L'ascesa delle destre

Per una volta voglio uscire dalla mia solita positività e divento pessimista e cattivo: eccovi una delle ucronie più reazionarie e conservatrici che mente umana abbia mai concepito! Vostro Demofilo

Hitler uomo dell'anno... per aver abbattuto l'URSS?

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L'Ungheria

Il primo dopoguerra, con la crisi economica e sociale che pervade il vecchio continente, comporta una vera e propria crisi delle istituzioni democratiche e parlamentari. La prima fu naturalmente la conservatrice Ungheria, figlia degli splendori del vecchio e multietnico Impero Asburgico. Dopo un tentativo di rivoluzione comunista guidato dall'ebreo e "rosso" Bèla Kuhn con l'appoggio della borghesia e della nobiltà progressista del conte Michele Kàrolyi, le truppe dell'ammiraglio Nicola Horthy, ex-aiutante di campo dell'imperatore Francesco Giuseppe e ed ex-capo dell'incrociatore "Novara", riportano l'ordine a Budapest nella primavera del 1921. Horthy dichiarerà infatti: "Meglio vivere sotto l'aquila bifronte degli Asburgo che sotto la falce e il martello dei comunisti!" Ad ogni modo, un'assemblea di proprietari terrieri, vecchi nobili magari e i quadri dell'esercito ungherese lo proclama nuovo sovrano di Budapest, ma l'ammiraglio rifiuta e assume il titolo di Reggente d'Ungherua, trasferendosi con la moglie nella tenuta a Kenderes. Nel 1939, con il suo cavallo bianco sfilerà tra le strade della capitale in festa per i vent'anni della sua reggenza, ma lo stesso anno dovrà accordarsi con il vicino Reich tedesco. In questo modo l'Ungheria resterà indipendente ma dovrà allearsi con le potenze dell'Asse, nel "nuovo ordine europeo" da loro istaurato nel 1938. Dopo la sua morte, andrà al potere il figlio, il luogotenente Stefano Horthy.

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L'Italia

In Italia, dopo una serie di governi liberali particolarmente instabili, il re Vittorio Emanuele III decide di affidare l'esecutivo nella mani di Benito Mussolini, giornalismo del "Popolo d'Italia" e fondatore del Partito Nazionale Fascista, dopo la marcia su Roma nell'autunno del 1922. Nel giro di pochi anni, precisamente il 3 gennaio 1925, Mussolini crea ufficialmente uno stato totalitario in Italia con una serie di provvedimenti detti "leggi fascistissime" stilate con il giurista nazionalista Alfredo Rocco. Mussolini nel giro un paio d'anni però scassina quelli che erano rimasti dei centri di potere estranei allo stato totalitario. Per prima cosa riesce e far abdicare il sovrano e tutta la famiglia Savoia se ne va negli Stati Uniti in esilio forzato. In secondo luogo stipula un "concordato" che a parole risolve la questione romana, ma nei fatti impone alla Chiesa pesanti restrizioni con la chiusura dei circoli di Azione Cattolica, e il regime stesso inizia una campagna di esaltazione della razza latina con manifestazioni che escono dal sentiero e dal pensiero prettamente cristiano. In terzo luogo abbiamo la costituzione di un vero e proprio esercito politico con la liquidazione dei carabinieri e di quei reparti di provata fede monarchica. Ora i soldati dovranno giurare fedeltà soltanto al Duce, Benito Mussolini, capo dello stato e del governo dell'Italia Imperiale Fascista. Nel 1935 Mussolini dichiara guerra all'Etiopia, ultimo stato indipendente in Africa, e durante le operazioni militari utilizza anche strumenti illegali come i gas nervini, aboliti dalle convenzioni di Ginevra. Il 9 maggio 1936 le truppe italiane, comandate dal generale Italo Balbo, entrano ad Addis Abeba: nasce l'Africa Orientale Italiana, nuova colonia del nostro paese e fonte di poche gioie viste le poche ricchezze in termini di materie prime. Nello stesso anno abbiamo la partecipazione a fianco di Franco nella guerra civile spagnola e l'alleanza con il Reich tedesco con l'Asse Roma-Berlino. L'anno successivo la firma del Patto Anti-Comintern contro l'Urss con Berlino e Tokyo e la firma del nuovo Asse Roma-Berlino-Tokyo. Nel 1939 il primo ministro e genero di Mussolini, Galeazzo Ciano, dichiara guerra al piccolo regno dell'Albania, retto dal re Zog, e l'anno successivo viene stipulato il Patto d'Acciaio che incrementa i trattati precedenti tra Italia Fascita, Reich Tedesco e Impero Giapponese con un "patto tripartito", che prevede zone reciproche d'influenza in Europa, in Asia e in Africa. Và ricordato che nel 1938, vengono adottate leggi razziali e varato un "nuovo ordine" dalle potenze dell'Asse, stilato da Ciano e dallo stesso Hitler. Dopo la morte di Mussolini, nel 1954, il timone passa a Ciano. Sul letto di morte il Duce dice: "Io sono stato reazionario e rivoluzionario a seconda delle circostanze".

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La Polonia

La Polonia, nata dopo la fine del secondo Reich del kaiser Guglielmo II e dell'Impero Russo dello zar Nicola II, dopo alcuni disordini di matrice socialcomunista assume un ferreo regime repubblicano militare retto dal maresciallo Joseph Pilsudski, uomo particolarmente duro che avvia una brutale politica contro la Chiesa cattolica e le organizzazioni sindacali. Molte sono infatti le occasioni in cui il maresciallo mandò la cavalleria a cavallo, la "Polacca", a disperdere tentativi di scioperi e quant'altro. Va ricordato che questa sua politica troppo reazionaria gli aliena anche gran parte dei quadri dell'esercito polacco, ed egli deve ben presto rivalutare la linea reazionarie. Nel 1938 muore avvelenato e il suo corpo viene ritrovato nel suo castello di Varsavia. Il suo successore, il maresciallo Karol Rydz-Smigly, avvia una profonda riforma dello stato. Innanzi tutto ufficializza la costituzione di una "repubblica militare polacca" con a capo una giunta militare formata dai migliori elementi dell'esercito. Allo stesso tempo avvia una profonda riforma delle forze armate, abbandonando i cavalli e puntando alla fanteria motorizzata e ai cingolati. Successivamente avvia trattative di alleanza con il Reich e le potenze dell'Asse che gli valgono l'autodeterminazione, ma deve concedere Danzica e il suo corridoio a Hitler con un trattato firmato a Berlino il 1 settembre 1939.

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La Jugoslavia

La Jugoslavia, regno che nasce all'indomani dei trattati di pace che assegnavano alla Serbia gran parte della penisola Balcanica, è retta da re Alessandro I, personalità particolarmente emblematica poiché inizialmente avvia una politica autoritaria e successivamente la rinnega. Avviando quindi una democratizzazione del regno attacca in più occasioni la vicina Italia, in modo da sollevare le popolazioni slave presenti in Istria e Dalmazia. Mussolini, per paura di vere e proprie rivolte, prima attua repressioni delle varie associazioni slave in Italia, e successivamente finanzia generosamente il movimento degli ustascia del fascista croato Ante Pavelic. Questo è un vero e proprio gruppo paramilitare terroristico di stampo nazionalista, che nel 1934 riesce nel suo intento, cioè riesce ad uccidere il sovrano a Sarajevo il 28 giugno 1934 (vent'anni dopo...). Per un mese gli ustascia mettono a ferro e fuoco l'intero regno finché lo stesso Ante Pavelic non prende il potere e avvia una serie rilevante di cambiamenti. Trasferisce la capitale a Zagabria e si autoproclama nuovo sovrano del grande regno della Croazia con il nome di Ante I. Avvia una vera e propria politica razziale contro serbi, bosniaci mussulmani e altre etnie minoritarie, in linea con quelle che saranno le leggi di Norimberga, con tanto di lager e foibe; il sovrano croato a tal proposito dirà: "E' ora di ripulire il mondo da ogni sozzura anticroata". Pavelic sottoscriverà una ferrea alleanza con il Reich e con le altre potenze dell'Asse nel 1938, e nel 1942 entrerà nel Patto d'Acciaio. Dopo la morte di Pavelic, nel 1957, le redini verranno prese dal figlio primogenito, Ante II.

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La Romania

Il regno di Romania invece attraversa un periodo di sviluppo sotto il regno del re-dittatore Carol II. Egli infatti avvia diverse riforme, come quella agraria e quella sulla liberalizzazione dei capitali stranieri in Romania, ma il paese si trova sotto una dittatura sanguinaria, anche perchè è stata adottata la pena di morte per i "reati politici". Ad ogni modo la repressione dell'esercito di Bucarest non riguarda soltanto la componente socialcomunista o liberlademocratica, ma anche la stessa destra nazionalista e il movimento delle Guardie di Ferro. Il suo leader infatti, Zelea Condreanu, responsabile di atti terroristici contro lo stato, sarà processato ed impiccato. Carol II non riesce a domare la grande rivolta del 2 marzo 1939, alla quale prendono parte anche reparti dell'esercito mandato per sopprimere i rivoltosi. Di fronte ad un vero e proprio assalto al palazzo reale, il re-dittatore si spara e il capo della rivolta e nuovo leader delle Guardie di Ferro, Ion Antonescu, decide di nominare nuovo sovrano il primogenito di Carol II, Michele I, e di autoproclamarsi capo del governo. Nel giro di un mese Antonescu cambia tutto: mette le basi per una più ferrea dittatura totalitaria, proclama lo "Stato Legionario" e chiama al governo le Guardie di Ferro, diventati i "pretoriani" del re e del primo ministro. In secondo luogo stringe un'alleanza di ferro con le forze dell'Asse e nel 1942 entra nell'alleanza. In più occasioni disse: "sono prima di tutto un soldato", per rimarcare la sua storia militare.

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L'Austria

Le vicende in Austria invece sono diverse. Divenuta una piccola repubblica dopo la fine della guerra, alle prime consultazioni democratiche vanno al potere i cristiano-sociali e i socialdemocratici. La coalizione non riesce però a risolvere le grandi questioni nazionali, e ben presto nel paese di diffonde una forte ostilità che si traduce nella nascita di molti movimenti nazionalisti che incalzano la coalizione bianco-rossa al governo. Per fronteggiare la situazione che può degenerare, vengono avviati dei contatti con un movimento cattolico conservatore diretto da Engelbert Dollfuss, ex-esponente dei cristiano-sociali austriaci. Dollfuss sarà nominato primo ministro dopo una lunga trattativa, ma le prime ordinanze saranno particolarmente severe. Nel 1932, lo stesso anno del suo insediamento, avvierà una nuova legislazione più dura che consentirà un avvicinamento con il Reich tedesco. Nel 1938 Dollfuss e Hitler si incontreranno a Vienna e decideranno l'unificazione dei due paesi, l'Anschluss, che porterà lo stesso Dollfus alla carica di vice-cancelliere del terzo Reich, anche se sarà sempre mal visto dai gerarchi nazionasocialisti. Il destino dell'Austria si legherà quindi con la storia della Germania, di cui è diventata Ostmark.

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La Germania

Ed eccoci arrivati alla Germania, la grande sconfitta nella Grande Guerra, che da Reich guglielmino (il kaiser Guglielmo II se ne va in Argentina dove compra una fattoria, alleva cavalli e scrive le sue memorie) diventa traballante repubblica. Anzi la repubblica di Weimar, stato semi-democratico che durerà soltanto per pochi anni. Al suo interno infatti i partiti poltici principali, la SPD, Zentrum e il Partito Liberaldemocratico si trovano in perenne disaccordo sulle politiche da adottare e, nello stesso tempo devono avviare una rispettare il trattato di pace con le imposizioni e i pagamenti ai paesi vincitori. Quando, il 12 febbraio 1923, il governo di coalizione retto dal socialdemocratico Kurt Eisner cade in seguito al vertiginoso aumento della dissipazione, un gruppo di ex-militari ed esponenti della destra nazionalista attua un vero e proprio colpo di stato a Monaco di Baviera. Sono capitanati dal caporale Adolf Hitler, ex-imbianchino es ex-pittore all'Accademia di Vienna, volontario nelle fine dell'esercito tedesco nella Grande Guerra e decorato con la Croce di Ferro. Intorno a lui c'è il capitano Karl Ehrhardt, il capo della squadriglia germanica Herman Göring, i fratelli nazionalisti Otto e Gregor Strasser, l'architetto baltico e futuro "teorico della razza" Alfred Rosemberg e il dottorando Rudolf Hesse. E' questo lo zoccolo duro nel Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi, o meglio conosciuto come Partito Nazista Tedesco. Si aggiungeranno successivamente l'ex-studente di teologia Joseph Goebbels, l'allevatore di polli Heinrich Himmler e i grandi finanziamenti degli industriali tedeschi (Bosch, Krupp, ecc...) terrorizzati dell'avanzati del Movimento Spartachista, il partito dei comunisti tedeschi. E' il cosidetto "putch della birreria" (poichè fu organizzato in un locale di Monaco) del 15 febbraio 1923 a rovesciare le sorti della Germania. L'esercito infatti occupa il Reichstag e il maresciallo Alexander Hindemburg lo nomina cancelliere tedesco: Hitler accetta e si autò proclama Fuhrer del Terzo Reich tedesco. Nel cosiddetto "biennio di ferro" 1933-1935 Hitler costruisce la sua creatura, la nuova Germania nazionalsocialista, che in seguito sarà il fulcro del nuovo ordine che istaurerà nel 1938 in Europa. Viene restaurato l'impero e lo stesso Hitler si reca in Argentina, da Guglielmo II, per consegnargli il personale invito di ritorno in Germania e una lauta pensione. Il nuovo kaiser sarà infatti lo stesso Fuhrer che ufficialmente cinge la corona che fu dei re di Prussia e nomina una giunta permanente del cancellierato con a capo Karl Ehrhardt, nuovo cancelliere del Reich. Viene avviata una profonda riforma delle istituzioni con la concentrazione del potere nella mani del Fuhrer, che punta prima di tutto ad una forte industriale bellica motore della prima della Germania in Europa. La poderosa truttura del nuovo esercito tedesco infatti viene affidata al grasso maresciallo di Berlino Herman Göring e allo stesso tempo viene costruita una vera e propria "macchina da guerra", il Ministero della Propaganda affidato al mago della comunicazione Joseph Goebbels che garantirà al regime gioie e consenso. La politica estera verrà affidata al giovane e rampante ambasciatore Joakin von Ribbentrop il quale del giro di un decennio riporterà la Germania a perno della politica estera continentale: per prima cosa il Reich si rifiutò di pagare i paesi vincitori e si disinteressò dei trattati di pace relati all'esercito. La debolezza delle democrazie occidentali e liberaldemocratiche e l'isolazionismo degli Stati Uniti fece capire ai maggiori osservatori internazionali che Hitler aveva ormai in mano i destini del mondo. Nel 1932 l'influenza della Germania nazista arriva anche a Vienna e porta Dollfuss al potere e sei anni dopo i due paesi tedeschi si uniscono in una unico impero che inizia la sua politica di espansione. Due anni prima Hitler aveva aiutato Franco e aveva stretto un patto con l'Italia fascista e il Giappone: l'Asse Roma-Berlino-Tokyo e il Patto Anti-Comintern e successivamente il Patto d'Acciaio e il Tripartito. Ma il futuro dell'Europa è deciso nel 1938 dove il Fuhrer convoca a Berlino i capi di stato e di governo di tutti gli stati europei reazionari e conservatori e qui illustra il "nuovo ordine" che viene sottoscritto. A margine dei lavori dell'incontro il Fuhrer dichiarerà "Credo che la provvidenza mi protegga". Il 1 settembre 1939 viene occupata Danzica e il 10 dello stesso mese Hitler si sposa con la compagna Eva Braun, al fianco del dittatore ormai da più vent'anni. Le vicende della Germania quindi si legheranno a doppio filo con la storia europea degli anni 40-50 e di questo e del "nuovo ordine" ci soffermeremo successivamente.

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Il Portogallo

Il Portogallo, dal 1910 diventato repubblica dopo che il deputato Bernardino Machado la proclamò dal balcone del municipio di Lisbona il 5 ottobre, deve fare i conti con una situzione difficile e possibile rivolte contadine, le classi più povere che soffrivano una situazione ormai al limie del sopportabile. Senza dimenticare che, nei mesi successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale molti fedeli si recavano nel piccolo villaggio di Fatima, dove tre 13 maggio 1917 tre pastorelli avevano visto una "bella Signora vestita di bianco". Una situazione quindi ingovernabile. Nel maggio del 1918 i il generale Gomes da Costa e il collega, maresciallo Antonio Carmona, decidono di prendere il potere e richiamo in patria re Manuele II e la regina madre Amalia, fuggiti a Londra dopo l'attentato di re Carlo I il 1 febbraio 1908. Manuel II, nuovo re del Portogallo, capisce che la situzione è grave e decide di destuire con la forza i due generali che lo avevano riportato in patria e li manda a lavorare in una cava dispersa in Angola, colonia di Lisbona in Africa. In secondo luogo si reca personalmente all'Università di Coimbra, da un grigio e solitario professore di economia politica industriale ed autore del saggio "Dottrina e azione politica interna per il nuovo Portogallo", il professor Antonio de Oliverira Salazar. Questi inizialmente è scettico e rifiuta, poi ci ripensa e successivamente accetta solo ad una condizione, fondamentale: carta bianca. E bianca sarà. Diventa ufficialmente primo ministro il 16 febbario 1918 con delega all'industria, agricoltura, finanze e colonie e inizia la sua opera nel povero paese iberico. Approva la nuova carta costituzione del "Estado Novo", antidemocratica e conservatrice che riflette la sua formazione gesuita: l'uomo, è imperfetto e la sua natura è portata alla violenza e quindi è fondamentale il ruolo di un nuovo uomo capace di mettere ordine ad un popolo che lo stesso Salazar disprezza. Disse infatti a tal proposito "So benissimo di dover soltanto amministrare otto milioni di cadaveri". Il suo compito primario è educare il popolo, poiché governare significa proteggere la gente. Attuò una durissima repressione in Angola, Guinea Portoghese e Mozambico e riavviò l'economia puntando soprattutto sull'agricoltura. Nel 1938 firmò il patto con l'Asse.

