Come evitare una guerra mondiale

di Enrico Pellerito

Sarebbe bastato togliere di mezzo Adolf Hitler per evitare il secondo conflitto mondiale? per evitare i crimini commessi dal nazismo, per risparmiare al pianeta quanto si è verificato nel secolo scorso? Domanda oziosa diranno in parecchi; certo che è oziosa, ma una moltitudine di persone se l'è posta in tutti questi anni, e non è mancato qualche autore di romanzi che ha fatto di questa ipotesi un evento determinante per proiettare su un altro piano la storia del mondo.

Ma il nazismo, come il fascismo, sarebbero nati lo stesso anche senza Hitler e Mussolini, perché costituivano la risposta politica di massa (e per la massa) a tutta una serie di fatti accaduti e che avevano inciso negativamente sull'animo di Tedeschi ed Italiani: inoltre, le due ideologie erano anche catalizzatrici di sensazioni e di atteggiamenti che erano presenti, a volte in maniera celata ma sempre in costante fase di fermentazione, fra larga parte dei popoli in questione.

Specie in Germana, dove non si poteva parlare di vittoria, neanche "mutilata", ma di una sconfitta (e nemmeno militarmente percepita), interagivano una variegata serie di elementi che contribuivano a creare una miscela invero esplosiva: la convinzione che la sconfitta fosse dovuta al supposto tradimento di una parte della classe politica (quella di sinistra), i problemi economici dovuti a depressione, inflazione e disoccupazione, la frustrazione per la perdita di prestigio internazionale, per le amputazioni del territorio nazionale e per le limitazioni alla sovranità; a questo, e al desiderio di rinascita e di rivincita, quando non proprio di vendetta, andava aggiunto l'antisemitismo tipico di un certo costume europeo e della degenerata alterazione della dottrina cristiana. Aggiungiamo poi l'odio verso gli Slavi e la velleità di imporre, anche violentemente, la presunta superiorità ariana (scusate se è poco).

La caparbia volontà di risorgere per tornare ad occupare il posto che si riteneva legittimo fra le nazioni, fino a combattere e sconfiggere le potenze occidentali e aspirare a dominare l'Europa continentale, era un programma nella mente di poche persone, che comunque si ritrovarono nel Partito Tedesco del Lavoro e che avrebbero, a prescindere dalla presenza nelle loro fila di Hitler, lottato per il raggiungimento dei loro scopi.

Se Hitler fosse morto durante il primo conflitto mondiale (in effetti ci andò piuttosto vicino) avremmo avuto sempre quel partito su detto, senza per forza l'appellativo di nazionalsocialista, ma certamente antidemocratico e antisemita, e con a capo, probabilmente, il più capace, deciso e (lo dico a denti stretti) intelligente fra coloro che in quegli anni avrebbero frequentato quell'ambiente.

Non è importante sapere se sarebbe stato un più fortunato Röhm o Göering, o Hess; qualcuno avrebbe cercato di guidare il partito con il fine di giungere al potere e mettere in opera il progetto covato.

Premesso questo, vediamo che la domanda originaria ha subito una modifica di base, per cui il problema sta nel bloccare il nazismo, non più limitarsi a sparare al solo Hitler.

Una fratricida lotta all'interno del nazisti si è visto che non ha comportato alcun indebolimento nella loro struttura, anzi tutt'altro; ed è anche improbabile che altri movimenti politici di ampio respiro sarebbero riusciti a contenere l'avanzata elettorale di Hitler (o chi per lui) e compagni (pardon, camerati).

Tutto questo è ancor più difficoltoso specie se la piccola borghesia e gli ambienti capitalisti, finanziari ed industriali della Germania, vedono nel nazismo, oltre la soluzione ai loro rispettivi, e apparentemente contrastanti, problemi economici, anche la difesa dal comunismo e la possibilità di resurrezione nazionalistica.

Se non si possono sconfiggere nelle elezioni i nazisti o confinarli in una nicchia parlamentare data la loro non certo scarsa entità, meno che mai si può parlare, di scioglierli d'autorità con semplici provvedimenti di polizia.

Di conseguenza, il dinamismo degli eventi fa si che nel 1933 ci ritroviamo con il nazionalsocialismo al potere, e per comodità di trattazione, lasciamo che ci sia sempre Hitler al vertice della Germania.

A parte allora sovvertimenti interni che però modificano solo i vertici ma non la natura del movimento che intendeva sempre mettere in discussioni gli allora equilibri geostrategici, vediamo quali forze avrebbero potuto ostacolare la Germania nazista, prima che diventasse talmente forte da scatenare l'inferno in terra che ha scatenato.

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1933

All'indomani della salita al potere di Hitler nel gennaio di quell'anno, il dittatore polacco, maresciallo Józef Klemens Pilsudski, capì che quell'ex caporale austriaco poteva essere fonte di qualche guaio per la Polonia, anche se sempre meno, a suo giudizio, dell'Unione Sovietica; ipotizzando di fare una guerra preventiva contro la Germania, Pilsudski sapeva che le forze armate della Polonia avrebbero travolto la Germania, le cui risorse militari erano di scarsa entità per come imposto dal Trattato di Versailles, ma la sua bestia nera era l'URSS, che temeva avrebbe potuto approfittare per attaccare a sua volta la Polonia da Est.

Onde evitare di restare totalmente scoperto ai confini orientali, Pilsudski propose alla Francia di partecipare alla guerra preventiva agendo da Ovest, ma Parigi non ne volle sapere. A quel punto, Hitler, che proprio per la debolezza dell'apparato militare tedesco temeva un prematuro scontro con la Polonia (o con chiunque), pensò bene di giungere ad una riappacificazione con il governo di Varsavia, stemperando le tensioni politiche, accantonando le rivendicazioni territoriali e ponendo fine alle limitazioni commerciali con il vicino, premurandosi di stringere un accordo per tenersi buoni i Polacchi fin quando facesse a lui comodo.

Incredibile coincidenza d'intenti, anche Pilsudski era favorevole ad un riavvicinamento, visto che il suo progetto bellico era fallito, così ambedue i dittatori firmarono un patto di non aggressione decennale nel gennaio del 1934.

Sappiamo com'è poi finita.

Cosa accade, invece,se il maresciallo polacco decide di proseguire da solo nel suo progetto di guerra preventiva, infischiandosene di un'azione sovietica, niente affatto scontata, e già nella primavera del 1933 avanza con le sue truppe verso Berlino? È molto probabile che una volta sconfitto l'allora debole esercito tedesco, la Polonia operi per l'eliminazione del nazismo, imponendo alla Germania un nuovo governo meno bellicoso, di destra storica, ma non estremista. Hitler, se non muore (suicida o per mano dei soldati polacchi) verrebbe preso prigioniero e sbattuto in qualche cella in modo che non possa nuocere per un lungo periodo di tempo, così come molti dei suoi gerarchi.

Se lui e/o qualcuno dei suoi riescono a fuggire (Austria? Italia? Scandinavia?), una volta in esilio, troverebbero più la forza di lottare per le loro idee, a parte scrivere libelli e manifesti o fare dichiarazioni?

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1934

Avrebbe mai potuto il Regio Esercito sconfiggere il suo omologo tedesco durante la crisi succeduta al tentativo nazista di impossessarsi dell'Austria? Consideriamo alcuni fatti.

Negli anni trenta, dal punto di vista qualitativo e tenendo conto dello stato dell'arte e della realtà europea (e mondiale), le nostre FF.AA. non erano affatto disprezzabili: armi leggere e pesanti erano abbastanza moderne, e anche l'aeronautica poteva definirsi adeguata (specie dopo gli sviluppi imposti da Balbo); solo che, qualche anno dopo non ci si sarebbe dovuto più cullare sui primati raggiunti con le trasvolate e i record di velocità, mentre gli altri paesi avevano intrapreso una corsa tecnologica che avrebbe prodotto (tanto per citare i mezzi più conosciuti, lo Spitfire e il Me-109).

Anche l'armamento terrestre avrebbe ricevuto un impulso analogo, e noi ci saremmo trovati con artiglierie in buona parte obsolete o con armi, tipo il fucile mitragliatore Breda 30, non più in grado di competere con le analoghe ma più moderni realizzazioni europee e americane.

Invece, nel 1934, qualcosa dovevamo pur valere, tanto che Hitler, dopo l'assassinio di Dolfuss il 26 luglio di quell'anno, vedendo che il putsch fallisce, si astiene dall'appoggiare i congiurati. Questo anche per l'immediato invio delle nostre truppe al Brennero da parte di Mussolini.

La Germania non era ancora pronta dal punto di vista militare, infatti, solo il successivo 1° ottobre sarebbero stati decretati l'elevazione degli effettivi dell'esercito da 100.000 a 300.000 uomini, il potenziamento della marina e la creazione dell'aviazione.

Se Hitler fosse stato tanto poco savio da spingersi oltre, saremmo giunti allo scontro fra le due dittature, però egli preferì evitare.

E se Benito pensa: "Di fascismi in Europa ne basta uno. Il nostro"?

Ecco che entriamo in Austria per preservarne l'indipendenza e da lì procediamo verso Nord. Un boccone troppo grande per noi? Ricordo la differente capacità bellica e un certo astio che animava gli Italiani verso i "Todeschi", come si diceva una volta.

Ed è molto probabile che le altre nazioni d'Europa sarebbero rimaste, nel frattempo a guardare, sperando che ci rompessimo abbastanza le corna con i Todeschi (in questo mi differenzio dall'ipotesi di Max in Il Piccolo Dittatore); poi quando una delle due parti fosse stata sul punto di prevalere (oserei dire l'Italia), nel momento prima che ciò avesse potuto comportare un rafforzamento territoriale per l'una a scapito dell'altra (cosa pur sempre inaccettabile per Francia e Gran Bretagna), queste sarebbero intervenute in nome della pace e del ripristino di questa.

Diciamo un ultimatum fatto in maniera garbata, senza che apparisse un diktat. Qualcosa del tipo fatto a Egitto e Israele nel 1956, tanto per intenderci: Tedeschi e Italiani devono cessare di combattere e restare sulle linee raggiunte dai rispettivi eserciti, con noi magari già in Turingia; a quel punto invasione da Ovest e completamento dell'occupazione ad opera dei franco-britannici.

Per il finale di Hitler e camerati vedi sopra.

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1936

Churchill definì il secondo conflitto mondiale "inutile", perché, a suo dire, esso si sarebbe potuto evitare con un'azione di forza, alla lunga meno dispendiosa in termini di lutti e distruzioni per il pianeta, affrontando subito Hitler, sin da quando mostrò di voler mettere in pratica, almeno per quanto riguardava le sue mire fuori dalla Germania, ciò che aveva scritto in "Mein Kampf". Churchill si riferiva alla mancata reazione dell'Occidente quando il dittatore nazista diede ordine ai propri soldati di entrare in Renania.

Logicamente i piani di Hitler prevedevano il riarmo del proprio dispositivo militare, ma per far ciò era necessario che l'industria tedesca venisse dedicata a questo compito, e l'industria pesante era localizzata in buona parte in quell'area che comprendeva Ruhr e Saar, con i loro bacini minerari; il Trattato di Versailles (1919) aveva dettato l'obbligo di smilitarizzare un'ampia porzione dei territori occidentali della Germania, e di fatto la Saar finì sotto controllo francese dopo la fine del primo conflitto. Di più, a garanzia del mancato pagamento delle riparazioni di guerra, nel 1923 la Ruhr venne occupata da Francesi e Belgi. Poi venne il Patto di Locarno che perfezionava l'occupazione alleata della riva sinistra del Reno per quindici anni, e la smilitarizzazione da parte tedesca della riva destra per una profondità di 50 chilometri.

L'occupazione venne meno nel 1930, ma la smilitarizzazione restò in vigore.

Data l'esigenza che si prospettava, Hitler necessitava di avere il controllo completo delle industrie di quelle regioni, per convertirne la produzione ai suoi scopi.

Così, il 7 marzo 1936 Hitler rischiò il tutto per tutto e l'esercito tedesco rientrò in Renania.

Hitler stesso ammise che "Le quarantott'ore successive all'occupazione della Renania furono le più snervanti della mia vita". E tante grazie! Vorrei ben vedere.

Se le potenze alleate vincitrice del primo conflitto mondiale fossero intervenute, avevano anche una legalissima scusa pronta: la violazione di tutti i trattati da Versailles in poi, ma non fecero nulla di concreto, ottenendo due risultati negativi: la conversione dell'industria tedesca a fini bellici, prodromo al potenziamento militare per la realizzazione delle mire extraterritoriali di Hitler, e in quest'ultimo cominciò a farsi strada la convinzione (che lui ritenne confermata a Monaco nel 1938) che le potenze occidentali non costituissero un problema per la Germania, perché non intendevano battersi e gli avrebbero lasciato fare tutto ciò che lui voleva.

Vero è che l'esercito francese non aveva, in quel frangente, una forza mobile d'attacco, ma neanche i Tedeschi se per questo.

Anzi, un'immediata attivazione delle pesanti e poco mobili divisioni di fanteria dell'Armee de Terre, prescindendo dalla mobilitazione generale, avrebbe in ogni caso costituito un problema di niente affatto facile soluzione per un esercito tedesco che era in fase di crescita, sì, ma non ancora dotato di quella potenza in termini di forze corazzate e aeree che lo avrebbe fatto diventare, solo quattro anni dopo, quel temibile strumento bellico ai confini della Francia.

In questo caso, un vero POD sarebbe la volontà dello Stato Maggiore francese ad attuare un'offensiva.

Succubi del ricordo della grande guerra e di quello che aveva significato all'epoca un'avanzata, vittime di una vittoria raggiunta a carissimo prezzo, i generali francesi preferivano aspettare il nemico al riparo della Maginot, senza sporcarsi gli stivali di fango. Solo un De Gaulle avrebbe potuto pianificare l'invasione della Germania, ma all'epoca De Gaulle non era ai vertici dello stato maggiore.

Se la Francia fosse intervenuta, non sarebbe certo mancato l'aiuto britannico, e questo avrebbe ulteriormente fatto pendere la bilancia dalla parte delle potenze occidentali, senza contare il fatto che, a quel punto, non escluderei una partecipazione polacca.

Il finale è sempre identico alle precedenti ipotesi.

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1938-39

In questa panoramica di possibili conflitti precedenti al rafforzamento militare della Germania, non inserisco quello che sarebbe potuto scoppiare in occasione del problema dei Sudeti; nel 1938, i Tedeschi avevano già raggiunto un discreto potenziale, e il secondo conflitto mondiale si sarebbe semplicemente anticipato di un anno.

Consideriamo, per finire, l'unica forza endogena capace realmente di azzerare il nazismo in Germania prima che scoppiasse l'immane conflitto: l'esercito.

Se solo l'avessero voluto, i vertici militari tedeschi potevano abbattere il nazismo fra il 1933 e il 1939 (dopo sarebbe stato tutto più difficile), ma Hitler si comprò tutti, o quasi, i generali (e gli ammiragli), fornendogli quello che sognavano da anni: risorse e mezzi per poter finalmente giocare alla guerra come desideravano, solo che poterono giocare per un breve lasso di tempo; dopo dovettero cominciare a fare sul serio.
Tentativi comunque non ne mancarono, ma credo che il più importante fu il complotto per rovesciare la dittatura (o forse solo il dittatore) ai tempi della crisi ceca.

Se fosse riuscito, l'umanità si sarebbe risparmiata quella spaventosa ecatombe che fu la seconda guerra mondiale?

Enrico Pellerito

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Ecco il pensiero in proposito di Never75:

A proposito della tua ipotesi sul 1933, non so se le cose in Europa sarebbero andate meglio... A parte che una vittoria polacca sulla Germania la vedrei comunque dura, poniamo che Pilsudski vinca e si annentta altri pezzi di Germania. Sarò cinico ma una Polonia vincitrice e sicuramente dai confini più ampi potrebbe rappresentare per l'Europa (anche se solo in quella dell'Est) un pericolo forse più grande della Germania stessa. Non dimentichiamo che il regime del Pilsudski non era altro che una versione di fascismo alla slava, fortemente antisemita. Per gli Ebrei le cose sarebbero andate (forse) peggio che con Hitler (i polacchi ma tutti gli slavi in generale sono sempre stati tra i più feroci antisemiti: pogrom è una parola russa). Vedrei un pericolo ancora maggiore da un potenziale patto Stalin-Pilsudski sulla divisione dell'Est Europeo in zone di influenza. In questo caso non dubito che le nazioni occidentali (in primis Regno Unito e Francia) avrebbero fatto di tutto loro per riarmare la Germania e poi scatenargliela contro. Così una guerra mondiale l'avremmo (forse) avuta lo stesso anche se magari le conseguenze sarebbero state molto diverse e la guerra decisamente più breve, ed in questo caso la Germania avrebbe vinto.

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Così invece la pensa MAS:

Riguardo al 1933:

Ottima ipotesi, in effetti la Reichswehr (Wehrmacht dal 1935) del 1933 era davvero una ben misera cosa e l'esercito polacco dopo una breve mobilitazione sarebbe stato in grado di giungere a Berlino in 15-20 gg. al massimo anche impiegando "solo" 3-400.000 uomini (cioè la metà del suo esercito) contro 50.000 soldati tedeschi (metà della Reichswehr) e 1-200.000 SA (dotate di solo armamento personale ma praticamente prive d'artiglieria).

Una volta giunti a Berlino i Polacchi avrebbero imposto un governo più morbido e (se fossero stati furbi) non avrebbero avanzato pretese territoriali (al massimo il pagamento delle spese di guerra) e qualche modifica allo statuto della Città di Danzica favorevole alla Polonia; per questo avrebbero dovuto avere il consenso della SdN (Società delle Nazioni), cosa piuttosto difficile in quanto la Polonia sarebbe stata considerata paese aggressore senza peraltro subire alcuna sanzione.

L'unico quesito è il seguente: Pilsudski sarebbe stato così lungimirante da avvertire immediatamente il pericolo (per la Polonia e per il Mondo!) del nazismo e, al tempo stesso, così "filantropo" di fare una guerra al posto di Francia, Regno Unito e Italia?

Si sarebbe, a guerra vinta, accontentato di qualche risarcimento pecuniario o avrebbe preteso compensi territoriali, scatenando ulteriormente il revanscismo tedesco?

Se leggendo il Mein Kampf, nessun politico occidentale capì il pericolo hitleriano, Pilsudski l'avrebbe, lui solo, avvertito?

Riguardo al 1934:

Nel 1934 le avremmo suonate di santa ragione ai "Tunì" (come li chiamiamo a Bergamo), il problema (come disse lo stesso Mussolini) sarebbe stata l'accoglienza dei "liberati" austriaci nei confronti dei "liberatori" italiani (i tedeschi non ci amavano ma gli austriaci ci odiavano).

Non credo che le altra potenze si sarebbero schierate mai con Hitler, Francia e Regno Unito ci avrebbero benevolmente aiutati e, in ogni caso, mica saremmo giunti in Turingia! una volta occupato il Tirolo e penetrati nella Baviera meridionale i generali tedeschi avrebbero estromesso Hitler (Von Papen si era appena dimesso e Hindenburg, per quanto rimbambito, era ancora vivo).

Mussolini, tronfio per l'incredibile successo ottenuto, si sarebbe accontentato del pagamento delle spese di guerra e avrebbe stretto ulteriormente i suoi rapporti coi paesi del patto di Roma (Austria e Ungheria) che sarebbero diventati dei quasi-protettorati italiani; probabilmente a quel punto sarebbe stato sufficiente fare la voce grossa nel '35 con l'Etiopia per ottenere il riconoscimento da parte della SdN di un protettorato italiano su tale stato (in fin dei conti Francia e Regno Unito avrebbero avuto un grosso debito nei ns. confronti).

Tutto sommato questa è la più valida e realistica situazione per la quale facendo una guerra se ne sarebbe evitata un'altra (o anche 2, comprendendo la guerra d'Etiopia e fors'anche 3, visto che l'atteggiamento di un'Italia assai più vicina a Francia e RU sarebbe stato estremamente meno benevolo nei confronti dei rivoltosi spagnoli).

Riguardo al 1936:

I francesi avrebbero avuto la forza di affrontare la Wehrmacht nel '36? Ho qualche dubbio, a meno che avessero avuto il Regno Unito al proprio fianco. Difficilmente si sarebbero imbarcati in un'offensiva in grande stile il Renania; è peraltro vero che in quella regione i tedeschi avevano inviato 3 battaglioni che contro anche solo un corpo d'armata francese e 1 brigata britannica si sarebbero sciolti come neve al sole.

Flandin (Ministro degli Esteri francese), volò a Londra chiedendo il parere inglese, Baldwin (Primo Ministro britannico) gli chiese quali erano le intenzioni francesi, Flandin tornò a Parigi dove il governo decise che la Francia avrebbe messo a disposizione le sue forze armate della SdN per ripristinare la situazione dopo la violazione degli accordi internazionali da parte tedesca, Gamelin (il "generalissimo" francese) ammonì che in caso di guerra la stessa sarebbe stata lunghissima e molto sanguinosa e la Francia, senza la cooperazione britannica non ne sarebbe uscita vincitrice. Conseguentemente il governo francese non proclamò la mobilitazione generale e perse l'ultima seria occasione di fermare Hitler.

In caso d'attacco immediato (anche se effettuato all'inizio della mobilitazione) 150.000 francesi (forza di manovra immediatamente disponibile e già presente in Alsazia-Lorena) si sarebbero dovuti scontrare con 4-5.000 tedeschi, privi d'artiglieria e di mezzi meccanizzati (si trattava di 3 battaglioni di fanteria, dotati per l'occasione di biciclette!!!!!).

Dopo la reazione francese i tedeschi si sarebbero dovuti ritirare immediatamente con le pive nel sacco (probabilmente senza neppure giungere ad uno scontro armato con l'Armée) e quasi certamente i generali tedeschi avrebbero defenestrato Hitler.

Se i tedeschi avessero invece deciso di resistere, la Francia in 30-40 giorni era in grado di mettere in campo 2.500.000 sul solo fronte occidentale (l'Italia era impegnata in Etiopia, la Repubblica Spagnola era, nel marzo del '36, un paese amico ....) contro al massimo 6-700.000 tedeschi; aggiungendo un corpo di spedizione britannico di 100.000 uomini (pochi ma discretamente ben equipaggiati e preparati) e forse anche con l'intervento polacco, la Germania hitleriana sarebbe stata cancellata in pochi mesi.

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Ed ecco ciò che ne pensa Enrico:

L'ipotesi del tuo amico è davvero stuzzicante, ma dopo che i Tedeschi occuparono Praga, qualcuno a Londra decise di reagire, anche se fino a quel momento, e c'è una corrente di pensiero al riguardo, la politica britannica sembra sia stata orientata a far irrobustire la Germania per scatenarla poi contro l'URSS, secondo i concetti geostrategici di Halford Mackinder e nell'interesse per l'impero britannico a far si che nessuna potenza continentale diventasse troppo forte, sino a creare problemi sugli oceani. Se la politica estera britannica segue senza scrupoli questa strada, Hitler sarebbe l'inconsapevole strumento di questa contro la potenza orientale che poteva diventare, un giorno, un grosso cruccio per Londra.

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E ora, la parola a Federico Sangalli:

Facciamo un po' di debunking, perchè ho sentito dire che « nella WW1 c'era l'idea che UK e Francia si sarebbero arrese e tale mentalità è passata nella WW1 ». Altre argomentazioni antistoriche dei neofascisti: « Riguardo il fronte di Stresa gli alleati si comportarono da totali ipocriti, all'Italia andarono le briciole dell'immenso bottino nemico. Mussolini in parte era tentato di unirsi agli alleati ma tra "l'ipocrisia degli alleati" (che si sono messi a piagnucolare per l'Etiopia quando avevano imperi coloniali enormi e loro stessi avevano fatto atrocità ben peggiori) si sono giocati l'alleanza con l'Italia (e far finire prima la guerra magari con un fronte da sud) ».

Innanzitutto non ho mai sentito da nessuna parte che nella WWI, caduta Parigi, la Gran Bretagna si sarebbe arresa, semmai ho letto (anche ipotizzato, come altri, in ucronie ove l'Intesa perdeva la guerra) che caduta la Francia, coi mezzi del 1916, la Gran Bretagna avrebbe avuto vita dura a riconquistarla e dunque avrebbe potuto giungere ad una pace di compromesso o almeno ad uno stallo. Io non dubito che Hitler e Mussolini pensassero qualcosa di simile, in modo da finirla in un secondo tempo dopo aver distrutto i sovietici, ma il principio era ugualmente cretino, come lo era il pensiero di poter invadere la Gran Bretagna senza avere la superiorità navale o almeno aerea. E comunque il fatto che Mussolini pensasse una cosa (sbagliata) non significa che fosse "l'opinione comune" tant'è che come detto la quasi totalità della classe dirigente italiana, gerarchi fascisti compresi, erano contrari alla guerra. Sei una nazione che ha ottime difese montane contro aggressioni terrestri ma tutto il tuo territorio è esposto ad aggressioni aeronavali dal mare, ergo sarebbe bene non litigare con la più grande potenza navale del mondo, quella che ha un impero coloniale gigantesco su cui non tramonta mai il sole, un Commonwealth che gli fornisce uomini e alleati, gli arsenali statunitensi che gli regalano praticamente le armi e basi che nelle giornate di sole vedono le coste di casa tua: l'Italia è sempre riuscita, persino dentro la Triplice, a mantenere una posizione filo-britannica, dal 1861 al 1935, sotto ogni governo, sotto ogni monarca, ci voleva proprio il monumentale idiota di Predappio per giocare all'arrembaggio con una barchetta a pedali.

In secondo luogo vorrei sapere cosa sarebbe esattamente "l'immenso bottino nemico" sottrattoci dagli "ipocriti" Alleati: se ci si riferisce in generale agli imperi coloniali non è colpa degli alleati se Londra aveva la sua prima colonia oltremare già nel 1607 mentre l'Italia ha aspettato fino al 1890. In ogni caso non ci è stato sottratto niente, visto che non abbiamo combattuto assieme contro qualcuno per colonizzare l'Africa, a meno che non si consideri l'intero continente come proprietà italiana in base a non so quale diritto. E reitero: dire che gli inglesi e i francesi ci hanno lasciato le briciole come colonie quando se le sono prese quando non c'era ancora l'Italia o l'Italia stessa non aveva il benché minimo interesse è logicamente assurdo oltre che stupido. Dopodiché gli anglo-francesi non hanno mai usato armi chimiche contro i civili e si converrà, da uno che usa il principio della "mentalità comune", che la mentalità del Novecento non era quella dell'Ottocento e che il fatto che qualcuno, molto tempo prima per di più, abbia commesso dei crimini non autorizza te a commetterne pubblicamente dei peggiori. Sarebbe come dire che visto quel che han fatto i romani a Cartagine e Gerusalemme la Farnesina non dovrebbe permettersi di criticare i paesi che violano i diritti civili.

Gli alleati non furono dei santarellini e non ho mai detto il contrario, anzi per dimostrarlo si potrebbe proprio citare il fatto che cercarono di accordarsi con una dittatura come l'Italia Fascista per ragioni di realpolitik, proponendole in cambio l'annessione dell'Etiopia secondo il Piano Hoare-Laval. Ma sostenere che tutta la guerra sia stata colpa degli alleati, che l'Italia non ha fatto niente, che Mussolini aveva i piani giusti ma l'hanno costretto eccetera eccetera non solo è sbagliato ma rappresenta il motivo per cui l'epurazione antifascista a fine guerra è fallita: non per l'epurazione in sé, ma per l'educazione, che in Germania (moltissimo) e in Giappone (solo nei confronti degli alleati occidentali, non invece per Cina e Corea) ha fin da subito individuato, sottolineato e stigmatizzato i crimini e gli errori dei rispettivi regimi laddove invece in Italia si è lasciata prosperare una certa cultura autoassolutoria che ha ingenerato pericolose sacche di revisionismo storico e falsità conclamate ma diffuse.

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Questo invece è il commento di *Bhrg'howidhHô(n-):

A ridosso della Seconda Guerra Mondiale si sono concentrati cinque conflitti secolari o addirittura millenarî:

1) il Grande Etnocidio (le nuove Nazioni Religioso-Imperiali di tipo Sāsānide o Tardoromano contro le Nazioni Etniche che componevano gli Imperi precedenti, Achemenide e Romano) nelle forme dei Genocidî;

2) l'Etnocidio degli Stati Nazionali Moderni contro le Microrepubbliche Medioevali (già Preromane) nelle forme della repressione antipartigiana;

3) la Guerra di Successione Britannica fra Stati Uniti e Germania;

4) la Guerra fra Germania e Unione Sovietica per lo Heartland;

5) la Lotta per il Rimland fra Heartland (Eurasia) e Anello Esterno (Atlantide).

È per questo che, nel(l'ex-)Regno d'Italia, Comunisti, Partigiani, Monarchici, Fascisti e Nazisti erano grandezze indipendenti e talvolta incommensurabili (per cui ognuna poteva essere contro tutte le altre o quasi).

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Generalissimus replica traducendo la seguente ucronia:

E se Hitler fosse morto da piccolo?

