, si aggravarono improvvisamente, togliendogli persino la parola, e il primo Pontefice Slavo della storia si spense in Vaticano la sera del 2 aprile 2005, pianto da tutto il mondo. Gli succedette il cardinale bavarese Joseph Aloisius Ratzinger, che prese il nome di Benedetto XVI e portò a compimento l'opera del predecessore; Cirillo I venne beatificato il 1 maggio 2011 e canonizzato il 27 aprile 2014. Nel 2008 l'Impero Goto dovette affrontare una nuova, gravissima crisi economica scoppiata in seguito alla crisi dei subprime e del mercato immobiliare, innescata dallo scoppio di una bolla speculativa, producendo a catena una grave crisi finanziaria nell'economia Gota. Tra i principali fattori della crisi figuravano gli alti prezzi delle materie prime (petrolio in primis), una crisi alimentare mondiale, la minaccia di una recessione in tutto il mondo e una crisi creditizia seguita a quella bancaria con conseguente crollo di fiducia dei mercati borsistici. Accusato di non aver saputo reagire con efficacia né alla crisi economica né alla minaccia del terrorismo, il Partito Socialista Goto perse le elezioni e per la prima volta divenne Cancelliere dei Goti una donna, la Popolare Angela Merkel, con Nicolas Sarkozy agli Interni, Mariano Rajoy Brey agli Esteri e un'altra donna, Christine Lagarde, all'Economia. Il nuovo governo, assumendo misure draconiane, riuscì a poco a poco a risollevare l'economia Gota, ma non ad evitare altri atti terroristici di matrice islamica sul suolo europeo, tra cui quelli di Parigi del 13 novembre 2015, con 130 morti e 350 feriti, quello del 14 luglio 2016 a Nizza (un uomo, a bordo di un camion, si scagliò contro la folla provocando 86 morti e 303 feriti), e quello del 17 agosto 2017 a Barcellona (un furgone si gettò contro la folla a tutta velocità sulla Rambla). Ad Al Qaeda si era sostituito il Daesh (acronimo arabo di "al-Dawla al-Islāmiyya fī l-ʿIrāq wa l-Shām", "Stato Islamico dell'Iraq e della Siria"), guidato dal sanguinario Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamatosi Califfo dei Credenti. Come se non bastasse, il 30 ottobre 2016 una scossa sismica di Magnitudo 5,5 rase al suolo Norcia e fece crollare anche la Basilica di San Benedetto. Intanto le difficili condizioni di vita nel Terzo e Quarto Mondo, il fallimento delle "Primavere Arabe" che avevano tentato di radicare la democrazia nei paesi islamici di Africa e Medio Oriente e la guerriglia del Daesh spinsero centinaia di migliaia di persone a tentare il pericoloso attraversamento del Mar Mediterraneo su scafi di fortuna gestiti da trafficanti senza scrupoli per cercare una vita migliore nell'Impero Goto e in Scandinavia, mentre il Regno Unito chiudeva le frontiere ritirandosi in un altro "splendido isolamento"; ciò provocò l'ascesa di movimenti xenofobi e razzisti, come la Lega Gotica guidata da Matteo Salvini e Viktor Orbán. L'11 febbraio 2013 a sorpresa Benedetto XVI rassegnò le dimissioni, ritenendosi troppo anziano per guidare la Chiesa in un momento storico così difficile, e al suo posto fu eletto il carismatico cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, primo Papa Gesuita e primo nato nelle Americhe, che prese il nome di Francesco I. Forte di uno straordinario consenso popolare, nonostante l'avversione da parte degli xenofobi, egli si fece paladino dei migranti, accogliendone alcuni persino in Vaticano, e per primo mise in guardia i potenti contro i rischi derivati dai cambiamenti climatici a causa del riscaldamento globale, che la maggior parte dei politici Goti si ostinava ad ignorare, negando l'evidenza. L'Imperatore Francesco II Giuseppe per la prima volta in casa Asburgo aveva sposato una non nobile, la soprano Katia Ricciarelli, creata per l'occasione Duchessa di Venezia da Totila VI, e da lei aveva avuto quattro figli, tra cui l'erede al trono Totila, nato il 21 giugno 1975. Questi a sua volta il 19 giugno 2005 aveva sposato Vittoria Murat, unica figlia del Re Enrico XVI Gustavo di Scandinavia, e quindi erede al trono, il che faceva presagire l'unione dinastica tra Goti e Scandinavi. La proposta di fusione tra i due regni millenari fu sottoposta a referendum popolare il 23 giugno 2016, e nonostante l'opposizione dei Nazionalisti e dell'estrema Destra i sì superarono il 60 %, cosicché si mise in moto la macchina per l'unificazione; i negoziati furono portati avanti nella città di Maastricht, in Frisia. Nei tardi anni Duemiladieci la diffusione dei social network permetteva un più rapido scambio di informazioni, ma anche la manipolazione della verità e dell'opinione pubblica tramite la diffusione di fake news. Malato e amareggiato dagli attacchi degli xenofobi, che lo accusavano di non essersi opposto all'accoglienza dei "clandestini" (come loro chiamavano i poveri migranti), il 31 marzo 2019 Francesco II Giuseppe abdicò a favore del figlio Totila VII Giuseppe.