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La Lituania

La Lituania era nata con la Pace di Parigi del 1919 ed era stata per più di un decennio una democrazia parlamentare con un sistema presidenziale ed un suffragio universale. La crisi del 1929 aveva favorito l'ascesa al potere di un blocco conservatore e nazionalista guidato da Alfe Smentona che vinse le elezioni politiche del 1934 e avviò la costruzione di una "repubblica corporativa", un rafforzamento dell'eserico lituano ed una politica estera legata alle altre repubbliche baltiche, anch'esse paesi reazionari. Nel 1938 Smentona, riconfermato nello stesso anno presidente della repubblica con una percentuale superiore all'80%, firmò il patto con l'Asse. A tal proposito dichiarò che "la Lituania aveva iniziato una nuova era della sua secolare storia".

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La Lettonia

La repubblica della Lettonia invece aveva combattuto con forza la vicina Estonia, già dittatura all'indomani della sua indipendenza. Lettonia e Lituania possono infatti quasi andare a braccetto per quanto concerne l'evoluzione dello stato. Essa infatti diventa una repubblica democratica dove particolarmente radicato è il partito socialdemocratico ma la crisi provocata dal crollo della borsa di Wall Strett comporta un rafforzamento delle opposizioni reazionarie che alle elezioni legislative del 1934 si raccolgono intorno alla figura di Karl Ulmanis, fervente nazionalista, e vincono le consultazioni a fronte anche della spaccatura dell'alleanza tra socialdemocratici e centro democratico.Ulmanis inizialmente consente il corretto funzionamento delle istituzioni e in particolare del parlamento ma nel giugno del 1936, quando la proposta di dare al presidente del consiglio ampi poteri viene inviata a discussione nel settembre successivo si scatena l'inverosimile. Ulmanis fa occupare le camere dalle guardie nazionali e avvia la seconda fase del suo esecutivo, reazionaria e totalitaria, tanto che dichiara "finita l'epoca dell'Estonia piccola e priva di spina dorsale". Seguirà quindi le vicende politiche delle altre repubbliche baltiche con il patto del 1938 con le forze dell'Asse.

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L'Estonia

La piccola e fragile repubblica baltica dell'Estonia nacque praticamente già dittatura con il presidente della repubblica, Koral Pats, il quale poté essere il vero "muratore" della basi istituzionali della creatura baltica. Innanzi tutto una repubblica di nome, una dittatura di fatto: parlamento e consigli erano stati sbarrati, sostituiti con l'esteso potere del presidente della repubblica, capo dello stato, del governo e delle forze armate, massimo giudice del paese e pontefice della nuova religione baltica estone. Pats infatti creò un nuovo culto, una vera religione personale basata sulla sua persona. Di fronte a questa iniziativa, naturalmente impopolare, intervennero in più occasioni le forze dell'esercito estone contro soprattutto la chiesa cristiana nazionale luterana, radicata profondamente in queste zone. Ma dal 1922, data in cui il presidente-tiranno si insediò, al 1940 non fu completato il suo progetto religioso e fu successivamente abbandonato. Pats disse a tal proposito "Non c'è trippa per gatti !!". Per quanto riguarda la politica estera, furono firmati i patti di alleanza con l'Asse nel 1938 e l'Estonia entrò nell'orbita del nuovo assetto.

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La Bulgaria

L'Impero della Bulgaria aveva vissuto un travagliato dopoguerra con numerosi raccolti andati male, una diffusa carestia ed una forte disoccupazione. Dal punto di vista politico la maggioranza del popolo bulgaro, alle elezioni del 1919, aveva dato la propria fiducia al Partito dei Contadini di Aleksandar Stambolijski impegnato in una politica di riforme sopratutto per quanto riguarda l'agricoltura. Ma la "primavera bulgara" sarebbe durata poco: il 5 maggio 1923 Stambolijski sarebbe stato ucciso da sicari della destra con il tacito accordo dello zar Boris; quest'ultimo aveva formato con i quadri principali dell'esercito una giunta militare che limitò severamente la libertà dei partiti fino all'abolizione stessa tranne del Movimento Bulgaro Nazionale, il partito dello zar. In più il parlamento divenne soltanto un organo consultivo senza poteri decisionali. Nel 1934 lo stesso Boris III avrebbe preso le redini del governo istaurando una formale dittatura personale. La Bulgaria avrebbe fatto parte del nuovo "ordine" delle forze dell'Asse a partire dal 1938.

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La Grecia

La storia della Grecia ha avuto fasi particolarmente alterne, influenzate naturalmente dalla figura del sovrano. La sconfitta nella guerra contro la Turchia, successiva alla Prima Guerra Mondiale, nel 1922 aveva comportato la fuga in Italia di re Giorgio II e ad Atene fu proclamata la repubblica durante una cerimonia sul Partenone. L'istituto repubblicano però sarà retto per più di un decennio da forze progressiste e socialcomuniste contro le quali in più occasioni i quadri più estremisti dell'esercito avevano organizzato tentativi di colpi di stato. Nel 1935 re Giorgio fu richiamato in patria in seguito alla vittoria dei monarchici alle elezioni politiche ma il sovrano si trovò di fronte ad una scelta obbligata: doveva chiamare al governo il generale Ioannis Metaxas, organizzatore della resistenza contro il governo delle sinistre. Il sovrano accettò e Metaxas sciolse il parlamento e perseguitò duramente l'opposizione repubblicana mentre si riannodavano i legami con l'Italia. Con Mussolini fu firmato il patto di Bari nel 1936 e nel 1938 la Grecia entrò nell'influenza delle forze dell'Asse. Metaxas ricordò "Non sarò ricordato come i condottieri di Sparta, ma poco ci manca !"

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La Spagna

La Spagna, che attraversava una profonda crisi dai tempi della sconfitta dell'Invincibile Armata di Filippo II, divenne nei nella seconda metà degli anni 30 del XX secolo teatro di una battaglia ideologica tra fascismo e antifascismo, tra dittatura e democrazia. Ma andiamo per ordine. Per prima cosa re Alfonso XIII aveva deciso di non partecipare alla Grande Guerra ma i riflessi economici della crisi si divero anche nel regno spagnolo, dilaniato da numerosi problemi. In primo luogo istituzioni troppo deboli, il parlamento spagnolo ormai privo di potere, un'economia troppo arretrata e fondata su un'agricoltura superata e numerosi scontri sociali. In particolare in Spagna si era diffuso un forte e radicato movimento anarchico e sovversivo che nel 1921 avrebbe dato vita al partito comunista spagnolo, guidato dalla "pasionaria" Dolorres Ibarruri. Di fronte ad una possibile sollevazione contro le secolari istituzioni monarchiche, con le rivolte in Catalogna per l'autonomia e la guerra coloniale in Marocco, re Alfonso chiamò al governo il generale Primo de Rivera. Egli era un pluridecorato militare spagnolo che aveva in più occasioni salvato la monarchia dello sfracello e avviò una politica conservatrice con una forte limitazione delle libertà del popolo spagnolo. Al suo fianco chiamò il colonnello di campo Francisco Franco, brillante giovane militare. Quando però le opposizioni repubblicane, nel 1930, vinsero le elezioni municipali a Madrid Primo de Rivera e il governo militare di dimisero e Alfonso XIII chiamò al voto il popolo spagnolo che scelse il partito socialista democratico guidato da Manuel Azana e da Alcalà Zamora. Il primo governo socialista spagnolo avviò profonde riforme ma trovò la forte opposizione delle forze conservatrici, nazionaliste e reazionarie spagnole, le quali riuscirono a far cadere l'esecutivo nel 1933 e il re fu bel contento di ritornare alle urne, liberandosi così delle sinistre. Infatti la destra conservatrice, la Falange, il partito fascista spagnolo, i nazionalisti e i cattolici tradizionalisti si strinsero in un blocco conservatore che stravinse le elezioni e governò il paese tra il 1933 e il 1935, il cosidetto "biennio negro". L'esecutivo era guidato naturalmente da Primo de Rivera, il quale però fu ucciso da un anarchico in un attentato durante ad una parata militare a Madrid. Il paese piombò nel caos. Le opposizioni, il cosiddetto Fronte Popolare, che univa repubblicani, laici, democratici, socialisti, radicali, comunisti e anarchici prese il potere in alcune regione del regno spagnolo mentre Alfonso XIII si rifugiava sotto la protezione di Salazar a Lisbona. Il governo nero e l'esercito si strinsero intorno al generale Franco, erede di Rivera e benedetto dal sovrano con il dono nella medaglia benedetta della Vergine del Pilar. La guerra civile spagnola attrasse molte nazioni europee: Italia e Germania appoggiarono apertamente Franco mentre i repubblicani ebbero l'aiuto di "brigate internazionali" formate dalle opposizioni di mezzo mondo. La guerra sarebbe terminata con la presa di Madrid da parte dei "franchisti" nel marzo del 1939 e il ritorno al potere di Alfonso XIII. Franco dichiarerà "Vi ho dato la vera democrazia, la democrazia effettiva del popolo !". La Spagna, monarchica e franchista, avrebbe firmato nel 1940 il patto di ferro con l'Asse.

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La Cecoslovacchia

La repubblica cecoslovacca, nata all'indomani della fine della guerra, era un mosaico di etnie e popolazioni diverse, ma in questo paese si consolidò la democrazia grazie anche ad importanti personalità come i presidenti Tomas Masaryk e Edvard Benes, due leader democratici che tanto avevano fatto per la libertà della repubblica. I governi, a partire dal 1919, attuarono politiche di riforma, a partire da quella agraria che nel 1921 espropriò oltre un milione di ettari di latifondo. Ma le tensioni etniche riemersero ben presto e nel 1935 il presidente Benes fece arrestare monsignor Jòzef Tiso, leader del partito nazionalista cattolico cecoslovacco, perchè implicato in una serie di tentativi di colpi di stato contro il legittimo governo democratico di Praga. L'arresto di Tiso scatenò durissime reazioni da parte delle opposizioni che si schierarono contro la decisione del presidente e scesero in piazza a protestare. Una parte dell'esercito, a favore del blocco delle destre, intervenne: fece arrestare Benesm e liberò Tiso. Quest'ultimo fu proclamato dalle forze dell'esercito nuovo presidente della repubblica cecoslovacca e nel 1936 stilò la nuova carta costituzionale del nuovo stato, ribattezzato "repubblica parrocchiale corporativa". Il Vaticano gli tolse la possibilità di celebrare messe e nel 1938 aderì al nuovo ordine dell'Asse. Tiso dirà che "cattolicesimo e nazionalisocialismo si completano benissimo".

Salvador Dalì, "L'Enigma di Hitler", 1939, olio su tela, cm 51 x 79, Madrid, Museo Nacional

Salvador Dalì, "L'Enigma di Hitler", 1939, olio su tela, cm 51 x 79, Madrid, Museo Nacional

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La FNFRE

Il 2 maggio 1938 Hitler chiama a raccolta a Berlino tutte le nazioni che hanno governi conservatori, nazionalisti e reazionari per una riunione, la Conferenza di Berlino. Vi partecipano il Duce Benito Mussolini, l'ammiraglio e reggente Nicola Horthy, il maresciallo Karol Rydz-Smigly, re Ante I, re Michele II e il capo del governo Ion Antonescu, il presidente Koral Pats, il primo ministro Antonio Salazar, il presidente Alfe Smentona, il presidente Karl Ulmanis, lo zar Boris III, re Giorgio II e il generale Ioannis Metaxas, re Alfonso XIII e il generale Francisco Franco (impegnato in guerra) e monsignor Jozef Tiso. Partecipano come osservatori il premier turco Kemal Atatürk, il sergente cubano Fulgencio Batista e il caporale e professore di storia militare argentina Juan Domingo Peron. In questa sede il Fuhrer e il primo ministro italiano Galeazzo Ciano espongono il piano per la costruzione del "nuovo ordine europeo", la Federazione delle Nazioni Fasciste e Reazionarie d'Europa, la FNFRE. Essa doveva garantire una solida alleanza politica, economica e militare tra la Germania, l'Italia, l'Ungheria, la Polonia, la Jugoslavia, la Romania, l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, il Portogallo, la Spagna, la Bulgaria, la Grecia e la Cecoslovacchia basata sulla condivisione di uguali ideali reazionari. Ad ogni però questo patto non era particolarmente equilibrato poiché ne traevano vantaggio in particolare la Germania e l'Italia che così ad influenzare rispettivamente l'Est europeo e la zona mediterranea e danubiano-balcanica. La FNFRE divenne operativa nel maggio dell'anno successivo, quando decise di entrare anche la Turchia, che aveva perso il suo padre fondatore (morte di Atatürk nell'autunno del 1938), e la presidenza fu assegnata al kaiser tedesco Aldof Hitler. Ma l'ascesa delle destre non era ancora finita.

Mentre negli Stati Uniti venivano confermati a gran voce i repubblicani, fautori di una politica isolazionista diversamente dal partito democratico, la Società delle Nazioni si sciolse il 3 settembre 1939. L'anno successivo, il 2 marzo 1940 in Norvegia le elezioni legislative furono vinte dal partito nazionalista di Vidkun Quisling. Il re prese la via dell'esilio poiché era contrario al programma di Quisling e se ne andò negli Stati Uniti. Il nuovo esecutivo aderì il 10 marzo 1940 alla FNFRE. Nello stesso mese anche i governi del Regno di Svezia e della Repubblica Finlandese caddero nelle mani delle forze conservatrici e chiesero di entrare prima nella nuova Repubblica Federale Norvegese, diventando la Federazione dela Nord.

Il 14 giugno 1940 le elezioni politiche in Francia diedero la maggioranza al maresciallo Henri-Philippe Pètain, leader del Fronte Nazionale di cui faceva parte anche il movimento fascista Action Française. Pètain prima ridusse le libertà alla popolazione con il pretesto di un possibile colpo di stato delle sinistre socialcomuniste e successivamente regalò al Reich l'Alsazia e la Lorena. Le opposizioni scesero in piazza contro il nuovo regime, nato nel paese della Rivoluzione. Ma in questa occasione, il 14 luglio 1940 le truppe di Hitler entrarono in Francia per aiutare le forze dell'ordine di Parigi e sedarono i rivoltosi dopo un mese di disordini. Il 20 dello stesso mese la Quarta Repubblica Francese, fondata su base corporativa, entrava a pieno titolo nella FNFRE e occupava il Belgio e la Svizzera mentre il Reich annetteva i Paesi Bassi e il Lussemburgo. L'Italia intanto invadeva la Corsiva mentre la Spagna annetteva velocemente l'Andorra e la Federazione del Nord, in un giorno, occupava la Danimarca. e l'Islanda. Tutte operazioni ordinate da Hitler che da Rastenburg progettava da tempo anche la fine della Gran Bretagna. E infatti le Croci di Ferro di John Mosley, che unificavano il Partito Conservatore e il Partito Nazionalista, vinse le elezioni il 2 febbario 1941 e la "Battaglia d'Inghilterra" fu vinta anche dalla destra inglese mentre la famiglia reale se ne andava in Canada in esilio. Il 10 maggio 1941 la FNFRE si riunì a Berlino a distanza di tre anni e decise di dare ampi poteri a Hitler il quale, il 15 novembre 1942, poteva proclamare la nascita dell'Impero Nazionalsocialista Europeo con capitale Berlino cigendosi la testa come primo Kaiser del continente. La Schuldfrage, l'assalto al potere mondiale era cominciato: tenendo a bada i suoi numerosi vassalli che reggevano i governi nazionali europei, Hitler si rivolse alla Russia e all'Estremo Oriente. Il 3 aprile 1943 Stalin veniva assassinato e la Russia iniziava un processo di nascita di uno stato reazionario retto da una giunta militare mentre il Giappone, legato a Roma e Berlino, continuava la sua politica di potenza in Asia.

E il Vaticano?!? Naturalmente occupato dalle truppe dell'Asse nel marzo del 1944, Pio XII se ne va in esilio negli Stati Uniti, come del resto la maggior parte dei sovrani rovesciati dai regimi europei, e il nuovo pontefice massimo è lo stesso Hitler che inaugura il culto della razza ariana europea: forti contestazioni dai cattolici europei ma l'Impero regge e seda la rivoluta con ferro e fuoco.

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Nota: Qualcuno si chiederà come mai ho scritto tutto questo, io che tradizionalmente sono stato definito un fervente irenista. Naturalmente le persone possono cambiare, e soltanto gli stupidi non cambiano, ma certo non sono diventato un reazionario. Anzi, credo che l'Europa, negli anni immediatamente successivi alla Grande Guerra, abbia toccato con le dita un rischio pericolosissimo visto che maggioranza dei paesi, il 1 settembre 1939, erano diventati dittature fasciste o autoritarie. Studiando in modo approfondito la Storia Contemporanea, ho potuto leggere attentamente l'evoluzione di ogni singola realtà europea, e per questo ho voluto determinare una serie di POD che hanno portato ad una situazione tutt'altro che rosea. Vi consiglio la lettura del piccolo volumetto, della collana "I Grandi Nomi del XX secolo", "Dittatori Neri" dell'Istituto Geografico De Agostini. Ad ogni modo state certi che ritornerò positivista.

Demofilo

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Federico Sangalli ha aggiunto un'altra tessera al puzzle:

Gli Stati Uniti d'America

Il generale Smedley Darlington Butler, soprannominato "The Fighting Quaker", veterano di mille battaglie ed eroe della Prima Guerra Mondiale, nel 1934 accetta la proposta di un gruppo di golpisti per rovesciare Franklin Delano Roosevelt, inizia a radunare gli uomini e a prendere contatto con politici e militari come Huey Long e Douglas McArthur. I militari lanciano il golpe in occasione delle elezioni presidenziali del novembre del 1936: i congiurati occupano a sorpresa il Campidoglio e la Casa Bianca, eliminando i soldati posti in loro difesa, e arrestano gran parte del Congresso e l'intero Gabinetto di Roosevelt. Il presidente e gli altri arrestati vengono rinchiusi ad Alcatraz e Butler è proclamato Acting President con Long (qui é rimasto a Washington e non é stato assassinato) come vicepresidente. J.P Morgan diventa Segretario del Tesoro, Charles Lindbergh Segretario della Guerra, Burton Kendall Wheeler Segretario di Stato. Butler si riavvicina a Hitler e rompe con Stalin (che lo considera - a ragione - un golpe di ricchi capitalisti) e annulla il New Deal. Ciò provoca però una grave crisi economica e, nel tentativo di distrarre l'opinione pubblica, Butler invade il Messico nel 1938. La sua impopolarità porta infine ad un controgolpe nel 1940. Il 21 giugno Butler viene ucciso da alcuni militari mentre visita l'ospedale militare di Bethesda. I golpisti, guidati dal generale Eisenhower, liberano poi Roosevelt da Alcatraz. Il 10 settembre Long viene infine ucciso i militari si arrendono. I rivoltosi formano quindi un governo di unità nazionale con Roosevelt presidente e il repubblicano sindaco di New York Fiorello La Guardia come vice. McArthur, Patton e gli altri collaborazionisti vengono processati per alto tradimento e giustiziati. La Guardia poi diventerà 36° Presidente alla morte di Roosevelt nell'aprile del 1945. Ulteriori sviluppi da definirsi.