Wow, questa è grossa! Il fatto che la prima cosa che fareste se aveste una macchina del tempo sarebbe uccidere Hitler da piccolo è un assoluto cliché della cultura popolare, il che ha senso: Hitler era innegabilmente malvagio, il suo dominio uccise milioni di persone, dire che fu una figura importantissima sarebbe riduttivo, tenne praticamente il mondo occidentale in ostaggio per un decennio quando cercò di conquistare il continente europeo quasi riuscendoci.
Comunque, la mia specialità storica non è la Seconda Guerra Mondiale, è il Medioevo, e mi dà un po’ fastidio il fatto che Gengis Khan abbia uccisa più del doppio delle persone senza l’aiuto delle armi moderne ma nessuno vuole uccidere il piccolo Gengis Khan, questo però è un problema mio, non vostro.
Allora, e se Hitler fosse morto da bambino? Come influenzerà il resto della storia? Come saranno i confini, la cultura, la demografia o le guerre? Questa è la domanda di questa ucronia.
In questa TL Hitler muore a causa di una di quelle malattie infettive che sono ancora relativamente comuni nell’Austria del 19° secolo.
Hitler fu una figura piuttosto poco importante fino agli anni ’30, combatté nella Prima Guerra Mondiale, fece qualche brutto quadro e lesse la storia in maniera selettiva.
Comunque, negli anni ’30 abbiamo l’effetto principale di Hitler sulla storia, la creazione del partito Nazista e la presa del potere in Germania nel 1933, di conseguenza in questa TL abbiamo un vuoto e dobbiamo immaginare quale struttura di potere sostituirà i Nazisti nella Repubblica di Weimar, e sappiamo che non sarà una democrazia Liberale.
La Prima Guerra Mondiale fu profondamente traumatica per tutti quelli che ne vennero coinvolti: le nazioni vittoriose videro tassi delle nascite in calo e pessima arte, quelle perdenti videro rovesciati tutti i loro precedenti governi e società e videro l’ascesa di orribili mostruosità operate dai regimi che li sostituirono.
Dopo la guerra, i presupposti Liberali che facevano funzionare il mondo sembrarono semplicemente stupidi, e non aiutò il fatto che la Repubblica di Weimar, che sostituì il Kaiser, fu una democrazia Liberale che fallì sotto ogni punto di vista nell’affrontare gli effetti economici della Prima Guerra Mondiale e della Grande Depressione, perdendo così il rispetto del popolo tedesco.
Ogni società che perse la Prima Guerra Mondiale divenne in seguito una dittatura di destra o di sinistra, è una semplice questione di quale delle due sceglierà la Germania.
Penso che neanche il Comunismo o un’ideologia di sinistra si impadroniranno della Germania: il Comunismo ha un grave problema con le moderne economie sviluppate, la teoria Marxista di una piccola classe capitalista che possiede i mezzi di produzione sfruttando un enorme proletariato ignora la realtà che in un’economia capitalista avanzata c’è una grande classe media che non ha una posizione in questa teoria, come impiegati d’ufficio, agricoltori moderatamente prosperi, proprietari di negozi e simili.
Queste persone sono in teoria porci borghesi nella visione del mondo Comunista, ma esse non si sentivano tali, specialmente nella terribile economia postbellica tedesca.
Il problema del Marxismo è che nelle economie sviluppate queste persone costituiscono una grossa percentuale della popolazione e impediscono al Comunismo di prendere il potere, ecco perché nessuna nazione industriale sviluppata ha scelto volontariamente il Comunismo.
Il Comunismo dà il suo meglio nelle società agricole basate su quasi servi della gleba, dove la piccola classe capitalista che possiede i mezzi di produzione e sfrutta il proletariato si trasla molto bene con la piccola élite terriera che possiede i mezzi di produzione e sfrutta i contadini.
È per questo che il Comunismo è riuscito ad arrivare al potere e ad ottenere popolarità in America Latina, Russia e Asia continentale, ed era più popolare nella vecchia Europa meridionale e orientale, dove c’erano feudalesimo e contadini, piuttosto che nel nord e nell’occidente industriali.
Le economie avanzate che arrivano ad un governo autoritario tendono ad andare a destra verso il Fascismo.
L’idea del tornare alla gloria ancestrale e al valore militare è attraente per le classi medie urbane con vite relativamente comode, inoltre esse odiano le minoranze etniche e gli stranieri piuttosto che le altre classi, il che è un problema nelle società socialmente mobili dove qualcuno può nascere povero e diventare ricco o, con meno probabilità, fare il percorso inverso, perciò in questa TL possiamo immaginare che un altro Fascista di destra o gruppo nazionalista prenda il potere in Germania.
Prevedendo come sarà e come non sarà ci addentriamo in un territorio rischioso, e non c’è modo in cui io possa essere precisamente corretto, però posso fare una media con i vari gruppi Fascisti e nazionalisti del mondo reale per vedere quale sarà l’opzione più probabile.
I Nazisti sono di gran lunga i più estremi del gruppo dei Fascisti, ricordate che il Fascismo non era solo una cosa tedesca, e sorse in tutto il mondo in maniera indipendente, e se includete le dittature nazionaliste di destra in generale la lista diventa ancora più lunga.
L’unico altro gruppo Fascista che andò vicino al difendere il genocidio furono i Giapponesi, e non penso che il termine Fascista si adatti molto bene al Giappone in generale.
Tutti questi regimi Fascisti erano profondamente razzisti e nazionalisti, ma non tanto quanto i Nazisti.
Questo mi porta a pensare che i Nazisti fossero un sadico valore anomalo, e che se Hitler non fosse mai esistito avrebbe preso il potere in Germania un partito più moderatamente Fascista o nazionalista.
Con questo non voglio dire che sarebbe tutto fantastico e una meraviglia, i Giapponesi, senza Hitler, riuscirono ad uccidere altrettante persone dei Nazisti.
Il regime sarà abbastanza antisemita, dato che l’antisemitismo in Germania stava crescendo fin dall’industrializzazione e storicamente è stata una cosa abbastanza normale.
Con la Prima Guerra Mondiale che spazzò via le vecchie norme di decenza emerse l’odio tribale degli stranieri e degli Ebrei, ma il modo in cui i Nazisti deviarono da tutti gli altri regimi antisemiti della storia fu nel commettere un genocidio di massa piuttosto che i normali pogrom ed espulsioni.
Similmente, vedere gli Slavi come meno evoluti e voler colonizzare l’Europa orientale è stata un’attitudine tedesca fin dalle Crociate, ma andare all’estremo fino a renderli una razza inferiore e provare a fare un genocidio uccidendone centinaia di milioni era puramente Nazista.
Hitler fu uno dei pochi leader Fascisti a creare una filosofia coerente, una che nella sua forma finale era praticamente una religione.
Il suo potere dinamico e la portata delle sue fantasie e sogni lo separano da altre figure storiche, se Hitler non fosse stato un politico sarebbe stato uno scrittore di fantascienza o fantasy spaccaculi.
In un’epoca in cui questi generi contavano razzisti come Howard Phillips Lovecraft ed Edgar Rice Burroughs lui si troverebbe benissimo.
Con un leader meno immaginifico e meno malvagio la Germania combatterà comunque la Seconda Guerra Mondiale? Sì.
Il problema è che la Prima Guerra Mondiale ebbe un esito per niente scontato, con la Germania che aveva conquistato gran parte dell’Europa orientale, aveva praticamente buttato fuori l’Italia dalla guerra ed era a meno di 30 chilometri da Parigi.
Alla fine della guerra i Tedeschi stavano ancora combattendo su suolo straniero, molti Tedeschi rimasero scioccati quando persero tutto.
È un po’ come se un film veramente epico finisse all’improvviso e tu sei lì a dire “Cosa!? Finisce davvero così?! Non c’era un significato più profondo?!” Inoltre il Trattato di Versailles fu profondamente umiliante e lasciò i Tedeschi a leccarsi le ferite senza poter fare altro.
Un evento molto importante e a mio parere sottovalutato fu la revoca del Trattato di Brest-Litovsk, che costrinse la Germania a cedere gran parte dell’Europa orientale che aveva recentemente conquistato dalla Russia.
I Tedeschi ebbero un assaggio di un vero impero coloniale, ma poi furono costretti a cederlo quasi immediatamente.
I Tedeschi rimuginarono su questo, e dissero che avrebbero riconquistato quell’impero a qualsiasi costo.
La Seconda Guerra Mondiale in realtà inizierà in maniera simile per motivi geografici simili: la Polonia si allineerà alle potenze occidentali per controbilanciare la potente Germania, la Germania poi si spartirà la Polonia con la Russia per convenienza.
Un grosso fattore che abbiamo visto di continuo nella nostra TL è che Hitler fece costantemente decisioni irrazionali che a lui sembrarono buone, ma che su una base strategica furono piuttosto stupide.
La sua abilità principale era sfruttare lo spirito umano tramite le sue capacità oratorie e la sua abilità nel creare un mondo di fantasia per il quale i Tedeschi erano disposti a morire, comunque prese decisioni strategiche spinto dall’emotività, cosa che la gente ha difficoltà a capire che non è una cosa intelligente.
Scavalcava il suo alto comando incredibilmente talentuoso, che costituiva gran parte del motivo per cui la Germania arrivò così vicino a vincere.
Due ovvi esempi furono le ingiustificate dichiarazioni di guerra di Hitler contro gli Stati Uniti e la Russia.
Due altri esempi sono lo spreco da parte di Hitler di grandi quantità di uomini per territori inutili, la Curlandia resistette fino alla fine della guerra perché Hitler si rifiutò di ritirare il Gruppo d’Armate Nord per difendere la Polonia perché non voleva ritirarsi.
Un altro esempio fu quando tenne centinaia di migliaia di uomini a difendere Tunisi, in Africa, dopo che gli Alleati l’ebbero circondata, e perciò, quando gli Alleati isolarono quell’esercito dall’Europa Nazista, l’Italia rimase senza protezione da un’invasione Alleata.
Ci fu un punto, però, in cui l’emotività e l’azzardo sconsiderato di Hitler ripagarono enormemente: durante l’invasione della Francia nel 1940 l’alto comando voleva attaccare attraverso le pianure nordeuropee di Belgio e Francia settentrionale, lo stesso percorso utilizzato nella Prima Guerra Mondiale, proprio dove si aspettavano gli Alleati, Hitler invece voleva attaccare attraverso l’Argonne, dove gli Alleati erano deboli.
L’alto comando pensava che fosse impossibile a causa del terreno dell’Argonne, ma lui lo scavalcò, prese gli Alleati a calci nel sedere e conquistò rapidamente la Francia.
In questa TL ciò non accade, i Tedeschi attaccano attraverso la Pianura Nordeuropea e rimangono impantanati dove gli Alleati li aspettano.
Una grande differenza è che l’Asse aveva capito che il carro armato aveva cambiato completamente la guerra, dando un vantaggio molto più grande a chi era all’offensiva, mentre gli Alleati erano ancora bloccati in un pensiero da Prima Guerra Mondiale orientato sulla difesa.
Nella nostra TL i Tedeschi quasi conquistarono la Francia nella Prima Guerra Mondiale, quando il vantaggio era molto a favore di chi difendeva, perciò, con chi è all’offensiva che otterrà un vantaggio più grande, possiamo aspettarci che i Tedeschi vincano comunque in questa TL, ma sarà un logorante conflitto pluriennale con forse milioni di vite perse.
Dopo la caduta della Francia, l’Inghilterra, probabilmente sotto la guida di Churchill, continuerà la guerra, dato che l’Inghilterra ha l’abitudine di farlo ogni volta che qualcuno unifica troppe parti del continente, come dimostrato da Napoleone, gli Asburgo spagnoli. Luigi XIV ecc.
Un regime Fascista ragionevole non dichiarerà guerra alla Russia mentre sta ancora combattendo una guerra col Regno Unito, la Russia non stava aggredendo in nessun modo e di fatto stava inviando rifornimenti per aiutare lo sforzo bellico tedesco.
Un grande motivo per cui Hitler dichiarò guerra alla Russia è che egli vedeva i Russi come degli Untermenschen che avrebbero combattuto in maniera pessima e sarebbero stati facilmente conquistati dagli Ariani, un leader Fascista meno consumato dalle sue fantasie non avrebbe fatto questo errore.
Senza la dichiarazione di guerra contro l’Unione Sovietica, la Germania potrà usare tutte le sue risorse per combattere contro la Gran Bretagna.
L’Inghilterra riuscì a malapena a competere con la Germania anche quando questa stava combattendo la Russia, perciò non riuscirà a resistere.
Il Regno Unito sarà costretto a firmare un trattato che riconosce il controllo tedesco del continente europeo e che restituirà alla Germania le sue colonie precedenti alla Prima Guerra Mondiale, riconoscendo anche il controllo delle sue colonie alla Francia di Vichy.
La Germania in realtà impiegherà diversi anni per recuperare dopo la lunga guerra in occidente, e in seguito dichiarerà guerra alla Russia per riconquistare i territori del Trattato di Brest-Litovsk e ottenere un po’ di Lebensraum.
Le difese russe saranno aiutate di parecchio dal fatto che la guerra inizierà con diversi anni di ritardo, cosa che potrebbe dargli il tempo di recuperare dalle purghe Staliniste delle forze armate del 1938, che uccisero l’80% degli ufficiali di alto rango e diedero alla Russia una pessima leadership per i primi anni di guerra.
Allo stesso tempo, alcuni europei orientali non russi aiutarono i Tedeschi nelle prime parti della guerra, perché odiavano tantissimo i Sovietici.
Questo finì quando capirono che i Nazisti li avrebbero trattati peggio dei Sovietici, ma con un regime Fascista più ragionevole il numero di collaborazionisti tedeschi sarà molto più grande, gli Stati Baltici e l’Ucraina in realtà daranno addirittura sostegno completo ai Tedeschi.
La Germania riuscirà a fare affidamento per il grano sull’Ucraina, una delle regioni più fertili d’Europa, che nella nostra TL la popolazione nativa non coltivò per impedire ai Tedeschi di conquistarla.
Gli uomini e le esportazioni di questa regione daranno ai Tedeschi enormi vantaggi.
Un altro grosso vantaggio sarà che senza bombardamenti occidentali l’industria tedesca ascenderà a livelli mai visti nella nostra TL, anche il non dover combattere sul fronte occidentale aiuterà molto.
La Germania probabilmente non vincerà del tutto la guerra, la Russia è così grande che le sue armate rimarranno comunque impantanate a Stalingrado e i Russi le respingeranno.
I Tedeschi comunque riusciranno probabilmente a difendere parte delle regioni che li sostengono e parte delle loro conquiste.
I due probabilmente combatteranno fino ad arrivare ad un punto morto che durerà diversi anni.
Gli Stati Baltici e l’Ucraina occidentale diventeranno probabilmente parte del Reich tedesco in seguito ad un trattato di pace.
Non vedo alcun motivo del perché in questo mondo la guerra nel Pacifico dovrebbe essere diversa, i Giapponesi cercheranno comunque di sfruttare la caduta degli imperi olandese e francese, provocando gli Statunitensi e facendo entrare i due in conflitto.
Comunque, un grande motivo del perché Hitler dichiarò guerra agli USA fu il sostegno ai Giapponesi, anche se aveva pochissime pressioni a farlo, inoltre egli vedeva gli Statunitensi come una razza meticcia inferiore.
Qualsiasi razzista tedesco ragionevole guarderebbe agli Stati Uniti e vedrebbe che il numero di persone di discendenza tedesca non dovrebbe farli sottostimare per motivi razziali.
Semplicemente per via delle dimensioni dei paesi coinvolti sembra probabile che gli Statunitensi batteranno comunque i Giapponesi.
Gran parte dell’impero giapponese cadrà in mani statunitensi.
Se i Russi interverranno o meno come fecero nella nostra TL, dando così alla Cina Comunista un vantaggio decisivo, dipende dal punto in cui saranno con la guerra contro la Germania in quel momento.
Sembra probabile che la Guerra Russo-Tedesca durerà molti anni, permettendo così agli Statunitensi di controllare facilmente l’intero impero giapponese e di sostenere i Nazionalisti nella Guerra Civile Cinese abbastanza per farli vincere.
Con i Nazionalisti al comando della Cina e quindi niente 30 anni di bizzarre morti Maoiste, la Cina sceglierà prima il capitalismo, e oggi sarà significativamente più potente e ricca.
Con un continente occupato dai Tedeschi, gli Inglesi finiranno nella sfera d’influenza statunitense, la Gran Bretagna farà affidamento sugli aiuti economici, commerciali e alimentari americani per sopravvivere.
Con una guerra più breve l’Inghilterra sarà meno esausta per via della Seconda Guerra Mondiale, e riuscirà a mantenere il controllo sul suo impero coloniale in maniera maggiore, in maniera simile a come fecero i Francesi nella nostra TL, ma dato che i loro burattinai saranno gli Statunitensi anticolonialisti, gli Inglesi saranno costretti ad un certo grado di decolonizzazione.
Probabilmente vedremo le colonie più potenti, come l’India e forse il Sudafrica, andare per la propria strada, mentre quelle africane più deboli rimarranno protettorati inglesi.
Il Regno Unito manterrà queste regioni sotto la sua protezione militare per far sì che la Germania non le conquisti.
Il mondo diventerà più o meno così, con gli Americani che creeranno un’alleanza angloamericana e i Tedeschi che nel frattempo controlleranno gran parte dell’Europa continentale e parti dell’Africa.
L’Unione Sovietica sarà ancora una grande forza regionale.
Tutti cercheranno di reclutare alleati nel Terzo Mondo in una grande lotta con armi nucleari, una Guerra Fredda a tre, per così dire.
I Sovietici e i Tedeschi si odieranno appassionatamente, con gli Angloamericani che si schiereranno con chiunque sembrerà debole e in procinto di perdere.
La Cina è un grande jolly, ascenderà per diventare probabilmente la potenza più grande di tutte entro il 2000, causando così un grande disturbo nell’equilibrio del potere.
I Tedeschi in realtà saranno piuttosto antisemiti, ma invece di condurre un genocidio durante la guerra renderanno la vita così spiacevole agli Ebrei che essi emigreranno in massa.
Proprio come nella nostra TL, gli Inglesi creeranno Israele per affrontare questo problema.
La Germania in realtà tratterà i suoi domini in Europa orientale in una tipica maniera coloniale.
Come molti governi coloniali durante la guerra dirà ai nativi, per ottenere il loro sostegno, che avranno la loro libertà, per poi pugnalarli alle spalle e trattare i nativi come cittadini di seconda classe nelle loro stesse terre, un parallelo simile sarebbero probabilmente gli Inglesi in India.
Con un elemento coloniale, i Tedeschi migreranno in Europa orientale e sottrarranno terra alle popolazioni native.
L’Unione Sovietica potrebbe sopravvivere più a lungo, dato che avere i Tedeschi sul confine occidentale le farà temere di essere invasa di nuovo, e non vorrà dimostrare debolezza.
Similmente, senza un forte contatto con la civiltà Liberale, non vedrà alternative fattibili al Comunismo, ma col tempo i collegamenti con la Cina e internet probabilmente uccideranno l’Unione Sovietica nel 21° secolo.
Mi piacerebbe dire che la Germania Fascista collasserà come l’Unione Sovietica, ma le élite Fasciste non hanno mai avuto i problemi di produzione e standard di vita di quelle Comuniste.
La principale debolezza degli stati Fascisti è il trattamento delle minoranze etniche, ma questo impero tedesco non è eccessivamente sovraesteso.
Come sempre dipende dalla leadership, ma se i Tedeschi fossero intelligenti riuscirebbero a causare divisioni nell’Europa orientale e mantenerla come un possedimento coloniale.
Un grande problema sarebbe la Francia, che è improbabile sia disposta a inchinarsi per decenni alla Germania e sarebbe abbastanza vicina all’alleanza angloamericana per ottenere aiuti concreti.
Inoltre, un’altra variabile interessante sarà l’Africa, che non sono sicuro di come verrà trattata dai Tedeschi, se daranno a queste colonie sempre più indipendenza e autonomia o se proveranno a reprimerle per mantenerne il controllo, sovraestendendosi nel processo.
È possibile che i Tedeschi diventino più umani col tempo e creino una sorta di Unione Europea malvagia che darà a tutti i suoi membri, Francia inclusa, incentivi per rimanervi, ma in generale l’impero tedesco sopravvivrà se si sposterà verso la moderazione e la cooperazione, se rimarrà nel razzismo e nell’esclusione cadrà.

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Prendiamo in considerazione un'alternativa proposta da Basileus TFT:

L'annessione dell'Austria alla Germania fu un momento alquanto delicato e contorto della storia europea. Dolfuss, amico personale del Duce italiano, venne ucciso nel 1934 da un gruppo di militanti nazisti, gettando le basi per la futura caduta sotto al regime nazista. Mussolini fu terribilmente seccato da questo avvenimento e mobilitò un paio di divisioni di alpini sul passo del Brennero,minacciando di intervenire in aiuto dell'Austria in caso di sottomissione alla Germania. Hitler, che era intenzionato a conquistare lo staterello alpino, fece dietrofront e dovette aspettare un paio di anni (quando la situazione politica era cambiata e l'Italia NON era più alleata della Francia) prima di ultimare i suoi piani. ma se invece il dittatore tedesco decide di non farsi mettere i piedi in testa dal Duce ed invade l'Austria?

Grossomodo prevedo i seguenti avvenimenti:

- la Francia resta momentaneamente a guardare
- l'Ungheria, storica alleata dell'Italia, defeziona e magari si allea pure con i tedeschi
- la Polonia, che temeva la Germania, trova un motivo per attaccare e un alleato
- le forze austriache vengono rapidamente sbaragliate e Vienna cade
- l'arrivo delle forze italiane assesta la linea di combattimento lungo Kalenfug e Innsbruck
- Niente guerra di Etiopia.

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Così gli risponde Taximaxi:

Nel 1934 le forze tedesche erano tutto meno che forze armate. Erano troppo impreparate ed un esercito di sole quattro divisioni di alpini sarebbero arrivate molto rapidamente a Vienna, ristabilendo eventuali divisioni interne in seno al parlamento viennese.

Serbi e ungheresi avevano tutto da guadagnare ad andare in aiuto all'Austria, tanto più che erano sotto la nostra sfera di influenza politica ed economica. Il petrolio ungherese era quasi per intero importato in Italia e controllato tutto da aziende italiane.

La Polonia ad entrare in guerra aveva tutto da guadagnare ed era un esercito altamente mobile e preparato (standard dell'epoca).

Gli inglesi con i loro soldi e il blocco navale avrebbero stritolato le velleità di Hitler e tutto sarebbe caduto ad effetto domino sul morale dei lavoratori per quell'epoca ancora non controllate capillarmente dalle SA. Per Hitler la vedo male dopo 2 settimane e al secondo mese... Kaputt!!!

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Ed ecco cosa ribatte MAS:

Abbiamo parlato più volte di un intervento italiano a fianco dell'Austria, per esempio nelle quattro occasioni storiche mancate di attaccare la Germania prima del '39:

- nel 1933 i polacchi (ci pensarono);
- nel 1934 gli italiani;
- nel 1936 i franco-britannici al momento della rioccupazione della Renania (grande occasione mancata);
- nel 1938 gli anglo-francesi in soccorso ai cechi in caso di un mancato accordo di Monaco.

Ciò che fermò Mussolini fu la mancata invasione tedesca e la sensazione che gli austriaci (in quel momento a forte maggioranza anti-tedeschi) avrebbero accolto a fucilate i "liberatori" italiani: eravamo alleati con Austria e Ungheria ma a livello di governi, il popolo austriaco ci odiava più di quanto odiasse i cugini del Nord.

Se comunque si fosse giunti ad una guerra italo-tedesca nell'estate del '34, probabilmente avremmo avuto gli ungheresi al nostro fianco ed i polacchi pronti a colpire i tedeschi al primo segno di cedimento; i franco-britannici avrebbero condannato l'aggressione tedesca ma non ci avrebbero aiutati militarmente in quanto in quel momento storico non avevano ancora capito il pericolo (a medio-breve termine) rappresentato dalla Germania nazista.

Sul piano militare eravamo nel '34 immensamente meglio armati ed organizzati rispetto ai tedeschi, ma non va sottovalutato il potenziale industriale germanico (triplo rispetto al ns. e lo spirito dei tedeschi; anche con l'esercito austriaco e quello ungherese al nostro fianco (e sperando in un atteggiamento non troppo ostile da parte della popolazione austriaca), non sarebbe stata una passeggiata.

Ipotizzando che la guerra scoppi nei giorni immediatamente seguenti il 25/07/34, con l'invasione da parte tedesca dell'Austria e il conseguente intervento d'Italia il 28 e dell'Ungheria il 30 luglio, con la dichiarazione franco-britannica di non belligeranza del 31 (pur con una condanna dell'invasione tedesca), gli italiani si scontrano nel Tirolo e tra Stiria e Carinzia coi tedeschi che hanno occupato il Voralberg, il Salisburghese e l'Austria (Bassa e Alta con Vienna), mentre il Burgenland viene occupato dagli ungheresi che si scontrano già il 31 con le prime colonne tedesche nei sobborghi orientali di Vienna, mentre il grosso dell'esercito austriaco si liquefa (anticipando, per intenderci, il nostro 8 settembre) con qualche isolata resistenza; nelle stesse ore le nostre truppe giungono a contatto coi tedeschi nei pressi di Innsbruck e solo alcuni giorni nella zona a sud di Graz.

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La palla passa poi a Iacopo:

Il 7 Marzo 1936 la Germania Nazista occupa la Renania, in aperta violazione del Trattato di Versailles e del Patto di Locarno. È il primo passo di una serie di una serie di annessioni più o meno giustificabili ma comunque accettate passivamente dalle Potenze occidentali, la cui misura sarà colma solo nel '39. Ma se si colmasse prima? Magari Edoardo VIII non diventa mai Re, o la situazione in Francia richiede una dimostrazione di forza... Che succederebbe se le ostilità sul Fronte Occidentale iniziassero nella Primavera del '36?

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Shark Peddis fa notare:

Non so se i tempi fossero maturi per la Germania, certo non lo erano per l'Italia, che rimarrebbe neutrale.

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Ed ecco il parere di Federico Sangalli:

L'Italia era impegnata nella Guerra d'Etiopia, quindi la neutralità è d'obbligo. Per ottenere una reazione dalle Potenze Occidentale bisognerebbe cambiare l'intero establishment francese: l'ideale sarebbe che la crisi governativa di quell'anno porti alla guida del governo Georges Mandel, politico di centrosinistra che all'epoca fu l'unico a premere per un'invasione della Renania a prescindere dal costo, che poi dovrebbe passare comunque sopra le obiezioni del suo gabinetto e dei vertici militari, Gamelin in testa. In Gran Bretagna il Primo Ministro Stanley Baldwin pianse quando annunciò alla Camera dei Comuni che nel paese non c'era abbastanza sostegno per far rispettare il Trattato di Versailles, però la Francia da sola sarebbe bastata per travolgere i tedeschi e gli inglesi avrebbero potuto semplicemente giocare un ruolo più defilato, come fecero quando i francesi invasero la Ruhr dieci anni prima. Agli USA non importava niente di tutta la faccenda, l'URSS fu l'unica potenza a chiedere sanzioni economiche contro Berlino ma dietro le quinte lavorò alacremente per assicurarsi un vantaggioso accordo commerciale per cui, data anche la mancanza di confine condiviso, c'è da aspettarsi una neutralità coperta da roboanti discorsi di facciata. La Società delle Nazioni condannò l'invasione tedesca ma la stragrande maggioranza dei paesi del mondo rigettò l'ipotesi di sanzioni contro la Germania, ritenendole un suicidio economico durante i postumi della Grande Depressione: la SdN si limitò quindi a chiedere ad Hitler di collaborare con gesti di pace concreti, lui rispose dicendo che rinunciava ad ogni altra rivendicazione territoriale in Europa e sappiamo come è andata a finire.
In generale c'era l'idea, sopratutto inglese, che la Germania non stesse facendo altro che riaffermare i suoi principi legittimi di nazione sovrana e che una tolleranza di questo avrebbe potuto portare ad un recupero di Berlino nel sistema europeo.
I francesi, potendo mobilitare circa un centinaio di divisioni, avrebbero invaso la Renania con facilità, occupandola nel giro di poche settimane. In caso di contro-mossa francese Hitler aveva assicurato ai suoi generali che le forze sarebbero state ritirate onde evitare il disastroso contatto con l'esercito francese ma l'umiliazione sarebbe ugualmente grande. Aggiungiamo che la Polonia aveva assicurato che sarebbe stata a fianco della Francia (Pilsudsky aveva proposto a Parigi di invadere la Germania nel 1933, non si voleva certo sprecare l'occasione di soffocare il serpente nazista nella culla, in barba al trattato di non aggressione allora in vigore tra Berlino e Varsavia) e vediamo una Germania cazziata su due fronti. Date le condizioni di partenza non credo che i francesi si sarebbero spinti fino a Berlino e i polacchi non ce l'avrebbero mai fatta da soli, quindi l'occupazione sarebbe limitata alla Renania. L'esercito tedesco non subirebbe quasi danni ma la pomposa retorica del ritorno alla grandezza germanica partirebbe malissimo e lascerebbe la Germania azzoppata: non può lanciarsi in avventure esterne se prima non si è assicurato il territorio nazionale e la copertura da eventuali attacchi da occidente, non può riarmarsi troppo per non suscitare una nuova reazione francese. La mossa furba sarebbe cercare di lavorarsi nel tempo Londra per convincerla-non che ci fosse molto da convincere- che Berlino era meglio come alleato che come nemico e che un "ragionevole riarmo" tedesco fosse nel loro interesse per contenere le ambizioni franco-sovietiche, anche se forse, per far questo, la Germania dovrà voltare le spalle all'Italia. Un'altra ipotesi è che Hitler non receda e dopo qualche anno tenti un'altra botta di testa, che sia una nuova rimilitarizzazione o l'Anschluss, ma a questo punto penso che i vertici stessi della Wehrmacht lo rimuoveranno dal potere e cercheranno un accomodamento con l'Occidente. Londra e Parigi potrebbero accettare una revisione degli impegni tedeschi se trattato da un nuovo governo che si impegna a rispettare i confini di Locarno e accetta una funzione meramente anti-sovietica della propria politica estera. A questo punto forse nel 1940 la Seconda Guerra Mondiale scoppia comunque ma per la Finlandia e contro l'URSS (e poi il Giappone).

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Lord Wilmore aggiunge:

Volevo segnalarvi che sul N° 164 del giugno 2020 di Focus Storia è comparso un articolo di Claudia Giammatteo intitolato "La Guerra di Benito" per ricordare gli 80 anni dalla catastrofica entrata in guerra dell'Italia fascista a fianco dell'imbianchino paranoico. Tra l'altro, in un riquadro a pag. 96 si sviluppa una vera e propria ucronia, che val la pena di riportare qui:

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Alcuni di noi hanno provato a rispondere a "Focus Storia". Il primo è stato Generalissimus:

« Buongiorno, mi chiamo Raffaele Ucci e scrivo da Marcianise, in provincia di Caserta.
Faccio parte di UtopiaUcronia, una comunità virtuale che si occupa di storia alternativa, e vorrei dare il mio parere a proposito del riquadro pubblicato a pag. 96 su Focus Storia n° 164, intitolato "E se non fossimo mai entrati in guerra?".
Ebbene io non credo che l'affermazione di Badoglio: "Se fossimo rimasti neutrali saremmo stati uno dei popoli più potenti e rispettati" si poggi su basi solide.
Partiamo dal presupposto che la Germania non avrebbe potuto comunque vincere la guerra.
Certo, si sarebbe ritrovata in una posizione migliore perché non avrebbe dovuto schierare truppe in Grecia e Nordafrica a causa nostra, ma non ce l'avrebbe fatta comunque a causa della mancanza di risorse vitali (principalmente il petrolio) necessarie per vincere il conflitto.
Forse avrebbe potuto respingere lo sbarco in Normandia grazie ad una maggiore disponibilità di truppe e alla mancata esperienza acquisita dagli Alleati in Nordafrica con l'Operazione Torch e i vari sbarchi in Sicilia, a Salerno, ad Anzio e Nettuno, ma questo avrebbe permesso ai Sovietici di conquistare più territori ad ovest, magari l'intera Germania finirà in mano loro.
Mussolini, vista l'età, sarebbe morto comunque all'incirca negli anni '50, e a succedergli ci sarebbe stato Galeazzo Ciano.
Probabilmente Mussolini o chi per esso coglieranno l'opportunità per sbarazzarsi della scomoda e ingombrante monarchia, ma c'è comunque la possibilità che Umberto II, poco incline al Fascismo, approfitti della morte di Mussolini che ebbe Juan Carlos di Spagna nella nostra linea temporale.
Gli Stati Uniti, nonostante l'imbarazzo causato dal dover finanziare una dittatura, avrebbero potuto fornire aiuti all'Italia in funzione anticomunista, soprattutto se questa si fosse trovata a confinare con un Tito molto poco ben disposto nei nostri confronti, visto che l'Italia si ritroverebbe in possesso di territori che gli Jugoslavi vedrebbero come loro, e le minoranza che li abitano soffrirebbero a causa delle politiche del regime, e di un'Austria finita nella sfera d'influenza sovietica.
Dall'Austria e dalla Jugoslavia sarebbero potuti arrivare aiuti per un'opposizione armata di stampo Comunista.
Alle varie opposizioni interne si sarebbero sommati i movimenti indipendentisti, violenti e non, nelle colonie.
Tutto ciò avrebbe messo in difficoltà il governo italiano e avrebbe dato il via alla decolonizzazione.
I movimenti indipendentisti sarebbero stati più forti in Libia e in Etiopia.
Pian piano l'Italia avrebbe dovuto dire addio a tutte le colonie, Albania inclusa, che riceverebbe aiuti dalla Jugoslavia.
Ciano morirebbe intorno agli anni '70 e il regime, a causa delle pressioni interne ed esterne, potrebbe non arrivare alla terza generazione.
Con la caduta di Caetano in Portogallo, di Franco in Spagna, del Fascismo in Italia e dei Colonnelli in Grecia potremmo assistere ad una vera e propria Primavera Europea.
Quindi, un'Italia neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale non sarebbe stata molto più potente e rispettata.
Purtroppo non sapremo mai come sarebbero andate le cose, perché, come afferma un autore d'oltreoceano "Non esistono ucronie esatte, solo ucronie plausibili", ma ciò che è certo è che in un modo o nell'altro la dittatura Fascista sarebbe arrivata ad una fine, perché come dimostra la storia i regimi totalitari hanno un termine fisiologico. »

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In seguito anche Dario Carcano ha messo giù una risposta:

« Buongiorno, mi chiamo Dario Carcano, abito a Cesano Maderno e faccio parte della community virtuale di Utopiaucronia, che si occupa di discutere storie controfattuali da un punto di vista scientifico ma anche letterario. Volevo comunicarvi il mio parere a proposito del riquadro a pag. 96 del numero di Focus Storia di giugno 2020, intitolato « E se non fossimo mai entrati in guerra? ».

Innanzitutto, un po’ di contesto: fino al 1936 l’Italia aveva relazioni migliori con la Francia e la Gran Bretagna che con la Germania nazista, come dimostra il fronte di Stresa del 1935; ma poi, un po’ le ambiguità della politica estera britannica verso la Germania, ma soprattutto l’invasione dell’Etiopia da parte del regime fascista alla ricerca di un impero di cartapesta, allontanarono l’Italia da Londra e Parigi. Per i successivi due anni l’Italia si barcamenò tra un progressivo avvicinamento alla Germania e tentativi di creare, attraverso i Protocolli di Roma del 1934, una propria sfera di influenza nei Balcani e nell’Europa Centro-orientale che avesse come base Austria e Ungheria. Di fatto però l’Italia rinunciò a quest’ultima strada quando nel 1938 Mussolini accordò a Hitler l’Anschluss, e l’Italia non si oppose all’annessione dell’Austria alla Germania.

Da quel momento in poi l’Italia, un po’ per forza (l’Italia allora come oggi aveva forti legami economici con la Germania, e l’Italia fascista e la Germania nazista nel 1930 erano entrambe nazioni isolate dalla comunità internazionale) e un po’ per paura di Hitler, si avvicinò alla Germania. Avvicinamento culminato nella firma del Patto d’Acciaio il 22 maggio 1939.

Nel giugno 1940 l’ipotesi di un entrata in guerra al fianco della Germania era tutt’altro che popolare. Ciano e molti gerarchi fascisti spingevano perché l’Italia restasse neutrale; i generali facevano presente l’impreparazione delle forze armate, che ancora non si erano riprese dai conflitti combattuti in precedenza dal regime (l’intervento nella guerra civile spagnola, la guerra d’Etiopia e l’occupazione dell’Albania); e la popolazione italiana avrebbe fatto volentieri a meno di immischiarsi di nuovo in un conflitto mondiale.

Tuttavia Mussolini quel giugno 1940, vedendo i successi tedeschi in Polonia e in Francia, si era probabilmente convinto che la guerra non sarebbe stata lunga, che Parigi e Londra stessero per capitolare, che sarebbe bastato qualche migliaio di morti per sedersi al tavolo della pace da vincitore.

E, come si usa dire, il resto è Storia.

Ma andiamo con le ucronie. Cosa sarebbe successo se l’Italia quel giugno 1940 non fosse entrata in guerra?

Partiamo col primo scenario, quello più verosimile: l’Italia resta neutrale e gli Alleati vincono la guerra.

Hitler non avrebbe invaso l’Italia, a meno che questa non si fosse schierata in modo più o meno esplicito con gli Alleati, dunque è poco probabile che l’Italia possa essere coinvolta nel conflitto. Senza la guerra, il fascismo resterebbe in piedi fino alla morte naturale di Mussolini, che potrebbe avvenire attorno alla metà degli anni ’50. L’Italia sarebbe una nazione isolata dal punto di vista internazionale, anche se negli anni ’50 è probabile un riavvicinamento agli USA in chiave anticomunista. Per far uscire l’Italia da questo isolamento, dopo la morte di Mussolini il re Umberto II e il suo successore Ciano inizierebbero delle aperture in senso democratico, che potrebbero culminare all’inizio degli anni ’60 nelle prime elezioni libere dal 1924, che in assenza della guerra sarebbero probabilmente vinte dai fascisti. Ciano abbandonerebbe il titolo di ‘Capo del governo primo ministro segretario di Stato’ usato da Mussolini per tornare a un più liberale ‘Presidente del Consiglio dei Ministri’; ci sarebbe lo scioglimento della MVSN, l’abolizione delle leggi razziali, sarebbe garantita una minima libertà di stampa e rinascerebbero dei partiti di opposizione – comunque tenuti sotto stretta sorveglianza dal regime – anche se resterebbero fuorilegge i partiti di ispirazione marxista, dunque socialisti e comunisti.

L’Italia negli anni ’70 entrerebbe nella NATO e nella CEE, uscendo definitivamente dal suo isolamento internazionale. Attorno agli anni ’80 potrebbe nascere il primo esecutivo non fascista dagli anni ’20, forse popolare a guida Moro, che metterebbe in atto le ultime riforme in senso democratico: ammissione anche dei partiti di stampo marxista purché democratici, fine del monopolio fascista sui mezzi di comunicazione, piena libertà di stampa.

Quindi come sarebbe l’Italia oggi? Non troppo diversa da come è in questa linea temporale, l’unica grossa differenza è che ci sarebbe ancora la monarchia sabauda, con Vittorio Emanuele IV re d’Italia.

Andiamo al secondo scenario, quello meno verosimile: l’Italia resta neutrale e la Germania vince la guerra.

Non staremo qui a discutere sul come la Germania potesse vincere la guerra. Diciamo solo che negli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt non viene eletto alla presidenza e al suo posto c’è un isolazionista che decide di non immischiarsi negli affari europei, non rifornisce di armi la Gran Bretagna e dopo Pearl Harbor dichiara guerra al solo Giappone; oltre a questo nel 1941 lo sforzo offensivo dell’operazione Barbarossa non viene disperso lungo tre direttrici d’avanzata (Leningrado, Mosca e l’Ucraina), ma l’offensiva tedesca si concentra tutta verso sud, verso l’Ucraina e soprattutto verso il Caucaso e i suoi pozzi petroliferi, di cui la Germania aveva un disperato bisogno per avere una possibilità di vittoria contro la Gran Bretagna.

Come detto sopra, a guerra in corso Hitler non attaccherebbe l’Italia, a meno che questa non si schieri con gli Alleati.

A guerra finita Hitler chiederebbe all’Italia l’Alto Adige, assieme a Fiume per avere un porto sul Mediterraneo; come compensazione potrebbe offrire la Corsica, sottratta alla sconfitta Francia. L’Italia accetterebbe, e alcuni anni dopo la Germania proporrebbe uno scambio simile: l’Istria e Trieste in cambio del Canton Ticino, sottratto alla Svizzera invasa dai nazisti.

Di nuovo l’Italia accetterebbe. Negli anni ’50 morirebbero sia Hitler che Mussolini, e sarebbe qui che per l’Italia inizierebbero i problemi.

Hitler desiderava unire i ‘Germani ariani’ in un unico grande Reich, un Reich dotato del necessario spazio vitale. Ma era anche un ammiratore di Mussolini, dunque credo che finché entrambi restano in vita, non ci sarà un invasione dell’Italia da parte della Germania.

Ma negli anni ’60 i rapporti tra Ciano e Goebbels si fanno sempre più tesi; l’Italia cercherebbe protezione avvicinandosi agli Stati Uniti, che avrebbero rotto il loro isolamento dopo la guerra col Giappone e l’egemonia nazista in Europa. Verso la fine degli anni ‘60 si avrebbe il punto di rottura: un ultimatum in cui la Germania intima all’Italia di cedere il Trentino e il Veneto, altrimenti sarà guerra.

A questo punto si aprono due possibilità: l’Italia, a costo di altissime perdite in termini sia umani che economici, resiste all’invasione tedesca; oppure l’invasione ha successo, l’Italia viene occupata dai nazisti, che annettono tutto il Nord alla Germania e costituiscono al Centro e al Sud uno Stato vassallo del Reich. »

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C'è anche il parere in proposito di Tommaso Mazzoni:

« Salve, mi chiamo Tommaso Mazzoni, e vivo a Rufina (FI). Faccio parte della community di ucronisti UtopiaUcronia e vorrei dare la mia opinione a proposito del riquadro a pagina 96 numero di Focus Storia di Giugno 2020, intitolato "E se non fossimo mai entrati in guerra?"

Se l'Italia non fosse entrata in Guerra, difficile credere che la Germania avrebbe vinto, data la preponderanza di uomini e risorse dell'URSS, e soprattutto degli USA.

Mi pare da escludere l'invasione dell'Italia a guerra in corso, dunque il Regime Fascista sarebbe sopravvissuto per un po'; ma nel 1947, al massimo nel 1949 , Re Vittorio Emanuele III sarebbe morto, e il nuovo Re Umberto II non amava affatto il regime; quindi il nuovo Re, che può contare sulla fedeltà dell'esercito inizierebbe ad ostacolare il regime in maniera soft; magari nominado Senatori del Regno noti oppositori, e scardinando lentamente il modello costruito dal 1924, approfittando di una salute progressivamente declinante di Mussolini. Il la alla deposizione del Duce arriva quando in Etiopia e in Albania, i ribelli armati dai Sovietici danno il via ad una serie di violentissime rivolte, che drenano uomini e risorse e prostrano l'economia; un Mussolini ormai anziano è costretto alle dimissioni dal Gran Consiglio del Fascismo, e Grandi ottiene il compito di formare un nuovo governo; d'accordo con il Re, Grandi provvede alla smilitarizzazione della milizia, e all'allentamento delle Leggi fascistissime; l'Albania diventa indipendente, e subito scoppia una guerra civile fra Monarchici, Repubblicani liberali e Repubblicani Comunisti. Siccome i Repubblicani Liberali minacciano di allearsi con i Comunisti, gli Italiani, d'accordo con gli americani, appoggiano i Monarchici; Tito appoggia i Comunisti, ma Stalin (siamo nel 1952) non vuole rafforzare la Yugoslavia e quindi fa ostruzionismo, permettendo a Re Zog di tornare sul trono.

L'Etiopia vede il ritorno del Negus, che deve però scendere a patti con i movimenti partigiani, che non sono disposti a barattare il tiranno lontano con un tiranno vicino.

Eritrea, Somalia e Libia restano per ora in mani Italiane, la Tripolitania diventerà una regione Italiana a statuto speciale, insieme all'Eritrea, mentre la Somalia e il resto della Libia diventeranno indipendenti entro gli anni '70.