Totila VII Giuseppe e Vittoria (2019-regnanti). Al momento dell'ascesa al trono di Totila VII Giuseppe il 1 aprile 2019, anche il Re Enrico XVI Gustavo di Scandinavia abdicava a favore della figlia Vittoria, e i due reali promulgavano la Prammatica Sanzione con cui si sanciva la fusione perfetta tra Impero Gotico e Unione di Kalmar, dando vita a una nuova superpotenza detta Unione di Maastricht, dal nome della città in cui ne era stata concordata la nascita. La capitale restò a Gualdo Tadino, ma Stoccolma fu elevata a Residenza Imperiale al pari di altre città come Vienna e Parigi. La bandiera della nuova Federazione era una combinazione di quelle precedentemente usate da Scandinavi e Goti; erede al trono era il Principe Totila Gustavo d'Asburgo-Murat, nato il 21 giugno 2007. Ostili alla fusione erano l'autocrate russo Vladimir Putin, il nuovo uomo forte della Cina Xi Jinping e il Presidente Statunitense Michael Bloomberg, che temevano la concorrenza politica ed economica del nuovo stato, mentre guardava con favore ad esso la maggior parte dei paesi africani, per aiutare i quali l'Unione Goto-Scandinava aveva stanziato un grandioso piano di aiuti, così da limitare l'emigrazione verso il continente europeo. Ulteriore attrito con la Russia di Putin veniva dalla richiesta della Georgia di entrare a far parte dell'Unione di Maastricht, dato che lo "Zar" considerava il Caucaso il proprio cortile di casa. Le elezioni federali indette su tutto il territorio del nuovo stato videro una grande avanzata dei movimenti nazionalisti, populisti e xenofobi, ampiamente finanziati da Putin e da Bloomberg, ma la popolare gota Ursula von der Leyen ed il socialdemocratico svedese Kjell Stefan Löfven decisero di dare vita a una Große Koalition tra Popolari, Liberali e Socialisti per opporsi alla crescita dei populisti come Matteo Salvini e Viktor Orbán. Ministro degli Interni diventava Emmanuel Macron, Ministro degli Esteri era Paolo Gentiloni, Giovanni Falcone diventava Ministro della Giustizia (con la delega della lotta alle mafie) mentre la svedese Anna Lindh andava all'Economia (quest'ultima era sopravvissuta all'accoltellamento da parte dell'estremista di Destra Anders Breivik, contrario all'Unione di Maastricht). Purtroppo il 15 aprile 2019 un furioso incendio scoppiato durante alcuni lavori di ristrutturazione provocò il crollo della volta e della guglia del Duomo di Gualdo Tadino; l'Imperatore Totila VII Giuseppe promise che la ricostruzione sarebbe iniziata quanto prima. Il 27 ottobre 2019 un commando Goto eliminò nel villaggio di Barisha, nel nord della Siria, il sedicente Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, capo indiscusso del Daesh; subito i suoi fedelissimi giurarono di vendicarne la morte. E come dalla Svezia era venuta l'Imperatrice dei Goti e degli Scandinavi, così dalla Svezia all'inizio del regno di Totila VII Giuseppe arrivò il fenomeno Greta Thunberg, attivista di soli sedici anni che cominciò a manifestare fuori dal Parlamento di Stoccolma per sensibilizzare i politici sul problema del riscaldamento globale. Derisa dai politici, soprattutto di destra, suscitò la nascita di un movimento giovanile definito "Skolstrejk för klimatet" in svedese, "Schulstreik für das Klima" in gotico ("Sciopero della scuola per il clima"), che iniziò a manifestare in tutte le maggiori città del mondo contro l'inerzia e l'abulia dei politici, mentre acque sempre più alte sommergevano Venezia, tempeste sempre più terribili si abbattevano sull'Unione di Maastricht, e il febbraio 