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E Andrea Li Castri ha commentato:

Credo che qualcuno abbia già avuto un'idea del genere, realizzando quest'immagine:

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Questa è l'ucronia in proposito tradotta per noi da Generalissimus:

E se gli Stati Uniti fossero diventati Fascisti?

Scende dolcemente la notte a Detroit il 4 Novembre 1924, quando un sottile strato di neve ricopre la città.
In questa serata di elezioni presidenziali l’atmosfera è piuttosto calma al QG del partito America First, guidato dal favorito di questa campagna, l’industriale, uomo d’affari e adesso politico Henry Ford, il fondatore dell’omonimo marchio automobilistico.
Quattro anni prima, l’esuberante imprenditore ha deciso di lanciarsi nella politica, e grazie al suo status di incarnazione della modernità quattro anni dopo è riuscito, abbastanza ad ottenere abbastanza sostegno per lanciarsi nella corsa alla presidenza fondando il proprio partito, America First.
Adulato dalle folle, che vedono in lui un uomo del popolo, ed essendosi ingraziato i suoi dipendenti fornendo una vettura ad ogni famiglia statunitense, Henry Ford ha mandato avanti una campagna populista, non esitando ad attaccare l’establishment Democratico e Repubblicano promettendo senza sosta uno standard di vita migliore agli Statunitensi.
La stampa, come il pubblico, non ne ha mai abbastanza di Ford e delle sue dichiarazioni scandalose, nel bene o nel male non si parla quasi che di lui durante la campagna presidenziale, visto che gli altri candidati faticano a mobilitare le folle.
Ma diversi elementi hanno offuscato questa campagna elettorale, a cominciare da numerose dichiarazioni antisemite che avranno un’eco particolarmente forte in gran parte dei suoi sostenitori, ma quello che si fatica a digerire è l’ammirazione illimitata che Ford sembra avere per il Duce Mussolini, che ha preso il potere due anni prima in Italia.
Tuttavia le sue simpatie per il Fascismo e la sua antipatia per le persone troppo colorate o Ebree per essere di suo gusto non ostacoleranno lo slancio che sembra avere la sua campagna.
E quindi, il 4 Novembre 1924, nella grande sala del QG di America First, un gioioso Henry Ford riceve una telefonata che conferma la notizia: col 54% dei voti l’uomo d’affari viene eletto 30° Presidente degli Stati Uniti.
All’annuncio della notizia, i suoi sostenitori esplodono di gioia e si abbracciano gli uni con gli altri.
In questa folla ci sono numerosi politici del sud degli Stati Uniti, antisionisti, nostalgici della Confederazione e suprematisti bianchi che si suppone serviranno come futuri deputati del Congresso.
Prendendo il microfono, Ford ringrazia la folla che lo acclama e inizia a declamare un discorso infuocato sulla necessità di purificare la società statunitense.
Questa elezione, che beninteso non è mai avvenuta nella realtà, sarà il POD di uno scenario dove gli Stati Uniti d’America sprofondano nel Fascismo.
Buongiorno a tutti, cari abbonati e spettatori, oggi ho inventato un piccolo scenario nel quale gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Henry Ford diventano un paese Fascista, uno scenario a favore del quale avete votato in un sondaggio estremamente conteso.
Allora, Henry Ford nella realtà è stato un po’ una leggenda vivente, ma non ha mai espresso il desiderio di presentarsi alle elezioni presidenziali, e per fortuna, io penso.
Grande fan delle teorie del complotto, il nostro amico aveva un serio problema con gli Ebrei, al punto che riuscì ad essere l’unico Statunitense di cui Hitler parla positivamente nel suo libro, il Mein Kampf.
Approvato dal Führer in persona! Questo allegro signore, anche se non si può negare che i suoi operai erano trattati piuttosto bene in rapporto agli standard dell’epoca, aveva anche un problema con le cosche criminali, al punto che ingaggiò dei mafiosi perché stroncassero numerose manifestazioni.
Si può anche ricordare la sua ossessione per la purezza e il controllo, che si manifestò sotto forma di decine di divieti per ciascuno dei suoi operai, dal divieto di fumare e bere a casa a tanti piccoli espedienti invadenti.
Cercando chi avrebbe avuto più possibilità di imporre un regime fascistizzante agli Stati Uniti, è costui che secondo me avrebbe avuto le idee e la popolarità necessaria per poterlo fare.
Anche Charles Lindbergh, il celebre aviatore, avrebbe potuto benissimo essere un candidato serio, ma la sua salita al potere in un mondo alternativo è stata già esplorata nel libro Il Complotto contro l’America, che vi incoraggio a leggere.
Henry Ford è stato dunque un personaggio ambiguo, il principale artefice dell’industrializzazione statunitense e inventore del Fordismo, che però aveva anche un grave problema con le minoranze, come molta gente della sua epoca, e delle simpatie per i concetti basilari del Fascismo, soprattutto la nozione di uomo nuovo avanzata da Mussolini.
Dunque nel 1924 abbiamo uno scenario con Henry Ford presidente, quale sarà il destino di questi Stati Uniti alternativi? Continuiamo lo scenario senza attardarci.
Molto attesi, i risultati delle elezioni del Congresso degli Stati Uniti favoriscono i rappresentanti del partito America First, che ottengono una maggioranza sorprendentemente comoda.
Al Senato come alla Camera dei Rappresentanti, in un ribaltamento della situazione senza precedenti, numerosi eletti Democratici e Repubblicani decidono di unirsi al nuovo partito e al suo presidente, che, appena arrivato alla Casa Bianca, descrive in dettaglio il suo programma davanti ad un pubblico conquistato.
In pieno Proibizionismo, la priorità del primo mandato presidenziale di Ford sarà la guerra contro il crimine, divenuto endemico nella società statunitense.
In un discorso memorabile Ford fustiga l’alcol, responsabile secondo lui della degenerazione della società e delle violenze senza precedenti che colpiscono le grandi città del paese, e promette delle misure forti destinate a far entrare gli Stati Uniti in una nuova era di modernità.
Gli ambienti affaristici statunitensi, incantati dal vedere un uomo come Ford al potere, si gettano quasi letteralmente dietro di lui, mentre nella società civile anche le organizzazioni conservatrici contro l’alcol sostengono la nuova amministrazione.
Abbattuti e indeboliti a causa delle diserzioni nei loro campi, Democratici e Repubblicani non possono che constatare la loro disfatta, e sono ormai ridotti al ruolo di figuranti della vita politica, Ford e il suo partito America First hanno le mani libere.
Le prime misure non tardano affatto ad essere applicate: creazione delle Legioni dei Patrioti, un’agenzia federale che ha il compito di rintracciare i criminali, costruzione di campi di rieducazione che dovrebbero correggere i cittadini diventati criminali, e infine fondazione del Movimento dei Giovani Americani per la Temperanza, un programma governativo destinato a formare la gioventù dei paesi perché siano dei cittadini migliori.
A livello economico, Ford imporrà un salario minimo per gli operai del paese sullo stesso modello di quello che lui utilizza nelle sue fabbriche.
Il nuovo vicepresidente, il sulfureo Theodore G. Bilbo, Democratico conservatore del sud e membro del Ku Klux Klan, viene incaricato di mettere in pratica queste riforme mentre Ford comincia una tournée in Europa.
La scelta dell’Italia come prima destinazione non sfugge a nessuno.
Nel vecchio continente la Francia e l’Inghilterra comprendono presto che non hanno più il favore del gigante statunitense.
In una scena di giubilo incredibile, il Duce e il Presidente Ford sfilano trionfalmente davanti ad una folla immensa a Roma, e assistono insieme aduna gigantesca parata militare.
Il Presidente degli Stati Uniti riferirà in seguito l’immenso piacere che ha avuto nell’incontrare il suo omologo italiano, e dichiarerà di essere stato felice di scoprire l’estensione dei loro punti in comune.
Il primo mandato di Ford è un immenso successo, le misure del presidente migliorano considerevolmente le condizioni di vita della classe operaia, mentre l’inasprimento della lotta contro il crimine permette di ridurre le attività di un’affranta mafia, ma la nuova agenzia per la lotta contro il crimine, le Legioni dei Patrioti, fondate da Ford, finiscono per attirare critiche.
Nel 1927 il padrino della Chicago Outfit, Al Capone, viene ritrovato morto in un fosso, abbattuto da diversi proiettili in testa.
Il giornale Chicago Tribune fa uscire qualche tempo dopo un’inchiesta spettacolare sulle Legioni dei Patrioti.
In una decina di pagine il quotidiano rivela che ci sarebbe l’agenzia creata da Ford dietro l’assassinio di Al Capone e ne approfitta per esporre i segreti dell’organizzazione al grande pubblico: esecuzioni sommarie dei criminali fuori da ogni quadro legale, ideologia apertamente razzista e fascistizzante, repressione degli oppositori politici, il Chicago Tribune sostiene che i membri delle Legioni dei Patrioti commettono nell’impunità completa numerosi atti illegali e anticostituzionali.
Ancora peggio, i quartieri Ebraici e neri sembrano essere particolarmente presi di mira dall’organizzazione, mentre il Presidente Ford non smette di attaccare verbalmente queste minoranze, accusate secondo lui di essere il cancro che impedisce il rinnovamento degli Stati Uniti.
Sebbene scandalosa, l’inchiesta del Chicago Tribune non ottiene affatto il clamore sperato, il successo delle riforme economiche fa sì che nelle elezioni del 1928 la maggioranza degli elettori si allinei a Ford.
Anche il sostegno incrollabile del celebre aviatore Charles Lindbergh gli attireranno le simpatie della folla.
Il 6 Novembre 1928 i candidati Hoover e Smith, Democratico e Repubblicano, vengono sonoramente battuti da Henry Ford, candidato alla rielezione col partito America First.
A 65 anni l’industriale adesso è presidente per la seconda volta e trova conferma nelle sue idee grazie alla sue rielezione.
Dopo un primo mandato dedicato alla lotta contro il crimine, Ford dà inizio alla seconda parte del suo programma, battezzata Pure America, Un’America Pura: riforma della costituzione, finanziamento dei programmi eugenetici, periodi obbligatori in colonie estive per i giovani e rafforzamento delle Legioni dei Patrioti, le cui dimensioni le rendono ormai la prima forza paramilitare del paese.
Tutte queste misure fanno sì che la rielezione di Ford venga vista come una catastrofe in Europa, dove le idee Fasciste si espandono progressivamente fra l’opinione pubblica.
Negli Stati Uniti, in tutte le scuole, il nome del presidente viene cantato dagli studenti, mentre le canzoni che richiamano alla sua grandezza si diffondono nelle strade.
Lentamente ma costantemente si instaura un culto della personalità nei confronti del presidente, ma per una parte degli Statunitensi la misura è colma: due giorni dopo la rielezione di Ford scoppiano delle rivolte spontanee nelle grandi città degli Stati Uniti, principalmente nei ghetti neri ed Ebraici, ma anche nei quartieri con simpatie Comuniste.
Stanchi di subire la repressione e l’ostilità dell’opinione pubblica, gli abitanti di questi quartieri lasciano libero sfogo alla loro collera, malgrado gli appelli alla calma dei leader di queste comunità.
Purtroppo per loro l’amministrazione Ford non poteva sognare un pretesto migliore: prima che le contestazioni si propaghino vengono promulgate misure d’emergenza nazionale, e le Legioni dei Patrioti vengono inviate a tenere a bada la rivolta.
Saranno necessarie diverse settimane per sedare le rivolte, con una repressione che finirà con la morte di diverse migliaia di civili.
Migliaia di altri vengono arrestati e inviati nei campi di rieducazione istituiti per creare buoni statunitensi, mentre un programma di sterilizzazione forzata viene istituito inosservato nel bel mezzo dell’agitazione generale.
Il peggio arriva quando, con la complicità passiva delle autorità, il sud degli Stati Uniti vede migliaia di sostenitori di Ford scendere nelle strade, dove compiono un vero e proprio linciaggio collettivo.
Godendo ormai di un potere quasi dittatoriale grazie alle misure d’emergenza, il Presidente Ford mette i grandi quotidiani sotto tutela governativa, mentre all’opposizione politica viene messa la museruola.
La società statunitense piomba nella paura mentre famiglie e amici si tradiscono fra di loro.
Durante il 1929 più di dieci tentativi d’assassinio contro il presidente vengono sventati, mentre numerosi Ebrei scappano verso l’Europa per sfuggire alle nuove misure dell’amministrazione.
Ai ferri corti con le democrazie occidentali, Ford risponde abbondantemente ad esse con una sola riga e ha anche una corrispondenza con un piccolo politico tedesco di nome Adolf Hitler, che il Presidente degli Stati Uniti qualificherà come razionale e sensato, e malgrado la censura della stampa si spande la voce che numerosi uomini d’affari affiliati al presidente sosterranno finanziariamente numerosi movimenti Fascisti in Europa, incluso l’NSDAP di Hitler, che beneficerà dei conseguenti fondi inviati direttamente dagli Stati Uniti.
I numerosi programmi di cooperazione con l’Italia Fascista gli garantiranno anche il sostegno degli Italoamericani.
Per Ford e i suoi sostenitori tutto sembra andare per il meglio, ma un evento cataclismico frenerà lo sviluppo del Fascismo statunitense, almeno per un po’: la crisi economica del 1929.
Quando le banche crolleranno e milioni di persone si ritroveranno senza impiego, l’agitazione nel paese si ingrandirà.
Disponendo ancora dei pieni poteri in seguito alle misure d’emergenza nazionale, il Presidente Ford, indicando l’alta finanza Ebraica come responsabile della crisi, darà il via all’ultima riforma che farà pendere definitivamente gli Stati Uniti verso il Fascismo.
Cambiando radicalmente il suo percorso economico, in precedenza Liberale, Ford nazionalizza le banche e si ispira alle riforme di Mussolini in Italia: limitazione della concorrenza, acquisizione massiccia di imprese private e concessione di incentivi a importanti settori dell’economia come la difesa.
L’amministrazione Ford rinforza gradualmente il suo controllo quando le misure d’emergenza vengono di nuovo istituite.
Nel 1932 Ford viene eletto presidente per la terza volta.
Questa elezione sarà molto più combattuta rispetto alle due precedenti, e sarà macchiata dai sospetti di brogli.
Due giorni dopo la sua rielezione nuove sommosse scoppiano in numerose città represse ancora una volta nel sangue.
Ancora più brutale, questa repressione scioccherà diversi Statunitensi, mentre le riviste critiche del regime vengono distribuite in segreto e si fanno sempre più numerose.
Nel 1934, quando Hitler diventa capo dello stato tedesco, viene ricevuto in pompa magna a New York.
Ispirato dal Presidente degli Stati Uniti, Hitler accelera il suo progetto di soluzione finale contro gli Ebrei dell’Europa.
Ammiratore di Ford, egli pensa ciononostante che i suoi campi di rieducazione sono una misura troppo debole, e si interrogherà anche sullo stato mentale dell’industriale, supponendo che egli si sia fatto manipolare dal suo entourage.
In effetti il presidente è invecchiato, e in un discorso radiofonico dove la sua voce apparirà flebile e affaticata presenterà la priorità del suo terzo mandato: l’internazionalizzazione.
Utilizzando gli immensi mezzi del suo paese, il presidente aggiorna il vecchio progetto di americanizzazione dei Caraibi e dell’America del Sud finanziando movimenti di ispirazione Fascista statunitense in tutto il continente.
Detestati però da tutti, gli Stati Uniti di Ford purtroppo falliscono nell’esportare il loro modello, tanto più che l’economia, ancora sotto shock della Grande Depressione, fatica a riprendersi.
Nel 1936, quando il presidente arriva alla fine del suo terzo mandato, la situazione del paese diventa di giorno in giorno più preoccupante: la repressione, la censura della stampa e la minaccia giapponese, contro la quale Ford non si decide ad agire, rendono molti scontenti, soprattutto negli stati del nord.
Il sostegno che gli è stato dato dalla popolazione crolla quando le sue riforme economiche non ottengono che una stagnazione e la persistenza di una disoccupazione di massa.
Questo cocktail esplosivo peggiora quando il presidente e il suo entourage, certi di perdere la prossima elezione, promulgano di nascosto delle riforme che allungano il mandato presidenziale da quattro a sette anni.
Vista come un atto dittatoriale anche dai più ardenti difensori di Ford, questa riforma non sarà digerita dagli alti graduati dell’esercito statunitense, per i quali le Legioni dei Patrioti del presidente costituiscono già una concorrenza insopportabile.
In Europa, quando le tensioni sono al massimo, scoppia la Seconda Guerra Mondiale in seguito all’invasione della Polonia.
Gli Stati Uniti di Ford si rifiutano di unirsi al Patto Tripartito per timore della concorrenza di ideologie Fasciste differenti e restano ferocemente isolazionisti.
Nel 1940, quando in Europa infuria la guerra, risuona un rombo di tuono: il Presidente Ford viene assassinato a Dallas da un attivista Comunista durante una visita al governatore dello stato, la figura carismatica del Fascismo all’americana muore per le sue ferite mentre la società statunitense non è mai stata così divisa.
Il suo vicepresidente, Theodore G. Bilbo, prende allora il potere, un fatto insopportabile per gli alti graduati dell’esercito, che decidono di abbandonare il loro servizio.
Gli avvenimenti accelerano, le Filippine Statunitensi sono le prime a secedere.
In tutto il paese unità dell’esercito comandate da ufficiali ostili a Bilbo assaltano gli edifici governativi, rendendosi responsabili di un colpo di stato.
Rifiutandosi di cedere il potere a quelli che designa come agitatori Ebrei e negri, il nuovo presidente invia le Legioni dei Patrioti a sedare la rivolta.
Ovunque, ma soprattutto al nord, violenti combattimenti oppongono la milizia paramilitare all’esercito regolare.
In un caos indescrivibile, ha inizio la Seconda Guerra di Secessione Americana.