Intanto il Partito Nazionale Fascista è trasformato in Partito Democratico-Nazionale Italiano e con questo nome partecipa e vince alle prime elezioni libere d'Italia dal 1922; I partiti Marxisti e Repubblicani sono banditi, ma alcuni esponenti socialisti sono nominati Senatori del Regno. Il Secondo Governo Grandi provvede a completare la transizione, e entro il 1970 tutti i partiti sono nuovamente legali. Nel 1983 Re Umberto II muore e gli succede il figlio Vittorio Emanuele IV che ha sposato Sofia di Grecia, nel frattempo, l'Italia ha recuperato dai suoi guai economici, e grazie al governo di Centro Sinistra, l'alleanza fra Democristiani e Socialisti inizia un periodo di grande sviluppo. Oggi il Regno d'Italia attraversa sporadiche crisi diplomatiche con l'Impero d'Etiopia per la Regione Eritrea, con la Repubblica Federale Jugoslava (dove la presenza di un Regno d'Italia militarizzato e con possibili mire sulla Dalmazia e Lubiana ha spinto verso l'Unità) per Pola e Zara, con il regno di Grecia per la Regione Dodecaneso e con il Regno di Libia per la Regione Tripolitana. La Costituzione del 1958 ha limitato i poteri del Re che restano comunque maggiori di altri sovrani costituzionali Europei. Recentemente il feretro di Mussolini, sepolto al Cimitero Monumentale di Roma è stato rimosso per decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Nicola Zingaretti, del Partito Socialista Italiano; dall'opposizione guidata del Segretario del Partito Democratico-Nazionale Italiano Georgia Meloni s'è alzata un vivace protesta per la manovra divisiva di un governo che di recente ha perduto lo storico alleato della Democrazia Cristiana, il cui segretario Matteo Renzi è svoltato a destra ma ha ricevuto il sostegno di Roberto Fico del Movimento Cinque Stelle, partito populista orientato a Sinistra dopo varie sbandate a Destra. »

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C'è anche il contributo di Andrea Villa:

L’ufficiale della marina nazista Wilhelm Zahn divenne celebre come “l’uomo che quasi uccise Winston Churchill” dopo appena due mesi dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Il 30 ottobre 1939 Zahn, al comando di un sottomarino U-56, decise di lanciare tre siluri in direzione della nave ammiraglia HMS Nelson a bordo della quale, a insaputa del tedesco, erano presenti Churchill e membri dell’alto comando militare della British Navy. Secondo quanto ricostruito, due dei siluri avrebbero toccato lo scafo dell’ammiraglia senza detonare mentre il terzo esplose in mare senza arrecare danni. Subito dopo l’attacco, l’U-boat si inabissò per evitare una controffensiva.
Ma se Churchill è meno fortunato, i siluri colpiscono la nave ed esplodono e l'HMS Nelson affonda senza sopravvissuti, come potrebbe cambiare la Storia?.

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Gli risponde Dario Carcano:

Halifax credo fosse troppo compromesso per il suo ruolo nell'appeasement, quindi il nome più plausibile mi sembra Anthony Eden. Questi, pur facendo parte del governo di Chamberlain, nell'ottobre del 1939 non faceva parte del War Cabinet, ossia il gruppo di ministri interno al gabinetto che si occupava di gestire il conflitto; per questo motivo il suo nome non venne preso in considerazione per succedere a Chamberlain quando questo si dimise il 10 maggio 1940, in seguito all'occupazione nazista della Norvegia. Nell'ottobre 1939 i membri del War Cabinet di Chamberlain erano i seguenti:

Primo Ministro: Neville Chamberlain (Conservatore)
Lord custode del sigillo privato: Sir Samuel Hoare (Conservatore)
Cancelliere dello Scacchiere: Sir John Simon (Liberale Nazionale)
Segretario degli Esteri: Viscount Halifax (Conservatore)
Segretario di Stato per la Guerra: Leslie Hore-Belisha (Liberale Nazionale)
Segretario di Stato per l'Aria: Sir Kingsley Wood (Conservatore)
Primo Lord dell'Ammiragliato: Winston Churchill (Conservatore)
Ministro per il Coordinamento della Difesa: Lord Chatfield (Indipendente)
Ministro senza Portafoglio: Lord Hankey (Indipendente)

Togliendo Churchill, che morirebbe a bordo della HMS Nelson, il successore di Chamberlain si trova in questo gruppo di ministri.

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E Federico Sangalli ci spiega:

Prima di tutto bisogna capire brevemente le condizioni in cui avvenne la scelta di Churchill. Nel maggio 1940, dopo il cosiddetto Norway Debate, Chamberlain era ormai finito (oltretutto era malato di cancro). Lord Halifax, Conte di Wood, come Ministro degli Esteri e numero due di Chamberlain, era il successore naturale ma si scontrava con due problemi: in primo luogo, il paese non lo voleva e, in secondo luogo, Halifax stesso non voleva diventare Primo Ministro. Il conte si rendeva conto del fatto che, fin dal crollo degli Accordi di Monaco, il mood del paese era volto in modo deciso contro l’appeasement. Con lo scoppio dell’ostilità il paese si era unito nella lotta contro Hitler e chiedeva un leader che semplicemente Halifax non era. Oltretutto nei giorni in cui si consumava la crisi di governo la Germania dava il via all’invasione del Benelux, tragico prodromo della Battaglia di Francia. All’epoca non si credeva che i tedeschi potessero annichilire le forze armate francesi come poi fecero ma in ogni caso le condizioni non apparivano favorevoli per Halifax: se Parigi avesse tenuto botta si sarebbe aperta una lunga fase di lotta, simile alla Grande Guerra (molti leader, inglesi, francesi e tedeschi, pensavano che la Seconda Guerra Mondiale si sarebbe svolta seguendo le stesse modalità), durante la quale sarebbe stata richiesta al capo del governo una leadership adeguata per affrontare la lunga lotta. In questo frangente Halifax avrebbe rischiato di essere considerato troppo debole o disfattista, mentre sarebbe stato molto più conveniente restare da parte e poi subentrare come “uomo della pace” una volta che la pressione a porre fine il conflitto fosse stata non ignorabile. Se invece la Francia avesse ceduto di schianto nei mesi successivi, come poi effettivamente avvenne, e il corpo di spedizione britannica fosse rimasto intrappolato e fosse stato distrutto si sarebbe trattato di un disastro epocale che, nell’opinione di Halifax, avrebbe reso futile ogni ulteriore resistenza e causato la defenestrazione di qualunque malcapitato premier si fosse trovato a Downing Street in quel momento. In fondo Chamberlain non ci aveva appena rimesso il posto a causa della debacle in Norvegia? Dunque, pensò Halifax, perché diventare premier solo per beccarsi la colpa della sconfitta e magari rischiare pure di vedere l’appeasement e la sua leadership debole e disfattista elevati a ragioni del disastro? Meglio lasciare la patata bollente a uno dei volti più noti del partito bellicista, meglio ancora se controverso e poco affidabile come Churchill, mantenendo dietro le quinte il controllo del partito in attesa di ritornare trionfalmente al potere quando la bomba gli fosse esplosa in mano. Quindi Halifax è fuori.

Nella lista citata si possono tranquillamente escludere i liberali, che come junior party non potrebbe esprimere il Primo Ministro.
Hoare è escluso anche lui. Un noto sostenitore dell’appeasement, la rimozione di Hoare fu una delle condizioni posta dai laburisti per sostenere il governo di unità nazionale dopo la caduta di Chamberlain.
Il Ministro dell’Aviazione Kingsley Wood sarebbe un candidato migliore. Pur essendo un amico di Chamberlain, Churchill si fidava di lui e la sua reputazione come solido politico bipartisan lo aiutò a diventare ministro delle finanza, la seconda posizione più prestigiosa dopo il premier, nel successivo governo Churchill.
Lord Harkey era stato incluso nel Gabinetto di Guerra per aggiungervi un vecchio statista che dava l’affidabilità di essere l’unico ad aver gia partecipato a uno di questi gabinetti straordinari, durante il precedente conflitto mondiale. Ma Harkey fu già molto riluttante ad assumersi questo incarico e difficilmente potrebbe essere convinto a diventare Primo Ministro.
Lord Chatfield era un altro “tecnico” affidabile ma, come per Harkey, la tradizione politica britannica prevede che il premier sia sempre un capo politico (l’idea che il capo del governo non sia espressione di una maggioranza dei Comuni esula dalla tenace traduzione parlamentarista britannica). Inoltre si dimise in aprile, prima della caduta di Chamberlain.
Un altro nome potrebbe essere Oliver Stanley, che divenne Ministro della Guerra nel gennaio del 1940 in sostituzione di Hore-Belisha. Stanley era un conservatore di spicco, figlio di Lord Derby (che aveva ricoperto lo stesso incarico durante la Grande Guerra), e fratello di un ex ministro. Nel dopoguerra sarebbe dovuto diventare ministro delle finanze se non fosse morto prematuramente. Stanley potrebbe essere un buon nome.

Comunque potrebbero esserci altri nomi. Churchill fu inclusi nel Gabinetto di Guerra per riequilibrarlo a favore dei bellicisti. Morto lui, un altro avversario dell’appeasement verrebbe chiamato a sedersi al grande tavolo. Le stesse ragioni che indussero Halifax ad aprire la strada al Vecchio Leone potrebbero poi aprire le porte di Downing Street a lui.
Uno dei nomi in campo ovviamente sarebbe lo stesso Eden, che sarebbe favorito perché era il leader di una delle due correnti anti-appeasement, assieme a quella di Churchill, e dunque potrebbe vantare una maggiore legittimità parlamentare.
Leo Amery credo verrebbe escluso visto che suo figlio era una spia nazista.
Duff Cooper era già stato ministro. É vero che veniva considerato un bevitore, un eccentrico e un politico poco affidabile, però bisogna dire che Churchill godeva della stessa nomea.
Roger Keyes non aveva una precedente esperienza ministeriale ma la sua carriera in Marina potrebbe renderlo un buon candidato per rimpiazzare Churchill come Primo Lord del Mare.

Quindi, per come la vedo io, Eden sarebbe il favorito. Dopo di lui verrebbe Cooper e forse Keyes. Seguono Stanley, Wood ed eventualmente Chatfield.

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Diamo ora la parola ad Enrica S.:

La prima siringa del Reich

Secondo alcuni, la « follia » di Hitler, convinto fino a pochi giorni prima di suicidarsi di poter vincere la guerra, sordo ad ogni proposta di resa e deciso a trasformare la Germania in un deserto piuttosto che lasciarla conquistare dagli Alleati, ha un nome e cognome: Theodor Morell. Nessuno oggi ricorderebbe il nome di questo medico tarchiato ed occhialuto, se egli non avesse curato Heinrich Hoffmann, fotografo personale di Adolf Hitler, che lo presentò al Führer. Ben presto egli divenne il suo medico di fiducia, ed iniziò a propinargli iniezioni di succo d'uva e di cocktail vitaminici, così da combattere i suoi numerosi disturbi e da permettergli di tenere i suoi celebri discorsi fiume. Per lui, Adolf Hitler era indicato nelle cartelle cliniche come il « paziente A » Tuttavia, quando cominciarono i rovesci militari su ogni fronte, le vitamine non bastarono più, e Morell cominciò ad iniettare ad Hitler dei potenti oppioidi, dai quali ben presto divenne completamente dipendente. Più aumentavano le sconfitte, più Morell aumentava le dosi, tanto da venire definito da Göring « la prima siringa del Reich ». Le droghe conferivano al dittatore una sensazione di onnipotenza, e gli diedero l'irrazionale convinzione che non avrebbe potuto non vincere la guerra, anche quando ormai i suoi nemici erano dentro i confini della Germania. Ma alla fine gli Alleati bombardarono le industrie chimiche che producevano gli oppioidi, Hitler restò privo delle droghe da cui ormai dipendeva, cacciò via Morell, si scoraggiò e decise di suicidarsi. Forse la ciarlataneria e le droghe del Dottor Morell non bastano a spiegare il comportamento paranoide e assatanato del dittatore nazista, ma è lecito domandarsi: che sarebbe accaduto, se Hitler e Morell non si fossero mai conosciuti?

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Le replica Bhrihskwobhloukstroy:

Di primo acchito verrebbe da pensare che il Führer non avrebbe mai dichiarato guerra agli Stati Uniti d'America; probabilmente la guerra sarebbe durata di più, forse Hitler avrebbe avuto la lucidità di non cadere nella trappola di farsi provocare. Resta poi il dubbio se potesse cambiare strategia in Russia nel 1941 e nel 1942; se sì, sorgerebbe la possibilità di una seconda Brest-Litovsk. Poi c'è sempre il timore di un'Atomica su Berlino (magari "prestata" alla Gran Bretagna).

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Ma Lord Wilmore obietta:

In effetti ho pensato che Hitler potrebbe più ragionevolmente ordinare a Paulus di ritirarsi da Stalingrado nell'inverno 1942 per poi riprendere l'offensiva a primavera e prendere i pozzi di petrolio del Caucaso, assicurandosi forniture illimitate. Più che a un'atomica su Berlino, però, penso che sarebbe lanciata su Dresda (città d'arte come Nagasaki, che fu colpita al posto di Tokyo).

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Anche Enrico Pellerito dice la sua:

Condivido quanto avete scritto: in ogni caso Hitler avrebbe fatto ciò che si era ripromesso, solo sarebbe stato un po' più accorto e razionale.
Il che avrebbe inciso certamente nello sviluppo degli eventi, ma quanto prospettato da
Bhrihskwobhloukstroy come soluzione del conflitto in Europa è decisamente plausibile. 
L'uso di ordigni nucleari sulla Germania, ovviamente palesandone all'intero pianeta i dettagliati effetti, avrebbe forse indotto i Giapponesi a più miti consigli, evitando loro lo stesso trattamento.
Riguardo Stalingrado e i pozzi del Caucaso, secondo alcuni strateghi un ordinato ripiegamento da quell'area alla fine del 1942 avrebbe potuto comportare un alto rischio di venire lo stesso incapsulati da un'offensiva sovietica.
Il dibattito al riguardo comporta sempre accese discussioni (dai toni non sempre tranquilli) nei siti specializzati.
Anche ciò che ha significato l'uso di farmaci stimolanti in Germania da parte dei leader nazisti e l'impiego generalizzato di metanfetamine nella Wehrmacht, sta dando luogo a vivaci discussioni in più di un circolo di storici e in parecchie una facoltà universitarie.

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Bhrihskwobhloukstroy aggiunge:

Praticamente, a guerra iniziata la Germania si è messa in un vicolo cieco: Stati Uniti e Impero Britannico avrebbero fatto di tutto per rompere l'Asse Roma-Berlino-Mosca-Tōkyō, d'altra parte anche nel caso che fosse rimasto Re Edoardo VIII e addirittura si fosse realizzato il Großgermanisches Reich sarebbe rimasta la rivalità geopolitica fra Germania e Unione Sovietica.

Come la Guerra Fredda ha dimostrato, una Teutonic Connection fra Stati Uniti, Impero Britannico e Germania avrebbe alla fine prevalso sull'Unione Sovietica (ma con egemonia statunitense); l'alternativa sarebbe stata una fantapolitica unione fra Großgermanisches Reich Britanno-Tedesco e URSS, ma questo significa un completo stravolgimento di tutti i progetti hitleriani e non coincide neppure con la Geopolitica di Haushofer: di fatto, alla Germania (nei confini del 1939 e col Protettorato sulla Slovacchia) sarebbe rimasta la possibilità di espandersi 'solo' in Italia (comprese l'Albania e le Colonie, ma senza Abissinia), forse Spagna (Regno Unito permettendo), Ungheria, eventualmente Jugoslavia (ma non Grecia), al massimo in alleanza con la Svezia (Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia, Portogallo e Grecia sarebbero stati in ‘quota’ britannica, Romania, Bulgaria e Turchia in ‘quota’ sovietica; nel Continente Americano non si sarebbe comunque potuto toccare alcunché).

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Enrico però obietta:

Il quadro delineato da Guido è suggestivo e plausibile, ma secondo me Hitler non apprezzava in "toto" le teorie di Haushofer, avendo deciso di estendersi secondo una linea Ovest-Est, piuttosto che Nord-Sud; per cui, immaginando che quanto prospettato non sia tanto stravolgente e ammettendo che il mattoide fosse stato un po' più lucido e razionale (PoD unico, cardinale, plausibile, che non influisce riduttivamente sulla storica carriera politica di Hitler e il raggiungimento degli obbiettivi di politica interna da lui prefissati), qualsiasi iniziativa nazista momentaneamente "stoppata", eppur realizzabile per quanto immonda, avrebbe necessitato del completamento dei programmi di riarmo, specie quelli navali.
Ipotizzando che si decida di non tirare oltre la corda con la Polonia, evitando il conflitto per come fatto alla fine d'agosto dopo che erano stati resi noti gli accordi tra Londra, Parigi e Varsavia, cosa sarebbe successo, considerando anche le implicazioni derivanti dal patto concluso con Stalin?
Hitler non attacca, decide di rinviare e nel mentre rafforza il proprio dispositivo militare, cosa che, beninteso, fanno anche Francia e Impero Britannico, specie quest'ultimo.
Se i progetti nazisti non subiscono rallentamenti, molto probabilmente la Germania per la metà degli anni '40 avrà una marina militare più robusta e potrà decidere se sfidare sugli oceani i Britannici che, comunque, anche in quel campo non saranno rimasti con le mani in mano.
L'opzione diplomatica potrebbe comportare tentativi di accomodamenti ulteriori con le democrazie occidentali mentre scorre questo tempo?
Possibile, ma sta a vedere con quali risultati.
Difficile che venga concesso alla Germania il Territorio di Memel, men che mai l'ottenimento della Lituania, neanche se Hitler si mostri disposto a rinegoziare il trattato navale anglo-tedesco, pure al ribasso rispetto i progetti del Piano Z.
Nello stesso frangente, già a partire dal settembre 1939 Stalin proverebbe con le buone ad ottenere quanto prospettato nell'ambito dell'accordo stipulato riguardo Estonia, Finlandia, Lettonia e Romania, ma con quali risultati probabili e plausibili?
Pressioni diplomatiche di un certo spessore potrebbero consentire l'ottenimento di alcune cose, come l'utilizzo di installazioni militari in Estonia e Lettonia.
La richiesta della Bessarabia è già più difficoltosa, considerando che l'Europa non è ancora coinvolta in un conflitto e i Romeni si sentirebbero sostenuti da Britannici e Francesi.
Ovvio che anche la Finlandia non cederebbe alle offerte sovietiche; sta a vedere se al Cremlino sarebbero pronti a scatenare una guerra, data la situazione europea, la scomoda influenza delle politiche estere di Londra e Parigi e il non aver ancora definitivamente risolto i problemi in Estremo Oriente, sebbene l'Armata nipponica del Kwantung sia stata sonoramente sconfitta.
Nell'eventualità di un Urss aggressiva lo sviluppo alternativo potrebbe essere quello, già prospettato in altra discussione, con una Germania che si ritrovi a dover scegliere da che parte stare: proseguire a ritenersi momentaneamente amica dell'Urss e appoggiarla in una guerra contro Francia, Regno Unito e i loro alleati, in attesa di giungere poi allo scontro diretto con Mosca per ottenere lo spazio vitale ad Est, oppure anticipare questo obbiettivo, approfittando della situazione e vincolarsi con Londra e Parigi? (il problema dell'Alsazia-Lorena verrebbe posticipato) 
Se Stalin decide di non rischiare, tutto potrebbe cristallizzarsi in attesa che la Germania passi alle vie di fatto configurandosi, a grandi linee, una controfattualità similare a quanto verificatosi nel settembre del 1939, praticamente una nostra posticipata.
Chiaro che nel frattempo, prima dello scoppio del conflitto, i nazisti renderebbero sempre meno numerosa la quantità di coloro che, nell'ambito dei confini del Reich, sono stati internati a vario titolo nei famigerati campi.

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Bhrihskwobhloukstroy riprende la parola:

Infatti sarebbe stato appunto «un completo stravolgimento di tutti i progetti hitleriani»; tutte le ucronie che comportano un Hitler ‘vero’ tendono inesorabilmente alla guerra (e alla rinnovata sconfitta della Germania). Il paradosso è che una soluzione pacifica – tale da impedire l’intervento delle Potenze Occidentali e, nel caso di reazione sovietica, da far apparire il Reich come vittima – ma al contempo ‘hitleriana’ (ossia rispondente almeno in parte considerevole, benché sempre minoritaria, alle ambizioni del Führer) non solo ci sarebbe, ma è anche ben nota (ne avevamo discusso, per quanto brevemente, poco più di un anno fa, il 26. giugno 2016, quando le ucronie a tema slavo erano più frequenti di oggi): l’Ĭntĕrmărĭŭm, ovviamente a guida (di fatto, non di nome) tedesca, ma se congegnato a dovere passibile di arrecare vantaggi a tutti gli Stati coinvolti, in quanto che, se guardiamo la Storia col Senno di Poi, tutte hanno avuto da perdere dal tentativo di mantenere la condizione esistente opponendosi alla Germania (oltre naturalmente al fatto che la Germania ha perso tutto o quasi). È chiaro che le Potenze Occidentali hanno guadagnato qualcosa dalla Seconda Guerra Mondiale (anche se non a lungo termine, tranne gli Stati Uniti), ma di certo né la Polonia né la Romania né la Grecia (per non menzionare i Revisionisti, Ungheria e Bulgaria, benché quest’ultima un accrescimento l’abbia mantenuto; la Cecoslovacchia era ormai divisa) hanno avuto alcun guadagno, anzi hanno perso o territorî o risorse e nella stessa Jugoslavia, pur alla fine vittoriosa e accresciuta, la Monarchia ha perso il Potere e gli ‘Oppositori’, come la Croazia, sono rimasti ugualmente insoddisfatti.

Dato che il progetto di Unione Europea era effettivamente fra le idee sostenute dal Nazionalsocialismo, creare una Federazione del Terzo Reich con i classici Paesi dell’Ĭntĕrmărĭŭm allora esistenti e non ancora entrati nell’URSS (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Jugoslavia, Bulgaria) sarebbe stato a portata delle Diplomazie contemporanee, se avessero capito che cosa stava per accadere altrimenti. Anzitutto si sarebbero cominciate a smussare le tensioni fra Ungheria, Romania e Bulgaria (senza ricorrere a dolorosi Arbitrati, come poi invece avvenuto) e almeno un pochino quelle interne alla Jugoslavia; poi – importantissimo – si sarebbe risolta di colpo la Questione di Danzica (dove sarebbe stata posta la Sede della Commissione Intergovernativa), destinata a diventare la Capitale della Federazione; ancora, le Repubbliche Baltiche e la Finlandia avrebbero trovato una garanzia che nella realtà non è più arrivata (per le prime) o comunque è stata scarsa (per la seconda). In quanto Regimi in prevalenza autoritarî (fuorché le Repubbliche Baltiche, che tuttavia avevano altre minacce da cui guardarsi), è possibile che non fosse previsto un Parlamento Comune, ma solo una sorta di Direttorio; anche un Parlamento Federale, comunque, sarebbe stato dominato da Partiti nettamente di Destra e anzi sarebbe stata un’ottima sede in cui avvicinare le reciproche posizioni (geopolitiche), dato che le Destre tendono a essere più nemiche fra loro – a livello internazionale – che le Sinistre. In ogni caso sarebbe stata promossa la Libera Circolazione delle Merci e delle Persone, creando di fatto da un lato un’Economia centrata sulla Germania, dall’altro risolvendo sia (all’istante) la Questione dei Volksdeutsche, i Tedeschi fuori dal Reich (ciò garantirebbe, fra l’altro, tutte le altre Minoranze – anche non tedesche – nella Federazione) sia, in prospettiva, quella della pressione demografica in Germania, che troverebbe una valvola di sfogo nella costruzione di Insediamenti Federali più o meno imposti ai Paesi interessati in cambio di trasferimento di attività produttive. Un’attenta politica di redistribuzione fiscale sul territorio coprirebbe le altrimenti inevitabili opposizioni locali alla strategia federale.

È evidente che sia Stalin sia Mussolini sia Francia e Regno Unito sarebbero stati molto scontenti, ma probabilmente nessuno si sarebbe spinto a opporvisi fino alla guerra, almeno nel 1939. Il passo successivo sarebbe stato allora di includere un’ulteriore Democrazia Parlamentare – in questo caso una Monarchia (come già Romania, Bulgaria e Jugoslavia) – nell’Unione Europea, non intesa nella stretta accezione di Federazione (quale era fra gli Stati finora considerati) ma come Confederazione dotata di Politiche Economica, Estera e di Difesa comuni: la Svezia (dove, peraltro, avevano una considerevole diffusione idee eugenetiche bensì di ispirazione socialdemocratica, ma opportunamente vicine ad alcuni temi cari al Nazionalsocialismo).
Trascorsi i dovuti anni di prova e assestamento, il momento più importante arriverebbe con la concepibile adesione spontanea di Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio e Lussemburgo – prevalentemente quando guidati da Governi Conservatori, talvolta forse anche con Gabinetti a presenza socialdemocratica – all’Unione Europea, che quindi si assesterebbe come Confederazione di Paesi in tutto o prevalentemente germanici (appunto Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e Ĭntĕrmărĭŭm), con Sede del Parlamento e della Commissione Europea in città anseatiche o anche a Kalmar (per il valore simbolico), mentre all’interno della Confederazione (che sarebbe di fatto un Großgermanisches Reich, sia pure parlamentare) la principale Potenza sarebbe la Federazione Europea di Danzica (sempre più simile a un Großdeutsches Reich con Protettorati). È chiaro che l’Antisemitismo si potrebbe spingere al massimo a una ripresa dei contatti col Sionismo per favorire l’emigrazione delle Popolazioni Israelitiche verso la Palestina.

La quarta tappa consisterebbe nell’ingresso – controverso quanto si vuole, ma alla fine accettato a risicata maggioranza – della Turchia kemalista, grande serbatoio di manodopera immigrata in Mitteleuropa, prima nella Confederazione Europea (chiamiamola convenzionalmente “di Kalmar”, per capirci) nella Federazione Europea (quella stretta, con Capitale a Danzica). Questo provocherebbe con ogni verosimiglianza una reazione quanto mai ostile da parte di Stalin, ma nel frattempo si sarebbe probabilmente arrivati allo sviluppo dell’Arma Atomica (forse in séguito alla Guerra del Pacifico?) e una guerra europea non sarebbe più possibile.

Alla porta della Confederazione Europea comincerebbero a bussare, dagli anni Cinquanta, altri Stati Autoritarî o Totalitarî di area mediterranea, a cominciare dal Regno d’Italia e d’Albania (e Impero d’Etiopia), seguìto dalla Spagna e, in concomitanza con le possibili insurrezioni anticoloniali (di ispirazione sovietica, più forti dagli Anni Sessanta), il Portogallo. È infine possibile lo stabilimento di stretti legami col Sudafrica (dopo il 1961), se non anche con la Rhodesia (dopo il 1966); molto probabile una Politica di Amicizia nei confronti del Messico e del Brasile.

Se senza Morell Hitler arriva all’età di ottant’anni, nel 1969 potrebbe rappresentare il Leader più ammirato e rispettato di una Confederazione Europea con nucleo germanico propaggini mediterranee e coloniali, guidata da una Federazione Europea consistente nel Terzo Reich e i suoi Protettorati, che esaurirebbero lo Spazio Europeo Orientale non sovietico. Non è proprio moltissimo, manca il Lebensraum all’Est, l’Unione Sovietica è intatta e anzi pratica una diplomazia espansiva in Asia e nei Paesi ex-Coloniali, le Potenze “Demo-Pluto-Massoniche” sono altrettanto inattaccabili (anche se in grave contrasto col Blocco Comunista), è probabile una Crisi del Petrolio, tuttavia il Führer può mettere all’attivo di aver unito i Paesi germanici (non anglosassoni, ma con Sudafrica e forse Rhodesia), di aver creato e finora conservato una discreta Comunità Coloniale (i cui pezzi forti sono Libia, Africa Orientale, Angola, Mozambico, forse Rhodesia, probabilmente il Sudafrica addirittura col recupero della Namibia già tedesca, infine soprattutto l’Indonesia e naturalmente la Groenlandia), di avere buone riserve petrolifere (Norvegia, Libia, Indonesia) anche senza il Caucaso, di aver ridotto al minimo la presenza ebraica in Europa, di aver rigidamente contenuto il possibile espansionismo sovietico verso Occidente e di disporre di Forze Armate Europee unificate dotate di Armi di Distruzione di Massa se non altro come deterrente di fronte a eventuali attacchi “demoplutomassonici” o comunisti, infine – perché no? – di aver, insieme a Speer, stupito il Mondo con la trasformazione pressoché completa di Berlino nella Capitale ridenominata “Germania” e di Linz in una Megalopoli seconda solo alla Reichshauptstadt. Volgendosi indietro, avrebbe disgusto del vincoli parlamentarî ancora vigenti nella Confederazione di Kalmar, della crescente numerosità dei Neger, rimpiangerebbe forse di aver mancato l’obiettivo di espandere il Grande Reich in Russia e potrebbe pensare talvolta con rabbia che aver invece ottenuto Dominî sparsi nel Terzo Mondo sia stato un cambio svantaggioso, ma il ritorno alla lucida riflessione geostrategica (magari supportata da informazioni segrete nel frattempo pervenute) gli mostrerebbe spietatamente che non avrebbe avuto alternative se non cogliendo l’occasione fra la fine degli Anni Trenta e l’inizio dei Quaranta e comunque all’improponibile prezzo della totale distruzione della Germania. Il settantaquattrenne Successore designato (probabilmente Dönitz non sarebbe in lizza e comunque avrebbe due anni più di Göring) non potrebbe in alcun modo intaccare il prestigio del Fondatore del Reich Millenario, simile ad Augusto per ruolo storico, durata (più o meno) del regno e rassegnazione al compromesso politico (sia pur sempre abilissimo); toccherebbe forse al terzo Führer la ventura di poter vedere e sfruttare il momento del crollo dell’Impero Orientale.

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Ed Enrico aggiunge:

L'aspetto che riguarda l'utilizzo di sostanze mediche "ausiliarie" durante il secondo conflitto mondiale, stesso principio per cui si faceva uso di alcolici prima delle battaglie fino a qualche anno prima, è diventato un tema interessante e dibattuto; alcuni strateghi ipotizzano che la mancanza delle metanfetamine avrebbe potuto incidere sulle prestazioni dei militari tedeschi durante le offensive, non pregiudicando, comunque, i risultati ottenuti, ma molto probabilmente mediandoli nel tempo.

Due episodi sull'uso di queste sostanze mi sono stati narrati rispettivamente da un ex ufficiale delle camicie nere di Salò e da un altrettanto ex militare italiano cobelligerante.

Il primo chiese ed ottenne da un suo omologo tedesco di fruire di qualcuna di quelle compresse di Pervitin che vedeva spesso ingerire agli alleati germanici; il risultato fu un'ipereccitazione con conseguente alacre ed instancabile attività senza mai riposarsi per quasi tre giorni.

L'altro fatto riguardava la prima colazione che veniva propinata ai militari statunitensi appartenenti ai paracadutisti.

Dopo poco che avevano finito di mangiare venivano impiegati in estenuanti esercitazioni dove sembravano non stancarsi mai.

Il militare italiano, che insieme ad altri commilitoni era inquadrato in un reparto di supporto a disposizione dell'Us Army, una mattina ebbe la ventura di bere una gavetta dello stesso caffè che veniva dato ai paras americani e si sentì improvvisamente pieno di forza e con un'autostima che lo faceva sentire capace di affrontare qualsiasi cosa. Come si suole dire, relata refero.

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Si inserisce nella discussione anche Perchè No?:

Pochi lo sanno, ma lo Stato Maggiore della Wehrmacht era in gran parte composto da generali che odiavano Hitler e ancora di più le SS. Il generale Beck si era opposto all’idea di un guerra per i Sudeti, e fu destituito in favore del generale Halder, che aveva segretamente la stessa opinione e chiamava Hitler « l’incarnazione del male ». Questi due e i loro ufficiali entrarono in contatto e prepararono un bel putsch militare al quale era associato von Witzleben (il comandante militare di Berlino).

Avevano delle truppe pronte ad intervenire e prendere il controllo della capitale. Avevano solo bisogno di una giustificazione. Sapendo la volontà di Hitler di entrare in guerra per i Sudeti, avevano previsto di lanciare il golpe un giorno o due prima dell’entrata in guerra. Hitler e i suoi sarebbero stati denunciati come colpevoli di voler provocare una guerra europea, la quale non era cosi popolare tra i Tedeschi stessi, a parte i nazisti più fanatici.

Avevano elaborato il progetto fino ad entrare in contatto con la Gran Bretagna e la Francia per assicurarsi la loro volontà di non cedere e informarli della terza via che aprirebbe un nuovo governo tedesco. Beck aveva perfino consigliato ai Britannici di entrare in guerra. Questi ultimi non gli hanno creduto, forse hanno pensato a una sorta di provocazione. Insomma, l’accordo di Monaco fece fallire il progetto, Hitler aveva conservato la pace, i Tedeschi non avevano più abbastanza paura per sostenere i golpisti. L’anno successivo con la Polonia la storia era diversa, perché la Wehrmacht era favorevole a sistemare i conti con i Polacchi, e Regno Unito e Francia avevano dimostrato di non essere capaci di opporsi (Beck e Halder hanno però tentato più volte di ritardare la guerra, Halder ha anche informato Olanda e Belgio della futura invasione con data e mezzi, ma la data é stata cambiata all’ultimo momento rovinando la sua credibilità agli occhi degli olandesi).

Ora, cosa avviene se lo Stato Maggiore tedesco é ascoltato da Chamberlain e Daladier? Il 29 settembre i Britannici, dopo l’ennesima provocazione di Hitler, lasciano la conferenza, seguiti dai Francesi. In risposta il 30 settembre Hitler ordina l’occupazione a forza dei Sudeti, pensando di costringere i suoi alleati ad accettare il fatto compiuto e rispondere automaticamente alla dichiarazione di guerra. Però la Wehrmacht alla frontiera Cecoslovacca non si muove e, ancor peggio, le guarnigioni escono per prendere il controllo delle principali città del Reich. Berlino é occupata e l’intero governo nazista, Hitler compreso, é arrestato e spedito in un luogo segreto. Un triumvirato formato da Beck, Halder e Oster assume il potere.

Ovviamente le SS non si lasciano disarmare, e ci sono combattimenti sparsi in Germania, ma nella maggior parte dei casi non sono così estesi né lunghi. Numerose SS non sono così fanatiche, piuttosto approfittano del potere di questo corpo o rispettano l’autorità. La maggior parte della SS si lascia disarmare, come il famoso Heydrich che si distacca volontariamente dalle SS e affianca l’esercito (sarà lui ad arrestare Himmler e, oops, fucilarlo). I combattimenti più violenti avvengono a Norimberga, dove Streicher provoca quasi la distruzione della città con una settimana di resistenza, e a Monaco. Dopo tre giorni la situazione si tranquillizza: il golpe é riuscito, il partito nazista é messo fuorilegge e le sue milizie disarmate, un'amnistia é concessa a chiunque si arrende. La giunta rinuncia ai Sudeti e conferma la sua volontà di pace, proclama pero definitiva l’unione con l’Austria, e esige un nuovo trattato con gli alleati per mettere una pietra sopra Versailles e riprendere il suo posto nella SDN.

L’Europa respira meglio, anche se le trattative con la cosiddetta « Seconda Repubblica Tedesca » non saranno facili. Per mostrare la loro volontà di restaurare l’onore tedesco ma senza gli eccessi nazisti, la giunta provocherà nel 1940 la crisi Polacca a proposito del corridoio di Danzica. Gran Bretagna e Francia permettono l’occupazione di Danzica in cambio della promessa di evitare altre annessioni. La Germania dovrà anche affrontare la breve guerra con l’Unione Sovietica nel 1944 quando Stalin sostiene la rivoluzione in Polonia. In questa occasione la Polonia, senza altre risorse, chiede l’aiuto della Germania per respingere i Sovietici e ne diventa un fantoccio. Francia e Gran Bretagna entrano anche loro in guerra contro l’URSS, ma questa guerra si concluderà con un nulla di fatto. Nel 1946 l’accordo di Brest-Litovsk (ancora) pone fine alle ostilità. Gli Occidentali non sono riusciti a penetrare fortemente in URSS, e i Sovietici non sono riusciti ad occupare la Polonia.

La Germania ne esce ingrandita e diventa un vero scudo per l’Europa contro l’URSS durante la seguente Guerra Fredda. Il Reich si democratizzerà negli anni ’60 dopo 20 anni di leggi eccezionali in cui la maggior parte delle leggi autoritarie naziste sono state mantenute. Soli gli eccessi nazisti sono stati tolti, statuto degli Ebrei, uso estensivo dei KZ, politica eugenetica ecc. Però le SS più fanatiche hanno preso il posto degli Ebrei e altri prigionieri politici (non comunisti) a Dachau; la coabitazione nazisti/comunisti a Dachau é stata particolarmente interessante!