2020 risultò caldo come un mese di aprile. Alla fine, il governo guidato da Ursula von der Leyen decise di prendere sul serio gli avvertimenti di Greta e dei suoi coetanei, programmando il dimezzamento delle emissioni di gas serra entro vent'anni, anche se Regno Unito, Russia, Cina e USA si rifiutarono di prendere decisioni analoghe per non ridurre la loro produzione industriale: Greta li apostrofò duramente: « Voi avete rubato i miei sogni e la mia infanzia, con le vostre parole vuote! Eppure io sono una delle fortunate. La gente soffre. La gente muore. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di un'estinzione di massa, e tutto ciò di cui volete discutere sono i soldi e le favole di una eterna crescita economica! Come osate? » La sera del 19 febbraio 2020 Tobias Rathien, estremista di destra, compì una strage in due caffé di Gualdo Tadino frequentati da avventori turchi e immigrati dal Medio Oriente, prima di suicidarsi: aveva pubblicato in Internet dei video farneticanti, in cui affermava che « popoli che non si riescono a espellere dalla Gotia vanno sterminati ». La Cancelliera Ursula von der Leyen affermò a caldo: « Il razzismo è un veleno, questo è un giorno quanto mai triste per l'Impero", mentre l'Imperatrice Vittoria definì la strage « un crimine agghiacciante ». Ma intanto, oltre al terrorismo internazionale, allo spettro dei cambiamenti climatici e all'inasprimento dei rapporti tra stati a causa dell'ascesa dei politici populisti e di destra, una nuova minaccia si profilava all'orizzonte: l'esplosione, tra gli ultimi mesi del 2019 e i primi del 2020, di una grave pandemia di polmonite di origine zoonotica dovuta al Coronavirus battezzato Covid-19, che partì dalla città cinese di Wuhan e si diffuse rapidamente in tutto il mondo, mietendo le prime vittime anche nell'Unione di Maastricht. A causa del ritorno da un turista dalla Cina si ebbe un focolaio di contagio anche in Umbria, non lontano da Gualdo Tadino, ma per fortuna l'azione tempestiva del sistema sanitario goto-scandinavo, che ordinò il lockdown dell'Impero, la chiusura delle scuole, delle chiese e di ogni attività non essenziale, e il confinamento in casa di gran parte della popolazione europea, impedì che il Coronavirus ripetesse la strage mietuta dall'Influenza Gotica esattamente cent'anni prima. Tutti i campionati sportivi a squadre e tutte le manifestazioni di folla, incluse le Messe del Papa, dovettero essere annullati, e la chiusura delle industrie e degli esercizi commerciali innescò una crisi economica mai vista dai tempi del crac del 1929, che rischiò di mettere in ginocchio l'Unione di Maastricht. La scienza gotica si mise in moto e in pochi mesi riuscì a sintetizzare un vaccino efficace, salvando milioni di vite. Cominciò a circolare la voce che il Coronavirus fosse stato sintetizzato in un laboratorio cinese per armi biologiche e poi fosse scappato di mano, ma i ricercatori Goti dimostrarono falsa questa teoria. La Cancelliera Ursula von der Leyen accusò invece il governo cinese di aver tenuto segreto lo scoppio della pandemia e di aver fatto perdere al mondo mesi preziosi, causando migliaia di vittime. Il popolo dei Goti è riuscito a superare tutte le crisi e tutte le difficoltà incontrate nell'arco di 1500 anni; noi confidiamo che riuscirà a superare anche questo momento di crisi, sotto la guida dell'Imperatrice Vittoria Murat e dell'Imperatore Totila VII Giuseppe, omonimo di quel sovrano che, vincendo a Tadinum nell'estate del 552, cambiò la storia dell'Italia e del mondo.