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C'è anche il contributo di Inuyasha Han'yō:

Il Canada

Eh, sì... Persino in Canada sono esistiti dei movimenti fascisti, ben due: l'Unione Canadese dei Fascisti (o Partito Fascista Canadese) e il Partito Nazionale Sociale Cristiano, che istituì addirittura una sua milizia, le Camicie Blu, da non confondersi con le omonime irlandesi. Fondati rispettivamente nel 1930 e nel 1934, furono entrambi sciolti nel 1940, essendo il Canada in guerra contro l'Asse. Immaginiamo che questi due partiti si fondano in uno solo e riescano a prendere il potere, instaurando un governo dittatoriale e antisemita prima dell'inizio della guerra. Quando la madrepatria inglese dichiarerà guerra alla Germania cosa farà questo Canada nazifascista? Rispetterà i patti, entrando in guerra al suo fianco? Li tradirà, schierandosi con l'Asse? In questo caso rischia l'invasione da parte dei vicini USA dopo Pearl Harbor. Oppure semplicemente si manterrà neutrale, affermando di non voler mandare i suoi soldati al massacro oltre Atlantico per un conflitto solo euroasiatico? In questo caso sopravvivrà alla guerra (anche se non so quanto possa durare) e forse deciderà di unirsi alla NATO in funzione anti-sovietica...

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Gli risponde feder:

Io penso che un Canada nell'Asse non avrebbe alterato più di tanto gli equilibri della guerra. Il Paese può vantare condizioni ambientali tanto e più pesanti di quelle russe, ma di certo non lo stesso strabilianti ammontare di truppe. Un Canada fascista anti-Alleati avrebbe resistito, strangolato dalla Royal Navy, solo finché gli americani non fossero riusciti a soffocarlo, pur anche nel sangue. Il risultato è solo l'allungamento del conflitto, con più morti annessi.

Per quanto riguarda le altre opzioni, si tratta di cambiamenti che penso avrebbero investito il solo Canada e il suo rapporto con Atlantide (USA e paesi europei) nel contesto della Guerra Fredda. Al giorno d'oggi, invece, constata l'incapacità americana di instaurare la propria egemonia sul globo come unico gendarme, potrebbe avvicinarsi alla Cina e alla Russia. Sottinteso, sempre che sopravviva al crollo del comunismo, cosa complessa, dal momento che non avrebbe più nemici per giustificare la tirannia del partito di fronte ai canadesi...

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E Perchè No? aggiunge:

I movimenti a favore dell'indipendenza del Quebec sarebbero allora fortemente intrisi di lotta pro-democrazia, sostenuti dagli USA e probabilmente di maniera più marcata dalla Francia ("Vive le Québec Libre!" dichiarava De Gaulle nella nostra Timeline, ma era solo un passatempo nazionale per far infuriare sia Londra che Washington...) Comunque un Canada fascista potrebbe tentare una politica di anglicizzazione forzata dei francofoni nel paese e lanciare senza volerlo un vasto movimento di opposizione e forse di lotta armata.

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MattoMatteo domanda:

Ma un Canada fascista PRIMA della guerra, non avrebbe potuto "spostare a destra" anche la politica americana e inglese? Ricordo che, sia negli USA che in Inghilterra, prima della guerra e ai suoi inizi -vale a dire prima che la Germania attaccasse le due nazioni- c'erano movimenti politici filo-nazisti. Se la Germania, dopo aver attaccato la Polonia (andando quindi "in direzione della Russia comunista"), offrisse a USA e Inghilterra (entrambe "nazioni dalle radici celtico-ariane") di spartire il mondo con loro?

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E feder replica:

Dipende. Fino a Pearl Harbour gli USA stanno fuori comunque. Nel Regno Unito, sta tutto nel chi diventa primo ministro; se resta Churchill, è inutile discuterne. In ogni caso, il partito della pace aveva perso moltissimo ascendente sul popolo dal momento che quest'ultimo aveva ormai colto la vacuità dell'appeasement portato avanti da Chamberlain di fronte a qualcuno come Hitler.

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Dario Carcano precisa:

Lo scopo dell'appeasement portato avanti da Francia e Gran Bretagna è spesso frainteso. Infatti Chamberlain e Daladier (e gli altri primi ministri della Francia prima della guerra) erano favorevoli alla guerra con la Germania nazista, ma sapevano che le rispettive forze armate non erano pronte ad affrontare una guerra, e che anche l'opinione pubblica, ancora influenzata dal ricordo della Grande Guerra, era in generale contraria al coinvolgimento in una nuova guerra europea. Dunque lo scopo dell'appeasement non era evitare la guerra, ma guadagnare tempo per prepararsi alla guerra.

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Subito feder annuisce:

Appunto: vacuità. Gli anglo-francesi sopravvalutavano enormemente il potenziale militare nazista. Se avessero reagito con viva forza all'occupazione della Renania, alla conferenza di Monaco, ai vari tentativi di Anschluss, allora ci saremmo evitati il disastro che è stato la seconda guerra mondiale come la conosciamo (Olocausto compreso). Penso che Daladier e Chamberlain avrebbero chiamato in causa anche lo stimato Mussolini, se non altro per far cadere la maggioranza del peso di una guerra contro la Germania su di lui. Ciò tuttavia potrebbe evitare altri lutti, in realtà: gli italiani avevano buone forze militari all'incirca prima della guerra di Spagna; il regime fascista otterrebbe la grande vittoria tanto a lungo predicata, e forse, ma dico forse, si calmerebbe un attimo, oltre a non conoscere mai la svolta razzista, impressa nella nostra Timeline a Mussolini da Hitler.

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Perchè No? insiste:

Ma mi chiedo se gli USA sarebbero pronto a dare loro sopporto a una secessione del Québec o al minimo sostenere il loro movimento se porta verso la democratizzazione (dopotutto é un'affare interna canadese e non piace mai a uno paese vedere una secessione alle sue porte ... e sono degli francofoni contro degli Anglo-sassoni).

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Allora feder propone:

Se io fossi un politico americano di questo ergocronotopo, spingerei sull'abbattimento del regime canadese, staccatosi, per ovvie ragioni, dal Commonwealth, e reciso così il cordone ombelicale che lega nella nostra Timeline il Canada a Londra e che ha forgiato nel tempo buona parte della loro identità nazionale; così facendo otterrei due piccioni con una fava.
Primo: mi beo dei voti dei nazionalisti e dei guerrafondai.

Secondo: "liberato" il Québec, non sarebbe improponibile un'annessione della restante parte anglofona del Canada agli USA; dopotutto, sono loro LA nazione anglofona e protestante del continente, di fronte alla quale, anche nella nostra Timeline, i canadesi chinano, pur con qualche rimostranza, il capo...

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Pure MorteBianca dice la sua:

La Svizzera

Durante il periodo fra le due guerre e la Seconda Guerra Mondiale in Svizzera (come in tutti i i paesi dell'epoca) c'era un partito di ispirazione fascista, la Federazione Fascista Svizzera, con una piattaforma sostenuta da Mussolini (che voleva evitare emanazioni naziste nella Svizzera tedesca) di lotta al marxismo, la massoneria, l'influenza ebraica, la fine della storica neutralità e l'entrata in guerra a fianco dell'Asse. Il simbolo del partito era una croce bianca in campo nero (come sempre lo stile non manca). C'era anche un secondo partito (con 9000 iscritti), il Fronte Nazionale, più impostato sul nazionalsocialismo e la germanofilia. Questo partito tentò una "marcia su Berna" e riuscì anche ad occupare il Consiglio Nazionale per qualche ora, salvo poi venire disperso. E se i due partiti si coalizzano in un Blocco Nazionale, attirando anche conservatori e nazionalisti, alte sfere dell'esercito e le simpatie della finanza, con una martellante propaganda, squadrismo contro i movimenti fascisti e l'odio verso gli ebrei svizzeri, con l'accusa di dominare il sistema bancario, e riescono nel loro colpo di stato (supportati da Mussolini che vuole una sua "Annessione")?

la Svizzera si fascistizza: militarizzazione del lavoro, nascita delle Corporazioni, tutto il potere in mano al Partito diretto dall'alto e governato da un Duce in versione Svizzera, corsa al riarmo, persecuzione razziale ed avvicinamento all'Italia Mussoliniana con una serie di concordati economici. La Svizzera entra in guerra nell'Asse, e viene sonoramente sconfitta (pur ritardando gli Alleati e, nell'ultimo periodo, venendo inglobata nella Germania). La spartizione dell'Europa è molto diversa: l'Austria passa interamente all'URSS, mentre la Svizzera viene divisa in due: la parte Ovest (divisa fra Francia, Inghilterra e USA, successivamente passate a Francia e Italia nelle rispettive zone linguistiche) e una parte Est, l'Unione delle Svizzera, di stampo socialista che con la nostra svizzera ha in comune solo il multiculturalismo, per il resto è un'economia priva di proprietà privata e nell'orbita sovietica.

Quali saranno le differenze fra queste due porzioni? La Svizzera Ovest potrà mantenere la sua neutralità, e sarà comunque il gioiello economico d'Europa anche se "sminzata"?

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Lord Wilmore aggiunge:

Forse, se negli anni '30 in Svizzera si fosse installato un regime fascista ed esso si fosse schierato con l'Asse, oggi la regione alpina apparirebbe così...

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Diamo la parola a Generalissimus, che ha tradotto per noi questa ucronia:

L'Irlanda

La storia dell’Irlanda è molto più dinamica e turbolenta di quanto crede la maggior parte delle persone.
Anche se spesso viene relegata a semplice segmento delle Isole Britanniche, e per giunta non importante, sull’isola avvennero molte cose.
La sua storia più turbolenta si è placata solo di recente all’inizio del secolo, quando è terminato il Conflitto Nordirlandese, o Tardo Periodo Rivoluzionario.
Quello che in breve bisogna sapere è che l’Irlanda è rimasta per un lunghissimo periodo sotto il dominio inglese, è stata catturata, riconquistata e spopolata dalle malattie in ogni modo possibile per secoli, ma con l’avvicinarsi del 20° secolo il monarchismo andò in declino in favore del repubblicanesimo.
La gente iniziò ad aspettarsi certi diritti e sicurezze, e l’Irlanda decise che dopo secoli di tentativi d’assimilazione inglese era arrivato il momento di stabilire l’autogoverno e preservare la sua cultura.
Dopo aver visto la prima invasione di massa dei Normanni, le massicce confische di terre, la colonizzazione inglese, la soppressione della cultura gaelica e così via, gli Irlandesi iniziarono davvero a sentirsi un popolo sotto attacco diretto e a rischio estinzione di volta in volta.
Durante l’800 le relazioni con l’Inghilterra iniziarono a migliorare grazie all’ascesa del repubblicanesimo e ad alcune riforme che garantirono agli Irlandesi un trattamento più equo all’interno della loro patria, ma la Grande Carestia Irlandese colpì duro, dimezzando la popolazione di Irlandesi etnici e danneggiando ulteriormente sia la lingua che la cultura locale, mentre la cultura inglese in Irlanda del Nord rimase forte.
La paura dell’estinzione nella propria patria tornò, e anche se l’immigrazione negli Stati Uniti alla fine rinvigorì molto la popolazione, la preoccupazione che l’Irlanda non sarebbe più stata la patria degli Irlandesi era reale e immediata, perciò seguì un’ascesa del nazionalismo irlandese e vennero avanzate dichiarazioni in favore dell’autogoverno per liberarsi dall’unione con il Regno Unito.
Queste proposte vennero ostacolate dagli Unionisti del nord, portando ad una chiara spaccatura nell’identità dell’Irlanda.
Mentre nel sud si trovavano gli Irlandesi Cattolici rurali che parlavano il Gaelico, nel nord si trovavano gli Inglesi Protestanti industrializzati e Anglofoni, il sud voleva un’Irlanda per gli Irlandesi e il nord voleva continuare l’unione.
L’Irlanda del Nord, o Ulster, avrebbe reagito con durezza alle richieste irlandesi di autogoverno, e come risposta al tentativo di approvazione del Government of Ireland Act del 1914 creò gli Ulster Volunteers, una milizia che doveva servire a intimidire e bloccare le azioni politiche irlandesi sulla questione.
Per controbilanciarli furono creati gli Irish Volunteers e le tensioni interne salirono, dato che sembrava che entrambe le parti stessero creando degli eserciti.
La Gran Bretagna approvò con successo il Government of Ireland Act del 1914, ma quello stesso anno scoppiò la Prima Guerra Mondiale e la legge rimase sospesa per il resto del conflitto.
Gli Irlandesi, volendo assicurarsi che gli Inglesi rimanessero bendisposti, sostennero in gran numero lo sforzo bellico inglese, ma le condizioni in patria non fecero che peggiorare ancora.
Alcuni iniziarono a temere che l’Inghilterra non avrebbe rispettato i termini del suo accordo, o che con così tanti leali cittadini irlandesi morti in guerra l’Ulster avrebbe ottenuto il dominio e avrebbe impedito i tentativi di autogoverno.
Questo portò ad una richiesta immediata di indipendenza a discapito della Grande Guerra che si manifestò sotto forma della Rivolta di Pasqua, la prima insurrezione armata del Periodo Rivoluzionario.
Anche se fallì nel suo obiettivo ufficiale di liberare l’intera isola (in realtà nel complesso la rivolta fu un grande insuccesso), fu la rappresaglia inglese contro la rivolta che finì con l’alimentare il nazionalismo irlandese ad altezze mai viste prima.
Vedete, la rivolta scoppiò in gran parte contro i desideri del pubblico generale irlandese, che voleva semplicemente aspettare la fine della guerra e che confidava che il Regno Unito gli avrebbe concesso l’autogoverno che gli aveva promesso prima di essa, ma dopo la rivolta il Regno Unito arrestò subdolamente leader, organizzatori e presunti partecipanti, organizzando per essi processi-spettacolo prima di condannarli a morte.
Ciò, accoppiato con le enormi perdite civili causate dall’incoscienza e dalla confusione inglese, portò la rivolta a diventare un’icona dell’oppressione inglese degli Irlandesi, alimentando la fiamma dei tumulti degli anni seguenti, che culminarono nella Guerra d’Indipendenza Irlandese, che separò l’Irlanda dall’Ulster e che a sua volta portò alla Guerra Civile Irlandese tra quelli che avevano accettato la partizione dell’isola e quelli che chiedevano che tutta l’Irlanda diventasse una repubblica indipendente.
Durante il Periodo Rivoluzionario ci fu il potenziale perché l’Irlanda prendesse un gran numero di strade: politicamente, il movimento indipendentista irlandese era ovviamente nazionalista, ma lo componevano varie fazioni, in particolare il Sinn Féin con tendenze Socialiste.
Anche se non era una cosa scontata, ci fu la possibilità realistica che questa nuova Irlanda indipendente acquisisse caratteristiche Socialiste o Fasciste, e oggi esploreremo la seconda possibilità.
E se l’Irlanda diventasse Fascista? L’Irlanda all’epoca aveva una propria organizzazione Fascista, le Blueshirts.
Il loro leader era Eoin O’Duffy, veterano della Guerra d’Indipendenza Irlandese, della Guerra Civile Irlandese e in seguito della Guerra Civile Spagnola.
O’Duffy era stato coinvolto nel fronte militare del movimento indipendentista irlandese fin dal principio, unendosi agli Irish Volunteers all’età di 27 anni e diventando testimone della loro trasformazione nell’Irish Republican Army.
Scalò rapidamente i ranghi e in soli due anni ottenne il grado di brigadiere generale, diventando alla fine direttore dell’esercito nel 1921, unendosi al Sinn Féin, servendo come rappresentante e poi diventando Capo di Stato Maggiore dell’IRA nel 1922, divenendo il generale più giovane di tutta Europa ad ottenere quel grado fino all’ascesa di Francisco Franco qualche anno dopo.
Durante la Guerra Civile Irlandese O’Duffy sostenne la partizione, credendo che fosse il meglio che l’Irlanda potesse sperare all’epoca.
In seguito sfruttò il suo prestigio militare per diventare commissario dell’appena creata forza di polizia irlandese.
Questo fu il punto massimo della carriera di O’Duffy, egli era rispettato, ammirato e veniva visto come un genio organizzativo, una reputazione che mantenne fino alle elezioni generali irlandesi del 1932 e del 1933, quando iniziò a perdere tutto.
Il partito d’opposizione Fianna… Fáil? Non parlo il Gaelico, gente! Il partito d’opposizione Fianna Fáil prese il potere, e il suo leader, Éamon de Valera, terrorizzato dal fatto che le vedute politiche di O’Duffy influenzassero le sue politiche, lo destituì dalla carica di commissario.
Dopo il suo congedo si mise alla guida dell’Associazione Esercito Cameratesco, portando con lui molti dei suoi lealisti e creando il gruppo della Guardia Nazionale, che sarebbe diventato noto come le Blueshirts per la loro emulazione e sostegno alle Camicie Nere di Mussolini.
O’Duffy finì sotto il tiro dell’IRA e di de Valera, che lo etichettarono entrambi come un traditore, vietandogli di parlare agli eventi pubblici e mettendo fuori legge il suo gruppo.
Nonostante questo, O’Duffy continuò comunque a fare campagna per il suo partito, offrendo persino i servigi del suo gruppo all’Italia durante la Guerra d’Etiopia e a Franco durante la Guerra Civile Spagnola.
Nel 1933 unì di nuovo la sua fazione col partito di governo originario e col partito di centro per creare il Fine Gael, che oggi è il partito politico più grande d’Irlanda.
Quindi è chiaro che O’Duffy era un uomo pieno di risorse, con ambizioni piuttosto grandi, ma che trovò diversi ostacoli sulla sua strada.
Perché in questo scenario O’Duffy ottenga un mare di potere proporremo che Éamon de Valera semplicemente non sia in giro ad esautorare O’Duffy.
Come lo facciamo? Beh, de Valera fu uno degli uomini arrestati e condannati a morte per la Rivolta di Pasqua, ma venne rilasciato per un puro e semplice colpo di fortuna in seguito alle reazioni verso le azioni oppressive della Gran Bretagna.
In questa TL de Valera non è così fortunato, e viene giustiziato.
De Valera fu uno dei critici più aperti di O’Duffy, e contribuì pesantemente alla distruzione della sua reputazione.
In questa TL Fianna Fáil viene fondato comunque, ma non come voleva de Valera.
È probabile che un partito simile prenda il suo posto e alla fine sfidi l’establishment, ma senza de Valera è improbabile che O’Duffy venga cacciato dalla sua posizione di commissario.
Possiamo presumere che come nella nostra TL questo partito d’opposizione batta l’establishment e porti avanti le stesse politiche generali, O’Duffy si innamora di nuovo delle ideologie Fasciste e inizia a plasmare la sua forza di polizia in base a quello che ha osservato, ma il leader dell’establishment William Thomas Cosgrave e O’Duffy nutriranno risentimento nei confronti del nuovo regime.
Nel nostro mondo si rumoreggiò perfino che i due avevano contemplato un colpo di stato militare per rimuovere Fianna Fáil usando la forza di polizia di O’Duffy, tentando poi anche una marcia su Dublino con le Blueshirts nel caso di un tentativo di opposizione da parte di de Valera.
In questo mondo non ci sarebbe molto a fermarli, ma questo non accadrà nell’immediato.
Cosgrave era un personaggio piuttosto riservato, efficiente ma schivo, vedeva a malapena la nuova opposizione come una minaccia, pensava che sarebbe durata poco e non capì che avrebbe governato per 16 anni e che per oltre mezzo secolo sarebbe stato il partito dominante della nazione.
Ovviamente all’epoca divenne chiaro che Fianna Fáil era lì per restare, l’influenza di O’Duffy sparì e la riconquista armata del governo divenne fuori discussione, ma non stavolta.
Con le politiche del nuovo regime che diventano sempre più fastidiose per Cosgrave e O’Duffy, i due radunano in silenzio e indipendentemente i loro sostenitori, unendoli sotto un partito unificato con Cosgrave come capo politico e O’Duffy come comandante dell’ala militante.
Nell’Agosto del 1933 O’Duffy guida la sua Marcia su Dublino mascherandola da parata per onorare Michael Collins e Arthur Griffith.
O’Duffy verrà spalleggiato da 7000 uomini armati e altri 20.000 sostenitori non armati, e chiederà al governo di cedere l’autorità alle Blueshirts, o Partito Nazionale, come è noto adesso (sì, cambiarono nome diverse volte).
Gli edifici governativi verranno conquistati e O’Duffy utilizzerà il suo potere militare per arrestare qualsiasi dissidente e la sua posizione di commissario della polizia per tenere di guardia la nazione, rendere sicure le strade per i civili e osservare guardingo attività sospette.
Anche se era un sincero idealista e certamente dotato di qualità di comando, O’Duffy non era adatto per la politica e il negoziato, spesso veniva descritto come autoritario, eccessivamente aggressivo e un individuo spiacevole col quale avere conversazioni.
Cosgrave, d’altro canto, era relativamente umile, e anche se era efficace nel portare a termine le cose da dietro una scrivania, quando si arrivava al confronto personale spesso cedeva alla volontà di chi gli stava intorno, al punto che alcuni credono che la sua leadership di successo apparteneva solo ai gabinetti che aveva presieduto.
O’Duffy e Cosgrave governeranno l’Irlanda adeguatamente, Cosgrave sarà la mente meccanica dello stato e O’Duffy sarà l’ardito e passionario soldato dello stato.
Insieme cercheranno di raggiungere gli obbiettivi che il Partito Nazionale Corporativo aveva definito nella nostra TL, ovvero far diventare l’Irlanda una repubblica libera e liberarla dal dominio dell’Inghilterra, stimolare un risorgimento culturale eliminando l’Inglese dagli studi e sostituendolo con la lingua irlandese nativa, distruggere la cultura inglese imposta a quella terra ravvivando tradizioni perdute o dimenticate e imporre una stretta adesione alle pratiche della Chiesa Cattolica.
O’Duffy e Cosgrave non erano del tutto d’accordo su ogni singolo principio, nella nostra TL capirono che era necessario appellarsi al numero più alto possibile di persone se si voleva creare un’Irlanda libera a tutti i costi senza tener conto delle restrizioni finanziarie, ci si sarebbe dovuto concentrare solo sulla ricostruzione del popolo irlandese come era una volta.
L’interesse nell’Ulster iniziò a diminuire quando gli Irlandesi iniziarono a riconoscerlo come una semplice colonia inglese, e che col tempo, attraverso un rafforzamento della propria cultura, alla fine avrebbe spinto per la riunificazione dell’isola, cosa che però non sarebbe avvenuta nell’immediato futuro.
O’Duffy avrebbe delegato il compito di mettere in pratica il corporativismo sindacalista per iniziare a organizzare il lavoro e l’agricoltura in collettivi locali capaci di specializzarsi in funzioni specifiche, se dopo alcune prove questo funzionerà verrà implementato in tutta la nazione.
Ma come reagirà il Regno Unito a tutto questo? Nell’immediato il caso dell’ascesa del Fascismo di O’Duffy nel cortile del Regno Unito causerà la preoccupazione di un’annessione diretta dell’Ulster, ma Cosgrave renderà chiaro che la Repubblica Corporativa Irlandese intende onorare tutti i precedenti accordi con il Regno Unito e che finché le sarà concesso di governare su sé stessa non farà mosse aggressive contro il Regno Unito.
Dato che ha affrontato oltre un decennio di conflitti interni sull’isola, la Gran Bretagna decide in questo caso di lavarsene le mani dell’Irlanda a patto che essa smilitarizzi e non costruisca più basi aeree o navali sulla sua costa orientale, quella rivolta direttamente contro la Gran Bretagna.
Viene fatta un’eccezione per gli eserciti terrestri e i forti costruiti con scopi difensivi, ma Cosgrave accetta questi termini.
O’Duffy ovviamente è piuttosto paranoico riguardo alla prospettiva di demilitarizzare un’intera costa mentre l’Inghilterra rimarrà armata, ma per non rischiare di scatenare un immediato colpo di stato militare contro di lui sarà costretto ad accettare.
Comunque sia questo lo motiverà a cercare alleati nel caso il Regno Unito cercasse di fare qualsiasi cosa, e questo lo porterà dalla Spagna.
Ci sarà molta chimica tra la Spagna di Franco e l’Irlanda di O’Duffy grazie alla loro posizione anticomunista, al loro sostegno duro e puro al Cattolicesimo e al loro desiderio di rimanere neutrali, indisturbati e lasciati da soli dal resto d’Europa.
È un dato di fatto che la Spagna di Franco e il Movimento Nazionale, o Partito Falangista, sono paralleli quasi perfetti per l’Irlanda di O’Duffy e il Partito Nazionale Corporativo, eccetto il fatto che il Partito Nazionale Corporativo e O’Duffy erano ferventemente contrari al capitalismo, mentre Franco credeva che fosse compatibile con la sua economia, ma entrambi condividevano un concetto di economia sindacalista.
Similmente al Falangismo, anche O’Duffy sperava che l’Irlanda avrebbe ispirato le nazioni culturalmente simili, ovvero quelle celtiche, ad adottare in futuro le politiche dell’Irlanda, ma non era interessato ad unirle o intervenire direttamente nei loro affari, proprio come fece la Spagna con le sue ex colonie, solo che la Spagna ad un certo punto volle unirle, ma dovette rinunciarci.
Se la Spagna fornisse un modello sul quale lavorare, l’Irlanda non diventerà notevolmente ricca o formidabile, e potrebbe diventare non molto diversa da come è oggi, ma ci sarebbero alcune importanti differenze fra Irlanda e Spagna, a cominciare dal fatto che l’Irlanda non sarebbe a pezzi a causa della devastazione che la Spagna affrontò dopo la Guerra Civile Spagnola.
Gran parte della popolazione irlandese viveva in un ambiente rurale che non fu molto influenzato dalla guerra, che a questo punto sarà avvenuta anni addietro e dalla quale ci sarà stato il tempo di recuperare.
L’Irlanda, inoltre, era anche molto omogenea culturalmente, le disparità più grandi esistevano tra nord e sud, che però adesso sono separati.
Questo significa che ci saranno meno conflitti interni e un sostegno più unanime a politiche che beneficeranno una maggioranza con una mentalità simile.
Inoltre, poiché O’Duffy rigettava in toto il capitalismo, ci saranno molte meno opportunità che si formi una classe economica superiore che permetterà alle ricchezze e alle risorse della nazione di accumularsi e rimanere in possesso di pochi eletti.
Similmente alla Spagna, il partito dominante sarà un conglomerato di partiti e ideologie minori, ma diversamente dalla Spagna, dove gli obiettivi andavano dalla restaurazione dell’impero ad una rivoluzione operaia nazionalista, l’Irlanda si assicurerà il suo obiettivo più grande, ovvero essere libera e irlandese, lasciando che siano i civili a dibattere su ideologie come i diritti delle donne, la politica economica ecc.
In breve l’Irlanda sarà come la Spagna Franchista, ma probabilmente… Più efficiente.
Sicuramente farà i suoi errori e vedrà un forte declino durante la Guerra Fredda se continuerà a rimanere isolazionista, a meno che non segua un percorso come quello della Jugoslavia.
Ciononostante, la direzione presa dall’Irlanda potrebbe benissimo farle raggiungere il suo obiettivo a lungo termine di riprendersi l’isola e restaurare una ricca identità irlandese.
Qui è probabilmente dove finirà la storia, almeno se arriviamo fino al presente, ma consideriamo la Seconda Guerra Mondiale: una potenza Fascista vicino alla Gran Bretagna nutrirà certamente simpatie per l’Asse, ed è comprensibile che questa possa essere un invitante alleato per la Germania, e possiamo ipotizzare che l’Irlanda faciliti un’invasione delle Isole Britanniche, ma non sarebbe affatto possibile.
L’Irlanda, come affermato in precedenza, è diventata Fascista, e per non essere invasa immediatamente dall’Inghilterra sarà stata probabilmente costretta a smilitarizzare la sua costa precisamente per questo motivo.
Supponiamo che questo non avvenga e che ci sia una piccola flotta navale preparata ad invadere il Regno Unito dalla costa orientale irlandese: non avrebbe alcuna possibilità.
L’Irlanda, perlomeno la porzione sulla quale stiamo lavorando, è perlopiù rurale e non ha le industrie per produrre la stessa macchina bellica della Germania e le risorse e le abilità di una potenza militare.
Il sostegno tedesco è possibile e possiamo presumere un’invasione marittima su due fronti, se la Gran Bretagna si concentrerà sul combattere l’Irlanda permetterà alla Germania di sbarcare e la Germania vince, se la Gran Bretagna si concentra sulla Germania e permette all’Irlanda di sbarcare questa non incontrerà fortuna.
L’invasione marittima è solo la prima parte della battaglia, la costa e la terraferma dovrebbero anche essere rese sicure.
All’inizio della guerra l’Inghilterra era piuttosto vulnerabile ad un’invasione terrestre e non avrebbe avuto alcuna possibilità contro la Germania.
L’Irlanda, invece, non è così formidabile, e l’isola potrebbe essere facilmente bombardata fino alla resa, mentre gli Inglesi possono resistere.
Per riassumere, un’alleanza irlandese con l’Asse e un’invasione del Regno Unito non finirebbero bene, l’Irlanda tornerebbe allo status quo e forse negli anni ’90 il Tardo Periodo Rivoluzionario sarà più intenso.
Personalmente preferisco il primo finale per via del maggiore realismo e del fatto che si distingue di più dal nostro mondo.

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Federico Sangalli aggiunge:

Il Regno Unito

Un bell'(brutto) esempio di deriva fascista del Regno Unito la troviamo nell'universo del celebre "V for Vendetta", ambientato in un futuro fortemente distopico in cui le Isole Britanniche sono rette dall'"Alto Cancelliere" Adam Sutler, epigono dei vari Mussolini e Hitler e leader del "Fuoco Norreno", movimento dichiaratamente illiberale, xenofobo e neofascista. Il titolo di Alto Cancelliere serviva proprio per combinare i poteri di capo del governo con quelli di capo di stato, di fatto rendendo superflua la figura del monarca. Nel fumetto di Alan Moore la Gran Bretagna è diventata una tirannia fascista dopo una guerra nucleare tra i due blocchi occidentale e orientale. La Famiglia Reale è in gran parte morta nel disastroso conflitto, ma la monarchia formalmente è ancora in vigore nella persona della Regina Zara Philipps, nipote di Elisabetta II, che però è troppo piccola per governare. Il Primo Ministro/dittatore Adam Susan ha così assunto anche i poteri di reggente con la nuova denominazione. Nel film omonimo, invece, dove il dittatore si chiama Adam Sutler, la tirannia nasce dopo un attacco batteriologico lanciato dallo stesso Fuoco Norreno che è stato fatto ricadere su nemici della Gran Bretagna, è non è chiaro cosa sia successo alla monarchia. Secondo alcuni ha subito una sorte simile a quella del fumetto, con la Famiglia Reale perita nell’epidemia e con un monarca imberbe che ha lasciato le redini nelle mani di Sutler. Secondo altri invece la Regina è sopravvissuta e ha diligentemente nominato Sutler Primo Ministro dopo la sua straordinaria vittoria alle elezioni, ma in seguito è entrata in contrasto con lui mentre questo rapidamente accentrava il potere e costruiva un regime di terrore, fino al punto da espatriare dopo un fallito tentativo di frenare la sua deriva autoritaria stile monarchia greca, permettendo così al premier di farsi attribuire anche i poteri della monarchia per decreto.

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E ora, una proposta dello stesso tenore di Ainelif:

L'Argentina italiana!

« Gli italiani, si sa, furono una nazione di emigranti. In molti secoli, si sparsero in tutti e quattro gli angoli della terra. Solo in due paesi, tuttavia, essi costituiscono la maggioranza della popolazione: in Italia e in Argentina. »

Dopo la Grande Depressione del 1929 il governo radicale di Hipolito Yrigoyen in Argentina non seppe risolvere la crisi economica che attanagliava il paese. L'instabilità politica generò una violenza che sfiorò la guerra civile e compromise la legittimità governativa, ormai divisa.

Sin dal secolo precedente, la maggioranza degli immigrati europei arrivati nel paese sudamericano era italiana, e ancora vi erano flussi migratori, specialmente per la nuova crisi di Wall Street, dalla Penisola. Il regime fascista di Mussolini decise di appoggiare apertamente l'immigrazione nel paese per scopi politici davvero ambiziosi. Mentre nel 1930 s'insediava con un colpo di stato il generale José Félix Uriburu instaurando una delle tante dittature militari, alcuni emissari del Duce presero i contatti con numerose personalità argentine di destra, conservatrici e desiderose di un nuovo ordine anche rispetto ai soliti caudilli che si apprestavano a scompensare la vita costituzionale del paese. Qui gli Italiani erano davvero tanti (535 mila immigrati solo dal 1921 al 1930) e la loro lingua era diffusa per ovvie ragioni quasi quanto lo spagnolo. Gli stessi vertici dell'esercito erano preoccupati dall'ondata crescenti di attentati anarchici, occupazioni di terre e manifestazioni social-comuniste piuttosto violente. Il generale Uriburu venne a conoscenza del progetto politico l'anno successivo, nel 1931. Egli era un fervente patriota ma incline a ricercare un nuovo equilibrio nazional-conservatore insieme a molti militari e politici che ammiravano l'operato mussoliniano. Gli Stati Uniti, protettori del loro “cortile” latinoamericano dai tempi della Dottrina Monroe, erano troppo impegnati dai problemi causati dalla recessione e i loro avvertimenti in quel momento furono più che mai una “tigre di carta”. Il governo di Buenos Aires chiamò ad insegnare nelle scuole militari maggiori e generali del Regio Esercito Italiano. Quello stesso anno subentrò al presidente Uriburu un altro generale, Agustin Pedro Justo che appoggiò il piano di “alleanza” col Bel Paesee approvando a livello nazionale il bilinguismo italo-spagnolo. Da quel momento incominciò per l'Argentina un periodo transitorio da nazione indipendente a vera e propria colonia italiana. A partire dal 1934 nel paese circolarono emissari fascisti, perlopiù emigranti, che sottoposero alla propria influenza le autorità locali. Solo da pochi anni dall'influenza italiana nel paese giunsero altri 100 mila immigrati, e agli inizi dell'anno successivo il paese era ormai praticamente politicamente controllato da Roma. Il 1° maggio 1935 a Buenos Aires con una fastosa cerimonia, il re d'Italia Vittorio Emanuele III, venne incoronato Imperatore d'Argentina (e poi anche d'Etiopia), con un viceré. Il regime repubblicano venne formalmente abolito, i generali che controllavano il governo militare furono affiancati da gerarchi provenienti dall'Italia o da nuovi locali. La bandiera argentina mutò, al posto del sole centrale fu inserito un piccolo stemma col tricolore italiano e lo stemma sabaudo. Tutte le leggi italiane furono riadattate al contesto argentino. Nonostante la propaganda e la buona impressione di molti Argentini, il malcontento di fondo era rimasto, soprattutto tra i poveri, gli operai, i contadini e ovviamente esponenti della sinistra. I militari avevano consegnato il paese, di fatto, ad un paese straniero. L'esercito argentino venne integrato a quello italiano e questo fu un guadagno anche se l'armamentario non risultò granché avanzato. La dittatura in Italia celebrò l'opera come una brillante conquista territoriale tutta diplomatica, lo stesso Duce dichiarò: “la patriasi è riunita agli Italiani d'oltreoceano”.

Lo scarso realismo geopolitico e militare dei nostri connazionali portò anche alla guerra d'Etiopia in quegli stessi anni, per ampliare il proprio impero ed entrare finalmente nell'olimpo delle grandi potenze coloniali. L'idillio durò poco come sappiamo bene. Dopo l'approvazione delle leggi razziali nel 1938, il codice fu esteso a tutte le colonie e anche al territorio argentino, dove molti ebrei dovettero trovare rifugio in Brasile, Stati Uniti e nel vicino Cile. Dopo la non belligeranza allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il 10 giugno 1940 l'Italia dichiarò guerra ad una Francia ormai sconfitta e al Regno Unito, certa che in pochi mesi la Germania nazista avrebbe vinto. Mentre progressivamente dovemmo rinunciare all'illusione di una guerra parallela ai Tedeschi a seguito di sconfitte nei Balcani e in Africa, in Argentina l'esercito stette sulla difensiva in un primo tempo, accolse il naviglio germanico e contingenti della Wehrmacht. Nel 1941, mentre l'Africa Orientale Italiana cadeva sotto l'esercito britannico, quello italo-argentino bombardò e riuscì ad occupare le Falkland nonostante alcune perdite navali per gli scontri con la Royal Navy. Alla fine dell'anno e nel 1942, a causa della protezione data dal vicino Uruguay alla flotta inglese, le truppe italo-tedesche ed argentine invasero il piccolo staterello sudamericano raggiungendo Montevideo ed incontrando una viva resistenza civile. Nonostante il vicino Brasile fosse dominato dal regime di stampo fascista di Vargas, l'entrata in guerra degli Stati Uniti complicò il fronte già labile e il governo di Rio de Janeiro su pressione statunitense dichiarò guerra all'Asse con la conseguente concentrazione di tutto il suo esercito nel sud del paese, rinforzato successivamente da Washington. Nel giro di un anno le forze dell'Asse in Sud America erano annientate per azione congiunta della flotta anglo-americana e dell'esercito brasiliano che liberò l'Uruguay e si spinse fino alla capitale Buenos Aires, ormai a corto di difese. Qui il viceré italiano emerito firmò la resa insieme al capo del governo militare Arturo Rawson Corvalan. L'Argentina rimase formalmente un territorio italiano fino al 1945, quando, cessate le ostilità, riottenne l'indipendenza sotto un nuovo governo d'unità nazionale (a differenza dell'HL) che smantellò il regime militare, abolì le leggi fasciste ed antisemite e restaurò la Repubblica Argentina.