Però... c’é un però: anche la maggior parte dei Tedeschi non voleva la nuova guerra europea, ma negli anni successivi, e in particolare tra i giovani, sorge un movimento nostalgico del reich nazista. I partigiani del partito bandito mostrano le loro realizzazioni: unificazione con l’Austria, restaurazione dell’onore tedesco, purificazione del paese (contro gli Ebrei ovviamente, senza però arrivare fino al genocidio della nostra Timeline, potranno anche dire che erano solo esagerazioni lontane della vera ideologia), epopea gloriosa della Legione Condor in Spagna e ovviamente la leggenda dorata di Adolf Hitler, morto nel 1952 in esilio sotto custodia nell’isola di Helgoland. Così negli ’60 un Nuovo Partito Nazional-Socialista diretto da Heydrich (era sopravvissuto e si era moderato) può essere restaurato e integrare la vita politica della Germania, provocando crisi e nuove paure per la pace mondiale durante l’era atomica. Comunque, anche sotto il governo militare della giunta immagino che l'SPD ritroverebbe il suo ruolo nella vita politica del paese, e sarebbe all'origine di una democratizzazione lenta e programmata; forse il modello potrebbe essere la Turchia.

Insomma, in questa timeline milioni di persone non sono state uccise. Quindi in Polonia ci sono molti ebrei, e per questo motivo potrebbe diventare una grande alleata di Israele, visto che la cittadinanza israeliana è stata concessa a tutti gli ebrei del mondo. In Italia il Fascismo sopravvive, ma conoscerà un'evoluzione simile a quella del franchismo, e cadrà negli anni '70, sostituito dal ritorno alla democrazia parlamentare. Per quanto riguarda la Francia, immagino che la III Repubblica rimarrebbe in piedi fino a quando le inevitabili guerre di decolonizzazione porterebbero al suo crollo, ma allora senza un De Gaulle carismatico non riesco neanche a pensare cosa ne sarebbe uscito: guerra civile? IV Repubblica con una semplice riforma? Regime autoritario presidenziale?

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Invece Antonio Maria Macri suggerisce:

Secondo voi se Vittorio Emmanuele Orlando fosse rimasto a Parigi e l'Italia avesse ottenuto Gibuti, Somalia Inglese, Oltregiuba, un ridisegnamento favorevole dei confini libici e il protettorato sullo Yemen, si sarebbe potuto evitare il mito della "vittoria mutilata", l'ascesa del Fascismo e di conseguenza il coinvolgimento italiano nel Secondo Conflitto Mondiale?

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Ma Paolo Maltagliati scuote la testa:

Secondo me le premesse sono inverosimili. La Francia NON si sarebbe privata di Gibuti se non con una cessione di equivalente valore, di cui l'Italia non disponeva. In proporzione sarebbe stato meno impossibile che Parigi si privasse della Corsica. Gibuti doveva fungere da contraltare per Aden ed essere propedeutico alla penetrazione francese in Etiopia (la ferrovia Gibuti-Harar, unica ferrovia dell'impero, era gestita dai francesi). Giocoforza e in conseguenza della presenza di Gibuti vedo altamente improbabile che gli inglesi si privassero dello scudo ad Aden rappresentato dalla Somalia Britannica (che Londra si affrettò a occupare proprio perché l'intero sbocco degli stretti di Aden non cadesse in mani francesi o italiane, ricordiamolo).

Se parliamo di ciò che verosimilmente avrebbe potuto ottenere l'Italia a livello coloniale da Versailles possiamo pensare al Togo (intero), alle isole dell'arcipelago di Lamu (ma in questo caso senza Oltregiuba) e alcune delle concessioni tedesche in Cina. Non di più. Ovviamente la Libia avrebbe potuto essere arrotondata solo verso sud, non certo verso ovest o verso est, ma l'Italia avrebbe solo aumentato i metri cubi di sabbia da gestire.

Ma veniamo al nodo principale: se Orlando rimane vuol dire che accetta subito la riduzione delle pretese territoriali italiane in Dalmazia. Avrebbe avuto Fiume da subito, ma Zara non sarebbe certo mai stata italiana. Quello che in sostanza voglio dire è che l'Italia storicamente ha già preso praticamente il massimo di quanto poteva ragionevolmente ottenere dagli alleati. E quindi, che Orlando fosse rimasto e avesse ottenuto una briciola in più delle colonie tedesche non sarebbe bastato per sfatare il mito della vittoria mutilata, che si basava su pretese territoriali irrealistiche in proporzione ai rapporti di forza.

Mettiamo però che i francesi si bevano il cervello, mollino Gibuti all'Italia (e le offrano de facto mano libera in Etiopia) in cambio della rinuncia di Roma a qualsiasi territorio coloniale tedesco. Mettiamo pure che il troppo whisky induca la Gran Bretagna a cedere masochisticamente la Somalia Britannica (ma in questo caso, lasciare che gli italiani ottengano anche il protettorato sullo Yemen isolando Aden è pura follia). Stante tutto questo, non credo comunque che si sarebbe evitato il biennio rosso: le radici dell'ondata rivoluzionaria sono economiche e molto pesanti, non certo risolvibili con il conseguimento di qualche fazzoletto di terra in più. Il morale più alto del governo avrebbe forse spinto la classe liberale tradizionalmente al potere ad agire con un maggior uso diretto della forza, senza ricorrere all'appoggio (interessato) esterno dello squadrismo. Il fascismo magari non ci sarebbe stato, ma questo non vuol dire che l'Italia sarebbe divenuta una campionessa di democrazia e pluralismo (e non escludo nemmeno un colpo di stato autoritario da parte del re e delle forze armate).

Torniamo al capitolo colonie. La guerra civile, sventata o no, in patria avrebbe distratto l'Italia da qualsiasi altra avventura coloniale e da una velleitaria politica di potenza Mediterranea. Questo vuol dire non solo che mandare a morire soldati in Etiopia non sarebbe stato visto come conveniente (meglio la penetrazione economica progressiva), ma per di più, non sarebbero stati fatti seri sforzi per conquistare la Libia (ricordiamolo, l'Italia controllava giusto Misurata e il porto di Tripoli, prima della spedizione di Graziani contro i senussiti).

Però, se poniamo che l'affermazione del fascismo avvenga come da storia nota, dobbiamo fare qualche considerazione sull'Etiopia. La guerra d'Etiopia, col senno di poi è stato il più tragico disastro geopolitico dell'Italia fascista, dato che ha di fatto infilato il paese nella strada senza ritorno dell'alleanza con la Germania hitleriana. Ma in una timeline in cui Francia e Gran Bretagna hanno regalato le loro parti del corno d'Africa a Roma, mi aspetto una reazione internazionale più blanda di fronte all'occupazione di Addis Abeba (anche se, mi spiace, ma l'iprite ci sarebbe stata anche qui, se l'intento era quello di una prestigiosa vittoria fulminea contro i ras armati di artiglieria di fabbricazione tedesca). Resta inteso che la soluzione di gran lunga migliore sarebbe stata la riuscita del piano Hoare-Laval.

Parliamo ora dello scoppio della guerra: l'obiettivo primario della Marina militare Italiana sarebbe dovuto essere l'eliminazione del pericolo costituito da Malta. Ma analizziamo un momento il problema. Cosa ha impedito, nella nostra timeline di mettere a punto il piano di occupazione dell'isola? L'impreparazione? Vero, ma c'era anche una radicale sopravvalutazione (e c'è ancora in molti testi) di quanto concretamente potessero ottenere le forze armate italiane. Le forze anglo-francesi, coalizzate, erano enormemente superiori della nostra flotta. Era una pretesa assurda quella dell'offensiva (direttiva di Mussolini del 31/3/40), che gli ammiragli si rifiutarono ostinatamente di seguire, perché non avevano la minima intenzione di farsi distruggere le navi una dopo l'altra.

Anche perché, occorre ricordarlo, e gli ammiragli lo sapevano bene, a differenza degli inglesi, le navi italiane erano sostanzialmente insostituibili. I cantieri navali italiani produssero dal '38 al '43 una corazzata, tre incrociatori leggieri, 5 cacciatorpedinieri, 39 sommergibili. Negli stessi anni persero 12 incrociatori, 85 cacciatorpedinieri, 84 sommergibili.
Capite che il problema della marina italiana non sta solo o tanto nella mortificante paura di uno scontro diretto col nemico, ma soprattutto nella radicalmente diversa potenzialità dei cantieri rispetto alla Gran Bretagna. Poi possiamo parlare di eccessiva prudenza, per carità, ma è importante capire che aveva una sua profonda motivazione. Oltre al fatto che l'aeronautica si RIFIUTAVA CATEGORICAMENTE di obbedire agli ordini degli ammiragli di Marina, rivendicando un ruolo autonomo nel conflitto che però l'inferiorità tecnologica in confronto agli avversari rese utopistico. Possiamo pensare a un atteggiamento più favorevole del regime nella ricerca scientifica, snobbata (l'Italia rinunciò allo sviluppo del radar, considerandolo uno spreco di risorse, per fare un esempio).

Ah, vorrei aggiungere che all'impero coloniale italiano nel corno d'Africa NON era riservato alcun ruolo offensivo. In altre parole, era nei calcoli che dovesse essere conquistato inevitabilmente dagli inglesi. Del resto, a meno di una rapida conquista di Suez (che, ripeto, non poteva essere nelle corde delle forze armate italiane, che mancava in maniera tragicamente impietosa di forze corazzate. Pensate che in Libia si disponeva, nel giugno del 1940, dell'irrisoria inezia di 8039 automezzi, 1809 moto e, colmo dei colmi, di 339 carri leggeri L3, che rispetto ai pur lenti Matilda britannici avevano prestazioni imparagonabili), l'Etiopia e le forze lì stanziate erano completamente isolate da qualsivoglia tipo di rifornimento, nonostante l'eroica buona volontà del duca, non era l'Egitto a essere isolato o isolabile.

Ovviamente esiste anche il grave problema della insostenibile catena di comando, con l'accavallamento di comandi rivali, a sua volta accavallati con le direttive unilaterali di supermarina e superesercito, a sua volta ancora preso dall'insormontabile dilemma di assecondare Mussolini e garantirsi la scalata al potere, oppure provare a dare ordini ragionevoli, ma sgraditi, ed essere silurati.

Insomma, se vogliamo concedere al fascismo degli sfolgoranti successi, la direzione di un diverso congresso di Versailles è fuorviante. Occorre garantire al regno d'Italia una potenza bellica che, al di là della carenza d'organico indotta dell'esaurimento di uomini e mezzi nelle impegnative guerre in Etiopia e in Spagna, può essere pensabile solo trovando un punto di divergenza che garantisca allo stato italiano un ben diverso apparato industriale.

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Va segnalata anche quest'altra idea di Enrica S.:

Forse c'è un altro modo per ostacolare lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Com'è noto, Mussolini inizialmente diffidava di Hitler, e solo dopo la Guerra d'Etiopia avvenne l'avvicinamento tra i due dittatori. Ma se esso non avviene? In un attimo di preveggenza, Mussolini ha chiaro che l'espansione tedesca gli lascerebbe solo le briciole d'Europa, altro che la ricostituzione dell'Impero Romano. Il suo piano geostrategico prevedeva che l'Italia avesse la supremazia sui Balcani, sull'Ungheria e sull'Anatolia. Nella HL Benito tentò di realizzare tale piano mediante conquiste militari (Albania, Grecia) e si è visto com'è andata a finire. Tale supremazia però poteva essere ottenuta più facilmente sfruttando il timore fobico delle nazioni centroeuropee sia nei confronti dell'URSS che di una Germania ritornata grande potenza militare, ed... anticipando la nascita della CEE. Nel 1935 Mussolini dà vita a una "Comunità Economica Europea" che comprende inizialmente Italia, Austria, Ungheria, Jugoslavia ed Albania. Con il diffondersi dei regimi autoritari di stampo fascista in Europa Centrale, e davanti al progressivo riarmo tedesco, anche Cecoslovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Romania, Bulgaria, Grecia e Turchia aderiscono a questa Comunità Economica. Da notare che si tratta di paesi retti da regimi dittatoriali, escluse Cecoslovacchia e Finlandia che però temono (e con ragione) di essere tra le prime vittime di nazisti e sovietici. Inutile dire che assieme alla CEE nasce anche una CED, o Comunità Europea di Difesa, con un esercito comune il cui scopo è quello di difendersi dai nemici comuni. Francia e Regno Unito possono vedere di buon occhio questa Comunità, ma ovviamente non vi aderiranno, trattandosi di governi non autoritari. Facile perciò immaginare la nascita anche di una Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA) comprendente Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svizzera, Liechtenstein, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e Portogallo; la Spagna non aderisce né alla CEE né all'EFTA, nell'ipotesi che in essa sopravviva la Repubblica. La CEE potrebbe avere la sua sede proprio a Vienna, come sfida al nazismo. Questo blocco di nazioni (in blu nella cartina sottostante) basterà per scoraggiare Hitler dal firmare un Patto di Non Aggressione con Stalin, o anzi lo invoglierà ancor di più a spazzare via la CEE per realizzare il "Lebensraum" tedesco? Come andrà a finire?

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Le risponde Tommaso Mazzoni:

Se Hitler sottovaluta la forza militare dell'alleanza, e nel 1934 o nel 1936 scoppia la guerra, la Germania sarà sconfitta, ma a quel punto, nel 1939 potrebbe essere Stalin a tentare la sorte; In quel caso, ci sta che Francia ed Inghilterra sostengano economicamente i Fascisti. Se il Giappone viene convinto ad attaccare la Russia, possono vincere i primi...

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E MorteBianca aggiunge:

Non è escludibile che Hitler, accerchiato, farà come l'Italia da noi: si unirà da stato membro e secondario rispetto all'Italia, che avrà un ruolo ironicamente simile alla Germania oggi (!!).

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Ancora Tommaso suggerisce:

Se la Repubblica Spagnola sopravvive ed evolve in Repubblica Popolare Spagnola, dopo la sconfitta dell'URSS nel '44, la CEE deciderà di farla finita con il Comunismo, e riporterà in patria Re Alfonso, sostenendo una Guerra Civile Spagnola ritardata; la Spagna si unirebbe poi alla CEE intorno al 1949-1950.

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Lord Wilmore però obietta:

Mmm... Se la Repubblica Spagnola sopravvive, aderisce all'EFTA. Se c'è una guerra civile ritardata ed i Falangisti la vincono, aderisce alla CEE. Nel 1989 le dittature fasciste si dissolvono per auto-esaurimento, e CEE ed EFTA si fondono nell'UE (Unione Europea). Ah, dimenticavo: nella Seconda Guerra Mondiale come la avete prospettata voi, gli USA o non scendono in guerra o saranno paradossalmente alleati del Giappone, con il quale avviene la spartizione pacifica del Pacifico (scusate il gioco di parole, eheheh). In tal modo si realizzeranno sia il Międzymorze che la Sfera di Coprosperità del Pacifico.

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A questo punto interviene Alessandro Cerminara:

Non vorrei fare il bastian contrario, ma... Siete sicuri che una simile comunità duri? Ci vorrebbe un Mussolini con un'altra testa. Che avesse potuto avere una simile idea nel 1935 non è così improbabile (per quanto, doveva comunque "risolvere" una serie di tensioni con vari di quei Paesi). Ma poi? Riuscirà, per amor di CEE, a rinunciare ad una serie di sue vere e proprie ossessioni? Dall'Abissinia in giù... Perchè fu quella a fargli rompere i rapporti praticamente con tutto il mondo, buttandolo tra le braccia della Germania. E dubito che i vari paesi CEE accetterebbero di schierarsi con lui contro l'Inghilterra in quella crisi diplomatica.

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Riprende la parola Enrica S.:

Ottima obiezione. Ma anche l'Etiopia potrebbe essere convinta ad entrare nella CEE (o qualunque nome vogliamo dare all'organizzazione), accettando di fatto il protettorato italiano. È ben noto che la Guerra d'Abissinia fu una totale perdita dal punto di vista finanziario, i costi altissimi della guerra (cinque miliardi di lire di allora, credo) non furono compensati dalle scarse ricchezze del Corno d'Africa, anche se il popolo questo non lo seppe mai. Se, come dici tu, il Mussolini "con un'altra testa", che ha fondato la CEE, si fa un attimo furbo, fa quattro conti e decide che il gioco non vale la candela: l'Abissinia è meglio ridurla a protettorato, che conquistarla a prezzo di immani perdite. E così, niente abbraccio con la Germania nazista, niente Patto d'Acciaio etc. etc.

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Ora, un'altra proposta del buon MAS:

Dopo il fallito putsch di Vienna, Mussolini si allontana da Hitler (per la verità, considerava il Caporale "Boemo" un emulo di II categoria) e decide (con l'appoggio di Londra e Parigi, colti incredibilmente da un momento di chiaroveggenza) di favorire il ritorno degli Asburgo a Vienna e Budapest; il maggior oppositore si palesa in Benes che dichiara: "Meglio Hitler a Vienna che un Asburgo!"

Mussolini durante un incontro con gli ambasciatori di Francia, Regno Unito, Austria e Ungheria, palesa il suo pensiero a fine agosto '34: l'Italia rinuncia alle sue mire verso i balcani e l'area danubiana ma non può permettersi di vedere l'area cadere nelle mani dei tedeschi o, spezzettata sotto il dominio francese; deve quindi sorgere una potenza regionale, non abbastanza forte da sopraffare i paesi vicini ma sufficientemente potente da resistere alla penetrazione economico-politica della Germania, ergo l'Impero Austroungarico va ricostituito, sotto forma federale e dovrà essere amico dell'Italia e di Francia e Regno Unito.

L'ideale, prosegue Mussolini, sarà di attrarre anche la Cecoslovacchia in questa federazione, per sottrarla ad un futuro attacco tedesco (e all'alleanza con la Francia); l'Italia in cambio (garantendo il nuovo stato con Francia e RU) chiede mano libera in Etiopia ed il riconoscimento della preminenza degli interessi italiani in Albania.

Dopo lunghi tentennamenti, malgrado le proteste di Praga (e più leggere di Bucarest e Belgrado), gli anglo-francesi acconsentono e il 4 novembre 1934, Otto d'Asburgo è proclamato Re d'Ungheria, Schuschnigg lo stesso giorno indice un referendum in Austria che si svolge a fine novembre e vede il successo clamoroso della monarchia, il 14/12 a Vienna Otto viene incoronato Imperatore d'Austria.

Le proteste ceche e tedesche non impediscono al nuovo stato di progredire e di vedere affermata una moderata democrazia; l'Italia è il primo partner commerciale e i rapporti tra Francia, RU e Italia si rinsaldano; nell'ottobre del 1935 dopo una pesante disputa diplomatica con forti tensioni alle frontiere, RU e Francia costringono Addis Abeba a riconoscere un larvato protettorato italiano.

Hitler vedendo la strada sbarrata a sud anticipa i tempi nella contesa dei Sudeti (profittando del raffreddamento dei rapporti tra Praga e Parigi) e la crisi ha inizio nel '36; nel marzo la militarizzazione della Renania ha comunque successo, per le paure dei generali francesi, malgrado Mussolini si sia dichiarato disposto a supportare la Francia con tutti i mezzi a disposizione e la Federazione Danubiana (così si chiama il nuovo stato asburgico) avesse promesso il permesso di passaggio alle truppe dell'Intesa (così si chiama la non dichiarata alleanza tra RU, Francia e Italia).

Nel luglio del '36 scoppia la guerra civile spagnola, Mussolini non appoggia i rivoltosi (Hitler sì, ma con poca roba, soprattutto aerei) e l'Intesa avvia una forza di interposizione (Mussolini ottiene la promessa che a Madrid verrà creato un governo moderato e al più presto si farà un referendum istituzionale); mentre l'Intesa è impegnata militarmente e politicamente in Iberia, Hitler alza i toni contro i Cechi: a fine settembre Benes si dimette e viene sostituito da Masaryk che con un colpo a sorpresa invita Otto ad assumere il trono di Venceslao e propone una costituzione federale a quattro (Cechia, Slovacchia, Rutenia e Cechia austriaca, meglio conosciuta come Sudetenland).

Il 1 ottobre, Hitler ordina l'attacco alla Cecoslovacchia (che ancora formalmente non ha aderito alla Fed. Danubiana, dato che il referendum dovrebbe tenersi il 12/10/36.

La mattina del 3/10 Italia, RU, Francia e Federazione Danubiana presentano congiuntamente un ultimatum alla Germania, con scadenza alle 17.00 del giorno stesso; la risposta di Hitler è sprezzante e la guerra ha inizio.

Sarà di brevissima durata: la notte stessa, un Putsch ordito dalle Forze Armate tedesche porta all'uccisione di Hitler e all'arresto di tutti i suoi principali collaboratori; alle prime luci dell'alba il nuovo governo militare tedesco chiede all'Intesa di non iniziare i combattimenti e alla Cecoslovacchia propone il cessate il fuoco, assicurando entro 72 ore di completare il rientro delle forze tedesche nei confini del Reich.

Mentre in Germania si susseguono gli arresti dei Nazisti i governi dell'Intesa decidono di accettare la proposta tedesca; la Germania pagherà per i danni arrecati alla Cecoslovacchia ma riotterrà il Togo (compresa la parte assegnata al RU) come prova di buona volontà da parte dell'Intesa (che in colloqui riservati dichiara che appoggerà richieste ragionevoli da parte tedesca su Danzica e Memel, in cambio dell'entrata della Germania nell'Intesa stessa).

Nei primi giorni del '37 RU, Francia, Italia, Federazione Danubiana, Germania, Spagna e Albania danno vita alla Comunità Europea e al Consiglio di Difesa Europeo (in funzione antisovietica, ma anche per contrastare USA e Giappone); Mussolini, negli stessi giorni da il via ad una serie di limitate riforme per il ritorno (guidato) ad un regime semi-democratico.

Dopo varie vicende, che non sto a raccontarvi, morirà d'infarto sul finire dell'aprile del '45 durante una breve vacanza sul lago di Como, alla guida di un aereo dove viaggiava la sua amante Claretta Petacci che morirà nell'incidente.

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Questa è la risposta di Never75:

Davvero una bella ucronia, MAS! Un'unica cosa: non sono tanto ottimista sul putsch anti-hitleriano e sul riavvio della democrazia con Mussolini vivente. Mi immagino piuttosto una situazione di isolamento alla Franco. In più dovremo vedercela coi nazionalismi in Africa, tra Gheddafi e Hailè Selassiè...

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L'interessato risponde:

Anche senza putsch, l'esercito tedesco dell'ottobre '36 era ben misera cosa, rispetto a quello del settembre '39, probabilmente avrebbe avuto seri problemi a far fuori i cecoslovacchi (nel '38 non è certo sicuro che li avrebbe fatti a fette come fece l'anno dopo coi polacchi); se ci metti Regno Unito, Francia, Italia e Austria-Ungheria, (impreparati finche vuoi, ma pur sempre in grado di mettere in campo, in un mese, un esercito reale di oltre 8.000.000 di uomini contro i 1.000.000 tedeschi) le avrebbe prese di santa ragione (ricordiamo che la coscrizione obbligatoria era stata decretata in Germania il 16/03/36, cioè 7 mesi prima; il Fronte di Stresa, senza avventure italiane in Africa Orientale e in Spagna, avrebbe retto e non ci sarebbe stato alcun accordo navale tra III Reich e Regno Unito, e in ogni caso nessuna grande nave tedesca era in linea, dato che solo le 3 "Deutschland" erano in linea).

Ergo, se i generali pensarono seriamente di far fuori Hitler nell'autunno del '38 se avesse realmente attaccato la Cecoslovacchia (contro solo Regno Unito e Francia e con Italia, Polonia e Ungheria, quanto meno ben disposte nei confronti della Germania), figuriamoci cosa avrebbero combinato nel '36 contro mezzo mondo e senza accordi con l'URSS.

Comunque anche in caso di guerra reale, nel '36 la Germania avrebbe perso alla grande (probabilmente anche Polonia, Spagna ed altri ancora, si sarebbero schierati contro il III Reich).

Sull'altro punto, non credo che Mussolini si sarebbe isolato alla "Franco"; uscito vincitore della II Guerra Mondiale (indolore o meno), ottenuto il protettorato sull'Etiopia, avrebbe fagocitato l'Albania (magari con un altro protettorato) e si sarebbe fatto palladino della Cina contro il Giappone (fino al '37, fummo i maggiori fornitori di aiuti militari ai cinesi) e avrebbe spinto per una maggiore penetrazione nei Balcani.

Senza essere spalleggiato da Hitler (che nella nostra Timeline era la maggior preoccupazione di Francia e Regno Unito), non si sarebbe imbarcato in imprese folli col rischio di trovarsi da solo contro queste potenze: visto l'incredibile consenso di cui avrebbe goduto, probabilmente avrebbe sciolto il problema della diarchia, proclamando la repubblica divenendone il capo a vita e in senilità (negli anni immediatamente precedenti alla sua morte, quando il suo aereo si schiantò contro il cancello di Villa Belmonte) dopo aver rotto con monarchici e liberal-conservatori, avrebbe fatto delle aperture "a sinistra".

La lotta di successione avrebbe visto quattro uomini in lizza: Ciano, conservatore e favorevole ad un ritorno della monarchia; Bottai, più socialisteggiante (corporativismo) e più freddo nei confronti della monarchia; Balbo, sincero amico di Umberto di Savoia e personalità effervescente; Grandi, monarchico e liberaleggiante.

Umberto II, reintegrato e spinto da Maria José, alla fine avrebbe ottenuto dal nuovo Duce un lento ritorno alla democrazia liberale (alla spagnola, senza contraccolpi e con un forte culto della personalità per la Buon'anima, il Cavalier Benito Mussolini).

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Lord Wilmore aggiunge:

In Italia c'è una leggenda, che cerca di contrapporre un Balbo "intelligente e generoso" a un Mussolini "stupido e malvagio". Ma Balbo era un fascista della prima ora e ordinò l'assassinio di Don Minzoni perchè antifascista. Io non credo che, anche se fosse sopravvissuto, avrebbe potuto farcela in Africa.

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Federico Sangalli allora commenta:

Balbo era più intelligente di Mussolini non perché sapesse come vincere la guerra ma perché sapeva di non poterla vincere. Durante le sue trasvolate aveva visto com'erano le città e le industrie statunitensi e anglo-francesi e aveva fatto l'impietoso confronto con le infrastrutture civili e militari italiane. In questo il famoso aviatore è notorio pluriomicida bastonatore si inseriva nella tradizione diplomatica italiana che ha sempre teso a mantenere relazioni amichevoli con la Potenza Navalista di turno, prima la Gran Bretagna e poi gli Stati Uniti.

L'Egitto era uno dei luoghi più strategici del Mondo, gli inglesi non l'avrebbero mai lasciato scoperto e infatti non lo lasciarono: le forze britanniche erano qualitativamente e organizzativamente di molto superiori alle forze italiane e lo dimostrarono in più occasioni. Al contrario le forze italiane, superiori in numero, non avevano neanche il carburante per avanzare. Dopo la dichiarazione di guerra il 10 giugno 1940 gli inglesi attesero la supposta offensiva italiana in posizione difensiva, immaginando che uno stato che entra in guerra così opportunisticamente avesse preparato un'offensiva a sorpresa. Sennonché i problemi organizzativi e le carenze di mezzi prevenirono ogni azione offensiva fino ad agosto, quando Graziani dovette ordinare l'offensiva su perentorio ordine di Mussolini che pretendeva una vittoria italiana nelle settimane della supposta invasione tedesca dell'Inghilterra (che ovviamente non si svolse, ma i nazisti ci hanno sempre trattato come pezze al didietro e non si sono mai degnati di coordinarsi con noi "alleati minori"). Le avanguardie italiane arrivarono a Sidi El-Barrani, circa 95 km oltre la frontiera libica, prima di fermarsi per aver esaurito il carburante: nonostante gli italiani avessero 4 divisioni e trecento aerei contro una brigata e duecento aerei da parte inglese, i britannici accusarono appena quaranta perdite mentre il Regio Esercito perse tre volte tanto più quattrocento feriti, il tutto in schermaglie secondarie. Dopo di che le truppe italiane rimasero inchiodate sulle loro posizioni per più di tre mesi, con i militari che notavano come la posizione fosse intenibile ed esposta e Mussolini che rifiutava di ritirarsi.

Quando la minaccia tedesca sulla madrepatria si esaurì e Churchill diede il via libera all'Operazione Compass in dicembre si vide l'impietoso confronto che Balbo aveva intuito: gli inglesi schierano 36.000 uomini, 275 carri armati, centoventi cannoni e centoquaranta aerei in quello che doveva essere un contrattacco di soli cinque giorni volto a respingere le avanguardie italiane oltre il confine libico. Né si poteva pensare diversamente visto che il Regio Esercito schierava davanti a loro 150.000 uomini (un rapporto di quasi 5 a 1), 600 blindati (2 a 1), 1600 cannoni (quasi 14 a 1) e trecentotrenta aerei. Finì che non solo fummo respinti ma perdemmo anche l'intera Cirenaica e l'intera Decima Armata venne polverizzata: su 150.000 soldati appena un migliaio non vennero uccisi, feriti o catturati. Analogamente persi furono due terzi dei blindati, metà dei cannoni e tutti gli aerei, più altri duecentosessanta veicoli della Regia Aeronautica inviati come rinforzo.

Balbo avrebbe potuto anche essere più valoroso ma senza i mezzi sarebbe finita, visto che vogliamo fare le citazioni, come recita l'iscrizione del sacrario italiano ad El Alamein: "Mancò la Fortuna, non il Valore". Cioè, appunto, un sacco di casse da morto piene di italiani, e a quel punto Mussolini avrebbe potuto anche fare fuori Balbo accusandolo di incompetenza. Chissà, magari oggi certi paranoici sosterebbero una "teoria del tradimento" in cui Mussolini ha perso la guerra apposta solo per regolare i conti con Balbo...

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Nuova proposta di Enrica S.:

La sera del 27 marzo 2015 ho seguito su Raitre "D-Day", un interessantissimo documentario storico condotto da Tommaso Cerno, giovane direttore del "Messaggero Veneto" e firma dell'"Espresso". Il documentario riguardava gli ultimi giorni di Hitler e Mussolini. La cosa stupefacente sta nel fatto che, a fine puntata, hanno realizzato una vera e propria "ucronia", immaginando che Hitler e Mussolini vincano la guerra, dominino l'Europa e si alleino con gli USA del Presidente Charles Lindbergh (che alle elezioni presidenziali ha sconfitto l'attore Ronald Reagan), con unico stato democratico rimasto il Canada dove è fuggito il governo britannico con la famiglia reale. I partigiani fanno saltare per aria la grande antenna televisiva dell'Eur con cui Mussolini invia i suoi discorsi in ogni casa, e Hitler muore nell'improvvisa esplosione dell'"Hindenburg" durante una visita di Stato negli Stati Uniti di Lindbergh e del Ku Klux Klan. Il filmato ucronico si chiudeva con le parole: "Ma è stato davvero solo un incidente? E a bordo dell'"Hindenburg" c'era davvero Hitler o un suo sosia? Una cosa è certa: da allora, il Führer nessuno lo ha mai più visto".

Davvero geniale. Questo però mi ha fatto venire in mente un'altra ucronia, che non prevede la sopravvivenza hitleriana alla Seconda Guerra Mondiale. Dal Cinegiornale del 6 marzo 1937: « Oggi, alle ore 19.25, la nave volante "Hindenburg" con a bordo il Reichskanzler Adolf Hitler e il ministro della propaganda del III Reich Joseph Göbbels, in visita di stato negli Stati Uniti d'America per firmare importanti accordi commerciali in funzione antisovietica, ha improvvisamente preso fuoco mentre cercava di attraccare al pilone di ormeggio della Stazione Aeronavale di Lakehurst, nel New Jersey. Tutti i 97 uomini a bordo, più un membro dell'equipaggio a terra, sono morti. Ottanta milioni di tedeschi hano assistito sgomenti alla fine del loro Führer. Quali scenari si aprono ora per la superpotenza tedesca? »

A voi la risposta.

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Pure Enrico ha avuto un'altra idea:

La Cecoslovacchia no!

Dopo aver pensato alle ucronie per eliminare il nazismo prima che facesse troppi danni, la mente mi è andata all'ultima parte di quelle ucronie, quando affermo che nel 1938 Hitler si sentiva talmente forte da potersi permettere di sfidare gli altri paesi europei durante la crisi dei Sudeti. Ed ecco la mia nuova idea.

Il POD è che le cancellerie di Francia, Regno Unito e Unione Sovietica dicano a Hitler, senza mezzi termini: "Ora basta! L'Austria è stata una cosa ignobile ma è passata, ora, però, basta!"

Non è importante che ci sia determinazione da parte del governo di Praga nel voler mantenere la propria indipendenza (abbiamo visto come sono stati tenuti in considerazione a Monaco), piuttosto è la volontà delle altre nazioni a non voler acconsentire ad ulteriori ampliamenti della sovranità tedesca, che modifica la storia reale. Hitler non ci sta, e attacca la Cecoslovacchia. Il piano in questione, il Fall Grün, prevedeva la data dell'attacco il 28 settembre 1938, dal quel momento s'inizia a fare sul serio in Europa.

Probabile corrispondenza con il processo cronologico dell'estate successiva? Diciamo che il 29 settembre c'è l'ultimatum franco-britannico, e il 30 le dichiarazioni di guerra al Reich. Cosa fa Mosca? In teoria, dovrebbe entrare in guerra, ma non ha confini diretti con la Germania.

E poi abbiamo il resto dei paesi europei, in primis coloro che approfittarono dello smembramento della Cecoslovacchia, cioè a dire Ungheria e Polonia, e quest'ultima confina con direttamente con l'URSS.

Se la Polonia interviene a favore della Germania (possibilità molto remota) l'URSS l'attacca da Ucraina e Bielorussia; se si schiera con gli "Alleati", bisogna vedere se Varsavia è d'accordo a far transitare i reparti dell'Armata Rossa per combattere la Germania. In aggiunta, ricordiamo la nostra posizione: non c'è il Patto d'Acciaio, ma non possiamo definirci più tanto amici di Parigi e Londra. D'altra parte, non lo siamo ancora di Berlino, e il nostro problema immediato è la partecipazione alla guerra civile in Spagna (dove siamo teoricamente avversari di Francia, Regno Unito ma, soprattutto, dell'URSS). Non dimentichiamoci anche l'impegno dovuto alla "pacificazione" del nostro neonato impero. Certo, una volta che Mussolini non può fare più da propositivo paciere, quale atteggiamento mantiene? Non belligeranza? Scende a fianco di Hitler? Oppure pensa che all'Italia convenga eliminare questa "copiatura" del nazismo? Se le cose vanno come nel secondo conflitto, Italia, Polonia, Ungheria, e URSS restano a guardare. La Cecoslovacchia dispone di forze armate robuste, e di un sistema di fortificazioni, proprio nei Sudeti, molto efficace, nonostante ciò, quanto avrebbero potuto resistere? Ammettendo che prima di Natale i Tedeschi sono a Praga, si volgeranno ad occidente o s'impegneranno in Polonia? Io direi la prima, per il momento, anche se non possiamo escludere un accordo con Mosca per la spartizione di quella nazione anche a conflitto già scoppiato. Se l'inverno del 1939 si presenta mite (bisognerebbe trovare notizie al riguardo), il piano Sichelschnitt (o Fall Gelb) potrebbe venire attuato prima, e i risultati credo sarebbero molto simili. Nella primavera del 1939, il panorama europeo troverebbe la Germania che regna sovrana su tutta la Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Belgio e metà della Francia, a questo punto potrebbe dedicarsi alla Polonia (vedi accordo con Mosca di cui sopra), anche se i Britannici la distrarrebbero al Nord, pressando sulla Norvegia con i campi minati, ma giungendo pure ad invaderla, se necessario.

Ricordo, inoltre, il contesto industriale dei paesi in gioco: la Germania, nel settembre 1938 è, senza dubbio, sull'onda del potenziamento, ma la Gran Bretagna? Credo che il riarmo del Regno Unito sia appena iniziato o inizierà dopo il marzo del 1939. Naturalmente ringrazio Never75 e MAS per i costruttivi interventi e le interessanti notizie in relazione alle ucronie che ho pensato.

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Gli risponde Dario Carcano:

Se la Cecoslovacchia nel 1938 avesse rifiutato l'accordo di Monaco, questo avrebbe costretto la Germania a far partire Fall Grün, ossia l'invasione militare della Cecoslovacchia.

E non è così scontato che sarebbe stata coronata da successo, almeno nell'immediato: il confine tedesco-cecoslovacco passa attraverso i monti Sudeti e i monti Metalliferi, ossia il terreno peggiore per una blitzkrieg basata sui carri armati; inoltre, il confine era stato pesantemente fortificato, perciò era concreto il rischio che, almeno nei primi giorni della guerra, l'offensiva tedesca potesse impantanarsi a pochi chilometri dal confine, trasformando la guerra in un conflitto di posizione.
Sicuramente i nazisti avrebbero usato ogni carta a loro disposizione per spezzare la resistenza cecoslovacca, compresi bombardamenti a tappeto e stragi di civili, ma penso che la Cecoslovacchia fosse nella posizione per poter resistere almeno sei mesi prima di capitolare.