William Riker

Bandiera dell'Unione di Maastricht

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Così gli risponde Luigi Righi:

Ma come fai? Non solo hai nella mente e riesci a costruire una visione d'insieme storica e geografica amplissima e complessa ma al tempo stesso lucida e precisa, con una conoscenza storiografica incredibile, ma riesci a pensare anche ai particolari, alle caratteristiche, alla personalità di 'uomini ucronici', ed a renderli veri. 'Complimenti' è poco.

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E Pietro Bosi aggiunge:

William, i tuoi lavori mi stupiscono sempre. Proprio non so come tu faccia ad avere tutta quell'immaginazione!

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Perchè No? domanda:

Mi domandavo quale aspetto avrebbe oggi la città imperiale di Gualdo Tadino. Da quanto ho visto sulla sua posizione rispetto a Roma e il rilievo dovrebbe rimanere durante tutta la storia letta qui sopra una città monumentale con diversi palazzi a seconda dell'epoca e, nel centro storico, la concentrazione dei palazzi della nobiltà. Il quartiere popolare, il centro economico e quello artigianale dove sarebbero? A Gualdo Tadino stesso o nella vicina Perugia? La Via Flaminia sarebbe importantissima, collegando Gualdo Tadino a Roma, creando forse una diarchia. Il porto vicino più importante é Ancona ma non dovremmo spostare il porto della città imperiale alla fine della via Flaminia (Pesaro? non lo conosco bene, potrebbe esserci un luogo diverso per il porto militare e il porto civile). Ma insomma immagino una divisione delle funzioni tra i diversi centri urbani: Gualdo Tadino sarebbe il centro politico e il centro di consumo dei beni di lusso dove sono riuniti gli artisti. Roma sarebbe il centro religioso e il centro universitario dove sono riuniti gli intellettuali. Il porto della città imperiale sarebbe Ancona? Pesaro? Un altro? Perugia come centro urbano popolare accanto a Gualdo Tadino? Se il porto della città imperiale é insediato sull'Adriatico, come potrebbero evolvere le vie marittime e gli assi di comunicazione nell'impero stesso? Ovviamente all'inizio del XXI secolo tutto sarebbe diventato una vasta conurbazione da Roma all'Adriatico, la Megalopoli dell'Italia Centrale.

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Luigi Righi gli spiega:

Gualdo Tadino o meglio, Tadinum (nome romano; quello Umbro – XIII secolo a.C. - è meno certo: i documenti non la nominano mai, ma la chiamano sempre ‘la città dei Tarsinater’, quindi si presume che possa essere stata ‘Tarsina’), è in una valle ricca d’acqua circondata da colline. Diventando centro amministrativo e del Potere, lascerei sulla collina la Rocca, come simbolo e residenza politica del Sovrano, ed amplierei di palazzi (specialmente amministrativi, religiosi, culturali e sociali), la parte in pianura della città, partendo dalla ‘domus’ e dalle terme esistenti già dal II secolo a.C. ed espandendo la città , fino ad includere (con ville residenziali) le colline circostanti, in modo da poter avere una superficie sufficiente per una città che sia la Capitale di un Regno e poi di un Impero. Alla periferia delle colline di Tadinum, nei primi anni del Regno, verrà costruito un vallo difensivo, vallo che nei secoli futuri, ampliandosi i confini del Regno, che diventerà Impero, verrà spostato verso la linea Baltico-mar Nero.