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É il turno di quest'altra ucronia, tradotta per noi dal solito Generalissimus:

E se l'Unione Sovietica non fosse mai esistita?

L’Unione Sovietica un tempo era molto importante, fu una delle potenze più grandi del mondo e forse della storia, visto che aveva il potere di vita o di morte su miliardi di persone e controllava tutto quello che c’era tra l’Elba e lo Stretto di Bering.
Per arrivare a questo uccise venti milioni dei suoi cittadini e creò il più grande sistema schiavistico della storia, industrializzando allo stesso tempo gran parte della Russia, ma nulla di tutto questo sarebbe potuto succedere.
Se alcune battaglie della Guerra Civile Russa fossero andate in modo diverso l’Unione Sovietica non sarebbe mai esistita, perciò questo fa sorgere la domanda: e se l’Unione Sovietica non fosse mai esistita? Cosa sarebbe successo se fossero stati i monarchici a vincere la Guerra Civile Russa? Questa è la domanda di questa ucronia.
Parte 1: vincere la guerra.
Prima della Grande Guerra i Comunisti costituivano solo una piccola parte della popolazione russa, probabilmente si aggiravano intorno al 5%.
Quello che permise ai Comunisti di prendere il potere sull’intero paese è che fecero le cose giuste al posto giusto nel momento giusto.
Lenin, il leader dei Comunisti, riuscì a sfruttare la disaffezione e il sentimento contro la guerra causati dal fatto che i Russi subirono pesantissime sconfitte ad opera dei Tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale, e riuscì così a catapultarsi al potere.
Lenin era una figura notevolmente carismatica, almeno in pubblico, perciò se riusciamo a sbarazzarci di lui eliminiamo la figura centrale che teneva insieme la rivoluzione.
In questa TL Lenin viene ucciso durante l’Operazione Kazan’ nel 1918, quando marciò davanti alle linee di combattimento per inspirare le truppe.
Nella nostra TL i Comunisti stavano perdendo quella fase della guerra, ma Lenin riuscì a radunarli sul Volga e a stabilizzare la linea del fronte.
I seguaci di Lenin avevano un culto quasi religioso di lui, perciò la sua morte, specialmente mentre stava cercando di radunare le truppe, sarebbe una mazzata terrificante per la causa Comunista, il fronte del Volga cederebbe e le armate Bianche provenienti dalla Siberia e dall’Ucraina si incontrerebbero, cacciando i Comunisti a nord.
Senza la leadership centrale di Lenin la causa Comunista perderebbe di coesione e l’Armata Rossa inizierebbe a cedere, perdendo prima battaglie, poi il morale e infine gli uomini.
Vi ricordo che gli eserciti della Guerra Civile Russa erano più che altro marmaglie ben armate, perciò se il morale collassasse gli uomini passerebbero dall’Armata Rossa a quella Bianca.
Dopo alcuni anni di sanguinosi combattimenti i Bianchi convergeranno verso il centro della Russia e distruggeranno i Comunisti, dopodiché ci sarà una purga dei Comunisti in tutta la Russia che farà migliaia di vittime.
La Russia in questo mondo diventerà una monarchia costituzionale democratica.
I Bianchi provenivano da tutte le piattaforme politiche possibili e immaginabili, ma la maggior parte di essi voleva una monarchia costituzionale democratica guidata da un parente degli Asburgo, l’estensione del cui potere personale è difficile da immaginare, dato che c’erano troppe fazioni coinvolte, perciò potrebbe andare da quello del Kaiser tedesco, che deteneva gran parte del potere reale ma concedeva alcune decisioni interne al Reichstag, a quello attuale della regina in Canada, che ha un ruolo puramente cerimoniale.
Questo stato russo avrà confini simili a quelli dell’URSS della nostra TL, l’eccezione sarà la Polonia, che sarà abbastanza grande da mantenere la sua indipendenza, dato che i Russi saranno troppo disorganizzati per conquistarla.
Penso che la Russia riconquisterà gli Stati Baltici, perché sono troppo piccoli e rimasero indipendenti soprattutto perché l’occidente li sosteneva in modo che i Comunisti non potessero conquistarli, inoltre gran parte dell’élite Bianca russa veniva da questa regione.
Parte 2: lo sviluppo della Russia.
Una domanda che mi fa pensare molto è: quanti sforzi ci vogliono per distruggere una civiltà? Perché di volta in volta nella storia si assiste ad un evento orribile che distrugge la forza di volontà di una società.
Questa società potrebbe arrancare ancora per qualche tempo, ma la sua popolazione smette di crescere, la sua bellissima arte smette di essere prodotta, la sua espansione geografica verso l’esterno si interrompe e il governo inizia a pensare più a come spartirsi le ricchezze attuali che a come ripartire nel futuro.
Lo abbiamo visto con le civiltà europee dopo le guerre mondiali, coi Greci dopo la Guerra del Peloponneso, con la civiltà medievale dopo la Peste Nera, e possiamo perfino parlare di come i Mongoli hanno causato problemi all’Islam per 700 anni, in ognuna di queste situazioni sono morte così tante persone che la gente smise di avere fiducia nel futuro.
Questo è quello che il Comunismo fece alla Russia: Stalin e le orripilanti tribolazioni che inflisse al suo paese fecero sì che la Russia smise di credere nel futuro.
La Russia di oggi è uno stato dove gli oligarchi cercano di rubare al paese quanto più possibile e metterlo in conti ciprioti, inglesi o francesi, di fatto ci sono più soldi e conti in banca russi al di fuori della Russia che all’interno di essa.
Il regime di Putin è moralmente corrotto e non ha alcun principio se non il dominio e il potere.
La Russia ha uno dei tassi di natalità più bassi della Terra e un’economia stagnante.
La cosa triste è che non fu sempre così, prima della Grande Guerra la Russia era molto promettente.
Le università sono state dominate negli ultimi 60 anni da professori di sinistra filocomunisti, perciò la Russia zarista è stata costantemente vilipesa o mortificata, ma questo non è affatto un quadro accurato: stava vedendo un’enorme crescita economica, industriale e demografica.
La Russia era un enorme esportatore di cibo, i campi dell’Ucraina davano sostentamento alle città europee, e produceva alcuni dei migliori intellettuali e artisti in praticamente tutti i campi.
Infatti una delle ragioni più importanti della Prima Guerra Mondiale è che la Germania aveva calcolato (sbagliando, si è scoperto oggi) che entro il 1960 non avrebbe più potuto tenere testa alla Russia a causa della sua crescente potenza, e che avrebbe dovuto attaccarla fin quando avrebbe potuto vincere.
La Russia era geopoliticamente la Cina di inizio 20° secolo.
Il modo in cui i Comunisti distrussero questa promettente Russia è una delle grandi tragedie dell’era moderna, e penso che uno dei motivi principali fu la Dekulakizzazione.
Le riforme agrarie del 1905 concessero ai contadini terre proprie, e quindi si svilupparono diverse classi di contadini.
Quello che fece Stalin fu uccidere i contadini più ricchi e di successo, che la gente che pativa la fame aveva paura diventassero una nuova forma di autorità all’infuori di lui.
Questo ebbe l’effetto di uccidere la parte più operosa e industriosa della società, portando a risultati disastrosi per l’economia e la società russe.
La produzione calò drasticamente mentre la carestia imperversò per l’Unione Sovietica, e il popolo russo imparò la lezione che lavorare duro causava solo più dolore.
Un altro effetto interessante del dominio sovietico sulla Russia fu il crollo del tasso di natalità: durante l’epoca zarista la Russia aveva uno dei tassi di natalità più alti del mondo, con circa sette figli per donna, alla fine dell’era sovietica la donna media partoriva un figlio e mezzo, praticamente una situazione di denatalità.
L’Unione Sovietica aveva creato una società senza speranza nella quale la gente si chiedeva se mai ci sarebbe stato un futuro per i propri figli, inoltre ho sentito che gli ospedali sovietici erano talmente scadenti che molte donne decidevano di non rimanere incinte solo per non doverci entrare, ed è per questo che la Russia ha a tutti gli effetti la popolazione che aveva durante la Seconda Guerra Mondiale mentre da allora gli Stati Uniti hanno raddoppiato la propria e gran parte dei paesi in via di sviluppo hanno triplicato o nonuplicato la loro.
In questa TL la Russia avrà più del doppio della popolazione, probabilmente 400 milioni di persone, che per larga parte migreranno verso est, in Siberia e in Asia centrale.
La Siberia ha la reputazione di essere un deserto inabitabile, ma questo è vero solo in parte: grandi porzioni delle sue propaggini meridionali hanno un clima moderatamente temperato, almeno per i miei standard canadesi, ma nel nostro mondo non ci sono abbastanza Russi per colonizzarle.
In questa TL vedremo Russi etnici stabilirsi in Siberia, ingrandendo di parecchio la popolazione russa e fondando nuove città.
I Russi diventeranno il gruppo etnico di maggioranza in gran parte dell’Asia centrale, superando di numero i nativi in molte regioni.
Si potrebbe fare un paragone con l’enorme emigrazione di Americani della Rust Belt verso gli Stati Uniti meridionali e occidentali successiva alla Seconda Guerra Mondiale che rese la California e il Texas stati più importanti dell’Ohio e del New York.
I Sovietici uccisero anche molti degli intellettuali della Russia, ed è per questo che tutta l’arte russa fa schifo.
Se eri un intellettuale o seguivi alla lettera i dettami altamente variabili di Stalin oppure finivi in un gulag, e questo distrusse la grande preesistente influenza culturale della Russia.
La tecnologia sovietica veniva mantenuta arretrata dalle bizzarre predilezioni di Stalin, che per esempio, in biologia, favorì una bizzarra teoria esposta da uno dei suoi protetti, e chiunque vi si opponeva veniva considerato una spia antisovietica e mandato nei gulag.
La scienza sovietica riuscì a prosperare solo in campi incredibilmente astratti come la fisica, ma in questa TL le cose andranno diversamente, con la Russia che sarà un gigante tecnologico molto più potente.
Anche il mio amico Lago d’Aral merita un po’ di voce in capitolo: il Lago d’Aral era un grande lago interno dell’Asia centrale che l’Unione Sovietica distrusse nel tentativo di trasformare l’Asia centrale nella Cintura del Cotone della Russia.
Cercarono di farlo impedendo all’acqua di arrivare al Lago, prosciugandolo e distruggendo l’ecosistema locale.
I regimi capitalisti possono fare cose ugualmente stupide, pensate all’idiota politica statunitense dell’acqua nel west, ma solo il tenace odio Comunista verso la natura ha permesso a cose simili di accadere.
La democrazia, che fa sì che ciò che sente il pubblico sia importante, e la monarchia, col suo rispetto delle tradizioni, ad un certo punto avrebbero messo dei paletti che avrebbero permesso a gran parte del Lago d’Aral di rimanere intatto.
I Sovietici hanno avuto parecchio merito per l’industrializzazione della Russia, terminando rapidamente il processo che gli Zar avevano iniziato.
Come molti stati Comunisti, l’Unione Sovietica era fortemente concentrata sull’industrializzazione, ma riuscì ad ottenerla solo distruggendo tutto il resto.
Essa non costruì un’economia industriale stabile e naturale, invece, in una folle corsa allo sviluppo dell’industria pesante, distrusse l’intera società e l’economia.
La qualità dei beni prodotti era pessima, non c’erano giudizi esterni o una competizione esterna allo stato e la domanda era scarsa e con una base agricola povera.
Ma allora i Sovietici fecero qualcosa di buono? In realtà un paio di cose: prima di tutto, anche se questo fatto è stato davvero sovrastimato dalla Sinistra, offrivano condizioni moderatamente migliori per le donne, inoltre la Russia, prima che i Rossi prendessero il potere, aveva preso una direzione molto nazionalista, con i nazionalisti slavi che stavano prendendo il controllo del regime.
In questa TL la Russia, anche se è comunque una democrazia, verrà governata da un regime profondamente razzista e nazionalista che marginalizzerà in particolare i popoli turchi dell’Asia centrale.
Popoli come i Kazaki, gli Uzbeki e simili verranno rinchiusi dentro delle riserve e le terre migliori verranno date agli Slavi.
Un’altra cosa veramente brutta è che la Russia zarista era molto antisemita, con i pogrom che si moltiplicarono durante i suoi ultimi anni, perciò le cose peggioreranno, visto che molti Ebrei propugnarono la causa dei Comunisti e durante la guerra civile questi si rivelarono assetati di sangue, e ciò infiammerà l’antisemitismo dei nazionalisti russi.
Dopo la guerra, in un tentativo di purificare la nazione slava, la Russia espellerà tutti gli Ebrei.
Questo era un periodo pessimo per emigrare, visto che l’Europa era ancora fortemente danneggiata dalla Prima Guerra Mondiale e non accettava immigrati, specialmente se facevano parte di minoranze etniche disprezzate, perfino gli Stati Uniti avevano chiuso i loro confini all’immigrazione nel 1921.
Alcuni emigreranno nel Levante, ma i padroni coloniali inglesi non gli permetteranno di disturbare l’equilibrio di potere tra Arabi ed Ebrei, e perciò il loro lavoro sarà più difficile.
All’epoca i paesi più importanti che accettavano immigrati si trovavano in Sudamerica, perciò milioni di Ebrei emigreranno in Argentina e Brasile.
Grazie alle loro abilità mercantili gli Ebrei arricchiranno l’intera regione, come è successo a tutti i paesi che hanno visto una grande immigrazione Ebraica.
In questa TL Rio de Janeiro e Buenos Aires diventeranno significativamente più ricche e più attive culturalmente.
Per riassumere vedremo svilupparsi una Russia molto diversa, sarà una forte economia capitalista con una popolazione fiorente, anche se con una società piuttosto razzista e xenofoba.
Parte 3: il resto del mondo.
Grazie al fatto di essere una monarchia costituzionale la Russia si inserirà negli “stati civilizzati” degli anni ’20 piuttosto bene.
Invece di diventare uno stato paria la Russia rimarrà parte della comunità mondiale, commercerà beni e idee con l’occidente e il suo grano darà sostentamento a gran parte dell’Europa.
La Germania ha sempre avuto il timore di essere travolta da orde di Slavi provenienti da est, era una cosa già abbastanza brutta quando erano Cristiane, ma quando quelle orde di Slavi entrarono a far parte di un’ideologia che sposava letteralmente la distruzione della civiltà occidentale e della proprietà privata, quel pericolo diventò molto peggiore.
L’idea Nazista di un’enorme cospirazione internazionale Giudeo-Marxista prese piede perché c’era davvero una cospirazione Comunista internazionale per distruggere la Germania.
Con una minaccia meno consistente la versione dei Nazisti di questa TL sarà molto meno estremista, probabilmente sarà ancora un movimento Fascista a causa della sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale, politicamente più allineato ai movimenti di Franco o Mussolini, non chiederebbe il genocidio degli Ebrei ma vorrà semplicemente la restituzione dell’onore e dell’impero tedeschi.
La Seconda Guerra Mondiale avverrà comunque, visto che i suoi semi sono stati piantati durante la Prima Guerra Mondiale e che a darle il via ci saranno anche motivi geografici a lungo termine.
La guerra in realtà seguirà comunque un percorso simile a quello che abbiamo visto, con la Germania che rimarrà coinvolta in una guerra su due fronti contro la Russia e le potenze occidentali a causa della posizione geografica della Germania.
La Russia probabilmente vincerà comunque la guerra, potrà anche essere leggermente meno industrializzata, ma avrà altri vantaggi che faranno pendere la bilancia a suo favore.
Nel 1938 Stalin uccise l’80% degli ufficiali di alto rango, perciò la leadership russa nei primi stadi della guerra fu tremenda.
La dottrina militare sovietica, a causa dell’ossessione di Stalin per il controllo, era piuttosto inefficiente dal punto di vista gerarchico, e questo risultò in perdite e sprechi di vite non necessari.
I Sovietici si comportarono così male con gli Ucraini che molti sostennero i Tedeschi all’inizio della guerra.
È impossibile conoscere gli esatti dettagli di questa guerra, come per esempio quando rimarrà coinvolta la Russia o quando finirà, ma è ragionevole pensare che sarà simile a quella della nostra TL, probabilmente finirà con la Russia e gli Stati Uniti che si dividono l’Europa.
I Russi sosterranno monarchie conservatrici nei vari paesi, mettendo un parente del Kaiser alla guida della Germania e instaurando regimi simili in Polonia, Ungheria ecc.
Durante la caduta dell’impero giapponese nel 1945 potremmo vedere i Russi attaccare comunque la Manciuria e cederla ad una potenza sua alleata, che in questa TL sarà una fazione monarchica piuttosto che Comunista.
Ciò potrebbe finire in vari modi: primo fra tutti potremo vedere un nord monarchico e un sud Nazionalista, oppure i Nazionalisti si prenderanno tutto il paese.
Non c’era un forte movimento monarchico fra i Cinesi a maggioranza Han, dato che gli ultimi monarchi erano dei barbari stranieri manciù, perciò è improbabile che i monarchici riescano a conquistare la patria degli Han cinesi, ma è possibile che dei Nazionalisti sostenuti dagli Americani distruggano i monarchici sostenuti dalla Russia e unifichino la Cina.
In entrambi i casi la Cina sarà in una forma molto migliore, una volta ho letto un libro che affermava che la morte di Mao fu l’evento storico che contribuì di più a ridurre la povertà.
La Cina, dopo essere passata ad un sistema capitalista, è riuscita a diventare una potenza economica mondiale, con i Nazionalisti o i monarchici al potere questo avverrà decenni prima.
Senza la Russia a sostenerli, non esisteranno mai innumerevoli altri regimi Comunisti in tutto il mondo.
I signori della guerra africani che hanno bisogno di armi si appelleranno a qualunque causa perorata dall’America o dalla Russia.
I Latinoamericani che vorranno prendere le distanze dagli Stati Uniti e dai proprietari terrieri che li dominano si appelleranno al nazionalismo etnico piuttosto che al Comunismo.
Ad essere sinceri il Comunismo fu la cosa migliore che avvenne agli Stati Uniti, ritardò lo sviluppo di paesi che avrebbero potuto essere i loro più grandi avversari naturali a causa delle loro dimensioni, la Russia e la Cina.
Senza le inefficienze del Comunismo è improbabile che il blocco orientale possa collassare.
Con tutte le risorse e lo spazio a sua disposizione, combinati con un enorme soft power e la potenza culturale, la Russia sarà molto pericolosa.
Infatti, considerando il ratio tra le risorse e la popolazione, se il sistema russo fosse onesto almeno la metà sarebbe uno dei paesi più ricchi della Terra e sarebbe un’alternativa agli Stati Uniti piuttosto attraente.
Nel frattempo, la Cina, con 30 anni di vantaggio, sarà una solida potenza abbastanza forte da non avere bisogno di sponsor, ma che avrà invece un’estesa rete di alleati.
Il mondo vedrà una lotta per il potere a tre fra Americani, Russi e Cinesi.
Una domanda per la quale non ho una buona risposta è: scoppierà una grande guerra quando l’America e la Russia dovranno adattarsi ad una Cina in ascesa come potenza possibilmente più forte di entrambe? Non lo so, in parte perché quest’ucronia è già troppo lunga e ci sono troppe variabili che possono trarre in errore, ma anche perché non sappiamo come reagirà il nostro mondo all’ascesa della Cina, figuriamoci in una TL alternativa.