Anche perché una delle armi con cui i nazisti puntavano ad un rapido ingresso in Cecoslovacchia, ossia le azioni di gruppo paramilitari di sudeti tedeschi come i Sudetendeutsches Freikorps, già in HL era stata quasi neutralizzata; se le prime azioni di questi gruppi nel settembre del 1938 avevano avuto un certo successo, la mobilitazione generale proclamata dal governo il 23 settembre e l'invio dell'esercito contro di loro, bastò a riportare l'ordine e rimuovere il pericolo che una quinta colonna di Sudeti tedeschi aprisse le porte ai nazisti.

Concretamente cosa cambierebbe rispetto all'HL? Innanzitutto, la guerra lascerebbe una Cecoslovacchia distrutta sia nelle infrastrutture, quanto nelle industrie e nelle città. I tedeschi non potranno in alcun modo usare la Cecoslovacchia e le sue industrie per il proprio sforzo bellico.

In secondo luogo, in HL la Germania nei primi anni della guerra poté usare nel proprio esercito grossi quantitativi di armamenti cecoslovacchi, come per esempio i carri armati LT vz. 35 e LT vz. 38. In uno scenario in cui i tedeschi si devono prendere la Cecoslovacchia con la forza, ciò non sarebbe ovviamente possibile; anzi, i tedeschi dovrebbero impiegare risorse preziose per prendersi la Cecoslovacchia, in primis il carburante per aerei e carri armati, che i tedeschi non potevano né produrre né importare.

Poi ci sono da analizzare le conseguenze politiche e diplomatiche: come ne escono i governi di Francia, Italia e soprattutto Gran Bretagna, se la Cecoslovacchia rifiuta la 'mediazione' che hanno proposto a Monaco? Penso che la fazione pro-appeasement ne uscirà fortemente screditata, e quindi sia in Francia che negli UK potremmo vedere un cambio di governo che porti al governo politici più ostili alla Germania di Hitler.

Magari le potenze occidentali non rifiutano le offerte di Stalin di un'alleanza anti-tedesca, e quindi niente patto Molotov-Ribbentropp e niente non-belligeranza tra Germania nazista e URSS.

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Non può mancare il parere in merito di Federico Sangalli:

Se la Cecoslovacchia avesse rifiutato sarebbe stata invasa e distrutta. I nazisti furono molto chiari su questo punto nei loro colloqui con i leader cecoslovacchi: quando Hitler convocò il Presidente cecoslovacco Emil Hácha per informarlo a sorpresa dell'invasione in corso all'anziano statista venne un infarto quando Göring iniziò a descrivergli come avrebbe distrutto Praga dal cielo se non avesse ordinato seduta stante alle forze armate cecoslovacche di non opporre resistenza.
Allo stesso tempo gli inglesi e i francesi precisarono che non avrebbero fornito alcuna assistenza ai cechi in tale frangente: dal loro punto di vista l'accordo di Monaco era un compromesso accettabile e il rifiuto di Praga avrebbe significato essere abbandonati al proprio destino come "coloro che non vogliono fare qualche sacrificio per la pace in Europa". Ungheria e Polonia sostennero le posizioni di Hitler a Monaco nella malcelata speranza di rosicchiare qualche briciola anche loro, come poi avvenne, quindi praga può scordarsi anche solo la solidarietà a parole delle nazioni limitrofe. Solo l'URSS probabilmente avrebbe offerto qualche forma di supporto ma non sarebbe entrata in guerra da sola contro il Reich.

Sommando a ciò il fatto che i nazionalisti slovacchi sarebbero insorti per sostenere i nazisti probabilmente la Cecoslovacchia sarebbe stata rasa al suolo nel giro di pochi mesi: i Sudeti, la Boemia e la Moravia sarebbero state annesse direttamente al Reich mentre la Slovacchia sarebbe divenuta uno stato fantoccio.
Ovviamente possiamo immaginare una resistenza accanita delle truppe cecoslovacche e poi una resistenza sotto forma di guerriglia ma il controllo del territorio, almeno sul breve-medio periodo, sarebbe andato ai tedeschi.

Rimango molto scettico sulla possibilità che un'invasione violenta della Cecoslovacchia potesse spingere Italia e URSS a fare squadra con Gran Bretagna e Francia. A Monaco era molto chiaro a tutti che l'entrata dei tedeschi nel paese avrebbe potuto trasformarsi in una guerra violenta ma Mussolini sostenne comunque Hitler. Nel 1938 Roma non aveva ancora firmato il Patto d'Acciaio ma era già in rotta con le potenze di Stresa dai tempi della Guerra d'Etiopia. Pochi mesi dopo Monaco Chamberlain avrebbe visitato l'Italia nella speranza di recuperare Mussolini ma era evidente come ormai il Duce fosse su un altro binario e chiedesse concessioni che né Londra né Parigi erano disposte a avvallare: nello stesso periodo Francia e Italia si trovarono sull'orlo di una crisi diplomatica dopo una provocazione di Mussolini che invitò l'ambasciatore francese alla Camera solo per fargli trovare lì una "spontanea" manifestazione anti-francese di deputati invasati che gridavano di voler annettere Tunisi, Nizza, la Corsica e la Savoia. Proprio durante la visita del premier britannico Mussolini riferì al Gran Consiglio che Chamberlain voleva un intesa con l'Italia ma che non era disposto a tradire la Francia per questo né a pagare di tasca sua. Insomma, anche se una forte componente anti-tedesca (Balbo, Ciano, il Re, buona parte degli ufficiali delle forze armate) rimaneva all'interno dell'establishment italiano, Mussolini deteneva ancora i pieni poteri e non era dell'idea di piantare in asso Berlino.

Quanto a Mosca l'abbandono occidentale della Cecoslovacchia a Monaco spinse Stalin e Molotov a cercare un'intesa con Hitler così da lasciarlo libero di avventarsi proprio contro quelle potenze occidentali il cui atteggiamento accondiscendente ai negoziati bavaresi aveva suggestionato il paranoico Stalin e in generale i sospettosi sovietici circa la possibilità di un pericoloso allineamento tra potenze fasciste e capitaliste in funzione anti-comunista. Se Londra e Parigi avessero abbandonato Praga nonostante la disperata lotta di quest'ultima questo sospetto sarebbe stato alimentato ulteriormente e avrebbe ugualmente spinto nella direzione del Patto Ribbentrop-Molotov.

Non vedo inoltre uno scenario dove Hitler possa essere eliminato prima. Per cosa poi, per aver aggredito e distrutto alle fondamenta la Cecoslovacchia? La Wehrmacht gli avrebbe fatto un monumento! Per aver condotto il paese in uno stillicidio di uomini e di mezzi a causa della guerriglia cecoslovacca? Ma in HL la Germania conobbe uno stillicidio simile moltiplicato per tutti i paesi che invase e in più sotto la spada di Damocle di aver dichiarato guerra a tre superpotenze contemporaneamente e nessun generale si fece avanti per rovesciare il Fuhrer. Inoltre uno o due anni non sono abbastanza perché i guerriglieri facciano sentire il loro peso e incrinino la volontà di combattere tedesca, dunque non mi aspetto davvero grandi insubordinazioni da parte dei militari, almeno in questa fase.

É comunque probabile che nel 1939 non scoppi alcuna guerra: dopo il considerevole sforzo di un'invasione della Cecoslovacchia la Wehrmacht avrebbe bisogno di riorganizzarsi e apprendere le lezioni dedotte dalla prima sperimentazione sul campo della Blitzkrieg. Intanto sarebbe anche necessario ricostruire un minimo la Boemia, in particolare le industrie Skoda perchè servano la macchina bellica nazista. Il 1939 potrebbe quindi essere un anno di pausa, dedicato alla diplomazia (alias negoziazione del Patto d'Acciaio e del Patto Ribbentrop-Molotov) e al propaganda per presentarsi come una nazione innocente, che ha dovuto scatenare la guerra solo per il testardo rifiuto dei cecoslovacchi di giungere a un compromesso ragionevole, per calmare le voci ansiose che si levano da Londra e da Parigi. Allo stesso tempo, poiché l'occupazione sovietica dei Paesi Baltici e l'aggressione alla Finlandia furono motivati da considerazioni strategiche già delineate nel PRM ma innescate dall'invasione tedesca della Polonia, anche sul fronte orientale tutto dovrebbe rimanere calmo. Idem per l'invasione italiana dell'Albania.

Nel 1940 Hitler si rimangerà le promesse fatte nel 1937 e nel 1938 e avanza rivendicazioni su Danzica e su parte della Polonia. Varsavia in HL rifiutò tali pretese ancora prima di ricevere assicurazioni di sostegno da parte di Inghilterra e Francia, che francamente non si aspettavano dopo l'esempio di Monaco, quindi mi aspetto che rigettino le mire naziste allo stesso modo. La Gran Bretagna si troverà, come si suol dire, tra l'incudine e il martello perchè probabilmente sarà in piena campagna elettorale per le elezioni del 1940 (in HL rinviate causa guerra): Chamberlain dovrà difendere la sua politica di appeasement ma anche spiegare che ormai non crede più alle scuse di Hitler, promettere di aiutare la Polonia ma allo stesso tempo negare di aver intenzione di trascinare Londra in un conflitto. Di base la sua linea politica potrebbe essere che se i polacchi saranno più ragionevoli dei cechi forse la pace sarà ancora possibile ma non è un buon momento per un Primo Ministro che in ogni caso ormai avrà perso la faccia. Forse potrebbe anche ritirarsi e lasciare la palla ad Halifax visto che nel 1940 Chamberlain sapeva già di essere malato di cancro. All'opposto dopo anni di oscillazioni i laburisti si erano da tempo compattati dietro Clement Attlee nell'attaccare l'appeasement e nel proporre la strategia del "fronte popolare" sia come metodo politico sia come linea di politica estera mirante a costituire un'alleanza di partiti e nazioni intenzionate a opporsi a Hitler. Il Labour vince così le elezioni in primavera e Attlee convince i francesi a garantire l'indipendenza polacca dalle mire tedesche. I nazisti ovviamente pensano di poter agire impunemente e così lanciano comunque la loro invasione nell'agosto del 1940, facendo scoppiare la Seconda Guerra Mondiale.

Un'altra conseguenza è che se la WWII non esplode prima della seconda metà del 1940 probabilmente Roosevelt non correrà per un terzo mandato, avendo già deciso di ritirarsi e di lasciare il posto al suo successore designato, il Segretario di Stato Cordell Hull, che probabilmente vincerà le elezioni. Il 1942 vedrà comunque l'ingresso in guerra di Stati Uniti e Unione Sovietica dopo le note aggressioni ai loro danni da parte delle potenze dell'Asse ma inevitabilmente Hull condurrà il conflitto diversamente da FDR: per esempio, potrebbe preferire o non avere l'autorevolezza per imporsi sui militari, con la conseguenza di rinviare sicuramente e forse ridimensionare e annullare l'Operazione Torch, che Marshall e i capi dell'esercito ritenevano non fattibile sul breve periodo. La guerra finirebbe ugualmente nel 1945, dopo l'uso di armi atomiche contro la Germania e un golpe di palazzo interno stile Operazione Valchiria per eliminare le SS dall'equazione. In questo scenario però Stalin avrebbe appena liberato il proprio territorio nazionale e parte della Polonia, quindi non potrebbe avanzare pretese credibili sull'Europa centro-orientale anche se le relazioni con gli Alleati dipenderanno anche da chi avrà all'altro capo del telefono. In Gran Bretagna Attlee potrebbe vincere un secondo mandato nelle prime elezioni post-belliche mentre negli USA è probabile che Hull declini un secondo mandato per ragioni di salute. Visto che in HL Roosevelt istituì un potente precedente nel 1940 quando optò per scegliere personalmente il suo vicepresidente in questo scenario la sua scelta di indicare un successore preferito più o meno esplicitamente nella figura del suo segretario di stato potrebbe creare una tradizione in cui il Presidente uscente esercita una certa influenza nella selezione del proprio successore, specie se diverso dal proprio vicepresidente. L'ex ambasciatore William Christian Bullitt era uno stretto alleato e amico di Hull e me lo vedo nominato facilmente al dipartimento di stato e successivamente indicato come nuovo presidente, specie se nel '40 non venisse selezionato un vicepresidente decente. Sfortunatamente dopo la guerra Bullitt divenne un acceso anti-comunista, tanto da proporre di invadere la Cina comunista e di bombardare l'Unione Sovietica quindi forse il dopoguerra non sarà poi così pacifico...

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feder tuttavia obietta:

Io non sono molto d'accordo, sai? All'epoca della conferenza di Monaco, l'esercito tedesco era in piena espansione, dal momento che solo tre anni prima (1935) Hitler aveva reintrodotto la coscrizione obbligatoria, addestrando circa 300 mila uomini (il triplo della dimensione massima dell'esercito prevista da Versailles) ogni anno. Ciò significa che la Wermacht disponeva in quell'anno ufficialmente di 36 divisioni, per la stragrande maggioranza reclute freschissime e senza esperienza del campo di battaglia. Di contro, l'esercito cecoslovacco era in piena funzione da almeno un ventennio, contando su una dimensione di 33 divisioni, quindi la differenza numerica è risibile. Per presidiare e difendere un confine in larga parte non solo protetto da quella formidabile barriera naturale che sono i Sudeti, ma anche strenuamente fortificato, l'esercito cecoslovacco era più che sufficiente.

Alcune considerazioni militari sparse: le forze armate tedesche erano ferme da un ventennio, mentre quelle cecoslovacche avevano nella propria storia recente una serie di schermaglie con i Paesi confinanti (perlopiù Polonia e Ungheria) che avevano dato modo alla dottrina militare di sviluppare una originalissima concezione della guerra difensiva fatta di resistenza ad oltranza e piccoli attacchi in quelle zone dove era possibile concentrare la maggior parte del proprio dispositivo militare (vedasi l'operazione condotta in Zaolzie che condusse alla cattura pulita della regione). I cecoslovacchi montavano armi automatiche, caso unico in Europa, che Hitler, da buon vecchio soldato di trincea, si riforniva di fornire ai soldati tedeschi perché temeva che questi avrebbero fatto spreco di munizioni.

Vero è che la Luftwaffe era superiore al corrispettivo aereo cecoslovacco, ma non sarebbe stato negli interessi di Hitler radere il suolo il Paese che aveva intenzione di sfruttare, tanto più che l'efficacia dei bombardamenti sarebbe stata ridotta presso le regioni montane al confine. Che Bewegungskrieg avrebbero potuto attuare le forze armate tedesche quando la copertura aerea era insufficiente a proiettarne in avanti le punte di lancio? Punte di lancio corazzate che, comunque, in quel momento erano perlopiù assenti. Si pensi che i piani del generale Beck di costruire più di 30 divisioni corazzate non saranno raggiunti fino alla capitolazione della Francia, due anni dopo, quando i tedeschi si appropriarono del bottino di guerra delle forze armate francesi, tanto che all'invasione dell'URSS Stalin (!) tacciò questi ultimi di collaborazionismo.

Sulla situazione interna tedesca, il controllo del partito nazista era ferreo sulla popolazione ma viscido nella presa sull'aristocrazia prussiana. Molti generali della vecchia guardia (come il già citato Beck) mal tolleravano l'arroganza di Hitler, che consideravano, in merito al loro militariamo, niente più che un caporaletto boemo, indegno di ordinare le forze armate tedesche. Non so se lo sai, ma nel corso della sua vita Hitler fu oggetto di almeno una quarantina di attentati, prima e durante la guerra. Quello a cui facevo riferimento fu ordito dal generale Oster, e doveva concretizzarsi il 28 settembre 1938 con la collaborazione di molti altri alti papaveri.

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Anche Alessio Mammarella dice la sua in merito:

Provo a dire la mia: i tedeschi riescono dopo grandi sforzi a conquistare Praga, ma la resistenza della ceca mette in luce debolezza delle forze armate tedesche. Questo da una parte scoraggia Mussolini dall'avvicinarsi troppo a Hitler (niente Patto d'Acciaio, probabilmente) ma al tempo stesso "rassicura" britannici e francesi, che sottovalutano il pericolo nazista. Il raffreddamento dei rapporti con Mussolini porta Hitler a seguire una nuova via: assoggettare la Polonia politicamente invece che affrontarla militarmente. Germania, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania formano all'inizio degli anni '40 una nuova alleanza di nazioni estremiste e anti-sovietiche. Gran Bretagna e Francia non contrastano la formazione di tale alleanza che appare palesemente orientata in funzione anti-URSS. Il conflitto con l'URSS potrebbe scoppiare per i paesi baltici, oggetto delle mire sia di Hitler (farli entrare nell'alleanza anti-sovietica) sia di Stalin.

La II Guerra Mondiale potrebbe essere, almeno per la prima parte, una guerra combattuta solo in Europa orientale tra tedeschi e alleati contro i sovietici. Potrebbe poi esserci una seconda fase in cui la fazione vincitrice affronterà le potenze occidentali coalizzate (con l'Italia probabilmente allineata a Francia e Gran Bretagna e con intervento eventuale degli Stati Uniti).

Potremmo pensare magari che l'Asse riuscirebbe a sconfiggere l'Unione Sovietica (senza alcun aiuto da parte occidentale e con il Giappone contro) in un primo momento; poi nella seconda fase del conflitto, quando Hitler combatterebbe in occidente contro UK, Francia e Italia, nei territori ex sovietici la resistenza sarebbe appoggiata dai paesi democratici, e sostenuta magari da qualche generale sovietico rifugiatosi da qualche parte in Asia (Iran? Afghanistan? Turchestan?) insomma un De Gaulle sovietico. Se il Giappone non attaccasse a Pearl Harbor, gli Stati Uniti potrebbero essere neutrali, ma la resistenza sovietica e la diversa posizione dell'Italia (ostile a Hitler e probabilmente messa molto meglio militarmente, visto che sarebbe entrata in guerra molto dopo) potrebbero rendere l'esito del conflitto affatto scontato.

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Riprende la parola Federico:

Contro-considerazioni militari sparse:

- immagino che con “fortificazioni” si intenda quel complesso di bunker e casamatta costruite lungo la frontiera con la Germania che generalmente ricade sotto il nome di “Linea Benes”, che ottenne grande risalto nella storiografia postbellica visto che gli anti-appeasement, avendo avuto ragione, hanno sempre sostenuto come tale linea rappresentasse una barriera impenetrabile alle armate tedesche, tanto da paragonarla alla Linea Maginot francese.
Orbene, la costruzione di tali fortificazioni era iniziata nel 1936, appena due anni prima della crisi. Secondo i rapporti dello stato maggiore cecoslovacco, nell’estate del ‘38 erano state completate soltanto il 20% delle fortificazioni pesanti. Non era certo colpa di Praga, loro si erano impegnati al massimo e infatti il progetto approvato nel 1934 prevedeva il completamento della Linea Benes entro il 1941-1942 e la “piena operatività” per i primi Anni Cinquanta. Questo fattore non era affatto sconosciuto ai tedeschi: Hitler stesso spiegò a Keitel e agli altri generali che era necessario attaccare la Cecoslovacchia adesso perché aspettare due o tre anni avrebbe dato ai cechi il tempo di trincerarsi a dovere. Anche il paragone con la Linea Maginot o con le analoghe fortezze belghe è profondamente improprio: a parte il fatto che i francesi avevano avuto dieci anni per costruirla contro i due dei cecoslovacchi e che la linea francese era completa e quella cecoslovacca no, Parigi spese l’equivalente di otto miliardi di franchi contro i due e mezzo spesi da Praga. E la Cecoslovacchia avevamo molta più frontiera con la Germania rispetto alla Francia, il che significa che, per il rapporto spesa/chilometri, o i bunker cecoslovacchi erano di minore qualità e quindi costavano meno oppure ce n’erano meno. Non va ovviamente dimenticato come la Linea Benes fosse scoperta sul fianco meridionale visto che la Cecoslovacchia non aveva immaginato l’annessione dell’Austria (i lavori lì iniziarono solo a fine 1937). Infine, se il paragone è con Maginot o con costruzioni come il Forte di Eben-Emael in Belgio, beh allora bisogna ricordare che nessuno dei due casi resse molto quando i tedeschi decisero di attaccare.

- I cecoslovacchi erano gente sicuramente patriottica: quando nel 1938 venne dichiarata la mobilitazione generale furono arruolati 1/1,2 milioni di uomini, cifra che grossomodo pareggiava con i tedeschi schierati dall’altro lato della frontiera. Ma a parte questo c’erano molte criticità: Praga disponeva di appena quattro divisioni motorizzate e di qualità inferiore a quelle tedesche. Cosa ancora più importante i cechi rappresentavano solo il 51% dei soldati dell’esercito cecoslovacco e ci sono rapporti su come i reparti a maggioranza non ceca avessero in realtà meno soldati di quanti dichiarassero. È evidente che se la minoranza tedesca (ma anche polacca, ungherese e slovacca) avessero sostenuto gli invasori la resistenza ceca non avrebbe potuto andare lontano. Il capitolo aeronautica mi pare quello su cui c’è maggior concordia quindi mi limito a ribadire l’ovvio: la Luftwaffe era numericamente e qualitativamente in una posizione di forza schiacciante rispetto ai cechi e il dominio dell’aria avrebbe dato ai nazisti un vantaggio cruciale. Chiunque pensi che Hitler avrebbe esitato a ridurre in ginocchio una nazione per “non danneggiare il paese che voleva conquistare” chieda al resto dell’Europa quali riguardi l’imbianchino di Linz ha mostrato quando si è trattato di opporre resistenza alle sue mira.

- sì, conoscevo il piano di Oster ma il punto è molto semplice: la ragione del complotto era il timore di combattere contro inglesi e francesi e replicare così la traumatica sconfitta della Grande Guerra. I cospiratori erano tutti ufficiali conservatori e nazionalisti che avevano poche rimostranze contro una guerra mondiale o i metodi adottati dai nazisti per condurla, men che meno contro i nazisti stessi, l’unica cosa che temevano era che il conflitto avrebbe distrutto la Germania come aveva fatto nel 1918 e che Berlino avrebbe dovuto attendere di più prima di provarci. Ma con Parigi e Londra che mollano i cecoslovacchi Hitler ha porta libera per segnare e nessun ufficiale della Wehrmacht si sognerà di fischiare fallo.

C’è poi un’altra considerazione e cioè che i cospiratori militari anti-nazisti erano degli organizzatori mediocri e quasi patetici. Intendiamoci, si sono esposti a un pericolo personale elevato e ne hanno pagato il prezzo più alto e questo gli fa onore. Ma di fatto, almeno fino all’arrivo di Stauffenberg, il massimo del loro piano era far fuori Hitler in qualche modo e poi aspettarsi che il resto della nazione si offrisse spontaneamente alla loro saggia guida vecchi statisti. Era un piano ridicolo ovviamente e anche se avessero avuto successo sarebbero stati massacrati dai rivali per la successione entro poche ore.

Tornando al punto specifico ho già spiegato perché l’attacco la Cecoslovacchia non avrebbe causato un ammutinamento di vecchi prussiani in divisa guglielmina che pensano che i loro monocoli sia un popolo e un esercito tedeschi entusiasti della politica del Furher. Ma aggiungo, giusto per far comprendere la disorganizzazione, che quando appena un anno più tardi Hitler dichiarò davvero guerra alla Polonia non si verificò nessun attacco alla cancelleria e lo stesso accadde quando gli anglo-francesi entrarono nel conflitto. Il massimo che fece il Generale Beck fu invitare ripetutamente Hitler a visitare la base militare sotto il suo comando lungo il fronte occidentale nella speranza che una volta lì lui potesse in qualche modo ucciderlo, ottenendo come unica risposta una nota irritata dell’alto comando che lo informava che il Fürher era molto occupato e di non insistere. Posso capire la sfortuna ma in un mondo in cui quattro straccioni sono riusciti ad ammazzare altrettanti Presidenti degli Stati Uniti diciamo che nella scala dei congiurati gli orfani del Kaiser non sono molto in alto.

Sul fronte diplomatico la visione di un Mussolini ancora indeciso a Monaco, e per questo chiamato in causa come paciere, è in realtà priva di fondamento. Il Duce aveva già espresso chiaramente il suo sostegno alle mire tedesche, sia pubblicamente (in un discorso a Trieste il 18 settembre) sia privatamente (in un telegramma inviato a Hitler per rassicurarlo sulle sue intenzioni dopo che Chamberlain chiese la mediazione italiana). Roma fu coinvolta proprio perché era vista come un alleato della Germania (non dimentichiamoci che oltre alle intese diplomatiche con Berlino l’esercito italiano combatteva a fianco dei tedeschi in Spagna. Inoltre, geopoliticamente parlando, sia l’Italia che la Germania erano potenze revisioniste dell’ordine internazionale nato a Versailles) e dunque era vista come capace di far ragionare Hitler.

Non vedo francamente come il Führer potrebbe “sottomettere politicamente” la Polonia né su quale campo potrebbero trovarsi d’accordo: Hitler voleva la Polonia e non avrebbe accettato niente di meno. Anche se lo avesse voluto, Varsavia non era disposta a fare alcuna concessione, né territoriale né di altro tipo (esempio, maggiori autonomie per la minoranza tedesca), in quanto le riteneva delle minacce alla propria integrità territoriale. L’esempio dei tedeschi dei Sudeti che sparano nella schiena ai loro superiori cechi non contribuirà ad ammorbidire i polacchi. La politica ufficiale polacca del periodo era cercare l’aiuto anglo-francese e costituire un blocco di nazioni locali incentrate sul vecchio progetto intermarino per rimanere indipendenti sia dai tedeschi sia dai sovietici nella convinzione che schierarsi con l’uno o con l’altro avrebbe esposto il paese all’influenza dell’alleato e all’attacco dell’escluso con la conseguente perdita dell’indipendenza nazionale a favore del vincitore. Non vedo in che modo i tedeschi (anzi i nazisti) potrebbero far cambiare idea ai polacchi. In ogni caso una guerra tra URSS e Germania si concluderebbe quasi certamente con i cosacchi che si abbeverano nel Reno, e allora la Linea Maginot assumerebbe tutto un nuovo significato.

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Questa è la postilla di MAS...:

Posso aggiungere alle vostre considerazioni che nel 1938 il piano per l'invasione della Francia attraverso le Ardenne non era ancora pronto, ma i tedeschi avrebbero quasi certamente usato l'OKH Plan (sviluppato effettivamente nel '39), che prevedeva l'attacco frontale in Belgio, con pochissime forze indirizzate contro l'Olanda; contro questo piano era basata tutta la strategia anglo-francese (senza l'illuminazione di Manstein, i tedeschi si sarebbero arenati in Belgio e probabilmente avrebbero perso sul lungo termine la guerra già nel 1941). Era un piano privo di fantasia e, quasi certamente, non avrebbe portato a nessun sfondamento, al massimo, in modo uniforme, gli alleati sarebbero arretrati (sotto pressione tedesca) dalla lines Dyle, a quella sulla Schelda e (ma proprio al massimo), in seguito, a quella sulla sulla Somme (che era anche l'obiettivo finale del piano tedesco).

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...cui Enrico risponde:

Proprio a questo proposito, a me risultano due diverse notizie riguardo il concepimento del piano Sichelschnitt: una afferma che Manstein lo studiò durante il periodo che, in qualità di capo di Stato Maggiore, venne assegnato nello staff di von Rundstedt, all'epoca (1° aprile 1939) comandante del settore orientale. Ma se era impegnato a fare piani contro la Polonia (e si vide di cosa fu capace di far fare alle truppe tedesche sulla Vistola), come faceva ad occuparsi di una campagna ad occidente ancora la da venire? Un'altra fonte, invece, dice che siccome il Fall Gelb (prima stesura di questo, ottobre 1939) offriva un ruolo modesto alla sua unità, Manstein decise di modificarlo e che riuscì a convincere Hitler della cosa durante un pranzo offerto dal dittatore a Berlino, dopo che sia von Brauchitsch che Halder avevano respinto le sue proposte. Ma a convincere Hitler, più che la "sorprendente coincidenza di vedute" può essere stata la sensata osservazione che ormai gli Alleati erano venuti a conoscenza del piano e, dunque, sarebbe stato più saggio cambiarlo.

Sappiamo, infatti che il 10 gennaio 1940, a causa della nebbia, un aereo tedesco con a bordo due ufficiali era stato costretto a un atterraggio di emergenza in Belgio, in prossimità di Malines, sulla Mosa; uno degli ufficiali portava con sé un plico di ordini operativi destinato al gruppo di armate B, plico che non riuscì a distruggere completamente prima di essere catturato. In base a quanto riportato negli ordini operativi, i Francesi ebbero la conferma delle intenzioni tedesche e delle relative manovre; manovre già previste dal generale Gamelin. Così i Franco-Britannici misero a punto il Piano Dyle. Fra parentesi, alla teoria che il Fall Gelb sia stato volutamente fatto arrivare nelle mani degli Alleati, mediante questo incidente, in modo da coglierli alla sprovvista con una manovra del tutto diversa, forse ci sarebbe da crederci. Ma lasciamo stare questo fatto.

Se dunque, nell'inverno del 1939 non abbiamo il Fall Gelb, né tantomeno il Sichelschnitt, come si sviluppa la guerra? I Tedeschi attaccano la Maginot? Le conclusioni di MAS le avrebbero tratte anche allo OKH. Limitarsi a fare una guerra di bombardamenti? Io propendo per l'ipotesi del Fall Gelb studiato, stavolta, nell'autunno del 1938, in pratica un piano Schlieffen aggiornato. MAS, tu pensi che, solo contando sulle previsioni di Gamelin e del suo Stato Maggiore, anche senza l'incidente aereo (dando per scontato che sia stato un vero incidente) i Tedeschi finiscono per impantanarsi in Belgio?

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E MAS replica:

Osservando il Fall Gelb (ipotizzando che questo piano venga utilizzato nell'inverno del '38 o nella primavera del '39 dai tedeschi per attaccare la Francia), si evince che il suddetto è un piano prevedibilissimo e (con le forze tedesche del '38, prive dei carri e delle artiglierie di produzione Ceca) facilmente contrastabile anche dagli elefantiaci comandi franco-britannici; in un cozzo frontale tra il meglio dell'esercito francese e quello tedesco (coi francesi appostati dietro i fiumi (Schelda, Mosa, Dyle) i primi sarebbero quasi certamente usciti vittoriosi.

Ricordiamoci che nel '40, con "l'azzardo Ardenne" i tedeschi ottennero una notevole supremazia quantitativa e qualitativa locale contro la 2a e 9a armata francese, evitando d'attaccare le ben più robuste 1a, 7a e BEF (che erano penetrate in Belgio e addirittura in Olanda) se non dopo lo sbandamendamento generale ottenuto dal raggiungimento della costa nei pressi d'Abbeville.

Immaginatevi invece che lo scontro avvenga contro la 1a, la 7a e il BEF, sono cavoli amari per i tedeschi; difficilmente otterranno uno sfondamento decisivo, al massimo avrebbero costretto i franco-britannici ad un lento e manovrato ripiegamento sulla Somme.

È d'altronde provato che i tedeschi avrebbero dovuto attaccare subito: l'Italia neutrale, la Polonia infidamente neutrale, l'URSS un'incognita (probabilmente nel 1938/39 assai più vicina agli Alleati che ai tedeschi visto che non ci sarebbe stato alcun Patto Molotov-Ribbentrop), le rotte marittime totalmente bloccate dai franco-britannici; le risorse tedesche sarebbero calate a livelli pericolosissimi, senza un'azione decisiva ad occidente o ad oriente entro i 6-9 mesi dall'inizio delle ostilità (i Cechi avrebbero offerto una resistenza superiore a quella opposta dai polacchi resistendo almeno 50-60 giorni ai tedeschi).

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Ancora Enrico:

Io mi trovo concorde con le tue analisi, specie quelle relative alla resistenza dei Cecoslovacchi. Allora vediamo di trovare uno sviluppo a questa situazione. Liquidata la Cecoslovacchia, anche se ad un prezzo non proprio di sconto, Hitler deve scegliere: attacco a Est o a Ovest? La prima soluzione, Polonia, consentirebbe di risolvere l'annoso problema del Corridoio, ma comporta il rischio, se non si fa un accordo con Stalin, di provocare la reazione sovietica. Considerando tutti i problemi dell'Armata Rossa, e le presumibili batoste che la Wehrmacht le elargirebbe all'inizio, è pensabile che ai Sovietici finisca come durante la prima fase della guerra in Finlandia, ma per quanto tempo?

E poi, non è detto che Stalin intenda attaccare. Non dimentichiamo quello che disse a Churchill, nell'agosto del 1942, durante una visita dello statista britannico a Mosca. Tanto per chiacchierare fra di loro (fecero un'ucronia a tutti gli effetti) ipotizzarono cosa sarebbe stato necessario all'URSS per aiutare (e non dividersi) la Polonia. La risposta fu che in quel frangente ai Sovietici sarebbero occorse 300 divisioni, e nell'autunno del 1939 Stalin non aveva tali forze. Perciò, è probabile Stalin non attacchi, ma nulla vieta che si realizzi un patto Molotov-Ribbentrop, con tutte le fatali conseguenze per Varsavia.

Un impegno ad Est potrebbe, però, indurre gli occidentali ad attaccare e allora meglio pensarci; e poi la Polonia, per quanto infida, può aspettare. Scartata l'azione sulla Maginot, resta un piano che nulla toglie possa essere messo in discussione sempre da Manstein (autore di qualche magnifica manovra in Moravia?) e così torniamo ad un tipico esempio di "contrapposizione di secondo ordine", con le conseguenze strategiche simili della nostra Timeline. D'altra parte, un attacco che alla fine fallisca e che produca un'anticipata fine di Hitler e della Germania nazista, mi sta benissimo!

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MAS ha anche pensato ad una cronologia con tutti i possibili sviluppi della Crisi dei Sudeti che degenera:

20/05/38 - La Cecoslovacchia (C. d'ora in poi) viste le pressioni tedesche proclama una mobilitazione parziale.

30/05/38 - Hitler fissa per il 1 ottobre la data ultima entro la quale risolvere il problema dei Sudeti (Fall Grün).

Settembre 1938 - Sia i tentativi di trattative tra il governo Ceco e gli indipendentisti del SdP che i tentativi di mediazione di Chamberlain e di Mussolini falliscono.

23/09/38 - La C. proclama la mobilitazione generale.

01/10/38 - Senza alcuna dichiarazione di guerra (un falso attacco alla stazione radio di Retz, in Austria, viene inscenato dalle SS), le forze armate tedesche attaccano la C..

03/10/38 - Francia (F.) e RU presentano (separatamente) un ultimatum a breve scadenza alla Germania (G.) e conseguentemente dichiarano guerra in giornata alla stessa.
Nella stessa giornata l'Italia (I.) proclama la "non belligeranza"; nei giorni seguenti, Polonia (P.) e Ungheria (U.), pur dichiarando di avere dei contenziosi territoriali con la C. annunciano la loro totale neutralità.

07/10/38 - Forze francesi occupano alcuni villaggi di frontiera nella Saarland e nel Palatinato.
L'URSS dichiara di non potere in alcun modo aiutare la C. (con la quale ha accordi militari) non avendo confini diretti con la G.; segretamente invita F. e RU ad inviare plenipotenziari per stringere un'alleanza militare.

10/10/38 - I tedeschi superano in più punti la linea fortificata ceca ancora in costruzione.

18/10/38 - Le forze armate ceche iniziano un ripiegamento verso la Slovacchia.

28/10/38 - Dopo strenui combattimenti cessa la resistenza di Praga, il grosso delle forze ceche si è ormai ritirato in Slovacchia, relativamente integro; durante i combattimenti muore il generale tedesco Manstein.

12/11/38 - Dopo aver minato le acque norvegesi, forze anglo-francesi sbarcano in vari porti norvegesi, senza incontrare alcuna resistenza; il governo norvegese protesta vivamente ma non dichiara guerra agli alleati, l'occupazione totale del paese sarà eseguita entro fine mese, l'esercito norvegese viene consegnato nelle caserme ma non disarmato.

13/11/38 - In risposta all'azione alleata, truppe tedesche occupano, senza colpo ferire, la Danimarca; nei giorni seguenti gli anglo-francesi occupano i possedimenti danesi nell'Atlantico del Nord.

14/11/38 - Forze anglo-francesi lanciano una limitata offensiva nella Saarland (la linea Sigfrido non è praticamente ancora stata realizzata, i lavori nella nostra Timeline iniziarono nel '38 e terminarono verso la fine del '40), occupando alcuni importanti centri minerari e industriali; dietro pressione di Gamelin, l'offensiva viene interrotta il 18/10; Hitler ritira 2 divisioni dal fronte orientale e una divisione dalle frontiere polacche per contrastare quest'offensiva.