Roma rimarrebbe la Capitale religiosa, con la Sede Papale, ma già Totila diventa Cristiano cattolico e difensore della Chiesa, con poi uno dei suoi nipoti che viene eletto Papa (già Pelagio II, nella nostra Linea Temporale, è stato di origini gote); non ci saranno quindi conflitti particolarmente aspri tra Regno di Tadinum e Papato, e la Chiesa avrà però un potere più limitato rispetto alla nostra Linea Temporale. Le Crociate forse non ci saranno, anche perché avvenimenti diversi con Bisanzio potranno frenare l’espansionismo arabo.

La tecnologia, grazie ad una maggiore stabilità, migliore qualità di vita, e ad una conseguente maggior sopravvivenza e richiamo di ‘cervelli’ anche da altre nazioni (una specie di precoce Rinascimento), avrà sviluppi molto più veloci. La Flaminia diventerà importantissima, ma si costruirà un canale navigabile (e difeso) per arrivare al mare. Questo, perlomeno, è quanto ho accennato nel primo libro e ampiamente sviluppato nel secondo. Spero presto di poter pubblicare il terzo.

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Spettacolare vista notturna della capitale gotica Gualdo Tadino, con la Rocca di Totila sulla destra

Spettacolare vista notturna della capitale gotica Gualdo Tadino, con la Rocca di Totila sulla destra (grazie a Luigi Righi)

A proposito, in un giorno di pioggia, per invitare i gualdesi a leggere (naturalmente, anche i miei romanzi), ho scritto una filastrocca semiseria in rima:

Co ‘sta pioggia e co ‘sto vento
non bussare ad un convento,
ma rilassati in divano
con un bel romanzo in mano;
noia e freddo restan fuori
mentre tu sogni ed impari.
Meglio ancora, ed è palese,
se il romanzo è di un gualdese:
storia nostra, qua vicino,
sul passato di Tadino.
Tra gli autori, zitto zitto,
ci sta pure il sottoscritto,
che con molta fantasia
narra storie di ucronia
sul destino strano e vario
di un Tadino immaginario:
un destino assai diverso,
altra Storia, altro universo.
Tutto inizia una mattina
nella piana di Tagina,
quando Totila, re goto,
muove contro il fato ignoto
di uno scontro incerto e duro
per l’Italia e il suo futuro.
È accaduto, e lo sapete,
che chi vinse fu Narsete,
ma se invece qualche aiuto,
qualche evento sconosciuto,
stravolgesse ciò che è noto
e vincesse invece il Goto?
Fantasia, guerre ed amore
nel mio sogno di scrittore.

Poi, siccome il giorno dopo c'era bel tempo, ho inviato anche un "aggiornamento meteorologico":

Proseguendo la mia rima,
anche quando è bello il clima
e ci sono tante cose
sia pesanti che gioiose
a riempire la giornata,
se succede che in serata
resti libera un’oretta
e un bel libro è lì che aspetta,
il suo scopo è indubbiamente
rilassare corpo e mente.

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Anche il grande Bhrihskwobhloukstroy ha qualcosa da dirci in proposito:

L’ultimo Presidente

Nel 2... l’intero Pianeta è diviso in due soli Stati: gli Stati Uniti d’America (nell’integrità dei loro possedimenti e delle Forze Armate) e tutto il resto del Globo, riunito nell’Impero Mondiale (che non è una Monarchia, ma una Federazione di Cantoni).