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Lo stesso Generalissimus ha poi aggiunto:

Questa traduzione mi ha fatto venire in mente alcune barzellette di epoca sovietica:

"Quando raggiungeremo il Comunismo esisterà ancora il KGB?"
"Vedi, con il Comunismo non esisterà più lo stato, e con esso spariranno anche i suoi mezzi di repressione. La gente imparerà ad arrestarsi da sola".

"Come si risolve il problema dei topi al Cremlino?"
"Semplice, ci si mette un cartello con sopra scritto « fattoria collettiva », e dopo un po' di tempo metà dei topi se ne sarà andata e l'altra metà sarà morta di fame..."

"È vero che le condizioni nei nostri campi di lavoro sono eccellenti?"
"Verissimo, infatti cinque anni fa un mio amico ha fatto la stessa domanda ed è stato spedito in un gulag per investigare. Si vede che lì si sta meglio che in paradiso, perché da allora non è più tornato e non si è più nemmeno fatto sentire".

"Cosa succederebbe se il Sahara diventasse un paese comunista?"
"Per un po', niente. Poi comincerebbe a scarseggiare la sabbia..."

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Diamo ora la parola a MorteBianca:

IL RIDOTTO REPUBBLICANO SPAGNOLO

I repubblicani spagnoli si rifugiano nelle isole Baleari quando la Guerra Civile va male (esattamente come i repubblicani cinesi si rifugiarono a Taiwan). Quando Franco tenta di mandare la flotta a riconquistare le isole trova una brutta sorpresa (ossia che gran parte della Flotta è stata dirottata proprio dai repubblicani durante le operazioni di fuga) ed un blocco diplomatico Sovietico e Franco-inglese, minacciando la guerra. Franco ha un paese dissestato da ricostruire per cui (per il momento) concede un cessate il fuoco, anche se i due paesi sono tecnicamente in guerra. La Repubblica Spagnola non riconosce la Spagna Franchista e viceversa.

Uno dei primi problemi che la repubblica si trova ad affrontare è quello dell'allineamento politico: i Repubblicani fuggono tutti quanti nell'arcipelago, consapevoli che Franco preso inizierà a fare pulizia degli oppositori, di conseguenza si ritrova tutto il variegato mondo anti-fascista spagnolo: il Partito Comunista di Spagna (filo-sovietico), il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Socialdemocratico), il Partito Operaio di Unificazione Marxista (Trockijsta), Sinistra Repubblicana, gli indipendentisti Catalani e la Federazione Anarchica Iberica. Nei decenni successivi saranno accolti anche tutti gli intellettuali dissidenti. In tal modo però l'arcipelago si ritrova ad ospitare fazioni che durante la guerra civile si sono ammazzate tra di loro e ora devono convivere in uno spazio a dir poco ristretto. In particolare gli Stalinisti si resero responsabili di atroci massacri a danni sia dei Trockijsti sia degli Anarchici, e la tensione è palpabile. Da un lato c'è desiderio di accontentare l'Unione Sovietica (che più di tutte supporta l'autonomia Baleare) dall'altro più sono i fronti Baleari maggiore è la coesione (anche clandestinamente) contro Franco. Alla fine si organizza una Costituente, nella quale i partiti fondamentalmente decidono di sopportarsi guardandosi in cagnesco e di convivere per la necessità di un Fronte Popolare. Del resto chi vuole è liberissimo di andarsene (da un lato) o imbracciare le armi per scacciare gli altri (dall'altro). Siccome nessuno vuole entrambe le opzioni, c'è convivenza.

Stalin insiste affinché i quadri dirigenti del PCS epurino le isole dai "Controrivoluzionari", loro rispondono rendendo ben chiaro che non hanno il controllo delle Isole. Si pensa addirittura ad una divisione politica (Maiorca ai comunisti, Minorca ai Trockijsti, Ibiza agli Anarchici, Formentera ai Repubblicani, Cabrera ai socialisti, le altre isole troppo piccole per essere delle enclavi), tuttavia i Comunisti preferiscono convivere uniti piuttosto che vedere le isole non protette dall'Unione Sovietica venire riassorbite dal gigante franchista, quindi si decide (nuovamente) per l'unità, anche se comunque le fazioni politiche tendono a riunirsi in Isole e Città analoghe "per maggioranza" rafforzando una ghettizzazione politica, che rozzamente ricorda la divisione delle isole (in realtà variava di città in città: Maiorca era in mano ai comunisti ma diverse città sull'Isola erano Anarchiche). Iniziano i problemi sulla costituzione stessa: gli Anarchici non vogliono uno stato, solo comunità autogestite da un Soviet interno, tutti gli altri vogliono un governo unito. Alla fine si adotta un modello simile alle Riserve americane: gli Anarchici (dove sono la maggioranza) fanno quello che vogliono nei loro territori, che però restano parte del territorio nazionale e quindi hanno un doppio statuto, inoltre pagano un piccolo tributo in termini logistici ed economici come "tassa" per la protezione, e cooperano insieme. Poi c'è il problema della proprietà privata, tra gli "statisti".

Infatti i socialisti vorrebbero abolirla, repubblicani ed intellettuali dissidenti no. Viene copiato il modello NEP dell'Unione Sovietica, un fortissimo statalismo e wellfare ma alcune città (a maggioranza repubblicana) hanno una forma limitata di proprietà privata, fortemente tassata. Qui Francia ed Inghilterra avviano commerci clandestini.

Tra i socialisti si discute se abolire la proprietà privata subito (Comunisti) o no (Socialisti). I Socialisti tendono a vivere in zone simil-repubblicane. Infine tra i comunisti veri e propri si litiga sul ruolo dello stato: centralizzato e burocratico gli stalinisti, democratico e "bottom-up" i Trockijsti, che inoltre vorrebbero mantenere numerose libertà importanti.
I Trockijsti inoltre sono un po' seccati all'idea che lo stato sia "di default" stalinista e le altre fazioni (che costituiscono la maggioranza degli esuli, tutte insieme) siano quelle che devono ritagliarsi eccezioni ed autonomie. Le altre fazioni fanno blocco comune e gli stalinisti cedono. Si forma un grande Congresso nel quale i vari partiti discutono di come gestire la nazione, che però resta Repubblicana e resta Socialista. La Costituente garantisce le autonomie repubblicane e socialdemocratiche (i Trockijsti e Stalinisti sanno comunque allearsi per garantire il colore "rosso" della nazione). Ogni città e circoscrizione è autonoma e controllata direttamente dal proprio Soviet/partito locale/quello che gli Anarchici hanno, ma per le questioni nazionali ci si riunisce al congresso.

Le Baleari non restano democratiche in eterno. Avranno infatti diverse "Stagioni" a seconda di come tira il vento. Durante la Seconda Guerra Mondiale Franco minacciava di intervenire per riannettere le isole, sotto questa paranoia Dìaz ne approfitto per fare propaganda trasversale in tutti i distretti, auspicando ad un controllo più diretto sui mezzi di produzione ed una maggiore solidarietà proletaria. Ne approfittà per nazionalizzare e centralizzare il controllo burocratico e per isolare numerosi dissidenti e togliere autonomie ai distretti trockijsti (che divennero dei ghetti). In questo periodo le Baleari rischiarono di diventare una repubblica stalinista regolare.

Dopo la Guerra però, con il pericolo franchista sventato dalla neutralità e la fine della paranoia, i Trockijsti scioperarono in massa, numerosi membri del partito si rivoltarono al Fronte Filo-Russo (soprattutto dopo la morte di Dìaz, sostituito dal meno carismarico Cervantes Reale), in una sorta di Rivoluzione Culturale al contrario.

Da questo momento le Baleari si arricchiranno di nuove correnti, ogni volta che il mondo comunista le subisce: ci sarà una corrente Titina al momento dello scisma Tito-Stalin, una corrente Maoista con la morte di Stalin, nel partito comunista ci sarà una corrente Krusheviana. Le Baleari devono entrare ovviamente nel Patto di Varsavia per sopravvivere (la Spagna è nella NATO) ma godono della protezione inglese affittando alla flotta reale alcuni porti. Il Regno Unito sogna di fare delle Baleari una seconda Gibilterra. Ci sarà poi una corrente Eurocomunista ed infine una corrente Gorbacheviana (a questa vicina). In tempi moderni sono nate anche altre tre correnti: la corrente Peronista-Madurista (strettamente collegata alle esperienze latine del socialismo), la corrente Panarabista (che trae ispirazione dall'esempio economico di Nasser, e che in tempi recenti si è riconvertita in Assadista) e quella Gheddafista (sotto-corrente di quest'ultima che voleva avvicinare le Baleari a Gheddafi, ci sono ancora discussioni sul ruolo che Gheddafi stesso ha avuto nella Riforma del 2001 che ha condotto molti "Verdi" al Congresso).

Con la morte di Franco la monarchia viene restaurata. A questo punto una minoranza di Balearisti vorrebbe ritornare in madrepatria, tuttavia la maggior parte propone di continuare l'indipendenza:

Alcuni intellettuali dissidenti fecero ritorno, tutti gli altri rimasero. Le Baleari sono un esempio di una convivenza difficile (con le sue stagioni più centralizzare e persecutorie e quelle più tranquille e distese) ma possibile. E' stata visitata da intellettuali di ogni dove, è un luogo di villeggiatura amato da tutta l'Europa, sono legali le droghe leggere e la prostituzione, è considerata baluardo di progressismo, Papa Francesco l'ha di recente visitata (l'Anti-clericalismo è finito all'epoca di Gorbachev, ed è sempre stato meno stoico qui) e sono stati presi accordi con l'Unione Europea per un commercio libero.

Le correnti totali, qui elencate da Destra a Sinistra, sono:

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E ora, la pensata di Inuyasha Han'yō: le due Spagne!

La guerra civile spagnola termina con un sostanziale pareggio: i repubblicani prevalgono nel territorio metropolitano, i franchisti tengono le isole e le colonie; i primi sono appoggiati da URSS, Messico e Francia, i secondo da Germania e Italia, Si aprono due scenari:

1) La seconda guerra mondiale inizia come nella HL; in breve tempo Hitler invade Polonia, Danimarca, Norvegia, Benelux e Francia, poi con l'appoggio italiano penetra in Spagna, per prendere Gibilterra. Il governo fugge in esilio a Londra, mentre divampa la guerriglia contro gli invasori, come al tempo delle guerre napoleoniche. A ogni attacco dei partigiani gli occupanti rispondono con feroci rappresaglie che mietono innumerevoli vittime civili. Franco rientra a Madrid sotto la protezione delle forze naziste, creando un governo collaborazionista stile Vichy. In questo modo la guerra si fa (nuovamente) anche civile, coi franchisti che supportano gli italo-tedeschi e i partigiani supportati dagli inglesi, che intanto però hanno perso Gibilterra e devono affrontare le incursioni aeree della Luftwaffe. In questo contesto non ci sono le basi per la campagna di Grecia, nè per l'operazione Barbarossa, essendo le armate nazifasciste impegnate in Nord Africa e nella penisola iberica. Fortissime pressioni sul Portogallo da parte di Roma e Berlino per farlo scendere in campo al loro fianco, ma Salazar rifiuta. Nel dicembre 1941 gli USA, che già da tempo foraggiavano l'Inghilterra, entrano in guerra in seguito a Pearl Harbor. Operazione Torch come nella HL, poi sbarco in Italia e Spagna, che vengono liberate a prezzo di numerosi caduti. La guerra termina con la disfatta dell'asse come nella HL,solo che sono gli angloamericani a prendere Berlino e nella successiva conferenza di pace la Spagna recupera le colonie, essendo paese aggredito come i suddetti. Franco e i suoi invece finiscono sul patibolo. Nella successiva guerra fredda la Spagna potrebbe finire nell'orbita sovietica, aderendo al patto di Varsavia; oppure prende una via simile a quella cinese.

2) Stalin usa come pretesto l'attacco alla Spagna per attaccare a sua volta la Germania, che colta di sorpresa crolla di schianto insieme all'Italia. L'URSS installa governi fantoccio in Germania e Italia, oltre che in tutti i paesi "liberati" dal giogo dell'asse. Tuttavia i Balcani rimangono liberi dall'influenza sovietica (visto che come detto Roma e Berlino non fanno in tempo ad invadere Grecia e Jugoslavia, e Romania, Bulgaria e Ungheria non fanno in tempo ad allearsi con loro).

E se anche la Spagna, come la Germania, in seguito alla Guerra Civile si fosse rotta in due? (cliccare per ingrandire)

E se anche la Spagna, come la Germania, in seguito alla
Guerra Civile si fosse rotta in due? (cliccare per ingrandire)

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Così commenta Federico Sangalli:

La Costituzione spagnola concretamente l'ha scritta una commissione di sette parlamentari nominata da Suaréz, di cui tre del partito di Suaréz stesso (Unione del Centro Democratico, post-franchista) e uno di Alleanza Popolare, il partito dei franchisti che non accettavano di moderarsi (in seguito UCD e AP si fusero per far nascere l'attuale Partito Popolare). Dunque la maggioranza della commissione era composta da franchisti. L'opposizione "interna" era composta da un socialista, un catalano di destra e un catalano di sinistra. Mi sento autorizzato a criticare la rappresentatività di una tale commissione, che, oltre a essere numericamente insufficiente, non rispecchia affatto i risultati delle elezioni del 1977: l'UCD prese il 34%, i socialisti arrivarono secondi con il 29%, però i partito franchista aveva tre rappresentanti e i socialisti uno. Al terzo posto c'erano i comunisti, con il 9%, e al quarto Alleanza Popolare, con l'8%, però AP ottenne un seggio nella commissione, i comunisti no. Il partito che espresse il catalano di destra non si presentò neppure alle elezioni. I baschi furono esclusi a priori. Il documento finale venne poi riletto da Camilo Cela, scrittore Premio Nobel nonché censore del regime franchista, nominato Senatore dal Re e scelto da Juan Carlos per tale compito.

La transizione democratica spagnola è stata gestita dal Re e dai franchisti e si vede nella mancanza di autonomie regionali adeguate, nel mancato riconoscimento di numerosi diritti sociali, nei privilegi che mantiene la Monarchia, nell'impunità e nella mancata riforma istituzionale delle forze armate e della forze dell'ordine, notoriamente violente. Nel 2020 centinaia di ufficiali dell'esercito, della polizia, dell'aviazione e della marina, hanno scritto una lettera aperta al Re chiedendo la rimozione del Primo Ministro Sanchez accusato di essere un comunista e di minacciare l'unità del paese con il suo approccio morbido alla questione catalana, una cosa inaudita in un paese occidentale! E il Re è rimasto in silenzio!

Mi dispiace, ma la Spagna ha una struttura ancora piuttosto vetero-franchista, che ora fa capo alla Monarchia (o a una versione esaltata e integralista della stessa) come bastione reazionario e che gode ancora di un ampio consenso nello spettro politico (basta vedere le veementi mozioni di protesta comuni presentate dai popolari, da Ciudadanos e dai neo-franchisti di Vox per protestare contro la rimozione del corpo di Francisco Franco dal mausoleo dov'era stato sepolto in pompa magna e dov'era ancora venerato da numerosi nostalgici). Il paragone con il Portogallo non regge perché a Lisbona furono i sottufficiali, di idee socialiste e con ampio sostegno popolare, a compiere il golpe che costrinse i generali estadonovisti a cedere il potere. In Spagna nulla di tutto ciò è avvenuto e anzi, se non fosse stato per Juan Carlos (di nuovo notare la centralità della figura monarchica nella vita decisionale del paese), la transizione democratica non ci sarebbe proprio stata e sarebbe finita con le pallottole di Tejero. Quando nel 1977 Suaréz convocò il leader socialista Gonzalés (che a sua volta era diventato leader secondo un understandement secondo cui ai socialisti era permesso il pieno rientro nella vita politica a patto di sostituire la vecchia leadership figlia della Guerra Civile con un segretario giovane, nato dopo la fine della Seconda Repubblica) per concordare con lui la transizione, il premier franchista gli chiese di non contestare l'ordine post-franchista almeno finché le "ferite" del Franchismo non si fossero rimarginate, cioè, disse, "dopo almeno una generazione". Gonzalès accettò. Di generazioni ne sono passate due e ora è venuto il momento che la Spagna faccia i conti con il suo passato, che questo riapra ferite o no.

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Diamo la parola ad Andrea Li Castri:

WINSTON E BENITO AMICI PER LA PELLE

Cosa sarebbe successo se il Duce a Stresa, nell’aprile 1935, fosse riuscito a convincere Francia e Regno Unito sull’utilità di un’alleanza in funzione antitedesca? Il fascismo italiano, all’epoca, era ammirato e approvato per due principali motivi:

1. Mantenendo ordine (col pugno di ferro sì, ma sempre ordine restava) faceva da scudo sia nazionale sia internazionale contro tutti i marxismi e comunismi;

2. Al contrario del relativamente aggressivissimo nazismo, l’Italia non sembrava avere troppe pretese espansionistiche.

Poniamo allora questo scenario:

(POD)Durante questi accordi, lo UK (che in primo luogo voleva assolutamente evitare una nuova guerra) viene convinto dai diplomatici italiani dei vantaggi di una stroncatura sul nascere del pericolo nazionalsocialista, mentre la delegazione francese, dopo avere visto come sarebbe andata a finire la solfa, semplicemente si accoda agli altri due stati. L’alleanza (ovviamente segreta) è formata.