25/11/38 - Inizia il ripiegamento delle forze anglo-francesi dietro la linea Maginot che viene terminato entro fine mese.

26/11/38 - La Wehrmacht lancia una grossa offensiva contro le forze ceche arroccate sui monti slovacchi.

03/12/38 - Si evidenziano forti segni di cedimento nell'esercito ceco; nella stessa giornata P. e U. annunciano di voler occupare i territori rivendicati per sottrarli al controllo di una terza potenza, il governo ceco ordina lo sgombero di queste aree da parte del proprio esercito e dei propri funzionari (stranamente le G. non aveva occupato Teschen lasciandola, isolata sotto il controllo ceco).

05/12/38 - Il governo ceco abbandona la C. ed il generale Syrovy è incaricato di trattare la resa delle forze armate ceche; nella stessa giornata Monsignor Tiso proclama a Bratislava l'indipendenza della Slovacchia.

08/12/38 - Viene firmato il "cessate il fuoco" tra G. e C.; il governo ceco in esilio da Londra annuncia la prosecuzione delle ostilità con la G..

19/12/38 - Hitler approva il piano d'invasione ad occidente "Fall Gelb" che prevede un attacco frontale invernale in Belgio (B.) ed ha come obiettivo il raggiungimento del fiume Somme entro l'estate del 1939 e rimanda ad ulteriori studi l'attacco finale alla F. previsto al più presto nel 1941. Le scorte di materie prime in G. sta velocemente calando e l'assedio navale franco-britannico sta avendo successo (la Kriegsmarine nel '38 era ancor più debole di quella del '39/40 nella ns. LT); visto il fallimento di trattative commerciali con l'URSS, l'unica soluzione è un forte attacco ad occidente, che peraltro il Fall Gelb non prevede, viene comunque scartata l'idea di un attacco diretto all Maginot.
Vengono inoltre scartate ipotesi di attacco alla P. (certi di una reazione sovietica e tutto sommato visti i discreti rapporti tra P. e G.), all'U. e all'I..

29/12/38 -L'OKH presenta un nuovo piano che prevede alcune modifiche rinforzando l'ala sud dello schieramento d'attacco (direzione Liegi-Namour), sperando di colpire lo schieramento francese in una zona meno guarnita; la data per l'attacco viene fissata per 12/01/39.

12/01/39 - La G. inizia l'invasione di B., Olanda (O.) e Lussemburgo (Lux.); nella stessa giornata forze franco-britanniche entrano in Belgio e l'11 in O..

15/01/39 - Le forze tedesche raggiungono in più punti la linea D e si scontrano contro una forte resistenza alleata; le forze olandesi si rifugiano nella "Fortezza Olanda" mentre a sud la 7a armata francese occupa il Brabante olandese, mantenendo i contatti con le forze olandesi.

19/01/39 - Forze tedesche superano la Mosa nei pressi di Namour, al centro-sud dello schieramento francese.

21/01/39 - Visto il fallimento delle controffensive francesi, Gamelin ordina alla 7a armata di abbandonare l'O. meridionale e di rinforzare lo schieramento in B.

23/01/39 - la 6a armata (tenuta di riserva) parte della 7a e della 3a, raggiungono il saliente di Namour e riescono a bloccare l'offensiva tedesca; nella stessa giornata il governo olandese si rifugia a Londra, l'O. si arrende il 24/01.

28/01/39 - Grande controffensiva francese nella zona di Namour, dopo 10 giorni di sanguinosi combattimenti, i tedeschi ripiegano dietro la Mosa.

30/01/39 - Iniziano colloqui segreti tra I. e alleati per un'alleanza antitedesca (l'I. inizia il ritiro totale delle sue forze dalla Spagna dove, comunque i Nazionalisti stanno vincendo); nello stesso giorno, con una mossa a sorpresa, Hitler propone all'URSS un patto di non aggressione che viene però respinto inizialmente respinto da Stalin.

Febbraio 1939 - la guerra languisce tra le trincee in B.

11/03/39 - I franco-britannici lanciano un'offensiva verso Liegi che viene respinta dai tedeschi entro fine mese.

06/04/39 - L'I. occupa l'Albania (con la benedizione degli alleati).

10/05/39 - Grande offensiva tedesca tra Namour e Lovanio che costringe gli alleati a ritirarsi in modo ordinato sulla Somme, raggiunta dai tedeschi solo il 22/06; le linee si stabilizzano attorno alla fine di luglio.

23/08/39 - Viene firmato il Patto di non aggressione tra G. e URSS, i sovietici ottengono mano libera in Finlandia, Bessarabia, Paesi Baltici e P. orientale in cambio di ingenti forniture alla G..

Agosto/Novembre 1939 - Il fronte resta stazionario mentre la situazione economico-produttiva tedesca si fa sempre più grave (malgrado inizino ad arrivare forniture dall'URSS), il malcontento aumenta sempre più sia tra la popolazione che tra le forze armate tedesche.

29/10/39 - Jugoslavia e URSS firmano un patto di mutua assistenza.

30/10/39 - A seguito di presunti incidenti di frontiera, l'URSS attacca la Finlandia, che resiste validamente.

01/11/39 - L'I. propone una conferenza internazionale per porre fine alla guerra, essa dovrà rivedere tutti i punti del patto di Versaglia [nell'I. fascista nessuno avrebbe mai scritto Versailles], pur essendo imprescindibile l'indipendenza della Cechia.

04/11/39 - Visto che la proposta italiana è stata rigettata dalla G. mentre F. e RU si erano dichiarate disposte a trattare, l'I. dichiara guerra alla Germania, ma a parte qualche sparatoria e qualche scambio d'artiglieria il nostro esercito non compie alcuna azione contro la G..

08/11/39 - Mentre si sta recando sul fronte alpino, Hitler resta vittima di un attentato (cui non sono estranei gli alti comandi dell'OKH) a Monaco di Baviera.

09/11/39 - Le forze armate prendono il potere in G.; Blomberg assume la presidenza e von Brauchitsch cancelliere con von Papen ministro degli esteri; immediatamente viene chiesto il cessate il fuoco agli alleati e all'I..

11/11/39 - Mussolini, Daladier e Chamberlain si riuniscono a Parigi e, malgrado la forte resistenza francese che avrebbe voluto proseguire le ostilità sino alla totale occupazione della Germania, propongono alla G. il seguente accordo armistiziale:

- la G. sgombererà entro 10 giorni tutti i territori occupati in F., B., O. e Lux., che saranno rioccupati dagli alleati;
- le forze armate tedesche sgombereranno la Renania (entro 15 giorni) e si ritireranno a 50 km a destra del fiume Reno; la Renania e la Saar (pur restando sotto amministrazione civile tedesca) saranno sottoposte all'occupazione militare franco-britannica sino alla firma del trattato di pace;
- viene garantito che nessuna amputazione territoriale sarà richiesta alla G. rispetto ai confini del 1937;
- la C. e l'Austria dovranno essere completamente evacuate dalla G. entro 15 giorni; saranno sottoposte al controllo civile-militare italiano (Austria) e italo-franco-britannico (C.);
- entro 12 mesi, si svolgeranno plebisciti in Austria e nei Sudeti per decidere il futuro di questi Paesi;
- la G. evacuerà la Danimarca entro 15 giorni;
- la G. inizierà immediatamente la smobilitazione e tutte le navi di superficie e i sottomarini tedeschi rientreranno nelle loro basi.

12/11/39 - Plenipotenziari di ambo le parti firmano l'armistizio a Reims; in un incontro tra Mussolini, Daladier, Chamberlain e von Papen, viene promesso alla Germania un trattamento di favore (addomesticando nel caso i risultati dei plebisciti in Austria e Sudeti e cedendo alla G., previo plebisciti, Danzica e Memel) in caso la stessa si schieri con gli alleati nel caso di una sempre più probabile guerra anti-bolscevica.

E poi?

Il popolo di Trieste festeggia la vittoria dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale il 25 aprile 1945

Il popolo di Trieste festeggia la vittoria dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale il 25 aprile 1945

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Enrico Pellerito a questo punto riapre il discorso:

Riguardo alla mia ucronia su una reazione ferma e decisa all'intenzione di Hitler di occupare i Sudeti, vi consiglio questo link, dove viene espressa un'interessante opinione riguardo la possibilità di una simile evenienza. Non si tratta di un'ucronia, bensì di un'ipotesi che si basa su dati e notizie reali; il tutto consente di avere un quadro più chiaro della situazione europea in quel dato periodo.

Fermo restando che le ucronie sono e restano interessanti, alcune delle forzature immaginate a volte non tengono conto di un fatto: che le opzioni di scelta prospettatesi nel tempo, sono state poi valutate dai leader in base a informazioni loro fornite; e questo ha quindi influenzato le decisioni prese. Le dette decisioni hanno successivamente indirizzato in un determinato "verso" le cose.

Non che fosse tutto già scritto, ma probabilmente non si può prescindere dal fatto che le decisioni, in parecchi casi, avevano una e una sola logicità. La scoperta dell'acqua calda!! Che ne pensate?

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MAS è pronto a rispondergli:

Non sono del tutto d'accordo con l'analisi fatta su warfare.it; i tedeschi avevano si nel '38 6 div. cor. ma armate quasi esclusivamente di PzI un carro leggero che rivaleggiava coi ns. L.35; nel 39 le 6 div. cor. disponevano di PzII (un poco meglio dei ns. M.11) ma anche di PzIII (un ottimo carro medio) e di un migliaio di Skoda.

Anche dal punto di vista aereo, la situazione era nella realtà migliorata per i tedeschi che ora disponevano di molti più Bf-109 e Ju-87; in ogni caso la guerra non si vince in aria.

Sui mari la Germania aveva fatto entrare in linea (tra il 09-38 e il 09-39), 2 incrociatori da battaglia e 2 incrociatori pesanti oltre a vario naviglio minore, migliorando nettamente il rapporto contro gli Occidentali.

Che Ungheria, Polonia e Romania entrassero in guerra a fianco della Germania è pura speculazione, anzi: la Polonia era alleata della Francia e sarebbe rimasta alla finestra, occupando al massimo Tesin nelle ultime ore prima dell'arrivo dei tedeschi; la Romania non aveva contenziosi territoriali con la Cecoslovacchia ed era in ottimi rapporti coi francesi (le sue preoccupazione venivano da Est, l'URSS), l'Ungheria, formalmente alleata dell'Italia, sarebbe rimasta alla finestra, anche lei, al massimo, avrebbe occupato parte della Slovacchia e della Rutenia subcarpatica solo poco prima dell'arrivo dei tedeschi.

L'Italia, nel '38, non era alleata dei tedeschi (aveva da poco firmato il Gentlemen's Agreement e gli accordi di Pasqua con il Regno Unito), aveva dovuto digerire il calo di prestigio dovuto all'Anschluss, era fortemente impegnata in Spagna, stava terminando le "operazioni di polizia" in AOI, aveva in linea solo 2 cor. rimodernate e non aveva iniziato la campagna giornalistica anti-francese; sarebbe quindi rimasta alla finestra vendendo manufatti agli uni e agli altri.

L'URSS, che aveva accordi militari con la Cecoslovacchia, era nel '38 assai più vicina agli occidentali rispetto a quanto non lo fosse nel '39 (anche prima del patto Molotov-Ribbentrop), per cui, anche non intervenendo, avrebbe dissuaso Polonia e Romania da strane (non ne avevano a mio parere) idee interventiste pro-tedesche. 
Che i polacchi fossero gnucchi, può anche essere, ma che nessuno in Polonia immaginasse che dopo Praga sarebbe toccato a loro, mi pare impossibile (ma Mein Kampf, non l'aveva letto nessuno?), per cui inimicarsi Francia, RU e URSS per pochi kmq. mi sembra proprio incredibile; io credo, al contrario, che se i tedeschi avessero tentennato in Cechia e i franco-britannici avessero intrapreso qualche iniziativa (anche di poco conto) in Renania, con un URSS benevolmente neutrale, sarebbero stati tentati di risolvere anzitempo la questione del corridoio: prendersi la Prussia (e Danzica) avrebbe tolto ai tedeschi il problema di continuità territoriale.

Aggiungiamo che l'industria pesante tedesca aumentò la propria capacità di oltre il 20% con l'acquisizione (gratuita) dell'apparato produttivo Cecoslovacco.

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Questa è la replica di Enrico:

In linea di massima sono d'accordo con te. Penso, comunque, che dell'articolo in oggetto bisogna evidenziare proprio l'aspetto aereo di un probabile conflitto.

Vero è, come dici tu, che "in ogni caso la guerra non si vince in aria", ma considera quanta importanza avessero a quel tempo le tesi sostenute da Douhet: "Fare massa nell'aria e resistere sulla terra".

Attraverso l'impiego massiccio di bombardieri strategici di grandi dimensioni, con notevole autonomia e ampie stive bombe, Giulio Douhet teorizzava la concreta possibilità di conflitti caratterizzati da breve durata; questo perché la distruzione in poche ore dei centri urbani nemici avrebbe provocato un crollo nella volontà di resistenza dell'avversario.

Opinione opinabile, e si è visto che neanche questa era, e sarà, la soluzione principe per la vittoria in un conflitto convenzionale (con l'eccezione, forse, della campagna aerea contro la Jugoslavia di Milosevic nel 1999).

Ciò che nel 1938 a Londra temevano, sempre sul fronte aereo, era la possibile totale adesione dei vertici della Luftwaffe ai principi douhetiani.

A nessuno sarebbe piaciuto provare sulla propria pelle quanto patito l'anno prima dagli abitanti di Guernica. Credo sia stato questo ad impedire a Chamberlain di fare la voce grossa con Hitler: l'evidente momentanea inferiorità in campo aereo, specie nella qualità della linea caccia, preposta, questa, alla difesa delle isole britanniche dalle possibili azioni di bombardamento pesante in chiave strategica.

Sulla quantità e sulla qualità delle opposte forze terrestri, e sul possibile ruolo degli altri attori europei di secondo piano, la valutazione dello Stato Maggiore Imperiale doveva, probabilmente, essere molto più ottimista, per come da te puntualizzato, ma l'invasione e la conquista della Germania avrebbero sempre dovuto necessitare di un certo tempo, e non era detto che ai Tedeschi sarebbe stato impossibile, nel frattempo, devastare città e/o industrie britanniche.

Se a un primo esame il Dornier 17 (la matita volante), era valutato non tanto pericoloso come bombardiere, risultavano maggiormente "incisivi" gli Ju-88 e gli He-111, con carichi di bombe ben più che doppi rispetto il primo aereo.

Da qui discende la logicità della decisione di Chamberlain: fin quando non avremo una linea caccia adeguata, in grado di opporsi agli attacchi provenienti da oltre Manica, è meglio starsene tranquilli.

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MAS prosegue la discussione:

Tutto vero, ritengo però che i servizi informativi britannici conoscessero le caratteristiche dei bombardieri tedeschi:

> Do-17 - Vel. 420 km/h - Aut. 1200 km - Carico bellico fino a 2.000 kg (in questo caso l'autonomia scendeva a 320 km!!!!!!!!)
> Ju-88 - Vel. 500 km/h (scarico) - Aut. 3.000 km - Carico bellico fino a 3.000 kg ( in questo caso l'au. scendeva a 880 km) - N.B. disponibile da fine agosto 1939!
> He-111 - Vel. 430 km/h - Aut. 1900 km - Carico bellico fino a 2.000 kg.

In pratica solo l'He-111 era il solo bombardiere tedesco disponibile nel 1938 in grado di arrecare seriamente danni al RU, il Do-17 avrebbe dovuto partire dalle coste della manica e sarebbe giunto appena al Tamigi (voleva dire che nel '38 i britannici davano per scontata una rapida e totale sconfitta francese, cosa che non ritengo possibile).

Quanto ai caccia il Bf-109 non era un mostro, poco maneggevole, dotato di scarsissima autonomia (550 km, fino al mod. F-9 della fine del 1940), con armamento leggero, partendo dalla Germania o al msx. dall'Olanda non avrebbe avuto un'autonomia sufficiente per arrivare su Londra (o meglio ci sarebbe arrivato e avrebbe potuto operare per alcune decine di secondi); teniamo presente che ce n'erano poche centinaia nel settembre 1938, non molti di più rispetto agli Hurricane inglesi (che erano indubbiamente inferiori, a parte l'armamento), poche decine di Spitfire (lievemente superiori rispetto ai Bf) erano invece disponibili nel settembre '38 contro gli oltre 300 dell'anno seguente.

Insomma, a meno che i britannici dessero per scontata una catastrofe francese, l'aviazione di Hitler non avrebbe potuto arrecare danni seri per oltre 18 mesi.

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Enrico commenta così l'ultimo intervento di MAS:

Sul Do-17 siamo perfettamente d'accordo, non rappresentava un serio pericolo e i successivi sviluppi per migliorare la cellula sarebbero entrati in produzione nel 1939, così come lo Ju-88. Abbiamo, perciò, solo l'He-111 a rappresentare un pericolo più consistente.

La realtà dei fatti avrebbe dimostrato che i caccia della RAF non avrebbero trovato soverchie difficoltà a contrastare tali bombardieri, ma si sarebbe dovuti, per l'appunto, giungere allo scontro diretto.

Con questo voglio dire che di fronte all'arrivo dei bombardieri nazisti bisognava reagire con una più che sufficiente aliquota di caccia, dato che la contraerea, da sola, poteva non bastare a proteggere il territorio nazionale.

E sul BF-109 (che qualcuno si ostina ancora a definire Me-109) siamo anche qui tecnicamente d'accordo, ma considera che pur di buttare bombe sul nemico, si era disposti (il Comando Bombardieri della RAF lo avrebbe fatto) ad inviare gli aerei anche senza scorta, stante le distanze in gioco.

Era una delle opzioni che all'epoca non veniva disdegnata, figlia anche delle convinzioni che vedeva ogni singola branca all'interno delle varie forze armate, considerarsi bastevole da sola a risolvere un conflitto.
Se, quindi, nel 1938 gli He-111 si potessero presentare nei cieli britannici (o anche solo "inglesi") senza scorta, era un'evenienza considerata più che realistica a Londra.

E allora la tua affermazione « "teniamo presente che ce n'erano poche centinaia nel settembre 1938, non molti di più rispetto agli Hurricane inglesi (che erano indubbiamente inferiori, a parte l'armamento), poche decine di Spitfire (lievemente superiori rispetto ai Bf) erano invece disponibili nel settembre '38 contro gli oltre 300 dell'anno seguente », ritengo vada d'accordo con l'effettiva necessità di disporre di un più consistente numero di caccia moderni prima d'iniziare a menare le mani.

Ripeto, però, che alla prova dei fatti gli Hurricane si dimostrarono degli ottimi killer di He-111; forse la RAF riteneva questo già fattibile ancora prima di misurarsi nei cieli con questo apparecchio?

Certo, un caccia (qualsiasi caccia) si dimostrava più maneggevole rispetto un bombardiere, ma l'He-111 disponeva (per i tempi) di una difesa abbastanza pesante, i mitraglieri di bordo non stavano lì a menar il can per l'aia, e di caccia britannici ne abbatterono anche loro.

Ovviamente dare per scontata la catastrofe sul continente non era ritenuto possibile neanche nel peggiore dei sogni, ma nel settembre 1938, con i dati a disposizione, tu, comandante in capo della RAF, avresti rischiato o preferito aspettare di riempire gli organici dei mezzi con cellule più moderne? (onde, a tua volta, riempire il carniere di bombardieri abbattuti, garantendo più sicurezza alla tua patria).

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Falecius avanza un'altra proposta:

E se invece la Polonia si alleasse con Hitler contro la Cecoslovacchia, per Teschen? Allora l'URSS interverrebbe subito: Germania e Polonia dovrebbero combattere su due fronti con l'Ungheria come possibile, ma non certo scontata, alleata, e l'Italia in forse...

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Arriva a stretto giro di posta la risposta di MAS:

Che Teschen facesse gola ai polacchi siamo tutti d'accordo, da qui a pensare che avrebbe rotto nel '38 con Francia (tradizionale alleato polacco) e Regno Unito, e sapendo che questo avrebbe quasi certamente provocato l'intervento sovietico, il passo è troppo lungo; sembra più fantasy che ucronia.

L'Ungheria, con Italia e Polonia neutrali (più a causa della prima, della quale era ancora formalmente un'alleata), non avrebbe mai attaccato la Cecoslovacchia pur avanzando pretese sulla Slovacchia meridionale e sulla Subcarpazia; al massimo, senza dichiarare guerra, avrebbe occupato i territori contesi nelle ultime ore di resistenza dei Cecoslovacchi (come fece l'URSS con la Polonia) dopo aver avvisato i belligeranti delle sue intenzioni (ai franco-britannici la faccenda sarebbe stata presentata come un modo di sottrarre parte della Cecoslovacchia all'occupazione tedesca).

L'Italia, che non aveva alcun trattato d'alleanza con la Germania e che aveva appena firmato il Gentlemen's Agreement e gli Accordi di Pasqua con i britannici, sarebbe restata alla finestra commerciando saggiamente con entrambi i contendenti (eravamo anche ben impelagati in Spagna); Mussolini sarebbe stato furente con Hitler che non aveva accettato la mediazione italiana...

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C'è poi la domanda di Francesco Decicco:

E se inglesi e francesi, anziché starsene con le mani in mano, avessero attaccato da ovest i tedeschi all'atto dell'aggressione alla Polonia? A voi l'ardua sentenza...

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Così gli risponde ancora MAS:

I francesi (visto che gli inglesi del BEF iniziarono ad arrivare a settembre inoltrato) attaccarono il 7 settembre occupando alcuni boschi e 20 villaggi sul confine alsaziano e lorenese (evacuati dai tedeschi in quanto al di là del costruendo Vallo Occidentale) con una profondità massima di penetrazione di 8 km su un fronte di 32, senza incontrare alcuna resistenza.

L'offensiva s'arrestò il 12 quando i francesi raggiunsero la foresta (fortemente minata) di Warndt.

Tutte queste posizioni furono abbandonata tra il 20 settembre e la prima decade di ottobre.

I francesi persero l'occasione di fermare Hitler 3 anni prima, al momento dell'occupazione della Renania, effettuata da 3 battaglioni di truppe in bicicletta (il meglio che la Germania potesse mettere in campo sul finire dell'inverno del '36).

Un attacco nel '39 sarebbe stato arduo, molto sanguinoso e, a meno di incredibili cedimenti tedeschi, non avrebbe dato alcun sollievo ai polacchi; i tedeschi non ritirarono neppure una compagnia dal fronte polacco davanti all'attacco francese tra il 7 3 il 12 settembre.

I Francesi ritenevano di necessitare di almeno 3 settimane dalla mobilitazione all'attacco e avendo mobilitato solo il 1° settembre avrebbero, nella più rosea delle ipotesi potuto iniziare un vero e proprio attacco solo a partire dal 25-30 settembre (a Campagna di Polonia virtualmente conclusa); avrebbero rischiato di riuscire ad avanzare per una decina di giorni, contro le forze obiettivamente scarne lasciate dai tedeschi sulla Linea Sigfrido e in occidente in generale, per poi essere beccati a metà strada tra la frontiera ed il Reno dalle sopraggiungenti forze tedesche con esiti probabilmente negativi.

I nostri cugini nel '39 n'avait pas les couilles per affrontare in campo aperto i tedeschi, e preferivano di gran lunga far scornare i tedeschi contro la Maginot (il tempo, era noto a tutti i contendenti, giocava contro i tedeschi, in modo inesorabile).

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C'è spazio per l'intervento del Marziano:

Alcuni anni fa - più o meno, quando furono de-secretati gli archivi dei servizi segreti britannici relativi agli anni 1939-45 - vi fu la conferma di una "leggenda urbana" che era diffusa nell'ambiente dei cultori di storia militare Nel periodo immediatamente precedente l'invasione tedesca, i militari polacchi di stanza presso la lunga e tortuosa frontiera con la Germania, disegnata dai vincitori della guerra precedente, avevano notato con preoccupazione l'avvicinarsi di truppe corazzate tedesche (la "Blitzkrieg", la "guerra-lampo", era tale solo nei discorsi di Hitler. In realtà, almeno la prima, quella appunto contro la Polonia aveva richiesto una lunga e complessa preparazione), ed avevano allertato i governi di Regno Unito e Francia , con i quali la Polonia aveva un patto di difesa reciproca. La risposta dei servizi segreti franco-britannici fu addirittura "canzonatoria": "La Germania non ha truppe corazzate, quelli che vi sembrano carri armati sono solo motociclette abilmente camuffate". In qualche modo - intenzionalmente? C'è da sospettarlo _ questo dispaccio fu subito intercettato dai servizi segreti tedeschi, così che Hitler dedusse che inglesi e francesi "non volevano morire per Danzica", e che aveva le mani libere sulla Polonia.

I governati polacchi di allora, orgogliosi seguaci del Maresciallo Pilduski, erano legati ad una visione del mondo che, quanto a socialismo nazionalistico, non era molto da meno, nè rispetto a quella dei Tedeschi, nè a quella dei Sovietici. Pilduski, non dimentichiamolo, era stato compagno di cospirazione e di cella di Alessandro Ulianov (fratello maggiore di Lenin), come lui coinvolto nell'uccisione dello zar Alessandro. CHE POI, TALE "socialismo nazionalistico", avesse venature (apparentemente) aristocratico-"religiose", non cambia la sostanza. Anzi, forse, tali venature incrementavano ulteriormente le spinte irredentistiche, verso tutte le terre in cui erano presenti minoranze di lingua polacca e la scarsa propensione al compromesso. Pertanto, sentendosi traditi e addirittura derisi dagli alleati, decisero di fare il "bel gesto" di lanciare la cavalleria contro le "Panzerdivisionen". I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma cosa sarebbe successo se:

a) I vertici franco-britannici prendono sul serio gli allarmi polacchi? Hitler avrebbe desistito dai propositi bellicosi? La Seconda Guerra mondiale sarebbe cominciata in seguito? O non ci sarebbe stata proprio? Come si sarebbero sviluppate le vicende europee?

b) Ipotesi opposta. I governanti polacchi, preso atto che, sugli alleati non potevano contare, fanno un "ribaltone". Comunicano ad Hitler che accettano la sua proposta, di cedergli dei corridoi per congiungere Memel e Danzica alla Germania, ricevendone, in cambio di altrettanto territorio, a spese della Cecoslovacchia (alla spartizione della quale, la Polonia già aveva partecipato). Gli alleati restano spiazzati. Stalin, in particolare, vede in questo "flirt" Berlino-Varsavia, una minaccia diretta ed immediata. Come si sviluppano gli eventi?

c) Ipotesi ancora opposta. A Varsavia, visto che gli alleati hanno voltato le spalle, si rivolgono proprio a Stalin. Incaricano i vertici del partito comunista polacco, anche rievocando le passate frequentazioni tra Pilduski e Lenin, di fare da negoziatori. Accettano esplicitamente un Protettorato moscovita. Come si sviluppa la storia, con un "patto di Varsavia" anticipato?

d) Forse l'ipotesi più "ucronica". L'alleanza tra Hitler e Stalin non dura solo 666 giorni, ma continua organicamente. Mosca entra ufficialmente nel Patto d'Acciaio. Mussolini si defila, senza provocare tanti mal di pancia a Berlino. Un'alleanza organica, che metta a disposizione di Hitler le immense risorse dell'URSS, rende superflua la partecipazione italiana.
L'invasione russo-tedesca dell'Inghilterra cosa comporta? I settori pacifisti e/o filo-tedeschi dell'opinione pubblica inglese (fra i quali sono particolarmente attivi i gli stalinisti), hanno facile gioco nello spingere verso un armistizio? E gli USA?

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Ed ecco il geniale (come al solito) contributo di Sandro:

Ben pochi immaginano che in Germania ci possano essere dei vulcani. Ebbene, ce n'è uno situato nelle vicinanze della vecchia capitale tedesca prima delle riunificazione, Bonn, e si trova sotto a un lago, da cui il nome di Laacher See. Questo vulcano ha cominciato a ridare segni di vita proprio ai primi di gennaio del 2012, il famoso anno delle profezie Maya. Si pensa che esso erutti (cioè esploda) circa ogni dieci o dodicimila anni, e la sua ultima eruzione risalirebbe a 12.900 anni fa. Per di più esso è simile al vulcano Pinatubo in Indonesia, che eruttò nel 1991 causando la più disastrosa eruzione del ventesimo secolo, e facendo scendere la temperatura globale della Terra di 0,5 gradi per un anno intero.

Ora, pensate se esplode il 31 agosto 1939, quando Hitler sta per invadere la Polonia ed avviare la Seconda Guerra Mondiale! Il tiranno resta sotto la lava, gli altri paesi europei aiutano la Germania e l'Unione Europea nasce con 18 anni di anticipo! Noi ci sbarazzeremo del Fascismo nel 1974, in contemporanea con la fine del franchismo in Spagna e dell'Estado Novo in Portogallo. Molti ebrei moriranno nell'eruzione, forse la chiameranno lo stesso Shoah (le vittime andavano bruciate dopo il sacrificio)...

Però mi è venuta un'idea migliore... Visto che la stiamo usando come una bomba ad orologeria, usiamola bene contro Hitler. Il vulcano esplode il giorno 10 Novembre 1938... a mezzogiorno! E' il giorno dopo la Kristallnacht, la notte in cui vennero attaccati i negozi degli ebrei in Germania e l'inizio della Shoah, quella vera. Il Nazismo getta la maschera e si mostra con quella più feroce e razzista e.... il Potere Divino interviene in difesa del Popolo di Israele e colpisce duro!

Questo intervento rende la comunità ebraica forte e coesa, determinata ma sopratutto non inerme ed accondiscendente al massacro. Gli Ebrei si armano, i nazisti sono indeboliti, vacillano, qualcuno pensa davvero di essere dalla parte del torto e si ravvede, il suo consenso crolla.

Il Potere economico ebraico è determinante nel ricostruire la Germania dopo la catastrofe, e così gli ebrei conquistano la simpatia ma sopratutto il potere politico in Germania. Una Germania ebraica appoggia un uguale rovesciamento di potere anche in Polonia dove la comunità ebraica è forte.

La guerra scoppia ugualmente nel 1943 (con i materiali che Hitler aveva accuratamente preparato e accumulato) ma è la guerra degli ebrei tedeschi e polacchi contro la Russia per la liberazione dei fratelli detenuti nei campi di concentramento di Stalin.

L'appoggio degli ebrei USA e del loro potere economico e industriale è determinante. In due anni la Russia è sconfitta ed occupata, ridotta a un povero stato al di là degli Urali. La Russia Europea si aggiunge nel 1945 alla Lega Ebraica Mondiale, un nuovo organismo sovranazionale che ricopia le Nazioni Unite. E così avremo:

1963 - Primo Ebreo sulla Luna
1979 - Primo Ebreo su Marte
2029 - Invenzione del motore "Jericho" a distorsione spaziale
2115 - La "Federazione dei Figli d'Israele" conta ben 7 Sistemi Solari e 12 Pianeti colonizzati

eccetera... che ve ne pare?

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Inuyasha Han'yō invece avanza questa proposta:

Il 2 novembre 1938 Adolf Hitler viene assassinato da Maurice Bevaud. L'attentatore viene linciato dalla folla inferocita. Una settimana dopo si svolgono i funerali del fuhrer, cui la popolazione di Berlino partecipa in maniera oceanica.

Superato il periodo di lutto il reichstag elegge nuovo fuhrer Hermann Goering, più prudente e meno avventurista del suo predecessore, che decide di rimandare l'invasione di Cecoslovacchia e Polonia di qualche anno. Goering tuttavia viene eliminato a sua volta l'otto novembre del 1939, da una bomba. L'attentatore, Georg Elser viene passato per le armi. Nuovo fuhrer diventa Rudolf Hess, che ordina un giro di vite contro i dissidenti, per evitare nuovi attentati. La gestapo effettua innumerevoli arresti e deportazioni di dissidenti o sospetti tali, che vengono incarcerati o spediti nei lager. Prima di lanciarsi in imprese belliche Hess vuole prima neutralizzare ogni possibile nemico interno, che siano spie o dissidenti.

In estremo oriente la storia prosegue come nella HL, con il Giappone che attacca Pearl Harbor, iniziando la sua guerra di conquista dell'Asia e del Pacifico. Arriviamo al 20 luglio 1944, quando Rudolf Hess rimane vittima di un attentato ordito da alcuni ufficiali della Wehrmacht oppositori al regime. I cospiratori vengono giustiziati, e nuovo fuhrer diventa Heinrich Himmler, il quale accusa la Francia di essere il mandante occulto dell'attentato nel quadro di un complotto volto a indebolire, se non distruggere la Germania, e le dichiara guerra... E poi, che accade?

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Gli risponde Alessio Mammarella:

Tre attentati consecutivi sono molti. Mi sembra di capire che il fine principale di questi attentati sia rinviare l'ingresso in guerra della Germania, posticipandola in pratica di un quinquennio. Bisogna però vedere bene cosa accadrebbe nel mondo in quei cinque anni.

Senz'altro la Germania avrebbe più tempo per prepararsi al conflitto, ma lo stesso tempo lo avrebbero anche gli altri. Per esempio l'Italia contava di essere pronta entro il 1943, e se l'Italia era il paese messo peggio (lo possiamo ben vedere da come si svolsero le operazioni militari) allora anche le forze armate francesi per esempio sarebbero state più capaci di reggere l'urto tedesco. Senza contare che poi le operazioni militari della Germania nazista scontarono la presenza di Hitler come "decisore ultimo" al di là dei militari, svariate operazioni furono volute o cancellate per la volontà di lui stesso. Altri leader avrebbero impartito magari istruzioni diverse oppure avrebbero lasciato i vertici militari più liberi sulla condotta della guerra. Non possiamo sapere allora se l'attacco alla Francia sarebbe avvenuto con la stessa strategia della Home Line oppure se i tedeschi avrebbero seguito una strategia più classica, impantanandosi a metà strada come nel 1914.

Altra grande incognita, l'atteggiamento dell'URSS. Si dice per esempio che nel 1941 Stalin stesse predisponendo l'Armata Rossa per un attacco a occidente. E allora, immaginando che la guerra scoppi solo nel 1944 e non cominci con un attacco alla Polonia, bensì alla Francia, quale atteggiamento avrebbe avuto l'URSS? Ci sarebbe stato un patto di non aggressione tra russi e tedeschi, oppure da subito l'URSS si sarebbe mossa a sostegno degli occidentali? Avremmo visto la Polonia nel ruolo di vittima dei tedeschi, oppure sarebbe stata in questo caso alleata del regime nazista ed avrebbe subito l'invasione da parte sovietica?

Gli unici che certamente farebbero una figura migliore sarebbero gli italiani, anche se, al di là dei magazzini vuoti e della cronica scarsità di carburante, l'Italia scontava soprattutto l'obsolescenza delle dottrine, l'ottusità della sua classe dirigente, e la rinuncia a pianificare una strategia chiara e coerente per lasciare tutto ai colpi di testa di Mussolini.

E in Estremo Oriente? In HL gli americani adottarono l'approccio "Germany First" eppure all'estate 1944 avevano completamente surclassato la flotta nipponica. In una linea temporale nella quale l'Europa è ancora in pace, e gli USA sono liberi di dedicare tutte le risorse al Giappone, per il 1944 la guerra potrebbe essere molto più vicina alla conclusione. Non ci sarebbero ancora le atomiche certo, ma forse non sarebbero necessarie. Tutto sta a capire se dopo la resa del Giappone gli americani si sarebbero ritirati dal conflitto oppure avrebbero approfittato dello scoppio del conflitto in Europa per riversare in quel teatro tutto il loro potenziale...

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Passiamo alla domanda di Paolo Maltagliati:

E se Yonai non si dimettesse da primo ministro nell'estate del 1940, portando la marina a scontrarsi più nettamente con l'esercito e la politica aggressiva di Tojo? Un secondo 'incidente del 26 febbraio '36 quattro anni dopo, con un attentato sventato ai danni di Yonai, avrebbe evitato al Giappone imperiale il secondo conflitto mondiale o no?

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Così gli risponde Perchè No?:

Sì e no.

Sì, perché Yonai Mitsumasa era un leader carismatico e popolare nel seno della marina imperiale, aveva abbastanza sostenitori per portare avanti una politica pro-britannica e trovare un accordo con gli USA sull'espansione giapponese nel Pacifico. E poi, era fermamente contrario all'alleanza con Hitler.

No, perché di fronte a lui non c'era solo Tôjô (fatto passare dopo il 1945 per l'unico colpevole della guerra), ma tutta la gerarchia dell'armata di terra (c'era una terribile rivalità tra marina e fanteria). Avrebbe incontrato (e infatti ha incontrato) un'opposizione impossibile da superare. E non é sicuro che gli Usa potevano essere convinti a venire a patti con Tokyo. Il problema cinese doveva essere sistemato in quakche modo.