Non ci sono state Guerre Mondiali dopo la Seconda; Stati Uniti e Impero Mondiale sono in rapporti abbastanza simbiotici. L’Impero Mondiale è potenzialmente autarchico, ma acquista tutte le esportazioni americane per costringere gli Stati Uniti a svalutare il dollaro – onde non perdere l’accesso al Mercato Mondiale – ogni volta che l’Impero crea inflazione stampando cartamoneta per le proprie esigenze di Politica Interna (in questo modo gli Stati Uniti possono a loro volta usufruire di un’amplissima massa monetaria, con cui finanziano fra l’altro le proprie ipertrofiche Forze Armate, che costituiscono una voce di spesa senza fondo e senza ritorni). La disoccupazione non esiste in nessuna delle due Superpotenze; il prelievo fiscale è minimo negli Stati Uniti e nullo nell’Impero.

I Candidati alle Elezioni Presidenziali americane sono Joshua W. Davidson per il Partito della Libertà e dell’Indipendenza e Beowulf S. Kaiser per il Partito Globalista («W.» sta per Washington e «S.» sta per Siegfried). Naturalmente, ognuno dei due gioca sul proprio cognome; il Figlio di Davide si fa chiamare anche Josh Washington e si riferisce alle fortificazioni dell’Impero Mondiale (al confine con gli Stati Uniti) come alla “Linea Siegfried”, quasi fosse la c.d. “Cortina di Ferro”. Il dibattito verte soprattutto sulla proposta del Partito Globalista di costruire un’«Unione sempre più stretta» (se ci ricorda qualcosa...) fra gli Stati Uniti e l’Impero Mondiale, alla quale il Partito della Libertà e dell’Indipendenza si oppone radicalmente considerandola del tutto incostituzionale e minacciando anche il ricorso al Colpo di Stato militare o, a seconda dei casi, alla Lotta Armata.

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Gli risponde il nostro Luigi Righi:

Tutto davvero interessante, Guido. Sto pensando se l'Impero Mondiale in quanto Federazione di Cantoni potrebbe essere un'evoluzione della superpotenza gotica immaginata qui sopra, che ha assorbito con unioni dinastiche l'Impero Britannico e l'Impero Russo, e ha conquistato il resto del pianeta manu militari (mi aspetto però quantomeno che gli Stati Uniti d'America abbiano reagito alla sua espansione conquistando i Caraibi, il Pacifico, l'Impero Giapponese e l'Antartide).

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Bhrihskwobhloukstroy tuttavia obietta:

Dal punto di vista ucronico ci sarebbe da sbizzarrirsi; di fatto pensavo, molto più tristemente (c’è stata la Seconda Guerra Mondiale), a un’evoluzione da oggi, però in effetti nell’Impero Mondiale dovrebbe essere logicamente prevista l’istituzione di “Centri di Spesa” corrispondenti agli Stati, anche storici, i quali – data l’assenza di confini (se non verso gli Stati Uniti) – possono corrispondere a tutti quelli che qualunque Comunità desideri far risorgere, anche con intersezioni o perfino complete sovrapposizioni territoriali, perché l’assenza di prelievo fiscale trasforma le Istituzioni appunto in “Centri di Spesa” che al massimo possono trovarsi in contrasto per il rilascio di licenze edilizie o l’attuazione di temporanei provvedimenti coercitivi come quelli che stiamo vivendo (e all’uopo esiste l’istanza del Tribunale Federale globale).

In pratica: ritengo scontato che ci saranno di nuovo l’Unione Sovietica e contemporaneamente l’Impero Russo, l’Impero Britannico, l’Egitto di qualsivoglia Dinastia, il Regno d’Italia, la Repubblica di Salò, le Repubbliche Partigiane, le Reducciones Gesuitiche, l’Impero del Brasile, la Repubblica di Venezia, la Jugoslavia, la Cecoslovacchia, l’Austria-Ungheria, il Sacro Romano Impero, il Regno di Ermanarico, l’Eptarchia Anglosassone e tutto ciò che potremmo immaginare, nei loro confini storici addirittura ampliati, dato che l’estensione di ogni Stato dipende dalla sua volontà di spendere risorse finanziarie nel territorio. A seconda del preciso dettato di Legge ci saranno più o meno restrizioni a queste restaurazioni storicistiche, in un quadro generale di dimostrabilità storica (con elasticità geopoliticamente motivabile) e comunque sulla base dell’iniziativa delle varie Comunità Locali o di singoli individui.