A questo punto, nella tumultuosa Francia prende il sopravvento quell’ala di partito che propende verso una guerra preventiva. Allora la pressione francese convince Mussolini a rinunciare alla ormai prossima Guerra d’Etiopia.

Il casus belli arriva proprio come il cacio sui maccheroni: un attentato ordito contro Engelbert Dollfuss riesce (al contrario della HL), e con un’operazione tanto repentina quanto violenta avviene un’Anschluss ante litteram.

La reazione anglo-franco-italiana è immediata: le Divisions Legères Mécaniques varcano il confine con una mossa che Hitler non si sarebbe mai aspettato; stesso discorso per i martellamenti della RAF e della Royal Navy sulle coste vestfaliane e l’invasione navale dei

Marines inglesi ad Amburgo, Brema e Wilhelmshaven. Sul fronte alpino la gloriosa ‘Julia’ invade il Tirolo, mentre la Carinzia è assegnata alla . Le truppe italiane, mal equipaggiate ma mosse dall’ardore e dal patriottismo fascisti, trionfano sui demoralizzati tedeschi che, tra l’altro, non sanno combattere in montagna.

A settembre 1935, la Germania è vicina al tracollo: il nordovest è in mano inglese, la Francia ha ormai il totale controllo della Renania, del Palatinato e dell’Assia, mentre gli Italiani, anche se in ritardo sulla tabella di marcia, hanno ormai occupato l’intera Baviera.

La pace è firmata a Stresa, dove solo pochi mesi prima si era conclusa la vitale alleanza. La Gran Bretagna riceverà qualche altro marco come riparazione di guerra, mentre i francesi ritornano, dopo appena 10 anni, ad occupare la Renania, stavolta definitivamente. L’Italia ottiene invece uno stato fantoccio in Austria. La novità più grossa, però, è lo smembramento della Germania in 4: Baviera, Turingia e Württenberg all’Italia; Renania, Baden e Germania centrale alla Francia; Vestfalia e Schleswig-Holstein al Regno Unito. Il resto viene invece restituito agli Hohenzollern restaurando Guglielmo III, ma in una monarchia costituzionale e con un controllo perenne anglo-franco-italiano.

Cosa succederà nel lungo termine? Innanzitutto, la guerra civile spagnola vedrà la neutralità forzata di Francia e UK e una scontatissima alleanza tra Italia e Spagna, paesi ormai simili in tutto.

A lungo termine, sicuramente l’Unione Sovietica si farà sempre più sentire in Europa, facendo urgere sempre di più la rottura dell’isolamento statunitense, che sarà quasi sicuramente disintegrato anche dalla prepotente ascesa del Giappone: insomma, una Guerra del Pacifico ci sarà lo stesso. Inoltre, essendo già il Duce abbastanza vecchiotto nel 1935 (52 anni), si può suppore che alla morte (presumibilmente negli anni ’60 o 70’, guarda caso cronologicamente vicina a quella di Franco), proprio come in Spagna nella HL, si avvii

una democratizzazione del Paese, solo sotto la guida del nostro caro Umberto II, e con essa l’inevitabile decolonizzazione di Libia, Eritrea e Somalia, che però qua mantengono stretti rapporti commerciali e culturali con l’Italia. Per quanto riguarda il Dodecaneso, con la scusa dell’instabilità politica greca, l’Italia potrebbe continuare a tenerlo massimo fino agli anni ’70, raggiungendo un accordo magari simile a quello dello UK con Cipro, cioé mantenendo qualche base navale. Un destino simile per la zona di occupazione italiana in Germania: si riunirebbe quasi sicuramente alla Germania Est, ormai libera da influenze straniere, che nel tempo ha già acquisito controllo del territorio occupato franco-inglese. La Saar però resterebbe francese.

Incerto invece il futuro dell’Austria: resterebbe un fantoccio italiano, di conseguenza ricevendone l’influenza, o si staccherebbe dall’Italia, rimanendone legata economicamente? Questo dovreste dirmelo voi.

La comunque enorme esigenza di organismi internazionali fa sì che questa famosa alleanza diventi il nucleo di una futura CEE, guidata dal grande Robert Schumann.

Riguardo alla caduta del comunismo, l’isolamento americano è controbilanciato dalla totale avversione fascista, quindi possiamo supporre che essa avverrà sempre negli anni ’80 o ’90.

Quindi, nel 2017 cosa troviamo? Un’Italia monarchica, con un’economia forte e una posizione almeno da G6, una delle marine militari più forti del mondo, un esercito di prim’ordine, e ultimo ma non per importanza, con una lingua tra le più parlate al mondo.

Andrea Li Castri

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Passiamo alla cronologia di Andrea Carrara: questa Adolf non se l' aspettava!

POD: Jozef Pilsudski non muore di cancro nel 1935. Le sue intenzioni sono di ritentare il progetto Miedzymorze e comincia a potenziare il suo esercito.

1935

giugno – L'Etiopia chiede alla Società delle Nazioni di inviare osservatori neutrali alle sue frontiere, temendo un'invasione italiana.

14 settembre- Inizio della seconda guerra polacco-sovietica.

15 settembre – Le Leggi di Norimberga privano gli ebrei tedeschi della cittadinanza.

ottobre – Le truppe italiane di stanza in Eritrea, senza dichiarazione di guerra, varcano il confine dell'Etiopia. Comincia la Guerra d'Etiopia.

novembre – L'Assemblea della Società delle Nazioni Unite decide di applicare sanzioni economiche e finanziarie nei confronti dell'Italia, come stato aggressore. In Italia viene avviata una politica di autarchia, assieme ad una massiccia campagna propagandistica volta a denunciare i disagi causati dalle "inique sanzioni".

1936

gennaio

15 gennaio – La delegazione giapponese lascia la Conferenza sul Disarmo Navale dopo il rifiuto di accettare restrizioni di tonnellaggio su varie classi di navi da guerra. Il governo giapponese vuole rinnovare la propria marina senza ulteriori restrizioni.

febbraio

Dal 6 al 16 febbraio – Si svolgono i IV Giochi olimpici invernali a Garmisch-Partenkirchen, in Germania.

marzo

7 marzo – La Germania occupa la Renania.

8 marzo – La Polonia si allea con la Francia per programmare una guerra preventiva contro la Germania entro il 1° Agosto del ’38, avendo questa infranto il patto di Versailles.

maggio

9 maggio – Si arrendono le truppe abissine; Hailé Selassié fugge in Inghilterra. In Italia viene proclamato l'Impero dell'Africa Orientale Italiana. Vittorio Emanuele III assume il titolo di "Imperatore d'Etiopia"
29 maggio – Il pugile tedesco Max Schmeling batte, per fuori combattimento alla dodicesima ripresa, a New York lo statunitense Joe Louis.

luglio

18 luglio Spagna: truppe nazionaliste guidate dal generale Francisco Franco non riescono ad assumere il controllo del paese con un colpo di Stato a causa della resistenza repubblicana; inizio della Guerra civile spagnola.
La Società delle Nazioni abroga le sanzioni contro l'Italia.

agosto

1º agosto – 16 agosto: Olimpiadi di Berlino:
L'americano Jesse Owens compie l'impresa di vincere 4 ori nell'atletica leggera.
Ondina Valla è la prima donna italiana a vincere un oro olimpico (80 m ostacoli).

settembre

14 settembre – inizio della seconda guerra polacco sovietica.

Spagna: il generale Francisco Franco è nominato "Generalissimo" dell'esercito del re ed è proclamato Capo dello Stato.

ottobre

24 ottobre – La Polonia si annette la Lituania.
25 ottobre - Sottoscritto l'Asse Roma – Berlino, patto d'amicizia tra Germania e Italia.
28 ottobre – Inizio quindicesimo anno dell'era fascista, il primo dopo la proclamazione dell'Impero.

novembre

Italia: L'Italia e la Germania sostengono con truppe e mezzi il Generalissimo Franco nella Guerra civile spagnola.
24 novembre – La Polonia si annette la Lettonia.
25 novembre – Patto anti Comintern tra Germania Giappone.

1937

8 marzo – Guerra civile spagnola: i legionari italiani vengono sconfitti dai repubblicani nella battaglia di Guadalajara. Successivamente gli aerei tedeschi, schierati al fianco dei nazionalisti di Francisco Franco, bombardano la città di Guernica. Forti reazioni in tutto il mondo.

14 marzo – Con l'enciclica Mit brennender Sorge Papa Pio XI condanna il nazismo.

18 marzo – Benito Mussolini inaugura la via Balbia e riceve la spada dell'Islam.

19 marzo – Nell'enciclica Divini Redemptoris Papa Pio XI condanna il comunismo.

28 aprile – Roma: inaugurazione di Cinecittà.

6 maggio – Alle 19:25 il dirigibile tedesco LZ 129 Hindenburg prende fuoco e viene completamente distrutto nella Stazione Aeronavale di Lakehurst nel New Jersey.

9 giugno – Vengono assassinati i fratelli Carlo e Nello Rosselli, antifascisti esuli in Francia.

13 giugno – Viene ufficializzata la nascita del comune di Colleferro.

5 luglio apparizione madonna di Voltago (fonte Il Gazzettino di Venezia).

6 luglio – La Polonia occupa la Slovacchia.

7 luglio – Con l'incidente del ponte Marco Polo (Lugouqiao) l'Impero giapponese riprende l'attacco militare alla Cina, dopo cinque anni di ostilità non dichiarata. Questa nuova aggressione provoca una grave tensione tra Tokyo e Washington.

20 luglio- Muore a Roma Guglielmo Marconi, padre della radio.

8 agosto – conferenza di Monaco: a Hitler vengono concessi i Sudeti.

Settembre – Mussolini in visita da Hitler, rimane affascinato dalla potenza dell'esercito tedesco.

23 settembre - Al Palazzo delle Esposizioni di Roma, viene inaugurata la Mostra Augustea della Romanità.

19 ottobre – fine della seconda guerra polacco – sovietica: la Polonia riceve l’ Ucraina e la Bielorussia.

28 ottobre – Inizio sedicesimo anno dell'era fascista, il secondo dopo la proclamazione dell'Impero.

6 novembre – L'Italia entra a far parte del Patto Anti-Comintern, insieme a Germania e Giappone.

Dicembre- Seconda guerra sino-giapponese: Il Giappone conquista tutte le più grandi città orientali della Cina. Dopo Pechino e Shanghai è la volta di Nanchino, la capitale repubblicana.

7 dicembre- La Polonia si annette l’ Estonia.

8 dicembre – La Germania invade Boemia e Moravia.

10 dicembre – a Czestochowa si svolge una conferenza in cui si riconosce l’ entrata della Finlandia nella confederazione Miedzymorze.

11 dicembre – L'Italia esce dalla Società delle Nazioni a causa delle sanzioni.

12 dicembre- viene proclamata la federazione Międzymorze (intermare) di Polonia, Lituania, Lettonia, Slovacchia, Ucraina, Bielorussia, Estonia e Finlandia.

13 dicembre – Caduta di Nanchino, dove si consuma una strage: le truppe giapponesi si abbandonano ad ogni sorta di atrocità, massacrando buona parte degli abitanti. Si calcola che tra 1937 e 1938 siano state uccise tra le 260.000 e le 300.000 persone.

1938

Febbraio – Germania: Adolf Hitler assume il comando supremo delle forze armate tedesche.

11 marzo- La Polonia invade l’ Ungheria.

12 marzo – Le truppe tedesche entrano in Austria. Il 13 avviene l'annessione (Anschluss) alla Germania, permessa da Arthur Seyss-Inquart, Cancelliere della prima repubblica solo per un giorno.

7-9 aprile - L’Italia invade l’Albania.

25 aprile – Benito Mussolini annuncia la fondazione di Pomezia, ultima città nata dalla bonifica dell'Agro Pontino.

maggio

Visita ufficiale di Hitler in Italia. Papa Pio XI si ritira a Castel Gandolfo ordinando di chiudere i musei vaticani per tutto il periodo della visita.

7 settembre – viene pubblicato sulla Gazzetta del Popolo il Manifesto futurista della Ceramica e Aereoceramica a firma di Filippo Tommaso Marinetti.

18 settembre – Trieste: Benito Mussolini legge per la prima volta le Leggi Razziali dal balcone del Municipio in occasione della sua visita alla città.

agosto

il 1 agosto la Polonia e la Francia dichiarano guerra alla Germania, all’ Italia, al Giappone, alla Romania e alla Iugoslavia, considerate alleate dell’ asse. Gli Stati Uniti si dichiarano neutrali come anche l’ Inghilterra. Lo stesso giorno la Polonia invade la Prussia e la Germania orientale. Dopo due settimane l’ esercito francese entra in Germania da ovest, e in Italia fino alle due Dora. Mussolini si arrende e viene destituito. In Italia si vota per la monarchia o per la repubblica e vince la prima. Viene emanata una nuova costituzione. Hitler non prevede questo attacco su due fronti e il reich cade in due mesi. La Polonia si annette direttamente Boemia e Moravia mentre la Germania viene momentaneamente occupata.

ottobre

La Polonia invade la Romania che capitola in cinque mesi. La Francia comincia a mandare truppe dall’ Indocina a sostegno dei cinesi.

1939

marzo

La Polonia invade la Iugoslavia in un mese. La Francia subisce ingenti perdite in Cina.

1940

settembre

Il Giappone invade l’ Indocina.

1941

dicembre

Dopo l’attacco di Pearl Harbour, gli Stati Uniti entrano in guerra contro il Giappone.

1942

gennaio

Il Giappone invade la Birmania; il Regno Unito entra in guerra contro il Giappone.

1945

agosto

Dopo numerose sconfitte da parte dei giapponesi, con i due bombardamenti atomici di Nagasaki e Hiroshima, la guerra è finita.

1946

Con il trattato di pace di Parigi viene riconosciuta la Federazione Intermare di Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Finlandia, Boemia, Moravia, Prussia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Montenegro e Kosovo. L’Austria diviene indipendente, la Germania mantiene i territori che aveva dopo il trattato di Versailles eccetto la Prussia Orientale ma non può più avere un esercito suo. Viene protetta dall’ esercito Francese. L’Albania diviene indipendente. L’Italia cede l’Istria all’Intermare e le colonie alla Francia. Il Giappone perde la Corea e deve restituire i territori occupati.

Ora una nuova fase di equilibrio si avvia in Europa che riesce a rimettersi presto da questa guerra. L’URSS e il comunismo vedono le loro speranze di espansione frenate dalla superpotenza Intermare, appoggiata dalle democrazie europee per combattere il comunismo. In Germania nascono nuovi partiti di estrema destra che però non riescono a imporsi anche per via dello stretto controllo politico sotto cui è posta da altre potenze quali la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Questi si sono dotati della bomba atomica che però non viene progettata anche in Russia che non intende minimamente competere con gli USA, che difatto abbandoneranno l’ utilizzo di questo dispositivo per scopi militari. In Italia rimane la monarchia ma viene approvata una nuova costituzione che sostituisce il vecchio Statuto Albertino già precedentemente violato da Mussolini.

Come continuarla?

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Chiudiamo per ora con quanto ci ha scritto Dario Carcano:

Se c'è un film italiano che deride e ridicolizza l'Italia fascista nel modo più spietato possibile, questo film è "Sua Eccellenza si fermò a mangiare" del 1961, diretto da Mario Mattoli con interpreti Totò, Ugo Tognazzi, Virna Lisi e Raimondo Vianello.

Dal punto di vista della trama, il film è la tipica commedia degli equivoci: Totò è un truffatore che per spillare qualche soldo a Ernesto (Ugo Tognazzi) si finge il dottor Biagio Tanzarella, primario dell'ospedale di Cavarzere, ignorando però che costui è il medico personale di Mussolini, e quindi chiedendosi perché la gente continua a riverirlo e a trattarlo col massimo garbo; Ernesto non può denunciare l'imbroglio del falso dottor Tanzarella, perché altrimenti questo rivelerà la sua relazione extraconiugale, e quindi, anche sotto pressione della moglie (Virna Lisi) e della suocera, se lo dovrà portare dietro alle celebrazioni per l'inaugurazione di un monumento ad uno sportivo, evento a cui prenderà parte anche un ministro del Regime, chiamato esclusivamente Sua Eccellenza (Raimondo Vianello), e durante il quale Totò cercherà di rubare un servizio di posate d'oro cesellate da Benvenuto Cellini, regalo dello zar di Russia al padre della suocera di Ernesto, ambasciatore a Pietroburgo.

Per mettere ulteriore pressione ad Ernesto, Totò si porta dietro Lauretta, l'amante di Ernesto, spacciandola come propria moglie; ma Lauretta ha avuto un precedente incontro amoroso con Sua Eccellenza, finito però con una défaillance sessuale del Ministro, il quale teme che qualora la notizia trapeli egli possa cadere in disgrazia, per non essere riuscito ad essere l'esempio di virilità richiesto dal Regime.

Il film si conclude con Totò che, scoperta l'identità del paziente del dottor Tanzarella, riesce finalmente a sottrarre le posate d'oro, dicendo di aver ricevuto un ordine da Mussolini affinché gli siano consegnate per essere esposte a Firenze, all'esposizione dell'Arte orafa italiana. Mentre si allontana dalla villa dei suoceri di Ernesto, viene raggiunto dal commissario a capo della scorta del Ministro, che consegnandogli una posata d'oro dimenticata nel salone gli chiede se sia possibile, per quel servizio, una promozione; Totò gli risponde: "Lei adesso è commissario, ma dopo questo servizio non lo sarà più!"

Il film è una satira spietata delle ipocrisie della società italiana durante il fascismo: Ernesto che per arrivismo si prende la colpa di un furto che non ha commesso, il Ministro che teme di cadere in disgrazia per le voci su una sua presunta omosessualità, la suocera di Ernesto che costringe la figlia ad accettare i consigli in materia sessuale dell'amante di suo marito.

Oltre alla grande performance di Totò, questo film si caratterizza per la presenza di numerosi comprimari di lusso, in primis il duo Tognazzi-Vianello, un duo comico ben collaudato dai numerosi anni passati dai due a lavorare insieme in televisione, ma che purtroppo nel cinema è stato poco sfruttato. Tognazzi e Vianello infatti per cinque anni, dal 1954 al 1959, lavorarono insieme nel programma RAI "Un due tre", andato in onda con grande successo di pubblico fino alla sua chiusura improvvisa, causata da uno sketch comico in cui i due prendevano in giro un incidente occorso al presidente Giovanni Gronchi.

Perché, in fondo, l'Italia fascista degli anni '30 dileggiata in "Sua Eccellenza si fermò a mangiare", non era poi così diversa dall'Italia conservatrice e bigotta degli anni '50.

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