Ma con il tuo POD sono convinto che il Giappone sarebbe rimasto fuori dalla guerra, e l'invasione della Cina sarebbe rimasta solo un conflitto parallelo. Come vedi la situazione in Cina e i rapporti con gli Usa? (lasciamo la seconda Guerra mondiale fuori della discussione per il momento).

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Questo invece è il parere dello stesso Paolo:

Credo che Yonai possa avere, dopo un ipotetico attentato, i margini per convincere gli americani ad accettare la proporzione 10-10-7. Fatto ciò, avrebbe potuto svelare la cortina di bambù, e rendere pubbliche la Yamato e la Musashi (ma la Shinano non sarebbe mai stata convertita in porta-aerei), oltre ad avere l'assenso Usa sui sottomarini da 72mila tons.

Questo sarebbe stato visto in patria come un grande successo, visto che questi erano considerati obiettivi militari di massima importanza in Giappone, almeno a quanto ne so.

Il tutto in cambio, però, di un tacito ridimensionamento dell'impegno militare giapponese in Cina.

Innanzitutto i giapponesi, a prescindere da tutto il resto, avrebbero dovuto rinunciare alla politica del Sankou Seisaku. Poi c'é la parte difficile: gli americani avrebbero dovuto convincere Chang Kai Shek a mettersi segretamente d'accordo con il Giappone per eliminare i comunisti cinesi. Man mano, i giapponesi, mentre Yonai avrebbe provveduto ad una graduale 'pulizia' dello stato maggiore dell'esercito, avrebbero dovuto ufficialmente ritirarsi da Shaanxi, Shanxi, Hubei, Anhui, Hubei, Henan, Hunan, Jiangxi, Fujian e Zhejiang (tutte regioni su cui l'armata imperiale aveva un controllo parziale e difficile, comunque, Anhui a parte) , anche solo con la scusa di ritirarsi su linee di approvigionamento più sicure o per consolidare il controllo dei territori conquistati. A quel punto la 'repubblica di Nanchino' e il Kuomingtang avrebbero potuto creare una sorta di 'pace di fatto' ed essere temporaneamente 'cobelligeranti' contro i signori della guerra.

Ovvio che non si tratterebbe di un accordo facile, anche perché gli americani non si sarebbero voluti esporre troppo con l'Urss, ma é un inizio... é fattibile?

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Tommaso Mazzoni approva:

Secondo me sì; Chang Kai-shek in HL ha sempre definito i Comunisti il cancro e i Giapponesi la malattia cutanea, quindi... Detto questo, non so la convivenza fra Jang Jibei e Chang Kai-Shek sarebbe stata facile. Ma la domanda è: quale pretesto si trovano gli Americani per scendere in guerra lo stesso?

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MattoMatteo gli replica:

Gli Usa sarebbero scesi in campo comunque, contro la Germania, e, a fine WWII, a fianco del Giappone e/o Cina contro la Russia... perchè? Perchè, molto probabilmente, i comunisti cinesi avrebbero invocato l'aiuto della Russia contro gli "sporchi imperialisti filo-americani", e dubito che Mosca si sarebbe fatta scappare questa occasione di "esportare la libertà".

Il 3 settembre 1939, 26 mesi prima di Pearl Harbour, la Kriegsmarine affondò per errore il transatlantico SS Athenia, con oltre 1400 civili a bordo, di cui 300 americani; le cose andarono tutto sommato piuttosto bene, sia ai tedeschi che ai passeggeri, visto che vi furono "solo" meno di 120 morti (98 tra i passeggeri e 19 tra l'equipaggio), di cui appena la metà direttamente per l'attacco del sottomarino tedesco.

Ma se 2 dei 3 siluri lanciati dall'U-30 non facessero cilecca, uccidendo quasi tutti i passeggeri e i membri dell'equipaggio (lasciando vivi solo una manciata di persone, che possano riferire che l'attacco è stato portato dai tedeschi)? Questo basterebbe a far entrare in guerra gli Usa, con oltre 2 anni di anticipo sulla nostra HL?

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Al che Perchè No? riprende la parola:

Il Giappone cercava l'espansione per trovare nuove risorse, per questo si diresse verso il Sud-est asiatico. E se Yonai e gli USA proponessero di dare al Giappone qualcosa che potrebbe soddisfare l'opinione nipponica, i militari e gli imperialisti.? Gli USA potrebbero segretamente acconsentire all'occupazione dell'Indocina francese! Dopotutto era un territorio fedele a Vichy e quindi non amico degli USA o della Gran Bretagna. De Gaulle avrebbe ben poco da dire e il Giappone prometterebbe di lottare contro i comunisti locali. Questa occupazione sarebbe una sorte di vittoria per Tokyo che insedierebbe dei governi "indipendenti" pro-nipponici per lanciare la sua "Sfera di Coprosperità" con il Manciukuo, la Mongolia vassalla e a Cina collaborazionista. Bel prezzo per un accordo con gli USA, potrebbe anche rivalutare la situazione cinese. Quale fine fanno le isole francesi de Pacifico? Nuova Caledonia all'Australia, Polinesia agli USA o al Giappone?

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Enrico Pellerito però obietta:

Non credo, ma è solo la mia opinione, che quanto ipotizzato sarebbe bastato per far scendere in campo gli Usa, anche in presenza di prove evidenti che a causare l'affondamento fosse stato un sottomarino tedesco.
Nella fattispecie l'U-30 non si mostrò mai, anche se da subito si comprese come fossero andate le cose, nonostante i pareri di chi ipotizzo che l'Athenia fosse incappato in un banco di mine posate dalla Royal Navy.
Ad ogni modo, sebbene gli americani, quando intenzionati ad entrare in guerra, non sono andati troppo per il sottile nel cercare il "casus belli", in quel periodo erano restii, sia come opinione pubblica sia come classe politica, a partecipare al conflitto europeo.
D'altra parte, nel precedente conflitto non vi entrarono per l'affondamento nel 1915 del Lusitania (che, ricordiamoci, era una nave britannica e non americana, sebbene vi fossero a bordo circa mille cittadini statunitensi di cui 123 perirono).
Ci furono parecchi attacchi a navi americane durante gli anni 1915 e 1916, ma solo dopo il "telegramma Zimmermann" del gennaio 1917, seguito dalla dichiarazione tedesca di guerra sottomarina indiscriminata, Wilson ruppe le relazioni diplomatiche con Berlino.
E si decise a chiedere al Congresso lo stato di guerra il 4 di aprile, dopo che nel mese precedente i tedeschi avevano affondato altre cinque navi mercantili americane.

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Degna di nota è anche quest'altra proposta di Inuyasha Han'yō:

Nell'aprile 1939, quando ancora pareva possibile un accordo generale che evitasse la guerra, la diplomazia inglese fece arrivare alla Germania l'offerta ufficiosa - perché trasmessa per mezzo di uomini d'affari anziché di diplomatici - di un prestito a lunga scadenza e a tassi interesse straordinariamente bassi di 1 miliardo di Dollari per la riconversione industriale dalla produzione di mezzi bellici alla produzione di beni di consumo: in cambio si chiedeva alla Germania di rinunziare all'occupazione militare della Cecoslovacchia (avvenuta appena un mese prima) e ad ogni politica espansionista ai danni dei propri vicini. Tale proposta, se accettata, avrebbe riportato il Terzo Reich nell'ambito dei Paesi capitalistici e posto le basi per un nuovo ordine mondiale. E se Hitler avesse accettato l'offerta?

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Gli replica Gianluca Gualandris:

Hitler non avrebbe mai accettato tale offerta: chiedeva sostanzialmente di rinunciare a quella che per lui era una "missione millenaria" per salvare la Germania e il suo popolo, ossia la creazione di uno spazio vitale ad Est per i tedeschi. Piuttosto si potrebbe pensare che, di fronte a tale offerta e al rifiuto di Hitler, gli alti vertici del partito, allettati dalle possibilità del profitto, e dell'esercito, impaurito di fronte alle prospettive di una guerra contro la Francia, l'Inghilterra e l'URSS, avrebbero liquidato Hitler in qualche modo, e la nuova leadership avrebbe accettato l'offerta, limitandosi solo alla costruzione dello Stato per i tedeschi, senza guerre di conquista.

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Ed Enrico Pizzo aggiunge di suo:

Tra i neofascisti va molto di moda una bizzarra teoria che vorrebbe il Duce costretto ad entrare in guerra a fianco della Germania a causa dell'atteggiamento intransigente della Gran Bretagna.

Coloro che sostengono questa tesi fanno notare che nel 1939 l'Italia produceva solo una piccola parte del carbone che le erano necessarie ed acquistava all'estero, principalmente in Polonia, Germania e Gran Bretagna, la rimanenza.

L'inizio della Seconda Guerra Mondiale aveva interrotto il flusso di carbone dalla Polonia ed il blocco navale imposto alla Germania rendeva impossibile il carico nei porti Tedeschi. Tuttavia il Governo di Sua Maestà Britannica aveva graziosamente acconsentito affinché le navi Italiane caricassero nei porti della neutrale Olanda il carbone Tedesco.

Le cose sarebbero cambiate ad inizio 1940 con Londra che comunicava a Roma che il blocco navale diventava totale e che navi Italiane trovate cariche di carbone Tedesco sarebbero state internate. Londra si offriva di sostituire la Germania come fornitore del carbone ma, non accettando in pagamento forniture alimentari, chiedeva che l'Italia pagasse, ?, in forniture belliche...

Dall'altro lato la Germania garantiva l'invio di carbone tramite la ferrovia del Brennero ma voleva la conferma dell'alleanza con l'Italia, cioè il suo ingresso in guerra...

Il Duce a questo punto si sarebbe trovato di fronte a tre strade:

1 - respingere entrambe le offerte lasciando di conseguenza l'Italia priva di carbone causandone il collasso economico

2 - accettare l'umiliazione Britannica e trasformare la penisola in una gigantesca fabbrica d'armi, non mi è ben chiaro in che modo si sarebbe giunti a questo risultato considerata la cronica scarsità di materie prime che caratterizza l'Italia..., al servizio di Sua Maestà, col rischio di una invasione Tedesca

3 - schierarsi coi Tedeschi per cercare di ricacciare in gola a Londra la sua arroganza...

Tutto corretto quindi? Non completamente...

Nel 1934 le importazioni di carbone del Regno d'Italia erano state pari a 12.7 milioni di tonnellate a cui si aggiungevano 0.5 milioni di produzione nazionale, importati per il 37.08% dal Regno Unito, il 41.24% dalla Germania, il 10.05% dalla Polonia, lo 0.24% dagli USA il 4.87% dall'URSS ed il 6.52% da Altri. Le destinazioni d'uso di questo carbone, sempre nel '34, erano state l'8.31% per la navigazione, il 9.98% come riserva delle FS, il 20.62% alle FS, il 15.79% all'Edilizia, il il 12.47% alla produzione di gas, il 9.98% alla produzione del Coke, il 5.4% come consumo diretto Siderurgico, il 2.91% all'Alimentare, l'8.31% al riscaldamento domestico ed un 6.23% per Altri. Nel 1939 le cifre relative al carbone sono simili, con la variazione che la Germania ha portato la sua quota al 45.7% mentre il Regno Unito è calato al 32.7%. Per quanto riguarda le esportazioni del Regno d'Italia nel '39 queste erano costituite per il 47.6% da prodotti primari, e dal 52.4% di prodotti manufatturieri. Per quanto riguarda i prodotti manufatturieri la voce principale è la SITC-6, tessile, che costituisce da sola il 54.58% della quota, le SITC-5 e SITC-7, industria chimica e metallurgica, contribuiscono con solo il 33.02%.

In robusta sintesi nel 1939 agricoltura, allevamento, produzione e lavorazione di fibre tessili animali e vegetali costituivano da sole circa il 76.4% delle nostre esportazioni, ed il quadro che ne ricavo non è quello di una nazione industrializzata moderna, ma di una nazione ancora agricola che dispone della sola industria deputata alla trasformazione dei prodotti agricoli.

Stando cosi le cose come poteva l'Italia svolgere il ruolo di "fornitrice d'armi" per l'Impero Britannico? La mia idea è che Mussolini aveva due possibilità, accettare l'offerta Britannica e mantenersi neutrale per il tempo della guerra, di più non credo che l'Italia potesse offrire, o entrare in guerra coi Tedeschi con tutti i rischi del caso.

Due strade possibili ed il Duce scelse senza esitazione quella più pericolosa. Non riesco a vederla come una scelta obbligata...

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aNoNimo a un tratto ci domanda:

Che sarebbe successo se Re Vittorio Emanuele III si fosse rifiutato di firmare le leggi razziali?

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Gli risponde Alessio Benassi:

Vittorio Emanuele III tentò per due volte di non firmare le leggi, alla fine le firmò perchè non c'era altra soluzione.

Come disse Indro Montanelli: “Premesso che le leggi razziali furono una cosa ignobile, insensata e per nulla condivisa dal sentimento popolare, salvo una esigua frangia di fanatici che forse non si resero conto della loro criminosità, è assolutamente vero che la Costituzione faceva al Re obbligo di firmarle come qualsiasi altra legge approvata dal Parlamento”.

Infatti sulla loro approvazione, con firma del Re, si pronunciò la Corte Suprema di Cassazione con la sentenza del 26 giugno 1950 n. 1624: “non possono considerarsi prive di efficacia giuridica per costituzionalità di fronte all’ordinamento giuridico del tempo”.

Prosegue Montanelli: “Altrimenti al Re non sarebbero rimaste che altre due alternative: o tentare un colpo di Stato per mettere alla porta Mussolini e il Fascismo, o abdicare. Il colpo di Stato sarebbe stato un fallimento perché in quel momento Mussolini aveva in mano tutte le leve del potere, comprese le forze armate, e per di più poteva contare sull’appoggio incondizionato della Germania nazista che non glielo avrebbe certamente fatto mancare. Abdicando, il Re avrebbe salvato la propria anima, ma affrettato la sottomissione dell’Italia a Hitler e così aggravato anche la condizione degli ebrei. Non solo, ma avrebbe privato il Paese dell’unico punto di riferimento istituzionale se un giorno si fosse trovato ancor più coinvolto nelle avventure naziste. Come poi avvenne”.

Poi fu proprio lo stesso Vittorio Emanuele III che abrogò con due regi decreti del 20 gennaio 1944, le leggi del 1938.

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Tommaso Mazzoni però non è d'accordo:

Montanelli sbaglia; le forze armate erano tutte prima con il Re e poi, molto poi con il Duce, in Primis, Badoglio.

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Anche Alessio Mammarella dice la sua in proposito:

Sulla carta il sovrano aveva dalla sua parte le forze armate vere e proprie, mentre la Milizia era una organizzazione paramilitare, con un livello di addestramento ed equipaggiamento ancora peggiore rispetto alle truppe regolari. Dico "sulla carta" perché la Regia Aeronautica, in particolare, era nata sotto il Fascismo ed era sempre stata favorita e coccolata dal regime. Se consideriamo che una marina è praticamente inutile in una guerra civile, la fazione monarchica sarebbe stata in pratica rappresentata dal Regio Esercito. Esercito che avrebbe dovuto essere mobilitato, ma i gerarchi fascisti presenti nei gangli dell'organizzazione ministeriale avrebbero potuto ostacolare le procedure di mobilitazione, determinando una situazione non dico simile a quella dell'8 settembre, ma comunque complicata.

Diciamo quindi che il sabotaggio della mobilitazione, unito a bombardamenti aerei e operazioni della milizia, avrebbe potuto impedire al Regio Esercito di realizzare un colpo di stato rapido, risoluto e indiscutibilmente vincente. Forse si sarebbe innescata una guerra civile e a quel punto le cose diventano difficili da prevedere. Se infatti, un colpo di Stato rapido ed efficace avrebbe messo il paese nelle mani della corona e dei militari ad essa fedeli, una guerra civile avrebbe poi visto l'emergere di altre fazioni (gli antifascisti repubblicani, cattolici, socialisti, comunisti) e a quel punto Vittorio Emanuele III avrebbe accettato di imbarcare queste forze contro il fascismo, oppure le avrebbe lasciate a combattere per conto loro?

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Diamo ora la parola al grande *Bhrg'howidhHô(n-):

L’eventualità di un anticipo di un lustro dell’8. settembre 1943 e della connessa Operazione Alarico (in questo caso da intendere in senso stretto come limitata al solo territorio del Regno d’Italia, non essendo ancora scoppiata la Seconda Guerra Mondiale), a prescindere della sua connessione alla mancata firma delle Leggi Razziali, rappresenta una divergenza davvero notevole e merita un proseguimento della discussione. Ripeto, il principale dubbio è quello espresso da Alessio (se Mussolini fosse disposto a un Colpo di Stato per questo motivo), cui si aggiunge quello accennato da aNoNimo se fosse concepibile che le Leggi Razziali non fossero firmate. Dato che comunque si tratta di decisioni umane pienamente alla portata dei due diretti Interessati (il Re in un caso, il Duce nell’altro) e che, per quanto controverse, non risultano certo irrazionali, mi pare lecito approfondirne le possibili conseguenze; lo stesso Alessio ha invitato a farlo quando ha preso in considerazione l’eventualità di una guerra civile.

Per cominciare, adotterei senz’altro lo scenario delineato da Tommaso: «da qualche parte fra il Po e il Tevere l'assalto si ferma. Comunque la vicenda rallenterebbe i piani di baffino.» Qui mi propongo di cercare ulteriori particolari entro questo quadro; per il momento lascio da parte le altre possibilità (non perché meno probabili, ma esclusivamente per agevolare un po’ l’analisi, che si presenta effettivamente complicata).

La prima Divergenza comincia dunque l’11. novembre 1938; sono già avvenuti sia lo Anschluß dell’Austria sia gli Accordi di Monaco, mentre sono in corso le trattative fra Germania e Polonia (interessata a partecipare a un’eventuale ulteriore spartizione della Ceco-Slovacchia – come era stata ribattezzata al momento – e in particolare della Slovacchia, cui mirava anche l’Ungheria). Dalle vicende del 1943 sappiamo che l’elaborazione dell’Operazione “Asse” ha richiesto undici giorni e il trasferimento delle Divisioni cinque settimane fra giugno e agosto (quando ancora vigeva l’Alleanza fra i due Paesi) oltre ad altre due o tre – per il Territorio Metropolitano – dopo l’8. settembre; tenuto conto che in questo caso sarebbe guerra fin da sùbito e che d’altra parte l’offensiva non avrebbe grandi speranze di proseguire oltre il Tevere, possiamo – credo – convenire che uno scenario verosimile sarebbe appunto di un periodo di ostilità di almeno nove settimane fra preparativi e (tentativo di) realizzazione: se immaginiamo che il Colpo di Stato (di Mussolini) e la sua repressione da parte della Corona avvengano sùbito dopo l’11. novembre e la preparazione dell’Operazione Alarico cominci quella stessa settimana, arriviamo già a metà gennaio del 1939. In queste condizioni, il Führer non può certo permettersi di portare al fallimento delle Trattative con la Polonia; d’altra parte, il rischio di un Intervento di Francia e Inghilterra a fianco del Regno d’Italia è troppo alto per lasciare al confine orientale del Reich la Ceco-Slovacchia oltre alla stessa Polonia, quindi, al momento dell’occupazione ceca della Slovacchia il 9. di marzo, è possibile che il Führer, anziché indurre Mons. Tiso a proclamare l’Indipendenza, si accordi con Horthy, Mościcki e Składkowski per una spartizione a tre (Boemia e Moravia al Reich, Slovacchia divisa fra Ungheria e Polonia) in cambio dell’assenso di Varsavia al ritorno di Danzica alla Germania. In questo caso, può darsi che vanga a mancare la Garanzia di Francia e Regno Unito alla Polonia alla fine di marzo; l’alternativa, naturalmente, è che tutto si svolga invece esattamente come nella Storia reale.

Che cosa farebbero la Francia e il Regno Unito di fronte all’Intervento Tedesco nella Guerra Civile Italiana? Dato che nella Storia reale la Seconda Guerra Mondiale è scoppiata alla quarta espansione del Terzo Reich (Austria; Sudeti; Boemia-Moravia; Danzica) e che qui l’Intervento in Italia avverrebbe fra Monaco e la Boemia-Moravia, sarei orientato a pensare che il conflitto europeo non divampi a causa dell’Italia (dove dunque si raggiungerebbe una Linea d’Armistizio «da qualche parte fra il Po e il Tevere», quindi direi lungo la Linea Gotica), ma piuttosto della Ceco-Slovacchia. Gli Alleati non potrebbero chiedere l’intervento della Polonia, coinvolta quanto la Germania e l’Ungheria (così come nel settembre del 1939 non hanno potuto ovviamente cercare l’alleanza dell’Unione Sovietica); questo potrebbe ritardare i piani di Hitler e specificamente il Patto Ribbentrop-Molotov, che tornerebbe d’attualità solo nel caso che la Polonia venisse alla fine convinta ad attaccare la Germania (oppure se il Reich decidesse di attaccarla, ma, come vedremo, le condizioni sarebbero in questo caso più difficili che nella Storia vera). Anche in questo caso, l’alternativa è che di nuovo tutto si svolga come nella nostra Storia e quindi la guerra non scoppi per la Ceco-Slovacchia, ma (allora sicuramente) per Danzica (giacché il Führer, se non fosse in guerra a Occidente, farebbe quel che ha storicamente fatto a Est).

Nello scenario a lui più sfavorevole, Hitler dovrebbe combattere su tre Fronti (Orientale [ma limitato alla sola Boemia-Moravia e con l’alleanza di Polonia e Ungheria], Meridionale [nel caso che l’Armistizio di metà gennaio del 1939 venisse denunciato] e Occidentale [come dal settembre 1939]). Se sommiamo lo svantaggio di dover forse combattere sulla Linea Gotica e il vantaggio di poter attaccare la Francia anche da Sud-Ovest (Alpi Occidentali; postulo per certo che il territorio italiano occupato verrebbe amministrato come dopo l’8. settembre 1943 e che quindi tutte le Provinc[i]e di confine con la Svizzera e la Francia fossero annesse – magari in questo caso addirittura palesemente – al Reich come le Zone di Operazione delle Prealpi e del Litorale Adriatico, quest’ultima senza le Annessioni nell‘ex-Jugoslavia), stimerei che nel giro di un anno al massimo la Germania vinca sul(la) Fronte Occidentale – eccettuata la Battaglia d’Inghilterra – e raggiunga le posizioni storiche della fine del 1940, forse addirittura in questo caso con occupazione totale della Francia da sùbito e però contestualmente con la perdita del controllo dei Dipartimenti e Territorî d’Oltremare oltre che di tutto l’Impero Coloniale. In tal caso diventa molto più probabile l’implementazione della più volte ricordata Unione Franco-Britannica (Franco-British Union) del 16. giugno 1940 (Great Britain, Parliament, Parliamentary Debates, Fifth Series, Volume 365. House of Commons Official Report, Eleventh Volume of Session 1939-40 [London, His Majesty’s Stationery Office, 1940], coll. 701-702); va comunque da sé che per il Regno d’Italia la conclusione migliore sarebbe una rapida uscita dal conflitto, nel caso che gli sforzi tedeschi contro la Francia avessero permesso la tenuta delle posizioni lungo la Linea Gotica (altrimenti sarebbe scontata la Restaurazione di Mussolini a Roma, che però appunto mi sembra troppo se sommata allo sforzo bellico richiesto dal[la] Fronte Occidentale).

Darei per molto verosimile anche il Secondo Arbitrato di Vienna (30. agosto 1940) e la conseguente spartizione della Romania (con o senza partecipazione sovietica a seconda dell’esistenza del Patto Ribbentrop-Molotov o meno); del tutto inconcepibile mi pare invece la Guerra Italo-Greca e anche l’Intervento in Jugoslavia, dove piuttosto il massimo che si può immaginare è una Secessione della Croazia (compresa o no la Bosnia-Hercegovina), favorita e sostenuta dal Reich, dopo il comunque probabile Colpo di Stato del 27. marzo 1941 (anche l’Ungheria e forse la Bulgaria ne potrebbero approfittare).

A questo punto rimangono tre interrogativi: Svizzera, Polonia, Unione Sovietica. Hitler progettava l’annessione della Svizzera (anche Mussolini la dava per sicura, per parte sua), ma quest’ultima – oltre a essere attrezzata per una Resistenza a oltranza – avrebbe forse preferito trovare un accomodamento con l’ormai unico (potentissimo) Vicino. Non ci sono documenti sufficientemente utili né possibili paralleli storici, ma per come conosco dall’interno la Confederazione mi sento autorizzato a optare con una certa fiducia per la maggiore verosimiglianza della soluzione diplomatica, forse perfino più favorevole che nel caso della Danimarca e della Norvegia (in pratica, la Svizzera sarebbe diventata qualcosa di paragonabile ai Paesi Germanici inclusi come Commissariati nel Großgermanisches Reich).

Il destino della Polonia rimane invece legato, in proporzione inversa, a quello del rapporto fra Germania e Unione Sovietica. L’Invasione della Polonia nel 1939 è giunta dopo tre precedenti espansioni del Reich (Austria, Sudeti, Boemia-Moravia) praticamente senza colpo ferire; in questa ucronia, invece (a meno che la Seconda Guerra Mondiale tardi a scoppiare come nella Storia reale, fino al 1. settembre 1939), la deflagrazione del conflitto già in séguito alla Spartizione finale della Ceco-Slovacchia renderebbe impensabile l’apertura di un(’)ulteriore Fronte prima del completamento dell’Occupazione della Francia (col Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia), del (secondo?) Armistizio con l’Italia e della sconfitta della Jugoslavia (come nella realtà, 18. aprile 1941?). A questo punto, l’Operazione Barbarossa sarebbe fuori discussione: il Führer si troverebbe, piuttosto, combattuto fra la possibilità di una Spartizione della Polonia con Stalin (come nel 1939) – che però dovrebbe includere anche la Bessarabia e quindi potrebbe forse lasciare la Lituania nella sfera d’interessi del Reich – al prezzo di trovarsi direttamente al confine con l’Unione Sovietica oppure l’alternativa di tenere la Polonia e i Paesi Baltici (nonché la Finlandia) come fascia-cuscinetto, nella quale probabilmente a medio termine l’influenza della Germania prevarrebbe a causa del timore nei confronti dell’Unione Sovietica. In ogni caso, il differimento dell’Operazione Barbarossa almeno all’anno successivo renderebbe inutile e anzi dannosa qualsiasi partecipazione alla Guerra nel Pacifico anche soltanto nella forma della Dichiarazione di Guerra agli Stati Uniti nell’inverno 1941-1942.

A favore dell’attacco alla Polonia è la comprovata volontà di Hitler di arrivare alla conquista dell’Unione Sovietica; in questa Divergenza, tuttavia, se la Seconda Guerra Mondiale scoppia già per la Ceco-Slovacchia la situazione si fa davvero critica e la Germania non ha niente da guadagnare a spartirsi la Polonia (anche se con l’aggiunta della Lituania) con l’URSS quando il Regno Unito – sostenuto dagli Stati Uniti – è già in guerra contro il solo Reich e non contro Stalin, che in pratica si annetterebbe gratis almeno due Repubbliche Baltiche, la Bessarabia e quanto più possibile della Finlandia (così danneggiando in tre punti la Germania stessa, di cui la Romania è ormai alleata). L’ossessione di Hitler era l’accerchiamento della Germania (del quale la Polonia era parte fondamentale); in questo caso – sempre ammesso che il conflitto deflagri già nel marzo 1939 (con la Polonia alleata di fatto del Reich), altrimenti tutto va come nella Storia nota – i confini della Sfera d’Influenza Tedesca sono già tutto il Mare del Nord (compresa la Norvegia), la Manica, l’Atlantico, i Pirenei, il Mar Ligure, la Linea Gotica, l’Adriatico, la Drina, il Danubio e i Balcani (se, come è verosimile, la Bulgaria è alleata), mentre verso l’Unione Sovietica la Romania, l’Ungheria e la Finlandia (come con ogni probabilità anche la Svezia) sono già alleate del Reich, le Repubbliche Baltiche si affidano a qualunque Protettore (e più direttamente alla Germania che al Regno Unito) pur di evitare la Riannessione al Vicino Orientale e di conseguenza anche la Polonia ha più interesse a collaborare con Berlino che con Londra (con Mosca non se ne parla; le rivendicazioni russe – bielorusse e ucraine – sono molto più vaste di quelle tedesche).

Il progetto hitleriano di Espansione a Est è dunque molto più praticabile, in questo contesto, conservando le Repubbliche Baltiche e usando la Polonia come Alleato (così come storicamente si è servito, finché possibile, dell’Alleanza con l’Italia, che pure era altrettanto germanofoba della Polonia e rientrava più o meno nella stessa misura nei progetti imperialistici del Reich), eventualmente agendo attraverso quinte colonne negli ambienti militari (che già controllavano da tempo la vita politica della Polonia). Inclino dunque a pensare che il resto del 1941 sarebbe trascorso a organizzare una rete di alleanze in Europa Centro-Orientale, in vista di un attacco congiunto all’URSS; che – all’inizio – non ci fosse continuità territoriale degli obiettivi di conquista con la Germania può essere un motivo di perplessità, ma non è rilevante dal punto di vista militare e, come vedremo, sarebbe stato comunque ‘risolto’ in séguito (eventualità che il Führer poteva con la massima facilità immaginare già da prima, visto che la sua realizzazione dipendeva soprattutto da lui stesso).

Tuttavia la guerra non era finita. Il secondo passaggio decisivo di tutta quest’ucronia è l’omologo dell’Operazione “Torch”, stavolta non in Nordafrica ma direttamente contro la Linea Gotica e perciò non in novembre, ma fin dalla primavera. Le Forze Tedesche non sono impegnate in Russia, ma anche gli aiuti statunitensi all’Unione Sovietica vanno in questo caso al Regno Unito, che per l’Unione Franco-Britannica controlla già tutta l’Africa Settentrionale e può agevolmente prendere il controllo – per trattato o attraverso un Colpo di Stato – del Regno d’Italia. Hitler può quindi soltanto scegliere se prevenire i Britannici invadendo a tradimento l’Italia o aspettare che lo faccia il Nemico, per ritrovarselo sùbito lungo la Linea Gotica; in ogni caso, deve di nuovo rimandare l’Operazione Barbarossa, sempre sperando che Stalin non ne approfitti per un colpo di mano almeno nelle Repubbliche Baltiche se non addirittura attaccando direttamente la Polonia, il che come minimo distrarrebbe ulteriori Forze Tedesche, che dunque vanno distribuite con attenzione anche lungo i confini dei Paesi Alleati (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Romania), oltre a quelle di stanza sulle coste atlantiche e del Mare del Nord.

Nella Seconda Guerra Mondiale storica, la Linea Gotica ha rappresentato un(a) Fronte di Guerra per più di sei mesi e insieme alle precedenti (Volturno/Viktor, Barbara, Gustav, Hitler &c.) quasi un anno e mezzo; dato che, nella situazione delineata, mi pare più che probabile che il Führer optasse per l’invasione preventiva dell’Italia, fra i tempi di avanzamento (almeno due mesi) e l’anno e mezzo di arretramento arriveremmo come minimo alla fine del 1944, se non alla prima metà del 1945 (a causa del minor impegno statunitense). Evitare il conflitto su due Fronti era un principio di Hitler altrettanto forte – forse ancor di più – che l’imperativo di conquistare la Russia, quindi l’Operazione Barbarossa verrebbe pressoché di sicuro ulteriormente rimandata. La prima occasione utile sarebbe il giugno del 1945, ma a questo punto Stalin non sarebbe affatto impreparato e il fatto sarebbe notissimo anche in Germania; se aggiungiamo che, al più tardi in agosto, gli Stati Uniti mostrerebbero gli effetti dell’impiego militare dell’energia nucleare, possiamo essere quasi certi che il Piano verrebbe abbandonato almeno per il futuro prevedibile (ossia per il tempo necessario a procurarsi l’Arma Atomica) e definitivamente una volta che divenisse chiaro che anche Stalin dispone della Bomba.

L’Offensiva Britannica proseguirebbe o si arresterebbe? Naturalmente, il possesso dell’Atomica (da parte degli Stati Uniti) indurrebbe a scommettere senz’altro sulla prima eventualità; tuttavia, in questo caso la situazione è un po’ più complicata sul piano geopolitico. Anzitutto, la Linea Gotica rappresenta non solo un(a) Fronte Militare, ma un confine politico internazionale riconosciuto da un trattato (abbiamo visto più o meno nella seconda metà di gennaio del 1939) prima dello scoppio del conflitto. Inoltre, né gli Stati Uniti né l’Unione Sovietica hanno partecipato direttamente alla guerra, non sono alleati e non hanno mai concordato la Resa Incondizionata della Germania. Soprattutto, entrambi possono avere più timore di un eccessivo accrescimento di potere dei rivali a spese della Germania (non compensato da uno corrispondentemente adeguato per sé) che di lasciare Hitler dove la guerra lo ha bloccato. Peculiare di questa ucronia è poi il fatto che gli Stati Uniti – che già hanno l’egemonia su quasi tutto il Continente Americano – minaccerebbero la conservazione dell’Impero Britannico (come storicamente è accaduto), il quale in questo caso si è pure accresciuto di quello Francese grazie all’Unione Franco-Britannica (che, senza Parigi, lascia Londra Capitale incontrastata). Infine, non si può escludere che anche la Germania arrivi a dotarsi di un’Arma Atomica, non sufficiente a scatenare una ripresa delle ostilità, ma pur sempre bastevole per opporre una resistenza molto più efficace di quella storicamente mostrata. Per tutto ciò, ritengo che la Seconda Guerra Mondiale finirebbe nell’estate del 1945 e che ognuno manterebbe le proprie conquiste: gli Stati Uniti a spese del Giappone, l’Unione Sovietica sfruttando le opportunità apertesi in Cina, l’Impero Britannico la fusione con le Colonie Francesi, la Germania il proprio Spazio Vitale in Europa (non più all’Est, ma comunque adeguato: Norditalia già da prima della Guerra, poi Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, Norvegia, a onta di tutto pure la Boemia-Moravia, inoltre l’alleanza subordinata di Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Croazia, Romania e Bulgaria); l’Italia potrebbe considerarsi miracolata per essere sopravvissuta a ben tre invasioni tedesche (1938-1939, 1939-1940, 1942-1945) conservando il confine sulla Linea Gotica.

L’Equilibrio del Terrore congelerebbe i confini per tutta la Guerra Fredda, durante la quale la Germania e i suoi Satelliti stabilirebbero un rapporto di simbiosi con l’Unione Sovietica (e la Cina Comunista, finché ne fosse alleata) nei termini di materie prime in cambio di manufatti. L’assenza del Piano Marshall (qui meno probabile già solo per la minore crescita dell’Economia di Guerra negli Stati Uniti) verrebbe compensata, per la Germania e Alleati, dalle mancate o molto minori distruzioni e perdite belliche (un Piano Marshall di ridotte dimensioni sarebbe però pensabile e opportuno per l’Italia, la Grecia e la residua Jugoslavia). Questa situazione eviterebbe anche, sul lungo periodo, il collasso economico dell’Unione Sovietica fra la fine degli Anni Ottanta e l’inizio dei Novanta; l’altro aspetto della situazione sarebbe che la Guerra Fredda continuerebbe fino a oggi.

Dal punto di vista degli Equilibrî nel Mondo, le due Superpotenze Anglosassoni (dato che anche l’Impero Britannico resterebbe a questo livello) non avrebbero rivali: gli Stati Uniti certo meno strapotenti che nella Storia nota, ma comunque con l’egemonia sulle Americhe, mentre l’Impero Britannico includerebbe anche quello Francese (senza Francia) e dunque insieme avrebbero il controllo di tre Continenti (Americhe, Africa, Oceania) nonché dell’intera fascia meridionale dell’Asia e del Giappone (postulo per il momento che in Corea e Cina tutto si svolga come nella Storia reale, ma prevedo che ne discuteremo) e potenzialmente pure dell’Antartide, insieme a tutti gli Oceani. Seguirebbe, a grande distanza, la Superpotenza Sovietica, anche se – in Europa – nei confini del(l’inizio del) 1939; a prima vista penserei che il rapporto con la Cina si deteriori ugualmente, ma anche di questo immagino che discuteremo. L’ultima Potenza – nemmeno Superpotenza, ormai – sarebbe il Terzo Reich con tutte le sue propaggini mitteleuropee: Repubblica Sociale Italiana, Svizzera, Francia di Pétain (qui forse non a Vichy ma ancora a Parigi), Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria. Norvegia, Danimarca e forse prima o poi le Repubbliche Baltiche e la Svizzera sarebbero Commissariati del Großgermanisches Reich; dall’Olanda alla Provenza si estenderebbe lo Stato delle SS (la Borgogna), mentre l’Ungheria occidentale e meridionale, la Vojvodina orientale, il Banato e la Transilvania meridionale costituirebbero lo storicamente progettato Prinz-Eugen-Land, annesso al Reich come le Zone di Operazione ai confini della RSI (Alpi Occidentali, Alpi Nord-Occidentali, Prealpi, Litorale Adriatico), la Slovenia e prima o poi anche la Croazia nonché la Linea del Basso Danubio fino alla Dobrugia settentrionale e alla Bessarabia meridionale comprese (la Polonia dovrebbe cedere ampie regioni alla Prussia, ma rimarrebbe come Alleato alla stregua delle residue Ungheria e Romania): queste espansioni del Reich (surrogato del mancato Lebensraum all’Est) avverrebbero durante la Guerra Fredda e sarebbero il corrispondente delle Repressioni Sovietiche in Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia &c. (e dell’Invasione del ’Afḡānistān). Anche Mussolini finirebbe per essere epurato (come molti Comunisti nelle Purghe Staliniane, in Europa Centro-Orientale soprattutto dopo la Guerra) e almeno tutta la Lombardia e il Veneto verrebbero annessi al Reich.