Non si tratta di un delirio ucronistico, perché il ruolo degli Stati finisce per coincidere con la forma degli attuali Partiti Politici, ammessi con più o meno severe restrizioni potenzialmente in tutto il territorio dello Stato, di fatto fin dove riescono ad avere Iscritti e, come ben sappiamo, quasi sempre in concorrenza fra loro sul territorio (per ritornare a un esempio molto noto, non si può dire che Brescello fosse comunista o clericale, perché c’erano sia Peppone e il Partito Comunista sia Don Camillo e la Democrazia Cristiana; allo stesso modo, nell’Impero Mondiale ci sarebbero sia la Monarchia Capetingia – Ultralegittimista come pure Orléanista – sia ognuna delle Repubbliche Francesi ed entrambi gli Imperi Bonapartisti, se distinti). Invece che il Partito-Stato, si arriverebbe allo Stato-Partito (e partito: ciao ciao!)...

Per gli scettici: le Religioni funzionano già così. Ognuno di noi si trova contemporaneamente in una Diocesi Cattolica, Ortodossa &c.&c. e, al loro interno, contemporaneamente nella tal Provincia del tal Ordine Religioso e nella talaltra del talaltro. In questa ucronia, oltre a Libera Chiesa in Libero Stato si avrebbe Libero Stato in Libero Impero.

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In seguito Luigi ne ha approfittato per chiedergli:

Dall'alto delle tue conoscenze, come pensi che apparirebbe oggi la lingua Gotica?

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Bhrihskwobhloukstroy non si è certo fatto pregare a rispondergli:

Riguardo a una possibile ricostruzione della lingua gotica moderna, l'interferenza con altre lingue, comprese quelle classiche, dipende molto dalla storia culturale (per esempio dei secoli più recenti); lo stesso tedesco ne era pieno fino alla ritedeschizzazione dell'Otto- e Novecento.

Conosciamo il gotico biblico ed esiste perfino una Wikipedia in gotico, dove se ne possono leggere saggi di utilizzo moderno (ovviamente nella forma linguistica antica). La differenza col gotico del IV. secolo d.C. sarebbe simile a quella fra il più antico altotedesco e quello moderno, tenuto conto da un lato della maggiore distanza cronologica (quasi mezzo millennio in più), ma dall'altro che l'altotedesco non coincide dal punto di vista dialettale col tedesco standard.

Il calcolo di come potrebbe essere il gotico oggi si può tentare, ma:

1) ce ne sarebbero numerosissime versioni fra loro alternative;
2) dipende in modo essenziale anche da tutta la Storia alternativa che si svolgesse nel frattempo;
3) è un'operazione che richiede almeno un decennio (ma, se non viene fatta, il risultato è – detto in maniera brutale – destituito di qualsiasi credibilità)...

In ogni caso, il gotico di Crimea è l'unico modello di vero gotico 'moderno'; ma, ripeto, condizione imprescindibile è un contesto evenemenziale ucronico quanto più possibile evidente.

Per curiosità, questo è il Padre Nostro nella Bibbia di Wulfila:

"Atta unsar þu in himinam, weihnai namo þein. Qimai þiudinassus þeins. Wairþai wilja þeins, swe in himina jah ana airþai. Hlaif unsarana þana sinteinan gif uns himma daga. Jah aflet uns þatei skulans sijaima, swaswe jah weis afletam þaim skulam unsaraim. Jah ni briggais uns in fraistubnjai, ak lausei uns af þamma ubilin; unte þeina ist þiudangardi jah mahts jah wulþus in aiwins. Amen."

Da confrontare con la versione in tedesco moderno:

"Vater unser in Himmel, geheiligt werde Dein Name; Dein Reich komme; Dein wille geschehe, wie in Himmel so auf Erden; unser tägliches Brot gib uns heute; und vergib uns unsere Schuld, wie auch wir vergeben unseren Schuldigern. Und führe uns nicht in Versuchung, sondern erlöse uns von dem Bösen. Amen."

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