Dal punto di vista politico, resto dell’idea che, come fra Stalin e Gorbačëv l’Unione Sovietica è considerevolmente cambiata, così pure avverrebbe al Terzo Reich; nella moralmente discutibile ucronia sul Nazismo Irenista del 1. giugno 2017 avevo ipotizzato che a Hitler succedesse, come previsto, Hermann Goering e, poco dopo, Rudolf Heß, dal 1987 Kurt Waldheim, poi Jörg Haider, dopodiché forse – come invece escluso nell’ucronia su Hitler Comunista dell’8. ottobre 2018 – Jürgen Mosler, ma tutti questi sono tentativi dalla probabilità inversamente proporzionale al numero complessivo delle alternative possibili (quindi assai bassa, non molto superiore a, per esempio, Helmut Kohl; meno verosimile, ma non del tutto esclusa, Angela Merkel, a causa delle scelte politico-militari del nonno polacco Ludwig Kasner / Ludwik Marian Kaźmierczak).

Il senso di questa discussione è di approfondire le conseguenze di un 8. settembre anticipato di cinque anni, che, come ha scritto Tommaso, «rallenterebbe i piani di baffino». Siccome i Piani di Hitler lo hanno portato alla disfatta totale, un loro rallentamento mitigherebbe la portata della sconfitta, che quindi sarebbe sempre meno tale e sempre più vittoria parziale (il discrimine è costituito dalle due decisioni fatali, l’Operazione Barbarossa e la Dichiarazione di Guerra agli Stati Uniti d’America). Ribadisco che il nesso dell’8. settembre anticipato con la mancata ratifica delle Leggi Razziali non è affatto incontestabile e, anzi, su questo si è svolto il dibattito finora; prego quindi di considerare quanto ho scritto come lo sviluppo di una semplice eventualità alla pari di altre ricavabili dal Punto di Divergenza enunciato nel titolo.

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Tommaso Mazzoni chiosa:

Tutto ineccepibile, io come al solito ho i paraocchi e guardo in una sola direzione mentre questa visione è più ampia. Sull'epurazione di Mussolini, probabile che si tratti di morte naturale, ulcera perforante severa (cosi sarà scritto sul referto del luminare incaricato dal Führer in persona di assistere il grande ispiratore e alleato, dopo un improvviso malore) il cui ultimo desiderio, secondo i media del Reich, era che la RSI si federasse strettamente al Reich. "Lo esaudiremo", dichiara il Führer, visibilmente commosso, ai solenni funerali di stato del Duce."

La linea Gotica permette a Firenze di restare parte del Regno d'Italia, per fortuna mia e della mia famiglia.

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E *Bhrg'howidhHô(n-) aggiunge:

Ci potrebbe essere un cambiamento anche nella Soluzione Finale alla Questione Ebraica. Senza lo stato di guerra con l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, per molti Ebrei rimarrebbe aperta la possibilità di emigrazione o fuga, magari più difficile nella prima, malvista nei secondi, ma comunque sempre meglio che la morte certa nei Campi di Sterminio. L’obiettivo ideologico era, fino al 1942, l’espulsione – non l’uccisione – di tutti gli Ebrei. Anche riversare sul Regno d’Italia non belligerante del 1941 una massa di profughi nullatenenti si sarebbe configurata come una mossa tatticamente suggestiva.

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Riprende la parola Alessio:

Non è mai possibile omettere i complimenti a *Bhrg'howidhHô(n-) per il modo valido, interessante e piacevole con cui argomenta. Non mi sento di divergere in alcun punto sulla sua ricostruzione, solo di proporre alcuni quesiti/spunti alternativi.

- Italia.
Certamente un confine/fronte assestato lungo quella che in HL fu la Linea Gotica sarebbe stato il probabile fra i casi possibili. Se non erro anche i piani militari del Patto di Varsavia prescrivevano una avanzata fino a quel punto (anche perché si riteneva che la perdita di tutto il nord industriale in pochi giorni avrebbe spinto il governo italiano alla resa, senza necessità di occupare l'intero paese).
Tuttavia, nell'ipotesi che il fronte (e quindi il confine del trattato di pace) si fosse assestato più a sud, diciamo lungo quella che in HL è stata chiamata "Linea Gustav" allora potremmo fare ipotesi più fantasiose e suggestive... a causa dell'inclusione di Roma entro la sfera di supremazia del Reich. Che ne sarebbe stato, in quel caso del Pontefice? Sarebbe stato un ostaggio del Reich? Sarebbe stato garantito, nella sua minuscola città del Vaticano, dagli accordi di pace fra le potenze? Si sarebbe trasferito, insieme al vertice della chiesa cattolica, in qualche altra città del "mondo libero"? (Forse nelle Americhe, non ce la vedo la corona britannica a cercare una nuova casa alla chiesa cattolica).
Nel ragionare su questo potremmo magari tenere conto delle durissime dichiarazioni di Hitler sul cristianesimo e sulla chiesa cattolica. Stando a quelle dichiarazioni, Hitler li considerava mali da estirpare, quindi l'idea di un accordo internazionale sul Vaticano non mi sembra realistica.O la prima o la terza, una chiesa "martire" oppure "esule".

- Stato ebraico
*Bhrg'howidhHô(n-) ha osservato che, in mancanza di guerra tra Germania e URSS, Hitler ed i suoi avrebbero assunto decisioni meno drammatiche a proposito degli ebrei e delle altre minoranze che in HL furono oggetto della abietta "soluzione finale". Ecco, mi viene da pensare che forse la questione ebraica sarebbe potuta rientrare nel gioco degli stati cuscinetto fra Reich e URSS. Certo, stante il profondo antisemitismo del nazismo, sembra poco plausibile che i tedeschi avrebbero promosso essi stessi la formazione di uno stato ebraico, cosa che peraltro sarebbe dovuta avvenire a danno di nazioni alleate (Polonia? Stati baltici? Finlandia?). Possiamo forse immaginare una "cacciata" degli ebrei su vasta scala. Stalin avrebbe potuto accogliere quei profughi e dar loro un territorio da abitare, per esempio l'Ucraina. Ecco si, i sovietici avrebbero potuto sostituire la popolazione della parte più occidentale dell'Ucraina, tradizionalmente filotedesca, con gli ebrei scacciati da Hitler. Se lì fosse nato uno stato ebraico, sarebbe stato certamente il bastione dell'antifascismo e forse un elemento di dialogo politico diplomatico fra l'URSS (la potenza che ne avrebbe reso possibile la nascita) e le potenze occidentali (certamente simpatizzanti verso il nuovo stato.
L'ultima frase però, mi porta inevitabilmente a conflitto con la visione geopolitica di
*Bhrg'howidhHô(n-) che, prevedendo un rapporto "simbiotico" fra l'industria del Reich e le materie prime dell'URSS, comportava evidentemente un atteggiamento di relativa distensione fra i due blocchi. Se Stalin facesse nascere uno stato ebraico inevitabilmente si metterebbe in rotta di collisione con l'Europa fascista ed antisemita.
Per far quadrare le cose potrebbe tornare utile la soluzione dell'accordo internazionale, come ipotizzavo anche sopra a proposito del Vaticano. Un accordo che avesse posto i profughi sotto la protezione di potenze benevole come USA e UK. Anche se l'Impero Britannico, come visto in HL, era riluttante ad appoggiare in toto le aspirazioni ebraiche in Medio Oriente, la dichiarazione di Balfour era comunque impossibile rimangiarsela.
Potremmo avere, allora, due scenari geopolitici alternativi, a seconda delle scelte di Hitler:
a) Hitler sceglie la linea dura, scaccia via ebrei ed altri indesiderati oltre il confine orientale; Stalin, coglie l'occasione di sfruttare il rancore dei perseguitati e deporta una parte di popolazione ucraina, notoriamente di simpatie germaniche, per spopolare la terra dove gli ebrei edificheranno il loro stato; Israele diventa alleato di ferro dell'URSS contro la Germania e l'atteggiamento delle potenze occidentali è più benevolo verso l'URSS che verso la Germania; il Medio Oriente non è un'area di particolare frizione, probabilmente a turbare la pace c'è solo il tentativo di tedeschi e sovietici di distogliere gli stati arabi dalla tradizionale soggezione al Regno Unito;
b) Hitler sceglie la linea morbida, e consente ai britannici di prendere in carico la popolazione ebraica per trasferirla in Medio Oriente; in questo caso l'atteggiamento delle potenze occidentali verso la Germania è meno aspro; in Medio Oriente ci sarà, come in HL, una continua contrapposizione fra Israele e gli stati arabi alleati della Germania e/o dell'URSS.

- Turchia
*Bhrg'howidhHô(n-) non ha parlato di Turchia, che in HL fu neutrale salvo una tardiva dichiarazione di guerra alla Germania quando l'esito del conflitto era ormai scontato. Eppure la Turchia aveva un buon rapporto con la Germania, e forse non ne divenne un alleato ufficiale a causa della rivalità nel Mediterraneo con l'Italia. Se Hitler aveva scelto come alleato l'Italia, non poteva coltivare una vera e propria alleanza con la Turchia. Noi però stiamo valutando uno scenario in cui la Germania attacca l'Italia e ne occupa una parte, dunque viene meno, io credo, qualsiasi pudore in relazione a un'alleanza turco-tedesca.
Quale sarebbe stato in ruolo di una Turchia eventualmente alleata con la Germania e belligerante? Certamente i turchi potevano agire in tre direzioni: Grecia,
URSS, Siria/Iraq. La Grecia possiamo scartarla perché, come ha spiegato
*Bhrg'howidhHô(n-), senza il colpo di testa di Mussolini nessuno avrebbe sentito l'esigenza di coinvolgerla nel conflitto. La Siria e l'Iraq potevano rappresentare un obiettivo interessante ma ricordiamoci che in questo scenario la marina italiana è ostile alla Germania, così come le sue colonie. Pertanto, l'idea di conquistare Suez sarebbe stata al tempo stesso meno fattibile e meno utile.
Resta quindi l'URSS, e in effetti una guerra turco-sovietica in area Caucaso sarebbe stata utile alla Germania per impedire a Stalin di ammassare truppe alla sua frontiera occidentale e puntare al "bersaglio grosso" (raggiungere la Germania e Berlino).
Indipendentemente da come fosse finito il conflitto, la Turchia sarebbe poi potuta essere la capofila del mondo islamico contro Israele (se questo fosse sorto comunque in Medio Oriente)... situazione diversa rispetto alla Guerra Fredda ma simile allo scenario odierno.

- Asia
Come ha ben detto
*Bhrg'howidhHô(n-), di Asia parleremo. Prima di tutto, lui nella sua interessante ricostruzione si è dedicato al conflitto europeo, dando per scontato che il conflitto asiatico proceda come in HL. Se però i britannici non avessero dovuto vedersela nel Mediterraneo contro gli italiani (la flotta italiana sarebbe stata anzi un alleato) certamente avrebbero avuto molte più risorse da impegnare contro i giapponesi. Di più, dovremmo considerare anche le risorse francesi, che sarebbero state maggiori se subito tutte le colonie francesi avessero accettato di confluire nel sistema britannico. Pensiamo per esempio a una maggiore resistenza in Indocina...
Se fossero cambiate le condizioni per i britannici, sarebbero cambiate anche per i giapponesi. Ne abbiamo parlato di recente, l'idea di condurre una guerra oceanica contro gli USA prevalse di poco rispetto all'idea di un maggiore coinvolgimento in Cina o di un attacco all'URSS. Una maggiore presenza britannica e la minor consistenza militare dell'Asse (l'Italia, per debole che possiamo considerarla, era considerata una delle potenze mondiali... se l'asse fosse stato Berlino-Tokyo-Varsavia forse i nipponici si sarebbero sentiti meno sicuri) avrebbe magari consigliato ai giapponesi di non aprire troppi fronti e non procurarsi troppi nemici. E' vero però che l'embargo americano fu stabilito comunque a causa della Cina, e dunque sembra una situazione senza via d'uscita: o ritirarsi dalla Cina perdendo l'onore o scendere in guerra contro gli USA...
Ok, mettiamo che il conflitto Giappone-USA si verifichi ugualmente: poiché i gli USA sono meno impegnati nel conflitto europeo, possiamo immaginare una sconfitta più rapida del Giappone e quindi una sconfitta del medesimo prima che siano disponibili le atomiche. Immaginiamo per esempio che nel 1944 invece dello sbarco in Normandia ci sia l'invasione del Giappone. Ciò potrebbe farci immaginare un maggiore successo dell'attacco opportunista sovietico (l'intera Corea? Hokkaido?).

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*Bhrg'howidhHô(n-) gli replica:

Dopo questo messaggio arrossisco e rischio di non riuscire più a scrivere... Ci provo ugualmente, facendo mio lo stesso atteggiamento costruttivo, anche se – nel mio caso – meno esperto.

Sul destino della Chiesa Cattolica dopo la Guerra, il Führer era stato categorico: sarebbe stata sostituita... dall’Istituto di Glottologia dell’Università di Monaco (sīc). Fino alla morte di Hitler (se non di Heß, nel caso che gli fosse presto o tardi succeduto) credo quindi che dobbiamo mettere in conto una sempre più dura persecuzione da parte dello Stato Nazionalsocialista ai danni della Chiesa (e in generale del Cristianesimo diverso dal Gottglauben), anche se non immediata e perlopiù non frontale. Dopo la morte degli ultimi Gerarchi della generazione di Hitler, tuttavia, darei per inevitabile una ripresa delle Confessioni tradizionali, eventualmente in forma ancora più ecumenica di oggi. Il parallelo con la Russia di Putin suggerirebbe anzi che, dopo il 2000, si tornasse a un Reich confessionale come il Sacro Romano Impero.

La destinazione dei Profughi Israeliti potrebbe essere in entrambe le direzioni. L’Unione Sovietica già possedeva dal 1934 una (assai poco attraente) ‘riserva’ nel Territorio estremo-orientale di Birobidžan, dove fino al 1941 è rimasta in vigore ufficiale la lingua jiddisch/yiddish; negli anni delle discriminazioni staliniane (comunque diverse dalla Giudeofobia nazionalsocialista) poteva essere il meglio disponibile. Un po’ più fantasiosa sarebbe l’eventualità di uno scambio di Popolazioni fra Ebrei Mitteleuropei e Tedeschi della Volga, comunque possibile data l’assenza di guerra fra le due Potenze. Il conflitto col Regno Unito impedirebbe accordi analoghi, ma la prospettiva di creare difficoltà all’Impero Britannico alimentando l’Immigrazione Sionista era ben presente ai vertici del Reich (per esempio Goebbels). Ieri ho accennato all’Italia prendendo spunto dall’ucronico rifiuto delle Leggi Razziali e della verosimile tregua dei combattimenti almeno fra la fine del 1940 e la primavera del 1942, ma è chiaro che per molti si sarebbe potuto trattare di una semplice tappa nel viaggio verso la Palestina o anche verso le Americhe.

In Turchia, fino alla morte di Atatürk era preclusa ogni possibilità di influenza per la Germania, ma dopo vi ha fatto sùbito ritorno il principale rivale del Ġāzī nei decenni precedenti, von Papen. La Politica Internazionale di İsmet İnönü è stata costantemente ispirata a questo algoritmo: in caso di Alleanza Germano-Sovietica, buoni rapporti con entrambe le Potenze; in caso di conflitto fra queste, opzione per l’Unione Sovietica, specialmente se alleata con gli Anglo-Americani o in generale gli Occidentali. Storicamente, il Reich ha fatto di tutto per deteriorare i rapporti turchi-sovietici, ma senza successo; credo quindi che in questa ucronia l’unica possibilità di sfruttare la Turchia sia di tenerla distante dall’Impero Britannico, evitando la guerra con l’URSS.

Ho dato per inevitabile la Guerra nel Pacifico per il fatto che la Germania occupa comunque la Francia e l’Olanda e quindi ne annulla gli accordi vitali per il Giappone, ma in effetti il subentro di Londra nell’Impero Coloniale Francese potrebbe riaprire uno spazio di manovra per evitare il conflitto con gli Stati Uniti; tuttavia è appunto innegabile che la Politica di Espansione in Cina ha effetti dirompenti come quella della Germania in Europa e questo fa appunto inclinare per l’esito peggiore. In tal caso, non sono sicuro che l’Impero del Sol Levante si sarebbe arreso prima di subire la Nuclearizzazione di due città, a meno che appunto l’Invasione non rendesse superflua la Resa. Non sarebbe degno dell’intelligenza (geo)politica di Stalin lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, tantopiù senza la Grande Guerra Patriottica. Ma allora quando inizierebbe l’Era Atomica e, soprattutto, l’Equilibrio del Terrore?

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Ora è il turno di queste affermazioni di Rivoluzionario Liberale:

È una mia idea di storico amatoriale che giudica la guerra mondiale un evento poco probabile in quanto nel XX secolo la tecnologia è divenuta cosi avanzata, almeno negli anni '30 in poi, che una Guerra Mondiale era un evento economicamente non più conveniente anche in caso di vittoria.

Cioè nel mio piccolo esperimento mentale se si potesse tornare al 1900 un numero grande di volte, esempio 100, studiando i 100 ipotetici universi si sarebbe arrivati alle GM solo poche volte. (10 o 20 cifre mie). Solo la casuale salita al potere di uomini poco razionali come l'ultimo Kaiser Guglielmo II e il Führer hanno portato a tali eventi (anche Nicola II ha dato il suo contributo). Quindi ritengo poco probabile una terza guerra mondiale nel classico esempio della seconda.

Su 100 universi, in tutti ci sarebbe stato progresso tecnologico, con qualche spostamento: nel più tecnologico si sarebbe arrivati su Marte prima del 2000, nel meno avremmo la notte di Natale del 2000 la tecnologia degli anni '60. In pochi casi si sarebbe arrivati a una Guerra Mondiale, ma la tensione e gli scontri sarebbero stata la medesima.

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Subito *Bhrg'howidhHô(n-) commenta:

Questo è quello che intendo quando scrivo che la Storia reale era statisticamente poco verosimile...

Comunque, dato che si torna spesso su questo argomento, vorrei evidenziare una concausa almeno altrettanto importante: il Principio di Nazionalità (con o senza gli altri Punti di Wilson).

Per farlo, ritorno sull'eterna ucronia di Versailles: cosa sarebbe accaduto se le Potenze Vincitrici avessero soppresso del tutto gli Stati sconfitti?

Dato che una guerra fra Potenze Vincitrici non mi pare una soluzione degna di essere presa in considerazione per evitare il Fascismo e il Nazismo, mi pare necessario partire dal presupposto che tutti i Vincitori ricevano un trattamento più che soddisfacente e nel complesso almeno tendenzialmente 'equilibrato' (nell'accezione famigerata dell'Equilibrio di Potenza).

Perciò (in Europa):

- alla Grecia tutta la Turchia non attribuita alle Potenze Coloniali;
- alla Jugoslavia la Bulgaria;
- alla Romania l'Ungheria del Trianon e, per ragioni dinastiche, Hohenzollern e la Prussia nei confini di Federico II. (ma senza Slesia);
- all'Italia Austria, Baviera (senza Franconia), Cecoslovacchia, Ucraina Occidentale, Ucraina di Kiev e Georgia;
- al Belgio la Turingia;
- alla Danimarca Schleswig-Holstein e Oldenburgo;
- alla Francia Baden, Württemberg, Renania, Palatinato (tutti), Assia (entrambe), Franconia (tutta), Sassonia, Slesia, Polonia (nei confini del 28. giugno 1919, ma senza Prussia, neanche Occidentale), Lituania, Armenia (di Sèvres);
- alla Gran Bretagna Hannover, Braunschweig, Westfalia, Lippe (entrambi), Waldeck, Anhalt, Sassonia ex-Prussiana, Mecklenburgo (tutti), Lettonia, Estonia, Finlandia, Azerbaijan.

Senza neanche uno Stato tedesco indipendente, il Nazionalsocialismo non avrebbe avuto alcuna possibilità di sorgere (nemmeno di essere concepito), a meno che crediamo al mito romantico del Risveglio delle Nazioni (ma, che io sappia, tutte le "Nazioni" sono sempre state 'risvegliate' da qualche Principe Azzurro dalle voglie geopolitiche molto forti...).

In compenso, il Fascismo sarebbe stato - se mai fosse nato - un'Ideologia Imperiale completamente diversa, impegnato a tenere insieme un territorio vastissimo, linguisticamente oltremodo eterogeneo, e soprattutto sarebbe stato legato a doppio filo, per la vita e per la morte, alla Francia e alla Gran Bretagna contro qualsiasi espansione sovietica.

Spero che sia chiaro che, quanto a gusti personali, ritengo queste spartizioni un abominio; penso però che gli Statisti dell'epoca le avrebbero potute concepire, specialmente senza avere Wilson intorno, e soprattutto mi chiedo se potesse essere un prezzo pagabile per evitare i Totalitarismi di Destra e se le Classi Dirigenti fossero in grado di rendersene conto.

Il Nazionalismo tedesco si sarebbe trasfuso in grande maggioranza nell'Internazionalismo sostenuto dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e quindi sarebbe stato veramente un Nazional-Socialismo (Movimento Socialista di Liberazione Nazionale), spietatamente represso da Gran Bretagna, Francia e Italia.

Vittorio Emanuele II. sarebbe divenuto Imperatore d'Austria e Re d'Italia, Baviera, Cecoslovacchia, Ucraina e Georgia, con Capitale principale a Roma; le statistiche nazionali, nella classificazione corrente all'epoca, avrebbero censito i seguenti gruppi principali:

- 38˙830˙000 Ucraini
- 37˙860˙000 Italiani
- 17˙000˙000 Tedeschi
- 11˙800˙000 "Cecoslovacchi"
- 2˙400˙000 "Georgiani" (con Abchazi e Osseti)
Tot. 107˙890˙000 Sudditi, di cui 50˙630˙000 Slavi (46,9%).

Amministrativamente, l'Impero sarebbe stato diviso in Regno d'Italia, Impero d'Austria e Regno di Baviera (col Tirolo - esclusi il Trentino e la Ladinia - e i Sudeti), Regno di Cecoslovacchia (o Boemoslovenia), Regno d'Ucraina o Rutenia (compresa la Rutenia Subcarpatica), Regno di Georgia, rispettivamente con lingue ufficiali italiano, tedesco, ceco e slovacco, ucraino (o ruteno?), georgiano. Ovviamente Unione Doganale, graduale passaggio alla Moneta Unica (Lira Imperiale); Politica Estera ed Esercito (a lingua veicolare italiana, come poi avvenuto in Albania) sarebbero stati comuni, accanto ai Parlamenti Nazionali ne sarebbe esistito uno Imperiale composto da una Camera eletta a Suffragio Universale (con iniziale divieto di Partiti a Base Nazionale, poi rimosso perché avrebbe favorito i Socialisti) e un Senato di Nomina Imperial-Regia, con lingua ufficiale latina. In Ucraina sarebbe stato introdotto l'Alfabeto Latino, gradualmente diffuso anche in Georgia (come poi avvenuto in Etiopia, unico caso paragonabile nella Storia dei Savoia).

Dopo la Crisi del 1929 (che sarebbe ugualmente avvenuta), l'Impero d'Austria, Italia ecc. si sarebbe avvicinato alla RSFSR per contrasto con le Potenze Atlantiche nella Politica Coloniale; rivalità con Jugoslavia e Grecia per l'Albania (nonché, rispettivamente, per la Dalmazia e nell'Egeo e Anatolia), tentativo di costituzione di un'Unione Latina con la Romania-Ungheria-Prussia, sostegno all'Indipendentismo Turco e Armeno, contrasto con le rivendicazioni franco-polacche in Galizia Orientale.

Rimarrebbero senza Stato indipendente Finlandesi, Baltici, Polacchi, Cechi, Ucraini, Ungheresi, Bulgari e Turchi (inoltre, ma tanto quanto nella Storia vera, gli Slovacchi da un certo punto di vista, gli Sloveni, Croati, Bosniaci, Montenegrini, Macedoni, Albanesi, Georgiani); in Germania molti Stati sarebbero restaurati e il cambiamento sarebbe dell'Impero sovraordinato (Regno Unito, Francia, Italia o Romania anziché il Secondo Reich), l'Austria avrebbe l'unione con la Baviera ma né l'indipendenza piena né l'unione con la Germania, in compenso conserverebbe Tirolo e Sudeti e conseguirebbe ugualmente il Burgenland. Baltici e Ucraini sarebbero annessi a un Impero (Britannico, Francese o Italiano) anziché all'URSS; Polonia e Cechia non avrebbero l'indipendenza piena, d'altra parte eviterebbero l'annessione al Terzo Reich. I Finlandesi passerebbero dalla Russia (attraverso una parentesi tedesca) alla Gran Bretagna; i veri sconfitti totali sarebbero Tedeschi e Austriaci, Ungheresi, Bulgari e Turchi, appunto i perdenti della Prima Guerra Mondiale (fatta eccezione per la Russia, enormemente ridimensionata ma rimasta indipendente come RSFSR).

Quel che è inevitabile nelle ucronie - debolezza storica, vantaggio analitico - è il senno di poi; col senno di poi e se le alternative fossero state limitate a questa e alla Storia vera (perlomeno 1918-1991), i Decisori di alcune di queste Nazioni avrebbero forse optato per l'ucronia (in particolare, lo riterrei probabile per Baltici, Ucraini e Georgiani, incerto per Polacchi e Cechi; senza differenze per Slovacchi, Sloveni, Croati, Bosniaci, Montenegrini, Macedoni, Albanesi; improbabile col senno di poi, ma verosimile senza per Finlandesi e Bulgari; controverso per Tedeschi, Austriaci e Ungheresi; assolutamente inaccettabile per i Turchi, che avrebbero avuto un destino di tipo 'curdo', ma con l'aggravante della persistente memoria del perduto Impero).

Se i confini fra Ungheria e Cecoslovacchia fossero come dopo Monaco, l'Unione fra Romania e Ungheria disinnescherebbe un focolaio di ostilità molto notevole; basterebbe fondere i due Regni e lasciarne entrambe le Capitali per far cessare praticamente ogni ostilità.

In Prussia, specialmente se gli Hohenzollern rimanessero partecipi del potere, l'identità della Dinastia contribuirebbe notevolmente a smorzare il desiderio di rivalsa; si potrebbe anzi lasciare che i due Lippe, Waldeck e Anhalt rimanessero con la Prussia come Preußisch-Deutsches Reich, cosicché il Re di Romania e Ungheria fosse anche Imperatore.

Le annessioni alla Gran Bretagna entrerebbero nel Commonwealth allo stesso titolo per cui facevano parte del Reich; le Dinastie rimarrebbero le stesse, se non che nelle Provinc(i) ex-prussiane subentrerebbero risp. tornerebbero gli Hannover (ora Sassonia-Coburgo-Gotha/Windsor; quanto mai opportuno il ripristino del cognome e magari il recupero di Welfen-Hannover).

Forse il caso più delicato sarebbe rappresentato dalle annessioni francesi. L'Unione di Sassonia, Polonia e Lituania (con incorporazione dell'interposta Slesia) aveva gloriosi precedenti (alcuni osteggiati, altri incoraggiati dalla Politica Francese sette-ottocentesca) e così pure la costituzione di una Lega o Confederazione del Reno; in questo caso, della Confederazione farebbe parte la stessa Repubblica Francese, le Forze Armate sarebbero perlomeno di lingua francese (basterebbe lasciare una Polizia tedesca locale in ciascuno Stato della Confederazione e se possibile evitare il Servizio Militare obbligatorio).

La fusione austro-bavarese, con mantenimento dei titoli imperiale e regio e del ruolo delle due Capitali, unitamente alla conservazione del Mitteltirol (= c.d. Südtirol) e dei Sudeti nonché all'annessione del "Burgenland", potrebbe non solo far accettare - come storicamente avvenuto - la detronizzazione delle Dinastie nazionali, ma forse anche smussare l'umiliazione di ricevere come Sovrani i Re dello Stato nemico. (Si noti che Adolf Hitler, all'epoca socialista, sarebbe suddito sabaudo come Benito Mussolini).

In Ucraina (/ Rutenia), i Savoia rappresenterebbero una delle molte possibili Dinastie mutuabili per sancire il distacco dall'Impero Russo; al contempo, il titolo di Car’ ("zar") conguaglierebbe i Savoia ai Romanov come Sovrani "Russi" cui unire personalmente il Regno di Cecoslovacchia secondo gli obiettivi panslavisti all'inizio della Guerra.

Nel complesso, è possibile che una manipolazione oculata dei Miti Nazionali riesca a far diventare 'normale' una spartizione in pieno stile settecentesco (o napoleonico), addirittura smussando molti conflitti etnici che invece hanno avvelenato il Ventennio fra le due Guerre Mondiali. In particolare, l'obiettivo sarebbe di evitare l'insorgere di una nuova "Questione Tedesca". Anzitutto, Oldenburgo, Hannover, Sassonia-Coburgo-Gotha e Hohenzollern-Prussia dovrebbero essere i perni di uno 'scambio' ideologico fra Dinastia e (di fatto) Anschluß ("annessione") a uno Stato non tedesco; per questo scambio, la Storia è piena di precedenti e credo che non sussistano dubbî sulla sua possibilità di successo.

Nel caso della Francia e dell'Italia, i precedenti sarebbero invece costituiti rispettivamente dalla Confederazione del Reno e dalla Cisleithania (le annessioni all'Italia si sovrappongono in buona parte alla Cisleithania del 1867-1918 e soprattutto permettono di rivendicare, in questo senso, pure la Dalmazia...). In quest'ultima, l'assoluta preponderanza di Cattolici renderebbe urgente un Concordato col Papa e fra le conseguenze si potrebbe avere la ridenominazione dell'Impero da 'semplice' Impero Romano (come pressoché sicuramente si sarebbe chiamato dal giorno stesso delle Annessioni) a... Sacro Romano Impero, particolarmente ben accetto proprio in Austria e Baviera e spendibile anche in Boemia (complessivamente le tre Sedi di tutte le Dinastie imperiali dal 1291 in poi). In altri termini, entrambe le Corone Imperiali tedesche continuerebbero a esistere (quella prussiano-tedesca addirittura in capo alla medesima Dinastia), quella austriaca tornerebbe a essere "sacra" e "romana" e sarebbe pure unita all'altra Aquila Bicipite, quella russo-bizantina, in grazia dell'eredità kieviana (dal punto di vista confessionale è prevedibile una forte pressione a favore della Chiesa Uniate). È abbastanza scontato che, in un simile contesto, intellettuali come il già citato Giulio Cesare Andrea E. risulterebbero più organici che, per esempio, il mistrettese Antonino Pagliaro, pur rimanendo il contrasto religioso fra Cattolicesimo e "Paganesimo".

Gli anni più critici sarebbero probabilmente i primi, segnatamente il conflitto con la Russia Sovietica. È talmente verosimile che mi pare quasi di vedere titoli di giornali come « L'Orda Rossa incombe sul popolo ruteno | Le Legioni di Roma sono pronte ad accorrere in soccorso della Civiltà Europea e Cristiana »... La Battaglia del Grano sarebbe combattuta contro il Holodomor?

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E MorteBianca esclama:

Che imperone! Però non è un po' tardi per reintrodurre il Latino? L'Italiano lingua franca non è impossibile in un impero così...

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Al che *Bhrg'howidhHô(n-) obietta:

In fondo non è neanche troppo grande: a parte l'Ucraina, corrisponde più o meno all'Austria-Ungheria (invece di Cisleithania + Transleithania è Cisleithania + Italia), cui si aggiungono le Colonie (e simili) storiche dell'Italia e, su territorio ex-russo, una porzione certo importantissima ma geograficamente minoritaria...

L'uso del latino era un retaggio neoclassico, che ha avuto una delle punte massime col Fascismo; in questo caso il Fascismo appunto non c'è, ma il recupero della Romanità non trova comunque alcun ostacolo, perciò come antidoto a un'imposizione dell'italiano in Boemia o Ucraina potrebbe essere una misura tatticamente astuta... È chiaro comunque che Vienna, Praga e Odessa sarebbero centri di immigrazione di Italofoni.

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Chiudiamo per ora con il parere su questo tema del solito Sandro:

Secondo me trattasi di un approccio "statistico" alla Scienza Ucronica... Un approccio tipo "slinding doors": se per 100 volte ripeto un periodo storico che cosa ricavo di "costante" e cosa di variabile?

Secondo il nostro amico Rivoluzionario le Guerre mondiali sono eventi "anomali", si collocano nella parte bassa della curva a campana che ogni studio statistico costruisce.

Ma secondo me non è così... perchè ripetendo gli ultimi 100 anni si trascura o ignora l'effetto dei 2000 anni precedenti...! Anche senza andare troppo addietro, la Rivoluzione Francese, l'affermarsi di metodi di governo non assolutistici, L'illuminismo, la Rivoluzione Americana, le vicende Napoleoniche e la Restaurazione hanno destabilizzato un intero pianeta fermo da millenni a sistemi di governo che contemplavano in un gioco di alleanze, matrimoni incrociati, questioni dinastiche e rivendicazioni territoriali una serie infinita di guerre "locali", più o meno lunghe e mai definitive. Sia le tecniche militari che gli armamenti non consentivano di scostarsi dallo scontro di un giorno di epoca romana, duro e cruento ma di durata limitatissima nel tempo... dove contava la tattica e poco la logistica. Al massimo si arrivava all'assedio, al blocco navale ma la guerra era generalmente una questione di breve durata.

Ma il Novecento con la Rivoluzione Industriale oramai matura ha cambiato il panorama per sempre. Ferrovie, navi a vapore, corazzate di ferro, mitragliatrici, cannoni sempre più grossi, popolazioni sempre più numerose, materie prime sempre più preziose... l'avidità naturale oramai non aveva confini.

Le Guerre Mondiali sono state precedute da anni di tensioni crescenti, di incomprensioni e alleanze fatte e disfatte, di velleità di dominazione Britanniche, Francesi, Austroungariche, Ottomane, Russe... Prima o poi il calderone doveva esplodere e dimostrare che una guerra non era più risolvibile in una manciata di giorni e uno o due scontri decisivi, era una cosa che coinvolgeva intere popolazioni, sconvolgeva i sistemi poltici, rivoluzionava la struttura sociale di un paese, che durava anni e richiedeva il totale sterminio del nemico per essere risolta...

La Prima Guerra Mondiale finì troppo presto, con una sconfitta che non aveva piegato la Germania, non aveva visto invaso ed occupato un metro del suo territorio, non ne aveva cambiato il sistema politico, non aveva modificato la sua struttura sociale, che l'aveva umiliata e sottoposta al pagamento di costi di guerra che l'avevano impoverita e messa in ginocchio... ed avevano seminato i semi della Seconda Guerra Mondiale.

Con queste premesse le Guerre Mondiali sono "molto probabili" e se fossero spostate troppo avanti, anche solo di cinque anni diventerebbero devastanti conflitti atomici, con aerei a reazione, armi chimiche sofisticate, radar e sommergibili evoluti, carri armati quasi invulnerabili... una WWII che scoppiasse nel 1942 vedrebbe l'Asse in una condizione di superiorità tecnologica probabilmente irrecuperabile, visto che gli USA sarebbero rimasti al palo chiusi nella loro politica interna e non avrebbero avuto il tempo di recuperare il gap tecnologico né di mettere in campo la loro potenza industriale.

Se non fossero rimasti neutrali, sommergibili tipo XXVII avrebbero isolato gli USA dall'Inghilterra e aerei a reazione in grado di scavalcare l'Atlantico avrebbero potuto con un paio di bombe atomiche su Washington e New York mettere fine alla guerra.

Se non c'era Hitler, c'era comunque la voglia di riscatto del popolo tedesco che avrebbe trovato un'altro catalizzatore, negli anni '20 il vento di destra e delle dittature era impetuoso, Ataturk, Mussolini, Hitler, Franco, le rivoluzioni fasciste erano vincenti mentre quelle bolsceviche stavano consolidando le loro conquiste.
Allo scontro si sarebbe comunque arrivati.... la storia non si ripete mai uguale, ma le macro linee sono determinate da secoli di storia passata.

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Per ora finisce qui. Se volete contribuire alla discussione, scriveteci a questo indirizzo.


 

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